Azione Cattolica Italiana – Diocesi di Vigevano · 2 azione cattolica italiana – diocesi di...

12
1 Azione Cattolica Italiana – Diocesi di Vigevano XIV ASSEMBLEA ELETTIVA DIOCESANA Vigevano, 20 Febbraio 2011 RELAZIONE TRIENNALE DEL PRESIDENTE DIOCESANO

Transcript of Azione Cattolica Italiana – Diocesi di Vigevano · 2 azione cattolica italiana – diocesi di...

1

Azione Cattolica Italiana – Diocesi di Vigevano

XIV ASSEMBLEA ELETTIVA DIOCESANA Vigevano, 20 Febbraio 2011

RELAZIONE TRIENNALE

DEL PRESIDENTE DIOCESANO

2

AZIONE CATTOLICA ITALIANA – DIOCESI DI VIGEVANO ASSEMBLEA ELETTIVA DIOCESANA

Vigevano, 20 Febbraio 2011

RELAZIONE TRIENNALE DEL PRESIDENTE DIOCESANO

Vigevano, 20 febbraio 2011

Carissimi amici, un caloroso saluto di benvenuto a tutti.

Permettetemi di invertire l’ordine con cui solitamente si struttura una relazione conclusiva,

pensata per tracciare un bilancio su una determinata esperienza o attività. In genere, ai ringraziamenti viene dedicata la parte finale del discorso. Oggi vorrei invece iniziare questa relazione proprio nel segno della gratitudine, affinché questo stato d’animo che percepiamo con particolare intensità nel cuore non sia interpretato e comunicato nelle forme di un atto dovuto, come un dovere di circostanza.

Il primo ringraziamento va innanzitutto al Signore. Ci ritroviamo alla fine di un triennio - o

se si considera il tempo complessivo caratterizzato dalla continuità di responsabilità - alla fine di un arco temporale durato sei anni. Vogliamo ringraziare il Signore per la grazia di questo tempo che nella Sua bontà ci ha donato: tempo innanzitutto di vita ma anche, e in particolare, tempo di cammino dentro e con l’Azione Cattolica. Grazie all’associazione abbiamo potuto amplificare l’ascolto della Sua Parola, approfondire la fede, interpretare alla luce del Vangelo scelte e vicende che caratterizzano l’esistenza di ciascuno, condividere un tratto di vita e il tentativo di una sincera testimonianza cristiana con altri compagni di viaggio. Con loro abbiamo cercato di stare dentro le situazioni concrete dell’esistenza e dentro i vari passaggi dell’associazione alla luce del Vangelo e secondo lo stile che ci ha insegnato l’Azione Cattolica: da laici, quanto più possibile maturi nella fede. Con alcune di queste persone il vincolo associativo ha aperto la strada anche ad un rapporto umano forse ancora più importante e duraturo. Mi riferisco - in particolare e in ordine sparso - ai collaboratori più stretti, all’assistente don Alberto, al segretario-amico, all’amministratrice, al personale di segreteria, ai consiglieri, a tutti coloro che hanno condiviso in qualche forma la responsabilità diocesana. Ci diciamo un grazie reciproco, per l’amicizia e la collaborazione.

Sicuramente in questi sei anni siamo cambiati, e in questo cambiamento non possiamo non riconoscere il contributo e la “firma” dell’associazione. Se non fosse per la sproporzione di esperienza spirituale, di intensità di fede e di impegno nella testimonianza, potremmo dire con Paolo che abbiamo combattuto la buona battaglia e conservato la fede. Ma se anche oggi cambieranno i modi e le forme del nostro stare nell’associazione, la gratitudine per l’Azione Cattolica ci fa dire che la corsa non è ancora terminata. Sentiamo, infatti, che il nostro cammino nell’AC non si conclude, se non altro per un debito di riconoscenza. Nonostante le difficoltà, le stanchezze e le fatiche, è molto più quello che è stato ricevuto dall’associazione rispetto a quanto si è riusciti concretamente a dare. Mentre ringraziamo il Signore per il dono dell’essere ancora qui e oggi, sotto il Suo sguardo di misericordia e in compagnia di altri fratelli, vogliamo ricordare anche gli amici che non ci sono più e che con la loro testimonianza sono stati fecondo esempio di fede e di appartenenza all’AC. Anche a loro, individualmente e come associazione, serbiamo un debito particolare di gratitudine.

Venendo all’oggi della nostra assemblea desidero ringraziare innanzitutto S.E. Mons.

Vescovo, Claudio Baggini, per la sua presenza tra noi in occasione di un appuntamento così importante per la nostra vita associativa. Lo ringraziamo anche per le parole di saluto e di vicinanza che ha voluto rivolgerci nel corso del saluto iniziale. La Sua puntuale e costante presenza

3

alle nostre iniziative in tutti questi anni è sempre stata per noi motivo di incoraggiamento e di fiducia e ci ha fatto respirare un’attenzione non soltanto personale ma anche di tutta la Chiesa di Vigevano.

Saluto anche il delegato Luca Bortoli, consigliere nazionale dell’Azione Cattolica Italiana.

Grazie Luca: il tuo essere qui oggi ci fa percepire il respiro più ampio e “fresco” dell’associazione nazionale. Sentiamo che il nostro cammino, spesso stentato e balbettante, si inserisce in un alveo più grande, certo più prestigioso e di successo, di cui forse immeritatamente ci onoriamo di fare parte.

Desidero ringraziare poi tutti voi qui presenti e in particolare i delegati inviati dalle varie

parrocchie. La vostra presenza all’assemblea non è ovviamente un fatto “coreografico”, legato ad un mero ascolto passivo. Mi piace ed è giusto immaginare questa assemblea non come l’atto finale di un triennio, ma come il primo incontro di un nuovo tempo di vita dell’Azione Cattolica: un tempo che, sulla base del passato, vogliamo progettare e costruire tutti insieme in modo partecipato e collaborativo. L’assemblea diocesana è un atto non “rituale” ma “vitale”, nella misura in cui sono le persone e non gli adempimenti burocratici ad essere protagonisti e quindi nella misura in cui ciascuno di noi offre il proprio personale contributo. Per questo spero che alla relazione e alla presentazione del documento programmatico possa seguire un dibattito vivo e fruttuoso. Chiedo pertanto fin da ora, a ciascuno, di sentirsi interpellato a dire con tanta semplicità ciò che sente, ciò che spera, ciò che vuole.

* * * * *

Questa relazione di fine triennio, a cura del presidente diocesano, non può e non vuole essere esaustiva per diversi motivi:

innanzitutto, come detto precedentemente, il mio intervento vuole lasciare adeguato spazio

al dibattito successivo, avente come oggetto non solo la relazione finale ma anche e soprattutto il testo assembleare ad essa “complementare”, ovvero il documento programmatico che fra poco presenteremo. Tale confronto, che auspico spontaneo e vivace, costituisce (insieme al documento programmatico) il naturale e non predefinibile completamento della relazione di fine triennio. E anche per questo voglio impostare questa relazione coniugando parole e riflessioni alla prima persona plurale, al “noi”, fatta eccezione per pochi passaggi personali;

in secondo lungo nella redazione di questo documento, accanto all’intento di narrare oggettivamente quanto è stato fatto o quanto non si è riuscito a compiere, subentra - fino a forse prevalere - la dimensione umana: più che delle singole iniziative (per quanto preparate con cura e impegno) rimane il ricordo di tanti incontri, con persone associate e non. Di tutte conservo un dialogo, un consiglio, una riflessione. Non credo che sia solo un fatto secondario: fare “azione cattolica” è anche questione di rapporti umani;

infine questa relazione di fine triennio non può e non vuole essere esaustiva in quanto la sua finalità più autentica – secondo quanto già accennato – non è tanto quello di narrare, elencare e rendicontare, ma quella, se possibile, di cogliere la “cifra” essenziale che ha connotato e orientato il cammino di un triennio, per poi arrivare a cogliere sinteticamente lo stato di salute, le condizioni di vita attuali dell’Azione Cattolica diocesana. Prima di addentrarmi in questa analisi, permettetemi di delineare gli orizzonti ecclesiali che

hanno delimitato l’arco temporale appena vissuto. L’AC, piccolo gregge che vuole stare dentro la chiesa e camminare con essa, non può esimersi da questa contestualizzazione.

4

1. GLI ORIZZONTI ECCLESIALI IN QUESTO TRIENNIO

A livello ecclesiale, il triennio è stato caratterizzato in fase di apertura e di chiusura, da due eventi almeno in parte tra loro simili. Il 4 ottobre 2008, nella nostra cattedrale gremita di fedeli, veniva beatificato Padre Francesco Pianzola (1881-1943), esemplare figura sacerdotale a cui si deve l’apertura dei primi circoli di Azione Cattolica nella nostra terra di Lomellina. Poche settimana fa, invece, con la notizia della pubblicazione a Roma della positio, giungeva la notizia del nuovo impulso dato alla causa di beatificazione del Servo di Dio Teresio Olivelli (1916-1945), giovane cresciuto in una famiglia originaria di Mortara, intellettuale preparato, alpino generoso ed eroico, che nell’intensa e vivace partecipazione alle attività della nostra Azione Cattolica diocesana, ha formato e preparato il primo animo al dono totale e supremo di sé, avvenuto nel campo di concentramento nazista di Hersbruck. L’entusiasmo per la decisa accelerazione del processo di beatificazione di Olivelli si è percepito in modo sensibile in occasione della solenne celebrazione del 66° anniversario della sua morte, presieduta lo scorso 17 gennaio 2011 nella basilica di S. Lorenzo da S.E. Mons. Vincenzo di Mauro, recentemente nominato Vescovo coadiutore di Vigevano e futuro successore di S.E. Mons. Claudio Baggini. Il legame con l’Azione Cattolica da parte di queste due luminosi esempi di santità non deve esaurirsi nella dimensione della memoria storica e agiografica, ma ci deve ricordare la fecondità spirituale dell’associazione che riteniamo essere ancora un patrimonio vivo, radicato anche nel nostro territorio. L’adesione all’AC, infatti, deve orientare la vita e tenderla verso le alte mete della conformazione a Cristo. Questa è la prima finalità che si pone l’associazione.

Anche un’altra coincidenza temporale sembra essere una metafora dell’impegno da parte dell’AC a camminare – con lo stesso passo e lo stesso respiro – insieme alla Chiesa, innanzitutto la Chiesa locale. Proprio mentre l’associazione, con l’assemblea di oggi, si appresta a chiudere un ciclo di responsabilità e a intraprendere nuovi percorsi, anche la Chiesa di Vigevano vive un momento di transizione, accogliendo il vescovo coadiutore Vincenzo, che in autunno sarà chiamato a succedere al vescovo Claudio. A S.E. Mons. Baggini abbiamo già dichiarato la nostra stima e gratitudine: è stato pastore “buono” e per noi, sulla base della sua personale testimonianza di vita, primo e più visibile modello di santità da imitare. Nello stesso tempo accogliamo con spirito aperto e di pronta e generosa collaborazione il Vescovo Di Mauro. Sono state ancora poche le occasioni di incontro con lui. La S. Messa di questa mattina ha costituito il primo incontro “ufficiale” e “pubblico” dell’associazione con il Suo Pastore. Abbiamo già avuto modo di percepire l’entusiasmo e l’energia che il Vescovo Vincenzo già in queste prime occasioni di dialogo ci ha trasmesso. La sua passione per l’AC e i suoi trascorsi in associazione come assistente diocesano dei giovani ci incoraggiano e nello stesso tempo ci responsabilizzano. Per alcuni aspetti ci sembra di poter contare su un “amico illustre”, per altri temiamo di deludere le aspettative. La fase iniziale della sua missione pastorale a Vigevano costituirà un momento proficuo per una conoscenza reciproca e soprattutto per un confronto schietto, franco e aperto sull’associazione. È questo, infatti, il momento più giusto per chiedere al Pastore della chiesa locale che cosa si attende da questa Azione Cattolica, dall’AC di Vigevano, in modo da poter calibrare percorsi concreti di servizio commisurati alle attuali forze e anche in modo da poter eventualmente tracciare – con il suo appoggio e il suo sostegno - prospettive future di rilancio e di sviluppo dell’associazione all’interno del panorama ecclesiale diocesano.

Tornando agli orizzonti ecclesiali, in tutto il triennio si è propagato (in modo più intenso ovviamente nel periodo iniziale) l’eco della storica Visita Pastorale di papa Benedetto XVI a Vigevano il 21 aprile 2007. In quel tiepido pomeriggio di inizio primavera, nella splendida cornice di Piazza Ducale, il Santo Padre ci aveva offerto il dono della sua parola e del suo magistero sul brano evangelico della “pesca miracolosa”. Comandando ai discepoli di gettare le “reti dall’altra parte”, in un luogo e in un tempo inconsueti, Gesù aveva riscattato il fallimento totale della pesca notturna. Le risonanze di questo passo del Vangelo di Giovanni unitamente a quelle del commento del Papa hanno alimentato tutto il progetto pastorale triennale proposto dal nostro Vescovo per la comunità ecclesiale diocesana, e quindi anche per l’Azione Cattolica, fino all’ultimo passaggio di

5

quest’anno: “Gettate le reti dall’altra parte”. Vogliamo partire proprio da questo brano evangelico per tracciare un quadro della situazione attuale dell’Azione Cattolica.

2. LA SITUAZIONE ATTUALE DELL’AZIONE CATTOLICA

Niente come lo scenario descritto nel Vangelo da Giovanni prima dell’intervento di Gesù, sembra “fotografare” la situazione attuale dell’Azione Cattolica diocesana. Certe volte ci pare di attraversare una notte oscura e infruttuosa. Le reti gettate pur con tanto impegno e dedizione spesso vengono issate con le loro maglie vuote su una barca condotta da un manipolo di persone un po’ scoraggiate e disorientate.

Questa non vuole essere un’analisi pessimistica fine a stessa, avanzata con spirito di negatività. L’esperienza del triennio è segnata da speranze e da stanchezze: e sappiamo che non poteva essere che così! Tuttavia proprio l’amore per l’Azione Cattolica impone un esercizio di estrema onestà intellettuale e di chiarezza, che vada anche oltre le singole contingenze temporali, per proporre un’analisi più ampia, di tipo strutturale e organico.

Se volessimo fissare in modo “plastico”, servendoci di qualche aggettivazione, la situazione attuale dell’AC diocesana, dovremmo dire che essa è un po’ «stanca». La media anagrafica degli iscritti è molto alta: più di tre quarti degli aderenti potrebbero essere definiti “adultissimi”; hanno cioè un’età superiore ai 60 anni. Non solo è poco rappresentata in associazione la fascia di bambini, ragazzi e giovani ma è poco numerosa anche la fascia dei cosiddetti “giovani-adulti”. Il trend delle adesioni porta a rilevare un progressivo calo, anche se una prima lettura dei dati di quest’anno indica che la diminuzione degli iscritti è inferiore rispetto agli anni scorsi. In ogni caso non si è ancora riusciti a dare avvio ad una inversione di tendenza, che porti un segno positivo rispetto al più vicino termine di confronto temporale. Non sto a dilungarmi sui fattori “esterni”, di tipo sociale, culturale, ecclesiale che hanno sicuramente influito: ne parliamo anche nel documento programmatico. Né, forse, è molto consolante leggere questo dato alla luce di una corrispondenza (sotto questo punto di vista) tra l’associazione e la chiesa: l’AC risentirebbe delle stesso processo di invecchiamento attraversato anche dalle nostre comunità ecclesiali. Val la pena invece fare emergere i due possibili insuccessi interni all’AC. La generazione più matura di soci non è riuscita forse a “tramandare” lo spirito e le modalità di vita dell’associazione ai più giovani. Allo stesso tempo i responsabili più giovani presenti in associazione non sono riusciti a coinvolgere con una proposta persuasiva i loro coetanei garantendo un ricambio generazionale.

Si è innescato un circolo molto rischioso per l’AC, al cui interno è difficile scindere con lucidità quali siano le cause e quali le conseguenze: l’invecchiamento dell’associazione ne ha fisiologicamente depauperato le potenzialità vitali. Con il diminuire delle energie fisiche, vengono infatti meno le possibilità di incontrarsi per “fare” attività.

Oggi l’Azione Cattolica diocesana deve recuperare proprio l’ “abc” dell’essere e del fare associazione, impegnandosi a ri-assumere in sé le caratteristiche più strutturali, costitutive e basilari di cui ogni soggetto “al plurale” necessita per stare in piedi: la condivisione di un cammino di fede e di vita non solo a livello ideale e individuale, ma anche concretamente come gruppo di persone che si accompagnano a vicenda stando fianco a fianco. È necessario quindi trovare le modalità opportune affinché l’associato dell’Azione Cattolica possa «sentire l’AC» e «vivere l’AC». Altrimenti il legame associativo progressivamente si allenta. E così per molti di noi aderenti l’Azione Cattolica non è più e non può più essere una priorità nella vita: viene sentita sempre meno l’appartenenza all’associazione. Se l’associazione viene percepita in questo modo, anche il costo del tesseramento può apparire un peso, specie in un tempo di diffusa crisi economica. Anche la nostra promozione dell’AC diventa debole, poco convincente e “attraente”. Ho l’impressione che la proposta di aderire all’associazione sia diventata orami solo un fatto rituale di inizio anno, che non rinnova il senso più autentico di una appartenenza e che soprattutto è rivolto sempre alle stesse persone. Raramente pensiamo di allargare il gruppo: ho l’impressione che siamo molto timidi nel presentare all’AC a qualche possibile nuovo socio. Diversi possono essere i motivi, spesso anche inconsci. Ad esempio, può frenarci il timore e la consapevolezza di non poter garantire un percorso strutturato e organico che giustifichi il “costo” della tessera. Altre volte prevale un naturale senso di rispetto umano: se è vero che le persone non possono essere forzate,

6

tuttavia è sempre possibile avvicinarle con una proposta calorosa, convinta. Talvolta per un’eccessiva attenzione alle modalità di coinvolgimento e di partecipazione, vorremmo proporre un inserimento più graduale per poter verificare precedentemente la tenuta del “futuro socio”: quasi che l’associazione fosse nostra e dovessimo preservare l’AC da inserimenti non controllati. In generale, ho come l’impressione che molti di noi pensino che l’Azione Cattolica debba esistere “per istituzione”, perché innestata strutturalmente nella Chiesa, indipendentemente dalle persone e dall’impegno da loro profuso per promuoverla, animarla, tramandarla.

Questo senso di crisi, di fatica e di stanchezza si avverte soprattutto a livello parrocchiale.

In molte parrocchie non si riesce più a svolgere una seppur minima attività specifica dell’associazione, dotata dei crismi dell’organicità e della costanza nel tempo. Un paio di gruppi parrocchiali “storici”, e anche relativamente numerosi, si sono chiesti nel corso di questo cammino assembleare il senso e l’utilità di una ostinata permanenza solo formale - e non effettivamente attiva e operante - dell’associazione all’interno del tessuto parrocchiale locale. Non si può assolutamente dimenticare che spesso molti aderenti dell’AC parrocchiale, con tanta generosità e umiltà, sono i più attivi collaboratori (e corresponsabili) dei loro parroci nel portare avanti le varie e diversificate proposte pastorali della parrocchia, anche se non specifiche dell’Azione Cattolica. Ciò fa tanto onore all’associazione ed è una delle forme con cui si declina più specificatamente il carisma dell’aderente di AC, disperso e disciolto come il sale nel contesto ecclesiale e sociale in cui vive. Non bisogna però rischiare di cadere nell’atteggiamento opposto: sacrificare e penalizzare anche un minimo di senso di appartenenza e identità associativa, dimenticandosi delle basilari esigenze vitali per ogni associazione. Va da sé, inoltre, che la fragilità di numeri e di energie dell’associazione rischiano di auto-escluderla dalle “funzioni” pastorali all’interno della parrocchia, specie da quelle più strategiche e decisive in prospettiva futura, come quelle che comportano un contatto diretto con ragazzi e giovani.

Anche a livello diocesano, tuttavia, percepiamo questa difficoltà: facciamo molta fatica a

trovare nuovi responsabili e a coinvolgere stabilmente nel tempo i responsabili già presenti in associazione. Andranno quindi anche ripensate le modalità con cui vengono composti e messi nelle condizioni di operare gli organismi diocesani di partecipazione e di rappresentanza, quali il consiglio di presidenza e il consiglio diocesano. Anche a questo livello “più alto”, se ci si incontra poco, si rischia di diluire la fisionomia tipica dell’associazione, che non è verticistica e gerarchica ma che esprime sempre una responsabilità condivisa, partecipata. Si percepisce così la necessità di creare una squadra di responsabili coesa e vivificata internamente anche da una più frequente consuetudine dei rapporti umani e associativi: in questo modo, anche attraverso un organigramma più articolato e ramificato sulla base di un sistema di deleghe, potranno essere gestite le tante attività in modo più razionale, efficiente ed efficace evitando accentramenti e “colli di bottiglia”.

Nello stesso tempo si è andato un po’ sfilacciando anche il legame tra centro e periferia: questi due livelli territoriali talvolta paiono camminare su due binari paralleli, con esigenze, tempi e respiri diversi.

La sapienza cristiana e gli echi evangelici ci confortano però in molti modi. Anche dopo una pesca notturna infruttuosa, il bilancio fallimentare non è ancora reso definitivo, perché il Signore può sempre venire incontro e sulla Sua parola ribaltare tutto. Infatti, è proprio quando siamo deboli che Lui può manifestare la Sua forza e la Sua potenza: in questo modo, la canna infranta non viene spezzata e il lucignolo fumigante non viene spento. In questa relazione abbiamo però anche il dovere di presentare sinteticamente la “cifra” dell’orientamento che si è deciso di tracciare e di seguire in questo triennio associativo.

3. LA “CIFRA” DEL CAMMINO ASSOCIATIVO TRIENNALE

Quale può essere considerata, quindi, la “cifra” sintetica di questo cammino di responsabilità triennale o, se si preferisce, dell’intero periodo temporale del doppio triennio?

Occorre premettere fin da subito che era necessario operare una scelta, anche piuttosto radicale. Infatti, specie all’inizio di questo triennio, sembrava in gioco la stessa esistenza in

7

prospettiva futura dell’associazione. Da parte di qualche “detrattore” (che definiamo così con tanta simpatia e senza la minima venatura di acrimonia) l’AC è stata definita agonizzante, come se ogni semestre o ogni anno fosse sempre in discussione la presenza associativa in diocesi. Questo pericolo non si può dire del tutto scongiurato, ma oggi siamo qui, ancora una volta, con tanta semplicità e umiltà, a celebrare un’altra assemblea che chiude un triennio e ne apre un altro. Credo che questo – permettetemi di sottolinearlo - non sia un fatto e un risultato del tutto scontato.

L’impegno prioritario è stato quindi quello di dare vitalità e visibilità anche esterne all’associazione: una “visibilità” non fine a stessa, ma sempre animata dalla speranza di coinvolgere nuove persone sfruttando il volano virtuoso determinato da qualche attività o iniziativa connotata con una certa dimensione diocesana e pubblica.

Si è deciso, quindi, di lavorare molto sul livello diocesano. Non sappiamo verificare ancora se è stata una scelta giusta. Il rischio è stato quello di costruire la piramide “dal vertice”, forse sacrificando e trascurando un po’ la base e il legame con le associazioni parrocchiali. Forse è stata trascurata l’ordinarietà interna della vita associativa, caratterizzata dai suoi tempi e dalle sue logiche di partecipazione democratica Nonostante ciò credo siano stata sempre rispettata la correttezza formale e sostanziale dei procedimenti seguiti per la presa delle decisioni. Allo stesso modo sono stati sempre rispettati e vissuti con intensità e cura i passaggi fondamentali del cammino associativo: le assemblee, le riunioni, gli altri incontri intra-associativi. Certo, secondo quanto accennato, occorre rivitalizzare il lavoro svolto dal consiglio diocesano e dal consiglio di presidenza, a partire innanzitutto da una convocazione più agile e frequente. Tuttavia è stato via via crescente l’affiatamento con i consiglieri in particolare della presidenza: alla fine di triennio, a livello diocesano, è possibile contare su un gruppo di lavoro piuttosto coeso. Per questo è auspicabile che anche il discernimento personale e comunitario – che spero avvenga in questa assemblea elettiva alla luce dello Spirito - porti provvidenzialmente al raggiungimento del difficile e delicato equilibrio, nella composizione del nuovo consiglio diocesano, tra una continuità con il passato (per recuperare e tesaurizzare il bagaglio di esperienze accumulato da alcuni responsabili) e il necessario inserimento di energie fresche e nuove.

Spesso si è dovuto agire in regime di urgenza, in modo un po’ isolato, frammentario, senza un chiaro orizzonte di riferimento. La programmazione è risultata così frutto di alcune emergenze e di alcune sfide impellenti, piuttosto che “figlia” di un disegno progettuale sull’associazione veramente organico, armonico e completo. Un impegno per il futuro è quello di un’AC che accoglie le sfide senza inseguire le urgenze, perché ormai capace di un propria progettualità culturale e operativa.

Tuttavia anche grazie allo sforzo di tenere viva a livello diocesano una proposta visibile e identificativa dell’associazione, oggi possiamo dire di esserci ancora. Non è la scelta consolatoria di un profilo di basso cabotaggio, o il voler comunque vedere ostinatamente qualcosa di positivo anche in quadro segnato da fatica e stanchezza. Ma anche una notte infruttuosa prepara un’alba di speranza. Se nel corso di questa assemblea ci diciamo e ci diremo la necessità di un rilancio dell’AC, a partire forse anche da una urgente reimpostazione o da un ridisegno globale della vita associazione e delle modalità con cui essa si esplica è perché si è nelle condizioni di ripartire. Con difficoltà e pazienza e seppure in modo talvolta fragile, sono stati cucite alcune trame, tra le persone innanzitutto, ma anche con altre realtà e soggetti. Forse è un equilibrio instabile, ma è una pre-condizione per fare ancora associazione.

Ripercorriamo allora alcuni passi di questo impegno profuso soprattutto sul livello diocesano.

In questo ambito, la progettualità più significativa ha riguardato soprattutto il Ciclo di eventi culturali, che è stato riproposto lungo tutto il triennio, secondo la classica struttura di quattro-cinque incontri ogni anno, alcuni dei quali concentrati in un arco temporale più ristretto, a costituire il Meeting di Primavera. Il ciclo di eventi culturali ha permesso all’associazione, ma anche a tutta la diocesi e a tutta la cittadinanza in generale, di conoscere e ascoltare tanti autorevoli esponenti della cultura religiosa ma anche laica, di levatura e prestigio nazionale (a partire dal marzo 2008, per citarne solo alcuni, ricordiamo Luigi Alici, Mons. Rino Fisichella, Mons. Domenico Sigalini, Stella Morra, Andrea Tornielli, Alessandro Zaccuri, Elena Besozzi, Riccardo Burigana, i

8

responsabili nazionali del MLAC…). Questi incontri ci hanno offerto una preziosa occasione di approfondimento formativo, allargando i nostri orizzonti culturali e proponendoci una visione si sfondo su argomenti afferenti alla formazione spirituale e cristiana, ma anche su alcune tematiche di rilievo pubblico e sociale, come il lavoro, la cittadinanza, la libertà religiosa, la famiglia, l’educazione, la scuola. Questo secondo tipo di appuntamenti ha avuto un particolare riscontro associativo e successo di pubblico, forse sia per la attualità delle problematiche affrontate, sia per l’esigenza di traguardare alla luce del Vangelo anche ambiti concreti della vita degli uomini. L’iniziativa – che si ripete ormai da più di un decennio e che quindi viene riconosciuta e identificata come una proposta specifica della nostra associazione - ha inoltre accreditato l’Azione Cattolica diocesana pressoché “ufficialmente” come il soggetto ecclesiale deputato alla promozione della proposta formativa e culturale nella diocesi di Vigevano. A nostro parere, l’esperienza del Ciclo di eventi culturali, costituendo una buona “vetrina” per l’associazione e rappresentando per l’AC un ambito in cui esplicare proficuamente un servizio per la diocesi, dovrà essere ripetuta anche nel prossimo futuro, magari coinvolgendo anche operatori culturali locali: ne parliamo nel documento programmatico. Può essere opportuna una rivisitazione il Meeting di Primavera affinché assuma maggiormente una dimensione di reale incontro tra gli associati.

È stato impostato a livello diocesano anche un cammino formativo itinerante per il settore adulti, a cadenza mensile e più di taglio spirituale, in modo da supportare - secondo un approccio sussidiario - l’attività dei singoli gruppi parrocchiali. Questo cammino formativo, curato con costanza, dedizione e con la consueta profondità spirituale dal nostro assistente don Alberto, è divenuto un appuntamento costante e ha permesso anche a molti soci delle parrocchie di partecipare in loco ad alcune proposte associative. Tutti noi abbiamo sentito l’importanza di ritrovarci mensilmente a questi appuntamenti per ri-ossigenare la nostra fede e la nostra spiritualità e incontrare i gruppi parrocchiali che di volta in volta ospitavano l’incontro.

Più in generale si è cercato di potenziare l’offerta diocesana di momenti di spiritualità. È continuata - nella forma tradizionale di un intero week-end ad inizio Avvento - l’esperienza degli Esercizi Spirituali ad Armeno, guidati sapientemente anche in questi tre anni da Mons. Luigi Cacciabue, già vicario generale della nostra diocesi. Stentiamo però a coinvolgere soprattutto i giovani adulti o i giovani (anche solo per una parte della durata complessiva degli esercizi): l’età dei partecipanti è dunque sempre più alta, per cui qualcuno anche dei soci più affezionati è costretto a non poter più presenziare. Merita di essere ricordata la tradizionale Via Crucis tenuta nella suggestiva cornice del Castello Sforzesco della nostra città. La celebrazione di questo rito si sta configurando sempre di più come un appuntamento di preghiera di dimensione non solo associativa, ma anche più generalmente cittadina, secondo quanto denota il crescente numero di partecipanti. Val la pena investire in futuro sull’organizzazione di questo evento in collaborazione anche con altre realtà affinché la diocesi si ritrovi unità in un luogo simbolo e cuore della città e delle sue radici storiche, per pregare insieme e prepararsi alla Pasqua. È stata infine inserita anche la proposta di una giornata di spiritualità presso il monastero di Bose, la prima domenica di quaresima.

Non è stata trascurata la dimensione diocesana anche dei momenti più tipicamente

aggregativi: penso in particolare alle assemblee di inizio e al convegno di fine anno. Accanto all’incontro di apertura dell’anno associativo, sempre caratterizzato dall’entusiasmo di iniziare un nuovo cammino di appartenenza all’AC sancito simbolicamente dalle benedizione delle tessere, è ormai entrato piacevolmente nella consuetudine l’appuntamento di fine anno presso la casa di spiritualità di Cozzo, che possiamo considerare un polmone spirituale della nostra Lomellina. Qui, oltre alla verifica dell’anno associativo che sta per concludersi e ad una prima delineazione delle linee programmatiche per il nuovo anno associativo, viene lasciato spazio per la condivisione sia della preghiera (in particolare con la partecipazione comunitaria alla S. Messa) sia dei momenti più tipicamente conviviali, come la cena preparata dagli associati. Hanno sempre lasciato un piacevole ricordo di serenità, spensieratezza, amicizia e di piacevole compagnia - oltre che di contemplazione di luoghi suggestivi dal punto di vista spirituale e storico-artistico - anche le gite-pellegrinaggio organizzate tradizionalmente nel mese di maggio-giugno.

9

Molti sono stati gli sforzi compiuti a livello diocesano anche per quanto riguarda i giovani.

Occorre sottolineare innanzitutto che è stato difficoltoso coinvolgere i ragazzi già iscritti all’associazione, rivitalizzando il senso più autentico di un’adesione all’AC che appare rinnovata nella maggioranza dei casi per abitudine o tradizione familiare. Forse con loro occorreva più pazienza e più impegno anche a livello informativo e comunicativo, senza arrendersi ai primi segnali di disinteresse o di assenza. Per poter poi avvicinare altri ragazzi della diocesi alla proposta impegnativa e affascinante di conoscere e testimoniare più da vicino il Vangelo attraverso l’esperienza dell’Azione Cattolica sono state instaurate proficue collaborazioni che lasciano presagire positivi sviluppi futuri:

con gli istituti scolastici, in particolare attraverso alcuni insegnanti di religione: questa

collaborazione è sfociata nell’organizzazione di mini-cicli di incontri con gli studenti in orario extra-curricolare presso la sede AC e nella riproposizione di un evento formativo pubblico aperto a tutti i ragazzi delle scuole di Vigevano e Mortara presso un teatro cittadino nei mesi di marzo-aprile (ricordiamo gli incontri più recenti con Mons. Domenico Sigalini e Nedo Fiano, reduce dai campi di concentramento). Inoltre, tutti gli anni, in occasione della ricorrenza della morte del SdD Teresio Olivelli, l’AC ha collaborato all’organizzazione della celebrazione commemorativa con studenti e insegnanti presso il Liceo Cairoli;

con il nostro Seminario cittadino, specie per quanto riguarda l’organizzazione condivisa degli incontri del cosiddetto Sabatado - C’è qui un ragazzo promossa dal Centro Diocesano Vocazioni. In un contesto ecclesiale storico in cui i parroci delle nuove generazioni spesso non conoscono l’AC e quindi faticano a intercettarne la valenza pastorale per il loro ministero, è particolarmente “strategico” poter collaborare con i seminaristi. Possiamo vantare tra i nostri iscritti anche un ragazzo del seminario: a lui fin da ora assicuriamo di accompagnare con l’amicizia e la preghiera il suo importante cammino;

con la Pastorale Giovanile, in particolare per quanto riguarda la fortunata organizzazione del Mondiale degli Oratori - Torneo di Calcio “Piergiorgio Frassati”, organizzazione che ormai prosegue da più di dieci anni sulla base di un’idea promossa proprio dall’Azione Cattolica Diocesana. L’organizzazione di questo evento di anno in anno si è ampliata, coinvolgendo anche nuovi “partner” ecclesiali, come il CSI (Centro Sportivo Italiano) e la Gioventù Francescana (Gi-Fra). È in corso una rivisitazione di questa manifestazione per assicurarle uno spirito autenticamente sportivo improntato ad un serena sportività, ad uno spirito non-agonistico e anche alla concezione dello sport come strumento di educazione e di evangelizzazione. Inoltre si è messa in cantiere anche l’organizzazione di un Torneo Junior per pre-adolescenti. Anche per quanto riguarda l’ACR, si è cercato sempre di mantenere vivo in diocesi il

cammino proposto per questa articolazione associativa a livello nazionale, con le sue tappe e i suoi appuntamenti caratteristici. Con un po’ di fatica e cercando di lavorare in collaborazione anche con altre realtà diocesane, sono stati organizzate nel corso dell’anno associativo la Festa del Ciao, la Festa della Pace, l’ACR Family, evento quest’ultimo frutto di una creatività più specificatamente diocesana sul modello della Festa degli Incontri. Occorre però sottolineare che, salvo poche eccezioni parrocchiali, quella appena descritta è stata effettivamente l’unica esperienza di ACR proposta sul nostro territorio. Anche se riteniamo che questa proposta diocesana possa essere servita per tenere vivo questo ambito associativo, facendolo conoscere anche ai bambini e ragazzi non iscritti, la grande preoccupazione è quella di trovare in futuro le modalità e le condizioni per far ripartire il cammino ACR a livello parrocchiale. Il rilancio di questa articolazione è probabilmente legato a doppio filo al rilancio complessivo dell’associazione a livello parrocchiale.

10

4. LE PROSPETTIVE FUTURE

Dal quadro appena tracciato si evince che l’impegno e la sfida che l’Azione Cattolica dovrà assumere nel prossimo triennio, sarà quello di “rovesciare” l’ordine delle priorità di attenzione, cercando di ricostituire le basi dell’associazione che si connota specificatamente per il suo radicamento nel territorio parrocchiale. In questo modo, il livello diocesano potrà costituirsi maggiormente come esito di una progettualità partita effettivamente “dal basso”.

Occorre quindi rimettere in moto la vita associativa ordinaria, in modo semplice e sobrio, ma effettivo, partendo dalle parrocchie. Bisogna tornare ad incontrarsi in particolare in parrocchia, almeno qualche volta e con cadenza regolare, per riscoprirci associazione, con un suo stile specifico. Qualche semplice iniziativa parrocchiale, anche solo un paio all’anno, di cui si potrà prendere cura il gruppo (sempre “aperto”) dei parrocchiani iscritti all’Azione Cattolica, servirà per far riscoprire il sentirsi ed essere associazione, ricostruendo un vitale tessuto associativo. L’organizzazione di un ciclo di incontri formativi progettato con il parroco e aperto a tutti, l’animazione di qualche momento di preghiera o celebrazione particolare (rosario meditato, gruppi di preghiera) sono esempi di una possibile attività associativa a misura di parrocchia. Anche il necessario ricambio generazionale dovrà essere costruito dal basso, per evitare esperienze giovanili di appartenenza all’associazione poco stabili nel tempo. Il centro diocesano dovrà farsi carico di un “protocollo” di strategie da condividere con i gruppi parrocchiali di AC per individuare percorsi di rilancio dell’associazione in parrocchia.

Si dovrà quindi elaborare una progettualità di ampio respiro e ordinata, che ridisegni in modo armonico e globale l’associazione nella sua unitarietà, anche per quanto riguarda il livello diocesano. Come diremo nel documento programmatico, per questo rilancio strutturale dell’AC sentiamo la necessità di essere realmente sostenuti e supportati dai parroci che guidano le nostre comunità parrocchiali. Non ci nascondiamo che il riavvicinamento dei sacerdoti alla nostra associazione dovrà passare anche attraverso un indirizzo più “ampio” e “ufficiale”, che proviene da chi ha il compito di guidare la Chiesa diocesana e che è volto a far riscoprire e a riqualificare il valore pastorale dell’AC per il ministero dei parroci e dei vescovi. Esprimiamo questo pensiero ai nostri Pastori con molta umiltà: lo stile associativo ci impone di “esserci” e di farlo senza pretese formali, ma un qualcosa di significativo da dire.

Perché ciò avvenga, l’esperienza associativa in AC dovrà tornare ad essere significativa a livello personale ed esistenziale per ciascun socio. Questa sarà la pre-condizione anche per la ripresa globale dell’associazione. Per far ripartire la vita associativa non basta infatti aggiungere un nuovo impegno di tempo e di energie alle persone. Sappiamo infatti che non ce lo permette innanzitutto lo stile di vita vorticoso e frenetico che caratterizza la società di oggi e in cui le persone sono “risucchiate” quotidianamente. Ma sappiamo anche che di fronte ad un’esperienza o ad una proposta veramente significativa per le nostre esistenze, siamo disposti a rivisitare l’ordine delle priorità che regola la nostra vita: in altre parole ad una AC davvero significativa saremmo in grado di fare spazio.

Da questo punto di vista, il più grande segno di speranza deriva dal grande “potenziale di

significatività esistenziale” da sempre implicito e intrinseco in ogni esperienza dell’Azione Cattolica.

Come molti di voi, sono parte dell’associazione da molto tempo e l’orizzonte di questa appartenenza (talvolta in primo piano, talvolta sullo sfondo) ha accompagnato la mia storia di fede e di vita nella chiesa e decisamente tanti passaggi della vicenda personale. Mi sembra di poter attribuire all’AC non un’esclusiva di risoluzione: l’associazione, tanto più in questa fase storica di stanchezza e difficoltà, non è la bacchetta magica o la ricetta precostituita per cavarsela nei problemi, nelle crisi, nelle decisioni da prendere come credenti o come cittadini, studenti, lavoratori, genitori, pensionati. Ma una cosa la percepisco e la percepiamo: l’AC può porsi nella vita delle persone come modello dell’attualità della fede dentro il quotidiano, come segno della pertinenza delle grandi questioni spirituali e religiose con le esigenze della nostra vita. Stare nell’AC ci aiuta a stare nella Chiesa e stare nell’AC è attuale per la nostra fede perché essa non resti

11

inchiodata sui ricordi e non resti mediocre e innocua per la vita, ma sappia da una parte accettare le sfide moderne di una diffusa indifferenza religiosa e dall’altra intercettare i segnali di risveglio del senso religioso. Nello stesso tempo andranno affrontate anche le sfide inedite del confronto con altri credo e non solo religiosi.

Stare nell’Azione Cattolica è attuale perché ci spinge ad una partecipazione sociale ottimistica, propositiva e coerente non per reclamare diritti e battaglie politiche finalizzate solo al benessere: l’associazione ci deve educare al bene comune, agli ideali alti, alla mondialità, alla logica dell’accoglienza e dell’autorità come servizio, al sacrificio come valore. L’esperienza dell’AC, nel suo piccolo, incarna un modello possibile e attuale di maturità cristiana, nel piccolo gregge, che parte dal basso e che rende le persone spiritualmente robuste e adulte, ma concrete nella preghiera dei laici che è impastata di vita quotidiana della famiglia, della parrocchia, della prossimità responsabile verso quelli che ti sono dati da custodire talvolta, in una eroicità nascosta. L’Azione Cattolica può essere attuale anche nella proposta formativa per la chiesa istituzionale esposta talvolta a forme di ritorno clericale e bisognosa non di esecutori e di militanti ma di coscienze credenti, vivaci e trasparenti dentro il dibattito della cultura della cittadinanza.

Per sua natura l’associazione detiene quindi un potenziale “educativo” intrinseco che ci fa

sentire in prima linea nella piena e corresponsabile assunzione degli orientamenti pastorali della Chiesa italiana, incentrata sull’emergenza educativa: un’emergenza che coinvolge tutti, giovani e adulti. Far parte dell’AC significa accettare lo “stile educativo” che connota di per sé il nostro modo di affrontare ogni questione. Vuol dire pazienza che il camminare insieme esige, cioè la ricerca del valore della comunione, per servirci di un termine ecclesiale. Vuol dire assumere uno sguardo realista ma sereno, per testimoniare la gioia del Vangelo e la Speranza alla quale siamo chiamati. Vuol dire stare dentro alle situazioni, alle volte con sofferenza ma con serenità, sapendo che è lì che siamo chiamati a rendere testimonianza e a incarnare il Vangelo. È infatti lì che incontriamo le persone e noi stessi, con un’attenzione a ciascuno che mai deve indugiare a sentimenti di rivalsa e di condanna. È in quest’ottica che l’impegno dei nuovi responsabili dovrà anche essere quello di aver cura che l’associazione in quanto tale non diventi mai luogo di scontro e non debba essere coinvolta in personalismi o in prese di posizione individuali pur legittime. Secondo quanto già accennato, l’AC dovrà far tesoro di questo suo naturale “stile educativo” per raccogliere con la Chiesa la sfida dell’educazione, lanciata come priorità per gli impegni pastorali nel prossimo futuro.

Più in generale, quindi, esistono molti motivi e fattori di speranza già presenti “in nuce” nella vita dell’AC, non solo in senso intra-associativo ma anche extra-associativo. Ci riferiamo, in particolare, alla testimonianza e al ruolo pubblico che come associazione unitaria (cioè come gruppo di persone che costituisce un unico soggetto) siamo chiamati a dare nel panorama ecclesiale e sociale del nostro territorio. In un contesto in cui si rischia di rendere più profondo uno scollamento tra la Chiesa e la società, tra la fede e al vita, l’AC può ricoprire un fondamentale ruolo di mediazione tra la comunità ecclesiale e quella civile, tra l’annuncio del messaggio evangelico e la sua concreta testimonianza nei concreti ambiti della vita dell’uomo. Questa prospettiva, che è stata proposta anche dagli orientamenti pastorali del Convegno Ecclesiale di Verona (lo si evince bene anche dal titolo del documento finale “Testimoni del grande sì di Dio all’uomo”) ha fatto emergere segnali positivi e proficue opportunità anche per l’AC diocesana. In particolare nell’ultimo triennio si sono aperti spazi di convergenza di un “laicato maturo” - non solo internamente all’associazione - ma anche al suo esterno su alcuni grandi temi e ambiti sociali. Si è costruita una solida collaborazione con gli istituti scolastici coinvolgendo un gruppo di insegnanti sensibili all’approccio e alle finalità dell’AC. Nell’ultimo anno, l’associazione ha contributo a coagulare un nuovo staff di persone (composto non solo di aderenti) intorno al neo costituito Ufficio di Pastorale Sociale. Da questo punto di vista si è creata una visibile convergenza di sensibilità, intorno alla grandi tematiche pubbliche relative al bene comune, alla giustizia sociale, all’impegno per la città nell’ambito socio-politico, in una prospettiva orientata alla luce della dottrina sociale della Chiesa.

12

Su questi argomenti, si stanno creando i presupposti per un proficuo cammino che coinvolga in modo diretto l’associazione. Ad esempio, da più parti si auspica l’avvio di una scuola di formazione socio-politica, affidata proprio alla guida dell’AC.

Sulla base dell’attualità politico-amministrativa che caratterizza la vita della città, recentemente l’associazione ha elaborato al suo interno una approfondita riflessione sulle problematiche e sulle dinamiche connesse al fenomeno dell’immigrazione, dell’integrazione, dell’accoglienza, della incontrovertibile configurazione di una società multiculturale e multietnica. Da questo punto di vista l’AC ha cercato di avanzare la possibilità di un approccio etico-culturale aperto e propositivo, che sostenesse la necessità di contemperare le realistiche esigenze politico-amministrative di ottimizzazione delle risorse disponibili con la fedeltà ineludibile ai principi del Vangelo e del rispetto della dignità umana. Anche su questo tema l’associazione può quindi svolgere efficace ruolo di promotrice di un humus culturale orientato ai valori evangelici.

Più in generale, per l’AC si aprono spazi “aperti” di partecipazione, di azione e di promozione di una visione formativa e culturale cristianamente orientata in tutti i grandi ambiti che caratterizzano il vivere sociale. In questa ottica e per la sua naturale vocazione laicale, l’AC può farsi davvero mediatrice “pastorale” del messaggio evangelico, ricomprendo così un ruolo imprescindibile anche per la Chiesa, e proponendosi davvero come luce e sale all’interno della società.

La proposta dell’AC non è quindi confinabile in un “problema pastorale”. Anzi mi pare di notare come queste basi, lentamente, l’azione della Chiesa stessa attraverso le persone in essa responsabili stia recuperando una attesa, magari non esplicita ma reale, verso l’Azione Cattolica.

CONCLUSIONI

Per molte altre prospettive ed orientamenti, così come per possibili percorsi concreti lungo i quali l’AC può camminare nel prossimo futuro, rimando alla bozza del documento programmatico assembleare che tra poco presenteremo e voteremo.

Se consideriamo necessario rilanciare la vitalità dell’ associazione anche sulla base dei semi di speranza che fondano il senso e la ragion d’essere di un’associazione come l’AC, non fermiamoci ad un’analisi di quanto è stato, ma viviamo fin d’ora questa assemblea non come un atto conclusivo ma come la prima occasione di incontro di una “nuova” e “più vitale” Azione Cattolica. Per fare questo occorre l’impegno di tutti, e niente come un’assemblea diocesana di AC offre simbolicamente e concretamente un’occasione più proficua per raggiungere questa finalità.

Ringrazio di nuovo coloro che sono stati direttamente o indirettamente compagni di

viaggio in questo tratto di cammino associativo per la loro amicizia e la loro collaborazione. In questi momenti sentiamo un debito di gratitudine particolare verso i responsabili che ci

hanno preceduto e che ci hanno donato l’associazione e la possibilità di farne esperienza. Ma vogliamo dire un grazie forse ancora più grande ai nuovi responsabili che con tanta generosità e spirito di servizio accoglieranno il peso, le fatiche e le speranze della responsabilità di guidare l’associazione. A loro va la nostra più cordiale stima e amicizia!

Alle prime luci dell’alba, il Signore si mostra ai pescatori e rende fruttuosa la loro pesca. In

questo frangente associativo che tutti vogliamo vivere come l’alba di un nuovo giorno per l’associazione, attendiamo con speranza e letizia il Suo aiuto misericordioso. Riprendiamo quindi con rinnovata fiducia le strade della vita sulle quali ci viene incontro Colui che aiuta e che è lo stesso per sempre.