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AGESCI associazione guide e scout cattolici italiani Area Balcani – Settore Internazionale PROGETTO SARAJEVO Se tutti gli uomini avessero sviluppato di se stessi il senso di fraternità, l’abitudine di considerare in primo luogo l’esigenza altrui e di posporre a queste le proprie ambizioni, piaceri ed interessi personali, avremmo un mondo differente in cui vivere. “Un sogno utopistico” dirà qualcuno “ma soltanto un sogno, e dunque non degno di essere perseguito”. Ma se non sognassimo mai e non ci sporgessimo mai a tentare di afferrare la sostanza dei nostri sogni, non faremo mai alcun progresso. Sir Robert Baden Powel of Gilwell discorso tenuto a un convegno sull'educazione in Canada e citato in: Lord Hampton, Scouting sketches, Pearson, London, 1925. Questo libretto è di ______________________ Sottocampo di __________________________ Luglio/agosto 2007 Campi a Sarajevo - BIH

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AGESCI associazione guide e scout cattolici italiani Area Balcani – Settore Internazionale

PROGETTO SARAJEVO

Se tutti gli uomini avessero sviluppato di se stessi il senso di fraternità, l’abitudine di considerare in primo luogo l’esigenza altrui e di posporre a queste le proprie ambizioni, piaceri ed interessi personali, avremmo un mondo differente in cui vivere. “Un sogno utopistico” dirà qualcuno “ma soltanto un sogno, e dunque non degno di essere perseguito”. Ma se non sognassimo mai e non ci sporgessimo mai a tentare di afferrare la sostanza dei nostri sogni, non faremo mai alcun progresso.

Sir Robert Baden Powel of Gilwell discorso tenuto a un convegno sull'educazione in Canada e citato in: Lord Hampton,

Scouting sketches, Pearson, London, 1925.

Questo libretto è di ______________________ Sottocampo di __________________________

Luglio/agosto 2007 Campi a Sarajevo - BIH

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Vocabolarietto italiano-bosniaco I numeri 1 Jedan 11 Jedanaest 21 Dvadeset Jedan 2 Dva 12 Dvanest 22 Dvadeset Dva 3 Tri 13 Trinest 23 Dvadeset Tri 4 Četiri 14 Čétrnest 5 Pet 15 Petnest 30 Trideset 6 Šest 16 Šesnest 40 Četrdeset 7 Sedam 17 Sedamnest 50 Pedeset 8 Osam 18 Osamnest 60 Šesdeset 9 Devet 19 Devetnest 70 Sedamdeset 10 Deset 20 Dvadeset 80 Osamdeset 90 Devedeset

100 Sto 1000 Hiljada

Saluti e simili Ciao Zdravo Sì, no, forse Dá, né, mózda Grazie! Hvala! Prego Mólim Benvenuto Dóbro dosao Buon mattino Dóbro jutro Buongiorno Dóbar dan Buonasera Dóbro Vece Buonanotte Láku nóc Buon appetito Dobar Tek oppure Prì jatno Che ore sono? Koliko je sati? E’ l’una! Jedan sat! Ci vediamo Vedemo se Andiamo Idemo Andiamo a casa Idemo kuća Parli inglese/italiano? Govoriš li Engleski/Italianski? Al mercato Quanto costa? Koliko košta? Va bene Dóbro Un po’ Malo Patate Krómpir Latte Mleko Peperoni Paprika Acqua Vóda Carne Meša Birra Pivo Mela Jabuka Arancia Narandža I Colori Colore Boja Rosso Crveno Rosa Roza Verde Zeleno Grigio Sivo Giallo Žuto Blu/azzurro Plavo Marrone Kafeno-Braon Bianco Bijelo Arancione Narandžasto Viola Ljubičasto Nero Crno

Progetto Sarajevo 2

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Giocando coi bambini Io mi chiamo… Ja se zovem Andiamo Idemo Giochiamo Igrajmo Vieni qui Dodji ovdje Siediti Sedi Va bene Dobro je Basta così Dosta tako Guarda! Gledaj Colora Oboji - croato Disegna Nacrtaj

Boji - serbo Incolla Nalepi Ritaglia Izrezi Hai capito? Jesi razumeo? Non ho capito Ne razumie Silenzio Tisina Prendi la matita Uzmi olovku Palla Lópta Penna ólovka Carta Papir Fiore Cvjét Stella Zvjézda Pioggia Kìsa Pranzo Rucak Cena Vecera Merenda Uzina Pausa Odmor I luoghi Castello Dvorak Città Grad Fiume Rijeka Villaggio Celo Nord Sjever Sud Jug Ovest Zapad Est Istok Lontano Daleko Vicino Blizu Sopra Iznad Mesi Mjesec Gennaio Sijecani Febbraio Veljaca Marzo Ozujak Aprile Travanj Maggio Svibanj Giugno Lipanj Luglio Srpanj Agosto Kolozov Settembre Rujan Ottobre Listopad Novembre Novèmbar Dicembre Prosinac Giorni della settimana Domenica Nedeljak Lunedì Ponedeljak Martedì Utorak Mercoledì Srijeda Giovedì Četvrtak Venerdì Petak Sabato Subota

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I BALCANI NON SONO LONTANI… PRINCIPALI AVVENIMENTI STORICI PEDALA!

Il dramma ex-Jugoslavia, accaduto nella prima metà degli anni ’90, è la più grande catastrofe che l’Europa ha conosciuto dopo la caduta del nazismo. E’ un dramma di grande complessità: origini, motivazioni, popoli, religioni, tradizioni, interessi e sviluppi s'intersecano e si sommano in un groviglio di fatti e aspetti.

Anche i media parlano volentieri dell’inestricabilità del problema jugoslavo, scoraggiando un qualsiasi tentativo d'analisi e giustificando quasi l’atteggiamento di rinuncia che molti assumono quando provano a comprendere questa Storia. La complessità non deve essere la scusa per evitare di conoscere e valutare il problema: rassegnarsi a priori all'impossibilità di capire cosa c'è dietro ad essa significa in sostanza dichiarare che non ci riguarda e che non ha nulla da insegnarci. Questi accenni storici non sono una lettura esauriente e completa, si propongono come tasselli per capire il processo di disgregazione della Ex-Jugoslavia. Un paese a noi vicino, con una storia passata e recente che possono aiutarci a ragionare sul nostro futuro.

Il buon cittadino è colui che è pronto a prestare servizio alla comunità Uno schema semplificato: protagonisti principali in qualunque momento. BOSNIA SERBIA CROAZIA

Dico "pronto" e non soltanto desideroso: tante persone sono piene di buone intenzioni, ma al momento di realizzarle capita spesso che, non avendo mai

imparato come fare, riescono del tutto inutili. (B.-P.)

Tudjman Izetbegovic Milosevic

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Arrivederci a Sarajevo!

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Cronologia essenziale dalla fine della II Guerra Mondiale 1945 - 1980

Tra il ‘44 e ‘45 il generale Tito con i suoi partigiani comunisti guida la resistenza contro il Nazi-fascismo. Tito e i suoi partigiani vincono e sconfiggono quasi senza l’aiuto degli Alleati i Nazi-fascisti. Il generale aggrega, in un grande progetto e sotto un’unica nazione, diversi stati con diverse etnie e religioni (sono crollati l’impero austro-ungarico e quello ottomano). Nasce la Jugoslavia: Repubblica Federale composta da 6 stati (Slovenia, Croazia, Bosnia, Serbia, Macedonia, Montenegro) e 2 province autonome (Kosovo e Vojvodina). Il governo centrale è a Belgrado, in Serbia. Dal ’46, sotto la presidenza carismatica di Tito, che aveva comunque previsto un delicato sistema di bilanciamento del potere fatto di turni e di presidenze collegiali, la Jugoslavia cresce economicamente e culturalmente. Insieme a Egitto e India, è un paese “non allineato”: socialista, ma non direttamente dipendente dall’Urss, come invece erano i regimi dell’Est (Polonia, Cecoslovacchia, Germania dell’Est, Ungheria). La politica di Tito, per alcuni aspetti quasi ‘aperta’ per quanto potesse esserlo un regime, non fu mai priva di repressione. Tale repressione era esercitata velatamente, ma in modo costante da organi statali appositi che sedavano sul nascere qualsiasi tipo di contrasto o insofferenza dei singoli stati o dei gruppi etnici.

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1980 - 1990

Nell’aprile ‘80 muore il generale Tito, la presidenza della Federazione viene sostenuta a turno da esponenti dei diversi Stati Federali. Senza la forte e carismatica guida di Tito l’idea della Federazione Iugoslava unita inizia a disgregarsi.

Negli anni ’80 una serie di elementi contribuiscono a creare le basi e le ragioni per lo scoppio della guerra. Si accentuano le differenze socio-economiche tra gli stati federati, con stati più produttivi (Croazia, Slovenia, Serbia) e stati più arretrati (Kosovo, Bosnia). Il crollo dei regimi comunisti (1989) indebolisce il ruolo del governo centrale e del Partito comunista al potere. Grazie alla propaganda costante diffusa dai Leader nazionalisti locali rinascono e riaffiorano odii etnici e movimenti indipendentisti, in particolar modo serbi.

Nell ’82 le prime manifestazioni di dissenso si manifestano proprio in Kosovo, dove le richieste della minoranza albanese, per ottenere lo status di Repubblica, vengono sepolte nel sangue dal giovane Milosevic, già dirigente politico dalla forte ideologia nazionalista.

1990 - 1996

Nel ’91 dopo brevi scontri con l’esercito federale, la Slovenia, lo stato più occidentalizzato e più avanzato nel settore terziario, proclama la propria indipendenza dal resto della Jugoslavia. La segue dopo pochi mesi la Croazia, nazione quasi tutta cattolica guidata dal nazionalista Tudjman. La Serbia, sede del governo centrale, questa volta non si fa cogliere impreparata e invia subito truppe armate federali per evitare l’indipendenza o per tentare almeno la salvaguardia delle poche regioni a prevalenza serba in Croazia. Nascono così, all’interno del territorio croato, degli stati autonomi fedeli a Belgrado, in Slavonia e nella Kraijna.

Dal ’92 la guerra si sposta in Bosnia, nel momento in cui con un referendum sceglie l’indipendenza dalla Jugoslavia.

Il territorio montuoso e le città della Bosnia saranno terreno di scontro tra Croati e Serbi che cercheranno di spartirsi la Bosnia. Dal ‘92 infatti vengono eseguite sistematicamente feroci operazioni di “pulizia etnica” (per avere zone omogenee dal punto di vista etnico) nei confronti dei Bosniaci che non si riconoscono né croati né serbi.

Nel Marzo ’92 inizia l’assedio di Sarajevo, capitale della Bosnia e simbolo di integrazione etnica e civiltà multiculturale, da parte dei Serbi di Bosnia, comandati dal generale Mladic e da Karadzic, figura politica che risponde direttamente a Milosevic e che proclama la nascita di un nuovo stato, la Repubblica Serba, all’interno del territorio bosniaco.

Nel Maggio '92 a Sarajevo un colpo di mortaio uccide 23 persone in fila per acquistare il pane; è la prima dì una lunga serie di stragi contro la popolazione civile.

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DOCUMENTARI E FILM Nel ‘93 la guerra è in tutte le città della Bosnia. Nella regione della Erzegovina lo scontro è particolarmente duro tra Musulmani e Croati di Bosnia, poiché anche i Croati, in un primo momento alleati ai Musulmani, proclamano un loro stato in Bosnia (la comunità croata di HercegBosna) nella regione della Erzegovina,

MORTE DI UNA NAZIONE (documentario) Puntate 4/4 BBC/Rai OMAGGIO A SARAJEVO (reportage) Enzo Biagi/Rai IL CERCHIO PERFETTO (film) Abdulah Sidran BENVENUTI A SARAJEVO (film) Michael WinterbottomNO MAN’S LAND (film) Boris Tanovic BENVENUTO MR. PRESIDENT (film) Pjer Valica UNDERGROUND (film) Emir Kusturica BEAUTIFUL PEOPLE (film) Jasmin Dizdar GRBAVICA – IL SEGRETO DI ESMA (film) Jasmila Zbanic

Nel Gennaio '93 il mediatore ONU Vance e della CE Owen presentano alle parti in conflitto un piano di pace (piano Vance-Owen) che prevede la ripartizione su base etnica della Bosnia in provincie dotate di ampia autonomia, ma il parlamento di Pale (Serbi di Bosnia) guidato da Radovan Karadzic lo respinge.

Nel ’94 a conclusione della guerra croato-musulmana, in marzo, lzetbegovic (presidente della Bosnia-Erzegovina) e Tudjman (presidente della Croazia) firmano un accordo per la costituzione di una "Federazione della Bosnia ed Erzegovina", da confederarsi a sua volta con la Croazia.

ALTRI LIBRI Proseguono l’assedio di Sarajevo, gli scontri e le operazioni di pulizia etnica da parte delle bande paramilitari dei Serbi di Bosnia e dell’esercito Federale, che risponde a Belgrado.

L’ESPLOSIONE DELLE NAZIONI Nicole Janigro MASCHERE PER UN MASSACRO Paolo Rumiz LA GUERRA DEI DIECI ANNI Alessandro Marzo Magno SARAJEVO, LE RADICI DELL’ODIO Stefano Bianchini UN PONTE SULL’ADRIATICO AGESCI Sett. Internazionale PASSAGGI (libro fotografico) Rai Segretariato Sociale

Nel Maggio ‘95 l'esercito croato attacca e riconquista in 23 giorni la parte della Slavonia occidentale sotto controllo dei Serbi di Croazia; vengono ripristinate le grandi vie di comunicazione con la parte orientale del paese più vicina alla Serbia.

Nel Giugno ’95 i Serbi di Bosnia prendono in ostaggio alcune centinaia di Caschi Blu ONU, come ricatto contro gli attacchi aerei NATO in difesa di Sarajevo. L'iniziativa paralizza e mette in crisi ancora una volta la missione di pace ONU (UNPROFOR).

ALCUNI SITI INTERESSANTI (ce ne sono molti di più!) Osservatorio sui Balcani www.osservatoriobalcani.org ANSA – Balcani www.ansa.it/balcani/index.htmlCNN – Italia www.cnn.com/help/italia/ ADLZ - Ass. Ambasciata Democrazia Locale a Zavidovici www.lda-zavidovici.it

Ass. Nema Frontiera www.nemafrontiera.org IRCT - International Rehabilitation Council for Torture Victims www.irct.org

International Commission on Missing People www.ic-mp.org Babelia – progetti teatrali www.babelia.org Peace Reporter www.peacereporter.net

Nel Luglio ’95 i Serbi di Bosnia conquistano la città (da loro assediata) di Srebrenica, area protetta dell' ONU, senza che i Caschi Blu oppongano la minima resistenza. Portano via e massacrano circa 8.000 maschi bosniaco-musulmani che lì si trovavano, peraltro precedentemente disarmati proprio dalle truppe ONU, e costringono tutti gli altri civili ad attraversare senza cibo e sotto gli attacchi aerei il territorio nemico fino a Tuzla.

Nell’ Agosto ’95 l'esercito croato attacca e riconquista tutta la regione della Kraijna (11% del territorio croato). Contemporaneamente infuria la battaglia attorno a Sarajevo.

Si verifica l'ennesimo attacco contro i civili della capitale assediata; una granata che piomba sul mercato scatena la prima massiccia reazione militare occidentale, guidata con nuova determinazione dagli USA.

E quando ci domanderemo che cosa stiamo facendo, tu potrai rispondere loro: noi ricordiamo. Ecco dove alla lunga avremo vinto noi. E verrà il giorno in cui saremo in grado di ricordare una tal quantità di cose che poùtremo costruire la più grande scavatrice meccanica della storia e scavare, in tal modo, la più grande fossa di tutti i tempi, nella quale sotterrare la guerra.

In pochi giorni più di 2.000 incursioni aeree e il fuoco di artiglieria della RRF franco-inglese piegano i serbo-bosniaci e li costringono a sospendere gli attacchi a Sarajevo.

Nel Settembre ’95 la guerra in Bosnia è ad una svolta dopo 4 anni: l'offensiva coordinata degli eserciti bosniaco e croato nel nord del paese porta in 2 settimane alla riconquista di grandi territori. Ray Bradbury

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La superficie controllata dalla neocostituita Federazione croato-musulmana, passa dal 30% ad oltre il 51%. A questo punto tutta l'offensiva contro i Serbo-Bosniaci si arresterà quando le proporzioni tra territorio serbo e territorio croato-musulmano giungono esattamente a quelle proposte dalle potenze internazionali (49% e 51%) come base per un accordo di pace e precedentemente accettate da entrambe le parti in guerra.

Giuseppe Zaccaria Noi, criminali di guerra

Saggio sui crimini commessi durante la guerra in Bosnia.

Alberto Bobbio Truccarsi a Sarajevo

Ultimo uscito tra questi libri e quindi molto facile da trovare nelle librerie, una raccolta di testimonianze della guerra a Sarajevo.

Paciucci Sarajevo, guida storico-turistica

Una guida molto ben fatta sulla città, redatta dall'addetto culturale dell'Ambasciata Italiana a Sarajevo. L'unico libro per capire la storia culturale della città.

Ivo Andric Racconti di Sarajevo

Bellissimo libro-raccolta di testi scritti tra l'inizio del XX secolo e la seconda guerra mondiale dal più famoso scrittore bosniaco (premio Nobel).

Drazan Gunjaca Roulette Balcanica Testo teatrale sul conflitto in Croazia e Bosnia.

I Serbo-Bosniaci per la prima volta in ritirata si dichiarano disponibili a un armistizio.

Nel Novembre ’95 si convoca e si conclude la conferenza di pace sulla ex-JugosIavia a Dayton (Ohio, USA) tra i tre presidenti in guerra Milosevic, Tudjman, lzetbegovic.

Si arriva a un fragile compromesso e vengono così firmati gli accordi di Dayton La loro applicazione sarà controllata da una nuova forza militare internazionale di 60.000 soldati, guidata dalla NATO. Formalmente, tutte e quattro le repubbliche della vecchia Jugoslavia (Slovenia, Croazia, Macedonia, Bosnia-Erzegovina) diventano stati indipendenti. Serbia e Montenegro, con le province autonome del Kosovo e della Vojvodina, conservano i loro confini territoriali costituendo la Repubblica Federale Jugoslava, che successivamente si scioglierà definitivamente. Più complessa è la soluzione per la Bosnia. Essa diventa una federazione (con capitale Sarajevo) di due entità, la "Federazione di Bosnia-Erzegovina" (51% del territorio) e la "Repubblica serba di Bosnia-Erzegovina" (49%). La Bosnia come stato viene mantenuta in vita grazie ad un massiccio flusso di aiuti economici (senza i quali non verrebbero soddisfatti i bisogni minimi della popolazione) e ad una consistente presenza militare straniera (la missione IFOR poi rinominata SFOR e ora EUFOR) che la configura come una sorta di protettorato internazionale, con un Alto Rappresentante delle Nazioni Unite (ora Unione Europea) a vigilare sull’operato del Parlamento.

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Accordi di Dayton: la Bosnia è divisa a metà

Zlata Filipovic Diario di Zlata

Diario personale di una ragazza di 13 anni che testimonia il passaggio da una vita normale a una vita sotto le bombe.

Angelo Lallo Il tunnel di Sarajevo

Un saggio sulla guerra psicologica condotta a Sarajevo, con interviste di entrambi gi schieramenti.

Luca Rastello La guerra in casa

Uno dei migliori libri in commercio sulla guerra in Bosnia. Partendo dalla sua esperienza di volontario, approfondisce molti temi del conflitto. Molto accurato nella ricerca storica.

Luciana Castellina La Nato nei Balcani

Saggio sul ruolo della Nato nelle varie guerre balcaniche, con estratti da documenti originali.

Adriano Sofri Lo specchio di Sarajevo

Raccolta degli articoli scritti durante la guerra da uno dei corrispondenti italiani più noti. Analisi approfondita delle situazioni e dei temi del conflitto

Condividi il tuo confine con una donna e nasce una nuova vita. Cos'è la morte? Irrigidire il confine e farlo diventare "fronte". Non c'è

niente di male che ci siano confini se sono gemmazione d'incontro, di confronto, anche di polemica, purchè non divengano mai "fronti".

Moni Ovadia nell'introduzione di A zvornik ho lasciato il mio

cuore di Abullah Sidran “A tutti gli uomini di buona volontà spetta un compito immenso: il compito di ricomporre i rapporti della convivenza nella verità, nella giustizia, nell’amore, nella libertà: i rapporti della convivenza tra i singoli esseri umani; fra i cittadini e le rispettive comunità politiche; fra le stesse comunità politiche; fra individui, famiglie, corpi intermedi e comunità politiche da una parte e dall’altra la comunità mondiale. […] Abbiamo il dovere di spendere tutte le nostre energie per il rafforzamento di questo bene. Ma la Pace rimane solo suono di parole, se non è fondata su quell’ordine che il presente documento ha tracciato

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con fiduciosa speranza: ordine fondato sulla verità, costruito secondo giustizia, vivificato e intergrato dalla carità e posto in atto nella libertà”.

PER APPROFONDIRE Qui di seguito trovate una breve ed essenziale selezione di materiali per iniziare a documentarvi. Non è un elenco esauriente, questi documenti possono fornire un’introduzione di massima alle tante problematiche legate ai conflitti balcanici.

(Lettera Enciclica Pacem in Terris, parr. 87-89)

Joe Sacco Gorazde Area protetta

Un fumetto-documentario sulla storia raccontata dai protagonisti dell'assedio dell'enclave musulmana di Gorazde nella Bosnia orientale. Appena uscito, molto consigliato! Mondadori 2006

Marko Vesovic Chiedo scusa se parlo di Sarajevo

Un diario personale di uno dei giornalisti più famosi della città tenuto durante i primi anni dell'assedio. Brevi annotazioni quotidiane sulla vita quotidiana.

Piero del Giudice Sarajevo!

Un libro pieno di informazioni e di spunti sulla tragedia della guerra e di tutti i suoi protagonisti. Non si trova in commercio, ma è disponibile presso la pattuglia.

Zlarko Dizdaveric Giornale di guerra

Un altro diario personale di un giornalista dell'Oslobodenje tenuto durante i primi anni dell'assedio.

Nella fase iniziale di esplorazione l'operatore internazionale dovrà coltivare un mix molto ricco di fonti: il vicino di casa, il leader locale, il venditore al mercato, l'esponente di una comunità religiosa, l'artista, gruppi di bambini, gli opinion leaders ecc.; poi con il tempo si svilupperanno relazioni - di fondamentale importanza - con interlocutori privilegiati, in un processo graduale che potremmo definire come la costruzione di una propria "rete di fiducia". il contatto diretto è fondamentale, guai a "barricarsi in ufficio". Marco Mayer, Interventi umanitari e missioni di pace

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MiR MIR MIR (Canto bosniaco) Bosnia Erzegovina – BiH Informazioni a cura dell’Osservatorio sui Balcani

www.osservatoriobalcani.org Re mi- Mir mir mir do neba Sono passati oramai quasi otto anni dalla firma degli Accordi di Dayton, che hanno messo fine alla guerra in Bosnia Erzegovina, ed ancora si sta cercando di dare alla pace ed a questo paese un futuro stabile e sostenibile.

La Re Do moga naroda Si- Sol Re La Re La presenza internazionale, sono ancora migliaia i soldati della Forza

Internazionale di Stabilizzazione (SFOR) dislocati sul territorio, se da una parte resta fondamentale per evitare nuove escalation tra le comunità e nazionalità costituenti la Bosnia Erzegovina dall'altra ha creato una dipendenza, soprattutto dal punto di vista economico, dalla quale sarà difficile uscire. Ancora rilevante il problema dei rifugiati e degli sfollati interni causati dal conflitto. Il ritorno alle proprie case in alcune aree è divenuto realtà ma in molte altre questo processo è completamente congelato. Questo contribuisce a rendere la situazione ancora precaria ed è uno degli aspetti che impedisce una progressiva normalizzazione.

Kada se prolude da rata ne bude Mir mir mir do neba Braci i sestrama Da sunce lijubi nebo I da svane dan

Traduzione:

Una delle sfide principali che i cittadini bosniaci assieme alla comunità internazionale, rappresentata in primis da Wolfgang Petrisch, Alto Rappresentante e responsabile dell'implementazione politico-civile degli Accordi, è quella di armonizzare tra loro le due entità costituenti lo Stato Bosniaco (Republika Srpska, 49% del territorio, abitata in prevalenza da cittadini della comunità serbo-bosniaca e Federazione, 51% del territorio, abitata in prevalenza dalla comunità musulmano-bosniaca e da quella croata) e di far sì che le istituzioni comuni funzionino e siano attive, cosa che fino ad ora non si è ancora verificato.

Pace, Pace, Pace fino al cielo Per il mio popolo Quando si svegliano tutti La guerra non c’è più Pace, pace, pace fino al cielo Fratelli e sorelle

La fine dei regimi di Tudjman in Croazia e Milosevic in Serbia ha sicuramente raffreddato le velleità secessioniste rispettivamente dei croati dell'Erzegovina e dei serbi della Republika Srpska ma la forte instabilità politica di tutta l'area balcanica certo non aiuta a far uscire la Bosnia Erzegovina dall'impasse.

Che il sole baci il cielo E che cominci il giorno

La Bosnia Erzegovina in breve La Bosnia Erzegovina si trova nella parte ovest della penisola balcanica, confina a nord, ovest e sud con la Croazia ed a est con la Federazione Jugoslava. I suoi 51,197 km2, suddivisi tra le due entità della Republika Srpska (25,208 km2) e della Federazione (25,989 km2), sono in prevalenza collinari e montagnosi. Molti i fiumi che l'attraversano, tra questi la Sava, la Drina e la Neretva che ci rimandano idealmente ai ponti per attraversarli vero simbolo architettonico della Bosnia Erzegovina; simbolo prima della convivenza tra le sue comunità costituenti, poi con il loro bombardamento e distruzione della divisione causata dagli anni della guerra ed infine, con la ricostruzione, della speranza in una nuova Bosnia multietnica. Secondo un censimento effettuato nel 1997 la popolazione era di 3,559,736 persone. Di molto inferiore a quella residente in quest'area nel 1991 che era di 4,377,033 persone. La guerra ha infatti causato un ingente movimento di popolazione non solo all'interno della Bosnia Erzegovina ma anche verso l'estero. Nonostante i 500.000 ritorni calcolati al 1999 sono ancora circa 1,000,000 le persone originarie della Bosnia Erzegovina all'estero, per la maggior parte giovani, manodopera specializzata ed intellettuali.

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Le lingue ufficiali sono bosniaco, croato e serbo che, tralasciando minime differenze lessicali e nella pronuncia, sono identiche tra loro.

Poesia al femminile La moneta ufficiale è il KM o marco convertibile che si cambia a parità fissa

1:1 con il marco tedesco. Cadevano le granate le bombe cadevano L'attuale struttura politico-istituzionale della Bosnia Erzegovina viene prevista dagli

Accordi di Dayton (novembre-dicembre 1995) che hanno messo fine ai tre anni e mezzo di guerra in Bosnia Erzegovina. Gli Accordi rappresentano una sorta di Costituzione dello Stato bosniaco e prevedono una struttura statale molto particolare nata per l'esigenza di conciliare gli interessi e le volontà delle tre parti coinvolte nel conflitto e cioè serbo-bosniaci, musulmano-bosniaci e croato-bosniaci. Sono stati sottoscritti da tre leader, Milosevic, Tudjman e Izegbegovic, oramai usciti dal palcoscenico politico dei Balcani ma non per questo sono stati sconfitti i movimenti e le tendenze nazionaliste estreme che essi rappresentavano.

una è entrata fin dentro la stanza e lui non mi ha neppure abbracciato la guerra è un gran male, che cammina in casa arriva, nell’anima ti entra e ti prende la casa e l’anima e io avevo solo bisogno che mi abbracciasse La Bosnia Erzegovina è costituita da due entità: la Federazione (croato-

musulmana), 51% del territorio, e la "Republika Srpska", 49% del territorio. Dal 1998 inoltre la città di Brcko, nel nord-est del paese, è stata dichiarata da un arbitrato internazionale distretto autonomo ed ha un supervisore internazionale. Alla presidenza collegiale del paese siedono un serbo, un croato ed un musulmano che a turno, ogni otto mesi, si alternano alla carica di primus inter pares. Il Parlamento, rinnovato ogni due anni, è formato da 28 deputati eletti nella Federazione e 14 eletti nella RS. Il Consiglio dei Ministri ha la responsabilità di sei dicasteri (esteri, tesoro, commercio estero, integrazione europea, affari civili e comunicazioni, diritti umani e profughi) ed il primo ministro deve essere di etnia diversa da quella del primus inter pares della presidenza collegiale. Ogni entità ha poi istituzioni rappresentative proprie, strutture amministrative differenti ed una marcata autonomia nei confronti delle istituzioni comuni.

nascondevo le lacrime nascondevo l’odio nascondevo ai bambini il bisogno che sentivo del suo amore se mi avesse abbracciato una sola volta la guerra per me sarebbe passata mi sarebbe passato l’orrore che cammina, che prende la terra Nella struttura istituzionale architettata negli Accordi fondamentale è il ruolo

dell'Alto Rappresentante, che è responsabile dell'applicazione civile-politica degli stessi. L'Alto Rappresentante può destituire ed interdire i funzionari pubblici che ostacolano l'accordo di pace e negli ultimi cinque anni ha acquistato sempre più poteri sino ad assumere anche quelli legislativi.

si prende la città, si porta via la casa lacera l’anima trecento giorni e trecento notti la guerra non ha anima né occhi L'applicazione della parte militare degli Accordi è stata affidata alla NATO presente

sul territorio con la cosiddetta Forza di stabilizzazione (SFOR), uomini che mantengono il controllo sugli eserciti delle due entità. La ristrutturazione e la supervisione delle forze di polizia è stata invece affidata agli agenti dell'IPTF (International Police Task Force) che dipendono direttamente dall'ONU.

è troppo tempo che siamo insieme e so che l’amore si consuma come i soldi, come i ricordi Ci si augurava che con la scomparsa dei tre maggiori attori e responsabili dei fatti di

Bosnia anche la pace in questo paese si "scongelasse". Ma purtroppo difficile è ancora affermare l'unitarietà dello Stato bosniaco con due regioni quali la RS e l'Erzegovina a maggioranza croata che, seppur molto meno rispetto agli anni del primo dopoguerra, hanno spesso spinto per una annessione più o meno formale rispettivamente a Repubblica Federale di Jugoslavia e Croazia.

ma tutt’attorno cadevano le granate e io sentivo solo il bisogno che mi abbracciasse Si spera che i cambi di governo in Croazia e più recentemente a Belgrado, la nascita

ed il progressivo affermarsi di partiti multietnici e fuori dagli schemi monoetnici caratterizzanti la rappresentanza politica in questi ultimi dieci anni, più avvedute scelte da parte della Comunità Internazionale possano stimolare e finalmente far operare le Istituzioni comuni che poco o niente sono riuscite a fare in questi anni di dopoguerra, paralizzate dai veti incrociati.

A. Sidran

Nelle elezioni del novembre 2000 non vi è stato però quel calo dei partiti nazionalisti che la Comunità Internazionale si aspettava. L'SDS in RS è divenuto ampiamente il

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partito con il maggior numero di seggi nel parlamento monocamerale, l'HDZ ha dominato tra gli elettori croato-bosniaci, l'SDA pur ridimensionata dai buoni risultati del partito socialdemocratico e multietnico, Sdp, ha tenuto bene. Come si afferma in un report dell'ICG:" le elezioni del novembre 2000 hanno dimostrato ancora una volta che l'impegno e lo sforzo internazionale sono stati incapaci di provvedere alla creazione di una struttura statale forte e funzionante, in grado di sopravvivere al ritiro della Comunità Internazionale" e si aggiunge in termini ancora più preoccupanti "...se in Bosnia Erzegovina non ci fosse stata e fosse tutt'ora una massiccia presenza internazionale, in particolare delle truppe NATO, gli Accordi di Dayton fallirebbero rapidamente..".

Se comprendere é impossibile, conoscere é necessario, perché ciò che é accaduto può ritornare,

le coscienze possono nuovamente essere sedotte e oscurate: anche le nostre.

Economia Primo Levi

Se si confrontano i dati economici relativi al 1990 ed al 1991 con quelli dell'immediato dopoguerra e cioè del 1995 si nota un abisso: reddito pro-capite che crolla dai 2.400 USD a 500 USD, produzione industriale che si riduce al 10% del suo livello pre-bellico, disoccupazione che raggiunge la soglia del 90%.

Preghiera del Rover e della Scolta Ma se si attribuissero questi dati esclusivamente alla guerra non si riuscirebbe a capire come mai, nonostante l'enorme sforzo di ricostruzione nel dopoguerra, l'economia bosniaca non sia mai veramente ripartita ed uscita dalla profonda crisi.

O Signore, Tra le altre una delle varie motivazioni da tener in considerazione è che la struttura

economica bosniaca era inserita in una struttura più vasta costituita dall'allora Repubblica Federale di Jugoslavia. Disgregatasi quest'ultima si è dissolto da una parte il mercato per il quale le imprese autogestite (caratterizzate quasi sempre da un gigantismo produttivo) producevano, dall'altra si sono spezzate molte filiere produttive. Un esempio: l'impresa Mira di Prijedor , nel nord della Bosnia Erzegovina, produceva biscotti. Questi ultimi venivano poi confezionati e distribuiti da una impresa affiliata a Zagabria. Con l'indipendenza della Croazia la Mira si è ritrovata senza confezionamento e sistema distributivo del proprio prodotto.

fa' di me uno strumento della tua pace. Dov'è odio, fa' ch'io porti l'amore. Dov'è offesa ch'io porti il perdono.

Dov'è discordia, ch'io porti l'unione. dov'è dubbio, ch'io porti la fede. Dov'è errore, ch'io porti la verità.

Il sistema produttivo jugoslavo era inoltre caratterizzato da imprese di grandi dimensioni che occupavano migliaia di persone e che non dovevano sempre rispondere al principio della copertura dei costi. Imprese ora chiuse da anni, con strutture e macchinari fatiscenti, impossibili da inserire nella nuova logica dell'economia di mercato.

Dov'è disperazione, ch'io porti la speranza. Dov'è tristezza, ch'io porti la gioia.

Dove sono le tenebre, ch'io porti la luce. O Maestro, fa' ch'io non cerchi tanto Fino ad ora la comunità internazionale ha investito 5 miliardi di dollari per ponti,

case, strade, elettricità, acqua, gas. Il 10% è stato utilizzato per far ripartire attività produttive.

di essere consolato, quanto di consolare; di essere compreso, quanto di comprendere; Nonostante questo oggi la produzione arriva solo al 28% di ciò che usciva dalle

fabbriche nel 1991. Uno studio di USaid ha dimostrato come nel 1998, senza i finanziamenti della Comunità Internazionale il PIL bosniaco si sarebbe aggirato attorno al -1%. Quella bosniaca può essere definita un'economia di sussistenza con larghe sacche di povertà. Secondo dati dell'UNDP a fronte di un salario medio nel 1998 di 297 KM sono necessari 477 KM per mantenere una famiglia di quattro componenti. E' vero che negli ultimi anni vi è stata una crescita costante del salario medio ma essendo anche il costo medio della vita in aumento il livello di reddito rappresenta il livello minimo per la sussistenza ed a volte neppure per questa. Sempre secondo dati dell'UNDP il 60% della popolazione bosniaca è sotto il livello di povertà. Anche il welfare è stato drasticamente ridotto alla metà di quello garantito nel 1991.

di essere amato, quanto di amare. Poiché è dando, che si riceve;

perdonando, che si è perdonati; morendo, che si risuscita a vita eterna.

San Paolo, insegnaci la Strada

I dati ufficiali indicano una disoccupazione pari al 36% in RS e al 40% in

Federazione. Queste statistiche sono però aleatorie in quanto l'entità della forza

Progetto Sarajevo 24 Libretto R/S 2007 13

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lavoro effettiva è molto difficile da quantificare a causa della diffusione del lavoro nero, dei movimenti interni della popolazione, del ritorno di profughi, della situazione inerente quei lavoratori di fatto senza occupazione ma ancora iscritti nei registri delle imprese per ricevere un salario di minima.

L’insonnia Com’è triste il mio sogno e il mio sonno com’è penoso

Per comprendere come la popolazione bosniaca riesca a sopravvivere non bisogna però dimenticare fattori quali l'esistenza di un'"economia grigia" che sempre dati dell'UNDP collocano nel 1998 tra il 56,3% ed il 67,5% nella formazione del reddito interno lordo, del ricorso alla seconda occupazione e delle rimesse dall'estero.

solo un uccello fa così per il soffitto da una parete all’altra, come stordito ma verrà mai giorno, Nel quadro dell'economia bosniaca attuale non bisogna escludere gli organismi e gli

enti internazionali non solo per quanto riguarda naturalmente l'apporto diretto di risorse mediante i progetti ma per quanto riguarda le opportunità di impiego che garantiscono. Lo stipendio medio di un lavoratore locale impiegato presso organismi internazionali può andare dagli 800 ai 1500 DEM al mese per le mansioni più semplici fino ai 2500-3000 DM al mese per incarichi che richiedono una qualifica professionale più elevata. Se da una parte questo concorre ad aumentare notevolmente il livello di vita e dei consumi dall'altra rischia di creare una sorta di dipendenza dell'economia bosniaca rispetto alla presenza internazionale (basti considerare i livelli degli affitti altissimi a cui si è arrivati a Sarajevo) e di creare notevoli disparità salariali per professionalità simili a seconda si sia dipendenti di una realtà locale od internazionale. Questo di certo non favorisce uno sviluppo equilibrato e sostenibile.

giorno, giorno, Dio Onnipotente un impercettibile uccello, da una parete all’altra, nel vuoto, di qua e di là, vanti e indietro che peccato tremendo ho commesso per questo mostruoso smisurato castigo forse per aver conosciuto e visto tutto, o perché non so, misero me, nulla di nulla come fa non impazzire quest’uccello invisibile, contro le pareti e il soffitto, di qua e di là, avanti e indietro così anche il nostro Maestro, proprio nell’imminenza del Corpus Domini, era uscito scalzo sul terrazzo.

Si ringrazia l’Osservatorio sui Balcani per le informazioni qui riportate

www.osservatoriobalcani.org la faccia immergendo nella notte dicembrina nelle stelle intirizzite

quello che lo chiamarono indietro, infilandogli le pantofole

- quando Velji Lug a Nezuke discende –

COslobodenje, il quotidiano che d

p polazione.

erchio sotto la sede del giornale

urante l’assedio rimase in funzione per informare la

o

COslobodenje, il quotidiano che d

p polazione.

erchio sotto la sede del giornale solo tre parole sentirono che stava dicendo: terribile, terribile, terribile

urante l’assedio rimase in se non fosse disdicevole per l’asino vecchio

funzione per informare la sul pavimento m’inginocchierei, strillando a squarciagola

o muoviti una buona volta, insensato uccello, scostati, insonnia scava e scava, nella parete, verme, marcisce nello scrigno il corredo della ragazza ma vorrà mai fare giorno, una buona volta, Dio misericordioso Ahimè, ahimè, ahimè, mille volte ahimè, e ancora: ahimè, ahimè come sei felice, infelici che respiri al mio fianco com’è triste, Dio, e misero il mio sogno, e penoso e amaro, Dio, il mio sonno.

A. Sidran.

Progetto Sarajevo 14 Libretto R/S 2007 23

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… E Dio Si È Fatto Pomodoro Il clown - filastrocca

Anche a Sarajevo stava arrivando l’autunno del 1993. Se oggi coloro il mio viso Prima di prendere il treno che da Padova mi avrebbe

portato ad Ancona, mi fermai in un negozietto di frutta e verdura e comprai tre pomodori non troppo maturi.

È la tua vita che vorrei colorare… Il mio volto allo specchio, pallido e nudo, è simile al tuo perché la sofferenza dei tuoi occhi,

Mentre ero sull’aereo dell’ONU che da Falconara faceva il ponte con la gente di quella città, decisi in modo definitivo che il contributo più grande che potevo portare era la mia piccola persona. Del resto cosa altro potevo portare, non ho mai avuto un soldo, non parlo più l’inglese dal 1986, non sono un diplomatico professionista che spesso lavora, di fatto, per garantire il mantenimento del potere economico; non sono neanche un cardinale, di quelli che impartiscono benedizioni agli eserciti e ai morti ammazzati, tanto non costa niente se non a ricordare che il potere temporale della chiesa è inviolabile. Solo la chiesa può permettersi il lusso di stare con i ricchi dal lunedì al venerdì e il sabato e la domenica con la gente normale. In quei due giorni dedicati alla preghiera si parla solo di Dio, che la chiesa stessa ha incarcerato dentro un muro guardato a vista con tanto di lumini, trasformandosi in sepolcro imbiancato.

mia piccola amica, è entrata nei miei. La mia rabbia e il mio amore Mi aiutino oggi a infonderti gioia. Se con l’indice spalmo un enorme sorriso Di bianco splendente attorno alla mia bocca È il tuo sorriso che vorrei disegnare Spento nel vento di questa assurda lotta; con il rosso attorno al bianco ne enfatizzo l’allegria per vincere i tuoi ricordi di grida e agonia… Vorrei che tu fossi davvero felice Da questa tragedia ti porterei via! … pensando alla casa dove giocasti e sei nata sull’occhio una stella dipingo di giallo: distrutta dal centro di una granata Tutti gli aerei che andavano a Sarajevo portavano aiuti umanitari;

tonnellate di generi alimentari stivati in enormi e pesantissimi pacchi. è oggi maceria per qualche sciacallo. L’altra palpebra chiusa coloro di verde:

Sempre, guardando questi pacchi, vivevo momenti di rabbia, perché tutto quel ben di Dio veniva acquistato da coloro che per mantenere la supremazia nel mondo, trasformano gli esseri umani in numeri. Per far tornare i loro conti, i grandi dell’economia compiono addizioni e sottrazioni; per loro le persone sono solo numeri e sono numeri anche i signori della guerra e degli eserciti. Gli aiuti umanitari sono un numero, un pacco di farina è un numero, come la matricola di un soldato, il conto corrente della Croce Rossa; anche la conta dei morti ammazzati la si fa con i numeri. Oggi un morto… oggi mille chili di farina… oggi cento lire a testa per mandare i nostri soldati a garantire la pace… È tutto un aiuto umanitario!

pensando a tuo padre il tuo volto si perde; a tornare non bastò l’amore per sua figlia oggi giace chissà quante miglia. Se indosso una maglia buffa e colorata Vorrei che scordassi la paura passata Quando un rumore ti fa ancor sussultare Il ricordo di bombe vorrei cancellare; puoi ridere oggi a uno scoppio vicino perché è solo un buco nel mio palloncino! Che possa il mio gioco di risa e colori Cambiare il passato in domani migliori Per questo oggi metto al collo un farfallino,

Io non volevo essere un aiuto umanitario e diventare ancora una volta strumento al servizio di un potere, di un’economia, di una cultura, di una religiosità che non mi appartiene.

che possa portarti un miglior mattino. Sul capo una parrucca di capelli brillanti Ti aiuti ad accettare che la vita va avanti Che passano gli anni che ricrescono i fiori Volevo solo portare la mia piccola persona dentro quella guerra e

sperimentare con quella gente percorsi diversi per dar senso alla vita e alle relazioni umane, pensando e progettando un mondo diverso.

E copron di vita perfino i colori. Allora oggi metto sul petto un bel fiore: che il mondo sia in pace, che torni l’amore.

Una volta arrivato all’aeroporto di Sarajevo, alle ore 8:30, per arrivare in città, che dista circa 8 chilometri, impiegai dodici ore. Cinquantacinque minuti di volo da Falconara a Sarajevo e dodici ore per entrare in città. I tre pomodori, intanto erano diventati uno.

Se il cuore è ricolmo di odio e vendetta Ti stringo al mio petto… e se una scenetta Non basta di certo per ciò che ti è tolto… Pur sempre regala un sorriso al tuo volto Andrea Vallebona – campo di Lukavica, agosto 1998

Progetto Sarajevo 22 Libretto R/S 2007 15

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Oltre allo Stari Most furono deliberatamente distrutti, nella parte vecchia della città, diversi edifici di alto valore storico. Un reportage di distruzione a cui si devono aggiungere 5.000 alloggi del centro cittadino distrutti, industrie e infrastrutture devastate, serbatoi, pozzi, stazioni di pompaggio e linee elettriche distrutte o sabotate nonché ospedali e scuole.

Il giorno seguente andai a trovare due amici, sposi: Fatìma e Sheriff. Misi nelle mani di lei tutto quello che avevo di commestibile: l’ultimo pomodoro rimasto. "Non ho altro", dissi, provando un senso di vergogna per il niente che avevo portato. Sapevano che dicevo la verità, e lei piangendo, perché erano due anni che non mangiava pomodori, rispose che quello era oro, era Dio in persona. Lui, commosso, mi disse: "Tu, Gigi, sei Italiano, cattolico; io sono Bosgnacco… e musulmano, ma Dio è uno solo e Dio sta con la povera gente: è lì, dentro il pomodoro."

Tra il 1993 e il 1995 persero la vita circa 2.000 persone e altre 26.000 furono espulse dalla città. Gli abitanti sono oggi circa rispetto alla popolazione del periodo precedente alla guerra e la città resta divisa nei settori musulmano e croato attraverso una "linea di demarcazione".

Senza volerlo, un nonno mi aveva spiegato che Dio non sta dentro gli aiuti umanitari gestiti dalle superpotenze, ma in un atto d’amore, fatto con semplicità. Le lacrime che mi scesero dalle guance fino a bagnare le labbra, sono ancora per me alimento di fiducia. Dio che si era fatto pomodoro sancì anche l’eterna alleanza fra due uomini che non volevano essere omologati.

Nel ’99 fu firmato un accordo fra la Bosnia Erzegovina e la Banca Mondiale per la concessione di un credito di 4 milioni di dollari a favore del «Pilot Cultural Heritage Project» (progetto pilota per la salvaguardia del patrimonio culturale). Inoltre venne istituita una commissione di esperti della ICE (International Committee of Experts) con il compito di garantire, insieme all’Unesco, la corretta esecuzione dei lavori di ricostruzione.

Sheriff e Fatìma dividevano tutto con tutti: i bambini, i vecchi, poveri anche prima della guerra, erano il centro delle loro attenzioni. Sheriff mi diceva sempre che tutto quello che abbiamo lo dobbiamo dividere perché è tutto di Dio… per un amico dobbiamo dare anche la vita. Sheriff mi diceva che non dovevo arrabbiarmi a causa dei capi religiosi, quelli che fanno politica, loro non sanno niente della povera gente; bisogna fare le cose con il cuore e avere sempre fiducia. Sheriff, alla gente di Sarajevo e a noi dei Beati i Costruttori di Pace, il cuore l’ha dato davvero. Sheriff è un uomo giusto e buono perché dice che i criminali di guerra non vanno ammazzati come bestie, ma processati con giustizia. Tra me pensavo che se fossi presidente, nominerei Sheriff ministro di Grazia e Giustizia a vita.

Nello stesso periodo si dava il via ai lavori di rifacimento dell'antico ponte sulla Neretva, una delle imprese più complesse e delicate della storia degli interventi sul patrimonio storico artistico. Grazie, Sheriff e grazie Fatìma, con voi la storia è diventata più colorata.

Sheriff e Fatìma erano amici di Moreno: il giorno che fu barbaramente ucciso, Fatìma lavò con acqua e lacrime la giacca inzuppata del suo sangue. Raramente ho trovato, qua in Italia, quel rispetto laico e profondo verso noi che siamo rimasti vivi; Fatìma e Sheriff non sapevano cosa fosse la nonviolenza, forse ce l’avevano dentro l’animo ed è per questo forse che l’alleanza creatasi prima perdura ancora.

Oggi è conclusa la sua ricostruzione, cui ha dato avvio, con un simbolico primo colpo di scalpello il presidente della Repubblica italiana Carlo Azeglio Ciampi. "Questi ponti costituiscono il motivo dominante delle immagini che contraddistinguono le banconote in euro. Il ponte di Mostar torna ad essere un simbolo dei valori della civiltà europea: una civiltà ricca di tradizioni plurime e di un sentire comune ispirato ai valori della libertà e dei diritti fondamentali della persona ".

PIERLUIGI ONTANETTI: è entrato nell'anno Scout 1962/63 nel FI 5°, in Branco. Il suo primo incarico è stato nello Staff di Reparto, stando per 10 anni come Capo Reparto e 11 nello Staff della Branca R/S. Nel 1975 riceve il Gilwell. E' stato incaricato al Settore PNS - Pace Nonviolenza Solidarietà fino al 2003. Fra il 1993 e il 1994, per circa un anno e mezzo, ha vissuto nella Sarajevo assediata insieme ai "Beati costruttori di Pace", organizzazione nonviolenta e pacifista di Padova.

Fonte: ASSOPACE – ASSOciazione per la PACE www.assopace.org

Al suo rientro in Italia ha curato la stesura del libro "Piano Piano - Libro di Pierluigi Ontanetti" in cui ripercorre la sua vita a Sarajevo e le radici più profonde della sua scelta di nonviolenza attiva.

Progetto Sarajevo 16 Libretto R/S 2007 21

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La città di Mostar, BIH Questa Terra È La Mia Terra

Da molti anni, ormai, quando cammino, cerco di fare meno rumore possibile, anche quando cammino per le vie del centro di Firenze. Mostar, centro urbano principale della regione dell'Erzegovina, giace sulle

due sponde del fiume Neretva, nel mezzo di una vallata sovrastata dalle cime Prenj e Velez.

Camminare è andare verso, entrare dentro… A nessuno è permesso di entrare senza chiedere il permesso. Non ho imparato la lingua delle piante, degli animali, dell’acqua e della terra, ecco perché cerco sempre di camminare in punta di piedi, piano piano, senza schiacciare ma appoggiando il piede come per chiedere "scusa, posso entrare?"

Luogo di incontro tra due mondi, Oriente ed occidente, fu resa famosa per il suo Ponte vecchio, simbolo della convivenza delle diverse culture.

In ogni luogo dove appoggio il piede per camminare, dai colli del Mugello all’Africa, dai monti dell’Abetone all’Inghilterra, dalle catene delle Alpi alla Sicilia, dai vialetti dell’Isolotto (il mio quartiere) alla terra di Bosnia, sento che quella terra è la mia terra. Non mi sento padrone ma parte, esistiamo insieme.

Uscita mal ridotta dalla seconda guerra mondiale, il cui ricordo è immobilizzato nel "Monumento al Partigiano", raggiunse, sotto il regime di Tito, il momento di massimo splendore, forte di un imponente sviluppo economico, urbanistico e demografico che lasciò però inalterata la sua bellezza artistica e paesaggistica.

Questo sentire vale anche per le persone che popolano la terra. Pr entrambi è importante il rispetto e la conoscenza. Non si è padroni di niente, ma parte di un equilibrio che esige attenzione. Forse è per questo che non sopporto le radioline accese sulla spiaggia d’agosto, che coprono la voce del mare e della sabbia. Forse è per questo che non sopporto gli inutili schiamazzi e gli stereo in montagna; cantare sì, quello va bene, perché è la voce delle persone che esprime il sentimento di quel momento.

Si è cittadini del mondo, non perché la cultura giuridica riconoscerà questo diritto o dovere. Si è cittadini del mondo perché si è parte integrante della realtà conosciuta e sconosciuta; il Creato. Non siamo nati Italiani o Tedeschi; siamo nati uomini e donne, in natura non esistono le frontiere, i check point, o l’ufficio emigrazione. Anomale sono le persone che non sentono morire parte di se quando una creatura muore per fame. Anomale sono le persone che pensano "tanto a me non tocca", perché non si accorgono che nella guerra combattuta a migliaia di chilometri, muore anche un pezzo del loro esistere. Ecco perché, in punta di piedi, piano piano, sono andato nella terra che è la mia terra e poi, in punta di piedi, sono tornato nella terra dove sono nato.

A Sarajevo, in molti mi hanno chiesto perché ero andato lì, ed io, piano piano, quasi sottovoce, rispondevo, a chi mi era possibile, e mai in pubblico, che quella terra era anche la mia terra.

Chissà se qualcuno degli amici di Sarajevo, dopo mesi di condivisione, avrà capito

una piccola verità di un piccolo uomo. Sperò di sì. Nel maggio del 1993 le forze croate della parte occidentale della città cominciarono ad assediare il quartiere musulmano a est del fiume Neretva: l'assedio durò 10 mesi, i croati espulsero con la forza migliaia di musulmani e ne massacrarono diverse centinaia, distruggendo contemporaneamente tutte le moschee della città risalenti al XVI e XVII secolo. Nel novembre del 1993 il famoso Ponte Turco di Mostar, che dal 1566 passava 20 m sopra le acque verdi della Neretva, venne distrutto dall'artiglieria croata. Una distruzione priva di interessi strategico-militari ma che aveva in sé una fortissima valenza simbolica.

Salutare Sarajevo è stato per me molto doloroso, ma la vocina che mi chiamava aveva ragione; era giusto per me e gli altri, che continuassi a camminare.

"La terra non l’abbiamo ereditata dai nostri padri, l’abbiamo presa a prestito dai nostri figli ai quali dovremo restituirla." Capo Giuseppe

…anche io la penso così.

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Gabriele Moreno Locatelli

(da L. ACCATTOLI, Cerco fatti di Vangelo. Inchiesta di fine millennio sui cristiani d'Italia, SEI., Torino 1995, pp. 30-31)

Esistono dei pellegrinaggi particolari che hanno come méta non dei santuari o dei luoghi significativi nella storia della fede, ma i mille volti della sofferenza. Ci sono uomini e donne che decidono di partire percorrendo le strade dove tante persone vivono quotidianamente questo mistero del dolore. Abbiamo scelto un testimone poco noto, proprio per sottolineare che la santità del pellegrino è molto diffusa e ancor oggi viene vissuta fino alla donazione totale della vita. Gabriele "Moreno Locatelli è un vagabondo del Vangelo che parte dalla Lombardia e non pianta la sua tenda da nessuna parte, passando per tante esperienze e obbedendo a due sole regole: seguire Gesù e servire tutti coloro che ci passano accanto in questa breve vita. Lo uccidono i cecchini di Sarajevo, mentre porta fiori sul ponte di Vrbania, dove c'era stato il primo morto di quella guerra. Nell'ultima tappa del suo pellegrinaggio Gabriele Moreno si era accompagnato al movimento Beati i costruttori di pace ed è a loro nome che era a Sarajevo tra l'estate e l'autunno del 1993... All'ingresso della sua casa di Canzo aveva messo una targa con queste parole del Cantico dei Cantici: Forte come la morte è l'amore. Ecco un grido in forma di poesia che manda a tutti e a ciascuno da Sarajevo il 25 agosto 1993, quaranta giorni prima della sua morte:

Vi prego gridate che qui la gente muore di granate di snajper (cecchini) di malattie ma anche di paura di angoscia di disperazione perché non c'è pace non c'è pane e l'inverno arriva e nessuno crede che non li abbiamo dimenticati. Vi prego Gridate. Un bacio a tutti e a ciascuno

Gabri

Ed ecco come aveva motivato nel 1982 il tempo passato a Corleone (sì, nel paese siciliano della mafia, dov'era ospite di un convento francescano) ad assistere un uomo al quale era stata amputata una gamba, con lo stesso

atteggiamento con cui vivrà l'avventura di Parigi, dove assisterà per tre anni un prete infermo: Conviene veramente sforzarsi di servire tutti coloro che ci passano accanto in questa breve vita, prima di tutto perché non c'è niente che renda più felici del fare il bene, anche quando costa o si riceve in cambio solo ingratitudine, e poi perché, quando ci presenteremo di fronte a Lui, almeno ci saranno un mucchio di fratelli in cui noi lo abbiamo riconosciuto che ci apriranno le porte del cielo

Ed eccolo qui al ponte Vrbanja di Sarajevo: è il 3 ottobre 1993, Gabriele Moreno ha 34 anni, è impegnato - con altri quattro amici del movimento Beati i costruttori di pace - nella realizzazione del progetto Si vive una sola pace. Iniziano l'attraversamento del ponte, si fermano a metà, si inginocchiano a pregare un momento e arrivano i proiettili dei cecchini. Avrebbero dovuto posare lì un mazzo di fiori, sul luogo del primo morto di quella terra. Poi avrebbero dovuto andare dai soldati serbi e da quelli bosniaci, a offrire un pane di pace. Lo portano in ospedale, l'operano due volte e con l'ultimo fiato chiede agli altri: "Stanno tutti bene?". Così se ne va questo cristiano vagabondo, che a forza di cercare il Signore in ogni terra ha finito con l'incontrarlo a metà di un ponte proibito".

(da L. ACCATTOLI, Cerco fatti di Vangelo. Inchiesta di fine millennio sui cristiani d'Italia, SEI., Torino 1995, pp. 30-31)

Associazione nazionale “Beati i costruttori di Pace”

Nasce nell’autunno 1985 da un appello che esprime la convinzione che la Pace è un obiettivo di fondamentale importanza e va perseguita da ciascuno, nella vita di tutti i giorni, con un costante impegno in favore della giustizia, del disarmo e della salvaguardia dell’ambiente. L’associazione ha realizzato attività di interposizione nonviolenta dentro i conflitti, anche armati, organizzando marce della Pace in Bosnia (La marcia dei 500, Mir Sada), Kosovo (Anch’io a Pristina) e Congo (Anch’io a Bukavu, Anch’io a Kisangani).

E’ inoltre impegnata in Italia in campagne sul disarmo e la riconversione dell’industria bellica, in operazioni per cambiare lo stile di vita delle persone e delle famiglie e per ridurre i consumi (Operazione Bilanci di Giustizia www.unimondo.org/bilancidigiustizia)

Associazione nazionale “Beati i costruttori di Pace” Via Antonio da Tempo, 2 35131 PADOVA tel. 049 8070522 fax 049 8070699 e-mail [email protected]

Progetto Sarajevo 18 Libretto R/S 2007 19