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Rivista mensile • Gennaio 2013 • N. 2 • Anno XXXVII • Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale • D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, Aut. GIPA/C/AN/2012 Scout d’Europa AZIMUTH 2013 In questo numero NELLE SUE MANI Cinquant’anni – Il Concilio Vaticano II OLTRE LE SFIDE DEI TEMPI Famiglie in difficoltà, c’è speranza RADICI L’Orifiamma GIOCARE IL GIOCO B.-P. e il Quaderno di Caccia Verso l’Eurojam 2014 REGIONANDO Il Campo di Formazione Tecnica ORIZZONTE EUROPA Il Campo 12 Stelle NELLO ZAINO Un anno su YouTube

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Rivista mensile • Gennaio 2013 • N. 2 • Anno XXXVII • Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale • D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, Aut. GIPA/C/AN/2012

Scout d’EuropaAZIMUTH

2013

In questo numero

NELLE SUE MANICinquant’anni – Il Concilio Vaticano II

OLTRE LE SFIDE DEI TEMPIFamiglie in difficoltà, c’è speranza

RADICIL’Orifiamma

GIOCARE IL GIOCOB.-P. e il Quaderno di Caccia

Verso l’Eurojam 2014

REGIONANDOIl Campo di Formazione Tecnica

ORIZZONTE EUROPAIl Campo 12 Stelle

NELLO ZAINOUn anno su YouTube

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Editoriale

DESIDERARE MENO...SCOUT D’EUROPARivista mensileAssociazione Italiana Guide e Scouts d’Europa Cattolici della Federazione dello Scautismo Europeo

ANNO 37 • N. 2 – GENNAIO 2013Azimuth per Capi n. 1/2013

DIRETTORE RESPONSABILEGiuseppe Losurdo

DIRETTORIPietro Antonucci e Maria Sanchez

LA REDAZIONE Responsabili delle rubriche:Nelle Sue mani: Pier Marco TrulliPreparati a servire: Stefano BertoniGiocare il Gioco: Michela BertoniRadici: Attilio GriecoLavori in corso: Paolo MorassiOrizzonte Europa: Loriana Pison e Vincenzo DanisoRegionando: Marco FedrigoNello zaino: Gianni CavalloIn bacheca: Massimiliano Urbani

Coordinamento di Redazione: Pier Marco Trulli

Segreteria di Redazione: Silvia Dragomir

E-mail di Redazione: [email protected]

Hanno collaborato con scritti: Pietro Antonucci, DonRiccardo Robella, Pier Marco Trulli, Stefano Bertoni,Michela Bertoni, Laura Donaggio, Giuliano Furlanetto,Lodovica Cantono di Ceva, Fabio Sommacal, AlineCantono di Ceva, Gipo Montesanto, Sergio Colaiocco,Attilio Grieco, Paolo Bramini, Marco Platania, VanessaCataldo, Don Paolo La Terra, Luca Cicutto, Mario Cimino,Alessandro De Favero, Chiara Refatti, Valentina Brazzali,Mauro Lazzeri, Mirco Rizzon, Massimiliano Urbani

Hanno collaborato con immagini e foto: PietroAntonucci, Federica Marchioni, Pier Marco Trulli, MichelaBertoni, Cristina Breda, Laura Donaggio, GiulianoFurlanetto, Stefano Longhi, Lodovica Cantono di Ceva,Fabio Sommacal, Aline Cantono di Ceva, GipoMontesanto, Sergio Colaiocco, Attilio Grieco, ToninoMicheli, Marco Platania, Vanessa Cataldo, Don Paolo LaTerra, Luca Cicutto, Mario Cimino, Alessandro De Favero,Nicoletta De Favero, Chiara Refatti, Valentina Brazzali,Mauro Lazzeri, Mirco Rizzon, Paolo Morassi

Loghi: Luciano Furlanetto e Ellerregrafica

Progetto grafico: Ellerregrafica

Direzione, Redazione e Amministrazione:Via Anicia, 10 - 00153 Roma

Autorizz. del Tribunale di Roma n. 17404 del 29.09.1978Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamentopostale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46)art. 1, comma 1, Aut. GIPA/C/AN/2012

Stampa: Tipografia Nonsolostampa (AN)

Manoscritti e foto, anche se non pubblicati, non sirestituiscono, salvo diverso accordo precedente con laDirezione. Tutti i collaboratori hanno la responsabilitàe conservano la proprietà delle loro opere. Lariproduzione di scritti comparsi su questa rivista èconcessa a condizione che ne venga citata la fonte.

Rivista associataall’Unione Stampa Periodica Italiana

Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 17404 del29/09/1978

STAMPATO SU CARTA ECOLOGICA

Chiuso in redazione il 27 gennaio 2013

Un uomo d’affari chiese al maestro “In che modo la spiritualità può aiutare un uomo di mondo come me?”

Il maestro rispose “Ti può aiutare ad avere di più” “Ma come?” domandò l’altro.

“Insegnandoti ad desiderare meno” concluse il maestro.

Attraverso questo apologo, qualche tempo fa MonsignorRavasi invitava a riflettere su questo aspetto. Forse èutile riflettere da Capo e Capi su questo, dopo che si

sono consumate le Feste Natalizie.Non si è fatto altro che parlare di un Natale in tono minore,

di una crisi che ha ucciso i consumi, che deprime gli animi,che porterà la bilancia commerciale decisamente in rosso. Siè analizzato quindi il Santo Natale come se fosse un fenomenoeconomico commerciale: sono apparse stime sulla spesa peril cenone, stime sulla spesa media per regalo, ecc.ecc.

Sarebbe bello chiedersi da Capo Scout: come lo scautismopuò insegnare ad un ragazzo ad avere di più dalla vita? Credoche una parziale ma importantissima risposta sia proprio coe-rente con l’apologo di De Mello: insegnare loro a desideraremeno, insegnare loro che essenzialità non è una virtù spendibilesolo ai campi. È uno stile, un sentire la vita riconoscendo lecose davvero indispensabili.

Pietro Antonucci Commissario Generale

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“Trattare le cose temporali ed ordinarle secondo Dio”.

Un equilibrio personale che attribuisce ilgiusto valore alle cose e non permette alle stes-se di dominare le nostre coscienze. Possiamofare davvero molto per e con i nostri ragazzi.Riuscire a liberarli dallo stress del possederenon è cosa semplice, specie in un contestodove il metro di misura è appunto l’avere.

Mi è capitato recentemente un incontro coni genitori del mio Gruppo nel quale, presen-tando l’attività dell’Eurojam, il Capo Ripartoha lanciato un’attività di ampio respiro di au-tofinanziamento nelle squadriglie e nel riparto,richiedendo anche una capacità di risparmioa casa da parte dei ragazzi, di rinuncia al su-perfluo e di accantonare risorse per questa at-tività. È stato bello leggere negli occhi dei ge-nitori soddisfazione e condivisione del proget-to. Non possiamo educare senza di loro. Credoche un punto di grande forza della propostaeducativa in tal senso sia proprio la piena si-nergia con le famiglie dei nostri ragazzi: solocosì potremo essere efficaci.

Occorre fare uno sforzo in più, portarci piùvicino alle famiglie e condividere con loro dipiù e meglio la nostra azione, non ci torneràutile solo per questo aspetto, ma per tutto.«Perciò vi dico: non siate in ansia per la vostra

vita, di che cosa mangerete o di che cosa berrete; néper il vostro corpo, di che vi vestirete. Non è la vita

più del nutrimento, e il corpo più del vestito? Guardategli uccelli del cielo: non seminano, non mietono, nonraccolgono in granai, e il Padre vostro celeste li nutre.Non valete voi molto più di loro? E chi di voi può conla sua preoccupazione aggiungere un’ora sola alladurata della sua vita? E perché siete così ansiosi peril vestire? Osservate come crescono i gigli della cam-pagna: essi non faticano e non filano; eppure io vidico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria,fu vestito come uno di loro. Ora se Dio veste in questamaniera l’erba dei campi che oggi è, e domani è get-tata nel forno, non farà molto di più per voi, o gentedi poca fede? Non siate dunque in ansia, dicendo:“Che mangeremo? Che berremo? Di che ci vestiremo?”Perché sono i pagani che ricercano tutte queste cose;ma il Padre vostro celeste sa che avete bisogno ditutte queste cose. Cercate prima il regno e la giustiziadi Dio, e tutte queste cose vi saranno date in più. Nonsiate dunque in ansia per il domani, perché il domanisi preoccuperà di se stesso. Basta a ciascun giorno ilsuo affanno. (Matteo 6,25-34)

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La porta della fede è sempre aperta

Bruno Forte Arcivescovo di Chieti-Vasto

NELLE SUE MANI

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La fede – partecipazione alla vita stessa delDio che è Amore – non è un’esperienza inac-cessibile, né tanto meno superflua, tale chesenza di essa tutto resti uguale: veramente,con Dio o senza Dio cambia tutto!

E il Papa teologo – che all’approfondimentodell’intelligenza e della bellezza della fede hadedicato la sua vita intera – sa che accogliereil dono di Dio non solo è possibile, ma è ancherealizzante e bello per ogni persona umana.

La fede è possibile perché Colui che ci hafatti per sé, creandoci liberi e chiamati ad ama-re nel più profondo del nostro essere, ci è ve-nuto incontro nella storia della salvezza finoal punto da non risparmiare il suo proprio Fi-glio e donarlo per tutti noi.

È questa l’“impossibile possibilità” di Dio, cheapre all’esperienza vivificante della comunionecon Lui: impossibile alle sole forze umane,specie dopo il dramma del peccato che ha fe-

Si riporta l’intervento tenuto da Mons. Forte all’in-contro con i Catechisti tenutosi a Vasto il 22 Gennaio2012.

Perché un “anno della fede”? A spiegarceloè lo stesso Benedetto XVI che lo ha in-detto, fissandone l’inizio all’11 Ottobre

2012, data del cinquantesimo anniversariodell’apertura del Concilio Vaticano II e delventesimo dalla pubblicazione di “uno dei suoifrutti più importanti”, il Catechismo della ChiesaCattolica. Richiamando una bella immaginecontenuta negli Atti degli Apostoli (14,27), ilPapa scrive: “La ‘porta della fede’ che introducealla vita di comunione con Dio e permette l’ingressonella sua Chiesa è sempre aperta per noi. È possibileoltrepassare quella soglia quando la Parola di Dioviene annunciata e il cuore si lascia plasmare dallagrazia che trasforma” (Lettera Apostolica Portafidei dell’11 Ottobre 2011).

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del mercato grida “Dio è morto, e noi l’abbiamoucciso” (Aforisma 125), risuonano agghiacciantile parole con cui Colui che si definiva “il profetadell’avvento del nichilismo” preannuncia le con-seguenze della “morte di Dio”:“Che mai facemmo, a sciogliere questa terra dalla

catena del suo sole? Dov’è che si muove ora? Dov’èche ci moviamo noi? Non è il nostro un eterno preci-pitare? ... Non stiamo forse vagando come attraversoun infinito nulla? Non alita su di noi lo spazio vuoto?Non si è fatto più freddo? Non seguita a venire notte,sempre più notte?”

È questa notte del mondo che il Papa avvertecome dolore e come sfida: e l’amore agli uo-mini lo porta a rilanciare loro la proposta della“buona novella”, a chiedere alla Chiesa tutta ilsussulto di una “nuova evangelizzazione”, alla cuibase c’è appunto questo “amore ferito”, questodesiderio vivo e struggente di irradiare su tuttiil bene, il vero e il bello di Dio.

L’anno della fede chiede perciò ai battezzatidi diventare nuovi, per dire a tutti la novitàdella bellezza di Dio e attirare i cuori fatti perLui alla meta del loro desiderio più vero eprofondo: vedere il Suo volto.

Celebrare la fede, riscoprirne l’incanto e laforza, sarà inseparabilmente annunciarla aogni uomo, a tutto l’uomo, perché – fattocom’è per la bellezza infinita – il cuore di ogniabitatore del tempo possa pregustare qualcosadella vita eterna rivelata e donata in Gesù Cri-sto, e la porta della fede apra quanti vorrannovarcarla all’incontro con Lui, anticipo e caparradel tempo in cui Dio sarà tutto in tutti e ilmondo intero sarà la Sua patria.

Un anno per riscoprire, celebrare e vivere ildono della fede e avvertire in modo nuovo loslancio e la passione per farne partecipi gli altri,nel rispetto e nell’amore per ognuno, nell’ob-bedienza al disegno dell’Eterno su ciascunadelle Sue creature, responsabili e libere.

rito la nostra capacità di amare e di rispondereal vero amore, la fede è possibile grazie al donodi Dio. Riscoprire questo dono, celebrarne labellezza, spalancare in modo nuovo le portedel proprio cuore a Cristo, è volersi veramenteumani, liberi e realizzati nel compimento delprogetto divino di salvezza.

Comprendere sempre più e vivere sempremeglio questa grazia è la prima finalità del-l’anno della fede. Essa abbraccia tutti i battez-zati, nessuno escluso, e vorrebbe risvegliareciascuno dal torpore in cui fosse caduto il suoamore per Dio, accendendo in tutti in manierarinnovata il desiderio del suo Volto e l’espe-rienza dell’incontro trasformante con Lui.

Con l’esplicito riferimento, poi, ai cin-quant’anni dalla chiusura del Concilio VaticanoII, Papa Benedetto vuol farci comprendere chequesta fu anche la prima, vera finalità dell’as-sise conciliare, definita da Giovanni Paolo IIcome “la grande grazia di cui la Chiesa ha beneficiatonel secolo XX”, nella quale ci è offerta ancoraoggi “una sicura bussola per orientarci nel camminodel secolo che si apre”.

L’anno della fede risponde poi a una secondafinalità: annunciare in modo rinnovato al mon-do la bellezza di Dio, specie a chi non la co-nosca o si senta estraneo alla comunione deldiscepolato di Gesù e del suo Vangelo, vissutanella Chiesa.

Le cause di questa estraneità crescente ditanti rispetto alla fede sono complesse. Bene-detto XVI non ha esitato a parlare di una crisidiffusa, che pesca dapprima nella pretesa mo-derna di fare da soli, affidandosi esclusivamen-te alla forza della ragione, e poi nella disillu-sione generata dai fallimenti storici di questapretesa, evidenti nella parabola di trionfo ecaduta delle ideologie. Peraltro, era stato Nietz-sche a prevedere che la presunta “morte di Dio”non avrebbe reso l’uomo più libero e più felice,come alcuni ritenevano.

Nel famoso testo della Gaia scienza in cuisi narra dell’uomo folle che in piena piazza

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NELLE SUE MANI

Mons. Bruno Forte.

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Q uando avevo l’età della maggior partedi voi Capo e Capi che leggete e mi par-lavano di un cinquantenne, la prima

cosa che mi veniva in mente era: “ Ma quantoè vecchio?”... oggi, arrivato ai quarant’anni,un cinquantenne lo vedo con occhi un po’ di-versi (immagino tra 10 anni), anche perchéparte dei miei amici ha quell’età.

Pensando al Concilio Vaticano II che compiecinquant’anni, prendendo in mano i documen-ti e leggendoli, a qualunque giovane può venirein mente, in prima battuta: “che chiusura...ma quant’è noiosa ‘sta roba qui?”... ed è vero,perché quelle parole e quei pensieri sono robadell’altro secolo. Ma anche le parole dell’altrosecolo hanno tanto da insegnarci, soprattuttose ci mette lo zampi-no lo Spirito San-to... eh sì, per-ché se andia-mo a ri-

leggere come è nato e come è stato condottoil Concilio, ci rendiamo conto che noi uomininon lavoriamo da soli. Intendiamoci.... lo Spi-rito non detta nulla, non interviene magica-mente , non ci fa “bidibi bodibi bù” ed eccola soluzione, ma orienta i nostri pensieri e cimette in cuore delle intuizioni che poi noidobbiamo avere la pazienza e la costanzadi far crescere e perfezionare.

Si può dire che, almeno per una volta,Dio e l’uomo abbiano steso un bel patto,riuscito, mantenuto e finalmente fruttuoso.È come se il Signore avesse detto: “Uè, ioti parlo, ma tu taci e ascoltami”, e noi ab-biamo fatto una cosa straordinaria: abbiamo

taciuto.... abbiamo, cioè, smesso di ascoltarenoi stessi, le nostre teorie, per fare spazio a Lui.Ed ecco che, nel corso dei decenni precedentiall’apertura del Concilio (beh, che pensavate...che il Concilio fosse nato così, da un fungo?Eh no! Queste cose hanno bisogno di tan-to tempo per maturare e fiorire...), di-cevo... nel corso dei decenni precedentii cristiani cominciano a ripensare nonalla fede (quella resta come ce l’han-no tramandata gli apostoli... e si

chiama Tradizione, ma lo vedre-

Il Concilio Vaticano II

Cinquant’anniDon Riccardo Robella

NELLE SUE MANI

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NELLE SUE MANI

Ma poi tanti teologi e pensatori come Con-gar, De Lubach, Von Balthasar, Barth, Rahnered innumerevoli altri che provano a fare dellepoderose ed originali sintesi sul mistero diDio, sulla Chiesa, partendo da un imperativo:dialogare con la cultura circostante!

Capite che dietro il Concilio c’è un silenziosoed enorme lavorio di menti, cuori, preghierae tanto altro? E soprattutto un’intenzione fon-damentale: fare in modo che il mondo di Diosia riaperto ad ogni uomo del mondo.

Ma allora, se le cose stanno così, perché ciè voluto tanto tempo per arrivarci? Non si po-teva fare tutto subito? Eh no, perché certe coseche si intuiscono, tante volte non si sanno an-cora. È come quando ci si innamora... Non losi capisce mica subito... ci vuole del tempo, bi-sogna scoprire il cuore che batte, la fame chepassa, la testa che pensa solo a lui o a lei...!!!

Ed allora ecco che i fatti ci portano ad unlontano giorno del 1958, per l’esattezza al 9ottobre, allorché a Roma muore Pio XII, il papache aveva accompagnato la Chiesa e l’Europadurante la seconda guerra mondiale (quantesciocchezze hanno scritto su di lui!!!), ed i car-dinali, nei giorni successivi, devono scegliereil suo successore.

Ma che c’entra col Concilio tutto ciò? C’en-tra, c’entra... ma questa è un’altra storia... Allaprossima!

mo), ma al modo di raccontarla e viverla, perpoter meglio comprendere l’amore di Dio allaluce del Vangelo e per poter dialogare con unmondo percepito sempre più distante. Sempliceno? No!!! Il processo è stato molto lento e sof-ferto, anche perché le cose importanti hannobisogno di un lento travaglio.

Ma cosa succede? Accade che con l’iniziodel XX secolo si manifesta con violenza unprocesso già presente da circa 150 anni in Eu-ropa: il mondo decide di andare per la sua stra-da lasciando la Chiesa da sola nel suo viaggio,e questo fatto comporta tensioni, lotte e irri-gidimenti. Come leggere la realtà, le cose checi circondano, le mutazioni sociali, culturali,artistiche (che raccontano la storia di un uomoprofondamente diverso dalle generazioni chel’hanno preceduto) e cogliere l’agire di Dio,soprattutto di fronte ad una Chiesa imprepa-rata ed anche sospettosa dei mutamenti? Sa-rebbe come dare un tablet in mano al bisnon-no... se non ve lo getta dalla finestra è bravo!Come pregare, leggere la Bibbia, parlare coni fratelli separati, porsi di fronte a interi popoliche professano altri credo, capire le filosofieche si dicono atee, intendere la Chiesa, i sa-cramenti... Ci siete ancora? Si??? Bravi, perchéc’ è il rischio di perdersi...!!!!

Allora, cosa succede? Succedono tante co-se...Ad esempio, in Germania, un teologo, Ro-mano Guardini, insieme agli allievi della suascuola comincia a ripensare alla liturgia. Nelfrattempo il padre Lagrange a Gerusalemmeinizia degli studi su come leggere la Bibbia po-nendola nel suo contesto storico. E che diredi tutti quei preti e pastori protestanti che, inmissione o nei campi di concentramento na-zisti, laddove il dolore e l’assurdo sembranovincere scoprono che volersi bene non è cosìdifficile, ma soprattutto è l’antidoto al maledel mondo e che le chiese devono parlarsi,ascoltarsi e capirsi, per non dare più scandalo,ma essere testimonianza di Gesù....

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Don Carlo, da alcuni anni ti occupi, assiemealla tua comunità, delle coppie in difficoltà.In cosa consiste questo tuo impegno?

È un impegno molto forte quello che svol-giamo con le coppie in difficoltà. Ogni meseabbiamo tra i cento e i centocinquanta colloqui,sia io che le coppie di consulenti familiari dellacomunità. Le seguiamo con colloqui privatisettimanali e con un incontro di gruppo unavolta al mese sulle dinamiche di coppia. Il cam-mino è abbastanza impegnativo e prolungato,non basta ovviamente un solo colloquio. Ingenere il percorso dura almeno tre mesi, peròporta i suoi frutti.

Parliamo proprio dei frutti. Che possibilitàhanno le coppie che si rivolgono a voi diriuscire a ricomporre le crisi e superare ledifficoltà?

Pier Marco Trulli

OLTRE LE SFIDE DEI TEMPI

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Sulla base dell’esperienza concreta edormai consolidata, dato che sono ormai un-dici anni che svolgiamo questo servizio, possodire che le possibilità sono elevate. Almeno ilsessanta per cento del totale, cioè sei coppiesu dieci, riesce a superare la crisi e a ritrovarenuove modalità di relazione. Proprio questibuoni risultati ci fanno provare un granderammarico, perché in Italia non ci sono molticentri di questo tipo e quindi le coppiequando vanno in difficoltà spesso non tro-vano nessuno ad aiutarle e sovente si sepa-rano, con tutto ciò che questo comportaanche per l’equilibrio affettivo dei figli. Au-spichiamo perciò che sorgano altre realtà aservizio delle coppie in difficoltà.

Da professore universitario ad apostolo dellecoppie e delle famiglie in difficoltà. Comesei arrivato a questo?

Anche quando ero professore universitarioho sempre lavorato con le coppie, ho seguitoi corsi per consulente familiare e conoscevobene queste dinamiche. Poi ho scritto unlibro, la “Teologia della Tenerezza”, su cui ho

Intervista a Don Carlo Rocchetta

Famiglie in difficoltà,c’è speranza

Mons. Carlo Rocchetta è stato docente di sa-cramentaria alla Pontificia Università Gregorianadi Roma e alla Facoltà Teologica di Firenze. At-tualmente insegna all’Istituto Teologico di Assisied è direttore del corso di Teologia Sistematicadi Bologna. Ha pubblicato numerosi scritti econtributi su riviste scientifiche. Per informa-zioni sulla Casa della Tenerezza vedi il sito webwww.casadellatenerezza.it

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famiglia resta la prima scuola di vita, ed è ne-cessario che ci sia armonia tra questi due mo-menti educativi.

Uno degli aspetti caratteristici della nostraAssociazione è l’intereducazione, ovverol’educazione parallela per ragazzi e ragazze.Come vedi questa scelta anche in ottica diorientamento dei giovani ad una sana iden-tità sessuale?

Credo che sia molto importante far emer-gere il genuino maschile e femminile, perchéoggi il grande rischio è quello di omologare idue sessi, con il risultato di femminilizzare iragazzi e di mascolinizzare le ragazze. Certo,le attività separate vanno fatte con equili-brio, prevedendo comunque incontri e mo-menti comuni. Mi sembra comunque unabuona scelta di valorizzazione del maschilee del femminile, proprio in un momento incui alcune tendenze propongono una letturadi genere che distorce la realtà. Dio ci hacreati maschi e femmine, e sottolineare ilcontributo che può esserci nella reciprocitàtra maschile e femminile è quanto mai op-portuno.

Don Carlo, ti ringraziamo per il contributo chesperiamo possa dare nuova speranza a chi ci legge.Auguriamo di cuore a te e ai tuoi collaboratori diproseguire nel cammino e di aiutare tante altre fa-miglie. Buona Strada!

lavorato per tre anni: è stata questa rifles-sione a suscitare in me il bisogno di fare qual-cosa di concreto per le coppie, specialmentequelle in difficoltà. È stato un travaglio inte-riore che è durato un anno, e alla fine ho ela-borato un progetto specifico per un centro diaccoglienza per le famiglie. Proprio in quelperiodo il Vescovo di Perugia, Mons. Chiaretti,è venuto a saperlo e mi ha chiamato, propo-nendomi di farlo nella sua città. Ho preso deltempo per dimettermi dai miei incarichi e nel2001 mi sono trasferito a Perugia. Ho trovatoun bel gruppo di coppie, con cui ho costituitoil centro “Casa della Tenerezza”, un’espe-rienza di condivisione e di comunità tra laicie presbiteri.

Come funziona questa comunità?Gli sposi vivono nelle loro case, ma abbiamo

momenti di incontro e di preghiera comune.Poi c’è il servizio: oltre alle coppie in difficoltàfacciamo formazione ai fidanzati, accogliamoseparati e divorziati, prepariamo weekend ecampi per coppie di sposi e difamiglie. C’è poi un intenso la-voro teologico e di approfon-dimento della spiritualità co-niugale, una produzione an-che di sussidi per i gruppi e lefamiglie, libri e canti: insom-ma, un grosso impegno!

Come Associazione ci siamochiesti proprio nell’ultimaAssemblea cosa fare comeCapi per rispondere all’e-mergenza di cui tu hai par-lato. Cosa puoi suggerirci?

Credo che sia importanteresponsabilizzare le famiglie,perché noi possiamo fare unlavoro splendido ma se non c’èdialogo e interazione con le fa-miglie non si ottiene nulla. La

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OLTRE LE SFIDE DEI TEMPI

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Se guardiamo al lavoro dei nostri capi unodegli scogli più difficili è quello del rap-porto con le famiglie dei ragazzi che ci

vengono affidati. Se il metodo continua a ri-spondere in maniera efficace nell’ambito deirapporti capo/ragazzo, i mutamenti sociali eculturali a cui è stato sottoposto l’istituto dellafamiglia hanno aumentato sensibilmente lacomplessità del quadro.

Alla tipologia familiare tradizionale se ne af-fiancano sempre più spesso altre, come le fa-miglie monoparentali, cioè quelle situazioni incui un genitore vive solo con la propria prolee il/la partner vive sotto un altro tetto, o quellericostituite, quando due adulti formano unanuova famiglia in cui uno di loro o entrambiportano un figlio avuto da una precedente re-lazione. La ricostituzione in seguito ad un di-vorzio significa spesso l’aggiunta di uno o duegenitori “sociali” oltre a quelli biologici.

Stefano Bertoni

OLTRE LE SFIDE DEI TEMPI

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È importante partire dal presupposto che,nel caso in cui si abbia a che fare con ragazziche vivono situazioni del quadro familiare instato di transizione, essi si trovano all’internodi processi in cui una nuova struttura familiareha la necessità di rivedere tutto il quadro deirapporti tra i propri membri.

Alle difficoltà quotidiane delle famiglie edei ragazzi si può aggiungere quella del rap-porto con un’Associazione come la nostra, cheha i suoi solidi riferimenti nelle indicazionidella Chiesa a proposito della famiglia o delmatrimonio.

Nell’ambito di numerosi nuclei familiari,compresi quelli cattolici più tradizionali, va ag-giunto come si sia notevolmente abbassato eannacquato il livello di educazione ai valoridella fede cristiana e, contemporaneamente siadiminuito notevolmente il tempo che i genitoridedicano al rapporto diretto con i propri figli.

associazione e famiglie:suoniamo la stessa campana?

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sere coinvolti contemporaneamente. È impor-tante che, anche occasioni come riunioni digenitori per spiegare le caratteristiche di qual-che attività, calendari, questioni logistiche,ecc. vengano curate non trascurando i mo-menti di preghiera comune all’inizio e allafine, proprio come si fa normalmente con i

nostri ragazzi: si tratta in buo-na sostanza di lavorare perchéle “campane suonino allo stes-so modo”.

In diversi gruppi all’internodell’associazione si stanno svi-luppando poi anche attività pe-riodiche all’interno delle qualii genitori vengono chiamati agiocare insieme ai propri ra-gazzi o a vivere esperienze for-mative con le modalità similia quelle che vengono proposteai ragazzi.

Si tratta di approcci moltointeressanti che mirano ad au-mentare la qualità del rapportotra capi, gruppi e famiglie pun-

tando ad un coinvolgimento maggiore di que-ste ultime e cercando far vedere comel’associazione si proponga come supporto all’e-ducazione familiare.

Parallelamente al lavoro diretto con i geni-tori deve essere dato spazio ad un lavoro spe-cifico con i ragazzi. A titolo di esempio nelleseconde branche in cui si può registrare inmaniera crescente il distacco dalle famiglied’origine ritrovarsi a gestire i naturali con-flitti con i genitori, che devono essere chiaritiin primo luogo con i genitori stessi, senza par-teggiare per l’uno o l’altro né tradire la fidu-cia dei ragazzi.

Nella terza branca vanno infine affrontatigli aspetti di esclusività, fedeltà, fecondità,leggendoli anche alla luce della nostra pro-messa e della legge. Anche qui le relazionicon le famiglie, in genere meno forti rispettoalle altre branche, vanno comunque curateanche per leggere meglio i comportamentidei ragazzi e aiutarli nell’interiorizzazionedei modelli e nelle scelte.

Il compito che ci attende come capi non ècertamente semplice, ma va perseguito confiducia: le famiglie hanno le potenzialità e lerisorse per essere veramente un segno con-creto dell’amore di Dio!

Uno dei rischi che da sempre sicorre nella proposizione dellenostre attività, in questo conte-sto, è quello di essere visti sem-plicemente come un parcheg-gio e non come un’agenzia edu-cativa e cinghia di trasmissionedi valori cristiani e civili. Purnella consapevolezza che, co-munque, il capo non si può so-stituire e non deve confondereil proprio ruolo con quello deigenitori, esistono comunqueapprocci e strumenti che pos-sono facilitare il nostro lavoro.

Se siamo consapevoli che tra ragazzi e ge-nitori vi sono delle difficoltà legate alla scarsaquantità di tempo dedicata allo scambio e al-l’ascolto reciproco, abbiamo senza dubbio lapossibilità di attingere al patrimonio costituitodalle per la progressione individuale dei ra-gazzi: una specialità lupetto/coccinella oguida/esploratore può spesso prevedere la pos-sibilità che il ragazzo debba confrontarsi conil genitore.

Questo può aiutare da un lato ragazzi e ge-nitori a sviluppare il rapporto reciproco (farequalcosa insieme è l’occasione per parlare dialtro e di dimostrare un interesse reciproco),e nell’ambito del rapporto capo/genitore farvedere il desiderio da parte dell’associazionedi valorizzare il ruolo genitoriale in un percorsoin cui associazione e famiglia non sono duerette parallele che non incontrano mai.

Relativamente all’annacquamento dell’e-ducazione alla fede in ambito familiare, sot-tolineato nei Carrefour dell’ultima assemblea,vanno prese in considerazione tutte le occa-sioni possibili di coinvolgimento contempo-raneo di famiglie e ragazzi.

I tempi “forti” dell’anno liturgico sono ricchidi opportunità per realizzare momenti all’in-terno dei quali ragazzi e genitori possono es-

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OLTRE LE SFIDE DEI TEMPI

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“F amiglia, diventa ciò che sei!” esclamavaGiovanni Paolo II in quel documento,la Familiaris Consortio, che è diven-

tato un riferimento per chi vuole capire checos’è la famiglia e come ci si diventa.

Di fronte alle difficoltà della famiglia “tra-dizionale” e agli attacchi continui che la culturaattuale porta alla realtà familiare, provando adecretarne il superamento, ci si accorge diquanto carico di sofferenza e di malessere èportatrice questa visione pseudo-moderna dellafamiglia: ferite profonde nei genitori e nei figli,incapacità di amare, ricerca di surrogati affettivi,lacerazioni profonde, squilibri psicologici, bam-bini costretti a diventare orfani di un genitoredopo una separazione. Un panorama assai am-pio di variabili che hanno come denominatorecomune le fragilità affettive e l’incapacità disaper passare dall’innamoramento all’amore.È un fenomeno su cui si è tanto discusso in As-semblea, sia in quella Generale che in quelleRegionali che l’hanno preceduta: si è parlatodi come aiutare le famiglie ad affrontare e su-perare le difficoltà.

In altre parti di questo numero proviamoa dare qualche risposta sulla crisi dellacoppia e sugli strumenti cheabbiamo a disposizioneper provare a porvi ri-medio. In questa bre-

Pier Marco Trulli

OLTRE LE SFIDE DEI TEMPI

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ve nota, invece, vorrei provare a indicare alcunipunti essenziali per costruire una famiglia ca-pace di affrontare il futuro e le intemperie.

È bello, innanzitutto, notare che questi puntili troviamo già nella Genesi, il primo libro dellaBibbia, e che la loro validità è oggi pienamenteconfermata dagli studi scientifici di varie di-scipline.

Lasciare il padre e la madre (cfr. Gn 2,24). È il primo passo fondamentale: se non si

esce di casa non si è in grado di formare unanuova famiglia. E l’uscita non è solo fisica:quelli che devono essere rivisti sono i rapporticon i propri genitori, marcando una distanza

che non è rifiuto ma solo differenza: iosono un’altra persona da chi mi hagenerato. Lo svincolo dai genitori si-gnifica in fondo rinunciare alla loroapprovazione, sapendo talvolta dideluderli o di contrariarli. È uno

scoglio fondamentale per tut-ti: oggi forse è un po’

più complicato, peri nostri giovani,dalla difficoltàdi trovar lavo-ro e uscire dicasa primadei trent’an-ni. Chiedia-

Far famiglia

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Aprirsi al progetto di Dio ed essere fe-condi (“crescete e moltiplicatevi”).

L’apertura alla vita va intesa in senso ampio,non solo nella fertilità fisica. Ma anche questa,con senso di responsabilità, va curata. La fe-condità è ricchezza del rapporto, è capacità diessere dono per gli altri. Se viene trascurata econsiderata un accessorio del rapporto, e nonun elemento fondante, allora si rischia di di-sperdere le energie o di indirizzarle altrove.Con tutti i rischi del caso per la coppia.

Viviamo ormai in una società che è pocoincline alla trasmissione della vita. I figli sonospesso visti come un ostacolo alla realizzazionepersonale, un handicap per la carriera o il be-nessere individuale. Spesso le posizioni dellaChiesa in tema di sessualità, apertura alla vitae contraccezione sono fraintese, irrise, scar-samente comprese.

Ma la valenza profetica del Magistero e larealtà sapiente della trasmissione della vita cifanno capire che quest’aspetto è importantee vale la pena di pensarci su, e chiederci se cifacciamo frenare da paure, titubanze, egoismi.Se viviamo più come singoli che come coppia,e se abbiamo capito veramente il senso di ciòche ci viene chiesto dalla Chiesa.

Argomenti così importanti e decisivi per lanostra felicità non possono certo essere esauritiin poche righe: c’è il rischio di essere fraintesio di fermarsi solo a ciò che piace di più.

Ma è un rischio che vale la pena di correre,perché queste sono tappe di un cammino chepercorriamo noi per primi, e solo se riflettiamosugli aspetti più significativi possiamo viverebene la nostra esperienza di amore, testimo-niarla e trasmetterne il senso agli altri.

moci però se noi stessi siamo veramenteriusciti a “lasciare” i nostri genitori e atagliare il cordone ombelicale. Non perdisinteressarci di loro, ma per diventareautonomi ed essere noi stessi. Doman-diamoci anche quanto aiutiamo i nostriragazzi e i loro genitori a vivere positivamentequesto distacco, come un vero momento dicrescita.

Una sola carne (cfr. Gn 2,24). Il senso di questo comando biblico, che si

riferisce alla coppia (“i due saranno una solacarne”), è la costruzione di una nuova entità,un “noi” che ha un valore più forte del legamedi sangue con i propri genitori.

Anche questa non è una fase scontata, spes-so l’intimità viene confusa con il semplice rap-porto sessuale, mentre è molto di più: vuoldire fare una scelta, rinunciando ad altro espendendosi pienamente nel rapporto di cop-pia. Un amore in cui il dono non è pieno e to-tale difficilmente ci farà felici. Potremo esserlosolo se la nostra scelta sarà convinta e ragio-nata, tenendo cioè ben presenti i pregi e i di-fetti dell’altro.

Questa scelta però va anche rinnovata, col-tivata, confermata: non basta viverla nel giornodelle nozze, bisogna investire nella relazione“per sempre”. È una necessità umana per fardurare il rapporto, ma per noi cristiani è ancheil segno del sacramento del matrimonio cheè un dono per la comunità come l’ordine sacro,cioè il sacerdozio. Allora è bene chiedersi seper noi l’intimità è solo una questione di sesso,o se coinvolge tutta la persona. Se il dono èpieno, o se abbiamo il “braccino corto”...

Riflettiamo poi se aiutiamo i nostri capi ele nostre capo giovani a prepararsi al dono ea costruire un “noi” forte. O se pensiamo piùai bisogni del gruppo, magari consentendo lo-ro, nei momenti di difficoltà del rapporto, dinascondersi dietro agli impegni del servizio.

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OLTRE LE SFIDE DEI TEMPI

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B.-P. e ilquaderno di Caccia

Michela Bertoni

Giocare il gioco

Èvero: B.-P. non ha mai creato il Qua-derno di Caccia nel modo in cui lousiamo oggi. Amava senza dubbio scri-

vere, e dei tanti episodi della sua vita, delleintuizioni ed anche di qualche rammarico hasaputo farne qualche cosa di educativo che èarrivato forte ed efficace sino ad oggi.

Amava anche disegnare, come si leggebene in “La mia vita come un’avventura”:

“Credo che un desiderio molto comune in cia-scun essere umano sia quello di esprimere sestesso attraverso una qualche forma d’arte, chesi tratti di prosa o di poesia, di musica o di reci-tazione, di disegno o di scultura. Eseguire un di-segno per me è una entusiasmante avventura,perché non so mai come andrà a finire”.

Aveva anche intuito una potenzialità edu-cativa sorprendente in questa possibilità diesprimere sé stessi:

“In questi tempi di fretta, rumore, materiali-smo sempre crescenti, esso ci porta lontano dalfrastuono e dall’agitazione degli affollati ritrovidegli umani, verso la quieta atmosfera della na-tura, immergendoci nelle bellezze e nelle mera-viglie che Dio ha creato per il nostro godimento”.

Da queste due “buone abitudini”. probabil-mente, nasce uno strumento per noi ormaicodificato come il Quaderno di Caccia, inbreve il QdC.

In queste pagine le Capo e i Capi ci hannopermesso di riflettere su qualcosa che forsetalvolta diamo per scontato ma che invece puòfarci accostare, con rispetto e stupore e se cor-rettamente uti-lizzato, al mon-do dei nostri ra-gazzi e delle no-stre ragazze.

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Il quaderno è sicuramente uno dei mezzi fondamentali uti-lizzato in tutto il Metodo Scout. È, infatti, un mezzo co-mune a tutte le branche ed è stato proprio pensato come

un taccuino sul quale uno scout potesse riportare i propri ap-punti, i propri pensieri e le proprie riflessioni e anche le no-zioni e le osservazioni raccolte durante le proprie avventureed esplorazioni.

Ovviamente, in questo contesto, anche il Quaderno di Boscoha lo scopo di accompagnare le Coccinelle durante la propriavita in Cerchio. Sul proprio quaderno ogni Coccinella raccogliele sue scoperte e le sue osservazioni.

Ci potrà quindi scrivere ciò che ha vissuto durante un’uscitao un’attività particolare; trascrivere i canti e le danze che piùle piacciono o che hanno contraddistinto un momento per leiparticolarmente gioioso o importante, oppure appuntare laspiegazione di qualche tecnica imparata durante un attivitàsvolta con il Cerchio, ma anche le preghiere cheama recitare con le altre bambine e tutto ciòche vuole portare con sé lungo il propriovolo lungo i Sentieri.

È quindi molto importante che ognibambina senta il proprio quadernocome tale; per questo motivo dovrà es-sere lei a personalizzarlo e a sceglierne icontenuti. La Capo Cerchio e le sue Aiutoproporranno dei giochi, delle gare edaltre attività che avranno come scopoanche quello di stimolare e motivare lebambine ad arricchire e completare il pro-prio quaderno. Da evitare, invece, sonoschede, fotocopie e schemi giàpreparati perché anche se ren-dono il Quaderno di Boscopiù ordinato e permettonodi fare tutto molto più infretta, lo omologano atutti gli altri quadernidel Cerchio.

Inoltre, fotocopie e affi-ni, privano le bambine diun momento importantis-simo che è la rielaborazio-ne personale di un avveni-mento o di un gioco.

Giocare il gioco

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il quadernodi Bosco

Laura Donaggio Pattuglia Nazionale Coccinelle

Sul proprio quaderno ogniCoccinella raccoglie le suescoperte e le sue osservazioni.[...] anche le preghiere cheama recitare con le altrebambine e tutto ciò che vuoleportare con sé lungo ilproprio volo lungo i Sentieri.

Da evitare, invece, sonoschede, fotocopie e schemi giàpreparati perché loomologano a tutti gli altriquaderni del Cerchio.

Devono essere le bambine chespontaneamente fanno vedere

il proprio Quaderno diBosco alle Capo equeste ultime nondevono mai“mettere penna” sullavoro dellebambine, anche se

vi sono errori disintassi od ortografia:è meglio notareinsieme alla bambina

l’errore ed indurla acorreggere da sola ciò

che non vabene.

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AZIMUTH • SCOUT D’EUROPA 1/201316

Giocare il gioco

Ovviamente questo modo di fare richiedeun certo tempo ma permette alle bambine diimparare meglio a gestire il proprio quaderno,a sentirlo come vero frutto del proprio impe-gno e quindi come strumento di crescita perricordare le esperienze vissute, per ricordaretecniche scout utili in mille occasioni, per ri-petere un canto o ripercorrere il percorso fattodurante gli anni di Cerchio.

Il Quaderno di Bosco, visto proprio comemezzo del Metodo Scout, è quindi utile allaCoccinella durante il suo percorso ma anchealla Capo per capire quali sono i punti diforza o le difficoltà sulle quali intervenire, perandare a migliorare la crescita di ogni singolabambina.

È importantissimo avere sempre chiaro cheil Quaderno di Bosco non è un quaderno sco-lastico sul quale la Capo Cerchio controlla sele Coccinelle hanno scritto o meno quella pre-ghiera o quella tecnica scout insegnata durantela riunione.

È quindi da evitare la pratica di ritirare iquaderni delle Coccinelle e correggerli, magaridurante le serate del Volo Estivo! Questo fa-rebbe perdere completamente il senso dell’a-vere un proprio quaderno personale sul qualela Coccinella può esprimersi e la Capo capirlae aiutarla a crescere.

Semmai, devono essere le bambine chespontaneamente fanno vedere il proprio Qua-derno di Bosco alle Capo e queste ultime nondevono mai “mettere penna” sul lavoro dellebambine, anche se vi sono errori di sintassi

od ortografia: è meglio notare insieme allabambina l’errore ed indurla a correggere dasola ciò che non va bene.

Allora come possiamo vedere i Quaderni iBosco delle bambine? Di tanto in tanto si pos-sono fare delle gare per il quaderno più colo-rato, oppure dei giochi...insomma la Capo Cer-chio deve sempre stimolare in modo giocosole bambine a far vedere spontaneamente ilproprio quaderno e rispettare anche eventualirifiuti delle Coccinelle.

La Coccinella non dovrà avere la sensazionedi essere giudicata come ad esempio a scuola,ma vedere insieme alla Capo il suo lavoro deveessere un momento di condivisione, scambioe conoscenza reciproca!

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giore. Per portare Chil a casa tenetelo protettotra le pagine di un libro. Si potranno presentareanche Akela, Baloo, Bagheera e Kaa.

Con una quinta ed un fondo si monterannoin un diorama, da incorniciare, per la Tana eper la camera dei Lupetti. Tutte le istruzionisi potranno trovare sul prossimo Sotto l’Alberodel Dhâk.

Consiglio di Branco, Consiglio d’Akela,Branco: un lavoretto a catena.

Il materiale necessario è molto semplice,come anche i gesti. È richiesta solo la preci-sione delle forme, delle proporzioni e dellepiegature. Per facilitare l’esecuzione da partedel Branco converrà far trovare pronta la formabase, e questo è uno di quei lavoretti che ilConsiglio d’Akela potrà predisporre al meglioin precedenza.

Carta, consolle e buone abitudini...Immaginate il Cucciolo che torna a casa

con il suo bel Chil di carta. Lo potrà appen-dere, ma di sicuro prima ci giocherà sognandoad occhi aperti la scena raccontatada Akela. Pensate: all’epoca di vi-deo giochi e di consolle è proba-bile che un pezzo di carta piegataper un po’ di tempo potrà avereil vantaggio sui video. Vor-

Su, su! Su, su! Hillo! Illo! Illo! Guarda in su Baloodel Branco dei Lupi di Seeonee... Sono le paroledi Chil che, su richiesta di Mowgli, segnala

a Baloo la traccia del Bandar-log. La salvezzadi Mowgli viene dall’alto: da chi sa guardarelontano e lo fa senza risparmio di energie.

La fantasia dei Lupetti, e soprattutto dei Cuc-cioli che ascoltano per la prima volta il raccontodella caccia di Kaa, è sollecitata nell’immaginareChil che tiene d’occhio la Giungla sottostante.Aiutiamo i bambini a conoscere le Storie diMowgli realizzandone i protagonisti.

Guarda e realizzaIl lavoretto che vedete è semplice: osservate

il disegno, metteteci pazienza e precisionemarcando bene le pieghe col dorso dell’unghia.Non aggiungetevi né disegni, né colore: i profiliprecisi, le pieghe scattanti stimolano ricordied emozioni personali.

Per realizzarlo in Branco conviene ingran-dire l’apertura alare fino a 15 cm.

Il corpo si farà con 5 pieghe, gli intagli dellepenne sono diritti: fare attenzione ed usarevere forbici.

Il capo è simile al noto aeroplano a frecciae va fissato con una goccia di colla, ripiegandola parte inferiore del collo sotto il bordo del-l’ala. Per le piccole dimensioni occorre più cal-ma: il collo e becco si fanno su spessore mag-

Giocare il gioco

Una Pista per la vita buona

Hillo! illo! illo!Giuliano Furlanetto Akela d’Italia

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remmo che il Cucciolo porti a casa anche qual-che “buon seme”, come l’interesse, l’atten-zione, l’applicazione, la perseveranza, la pre-cisione, l’aver fatto qualcosa insieme ad altri.

Un semplice lavoro fatto insieme permette adogni Lupetto di giungere a possedere delle buoneabitudini, capaci di preparare una grande per-sonalità. Questo è il sogno che ogni capo educatoredeve nutrire nel suo cuore per ciascuno dei Lupettidel suo Branco.

Osserva la mia traccia!Mowgli chiede a Chil di seguire la sua Pista

dall’alto e di far sentire, a chi gli sta a cuore,che è ancora vivo su una Pista che solo Chil,dall’alto, può vedere. Anche noi VV.LL. siamochiamati a fare come Chil: guardare lontano evedere quella pista che Dio ha disegnato per cia-scuno dei nostri Lupetti e che noi, come educatori,siamo chiamati a scorgere e a indicare ad ogni

Giocare il gioco

nostro Lupetto affinché un giorno possa essere fe-lice della sua vita.

Cosa vuol dire “guardare lontano”? Imma-ginare il Lupetto ormai in età della PartenzaRover. Così lontano? Sì: almeno a questa di-stanza, perché abbiamo messo nel cuore deilupetti quelle buone abitudini che ne farannol’uomo di domani. Non un semplice uomo:ma un uomo felice. Non è solo il segreto edu-cativo di ogni buon capo, ma anche il segretostesso di ogni paternità: desiderare ciò che Dio,fonte di ogni paternità, sogna per ciascuno deisuoi figli.

Un buon lavoro è alla base della felicitàNe La strada verso il successo, B.-P. ci offre una

tabella che ha per titolo: “come guadagnarsida vivere” e “come vivere la felicità”. Cercaquegli schemi e pensa al nostro Cucciolo conin mano il foglio di carta che sta ritagliando

il suo Chil. Nell’attività diabilità manuale fatta beneci sono i prerequisiti per im-parare a lavorare bene e adessere felici.

C’è di più: quel cucciolo for-se è entrato in Branco perchéha visto in te un fratello mag-giore capace di tante belle co-se e di tante buone qualità.Tra queste c’è l’abilità ma-nuale grazie alla quale tu,Vecchio Lupo, sai realizzaresempre nuove avventure.

Dieci dita e CreazioneL’abilità manuale è uno

dei 4 punti di B.-P. da realiz-zare nel programma annua-le. Ai lupetti chiederemo disaper ben usare le dieci dita:sarà il modo per scoprireche il lavoro ben fatto rea-lizza la nostra umanità. B.-P. diceva “Quale differenzac’è quando si lavora peramore di ciò che si fa!”.

Con le piccole attivitàproposte in branco riuscire-mo a trasmettere che il sen-so ultimo di ciò che si fa èdi farlo per amore. Amoreverso chi?

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Giocare il gioco

• Verso noi stessi perché “corrisponde alleintenzioni di Dio” su di noi che con il nostrolavoro miglioriamo le nostre condizioni divita [G.S. 34].

• Verso il nostro prossimo perché con unbuon lavoro e un buon carattere assicure-remo la felicità anche a coloro che quei lu-petti ancora non conoscono: la loro (o no-stra) futura moglie e i loro (o nostri) futurifigli, oppure la loro futura comunità se chia-mati a speciali vocazioni. Ricordiamoci però:“futuri” per loro e per noi, ma ben “presen-ti” già ora nel cuore di Dio.

Così, per tutto questo, alla fine della Riu-nione avrà senso, nella Preghiera conclusiva,ringraziare il Signore per averci fatto usarebene le dieci dita che ci ha donato... ma nelloro cuore i VV.LL. sapranno che c’è ben altro!

Si ringrazia Stefano Longhi per il Chil di carta:ideazione, realizzazione, immagini

AZIMUTH • SCOUT D’EUROPA 1/2013 19

• Verso Dio perché impareremo che fare lepiccole cose come si deve è rispondere allachiamata di Dio che ci vuole compartecipidell’opera della creazione. Perché non dirloai nostri Lupetti con i mezzi che abbiamo?

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AZIMUTH • SCOUT D’EUROPA 1/201320

Il mio Quaderno di Caccia

Sempre con me,in tutti questi anni

I l problema è questo: sul soppalco c’è uno scatolone pienodi quaderni, occupa un sacco di spazio e mio marito chiedesempre cos’è e perché non lo buttiamo... Come spiegargli

che non si può, che lì dentro c’è parte della mia vita, una parteimportante, anzi fondamentale: ci sono i miei Quaderni, daquelli di Bosco a quelli di Caccia, dai Carnet ai quaderni deiCampi Scuola e di Pattuglia.

Un’infinità di nozioni, ricordi, emozioni... che attraversol’ordine (e il disordine) delle pagine raccontano chi sono oggie che Strada ho fatto. Non poteva bastare un solo quaderno,neanche uno per Branca... ma in fondo, ripensandoci, é propriocome fossero uno unico, un’enciclopedia della mia vita con ilfazzoletto al collo.

Alcune pagine hanno migrato di quaderno in quaderno,altre sono rimaste fissate nel tempo e nella memoria. Dallozainetto allo zaino sempre con me, in tutti questi anni... DalPrato alla Strada, passando per la mia adorata Cordata, doveora nello scrivere mi soffermo... Quelli delle Guide sono statianni importanti, cruciali direi, che il mio Quaderno di Cacciariassume tanto bene. Già, il Quaderno di Caccia.

Che cos’è?Lo dice il nome stesso: è un quaderno che raccoglie le av-

venture e quanto è (ed è stato) necessario per affrontarle almeglio. Si parla di caccia, perché è chiaro il desiderio che ne

Lodovica Cantono di Ceva Commissaria Nazionale Guide

Giocare il gioco

Si parla di caccia, perché èchiaro il desiderio che netraspare di voler prenderequalcosa, catturarlo, con ladeterminazione e la pazienzanecessaria che una battuta dicaccia richiede.

Un quaderno che cresce conla Guida stessa, ma che nondeve mai diventare talmenteingombrante da lasciarlo acasa perché non entra nellozaino. Quindi deve essereaggiornato, se serve sfoltito,se serve rinnovato.

Quando pensate un gioco,pensate che la guida possaconsultarlo, nonimpediteglielo in virtù delgioco stesso, chiaramentestarà a lei valutare il fatto cheinfondo se una cosa la si sa, sifa prima che a cercarla.

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Giocare il gioco

traspare di voler prendere qualcosa, catturarlo,con la determinazione e la pazienza necessariache una battuta di caccia richiede.

Che cosa deve contenere perché sia utileper una Guida?• Nozioni tecniche (dal Morse al pronto soc-

corso, dalle foglie raccolte ai trucchi e truc-chetti dei trappeur... e così via, tutto lo sci-bile necessario per affrontare la vita all’ariaaperta).

• Ricordi (come fosse un diario per annotareidee, pensieri, emozioni o semplici aneddotidi un’avventura vissuta).

• Fotografie e disegni (che siano anch’essiricordi, immagini relative a qualche impresao missione, o legate a qualche tecnica spe-cifica.).

• Qualche cosa di fotocopiato (di tecnica,di chiacchierate, di veglie... consegnate daqualcuno affinché si possa seguire meglioquello che si sta facendo).

• La gestione varia del proprio incarico diSquadriglia (o come Vice o Capo Squadri-glia...)

• La progressione personale (alcune provedel libro “In Cordata” e delle Specialità ri-chiedono un approfondimento scritto e ilQuaderno di Caccia è la sede ideale per rac-cogliere quanto necessario e usufruirne almomento opportuno).

• Avvisi (comunicazioni relative ad una uscitao qualsiasi altra attività o necessità).

• Idee (spunti per migliorare se stessi e la pro-pria Squadriglia, progetti di imprese o legatialla propria progressione personale).

Come lo deve usare una Guida?Come fanno Qui, Quo e Qua: avendolo sem-

pre con sé (insieme ad una pennaalmeno!), ampliandolo costantemen-te e consultandolo costantemente...ogni volta che pare necessario. IlQuaderno di Caccia di una Guida do-vrebbe contenere le risposte a tuttele sue domande più frequenti (oquanto meno dovrebbe deve traspa-rire il desiderio di scoprirle tutte!).

Un quaderno che cresce con laGuida stessa, ma che non deve maidiventare talmente ingombrante da

lasciarlo a casa perché non entra nello zaino.Quindi deve essere aggiornato, se serve sfoltito,se serve rinnovato.

Come lo deve usare una Capo?È un ottimo mezzo per interfacciarsi con

una Guida. Ci si può scrivere sopra ogni tantoun pensiero (che sia di incoraggiamento o sa-luto), ma non deve mai essere sfogliato comefosse un quaderno di scuola da controllare, al-trimenti la guida tenderà a vederlo come unostrumento antipatico e non come l’incredibilepossibilità di raccontare il proprio percorso dicrescita.

Sfruttandolo e valorizzandolo nelle attività(nell’affidare una missione, nel seguire le guidenella propria progressione o in un gioco...).

Deve essere quindi sempre a portata di ma-no della guida e la capo stessa deve invitarla(ogni volta che la ragazza ne sente la necessità)ad aprirlo e consultarlo.

Non ci è chiesto – e dato – di sapere tutto,pertanto è bene che le guide sappiano che nelloro quaderno è raccolto (tra l’altro da lorostesse!) il più possibile di quanto necessarionella loro vita da guide e che è a loro disposi-zione sempre...

Per esempio: quando pensate un gioco, pen-sate che la guida possa consultarlo, non im-pediteglielo in virtù del gioco stesso, chiara-mente starà a lei valutare il fatto che in fondose una cosa la si sa, si fa prima che a cercarla...e così si arriva prima al Tesoro!

Del resto, ora che ci penso, forse nel chia-marlo Quaderno di Caccia possiamo anchefare un gioco di parole e pensare ad una Cacciaal Tesoro... dove il Tesoro più importante èproprio nascosto nel nostro Quaderno... e sia-mo noi!!!

Per questo mio marito deve farsene una ra-gione: quello scatolone non si butterà mai!

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il mio quadernodi Caccia...

L’avrei voluto avere anch’io, in cuoio, il Quaderno di Cac-cia! Avrei voluto un capo riparto che mi insegnasse alavoralo il cuoio, un caposquadriglia che mi aiutasse a

costruirlo assieme quel Q.d.C., ma così non è stato... Ma, in findei conti, non posso lamentarmi; perché?

Ma perché il mio Quaderno di Caccia, magari anche se nonbellissimo, era sicuramente bello, bello, ma soprattutto utile!Già forse i miei capi mi hanno aiutato a capire più quanto siautile questo strumento, che a insegnarmi a costruirne unobello, in vero cuoio, come da piede tenero piaceva a me!

Mi hanno fatto capire però come personalizzarlo, comeriempirlo di contenuti, come renderlo uno strumento indi-spensabile per ogni mia attività di squadriglia e di riparto! Evolete sapere come hanno fatto? Semplice: usando il loro, dan-domi l’esempio, avendolo sempre con sé, in mano o nellozaino, tirandolo fuori all’occorrenza e utilizzandolo a dovere.Così io, con tanta cura, l’ho voluto personalizzare, con quella

foto nella prima pagina internadei fogli ad anelli che

mi ritraeva mentrescendevo le

scale di ca-sa alla par-

Fabio Sommacal Commissario Nazionale Esploratori

Giocare il gioco

Avrei voluto un capo ripartoche mi insegnasse a lavoralo ilcuoio, un caposquadriglia chemi aiutasse a costruirloassieme quel Q.d.C., ma cosìnon è stato…

Da caposquadriglia, ricordoche ci inserii delle paginecolorate ove scrivevo tutto ciòche riguardava la miasquadriglia: i dati dei mieiesploratori, il programmadell’anno, il programmadeciso col mio vice capo perogni riunione di squadriglia…

…certo nel bosco non miporto il computer, lì non viannoto in modo naturalequello che vivo, magari le mieemozioni e pensieri di unaveglia alle stelle, come invecefaccio nel mio Quaderno diCaccia!

…magari riguardando comeme quella foto sulla primapagina, sorriderannopensando a quanti sentierihanno solcato, a quanta stradahanno fatto, a come loScautismo li ha aiutati acrescere, pronti loro, col loro“estote parati” vissuto nelcuore, ad aiutare laddove ilSignore ci conduce!

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tenza del mio primo campo estivo, con la Leg-ge, il Motto, la Promessa scritti a mano, ma inmodo solenne e ordinato, perché li ritrovassisempre lì nelle prime pagine del Q.d.C. a ri-cordarmi che sono la base della mia vita scoute della mia vita di ogni giorno, con quelle pre-ghiere, soprattutto quel-la dell’Esploratore equella di squadri-glia, che recita-vamo all’inizioe alla fine del-le nostre

Giocare il gioco

riunioni, con tutte quelle nozioni tecniche inesso contenute che erano indispensabili perle nostre attività all’aperto: i disegni dei nodie delle costruzioni e astuzie da campo, l’al-fabeto morse e semaforico, la raccolta dei se-gni di pista, le fasciature di fortuna, vari modiper realizzare una barella, i canti e in banssempre pronti (alla fine del Q.d.C., nelle ul-time pagine per ritrovarli facilmente) per al-lietare i momenti di difficoltà e farci viverel’8° articolo delle Legge Scout... e chi più neha più ne metta!

Da caposquadriglia, ricordo che ci inseriidelle pagine colorate ove scrivevo tutto ciòche riguardava la mia squadriglia: i dati deimiei esploratori, il programma dell’anno, ilprogramma deciso col mio vice capo per ogniriunione di squadriglia... e qualche gioco, peraverlo sempre pronto in caso di pioggia o dineve, quando non era possibile magari usciredalla sede perché fuori la temperatura d’in-verno era sotto zero!

E poi, da capo riparto, inserii altri fogli co-lorati (cambiando il colore) per raccogliere idati degli esploratori che il Signore mi avevaaffidato, il programma di riparto, il programmadelle riunioni di Alta Sq., di riparto, della pat-tuglia direttiva... insomma, tutto quello chepoteva essermi utile e che, mentre io lo uti-lizzavo, lo diventava anche per gli altri che mivedevano, perché trasmettevo loro la bellezzae l’utilità di questo strumento.

È vero, oggigiorno scriviamo più sul pc chesul notes, me per primo, ci mancherebbe!

Ma certo nel bosco non mi porto il compu-ter, lì non vi annoto in modo naturalequello che vivo, magari le mie emo-zioni e pensieri di una veglia alle stelle,

come invece faccio nel mio Quaderno diCaccia! Cari Capi, utilizziamolo, abituiamo

i nostri esploratori a farlo, affinché questostrumento sia per loro utile, affinché diventianche lo specchio della loro persona, cheparli di loro, che essi in quel Quadernovi si possano ritrovare sempre, anchequando, fra qualche anno, magari ri-guardando come me quella foto sullaprima pagina, sorrideranno pensando aquanti sentieri hanno solcato, a quantastrada hanno fatto, a come lo Scautismoli ha aiutati a crescere, pronti loro, colloro “estote parati” vissuto nel cuore, adaiutare laddove il Signore ci conduce!

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Aline Cantono di Ceva Commissaria Nazionale Scolte

Giocare il gioco

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tra metae verifica...

Una delle cose in assoluto più apprezzabili ed utili delloScautismo è il dare la possibilità di fermarsi un attimoa riflettere.

Fare il punto della situazione e chiedersi: “Dove sono?” è diuna importanza fondamentale per riuscire a vivere bene intutti gli ambiti (scoutistici, professionali e affettivi).

Spesso però non basta semplicemente farsi questa domandaesistenziale, bisogna fissare dei punti, mettere delle bandierine:sono arrivata qui e da qui riparto per andare oltre...

È indispensabile avere una memoria del proprio viaggio al-trimenti c’è il rischio che di insegnamenti ne restino pochi oche peggio si inizi a camminare in tondo girando su se stessi...chi va per mare sa molto bene l’utilità del diario di bordo edell’annotare la rotta, i venti, gli eventuali scogli, insomma la

Chi va per mare sa moltobene l’utilità del diario dibordo e dell’annotare la rotta,i venti, gli eventuali scogli,insomma la strada fatta.

Adulto è chi sa compiere dellescelte decisive, quelle scelteche dividono il tempo in un“prima” e un “dopo”.

Quello che ogni scolta ha diveramente intimo e privatonon viaggia nell’etere.

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Giocare il gioco

in sussidi sulla tecnica di topografiao di primo soccorso, quindi non sose oggi, sia ancora così chiara l’im-portanza di questo “libro cartaceo”.

Ho visto quaderni trasformarsiin PC, confidenze affidate ai blog eai social network.

Credo però fermamente che quel-lo che ogni scolta ha di veramenteintimo e privato non viaggi nell’e-tere... c’è una memoria più memoriadi un hard-disk o della rete.

È la memoria del cuore che habisogno di essere scritta con l’in-chiostro e dove non c’è “campo”...

strada fatta. Ecco questo è ciò che dovrebbe essere ilCarnet di Marcia per una scolta.

È un vero e proprio strumento di formazione. E per“formazione” intendo la capacità di crescere e diventareadulta avendo in mano quelle “istruzioni” che consentonodi trasformarsi in una donna di carattere, buona cristianae buona cittadina. Adulto è chi sa compiere delle sceltedecisive, quelle scelte che dividono il tempo inun “prima” e un “dopo”.

Il Carnet di Marcia aiuta a chiarirsi le idee,a concretizzarle, documenta lo scandire delletappe, è il testimone della tanto citata pro-gressione personale che inizia con il quadernodi bosco e passa dal quaderno di caccia.

Certo, nell’era degli smartphone dove ognidubbio è chiarito con un clic, può sembrareobsoleto portarsi nello zaino etti di carta

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Shazam...il Carnet di Marcia!

“I l carnet di marcia. È lo strumento personale del Rover. In essoegli annota ciò che più torna utile alla sua formazione: prendeappunti di chiacchierate interessanti, scrive impressioni e sen-

sazioni provate durante le varie attività, segnatamente durante le Uscitee i Campi Mobili. Diventerà così il suo compagno di strada, in cui con-serverà i ricordi e le esperienze vissute” (dalle NN.DD. di Branca Rover).

È ormai un dato di fatto che una parte corposa della nostracapacità di ascolto e di lettura del mondo sia “dentro” la rete.Perfino la nostra stessa identità viene vista sempre più comedisseminata in vari spazi e non semplicemente come risultatodella nostra presenza fisica.

Il Papa ha recentemente parlato della “rete” come spazioantropologico interconnesso in cui viviamo.

In questo “spazio” oggi è sempre più difficile mettersi allaricerca del messaggio di senso. Siamo infatti circondati da unaenorme nuvola di contenuti che ci arrivano anche se non licerchiamo. Li chiamiamo “contenuti orbitali”, e ci gravitanointorno anche se spesso sono sganciati dal contesto al cui ap-partengono. È la cosiddetta information overload che portal’uomo a non essere più in ricerca. Tutto è già ricevuto, bisognasolo selezionare. Tant’è che la fatica che sifa non è più quella di dare risposte, ma diriconoscere le domande fondamentali, quel-le che dànno senso.

La parola d’ordine quindi è una nostravecchia conoscenza: “discernimento”, rico-noscere le risposte giuste alla luce delle do-mande giuste. Dalle risposte, siamo quindichiamati a riconoscere le domande più ra-dicali.

Se il ragionamento oggi si è spostato sui“contenuti orbitali”, va trovato in noi uncentro spirituale forte capace di dare unitàai contenuti. Bisogna imparare ad ascoltarele “esperienze” fatte. L’esperienza non èsolo “ciò che ci accade” (saremmo passivi)né solo ciò che “sentiamo intensamente”(sarebbe effimera, non costruirebbe la no-stra identità). “Experience is not what hap-pens to a man; it is what a man does withwhat happens to him” (A. Huxley). L’espe-rienza richiede una capacità riflessiva, perpoterci appropriare veramente di ciò che

Gipo Montesanto Commissario Nazionale Rover

Giocare il gioco

Non si può fare uncopia/incolla, bisogna passareda un percorso creativo,bisogna scrivere e ciascunodeve farlo con parole sue.

Siamo infatti circondati dauna enorme nuvola dicontenuti che ci arrivanoanche se non li cerchiamo. Lichiamiamo ‘contenuti orbitali’,e ci gravitano intorno anchese spesso sono sganciati dalcontesto al cui appartengono.

L’esperienza richiede unacapacità riflessiva, per poterciappropriare veramente di ciòche ci accade.

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ci accade. Altrimenti tutto ciò che facciamodiventa una “bella esperienza”, una frase sullaquale spesso ci riduciamo a costruire le veri-fiche delle nostre attività!

Per San Paolo, nostro patrono, l’ascolto è ilcardine della Fede (Ascolta, Israele; ShemàIsrael, Dt 6,4) e l’uomo è l’uditore della Parola.Oggi, tuttavia, l’esperienza di ascolto dei nostriragazzi è quella shuffle (casuale, ciò che indi-stintamente arriva). È un tipo di ascolto am-bientale che viene, per così dire, decodificatosono nel momento in cui qualcosa ci colpisce.Un esempio ne è Shazam, una delle più scari-cate app per gli smartphone; capace di rico-noscere una canzone registrandone dall’am-biente solo pochi secondi attraverso il microfo-no del telefono. Siamo davanti ad un vero eproprio cambiamento antropologico del sensodell’ascolto.

In questo contesto, il Roverismoporta con sé un potente strumen-to: il Carnet di Marcia. L’uti-lizzo del Carnet di Marcia,personale per ciascun Ro-ver, prevede un passaggioin cui bisogna impugnareuna penna e scrivere. Non

Giocare il gioco

si può fare copia/incolla, bisogna passare perun percorso “creativo”, bisogna scrivere e cia-scuno deve farlo con parole sue. Ciò che scriviti resta dentro, ti resta impresso, non lo dimen-tichi. È più facile dimenticare ciò che dici ri-spetto a ciò che scrivi. L’ascolto ambientale,quindi per un Rover, diventa discernimento ediventa decodifica del messaggio di senso.

Il carnet diventa davvero un compagno distrada che racchiude i momenti importanti incui il quotidiano ti ha fatto crescere. Rende ilRover capace di stupirsi ancora una volta da-vanti al quotidiano.

Il filosofo Albert Borgmann evidenzia le dif-ferenze fra “strumenti tecnologici”, quali radio,televisione, computer, cellulari, e “oggetti fo-cali” (focal things), quali il focolare, il pasto con-diviso, l’altare dove celebriamo l’eucaristia.

Tanto per fare un esempio, il condizionatoreche riscalda una stanza è una comodità, chesi accende o si spegne al bisogno, rispetto alcamino che invece richiama non solo tuttauna preparazione, ma anche una emotività le-gata alla simbologia.

Il Carnet di Marcia aiuta il Rover a passareda un utilizzo da “consumatore” del quotidianoad una esperienza vivificante; a fare un salto,

quindi, dalla “comodità” alla “Grazia” diDio. Il Carnet aiuta il Rover a sco-

prire le focal things della suavita. Caro Capo Clan, ti ren-di conto delle potenzia-lità pedagogiche dellostrumento “Carnet diMarcia”? Come/quantolo utilizzi per i tuoi Ro-ver?

AZIMUTH • SCOUT D’EUROPA 1/2013 27

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Versol’Eurojam 2014...

Eurojam: tanti ricordi, tanti volti, tante esperienze, occhilucidi a ricordare quelli passati... dalle foto in bianco enero di quello di Francia 1984, a quello “nostro” di Viterbo,

all’ultimo della Polonia 2003, che pare finito appena ieri, nonquasi 10 anni fa... Eurojam 2014: le nostre speranze, il nostroimpegno, la nostra sfida: portare 2.000 guide e 2.000 esploratoria vivere un’esperienza che segnerà la loro vita per sempre, per-ché un campo come quello non lo si dimentica nemmeno davecchi... Le nostre speranza è quella di: far vivere la fratellanzascout, far vivere l’Europa, non con le parole, ma con i fatti,non con i racconti degli altri, ma in prima persona, giocandocon gli altri, camminando fianco a fianco agli altri, pregandocon gli altri; una fratellanza della quale potremmo parlare perore, o forse giorni, ma che noi desideriamo ardentemente vivereassieme ai nostri riparti di guide ed esploratori...

Per questo ci impegneremo in prima persona, insieme atante, tantissime persone che abbiamo accanto, capo e capiche si spendono per questa giusta causa, che donano il lorotempo di giorno, di notte, durante la settimana e alla domenica,perché non è una cosa piccola organizzare un Eurojam!!

La nostra sfida ci aspetta: sì, perché è una sfida (e la vo-gliamo vincere!), quella che vogliamo condividere con fratellie sorelle da tutta l’Europa: il futuro ce lo costruiamo noi, giornoper giorno, con le nostre fatiche ma anche con le nostre virtù,con la condivisione e anche col senso di responsabilità, con gliideali ma anche con la concretezza e l’essenzialità tipiche della

Luvi e Fabio Commissari Nazionali Guide e Esploratori

Giocare il gioco

Eurojam: tanti ricordi, tantivolti, tante esperienze, occhilucidi a ricordare quellipassati…

Il tutto è avventuroso, ciprende, ci assorbe, vive in noi!

…il futuro ce lo costruiamonoi, giorno per giorno, con lenostre fatiche ma anche conle nostre virtù, con lacondivisione e anche colsenso di responsabilità, con gliideali ma anche con laconcretezza e l’essenzialitàtipiche della guida edell’esploratore…

…l’incontro con l’altro, conl’altra, quale sarà l’EJ, non siaimprovvisato, ma la naturaleconclusione di un percorsoche non poteva che finire lì, inFrancia, nel 2014…

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guida e dell’esploratore... perché lavita non sia “quello che succedementre facciamo altri progetti”, mala vita sia quello che viviamo real-mente nella nostra quotidianità cer-cando di costruircela sempre al me-glio! Il tutto è avventuroso, ci pren-de, ci assorbe, vive in noi!

Il tutto ci fa dire che vogliamo prepararcial meglio a vivere questa esperienza, ed eccoperché assieme alle nostre Pattuglie Nazionalidi Branca abbiamo pensato al “Diario di un’av-ventura”, alla Missione “Azimuth Europa”, per-ché l’incontro con l’altro, con l’altra, qualesarà l’EJ, non sia improvvisato, ma la naturaleconclusione di un percorso che non potevache finire lì, in Francia, nel 2014, ove tanti fra-telli e sorelle scout ci attendono perché animatidallo stesso Spirito e dalla stessa Fede in Dio.

Buona Strada!

Missioni di squadriglia Diario di un’avventura Le Guide sono invitate raccontarsi attraversoquesto Diario chi sono, in cosa e come possonocrescere come Squadriglie. L’obiettivo è proprioquello di far prendere coscienza alle ragazzedella realtà della propria squadriglia e dellareale capacità di affrontare un’avventura ditale portata confrontandosi con le caratteri-stiche tipiche di una squadriglia, dallo stileallo spirito che la anima. Questa presa di co-scienza culminerà con l’iscrizione vera e pro-pria all’Eurojam alla fine della prossima estate.Abbiamo coscientemente evitato di indire unagara con relativa selezione, fondandoci sui cri-teri principe dell’autoeducazione e dell’edu-cazione attraverso le responsabilità (sotto laguida attenta delle Capo Riparto e delle Inca-ricate di Distretto). Alla fine di questo Diariosperiamo non solo di avere il nome delle squa-driglie di Italia che partiranno per la Francia,ma che tutte le squadriglie -che avranno par-tecipato- sappiano chi sono.

Giocare il gioco

Azimuth europa: un passaporto per l’avventuraAzimuth, la direzione, Europa, la destina-

zione: è questo il nome che riassume per lesquadriglie di esploratori le 12 sfide che que-st’anno dovranno affrontare, per avvicinarsiall’Eurojam. Un’avventura che li porterà a con-frontarsi con 3 livelli raggiungibili per ognisfida, ora, bronzo e ferro, con il chiaro l’obiet-tivo di volerla migliorare; ad ogni sfida superataun tassello permetterà loro, nell’arco dell’anno,di comporre una cartina d’Europa.

La volontà chiara è quella di far capire aSquadriglie a Capi Riparto se l’esperienza av-venturosa dell’Eurojam 2014 sia per loro quellamigliore, perché per potervi partecipare consuccesso è necessario essere una Squadrigliain gamba, che sa il fatto suo, che se la sa cavarein ogni situazione.

Per scoprire di più sulle Missioni e sull’Eurojam potete visitare il sito www.eurojam2014.fse.it

AZIMUTH • SCOUT D’EUROPA 1/2013 29

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Eurojam a confrontoSergio Colaiocco, Attilio Grieco, Paolo Bramini

Giocare il gioco

AZIMUTH • SCOUT D’EUROPA 1/201330

DATA 15-28 luglio 29 luglio-9 agosto 31 luglio-12 agosto

LUOGO Chateauroux Viterbo Zelasko

MOTTO / Ut omnes unum sint Duc in altum

PARTECIPANTI

5.700di cui italiani:

668 Esploratori, 423Guide15 tra Capi e Rover e Scolte(i servizi erano tutti gestiti

dai francesi )

5.350di cui italiani:

1354 Esploratori e 897 Guide300 tra Rover, Scolte ed R-S

13 Paesi più rappresentanze diCanada, Libano e Romania

7.800di cui italiani:

1600 Esploratori e 1150 Guide Rover, Scolte ed R-S:

450 da 12 Paesi

ATTIVITÀ

Guide: le giornatedell’arcobaleno (esplorazione,natura, espressione e sport)

Esploratori: la“grand chasse” 4intere giornate dedicate atracce, giochi rudi, crociati,

grande gioco

Attività per Riparti GemellatiGuide: Atelier tecnico, explò

storico, naturaEsploratori: atelier tecnico,grande gioco, Missioni di Sq.

Attività per Squadriglie gemellate:

Certamen (gioco)Artis (tecnica)

Expeditio (missione)Convivium (invito a pranzo)

GIORNATAPARTICOLARE

25 luglioConsacrazione alla Madonna

nella cattedrale diNotre Dame a Parigi

3 agostoUdienza Generale nellaBasilica di San Pietroda Giovanni Paolo II

7 agostoPellegrinaggio a Czestochowa

SCELTAMETODOLOGICA

VINCENTE

Accettare la sfida di unincontro internazionale a soli

otto anni dalla fondazionedell’associazione. Ci siamo

sentiti sostenuti, incoraggiati eparte di una più grande

fraternità

Il campo garantiva una serenavita di campo perché i

sottocampi erano nazionali conpropri Capi e proprio menù.

Erano i Riparti che di volta involta andavano di volta in voltaad incontrarsi con gli Scout di

altre nazioni

Favorire la creazione di legamiprofondi e personali proponendo

attività via via più intense macon gradualità perché la parola“fraternità” diventi esperienza

concretamente vissuta

Francia Italia Polonia

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AZIMUTH • SCOUT D’EUROPA 1/2013 31

Giocare il gioco

COSA ABBIAMOIMPARATO

Non basta avere gli stessi idealie la stessa Legge per capirsi e

andare d’accordo. Lafratellanza Scout si costruisce

pian piano ed essere Scoutd’Europa non vuol dire

diventare tutti “francesi”

L’associazione ha accettato lasfida dell’organizzazione in

Italia dimostrando a se stessa ea tutta la FSE le proprie

capacità organizzative emetodologiche

La disponibilità ad essere Paeseospitante di una Associazione

giovane, quella polacca, ha resonecessario il contributo de le

associazioni più numerose: unasupposta debolezza si è trasformata

nel punto di forza dell’EJ

UNA COSABEN FATTA

La bellezza delle grandicostruzioni; non solo utili maanche scenografiche, come la

facciata di Notre Dame

La capacità di superare loschema dell’84 di una

associazione che propone egestisce tutto e invece

progettare e lavorare insiemecon vero spirito di pattuglia con

le altre nazioni.

L’aver messo al centro dellaproposta educativa l’avventura

della vita di Squadriglia

COSA POTEVAESSER FATTO

MEGLIO

Tutto il campo è diviso in cittàcomposte da villaggi. Ogni

villaggio è costituito da 5 Ripartidi diverse nazioni con un Capovillaggio che non conosceva nela lingua né le abitudini dei vari

Riparti … frequentifraintendimenti organizzativianche sulla cambusa con un

unico menù francese

La distanza tra nazioni hadiminuito le occasioni di

contatto con gli scout e leguide di altre nazioni

Condividere maggiormente laprogrammazione educativa inparticolare con le associazioni

meno numerose

Il LOGO

DESCRIZIONESIMBOLO

I campi gialli di stoppie di granoappena raccolto

Il canto della Promessa avanti alPapa delle guide e degli scout che

affollano la Basilica di S. Pietro

I guidoni sventolanti sulla collinadell’Alza bandiera al terminedella cerimonia di chiusura

CURIOSITÀ

Assenza quasi totale di legnaper costruzioni di Sq.

La realizzazione della basenautica sul Lago di Vico nonsolo per gli scout nautici ma

aperta a tutti

La distribuzione al campo delquotidiano “Daily Zelasko” che

raccontava le più diverseesperienze

Francia Italia Polonia

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L’OrifiammaAttilio Grieco

RADICI

AZIMUTH • SCOUT D’EUROPA 1/201332

Una bandiera non è un semplice elemen-to decorativo, o un accessorio ornamen-tale, essa riveste sempre un significato

importante per chi la innalza. Nel 1956, quan-do fu fondata la FSE, l’Orifiamma era piuttostoimpersonale, di colore blu come il distintivosull’uniforme. Ma nel 1966 gli Scouts d’Europafrancesi organizzarono un pellegrinaggio alMont-Saint-Michel, in Normandia, e realizza-rono un grande gioco che aveva come temal’Esodo, con egiziani ed ebrei che aspettavanoche le acque del Mar Rosso si ritirassero. I duecampi in gioco avevano degli stendardi bianchie degli stendardi neri. Al momento della bassamarea, che simboleggiava le acque del MarRosso che si ritiravano, tutti attraversarono labaia a piedi nudi per raggiungere il Mont-Saint-Michel e gli stendardi furono cuciti insieme,bianco contro nero, per simboleggiare l’unionedegli Scouts giunti in pellegrinaggio.

Bianco contro nero, era nata l’Orifiamma.Bianco e nero, due colori che hanno semprerappresentato la luce e l’oscurità e quindi an-che il simbolo della lotta del Bene contro ilMale che è nel mondo e nella vita di ciascunodi noi. Un simbolismo che la Chiesa mantiene,ad esempio, nella notte di Pasqua, quando vie-ne acceso il cero pasquale nel buio della notte,simboleggiando così la luce di Cristo risuscitatoche rompe le tenebre e vince l’oscurità delpeccato. La vita cristiana, come dice san Paolo,è una lotta continua contro il male. Però Cristoha vinto e la nostra lotta consiste nell’operare

per essere santi, diffondendo la luce di Cristoe portando il fuoco dello Spirito nel mondo.Collocata al centro del bianco e del nero, lacroce ad otto punte ci ricorda che la vittoriadella luce sull’oscurità è iniziata con il sacrificiodi Cristo sulla croce. Il giglio, posto sulla crocee ricco dei significati ben noti a tutti noi, ci ri-corda anche che il nostro Nord è Gesù Cristo:è verso di Lui che dobbiamo puntare.

Ecco quindi perché per uno Scout o per unaGuida d’Europa pronunciare la Promessa sul-l’Orifiamma riveste un significato molto profon-do. Ma l’Orifiamma ha anche una origine piùantica, che risale al tempo delle crociate, quandoveniva chiamata “Baussant”, che in francese an-tico significava “beau signe” (“bel simbolo”). FuPerig Géraud-Keraod, fondatore della FSE, cheideò il grande gioco del Mont-Saint-Michel nel1966 e che volle adottare l’Orifiamma biancae nera come bandiera della FSE.

Oggi le questioni non si affrontano più coni combattimenti di un tempo ma con l’azionemissionaria e quindi l’Orifiamma rappresentail simbolo della volontà delle Guide e Scoutsd’Europa di operare per il Regno di Cristo, se-condo l’insegnamento di Gesù, in ogni mo-mento della propria vita e in ogni situazione.

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AZIMUTH • SCOUT D’EUROPA 1/2013 33

Il 29 ed il 30 settembre si è svolta a Messinaun’uscita di spiritualità organizzata dallaRegione Sud. L’attività è stata pensata come

momento in cui poter ricaricare le batterie“spirituali” prima dell’inizio di un nuovo annodi servizio offrendo un’esperienza di forma-zione “forte” a tutti capi siciliani e calabresi.

Il campo è stata anche l’occasione per ri-cordare il profondo significato della spiritualitàall’interno della nostra metodologia: non èuna tecnica, ma l’atmosfera in cui far speri-mentare ai nostri ragazzi il gioco scout.

C’è tanta spiritualità in una legatura quadracome in una scheda natura o in un gioco conla palla. La chiave sta nel cercare di guardarei nostri ragazzi con gli occhi di Dio Padre e ri-cordarsi che tutto ciò che facciamo è in Lui eper Lui.

Il sabato è stato dedicato ad una lectio divinache ci ha accompagnato durante il pomeriggio,mentre la sera più improntata sulla riflessionee la preghiera personale e comunitaria. Il branodel Vangelo scelto è stato Luca: 12, 35-48, cheinizia con il motto scout e presenta la figuradel capo come cristiano impegnato nel servizio.Inoltre il passo del Vangelo si presta ad una

REGIONANDO

rielaborazione avente come riferimento i mez-zi del metodo.

La domenica lo stesso brano che ha ispiratola lectio del sabato è diventato il tema di un’at-tività per branca. Abbiamo voluto chiedere aicapi di utilizzare il brano della lectio per im-postare un’attività da presentare alla propriaunità di appartenenza.

Al termine dell’incontro ogni capo è tornatoa casa arricchito dalla preghiera e con un’at-tività per i propri ragazzi condivisa insieme afratelli e sorelle di gruppi scouts di città e re-gioni diverse.

incontro di spiritualitàdella Regione Sud

Marco, Vanessa, Don Paolo Regione Sud

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AZIMUTH • SCOUT D’EUROPA 1/201334

Campo di formazione tec-nica... parole che messecosì possono dire tutto o

niente, vi spiego allora di cosa sitratta. L’idea di questi campinasce all’interno della PattugliaTecnica Nazionale Esploratori; cisiamo accorti durante i vari incontriche diversi capi sentivano l’esigenza di “man-tenere vive” alcune tecniche mentre altri vo-levano perfezionare altre.

Luca Cicutto

REGIONANDO

Abbiamo perciò deciso di rea-lizzare questi campi di formazio-ne, aperti a tutti i capi di tutte lebranche, che volevano ri-respirare“aria di avventura” perché comedice B.-P. “Lo scautismo è un gioco pieno

di allegria”.Inizialmente abbiamo cominciato in

sordina, nel 2004, un po’ timorosi perché nonsapevamo bene quante adesioni potevamo ave-re ma fiduciosi abbiamo continuato fino adavere numerose partecipazioni ed ad aumen-tare le giornate di campo.

Ad ogni campo si respira vera aria da campoestivo, dove i partecipanti, Rover e Capi, hannol’occasione di ritornare “giovani esploratori” al-l’interno di una squadriglia, per condivideredifficoltà, pranzi e cene, risate ed idee per crea-re la scenetta per il fuoco di bivacco, dimen-ticando tutto ciò che succede nel “mondo ester-no” ed immergersi in giochi e attività, creando

Campo diformazione tecnica 2012

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un bagaglio di esperienze insostituibile chenon si trova in nessun libro.

Il campo di formazione tecnica 2012 si èappena concluso, si è svolto dal 1 al 4 novem-bre 2012 a Soriano (VT) presso la Base“Brownsea”. Il miglior ringraziamentoper la pattuglia sono sicuramente leparole lasciateci da un allievo, se cosìsi può chiamare un capo, che ripor-to qui sotto e che ben riassumonolo spirito del campo.

Dormire su un letto a castellocostruito in una grotta...rea-lizzare costruzioni dacampo con il froissar-tage (gli incastri)... ab-battere alberi secchi eusarli per costruireun’edicola sacra... riconoscerele piante e impiegarle in cucina...realizzare trappole per catturare eosservare gli insetti... questo e tantoaltro è stato il Campo di FormazioneTecnica 2012.

REGIONANDO

Ma, soprattutto, vivere in una Squadriglia, for-mata da Rover e Capi con cui condividi la passioneper lo Scautismo; morire di risate provando conloro la scenetta per il fuoco di bivacco, mentrecuoci la cena, nella notte umida, alla sola lucedelle torce e del fuoco della cucina da campo.

Queste sono le esperienze di cui ogni Capo ha bi-sogno per mantenere viva la passione per lo Scau-tismo!

Lo Scautismo è un grande gioco per i ragazzi, ilnostro compito è servirli con la nostra competenza,il nostro impegno e il nostro entusiasmo... e perfarlo al meglio abbiamo bisogno di viverlo, loScautismo, noi per primi, fino in fondo, insiemea fratelli pieni di passione.

Queste attività sono una boccata d’ariaper la nostra vita scout; al di là di

tante chiacchierate metodologiche!

E poi, guarda caso, il me-todo viene comunque tra-smesso attraverso le at-tività pratiche... morale

indiretta, direbbe qualcu-no. E forse non è un caso se una

buona metà degli allievi e qualcheCapo della staff fanno servizioin Branca Lupetti!

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ORIZZONTE EUROPA

La partecipazione ad un Campo di Forma-zione riesce a dare una carica non indif-ferente e il desiderio di trasmettere molto

agli altri. Se poi questa esperienza viene vissutaoltre i confini della nostra Associazione, in uncontesto internazionale, allora l’entusiasmoassume una dimensione di gran lunga supe-riore. È quello che è successo a me questa esta-te, in occasione della partecipazione al Campodi Formazione delle 12 Stelle, svoltosi dal13 al 18 Agosto 2012 in Germania ad Altenberg,una splendida località immersa nel verde, si-tuata a circa 30 km da Colonia. È infatti il se-condo anno che l’Unione Internazionale delleGuide e Scouts d’Europa organizza ufficial-mente un Campo di Formazione per Capi ap-partenenti alle Associazioni nazionali dei di-versi paesi europei aderenti la FSE, impegnati

a svolgere un servizio nell’ambito del proprioDirettivo o responsabili della formazione avari livelli. Altre edizioni, sebbene in formediverse, si erano svolte anni prima.

La scorsa primavera ho aderito all’invito ri-voltomi dal Commissario Generale di parteci-pare ad un Campo Internazionale, anche sein verità avevo poche conoscenze sulla portatadel Campo stesso. Quindi, dopo una prepara-zione personale sugli argomenti delle sessioniche avremmo poi affrontato, stimolata dallostaff, sono arrivato al campo. Sapevo di esserel’unico Capo in rappresentanza della nostraAssociazione e sol soletto ho raggiunto la splen-dida città di Colonia (Koln per i tedeschi). L’ap-puntamento era a Bergisch Gladbach, un pae-sino a circa 15 minuti da Colonia.

Comincio a vedere dei Capi in uniforme etra questi scorgo qualche viso che conoscevogià dalle foto, il Capo Campo Juan Carlos Cor-vera e la Vice Jeanne Taillefer, che mi dannoil benvenuto e con i quali mi soffermo a dia-logare in italiano. Di lì a poco con tutti i par-

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Altenberg, 13-18 agosto 2012

12 StaR tRaininG CaMPovvero Campo delle 12 StelleMario Cicero

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ORIZZONTE EUROPA

tecipanti ci mettiamo in quadrato perla cerimonia di apertura del Campo. Lalingua ufficialmente parlata è l’inglese,ma si dialoga anche in altre lingue e traqueste soprattutto in francese, di cui hodiscrete conoscenze.

A quel punto conosciamo lo Staff delCampo, che oltre al Capo e la Vice CapoCampo si compone di altri Capi comeBruno Borde e Marc Bouchez (dell’Asso-ciazione francese), Martin Hafner (Com-missario Federale dell’UIGSE-FSE) re-sponsabile della logistica, Franziska Har-ter responsabile delle attività spirituali, l’As-sistente padre Thomas Horsch (dell’Associa-zione tedesca) e infine la polacca Julia Ruman,addetta alla comunicazione.

Siamo 25 partecipanti in rappresentanza diPortogallo, Spagna, Francia, Germania, Italia,Austria, Lituania, Repubblica Ceca, Polonia,Ungheria, Bulgaria e Ucraina. Per la maggiorparte siamo di religione romano-cattolica, maci sono anche ortodossi, protestanti e greco-cattolici. Riceviamo un fazzoletto azzurro conil simbolo del Campo e dopo una divisione incinque squadre, due della Sezione Femminilee tre Maschile, ci mettiamo in marcia per rag-giungere il campo base che si trova ad Altem-berg, a circa 12 km di distanza.

Familiarizzo subito con i componenti dellamia squadra, un francese, un polacco, un au-striaco, un ucraino e un italiano che da annivive in Spagna (presidente dell’Associazionespagnola). A questo punto il Campo è proprioiniziato. È un bel colpo d’occhio il luogo dovetrascorreremo la settimana. Via via scorgotutte le costruzioni da campo e la mia atten-zione è subito catturata da una scritta postaalla base del portale: “The scout law is thelaw of this camp”, la legge scout è la leggedel campo. E così è stato.

A fine serata annoto qualcosa sul mio carnet:lo stile è unico, l’atmosfera è bellissima ed ele-vato è il rispetto per gli altri con i quali c’è grande

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intesa, si respira un clima di fraternità europea.Diverse le attività che hanno riempito le nostregiornate. Non sono mai mancati momenti diintensa spiritualità, con le lodi, l’angelus, le ce-lebrazioni eucaristiche, i vespri, l’adorazioneeucaristica ed una breve processione serale cheha preceduto la festività della Assunzione dellaBeata Vergine Maria. Tanti i momenti di rifles-sione, sia personali che comunitari.

Molto interessanti inoltre le quotidianechiacchierate sulla tecnica dell’espressione,egregiamente tenute da Bruno Borde, e i beimomenti serali attorno al fuoco.

L’interesse maggiore l’ha certamente susci-tato la trattazione dei vari temi inseriti nelprogramma del campo, uno per giorno. Le ses-sioni hanno riguardato:• la persona umana, in quanto siamo edu-

catori di persone. Per tale ragione la rela-trice, la scrittrice e sociologa Gabriele Kubyci ha aiutato ad approfondire cosa significaessere una persona umana e di come, attra-verso la formazione, l’uomo può divenirevirtuoso e tendere verso il bene;

• la società, in quanto l’uomo è un essere so-ciale che ha bisogno degli altri per vivere.Una società virtuosa è formata da uominivirtuosi;

• la nascita di Gesù, che entra nella storiadell’umanità per cambiarla completamente.Nella terza sessione, tenuta dal vescovo

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ORIZZONTE EUROPA

Melki, si parla perciò di Chiesa e di comeessa sia collegata allo scautismo cattolico;

• l’Europa, il nostro contesto di riferimento.Il relatore dott. Dessloch ci ha dato una ec-cellente descrizione dell’attuale crisi eco-nomica, conseguenza di una crisi “culturale”che a sua volta deriva da una crisi antropo-logica;

• infine l’UIGSE- FSE, ultimo tema affrontatonon a caso dopo aver trattato gli altri. Infattitutti questi argomenti, come sottolineatodal Capo Campo, costituiscono il DNA del-l’Unione Internazionale. Un uomo virtuoso,cristiano (non solo cattolico), al serviziodella società, nella Chiesa, per la costruzionedi una fraternità europea.

E così, vissute intensamente le varie giornate,siamo arrivati all’ultima sera. In un clima sug-gestivo appositamente creato, dove il fuoco ele bandiere nazionali dei partecipanti facevanoda scenografia, abbiamo condiviso tutti quantiinsieme la cena, egregiamente preparata dal-l’equipe logistico, che con un numero di espres-sione ci anticipava, di volta in volta, la portatache avremmo gustato. Al mattino seguente,lasciato il campo ci siamo diretti alla periferia

di Colonia e da lì in marcia, recitando il S. Ro-sario, abbiamo raggiunto il Duomo. A quelpunto ci siamo concessi una foto di gruppopresso la vicina via Machabaerstr ove abbiamorievocato il momento storico noto a tutti noi,quando nel 1956 alcuni giovani scout tedeschi,un francese e alcuni austriaci tra i 20 e i 30anni si riunirono in una abitazione sita in quel-la via e fondarono la FSE (per questa ragioneè stata scelta Colonia come luogo del campo).

Subito dopo, raggiunto il Duomo, abbiamopreso parte alla celebrazione Eucaristica pre-sieduta dal Vescovo Melki. Fuori dalla chiesaci siamo riuniti in quadrato per la consegnadei ricordi e il saluto finale.

Per esigenze di orario, per primo ho ricevutoi saluti del Capo e la Vice Capo Campo e a se-guire un simbolico abbraccio da parte di tuttigli altri, i quali molto graziosamente hannosottolineano la mia partenza con un sonoro“grazie Mario” (in lingua italiana naturalmente).Commosso sono andato via di corsa, con lozaino colmo di tutto ciò che ha reso grandel’esperienza di Campo vissuta in quei giorni,che non scorderò mai e che ha contribuito adaccrescere la mia formazione di educatore.

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ORIZZONTE EUROPA

I l Campo 12 Stelle affonda le sue radici nellaPentecoste del 1997, quando 14 capi dellaUIGSE-FSE, riuniti a Chateau-Landon (Fran-

cia), decisero di fondare il primo Campo sottola guida dell’allora Commissario Federale Pier-rette Givelet.

Nell’agosto del 1998 45 Capi, in rappresen-tanza di 12 Associazioni, diedero vita sulle Do-lomiti al primo Campo di Formazione, dovevennero affrontati consuccesso alcuni impor-tanti temi, anche a ca-rattere sociale.

Nel giugno 1999 aChateau-Landon si svol-se la seconda edizione,guidata dal Commissa-rio Federale Givelet.Nello staff vi era AttilioGrieco, allora Presiden-te Federale. In questo campo si affrontaronotemi come il Consiglio d’Europa, la pedagogiadell’amore e la teologia della pastorale fami-liare. Nell’agosto 2001 in Polonia si svolse laterza edizione: i lavori riguardarono princi-palmente la preparazione dell’Eurojam 2003.

Dopo una pausa di diversi anni, nel 2007 ilnuovo Commissario Federale Jacques Mouge-not chiese a cinque Capi di riflettere sulla crea-zione di un Campo Internazionale che dovevaessere il punto di riferimento per tutta l’Unio-ne. L’obiettivo per il futuro era che il Campodoveva essere un momento forte di formazioneper i Capi con responsabilità associative, ca-ratterizzato da un alto livello di offerta peda-gogica. A guidare i lavori fu scelto Juan CarlosCorvera Cordoba (dell’Associazione spagnolae componente del Consiglio Federale), che in-sieme a diversi Capi, tra cui il nostro PaoloBramini, iniziò a progettare la realizzazionedi un campo di qualità. Nel settembre 2009 iCommissari Generali di tutte le Associazioniriuniti in Consiglio Federale hanno adottatoa maggioranza il principio di questo campo.

Una breve storia

Le origini del Campo 12 StelleMario Cicero

Lo staff Capi di entrambe le se-zioni, nel frattempo arricchi-tosi di altri elementi e tra que-ste la nostra Nicoletta Orzes,al termine dei lavori presentòal Consiglio Federale il progettodi realizzazione di un primocampo, per verificare se vi fos-

sero le condizioni per proseguire in futuro.Così il 21 agosto 2010 ad Altenberg, inizia sottouna nuova formula il Campo delle 12 Stelle.Due i capi italiani partecipanti: Maria GraziaLicata e Giuseppe Muratore. La squadra guidatada Juan Carlos Corvera e Nicoletta Orzes (re-centemente nominata Presidente Federale),insieme ad altri Capi di varie nazioni, si avvalsedella preziosa collaborazione logistica e litur-gica di Martin Hafner (capo dell’Associazionetedesca, oggi Commissario Federale) e Franzi-ska Harter (Germania).

Alla fine del Campo, vennero presentati aicomponenti del Consiglio Federale, interve-nuti l’ultimo giorno, i risultati del primoCampo sperimentale. I membri del Consiglio,quindi, a conclusione di tutto il lavoro svolto(progetto, preparazione e realizzazione delprimo Campo sperimentale) votarono all’una-nimità una mozione che ha definito il Campodelle 12 Stelle, come punto di riferimentoper la formazione dei Capi Responsabilicoinvolti nella conduzione associativa all’in-terno dell’UIGSE.

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COMPAGNI DI VIAGGIO

La storia di Marco Bratti

Disgrazia... o Grazia?

Èstata una fortuna per me avere,seppur per breve tempo, Marcocome compagno di classe du-

rante i primi mesi delle scuole me-die. Entrambi classe 1978, entrambiscout, da poco passati in riparto nelGruppo di Longarone. Colpiva subitoil suo carattere: curioso di tutto, at-tento, molto sensibile. Bastavano po-chi minuti insieme e potevi capirecosa gli piaceva: i gatti, i puffi (andavamatto per i loro cartoni animati).Sempre il sorriso sulle labbra, sem-pre qualcosa da raccontarti perché la sua cu-riosità lo portava ogni giorno a scoperte nuoveche non voleva tenere per se.

Tutto questo fino a quel venerdì 13 aprile1990, quando Marco è coinvolto in un terribileincidente stradale a pochi metri da casa chelo fa entrare in un coma vigile che durerà peroltre 22 anni. Quella che potrebbe essere so-lamente l’inizio di una storia triste, di doloree disperazione si rivela invece occasione peruna riscoperta di speranza, fede e amore.

Può un servizio ricevere più di quanto riescea dare? E allora può ancora definirsi tale?

Durante i molti anni della malattia che han-no visto Marco fermo su una sedia a rotelle ilgruppo scout di Longarone, in collaborazionecon altri amici e volontari, ha voluto portareil suo servizio nella ginnastica, la fisioterapiao la semplice compagnia nei suoi confronti.Ogni persona, uscita dalla casa dopo una seratapassata con lui si rendeva conto di aver ricevutomolto più di quanto non potesse dare.

Il nostro servizio consisteva nel trascorrerein coppia un paio d’ore durante le sere o il sa-bato mattina per fare della ginnastica a Marco,per permettergli di tenere in funzione la mu-scolatura e di poter respirare meglio.

In quei momenti si parlava con lui e gli siraccontava di tutto: come andavano gli studi,il lavoro, la famiglia o gli amici. Marco, immo-bile e silenzioso, ha permesso a molte persone

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Alessandro De Favero

di potersi ritrovare, anche solo per una sera.Persone che magari, prese dal lavoro o dallafamiglia, oppure lontani da casa tutta la set-timana per l’università non mancavano peròall’appuntamento mensile con il loro amico.

E così, di anno in anno, le relazioni tra i vo-lontari e la famiglia Bratti sono cresciute, il30 ottobre si passava per fare gli auguri a Marcoper il suo compleanno e nel 2008 fu organiz-zata anche una festa per i suoi 30 anni.

Per quanto noi facessimo, quello che ave-vamo in cambio era sempre molto di più: neiprimi anni Marco era attento quando gli par-lavi, ad una battuta faceva un sorriso sollevan-do un lato della bocca; alla fine della serata cidava sempre il suo saluto con un colpo di ciglia,l’unico modo che aveva di comunicare.

Tutto questo valeva molto di più del nostroservizio, con questi semplici gesti ha saputofar crescere la comunità attorno a lui, non soloin numeri ma soprattutto nei rapporti e nelservizio offerto. Il semplice calendario dei turniche inizialmente si occupava solo di trovaredue persone libere quella sera, di cui una cheguidasse anche l’automobile, si è trasformatoin un modo per trovare nuovi volontari, pertenere i contatti tra di loro e con la famiglia,per approfondire e migliorare gli esercizi diginnastica da fare. Un altro grande dono cheabbiamo ricevuto è stato la scoperta della fa-miglia di Marco. Aveva tutti i presupposti per

Marco da Lupetto.

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essere una famiglia dedita completamente almantenimento del figlio in coma, degli altriquattro figli, dei numerosi nipoti e al sostegnodella madre colpita da una malattia degene-rativa qualche anno dopo l’incidente di Marco.

Invece, si è dimostrata un esempio di fede,speranza nel futuro e nel saper esprimere lagratitudine per i doni ricevuti. Ogni personache entrava si sentiva a casa propria. C’erasempre una parola di reale interesse, un caffèo un dolcetto non mancavano mai e si sentivaraccontare come era passata la giornata di Mar-co dal papà Luciano.

Lo stesso genitore, così scriveva qualche an-no fa alla rivista Avvenire:

In una delle storie raccontate da Avvenire unamamma si esprimeva nei confronti del familiareche accudiva definendolo un «angelo».

Anch’io dico lo stesso di mio figlio, aggiungen-do, come cristiano, che ce l’ha mandato Dio: congli anni mi pare di capire che non è un angelopassivo, solo perché sopporta il peso dell’infermitànon chiedendo nulla, ma un angelo attivo, com-partecipe della vita di famiglia e della società.Cerco di spiegarmi: da vent’anni ci sono persone –

assistenti sanitarie, scout, giovani e adulti – chein vari modi lo aiutano e ci aiutano per la toilette,la ginnastica, la stimolazione, il passeggio. Ebbenequeste persone ricevono da Marco un’educazionea diventare più mature, un aiuto nelle difficoltàdella vita, anche il dono di una serenità d’ani-mo.

Un estraneo può immaginare che le giornatedi un ragazzo in coma siano tutte perfettamenteidentiche, ma ascoltando un padre che le rac-conta con dovizia di particolari e che sa vedereoltre sembrano veramente sempre nuove. Solochi ha un grande cuore e una profonda fede rie-sce a portare avanti questo ogni giorno per ben22 anni. Infatti, il 9 novembre arriva la notizia,in poche righe a tutti i volontari: MARCO BRATTIÈ VOLATO IN CIELO. Proprio così lo abbiamoimmaginato tutti, dopo anni passati in immo-bilità e silenzio, ora il Signore ha donato a Marcola possibilità di correre e cantare in Paradiso.

Al suo funerale, era chiara quale fosse lafrase più sentita e letta: GRAZIE MARCO.

COMPAGNI DI VIAGGIO

AZIMUTH • SCOUT D’EUROPA 1/2013 41

Festa per il 30° compleanno di Marco.

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NELLO ZAINO

un anno su Youtube

Da un anno ormai chi vuole conoscerciha uno strumento in più: YouTube. Ol-tre 30.000 volte sono stati visti i nostri,

per ora, 23 video che da un lato raccontanola vita quotidiana delle nostre unità e dall’altrodocumentano eventi particolari della vita del-l’associazione.

Da ultimo sono scaricabili da YouTube seivideo sulla vita delle Squadriglie esploratoripensati per le riunioni dei genitori al fine didare la possibilità ai Capi di spiegare il tipo edil senso delle attività cui partecipano i lorofigli; tutti i video sono, poi, disponibili anchesu DVD acquistabile in Segreteria.

Ci sono, però, anche alcuni dati che ci de-vono interrogare: in associazione siamo quasi20.000; perché gli iscritti al canale YouTube

Sergio Colaiocco

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Scheda canaleNascita 20 gennaio 2012Video 23 Iscritti 300 circa Visualizzazioni più di 30.000 Minuti di immagini 106

COMMENTI AI VIDEO

Semplicemente bellissimo... Buona Strada ragazzi!!! Simone - GEIII

È bellissimo rivivere quei momenti !!! (PS: mi salutate quel radioamatore che si mangia leunghie in cima alla montagna :-) G. Giovanelli

Complimenti ragazzi! Rivedere queste immagini mi ha permesso di riavere un assaggio dellestupende emozioni provate al CMN! =) Avanti così verso avventure sempre nuove! ... Masempre: nel Tuo volto la (nostra) strada! Buona strada!!! BlizzardWind 

Un video molto ben fatto, spiega bene cosa fanno i lupetti. Visto che nel cngei non ci sono lecoccinelle, potreste fare un video simile a questo anche su di loro, per spiegare a noi profani ilmetodo coccinelle? Laia92 

Il gioco di appostamento mi piace un sacco! Simone Travali

Hi, my Italian brothers Im scout from Czech Republic I heard that you are really good ok-Imso glad and proud of you see you:-) MultiMastervader 

Un video davvero molto toccante... complimenti ragazzi. Buona� Strada Davide Casciolo

Complimenti a tutti, secondo il mio modesto parere avete fatto un ottimo lavoro obiettivo eimparziale, ma veramente toccante.... ritengo che siano ancora in molti che questo episodio delVajont vorrebbero mantenerlo nel silenzio e nell’oblio assoluto in cui è stato per tanto tempo!BRAVI! betty301270

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AZIMUTH • SCOUT D’EUROPA 1/2013 43

sono solo 300? Aumentare il numero degliiscritti e delle visualizzazioni ci permetterebbedi godere di maggiori spazi sul nostro canalee mettere on line video di maggiore durata.

E allora mettiamo su tutte le pagine di Fa-cebook dove siamo dei rimandi ai vari video...mettiamo su tutti i siti dei Gruppi- o della Par-rocchie- dei link all’ultimo video messo in rete.E non è solo un vantaggio in termini di “spa-zio” del canale ma più sono le visualizzazionipiù “salgono” i nostri video quando si digita“scout” o altre parole chiave su YouTube; pub-blicizzare i video vuol dire quindi far conoscerel’associazione; è una forma, nuova, di sviluppoassociativo! Di recente poi il Consiglio Direttivoha anche formalizzato la creazione di una Pat-tuglia audiovisivi; attualmente siamo un pic-colissimo gruppo di capi... tutti coloro che han-no competenze o anche solo passione per que-sto settore possono dare la loro disponibilitàin Segreteria Nazionale. Qualche anticipazionesui prossimi video?

Stiamo lavorando per diffondere a brevedue video-documentari sugli Eurojam dellaFSE: quello in Italia del 1994 e quello in Poloniadel 2003. Vuol essere un modo per contribuirealla preparazione dei Capi e dei ragazzi all’e-sperienza che ci aspetta nel 2014 in Franciaper il 4° Eurojam della UIGSE-FSE.

NELLO ZAINO

pioneristica, Con l’aiuto di Dio...,gioco Scout, cerimonie)

8. Rover-ScolteNel tuo volto la mia stradaGli Scouts d’Europa e la memoriadel Vajont

9. ArchivioXII Assemblea GeneraleUna storia proiettata nel futuroNotte Bianca

VIDEO ONLINE

1. ScautismoUscita scout La7Intervista tripla maschile (4’)

2. GuidismoIntervista tripla femminileStoria animata guidismo100 guidismo

3. Formazione CapiRupe di AssisiUdienze Papali

4. U.I.G.S.E. F.S.E.Fraternità internazionale

5. LupettiCol branco in caccia

6. CoccinelleEccomi

7. EsploratoriAl passo del guidon 6 Clip su varie aspetti della vitain Sq. (segnalazione, forno Scout,

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NELLO ZAINO

Branca Scolte – Branca Rover

un programma di intereducazione

Q uattro anni fa, stuzzicati dal dossier“intereducazione” inviato dall’Associa-zione, ci siamo interrogati sul valore

educativo dello stare insieme ragazzi e ragazzedella terza branca e sul fatto che non stavamodando questa possibilità ai nostri Rover e allenostre Scolte. Con lo spirito di migliorare ilnostro servizio e di offrire ai nostri ragazziuna possibilità educativa in più, siamo partitiper questo sentiero e lo abbiamo seguito pianpiano scoprendo nuovi orizzonti che vi voglia-mo raccontare in questo articolo.

Non è stato facile inizialmente lavorare in-sieme fra capi perché non c’era l’abitudine afarlo e perché si tende a vedere subito ciò checi divide senza scorgere quello che fortementeunisce le attività della branche Scolte e Rover.

Per darvi un’idea della nostra realtà, in grup-po abbiamo un Fuoco composto da 15 ragazze,capo Fuoco e aiuto CF, ed un Clan compostoda 14 ragazzi, capo Clan e maestro dei novizi.

Le attività che avevamo proposto alle nostreunità, negli anni, erano varie e anche moltosemplici: la visione di un film e il dibattito,una cena etnica preparata in equipe, un giocosportivo, l’uscita di Pentecoste, una serata allaSAT (Società degli Alpinisti Tridentini) per par-lare di meteorologia. Talvolta erano però scol-

Chiara Refatti, Valentina Brazzali, Mauro Lazzeri, Mirco Rizzon Fuoco Bucaneve Giocondo e Clan Salesà, Pergine 1

legate dal programma delle unità, oppure daun’unità partiva l’invito all’altra per un’attivitàparticolare. Partendo dal piccolo ed anche sem-plice gioco insieme, abbiamo avuto però lapossibilità di conoscerci meglio sia fra capi siafra Rover e Scolte.

Quest’anno, per la prima volta, siamo partitida un tema dell’anno comune, il sogno, sceltodopo una riunione di inizio anno delle staffcon l’assistente. Questo tema, molto ampio, èstato affrontato dalle due unità secondo unproprio calendario dove sono stati previsti treincontri intereducativi: un’attività spiritualea Natale, una riunione assieme e un’uscita didue giorni a fine anno.

Vogliamo proporvi il programma nello spe-cifico:• attività spirituale: sul tema “i sogni di Giu-

seppe” ragazzi e ragazze hanno preparatouna veglia di preghiera dopo aver visto ilcartone animato e aver approfondito conl’assistente l’argomento. Tempi: scelta deltema, visione del film, ripresa nelle branchedell’argomento con l’assistente, veglia.

• riunione assieme: noi capi e l’assistenteabbiamo preparato degli spunti di riflessionesul tema “vocazione” affrontati in equipemiste. Un piccolo gioco iniziale ha facilitatol’avvio della discussione nei gruppetti, ri-presa poi insieme. Tempi: riunione di pre-parazione fra capi, scelta dei testi e confron-to con l’assistente, 2 ore e mezza per la riu-nione assieme.

• uscita: il tema del sogno è stato associatoall’osservazione del cielo, ai miti delle co-stellazioni, al destino. Le equipe miste sonostate formate una settimana prima dell’u-scita per la preparazione degli aspetti tec-nici-logistici. Noi capo abbiamo fatto équipeinsieme mettendoci in gioco proprio comestavamo chiedendo di fare a Rover e Scolte.

L’attività serale è stata guidata da un astronomoche ci ha spiegato il suo lavoro, ci ha mostratogli strumenti magnifici che usa, il funziona-

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mento di un osservatorio e ha risposto a milledomande sulle stelle e i pianeti. Un gioco di to-pografia per equipe avrebbe dovuto aprire ilnostro cammino della domenica, se non avessepiovuto tutto il giorno, ma il cattivo tempo nonci ha comunque impedito di trovare lo spazioper il confronto nelle equipe sul tema del “de-stino” con la guida di un carnet di marcia pre-parato da noi capi. Quanto emerso è stato poioggetto di condivisione con tutti preceduto dauna breve scenetta scherzosa che parlava del-l’oroscopo proposta sempre da noi capi e capo.La sfida ai fornelli per preparare il pranzo piùsfizioso ma a basso impatto ambientale -in pre-visione del campo nazionale di agosto abbiamoapprofondito insieme anche gli aspetti eco-so-stenibili delle nostre attività!- ha unito ancoradi più le equipe e sotto le nostre tettoie abbiamodimenticato la pioggia battente!

NELLO ZAINO

Tempi: preparazione dell’uscita in due riu-nioni fra capi, preparazione dei singoli capi(logistica, gioco, scenetta, carnet, attività eco-logica), invito per le equipe miste ad una riu-nione di unità, sabato e domenica dell’uscita.

Dopo quattro anni, affrontiamo le attivitàche abbiamo deciso di fare insieme con tran-quillità e molto entusiasmo, perché sentiamoche stiamo offrendo qualcosa di bello ai nostriragazzi e ragazze, che completa i singoli per-corsi di fuoco e di clan. Ci siamo resi conto,ancora di più dopo questa seconda uscita svoltainsieme, che i nostri Rover e le nostre Scoltehanno bisogno delle stesse cose e vivere insie-me alcune esperienze è arricchente perchéapre di più il campo del pensiero!

Certo, c’è fatica e molta preparazione perogni attività proposta, ma tanta collaborazionee formazione anche per noi capo e capi.

Pensare di proporre attività in terza brancain cui sia percepibile la ricchezza dell’intere-ducazione è indispensabile, ed ognuna di esseva pensata e gestita con passione e accortezza.Siamo sicuri che questo lavoro avrà i suoi frutti,e che i futuri Capo Clan e le future Capo Fuocosaranno in grado di proporre esperienze sem-pre migliori.

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Capo Branco: Piscopo Andrea(Pergola 1); Capo Riparto Esploratori: MiricolaFrancesco (Este1); Pedone Salva-tore (Misilmeri 1); Capo Clan: Bisesti Roberto (Za-garolo 1); Capi per l'Assistenza Religiosa:Guzzo Luca (Montebelluna 1);Vitali P. Luigi (Ceprano 1); Ma-garelli Don Lorenzo (Trieste 2);Abbattista NIicola Felice (Molfetta1); Sowa Kazimierz (Zagarolo 1).

Ha approvato la modifica del fazzo-letto del Gruppo Roma 17 e l'appli-cazione di un distintivo speciale peril decennale sul fazzoletto del Grup-po San Ferdinando di Puglia 1.

Il Consiglio Direttivo, in data 13gennaio 2013, ha nominato: Capo Cerchio: Ramassone Mar-tina (Spoltore 2) Capo Riparto Guide: De MinAlessandra (Polpet 1); De BattistaFulvia (Follina 1); Salvà BirbanteLaura (Tortorici 1); StraccamoreDonatella (Frosinone 1); Capo Branco: Saldan Alberto(Montebelluna 1).Ha autorizzato la formazione deiGruppi: Milano 23 “San MicheleArcangelo”; Comacchio 1 “Imma-colata Santa Maria in Aula Regia”.Ha infine riconosciuto e registratoil Gruppo San Ferdinando di Pu-glia 1 “Theotokos”.

Consiglio NazionaleSi è svolto a Roma il 1-2 dicembre2012 presso la Sede Nazionale.Oltre alla discussione sulle relazioni

del Consiglio Direttivo e del Com-missariato Nazionale, l'O.d.G. pre-vedeva la presentazione dell'Eu-rojam 2014 da parte dei Commis-sari Nazionali Guide ed Esploratori,l'esame delle indicazioni emersein Assemblea Generale e l'organiz-zazione dei lavori del ConsiglioNazionale per il triennio 2012-2015 ed una proposta sul tema“Scautismo e disabilità”. Nella seradel 1° dicembre i Consiglieri si so-no recati in pellegrinaggio pressol’immagine della Madonna dellaStrada, custodita nella Chiesa delGesù, dove S.E.R. Mons. Cyril Vasil’SJ ha celebrato la Santa Messa in-sieme a Mons. Alessandro De An-gelis e P. Claudio Barboni, Assi-stente Nazionale della Branca Ro-ver. Al termine del Pellegrinaggioi Consiglieri si sono poi recati perla cena presso la sede del GruppoRoma 32 nella quale, nel 1976, fucostituita l’Associazione. Nell’oc-casione il Presidente ha donato alCapo Gruppo la riproduzione dellascrittura privata (sottoscritta primadell’atto costitutivo notarile del 14aprile) che di fatto dava vita all’As-sociazione e che fu firmata proprioin quella sede il 22 marzo 1976.

Commissariato NazionaleIl 15-16 dicembre 2012 si è riunitoa Roma il Commissariato Nazio-nale. Dopo un confronto tra iCommissari Generali e i Commis-sari Regionali sull’esito degli in-contri regionali dei Commissari diDistretto, sono state presentate daparte dei Commissari Nazionali le

Atti del Consiglio DirettivoIl Consiglio Direttivo, nella riunionedel 1 dicembre 2012, ha nominato: Vice Commissarie Nazionali dellaBranca Coccinelle: Beatrice Borsato(Treviso 6) e Laura Donaggio (Va-rese 3); Vice Commissari Nazionali dellaBranca Rover: Alessandro Galantin(Polpet 1) e Lorenzo Cacciani (Cu-pramontana 1); Capo Campo FC Branca Rover(DCC): Pasquale Cananzi (ReggioCalabria 6); Aiuto Capo Campo FC (ACC): Ales-sandro Galantin (Polpet 1); Segretario del Centro Studi Asso-ciativo: Nevio Solideo Saracco (Tre-viso 3) Vice Commissaria della RegioneOvest: Nadia Giuliani (Velletri 2); Vice Commissario Distretto Bellu-no-Trentino A.A.: Francesco Collarin(Polpet 1); Vice Commissaria Distretto TrevisoEst: Michela Marino (Treviso 2); Vice Commissaria del DistrettoAbruzzo-Molise: Marianna Del Torto(Pescara 2); Vice Commissaria Distretto RomaEst: Tullia Di Addario (Guidonia 1) Vice Commissaria del Distretto NordOvest: Ilaria Dassi (Busnago 1). Capo Cerchio: Lasco Chiara(Monteporzio 1); Refatti Angela(Pergine 1); Carlin Martina (Per-gine 1); Iacopino Alba Daniela(Reggio Calabria 10); Capo Riparto Guide: Cicutto Sa-rah (Udine 2); Capo Fuoco: Cecchini Paola (Cal-cinelli 1);

in Bacheca a cura di Massimiliano Urbani Segreteria Nazionale

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Per i Campi Scuola non ancoralocalizzati, non appena disponibili,saranno date le informazioni at-traverso gli aggiornamenti sul sitoassociativo e queste news. Il mo-dulo di iscrizione e la circolarecon tutti gli avvisi necessari, comedi consueto saranno inviati quantoprima a tutti i Capi Gruppo. Il Campo “Carpegna” è un in-contro di formazione riservato aiCommissari, ai Vice Commissari, iCapi Gruppo, ai Vice Capi Gruppoe gli Assistenti Spirituali. Le mo-dalità di partecipazione e la schedadi iscrizione saranno comunicateattraverso la circolare “È Ovvio?”.

in Bacheca

linee guida e la programmazionedelle Branche per il prossimo trien-nio. Ci si è soffermati al riguardosull’importanza della presenza de-gli Incaricati di Distretto nelle Pat-tuglie Nazionali e sul ruolo dell’In-caricato Regionale. Si è auspicatodi arrivare ad una maggiore coe-renza tra brevetto e servizio svolto.È stato definito il calendario deiCampi Scuola del 2013. L'Incari-cato Nazionale all’Informatica hapresentato la nuova piattaformainformatica dell'Associazione conle relative molteplici possibilità digestione. Martin Hafner, Commis-sario Federale, presente alla riu-nione per la cerimonia di investi-tura della Commissaria GeneraleGuida, ha portato il suo saluto aiconvenuti e si è congratulato conl’Associazione italiana per l’impron-ta pedagogica molto seria eprofonda e per le strategie a lungotemine che sono una ricchezza pertutta l’Unione Internazionale. ICommissari Nazionali Esploratorie Guide hanno aggiornato sull’a-vanzamento delle attività in pre-

parazione all’Eurojam 2014 mentrele Pattuglie Carpegna ed Europahanno relazionato sul lavoro svoltoe le attività da proporre.

Campi Scuola 2013Pubblichiamo la tabella (qui sopra)con le date e località ad oggi di-sponibili dei Campi Scuola asso-ciativi. Per i campi scuola di 1° tempoEsploratori (22-29 giugno) e Gui-de (30 giugno-7 luglio) la sca-denza per la presentazione delladomanda di partecipazione è il30 marzo 2013. Per tutti gli altrii campi scuola, è il 30 aprile 2013.

BRANCHE1° TEMPO 2° TEMPO

DATA LOCALITÀ DATA LOCALITÀ

COCCINELLE

20-27 luglio Base Brownsea

17-24 agosto Base Brownsea17-24 agosto Base Brownsea

17-24 agosto Base Brownsea

GUIDE

30 giugno- 7 luglio Base Brownsea17-24 agosto Base Brownsea

17-24agosto Base Brownsea

17-24agosto Nord Italiadicembre 2013 da definire

dicembre 2013 da definire

SCOLTE 24-31 agosto San Miniato (SI) 24-31 agosto San Miniato (SI)

LUPETTI

28 luglio-3 agosto Cervignano (UD)28 luglio-3 agosto Base Brownsea

28 luglio-3 agosto Base Brownsea

18-24 agosto Arcevia (AN)18-24 agosto Centro Italia

18-24 agosto Sicilia

ESPLORATORI

22-29 giugno Base Brownsea

17-24 agosto Centro Italia17-24 agosto Centro Italia

24-31 agosto Nord Italia

ROVERS 17-24 agosto Val Codera 17 - 24 agosto Val Codera

CARPEGNA 4-7 luglio Base Brownsea

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AZI

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º 1/

2013

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EditorialeDesiderare meno.......................................................... 2

Nelle Sue maniLa porta della fede è sempre aperta........................... 4Cinquant’anni ............................................................... 6

Oltre le sfide dei tempiFamiglie in difficoltà, c’è speranza.............................. 8Associazione e famiglie: suoniamola stessa campana?...................................................... 10Far famiglia, le tappe .................................................. 12

Giocare il giocoB.-P. e il Quaderno di Caccia..................................... 14Il Quaderno di Bosco ................................................. 15Hillo! illo! illo!.............................................................. 17Sempre con me, in tutti questi anni ......................... 20Il mio Quaderno di Caccia... .................................... 22Tra meta e verifica... .................................................. 24Shazam... il Carnet di Marcia!.................................... 26Verso l’Eurojam 2014... .............................................. 28Eurojam a confronto .................................................. 30

RadiciL’Orifiamma ................................................................ 32

RegionandoIncontro di spiritualità della Regione Sud................ 33Campo di formazione tecnica 2012.......................... 34

Orizzonte Europa12 Star Training Camp................................................ 36Le origini del Campo 12 Stelle .................................. 39

Compagni di viaggioDisgrazia... o Grazia? .................................................. 40

Nello zainoUn anno su YouTube .................................................. 42Un programma di intereducazione .......................... 44

In bacheca ................................................................... 46

SOMMARIO