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SITI • anno primo • numero due Bisogna allargare la cabina di regia Il patrimonio (in)difeso “Siamo un paese fortunato ma non lo meritiamo” Nei piani di gestione molti esempi replicabili Figli di un decreto minore Nepal: quattro gioielli in cima al mondo Siracusa nella World Heritage List Un certificato di qualità per i siti Unesco Castel del Monte: un non luogo per i non nemici Costruiamo la Lista del Patrimonio immateriale Iraq, lavori in corso: seconda puntata Codici e antichi volumi raccontano il cammino del mondo Dieci criteri per quaranta meraviglie Speciale Progetto S.U.A.: i siti adriatici fanno rete Progetto cofinanziato dal Fondo europeo di sviluppo regionale Associazione Città Italiane Patrimonio Mondiale UNESCO ottobre/dicembre 2005 • anno primo • numero due SITI – numero due – periodico trimestrale – ott/dic 2005 – Poste Italiane S.P.A. – Spedizione in abbonamento postale – D L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n° 46) Art. 1, comma 1, DCB Ferrara TRIMESTRALE DI ATTUALITÀ E POLITICA CULTURALE SITI OTTOBRE/DICEMBRE 2005 • ANNO PRIMO • NUMERO DUE Siti Unesco dell’Adriatico Interreg Adriatico Comune di Ferrara Provincia di Ferrara Repubblica Italiana Unione Europea

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SITI • anno primo • numero due

Bisogna allargare la cabina di regiaIl patrimonio (in)difeso

“Siamo un paese fortunato ma non lo meritiamo”Nei piani di gestione molti esempi replicabili

Figli di un decreto minoreNepal: quattro gioielli in cima al mondo

Siracusa nella World Heritage ListUn certificato di qualità per i siti Unesco

Castel del Monte: un non luogo per i non nemiciCostruiamo la Lista del Patrimonio immateriale

Iraq, lavori in corso: seconda puntataCodici e antichi volumi raccontano il cammino del mondo

Dieci criteri per quaranta meraviglie

Speciale Progetto S.U.A.: i siti adriatici fanno rete

Progetto cofinanziato dal Fondo europeo di sviluppo regionale

Associazione Città Italiane Patrimonio MondialeUNESCO

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TRIMESTRALE DI ATTUALITÀ E POLITICA CULTURALE

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AUTORI E INTERLOCUTORI

Ivan Berni - Caporedattore Master di Giornalismo all’Università Iulm, docente presso Accademia di Comunicazione di Milano, collaboratore del settimanale News e del mensile Prima Comunicazione, consulente editoriale del mensile Aqva. Giornalista professionista dal 1983 è stato redattore e caposervizio nella redazione milanese del quotidiano La Repubblica dal 1988 al febbraio 2003. Nel 2003 è stato direttore editoriale di Radio Popolare-Popolare Network. Nel 1998 ha vinto il premio giornalistico Bolsena Ambiente per il giornalismo ambientale.

Manuel Roberto Guido - Architetto. Responsabile dell’ Ufficio Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO del Ministero per i beni e le attività culturali. Membro del Gruppo interministeriale UNESCO. Docente a contratto di Gestione urbanistica presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. Ha svolto dieci corsi monografici incentrati sulle tematiche del restauro e del paesaggio presso diverse università italiane. È autore di oltre 70 pubblicazioni specialistiche: articoli, saggi, aggiornamento di voci dell’Enciclopedia Treccani sui temi del restauro e valorizzazione dei monumenti, paesaggio, urbanistica ed architettura

Giovanni Puglisi - Presidente della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO. Vice Presidente presso la Commissione Nazionale per la Promozione della Cultura Italiana all’Estero. Rettore della Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM di Milano. Vice Presidente della Fondazione Banco di Sicilia. Assessore alla Cultura della Città di Palermo. E’ autore di moltissime pubblicazioni e saggi.

Luca Rossato - Architetto, ha svolto ricerche in pianificazione e gestione territoriale alla Pontifìcia Universidade Catòlica do Paranà a Curitiba, in Brasile, dove ha lavorato presso l’Institudo de Pesquisa e Planejamento Urbano occupandosi di trasporto pubblico e riqualificazione urbana. Collabora con la Facoltà di Architettura di Ferrara su tematiche riguardanti l’America Latina.

Claudia Sonego - Storica dell’arte. Specializzata in Legislazione dei beni culturali all’Università Cattolica del S. Cuore di Milano, da tempo si occupa di didattica dei beni culturali e di turismo culturale. Ha partecipato al censimento del patrimonio culturale nella Regione Veneto ed ha collaborato al progetto “Beni Culturali” del CNR presso l’Università “La Sapienza” di Roma. Si è occupata di sicurezza e protezione del patrimonio storico-artistico in accordo col Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale.

Maurizio Quagliuolo - Archeologo, museologo ed esperto in gestione del patrimonio culturale. Membro dell’European association or archaeologists, dell’International council of museums e della Società italiana per la protezione dei beni culturali. Coordinatore dell’organismo di normazione internazionale “Herity”.

Giovanni Curatola - Esperto di arte e cultura orientale. Membro del Consiglio scientifico della Fondazione Max Van Berchem di Ginevra. Membro del Comitato scientifico della rivista Muqarnas pubblicata dall’Università di Harvard. Ha pubblicato decine di saggi, articoli e libri specialistici sul patrimonio culturale dell’Oriente.

Siti

Trimestrale di attualità e politica culturaledell’Associazione città italiane patrimonio mondiale UNESCOottobre/dicembre 2005 • anno primo • numero due

Sede: Piazza del Municipio, 244100 Ferraratel. 0532 419452 fax 0532 [email protected]

Direttore responsabileSergio Gessi

Vice direttoreFrancesco Raspa

Coordinatore editorialeFausto Natali

Hanno collaborato a questo numero:Monia Barca; Ivan Berni; Giambattista Bufardeci; Salvatore Calcagnini; Lorenzo Fellin; Arnaldo Gioacchini; Manuel Guido; Maria Teresa Manoni; Maria Grazia Marini; Giuseppina Marmo; Moreno Po; Silvia Previati; Claudio Ricci; Luca Rossato; Gaetano Sateriale; Claudia Sonego; Andrea Tebaldi; Ingrid Veneroso; Marco Vincenzi; Alfredo Zagatti.

Autorizzazione del Tribunale di Ferrara n. 2 del 16/02/05

Progetto grafico e impaginazioneAntonello Stegani

Impianti e stampaTipolitografia Italia Via Maiocchi Plattis, 36 – Ferrara

Distribuzione gratuita

Si ringraziano Comuni, Province e Regioni per l’invio dei testi e del materiale fotografico.Crediti fotografici: Michele Morelli; Foto Graffiti; Archivio fotografico APT Venezia; Giacomo Natali; Silvia Bisi; Archivio Fotografico Istituto Regionale per le Ville Venete / Pino Guidolotti; Archivio fotografico turismo Padova Terme Euganee / Danesin; Cosmo Lera; Studio Mancinelli F.; Paolo Zappaterra; Massimo Baraldi; Luca Rossato; Direzione Castel Del Monte; Quorum Italia srl.

L’editore è a disposizione degli aventi diritto per quanto riguarda eventuali illustrazioni non individuate.

In copertina: Padova, basilica di S. Antonio - Archivio Fotografico Turismo Padova Terme Euganee / foto Danesi

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SITI • SOMMARIO

5 EditorialeBisogna allargare la cabina di regiaPerrilanciarelepoliticheculturalidiGaetanoSateriale

7 PrimopianoIl patrimonio (in)difesoSorveglianzadeimonumenti

10 “Siamo un paese fortunato ma non lo meritiamo”IntervistaalpresidentedellaCommissionenazionaleUnescoGiovanniPuglisidiIvanBerni

14 L’interventoNei piani di gestione molti esempi replicabiliIlministeropubblicizzeràlesoluzionipiùinteressantidiManuelGuido

18 Figli di un decreto minoreUnasciagurataclassificazionenegaamoltecittàd’artequalsiasiinteresseturisticodiSergioGessi

20 ReportageNepal, quattro gioielli in cima al mondoConservazionearchitettonicaneipaesiinviadisviluppodiLucaRossato

26 Siracusa c’èAnchelacittàsiciliananellaWorldHeritageListdiIngridVeneroso

27 “Alla pari con Atene, più celebre di Corinto, più colta di Alessandria”diGiambattistaBufardeci

30 Un certificato di qualità per i siti UnescoIntervistaaMaurizioQuagliuolo,coordinatoregeneralediHeritydiFaustoNatali

35 Un non luogo per i non nemiciIlprimoeunicotempioinnalzatoinonoredelmulticulturalismodiGiuseppinaMarmo

38 Costruiamo la Lista del Patrimonio immaterialeFarprogredirelatuteladeibeniculturalioltrelasalvaguardiadellepietreantichediClaudioRicci

40 DossierIraq, lavori in corsoAttivitàitalianeasalvaguardiadelpatrimonioarcheologicoeartistico/2diClaudiaSonego

45 Codici e antichi volumi raccontano il cammino del mondoAssisi,unluogopresceltoallacrescitadell’umanitàdiFrancescoRaspa

48 Dieci criteri per quaranta meraviglieUnexcursussuirequisitiperl’ammissioneallaWHLdiAndreaTebaldi

52 Urbino•Unaccordodiprogrammasuarteeambiente

54 Padova•Restaurointegraleepercorsodidatticoperl’ortobotanicodiLorenzoFellin

57 Ravenna•Identitàeinvestimenti,ingredientideipianidigestionediMariaGraziaMarini

60 Ferrara•IrischiditrasformazionedelpaesaggioidentitariodiMorenoPo

63 Tivoli•DuesitinellaLista,matuttalacittàchiedeunriconoscimentodiMarcoVincenzi

66 Porto Venere•Stagioneprolungataperassaporareilmared’invernodiSalvatoreCalcagnini

68 Cerveteri•UntreninoecologicopervisitarelaBanditacciadiArnaldoGioacchini

70 Veneto•BancadatieprospettivedivalorizzazionedellevillepalladianediMariaTeresaManoni

72 I siti adriatici fanno reteDapatrimonioarisorsa,darisorsaadoccasionedisviluppodiAlfredoZagatti

74 Verso una regione euroadriaticaValorizzazionedelpatrimonioUnescoferraresenell’ambitodelprogrammacomunitarioInterregIIIA-TransfrontalieroadriaticodiSilviaPreviatieMoniaBarca

SPECIALESITIUNESCOADRIATICO/1

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EDITORIALE

Parco del Delta del Po

nche il settore turistico in Italia sta attraversando un momento di declino: i flussi si contraggono, con un solo baluardo di resistenza nel compar to del turismo culturale. Tre, a mio avviso, sono le principali cause di questa situazione: prezzi poco concorrenziali, un’offer ta frammentata, ripetitiva e spesso priva di coordinamento, e la mancanza di solidi investimenti per la valorizzazione del territorio. Non esistono, infatti, adeguate politiche pubbliche per la promozione del patrimonio culturale e

paesaggistico, con alcune vir tuose eccezioni nelle città d’ar te, che si sforza-no autonomamente di far conoscere le proprie ricchezze.

Per troppo tempo siamo rimasti legati a modelli classici, imperniati sul-l’esclusivo fascino dell’asse Venezia - Firenze - Roma - Napoli e anche que-sto ha contribuito all’indebolimento della nostra capacità attrattiva. Un’op-por tunità per recuperare terreno è offer ta da quel vivace movimento turistico che cerca la qualità dell’offer ta, le cui aspettative possono essere soddisfatte valorizzando le caratteristiche e le peculiarità culturali e ambientali anche dei piccoli centri. Ma i caratteri di pregio delle nostre città, che pure costituisco-no un elemento imprescindibile, di per sé risultano insufficienti a orientare le scelte. Ciò che realmente attrae i visitatori sono le iniziative che vivaciz-zano gli spazi storici. Il salto di qualità, anche per le città d’ar te, è dunque garantito dalla solidità delle politiche culturali che si è in grado di mettere in campo.

Sostenere i livelli di spesa necessari compor ta però, inevitabilmente, il dispiegamento di iniziative tese a potenziare il sistema delle relazioni fra enti pubblici e soggetti esterni, per consolidare il ruolo dei privati nell’organizzazione, nella gestione e nella promozione degli eventi e delle attività culturali.

PER RILANCIARE LE POLITICHE CULTURALI

BISOGNA ALLARGARELA CABINA DI REGIA

di GAETANO SATERIALEPresidente Associazione Città Italiane Patrimonio Mondiale Unesco

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Alberobello

L’Associazione può essere par te attiva nella definizione delle strategie di promo-zione e dovrà essere protagonista di questa nuova sfida: individuare par tner interessati ad assumere responsabilità in cabina di re-gia, per poter sviluppare politiche all’altezza delle reali necessità di rilancio. E’ necessa-rio anche ragionare in termini di ‘politiche d’area’ più estese, che guardino al di là dell’ambito strettamente territoriale in una prospettiva più ampia, di bacino. La rete delle città Unesco rappresenta l’orizzonte di riferimento, entro il quale vanno definite alleanze funzionali a strategie di promozione che superino l’attuale frammentazione del-l’offer ta (elemento di dispersione anziché di valorizzazione delle potenzialità), integrino

e sviluppino le linee culturali e operative di azione, anche recependo le indicazioni con-tenute nei protocolli del turismo sostenibile.

L’individuazione e la valorizzazione del-le potenzialità e delle vocazioni è il primo passo e il presupposto per rendere efficace e attivo il marketing territoriale, concepito in questa prospettiva. Per molto tempo si è creduto che lo sviluppo, anche turistico, fosse una risultante diretta delle dotazioni infrastrutturali: ora sappiamo bene che le infrastrutture sono impor tanti, ma non ba-stano. Per rilanciare le politiche culturali e riorientare a nostro vantaggio i flussi turisti-ci servono idee, volontà e mezzi. Noi siamo pronti a fare la nostra par te.

l caso-Firenze quest’estate ha fatto discutere e ha riproposto al dibattito il tema della sicurezza e della tutela dei monumenti e delle opere d’ar te. Lo sfregio del “Bian-cone”, emblema della città, ha ricordato a tutti, ancora una volta,

quanto siano vulnerabili i nostri tesori storici più preziosi: un atto vandalico, un attentato o il semplice gesto di uno sconsiderato sono sufficienti a deturpare o a cancellare per sem-pre un bene insostituibile. Claudio Strinati,

soprintendente del polo museale romano, ha lanciato l’allarme: “Quasi sempre l’accesso al singolo monumento è troppo facile e invitan-te per il malintenzionato. Spesso manca un reale controllo sul territorio urbano, i vigili sono presi da problemi di viabilità e di soste vietate. Invece andrebbero impiegati anche per controllare i nostri monumenti, come ac-cadeva in passato. Una volta l’abitudine alla vigilanza urbana dei monumenti da par te delle forze pubbliche era maggiore, oggi è scemata del tutto”.

P R I M O P I A N O

SORVEGLIANZA DEI MONUMENTI

IL PATRIMONIO (IN)DIFESO

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Cinque Terre - Vernazza

E allora, che fare? Vari sono i fronti di proposta. Su uno di questi, per esempio, è schierato chi invoca la sostituzione degli originali con copie, su quello opposto chi al contrario ritiene che i margini di rischio non siano tali da giustificare la sottrazione al pubblico. Dopo l’episodio di Firenze ai danni della statua del Nettuno, Mina Gregori, insigne storica dell’ar te, ha sostenuto che “è assurdo che i massimi capolavori rimangano esposti alle intemperie e ai vandali” e che provvedi-menti vanno assunti poiché “di queste opere siamo responsabili anche di fronte ai secoli futuri”. Le si è contrapposto Antonio Pao-lucci, già ministro ai Beni culturali e attuale soprintendente al polo museale fiorentino: “La sola idea di riempire di cloni le nostre città, trasformandole in tante Disneyland, mi fa accapponare la pelle” - ha dichiarato - pur definendosi “contrario all’idea che l’ar te sia per tutti” poiché la fruizione necessita di “un’educazione collettiva al rispetto del bene ar tistico e archeologico, che in Italia manca totalmente”.

Un esempio interessante, che coniuga l’esigenza della tutela con quella dell’acces-sibilità, è rappresentato dal sito archeologico di Pompei ed Ercolano che integra l’impiego di strutture di protezione, l’utilizzo di stru-menti di sorveglianza e lo svolgimento di azioni di vigilanza. Pietro Giovanni Guzzo, soprintendente e responsabile dell’area, in un’intervista rilasciata a Gabriele Simongini del Tempo ha minuziosamente descritto il piano di salvaguardia adottato. “A difesa dell’area archeologica di Pompei - ha riferito Guzzo - frequentata annualmente da più di 2

milioni di visitatori ed è estesa per 66 ettari, è in funzione dalla fine dello scorso anno un sistema di telecamere, coordinato da una moderna sala-regia. Inoltre, la normale vigi-lanza è assicurata dal personale di custodia, in attività 24 ore su 24 e dotato di cellulari per facilitare il reciproco collegamento. Sono anche in atto misure passive di protezione: transenne, pannelli trasparenti, percorsi ob-bligati... L’esperienza insegna che, nonostan-te tutte le cautele possibili e la professionalità del personale di vigilanza, atti di vandalismo sono sempre possibili: in questo senso il rafforzamento della telesorveglianza, da sola, non costituisce elemento di dissuasione ma, al massimo, di registrazione dell’accaduto”.

Il problema di fondo resta, dunque, quello della prevenzione e della sensibilizzazione. Lo stesso soprintendente Guzzo, nella medesima intervista, sostiene l’esigenza di una maggio-re educazione civica mentre considera inutile l’aggravio delle pene nei confronti di chi dan-neggia un’opera d’ar te o un monumento. «Per un’efficace azione di prevenzione - afferma - sarebbe necessaria una capillare attività di sensibilizzazione dei cittadini, fin dalle scuo-le; qui distribuiamo gratuitamente ai visitatori un libretto, con le spiegazioni dei principali monumenti da visitare, che contiene anche suggerimenti sui compor tamenti da tenere all’interno delle aree archeologiche. L’inaspri-mento delle pene non credo serva a molto. Il vandalismo è facilitato dalla difficoltà del con-trollo dei visitatori e quindi bisognerebbe or-ganizzare visite al monumento solamente per gruppi guidati: ma, per questo (che sarebbe anche un utile sussidio ai visitatori) occorre-

rebbe un’organizzazione della professione di guida turistica diversa dall’attuale”.

E poiché anche la sorveglianza ha costi ingenti, su tutto pesa la progressiva riduzione dei fondi e i tagli sul personale progressi-vamente imposti dalle varie Finanziarie alla gestione dei beni e delle attività culturali. Così c’è chi, come l’assessore Siliani di Firenze, si rivolge altrove, lanciando a imprenditori e fondazioni un appello per raccogliere finanzia-menti da destinare alla vigilanza e al restauro dei monumenti, ritenendo inevitabile il con-corso di varie istituzioni e dei privati.

Ma il problema, fondi a par te, è comunque di ardua soluzione. Ed è difficile dissentire dal

prefetto di Firenze, Gian Valerio Lombardi, che all’indomani del vandalismo perpetrato sul Biancone constatò come “non sia possibile prevenire tutto e non si possa piantonare ogni monumento”. A Firenze, ricorda lo stesso prefetto, ci sono 182 palazzi storici, 21 case torre, 70 chiese, 34 musei e poi le fontane, gli oratori, le piazze, le ville…” Cer to, Firenze è probabilmente uno dei più grandi musei a cielo aper to del mondo, ma la realtà della maggior par te delle nostre innumerevoli città d’ar te non è sostanzialmente dissimile. Tutto non è possibile proteggere, dunque. Cer to. Un’evidenza, però, che non può essere alibi all’inerzia e alla rassegnazione.

P R I M O P I A N O P R I M O P I A N O

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unesco•associazionecittàitalianepatrimoniomondiale 11

IL PUNTASPILLI

Lipari

’Italia ha il patrimonio culturale, monumen-tale e paesaggistico più impor tante e ricco del mondo, ma

fa davvero troppo poco per meritarselo. Il professor Giovanni Puglisi va dritto al

cuore del problema: da presidente della Com-missione nazionale italiana per l’Unesco non fa sconti al nostro paese e al modo di gestire e valorizzare il grande tesoro di cui disponiamo. Ma nemmeno fa sconti nella sua veste di am-ministratore pubblico - è assessore alla Cultura del Comune di Palermo - e di uomo di cultura e grande esper to di comunicazione, vista la sua poltronissima da rettore dell’università Iulm di Milano e Feltre. “Nella lista dei siti riconosciuti dall’Unesco come patrimonio dell’umanità abbiamo la maggioranza relativa, ma la mia opinione sulla valorizzazione di questa immensa for tuna non è assolutamente positiva - dice Pu-glisi - Se i francesi avessero un terzo di quanto abbiamo noi, beh…a questo punto tutto il mon-do ci apparirebbe francese. Ci avrebbero sfinito. Da noi invece…Mi viene in mente una definizio-ne di Adorno: attenzione distratta. Verso la cul-tura l’Italia ostenta un’attenzione distratta, come

se quel che ha le fosse dovuto. E come se fosse anche piuttosto noioso occuparsene”.

Però, e per fortuna, c’è Italia e Italia e qualche esperienza positiva si trova…

“Ma sa qual è il guaio? Che la politica chiede agli stakeholders i “pronti contro termine”, pre-tende investimenti a un mese. Ma la cultura non è questo, non può essere questo perché il ritorno immediato non c’è. Pensiamo al patrimonio mo-numentale: se c’è un palazzo, un complesso da recuperare o da restaurare è del tutto evidente che occorre un impegno finanziario ingente. Ma non basta, perché anche beni già recuperati richiedono risorse ulteriori, investimenti di lungo periodo per rendere fruibile il patrimonio dall’Aga Khan al saccopelista. Solo così si può parlare di una valorizzazione reale, che nel tempo moltiplica e qualifica la ricchezza di un territorio. Ma in un paese come questo si tratta di un processo molto problematico. Ci si ferma prima, molto prima. E l’Unesco viene bombardata di esposti da par te di cittadini giustamente inferociti”.

E l’Unesco che fa?“Nulla, non possiamo far nulla. Tranne

revocare il riconoscimento, che è davvero l’ultima ratio”

E’ già avvenuto?“Nella storia dell’Unesco c’è un solo

dossier aper to e pur troppo riguarda l’Italia. Le Eolie, infatti, sono a rischio di revoca. L’ar-cipelago era stato inserito con l’impegno a chiudere le cave di pomice entro il 2003. Non è accaduto. Finora siamo riusciti a glissare ma se non si arriva a una soluzione definitiva e garantita c’è il rischio di un’esclusione che brucerebbe come una vergogna”.

C’è chi si vanta del riconoscimento Unesco salvo infischiarsene dei vincoli che comporta?

“Qui va fatta chiarezza, il problema è serio. Bisogna esorcizzare la paura che l’iscrizione alla lista determini vincoli ul-teriori. Non è così. E’ il caso che mi sono trovato di fronte per le Dolomiti. Mi diceva-no: se arriva il riconoscimento Unesco non possiamo più fare attività economica. Non è vero. L’Unesco riconosce vincoli già esisten-ti, non ne pone di nuovi. Svolge un’attività di tipo etico che , di per sé, non compor ta benefici né penalizzazioni. L’iscrizione nella lista serve a stimolare il senso di coscienza civile e culturale dei paesi membri e delle comunità coinvolte, che devono garantire la

fruibilità di quel sito o di quel monumento a cer te condizioni. L’espressione “patrimonio dell’umanità” è emblematica: è la traduzione del principio kantiano della pubblicità del diritto. Porre il “fatto” sotto gli occhi di tutti. L’Unesco prende un bene, lo mette in lista e lo pone in visione”.

E’ come un gigantesco evidenziatore.“Sì, e questo por ta vantaggi e svantaggi.

E’ provato che l’iscrizione nella lista vale tra il 20 e il 30 per cento di incremento dei flussi turistici. Ma proprio per questo il patrimonio, il bene così “evidenziato” deve essere oggetto della massima cura, premura e manutenzione. E bisogna anche sapere che, esattamente come accade in una pagina, se tu evidenzi una riga le altre, gio-coforza diventano meno visibili. Voglio dire che occorre, anche, una grande attenzione al contesto in cui sono inseriti i beni oggetto del riconoscimento”.

Ma l’Italia merita davvero questa messe di riconoscimenti?

“Ma è un po’ come la storia della vita, quando capita di venire in possesso di una enorme eredità. Non hai fatto nulla per averla, ma a quel punto puoi meritar tela o la svendi. Noi abbiamo fatto poco e continuiamo a non fare abbastanza per meritarcela. E in qualche caso abbiamo avviato la svendita. Dall’Unità d’Italia in poi viviamo di rendita, qualche volta ostentando persino un cer to fastidio. Questo è un paese che dall’epoca dei Comuni al 1860 è stato caratterizzato da una grande

VERSO LA CULTURA L’ITALIA OSTENTA UNA “ATTENZIONE DISTRATTA”

“SIAMO UN PAESE FORTUNATO MA NON LO MERITIAMO”Intervista al presidente della Commissione Nazionale Unesco Giovanni Puglisi

di IVAN BERNI

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12 annoprimo•numerodue•ott/dic2005www.sitiunesco.it

BaruminiNapoli

litigiosità e dalla voglia di emergere. Caratte-ristiche che hanno favorito la straordinaria ricchezza del patrimonio. Pensiamo alla Toscana, alla bellezza di città come Firenze, Siena, Lucca, Pisa. O anche al sud borbonico e cafone, che però aveva due capitali come Napoli e Palermo e poi Castel del Monte, Amalfi…Ecco, dopo il 1860 l’abbiamo quasi dilapidata, questa ricchezza, mentre il paese potrebbe guadagnare miliardi mettendo sem-plicemente il patrimonio “in visione”, e non in vendita”.

Nell’Unesco c’è unanimità di consensi su questo ruolo da primadonna dell’Italia?

“Nel ’95 ci fu una battaglia dei paesi del terzo mondo contro l’eccesso di ricono-scimenti concessi ai paesi “ricchi d’ar te” come l’Italia. Allora si allargò il concetto di patrimonio dell’umanità, includendo la defi-nizione di paesaggio culturale. Ma anche su questo l’Italia ha avuto il primato: la costiera

Amalfitana, le Cinque Terre in Liguria, il vil-laggio di Crespi d’Adda… Siamo davvero un paese for tunato”.

Che non si rende conto della sua buona sorte.

“Non abbiamo una politica culturale de-gna di questo nome, di lungo periodo. E ab-biamo un gigantesco problema di educazione e comunicazione. I giovani non vengono abi-tuati attraverso la scuola e l’informazione a capire l’impor tanza del patrimonio culturale del paese e dei luoghi dove vivono. Sanno tutto di calcio e di tennis, comprese classifi-che e regolamenti a memoria, ma non hanno la minima idea del valore di una raccolta museale e di un agglomerato archeologico. Ai tempi delle mie scuole medie l’ora di sto-ria dell’ar te era un’ora di ricreazione, come quella di ginnastica. Sono passati quasi cinquant’anni: crede che oggi sia cambiato qualcosa?”.

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Siena

a Convenzione del Patrimonio Mondiale rappresenta una delle iniziative più conosciute e di maggiore successo dell’UNE-SCO. Ne dà testimonianza il numero dei beni fino ad oggi iscritti nella lista: 812 siti di cui 628 culturali, 160 naturali e 24

misti. In Europa i siti sono complessivamente 376. Le modalità d’attuazione della Convenzione hanno registrato nel corso dei 33 anni trascorsi dalla firma numerosi perfezionamenti, tenuto conto anche delle difficoltà di gestione degli adempimenti collegati ad un numero di siti in costante incremento. L’art. 29 della Convenzione, in particolare, prevede che gli Stati parte presentino periodicamente un rapporto sulla normativa, sulle misure adottate e sulle atti-vità svolte per mettere in atto gli impegni assunti al momento dell’iscrizione dei siti nella Lista del Patri-monio Mondiale. Dopo un dibattito molto lungo in merito alla definizione delle modalità per la raccolta delle informazioni richieste, finalmente nel 1998 il Comitato del Patrimonio Mondiale ha adottato le decisioni in merito alla presentazione dei rapporti periodici, approvando tra l’altro uno specifico for-mat con le relative note esplicative.

Obiettivi del Rapporto periodicoCon la raccolta dei Rapporti periodici l’UNESCO

intende perseguire i seguenti obiettivi:• acquisire dati in merito all’applicazione della Conven-

zione in ciascuno Stato parte;• acquisire una valutazione sulla permanenza dei valori

che hanno consentito l’iscrizione dei beni nella Lista;• acquisire informazioni aggiornate sui singoli siti per

registrare il loro stato di conservazione ed eventuali cambiamenti rilevanti;

• fornire un meccanismo di cooperazione regio-nale e di scambi di esperienze ed informazioni tra gli Stati.

Modalità e tempi di attuazioneIl Comitato del Patrimonio Mondiale, alla luce

della notevole complessità dell’intera operazione a scala planetaria, ha scelto un approccio articolato nel tempo e suddiviso per macro-aree, definite “re-gioni” nel linguaggio dell’UNESCO. Le Regioni sono cinque: Stati Arabi, Africa, Asia e Pacifico, America Latina e Caraibi, Europa ed America Settentrionale. Il primo ciclo del Rapporto periodico dei siti iscritti nella Lista del Patrimonio Mondiale è quindi iniziato nel 2000 con il Rapporto degli Stati Arabi e si concluderà quest’anno con il Rapporto dell’Europa e dell’America Settentrionale. Un nuovo ciclo sarà avviato nel 2006 e si concluderà nel 2012.

Contenuti del rapportoIl Rapporto periodico si ar ticola in due se-

zioni. Nella prima vengono presentate le modalità d’attuazione della Convenzione da par te dei sin-goli Stati. Sono illustrate le disposizioni legisla-tive e tutte le azioni sviluppate per identificare, tutelare, conservare, valorizzare e gestire i beni di valore mondiale, nonché tutte le iniziative mirate alla conoscenza, formazione, sensibilizzazione e cooperazione internazionale. La Sezione II si rife-risce ai singoli siti iscritti e vi sono contenute le informazioni aggiornate sullo stato di conserva-zione dei beni, e quindi sulla permanenza del loro valore universale. Sono inoltre presentate notizie sulla gestione (si chiede anche che venga acclu-so il piano di gestione), sui rischi e sui sistemi di monitoraggio dei beni.

Per coordinare il rappor to periodico a livello nazionale, è stato richiesto ad ogni Stato di no-minare un “national focal point” per il patrimonio culturale ed un altro per il patrimonio naturale. In Italia si sono individuati i due nominativi tra

i rappresentanti del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Ministero per l’Ambiente e la Tutela del Territorio nel Gruppo di lavoro inter-ministeriale per la Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO.

Attività svolta ed attuale stato d’avanzamentoNel nostro Paese il Rappor to periodico e

tutte le attività connesse sono state presentate nel corso della I Conferenza Nazionale dei Siti italiani iscritti nella Lista del Patrimonio Mon-diale dell’UNESCO svoltasi a Noto nel maggio 2003. Da quel momento i diversi responsabili dei siti hanno iniziato ad attivarsi per dare un’adeguata risposta alle richieste dell’UNE-SCO. Per quanto riguarda la Sezione I, il lavoro di redazione è stato curato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e dal Ministero per l’Ambiente e la Tutela del Territorio in collabo-razione con l’ICOMOS Nazionale Italiano. Come previsto dal calendario, questa Sezione è stata trasmessa a Parigi nel dicembre 2004. Il Centro del Patrimonio Mondiale nel gennaio 2005 ha quindi iniziato la fase di valutazione dei format pervenuti in collaborazione con l’ICOMOS e l’IUCN internazionali. Dato l’alto numero di beni iscritti per l’’Europa, per agevolare il lavoro de-gli esper ti chiamati a svolgere il lavoro è stato deciso di suddividere la “Regione” in cinque sub-regioni: Europa Settentrionale e Baltica, Eu-ropa occidentale, Europa Mediterranea, Europa Centrale e Sud-orientale, Europa Orientale. In par ticolare, per quanto ci riguarda più da vicino, nella sub-regione del Mediterraneo sono stati inclusi i seguenti 11 paesi: Por togallo, Spagna, Andorra, Italia, San Marino, Santa Sede, Malta, Grecia, Cipro, Turchia e Israele. Con il

L ’ I N T E R V E N T O L ’ I N T E R V E N T O

IL MINISTERO PUBBLICIZZERÀ LE SOLUZIONI PIÙ INTERESSANTI

NEI PIANI DI GESTIONEMOLTI ESEMPI REPLICABILI

di MANUEL GUIDOResponsabile Ufficio Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO

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1� annoprimo•numerodue•ott/dic2005www.sitiunesco.it unesco•associazionecittàitalianepatrimoniomondiale 1�

Aquileia

coordinamento della dott.ssa Mechtild Rossler, Responsabile dell’Europa presso il Centro del Patrimonio Mondiale, sono stati costituiti piccoli gruppi di lavoro per ciascuna area. Per la nostra sub-regione, il gruppo è costituito dalla prof.ssa Katri Lisitzin dell’Università di Upsala (Svezia) e dallo scrivente. Sulla base dei rappor ti presen-tati dai singoli Stati, si è provveduto alla reda-zione di un rappor to sub-regionale per il Medi-terraneo in cui, a conclusione, sono evidenziati elementi di debolezza e punti di forza comuni ai diversi paesi esaminati. Questo documento è stato quindi inserito nel più ar ticolato rappor to sulla Sezione I dell’Europa presentato (ma non discusso) alla XXIX Sessione del Comitato del Patrimonio Mondiale svoltasi lo scorso luglio a Durban (Sud Africa).

Dopo la prima illustrazione della Conferenza di Noto, nel settembre 2003 è stato trasmesso ai rappresentanti dei siti italiani il format della Sezione II. Nei mesi successivi è seguita una serie di incontri a Roma con i referenti dei siti suddivisi per tipologie: presso il Ministero per i Beni e le Attività Culturali (monumenti isolati, grandi centri storici, centri storici medi, siti archeologici, paesaggi e siti seriali) e presso il Ministero per l’Ambiente e la Tutela del Territorio (sito naturale). Durante tali riunioni sono stati illustrati e discussi i diversi capitoli in cui si ar-ticola il format. Ulteriori incontri si sono svolti a livello dei singoli siti ed anche in occasione della II Conferenza Nazionale dei Siti italiani iscritti nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNE-SCO, svoltasi a Paestum nel maggio 2004. Al momento in cui si scrive (settembre 2005) si sta completando il lavoro di redazione curato da ciascun sito. Entro il 30 ottobre dovranno perve-

nire alla sede del Centro del Patrimonio Mondiale i format completati e quindi si avvierà la fase di valutazione dei rappor ti dei singoli siti sempre per aree sub-regionali, in analogia a quanto fatto per i rappor ti predisposti dagli Stati. Un primo incontro degli esper ti incaricati della redazione del rappor to conclusivo si svolgerà a Berlino nel prossimo mese di novembre.

Ulteriori fasi in programmaL’intero rappor to dell’Europa (Sezione I e

Sezione II) sarà presentato e discusso nella XXX Sessione del Comitato del Patrimonio Mondiale che si svolgerà a Riga (Lettonia) nel luglio 2006. In quella sede, sulla base dei dati acquisiti e delle valutazioni degli esper ti, saranno formulate specifiche raccomandazioni agli Stati par te e saranno prese decisioni sulle politiche generali per la Regione. Si tratta quindi di indicazioni che cer tamente avranno impor tanti ricadute per le future azioni da in-traprendere nei siti.

Per noi italiani, anche a causa del grande numero dei siti iscritti nella Lista, la stesura del Rappor to ha costituito un’impor tante oc-casione per la raccolta di informazioni e dati di grande interesse in materia di conoscenza, conservazione, valorizzazione e gestione del patrimonio culturale. Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali intende diffondere tale lavoro attraverso la pubblicazione delle più in-teressanti iniziative ed esperienze sviluppate in ciascun sito. Dopo il 30 ottobre si aprirà quindi una nuova fase d’incontri per organizzare le necessarie collaborazioni con i referenti dei siti in vista del perseguimento di tale ulteriore obiettivo.

L ’ I N T E R V E N T O L ’ I N T E R V E N T O

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Cinque Terre • Riomaggiore

ero. E’ quanto valgono in ter-mini turistici, secondo il mi-nistero dell’Economia, città come Siena, Urbino e Por to Venere e un’altra ventina di luoghi di analogo fascino e di assoluto rilievo del nostro paese. Nella primavera dello

scorso anno, inorridita, l’Associazione città ita-liane patrimonio mondiale Unesco, compatta ha levato la voce per contestare quel che, a logica, considera un’assurdità. Si è trattato di una pre-sa di posizione convinta, che ha visto allineati gli associati, a prescindere dagli orientamenti politici che contraddistinguono le giunte che amministrano i rispettivi territori: una protesta attorno alla quale si è registrato l’interesse della stampa nazionale, senza, però, che ciò abbia scalfito le cer tezze ministeriali.

Ha scritto, in proposito, il “Sole 24 ore” che “nel rivedere gli studi di settore per il compar to turistico-alberghiero il ministro dell’Economia ha escluso dall’elenco dei Comuni a vocazio-ne turistica buona par te dei centri italiani più noti nel mondo”. Lo stesso ar ticolo segnalava l’intenzione delle Regione Emilia-Romagna di sollevare dinnanzi alla Consulta una eccezione di costituzionalità del decreto e ripor tava la du-rissima presa di posizione di Italia nostra “che ha espresso sgomento e indignazione per un provvedimento che, per motivi probabilmente

elettorali, compie un atto di disprezzo così profondo nei confronti del nostro patrimonio ar tistico e culturale”. In pratica, secondo l’inter-pretazione suggerita da Italia nostra - spiegava l’autore del pezzo pubblicato dal Sole, Vincenzo Chierchia - il governo avrebbe ceduto alla lo-gica del baratto: dequalificazione in cambio di “controlli fiscali blandi, se non inesistenti, nelle tantissime città della fascia 1”.

Diversamente, apparirebbe oscura la ratio che ispira il decreto del ministero dell’Econo-mia e delle Finanze del 18 marzo 2004, at-traverso il quale vengono individuate le “aree territoriali omogenee delle attività turistico-alberghiere”. Secondo il decreto, firmato da Giulio Tremonti, siti iscritti nella Lista del pa-trimonio mondiale (è il caso di Matera, Siena, Ferrara, Vicenza, San Gimignano, Tivoli, Por to Venere, Caser ta, Capriate San Gervasio, Ba-rumini, Padula, Torre Annunziata, Aquileia, Andria, Palazzolo Acreide, Urbino), come pure altri luoghi di indiscutibile e riconosciuto pregio (quali, ad esempio, Pisa, Lucca, Man-tova, Parma, Todi, Orvieto, Spoleto, Anacapri) non hanno “alcuna caratteristica attrattiva nei confronti dei flussi turistici, non possedendo né par ticolari beni di interesse storico, cul-turale e ar tistico, né elementi di interesse paesaggistico-ambientale”.

Al riguardo, nel documento di Tivoli del 29 aprile 2004, l’Associazione delle città Unesco,

ha definito “sconcer-tante e inaccettabile la classificazione operata dal decreto”. Ha inoltre espresso disagio per il “danno di immagine” che ne deriva, in par ticolare supponendo che un tale ordinamento, “gra-vemente fuorviante”, possa essere assunto a riferimento da osser-vatori stranieri, magari indotti, in assenza di una conoscenza di-retta, a prestarvi fede, data l’autorevolezza della fonte.

Fra i soci è anche affiorata la preoccu-pazione che i discutibili studi di settore che stanno alla base del decreto possano essere presi a modello per “eventuali futuri ripar ti finanziari”, con il rischio di penalizzazioni per le città impropriamente classificate.

Il dibattito assembleare, e quello che ha accompagnato la pubblicazione della notizia sulla stampa, non ha ovviamente trascurato l’aspetto contraddittorio della vicenda: il be-neficio indiretto che gli operatori economici delle realtà in questione di fatto possono trarre in termini di controlli e agevolazioni, essendo paradossalmente considerati soggetti attivi in contesti scarsamente sviluppati. Ma anche in questo caso l’indicazione è stata netta: “L’as-semblea ritiene che una corretta riclassifica-

zione, rispettosa della realtà dei fatti, non debba in alcun modo costituire ragione di penalizzazione per gli operatori economici e turistici dei territori considerati, condivi-dendo la necessità di addivenire a forme di agevolazione fiscale che favoriscano la conquista di nuovi segmenti di mercato da par te del settore turistico-alberghiero”.

Il documento lanciava una proposta concreta, valida per “tutti i siti Unesco, compresi quelli (Ve-

rona, Padova, Torino e Napoli) impropriamente inclusi nella categoria 4 definita dal medesimo decreto”: la richiesta, ancora sul tappeto, è la creazione di un unico “gruppo di eccellenze”, che faccia giustizia delle peculiarità e del valore dei luoghi in esso ricompresi e che, al contempo, salvaguardi gli operatori “dal punto di vista dell’assetto tributario”.

La proposta è rimasta fino ad ora ina-scoltata. Ma sino a quando si potrà tollerare il paradosso di vedere considerati alcuni dei gioielli che tutto il mondo ci invidia come luoghi privi di alcun interesse? Vorrà il mi-nistro Tremonti, ora che ha ripreso titolarità del dicastero, porre rimedio alla precedente “svista”?

UNA SCIAGURATA CLASSIFICAZIONENEGA A MOLTE CITTÀ D’ARTE QUALSIASI INTERESSE TURISTICO

FIGLI DI UN DECRETO MINORE di SERGIO GESSI

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Stupa buddista di Bauddhanath

isteso lungo le vette più alte della catena dell’Hi-malaya, il Nepal è una terra dal fascino senza tempo, un paese dalla storia an-tica e ricca di etnie dalle sofisticate culture. Questo territorio collocato tra le

fer tili pianure dell’India e il deser tico altopiano tibetano ha una movimentata storia che gravita attorno alle tre ex città stato di Kathmandu, Patan e Bhaktapur; proprio il clima di competitività tra questi centri ha por tato nei secoli ad una fioritura ar tistica senza pari nella regione himalayana.

Il patrimonio culturale del sito è rappresen-tato da sette gruppi di edifici e monumenti che mostrano in tutto il loro splendore le conquiste ar tistiche attraverso le quali la valle è famosa in tutto il mondo. Le sette zone monumentali includono le tre piazze delle principali città, Kathmandu, Patan e Bhaktapur, i due templi bud-disti di Swayambhunath e Bauddhanath e i due complessi induisti di Pashupatinath e Changu Narayan. L’area non è solo ricca dal punto di vista architettonico o ar tistico ma è l’esempio vibrante di una cultura ar tigianale e di pratiche religiose che compongono un patrimonio intangibile tra

i più ricchi al mondo e che ancora oggi sono testimonianza dell’antico modo di vivere delle persone della valle.

Il sito UNESCO Valle di Kathmandu è stato inserito nella lista del patrimonio mondiale nel 1979 ma fin dai primi anni Ottanta lo sviluppo economico e la pressione demografica ne hanno minacciato l’integrità. L’autenticità del sito è stata danneggiata attraverso demolizioni e ricostru-zioni delle case più antiche , in par ticolare del periodo dei re delle dinastie Malla e Shah. (dal XV al XIIX secolo) delle quali rimangono solo pochissimi esemplari. Le illegali demolizioni e le relative ricostruzioni di edifici in cemento armato hanno por tato in numerosi episodi alla distruzio-ne della scena urbana e del contesto nel quale si inseriscono i principali monumenti.

A par tire dal 1993 l’UNESCO ha espresso in diverse occasioni par ticolare preoccupazione per lo stato di conservazione del patrimonio della val-le ma solo dopo dieci anni di ripetute missioni di valutazione, nel 2003 ha deciso di iscrivere il sito nella lista del patrimonio mondiale in pericolo.

In attesa di valutare la possibilità di escludere la Valle di Kathmandu dalla World Heritage List, UNESCO e ICOMOS, per tentare di salvare l’ere-dità culturale rimasta, stanno lavorando

R E P O R T A G E

CONSERVAZIONE ARCHITETTONICA NEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO

NEPAL, QUATTRO GIOIELLIIN CIMA AL MONDO

Ma incombono inquinamento e sviluppo selvaggio

di LUCA ROSSATO

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I quattro siti UNESCO del Nepal

Parco nazionale di Sagarmatha (N, criterio III) 1979.In un paesaggio di imponenti montagne, comprendente la più alta vetta del mondo, l’Everest (8.848 m), il parco

tra ghiacciai e valli profonde ospita specie rare come il leopardo delle nevi e il panda minore. La presenza degli Sherpa che hanno sviluppato qui una cultura originale aumenta l’interesse del sito.

Valle di Kathmandu (C, criteri III,IV,VI) 1979.Nel luogo d’incontro delle grandi civiltà asiatiche sette gruppi di monumenti Induisti e Buddusti e i tessuti resi-

denziale delle tre principali città della valle mostrano l’arte Nepalese al suo apogeo. Tra i 130 monumenti venerati dai due gruppi religiosi si trovano templi, santuari, giardini e luoghi di pellegrinaggio.

Parco nazionale Royal Chitwan (N, criteri II,III,IV) 1984.Ai piedi dell’Himalaya, è uno dei pochi luoghi incontaminati della regione del Terai, posta tra l’India ed il Nepal.

La flora e la fauna sono particolarmente ricche: il parco ospita una delle ultime popolazioni di rinoceronte asiatico e costituisce rifugio per rari esemplari della tigre del Bengala.

Lumbini, luogo di nascita di Bouddha (C, criteri III,VI) 1997.Siddharta Gautama, il Bouddha, è nato nel 623 A.C. all’interno del giardino di Lumbini divenuto presto meta di

pellegrinaggio e di commemorazioni. Il sito attualmente è un luogo di accoglienza per visitatori che vogliono ammirare le prime tracce del buddismo e quelle della nascita di Bouddha.

Kathmandu - Centro città

Kathmandu - corte abbandonata

alla realizzazione di un piano di gestione che tenga in considerazione le significative differenze tra le sette zone monumentali.

Le principali minacce individuate sono state l’elevato tasso di crescita della popolazione, il significativo aumento dell’inquinamento, il rapido sviluppo economico, gli stravolgenti cambiamen-ti sociali e l’inadeguatezza delle nuove costruzio-

ni ai rischi derivanti da un possibile terremoto (terribili sismi hanno distrutto le città nepalesi in secoli di storia, ultimo dei quali nel 1934).

Occorre precisare che il patrimonio in pe-ricolo non è composto dalle decine di templi e dagli altri siti religiosi, i quali anzi godono di uno stato di salute forse migliore di quello del 1979, bensì dalle migliaia di case private che sfuggono al controllo del Dipar timento di Archeologia della capitale (DoA) incapace di porre limite ad un’ero-sione che è avanzata negli anni di pari passo col progresso e lo sviluppo economico.

Uno dei principali problemi da affrontare è senza dubbio la mancanza di consapevolezza nella popolazione dell’immenso valore delle case tradizionali: finestre in legno intagliato, por te secolari lavorate dai migliori ar tigiani della valle sono solo alcune delle caratteristiche che con-tribuiscono a rendere unico questo patrimonio

storico. Pur troppo la necessità di nuovi spazi abitativi e gli stili di vita importati dall’occidente hanno por tato queste abitazioni ad essere con-siderate inadatte alle moderne esigenze. Se a questo sommiamo la totale impossibilità della pubblica amministrazione, per mancanza di fondi e capacità, di fornire supporto tecnico per il re-stauro ai proprietari otteniamo come risultato una città in mano a speculatori edilizi che attendono il progressivo deterioramento degli edifici storici per rimpiazzarli con altri moderni, di dubbio gu-sto architettonico e completamente fuori scala rispetto al contesto circostante. Sono così nati in pochi lustri autentici mostri di 7 o 8 piani in cemento armato che svettano tra le antiche case tradizionali di 2 o 3 piani ormai in netta minoran-za. In questa piccola Manhattan Nepalese non è

più possibile contemplare lo skyline cittadino, come si faceva un tempo, per scorgere le torri dell’antico palazzo reale o i templi più importanti costruiti nei luoghi più elevati della città. Conte-nitori per l’acqua, parabole televisive e insegne pubblicitarie deturpano la scena urbana e la tranquillità dei vecchi cor tili delle case a cor te è ormai irreparabilmente danneggiata da divisioni interne illegali o da nuove costruzioni affamate di prezioso spazio edificabile.

Se in città come Kathmandu Bhaktapur e Patan la situazione è critica, non va cer to meglio nelle zone monumentali buddiste di Bauddhanath e Swayambhunath, dove l’atmosfera bucolica degli anni 70 è stata ormai sostituita da un di-lagante sprawl urbano che sta intaccando anche quel patrimonio intangibile fatto di tra-

R E P O R T A G E R E P O R T A G E

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Luca Rossato è architetto e durante il con-seguimento del master in Urban and Regional Planning in Developing Countries presso lo IUAV, università di Venezia, ha collaborato per tre mesi con la sede UNESCO di Kathmandu. In Nepal ha portato a termine una missione di valutazione dello stato patrimoniale della valle coordinata dal World Heritage Centre di Parigi. Nel corso dei rilievi sono stati censiti più di 1500 edifici ed intervistate 300 famiglie residenti nelle abitazioni storiche allo scopo di capire l’entità dell’erosione del patrimo-nio e le cause che l’hanno determinata.

Kathmandu - casa a cor te

Kathmandu - Palazzo reale

dizioni e usanze che per secoli hanno scandito il passare del tempo nella vita quotidiana della popolazione.

Senza il riconoscimento della perdita di questi valori non è possibile proteggere quelli rimasti, la sostituzione del patrimonio antico con quello moderno sarà inarrestabile e probabilmente so-lamente i monumenti principali resisteranno ai colpi infer ti dal progresso e dai nuovi stili di vita.

Gli antichi edifici della valle di Kathmandu sono come spugne intrise delle tradizioni cultu-rali di un popolo che ha saputo distinguersi per le elevate capacità ar tigianali; come testimonianza dello splendente passato l’ampio patrimonio

nepalese deve costituire per le nuove genera-zioni uno stimolo a cui guardare con orgoglio e speranza per il futuro di questa nazione in un momento così delicato della propria storia.

Dal caso di Kathmandu e dei tesori sparsi all’interno della sua valle non possiamo solo trarre considerazioni negative: è ed è stato un utile insegnamento su come il patrimonio cul-turale tangibile ed intangibile, nei paesi in via di sviluppo, sia soggetto a dinamiche e fenomeni che possono sfuggire ai modelli di gestione occidentali.

Solo se l’UNESCO e gli altri attori impegnati sul campo riusciranno a interagire al meglio

con le culture locali sarà possibile proteggere siti dal valore inestimabile in questi paesi. La popolazione deve essere consapevole del valore del proprio patrimonio e soprattutto che un suo eventuale restauro è possibile e non più costoso rispetto ad una totale ricostruzione con tecniche moderne.

Occorre lavorare ad una conservazione per la fruizione degli edifici storici da par te dei cit-tadini e non ad una conservazione per la mera conservazione. La costituzione di siti museo, cristallizzati ed economicamente insostenibili, por terebbe alla perdita di questa eredità mon-diale per sempre.

R E P O R T A G E R E P O R T A G E

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Siracusa dal satellite Siracusa • San Giovanni alle Catacombe

envenuti a Siracusa, Pa-tr imonio del l ’Umanità.

Sul la r upe bianca giunsero dai due mari. Siracusa, punto di ar r i-vo, approdo al la f ine di un viaggio intrapreso altrove, supera la me-

tropol i , per potenza pol i t ica e per potenza mil i tare, per svi luppo economico e per plural i tà di ar te e cultura.

E’ l ’ iniz io di un percorso che ne fa un passaggio cruciale nel la storia ant ica e, di r imando, nel la storia del la modernità.

Siracusa scegl ie, guardata da Apol lo, la r icchezza, fondandosi su una cit tà plurale nel lo spir i to e nel la ter ra, Or t igia - Akra-dina - Neapol is - Tike - Epipol i - l ’ant ica pentapol i destinata a restare nel la memoria di Occidente come simbolo di ineguagl ia-bi le eccel lenza.

Al la pari con Atene con la quale condi-vide la ragione e la saggezza, la fecondità e i l calcolo, più celebre di Corinto, più col-ta di Alessandria, segnata dal la singolari tà del paesaggio urbano e dal la varietà del patr imonio culturale.

Oggi, a noi, moderni guardiani, i l com-pito di custodire un patr imonio archeologi-co e monumentale unico al mondo.

I l compito di accogl iere chi scegl ie Si-racusa con servizi degni di una tradizione lunga tremila anni.

L’ intera cit tà è l ’unico sito i tal iano in-seri to nel la World Heri tage List, patr imonio del l ’ umanità tutelato dal l ’Unesco.

Per recuperare una dignità antica e mo-derna, per dare a queste pietre che r iman-dano i l respiro dei secol i amore e

he l’Italia sia un paese dalle incredibili risorse ar tistiche e culturali è cosa nota a tutti, che siano ben 40 i siti Italiani iscritti nella World Heritage List dell’ UNESCO lo è forse meno, che fra

questi l’ultimo arrivato sia il sito dell’area di Siracusa e Pantalica è una novità per molti.

Il 15 Luglio scorso a Durban, Sud Africa, nel corso della 29sima sessione del Consi-glio Permanente dell’UNESCO, la città di Si-racusa e l’area delle vicine necropoli rupestri di Pantalica sono state insignite dell’ambito riconoscimento di “Patrimonio dell’Umanità”, aggiungendosi così agli oltre 800 siti presenti in tutto il mondo.

La colonia di Siracusa , sor ta sui territori in cui Pantalica si era in precedenza svilup-pata, fu il più impor tante centro della cultura greca del Mediterraneo, primeggiando su Car tagine e Atene e legando il proprio nome ad impor tanti figure dell’ar te e del pensiero dell’antichità: Pindaro, Eschilo ed Archimede.

Di speciale significato è la motivazione che ha seguito la proclamazione: “La strati-ficazione umana, culturale, architettonica ed ar tistica che caratterizza l’area di Siracusa dimostra come non ci siano esempi analoghi nella storia del Mediterraneo: dall’antichità greca al barocco, la città è un significativo

esempio di un bene di eccezionale valore universale”.

L’iscrizione di Siracusa e Pantalica alla World Heritage List è anche una conferma dell’apprezzamento del Consiglio UNESCO per la metodologia italiana nella redazione dei piani di gestione, tesa a salvaguardare gli interessi ambientali, culturali, economici e sociali della aree candidate a diventare patri-monio dell’umanità.

In questo numero vogliamo dunque pre-sentare ed omaggiare questi luoghi tanto preziosi, augurandoci che il rinomato ricono-scimento renda tutte queste aree accessibili e fruibili a chi è sempre alla ricerca di cose speciali.

“ALLA PARI CON ATENE,PIÙ CELEBRE DI CORINTO,

PIÙ COLTA DI ALESSANDRIA” di GIANBATTISTA BUFARDECI

Sindaco di Siracusa

ANCHE LA CITTÀ SICILIANA NELLA WORLD HERITAGE LIST

SIRACUSA C’È di INGRID VENEROSO

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unesco•associazionecittàitalianepatrimoniomondiale 2�

Siracusa • Teatro grecoSiracusa

cura, passione e orgogl io.E’ ancora una volta la colonia che su-

pera la metropol i e che dal la r upe bianca diffonde la sua luce e i l respiro, lungo i secol i e nei secol i a venire, passaggio cruciale del la storia ant ica e del la sto-r ia moderna, destinata a r imanere nel la memoria d’ Occidente come simbolo di ineguagl iabi le eccel lenza.

Per continuare a disegnare negl i scena-ri del mondo e nel la sf ida del la modernità, i l cielo sopra Or t igia e sopra Siracusa.

“Ogni pietra di questa profonda e composita cit tà, r imanda ogni suo nome e luogo, echi del l ’ant ica storia come i

bisbigl i dentro i l labir into del l ’Orecchio di Dionisio”.

A Siracusa, punto di ar r ivo, approdo al la f ine di un viaggio intrapreso altrove. Eletta oggi come ier i luogo ideale del Mediter raneo, segno primario di quel pa-tr imonio visibi le e invisibi le che r inasce e feconda in ter ra di Sici l ia.

Una r iconquista culturale che si pre-senta al proscenio del mondo come le antiche Siracuse onorando i sacri vincol i e i l respiro dei secol i .

Benvenuti viaggiatori .

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Il bersaglio Herity

Siena

a richiesta di qualità sale pressante da ogni setto-re della società. Ad una competitività sempre più esasperata che costringe ad un confronto con i grandi numeri dei paesi emergenti, l’Italia non può che opporre

la sua dote migliore: la qualità. Qualità di beni e servizi, di uomini e territori, di prodotti e mestieri. Il futuro del nostro Paese è racchiuso nella capacità di attingere a questa ricchezza per farne la chiave di volta di una strategia di sviluppo durevole e sostenibile.

La cer tificazione può rappresentare uno strumento molto utile ad utenti e consumatori per districarsi fra le innumerevoli proposte di qualità, non tutte e non sempre all’altezza di quanto dichiarato. Per cercare di fare chiarezza in questo delicato settore abbiamo intervistato Maurizio Quagliuolo, il coordinatore generale di Herity (unione di Heritage e Quality), l’or-ganizzazione internazionale che nel 2003 ha stipulato con la Commissione nazionale italiana per l’Unesco un accordo per la valutazione dei siti italiani iscritti nella Lista del patrimonio mondiale. La cer tificazione Herity rappresenta una proposta metodologica che può agevolare l’amministrazione del patrimonio culturale misu-

randone la capacità di gestione, ma è oppor tuno precisare, per non ingenerare equivoci, che non costituisce elemento necessario per l’iscrizione alla Lista dei siti patrimonio dell’Umanità e che la sua mancanza non inficia la permanenza nella Lista di un sito già iscritto.

L’Italia è stata scelta quale paese pi-lota per l’introduzione della Certificazione Internazionale di Qualità nella Gestione del Patrimonio Culturale, in particolare mondiale, realizzata da Herity. Di cosa si tratta?

Si tratta di uno strumento che attraverso l’utilizzo di una serie di parametri scientifica-mente accettati effettua una valutazione perio-dica dei siti culturali, fra cui quelli iscritti nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità.

Herity, in questo modo, fornisce una informa-zione globale sullo sta-to di un bene culturale e incoraggia i gestori dei beni a valorizzare e conservare ancora meglio il patrimonio di cui sono responsabili. L’applicazione pilota in Italia è un diritto-do-vere che essa esercita nei confronti del mondo intero per la concentra-zione di beni, la lunga tradizione nel settore, la qualità, appunto, delle sue esperienze. Se è vero infatti che siamo responsabili diretti di questo tesoro, è altrettanto vero che il conservarlo, migliorarlo e trasmetterlo, e aiutare gli altri a farlo, deve andare a beneficio di tutta la società, dentro e fuori delle nostre frontiere.

Dottor Quagliuolo, c’è veramente bisogno di un ennesimo certificato? Non è sufficiente il gradimento dei visitatori, e il loro conse-guente afflusso, a determinare la qualità di un sito?

L’afflusso dei visitatori è un “falso dato”. Troppo spesso un visitatore, turista o residente che sia, si reca in un sito senza preventiva informazione, seguendo l’informazione di un ente pubblico oppure su suggerimento di una guida, o di un catalogo, che normalmente indica solamente un livello di interesse del tipo “vale il viaggio”, “merita una deviazione”, “interessante”. Herity crede che sia possibile migliorare con costi contenuti l’informazione, al fine di sostenere lo sforzo di conservazio-

ne e di rispetto dei responsabili mediante il coinvolgimento del pubblico, ottenendo al tempo stesso migliori servizi al turista e nuove oppor tunità di business. Il sistema Herity, nato per il pubblico, si è rivelato un valido suppor to decisionale per ammi-nistratori, responsabili dei siti, stakeholders.

Il Patrimonio culturale conserva un retaggio del passato che aiuta a immaginare il futuro, ma soprattutto consente, con adeguati inter-venti, crescita culturale e sviluppo sociale; quest’ultimo, anche con riguardo agli aspetti occupazionali ed economici. E può essere veicolo, se non di pace, almeno di compren-sione. Tutto ciò, trattandosi di un risorsa de-licata, è possibile se riusciamo a bilanciare la conservazione del patrimonio culturale con il suo uso. Coinvolgere il pubblico nel processo significa avere una formidabile oppor tunità di successo. A sua volta il coinvolgimento del pubblico richiede accuratezza dell’informa-zione. L’accuratezza dell’informazione migliora la conoscenza dello stato di un monumento, anche da par te degli addetti ai lavori. E’ qui la differenza di Herity: nasce appositamente per il Patrimonio Culturale e raccoglie il meglio delle cer tificazioni ISO come dei sistemi di TQM o, cosiddetti, “Michelen Like”, quelli legati al gra-dimento dei visitatori, ma li supera. Infatti He-rity è multi-dimensionale, in quanto

INTERVISTA A MAURIZIO QUAGLIUOLO,COORDINATORE GENERALE DI HERITY

UN CERTIFICATO DI QUALITÀ PER I SITI UNESCO

di FAUSTO NATALI

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Napoli

analizza e descrive quattro differenti dimensio-ni di un bene culturale; multi-scopo in quanto orientato alle necessità del pubblico come dei responsabili del sito e degli altri stakeholders; multi-prospettiva, raggiungendo i suoi risultati grazie al contributo di fonti diverse: l’auto-valutazione dei responsabili, una valutazione esterna e l’opinione del pubblico.

E in cosa consiste questo “sistema He-rity”?

L’idea centrale di Herity nacque nel 1994: un po’ come le stelle per gli hotel o le forchette per i ristoranti, un sistema chiamato HGES (Herity Global Evaluation System) misura le performan-ces raggiunte nella gestione di beni culturali indicandone l’esito in maniera visiva mediante l’uso di un bersaglio.

Herity, attraverso il bersaglio, focalizza l’at-tenzione su quattro aree critiche: la rilevanza del bene, il suo stato di conservazione, l’informa-zione trasmessa e i servizi offer ti. Par tendo da quanto stabilito nella Risoluzione internazionale del 1998 (il Patrimonio culturale costituisce la memoria collettiva dell’Umanità, è una risorsa non rinnovabile e una gestione di qualità do-vrebbe essere orientata alla sua conservazione, nel contesto di uno sviluppo sostenibile) Herity definisce compatibile un intervento rispettoso del contesto nel quale si va a collocare e so-stenibile lo sviluppo possibile grazie a tale inter-vento quando diviene autonomo sostenendosi economicamente.

A chi si affida Herity per la valutazione dei siti?

Principi, criteri, sottocriteri, requisiti e indi-catori di Herity sono il risultato di nove anni di incontri di esper ti del settore culturale (archeo-

logi, architetti, storici dell’ar te, conservatori, museologi, bibliotecari, archivisti ecc.), della comunicazione, della organizzazione, del Total Quality Management, delle istituzioni, del mon-do aziendale, della legislazione e dell’economia provenienti da 15 Paesi.

E con quali risultati?Gli esiti della nostra valutazione sono: la

sintesi visiva del bersaglio, che distingue i luoghi che hanno ricevuto la cer tificazione da quelli che non l’hanno raggiunta; il rappor to, che viene fornito al richiedente; l’introduzione di un sistema di controllo che può essere agilmen-te governato dai destinatari; altre informazioni specifiche. I risultati permettono, ad esempio, ad un visitatore di scegliere di recarsi in un luogo ben conservato e comunicato anche se meno noto; fino a divenire strumento di misu-razione delle perfomances dei piani di gestione, mediante la verifica triennale; mentre gli ammi-nistratori apprezzano par ticolarmente la facilità di individuazione a colpo d’occhio delle aree nelle quali indirizzare i loro sforzi.

In che modo il visitatore può riconoscere un sito da voi certificato?

All’entrata di ogni museo, monumento, sito all’aper to, biblioteca, archivio, pubblico o privato aper to al pubblico, il simbolo HERITY, simile a un bersaglio, indica il livello raggiunto relativamente a Rilevanza, Conservazione, Co-municazione e, Servizi offer ti. Il riconoscimento Herity viene attribuito per la durata di tre anni; un sistema di controllo e rivalutazione ad ogni scadenza verifica i livelli aggiornando il giudizio. Il riconoscimento Herity può essere utilizzato anche in Internet, sul materiale a stampa e in qualunque altra attività legata alla visibilità del

beneficiario.Quali sono i beni culturali che possono es-

sere sottoposti alla certificazione di Herity?Il sistema può essere applicato a musei,

monumenti, chiese, castelli, ville, palazzi, par-chi e giardini storici, archivi, biblioteche, siti ar-cheologici e loro reti o itinerari purché aper ti al pubblico, indipendentemente dall’appar tenenza storica, geografica o giuridica del bene.

A che punto è il vostro lavoro?Nel 2002 Herity si è strutturato in un

comitato internazionale al quale afferiscono localmente le commissioni nazionali. La com-missione nazionale italiana è stata varata nel 2003, mentre nel 2004 è par tito il lavoro sul

campo, che ha già cer tificato 30 ecomusei della provincia di Torino. Dal 2005, a seguito di uno specifico accordo di cooperazione, il sistema viene applicato nei siti del Patrimonio mondia-le poiché - riferiscono le parole di Francesco Bandarin, Direttore del Centro del Patrimonio Mondiale dell’Unesco - “le analisi della qualità della gestione dei siti del Patrimonio Mondiale condotte da Herity costituiscono un impor tante contributo alla definizione e alla valutazione delle politiche di conservazione condotte a livello nazionale e locale e al miglioramento dei servizi offer ti al pubblico” al quale “il Centro del Patrimonio Mondiale è lieto di offrire il proprio sostegno”.

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Castel del Monte

d Astana, la nuova capi-tale del Kazakistan, nel cuore dell’Asia, sorgerà il Palazzo della Pace. Lo ha progettato Norman Foster e avrà la forma di una pi-ramide. L’architetto inglese utilizza nei suoi progetti

forme assolute. Ad Astana ha scelto una piramide dal sapore iniziatico. “È un luogo - spiega Foster - nel quale l’unico riferimento possibile è che mancano riferimenti e dove ogni tre anni si terrà un congresso destinato a celebrare le diversità politiche, religiose e culturali. Un emozionante mix sociale e funzionale dove dovrebbe emergere una nuova mentalità tesa alla pace”.

Un luogo non luogo, dunque. Il luogo giusto per la Pace. La Pace è senza dimora, è u-topica.

Ebbene anche Castel del Monte è un luogo non luogo. Anch’esso ha una architettura dalla forma assoluta. La Puglia, dunque, possiede un posto nel quale l’unico riferimento possibile è la mancanza di riferimenti.

Castel del Monte è una solenne ed armoniosa costruzione a pianta ottagonale con otto torri di forma analoga in corrispondenza degli spigoli. Fu fatto eri-gere dall’imperatore Federico II di Svevia nel 1240 su un colle solitario della Murgia nei pressi di Andria. Il castello fu realizzato da maestranze locali, ma anche

da scalpellini e artigiani saraceni e nordici. Castel Del Monte appare come il simbolo della potenza sveva, il diadema imperiale che si staglia contro il cielo terso e azzurro di Puglia. Vi si fondono in simbiosi perfetta elementi dello stile romanico, arabo, normanno e gotico. Su ciascuna facciata, compresa tra due torri, si aprono due finestre: una monofora a tutto sesto nel piano inferiore (tranne che in corrispondenza delle due porte, anteriore e posteriore) e una bifora a sesto acuto al piano superiore (tranne una trifora nel lato che guarda verso Andria).

Il portale, di ispirazione classica e di impostazio-ne gotica, è di breccia corallina di un bel colore rosa. Esso è fiancheggiato da due colonnine che portano alla sommità due leoni di stile romanico.

Il pianterreno consta di 8 sale trapezoidali con decorazioni varie per i capitelli delle colonne e le chiavi di volta delle crociere ogivali. Due portali, oltre quello d’ingresso, danno accesso al pianterreno; nella parte superiore si aprono sul cortile tre porte finestre di breccia corallina finemente decorate.

Al piano superiore si aprono 8 stanze corrispon-denti esattamente a quelle del pianterreno, nelle quali sono evidenti la leggerezza e la raffinatezza dello stile gotico. Le volte centrali sono sostenute da esili co-stoloni tristili riunite in un unico capitello a fogliame.

Questa la descrizione sommaria di un castello di pietra. Ma Castel del Monte da sempre esercita suggestioni tanto forti da porre molteplici

IL PRIMO E UNICO TEMPIO INNALZATOIN ONORE DEL MULTICULTURALISMO

UN NON LUOGO PER I NON NEMICIdi GIUSEPPINA MARMO

Vice Presidente Associazione Città Italiane Patrimonio Mondiale Unesco

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Venezia

Lipari • Faraglioni

interrogativi. La perfezione architettonica, infatti, serba il

segreto della sua funzione e del suo significato. Tempio laico innalzato dalla lungimirante visione di Federico II di Svevia, imperatore del sacro Romano Impero, in ossequio al multiculturalismo e alla paci-fica convivenza tra i popoli, ha suscitato e continua a suscitare l’interesse e la curiosità degli studiosi. Le teorie sulle motivazioni che spinsero l’imperatore a far erigere una così singolare costruzione sono tante ed alcune, invero, affascinanti. C’è chi parla semplicemente di residenza di svago e di caccia; altri ipotizzano una sorta di laboratorio astronomico nel quale si riunivano i matematici e gli astronomi della corte di Federico per indagare sulle leggi del firmamento; altri ancora di luogo dove venivano con-sumati riti esoterici ed iniziatici; e poi c’è chi lo indica come sito strategico, con funzione di collegamento, nel sistema difensivo svevo; chi lo pone in relazione con le piramidi di Egitto e la Cattedrale di Chartres; chi lo considera di pertinenza esclusiva dei Templari; chi ritiene che abbia custodito e custodisca ancora il Santo Graal. Qualcuno ha addirittura azzardato che il castello sorge su una più antica residenza patrizia romana di cui ricalcherebbe le forme.

Davvero originale l’idea, avanzata dal prof. Mi-chele Palumbo, che il castello sia un labirinto catarti-co: “Castel del Monte, che nel proprio percorso offre l’occasione di “dimenticare” una stanza, propone il labirinto di quarto tipo (gli altri tre sono l’unicorsale, il ciclomatico, l’arborescente), quello della dimenti-canza. Diceva Jorge Luis Borges che dimenticare è l’unica vendetta, è l’unico perdono. Castel del Monte è, allora il castello della vendetta e del perdono di ogni uomo: vendetta contro la perfezione, perché, sebbene la cerchiamo, essa non si lascia trovare; ma anche richiesta di perdono per l’audacia di aver

cercato la perfezione. Castel del Monte, castello del dimenticare: le pietre e i sogni, per una volta, forse raccontano la stessa storia”.

Al di là di tutte le congetture, non v’è dubbio, però, che esso abbia un forte valore simbolico. Appare da lontano con il suo caldo colore biondo e il rosa prezioso della breccia corallina, come il diade-ma imperiale emblema di potere e di dominio, severo e perenne nella sua imponenza materia.

Ma il maniero federiciano continua ad evolvere nella sua funzione. A me piace proporlo, oggi, sulla scia stimolante di Foster, come castello della Pace per tutti i Popoli.

Castel del Monte, infatti, può essere a buon diritto definito come il primo, e tuttora unico, tempio innalzato in onore del multiculturalismo. Se la sua localizazzione e la sua architettura sono il risultato d’una ver tiginosa e ancora oggi non esaustivamente esplorata sommatoria sinergica del patrimonio sapienziale ebraico, cristiano e islamico, la sua finalizzazione non può non ricomprendere l’ipotesi di “laboratorio del pen-siero”, nel cui perimetro alimentare il confronto tra culture differenti in funzione della congiunta

edificazione di un mondo migliore.Jacques Le Goff ha scritto che l’Europa “ha sa-

puto distinguere tra una povertà volontaria, che è una virtù, e una povertà imposta, che è una disgrazia”, traendo una constatazione che tanto più vale per lo scacchiere mediterraneo; “è necessario ritrovare l’equilibrio, che non può realizzarsi se non con l’eliminazione delle disuguaglianze, delle ingiustizie e prima di tutto della povertà”.

Di qui nasce la mia proposta di far diventare Castel del Monte luogo della Pace per tutti i Popoli.

La mia idea è quella di eleggere Castel del Monte luogo permanente per la Pace. Il concetto è quello di esplorare le analogie e le interrelazioni tra i Popoli del Mediterraneo nonché le suggestioni artistiche e storiche dell’intreccio culturale fiorito e costantemente in atto per poi esportarlo su un piano più universale.

Concludo con un aforisma di Roberto Tagliaferri. Egli dice: “Pace, paradosso e scandalo tra ciò che vorremmo e ciò che ci fa paura perché appartiene a tutti, anche ai nostri nemici”.

L’auspicio è quello che Castel del Monte diventi il non luogo per i non nemici.

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Siena • Il Palio

Opera dei pupi siciliani

dal 1972, quando fu istituita la “Lista del Patrimonio Mondia-le” UNESCO, che si riflette sul concetto di “Valore Universa-le”, di un bene storico artistico o ambientale, senza trovare, per fortuna (visto che questo significherebbe la fine stessa

del concetto di cultura, che si fonda sul dubbio), un’idea prevalente sul tema.

Se è difficile individuare e definire un bene materiale “Patrimonio dell’Umanità” ancora più complesso è dare una definizione di “Patrimonio Immateriale”, che non si tocca con le mani ma si vede nella “tradizione vivente di ogni giorno” e, soprattutto, si sente nel proprio animo.

La Convenzione dell’UNESCO, per la Salvaguar-dia del Patrimonio Immateriale, approvata il 17 ot-tobre 2003, e che attende ancora la ratifica di molti Stati, tra cui l’Italia, all’Articolo 13 “incoraggia i Pae-si del Mondo ad adottare appropriate misure legali, tecniche, amministrative e finanziarie affinché si istituiscano dei Dipartimenti per la documentazione del loro Patrimonio Culturale Immateriale e affinché quest’ultimo venga reso più accessibile”. Inoltre viene raccomandato di istituire “archivi e sistemi di

documentazione” nonché azioni tese a “identificare e rivitalizzare il Patrimonio Immateriale”.

Nella sostanza sono due le raccomandazioni principali: “identificare e catalogare” e, quindi, “rivi-talizzare”. Ma cosa catalogare e rivitalizzare nonché proporre nella nuova “Lista del Patrimonio Immate-riale” per la quale il Ministero per i Beni e le Attività Culturali sta raccogliendo le prime candidature ?

La risposta è molto complessa. Per il momento l’unico punto riferimento è, oltre alla Convenzione del 2003 e la Lista attuale che parla di “riti, cele-brazioni ed espressioni artistiche”, l’inserimento de “l’Opera dei Pupi, di Mimmo Cuticchio in Sicilia” (unico bene immateriale riconosciuto, per l’Italia, nell’anno 2001) tra i pochi “Beni Immateriali” di-chiarati dall’UNESCO “Patrimonio Mondiale”.

Certamente le candidature molto particolari, “autentiche” e legate strettamente alla tradizione locale potrebbero avere le maggiori possibilità di inserimento, ma oltre a questo bisognerà verificare che ci sia ancora una “tradizione vivente” diffusa che, con specifiche azioni, si possano ancora “con-servare” e, con adeguate garanzie, trasmettere alle generazioni future.

Il tema è molto interessante, anche sul piano delle ricadute turistiche. Infatti secondo l’Organiz-

zazione Mondiale del Turismo (OMT), il turismo culturale e ambientale sarà sempre più attratto da “prodotti veri e poco costruiti” e quindi, nella so-stanza, oltre che visitare beni culturali o ambientali l’ospite chiederà di vivere, sempre più, “atmosfe-re”, “sensazioni” ed “esperienze” legate, appunto, ai valori immateriali (come assistere ad una festa storica, vivere una tradizione, vedere come si pro-duce un prodotto tipico, essere coinvolti in un rito tradizione, ecc.).

L’Associazione delle “Città Italiane Patrimonio Mondiale UNESCO” verificherà l’opportunità di dedicare qualche attenzione a questo importante tema, magari proponendo l’organizzazione di una “Seminario Nazionale sul Patrimonio Immateriale

Italiano”, in modo da approfondire e discutere l’argomento.

Nel frattempo muniti di carta, penna e macchi-na fotografica tradizionale (la multimedialità viene sempre, e soltanto, dopo le idee e la tradizione) co-minciamo a prendere nota dell’Immateriale, prima che svanisca nel nulla insieme a chi lo conservava, dentro il proprio animo, come “tradizione orale” o “espressione artistica”.

FAR PROGREDIRE LA TUTELA DEI BENI CULTURALIOLTRE LA SALVAGUARDIA DELLE PIETRE ANTICHE

COSTRUIAMO LA LISTADEL PATRIMONIO IMMATERIALE

di CLAUDIO RICCIVice Presidente Associazione Città Italiane Patrimonio Mondiale Unesco

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Il leone di Tell-Harmal

Giovanni Curatola

er documentare e raccon-tare l’attività svolta dagli esper ti italiani in Iraq e, in par ticolare, a Baghdad fra il dicembre 2003 e il giugno 2004, Giovanni Curatola, do-cente di Archeologia e Storia

dell’Ar te Musulmana, ha ideato e organizzato una mostra fotografica che presenta gli interventi nei settori dell’archeologia e nel recupero del Museo Nazionale dell’Iraq, la più importante istituzione locale. Le immagini di questa rassegna, oltre 350, sono la testimonianza di un lavoro prezioso, di un lavoro di squadra, che ha visto diversi pro-fessionisti della tutela operare sul suolo iracheno nel tentativo di salvaguardare i suoi beni cultu-rali ponendoli al riparo dai danneggiamenti della guerra con azioni mirate e interventi specifici.

Il professor Curatola è par te in causa. Egli appar tiene proprio a quel gruppo di specialisti inviati a Baghdad dal nostro Ministero degli Affari Esteri per occuparsi dei problemi riguardanti la cultura dell’Iraq postbellico. Insegnante all’Uni-versità di Udine, nel corso di laurea in Conser-vazione dei beni culturali, conduce da diversi anni una intensa attività di studio e di ricerca in numerosi paesi del Vicino e Medio Oriente, del Caucaso e dell’Asia Centrale (Turchia, Iran, Gior-dania, Siria, Egitto, Yemen, Tunisia, Libia, Russia, Cina, etc.) con approfondimenti sui vari aspetti delle ar ti orientali. Per il suo elevato grado di specializzazione, unico islamista nella missione italiana, Giovanni Curatola si è dedicato in manie-ra par ticolare alle testimonianze dell’ar te e del-l’architettura islamica mettendo la propria com-petenza al servizio di un paese dall’incomparabile ricchezza storica pur troppo in serio pericolo. La

sua presenza in Iraq coincide con l’ampliamento del progetto di censimento dei siti archeologici e di addestramento delle guardie archeologiche al di fuori della provincia di Dhi-Qar [cfr. Siti n° 1] e, in par ticolare, alla rimessa in funzione del Museo Nazionale Iracheno di Baghdad con l’allestimento del laboratorio di restauro e la formazione di personale specializzato, in stretta collaborazione con l’ambasciatore Mario Bondioli Osio e il mini-stro della cultura iracheno, Moufid Al-Jazairi.

La mia missione irachena - afferma Giovanni Curatola - ha preso inizio nel dicembre 2003 e si è protratta per sei mesi, fino al 28 giugno del 2004. Il referente per me è sempre stato Mario Bondioli Osio, sostituto di Pietro Cordone dagli

inizi di ottobre 2003. Entrambi diplomatici di carriera con importanti esperienze di gestione in ambasciate d’Oriente, a loro era stata affidata la conduzione del Ministero della Cultura dell’Iraq nell’ambito dell’amministrazione provvisoria (CPA). Una grande responsa- bilità da sostenere in una situazione post be l l i ca . L’aver conferito all’Italia la gestio-ne e la difesa del patrimonio cultu-rale iracheno, è da collegare senz’altro con la grande esperienza maturata dal nostro paese nella tutela dei beni culturali, sia nel settore degli studi storici, ar tistici ed archeolo-gici che nel campo della ricerca e del restauro, senza tralasciare l’attività di contrasto e repressione, por tata avanti dalle forze dell’ordine specializzate. Ma ciò è da riferire anche all’antico rappor to di collaborazione tra gli archeologi ira-cheni e quelli italiani, in par ticolare attraverso il CRAST - Centro Ricerche Archeologiche e Scavi di Torino.

Una figura di riferimento determinante per una collaborazione concreta e proficua con noi italiani è stato il ministro della cultura dell’Iraq Moufid Al-Jazairi. Membro del par tito comuni-sta iracheno, uomo illuminato e aper to, è un intellettuale laico dotato di grande fascino e capacità. Va detto che i comunisti in Iraq hanno

avuto nel passato un ruolo di rilievo e i loro uo-mini migliori, laici appunto, ricordano da vicino il nostro “Par tito d’Azione” del dopoguerra.

Oltre al ministro - prosegue il professor Curatola - vorrei ricordare Abdul Aziz Hamid, direttore generale dello SBAH (State Board of Antiquities and Heritage), Donny George, di-rettore del Museo Nazionale dell’Iraq e Burhan Shakir, direttore generale degli scavi archeologi-ci dello SBAH. Prezioso è stato il rappor to con

Butheyna M. Abdul Hossein, direttrice del laboratorio di restauro. Durante la mia

permanenza ho avuto modo di fare due incontri davvero signifi-

cativi con Ismail Hjiara e con Lamia Al-Ghailani,

grandi studiosi e ar-cheologi iracheni di nascita ma, rispetti-vamente, di passa-

por to americano e britannico. Per citare altri

colleghi archeologi posso fare i nomi di

Zeynab Bahrani della Columbia University di New York (incontrata tra maggio e giugno) e, soprattutto, di John Russell del Massachussets College of Ar ts di Boston. Fra gli italiani sono da ricordare l’architetto Alessandro Mrakic, per il CRAST di Torino l’architetto Rober to Parapetti e Paolo Battino, il personale dell’ICR (Istituto Centrale del Restauro), il maggiore dell’Arma dei Carabinieri Michele Facciorusso e, in qua-lità di coordinatore, Giuseppe Proietti, direttore generale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.

D O S S I E R D O S S I E R

ATTIVITÀ ITALIANEA SALVAGUARDIA DEL PATRIMONIO

ARCHEOLOGICO E ARTISTICO/2

IRAQ, LAVORIIN CORSO

di CLAUDIA SONEGO

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Gli stucchi di Samarra

Durante la mia presenza in Iraq, mi sono occupato un po’ di tutto. La situazione, un’emer-genza da pronto soccorso, lo richiedeva, indipen-dentemente dalle mie competenze.

Gli interventi più specifici hanno riguardato, in ogni caso, le ricognizioni sui monumenti islamici di Baghdad e del territorio, per verificarne lo stato di conservazione e gli eventuali danneggiamenti dovuti al conflitto e, quindi, valutare i possibili in-terventi di carattere conservativo. Nella lista delle urgenze per le quali era necessario il reperimento di immediati e cospicui finanziamenti, sono stati inseriti i complessi monumentali di Ctesifonte sulle rive del Tigri [antico capoluogo del regno dei Sassanidi, conserva le rovine del palazzo di Cosroe I (531-579 d.C.), con la sorprendente vol-ta a botte (alta ca. 37 m. e larga 25) a copertura di una grandiosa sala del trono]; Al-Kifl sulla riva del fiume Eufrate [antica meta di pellegrinaggi alla tomba del profeta Ezechiele, luogo santo per ebrei e musulmani, conserva un minareto e una moschea]; il minareto Al-Hadba di Mossul, a nord dell’Iraq [è il famoso minareto della grande moschea di Nur ad-Din, costruita sul luogo di una precedente chiesa cristiana dedicata a S. Paolo, equivalente iracheno della torre di Pisa] e la cit-tadella di Kirkuk, sempre nell’Iraq settentrionale. A tutti questi va aggiunto il sito di Babilonia che, però, rappresenta un caso a parte: il comando statunitense, nell’aprile 2003, vi aveva insediato una base militare, in cui, cinque mesi dopo, si era stabilito anche un contingente dell’esercito polac-co. In tutto circa duemila uomini. Per Babilonia è stato chiesto ripetutamente lo smantellamento della base e, d’accordo con gli iracheni, la costi-tuzione di un comitato scientifico internazionale per la valutazione dei danni infer ti.

A Baghdad ho avviato un progetto di schedatura informatizzata delle foto d’archivio conservate presso il Museo Nazionale, che do-cumentano le passate campagne archeologiche in Iraq e i principali monumenti storici del paese, prezioso reper torio iconografico di foto d’epoca da mettere assolutamente al riparo da eventuali perdite o rovine.

Al museo, gravemente danneggiato durante il saccheggio dell’aprile del 2003, sollecitati dall’urgenza del caso, è stata dedicata una par-ticolare attenzione. Da un lato si è proceduto alla riattivazione del laboratorio di restauro, con inter-venti di tipo strutturale (ripristino degli ambienti e installazione di impianti idrici, elettrici, di condizio-namento, ecc.), cui sono seguite forniture di ma-teriali d’arredo e d’uso, preliminari alla messa in funzione di una struttura operativa moderna per il trattamento dei reperti in ceramica, pietra, avorio, legno, metallo. Quindi, ha preso avvio la formazio-ne del personale - in tutto quindici tecnici iracheni - grazie anche alla presenza in loco di specialisti dell’ICR e della Soprintendenza di Torino.

Si è lavorato sodo per consentire la parziale riaper tura di tre sezioni: la sala Assira, la sala di Hatra e le sale islamiche, limitatamente a reper ti non aspor tabili, dove sono ospitate notevoli opere d’ar te, alcune delle quali davvero uniche nel panorama ampio e complesso dell’ar te musulmana.

A questo punto vorrei riferire sul progetto di addestramento del corpo di guardie archeologi-che FPS (Facility Protection System), nato dal-l’esigenza di proteggere i siti archeologici con attività di pattugliamento e ricognizione. Questo gruppo speciale, in grado di dare l’allarme alla polizia locale nel caso di saccheggio

D O S S I E R

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Restauratori al lavoro

padre Pasquale Magro

e scavo clandestino, che somiglia nella tipologia alle nostre guardie giurate, ha preso origine dalla provincia di Dhi-Qar. Lì, in par ticolare, i Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale hanno com-piuto notevoli sforzi e una mole di lavoro enorme per proteggere una delle regioni più ricche di testimonianze archeologiche della Me-sopotamia, distinguendosi davvero per l’operato straordinario. Mettendo a disposizione la loro esperienza, insieme al ministro Bondioli Osio, che ha creduto for temente in questo progetto, essi hanno provveduto a istruire e formare le guardie irachene per le quali sono stati richiesti mezzi logistici e specifiche attrezzature (pick up a quattro ruote motrici, mezzi radio e ricetra-smittenti con centrali di ascolto nelle stazioni di polizia, armi leggere e pesanti).

L’impegno della missione italiana in Iraq è proseguito fino alla fine di giugno 2004, poi, in vista del cambio di governo, le condizioni di sicurezza sono diventate proibitive e abbiamo lasciato il Paese. Ma non abbiamo interrotto il legame che ci unisce a quella terra. Per proseguire il programma di addestramento delle guardie archeologiche e dei restauratori iracheni, infatti, ci siamo trasferiti ad Amman, in Giordania.

In conclusione - afferma Giovanni Curatola - posso dire che i rappor ti con gli iracheni sono sempre stati molto buoni. Le ragioni che hanno

determinato consenso ed apprezzamento verso di noi sono da individuare, senz’altro, nella nostra disponibi-lità a comprendere e condividere in maniera solidale una situazione drammatica. L’inter-vento culturale italiano in Iraq, si è rivelato prezioso ed impor tan-

te grazie alla professionalità e competenza del personale specializzato nella protezione e nella valorizzazione del patrimonio storico, ar tistico e archeologico. Va detto che, a differenza degli americani, che nella vicenda hanno avuto un ruolo diverso, ed anche modalità operative differenti, noi abbiamo avuto un contatto più diretto. Siamo stati in grado di avviare e gestire buoni rappor ti interpersonali, basati sulla stima reciproca, mostrando il rispetto e la pazienza che sono necessari in determinate situazioni, senza manifestare quei pericolosi atteggiamenti di arroganza che nuocciono alle relazioni.

La nostra appar tenenza al mondo occiden-tale, spesso diffidente nei confronti dell’Oriente ed in generale convinto della propria superiorità sul mondo arabo, non ci impedisce di rappre-sentare qualcosa di diverso, per tante piccole e grandi affinità culturali che ci avvicinano al popolo iracheno. Lo dimostra il fatto che al Ministero della cultura gli iracheni chiedevano di incontrare me, italiano, “e non gli americani”, benché il collega americano presente sul posto per gli stessi nostri motivi fosse una persona di primissimo livello.

l Beato Padre ammaestra-va i frati a cercare nei libri non il valore materiale, ma la testimonianza del Signore, non la bellezza, ma il profitto spirituale. E volle che di libri ne tenes-sero pochi e in comune, a

disposizione dei fratelli che ne avessero bisogno” (II Celano. 62).

Soltanto ad uno sguar-do poco attento e poco generoso nella ricerca, può apparire incompleto il con-tributo che San Francesco di Assisi seppe dare, con la predicazione, alla crea-zione di una cultura dedita allo studio ed alla passione per i libri, all’interno del-l’Ordine Francescano.

Le parole di Francesco riportate nella Vita Secun-da di Tommaso da Celano legittimano, de facto, la fondazione dell’Archivio e

della Biblioteca del Sacro Convento, patrimonio inestimabile a disposizione di tutti che, attraverso “Siti” e l’intervista al geloso custode di questa straordinaria ricchezza, vogliamo far conoscere ad un pubblico più ampio e selezionato.

La storia documentata dell’Ordine Francesca-no, uno dei fattori fondanti della civiltà letteraria ed artistica occidentale, ha il suo incipit con le prime tre lettere indirizzate a Francesco da Onorio III, tra

il 1220 e il 1223.

Padre Pasquale, ci par-li della Biblioteca del Sacro Convento, conosciuta an-che come Centro di Docu-mentazione Francescana e del suo valore aldilà della Basilica di San Francesco che la contiene.

La Biblioteca del Sacro Convento risale nel suo primo nucleo al 1230, con la prima comunità religiosa insediata nel primitivo conventino. Nel 1980 ha riaccolto, dopo

D O S S I E R

“ASSISI, UN LUOGO PRESCELTO ALLA CRESCITA DELL’UMANITÀ”

CODICI E ANTICHI VOLUMI RACCONTANO

IL CAMMINO DEL MONDOParla padre Pasquale Magro direttore della biblioteca e del fondo antico del Sacro Convento

di FRANCESCO RASPA

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Sacro convento di Assisi: il salone Sisto IV

120 anni di esilio il Fondo Antico che era passato, prima con la dispersione dovuta alla soppressione napoleonica e successivamente con l’alienazione dei beni ecclesiastici in seguito al decreto Pepoli del 1860, in mano all’Amministrazione Statale.

L’immenso patrimonio bibliografico di cui è fornita, si contano circa 112.000 pezzi, ma soprattutto la ricchezza di codici e volumi antichi così numerosi e di tanto prestigio per rarità e autorità, la erigono ad una delle biblioteche più importanti in Umbria per la ricerca teologica, oltreché storica.

Il Fondo Antico, eredità culturale e spirituale dell’Ordine Francescano…

Il Fondo Antico è composto da circa 24600 pezzi di cui 709 manoscritti, 358 incunaboli, 3400

edizioni risalenti al secolo XVI (cinquecentine), 2930 documenti dell’archivio storico-ammini-strativo, 5000 documenti rappresentanti il fondo musicale.

Una vera “reliquia” bibliografica è il codice 585, noto come il Palinsesto di Assisi.

Relativamente a San Francesco e al Suo Ordi-ne è da ricordare il codice 338 che racchiude gli scritti di San Francesco, il Cantico delle Creature, il Coeremoniale antiquum fratrum Minorum, la Vita Francisci versificata, la Vita Sanctae Clarae.

Ma il Fondo non è soltanto San Francesco, vi sono custoditi quasi tutti i maestri sentenziari, circa cento testi biblici, agiografici, liturgici e giuridici, oltre ai classici latini opportunamente analizzati e commentati.

Notevole il “Liber” di Angela da Foligno (ms. 342), un classico della mistica cristiana.

Il fondo musicale e l’archivio storico am-ministrativo, molto ricchi e corposi, rivestono particolare importanza sia per il volume dei testi, sia perché unitamente alla storia dell’arte e alla medievalistica rappresentano i settori più frequen-tati dagli studiosi.

Il fondo musicale accoglie un celebre ma-noscritto…

Si, ospita gli autografi di Antonio Vivaldi, ma anche di Giovanni Battista Martini, il maestro di W. A. Mozart.

Inoltre una rara collezione di direttori di orche-stra, quali, tra gli altri, Giuseppe Verdi, Gioacchino Rossini, Victor De Sabata.

La biblioteca rende onore al Patrimonio artistico del mondo. Quale il suo contributo alla diffusione di una cultura viva nella storia dell’arte?

Con la donazione di Nolfo di Carpegna la bi-blioteca possiede un patrimonio librario di storia dell’arte che la rende meta privilegiata di studiosi e storici dell’arte provenienti da tutto il mondo.

Quindi una cittadella dello studio e della sapienza nel cuore della Basilica di San Fran-cesco

Per concludere un patrimonio piuttosto nasco-sto, molto citato ed esportato nelle mostre nazio-nali e internazionali, che testimonia la vocazione di Assisi ad essere luogo prescelto alla crescita dell’umanità.

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Venezia • Isola di San Lazzaro degli Armeni

ttenere l’iscrizione nella lista del patrimonio culturale mondiale dell’Unesco è un risultato di gran-de prestigio. Ma per raggiungere questo obiettivo e potersi fregiare di questo titolo, quali sono i criteri che un monumento, un inse-diamento o un sito aventi valore

storico, estetico, archeologico, scientifico, etnologico o antropologico devono soddisfare? I criteri, periodi-camente revisionati, sono codificati negli “Orientamenti per la messa in opera della Convenzione del patrimonio mondiale” che sono, con il testo stesso della Con-venzione, il principale strumento di lavoro per ciò che riguarda il patrimonio mondiale. Fino alla fine dello scor-so anno i siti erano selezionati sulla base di sei criteri culturali e di quattro criteri naturali. Con l’adozione della più recente versione rivista degli Orientamenti, non ci si basa più su questa divisione ma esiste un solo insieme unico di dieci parametri di riferimento.

L’Italia, detiene a tutt’oggi il primato nella lista con 40 siti (seguita al secondo e terzo posto da Spagna e Francia) che rappresentano il 6% del patrimonio cultu-rale mondiale, con valori oltre cinque volte superiori alla media europea e otto volte maggiori rispetto a quella di tutto il globo, a testimonianza ulteriore del rilievo quali-tativo e quantitativo del patrimonio culturale nazionale. Ma il nostro Paese è anche ai vertici nella classifica dei criteri in base ai quali viene decisa e motivata l’iscrizione

dei siti alla lista. Infatti, ciascun sito, può essere ricono-sciuto come patrimonio culturale dell’umanità con mo-tivazioni legate a più di uno dei criteri. Nei siti patrimonio Unesco dell’Italia, selezionati nel periodo in cui vigeva il doppio regime di criteri (culturale e naturale), sono 39 le segnalazioni per criteri culturali mentre in un solo caso (le Isole Eolie) si è soddisfatto il primo criterio naturale relativo ad “un’area di particolare bellezza naturale”, corrisponsente all’attuale criterio sette.

Facendo un excursus per l’Italia per analizzare le motivazioni che i vari siti italiani hanno soddisfatto per entrare nella lista Unesco, emerge come l’unica “location” italiana che esaudisce tutti e sei i criteri, è il celebrato scenario di Venezia e della sua laguna. Nel ristretto novero delle località con “cinque stellette al merito” ci sono poi Ferrara (città del Rinascimento e il Delta del Po), la basilica di San Francesco ad Assisi con gli altri siti francescani della zona, il centro storico di Roma con le proprietà della Santa sede che godono di diritti extraterritoriali nella città e San Paolo fuori le mura, il centro storico di Firenze e infine villa d’Este a Tivoli. Sono poi numerosi i siti che soddisfano quattro criteri.

Entrando nel dettaglio delle motivazioni, si vede come il criterio maggiormente soddisfatto sia il quattro (32 siti su 40) che conferma ancora una volta come l’Italia sia davvero un ensemble di “esempi rilevanti di un tipo di costruzione, di un insediamento architettonico, tecnologico e paesaggistico”. La seconda motivazione più frequente per i siti italiani è quella corrispondente al

secondo criterio (rilievo storico), presente in ben 27 casi. Una quota leggermente superiore alla metà dei siti italiani soddisfa i criteri uno (23) e tre (25) mentre è decisamente più basso il numero di siti, rispettivamente 10 e 11, inseriti nella lista Unesco perché associati ai criteri cinque e sei. Anche se c’è da sottolineare che a proposito di questi ultimi due criteri, l’Italia assume una posizione di rilievo a livello internazionale: all’incirca un

quarto dei siti europei individuati dall’Unesco come esempio rilevante d’insediamento umano (criterio cinque).

Paese che si conferma quindi, nelle sue mille sfaccettature, patria dell’arte, paradiso naturale, capi-tale mondiale della cultura e museo diffuso che ogni anno catalizza l’attenzione di milioni di turisti da tutto il mondo.

UN EXCURSUS SUI REQUISITI PER L’AMMISSIONE ALLA WHL

DIECI CRITERIPER QUARANTA MERAVIGLIE di ANDREA TEBALDI

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Agrigento

I CRITERI

Ecco l’elenco completo dei vari criteri, almeno uno dei quali deve essere soddisfatto, per potere accedere alla lista dei siti patrimonio dell’umanità dell’Unesco.

1) Rappresentare un capolavoro del genio creativo umano;2) Costituire una testimonianza considerevole, in un periodo dato o in una determinata area culturale, dello sviluppo dell’architettura

o delle tecniche delle arti monumentali, urbanistiche o paesaggistiche;3) Apportare una testimonianza unica o quantomeno eccezionale, della tradizione culturale di una civiltà vivente o scomparsa; 4) Offrire un esempio rilevante di un tipo di costruzione di un insediamento architettonico, tecnologico o paesaggistico illustrante uno

o più periodi significativi della storia umana; 5) Costituire un esempio rilevante di insediamento umano o di occupazione del territorio, rappresentativi di una cultura, soprattutto se

minacciata da cambiamenti irreversibili; 6) Essere associato ad avvenimenti o tradizioni viventi, idee, credenze o opere artistiche o letterarie; 7) Rappresentare dei fenomeni naturali o aree di una bellezza naturale e di un’importanza estetica eccezionali; 8) Costituire uno degli esempi eminentemente rappresentativi delle grandi epoche della storia della terra comprese le testimonianze

di vita, i processi geologici nel corso dello sviluppo delle forme terrestri o elementi naturali un grande significato;9) Essere un esempio di assoluto rilievo di processi ecologici e biologici, nell’evoluzione e nello sviluppo dell’ecosistema di piante,

animali terrestri, acquatici, costieri e marini;10) Contenere gli habitat naturali più rappresentativi e più importanti per la conservazione nel luogo della diversità biologica, compresi

quelli in cui sopravvivono specie minacciate aventi un valore universale eccezionale dal punto di vista della scienza e della conser-vazione.

Provincia Sito Inserimento Criteri

1 Agrigento Area archeologica Agrigento 1997 1-2-3-42 Bari Castel del Monte 1996 1-2-33 Bari Trulli di Alberobello 1996 3-4-54 Bergamo Insediamento industriale di Crespi d’Adda 1995 4-55 Brescia Arte rupestre della Val Camonica 1979 3-66 Cagliari Villaggio nuragico di Barumini 1997 1-3-4

7 CasertaReggia di Caserta, il parco, l’acquedotto del Vanvitelli e il complesso di San Leucio

1997 1-2-3-4

8 Enna Piazza Armerina, La villa Romana del Casale 1997 1-2-39 Ferrara Ferrara, città del Rinascimento e il Delta del Po 1995-1999 2-3-4-5-610 Firenze Il centro storico di Firenze 1982 1-2-3-4-611 La Spezia Portovenere, le cinque terre e le isole (Palmaria, Tino e Tinetto) 1997 2-4-512 Matera I sassi di Matera 1993 3-4-513 Messina Isole Eolie 2000 7

14 MilanoLa chiesa e il convento domenicano di Santa Maria delle Grazie con il cenacolo di Leonardo da Vinci

1980 1-2

15 Modena La cattedrale, la Torre civica e piazza Grande 1997 1-2-3-416 Napoli Il centro storico di Napoli 1995 2-417 Napoli Le aree archeologiche di Pompei, Ercolano e Torre Annunziata 1997 3-4-518 Padova L’orto botanico di Padova 1997 2-319 Perugia Assisi, la basilica di San Francesco e altri siti francescani 2000 1-2-3-4-6

20Piemonte e Lombardia

Sacri monti del Piemonte e della Lombardia 2003 2-4

21 Pisa Piazza del duomo 1987 1-2-4-622 Ravenna I monumenti paleocristiani e bizantini di Ravenna 1996 1-2-3-4

23 RomaIl centro storico di Roma, le proprietà della Santa sede che godono di diritti extraterritoriali nella città e San Paolo fuori le mura

1980-1990 1-2-3-4-6

24 Roma Villa Adriana a Tivoli 1999 1-2-325 Roma Villa d’Este a Tivoli 2001 1-2-3-4-6

26 Roma-Viterbo Necropoli di Cerveteri e Tarquinia 2004 1-3-4

27 Salerno La costiera amalfitana 1997 2-4-5

28 SalernoIl parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano con i siti archeologici di Paestum e Velia e la certosa di Padula

1998 3-4

29 Siena Il centro storico di San Gimignano 1990 1-3-430 Siena Il centro storico di Siena 1995 1-3-431 Siena Il centro storico di Pienza 1996 1-2-432 Siena Val d’Orcia 2004 4-633 Siracusa Le città barocche della Val di Noto 2002 1-2-4-534 Siracusa Siracusa e le necropoli rupestri di Pantalica 2005 2-3-4-635 Torino Le residenze di casa Savoia 1997 1-2-4-536 Udine L’area archeologica e la basilica patriarcale di Aquileia 1998 3-4-637 Urbino Il centro storico di Urbino 1998 2-438 Venezia Venezia e la sua Laguna 1987 1-2-3-4-5-639 Verona La città di Verona 2000 2-440 Vicenza La città di Vicenza e le ville di Palladio nel Veneto 1994-1996 1-2

N.B. ad eccezione delle Isole Eolie tutti gli altri siti soddisfano i criteri culturali

TUTTI I CRITERI DEI SITI ITALIANI (in ordine alfabetico)

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L’intero centro storico di Urbino è stato dichiarato dall’Une-sco “Patrimonio

dell’Umanità” nel dicembre 1998. Da quel momento l’Amministrazione locale ha cercato di valorizzare l’importante riconoscimento, sia proponendo dei progetti che coinvolgessero il territorio circostante sia avviando contatti ed ini-ziative in grado di proiettare la città in una panoramica nazionale e internazionale. I risultati più significativi sono stati la firma dell’”Accordo di Programma” per la promozione del patrimonio artistico am-bientale, lo svolgimento di un convegno organizzato assieme alla Commissione nazionale Unesco dal quale è nata la “Carta di Urbino”, lo svolgimento di uno degli incontri di lavoro internazionali in vista delle celebrazioni del trentennale Unesco. Ora, le nuove sfide riguardano l’elaborazione del Piano di Gestione del sito, la continua tutela del patrimonio esistente e lo studio di ulteriori strategie per valorizzare le unicità monumentali presenti nel luogo che diede i natali a Raffaello Sanzio e visse lo splendore della Corte dei Montefeltro.

L’”Accordo di Programma” è un progetto che assegna alla cultura e ai beni culturali il ruolo di principale

“motore” dello sviluppo economico locale. A fine 2000 è stato firmato un protocollo d’intesa preliminare fra i Comuni di Urbino, Cagli, Fermignano, Fossombrone, Piobbico, Sassocorvaro, Urbania, l’Università degli Studi di Urbino, la Provincia e la Camera di Commercio di Pesaro e Urbino. La sottoscrizione è av-venuta a Urbino, alla presenza dell’allora ministro per i Beni e le Attività Culturali Giovanna Melandri. L’iniziativa è poi stata illustrata nei dettagli al Salone dell’arte del Restauro e della Conservazione dei Beni Culturali e Ambientali tenuto a Ferrara nell’aprile del 2002, suscitando forte interesse. Nel 2003 vi è quindi stata l’adesione definitiva al progetto da parte di tutti i partners. Possiamo considerare l’”Accordo di Programma” uno schema di lavoro innovativo, che per la prima vol-

ta mette insieme varie amministrazioni e istituzioni locali, la quali si riconoscono in un’idea di sviluppo compatibile con la tu-tela e la valorizzazione dei beni culturali. Ora occorre trovare risorse finanziarie e rinnovare l’impegno per compiere i passi successivi.

Per Urbino, dal punto di vista delle attività legate all’Unesco, il 2002 è stato un anno straordinario. Nell’arco di due mesi, fra settembre e novembre, la città è diventata uno dei centri di riferimento nell’articolato dibattito riguardante la tu-tela del patrimonio culturale. Dal 19 al 21 settembre qui si è svolto il convegno dal titolo “Per una Carta dei Siti Patrimonio dell’Umanità”. Obiettivo delle tre giornate era la redazione della “Carta di Urbino”, documento che avrebbe definito le linee guida e gli strumenti di gestione dei siti

italiani inseriti nella “Lista” dell’Unesco. Il lavoro si è concluso positivamente, la Carta ha stabilito dei principi fondamen-tali: i siti iscritti nella lista del Patrimonio dell’Unesco appartengono all’intera l’Umanità; è un diritto delle generazioni future poter fruire di tale patrimonio; è dovere di chi ha la responsabilità amministrativa dei siti di adoperarsi affinché essi siano conservati e fruiti dal pubblico più ampio e diversificato, senza che ciò generi la riduzione o l’alterazione del loro stato di conservazione. La Carta individua gli strumenti per raggiungere i risultati auspicati: una pianificazione strategica capace di connettere effica-cemente risorse ed obiettivi; l’obbligo del sistema educativo nazionale e delle amministrazioni locali a svolgere una continua ed efficace opera di sensibi-lizzazione e promuovere la conoscenza del patrimonio culturale; l’impegno delle istituzioni pubbliche, ai diversi livelli di go-verno, nel fornire attraverso i propri stru-menti di programmazione economica e finanziaria, le risorse necessarie - anche con il concorso dei privati - affinché i responsabili amministrativi siano posti in grado di svolgere un’efficace azione di manutenzione, sicurezza e valorizzazione dei siti iscritti nella Lista.

L’11 e 12 novembre del medesi-mo 2002 Urbino è stata una delle sedi italiane che ha ospitato alcuni esperti in tema di tutela dei beni culturali e ambientali, in vista del summit tenuto a Venezia per le celebrazioni del tren-

tennale dell’Unesco. Dal giugno 2004 a Urbino vi è

una nuova Giunta comunale. Il nuovo sindaco, Franco Corbucci, ha posto i temi legati all’Unesco fra le priorità del mandato amministrativo. “In una città come la nostra - dice Corbucci - dove il patrimonio architettonico e monumentale è particolarmente esteso, la problematica della conser-vazione è molto sentita. Urbino è una città universitaria e turistica che deve sempre tenere in considerazione due aspetti: la tutela degli edifici storici e la necessità di infrastrutture e servizi richiesti dalle esigenze moderne. Mantenere il giusto equilibrio è un dovere, oltre che una sfida. E quando parliamo di tutela e valorizzazione, ci riferiamo all’intero territorio comuna-le: il centro storico, le aree periferi-che con i manufatti rurali, l’ambiente naturale. Oggi i nostri uffici stanno lavorando al Piano di Gestione del Sito. Si tratta di un’elaborazione complessa, con difficoltà comuni a tutti i maggiori centri riconosciuti dall’Unesco. Guardando al futuro - conclude il sindaco - attribuisco un grande significato alla proposta legi-slativa che prevede apposite risorse finanziarie per la tutela e la valoriz-zazione dei Siti. Se, come sembra, la proposta diventerà legge, sarà un grande successo per l’Associazione delle città italiane Unesco, che l’ha fortemente sollecitata”.

eventi

SIENAX° Festival Internazionale del Cortome-traggiodal 18 al 26 ottobreCinema Nuovo PendolaSi tratta del principale Festival di cortometraggio sul territorio nazionale. La competizione inter-nazionale presenta il meglio della produzione mondiale nel suo genere. Retrospettive, omaggi, mostre, convegni, workshop completano il ricco programma. Parallelamente si svolge il X mercato del cortometraggio.Info: tel 06 4745585 - www.cortoitaliacinema.com

RAVENNA Il patrimonio invisibile: opere d’arte nascoste, scomparse, rubate19, 26 ottobre e 9 novembreSala d’Attorre di Casa Melandri - Via Ponte MarinoCiclo di incontri indirizzati ad un pubblico etero-geneo composto da studenti di scuole artistiche e universitarie, associazioni culturali, studiosi e ricercatori interessati a conoscere meglio il patrimonio artistico in ambito territoriale.Info: tel. 0544.482356 - www.museocitta.ra.it

No border 5/2005dal 22 ottobre al 13 novembre e dal 19 novembre all’11 dicembreSanta Maria delle Croci, Via Guaccimanni 5Il progetto espositivo no border è dedicato alle sperimentazioni dell’arte giovane in ItaliaInfo: tel. 0544.482356 - www.museocitta.ra.it

SIENA

Il pavimento illustratofino al 26 ottobreCattedrale. Piazza DuomoScopertura straordinaria del pavimento marmo-reo della Cattedrale di SienaInfo: tel. 0577 283048 - www.operaduomo.siena.it

IL segreto della civiltà. La Mostra dell’An-tica Arte Senese del 1904 cento anni dopodal 29 ottobre a fine gennaio 2006Palazzo Pubblico, Museo Civico. Piazza del CampoUn percorso attraverso cento anni di storia dell’ar-te senese ricostruisce l’importanza che la grande Mostra del 1904 ha rivestito per la città di Siena. Al momento commemorativo si affiancano opere

URBINOUN ACCORDO DI PROGRAMMASU ARTE E AMBIENTE

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Un increscioso inci-dente dovuto alla leg-gerezza di una delle proprietà confinanti,

ha posto in pericolo e creato grave allarme all’orto botanico. L’incidente, tuttavia, ha avuto il merito di attrarre su di esso l’attenzione del legislatore: grazie all’art.9 di una legge speciale (L. 370/99) si sono così potuti otte-nere finanziamenti per interventi di salvaguardia dell’Orto patavino. Essi prevedono da un lato “l’acquisizione di un’area cuscinetto intorno all’Orto Botanico”, che l’Università di Padova ha prontamente acquistato (parte dell’area del complesso ex “Tre Pini”) e dall’altra misure per “alimentare sviluppi educativi e scientifici”. Per questo secondo aspetto, l’Università ha deciso di lanciare un concorso internazionale di progettazione in modo da raccogliere una vasta messe di proposte tra le quali indivi-duare quella che meglio si addice alla “funzione-guida” che l’Orto patavino dovrà svolgere in campo mondiale, potenziando la sua immagine.

La Commissione per la salva-guardia dell’Orto Botanico, dopo quasi un anno di lavoro, ha prodotto un’importante documento [1] che individua le linee guida per la futura progettazione. Il bando di concorso , diffuso via Internet, ha raccolto 39 domande di partecipazione di gruppi di progettazione multidisciplinari,

provenienti da tutto il mondo. Una speciale commissione di esperti internazionali ha quindi selezionato i 15 gruppi ammessi alla redazione di un progetto preliminare. La stessa commissione sceglierà quindi il gruppo vincitore al quale affidare la progettazione definitiva.

Ma qual’é il contenuto delle “linee guida” che dovranno essere rispettate dai gruppi concorrenti? In sostanza il progetto dovrà prevedere due distinte attività, che dovranno pe-raltro coordinarsi attorno ad un’unica idea centrale: l’organicità dell’insieme costituito dall’Orto antico e dal suo ampliamento moderno.

La prima attività riguarda l’Orto antico per il quale è richiesta una completa opera di restauro archi-tettonico e funzionale, unita ad una riqualificazione delle collezioni per le quali vengono indicate quelle inso-stituibili (essenzialmente contenute all’interno del muro circolare); quelle da mantenere e migliorare (situate all’esterno del muro circolare), salvo la collezione di piante arboree

e arbustive, risalente all’800, oggi eccessivamente addensate in poco spazio, vecchie, in precarie condizioni e di limitato interesse culturale.

Rientra nella prima attività anche la completa riqualificazione delle serre ottocentesche, che dovranno essere inserite in un progetto didattico culturale che consente di valorizzare questi spazi per un’attività qualificante e in linea con le attività istituzionali dell’Orto. Le tematiche culturali da affrontare nel progetto “serre didatti-che” si possono così sintetizzare:• le piante carnivore• l’acqua e la vita (le piante acqua-

tiche);• i benefici e le insidie del mondo ve-

getale (le piante medicinali e quelle “velenose”);

• la conservazione delle biodiversità (le piante divenute rare, specie nel Veneto);

• il polline.Del sistema serre farà parte, solo

per contiguità funzionale, un’area destinata a coltivazione di piante oggetto di sperimentazione, ad uso

esclusivo dei ricercatori.La seconda attività dovrà svilup-

parsi soprattutto nell’area di nuova acquisizione e si dovrà articolare su due livelli:• un livello strutturale e organizza-

tivo, inteso a dare unità e funzio-nalità “sistemica” al complesso dell’Orto tramite lo studio degli ingressi, del Centro visitatori e servizi , del centro multimediale, dei percorsi di visita e di ogni altra esigenza a ciò correlata, preve-dendo aule, laboratori (scientifici, didattici e di autoapprendimento), spazi museali e di vendita, risto-razione, spazi per attività culturali, serre e parcheggi;

• un livello contenutistico, inteso a focalizzare un “filo conduttore” attorno al quale si dovrà snodare tutta l’impostazione della nuova area recentemente acquisita. La Commissione ha individuato, per quest’ultimo aspetto, due percorsi:a) un percorso culturale- didatti-

co: “Le piante e l’uomo”; inteso a di-mostrare l’importanza delle piante per la vita quotidiana e per uno sviluppo sostenibile dell’umanità;

b) un percorso: “Le piante e l’ambiente” inteso ad educare all’im-portanza delle biodiversità, sui mec-canismi di selezione naturale, quali l’effetto dei fattori limitanti, la capacità di adattamento e simili.

I due percorsi dovranno conver-gere in un struttura dimostrativa dal titolo: “Piante nello spazio e sui piane-ti” atta a mostrare le possibilità di vita del sistema piante/uomo in ambienti ritenuti “non vivibili” (per l’appunto i pianeti o le navicelle spaziali).

Le “linee guida” indicano, per il tema “Le piante e l’uomo”, una superficie di almeno 1330 mq in cui le varie tappe della storia dell’uomo verranno correlate alla presenza e alla tipologia delle piante: il Paleolitico e il Neolitico, l’Età antica, il Medio Evo e, infine, i giorni nostri, per ciascun periodo toccando i vari ruoli che la pianta può assumere nell’alimen-tazione, nella cura delle malattie, nell’abbigliamento, nella cosmesi, nel ristoro, nella fitodepurazione, nei combustibili e carburanti, nella risorsa “legno”.

Le indicazioni relative al tema: “La pianta e l’Ambiente” prevedono invece tipologie, scenografie e spazi atti a ricreare essenzialmente tre ambienti:

- quello tropicale- quello subartico- quello arido (deserto).

Gli spazi museali riservati ai due temi confluiranno quindi nello spazio, di circa 1000 mq, riservato al tema: “Le piante nello spazio e sui pianeti”.

L’idea nasce dalla constatazione che i lunghi viaggi spaziali (ad esempio su Marte: an-

d’arte l’evoluzione degli artisti autoctoni.Info: tel. 0577 285296 - [email protected]

RAVENNA

I disegni di Fellinidal 30 ottobre all’ 11 dicembreMuseo d’Arte della Città - Loggetta Lombardesca -Via di RomaUna mostra dedicata ai disegni del grande regista italiano Federico Fellini, organizzata in collabora-zione con la Fondazione Federico Fellini di Rimini e l’Ufficio Attività Cinematografiche del Comune di Ravenna.Info: tel. 0544.482356 - www.museocitta.ra.it

Komikazen: Festival internazionale del fumetto di realtàfino al 2 novembreMuseo d’Arte della Città - Loggetta Lombardesca -Via di RomaIl Festival avrà una durata di tre giorni, mentre le mostre in programma saranno visibili dal 30 settembre al 2 novembre con l’esposizione di tavole originali dei vincitori del Concorso Inter-nazionale La Battaglia di Algeri: racconto a strisce di una storia in bianco e nero e i lavori di Phoebe Gloeckner (USA), Nicole Schulman (USA), Kamel Khélif (Francia - Algeria), Toma Lavrič (Slovenia) Felipe H. Cava (Spagna). Ospiti del Festival sa-ranno, oltre agli artisti in esposizione, Joe Sacco e Marjane Satrapi.Info: tel. 0544.482356 - www.museocitta.ra.it

SIENA

Vittorio Zanifino al 6 novembrePalazzo Pubblico, Magazzini del Sale. Piazza del CampoLa mostra, connessa al progetto Archivio Artisti Senesi, propone un’esposizone antologica dedi-cata al pittore Vittorio Zani (Siena 1892 - 1972), personalità fra le più complete del panorama artistico senese del XX secolo.Info: www.comune.siena.it

URBINO

Il Rinascimento a UrbinoFra’ Carnevale e gli artisti del Palazzo di Federicofino al 14 Novembre

PADOVARESTAURO INTEGRALE E PERCORSO DIDATTICO PER L’ORTO BOTANICO

di Lorenzo FellinProrettoreperl’ediliziaeperilsettorepatrimonialeedeconomale

dell’OrtoBotanicodiPadova

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Il primo orto botanico del mondoNel corso dei secoli, l’Orto Patavino è stato testimone dell’evoluzione della

botanica da scienza applicata alla medicina a scienza pura, mantenendo però uno stretto legame con l’originaria attenzione alle piante medicinali. Sorto nel 1545 come “Horto medicinale” con finalità applicative mediche distinte da quelle agrarie (per le quali venne infatti fondato, nel 1776; un apposito Orto a supporto della cattedra “ad rem agrariam”), ha svolto una funzione centrale nello sviluppo delle discipline botaniche, connotandosi quale centro di ricerca scientifica e quale utile strumento didattico. A ciò si aggiunga la straordinaria importanza dell’Orto sotto il profilo dell’architettura e della storia dell’architettura,grazie alle sue incomparabili forme di “giardino costruito” all’interno di precise marcature geometriche eviden-ziate dall’uso sapiente della pietra [2-3].

Sono queste le ragioni che hanno portato al riconoscimento dell’Orto quale bene culturale di valore eccezionale e universale convincendo l’UNESCO a inserirlo, nel 1997, tra i siti “Patrimonio mondiale dell’umanità”.

Assieme alla sua grandezza, a quasi cinque secoli dalla sua nascita, l’Orto patavino rivela però anche tutta la sua fragilità. Sono da un lato evidenti i segni del tempo sui materiali lapidei e ferrosi, connaturati ormai alla stessa fisionomia dell’Orto, mentre dall’altro la morsa impietosa del tessuto urbano sempre più antropizzato rischia di compromettere il futuro biologico dell’Orto.

Padova • Orto botanico

data e ritorno in non meno di tre anni) potranno svolgersi solo se navicelle e pianeti saranno in grado di sviluppare autonomamente un sistema in grado di sostenere la vita dell’equipaggio at-traverso la sua continua rigenerazione (riciclo rifiuti).

In sostanza si tratta di creare un sistema chiuso, con il solo apporto esterno di energia (di fonte essenzial-mente solare), che faccia toccare con mano al visitatore l’esperienza della vita in una navicella o su un pianeta privo d’acqua.

Gli obiettivi di questo progetto sono certamente ambiziosi e costi-tuiscono, per l’Orto Botanico patavino e per l’Università, un’autentica sfida, per la quale sono molto forti le attese del mondo didattico e scientifico patavino. La riuscita di questo pro-getto potrà inoltre arricchire la città di Padova di un nuovo e originale spazio museale.

Investire in cultura e recuperare il senso della propria identità storica. Questi temi sono alla base

del rilancio turistico di Ravenna negli anni ’90. Tornano di attualità oggi, con la redazione dei piani di gestione, per i quali l’Associazione delle Città Unesco ha dato un fondamentale contributo grazie all’elaborazione delle preziose linee guida che sostengono il lavoro che in questi giorni siamo chiamati a compiere: uno sforzo documentale ed organizzativo che ha la pretesa di ricondurre a sistema il patrimonio cul-turale ed ambientale, la sua fruizione turistica, la crescita complessiva del territorio.

Con la redazione del Piano di Gestione del Sito, un documento di analisi e pianificazione strategica che parte dall’identificazione dei beni riconosciuti patrimonio dell’Umanità per arrivare alla valorizzazione del terri-torio proprio grazie al bene soggetto a tutela si passa dal principio del valore universale alla sua accezione evolutiva e contestualizzata nel territorio nel quale il sito è inserito. Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali ha fornito questa indicazione per la redazione del documento: “L’eccellenza culturale di un territorio è qualcosa di ereditato at-

traverso i lasciti di molte generazioni e questa accumulazione lo rende vivo e capace di produrre oggi nuova cultura. Perciò se la lista dell’UNESCO esprime in un quadro statico innanzitutto i valori estetici, naturalistici e storici di un pa-trimonio materiale, il piano di gestione deve in modo dinamico considerare l’evoluzione del patrimonio e il suo arricchimento locale, che si esprime attraverso non solo le testimonianze storiche, ma anche tramite la cul-tura materiale, le tradizioni, i saperi accumulati, lo spirito creativo e le abilità tramandate di generazione in generazione.”

A dieci anni di distanza dal rico-noscimento dell’UNESCO per Ravenna gli stessi soggetti che allora proposero la candidatura sono oggi chiamati a rendere conto non solo dello stato di conservazione e degli interventi di restauro realizzati e previsti. Sono chiamati a rendere conto di quanto fatto e quanto previsto in termini di valorizzazione ed integrazione con il tessuto economico e sociale e cultu-rale della città e del territorio. Un bene patrimonio dell’umanità non può esse-re un episodio per un territorio, deve diventare elemento caratterizzante e trainante, valore aggiunto e segno di identità.

1 Università degli Studi di Padova: Linee guida per il potenziamento e lo sviluppo del-l’Orto Botanico - Direzione edilizia - Padova, novembre 2003.2 G. Mazzi - Per un a storia dell’Orto Bo-tanico di Padova in età veneta, in Nuovi Paesaggi. Storia e ritrovamento del giardino

botanico in Italia a cura di A. Piva e P. Gallia-ni - Venezia, Marsilio 2002 pp. 85-93.3 V. Dal Piaz - Vicende e prospettive dell’Orto Botanico di Padova. Storia e rinnovamento del giardino botanico in Italia: nuovi paesag-gi. A cura di A. Piva e P. Galliani- Venezia, Marsilio 2002 pp. 75-84.

Bartolomeo di Giovanni Corradini, detto Frà Carnevale, fu tra i grandi artisti chiamati a rea-lizzare i lavori del nucleo più antico del Palazzo, corrispondente al cosiddetto “Appartamento della Jole”. Personaggio dalla personalità sfaccettata, Frà Carnevale è in questa occasione apprezzabile nel suo reale splendore culturale legato alla per-manenza e all’attività ad Urbino.Info: www.urbinoculturaturismo.it

Sistemi Operativi 06dal 21 novembre al 7 dicembreMostra di opere degli allievi dell’Accademia di Belle Arti di UrbinoInfo: www.urbinoculturaturismo.it

FIRENZE

Le Città invisibili di Pedro Canofino al 25 novembre 2005Sala d’Arme di Palazzo Vecchio - Piazza SignoriaDisegni ispirati alle città invisibili di Italo Calvino. La mostra è un percorso visivo nell’immaginario delle città di Calvino attraverso cinquantacinque acquerelli del grande maestro spagnolo.Info: www.comune.fi.it

SIENA

Roma e Siena. Un legame antico: Raffael-lo, Caravaggio e i protagonisti senesi.dal 25 novembre 2005 al 5 marzo 2006Santa Maria della ScalaDalla fondazione di Siena ad oggi, Siena e Roma sono legate da un continuo intreccio di cultura, religione politica e arte, dall’antichità al medioe-vo, al Rinascimento. La lupa con i due gemelli, simbolo comune, i viaggi di artisti e di opere, le committenze, sembrano unire in un grande arco ideale le due città in un continuo scambio di esperienze. Scopo della mostra è ricostruire e illustrare questo intreccio di relazioni e influenze, con l’esposizione di circa 170 opere tra dipinti, disegni, stampe, sculture, oreficerie e documenti d’archivio, che ne segnalano passaggi essenziali nella storia, nella storia dell’arte, nella cultura, nella politica.Info: www.comune.siena.it

COMACCHIO

Manifattura dei marinatiAutunno 2005 -Tutti i giorni (lunedì escluso)

RAVENNAIDENTITÀ E INVESTIMENTI, INGREDIENTIDEI PIANI DI GESTIONE

di Maria Grazia MariniResponsabiledelPianodiGestionedelSitoUnescodiRavenna

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Un tesoro dell’arte bizantinaL’inserimento nella Lista del Patrimonio Mondiale di Ravenna risale al dicembre 1996 e porta questa motivazione: “L’in-

sieme dei monumenti religiosi paleocristiani e bizantini di Ravenna è di importanza straordinaria in ragione della suprema maestria artistica dell’arte del mosaico. Essi sono inoltre la prova delle relazioni e dei contatti artistici e religiosi di un periodo importante della storia della cultura europea”. Otto monumenti di V e VI secolo compongono il sito: sei di questi sono situati entro il perimetro del centro storico, due nelle immediate vicinanze. La presenza di questi gioielli dell’arte tardoantica ancora oggi perfettamente conservati ed unici al mondo è una grande ricchezza per la città ed il suo territorio.

I lavori per la redazione della candidatura per l’inserimento nella Lista risalgono al 1994 e furono promossi dall’allora sindaco Pier Paolo d’Attorre, prematuramente scomparso, uno dei primi sindaci protagonisti della riforma dell’elezione diretta. La candidatura fu fortemente voluta dal Comune che insieme alle proprietà dei beni monumentali, la Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio e l’Archidiocesi. Il Comune infatti non era, allora come oggi, coinvolto nella gestione dei beni destinati a diventare patrimonio dell’umanità, ma si fece portavoce di una volontà di riconoscimento dell’identità storica della città, dando avvio ad un percorso di valorizzazione culturale che da allora è proseguito con grande intensità nei successivi mandati del sindaco Mercatali.

La candidatura per la Lista del Patrimonio Mondiale ed il successivo riconoscimento del 1996 fanno quindi parte di un processo che in quegli anni ha posto le basi perché la città riconoscesse il valore della sua identità storica e culturale, e su di questa ricostruisse le nuove progettualità per il futuro. Anche l’adesione all’Associazione delle Città Unesco, alla quale Ravenna ha partecipato sin dall’inizio come socio fondatore, è stato un altro passo in quella direzione. Si è trattato di un processo di reazione alla grave crisi economica dell’inizio degli anni ‘90, che aveva colpito specialmente colpito Ravenna. Ma è grazie al riconoscimento della cultura e dell’identità culturale che nascono nuove progettualità di crescita e di sviluppo per la città. Quindi non solo i monumenti Unesco, ma anche il potenziamento delle grandi rassegne di Ravenna Festival, e poi ancora il recupero del patrimonio perduto e la restituzione alla città e alla fruizione pubblica con la Domus dei Tappeti di Pietra e la Domus del Triclinio in San Nicolò; il grande progetto del Parco Archeologico di Classe, il restauro della Biblioteca Classense, la nuova stagione espositiva al Museo d’Arte della città.

Ravenna

Questo per Ravenna significa che il proprio patrimonio monumentale non si esaurisce con gli 8 monumenti tutelati dall’UNESCO, anzi, da questi trova stimolo di continua crescita ed innovazione culturale. Gli esempi sono molteplici ed evidenti nella vita cultu-rale della nostra città che negli ultimi anni ha visto numerose ed importanti innovazioni: il recupero della storia romana di Ravenna grazie all’apertura di nuovi siti archeologici; le nuove stagioni espositive ed i grandi eventi di spettacolo; i finanziamenti INTERREG IIIA per i Siti Unesco Adriatici, che a Ravenna sono stati destinati alla realiz-zazione di un Centro Internazionale di

documentazione sul Mosaico; il piano di recupero urbano della Darsena di Città che prevede anche la realizzazio-ne del Parco Teodorico.

A dieci anni dal riconoscimento del valore universale dei monumenti di Ra-venna con l’inserimento nella Lista, non sono certamente cambiati i monumenti dalla storia millenaria. La loro tutela e conservazione è ampiamente garantita dai soggetti responsabili: fa piacere ricordare in questo contesto che a Ra-venna nel 1897 si realizzò il primo caso di Soprintendenza del nostro paese, con la nomina a Soprintendente dei Monu-menti di Ravenna di Corrado Ricci che, successivamente nel divenne Direttore

Generale delle antichità e belle arti ed in seguito Presidente del consiglio supe-riore delle antichità e belle arti. Corrado Ricci si dedicò per lunghi anni al lavoro di tutela, restauro e conservazione del patrimonio monumentale di tutta la nazione: l’eredità e l’importanza del suo lavoro sono ancora oggi presenti a Ravenna. Il tema centrale del Piano di Gestione riconosce quindi il grande impegno di tutela e conservazione che è stato attuato e che continuerà a proteggere i monumenti di Ravenna; tuttavia il piano vuole anche andare ol-tre, collegare i beni del sito al territorio, alle sue evoluzione e modificazioni, alle sue produzioni culturali, all’innovazione

del processo di crescita della città.Ciò che si è ampiamente mo-

dificato in questi anni, e che trova probabilmente fondamento proprio nel riconoscimento di valore univer-sale che l’Unesco ha riconosciuto alla città, sono stati tutti i progressi compiuti nell’idea di sistema, di rete e di identità culturale. I cambiamenti che hanno caratterizzato la vita culturale e, assieme a questi, l’incremento e la valorizzazione dei flussi turistici, sono evidenti. La città ha riconosciuto in

primis a se stessa la sua identità di città di cultura, e quindi destinazione di turismo culturale, di città che produce eventi culturali, di città che innova e sperimenta anche nell’organizzazione della cultura con nuovi soggetti cultu-rali, dall’Università alle Fondazioni, alle Istituzioni. Città, infine, che continua ad indagare sul proprio passato e sulla propria storia, che compie azioni di studio e ricerca per poi restituire cono-scenza e consapevolezza, ai cittadini ed ai visitatori.

La più tradizionale lavorazione del pesce di valle della città dei Trepponti: l’anguilla marinata. La Manifattura dei Marinati racchiude al suo interno la Sala dei Fuochi con i suoi dodici camini utiliz-zati per la cottura delle anguille, la Calata, luogo di approdo delle barche per il conferimento del pesce, la Sala degli aceti con i tini e le botti, la friggitoria per la cottura delle acquadelle.Info: IAT Comacchio 0533 310161

SIENA

Leggere è volaredal 25 novembre al 12 dicembreGiardini La LizzaXV° Edizione della mostra mercato del libro per ragazziInfo: 0577 241312

Pane & Olio in frantoio27 novembrePalazzo Pubblico. Piazza del Campo.Degustazione del pane e dell’olio extravergine di oliva del territorio seneseInfo: 0577 292302

COMACCHIO

Salina di ComacchioAutunno 2005Escursioni a piedi e in bicicletta con partenza da Stazione di pesca “Foce”. La Salina di Co-macchio adiacente al nucleo principale delle Valli di Comacchio, con bacini di forma ed aspetto completamente naturale, con rive sinuose e dossi emergenti, utilizzati per l’accumulo delle acque marine e la prima evaporazione, fu realizzata nell’antica foce del Po di Eridano, che fluiva a nord delle attuali Valli di Comacchio. Info: IAT Comacchio 0533 310161

SIENA

Visionaria: XIV edizione del Video Festi-val InternazionaleNovembre 2005Teatro dei Rozzi, Santa Maria della Scala, Palazzo delle Papesse.Premio internazionale per cortometraggi di animazione, fiction, comico, videoarte, event di fotografia, videoinstallazioni, cinema, retrospet-tive, cultura visuale, sperimentazione digitale. Il Festival vuole offrire un’ampia panoramica

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Ferrara • Diamantina

Il conferimento del rico-noscimento UNESCO al paesaggio rinascimentale legato alla vicenda storica

della città di Ferrara, si è concretizzato nello stesso periodo in cui la Provincia stava iniziando il lavoro di revisione del proprio Piano di Coordinamento Territoriale, principale strumento di regolazione del territorio provinciale nelle sue componenti strategiche.

Il Piano previgente era già dotato di una sezione dedicata alla individua-zione dei diversi paesaggi riconoscibili nell’area ferrarese, frutto della lettura della vicenda storica del territorio e delle sue modalità di costruzione avvenuta principalmente “per riscatto

dalle acque malsane”, come si usava dire con enfasi parlando delle diverse bonificazioni succedutesi senza quasi interruzione dall’anno Mille sino alla seconda metà degli anni Settanta.

La strumentazione della Provincia si stava inoltre arricchendo di progetti di reti territoriali quali quelli dedicati alle ciclovie ed alle vie di navigazione interna turistica, basati proprio sulle peculiarità ancora riconoscibili e sulla ricchezza del paesaggio ferrarese, dal-le terre vecchie sino al delta del Po.

E’ stato quindi ragionevolmente agevole individuare nel Piano Terri-toriale il principale contenitore delle “regole e delle azioni condivise” da porre in essere per assolvere all’im-

pegno di tutela e valorizzazione preso con l’UNESCO, ovvero come il punto di appoggio principale per la formulazio-ne del Programma di Gestione del sito e per la verifica in progress della sua capacità di corrispondere alle esigenze specifiche dell’ambito tutelato.

La scelta di utilizzare uno stru-mento generale, formalmente costi-tuito e giuridicamente rilevante come contenitore del Programma di Gestione consente inoltre, a nostro giudizio, di estendere i meccanismi di lettura del paesaggio e di percepire le tensioni di trasformazione in un ambito più vasto di quello formato dai territori iscritti e dalle zone tampone, conferendo mag-giore efficacia sia ai provvedimenti di mitigazione del rischio di trasformazio-ne che alle azioni di valorizzazione delle qualità paesaggistiche fondamentali della nostra provincia.

In questa cornice, il lavoro sino ad ora svolto è stato dedicato ad entrambi i corni del problema: la individuazione dei rischi di trasformazione o di com-

promissione degli ambiti di paesaggio riconosciuti come notevoli; l’avvio di meccanismi di confronto in sede locale per mettere in luce le positività complessive per la vita quotidiana dei cittadini e per la vita economica delle aziende che possono derivare da una consapevole utilizzazione delle “quali-tà” riconosciute al paesaggio storico rinascimentale Estense.

Sul primo tema, quello dei rischi, abbiamo necessariamente dovuto ri-definirne i metodi di riconoscibilità non ritenendo utilmente applicabili quelli usati per i singoli beni architettonici e monumentali.

Se da un lato alcuni rischi posso-no essere comuni (gli eventi naturali catastrofici, ad esempio, o quelli della eccessiva frequentazione turistica) pur con molti distinguo legati alla effettiva estensione territoriale dei beni oggetto di attenzione, dall’altro è necessario preliminarmente descrivere gli elemen-ti strutturali caratteristici del sito per poter utilmente configurare eventualità di accadimento e dimensione del dan-no potenzialmente sopportabile.

Il metodo di lettura scelto è stato applicato in via sperimentale al territo-rio della “Diamantina”, vasto interven-to di bonifica a fini agrari realizzato ad ovest della città di Ferrara nel XV secolo ad opera della Camera Ducale Estense, ritenendolo sufficientemente paradigmatico per due dei principali rischi di trasformazione: l’inserimento di nuove grandi infrastrutture territoriali e la dilatazione delle aree urbanizzate della città.

La principale attenzione è stata posta nell’individuare gli elementi fon-danti quel paesaggio e nel descriverne i loro “rapporti compositivi”, ovvero nell’individuare in forma sintetica e

precisa la “figura di senso” di quel paesaggio, quella immagine che lo contraddistingue agli occhi di tutti e che, se persa, porta alla irriconoscibi-lità di quel territorio a prescindere dalla qualità e quantità del suo degrado. Paradossalmente si potrebbe avere una perdita irrimediabile della figura di senso anche in presenza (o addirittura a causa) di interventi di incremento delle qualità ambientali e della generica “fruibilità non invasiva” o, au contraire, un suo permanere anche dopo eventi che ne trasformino sostanzialmente l’uso.

Questo lavoro di lettura ci ha portato anche ad individuare un livello strutturale di visibilità ed uno sovra-strutturale, la cui compromissione può risultare almeno in linea di principio ac-cettabile in quanto non influente sulla piena integrità della figura di senso.

Il duplice livello di lettura e nella sostanza la attribuzione di gradi diversi di trasformabilità sostenibile, dovrebbe consentire anche una maggiore pre-cisione nell’assegnare ai diversi livelli di regolazione del territorio operanti per legge, prestazioni consone al loro potere di intervento, mantenendo in capo a quello sovracomunale (il Piano Territoriale Provinciale) la maggiore responsabilità di azione sulle parti strutturali.

Allo stesso modo dovrebbe consentire di precisare le azioni di educazione per una diversa capacità di progettare e realizzare gli interventi di trasformazione e manutenzione del territorio, puntando ad una batteria di interventi efficaci da destinare ai pro-gettisti piuttosto che ai decisori politici o a quelli delle imprese, oltre che ov-viamente alla diffusione capillare nella comunità locale dei valori

sulla produzione audiovisiva europea e mondiale, con particolare attenzione ai contenuti sociali, umani e artistici e all’uso intelligente dei mezzi di comunicazione.Info: tel. 0577 530803 - www.visionariamedia.org

Natale dolce a SienaPrimi 15 giorni di dicembrePiazza del Mercato (Tartarugone)Mercato di Natale dedicato ai dolci della tradizione senese...e non solo! Idee golose da gustare e mettere sotto l’alberoInfo: tel. 0577 292128 - www.comune.siena.it/turismo

FIRENZE

V Edizione Biennale Internazionale del-l’Arte Contemporanea - pittura, scultura, grafica, mixed media, installazioni, foto-grafia e digital artdal 3 all’11 dicembre 2005Fortezza da Basso - Viale Filippo Strozziwww.florencebiennale.org

Merylin and friendsdal 3 dicembre 2005 al 29 gennaio 2006Sala d’Arme di Palazzo Vecchio - Piazza SignoriaMostra Fotografica di Sam Show sulla Hollywood a partire dagli anni 40.

“Le Madonne del Chianti, percorsi d’arte, storia e devozione”: La Madonna del Ca-sale, splendore del Chiantifino al 8 dicembre 2005Galleria degli Uffizi - San Pier Scheraggio - Via della Ninna 5Questa mostra intende fornire una chiave di lettura particolare delle raccolte d’arte di ciascun museo attraverso l’approfondimento del tema della devozione mariana. Infatti, il filo conduttore dell’evento, che da Firenze si svolge nel territorio del Chianti, è rappresentato dalla figura della Ver-gine in base alle opere conservate nei tre musei: la Mater Divinæ Gratiæ per l’Impruneta, la Mater Dolorosa per Greve in Chianti e la Mater Dulcissi-ma per Tavarnelle Val di Pesa.www.piccoligrandimusei.it/madonnedelchianti

FERRARA

Jessicastockholderfino al 11 dicembre

FERRARAI RISCHI DI TRASFORMAZIONEDEL PAESAGGIO IDENTITARIO

di Moreno PoDirigenteUfficioPianoTerritorialedellaProvinciaDiFerrara

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Schema del progetto per l’area della Diamantina

fondanti la loro identità territoriale e sui modi “semplici” di loro lettura e com-prensione.

Poiché il livello sovrastrutturale è anche quello più connesso alle normali trasformazioni di conduzione agronomica del territorio ed a quelle del vivere quotidiano, si può facilmente immaginare come questa lettura au-menti le possibilità di interlocuzione con gli agricoltori e più in generale con i residenti, facilitando la attivazione di tavoli condivisi di valutazione delle trasformazioni e degli scenari di evolu-zione dei singoli territori.

A questo secondo aspetto è stata dedicata l’altra sezione di lavoro, anche questa in forma sperimentale sullo stesso ambito della Diamantina, mettendo a punto una modalità facile di confronto dei diversi interessi e punti di vista “nello stesso tempo e nello stesso luogo”, con l’intento di avere la possibilità di raffigurare -in breve tempo e senza la necessità di particolari abilità tecniche- i diversi scenari risultanti dal prevalere di uno o l’altro degli attori e di rapportarli alla percentuale di rischio conseguente, oltre che naturalmente alla sua inten-sità ed importanza strutturale. Sapere cosa può “succedere a chi” in con-

seguenza di “chi fa cosa”, dovrebbe agevolare la mediazione virtuosa de-gli interessi per raggiungere lo scopo del mantenimento in buono stato del bene territorio.

Scopo non secondario dell’espe-rimento è, ovviamente, anche quello di allenare l’abitudine locale alla comprensione dei diversi linguaggi settoriali ed alla valutazione del bilancio totale delle singole azioni individuali.

Nell’immediato non è quantifica-bile il contributo che questo metodo potrà portare alla costruzione di una società locale maggiormente coesa ed in grado di regolare le proprie spinte interne, ma siamo convinti che sia una delle vie più proficue per rendere evi-denti “in concreto” i vantaggi che più soggetti possono ottenere dalla corret-ta gestione di un bene per definizione “finito” quale è il territorio. A maggior ragione se le sue qualità presenti sono anche frutto di una lunga positiva sedimentazione di azioni virtuose (o almeno non degenerative) e, pertanto, “irriproducibili” se non continuando lo stesso percorso.

Vi è poi una terza modalità di azione che sta nel dimostrare in concreto come quanto detto sopra

Tivoli è uno dei po-chi luoghi in tut to i l mondo ad avere due si t i inser i t i

dall’Unesco nel Patr imonio mondiale dell’Umani tà: la Vil la di Adr iano e la Vil la d’Este. L’am-ministrazione sta ora lavorando a un al tro grande obiet t ivo: ot-tenere che la ci t tà venga dichia-rata nel suo insieme patr imonio dell’umani tà, inserendo sot to la tutela dell’Unesco anche tut to i l centro stor ico con l’Acropoli e i l Santuar io di Ercole Vinci tore e la Vil la Gregor iana.

Per questo è stato f irmato un protocollo di intesa tra i l Co-mune di Tivoli e i l Ministero per i Beni e le At t ivi tà Cul tural i per la redazione del piano di gest ione dei si t i di Vi l la Adr iana e Vil la d’Este e per la predisposizione della proposta di estensione del r iconoscimento dell’Unesco all’intera ci t tà.

I l protocollo di intesa raf-forza così la collaborazione tra i l Ministero e i l Comune di Tivo-

l i, che ha permesso negli ul t imi anni, in par t icolare at traverso la convenzione f irmata nel 2002, di ot tenere una ser ie di impor-tant i f inanziament i, in par t ico-lare dalla Provincia di Roma, per i l recupero del complesso della Missione (dest inato a sede del museo della ci t tà di Tivoli), per l’edi f icio dell’ex mat tatoio comunale (dest inato a sede dell’archivio stor ico comunale), per i l complesso della Rocca Pia e dell’Anfi teatro di Bleso e del museo Tr ibolet t i al l’interno di Vil la Adr iana.

L’accordo cont iene l’impe-gno di Comune e Ministero nella redazione congiunta dei piani di gest ione dei due si t i Unesco - prescr i t t i dalle disposizioni minister ial i e requisi to fonda-mentale per restare nella Whl ( la l ista mondiale dei si t i Patr imo-nio dell’Umani tà) dell’Unesco - e nella predisposizione del dossier di candidatura nella Whl della ci t tà di Tivoli, consideran-do in par t icolare l’esi-

possa avere effetti positivi per un ter-ritorio. Nel caso della “Diamantina”, la Provincia in stretta collaborazione con i tre Comuni che la condividono (tra cui la città capoluogo) ha realizzato un primo importante intervento di “man-tenimento” della qualità paesaggistica del sito congiunto ad una altrettanto importante azione di valorizzazione dell’uso turistico e ricreativo di un’area quasi totalmente estranea da tale logica. Sicuramente, comunque, non identificata come tale nell’imma-ginario di residenti e “forestieri”.

L’esperienza della ciclabile sugli argini del Canale di Burana, dal Panaro a Bondeno fino alle mura di Ferrara attraverso la Diamantina, merita uno spazio autonomo per essere a pieno raccontata ma indubbiamente sta a te-stimoniare come un uso consapevole delle due componenti del paesaggio di “terra e acqua” della pianura ferrarese possa innescare benefici importanti per la salute, il lavoro ed il reddito dei suoi abitanti.

Oltre che per la consapevolezza della loro storia comune, bene im-portante come non mai per tentare di orientarsi in momenti di travolgente “dilatazione sociale” come quelli odierni.

Palazzo Massari - Padiglione d’Arte Contem-poranea.Appartenente a quella generazione di artisti che negli Stati Uniti ha infranto le distinzioni tradizio-nali tra pittura, scultura e architettura per creare una dimensione nuova dell’opera d’arte.Info: tel. 0532 244949

URBINO

Le vie dei presepidal 8 dicembre al 6 gennaio 06Info: www.urbinoculturaturismo.it

Buon Annodal 13 dicembre al 8 gennaio 06Immagini e immaginario della comunicazione d’auguriInfo: www.urbinoculturaturismo.it

Natale a Urbinodal 15 dicembre al 6 gennaio 06Mostre, spettacoli, concerti, mercatiniInfo: www.urbinoculturaturismo.it

SIENA

NASCERE A SIENA: il parto e l’assisten-za alla nascita dal medioevo all’età modernadal 17 dicembre 2005 al 19 Febbraio 2006Santa Maria della ScalaL’Università degli Studi di Siena, sezione di Storia della Medicina, e il Santa Maria della Scala, Istitu-zione del Comune di Siena, hanno programmato una mostra multidisciplinare sul tema dell’assi-stenza al parto dal Medioevo all’età moderna.Info: www.comune.siena.it

FIRENZE

Arnolfo, alle origini del Rinascimento Fiorentinodal 21 dicembre 2005 al 21 aprile 2006Museo dell’Opera di Santa Maria del Fiore - Piazza Duomo 9www.arnolfoafirenze.it

COMACCHIO

Una Spina nel piattofino al 31 dicembrePalazzo Bellini

TIVOLIDUE SITI NELLA LISTA,MA TUTTA LA CITTÀCHIEDE UN RICONOSCIMENTO

di Marco VincenziSindacodiTivoli

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Tibur Superbum, vivibile e ospitaleCittà bella ed operosa. Tivoli risulta vivibile per i suoi abitanti ed ac-

cogliente per i suoi ospiti. Di questo sono consapevoli i suoi cittadini, che fondano il loro orgoglio (sul gonfalone della città è impressa la scritta “Tibur Superbum”), oltre che su un importante passato, anche e soprattutto sulla rinascita che ha avuto la città negli ultimi anni, grazie all’opera della nostra amministrazione, in carica dal 1999. Per la sua bellezze archeologiche e architettoniche Tivoli è considerata un centro di eccellenza dalla comunità internazionale ed è visitata ogni anno da circa un milione di turisti provenienti da tutto il mondo. Tivoli ha due siti, Villa d’Este e Villa Adriana, dichiarati dall’Unesco Patrimonio mondiale dell’Umanità e ora si sta lavorando alla proposta di estensione della tutela dell’Unesco all’intera città.

Fondata da più di 3200 anni e segnata dall’opera dell’uomo fin dal Paleo-litico, Tivoli è la città, dopo Roma, nella quale si concentra la maggior parte delle testimonianze artistiche e monumentali del Lazio. Ha 54mila abitanti, e dista circa 30 chilometri dalla Capitale. E’ collocata sui pendici occidentali dei Monti Tiburtini, presso la grande cascata dell’Aniene, il corso d’acqua che all’interno di Roma affluisce nel Tevere. Fin dall’antichità Tivoli è famosa per essere una città in cui si vive bene e a lungo. Lo stesso poeta Orazio si augurava di poter trascorrere la vecchiaia nella città tiburtina per il clima par-ticolarmente salubre e per le sue acque termali, apprezzate fin dall’antichità per i loro benefici effetti. E proprio lo stabilimento termale delle Acque Albule in questo periodo è interessato da un profondo intervento di riqualificazione che lo renderà tra i più importanti d’Europa.

La ricchezza delle acque favorì, nelle diverse epoche, l’impianto di grandi complessi architettonici: Villa Adriana, di epoca romana, la cinquecentesca Villa d’Este e la Villa Gregoriana costruita nell’Ottocento, appena riaperta dopo un grande restauro operato dal Fai (Fondo per l’ambiente Italiano).

Impulso allo sviluppo sostenibileLa città negli ultimi anni ha vissuto una vera e propria rinascita, grazie

all’opera di rinnovamento avviata nel 1999 dall’amministrazione comunale, basata su due priorità: migliorare la qualità della vita degli abitanti e aumen-tare le capacità di attrazione e di accoglienza turistica. Assetto del territorio, grande viabilità, trasporti, servizi, opere pubbliche sono i capitoli fondamen-tali dell’azione amministrativa che ha sempre tenuto conto del patrimonio monumentale cittadino.

Tivoli

stenza nel centro stor ico di una ser ie di complessi archeologici, archi tet tonici e paesaggist ici di grande pregio e di elevato valo-re cul turale in par te di propr ietà del Comune di Tivoli ( le piazze, i palazzi stor ici, l’anf i teatro di Bleso), in par te dello Stato (Vil la Gregor iana, i l Santuar io di Ercole Vinci tore, i l Tempio della Tosse).

Secondo l’intesa, i l Comu-ne di Tivoli fornirà tra l’al t ro i l coordinamento, i mezzi tecnici e le consulenze adeguate per sviluppare le fasi successive ai piani in fase di elaborazione per l’ampliamento dell’iscr izione al la Whl.

Lo stesso protocollo è stato sot toposto al l’at tenzione, per la sua sot toscr izione, anche della Regione Lazio e della Provincia di Roma, con le quali saranno intraprese azioni comuni per ot-tenere i r isul tat i programmati.

Del resto la collaborazione con la Regione e la Provincia

per la valor izzazione dei si t i Unisco va avant i già da diver-so tempo. Nel 2004 infat t i la Regione Lazio, pr ima in tut ta I tal ia, su iniziat iva del consi-gliere Car lo Lucher ini ha appro-vato una specif ica legge per la valor izzazione dei si t i Unesco, stanziando un mil ione di euro nel pr imo anno e prevedendo stanziament i in tut t i gl i anni successivi. Anche la Provincia

di Roma, nell’ambito di un programma per i l recupero dei centr i stor ici, ha stanziato un mil ione di euro, dest inandone 800mila a Tivoli per la presen-za nel suo terr i tor io di due si t i Unesco.

In ef fet t i negli ul t imi anni ogni intervento a Tivoli non solo del Comune ma anche della Provincia e della Regione è f inalizzato al grande obiet t ivo dell’estensione del r iconosci-mento dell’Unesco all’intero terr i tor io, af f inché l’ambiente, tut t i i quar t ier i, la ci t tà stor ica, i beni monumentali, cul tural i ed archeologici, r iquali f icat i e recuperat i divent ino ancora più preziosi, più conosciut i ed apprezzat i. Del resto l’ant ica vocazione della ci t tà di Tivoli, che si lega al la quali tà del suo ambiente naturale e al le sue impor tant i presenze archeolo-giche e monumentali, è sempre di più un’oppor tuni tà di svi luppo e di occupazione, a integra-zione delle tradizionali at t ivi tà produt t ive, come i l t raver t ino, anch’esso conosciuto e apprez-zato in tut to i l mondo. Ol tre al la indispensabile azione di tutela mirata a preservare quest i valor i, l’impegno dell’ammini-strazione comunale è r ivol to so-prat tut to a favor irne la fruizione

ed a di f fondere, i l più possibile, i benefici che ne der ivano e che potranno ul ter iormente aumen-tare, per l’indot to che queste impor tant i r isorse creano.

Molto è stato fat to e molto ci resta ancora da fare cont i-nuando a lavorare anche per la r ivalutazione delle al t re nume-rose r isorse monumentali che -

meno conosciute, ma non meno impor tant i - carat ter izzano la ci t tà di Tivoli e i l suo centro stor ico: i quar t ier i medievali, i l Santuar io di Ercole Vinci to-re (per i l quale è in corso un grande intervento di restauro), l’Acropoli, i l f iume Aniene e le sue sponde, i l Parco di Monte Cat i l lo.

Esposizione di un nucleo di piatti proveniente dagli scavi della città etrusca di Spina.Info: tel. 0533 310161 / 318748

“… ieri il Delta 1950 - 1970”fino al 8 gennaio 2006 Manifattura dei MarinatiMostra fotografica di Walter BreveglieriInfo: tel. 0533 310161 - 314003

SIENA

GUARDAMI. Percezione del videofino al 8 gennaio 2006Siena, Palazzo delle PapesseInfo: tel. 0577 22071 - www.papesse.org

FERRARA

Corot. Natura, emozione, ricordofino al 8 gennaio 2006Palazzo dei Diamanti Ammirato dai più autorevoli intellettuali del suo tempo, punto di riferimento per generazioni di artisti, a Jean-Baptiste Camille Corot si deve una rilettura della realtà naturale e della figura umana di grande intensità e originalità. Questa mostra testimonia l’eccezionale statura del maestro francese, che seppe interpretare e trascendere le correnti artistiche dominanti nell’Ottocento - dal neoclassicismo, al romanticismo, al reali-smo - fino ad essere considerato un precursore dell’impressionismo.Info: www.palazzodiamanti.it

FIRENZE

Donna Donnefino al 8 gennaio 2006Palazzo Strozzi - Piazza StrozziE’ la prima tappa di una mostra itinerante dedicata al femminile nella contemporaneità. 33 artisti tra uomini e donne italiani e stranieri propongono, attraverso sculture, pitture, foto-grafie e videoinstallazioni, una riflessione sulla femminilità in forma di dialogo ed analizzano il ruolo della donna nel mondo di oggi.Info: www.comune.fi.it

RAVENNA

La Domus del Triclinio e la mostra Conviviumfino all’8 gennaio

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�� annoprimo•numerodue•ott/dic2005www.sitiunesco.it unesco•associazionecittàitalianepatrimoniomondiale ��

Porto Venere Porto Venere • Mareggiata

Conclusa la stagione estiva, con i suoi grandi numeri di visitatori, con lo sfavillio del

mare e l’intensità dei colori tipici della Palazzata di Porto Venere, iniziano per i nostri luoghi stagioni più intime e più segrete, un autunno pieno di dolcezza ed un inverno sorprendente non solo per la piacevolezza del clima. Per noi che qui siamo nati e vissuti, sono proprio l’autunno e l’inverno, con i loro ritmi più rilassati, gli eventi naturali più spettacolari - immaginate ad esempio alle furiose e spettacolari mareggiate, con le onde che superano in altezza il campanile della chiesa di San Pietro - a rendere più intensa l’esperienza di Porto Venere e del suo arcipelago.

Per questo, tra i principali obiet-tivi di valorizzazione del sito riteniamo fondamentale diffondere le presenze turistiche in una stagione prolungata, culminante con le celebrazioni natalizie durante le quali l’intero borgo diventa una straordinaria scenografia urbana, un presepe marinaro con i lampioncini accesi lungo i carrugi e sulla calata, le case alte con le finestre illuminate che

si riflettono durante le lunghe notti di vigilia nelle acque tra Porto Venere e l’isola Palmaria.

Ma il richiamo della poesia da solo non basta, poi deve subentrare per chi amministra la programmazione, l’or-ganizzazione, in una sola espressione la “politica culturale” il cui strumento principale è stato individuato nel Piano di Gestione, a cui l’Amministrazione Comunale di Porto Venere si sta dedicando sotto la supervisione della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Liguria ed in con-tatto con l’Associazione Città Italiane Patrimonio UNESCO. L’esperienza del

Piano di Gestione si innesta in una strategia già da tempo in atto per la tutela e la valorizzazione dei luoghi, che ha avuto come momento fondamentale nell’anno 2001 l’istituzione del Parco Naturale Regionale di Porto Venere ed arcipelago, il cui Piano, attualmente in fase d’adozione, comprende un ricco Thesaurus Progetti finalizzati all’ap-profondimento ed alla diffusione delle conoscenze sul territorio compresa la riserva marina, all’incoraggiamento delle attività culturali, ricreative e sportive ispirate dal genius loci piut-tosto che dalle mode del momento, al potenziamento del Laboratorio di ricerca sull’isola Palmaria destinato a “dialogare” con le altre piccole isole del Mediterraneo. Veramente noi sentiamo che il mare non rappresenta un confine fisico o amministrativo, ma al contrario un’enorme superficie di contatto che ci unisce all’intero Mare Nostrum. Ed è per questo che Porto Venere si è fatta

sempre più sensibile ed accogliente anche nei confronti della nautica, in particolare quella più rispettosa della natura: dal 2004 Porto Venere è il primo Comune italiano delle Vele d’Epoca, prodotto dell’antica simbiosi tra il navigante ed il mare. Vi capiterà, venendoci a trovare anche in autunno o in inverno, di poter ammirare da vici-no, ormeggiate nelle placide baie delle Grazie, di Fezzano oppure a Porto Ve-nere, splendide imbarcazioni d’epoca, il cui interesse è stato riconosciuto dal nuovo Codice dei Beni Culturali. E gli approdi che le ospitano sono davvero degna cornice, anche dal punto di vista della conservazione dell’ambiente ma-rino: in quest’anno 2005 il porticciolo di Porto Venere ha ricevuto dalla FEEE la “Bandiera Blu dei porti d’Italia” men-tre Legambiente ha dichiarato le nostre spiagge tra le “dieci più blu” d’Italia.

E allora Porto Venere è un luogo paradisiaco, senza problemi? Tut-

t’altro: le difficoltà da superare sono molte, e talora gravi, a partire dallo squilibrio tra i limitati spazi fisici dispo-nibili e la sempre maggiore richiesta di aree sia a terra (immobili, parcheggi, superfici per ogni genere di attività), sia a mare (posti-barca, ormeggi, specchi acquei per maricoltura), con la conseguenza di squilibri economici e sociali facilmente immaginabili. La lotta contro l’inquinamento, l’introdu-zione di fonti energetiche alternative, la prevenzione dei rischi ambientali a partire dagli incendi che minacciano il nostro patrimonio verde, lo smaltimen-to razionale dei molti rifiuti, comprese le acque reflue, che il turismo produce sono impegnative questioni che siamo chiamati ad affrontare.

Nella piccola, apparentemente sonnolenta Porto Venere autunnale ed invernale il lavoro di dovrà dunque pro-seguirà senza soste. Veniteci a trovare, sarete i benvenuti.

Chiesa di San Nicolò - Via RondinelliNella chiesa trecentesca di San Nicolò la mostra archeologica Domus del Triclinio: una Ravenna romana vitale e sconosciuta. Lo spazio si arricchisce inoltre della mostra Convivum che tratta il tema del lusso del banchetto, ricercato e foggiato nell’antica aristocrazia romana, con una rassegna molto ampia di mosaici, arredi e reperti provenienti da Ravenna e dai prestigiosi musei nazionali del paese: Aquileia, Trento, Napoli, Pompei ed Ercolano.Info: tel. 0544. 213371 - www.ravennantica.it

FIRENZE

Cibi e sapori nel Mondo Anticofino al 15 gennaio 2006Museo Archeologico Nazionale - Via della Colonna, 4Il percorso della mostra è suddiviso in tre sezioni: l’Egitto, il mondo Greco l’Etruria e Roma e l’ultima sezione: commerci e distribuzione dei prodotti.

Pitti Immagine Uomodal 11 al 14 gennaio 2006Fortezza da Basso - Viale Filippo StrozziAnteprima mondiale collezioni di abbigliamento e accessori primavera-estate 2006.www.pittimmagine.com

Cow Parade Firenze 2005 - arte contem-poraneafino al 20 gennaio 2006Principali vie e piazze fiorentineCosa ci fanno delle mucche sparse per Firenze? Sono le mucche di CowParade, la più grande ma-nifestazione d’arte pubblica mondiale perché si svolge nelle vie e nelle piazze delle città: Chicago, New York, Londra, Tokyo, Praga per citarne solo alcune. Sì, perché questa mandria colorata è in giro per il mondo dal 1998.www.cowparade.it

Pitti Immagine Bimbodal 20 al 22 gennaio 2006Fortezza da Basso - Viale Filippo StrozziAnteprima internazionale delle collezioni di abbi-gliamento e accessori per bambini e ragazzi.www.pittimmagine.com

PORTO VENERESTAGIONE PROLUNGATA PER ASSAPORAREIL MARE D’INVERNO

di Salvatore CalcagniniSindacodiPortoVenere

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Cerveteri • Caduta del Vaccina

Cerveteri • Necropoli

Già dal suo insediamen-to nell’anno 2003, pur non avendo avuto da parte dell’UNESCO

l’importantissimo riconoscimento per la necropoli della Banditaccia di Sito Patrimonio Mondiale dell’Uma-nità, l’Amministrazione Comunale del sindaco Brazzini mostrò, fra l’altro, all’architetto (di fama mondiale) Giora Solar, ispettore dell’Unesco e tesoriere dell’Icomos, i progetti vin-citori del “Concorso Internazionale per Idee per la realizzazione del Par-co Archeologico Caerite”. Concorso a cui, a suo tempo, mostrarono interesse anche realtà straniere e che vide la partecipazione di oltre trenta gruppi con appunto tre vincitori, nel relativo ordine, più una citazione di merito. Progetti vincitori che furono esposti, grazie alla collaborazione della Sovrintendenza Archeologica, fino all’autunno dello stesso anno all’interno del Museo Nazionale Cerite ubicato a Piazza S. Maria Maggiore nel cuore della Qittà antica. Museo che ospita reperti provenienti dalle numerose necropoli ceretane esposti in ordine cronologico al fine di coprire tutto l’arco del periodo storico etrusco. L’Amministrazione

comunale, proprio e soprattutto in virtù di ciò che ha auspicato ed auspica l’Unesco, ha sviluppato e sta sviluppando importanti sinergie frutto di un equilibrato mix fra pubbli-co e privato. Sinergie che stanno già dando risultati non trascurabili e che, soprattutto, stanno incontrando il gradimento del pubblico e dei visita-tori sia italiani che stranieri. Iniziative che hanno visto la partecipazione, anche in archi temporali contenuti, di varie migliaia di persone; come è stato nel caso della Mostra “La moda etrusca l’importanza dell’immagi-ne” realizzata dal G.A.R. (Gruppo Archeologico Romano) sezione di

Cerveteri con il patrocinio dell’As-sessorato al Turismo del Comune. Mostra svoltasi dalla fine del febbraio fino alla metà di aprile 2005 presso le Case Grifoni iniziativa che, durante il suo svolgimento, ha ospitato anche conferenze di alto livello scientifico, come quella svolta dal Professor Stephan Steingraber, docente di Etruscologia ed Antichità Italiche presso l’Università di Roma Tre. La stessa università ha, successi-vamente, condotto i suoi allievi ad effettuare una campagna di ripulitura e recupero nella zona della necropoli che precede l’attuale ingresso della Banditaccia; come già effettuato antecedentemente da altri gruppi di ricercatori sia italiani che internazio-nali appartenenti ad altre Università. Case Grifoni che il 17 dicembre 2004 avevano già ospitato, aprendo i loro

ambienti in anteprima per l’occasio-ne, l’Assemblea Generale delle città Italiane Siti Unesco Patrimonio Mon-diale dell’Umanità. Case Grifoni ove è prossima l’apertura del Centro Visite “Raniero Mengarelli” che fungerà da perno eccentrico archeologico—cul-turale. Cerveteri può offrire ai turisti una visita di 47 siti monumentali di importanza fondamentale per la co-noscenza della tipologia e l’evoluzio-ne architettonica e funeraria, il tutto è esteso nei 450 ettari della necropoli e nei 150 dell’area della città di Caere. Attualmente, per una serie di motivi, le visite sono oggi limitate alla solo area Monumentale della Banditaccia, gli altri siti, seppure di pari importan-za ed unicità, sono però pressoché interclusi. In questo senso, il Comu-ne di Cerveteri in cooperazione con la FAEM (Fondazione Archeologica per l’Etruria Meridionale), con la So-printendenza Archeologica e le altre Associazioni locali, sta operando affinché le visite possano essere estese anche alla necropoli del Sor-bo, di Monte Abatone ed ad altri siti storici. La FAEM ha già reso possi-bile, dietro richiesta, effettuare delle visite a dei monumenti distribuiti sul vasto territorio difficili da raggiungere senza l’ausilio di mezzi e di una guida esperta attraverso la realizzazione di alcuni itinerari atti allo scopo. Vi è in proposito però una importante novità, in corso di realizzazione a

cura della FAEM e della Galatour (azienda di agenzia viaggi e trasporti privata di Cerveteri) quella di un tre-nino gommato composto da motrice e da tre vagoni di cui l’ultimo con pedana specializzata per il trasporto dei diversamente abili. Il mezzo utilizzato sarà a bassissimo impatto ambientale in quanto sarà alimentato da sola energia elettrica prodotta da un impianto fotovoltaico già operati-vo a cura della Galatour producente 5 kWh, impianto che sarà ampliato fino a produrne il doppio dell’energia al

momento in cui, nella primavera del 2006, entrerà in funzione tale trenino. Nella prima fase il trenino gommato provvisto, ovviamente, di una guida specializzata, effettuerà un itinerario di km.2,8 nel pianoro della Banditac-cia in un’area di circa 150 ettari di superficie, mentre successivamente estenderà il suo itinerario fino alla lunghezza di 10 km. in un’area di 600 ettari. Nella scorsa estate la Necro-poli della Banditaccia ha ospitato, in fascinose atmosfere notturne, vari spettacoli teatrali come ad esem-pio l’Inferno di Dante e l’Eneide di Publio Virgilio Marone che citiamo a proposito in quanto, nell’ambito di tutta una interessantissima situa-zione idrografica (che genera, fra l’altro, varie cascate di cui due alte più di trenta metri) vi è compreso anche il “Caeriti Amnem” descritto da Virgilio nell’Eneide, in epoca moderna conosciuto con il nome di fiume Vaccina. Naturalmente il riconoscimento dell’Unesco è ser-vito da ulteriore volano per stimo-lare collaborazioni non trascurabili attraverso vari sponsor (fra cui la Fondazione Cassa di Risparmio di Civitavecchia) al fine di incremen-tare le offerte turistico-culturali di Cerveteri anche attraverso il coinvolgimento dei paesi gemellati di Livry Gargan (Francia),Furstelfeldbruk (Germania), Almunecar (Spagna).

CERVETERIUN TRENINO ECOLOGICOPER VISITARE LA BANDITACCIA

di Arnaldo Gioacchini

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�0 annoprimo•numerodue•ott/dic2005www.sitiunesco.it unesco•associazionecittàitalianepatrimoniomondiale �1

Una straordinaria testimonianza della cultura venezianaVicenza e le numerose ville palladiane che ne caratterizzano il territorio rappresentano una straordinaria testi-

monianza non solo del genio di questo sommo architetto, ma anche di quello che fu uno dei secoli aurei della cultura veneziana. Un secolo di profonde trasformazioni, che vide un costante aumento degli investimenti fondiari effettuati dal patriziato veneto nella Terraferma e che implicò una profonda ed epocale ristrutturazione dello “Stato da Tera”.

Di questo fenomeno la villa costituisce l’elemento più immediatamente avvertibile e macroscopico, ma non certo l’unico, poiché furono coinvolti nella generale trasformazione anche il paesaggio, l’economia e la società stessa.

La conservazione e la consegna alle future generazioni di questo immenso patrimonio culturale rappresentano un dovere morale, ma anche un impegno di notevole portata; per questo le attività di programmazione e di gestione legate non solo alla tutela ed alla conservazione, ma anche alla sua promozione e valorizzazione, richiedono ne-cessariamente una collaborazione tra i competenti organi statali, la Regione del Veneto1, gli Enti locali interessati, i proprietari privati e le associazioni. In questo quadro di necessaria cooperazione si può ricondurre anche il progetto Villas – Stately Home and Castles, presentato nell’ambito del programma Europeo Interreg IIIb – Cadses2 e dedicato all’approfondimento delle tematiche relative al riuso delle dimore storiche.

Per quanto riguarda lo specifico delle Ville Palladiane, la Regione del Veneto esercita i propri compiti istituzionali di coordinamento in relazione alla predisposizione di un piano di gestione, reso obbligatorio dall’UNESCO, nel quale devono confluire le azioni di analisi conoscitiva del patrimonio e socio-economica dell’area interessata, la progetta-zione e l’attuazione delle attività individuate, nonché, alla fine, il monitoraggio dei risultati conseguiti.

1Attraverso le attività poste in essere dalla Direzione Cultura – Servizio Beni Culturali (http://www2.regione.veneto.it/cultura/bbcc/index.htm) e dall’ IRVV, Istituto Regionale per le Ville Venete, si veda in proposito il sito: http://www.irvv.net/Home.jsp?q.2 http://www.villas-eu.org/h3/h3.dll/avillaslout/d1/fpagina?ID=home&UID.x=1992-1126800292

Vicenza • Villa Almerico Capra detta “la Rotonda”

Bagnolo • Villa Pisani

Nuove forme di valorizzazione per il sito che include Vicenza

e le ville palladiane potrebbero avere origine da un progetto che già la Regione del Veneto ha posto in cantiere1, mirato alla creazione di un Catalogo Multimediale Georeferenziato dei Beni Culturali.

Grazie ad esso è possi-bile infatti unificare e rendere facilmente disponibili le informazioni derivanti dalla catalogazione dei beni culturali e dalla loro esatta collocazione su mappa, consentendo una visione d’insieme di tutte le tipologie di beni culturali (ar-chitettonici, artistici e storici, archeologici, etnoantropo-logici, paesaggistici ecc.) nel loro ambito territoriale di riferimento.

Nella costituzione di que-sto catalogo risulta fondamen-tale la collaborazione interisti-tuzionale, la creazioni di reti, di sistemi e la condivisione delle tecnologie informatiche in modo da ottimizzare i risul-

tati e diminuire i costi, anche sulla base di quanto previsto non solo dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, ma pure dal recentissimo Codice dell’Amministrazione Digitale.

Nel caso dei Piani di ge-stione UNESCO questa moda-lità di raccolta e gestione dei dati consente, inoltre, l’avvio di successive campagne di valorizzazione pianificate su dati reali e su ampia scala.

In relazione a quanto detto, risulta evidente come appaiono quanto mai convergenti le poli-tiche dell’UNESCO e l’impegno

regionale a favore delle Ville Venete, tanto da farci augurare che la già citata collaborazione interistituzionale possa portare ad una ulteriore convergenza sulle metodologie di raccolta dei dati e delle informazioni sulle Ville Palladiane di Vi-cenza, approfittando appunto dell’occasione della stesura piano di gestione.

1 Il progetto è realizzato dalla Direzione cultura in collaborazione con l’Unità Complessa per il Sistema Informativo Territoriale e la Cartografia che ha forni-to la carta tecnica regionale digitalizzata e le ortofoto.

VENETOBANCA DATI E PROSPETTIVEDI VALORIZZAZIONEDELLE VILLE PALLADIANE

di Maria Teresa ManoniDirigenteServizioBeniCulturalidellaRegioneVeneto

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�2 annoprimo•numerodue•ott/dic2005www.sitiunesco.it Siti �3unesco•associazionecittàitalianepatrimoniomondiale �3

n sistema locale dotato di risorse straordinarie da un punto di vista culturale, storico-architettonico ed ambientale quale quello di Ferrara non può che ve-dere impegnate le proprie

forze istituzionali ed economiche nella valorizza-zione, accompagnata dalla tutela e dalla salva-guardia, di tale ricco e ar ticolato patrimonio.

L’entusiasmante connubio tra ar te e cultu-ra, rappresentato dalla città di Ferrara e dalle Residenze Estensi, e ambiente, rappresentato dal grande Delta del Po, rappresenta una sfida complessa, da affrontare sia per mettere in va-lore ed a sistema “terra” e “acqua”, cultura, usi e tradizioni differenti, sia per addivenire a forme di gestione efficaci, in grado di governare e nel contempo incidere sui processi di trasformazio-ne in atto.

Mentre la domanda di ar te e di natura è in continuo aumento, confermata dai positivi dati del turismo culturale ed ambientale di questi ultimi anni, allo stesso tempo si assiste alla ten-denza a ridurre il ruolo ed il peso della cultura da un punto di vista del sostegno finanziario, anche a causa delle importanti difficoltà economiche che il nostro Paese sta attraversando.

I margini d’azione degli Enti Locali, con le ri-strettezze di bilancio ed i continui tagli dei trasfe-

rimenti sono assai ridotti ed inducono a guarda-re con attenzione ogni oppor tunità di intervento generata da programmi di finanziamento di altre istituzioni, prima tra tutte l’Unione Europea, ma anche la Banca Europea degli Investimenti (BEI), così come gli istituti di credito locali.

La Provincia di Ferrara, insieme al Comune di Ferrara ed a numerose organizzazioni ed istituzioni del territori, da alcuni anni ha desti-nato par ticolare attenzione alle nuove fonti di finanziamento, in modo da incrementare il più possibile i progetti e le occasioni di intervento in questo campo.

Quando si è presentata l’oppor tunità di par-tecipare al programma Interreg IIIA con proprie proposte progettuali, dopo un’ampia fase di consultazione e confronto con tutti i principali attori del territorio, operanti nei diversi settori economici, è emersa la volontà di operare, in modo prioritario, proprio sul tema della cultura e più nello specifico sul tema della qualificazione, valorizzazione e messa in rete dei siti Unesco.

Siti da leggere secondo alcune “chiavi” nuove: siti da “mettere in rete”, siti da “gestire in modo attento ed efficace”, siti da “mettere in va-lore”, perché evolvano sempre più da patrimonio a risorsa, da risorsa ad occasione di sviluppo, anche grazie ad una crescita della consapevo-lezza della comunità locale.

Siti da leggere anche secondo nuove

traiettorie di relazioni, scambi e cooperazione: traiettorie che si stanno for temente sviluppando verso Est, verso quella vasta Area Balcanica, in par ticolare dei Balcani occidentali, a noi confinante, interessata in questi ultimi tempi da straordinari processi di cambiamento ed “avvicinamento”.

Sono questi i fondamenti del Progetto SUA - Siti Unesco Adriatici, for temente voluto dal-l’Amministrazione Provinciale (nell’ar ticolo che segue il progetto è descritto da un punto di vista tecnico), avviato un paio di anni fa, in fase di avanzata attuazione.

La Provincia di Ferrara non ritiene di aver concluso il proprio impegno su questa specifi-ca linea, che tra l’altro in questi anni ha visto l’organizzazione e la realizzazione di numerosi ed importanti iniziative ed eventi, ma è già impegnata, proprio in questi mesi, a gettare le basi per nuove proposte e progetti, in modo da sviluppare e consolidare quanto di positivo è stato raggiunto con il progetto Interreg SUA, non solo in termini realizzativi - sul Castello Estense e sulla Cattedrale di Ferrara, ad esempio -, ma soprattutto in termini di relazioni, di scambi e di crescita culturale.

DA PATRIMONIO A RISORSA, DA RISORSA A OCCASIONE DI SVILUPPO

I SITI ADRIATICI FANNO RETE di ALFREDO ZAGATTI

Vice Presidente della Provincia di Ferrara

Fucina di Vulcano

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�4 annoprimo•numerodue•ott/dic2005www.sitiunesco.it

S.U.A. Project: Valorisation of the UNESCO site of Ferrara in the framework of the EU Adriatic Cross Border Program-me Interreg IIIA

(By Silvia Previati and Monia BarcaDept. for Structural Funds of the Province of Ferrara)

Since 2003, the Province of Ferrara, to-gether with the Municipalities of Ferrara and Ravenna - Municipal Ar tistic Museum - are beneficiaries of the S.U.A. Project - UNE-SCO Sites of the Adriatic Region, which is par t of the EU Initiative Interreg IIIA for the Adriatic region. The EU has allocated funds to Adriatic areas in Italy and in the Balkans

(PAO Countries: Croatia, Serbia-Montene-gro, Albania and Bosnia Herzegovina). The aim is to foster economic and social coo-peration with neighbouring non-European Countries.

The EU intends to suppor t cooperation initiatives in different sectors - culture, social policies, economic development and contacts with the institutions - in order to create a real Euro-Adriatic region, where the sea would be a connection element rather than an element of division.

In 2003, following a series of initiatives organised at Regional level, the Province of Ferrara applied for the leadership of a Project amounting to euro 1.730,000. Its

A cura di Silvia Previati e Monia BarcaUff. Fondi Strutturali Provincia di Ferrara

A partire dal 2003 la Provincia di Fer-rara, assieme al Comune di Ferrara e al Comune di Ravenna - Museo

d’Ar te della Città sono diventati beneficiari del progetto S.U.A. - Siti Unesco Adriatici, nell’am-bito del Programma di Iniziativa Comunitaria Interreg IIIA - Trasfrontaliero Adriatico. L’Unione Europea ha infatti stanziato fondi rivolti sia alle regioni adriatiche italiane che a quelle balcani-che (Paesi PAO: Croazia, Serbia-Montenegro,

Albania e Bosnia-Erzegovina), nell’ottica di favorire la cooperazione economica e sociale con Paesi non europei ma confinanti.

L’obiettivo comunitario è quello di sostenere iniziative di cooperazione negli ambiti più diversi (cultura, politiche sociali, sviluppo economico, rappor ti istituzionali, ambiente, turismo) per la creazione di una vera e propria regione euroa-driatica, nella quale il mare diventa elemento di unione e non divisione.

La Provincia di Ferrara si è candidata per-tanto nel 2003, dopo un lungo percorso “a cabi-na di regia” regionale, a divenire “lead par tner” di un progetto per complessivi euro

VERSO UNA REGIONE EUROADRIATICAProgetto s.u.a.: valorizzazione del patrimonio Unesco ferrarese nell’ambito del programma comunitario Interreg IIIA-trasfrontaliero adriatico/1

Ferrara • Duomo

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main objective was to promote the great value of the World Heritage Sites of UNESCO, the unique remnants of past civilisations and cul-tures, which need to be protected, valorised and managed in a more effective way. This objective is shared with our Project Par tners in the Balkans, since they have to deal with the same issues concerning the maintenance of World Heritage Sites and their valorisation and effective management, in order to promote and adver tise them among the public.

The S.U.A project focuses on the crea-tion of an Adriatic network of World Heritage Sites, based on common characteristics and cultural origins. The sites shall be examined in order to draw up common guidelines and

promotional actions.The need for Management Plans for Wor-

ld Heritage Sites is becoming increasingly urgent and has attracted the attention of site managers and institutions. One of the objec-tives of the project is therefore to suppor t the Municipal Administration of Ferrara and the Po Delta in developing management strategies that can be transferred to par tner countries on the other side of the Adriatic, who are just about to draw up management plans. Generally speaking, the trend moves from the passive protection of the site to management strategies aimed at the development of the cultural heritage also in terms of economic growth and tourism.

The structural interventions currently underway in Ferrara focus on the restoration of the Via Coper ta (Covered passageway) of the Castle of the Estes, on the four rooms of the Appar tamento della Pazienza, which will become the seat of the Museum of the World Heritage Sites of the Adriatic Region, and on the pilot workshop of the Camerini di Alaba-stro (Alabaster rooms), with the restoration of the relieves by Antonio Lombardo. The alaba-ster rooms, which used to be the apar tments of Alfonso I Duke of Este, are a prestigious group of rooms decorated with works in gold-leaf, marble and marquetry. They used to host one of the most prestigious ar t collections in Europe, including works by Tiziano, Bellini,

Dosso Dossi, Garofano and Lombardo. Fur-ther interventions are planned for the Castle of Mesola, where a documentation centre on World Heritage Sites will be set up, and the Cathedral of Ferrara, with the restoration of the apse. Finally, the Museum of Ar ts of the City of Ravenna will become the seat of the CIDM (Documentation Centre on Mosaics).

The project currently involves three World Heritage Sites of the PAO Countries: Dubro-vnik, Parenzo and Kotor, but other Cities will apply for the inscription as World Heritage Site, as Sarajevo and Pola.

The S.U.A. Project will end in June 2007, when all the planned initiatives listed below will be finalised.

1.730.000 che mira in primis a diffondere l’impor tanza del grande valore del patrimonio Unesco, testimonianza unica di una storia di civiltà e di culture oggi necessariamente da conservare, valorizzare, gestire al meglio ed in maniera più efficiente. Si tratta sicuramente di un obiettivo che non può che essere condiviso anche dai par tner balcanici del progetto, che si trovano di fronte a medesime problematiche incentrate non solo sulla manutenzione dei beni siti Unesco ma anche sulla loro gestione e valorizzazione, per promuoverne la conoscenza e la fruibilità.

La costituzione di una vera e propria “rete adriatica” di siti Unesco che, con caratteristi-che similari o radici culturali comuni, possano essere oggetto di studio e di analisi, nonché

di interventi fisici mediante l’individuazione di linee guida comuni e di azioni di promozione, rappresenta il “cuore” del progetto S.U.A.

La necessità dell’elaborazione ed attua-zione di Piani di Gestione dei siti è divenuta impellente ed è una tema attualmente all’at-tenzione degli amministratori dei Siti iscritti al Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Un obiettivo del progetto è proprio quello di accompagnare il lavoro che Comune di Ferrara e Provincia di Ferrara stanno compiendo per il Sito Unesco Ferrara e il suo delta del Po e di consentirne la trasferibilità e lo scambio di metodologie ai paesi par tner dell’altra sponda dell’Adriatico che si apprestano a redigere i propri Piani di Gestione. Si sta in generale affermando l’esi-genza del passaggio da una tutela pas-

Dubrovnik

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S.U.A. - Adriatic UNESCO Sites

Leader par tner : Province of Fer raraRAI Par tner Countr ies: Municipal i ty

of Fer rara, Museum of the Ar t ist ic City - Municipal i ty of Ravenna;

PAO Par tner Countr ies: Serbia-Mon-tenegro (Serbia Unity Congress for Heri tage Protection in Kotor and Cultural Heri tage Republican State Organizat ion of Montenegro in Cetinje), Municipal i ty of Dubrovnik (Croatia), Municipal i ty of Parenzo, Ministr y of Culture of Albania in Tirana; Municipal i ty of Sarajevo, Univer-sity of Sarajevo.

Other par t icipants: Chapter of the Ca-thedral of Fer rara, Province of Ravenna, Inst i tute for Ar t ist ic, Cultural and Natural Heri tage of the Region Emil ia-Romagna, University of Bologna, I tal ian Ministr y of Cultural Heri tage and Cultural Pol icies;Province of RovigoAmount of the Project: 1,730,000.00 Euros Publ ic contr ibut ion: 100% Durat ion of the Project: June 1st 2003- June 30th 2007

Planned activi t ies: 1) Networking the Adriatic Sites - the sub-project envisages the creat ion of an on-l ine i t inerary throu-gh the wonders of both sided of

S.U.A. - Siti Unesco Adriatici

Lead partner: Provincia di FerraraPartner Paesi RAI: Comune di Ferrara, Museo

della Città D’Arte - Comune di Ravenna; Partner Paesi PAO: Serbia-Montenegro (Serbia

Unity Congress for Heritage Protection in Kotor and Cultural Heritage Republican State Organization of Montenegro in Cetinje), Città di Dubrovnik (Croazia), Città di Parenzo, Ministero della cultura dell’Albania a Tirana; Università di Sarajevo, Comune di Sarajevo.

Altri soggetti coinvolti nel progetto: Capitolo della Cattedrale di Ferrara, Provincia di Ravenna, Istituto per i Beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna, Università di Bologna, Ministero italiano per i beni e le attività culturali;

Provincia di RovigoImporto progetto: 1.730.000,00 EuroContributo pubblico: 100% Durata del progetto: 1 giugno 2003- 30 giugno 2007

Attività programmate: 1) Messa in rete dei “siti adriatici” il sottoprogetto prevede l’ideazione di un percorso on line delle meraviglie dell’Adriatico, capace di interessare diverse forme di turismo e diversi circuiti culturali, che coinvolgano entrambe le sponde adriatiche. Verrà quindi creato un prodotto multimediale inserito nel sito web provinciale nel quale verranno inseriti tutti i materiali condivisi dai partner. Presso Ferrara verranno inoltre realizzati una esposizione permanente, mediante restauro ed allestimento di quattro sale dedicate presso il Castello Estense, ed un centro di docu-

siva ad una tutela attiva capace di coniugare le esigenze di salvaguardia con quelle di sviluppo e di utilizzo del patrimonio culturale in chiave di risorsa turistica ed economica.

Gli interventi strutturali in corso di realiz-zazione nel sito di Ferrara si stanno concen-trando all’interno del Castello Estense sulla Via Coper ta con il suo restauro, sulle quattro sale dell’Appar tamento della Pazienza, che verranno adibite a futura sede del Museo dei Siti Unesco Adriatici e sul laboratorio pilota dei Camerini di Alabastro con annessa ricostruzione dei rilievi di Antonio Lombardo. I camerini, un tempo appar tamento di Alfonso I d’Este, erano un prestigioso insieme di sale ove dorature, mar-mi, intarsi facevano da cornice ad una delle più prestigiose collezioni d’ar te europee, ricche

di firme da Tiziano, a Bellini, a Dosso Dossi, Garofano e Lombardo). Ulteriori interventi sono previsti all’interno del Castello della Mesola, con l’allestimento di un centro di documen-tazione sui Siti unesco, e nella Cattedrale di Ferrara con il restauro dell’Abside del Duomo di Ferrara. Infine a Ravenna verrà allestito il CIDM (centro di Documentazione sul Mosaico) pres-so il Museo d’Ar te della Città di Ravenna.

I Siti Unesco dei Paesi Pao coinvolti sono tre: Dubrovnik, Parenzo e Kotor, ma anche altre città che si candideranno a città patrimonio dell’umanità, quali Sarajevo e Pola.

Il progetto S.U.A. si concluderà a giugno 2007 data alla quale tutte le iniziative progettate qui sotto elencate troveranno realizzazione pra-tica. (1. continua)

Kotor Porec

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the Adriat ic region, targeted at different kinds of tourist and cultural circuits. The project wil l lead to a mult imedia product to be placed on the web site of the Pro-vince, including al l the material shared by the par tners. A permanent exhibit ion wil l be set up in Fer rara fol lowing the re-storat ion of four rooms in the Este Castle and a documentat ion centre in the Castle of Mesola concerning the main World He-ri tage Sites of the Adriat ic region, which wil l be equipped with mult imedia tools for the col lect ion and showing of images, texts, publ ished works, guides, etc.

2) Guidel ines for Management Plans for World Heritage Sites. Sett ing up

a working group consist ing of exper ts of different branches from al l RAI and PAO par tner countr ies. The group wil l be chaired by the leader par tner and would exchange working methods and guidel i-nes to draw up Management Plans, whi le assist ing the proposing administrat ions in studying, drawing up and adopting Management Plans.

3) Pilot study aimed at the recovery, restorat ion and valorisat ion of monu-mental si tes of high cultural level. The project wil l focus on a workshop for the restorat ion of the Renaissance decora-t ions of the famous Via Coper ta of the Este Castle, lost over the centuries; of

the alabaster rooms and the works by Lombardo, which are of great historical and ar t ist ic value. The restorat ion wil l be car r ied out by qual i f ied restorers using advanced techniques.

The project aims at sharing resto-rat ion, recovery and cataloguing expe-riences and site management guidel ines among the par tners through the organi-sat ion of seminars and workshops on restorat ion and i ts techniques, innovative and sustainable site management metho-ds and tourist promotion.

mentazione, presso il Castello della Mesola, di tutti i principali siti adriatici patrimonio dell’umanità dotato di strumenti multimediali, di raccolta e riproduzione di immagini, testi, opere edite, guide, ecc..

2) Linee guida per la definizione dei piani di ge-stione dei Siti UNESCO. Costituzione di un gruppo di lavoro interdisciplinare, composto da esperti di diverse discipline provenienti da tutti i paesi partners RAI e PAO, coordinati dal lead partner, che elaborino linee guida per l’elaborazione di Piani di Gestione, scambino metodologie operative e nel contempo accompagnino le amministrazioni proponenti allo studio, alla definizione ed all’adozione di autonomi piani di gestione.

3) Realizzazione di un intervento pilota di studio volto al recupero, restauro e valorizzazione di beni monumentali, caratterizzati da elementi di

esemplarità. In particolare l’attività sarà concentrata sulla realizzazione di un laboratorio per la ricostru-zione di decorazioni rinascimentali andate perdute nel corso della storia negli ambienti della famosa Via Coperta del Castello Estense, dei Camerini di alabastro e delle opere del Lombardo, di alto valore storico artistico, mediante l’utilizzo di tecnologie innovative e di artigianato qualificato.

Il progetto prevede inoltre la diffusione delle esperienze di restauro, recupero, catalogazione realizzate negli interventi e delle linee guida per la gestione dei siti, presso tutti i partners, tramite la realizzazione di seminari e workshop di studio sul restauro e le sue tecniche, su modalità innovative e sostenibili di gestione del patrimonio culturale, sulla promozione turistica.

Ravenna • Mausoleo di Teodorico

Ferrara • Castello

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Assisi

L’Associazione Città Italiane Patrimonio Mondiale UNESCO è stata fondata nel 1997 per iniziativa dei comuni di Alberobello, Andria, Capriate S. Gervasio,

Ferrara, Matera, Ravenna e Vicenza.Principali finalità statutarie:• l’attuazione di iniziative per la tutela del patrimonio

culturale e naturale dichiarato Patrimonio dell’Umanità dal-l’UNESCO e la realizzazione di progetti e proposte comuni da presentare alle amministrazioni pubbliche italiana e alle istituzioni internazionali;

• la costruzione di politiche di scambio di esperienze, in relazione ai problemi presentatisi e alle soluzioni adottate dalle varie comunità;

• la promozione di iniziative di educazione in collaborazio-ne con le autorità scolastiche;

• la promozione, in collaborazione con le Università e gli Istituti di Ricerca pubblici e privati, di iniziative finalizzate alla formazione professionale del personale delle pubbliche amministrazioni e non, impiegato nella gestione del patrimonio culturale delle città d’arte;

• la programmazione di una politica turistica e di diffusione dell’immagine che corrisponda agli interessi della comunità in cui si trovano i beni patrimonio dell’umanità;

• la promozione di rapporti di collaborazione e cooperazio-ne con analoghe associazioni che dovessero costituirsi in Italia e con l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani; nonché con le associazioni internazionali che hanno medesime finalità, in particolar modo con l’UNESCO.

Il testo integrale dello statuto dell’associazione è reperibile all’indirizzo www.sitiunesco.it/attach/unesco/docs/statuto.pdf.

Presidenza e segreteria sono ubicate presso il Comune di Ferrara - Piazza del Municipio n. 2:

tel. 0532 418333 - fax 0532 418336Indirizzo web: www.sitiunesco.itE-mail: [email protected]: Gaetano Sateriale (Ferrara)Vicepresidente: Giuseppina Marmo (Andria) e Claudio

Ricci (Assisi).

Il comitato direttivo è composto dai rappresentanti dei co-muni di Firenze, Portovenere, Tivoli, Urbino, Verona e Vicenza.

Attualmente i soci (comuni, province e regioni) sono 32: Comune di Alberobello, Comune di Amalfi, Comune di Andria, Comune di Aquileia, Comune di Assisi, Comune di Barumini, Comune di Capriate San Gervasio, Comune di Caserta, Comu-ne di Cerveteri, Comune di Ercolano, Comune di Ferrara, Comu-ne di Firenze, Comune di Lipari, Comune di Matera, Comune di Napoli, Comune di Padova, Comune di Palazzolo Acreide, Comune di Pisa, Comune di Porto Venere, Comune di Ravenna ,Comune di Roma, Comune di San Gimignano, Comune di Siena, Comune di Tivoli, Comune di Torino ,Comune di Torre Annunziata, Comune di Urbino, Comune di Verona, Comune di Vicenza, Provincia di Ferrara, Provincia di Salerno, Regione Veneto, Comunità Montana della Valle Camonica, Ente Parco archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi.

Il 23 febbraio 2000 l’Associazione ha ottenuto il riconosci-mento ufficiale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e la Commissione Nazionale Italiana Unesco ne ha riconosciuto le importanti finalità.