AVVISO CONCORSO STRAORDINAR IO FARMACIE ......La scintigrafia serve essenzialmente per indagare...
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Anno II – Numero 85 Giovedì 03 Gennaio 2013, S. Genoveffa
AVVISO Concorso
straordinario:
-Riepilogo
Notizie in Rilievo
• Scienza e Salute
1. Gli esami per il cuore:
Scintigrafia miocardica
Stili di vita e Salute 2. Per dimagrire dite
davvero no all’alcol
Neuroscienze 3. Farmaci innocui che
fanno male per l’effetto
nocebo.
Nutrizione e Salute 4. Quelle relazioni
pericolose tra farmaci e
pompelmo.
Curiosità
E’ possibile prevedere il
successo di un
matrimonio?
CONCORSO STRAORDINARIO FARMACIE
CARTELLINI IDENTIFICATIVI
AVVISO Si ha cura di informare gli iscritti che
presso gli Uffici di Segreteria dell’Ordine,
sono disponibili, per chi né ha già fatto richiesta, i CARTELLINI IDENTIFICATIVI con NOME e COGNOME.
Vi ricordiamo che l’art. 1 e art. 5 del Codice Deontologico, riporta che una
delle principali funzioni dell’Ordine è quello di Organo preposto alla tutela
della dignità e del decoro della professione di Farmacista.
Pertanto, nell’attività professionale al pubblico, riteniamo che il Farmacista
oltre ad indossare il camice bianco munito di distintivo professionale debba
anche, al fine di una maggiore garanzia di qualità, tracciabilità e sicurezza
verso il cittadino portare in modo visibile un cartellino identificativo con il
logo dell’Ordine e la indicazione del nome e cognome.
Pertanto, se non hai provveduto ad inoltrare il Tuo nominativo e quello dei
tuoi collaboratori Farmacisti, Ti chiediamo cortesemente di farlo tramite
posta elettronica all’indirizzo:
[email protected] o tramite fax al n. 081 5520961.
REGIONE N. SEDI a CONCORSO
SCADENZA N. PARTECIPANTI
FORMA ASSOCIATA
Liguria 89 30/11/2012 941 339 Lazio 279 13/12/2012 2449 1281
Veneto 224 16/12/2012 2270 1003 Lombardia 343 19/12 2012 3560 1577
Toscana 131 21/12/2012 2071 922 Piemonte 147 22/12/2012 1777 770 Abruzzo 85 11/01 2013
TOTALE 1297
PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 85
SCIENZA E SALUTE
GLI ESAMI PER IL CUORE
L'elettrocardiogramma La Tac coronarica
L'elettrocardiogramma da sforzo La Risonanza Magnetica cardiaca L'ecocardiografia La coronarografia
L'ecostress � La scintigrafia miocardica L'eco-doppler vascolare
Oggi parliamo della Scintigrafia miocardica.
SCINTIGRAFIA MIOCARDICA È un esame che permette di visualizzare in modo non invasivo come il cuore è irrorato dal sangue e in alcuni casi fornisce anche informazioni su come il cuore stesso funziona
Consiste infatti nell’iniettare in una vena una piccola quantità di materiale radioattivo detto
tracciante radioattivo e misurare poi come e quanto sia captato dal cuore. Può essere eseguita a
riposo, sotto sforzo, in entrambe le situazioni e con diverse caratteristiche che ne spiegano i molti
nomi con cui può essere chiamata: scintigrafia perfusionale, angiocardioscintigrafia al primo
passaggio o all'equilibrio, scintigrafia miocardica con tallio o con tecnezio 99m sestamibi,
scintigrafia a riposo e/o dopo sforzo, scintigrafia dopo stress farmacologico. Quel che cambia non è
la sostanza dell’esame, ma il tipo di tracciante utilizzato, il metodo con cui si raccolgono i
rilevamenti o il modo con cui viene messo sotto stress il cuore, attraverso uno sforzo fisico o
utilizzando un farmaco. Sarà il cardiologo a decidere quale modalità è più opportuna nel singolo
paziente. Non sempre per esempio è possibile sottoporre il malato a uno sforzo, perché alcuni non
sono in grado di affrontarlo. In questi casi, invece di utilizzare l'attività fisica per identificare la
presenza della malattia delle coronarie, si può infondere prima dell'esame un farmaco che fa
lavorare di più il cuore o che modifica le modalità con cui riceve il sangue. Così si può fare il test
anche se il paziente non è in grado per qualunque motivo di pedalare sulla cyclette o camminare in
maniera spedita sul tappeto rotante.
QUANDO SERVE? La scintigrafia serve essenzialmente per indagare malati in cui si sospetta o si
conosce l’esistenza di una cardiopatia ischemica. Può quindi essere richiesta per
•capire se ci sono aree del cuore che sotto sforzo ricevono meno sangue e quindi sono ischemiche;
•capire se ci sono parti del muscolo cardiaco che a causa dell’ischemia non si contraggono ma sono
ancora vitali;
•valutare la funzione globale o di alcune parti del cuore.
COME SI FA? Il paziente deve essere a digiuno da circa dieci ore e, a seconda del metodo
utilizzato, deve anche aver sospeso, se possibile, alcuni dei farmaci con cui è in cura. Sarà il medico
di ognuno a stabilire quali medicinali smettere e quanti giorni od ore prima del test. Se si prevede
di usare un farmaco chiamato dipiridamolo per mimare lo stress, alla persona può anche essere
chiesto di evitare tè, caffè, coca-cola e farmaci contenenti caffeina e aminofillina nelle 24 ore
precedenti l’esami. In caso contrario al malato viene fatto compiere uno sforzo pedalando su una
cyclette. Nel momento in cui lo sforzo è massimo, si inietta nella vena del braccio il tracciante
radioattivo: questo sarà catturato molto bene nelle regioni più irrorate del cuore e meno bene
nelle regioni mal irrorate. Dove è avvenuto un infarto, poi, la sostanza non arriverà per nulla. Dopo
un certo periodo di tempo, in genere almeno 4 ore, mentre il paziente è a riposo, si esegue una
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seconda misurazione della captazione del tracciante da parte del cuore. A volte, al contrario, la
misurazione può essere fatta prima a riposo e poi sotto sforzo. Se esistono differenze tra le due
immagini si può diagnosticare una ischemia da sforzo. Per misurare quanto tracciante radioattivo
arriva alle diverse parti del cuore si usa uno strumento chiamato gamma camera. Si tratta in
sostanza di un cilindro che viene avvicinato al torace e che raccoglie i fotoni emessi dalla sostanza
iniettata nel paziente e catturata, in varia misura, dal cuore. Si ottiene così un’immagine colorata
su fondo nero che mostra le parti del cuore diventate radioattive e quelle che invece non sono
state raggiunte dal tracciante.
CHE COSA SI PROVA? A parte la fatica dallo sforzo di pedalare o eventuali disturbi indotti dai
farmaci (vedi elettrocardiogramma da sforzo) l’esame è indolore, non provoca particolari disturbi e
richiede solo l’iniezione necessaria a infondere il tracciante radioattivo.
QUALI SONO I VANTAGGI? Si tratta di un esame non invasivo, che non richiede l'introduzione
nel corpo di cateteri o altri materiali.
QUALI SONO I RISCHI? All’idea di sottoporsi a questo esame, molti temono di essere esposti alla
radioattività. In realtà si tratta di quantità molto piccole, che non sono pericolose per il paziente,
soprattutto alla luce dei benefici che se ne possono trarre per chiarire le condizioni del suo cuore.
L’unica precauzione che si raccomanda è di non avvicinarsi a bambini e donne in gravidanza per un
giorno o due dopo aver eseguito l’esame, che per le stesse ragioni è bene non fare in queste
categorie di persone e anche nelle donne che allattano. Per il resto la prova da sforzo, così come
l’uso dei farmaci per mimarne l’effetto, hanno le stesse controindicazioni che
nell’elettrocardiogramma da sforzo. (Corriere Salute)
CURIOSITA’
È POSSIBILE PREVEDERE IL SUCCESSO DI UN MATRIMONIO?
In parte sì, perché vi sono alcuni fattori... di rischio.
PRIMO: la differenza di età. Da una ricerca del Max Planck Institut
(Germania) è emerso che l’unione ideale è quella fra partner di età vicina:
il rischio di divorzio aumenta del 21% se l’uomo è più vecchio di almeno 4
anni e del 44% se lo è la moglie.
SECONDO: inoltre, le coppie in cui entrambi hanno una buona istruzione
divorziano 4 volte meno di quelle meno istruite e 3 volte meno di quelle in
cui la moglie è molto meno istruita del marito; se è la donna a essere più
istruita, il matrimonio ha comunque buone possibilità.
TERZO: le mogli che contribuiscono per il 40-60% al reddito famigliare
hanno circa il 50% di probabilità in meno di divorziare rispetto a quelle che ne guadagnano oltre il
60%, e il 50% in più di quelle che vi incidono per meno del 20%.
PERSONALITÀ: Se uno dei due è molto più attraente, i problemi aumentano, specie se è lui il più
bello. Le donne che hanno autostima, hanno però matrimoni più felici.
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STILI DI VITA E SALU TE
PER DIMAGRIRE DAVVERO DITE NO ALL'ALCOL Spesso sottovalutate le calorie dei drink. Online uno strumento per calcolarle con il tempo necessario per smaltire
Solo un paio di bicchieri, o magari di più: in ogni caso i drink alcolici
apportano più calorie di quanto tendiamo a immaginare. Secondo gli
esperti di nutrizione i consumatori d’alcol sottovalutano regolarmente le
chilocalorie dei propri drink. In Inghilterra si corre ai ripari, con semplici
calcolatori di calorie alcoliche.
SECONDE SOLO AI GRASSI - L’apporto calorico dell’alcol è secondo in classifica solo dopo a
quello dei grassi: contiene 7 kcal per grammo, contro le 9 kcal/g dei lipidi. Le proteine e i
carboidrati ne contengono rispettivamente 4.
In una dieta regolare, che si aggira intorno alle 2.500 calorie per gli uomini e 2.000 calorie per le
donne, l’impatto delle bevande alcoliche può essere dunque molto più pesante di quello che si
suole – o vuole – immaginare.
Un bicchiere di vino grande (250 ml circa) costa ben 178 calorie, ossia già oltre il 10 per cento
dell’apporto calorico che una signora necessita quotidianamente. Contiene inoltre già da solo tre
"unità" d’alcol - cioè il massimo accettabile per la salute secondo le linee guida del governo
inglese (2-3 unità al giorno per le donne; 3- 4 per gli uomini). Il 10 per cento sarebbe proprio la
percentuale media di apporto calorico quotidiano che arriva via alcol ai bevitori. Soprattutto per
chi vuole tenere il proprio peso a bada, la notizia può non essere confortante. In più, si tratta di
calorie "vuote", che apportano – a differenza di molte altre – scarsissimo valore nutritivo.
UN FATTORE A RISCHIO CANCRO - L’obesità è uno dei fattori più comuni di rischio rispetto allo
sviluppo dei tumori: per questo a intervenire sull’argomento ci ha pensato l’inglese World Cancer
Research Fund, che ha raccolto l’allarme degli esperti. «Studi hanno dimostrato che le persone
sono inconsapevoli delle calorie nelle bevande alcoliche e non le includono nei calcoli del loro
consumo quotidiano. Ciò è significativo rispetto al cancro perché dopo il fumo, l’essere sovrappeso
o obesi è il più grande fattore di rischio. Ci sono anche forti prove scientifiche che l’alcol di per sé
sia un fattore di rischio, forse perché danneggia il nostro Dna, rispetto a vari tipi di tumore, in
particolare quelli al seno, all’intestino, bocca, faringe, laringe, esofago e fegato».
CALCOLARE LE CALORIE ALCOLICHE - Ed è così che la fondazione ha messo online il suo Alcohol
Calorie Calculator, per calcolare quanto costa ogni drink in termini calorici (i biscotti "digestive"
ricoperti al cioccolato sono il termine di paragone) e quanto esercizio fisico è necessario per
smaltire le calorie accumulate con i vari tipi di drink.
Non è probabilmente un caso che il calcolatore sia apparso proprio a margine dei bagordi festivi,
né l’iniziativa è isolata. Prima del periodo natalizio un sito di salute – sempre inglese –
sovvenzionato dal governo, Change4Life aveva messo a disposizione uno strumento simile, il
"drinks checker". Anche qui le bevande alcoliche sono divise per categorie: birra e sidro; vino e
champagne; superalcolici e bevande alcoliche in bottigliette, e si possono capire "unità", calorie e
soldi consumati a seconda del tipo di drink. Avete consumato tre bicchieri medi di vino (175 ml) a
13 gradi e un cocktail a base di succo di frutta? Sappiate che corrispondono a 7,8 unità d’alcol e a
492 calorie. Il sito offre anche un’app per smartphone per tenere il conteggio dei drink bevuti (e
dei rischi annessi e connessi). Chi è reduce da eccessi alcolici è servito: calcolando le proprie
"pecche" può aspettare le 48 ore suggerite dagli esperti prima di rimetter mano al bicchiere – o
digerire la notizia bevendoci sopra... un bel bicchiere d’acqua. (Salute Corriere)
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NEUROSCIENZE
FARMACI INNOCUI CHE FANNO MALE PER L'EFFETTO «NOCEBO»
Nuovi risvolti su un fenomeno che condiziona gli esiti delle cure: il timore può far scattare la comparsa dei disturbi attesi
Conoscere in anticipo quali potrebbero essere gli effetti collaterali di un
trattamento, ad es. di un farmaco, può aumentare il rischio che quegli
effetti si presentino realmente. Sembra strano, ma è così, si tratta del
cosiddetto effetto nocebo, in pratica l'opposto dell'effetto placebo. Se
quest'ultimo è la risposta dell'organismo agli effetti benefici attesi, anche
quando in realtà si è esposti a un trattamento finto (il placebo, appunto, ad esempio un "farmaco"
inerte), l'effetto nocebo è la risposta del l'organismo agli effetti negativi attesi.
LA SUGGESTIONE - Questo fenomeno è osservabile sia nel rapporto con il proprio medico, sia al
l'interno degli studi clinici nei quali si fa uso del placebo. Ad es., una revisione sistematica di quasi 70
studi clinici nei quali veri farmaci contro l'emicrania erano stati confrontati con il placebo, ha
dimostrato che tra le persone trattate con placebo si erano presentati effetti collaterali simili, e con la
stessa frequenza, di quelli che si erano manifestati tra le persone trattate con veri antiemicranici. Il
fatto è che in questi studi era corretto, e anche dovuto, informare le persone trattate con placebo su
quali avrebbero potuto essere gli effetti collaterali degli antiemicranici, e così la suggestione ha fatto
scattare la comparsa proprio di quei sintomi.
GLI OBBLIGHI DEL MEDICO - Come ha riportato un gruppo di ricercatori del NIH di Bethesda guidati
da Luana Colloca, in una revisione sull'argomento pubblicata sulla rivista Psychosomatic Medicine,
questo strano fenomeno mette un po' in discussione il comportamento sempre più diffuso da parte
dei medici di spiegare al paziente, anche nella normale pratica clinica, quindi al di fuori degli studi
clinici, quelli che potrebbero essere gli effetti non voluti di un trattamento. «I medici hanno l'obbligo di
fornire ai pazienti informazioni veritiere, in modo che essi possano effettuare scelte informate sul
proprio trattamento medico» dicono i ricercatori americani. Eppure, da quando la ricerca ha
dimostrato che conoscere i possibili effetti collaterali aumenta il rischio che questi si presentino, i
medici devono cercare di bilanciare il diritto all'informazione con la necessità di esporre il paziente a
minori rischi possibili.
INSISTERE SUL POSITIVO - Si è visto che la comparsa dell'effetto nocebo può essere limitata se il
medico presenta in maniera positiva i possibili effetti collaterali di un trattamento. Ad es., focalizzando
l'attenzione sulla percentuale di persone che facendo quel trattamento non hanno presentato effetti
collaterali. L'altra modalità, quella negativa, si concentra invece sulla percentuale di persone che
hanno avuto gli effetti collaterali. Il medico dice la verità in entrambi i casi, ma la semplice accortezza
della presentazione in positivo fa sì che realmente meno persone sviluppino quegli specifici sintomi.
«NASCONDIMENTO AUTORIZZATO» - Un'altra modalità per contenere l'effetto nocebo è più
complicata, e consiste nel cosiddetto «nascondimento autorizzato». In pratica, all'interno della loro
relazione clinica, medico e paziente si accordano sul fatto che il medico è autorizzato dal paziente a
tenergli nascosti alcuni possibili effetti collaterali dei trattamenti che gli prescriverà, per non
influenzarlo ed esporlo così al rischio di svilupparli. Naturalmente l'accordo vale solo per effetti
collaterali non gravi. Per questi ultimi invece il medico deve dare tutta la corretta informazione, dal
momento che la loro conoscenza è indispensabile al paziente per poter partecipare attivamente e in
maniera competente alla decisione su quale trattamento intraprendere. Psychosomatic Medicine
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NUTRIZIONE E SALUTE
QUELLE RELAZIONI PERICOLOSE FRA FARMACI E POMPELMO
Sia succo sia frutto «influenzano» ben 83 medicine. La combinazione può esporre a rischi seri
Un innocente succo di pompelmo può nascondere insidie per la
salute: si sa da tempo che questo frutto interagisce con parecchi
medicinali, ora una ricerca pubblicata sul Canadian Medical
Association Journal indica che il numero di possibili mix pericolosi è più
alto di quanto si credesse.
David Bailey, coordinatore dello studio, spiega: «Molti farmaci che possono essere "disturbati" dal
pompelmo sono prescritti spesso e per malattie anche gravi: nell'elenco figurano
chemioterapici, antibiotici, immunosoppressori, statine, antipertensivi e moltissimi principi attivi
che agiscono sul sistema cardiovascolare.
Ci siamo accorti che fra il 2008 e il 2012 il numero di medicinali che possono dar luogo a interazioni
con il succo di pompelmo sono passati da 17 a 43; l'aumento si spiega con l'arrivo in commercio di
nuovi principi attivi e diverse formulazioni».
LE RESPONSABILI - I 43 farmaci in questione sono quelli che possono dare interazioni davvero
pericolose (in totale i medicinali che possono provocare qualche problema, seppur minimo, sono
oltre 85), con effetti che dipendono dal principio attivo e vanno dall'insufficienza renale o
respiratoria al sanguinamento gastrointestinale, dalla tossicità su reni e midollo osseo fino alla
morte improvvisa.
Alla base di tutti i guai le furanocumarine, che si trovano nel pompelmo ma anche in altri agrumi
come le arance amare usate nelle marmellate o il lime (nessun rischio invece con le arance
classiche): questi composti infatti bloccano in modo irreversibile un enzima che si trova a livello
gastrointestinale e serve a inattivare molti di farmaci. «I medicinali che interagiscono con il
pompelmo sono quelli metabolizzati da questo enzima "sensibile" alle furanocumarine e
somministrati per bocca. Se un paziente in trattamento con un medicinale simile beve succo di
pompelmo va di fatto in "overdose" da farmaco, perché questo resta in circolo senza venire
eliminato: il dosaggio dopo aver preso una pastiglia con il succo di pompelmo può essere anche 5 o
10 volte maggiore della stessa medicina inghiottita con un bicchiere d'acqua».
PRECAUZIONI - Purtroppo per rischiare conseguenze serie non serve bere litri di succo o farlo in
contemporanea a quando si assume il farmaco, basta una dose relativamente modesta di
pompelmo, come un bicchiere da 200 ml bevuto perfino diverse ore prima o un frutto intero; in
più la probabilità aumenta se ogni giorno se ne beve un po', anche in quantità minima. «Con il
farmaco per ridurre il colesterolo simvastatina, ad es., è sufficiente un bicchiere di succo una volta
al giorno per tre giorni per vedere un incremento del 330% della concentrazione di farmaco nel
sangue», dice la ricerca, che specifica come le interazioni siano un'evenienza tutt'altro che
improbabile visto che il succo di pompelmo è bevuto da moltissime persone, in particolar modo fra
gli over 45 che sono per giunta la fetta di popolazione a cui viene prescritto il maggior numero di
farmaci. Inoltre, al crescere dell'età il pericolo aumenta perché l'organismo diventa sempre meno
capace di tollerare concentrazioni eccessive di medicinali, qualunque essi siano. (Ansa)