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Confessioni di un’agonia Motivazione aziendale centro zanelli Autorizzazione del Tribunale di Milano N. 10 dell’1/08/2008 - N. 16 - Anno VI, ottobre 2016 Nutrizione e benessere Confessioni di un’agonia Paura di amare Percorsi di Crescita Personale L’abitudine si vince solo creandone una nuova La comunicazione non verbale Motivazione aziendale ESPERIENZA La mia felicità al primo posto

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Confessioni di un’agonia

Motivazione aziendale

centro zanelli

Autorizzazione del Tribunale di Milano N. 10 dell’1/08/2008 - N. 16 - Anno VI, ottobre 2016

Nutrizionee benessere

Confessioni di un’agonia

Paura di amare

Perc

orsi

di C

resc

ita P

erso

nale

L’abitudine si vince solocreandone una nuova

La comunicazione non verbale

Motivazione aziendale

ESP

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NZA

La mia felicità al primo posto

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date corsi

date co

rsi 201

6-2017

IPNOSI 1° LIVELLO

LA SCOPERTA DELL’INCONSCIO06 – 07 MAGGIO 201714 – 15 OTTOBRE 2017

IPNOSI 2° LIVELLO

TRASFORMAZIONE DELL’ANIMA28 – 29 GENNAIO 2017

LEADERSHIP14 – 15 APRILE 201727 - 28 OTTOBRE 2017

DIGIUNO E RIGENERAZIONE09 – 10 – 11 GIUGNO 2017

AL DI LÀ DELLE PAROLE18 – 19 MARZO 2017

SPIRITUALITÀ PRATICA24 – 25 NOVEMBRE 2017

VIAGGIO NELLE EMOZIONI09 – 10 DICEMBRE 201617 – 18 FEBBRAIO 201731 MARZO - 1 APRILE 2017

• Le date dei corsi sono indicative e soggette a variazioni che verranno confermate mensilmente

ESPERIENZA

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sommario

ESPERIENZA

Confessioni di un’agonia

Motivazione aziendale

centro zanelli

Autorizzazione del Tribunale di Milano N. 10 dell’1/08/2008 - N. 16 - Anno VI, ottobre 2016

Nutrizionee benessere

Confessioni di un’agonia

Paura di amare

Perc

orsi

di C

resc

ita P

erso

nale

L’abitudine si vince solocreandone una nuova

La comunicazione non verbale

Motivazione aziendale

ESP

ER

IEN

ZA

La mia felicità al primo posto

ESPERIENZAPercorsi di crescita personale

Semestrale del Centro Zanelli

via Zamagna 19 - Milano

Direttore responsabile:

Dott. Duilio Zanelli

Responsabile del numero:

Dott. Silvio Zanelli

Collaborazione a cura di:

Dott.ssa Vanessa Grego

Impaginazione e grafica:

Monica Bruschi

SOMMARIO

psicologiaL’abitudine si vince solo creandone una nuova...................................... pag. 4

La comunicazione non verbale.............................................................. pag. 6

orizzonti di leadership

Motivazione aziendale .......................................................................... pag. 7

salute e benessereNutrizione e benessere .......................................................................... pag. 9

esperienze di vita

Confessioni di un’agonia ....................................................................... pag. 10

Ritornare a splendere come una stella ................................................... pag. 10

Dall’inferno al paradiso ......................................................................... pag. 11

La mia felicità al primo posto ................................................................ pag. 12

Il Leader ................................................................................................ pag. 12

Il mazzo di chiavi che mi ha permesso di aprire nuove porte ................ pag. 13

contributiPrendere la vita con leggerezza ............................................................. pag. 14

recensioni

Libri

Momenti di trascurabile felicità ............................................................. pag. 15

Il coraggio di ogni giorno ...................................................................... pag. 15

Film

The next three days................................................................................ pag. 15

I sogni segreti di Walter Mitty ................................................................ pag. 15

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psicologiaESPERIENZA

Alcuni artisti, filosofi, musicisti e scien-ziati famosi vengono ricordati non soloper le loro opere e scoperte ma ancheper le loro strambe abitudini, non sem-pre innocue. Bizzarri rituali, a voltevere e proprie manie, forse in alcunicasi anche veri disturbi ossessivo-com-pulsivi. A tal proposito si racconta chel’inventore serbo Nikola Tesla, figura dispicco nella storia dell’elettromagneti-smo, avesse una vera e propria osses-sione per il numero 3 e i numeridivisibili per 3: girava tre volte intornoa un edificio prima di entrarci, peresempio.Il compositore Ludwig Van Beethovensi narra che avesse una sorta di ritualeper il suo caffè: doveva essere fattoesattamente con 60 chicchi.Scienziato e tra i padri fondatori degliStati Uniti, Benjamin Franklin era fa-moso per i suoi “bagni d’aria”: sedutecompletamente nudo, la mattina doveper mezz’ora o un’ora, scriveva.Il naturalista Charles Darwin a quantopare invece era solito seguire unoschema ben preciso per le sue giornate,che generalmente cominciavano consveglia presto, camminata e colazione.Leggenda vuole che il filosofo e scien-ziato greco Aristotele durante i suoi in-segnamenti fosse solito camminare. Ilnome della “scuola peripatetica” da luifondata ricorda infatti proprio l’azionedel camminare (dal greco peripateti-kos).Famose sono anche le lunghe cammi-nate di Charles Dickens. Si narra infattiche lo scrittore inglese camminasseanche per tre ore ogni pomeriggio espesso anche di notte.Lo scrittore Ernest Hemingway era so-lito svegliarsi prestissimo e cominciavaa scrivere non appena si faceva giorno.Si narra che lo scrittore AlexandreDumas padre cominciasse le sue gior-nate sotto l’Arco di Trionfo, mangiandouna mela.

polini, ma varrà la stessa cosa ancheper le persone?La mattina del 13 agosto 2008 la sve-glia di Michael Phelps suonò alle sei etrenta e il nuotatore scese dal suo lettonel villaggio olimpico di Pechino ediede il via alla sua routine di abitudini:indossò la tuta e andò a fare colazionein mensa seguendo il suo menù con-sueto dei giorni di gara che prevedevauova, avena e quattro frullati energeticiche gli fornivano una parte delle sueseimila calorie che avrebbe consumatonelle sedici ore successive. Nei giorniprecedenti aveva già vinto tre medaglied’oro e quel giorno aveva in pro-gramma due gare.La prima gara era la più dura, 200 metristile farfalla,ed era in programma per leore dieci. Due ore prima di salire suiblocchi cominciò il suo programma distretching, a partire dalle braccia perpoi passare alla schiena ed in fine allecaviglie. Alle otto e trenta entrò inacqua per le prime vasche di riscalda-mento: 800 metri misti seguiti da 600metri muovendo solo i piedi, 400 metricon un galleggiante fra le gambe, 200metri stile libero e una serie di sprint di25 metri per aumentare il battito car-diaco per un totale di quarantacinqueminuti. Poi indossò le cuffie per ascol-tare il suo mix di musica che ascoltavaprima di ogni gara e aspettò.Quando Michael aveva solo sette anniil suo attuale allenatore Bob Bowmanosservò le sue incredibili potenzialità sirese conto anche delle sue debolezzeemotive: non riusciva a mantenere lacalma prima delle gare e aveva moltadifficoltà ad affrontare lo stress, ancheper via della separazione in corso deisuoi genitori.Allora Bowman acquistò un libro diesercizi di rilassamento e chiese allamadre di Micheal di leggerglieli a vocealta tutte le sere prima di dormire. Bow-man credeva che nel nuoto la chiave

L’abitudine si vince solo creandone una nuova

Il caffè appena svegli, leggendo il gior-nale, poi a metà mattina e subito dopopranzo. La pizza il sabato sera, la pas-seggiata al mare la domenica mattina,il cinema il mercoledì e il dolcetto afine pasto. Rituali, ricorrenze, più omeno comuni, spesso vere e proprieabitudini, non sempre facili da spez-zare. Perché? Ve lo siete mai chiesti?Oggi uno studio pubblicato su Neurondice che le abitudini sono difficili darompere perché si “fissano” nel cer-vello, come impronte in alcuni circuiticerebrali. Almeno così suggerisce la ri-cerca condotta su alcuni topolini dai ri-cercatori della Duke University (Usa).Per scoprirlo gli scienziati hanno osser-vato il comportamento e l’attività cere-brale di alcuni roditori, “viziati”sperimentalmente. In particolare, gliscienziati avevano creato questa abitu-dine nei topi: ogni volta che preme-vano una leva ricevevano del cibodolce. Allenando più volte i topi, i ri-cercatori potevano riconoscere facil-mente quelli abituati premendo la levaanche in assenza di ricompensa. Registrando l’attività elettrica in alcunezone cerebrali i ricercatori hanno os-servato che l’attività dei neuroni neitopi abituati al dolcetto era diversa daquelli non abituati. Il loro cervello, “vi-ziato”, era diverso da quello dei topiche non avevano sviluppato l’abitu-dine. L’impronta dell’abitudine era cosìforte che, analizzando il cervello deiroditori in laboratorio, gli scienziatierano in grado di capire quale tipo ditopi stessero osservando, se quelli abi-tuati al dolcetto o no.I ricercatori hanno poi cercato di capirese era possibile rompere le abitudiniacquisite,per esempio ricompensandogli animali solo quando non preme-vano la leva, di fatto cambiando l’abi-tudine.Quindi la scienza dimostra che le abi-tudini possono essere cambiate nei to-

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psicologia ESPERIENZA

per vincere fosse creare le giuste rou-tine, eliminando quelle ossessioni dan-nose che non avevano a che fare con ilnuoto.Per creare un’abitudine sana Bowmangli diceva di andare a casa e di guar-dare la “cassetta” prima di andare adormire e al risveglio. La “cassetta” nonera reale, era la visualizzazione men-tale della gara perfetta: ogni sera primadi addormentarsi e ogni mattina primadi alzarsi Michael si immaginava men-tre si tuffava dai blocchi e, al rallenta-tore, nuotava senza titubanzavisualizzando le bracciate, le paretidella piscina, le virate e l’arrivo. Imma-ginava la scia alle sue spalle e che cosaavrebbe provato togliendosi la cuffia al-l’arrivo tutte le sere e tutte le mattine.Durante gli allenamenti l’allenatore gligridava: ”Metti la cassetta!” e lui lo fa-ceva, lo aveva fatto così tante voltenella sua testa che adesso sembravauna cosa totalmente automatica ma

funzionava, e lui nuotava più veloce.Così Bowman doveva solo sussurrare:”tieni pronta la cassetta” e Michel sicalmava e non ce n’era più per nes-suno. In tutto Michael vinse nove me-daglie d’oro! Dopo aver stabilitoalcune abitudini di base nella sua vita,le altre si calibrarono di conseguenza.Di per sé le abitudini non sono nebuone ne cattive, sono solo azioni e at-teggiamenti ripetuti nel tempo e dive-nuti automatici attraverso un processomentale di cui non siamo pienamentecoscienti: è quella parte di noi chechiamiamo “inconscio” che non sa di-stinguere che cos’è bene o male o giu-sto o sbagliato, vede solo modi di fareripetuti nel tempo ed inserisce il pilotaautomatico così da consentirci, duranteil nostro agire, di occuparci mental-mente anche di altro. È come quandolaviamo le stoviglie mentre abbiamo lamente libera di pensare a qualcos’altro.Spesso ci ostiniamo a combattere

quelle cattive cercando di eliminarlequando la soluzione più semplice sa-rebbe sostituirle creandone altre piùutili assumendo volontariamente atteg-giamenti e comportamenti diversi epiù costruttivi e ripetendoli fino a farlidiventare automatici, cioè nuove abi-tudini ma con la differenza di averlescelte noi.Ed è quello che otteniamo nel nostroCentro attraverso sedute di terapia ip-notica, cioè sostituire una vecchia emalsana abitudine con una sana e piùutile a migliorare le condizioni del vis-suto attualeWilliams James (Psicologo e filosofodella corrente del “Pragmatismo”, 1842– 1910) diceva: ”La più grande sco-perta della mia generazione è che gliesseri umani possono cambiare le lorovite cambiando abitudini mentali”.

Dott. Silvio Zanelli

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psicologiaESPERIENZA

comunicazione. Il primo deve esseretollerato, il secondo è utilizzato spessocome richiesta d’aiuto, di vicinanza edi sostegno, mentre l’ultimo può se-gnalare un problema relazionale inatto.

È noto che il linguaggio del corpo hauna componente esplicita (volontaria)ed una implicita.Tutto il nostro corpo quindi comunica,e lo fa sin dalla più tenera età, essendoil primo linguaggio utilizzato.

Nonostante diversi telefilm, corsi e se-minari mostrino l‘analisi del comporta-mento non verbale esclusivamentelegata alla rilevazione delle menzognee la aprano alle più disparate figureprofessionali, in realtà essa è nata nelcampo della ricerca psicologica, relati-vamente alle emozioni, volta sia ai con-testi diagnostici che a quelli terapeutici.Lo studio del comportamento non ver-bale serve a capire le emozioni dei pa-zienti, a scoprire i meccanismi didifesa, a gestire e dosare gli interventidel terapeuta, a instaurare più veloce-mente ed efficacemente la relazione te-rapeutica.Le emozioni espresse attraverso ilcorpo, lo sguardo e il tono di voce deipazienti in psicoterapia sono una com-ponente fondamentale, ci aiutano a ca-pire quello che il paziente sta vivendo,i suoi stati d’animo e i suoi meccanismidi difesa.Mettere in luce questi aspetti durante laterapia aiuta a migliorare il rapporto e ildialogo tra il terapeuta e il paziente.Interpretare la comunicazione non ver-bale non significa violare in un modonuovo i pensieri o le emozioni altrui,piuttosto permette di migliorare i rap-porti con chi ci sta accanto capendonegli atteggiamenti e le emozioni.

Dott.ssa Vanessa Grego

Paul Watzlawick e la scuola di PaloAlto hanno studiato gli aspetti pragma-tici della comunicazione umana arri-vando a enunciare uno degli assiomiche sintetizzano le caratteristiche prin-cipali della comunicazione. Il primo esicuramente anche il più famoso èche “non si può non comunicare”, poi-ché “ogni comportamento ha valore dimessaggio”.

Questo straordinario linguaggio, checi rivela intenzioni, pensieri, attitudini epotenzialità in modo automatico e in-governabile, spesso viene trascurato siada parte di chi lo produce sia da partedel destinatario. Si pensa erroneamenteche sia meglio dare ascolto alla parola,essendo quest’ultima più razionale ri-spetto alla comunicazione non verbale.

Non si può non comunicare perchéogni comportamento è una comunica-zione diretta agli altri. Ogni comunica-zione ha un aspetto di contenuto e unodi relazione. Attraverso ogni comunicazione, anchequella apparentemente più oggettiva,

non si esprimono soltanto dati e fatti,ma anche modalità di relazione. Si comunica sia attraverso il linguaggiosia attraverso il corpo. Queste due mo-dalità comunicative esprimono diverserisposte del soggetto, il linguaggioesprime la reazione razionale a unevento, il corpo quella istintiva.La comunicazione non verbale è tuttociò che esula delle parole. Si può par-lare, in generale, di linguaggio delcorpo, ma anche il tono di voce, lepause nella conversazione, la distanzainterpersonale, l’abbigliamento e moltialtri elementi rientrano nella comuni-cazione non verbale.Il tono della voce fornisce importantiindicazioni riguardo a come deve es-sere interpretata la comunicazione.I silenzi sono generalmente fonte d’im-barazzo all’interno di una conversa-zione. Spesso tuttavia è opportunotollerarli. Bisogna imparare a distin-guere tra il silenzio dovuto a un mo-mento di riflessione e quindi necessarioall’interlocutore o il silenzio che in-tende comunicare qualcosa, o il silen-zio che indica invece una chiusura alla

La comunicazione non verbale

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orizzonti di leadership ESPERIENZA

dere. Chiunque abbia qualche cogni-zione di comunicazione, sa che lebugie non sfuggono ad un osservatoreattento: se ne accorgeranno dal-l’espressione del viso, da come cam-mini, dalla tua postura e da altri piccolielementi della comunicazione non ver-bale. Se nascondi qualcosa ai tuoi col-laboratori prima o poi si accorgerannoche non sei sicuro, non si fideranno piùe spesso penseranno al peggio. Megliocomunicare sempre le informazionianche se sono negative. Poi semmai èfondamentale enfatizzare gli aspetti po-sitivi per rendere meno amara la pil-lola, evidenziando tutto ciò chepossiamo fare noi per uscire insiemedalle difficoltà che ci attanagliano.

Basta lamentarsi: Spesso i leader di-ventano i maggiori demotivatori delproprio gruppo, specialmente di fronteai momenti difficili, alle sconfitte: inquei momenti la tentazione è quella diusare come foglia di fico delle argo-mentazioni come alibi per giustificarei fallimenti: colpa della concorrenza,del momento economico, di alcunicollaboratori che non si impegnano ab-bastanza. E questa tentazione alla la-mentela può diventare un freno alladinamica aziendale, in quanto l’atten-zione si fissa sul risultato del passato enon più sul progetto del futuro e la rab-bia che nasce dagli insuccessi si tra-sforma in sabbie mobili cheimpantanano, invece che in uno scudi-scio che stimola e motiva.

La comunicazione dei feedback: il fe-edback è il processo con cui si comu-nica ai propri collaboratori comestanno andando i loro risultati o i lorocomportamenti. Uno dei bisogni innatipiù avvertiti dagli esseri umani è quellodel riscontro e delle attenzioni. Se voicome genitori togliete la normale at-tenzione quotidiana ad un bambino di

Il tema della motivazione sta assu-mendo oggi un peso sempre più rile-vante sia nella formazione aziendale,sia nella gestione delle risorse umane ela sua importanza risulta crescente infunzione dell’accelerazione del pro-cesso di terziarizzazione dell’econo-mia italiana.In queste righe desidero focalizzare latua attenzione su alcuni punti crucialiper la motivazione nell’azienda, perchéoggi l’attuale condizione economicachiede a tutti noi, a qualsiasi livello difare di più con molte meno risorse ri-spetto a quanto non accadeva qualcheanno fa.Affronteremo quindi il punto di vista dichi deve gestire una squadra, per com-prendere come motivare i propri colla-boratori a dare il massimo, in unperiodo di incertezza come quello chestiamo vivendo.Nel leggere queste riflessioni è utileuscire dall’approccio: “Ah, questa io laso già!”, ma chiederci se stiamo real-mente applicando questi principi nellavita lavorativa quotidiana, se siamo co-stanti, se la nostra squadra ci vedecome leader motivatore.Tutti i lavoratori devono fare di più conmeno risorse: ogni imprenditore sognadi trovare collaboratori auto-motivati,che operino con assiduità , che deside-rino esprimere il loro potenziale nelcontesto organizzativo. In realtà i lavo-ratori naturalmente auto motivati al la-voro sono relativamente pochi, mentrenel resto dei casi la differenza la creala motivazione del contesto in cui si èimmersi.Osservando la situazione attraverso ilpunto di vista del leader la domandache sorge è: “come fare in modo chegli obiettivi dell’azienda diventino im-portanti per il lavoratore?” mentre dalpunto di vista del lavoratore il dilemmaè:” mi conviene dedicare gran partedelle mie risorse e delle mie energie

alla crescita dell’azienda o è preferibileche faccia solo il mio dovere e pensi aimiei obiettivi personali?”In precedenza il leader aveva alcunistrumenti per affrontare questa diffi-coltà: stipendi, carriera, benefici ecc,ma ora a causa anche dell’incertezzadel mercato sono sempre più difficili dautilizzare ed inefficaci. C’è bisogno dirisposte nuove a domande nuove.Il leader deve ora essere in grado di co-municare ai lavoratori che si è tuttidalla stessa parte, dando spazio a dueaspetti essenziali: spirito di squadra ecrescita personale.Esistono quindi alcune abilità che illeader deve essere in grado di svilup-pare, in modo da motivare il propriogruppo e far sentire il collaboratorecome pienamente partecipe dellastessa avventura.

Impara ad essere d’esempio: viviamo inun momento di incertezza e le personesono continuamente alla ricerca diesempi coerenti da seguire, di chi rie-sce a fare le cose bene e riesce a supe-rare le avversità. Niente è più motivantedi un esempio concreto di successo daseguire a portata di mano. Il leadercerca quindi di essere una fonte di ispi-razione, l’immagine di quello che tuvuoi, possano diventare.Vuoi che siano positivi? Comportati inmodo più propositivo e positivo. Vuoiche non si scoraggino di fronte alle dif-ficoltà? Sii tu il primo che non molla etrova strade nuove. Mostra loro come sifa! I tuoi collaboratori preferiscono es-sere ispirati, piuttosto che essere rim-proverati o corretti, lo preferiscono inogni caso.

Impara a dire sempre la verità: I grandileader hanno tutti la caratteristica didire la verità senza esitare, a differenzadei manager inefficaci.La verità del resto è difficile da nascon-

Motivazione aziendale

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orizzonti di leadershipESPERIENZA

4 anni e scegliete di ignorarlo, la suaprima reazione sarà quella di impe-gnarsi per ottenere il vostro guardo intutti i modi possibili, piangendo, rom-pendo i giocattoli o lamentandosi.Dopo un po’ se anche tutto questo nonotterrà sul genitore nessun effetto, len-tamente si deprimerà, diventerà triste esilenzioso, perdendo il naturale entu-siasmo. Questo meccanismo si instauraanche negli adulti, anche in un mondorazionale vale quello lavorativo. Se in-terrompiamo i feedback, la mente deicollaboratori ne creerà opinioni perso-nali, basate sulle loro peggiori fantasiedi ansia e paura: “Ce l’ha con me,pensa di licenziarci”. Questo atteggia-mento si trasforma nel tempo in solitu-dine, demotivazione al compito e unsenso di appartenenza all’azienda sem-pre più esiguo.

Comunicare, comunicare, comunicare.Viviamo nell’epoca dell’informazione.Oggi più che nel passato la comunica-zione è la nostra linfa vitale ed è unabase fondante da ogni organizzazione..

tuttavia diverse aziende affidano an-cora gran parte della loro comunica-zione al caso, al buon senso o avecchie tradizioni che non sono piùadatte a mantenere un buon livello diinformazione che coinvolga tutti nellestrategie.La comunicazione è l’humus da cui na-scono fiducia e rispetto reciproci nel-l’organizzazione e oltre a questo,rappresenta una leva fondamentale perla motivazione del proprio team: quindigiocate a carte coperte il più possibile.

Il risultato prima di tutto. Ricorda cheil tempo dedicato ad aiutare un colla-boratore di per sé già produttivo, au-menta la produzione del tuo gruppomolto di più rispetto al tempo che passiad aiutare un lavoratore improduttivo.Nel ruolo del leader bisogna impararea semplificare. Rendi le cose più sem-plici possibili per gli improduttivi, con-centrati solo sui risultati. Finirai perconquistare sempre ciò per cui ti impe-gni intensamente. Se ti concentri sol-tanto sulle attività, ecco cosa otterrai:

un mucchio di attività. Ma se ti foca-lizzi sui risultati, allora otterrai unsacco di risultati.

Non smettere mai di imparare. Il cam-biamento spaventa tutti e i tuoi colla-boratori saranno impauriti dal fantasmadel cambiamento nella stessa misura incui spaventa te. Quindi un modo percostruire la forza interiore come leaderè aumentare la consapevolezza dicos’è la vita e di come funziona ilmondo. Einstein diceva che la mente ècome un paracadute, funziona soloquando è aperto. Per questo non inter-rompere il tuo processo di apprendi-mento e dimostra ai tuoi collaboratoriche continui ad imparare.È importante togliersi l’atteggiamentodel “Io so tutto”, fai vedere che in te cisono lavori in corso, che sai imparareed ascoltare: scoprirai che dopo un po’seguiranno il tuo esempio. Il cambia-mento si trasformerà così in una op-portunità, utilizzando flessibilità epiacere di apprendere.

Dott. Duilio Zanelli

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salute e benessere ESPERIENZA

Nutrizione e benessere

intestinale.Allo stesso tempo gli alimenti di qualità, il meno elaboratipossibili e più rispettosi delle leggi naturali garantiscono unapporto di principi attivi maggiore rispetto a quelli pro-in-fiammatori.DETOSSIFICAZIONEUn percorso terapeutico completo deve prevedere la solle-citazione dell’organismo in toto e di ogni organo, nello spe-cifico a liberarsi delle tossine accumulate. Tutto questo siottiene più facilmente ricorrendo ai medicinali dell’omo -tossicologia, disciplina che vede nel drenaggio il primo ele-mento della guarigione.RIPARAZIONEAncora una volta l’omotossicologia e la nutraceutica con-sentono di utilizzare medicinali e prodotti per la rigenera-zione della mucosa intestinale. Essi non impongonodall’esterno una guarigione forzata ma attivano i processi diautoguarigione all’ interno delle cellule.RIPOPOLAZIONECome passaggio conclusivo è necessario fornire all’ intestinola giusta qualità e quantità di probiotici allo scopo di man-tenere un corretto rapporto tra batteri e consentire agli stessidi contribuire alla funzione immunitaria ideale del micro-biota.Comunque si affronti la questione, vi sono pochi dubbi sulfatto che lo stile di vita, dalla qualità del cibo ingerito quoti-dianamente alla qualità dei pensieri, dalla pratica di una sanaattività fisica quotidiana alla durata del riposo, siano elementifondamentali sui quali non solo ciascuno di noi ha la possi-bilità di intervenire per una propria personale prevenzione,ma che ogni medico deve tener presente come indicazionespecifica da offrire ai propri pazienti allo scopo di praticareuna corretta prevenzione primaria.

Dott.ssa Miranda Ligabò

La Medicina Tradizionale Cinese considera ogni organo cor-relato al resto del corpo ed insegna che un organo nonsvolge soltanto una funzione fisica, ma un insieme com-plesso di aspetti tra i quali hanno pari dignità l’attività fisica,la funzione psicologica, la comunicazione intercellulare, e lacomunicazione tra gli organi.Se volessimo stilare una classifica in base all’importanza tragli organi che compongono l’organismo non avremmo dubbinel ritenere l’intestino quale primo assoluto, seguito dacuore, cervello e, a seguire, tutti gli altri organi.La questione è molto dibattuta dalla scienza al punto chel’intestino viene attualmente definito “microbiota”, terminecon cui si intende la componente anatomica, le sue funzionie la popolazione batterica che lo colonizza.Anche i batteri sono passati dall’essere considerati sempliciaiutanti dei processi digestivi a sofisticati produttori di vita-mine, ma anche di sostanze con funzioni delicatissime e fon-damentali per il corretto funzionamento dell’interoorganismo, ovvero per l’insorgenza di patologie importanti.Sulla base di queste considerazioni un intestino che nonsvolga correttamente il proprio lavoro deve essere conside-rato un segnale di patologia, anche quando il paziente sitrovi in apparente stato di buona salute.Il primo cervello ( intestino) ha, dal punto di vista neurolo-gico, una vita del tutto autonomo e può rispondere alle sol-lecitazioni esterne senza necessariamente avvisare la sedecentrale: il cervello.Questo avviene perché l’intestino produce circa il 95% diserotonina.In presenza di uso di farmaci o con infezioni batterica o inpresenza di elementi chimici, metalli pesanti o parassiti o dicibo di cattiva qualità perché industriale, elaborato, raffinatosi crea una situazione di infiammazione intestinale per sti-molo di risposta immunitaria errata nell’intestino stesso.Se queste condizioni sono mantenute nel tempo si danneg-giano i rapporti intercellulari della parete intestinale che sirallentano e permettono l’ingresso nel circolo sanguigno disostanze alimentari come proteine non completamente di-gerite, ma anche batteri e tossine.L’infiammazione intestinale impedisce così l’assorbimentodei principi attivi necessari al suo corretto funzionamento.I passi da considerare per un progetto terapeutico sono: ali-mentazione, detossificazione, riparazione e ripopolazione.ALIMENTAZIONELe sostanze chimiche aggiunte per la conservazione, la co-lorazione o l’esaltazione dei sapori, i processi di raffinazione,i cibi contenenti farmaci, ormoni, altre sostanze provenientida allevamento, fino ai prodotti che non rispettano la sta-gionalità sono i principali artefici della risposta della parete

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esperienze di vitaESPERIENZA

Confessioni di un’agoniaDi nascosto sbirciò da dietro una porta,sono confusa. Cos’è questa cosa chesento? Non faccio le cose, le vivo. Nondevo ma posso.Ricordo quanto è stato lo spaventoquando pensavo che il mio corpo an-dasse in ipotermia perché non sentivopiù le gambe e metà del mio corpo. Daqualche pare avevo letto che quellierano i sintomi eppure ero al mare inacqua non aveva senso. Oggi so cheero in rilassamento.Oggi lo riconosco,oggi non mi spavento più. Ora però ho sentito altro, cos’è? Sonobisogni? Mi sento un piccolo anima-letto in preda a qualcosa che ha persoda tempo, la capacità di ascoltarsi.La paura attanagliante di farsi sfuggire iltempo tra le mani, eppure già ne hoperso così tanto. Perdendo anche la ca-pacità di ricordare e di riconoscerecosa mi fa stare bene.

Voglio scrivere, ora voglio solo svuo-tare.Non ricordo molto ma la felicità e lagioia quando pattinavo, sola per ilparco mi riempiva il cuore. Ero libera,respiravo e potevo essere me. La sera,all’imbrunire era il momento, musicache conoscevo a memoria e il vento.Vento fatto di velocità e sospiri, era ilmomento per pensare, rielaborare, so-matizzare. Ora non pattino più e nonpenso più. Anche il pensiero è diven-tato solo un dovere e per me un ne-mico. Qui e ora sono in modalità emozione,inizio prendendo coscienza e passeròdentro a paure e dolore per liberarmidai condizionamenti, strappare i co-pioni di vita e togliere le maschere peressere felice come non sono mai stata.

Costanza Siccardi

Cos’ero prima di incontrare Duilio eSilvio? Un “buco nero”.Ho fatto il viaggio con loro e ho guar-dato dentro al buco nero; ho anchevisto, ripercorrendo la miavita, come e quando ha avuto origineil collasso e quanto é vero che da essonulla può sfuggire,nemmeno la luce.Attraverso i corsi “Viaggio nelle Emo-zioni “e Ipnosi 1° livello” ho scopertoche, comunque, anche un buco neroha un suo fascino e un suo perché eproprio lì dentro ho incontrato la bam-bina che ero; l’ho strettaforte al petto, ho pianto, ho riso e hogiocato con lei e con lei ho riscopertoemozioni e sentimentiche avevo dimenticato .... ma ero an-cora al buio.Con I’ipnosi di secondo livello é avve-nuta l’esplosione, da Iì sono uscita intanti piccolissimi, microscopici pezzet-

tini sparsi e in disordine. Ho avutotanta paura di non riuscire a rimetterliinsieme.La bambina che ero mi ha preso permano e con lei, a volte con grande sof-ferenza e a volte con tanta allegria, ab-biamo riaccostato quel milione dipezzettini tenendoli comunque in rigo-roso disordine, perché vogliamo fare in

modo che questo gioco duri per tutta lavita.Cosa é cambiato? È tornata a risplen-dere la luce di quella stella che era col-lassata in un buco nero.Grazie Duilio, grazie Silvio, per avermiridato la luce.

Dott.ssa Fernanda Bianchini

Ritornare a splendere come una stella

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esperienze di vita ESPERIENZA

Ciao a tutti, sono Francesco anni 54.Fino a 4 anni fa ero una persona felice apprezzata nel lavoroe in società, ma.... e qui comincia la storia , 4 anni a mezzofa appunto ho smesso di vivere, sono cambiato in modo taleda essere irriconoscibile. Ho smesso di vivere le mie emozioni di dare ascolto al miointuito, a non vivere la mia vita, sono cominciati malesseri divario tipo , nervosismo, irritabilità. Visite specialistiche e un sacco di denaro speso per sentirmidire “ lei e sanissimo non vi e alcuna patologia che possaspiegare questi malesseri”. Per fortuna un amico, anzi un fratello mi ha invitato al Cen-tro Zanelli dove ho potuto vivere tre esperienze meravigliose,una delle quali per me e stato il modo di rinascere e imboc-care la strada per tornare ad essere me stesso... Sto parlando del Viaggio nelle Emozioni, wow un vero viag-gio che mi ha portato dall’inferno al paradiso. Si inferno per-ché ho potuto rivivere quelle esperienze che mi hanno toltola vita, la mia vita. Due giorni che mi hanno portato a con-dividere con altre persone emozioni cosi grandi da pensaredi non uscirne vivo. Ho incontrato delle persone che inizialmente erano perfettiestranei, ma dopo poche ore erano talmente legati a me che

sono diventati parte di me.Il dottor Duilio Zanelli e il Dott. Silvio Zanelli mi hanno, anzici hanno guidati a rivivere quei frammenti di passato e dipresente che ci stavano uccidendo, con i loro consigli, leloro parole, i loro abbracci credo che ognuno dei parteci-panti al corso abbia ripreso piano piano coscienza di sestesso.Beh se devo ringraziare qualcuno per avermi fatto capire chisono , e mi ha ridato forza e speranza, quelle persone sonoloro, Silvio e Duilio Zanelli, e i loro assistenti che erano co-stantemente al nostro fianco per tenerci la mano, darci unabbraccio , una parola di sostegno, e un fazzoletto per le la-crime che giustamente sono scese a fiotti.Dire cosa ho imparato sarebbe lunghissimo, io personal-mente più che imparato ho riscoperto cose che sapevo mache avevo dimenticato.Ma la cosa che ho veramente imparato e che non bisogna di-menticarsi di vivere appieno ogni istante, e che un abbrac-cio costa zero ma da un’ emozione impagabile.Grazie di cuore a tutti un abbraccio e a presto .

Francesco Franchetti

Dall’inferno al paradiso

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esperienze di vitaESPERIENZA

A fine corso ero arrabbiata. Non capivo. Avevo passato duegiorni a lavorare sul motivare gli altri.Invece io volevo imparare a motivare me stessa. A credere inme stessa. Mi dicevo “a cosa vuoi che mi serva motivare glialtri quando non sono capace di motivare me stessa?? E’ as-surdo!”E invece… non ho ancora capito che cosa sia scattato esat-tamente. Avrei dovuto fidarmi ciecamente di quelle personemeravigliose.Nei mesi post leadership ho iniziato a mettere da parte lemie insicurezze, il non sentirmi all’altezza.E ho fatto un passo che non avrei mai pensato di riuscire afare: ho mollato “tutto” per inseguire il mio sogno piùgrande.Adesso non mi accontento più, in nessun ambito. La mia felicità è al primo posto.

Un caro saluto

Francesca Esposito

La mia felicità al primo posto

“Leader”, almeno da come si sente direoggi, può sembrare una “parola”, unaspecie di prefisso da utilizzare secondoil proprio tornaconto o comodità, inspecial modo a sentire o vedere imedia, dove tutti si sentono o vorreb-bero essere considerati “Leader”. Personalmente mi son fatto un’altraidea frequentando recentemente unCorso di Leadership, perché là, ho “im-parato” che essere Veri Leader non èper nulla facile, certo si può diventarlo,ma occorrono “Doti” importanti, comela determinazione, il carisma e unaforza interiore assolutamente straordi-narie che tutt’insieme danno; sintesi,iniziativa, convinzione, condivisione,solidarietà (con le proprie idee) e sopratutto, conoscenza dei propri limiti. L’ultimo punto è proprio il più difficilema è anche la fondamentale dote atta acomprendere i limiti altrui, non perrenderli discriminanti, anzi, ma per va-lorizzarli e renderli utili allo “scopo”.

Quel Corso è stato una grande lezionedi “apprendistato”, una lezione di Vitavissuta tra “Persone” conosciute e non,con caratteristiche e peculiarità diverse,ma tutte in grado di trasmettere sensa-zioni ed emozioni inimmaginabili, diumiltà, dolcezza, energia, ecc., tantoda poter immaginare d’essere in una“Sala prove” dove degli “abbozzi” mu-sicali sgangherati, venivano man mano“plasmati”, diventando orecchiabili,certamente migliorabili, ma quasipronti per essere “ascoltati” in un am-bito personale (sé stessi) o da platee piùampie ed ambiziose. In questo contesto mi è rimasta im-pressa una frase molto significativa (pe-raltro già sentita in altre circostanze),ma molto appropriata: “Un Leadervede la Vita dall’alto dei Sogni e nondal basso dei problemi….”, una fraseutilissima a tutti Leader e non, che in-vita ad affrontare i problemi per risol-verli, anziché subirli o ingigantirli con

le nostre paure. Da questo Corso tra le tante, ho avutoun’altra conferma, meglio ancora cer-tezza, che quando si è “spinti” da desi-deri “brucianti”, non ci sonolimitazioni al raggiungimento di obiet-tivi importanti e, allo stesso tempo lacertezza che, se si vuole esser degnidella considerazione di Leader, si devecontinuare incessantemente a “lavo-rare” su tutti i fronti del nostro essere!Dico quindi grazie ai miei fantastici“Compagni d’Avventura” ai quali de-dico un calorosissimo abbraccio, peravermi aiutato in quest’Impresa, anchese per ora… mi ritengo solo un mode-sto “apprendista”…..! Con un riconoscente GRAZIE agli stre-pitosi Duilio, Silvio e ai due “AngeliCustodi” (Assistenti), dico a tutti: Provare per credere!

Giampaolo Ferrari

Il Leader

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esperienze di vita ESPERIENZA

Il mazzo di chiavi che mi ha permesso di aprire nuove porteme, che a loro volta furono incuriositedal Centro Zanelli. Il “Viaggio nelleEmozioni” mi ha permesso di trovare ilcoraggio per accendere la lampadinache illuminò l’altra metà del mondoche avevo intorno, che a sua volta miha permesso di volare leggero via da si-tuazioni che non potevo, e che non va-leva la pena cambiare.Passato qualche mese intrapresi il corsodi “Ipnosi I livello”, e qui capii che èfondamentale l’atteggiamento con ilquale affronti il quotidiano, qualsiasipersona di successo ha bisogno deltempo per se, del tempo per rilassarsi,del tempo per meditare, combatterefino allo sfinimento non è degno pernoi stessi, e certamente, non porta adalcun risultato. Ho cercato risposteovunque fino a capire il 11 e 12 Otto-bre 2014, data del corso di “Ipnosi I li-vello”, che tutto quello che cercavo eradentro me stesso.Passato qualche anno, il 21 e 22 Otto-bre 2016 mi proposero di fare il corsodi “Leadership”, il mio ultimo corsosvolto fino a questo momento. Il corsodi “Leadership” è stato il mazzo di

chiavi che mi ha permesso di aprirenuove porte, di capire cosa voglio ioper me stesso, senza seguire in modocosi esagerato i consigli delle altre per-sone, anche, e soprattutto, quelle a mecare, che nonostante io so che i loroconsigli sono volti alla mia protezionee al mio bene, per un certo momentoavevano finito per deviarmi dalla stradaprincipale, la strada dei miei sogni. Inmerito di porte, il corso di “Leadership”mi ha anche dato la forza di volontàper chiudere certi legami con il pas-sato, perchè un leader vive nel futuro.Trascorsi questi due anni di crescitapersonale sotto ogni aspetto della miavita, Centro Zanelli li definisco comedegli zii che mi aiutano, e mi hannoaiutato a fare le scelte migliori, a mi-gliorare la qualità della mia vita e, diconseguenza, quella delle persone cheho accanto, la mia gratitudine nonpotrà mai rispecchiare il valore equo ditutto quello che ho ricevuto durantequesto percorso, spesso mi chiedodove sarei a quest’ora se non li avessiconosciuti. GRAZIE.

Valerio Nuccio

Non ho una data precisa relativa al-l’inizio del mio percorso presso CentroZanelli, per me ci sono sempre stati,personalmente potrei definirli più comedegli zii che come degli psicologi.Fin dalla più tenera età i miei genitorimi hanno sempre accompagnato aprendere nostri amici o parenti alleuscite dei loro corsi, mi era quindi im-possibile non notare l’efficacia di que-sti corsi, il cambiamento radicale dellepersone quando uscivano da un corso“Esperienza” durato giorni mi ha sem-pre suscitato grande curiosità, soprat-tutto perchè l’ho passato sulla miapelle, in quanto i miei genitori sonosempre stati dei loro collaboratori, eloro prima di me, assieme a mio fratellohanno appunto partecipato a molti,forse tutti i corsi esperienza proposti.Il mio primo corso lo svolsi all’età di 18anni, il “Viaggio nelle Emozioni”, l’ef-fetto che mi fece fu qualcosa di inde-scrivibile, notai in me miglioramentisotto tutti gli aspetti, lavorativo, scola-stico, famigliare e di coppia, ma la cosapiù importante è che questi migliora-menti li notarono le persone intorno a

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contributiESPERIENZA

Non potrei essere più d’accordo.

Leggerezza non vuol dire superficialità, o tanto meno distacco.

Planare dall’altro sulle cose, con leggerezza,

significa non permettere a niente e a nessuno di buttarti giù o tarparti le ali,

ma significa anche non prendersi mai troppo sul serio

e mettersi in discussione quanto basta

per non perdersi ma per essere aperti, al tempo stesso, all’apprendimento.

Perché la verità è che non si finisce mai di imparare, non si finisce mai di crescere.

Ma imparare, crescere non significa diventare persone seriose e grigie, al contrario,

significa vedere la vita da più di una prospettiva, e affrontarla comunque

con serenità e con coraggio, senza mai perdersi d’animo

ma anche senza perdere la gioia di vivere:

in fondo, chi lo sa se domani saremo ancora qui,

tanto vale sfruttare ciò che abbiamo oggi.

segnalata da Monica Rossi

Prendere la vita con leggerezza

Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità,ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore

I. Calvino Commenta 

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recensioni positive ESPERIENZA

I Sogni Segreti di Walter Mitty

A volte il cinema regala film che fanno bene allo spirito e “I sogni segreti di Walter Mitty” è unodi questi. Progressivamente perde ogni capo di quell’abito commerciale con il quale si presenta perricordarci quanta poesia esista al mondo e quanto la frenesia sociale ce la stia oscurando. È ini-ziata l’era dell’ipnosi artificiale e chissà quanti anni ci vorranno prima di esserne inghiottiti deltutto. La schiavitù da smartphone, tablet e condivisioni sociali online è in espansione come l’uni-verso e Ben Stiller si prodiga nel metterlo bene in evidenza con un personaggio creato da JamesThurber nel 1945.

The Next Three Days

La vita di John Brennan (Russell Crowe) sembra perfetta fino a quando sua moglie, Lara (ElizabethBanks), viene arrestata e condannata per un omicidio che sostiene di non aver commesso. A tre annidalla condanna, John continua a battersi per tenere unita la famiglia, a crescere il loro unico figlio,Luke (Ty Simpkins) e a svolgere il suo lavoro di insegnante in un college pubblico, tentando sem-pre di dimostrare l’innocenza della moglie con ogni mezzo a disposizione. Quando la Corte Su-prema respinge il loro ultimo appello, Lara tenta il suicidio e John decide che è rimasta solamenteuna soluzione possibile: organizzare l’evasione della moglie dalla prigione.

Momenti di Trascurabile Felicità - Francesco Piccolo - Editore Einaudi

Possono esistere felicità trascurabili? Come chiamare quei piaceri intensi e volatili che punteggianole nostre giornate, accendendone i minuti come fiammiferi nel buio? Sei in coda al supermercatoin attesa del tuo turno, magari sei bloccato nel traffico, oppure aspetti che la tua ragazza esca dalcamerino di un negozio d’abbigliamento. Quando all’improvviso la realtà intorno a te sembra con-vergere in un solo punto, e lo fa brillare. E allora capisci di averne appena incontrato uno. I mo-menti di trascurabile felicità funzionano così: possono annidarsi ovunque, pronti a pioverti in testae farti aprire gli occhi su qualcosa che fino a un attimo prima non avevi considerato. Per farti sco-prire, ad esempio, quant’è preziosa quella manciata di giorni d’agosto in cui tutti vanno in vacanzae tu rimani da solo in città. L’autore raccoglie, cataloga e fa sue le mille epifanie che sbocciano aogni angolo di strada. Perché solo riducendo a spicchi la realtà si riesce ad afferrare per la coda ilsenso profondo della vita.

Il Coraggio di Ogni Giorno - Hermann Hesse - Editore Mondadori

Questa raccolta di scritti, lettere e frammenti ha come filo conduttore un tema centrale del pensierodi Hermann Hesse: quello dell�individuo che, rifiutando di conformarsi ai valori dominanti della so-cietà, modella se stesso e il proprio destino in base a criteri assoluramenre personali. Un camminopercorso dallo stesso Hesse di cui sono testimonianza, talora drammatica, molte di queste pagine. Ibrani scelti vanno dai difficili anni dell�adolescenza (si vedano i bellissimi e terribili passaggi sul rap-porto col padre, il tentativo di suicidio, il ricovero nella casa di cura di Stetten...) fino agli scritti dellapiena maturità. Da tutti emerge l�ideale della “coerenza interiore”, non disgiunto però, e qui sta lagrande attualità di questo autore, dall�impegno civile e umanitario e da un antimilitarismo ante lit-teram.

LIBRI

FILM

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