AZIMUTH - riviste associative

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Rivista mensile • Aprile 2016 • N. 6 • Anno XL • Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale • D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, Aut. GIPA/C/AN/2012 • ISSN 1127-0667 Scout d’Europa AZIMUTH 2016 In questo numero Relazioni e abilità manuale Bibbia e relazioni: protezione e non collasso Il “Vecio” dello scautismo di Frosinone B.-P., Olave e noi – L’incontro della vita Giocare il Gioco Uscite di Spiritualità Regioni Nord e Sud

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67

Scout d’EuropaAZIMUTH

2016

In questo numero

Relazioni e abilità manuale

Bibbia e relazioni: protezione e non collasso

Il “Vecio” dello scautismo di Frosinone

B.-P., Olave e noi – L’incontro della vita

Giocare il Gioco

Uscite di Spiritualità Regioni Nord e Sud

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Editoriale

SCOUT D’EUROPARivista mensileAssociazione Italiana Guide e Scouts d’Europa Cattolici della Federazione dello Scautismo Europeo

ANNO 40 • N. 6 • APRILE 2016Azimuth per Capi n. 2/2016

DIRETTORE RESPONSABILEAntonio Zoccoletto • [email protected]

DIRETTORIMarco Platania e Michela Bertoni

LA REDAZIONE Coordinamento di Redazione: Pier Marco Trulli

Responsabili delle rubriche:Nelle Sue mani: Don Paolo La TerraPreparati a servire: Stefano BertoniScautismo e Bene Comune: Gabriele FranchiEducare al maschile, educare al femminile: Pier Marco TrulliGiocare il Gioco: Michela Bertoni, Daniele FilipponeRadici: Attilio GriecoLavori in corso: Paolo MorassiOrizzonte Europa: Vincenzo DanisoRegionando: Alessandro CuttinNello zaino: Paolo CantoreIn bacheca: Massimiliano Urbani

Segreteria di Redazione: Silvia Dragomir

Copertina e scelta delle foto: Valentina Startari

Hanno collaborato con scritti: Michela Bertoni, MarcoPlatania, Don Paolo La Terra, Pietro Antonucci, Pier MarcoTrulli, Stefano Bertoni, Gabriele Franchi, Cristina Breda,Giuliano Furlanetto, Manuela Evangelisti, Fabio Sommacal,Barbara Orioni, Lorenzo Cacciani, Vanessa Pilato, CostanzaPoli, Rosanna Schimmenti, Attilio Grieco, Paolo Cantore,Massimiliano Urbani

Hanno collaborato con foto:Marco Platania, MichelaBertoni, Valentina Startari, Davide Trulli, Pier Marco Trulli,Stefano Bertoni, Gabriele Franchi, Cristina Breda, GiulianoFurlanetto, Manuela Evangelisti, Fabio Sommacal, BarbaraOrioni, Lorenzo Cacciani, Vanessa Pilato, Costanza Poli,Rosanna Schimmenti, Attilio Grieco, Paolo Cantore,Massimiliano Urbani

E-mail di Redazione: [email protected]

Loghi: Luciano Furlanetto e Ellerregrafica

Progetto grafico: Ellerregrafica

Direzione, Redazione e Amministrazione:Via Anicia, 10 - 00153 Roma • Autorizz. del Tribunale diRoma n. 17404 del 29.09.1978 - Spedizione inabbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, Aut. GIPA/C/AN/2012- ISSN 1127-0667

Stampa: Tipografia Nonsolostampa (AN)

Manoscritti e foto, anche se non pubblicati, non sirestituiscono, salvo diverso accordo precedente con laDirezione. Tutti i collaboratori hanno la responsabilitàe conservano la proprietà delle loro opere. La riproduzione di scritti comparsi su questa rivista èconcessa a condizione che ne venga citata la fonte.

Rivista associataall’Unione Stampa Periodica Italiana

Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 17404 del29/09/1978

STAMPATO SU CARTA ECOLOGICA

Chiuso in redazione il 15 aprile 2016

Michela Bertoni e Marco Platania Commissari [email protected], [email protected]

RELAZIONIE ABILITÀ MANUALE

“Se imparerai a farlo con le cose, domani lo farai con le persone.”

Q uando B.-P. codificò in 4 punti i cardini dell’educazionescout, aveva in mente senz’altro i ragazzi e la societàdei suoi tempi.

Al fine di offrire un’opportunità ai tanti ragazzi svogliatio che sembravano già non avere ambizioni, pensò di proporreall’interno dello scautismo delle attività peculiari, spesso pros-sime ai lavori manuali di quei tempi, che li spronassero ad es-sere creativi ed a mettersi in gioco: la partecipazione a questeesperienze educative offriva loro la possibilità di far proprioanche lo stile dell’impegno e dell’applicazione (...un lavoroben fatto!), caratteristica poi molto utile nell’ambito profes-sionale.

Fin qui è storia e cultura scout, oltre che, naturalmente,esperienza anche personale di noi che stiamo leggendo e cheabbiamo visto nel nostro servizio come le attività di abilità ma-nuale producano ancora questi effetti sulle nostre ragazze esui nostri ragazzi.

In più, abbiamo sicuramente potuto osservare come duranteun’attività di questo tipo possano innescarsi in modo moltonaturale dei meccanismi relazionali che arricchiscono ulte-riormente tali tipi di esperienze: smorzare tensioni, fare spiritodi gruppo, scoprire la bellezza dell’offrire e dell’offrirsi, ecc.

E fin qui, probabilmente, niente di nuovo.La riflessione che invece vogliamo proporvi è un po’ più

sottile, perché appartiene di più alla cultura del nostro tempo,cultura che dobbiamo saper capire ed interpretare.

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di capire, di faticare, di aspettare il tempo giu-sto, o cristianamente parlando, la forza di per-donare per ricucire lo strappo. La cultura con-sumistica che i nostri tempi ci propongonoper i prodotti rischia di allargarsi anche allerelazioni, vissute in fretta e per il tempo ne-cessario a trarne soddisfazione, per poi abban-donarle una volta ottenuto lo scopo.

Alla cultura dello scarto, che più volte PapaFrancesco ha evidenziato come uno dei malipeggiori dei nostri giorni, lo scautismo puòsenz’altro rispondere con la cultura dell’acco-glienza che può passare, con i nostri mezzi,anche attraverso la buona abitudine a non but-tare via le cose semplicemente perché non so-no perfette (ammesso che esista un concettoumanamente condiviso di perfezione).

E così, anche educando ad una relazionepositiva e costruttiva con le cose, potremo spe-

rare di formare uomini e donne capacidi relazioni positive e costruttive conle persone, e quelle mani, utilizzateper dipingere, tagliare, creare sarannole stesse in grado di sostenere unapersona in difficoltà, di dimostraresincera tenerezza, di accogliere unanuova vita.

Oltre che ad una relazione creativa con lecose, l’abilità manuale offre, al ragazzo e allaragazza, la capacità di saper aggiustare le cose,li aiuta a comprendere che non occorre buttarevia un oggetto quando si rompe, se è possibileripararlo.

Attraverso il gioco, lo scout e la guida siimpadroniscono dell’abilità che è nelle loromani, riuscendo a smontare e rimontare glioggetti, scoprendo come sono fatti e come fun-zionano, e imparando, quando non riescono,a non arrendersi ma a tentare di migliorareper gradi.

Attualmente tutto ciò sembra quasi esserefuori moda: quando una cosa si rompe, la but-to; quando una cosa non funziona, cambio;non è importante capire perché e come, masolo arrivare al risultato.

Ed è incredibile come la cultura del consu-mo passi naturalmente dalle cose alle persone:le relazioni sociali (lavoro, amicizie, matrimoni)oggi rischiano infatti di essere così. Vengonoabbandonate precocemente perché non cor-rispondono da subito ad ideali fantastici, sonointerrotte in fretta perché non si ha la pazienza

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La terza tappa del cammino che, con l’aiu-to della Sacra Scrittura, ci sta conducendoverso il miglioramento del nostro stile

di relazione, si arricchisce adesso di due ele-menti ulteriori: la protezione e il non collasso.

Per comprenderli meglio, vi invito a leggere– prima di continuare a leggere le righe che se-guono – la seconda lettera ai Corinzi, dal ver-setto 23 del capitolo 1 al versetto 4 del capitolo2. La comunità di Corinto è sempre stata crocee delizia dell’apostolo Paolo. La peculiarità diCorinto, porto di mare in cui convergevano esi incontravano culture, sensibilità, mentalitàe impostazioni esistenziali radicalmente diverse,si rispecchia nella vita della comunità fondatadall’Apostolo: tendente alle divisioni interne ealle contrapposizioni, tentata di annacquarsicol paganesimo predominante e attraversatada grossi problemi morali.

Ci sarebbe di che perdere la pazienza emandare tutti a quel paese, esasperandosi edesasperando gli altri per mantenere il controllodella situazione, affermando e ribadendo osti-natamente la propria leadership. Il brano che

stiamo prendendo in considerazione, invece,ci rivela come Paolo, grande esperto di uma-nità, cerchi con pazienza di rinsaldare la tramadi una relazione che – per la natura della co-munità di Corinto – è tendenzialmente pre-caria e turbolenta.

Il primo atteggiamento che Paolo pone inessere è la protezione, e viene espresso chiara-mente in 2Cor 1,23: Paolo afferma – con giu-ramento solenne – che non è voluto andare aCorinto solo per risparmiare ai Corinzi i suoirimproveri. Avere un atteggiamento protettivosignifica evitare all’altro stress emotivi ed esi-stenziali che, in quel momento, non sarebbein grado di sopportare e di decodificare ade-guatamente.

La protezione non va confusa con la super-ficialità di chi lascia correre, senza intervenirequando ciò dovesse risultare necessario. Al con-trario, presuppone la squisita sensibilità di chi,rendendosi conto del fatto che – in quel deter-minato momento – caricherebbe sulle spallegià affaticate dell’altro un peso che diventerebbeinsostenibile, rimanda ad un momento succes-

Don Paolo La Terra Assistente Generale • [email protected]

Bibbia e relazioni:protezione e non collasso

NELLE SUE MANI

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sivo il suo intervento, in attesa che l’interlocu-tore sia nelle condizioni migliori per poterloreggere e interpretare adeguatamente. La pro-tezione mette al centro l’altro e la sua condi-zione, prima che il proprio bisogno di chiari-mento o di intervento. Sulla base di questa af-fermazione, non è certamente protettivo l’at-teggiamento di coloro i quali dicono: “Quandoho qualcosa da dire, devo subito dirla in faccia!”.

Fatta salva la necessità della chiarezza, valela pena ricordare che – sebbene si possa trattaredella verità – occorre che questa venga sempreaccompagnata dalla carità: come abbiamo giàvisto, la verità senza carità può uccidere! La pro-tezione, quindi, è inserita nell’ambito della caritàche si deve accompagnare sempre alla verità.

Al v. 1 del cap. 2, Paolo associa alla prote-zione anche l’espressione dello stato d’animocon cui ha fatto la scelta di rimandare la suavenuta a Corinto: non c’è solo il comporta-mento protettivo, ma anche la sua declinazionesul versante emotivo all’interno della relazione.

La descrizione dello stato d’animo dell’A-postolo, dopo aver fatto riferimento alla tri-stezza, continua al v. 4, in cui la sua afflizione,la sua angoscia e le sue lacrime vengono pre-sentate come espressione del suo grande amoreper la recalcitrante comunità di Corinto. Nonc’è offesa o rimprovero diretto, ma espressione– nella chiarezza – della propria condizione edel proprio stato d’animo.

Il secondo elemento, che si può tematizzarea partire da questo brano, è la capacità di ge-stire una relazione con l’atteggiamento delnon collasso. Non collasso significa che, all’in-terno della relazione, occorre condividere tutto,sia il positivo che il negativo, sia il bello cheil brutto, sia il comodo che lo scomodo, sia ilpiacevole che lo spiacevole.

Al v. 24 del cap. 1, Paolo scrive ai Corinziche non vuole essere padrone sulla loro fede,ma piuttosto collaboratore della loro gioia.

L’Apostolo, nella sua saggezza umana resapiù acuta dalla grazia, sa bene che sarebbe

controproducente rimproverare continuamen-te gli interlocutori – sebbene lo meritino – esa-sperandoli e portando la relazione ad un puntodi rottura, cioè al collasso.

A pensarci bene, ognuno di noi ha sul cel-lulare un numero di telefono che, quandosquilla, ci fa cominciare a sudare freddo: sitratta, magari, di quell’amico che ti cerca sol-tanto per scaricarti addosso tutti i suoi proble-mi, come anche, piuttosto, di quell’altro cheti chiama soltanto per lamentarsi o quandodeve rimproverarti.

Quanto saremmo felici se – almeno ognitanto – quelle persone ci chiamassero per con-dividere qualcosa di bello o farci i complimentiper qualcosa di buono che abbiamo fatto!

L’atteggiamento di non collasso rende ca-paci di rinvenire e far affiorare il bene, il giustoe il bello anche all’interno delle situazioni piùdifficili e complicate, stemperando le tensionie – di conseguenza – preparando il terrenoper un intervento più efficace, benevolmenteoperato e accolto di buon grado, laddove ciòsi rendesse necessario.

Ritornando sulla gioia, considerata comepienezza della vita vissuta nella relazione, essaviene posta in 2Cor 2,3 da Paolo come capoli-nea per il treno della vita, che si muove su duerotaie equidistanti e percorse contemporanea-mente dalle ruote del convoglio: una sola rotaiao la mancanza di equidistanza tra esse ne pro-vocherebbero inevitabilmente il collasso.

Protezione e non collasso, nella capacitàdi decentrarsi e di partire dall’altro – nella con-dizione in cui si trova – possono diventare unamarcia in più nella modulazione del nostrostile di relazione, orientando i nostri passiverso il capolinea della nostra vita, che è lapienezza nella gioia.

NELLE SUE MANI

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Pietro Antonucci [email protected]

Fernando Valchera il “Vecio”dello scautismo di Frosinone

PIETRE MILIARI • SPECIALE 40°

Mi viene chiesto un contributo in gradodi poter ricordare a tutti noi una fi-gura cruciale della nostra storia Asso-

ciativa. Fernando Valchera.Quando capita di dover raccontare qualcosa

di molto importante, si corre il rischio di ba-nalizzare o comunque di non riuscire a tra-smettere quei sentimenti o quei valori che sot-tostanno a ciò che vorremmo dire. E questoper me è particolarmente vero, specie nel do-ver parlare dell’Avv. Fernando Valchera.

Mi torna in mente la difficoltà che il mioamico Marco Turriziani, anche lui di Frosinone,mi esternò un po’ di anni fa, quandotoccò anche a lui questo stesso onere,in occasione del 50° anno dello scau-tismo a Frosinone.

Impossibile fare una descrizione og-gettiva, allora mi sembra che la cosamigliore da fare sia affidarmi almenoin parte a quello scritto fresco e ve-

ro, perché scritto quandol’Avvocato eraancora con

noi. Marco mi perdonerà l’uso speculativo diparte del suo scritto perché insieme abbiamoimparato a camminare con l’Avvocato e insie-me ci piacerà ricordarlo.

Nella “nostra“ lingua l’Avv. Valchera è statoun fedele compagno con cui cacciare nellagiungla, un vecchio Lupo dal pelo grigio chenon perdeva mai la traccia. Uno scout di 1 clas-se, un Capo Squadriglia capace di portare sem-pre alla vittoria la sua squadriglia. Un compa-gno di strada con su cui contare sempre perdividere il carico dello zaino. Un Capo, un ri-ferimento sicuro, indiscusso... per noi incar-nazione e testimonianza della stessa Leggescout. Il suo nome, per noi, è sempre stato“Avvocato”: non era un titolo, una freddaquanto professionale qualifica, ma un nomedi caccia: quante volte dalla tenda cambusa,o sotto l’alza bandiera rispondeva a noi chelo chiamavamo “Avvocà...” stando al gioco,al nostro gioco che ha vissuto intensamenteper tutta la sua vita assieme a tanti giovani,assieme a tutti noi. Non solo la sua attivitàscout merita attenzione, ma la sua espe-rienza di vita è davvero interessante. Lasua gioventù è stata in buona parte risuc-

chiata dalla grande guerra, vissuta in primapersona come ufficiale degli alpini1, prima alfronte e poi nei campi di prigionia, vissuta inuna famiglia che ha visto decimare i suoi figliproprio dalla follia della guerra.

Tuttavia, come spesso ci ha raccontato, neldisegno tracciato dalla Provvidenza, tutto haun senso e forse proprio in quei momenti dif-ficili ha preso forma la sua straordinaria e par-ticolare vocazione.

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Nel gioco dello scautismo entra da adulto,nel 1957. Giovane Avvocato di Frosinone, conun’importante tradizione familiare alle spallee un impegno sociale già consolidato, non esitaa lanciarsi in questa nuova avventura che pro-prio in quegli anni, ad opera di alcuni giovaniCapi dell’ASCI, prendeva forma in Ciociaria.

Da quel momento, con una costanza eduna continuità che non ha eguali, inizia il suoservizio scout. Diversi sono gli incarichi cheha ricoperto: noi “bocia” ne ricordiamo solouna parte, Consigliere Nazionale, Commissariodi Distretto, due volte Presidente dell’Associa-zione ma soprattutto Capo del Gruppo scoutFrosinone 1 e punto di riferimento assolutodello scautismo ciociaro.

Lo scautismo a Frosinone ha ed ha avutotanti e validi protagonisti, ma va riconosciutaall’Avvocato la costanza e la capacità di nonmollare mai, di stare continuamente vicino aisuoi bocia, di lanciarci nelle responsabilitàsenza però mai abbandonarci, di essere la no-stra rete di sicurezza, il riferimento sicurodove cercare consiglio e conforto.

La sua capacità di esserci, di trasferire fi-ducia, senza mai ingombrare, senza mai pre-valere, con una leggerezza straordinaria, credosia stato un esempio che dovremmo riscoprire.Il vecio era classe 1916, ma chi lo conosceva sache la sua età anagrafica non ha mai coincisocon il suo spirito: sempre pronto, sempre ag-giornato, sempre presente anche in attività,capace di ammaliare sia giovani lupetti chevecchi capi. Passava dal promuovere e dal ge-stire la formazione capi del distretto sulla dot-trina sociale della chiesa a raccontare il Con-cilio Vaticano II alle riunioni di Alta Squadriglia

del riparto femminile. Tenendo sempre tuttie comunque in trepidante attesa.

Chi come noi ha avuto la fortuna di cam-minare con lui lo ricorda davanti alla fila ascandire un passo lento inesorabile da Alpino.Preciso nei 50 di cammino, impassibile neisuoi 10 di sosta.

Al campo: tra tanti ragazzini la sua figuraera subito notata come quella di una personaimportante, senza però averne pretesa o at-teggiamento. Anzi tra i suoi ragazzi si è sempreriservato incarichi marginali: ai campi era cam-busiere, cuciniere e, con tecnica sopraffina,anche ambulanziere.

Capace di stare ai tavoli delle riunioni, dovesi fa lo scautismo “pensato”, ma anche ai cam-pi, insieme ai ragazzi, a giocare la grande av-ventura!

La sua presenza conferiva al campo un ri-gore ed uno stile particolare, ma soprattuttoa noi capi la tranquillità di quello che stavamofacendo. Per fare un paragone caro a chi amae pratica la montagna, avere l’Avvocato in at-tività era come avere la corda di sicura ben le-

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PIETRE MILIARI • SPECIALE 40°

gata all’imbrago ed affrontare crepacci o dirupiin tutta tranquillità.

Indimenticabili le chiacchierate fatte nellasua tenda: attorno ad una lampada a gas, sudegli sgabelletti costruiti appositamente peri suoi ospiti, ci accoglieva per ascoltare i nostriprogrammi, scambiarci idee, per delle breviriflessioni, per qualche consiglio che con gran-de discrezione ci offriva e poi, a sera, dopoaver pregato insieme la compieta, con un cic-chettino serale ci dava la buona notte.

Mai di cattivo umore, mai adirato, sempredisponibile: per noi era veramente semprepronto. La sua casa sempre aperta, la sua bi-blioteca sempre disponibile, il suo sorriso econforto c’erano sempre. Quando fui nominatoCommissario Nazionale di Branca Rover andaida lui, per sfogare un po’ della mia ansia. Mioffri il caffè, “sempre corretto”, e con calmaragionammo del cosa e del come fare.

Quando andai via con una serie di appuntie libri (non si poteva uscire da casa dell’Avvo-cato senza libri in mano), salutandomi e sor-ridendo mi disse: “Pietro non ti preoccupare,hai solo un clan più grande, fai del tuo meglioe vuoi bene ai tuoi Rover, al resto pensa Lui”.

Ciò che possiamo davvero imparare da unafigura come l’avvocato Valchera è la forza dellatestimonianza. Del trasmettere facendo insie-me strada. Possiamo scoprire nella sua testi-monianza il valore del servizio scout ed il sensodell’impegno laicale; frequentando un “laico”abbiamo capito il valore della nostra dignitàdi Cristiani; pregando insieme abbiamo sco-perto il valore della preghiera ed il senso dellaliturgia. Il Gruppo, il nostro Distretto, L’Asso-ciazione, tutti noi dobbiamo essere particolar-

mente grati alla Provvidenza per questo grandedono che ci ha fatto.

Nell’ultima sua Uscita scout, in occasionedel conferimento della presidenza onorariadella Associazione FSE, ci ha lasciato questeparole che credo più di tutto possano restituirciil personaggio.

“Vi sono grato di questo. Vi invito a man-tenere l’Azimuth, ma un Azimuth che deveessere fondato su Cristo, che vive in voi ed èdentro di noi. Viviamo questa realtà. È dentrodi noi e operiamo per Lui, dobbiamo testimo-niarLo, Lui. Grazie di cuore”.

1 Capitano degli Alpini Battaglione Intra, Crocedi Guerra al Valor Militare – Vides, Balcani 7/5/1942.

FERNANDO VALCHERA

1979-1982 Tesoriere 1982-1983 Vice Presidente1983-1988 Presidente1988-1991 Vice Presidente 1977-1979, 1980-1982, 1983-1984Commissario del Distretto di Frosinone

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B.-P., Olave e noiUn incontro per la vita

Pier Marco Trulli [email protected]

Gennaio 1912: B.-P. parte per un lungoviaggio promozionale dello scautismo.Si imbarca sulla nave “Arcadian” e lì in-

contra Olave St. Clair Soames, la donna che di-venterà sua moglie e che resterà con lui finoalla sua morte, nel 1941. L’episodio dell’incontroè raccontato dallo stesso B.-P. con la solita ar-guzia e spiegando anche un curioso retroscena.

La mia vita era stata costantemente occupatis-sima, e io non avevo avuto l’opportunità di pensaread altre cose, come per esempio al matrimonio; ilmio migliore amico, “Ginger” Gordon, del 15° Usseri,mi aveva anche molto preso in giro, trattandomi davecchio scapolone incallito – e come gli rispondevoche non avevo nessuna voglia di sposarmi, e che d’al-tronde ero sicurissimo che nessuno avrebbe avuto de-siderio di sposare me, mi lanciò uno sguardo ironico,dicendomi con aria di intesa: “Ci sarai preso anchetu come gli altri, caro mio, e nel momento in cui menote lo aspetterai!”. Capitò infatti proprio così. Ed eccocome. Studiando l’arte di seguire una traccia, mi eroesercitato a dedurre il carattere delle persone dalloro modo di camminare e dall’impronta lasciatadai loro passi. I cercatori di tracce indigeni di tuttoil mondo sanno leggere il carattere di colui di cui os-servano le impronte così come ne leggono le azioni ole intenzioni.

Per esempio, la punta dei piedi rivolta in fuoridenota un mentitore; una depressione all’esterno deltallone svela uno spirito avventuroso, ecc.

Proseguendo le mie ricerche, ero giunto alla con-clusione, che il quarantasei per cento delle donne sonomolto avventurose da un piede, ma esitanti dall’altro,e pertanto soggette ad agire per impulsi irregolari.Era logico quindi che una eccezione a questa regolatrattenesse la mia attenzione.

Ora, come entravo un giorno nella caserma di Kni-ghtsbridge – in quell’epoca ero ancora nell’esercito –notai una giovane donna accompagnata da uno spaniel.Essa mi era completamente sconosciuta e io non vidiil suo viso, ma il suo modo di camminare rivelava unospirito serio e retto, molto buon senso, e nel tempostesso il gusto delI’avventura. Poi non ci pensai più.Due anni dopo, a bordo di una nave che mi portavaalle Antille, riconobbi la stessa andatura in una dellepasseggere. Quando fummo presentati uno all’altro,le dissi: “Abita a Londra, non è vero?” Ma no, stavanel Dorsetshire. La mia divinazione si trovava in errore.“Ma non ha uno spaniel marrone e bianco?” Infatti(sorpresa evidente). “E non si trovava un giorno a Lon-dra, presso la caserma di Knightsbridge?” “Sì, dueanni fa” Noi ci sposammo dunque – e fummo moltofelici”. Fu così che ebbe inizio la mia seconda vita, econ lei gli esploratori e le Esploratrici.

Questo episodio della vita di B.-P. e di Olaveci porta ad una riflessione più ampia sull’im-portanza dell’incontro che porta poi un uomo

EDUCARE AL MASCHILE, EDUCARE AL FEMMINILE

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senso all’esistenza, portare pienezza e felicitàalle persone. In quattro parole, “fate un matri-monio felice”, come B.-P. stesso ci dice. Comeeducatori, non possiamo non chiederci se edu-chiamo i nostri ragazzi e le nostre ragazze aquest’incontro, se spieghiamo loro la bellezzadi questo momento e della successiva scelta,se li aiutiamo a capire come tenere vivo l’a-more, come cambiare nella fedeltà, come af-frontare le difficoltà.

Senza dubbio la nostra testimonianza diCapi e Capo è fondamentale, e in propositoanzi chiediamoci che messaggio diamo ai no-stri ragazzi e ragazze. Il rispetto, la stima, l’at-tenzione, l’importanza che diamo (o non dia-mo) al nostro coniuge, anche davanti a loro,valgono molto di più di mille discorsi.

Ma è necessario anche parlare con loro,chiarire i loro dubbi, dare voce alle loro aspet-tative, raccontare la prospettiva di amore. Suquesto punto dovremo certamente lavorare,con creatività e costanza, per dare risposte ainostri ragazzi.

È questo anche per rispondere alla sfidache viene lanciata agli uomini e alle donne dioggi: che questo incontro non sia importantema sia anzi illusorio, frutto di convenzioni so-ciali e di semplice necessità di trasmissionedel genere umano, mentre l’amore libero evero possa essere da altre parti o con altre mo-dalità. È una sfida che oggi purtroppo trovaspazi e fondamento in una mentalità ormaianti-matrimonio, in un’i-

e una donna ad intrecciare le proprie vite, aimpegnare le proprie esistenze l’uno per l’altrae a generare nuove vite. È esperienza comune,infatti, che l’incontro che inizia una relazionesia considerato una sorta di pietra miliare delrapporto, e spesso alla coppia è chiesto di rac-contarlo, di specificare cosa sia successo, checosa abbia fatto scattare la scintilla.

E questo racconto è costitutivo non solodella coppia, ma anche dei figli della coppia, edei loro discendenti: l’incontro diventa simbolodell’amore e del prodotto di questo amore.

Ovviamente non sempre le relazioni inizianocon incontri così particolari o con colpi di ful-mine. Spesso al contrario ci si conosce e ci sifrequenta già da tempo, ma anche in questocaso il passaggio dall’amicizia o dalla sempliceconoscenza alla frequentazione amorosaè uno snodo che rimane nella vita dellacoppia.

Ecco, nell’anno che il Commis-sariato sta dedicando alla “Rela-zione”, vorrei con voi rifletteresull’importanza dell’incontrotra l’uomo e la donna, unincontro che può essere

fecondo e generarevita, dare

EDUCARE AL MASCHILE, EDUCARE AL FEMMINILE

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deologia “gender” che nega le differenze ses-suali, in un vissuto diffuso - dopo l’introduzionedel divorzio – di storie matrimoniali infrante,calpestate, cariche di rabbia e di odio.

Nella bellissima catechesi del 15 aprile 2015Papa Francesco ci spiega con chiarezza e co-raggio quale sia la posta in gioco.

“Per esempio, io mi domando, se la cosiddettateoria del gender non sia anche espressione di unafrustrazione e di una rassegnazione, che mira a can-cellare la differenza sessuale perché non sa più con-frontarsi con essa. Sì, rischiamo di fare un passo in-dietro. La rimozione della differenza, infatti, è il pro-blema, non la soluzione. Per risolvere i loro problemidi relazione, l’uomo e la donna devono invece parlarsidi più, ascoltarsi di più, conoscersi di più, volersi benedi più. Devono trattarsi con rispetto e cooperare conamicizia. Con queste basi umane, sostenute dallagrazia di Dio, è possibile progettare l’unione matri-moniale e familiare per tutta la vita. Il legame ma-trimoniale e familiare è una cosa seria, lo è per tutti,

non solo per i credenti.

Vorrei esortare gli intellettuali a non disertare questotema, come se fosse diventato secondario per l’impegnoa favore di una società più libera e più giusta.

Dio ha affidato la terra all’alleanza dell’uomo edella donna: il suo fallimento inaridisce il mondodegli affetti e oscura il cielo della speranza. (...)

Una seconda riflessione riguarda il tema dell’uomoe della donna creati a immagine di Dio. Mi chiedose la crisi di fiducia collettiva in Dio, che ci fa tantomale, ci fa ammalare di rassegnazione all’incredulitàe al cinismo, non sia anche connessa alla crisi dell’al-leanza tra uomo e donna. In effetti il racconto biblico,con il grande affresco simbolico sul paradiso terrestree il peccato originale, ci dice proprio che la comunionecon Dio si riflette nella comunione della coppia umanae la perdita della fiducia nel Padre celeste genera di-visione e conflitto tra uomo e donna”.

Ecco quindi la nostra grande responsabilità:“riscoprire la bellezza del disegno creatore che inscrivel’immagine di Dio anche nell’alleanza tra l’uomo ela donna”, perché “la terra si riempie di armoniae di fiducia quando l’alleanza tra uomo e donna èvissuta nel bene”.

Al lavoro, allora, e se qualcuno vorràcondividere le proprie esperienze, saremoben felici di dargli voce.

EDUCARE AL MASCHILE, EDUCARE AL FEMMINILE

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buone idee” ha avuto un notevole successo: apartire da esperimenti di neuroscienze effet-tuati da Robert Thatcher, emergerebbe che lacreatività è caotica. Le idee avrebbero la ne-cessità di “spaziare” e di entrare letteralmentein collisione con altre idee per dare luogo allascintilla creativa.

In tutti questi inni alla fertilità del disordinec’è però sempre qualcosa che lascia un certomargine di perplessità: come mai i geni citatisono sempre un’esigua minoranza della po-polazione e i soggetti disordinati sono una per-centuale molto più elevata?

Al di là della provocazione possiamo anchelegittimamente pensare che un pizzico dianarchia in una sede scout può anche nonguastare: in fin dei conti l’ordine maniacalepotrebbe anche far pensare a luoghi dove diattività ce n’è molto poca. Il discorso peròcambia quando invece il caos regna sovranoe le teorie sopra citate paiono di dubbia ap-plicabilità.

Apro una pagina internet di un grupposcout dove in chiave ironica si affrontano questiargomenti: “in natura niente è più veloce come ilprocesso di trasformazione di una matassa di cordain un groviglio informe” e “non far capire ad unamatassa di corda che hai fretta”. Sicuramente pri-ma o poi abbiamo dovuto fare i conti con que-sti principi “scientifici”. Pur senza statistichecerte, l’esperienza parrebbe indicare che conla “teoria del groviglio inestricabile” si fa iconti a pochi secondi dall’inizio di un’attivitàin cui quella corda è fondamentale: seguonosolitamente “gentili” pensieri rivolti a chi nonha messo a posto l’ultima volta.

“La tenda di squadriglia è il centro di gravitàdel disordine universale”: la riprova di questo amio avviso risiede nel fatto che molti capi te-stimoniano come sia immancabile la scena alquadrato di un campo dove alla domanda:“perché c’è gente senza il fazzoletto”? segue “Erain tenda ma non lo trovo più” (teniamo semprepresente che chi risponde spesso non mente

“In quelle di Steve Jobs e Albert Einstein regnavail caos. Agata Christie ne aveva una ordinatissima... È la scrivania””

Èmolto divertente addentrarsi nelle teorieche si interrogano sul confrontoordine/disordine e notare che da diverso

tempo molte di queste paiono convergere suun punto: le persone disordinate sono spessole più creative.

Stando agli esempi di solito vengono ripor-tati, la prima sensazione che dovremmo pro-vare entrando in talune sedi scout è che siamosenza dubbio di fronte ad un’esplosione di ge-nialità!

“Le persone disordinate sono le più veloci a risol-vere problemi, mentre il minimalismo uccide la crea-tività”: le affermazioni dei ricercatori dellaNorthwestern University ci spingono ad am-mirare in religiosa contemplazione alcuni an-goli di squadriglia o Tane pensando alle di-mensioni della creatività che stiamo mettendoa disposizione della società. Negli ultimi anniun testo di Steven Johnson “Da dove vengono le

PREPARATI A SERVIRE

La scrivania di Einstein Stefano Bertoni [email protected]

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perché il fazzoletto potrebbe rispuntare dentrouna pentola o... da sotto la tenda!). “Nessunacarta topografica si piega due volte nello stesso mo-do”: assolutamente vero! Purtroppo nelle cartemal riposte e piegate male spesso si creanodei buchi: è di tutta evidenza che i capi ripartoquando stabiliscono le coordinate hanno stu-diato minuziosamente le suddette carte perfar cadere il punto assegnato esattamente sulforo o sul pezzo rovinato delle stesse. Natu-ralmente il tutto ha l’alta funzione metodo-logica di vedere come i ragazzi se la cavanocon una difficoltà supplementare!

Senza la pretesa di confutare teorie ancheinteressanti sul legame disordine/creatività te-niamo sempre presente che non tutto il disor-dine è creativo. Nel caso di una sede scout un

eccesso di anarchia e di caos non è probabil-mente il migliore biglietto da visita: pensiamoa quel genitore che magari vi entra per la pri-ma volta e si trova di fronte a spettacoli nontroppo edificanti.

È utile rimarcare come mettere in ordinenon è qualcosa che si fa dopo l’attività, ma èuna parte dell’attività. Partendo dal lupetto edalla coccinella si può sempre sottolineare comeè meglio trovare subito la palla per avere piùtempo per giocare, piuttosto che perderlo per-ché non ci ricordiamo dove l’abbiamo messa.

Nel prosieguo della vita lo stesso ragazzopotrebbe ad esempio imparare come sul lavorol’ordine aiuta a prevenire il conflitto con il no-stro vicino di scrivania!

E se poi qualcuno volesse ritrovare la bel-lezza dell’ordine ritorniamo alla Genesi, la piùbella immagine di come il Sommo Creatoredal caos primitivo mette in ordine le cose edà inizio alla meraviglia del mondo: “Vi sia laluce”. E Vi fu luce. E Dio vide che la luce era cosabuona e separò la luce dalla tenebra.....Vi sia un fir-mamento in mezzo alle acque che tenga separate leacque dalla terra... E fu sera e fu mattina”.

PREPARATI A SERVIRE

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SCAUTISMO E BENE COMUNE

Q uando a 11 anni ho promesso di rispet-tare il sesto articolo della legge scout,questo nella mia testa aveva un signi-

ficato molto vago: mi piaceva la vita da campo,dovevo cercare di non tagliare un albero verdeper alimentare il fuoco e, possibilmente, nonaver paura dei cani (anche se ho ancora del la-voro da fare sull’ultimo punto).

Non so voi, ma io lo trovavo un articolo ab-bastanza... inutile. Di diversa opinione è pro-babilmente Papa Francesco, che praticamenteci ha scritto su un’enciclica, Laudato Sii.

Nello scorso numero abbiamo visto insiemeche nella prima parte di Laudato Sii Francescoanalizza le cause della crisi ecologica.

Oggi invece parliamo della seconda parte:cosa possiamo fare per combattere questacrisi? Può lo scautismo avere unruolo? Innanzitutto il

Papa afferma con decisione che la risposta allacrisi non è solo sulle spalle di politici e legi-slatori, ma che ci troviamo davanti ad una verae propria sfida educativa.

“L’esistenza di leggi e norme non è sufficiente alungo termine per limitare i cattivi comportamenti,anche quando esista un valido controllo. Affinché lanorma giuridica produca effetti rilevanti e duraturiè necessario che la maggior parte dei membri dellasocietà l’abbia accettata a partire da motivazioniadeguate, e reagisca secondo una trasformazionepersonale. [...] Prestare attenzione alla bellezza eamarla ci aiuta ad uscire dal pragmatismo utilita-ristico. Quando non si impara a fermarsi ad ammirareed apprezzare il bello, non è strano che ogni cosa si

Un’Enciclicasul sesto articolo

Gabriele Franchi de’ Cavalieri [email protected]

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trasformi in oggetto di uso e abuso senza scrupoli.”Come rispondiamo nelle nostre Unità a

questa sfida di cui parla Papa Francesco e cheriguarda la nostra relazione con l’ambienteed il creato? Forse possiamo fare qualcosa inpiù, oltre che insegnare ai ragazzi a non ta-gliare alberi verdi e a non lasciare rifiuti ingiro dopo aver campeggiato.

Fra le linee di azione proposte da Francescoce ne sono tre che sono particolarmente adatteed applicabili nelle diverse Branche.

1) L’uso di nuove tecnologie più efficienti eche quindi riducono l’inquinamento, cosìcome il riciclo, è da incoraggiare anche sedi tratta di soluzioni di breve periodo. Nonriescono infatti a risolvere le cause dellacrisi, ne combattono semplicemente i sin-tomi. Ciononostante quanto sarebbe facileinsegnare ai ragazzi, anche inetà lupetti e

coccinelle, a riciclare? Mia nipote ha dueanni e mezzo riesce a chiamarmi su Skypedall’iPad della mamma, sicuramente unbambino di otto anni può capire in qualesecchio buttare la plastica senza doveraspettare la prova di seconda classe!

Ai campi, nelle nostre sedi, facciamo laraccolta differenziata? Come Capi, a questoriguardo, che esempio diamo?

2) Nel lungo periodo però bisogna affrontarele cause della crisi, più che cercare di “met-terci una pezza” con il riciclo. Per questobisogna educare al consumo responsabile.Questo vuol dire, in parte, consumare menoe, in parte, consumare meglio.

Riguardo al consumare meno: “Dal mo-mento che il mercato tende a creare un mecca-nismo consumistico compulsivo per piazzare isuoi prodotti, le persone finiscono con l’essere tra-

SCAUTISMO E BENE COMUNE

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sfruttando lavoratori o bambini. “Un cam-biamento negli stili di vita potrebbe arrivare adesercitare una sana pressione su coloro che de-tengono il potere politico, economico e sociale. Èciò che accade quando i movimenti dei consuma-tori riescono a far sì che si smetta di acquistarecerti prodotti e così diventano efficaci per modi-ficare il comportamento delle imprese, forzandolea considerare l’impatto ambientale e i modelli diproduzione. È un fatto che, quando le abitudinisociali intaccano i profitti delle imprese, questesi vedono spinte a produrre in un altro modo.Questo ci ricorda la responsabilità sociale dei con-sumatori. «Acquistare è sempre un atto morale,oltre che economico». Per questo oggi «il tema deldegrado ambientale chiama in causa i compor-tamenti di ognuno di noi».”

3) Similmente a quanto appena detto sul con-sumo responsabile, i cittadini hanno il do-vere di fare pressioni sui rappresentantidelle istituzioni e sui politici.

Ora, è vero che noi siamo un’associa-zione apartitica, ma certamente non apo-litica! Se il nostro obiettivo è quello di for-mare buoni cittadini, dobbiamo incorag-giare i ragazzi e le ragazze a far sentire laloro voce (qualunque essa sia) anche nellospazio pubblico.

Questo ovviamente può essere fatto an-che senza entrare in un partito politico e,anzi, darebbe l’occasione di usare i socialmedia in modo più proficuo.

“La società, attraverso organismi non gover-nativi e associazioni intermedie, deve obbligarei governi a sviluppare normative, procedure econtrolli più rigorosi. Se i cittadini non controllanoil potere politico – nazionale, regionale e muni-cipale – neppure è possibile un contrasto dei danniambientali. D’altra parte, le legislazioni municipalipossono essere più efficaci se ci sono accordi trapopolazioni vicine per sostenere le medesime po-litiche ambientali.”

Insomma, quest’enciclica tocca temi che sono,e probabilmente diventeranno, sempre piùcentrali nel dibattito pubblico, come la con-ferenza di Parigi dello scorso dicembre suicambiamenti climatici ha confermato. Lo scau-tismo, per ovvi motivi, può giocare un ruoloimportante nell’educazione delle nuove gene-razioni alla cura della nostra casa comune. Io viconsiglio di leggerla, peraltro è anche abba-stanza corta e, per gli argomenti che tratta, èuna lettura ideale per un Clan o un Fuoco.

volte dal vortice degli acquisti e delle spese su-perflue. Il consumismo ossessivo è il riflesso sog-gettivo del paradigma tecno-economico. [...] Taleparadigma fa credere a tutti che sono liberi finchéconservano una pretesa libertà di consumare,quando in realtà coloro che possiedono la libertàsono quelli che fanno parte della minoranza chedetiene il potere economico e finanziario. [...] Lasituazione attuale del mondo «provoca un sensodi precarietà e di insicurezza, che a sua volta fa-vorisce forme di egoismo collettivo». Quando lepersone diventano autoreferenziali e si isolanonella loro coscienza, accrescono la propria avidità.Più il cuore della persona è vuoto, più ha bisognodi oggetti da comprare, possedere e consumare.”

Se questo discorso forse non è ancoraadatto per le prime quattro Branche, perchéi ragazzi e le ragazze di quell’età hannouna libertà di consumo più limitata, misembra un argomento assolutamente lecitoda affrontare in Clan o in Fuoco.

Ad esempio, con che frequenza cam-biamo il cellulare? Riusciamo ad usare imezzi pubblici? Sappiamo quanto inquinala nostra auto? Abbiamo preso in conside-razione il carsharing? Riguardo al consu-mare meglio, Papa Benedetto XVI ci ricordache l’acquisto è sempre un atto morale, ol-tre che economico. È vero che il saponebiodegradabile costa un po’ di più rispettoal sapone che non lo è: d’altronde chi hadetto che per tutelare l’ambiente non va-dano fatti piccoli sacrifici?

Un secondo aspetto riguarda quello diboicottare le marche che producono inqui-nando troppo, non rispettando le leggi o

SCAUTISMO E BENE COMUNE

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Q uando Baden-Powell fondò le Gui-de, scelse come loro emblema iltrifoglio, probabilmente ispirato

dagli emblemi di prestigiosi reggimentibritannici dove tale simbolo era presente.

Sorge allora la doman-da: come mai nella FSE,dove si è così attenti a segui-re gli insegnamenti delFondatore, le Guide han-no invece come emblema un giglio?

I motivi sono essenzialmente storici.La FSE è nata in Germania, a Colonia, nelnovembre 1956, fondata da capi tedeschi.Questi avevano deciso di adottare comeemblema una croce di Malta caricata conun giglio.

Nel 1957, Karl Schmitz-Moormann, Com-missario Generale tedesco, durante un sog-giorno di studi a Parigi si rivolse a Pierre Jou-bert, il famoso disegnatore scout, chiedendoglidi disegnare il distintivo della FSE.

Il risultato è quello che conosciamo tutti:molto bello, molto ben proporzionato e aral-dicamente molto corretto. Infatti Joubert erauno studioso di araldica e utilizzò per il di-stintivo la croce dell’abbazia cister-cense di Morimond, in Francia cheha uno spessore nel centro e questogli consentì di caricare la croce conil giglio.

Inizialmente la FSE eracostituita solo da ragazzi equindi il problema del trifo-glio non si pose. Quando, do-po qualche tempo, iniziaronole prime Unità femminili, le ra-gazze tedesche adottarono la stes-sa uniforme e lo stesso distintivodelle Unità maschili. Erano poche equindi per motivi di praticità e forse anchedi non conoscenza di certe tradizioni, utiliz-zarono anche loro il distintivo con il giglio.Negli anni successivi entrarono a far parte

della FSE anche i francesi, seguiti dagliinglesi e dai belgi. Tutti seguirono le regoleideate dai tedeschi e il distintivo rimaseunico per ragazzi e ragazze. Inizialmenteanche la camicia delle guide era kaki. Di-

venne celeste nel 1967,per iniziativa delle Capo

francesi che vollero rimarca-re con un segno visibile lapresenza e l’autonomia

delle due Sezioni, maschile e femminile.Nessuna Capo chiese di avere un distintivocon il trifoglio, o di far aggiungere il trifo-glio al distintivo disegnato da Joubert (cosache araldicamente sarebbe stata forte-mente errata) perché una uniforme spe-

cifica e il distintivo “GUIDE D’EURO-PA” caratterizzavano già la Se-zione Femminile.

Anche se il trifoglio vienespesso utilizzato come simboloufficioso da parte della SezioneFemminile, nessuno ha più ri-messo in discussione l’emble-ma disegnato da Joubert, per-

ché esso rappresenta l’u-nità delle due Sezionie l’unità di tutta laUIGSE-FSE.

RADICI

Le Guide e il trifoglioAttilio Grieco [email protected]

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Specialitàper tutti i gusti

Cristina Breda Commissaria Nazionale Coccinelle • [email protected]

In primavera dovrebbero spuntare promes-se, mughetti e genziane sulle “ali”delle Coc-cinelle così da permettere loro di volare

più in alto e dedicarsi a nuove specialità.Spesso quest’ultime sono un po’ trascurate

quale strumento per rispondere meglio alleesigenze delle bambine e valorizzarle, e sonoinvece talvolta relegate ad attività da svolgereal volo estivo oppure da far gestire alla singolaCoccinella. Le specialità, come indicato nelleNorme Direttive di Branca, hanno degli scopiben precisi: valorizzare le attitudini delle bam-bine, sviluppare qualità e capacità, rafforzarel’abitudine al Favore, capire quali sono i loropunti deboli e trovare così il modo gioioso dimigliorare impegnandosi.

Permettono alla Capo, quindi, in un primomomento di conoscere meglio la Coccinella,scoprendo attitudini, potenzialità da valoriz-

zare e facendo emergere eventuali difficoltàda superare in modo concreto, divertente eappassionante.

Le Specialità sono divise in cinque gruppi,come i punti della Formazione, proprio perpoter spaziare nella varietà delle esigenze edelle opportunità da cogliere,

Spetta, pertanto, a noi conoscerle, utiliz-zarle e metterle al servizio nostro e delle bam-bine. Di frequente accade che vengono ripe-scate quando non si sa più cosa fare verso lafine dell’anno oppure vengono proposte alVolo estivo, magari con un’attività speciale diun pomeriggio, lasciando poi la gestione alleCoccinelle senza un nostro vero contributo.

Può capitare che le bambine si appassioninoe inizino a svolgere prove senza fine oppureche non si sentano particolarmente coinvoltee lascino cadere la proposta ricevuta, perdendo

Giocare il gioco

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stessa, sia la bambina stessa a volerne farealtre, anche più complesse, appassionandosia qualcosa di nuovo che altrimenti non avrebbemai provato. Molte volte, poi, le Specialità di-ventano anche occasione per conoscere megliola bambina e scoprire delle qualità a noi ignote,come qualche capacità artistica o uno sportinsolito che pratica piuttosto che degli interessiparticolari. Se andiamo a vedere la sua colle-zione a casa o la gara a cui partecipa abbiamoanche un’opportunità in più per relazionarcicon i suoi genitori e comprendere meglio qualesituazione familiare vive; così facendo sapremo

camminare con loro nel modopiù opportuno.

Le possibilità non mancanoe non dobbiamo dimenticareche in questo percorso possia-mo farci aiutare dal sussidiospecifico di Branca, proprio in-titolato “Il mio quaderno di Spe-cialità”. Infine è importante ri-cordare e far comprendere alleCoccinelle che le Specialità so-no un modo per mettere al ser-vizio del Cerchio le proprie ca-pacità, uscendo da loro stesse

e donandosi al prossimo, come dovrebbe saperfare una Coccinella che ha già terminato ilsentiero del bosco. Così facendo, riusciamo atoccare le corde della singola bambina ma an-che di tutto il Cerchio.

Il nostro Metodo, ancora una volta, ci mo-stra di essere ricco di strumenti e opportunità,proprio come il banco di una Gelateria di Romadai 150 gusti che ho visto recentemente: nonesitiamo a scegliere e a provarli tutti!

l’occasione di mettersi in gioco. Siamo noiCapo a doverle accompagnare anche in questopercorso: innanzitutto presentando le Specia-lità per tempo: appena vengono consegnati iprimi mughetti oppure duranteuno dei primi Consigli dell’Ar-cobaleno (soprattutto se si han-no molte Coccinelle grandi eattive); in secondo luogo vannopoi aiutate nella scelta delleSpecialità, nella lettura delleprove. Capiterà sicuramenteche le bambine siano stuzzicateda Specialità che un po’ cono-scono o vicine alle loro attitu-dini (ad esempio per uno sportche praticano, piuttosto cheuna passione che hanno); benvenga incoraggiarle a iniziare proprio da quellee valutare assieme se le prove sono adeguate,vedere quanto già sanno e quanto devono im-pegnarsi per conseguire alcuni traguardi.

Come indicano le Norme, infatti, “le provedi ciascuna Specialità costituiscono il livello mininoda graduare per ogni Coccinella”: la Capo deveverificare se sono adeguate o se vanno aggiu-state, non cambiando radicalmente la provama semplicemente aggiungendo qualcosinaoppure semplificando.

La scelta sarà fatta in base alla singola bam-bina e al meglio che di lei vogliamo tirar fuori.Non dobbiamo però esitare nemmeno a pro-porre loro anche specialità che istintivamentenon sceglierebbero ma che possono aiutarlea superare un loro limite.

Questo non vuol dire, ad esempio, proporrea una Coccinella che ha poca manualità diprendere la specialità di “Ago e Filo”, ma partiredal proporre quella di “Mani abili” che è piùgenerale nella scelta del materiale e nella rea-lizzazione e permette di adattarsi meglio allecapacità. Non c’è da stupirsi se, poi, proprioaffrontando quelle prove e vedendo che è ingrado di superarle, prendendo fiducia in sé

Giocare il gioco

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Non c’è da stupirsi se, poi,proprio affrontando quelleprove e vedendo che è in

grado di superarle,prendendo fiducia in séstessa, sia la bambina

stessa a volerne fare altre,anche più complesse.

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Giuliano Furlanetto Akela d’Italia • [email protected]

L’inchiestaLa Branca Lupetti in tutta Italia – rispondendo a quanto il

carrefour della Branca alla scorsa Assemblea ha evidenziato –ha aperto occhi ed orecchie per capire quali sono le esigenzedei lupetti che serviamo con lo scopo di tenerli al centro dellanostra attenzione educativa.

I Consigli di Branco di tutta Italia, nell’ultimo trimestre del2015, hanno osservato i bambini nel loro contesto naturale –il gioco – e ne è uscita una istantanea veramente interessante.Logicamente si tratta di un’immagine generale che tenta diriassumere le caratteristiche del bambino “medio” (che inrealtà non esiste in quanto tutti sono unici ed irripetibili), masi avvicina a molti di essi.

Cosa ne è uscitoSi tratta più spesso di un bambino domestico poco avvezzo

agli ampi spazi verdi, più abile nel digitare sullo schermotramite i due pollici che in grado di realizzare dei giocattolida utilizzare.

Pur avendo tutte le abilità motorie non è abituato ad ar-rampicarsi sugli alberi. Il divano è un rifugio abituale, pochisono i bambini che quotidianamente fanno una passeggiatadi almeno mezzora.

Giocare il gioco

Pur avendo tutte le abilitàmotorie non è abituato adarrampicarsi sugli alberi. Ildivano è un rifugio abituale,pochi sono i bambini chequotidianamente fanno unapasseggiata di almeno mezzora.

Ma il bambino,antropologicamente, è sempre lo stesso: il suomodo di correlarsi con ilmondo è fatto di gioco.

Gli elementi del Lupettismoche ne fanno uno strumentoeducativo vincente oggi, sonoessenzialmente cinque: ilgioco, il divertimento, il fare,la Natura e il Branco.

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Le eccellenzedel nostro Lupettismo

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dei grandi cambiamenti vissuti dalla scuolaitaliana negli ultimi anni: ci sono nuove abilitàche la pedagogia moderna sta studiando e dicui occorrerà tener conto per poter offrireuna proposta educativa sempre efficace e ri-spettosa del bambino pur desiderando rima-nere fedeli ad una tradizione di Lu-pettismo cattolico che sa guar-dare avanti anticipando nuoveprospettive senza venire me-no alla sua stessa anima.

Per tutti questi motivi laPattuglia Nazionale Lupettista con tanta passione edu-cativa lavorando per effet-tuare una ricognizione dellaPista per donarle novello vigoree diletto proprio nel centenariodel Manuale dei Lupetti.

Ma il bambino, antropologicamente, è sem-pre lo stesso: il suo modo di correlarsi con ilmondo è fatto di gioco, gli piace stare in com-pagnia dei suoi simili, gli piace ridere e farsentire la sua voce.

Ma ora il suo giocare sarà preferibilmentesu di uno schermo, la compagnia non neces-sariamente presenza fisica, la risata quella disottofondo di una trasmissione televisiva...

Cosa possiamo fare?Cosa possiamo fare di meglio per questi

bambini che sono sempre gli stessi, ma in fon-do, sono figli del nostro tempo? Ci siamo chie-sti quali sono gli elementi tipici del nostro Lu-pettismo, quelli che rendono questo metodounico e soprattutto quelli che possono piacereai bambini di oggi.

I Vecchi Lupi di tutta Italia ci hanno dettoquali sono gli elementi della nostra propostaeducativa che si differenzia dalle altre proposteper il tempo libero e perché un bambino do-vrebbe scegliere di venire in Branco.

Le nostre eccellenzeGli elementi del Lupettismo che ne fanno

uno strumento educativo vincente oggi, sonoessenzialmente cinque: il gioco, il divertimen-to, il fare, la Natura e il Branco. Quest’ultimointeso in maniera duplice come piccolo gruppodi pari e come atmosfera Giungla.

Si tratta dunque di mantenere il focus dellenostre attività su componenti che attirino lafantasia del bambino e siano tipiche del mondoscout e non di altri ambiti educativi come lascuola .Il giocare all’aperto, nella Natura, fa-cendo, realizzando tante cose appassionantie che rendano felice il Lupetto sono ciò cheva fatto in Branco vivendo quotidianamentela Progressione personale, la Pista.

Come È peraltro emerso che è prioritario rivedere

le prove di pista e di specialità tenendo conto

Giocare il gioco

AZIMUTH • SCOUT D’EUROPA 2/2016 21

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AZIMUTH • SCOUT D’EUROPA 2/201622

Oggi come oggi vanno così di moda i ta-lent show (di tutti i tipi, in tutti i campi,per tutti i gusti) che si rischia di perdere

di vista il talento reale che si cela sotto la sin-gola esibizione.

Tutti sono bravissimi in qualcosa (e sembrache l’arte culinaria vada per la maggiore) maahimè si fatica a comprendere cosa di concretole persone se ne facciano di queste grandi abilità;troppo spesso assistiamo a talenti esibizionisticifinalizzati esclusivamente all’apparire. Non saràmica che prima o poi si correrà questo rischioanche nelle attività scout? Dopotutto noi aiu-tiamo a crescere dei talenti non da poco (forsedelle rarità): buoni cristiani e buoni cittadini.

Ci sono talent show...e talenti!!!

Manuela Evangelisti Commissaria Nazionale Guide • [email protected]

Giocare il gioco

A proposito di talenti, abbiamo fatto ungran parlare negli ultimi mesi delle nuove Spe-cialità per le Guide ed abbiamo anche provatoa spiegare in generale a cosa le Specialità sonofinalizzate.

Vorrei questa volta soffermarmi a fare unabreve analisi di come, in concreto, le Specialitàpossono essere un potente mezzo nelle manidella Capo Riparto per aiutare a crescere leguide. E vorrei farlo partendo dall’analisi deibisogni e delle difficoltà delle ragazze che at-traversano il delicato periodo dell’adolescenzae di come B.-P., con grande lungimiranza, giàcento anni fa individuò un semplicissimo mez-zo che risponde a tanti quesiti.

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AZIMUTH • SCOUT D’EUROPA 2/2016 23

Giocare il gioco

Bisogni/difficoltàdell’adolescenza

Il pensiero di B.-P. trattoda Suggerimenti perl’educatore scout

Nell’esperienza concretadella Guida (e della Capo)

• Periodo di trasformazione:passaggio irreversibile dauna realtà corporea epsichica infantile ad unaadulta, da una situazione divita ad un’altra.

• Crisi dell’identità fisica,mentale, affettiva (chi sono?chi vorrei/devo essere? chispero/devo di diventare?) ericerca di individuazione diun’immagine di sè unica,integra e riconoscibiledentro e fuori di se stessi:indefinitezza,incompiutezza, dubbio,confusione, provvisorietà,angoscia e incertezza per ilfuturo.

• La sindrome del “So tuttoma non so niente”.

Le specialità devono essereconcepite unicamente come unincoraggiamento per il ragazzoa dedicarsi ad un hobby o aduna occupazione ed a farequalche progresso in essa. Lo scopo del sistema dellespecialità nello scautismo èaltresì quello di fornire al capouno strumento per mezzo delquale stimolare l’interesse diogni e qualsiasi ragazzo perhobbies che possono aiutarlo aformare il suo carattere osviluppare le sue capacità.

Le Specialità sonoun’occasione perapprofondire una tecnica incui la guida si senteparticolarmente dotata maanche per cimentarsi inqualcosa che ancora nonconosce ma che la attrae oincuriosisce. È un’occasioneper mettere a frutto i propritalenti, ma anche perscoprirne di nuovi: è unostrumento di ricerca e discoperta della persona (perla guida ma anche per laCapo). Coltivare le proprieabilità è un modo permigliorarsi sempre più, peressere sempre pronte

• Periodo di separazione:distacco definitivo dallefigure genitoriali e rinunciaalla dipendenza materiale epsicologica nei loroconfronti.

• Ricerca dell’autonomia maal contempo bisogno diappoggio e protezione:binomio autoaffermazione &insicurezza.

Le specialità individuali sonostate istituite allo scopo disviluppare in ciascun ragazzo ilgusto per hobbies e attivitàmanuali, una delle quali potràun giorno dargli un mestiere,evitandogli così di trovarsi senzasperanza e senza aiuto almomento del suo ingressonella vita.

Per potersi affrancare edautonomizzare èindispensabile averesperanza nel futuro e saperedi poter contare su delleabilità acquisite. Anche l’esercitarsi nellapazienza e nella costanza delperseguire passioni edinteressi in gioventù puòtradursi in perseveranzanella ricerca di uno sboccolavorativo per la vita.

• Ricerca e sviluppo dimaturità affettiva(responsabilizzazione,capacità decisionale,donazione).

• Il rischio di personalitàincomplete e manipolabilidove di fianco alla maturitàfisica e sessuale vi è

Si tratta quindi di unostrumento che, se utilizzato conintelligenza e con comprensione,è rivolto a dare speranza edesiderio di migliorarsi anche alragazzo più incolore e ritardato,che altrimenti verrebberapidamente lasciato indietronella corsa della vita e perciò

Avere tante Specialità diversea disposizione consente aciascuna guida di individuarequella/quelle più vicine allapropria indole ed ai propriinteressi senza entrare in unadinamica competitiva e diconfronto con altre guide:ciascuna lavorerà sul propriotalento e svilupperà quello; ed

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AZIMUTH • SCOUT D’EUROPA 2/201624

Giocare il gioco

un’immaturità sociale ecognitiva.

• Bisogno di sviluppare ilsenso della responsabilitàper la conquista degliobiettivi: “sbagliando siimpara”.

• Difficoltà ad accettare esuperare i fallimenti.

privato di ogni speranza ... Per concedere una specialità ilcriterio sarà non ilraggiungimento di un determinatolivello di nozioni o di abilità, mal’intensità dello sforzo del ragazzoper acquistare quelle nozioni oquell’abilità ... Un capo perspicace,che abbia approfondito lapsicologia dei suoi ragazzi, saràcosì in grado di variare le difficoltàin modo da dare al ragazzo piùritardato la stessa partenzaincoraggiante del suo fratello piùdotato intellettualmente. E si potràfare sì che il ragazzo ritardato, incui i ripetuti fallimenti avrannoaccumulato un complesso diinferiorità, abbia alcuni primifacili successi che lo incoraggino adintensificare i suoi sforzi ...

essendo un talento unico edirripetibile svilupperà lacapacità di guardare alleproprie risorse senza entrarein sfalsanti dinamichecompetitive. Partire da unaSpecialità che affina dellecompetenze già posseduteaiuta ad acquisire sicurezza efiducia in sé, aprendo lapossibilità a nuovi orizzonti disfida con sé stessa. La Capoche sarà attenta e benconoscerà le proprie guide lesaprà guidare edaccompagnare verso ilsuperamento dei potenzialifallimenti, aiutandole amigliorarsi proprio partendodai propri errori. La Specialitàcome mezzo di valorizzazionedella guida che vive ilguidismo “malgrado tutto”.

• Periodo di ribellione alleproposte degli adulti:ostinazione, spirito diindipendenza, spirito dicontraddizione, narcisismo,rifiuto dell’autorità

Il capo che come primo ostacolometterà innanzi ai suoi ragazziuna facile staccionata li vedràsaltare con fiducia edentusiasmo mentre se darà loroda superare un imponente murodi pietre essi si spaventeranno enon proveranno neppure asaltare. Non è neppure daraccomandarsi l’eccesso opposto,cioè la tendenza a dar via ibrevetti di specialità in base anozioni assai superficiali sullamateria.

La Capo che vive il rapportocon le guide nello spirito della“sorella maggiore” avrà uncanale preferenziale persuperare la naturale ribellionedell’adolescente verso l’adultoe soprattutto saprà, perché laconosce bene, fin dove quellaguida si può spingere ... e lacondurrà proprio là, conproposte allettanti e coerenticon le sue possibilità,facendole godere dellaconquistare della Specialitàcome si gusta la conquistadella vetta di una montagna.

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La Capo Riparto che ben conosce la psico-logia delle Guide ma soprattutto conosce le“SUE” Guide saprà comprendere quando è ilmomento migliore, nel corso della progres-sione personale di ciascuna, per proporre elanciare l’esperienza delle Specialità, stimo-landole ad avviare l’importante processo diautoformazione. Il nostro Metodo offre mezzivalidissimi per instillare queste scintille: un’at-tività particolare in Alta squadriglia, il lanciodi una Missione di Squadriglia, l’opportunitàdell’Impresa di squadriglia ... tutti mezzi che

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Giocare il gioco

offrono allo stesso tempo anche l’occasioneper mettere il talento sviluppato a disposi-zione degli altri (altro che talent show).

“Perciò il successo del sistema delle specia-lità dipende in misura assai larga propriodal capo reparto e dl particolare modo incui egli se ne serve”. (B.-P.)

Buona Caccia ai talenti delle guide che ilSignore vi ha affidato.

• Le insidie speciali delmondo moderno:

– l’influenza dei mezzi dicomunicazione– il mondo a portata di click– la logica del talk show

• La disconnessione trarealtà virtuale e esperienzareale

• Difficoltà ad avererelazioni sociali ed averleautentiche

Il distintivo quindi è il segno, perun estraneo, che il ragazzo èarrivato a tal punto; esso nonvuol significare che il ragazzo èun maestro nell’arte in cui vieneesaminato... se ci venisse inmente di trasformare loscautismo in un sistema diistruzione scientifica che punti alrisultato, mancheremmo dicogliere tutto il valore el’importanza dell’educazionescout. C’è sempre il pericolo cheal normale “desiderio diguadagnarsi il distintivo” sisostituisca la “caccia aldistintivo”. Il nostro scopo è difare dei nostri ragazzi cittadinisorridenti, ragionevoli, modesti,laboriosi, non persone vanitose esmaniose di dare nell’occhio.

L ’esperienza reale che fa laguida sporcandosi le maninel prepararsi con impegnoper una Specialità la aiuta amaturare più velocemente esviluppa in lei la capacità divivere realmente questomondo, mettendosi in giococome persona concreta eslegandosi da un profiloapparente e virtuale. LaSpecialità, essendo untalento che la guida puòmettere a disposizione deglialtri, la aiuta a sviluppare evivere responsabilmente unruolo nella comunità,creando relazioni concrete epersonali. Sviluppare laconsapevolezza che “esserecapaci” consente di essereutili agli altri, getta le basiper competenze socialimature.

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Giocare il gioco

Fratello maggioredi un Capo SquadrigliaFabio Sommacal Commissario Nazionale Esploratori • [email protected]

Ogni tanto mi piace aprire un libro, fra quelli scritti daB.-P., per approfondire qualche argomento che mi staa cuore, per capire dalle sue parole sempre molto sem-

plici come sia possibile raggiungere il successo educativo coni nostri esploratori.

Il sistema delle Pattuglie è l’aspetto essenziale per il quale l’educazionescout differisce da quella di qualsiasi altra organizzazione. Quando ilsistema è applicato correttamente deve assolutamente riuscire: nonpuò essere diversamente!

La divisione dei ragazzi in Pattuglie di sei-otto ragazzi ciascuna el’educazione che ciascuna riceve come unità separata sotto la guida delproprio capo sono il segreto del buon reparto.

La pattuglia è l’unita dello Scautismo sempre, si tratti di lavoro odi gioco, del buon ordine delle attività o di servizi da prestare.

Dando responsabilità alla persona si compie un passo di valore ine-stimabile per l’educazione del carattere, ed è ciò che si ottiene imme-diatamente affidando al capo pattuglia il comando responsabile dellasua pattuglia. Spetta a lui comprendere e sviluppare le qualità di ciascunragazzo nella sua Pattuglia. Sembra un compito troppo difficile, ma inpratica questo sistema funziona.

... il Capo Riparto deve dareresponsabilità vera al proprioCapo Squadriglia, per laformazione del suo carattere,per renderlo forte, per farneuna guida autorevole...

È proprio qui il puntofondamentale del rapporto fraCapo Riparto e CapoSquadriglia: la fiducia, che nona caso è citata nel primoarticolo della Legge Scout.

Cari Capi Riparto, non abbiatepaura a vivere con gliesploratori un rapporto serenoe sincero...

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Poi, attraverso l’emulazione e la competizionetra pattuglie, si giunge a creare uno spirito di pat-tuglia, cosa assai positiva poiché tiene alto il livellotra i ragazzi e mantiene continuamente un più altolivello di rendimento scout. Ogni ragazzo della Pat-tuglia si rende conto di rappresentare egli stesso unaunità responsabile, poiché sa che l’onore del suogruppo dipende in una certa misura dalla sua abilitànel “giocare il gioco”.

Da questo brano de Il Libro dei Capi emergein modo chiaro, ancora una volta, la figura delCapo Squadriglia, come perno di tutto il nostrometodo educativo, ma ancor più in questo mo-mento ne colgo due aspetti significativi, checondivido con voi:• ogni squadriglia, affidata a un Capo, è un

ambiente educativo, e lo è sotto la guida ela responsabilità proprio di uno di loro, ilCapo Squadriglia, che diventa responsabiledei propri esploratori...

• il Capo Riparto deve dare responsabilitàvera al proprio Capo sq., per la formazionedel suo carattere, per renderlo forte, perfarne una guida autorevole.

È proprio qui il punto fondamentale del rap-porto fra Capo Riparto e Capo Squadriglia: lafiducia, che non a caso è citata nel primo ar-ticolo della Legge Scout.

La relazione personale che fra i due devesussistere, la fiducia reciproca, sono le basinon solo della reciproca stima e crescita per-sonale, ma anche del successo educativo al-l’interno della Squadriglia stessa.

Ma come vivere questo rapporto fra Capoed Esploratore?

È semplice, bisogna viverlo assolutamentein modo sincero, fianco a fianco, da fratellomaggiore... sì, prima di tutto da fratello, checondivide nel bene e nel male una esperienzadi vita quotidiana che ci accomuna, e... da fra-tello maggiore, perché il Capo Riparto devesapersi prendere cura anche di coloro ai qualiil Signore ha affidato una Squadriglia; essi sono

persone in crescita, in formazione, che attra-verso il nostro esempio di Capi sanno fare co-me noi, e spesso meglio di noi !

Il Capo Riparto, cercando di incarnare laLegge Scout nella propria vita, assume anchel’onere (oltre che l’onore) di trasmettere colproprio esempio la bellezza dell’essere Capo,dell’essere uomo di carattere, di essere personache sta vivendo in modo equilibrato nel mondo– ma anche per il mondo – senza timori di di-mostrare cosa vuol dire essere leale, sincero,di essere persona trasparente verso Dio e per-sona che, non dimentichiamolo in questo AnnoSanto, sa anche fare esperienza della Miseri-cordia del Signore, accostandosi alla Riconci-liazione per chiedere perdono delle propriemancanze.

È meglio passare per super-eroi, ma distantidalla vita del ragazzo, o è meglio essere personeche, con i propri limiti e le proprie debolezze,sanno chiedere aiuto, e sanno pian piano gui-dare sempre di più gli esploratori più piccoli?

La domanda è retorica, lo so, e la rispostala conosciamo tutti.

Cari Capi Riparto, non abbiate paura a vi-vere con gli esploratori un rapporto sereno esincero, affinché guardando a voi sappianotrovare un fratello maggiore, che li sappia con-sigliare, che si metta al loro fianco, ma senzamai sostituirsi a loro (quello non sarebbe darefiducia)!

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Giocare il gioco

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Giocare il gioco

“Fare strada” in 40 anniBarbara Orioni IR Scolte Regione Ovest • [email protected]

sulla Strada... Chi ha un po’ di pra-tica con i numeri romani avrà giàcapito che non si tratta di un sen-

tiero molto ampio, di uno zaino ingombranteo di un SUV.

XL, secondo la numerazione romana, vuoldire 40 e altrettanti sono gli anni compiutidalla nostra Associazione.

È comunque interessante associare questonumero al concetto di extra-large: basti pensarea quanta storia ci appartiene, a quante avven-ture vissute, a quanti ragazzi e ragazze sono

cresciuti nelle nostre unità, a quanti campirealizzati e a quanta strada percorsa!

In occasione di questo importante com-pleanno, la Pattuglia Nazionale Scolte ha pre-parato un numero speciale di “Filo Rosso” doveè riportato un modo per scoprire come è cam-biato il modo di “fare strada” nel tempo.

Nell’intervista doppia che segue sono ri-portate le risposte di Paola, Capo Fuoco deglianni ’70-’80 nel Roma 5 e di Martina, Scoltadi oggi nel Roma 11, ad alcune domande sullapreparazione e realizzazione della Route.

XL

PAOLA MARTINA

Quando si comincia a preparare la Route?

Cominciavo a preparare la Route 4 mesi

prima. Si ideava in linea di massima il

percorso poi si andava a verificare di persona

il tutto almeno due mesi prima.

La route si comincia a preparare nel periodo

di Gennaio/Febbraio.

Il tempo di preparazione è però correlato al

tipo di Route che si va a svolgere e al tempo

che gli si deve dedicare.

Come si traccia il percorso?

In base alle capacità delle ragazze. La Capo

Fuoco percorreva tutto il percorso a piedi

prima e poi riportava tutto nel dettaglio in

Direzione di Gruppo e poi in Fuoco. Il

problema era che molte Scolte, essendo

all’inizio della nascita della nostra

associazione, non avevano mai fatto

scautismo prima e bisognava convincere e

rassicurare i genitori, soprattutto perché

erano solo donne.

Il percorso si traccia soprattutto in base alle

possibilità e capacità del Fuoco, in base ai

luoghi che il Fuoco vuole visitare e

ovviamente regolandosi in base ai luoghi in

cui è possibile pernottare, rifugi o tendine.

Quanti i giorni di cammino?

10/13 giorni. 5/7.

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Giocare il gioco

PAOLA MARTINAE quanti km ogni giorno?

All’incirca 10/13 di media a seconda delletappe ma è capitato in Route internazionaleanche 30 perché era fatta anche con i Clan.

In una Route si possono contare una mediadi 7/8 chilometri al giorno, divisi tra mattinae pomeriggio.

Ti sei mai persa?

No.Fortunatamente no!

Che tipo di cartina hai utilizzato/usi?

IGM e Touring. Possono essere usate cartine di molti tipi.Quelle che usiamo di più sono le cartine chesi possono trovare in qualsiasi libreriaall'interno di libretti turistici per itinerari ditrekking.

Ho raccolto informazioni da...

Da persone tipo il Parroco, i carabinieri o igenitori che provenivano da quelle parti.

Le informazioni sul posto possono esserericavate da siti internet o da libretti turisticidel posto, è possibile anche contattare la Proloco per avere maggiori e più preciseinformazioni.

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Giocare il gioco

Certo che di cambiamenti ce ne sono stati!Ciò che balza agli occhi è il miglioramentodell’equipaggiamento, ma se è molto più leg-gero, comodo e sicuro di una volta, perché ichilometri percorsi oggi sono di meno?

Se è vero che è molto più semplice reperireinformazioni, chiedere permessi (grazie alle ta-riffe telefoniche “flat”, a Internet, ecc...) e fareattenzione all’aspetto sicurezza, perché moltidei nostri Fuochi non fanno strada oggi?

Ultima osservazione, se ora esistono cartetopografiche aggiornate, se la tecnologia per-mette di pianificare un percorso molto velo-cemente (bussole da carta, gps, google earth,ecc...), perché organizziamo solo 3-4 giornidi cammino e la chiamiamo Route?

Grazie Paola e Martina per farci rifletteresul nostro “fare strada” oggi.

PAOLA MARTINACome ho preso / prendo accordi per i luoghi di pernottamento?Per telefono e poi andando a conoscere iproprietari/i parroci personalmente primadella Route.

I proprietari/custodi dei luoghi delpernottamento è preferibile contattarli pertelefono per essere più sicure, ma è possibileanche contattarli per e-mail.

Se dico Route penso a...

L’alta montagna era la meta più desideratama alla fine si sceglieva più collina o Centro-Appennini; non si saliva mai in quota perchénon si era molto attrezzate e le Scolte nonerano abituate ad andare in alta montagnaessendo nate in una città di mare come Ostia.

Personalmente preferisco la montagna.In particolar modo le Alpi.

L’ equipaggiamento base di una equipe:

Tendina canadese da 2, fornelletto a gas,bombole di ricambio, PS, bussola, cordino,scatolame per mangiare ma si incontravaquasi sempre un paese dove si faceva spesagiornaliera.

Tendina a igloo, cibo, cordino, telo termico,cassetta di pronto soccorso, bussolaI fornelletti a gas sono spesso sostituiti daspiritiere ad alcool più economiche,ecologiche e reperibili.

Il mio equipaggiamento personale

Zaino militare quello a palletta con i duetasconi frontali, sacco a pelo a mummiaverde militare (c’era solo quello) moltoingombrante e pesante, pedule tipo Clark,uniforme per camminare in pantaloncini emaglietta bianca, uniforme completa gonnacamicia e basco, maglione blu dell’uniforme,occorrente per la notte (tuta), bacinella perlavarsi, occorrente per lavarsi, Kway, poncho,piumino, PS personale, gavette militari conposate, tazza/bicchiere possibilmente quellidi latta, borraccia, torcia, fiammiferi egiornali, carnet di marcia, Vangelo e penne.

Zaino (ora sono super-tecnici, hanno spallacciimbottiti e regolabili in base all’altezza di chi loporta), sacco a pelo (diverso a seconda dellatemperatura di confort e soprattutto pocoingombrante), stuoino, scarponi (di materialeimpermeabile e dotati di suola antiscivolo eresistente al calore), magliette blu (ne esistonoin tessuto tecnico traspirante), pantaloncini blu,uniforme completa gonna, camicia, maglioneblu e basco, occorrente per la notte (pile),intimo, sacchetto pulizia, catino pieghevole perlavarsi, infradito, poncho, giacca a vento, PSpersonale, gavetta con posate, borraccia (ocamel bag), torcia (da testa a led), accendino,carnet di marcia, Vangelo e penne.

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Compassione, pietà, carità, grazia, perdono... Misericor-dia. Questo Anno Santo sulla Misericordia voluto dalnostro amato Papa, questo Anno Santo straordinario,

ci porta a riflettere sul lato più confortante della nostra Fede.Il Padre è Misericordia. Il Padre ci aspetta, senza stancarsimai, nonostante le nostre debolezze, nonostante le nostrepochezze.

Il Papa in uno dei suoi più commoventi Angelus ci ha ri-chiamato alla memoria le tre parabole “della misericordia” ri-portate nel vangelo di Luca (il Vangelo della Strada): quelladella pecora smarrita, quella della moneta perduta e quella“del padre dei due figli”: il figlio prodigo e il figlio – così il papalo definisce – “che si crede giusto, che si crede santo”.

Misericordia e Gioia ci ha chiesto Papa Francesco: “ma guar-date che non è sentimento, non è buonismo. Solo l’amore riempiei vuoti, le voragini negative che il male apre nel cuore e nellastoria. Solo l’amore può fare questo, e questa è la gioia di Dio.”

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Giocare il gioco

MisericordiaLorenzo Cacciani Commissario Nazionale Rover • [email protected]

La preghiera e il sacrificiodebbono prepararci a ricevereil Perdono. Ma questo perdononon è un dono da tenere pernoi. Per quanto sia bello, ènecessario donarlo agli altri, achi ci vive vicino.

Il Per-dono è un Dono- per ...per accogliere l’altro, per staremeglio, per ricominciare.

Essere giusti ... vuol direpassare tutte le cose colsetaccio di Dio...

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Giocare il gioco

Soprattutto in questo periodo è necessariosoffermarci su questo aspetto della Fede. Lapreghiera e il sacrificio debbono prepararci aricevere il Perdono. Ma questo perdono nonè un dono da tenere per noi. Per quanto siabello, è necessario donarlo agli altri, a chi civive vicino. Perdonando apriremo il nostrocuore sempre di più a Dio e la sua Pace e lasua Misericordia abiteranno in noi. Il Per-donoè un Dono-per... per accogliere l’altro, per staremeglio, per ricominciare.

Il tema del perdono è complesso, si scontracon la nostra debolezza. “Dovrei perdonarequella persona che mi ha fatto del male e ri-mettermi nella condizione di farmi ferire dalei?”.

Ci ho riflettuto abbastanza e sono arrivatoalla conclusione che non è questo ciò che civiene chiesto. È ovvio che se una situazioneci fa soffrire o ci procura malessere dobbiamovolere il nostro bene e fare in modo da nonricreare il malessere stesso Misericordia è ve-dere l’altro per come è, accettarlo, perdonarlose ci fa soffrire e lasciare il rancore fuori dalnostro cuore.

Misericordia è far guidare le nostre parolee le nostre azioni non dall’impeto del senti-mento umano della chiusura o peggio dellavendetta, ma dal sentimento, anch’esso uma-no, della Compassione.

Prima di agire, prima di parlare, dovremmopassare azioni e parole in una specie di setacciodella Misericordia e chiederci: Perché lo dico,perché lo faccio? Se a guidarci è la voglia diferire o di escludere è probabile che non siala misericordia a guidarci.

Siamo sempre davanti alla scelta tra ciòche è più facile e ciò che è più difficile maspesso anche più giusto. Il nostro compito diuomini e donne scout è di essere giusti.

Essere giusti non vuol dire essere “remis-sivi”, non provare rabbia (anche Gesù ha ro-vesciato tavoli dentro la Sinagoga), non provaredolore, non provare paura... vuol dire passaretutte le cose col setaccio di Dio, col setacciodella Misericordia.

La Giustizia umana non assomiglia a quelladivina, l’atto di amore supremo fatto da Cristoè salire sulla croce. Amarci di un amore infi-nito, tutti. Con Cristo abbandoniamo la logicadell’occhio per occhio, dente per dente, conCristo entriamo nella logica della croce, dellaMisericordia, della Grazia.

“Se nel nostro cuore non c’è la misericordia,la gioia del perdono, non siamo in comunionecon Dio, anche se osserviamo tutti i precetti.Perché è l’amore che salva, non la sola praticadei precetti. È l’amore per Dio e per il prossimoche dà compimento a tutti i comandamenti”.Papa Francesco.

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Anche quest’anno si è svolto l’incontrodi formazione capi della Regione Sudrivolto ai Commissariati di Distretto

della Calabria e della Sicilia. Su indicazione del Commissariato Nazio-

nale, a differenza degli altri anni, l’incontro èstato rivolto ai soli Commissari e Vice Com-missari di Distretto insieme agli Assistenti Ec-clesiastici.

Senza gli Incaricati di Distretto e Regionalialle branche saremmo stati in pochi e la deci-sione ci ha inizialmente un po’ sorpreso. Chefacciamo in dodici? la risposta è stata: ci rela-zioniamo e ci formiamo.

Così è arrivato il 30 gen-naio 2016 quando come diconsueto ci siamo incontra-ti a Messina, magico e sug-gestivo punto d’incontrotra la Sicilia e la Calabria,ospiti della casa dell’Annun-ziata delle Figlie del DivinoZelo, una bellissima strut-tura che vanta, oltre ad unpanorama mozzafiato sulloStretto, anche due belle pi-nete pianeggianti, idealiper attività all’aperto. Il te-ma della formazione capiera la relazione ed in par-ticolar modo la relazionetra Commissario di Distret-to e Capo Gruppo, una re-lazione non sempre armo-niosa e serena.

Abbiamo quindi svisce-rato l’argomento in tuttele sue forme partendo co-me da buona prassi dallenorme direttive, rispolve-rando alcuni concetti chia-ve del nostro metodo comeil principio di sussidiarietàe il lavoro in pattuglia, fino

a rivedere la missione del Commissario di Di-stretto e la missione del Capo Gruppo.

Il principio di sussidiarietà deve essere allabase dei rapporti fra i differenti livelli dellagerarchia della Associazione; questo principioconsente di salvaguardare la libertà e la dignitàdi ciascuno in un sistema di tipo gerarchico.

Il lavoro in pattuglia è una caratteristica delnostro movimento, lavorare insieme è innan-zitutto rinuncia di sé, è una scelta di altruismo,tale principio va applicato a tutti i livelli asso-ciativi. (vedi N.D.). “Specchiandoci” nelle im-magini di Pantelleria (spiagge, muri in pietra,

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Regione Sud

Commissario di Distrettovs Capo Gruppo

Vanessa Pilato Vice Commissaria Regione Sud • [email protected]

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consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti,ammonire i peccatori, consolare gli afflitti,perdonare le offese, sopportare pazientementele persone moleste, pregare Dio per i vivi eper i morti.

Abbiamo vissuto come una folgorazione:ecco come migliorare le nostre relazioni! Eccocome vivere l’anno della Misericordia!

La scansione delle opere sembra fatta ap-posta per noi, per i nostri commissari di di-stretto, per il loro servizio di supporto ai grup-pi, per la loro relazione con i Capi Gruppo. Enon solo.

Scorrendo la Bolla di indizione del GiubileoStraordinario notiamo anche un profondo pa-rallelismo con la prospettiva indicata dal Com-missariato Nazionale: “È mio vivo desiderio cheil popolo cristiano rifletta durante il Giubileo sulleopere di misericordia corporale e spirituale. Sarà unmodo per risvegliare la nostra coscienza spesso as-sopita... e per entrare sempre più nel cuore del Van-gelo... La predicazione di Gesù ci presenta questeopere di misericordia perché possiamo capire se vi-

piscine, bagli, dammusi) abbiamo tirato fuori ladimensione più introspettiva e profonda di que-sta relazione. Don Giacinto ci ha invitato a ri-flettere sull’umanesimo del prendersi cura; pren-dersi cura è attenzione verso l’altro, prendersicura è incrociare lo sguardo dell’altro, è stabilireun contatto, una relazione, uno scambio, è di-ventare capaci di ascoltare; l’aver cura dell’altroè la garanzia autentica del prendersi cura di sé.Infine abbiamo analizzato quattro forme di es-sere in relazione-comunione con le persone:“Essere tra” gli altri, “essere con” gli altri, “essereper” gli altri, “essere in”, in rapporto con l’As-soluto, con Dio.

La cena di condivisione come sempre èstata “leggera” ed “essenziale”, dalla provolaragusana al cannolo di Misilmeri, passandoper i “Pitti chi salimori” calabresi. Poi abbiamoavuto modo di digerire tutto quanto ballandoe cantando a un fuoco di bivacco con vista ma-re. Al mattino seguente, dopo la Santa Messae una “scarna” colazione abbiamo impostatola nostra attività traendo spunto dal tema del-l’anno giubilare: la Misericordia.

Ci siamo cimentati nella riproposizionedelle sette opere di misericordia spirituale:

REGIONANDO

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viamo o no come suoi discepoli (Misericordiae vul-tus, n° 15). Esattamente la stessa proposizionedei tre temi annuali che ci porteranno all’as-semblea generale del 2018: relazione, evange-lizzazione e servizio.

Abbiamo quindi concluso la nostra uscitadopo pranzo con le sollecitazioni provenientidal Commissariato Nazionale e con le rifles-sioni finali sul servizio del Commissario di Di-stretto del Sud.

L’Anno Giubilare della Misericordia ci donauna occasione tutta particolare di rifletteresul servizio prestato verso i Capi Gruppo deinostri Distretti. Per un Commissario di Distret-to la relazione con i fratelli con cui è chiamatoa condividere il suo servizio deve quindi essereprimariamente incontro.

A volte però il servizio porta allo scontroe per questo una relazione matura deve ren-dere capace di gestire positivamente il conflit-to, in un rapporto in cui l’altro non deve essereun ostacolo o un avversario ma, cogliendo efacendo crescere quel tanto di positivo che c’èin ogni persona, camminare insieme verso larealizzazione dei propri comuni ideali.

Nel servizio il Commissario sperimenteràle opere di misericordia spirituale e se ne la-scerà guidare cosciente che il migliore dei com-missari è quello che rende migliori i capi chegli sono stati affidati.

Non ci siamo lasciati prima di avere gustatol’ennesima leccornia calabrese: una torta be-naugurale offerta dalla nuova CommissariaAnna Maria e dal Vice Commissario Sergio.

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non hanno permesso ad alcune persone digiungere al punto di ritrovo.Eppure il desiderio di arrivare per regalarci

un po’ di tempo buono per noi stessi era piùforte della pioggia che batteva forte sul para-brezza in autostrada.Sapere che probabilmente avrei camminato

sotto un diluvio non mi preoccupava mentre acasa preparavo meticolosamente il mio equi-paggiamento. L’idea di prendermi l’acqua eraun prezzo che valeva la pena comunque pagareper un po’ di tempo ben investito per me, untempo che andavo cercando quasi avidamente.

“F issò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse:Va, vendi quello che hai e dallo ai poveri evieni! Seguimi!”. Su questo e altri brani

abbiamo riflettuto durante l’Uscita Regionaledi Spiritualità della Regione Nord svoltasi il 5-6 marzo all’Abbazia di Maguzzano in zona De-senzano del Garda.Duecentoventi capo e capi scout dell’Italia

settentrionale si sono dati appuntamento allaChiesa di Sedena di Lonato del Garda (Brescia).Saremmo stati quasi duecentosettanta se nonfosse stato per le condizioni metereologichea dir poco avverse in tutto il nord Italia che

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Toccati nel profondodallo sguardo di Gesù

Costanza Poli RS Gruppo Ponzano Veneto II • [email protected]

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Eccomi seduta nell’angolo di uno degli altarilaterali della chiesa di Sedena con orecchie,occhi, testa e cuore, soprattutto cuore, ad ascol-tare, a fare mia la proposta.Don Eddy ci ha mostrato un volto, degli oc-

chi, ci ha chiesto di provare a cogliere nientedi più e niente di meno di quello che ci tro-viamo già attorno nella nostra vita quotidiana. Ci ha spronati a imparare a guardare con

un’altra prospettiva la stessa realtà che viviamoogni giorno. Non è la vita attorno a noi checambia, siamo noi che decidiamo di cambiareil modo di guardarla, cogliendo l’opportunità

di farlo ogni giorno, in ogni contesto. Curiosointerpretare il carpe diem non come qualcosada prendere e consumare su due piedi, qual-cosa da ingoiare avidamente, senza pensarealle conseguenze, ma come opportunità dimettere a frutto ogni momento che ci vieneofferto, anche quello che ci sembrano insigni-ficanti o addirittura insopportabili...È stato ancora una volta illuminante e allo

stesso tempo semplicemente disarmante sen-tirsi ripetere che l’incontro con Dio è una re-lazione concreta, è un fatto che accade nellavita. Non ha niente a che vedere con una per-cezione che “può sembrare”, un’emozione ef-fimera, e non ha a che vedere con concetti fi-losofici, con pensieri che si mettono in fila inmodo logico, che hanno un capo e una coda.In una relazione quindi ci sono due persone,

due sguardi che innanzitutto si incrociano escelgono di restare a scrutarsi. È una porta conun’unica maniglia, e il Signore sta dalla partedove questa non c’è perché sta solo dalla parte

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c’era la possibilità di accostarsi al Sacramentodella Riconciliazione.La Santa Messa successiva è stata molto par-

tecipata. L’omelia sul Vangelo del Figliol Pro-digo è rimasta impressa per l’immagine elo-quente della casa del Signore paragonata senzatimore ad un albergo dove ognuno è libero diandare e venire, logica perfettamente contrariaa quella usuale ben rivendicata dalla citazione“questa casa non è un albergo”. Domenica le lodi mattutine e poi un gioco

a quattro tappe che ci hanno trasmesso chia-ramente il significato di alcune azioni appar-tenenti alla pratica di vita di un cristiano eche ci hanno lasciato un segno ciascuna:L’Eucarestia: è rimasto il gesto concreto di

prendere un pezzo di pane e mangiarlo len-tamente tenendolo fra le mani. Rievocando ilracconto dell’ultima cena, ognuno di noi stavadi fronte al suo posto a tavola, apparecchiatoapposta per lui. Questa tappa ha lasciato il sen-so dell’appagamento di chi si sente atteso,chiamato per nome, e accolto come fosse acasa sua. Gesù infatti entra in relazione congli apostoli, con la gente, con i peccatori so-prattutto stando a tavola con loro, mangiandoe gustando insieme, perché questo è segno diaffetto, di legame, di relazione. Ad ognuno dinoi è chiesto di rivivere questo gesto sacra-mentale attualizzandolo nella nostra vita, fa-cendolo diventare memoriale in cui ogni voltac’è Gesù. Il senso di consumare l’Eucarestia,il pane, il Corpo di Cristo è quindi richiestoanche a noi: divenire dono eucaristico per glialtri, metterci al Servizio.L’Ascolto della parola: nel frastuono della

vita quotidiana, riproposto in una partita diroverino, dove ciascuno ha il suo ruolo e devestare attento a non lasciarsi sfuggire nienteper ottenere risultati da poter enumerare, eccoche lungo il perimetro di confine del campoda gioco, risuonava continuamente la letturadella Parola del Signore. A turno venivamochiamati a prenderci qualche minuto di silen-

dove si trova ognuno di noi. Siamo noi chescegliamo se aprirgli, se accettare di incrociareil nostro sguardo con il suo.La concretezza delle nostre intenzioni sta

nelle azioni che sappiamo compiere ed è forseciò che caratterizza il nostro essere persone escout, il cercare di riagganciare il rapporto conil Signore attraverso la strada, compiuta in so-litaria, come singole persone che hanno sceltodi chiedere la Partenza, pronte ad accettare diattraversare le strade e cogliere le sfide dellavita. Perciò siamo partiti, in silenzio. Un silenzioa cui siamo stati fortemente spronati, una ri-chiesta non semplice da accettare e mettere inpratica, ma della quale ho apprezzato l’utilità.Durante il cammino personale eravamo ac-

compagnati dall’ascolto di alcuni brani delVangelo e di un tema di marcia in formatomp3. Ogni volta resta fra tutto, una frase, unaparola, un’immagine, un’intuizione, che poiti rimbomba in testa per giorni perché magarinon ti torna... La strada è servita per creare unsenso di serena tranquillità, un animo predi-sposto a mettersi in ascolto.L’oscurità che ben presto è sopraggiunta sui

nostri passi, ha inizialmente generato in meun senso di spaesamento e reso il mio cam-mino un po’ più incerto, obbligandomi a sfor-zarmi a scrutare attorno per carpire qualcheindicazione, rumore o luce che avrebbe potutoconsolidare le mie certezze sulla strada rimastada percorrere per raggiungere l’Abbazia di Ma-guzzano. Un piccolo spuntino, del tè caldo,uno scambio di battute con chi man mano ar-rivava, sono bastati per rinvigorire il corpo eraccogliersi nella chiesa per l’Adorazione alSantissimo. Nel frattempo a nostra disposizione

REGIONANDO

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AZIMUTH • SCOUT D’EUROPA 2/2016 39

zio, di distacco dalla frenesia, e a leggere qual-che parola buona del Vangelo da portare connoi nel cuore e nella mente, per accompagnaree lenire i nostri momenti che a volte veramen-te ci rendono apparentemente prestanti e vin-centi, ma ci inaridiscono profondamente.La Riconciliazione: il simbolo di uno spec-

chio sporco che man mano viene ripulito parlachiaro. È il nostro percorso di riconciliazionecon noi stessi, con Dio e con gli altri. È unamaturazione interiore lenta fatta di preghiera,di lettura della Parola di Dio, di crescita attra-verso il sacramento della Penitenza, che per-mette di incontrare Dio. È un terreno che siprepara a cogliere nel silenzio la chiamata delSignore. Ecco che si comprende la richiestafaticosa fatta all’inizio dell’uscita, di fare si-lenzio e rimanere un po’ in solitudine. Comequando il Signore chiama Samuele: di notte,quando tutto tace, quando non ci sono rumoriche la confondono o la rendono impercettibile.Non è facile neppure oggi distinguere le sol-lecitazioni di Dio dalle proposte, spesso subdolee suadenti che ci bombardano. Eppure proprioqui si gioca la riuscita della nostra vita.

Il discernimento cristiano: attra-verso tre percorsi realiz-

zati fra gli ulivi

dell’Abbazia, corrispondenti a tre differentiapprocci umani di scelta: intellettivo, morale,emotivo, abbiamo avuto del tempo per riflet-tere sulla nostra modalità di discernimentoper quanto riguarda una nostra scelta impor-tante. E di farlo in parte singolarmente, inparte simbolicamente prendendoci per mano,insieme a chi aveva fatto lo stesso tratto dipercorso prima di noi. Abbiamo colto conchiarezza che il vero discernimento cristianonon può accontentarsi di un approccio par-ziale ed individualista, ma ha bisogno sempredell’Altro e dell’altro (fratello-comunità) perportare la persona o la comunità a scelte se-condo la volontà di Dio e secondo lo spiritodel Vangelo. Il momento di confronto fra gruppi ha fatto

emergere quanto questa uscita ci abbia con-segnato a piene mani spunti preziosi da portarea casa e da approfondire personalmente. Rappresentano sicuramente buona linfa per

far sbocciare nuovi frutti nella nostra relazionecon il Signore e con gli altri. Saper custodire nel cuore ciò che è stata que-

sta breve ma intensa esperienza di contatto edialogo con Lui, possa essere un filo di un go-mitolo che abbiamo riallacciato e che sappiamoutilizzare al meglio per continuare a tesserela nostra Storia, non dimenticandoci di alzare

lo sguardo e permettere a Quel vol-to che ci cerca, di lasciarci

guardare.

REGIONANDO

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AZIMUTH • SCOUT D’EUROPA 2/201640

l’idea di rivolgersi ad un centro di accoglienzaper minori non accompagnati di Roma. Questocentro raccoglie i minori che arrivano dall’e-stero (su barconi, camion ecc.), privi di un adul-to che li accompagni e che non possono essere,perciò, rimpatriati.

In questo centro, nello specifico, ci sonoadolescenti di età compresa tra i 14 ed i 17 an-ni, anche se l’età reale è sempre un’incognita,che soggiornano per un periodo massimo dialcune settimane e poi vengono indirizzati inaltre strutture. Una delle prime cose che ci erastata chiesta dagli operatori del centro è statoun aiuto molto semplice nel ripulire una partedella struttura (collocata in una ex scuola) chenon viene utilizzata, oltre ad alcuni piccoli la-vori di pittura di alcune pareti. Il tutto coin-volgendo quei pochi ragazzi che erano rimastiin struttura il sabato pomeriggio.

Grazie alla presenza e disponibilità dell’As-sistente di gruppo e delle suore operaie, concui gli RS stanno facendo un cammino annua-le, è stato possibile trovare un momento dipreghiera e di Celebrazione, nella cappella in-terna alla struttura, che da tanto tempo nonveniva utilizzata. Ma il vero servizio è iniziatoa cena. Una cena preparata per tutti gli ospitidella struttura, in cui abbiamo cercato di farpassare ai ragazzi un momento diverso, di fe-sta, insieme a noi. Le difficoltà linguistichesono state tante, la maggior parte dei presentiparlava arabo, lingua sconosciuta a tutti, macon un po’ di gesti, qualche risata, un biliardinoed una chitarra si è creato un bel clima di festae di spensieratezza, nonostante il difficile pas-sato di alcuni dei nostri ospiti.

La domenica mattina l’abbiamo dedicataad un momento di riflessione comune sullaMisericordia. Un piccolo momento di desertopersonale in cui ognuno si è potuto metterein confronto con la Parola. A quel punto velocepranzo e via verso la Porta Santa, anche questascelta in base al tema dell’attività. In questoGiubileo il Santo Padre ha aperto una Porta

G iubileo straordinario, Anno della Mi-sericordia, Porta Santa, pellegrinaggio...Quante cose, ma cosa fare per rendere

realmente straordinario questo anno? O soloper dare un senso più forte ad un’attività peri Capi? E, soprattutto, come fare? Per i romaniè spesso più semplice, ma chi viene da fuoricittà ha sempre qualche difficoltà logistica inpiù. Proviamo a proporre qualche idea, par-tendo da una traccia di attività – concretamen-te realizzata – che ha messo insieme alcuniaspetti del servizio, della spiritualità ed unaPorta Santa. Ma andiamo a raccontare la nostraesperienza.

Come ogni anno eravamo in cerca di unatraccia organizzativa per l’uscita degli RS delGruppo. Visto l’anno giubilare, però, abbiamopensato che sarebbe stato un peccato non sfrut-tare la circostanza e non fare un’attività in-centrata su questo. Essendo di Roma, però, cisiamo anche resi conto che non sarebbe ba-stato andare in una basilica e passare la PortaSanta tutti quanti insieme, magari dandoci ap-puntamento in sede, la mattina, e arrivandocomodamente con i nostri mezzi quasi fin den-tro la chiesa. Ecco quindi la ricerca di un ser-vizio da poter abbinare all’attività e di un luogoin cui stare insieme per due giorni, come unavera uscita. Tramite alcune conoscenze nelsettore e nella Caritas di Roma è venuta fuori

NELLO ZAINO

Paolo Cantore [email protected]

Giubilando...

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Santa un po’ speciale. La Porta Santa dell’O-stello della Caritas di Via Marsala, nel com-plesso della stazione Termini, la più grande diRoma. Questo Ostello esiste da moltissimi annied è una struttura che fornisce servizio di men-sa ed alloggio per circa 300 persone.

Il nostro passaggio abbiamo deciso di farlolì, chiudendo l’uscita con una traccia di rifles-sione comunitaria offerta proprio dalla Caritasdiocesana. Se voleste provare ad organizzarequalcosa di simile, con le vostre specificitàchiaramente, sappiate che il Centro di ProntoIntervento per Minori di Via Venafro è ben

lieto di accogliere dei gruppi che possano fareun servizio nella struttura, mettendo a dispo-sizione anche gli spazi per l’alloggio, il tuttoa poche centinaia di metri dalla fermata dellametropolitana.

La Porta Santa dell’Ostello di Via Marsala,invece, può essere visitata solo su prenotazione,volendo anche con la possibilità di celebraresul posto e forniscono anche la possibilità difare un servizio presso una della loro strutture,ovviamente compatibilmente con le necessitàdel servizio stesso.

Sono comunque a disposizione per contattio informazioni più dettagliate.

NELLO ZAINO

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Un grande uomo, un grande sacerdote: donCarlo è stato parroco e Arciprete della ChiesaMadre dal 1964 al 1991, lunghi e proficui annidurante i quali con entusiasmo, amore e ge-nialità ha fatto nascere nell’ambito parroc-chiale diverse importanti realtà giovanili: dallasquadra di calcio al complesso musicale, daicatechisti all’Associazione Regina Mundi, dalgiornalino “Il ponte” alla stamperia “Aster”(con la quale stampava anche le riviste scout“Insieme“, “Nodo scout” ed altre innumerevolipubblicazioni scout per tutte le attività delGruppo e della Regione), dalla compagnia tea-trale fino Gruppo Scout ed alla TSE, Emittentetelevisiva cattolica tutt’ora visibile a Palermoe provincia ed in streaming in tutto il mondo.Insomma, se fosse vissuto ancora Internet forselo avrebbe inventato lui!

Don Carlo era stato ordinato sacerdote nel1938 a Torino, missionario della Consolata inAfrica e,dopo aver contratto la malaria, erastato mandato in Sicilia per motivi di salute evi rimase per tutta la vita diventando, di fatto,più siciliano di noi!

Ci capiva, ci amava, ci prendeva in giro...Indimenticabili i suoi giochi di parole. Ci di-ceva: Voi siciliani siete proprio strani, quan-do arrivate dite ”mi ni staiu iennu” (me ne

sto andando) e quando ve ne andatedite ”staiu vinennu” (sto venendo)!

Il 26 gennaio 2016 il Gruppo scout MisilmeriI° “Stella polaris” e tutta la comunità par-rocchiale della Chiesa Madre, hanno ricor-

dato con una toccante celebrazione eucaristicadon Carlo Lauri, fondatore del Gruppo ed As-sistente scout, nel giorno in cui avrebbe com-piuto il suo centesimo compleanno.

Una serie di “fortunate coincidenze” hannopermesso che celebrasse don Pino Vitrano, sa-cerdote salesiano misilmerese, in passato A.E.del Catania 1°, che attualmente svolge il suoservizio pastorale al servizio degli “ultimi”presso la missione “Speranza e carità” fondatada Biagio Conte a Palermo. Proprio don Carlonel 1984 aveva concelebrato nella Chiesa Ma-dre di Misilmeri durante l’ordinazione presbi-teriale di Don Pino.

Altra “coincidenza”: don Pino era stato ac-canto a don Carlo per i festeggiamenti del suo50° di Sacerdozio nel 1988, concelebrando in-sieme ad un altro grande sacerdote, don PinoPuglisi, ucciso dalla mafia il 15 settembre 1993,poco dopo il ritorno alla Casa del Padre di donCarlo (3 agosto 1993).

Don Puglisi era molto amico di don Carloe veniva spesso a trovarlo. Ricordo che un gior-no in sacrestia me lo presentò: di lui don Carlo,veneto di origine (nato nel 1916 a Trebasele-ghe, Padova) diceva: “Mi aiuta a capire i

siciliani!”.

COMPAGNI DI VIAGGIO

Don Carlo LauriUn grande sacerdote,

un grande uomo

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Rosanna Schimmenti [email protected]

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Dall’allora Cardinale di Palermo Ernesto Ruffiniricevette nel 1956 l’incarico di occuparsi delloscautismo e, in virtù di santa obbedienza, ac-cettò. Fu Assistente Ecclesiastico nel PalermoXXII ASCI e poi AGESCI; nel 1975 fondò il Mi-silmeri 1°, di cui è ricorso da poco il 40° An-niversario, ma subito decise di aderire alla FSEdi cui era orgoglioso per le scelte pulite e chia-ramente cattoliche da questa Associazionefatte e per la fedeltà al metodo Scout basatosullo spirito del fondatore.

Venne brevettato Capo della nostra Asso-ciazione il 23 gennaio 1978; fu Assistente Re-gionale degli Scout d’Europa della Sicilia, col-laborando con diversi Commissari Regionalie si spese, instancabile, per la crescita spiritualedello scautismo nella nostra regione.

Per gli scouts ha avuto un amore ed unadedizione incommensurabili: definiva i suoiragazzi il “fior che amai come si ama un teso-ro“. Don Carlo è stato educatore, esempio, te-stimone... credeva tantissimo nel metodo scoute diceva che un giorno avrebbe voluto scrivereil quinto Vangelo secondo B.-P.!

Sempre infatti sottolineava il profondo le-game fra la scelta scout e la scelta cristiana.

Durante la celebrazione, a sorpresa, duebelle testimonianze su don Carlo, la prima ar-rivava dal Madagascar scritta da un SacerdoteMissionario misilmerese, don Angelo Vitranoche ha voluto donarci un suo ricordo lungo edenso di belle parole che sintetizzo: “Il giornodella mia partenza per il Madagascar, il 12 ot-tobre 1986, alla celebrazione di invio don Carlomi rivolse queste parole, che non ho mai piùdimenticato...ricordo che giocando sul mio no-me mi disse: carissimo Angelo tu vai ad an-nunciare il Vangelo, potrai portare con te tuttii libri che vuoi, tutto il sapere che vuoi, maessi leggeranno solo una cosa: se tu sei buono,il tuo Dio sarà buono, se sei cattivo il tuo Diosarà cattivo”. Quanta verità in queste sempliciparole: don Carlo aveva il dono della chiarezza,dell’immediatezza, era semplice con gli umili,

COMPAGNI DI VIAGGIO

sapiente con i dotti, saggio e caritatevole coni bisognosi, disponibile con tutti.

L’altro intervento, con cui concludo il mioracconto, proviene da un giovane, l’attuale Ca-po Clan al quale Francesco, il Capo Gruppo,ha chiesto di scrivere su don Carlo proprioperche il suo ricordo non fosse solo legato erivolto a chi lo ha conosciuto nel passato maanche ai ragazzi ed alle famiglie di oggi che,dopo più di vent’anni dalla sua morte ne sen-tono ancora parlare con affetto.

Nella lettera Enrico ha scritto, tra l’altro,rivolto a don Carlo: “non smettere mai di ve-gliare su di noi, sul nostro gruppo e su tuttala comunità misilmerese, perché i frutti deltuo grande lavoro li stai vedendo proprio ades-so! Spero di riuscire a raccontare ai miei figlidi te pur non avendoti mai conosciuto, perchése mi sento cosi tanto debitore nei tuoi con-fronti non posso non continuare a tramandarela vita di un uomo che ritengo fortemente re-sponsabile di tutte le emozioni che in questi22 anni di scautismo ho avuto la fortuna diprovare“.

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AZIMUTH • SCOUT D’EUROPA 2/201644

Il Consiglio Direttivo, nella riunione del 12 marzo 2016, ha nominato: Capo Cerchio: Annibaldi Francesca (Roma 17); Cancelli Chiara (Velletri 1). Capo Riparto Guide: Cardinali Cristina (Jesi 1); Gennari Claudia (Roma 53);  Caminada Elisa (Viterbo 2).Ha autorizzato la variazione dell’Ente Promotore del Gruppo Montesilvano 1 che passa da “ParrocchiaB.V.M. Madre della Chiesa” a “Parrocchia Sant’Antonio da Padova”.

ATTI UFFICIALI

in BachecaDa

ll’As

sociaz

ione

COMMISSARIATO NAZIONALE

Si è svolta il 16 e 17 gennaio scorso la secondariunione del triennio del Commissariato Nazio-nale. In un clima di serena condivisione (e anchedi gioco) si sono affrontati diversi temi: dal pro-seguo dei lavori sulle tematiche della sicurezza,alla preparazione degli eventi riguardanti il qua-rantennale della nostra associazione, alla prepa-razione della circolare dei campi scuola e dellanuova procedura di iscrizione on-line. 

PATTUGLIA NAZIONALE INFORMATICA

Nello stesso week end si è riunita la PattugliaNazionale Informatica che ha analizzato con ilCommissariato Nazionale la revisione del softwareper la gestione dei campi scuola, definito gliultimi dettagli per i portali di branca, riorganizzatola struttura di rete dell’intera Segreteria Nazionale,semplificato il layout di Scout d’Euromail. Ha in-fine presentato al Consiglio Direttivo e al Com-missariato Nazionale lo studio preliminare sullapresenza dell’Associazione nei vari social network.

VIDEO DEL QUARANTENNALE

Sul canale YouTube dell’Associazione sono statepubblicate delle brevi clip con immagini dellastoria associativa. Sono un mezzo messo a di-sposizione dei Gruppi dalla pattuglia video, perconoscere e raccontare la nostra storia. Il 16 apri-le, nel corso del Convegno “Educare, un impegnoda condividere” che si è tenuto a Roma, pressola Basilica S. Croce in Gerusalemme, è stato pre-sentato il documentario: “1976, l’anno dell’im-possibile”, che racconta, attraverso testimonianzedei fondatori dell’associazione e immagini d’e-poca, quanto accadde 40 anni fa ed anchì’essodisponibile sul canale video.

RICERCA DOCUMENTAZIONE STORICA

Nel corso dell’incontro Capi del quarantennaledell’Associazione, che si svolgerà a Soriano ilprossimo 11/12 giugno, sarà organizzata un’e-sposizione di oggetti e documenti “storici” par-ticolarmente significativi per la vita dell’Associa-zione. Se qualche Capo fosse in possesso di og-getti o documenti che ritiene siano di particolareinteresse e possano quindi far parte dell’esposi-zione, è pregato di prendere contatto con la Se-greteria Nazionale.

a cura di Massimiliano UrbaniSegreteria Nazionale • [email protected]

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in BachecaDall’Associazione

AZIMUTH • SCOUT D’EUROPA 2/2016

Nei giorni 6-8 febbraio 2016 si è riunito a Roma insede nazionale, il Bureau Federale. All’ordine delgiorno gli aspetti pedagogici e di sviluppo dell’UIG-SE-FSE , i prossimi incontri a Bruxelles, Bratislava eVilnius dei Commissari Generali, il 60° della nascitadella Federazione, la preparazione del campo FSEalla GMG 2016 e la partecipazione dei rovers edelle scolte come volontari. Lunedì 8 febbraio ilBureau Federale e alcuni rappresentanti dell’Asso-ciazione polacca sono stati ricevuti da S.Em.za il

Card. Stanisław Ryłko, Presidente del PontificiumConsilium pro Laicis, per l’annuale udienza comeorganismo scout internazionale riconosciuto dallaSanta Sede. Il Card. Ryłko ha confermato la fiduciae il sostegno della Chiesa per l’UIGSE-FSE e la stimaper la valenza pedagogica nell’educazione cristianadei giovani, augurando che questo 60° anniversariosia l’occasione per ringraziare del cammino percorsoe per proseguire con entusiasmo.

BUREAU FEDERALE

INCARICATI ASSOCIATIVI PER LA GMG 2016

Elena Pillepich (Trieste 2 ) e Paolo Morassi (Albino1) sono stati nominati responsabili associativiper la prossima GMG 2016 di Cracovia. In par-ticolare Paolo Morassi ha assunto anche la re-sponsabilità di organizzare il grande spettacolo“Evangelizzazione”, che è uno dei servizi richiestiall’UIGSE-FSE dal comitato organizzatore dellaGiornata Mondiale della Gioventù.

CANTO DEL QUARANTENNALE

Sempre Pronti a Partire è il canto ufficiale del qua-rantennale associativo con il testo composto dadon Paolo La Terra e la musica da Lodovico Saccol.È possibile ascoltarlo e scaricare il file mp3, il testoe lo spartito dal sito dell’Associazione.

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AZIMUTH • SCOUT D’EUROPA 2/201646

in BachecaDa

ll’As

sociaz

ione WOOD BADGE DAYS

19-21 febbraio 2016 si è tenuto a Berlino il secondoWood Badge Days dove circa 20 Capi da tutta laFederazione si sono incontrati per condividere leproprie esperienze di formazione all’interno dellevarie Associazioni. L’incontro si è svolto in un climasereno e aperto al confronto cercando di traguar-dare i fini che si vogliono dare alla formazione.Sono state avanzate proposte concerete per pro-seguire il cammino di conoscenza reciproca e dicondivisione delle modalità formative.

Per i Gruppi che volessero organizzare un momento celebrativo dei 100anni di fondazione dell’ASCI, dei 60 anni della UIGSE-FSE e dei 40 annidella nostra Associazione, sono state predisposte tre serie di pannellisui quali ne è narrata, attraverso scritte e immagini, la storia. I pannellisono costituiti da fogli A3 in formato pdf a colori, che i Gruppi potrannostampare e con i quali si potrà allestire (in sede, in parrocchia, oaltrove) una mostra su questi tre anniversari. I files potranno esserescaricati dai Capi Gruppo accedendo all’area riservata del sito delCentro Studi associativo, utilizzando le credenziali del proprioGruppo. I pannelli riguardanti l’ASCI e la FSE sono stati realizzatida Attilio Grieco, i pannelli riguardanti la storia Associativa ripren-dono il lavoro fatto da Luciano Furlanetto in occasione del tren-tennale con l’aggiornamento degli ultimi dieci anni realizzato acura di Matteo Rampulla coadiuvato da Silvia Dragomir e Mas-similiano Urbani.

UNA MOSTRA PER I GRUPPI

SITO DEL CENTRO STUDI SCOUT D’EUROPA

Da qualche giorno è stato completamente rin-novato il sito del “Centro Studi Scout d’Europa”.In particolare sono stati inseriti gli articoli sulconvegno organizzato dal nostro Centro Studidurante la scorsa Assemblea Generale e quellosulle sfide educative del mondo digitale, orga-nizzato a Firenze lo scorso 7 novembre dal CentroStudi ed Esperienze Scout Baden-Powell. All’in-terno degli articoli è possibile scaricare le slidee gli interventi dei relatori.

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in BachecaDall’Associazione

AZIMUTH • SCOUT D’EUROPA 2/2016

PATTUGLIE NAZIONALI CONGIUNTE

Il 30 gennaio 2016 si è svolta a Lubiana (Slovenia)una serata in ricordo di p. Ivan Žužek S.J. Su invitodegli organizzatori ha partecipato la nostra Vicepre-sidente Laura Casiccio. La serata è stata organizzataper commemorare il 12° anniversario della mortedi p. Ivan. In questa occasione è stato presentatoper la prima volta un film documentario intitolatosemplicemente “P. Ivan” ... Lo stesso film è stato poipresentato a Roma il 27 febbraio, presso il PontificioIstituto Orientale, alla presenza di un numeroso pub-blico di sacerdoti, Assistenti e Capi Scout, Realizzatoda Rok Pisk dell’Associazione scout slovena Zskss,attraverso immagini e testimonianze, racconta lastoria di questo grande e santo gesuita scout. Il filmsarà presto disponibile anche su YouTube.

Si è svolta il 13 e 14 febbraio a Roma presso il San-tuario del Divino Amore la riunione congiunta ditutte le Pattuglie Nazionali di Branca. Il sabato èstato dedicato ai lavori per singole pattuglie mentrenella domenica mattina è stata proposta un’attivitàdi sezione, ciascuno secondo il proprio stile e carismi,ma con un tema comune: la Relazione. Culmine del-

l’incontro la S. Messa celebrata dall’Assistente Ge-nerale. Sempre nello stesso weekend e presso lestesse strutture si sono svolti gli incontri delle reda-zioni delle nostre riviste, e l’incontro preparatorio invista della partecipazione dei nostri delegati al Woodbadge Days a Berlino.

SERATE IN RICORDO DI P. IVAN ŽUŽEK SJ

La nostra Vice Presidente Laura Casiccio alla serata dedicataa P. Ivan il 30 gennaio scorso a Lubiana con l’Arcivescovodi Maribor S. Ecc. Alojzij Cvikl, S.J. già Rettore del PontificioIstituto Orientale

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º 2/

2016SOMMARIO

EditorialeRelazioni e abilità manuale ................................................... 2

Nelle Sue maniBibbia e relazioni: protezione e non collasso ...................... 4

Pietre miliari • Speciale 40°Il “Vecio” dello scautismo di Frosinone ................................ 6

Educare al maschile, educare al femminileB.-P., Olave e noi – Un incontro per la vita........................... 9

Preparati a servireLa scrivania di Einstein.......................................................... 12

Scautismo e Bene ComuneUn’enciclica sul sesto articolo ............................................. 14

RadiciLe Guide e il trifoglio ............................................................ 17

Giocare il giocoSpecialità per tutti i gusti...................................................... 18Le eccellenze del nostro Lupettismo .................................. 20Ci sono talent show... e talenti!!! ......................................... 22Fratello maggiore di un Capo Squadriglia .......................... 26“Fare strada” in 40 anni ........................................................ 28Misericordia .......................................................................... 31

RegionandoCommissario di Distretto vs Capo Gruppo ....................... 33Toccati nel profondo dallo sguardo di Gesù ..................... 36

Nello zainoGiubilando… ........................................................................ 40

Compagni di ViaggioUn grande sacerdote, un grande uomo ............................. 42

In BachecaDall’Associazione ................................................................. 44

AZIMUTH • SCOUT D’EUROPA 2/201648

NEL PROSSIMO NUMERO...

• Relazione e carattere

• Pietre Miliari

• Il Giardino del principio

• Le occasioni di servizio

• Consumo responsabile