Relazione corso aggiornamento/UNESCO-Heritage 2016
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Universit degli Studi Firenze
CORSO DI AGGIORNAMENTO PROFESSIONALE
Pedagogical approach to the safeguarding and valorization
of cultural heritage
Anno Accademico 2015/2016
Patrimonio identitario delle donne vittime di
discriminazione e educazione alla non violenza.
Proposta di ricerca teorica e applicata in chiave pedagogica
con interventi educativi in ambito di cooperazione
internazionale
Direttore corso
Prof.ssa Giovanna del Gobbo
Corsista Tutor
Dott.ssa Stella Rita Emmanuele Dott.ssa Glenda Galeotti
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Indice 1
Il Corso e la Cattedra 2
Introduzione 4
Capitolo 1 4
Contesto della Ricerca
1.1 Donne, violenza e povert 5
1.2 Discriminazione multipla 6
1.3 La situazione cilena: il Popolo Mapuche 7
Capitolo 2 8
Obiettivo e Metodologia della Ricerca
Capitolo 3 9
Fasi di ricerca e risultati attesi
Riflessioni e approfondimenti personali 11
Bibliografia 16
Sitografia 18
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Il Corso e la Cattedra
Il corso di aggiornamento professionale Pedagogical approach to the safeguarding and valorization
of Cultural Heritage (Leducazione per la salvaguardia e valorizzazione del Patrimonio
Culturale) ha coinvolto me ed altri corsisti, alcuni di loro gi impegnati nel settore culturale pubblico
e privato, nei mesi compresi tra Gennaio e Luglio 2016. Il corso intende rispondere ad una domanda
di aggiornamento e adeguamento di conoscenze, competenze e strumenti per la salvaguardia dinamica
del patrimonio culturale immateriale e materiale dei territori e per nuove forme di valorizzazione
educativa finalizzate alla consapevolezza e alla corresponsabilizzazione delle comunit,
allattivazione di processi di governance e cittadinanza attiva, ma anche allinnovazione del settore
in direzione imprenditoriale/Social Innovation, il tutto grazie ad un approccio integrato e
interdisciplinare.
La necessit del riconoscimento e della piena valorizzazione dei patrimoni delle comunit locali,
quale elemento imprescindibile per lo sviluppo umano endogeno, equo e sostenibile, gi sostenuta
da alcuni anni nei documenti strategici internazionali. Un ovvio riferimento la Dichiarazione sul
Patrimonio Culturale Mondiale del 1972, ma soprattutto nella Dichiarazione per la Salvaguardia del
Patrimonio Culturale Immateriale, approvata a Parigi il 17 ottobre 2003 che la dimensione educativa
ulteriormente sottolineata in termini di azione di sostegno per lo sviluppo delle capacit necessarie,
a tutti i livelli, per una corretta gestione del patrimonio culturale che tenga conto anche della
dimensione dellinclusione e del lavoro.
Il Corso si articola in quattro moduli principali che si incastrano tra loro, in teoria tramite lezioni
frontali, lezioni interattive, dibattiti e confronti, testimonianze; in pratica grazie ai lavori di gruppo
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tra noi corsisti con il sostegno ed i feedback dello Staff ma soprattutto frequentando le 50 ore di Stage
presso strutture apposite.
Nel mio caso ho avuto lopportunit di svolgere lo stage presso la Cattedra Transdisciplinare
UNESCO Sviluppo Umano e Cultura di Pace ove collaboro alla ricerca. Essa diretta dallEmerito
Prof. P. Orefice (mio tutor esterno al corso) e dal Prof. P. Federighi; sita presso il Dipartimento di
Scienze della Formazione e Psicologia/SCIFOPSI dellUniversit degli Studi di Firenze. I valori
promossi dalla stessa sono coerenti con i principi UNESCO al fine di promuovere un approccio
transdisciplinare verso lEcoumanesimo planetario; limportanza della diversit come ricchezza; la
salvaguardia del patrimonio culturale immateriale e materiale come identit costituiva di ciascun
popolo; il cittadino terrestre di Edgar Morin che comporta una riforma del pensiero in coerenza al
flusso del nuovo modo di stare nel mondo che inevitabilmente ci travolge.
I temi trattati dalla Cattedra sono attualmente incentrati su nove focus suddivisi in tre livelli:
1 livello generale Scienza complessa delleducazione comprende i focus:
Epistemologia - Scienza complessa delleducazione
Teoria Ecoumanesimo planetario e locale
Metodologia I professionisti delleducazione dei saperi
2 livello centrale Pedagogico comprende i focus:
Epistemologia Teoria pedagogica dei saperi
Teoria Costruzione dei saperi individuali e collettivi
Metodologia R.A.P. ricerca azione partecipativa e professionale
3 livello buone pratiche/metodologico Sviluppo educativo e buone pratiche innovative e di societ
comprende i focus:
Epistemologia Sviluppo delle persone, delle culture e delle societ
Teoria Comunit locali
Metodologia Buone pratiche di sviluppo educativo delle persone, delle culture e delle
societ
In particolare, il tema della mia attivit di stage rientra nel 3 livello e riguarda la valorizzazione del
patrimonio identitario della donna indigena vittima, purtroppo di duplice discriminazione ossia, la
violenza di genere di cui succube in quanto donna; la violenza subita perch appartenente ad
unetnia. Lobiettivo progettuale e pedagogico che mi sono posta il seguente: come educare alla
non violenza giovani e giovanissimi? Grazie e attraverso la Civitas Educationis.
I concetti chiave della Cattedra che promuove il progetto e i relativi settori di intervento, sono gi
contenuti nella denominazione della stessa, Sviluppo Umano e Cultura di Pace. Sviluppo non solo
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razionale in quanto (soprattutto in America Latina) emerge una forte dimensione emozionale,
entrambi gli elementi/aspetti viaggiano insieme.
Cultura di Pace richiama leducazione alla comprensione umana, anzi ne costituisce la base. La
comprensione empatica essenziale al fine di comprendere laltro, ma per fare ci necessario, in
primis, capire noi stessi tramite un processo di autoanalisi monitorato costantemente.
Introduzione
In epoca di globalizzazione, su quale base possibile ipotizzare e praticare una formazione che,
rispettando le innumerevoli diversit di vita contro ogni tentativo di omologazione planetaria, esalti
le peculiarit comuni a tutti gli esseri umani e contribuisca alla costruzione dell'identit e
dell'appartenenza di specie?
Si tratta di valorizzare il "potenziale di conoscenza", che presiede ai processi di antropizzazione sin
dalle origini e si venuto costruendo in oltre tre miliardi e mezzo di evoluzione dei viventi e dei loro
domini conoscitivi sino alla nostra specie, che grazie ad esso continua a generare le societ e le culture
della storia. Oggi, lumanesimo planetario, utopia emergente negli attuali processi di globalizzazione,
impone la piena valorizzazione delle possibilit conoscitive di ciascuno e di tutti gli esseri umani, in
particolare di quanti, ne sono stati maggiormente impediti, tra questi le minoranze etniche, religiose
razziali e di genere ossia, le donne. Nella Societ globale della Conoscenza la formazione chiamata
a coprire una posizione centrale. Per partecipare allo sviluppo dellumanesimo planetario verso la
comprensione e laccettazione della diversit come ricchezza personale e comunitaria, i percorsi
della formazione" lavorano in maniera integrata su ambedue i versanti conoscitivi del sentire e del
pensare, liberando le potenzialit di conoscenza e di comunicazione degli uomini e delle donne, a
qualunque societ e cultura appartengano (Orefice 2003.)
1 Contesto della Ricerca
Il progetto di ricerca si contestualizza a favore della valorizzazione del patrimonio identitario della
donna indigena vittima, ad oggi, di duplice discriminazione ossia, la violenza di genere di cui
succube in quanto donna; la violenza subita dalla cultura esterna perch appartenente ad unetnia.
Imparare a vivere insieme, imparare a vivere con gli altri rispettando le innumerevoli diversit
principio fondante che la scuola tramite listruzione, ben integrata alla cultura del luogo ma al
contempo in unottica planetaria, deve insegnare alle giovani generazioni sin dalla prima infanzia.
Con la frequenza delle scuole i bambini vengono sottratti agli orrori della quotidianit. Listruzione
d loro la possibilit di poter analizzare in modo critico e consapevole la realt che li circonda, d
loro gli strumenti per poter discutere e dialogare in modo fruttuoso. Infatti, proprio sui banchi di
scuola che si impara a socializzare e a rispettare gli altri, le minoranze, le diversit. La scuola
dovrebbe insegnare diritti e doveri dellindividuo, rafforzandone lidentit, ma allinsegna della
tolleranza (Lyotard 1979.) Anzi aggiungo di pi, non solo tutto ci deve avvenire allinterno di un
contesto di educazione formale, ma a cascata necessario il passaggio attraverso uneducazione non
formale per giungere sino a quella informale ove si apprende in maniera naturale e spontanea; ed
qui che interviene leducatore sociale.
Educare alla consapevolezza della violenza, condividendo ci che ci rende diversi gli uni dagli altri
e trarne beneficio, queste sono le armi vincenti per un futuro allinsegna della pace.
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Oggi giunto il tempo, data la drammaticit degli eventi, di intervenire al fine di placare per poi
eliminare definitivamente il problema della discriminazione/violenza di genere ed etnica che le donne
subiscono. necessario salvaguardare il patrimonio identitario della donna, anzi di pi, valorizzarlo!
affinch tali violenze non si ripresentino; ci costituisce il risultato atteso.
1.1 Donne, violenza e povert
Pi del 70% delle persone che nel mondo vivono nellindigenza, secondo le stime dellOnu, sono
donne; la discriminazione uno dei temi chiave della povert. In alcuni paesi la discriminazione
contro le donne parte integrante delle leggi nazionali, in altri persiste nonostante leggi per la parit.
Le donne non hanno lo stesso accesso alle risorse e ai mezzi di produzione come la terra, il credito e
i diritti di eredit. Non ricevono gli stessi stipendi degli uomini e la maggior parte del loro lavoro non
retribuito. Le donne spesso hanno occupazioni informali senza alcuno standard di sicurezza o
protezione sociale. Allo stesso tempo sono ancora le principali responsabili della cura della famiglia
e della casa.
La povert, per le donne, sia causa che conseguenza della violenza. Le donne che subiscono
aggressioni fisiche, sessuali o psicologiche perdono il loro reddito e la loro capacit produttiva viene
danneggiata. Inoltre, la povert rende pi difficile per le donne trovare una via di fuga dai
maltrattamenti. Se vero che lindipendenza economica non le protegge dalla violenza, laccesso alle
risorse economiche pu migliorare la loro capacit di compiere scelte significative.
La discriminazione e la violenza contro le donne spesso vanno per mano, contribuendo alla negazione
del diritto alla salute, allistruzione, ad una casa e al cibo. La povert in pi mette le donne e le ragazze
a rischio di ulteriori abusi e violenze, chiudendo il circolo vizioso.
La discriminazione mette a repentaglio i diritti umani di diversi gruppi sociali, tra cui le popolazioni
native, i gruppi etnici, razziali, religiosi o le minoranze linguistiche e migranti. In questi contesti, le
donne subiscono una doppia discriminazione, sia come membri di tali gruppi che come donne/genere.
La povert pi che una semplice mancanza di reddito anche mancanza di sicurezza, di voce, di
scelte. Le donne subiscono gli effetti della povert in maniera particolare a causa del loro ruolo nella
societ, nella comunit e nella famiglia. Tuttavia, loro non sono vittime passive, possono essere
cittadine partecipi e attiviste per i diritti umani, agenti del cambiamento che reclamano i loro stessi
diritti, possono organizzarsi chiedendo giustizia e riconoscimento delle responsabilit e lavorare per
migliorare le loro vite e la situazione delle loro famiglie, comunit (Woodman 2004.)
Per muoversi su questa strada listruzione necessaria ma un diritto che viene a loro spesso negato!
Lo dimostra la combinazione di stereotipi di genere e costi scolastici (spesso viene data la priorit
alleducazione dei ragazzi perch sono visti come coloro che in futuro si faranno carico del
sostentamento della famiglia) che porta al fatto che circa una ragazza su cinque abbandona la scuola
tra i 13 e i 14 anni. Molte si ritrovano con unistruzione minima se non nulla e pochissime prospettive
di indipendenza economica e di conseguenza senza possibilit di decidere della loro vita (Ulivieri
1995.)
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1.2 Discriminazione multipla
Le donne spesso si trovano ad affrontare una multipla discriminazione: sono discriminate e vengono
loro negati diritti in quanto donne e in quanto facenti parte di un gruppo emarginato o minoritario,
cos come le donne che vivono in povert subiscono la discriminazione semplicemente per il fatto di
essere povere.
La discriminazione intimamente collegata alla violenza contro le donne. Essa influenza le forme di
violenza che le donne subiscono e rende alcune di loro pi soggette a certe forme di sopruso perch
hanno un pi basso status sociale rispetto ad altre e perch i responsabili di questi abusi sono
consapevoli che meno probabile che queste li denuncino o chiedano assistenza.
La discriminazione che le donne si trovano ad affrontare preclude loro laccesso alla giustizia, alla
protezione o ai servizi; questa esclusione nasce dalla povert e la radica ulteriormente. Molte delle
donne che vivono nellindigenza non hanno accesso alle cure sanitarie perch non possono sostenerne
i costi o perch non possono affrontare le spese per raggiungere le strutture sanitarie. Altre trovano
ostacoli perch non sono istruite, non parlano la lingua ufficiale o perch non vengono loro date le
informazioni di cui hanno bisogno in quanto vittime di pregiudizi profondamente radicati.
Quando le donne e le ragazze per comprendono grazie allistruzione che hanno dei diritti, li
rivendicano con forza nonostante tutte le difficolt che incontrano. Quando le donne denunciano e
fanno valere i loro diritti o i diritti di altri gruppi emarginati, corrono dei seri pericoli perch sfidano
i pregiudizi culturali e sociali e rappresentano una minaccia per i poteri forti, in quanto motore del
progresso sociale e dellimplementazione dei diritti umani. Infatti, uno dei fattori chiave per il rispetto
dei diritti umani luguaglianza tra uomini e donne e questo principio si riflette in tutti gli standard
per leliminazione di qualsiasi forma di discriminazione dunque violenza (Ulivieri 1997.)
Una cosa certa: uguaglianza e diritti potranno essere raggiunti quando le donne parteciperanno
attivamente al processo politico e di conseguenza la loro voce sar ascoltata; questa la via duscita!
Negli ultimi anni sono stati fatti molti passi avanti nel comprendere che i diritti delle donne sono
diritti umani. Nonostante i progressi nella comprensione e gli sviluppi nel diritto internazionale, le
vite di molte donne sono migliorate di poco: gli stati e le organizzazioni internazionali devono
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lavorare pi duramente per difendere i diritti delle donne nella pratica, con una forte volont politica
e in tutto il mondo, attraverso e grazie una cooperazione internazionale.
1.3 La situazione cilena: il Popolo Mapuche
Padre e figlia; etnia Mapuche; Cile
Oggi i Mapuche costituiscono circa il 13% della popolazione cilena, vivono nelle zone rurali del sud
del Cile, in una piccola parte del territorio argentino e nei grandi centri urbani, concentrati in quartieri
molto poveri. Il diritto alla autodeterminazione stato loro negato dallavvento del colonialismo,
mentre il loro territorio, cultura, lingua, religiosit e ambiente sono costantemente minacciati.
Il colonialismo ha portato, inoltre, un'ondata di forte maschilismo (machismo) e oggi le donne
preferiscono non lasciare il proprio clan, come accadeva un tempo nellantica cultura mapuche, ove
dopo il matrimonio le donne andavano a vivere nel territorio del marito. La violenza sulle donne
contro natura, ma con lavvento della conquista spagnola essa giunta anche nelle loro
famiglie/comunit.
Nell'avvicinarsi al popolo Mapuche, alla sua storia e alla sua recente lotta per la conquista dei diritti
fondamentali, un elemento in particolare assume rilevanza per leggere e capire un universo cos
affascinante e differente dalle modalit con cui siamo abituati a pensare noi stessi, l'altro e il mondo
che ci circonda. La chiave di lettura il nome stesso di questo popolo del sud del mondo, Mapuche
significa infatti "popolo della terra" (mapu=terra, che=uomo) ed proprio il rapporto con la terra il
fondamento da cui muovono e in base al quale prendono forma la cultura, l'organizzazione politica e
sociale, l'economia e la vita quotidiana di questa etnia. La natura Madre Terra e il popolo mapuche
si sente parte della natura. La Natura la Grande Madre alla quale la donna particolarmente vicina
perch la sua figura maestra, colei che le insegna come agire in questo mondo.
Attualmente la condizione della donna in Cile risulta relativamente complessa. In seguito ai
cambiamenti dati dalla modernit e dai modelli occidentali, la situazione si presenta molto differente
se si analizzano un contesto rurale od uno urbano, io mi riferisco al primo. Storicamente subordinata
la donna, anche quando incinta, che allinterno della famiglia si deve assumere la responsabilit di
fare i lavori di casa, di accudire i figli ed il resto della famiglia, compiti che una qualsiasi donna per
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sua natura deve portare a termine in quanto donna.
Il lavoro domestico oltre a non essere ricompensato a livello economico ha sempre permesso agli
uomini di dedicarsi ad altre attivit remunerative per s stessi o la famiglia, o di partecipare alla vita
sociale, politica, artistica, spesso negata alle donne. Quei rari casi in cui la donna intraprende un
lavoro remunerativo o una carriera fuori dallambiente domestico, tuttora non trattata allo stesso
livello di un uomo e non si produce una giusta distribuzione dei compiti allinterno della coppia o del
nucleo familiare.
In Cile (e altri simili contesti) la maggior parte delle donne deve supplire a questa mancanza facendo
un doppio lavoro: mantenere una casa ed avere unoccupazione per guadagnare. Tutto questo causa,
nella maggior parte dei casi, un sovraccarico emotivo e fisico che le espone maggiormente al rischio
di contrarre patologie.
Il machismo in Cile un problema sociale tuttora presente, dato dalla impari relazione tra i sessi. La
definizione classica di machismo : un atteggiamento/unattitudine sociale di ostentazione di
caratteri virili e mascolini. Il marito spesso si comporta in modo violento con la moglie, autoritario,
abusa di alcool e droghe, ha relazioni sessuali non protette con altre donne; tutte condotte che possono
solo aumentare il rischio di violenza sessuale verso la moglie o la compagna, di trasmissione del virus
dellHIV e di gravidanze non desiderate, oltre ovviamente alla generazione di un circolo vizioso di
sofferenza per la donna allinterno del proprio nucleo familiare.
Inoltre, crescere sin da piccoli in un ambiente violento o presenziare fisicamente ad aggressioni e
maltrattamenti porta a far s che facilmente si ricada negli stessi comportamenti; quella che viene
chiamata trasmissione culturale intergenerazionale.
In Cile la cos diffusa violenza intra-familiare un grave problema educativo e di salute pubblica!
Quello che adesso ci si aspetta dal sistema educativo e sanitario cileno che si cerchi di realizzare
una maggiore educazione alla non violenza rivolta soprattutto a giovani e giovanissimi per renderli
consapevoli del fatto che anche loro responsabilit generare ben-essere nelle loro future compagne
e alle donne in generale. Il governo cileno da molti anni sta attuando a livello nazionale campagne di
sensibilizzazione e miglioramento del servizio sanitario al cittadino, specificatamente nel settore delle
politiche sessuali e riproduttive e della prevenzione della violenza di genere.
Le azioni educative sono dirette principalmente in due direzioni: la prima si preoccupa di mettere in
pratica e sottolineare limportanza del concetto di diritti umani e parit degli stessi; la seconda
propaganda e sostiene il pensiero progressista in merito al sesso femminile. Negli ultimi tempi, in
seguito a pressioni perch questo aspetto machista della cultura cilena cambiasse verso la parit, molti
giovani padri partecipano attivamente alla gestazione, al parto ed al puerperio.
La tesi principale che, perch un paese si possa considerare moderno in tutti i suoi settori
essenziale che al suo interno esista la parit di trattamento in tutti gli ambiti - sociale, economico,
lavorativo e familiare - tra luomo e la donna (Cuomo, Bombelli 2003.)
2 Obiettivo e Metodologia della Ricerca
Il tema del Progetto di ricerca riguarda la valorizzazione del patrimonio identitario della donna
indigena vittima di duplice discriminazione ossia, la violenza di genere di cui succube in quanto
donna; la violenza subita dalla cultura esterna perch appartenente ad unetnia. Il focus progettuale e
pedagogico che ho attenzionato il seguente: come educare alla non violenza giovani e giovanissimi?
Grazie e attraverso la Civitas Educationis: Cittadini della Terra (Orefice 2015.)
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Imparare a vivere insieme, imparare a vivere con gli altri questo significa essere Cittadini della Terra.
Cultura, educazione, istruzione sono fondamentali per insegnare alle giovani generazioni i principi
della non violenza gi dalla prima infanzia. Lobiettivo e dunque lo scopo conoscitivo del progetto di
ricerca comprendere quali sono i fattori che concorrono alla condizione di discriminazione della
donna mapuche e quale educazione pu contribuire a diminuire questi fattori.
La metodologia della ricerca impiegata per raggiungere lobiettivo la R.A.P. (Ricerca Azione
Partecipativa) adatta a progetti di cooperazione allo sviluppo e all empowerment (Orefice 2006.)
Presupposto dellintervento di ricerca che il problema, che reclama comunque unazione
conoscitiva, ha origine nella stessa comunit che necessita dellintervento e il fine ultimo della ricerca
la trasformazione di quelle condizioni che hanno determinato linsorgere del problema, o meglio
offrire la possibilit ai destinatari dellintervento di costruire le conoscenze necessarie per cambiare
la situazione. Il ricercatore agendo sul campo osserva e comprende al meglio i fattori discriminatori
verso la donna mapuche che soffre di questa duplice condizione della quale succube.
Infatti, la R.A.P. implica anche la partecipazione attiva e totale di quanti sono interessati al processo
(donne, giovani e tutta la comunit), poich non si tratta di trasmettere saperi o imporre relazioni, ma
di sostenere il procedere naturale della conoscenza che di fronte ad un problema (violenza etnica e di
genere) chiamata a trovare risposte pi adeguate grazie al rapporto, costruzione o ricostruzione di
relazioni. Essa unoperazione ricca di emozioni, sensazioni, vissuti, perch basata su un approccio
educativo con e per le persone e non su le persone (Del Gobbo 2007.)
3 Fasi di ricerca e risultati attesi
Occorre, innanzitutto fare indagini di sfondo e di contesto e cominciare a testare metodologie e
tecniche con gruppi etnici grazie ai quali poter lavorare empiricamente. Il lavoro di campo allestero
richiede prima studi e approfondimenti teorici e metodologici, pedagogici e di scienze
delleducazione, anche di carattere internazionale. Successivamente si pu procedere con le fasi di
lavoro articolate in primis su due domande: 1) come si fa a conoscere quali sono i fattori di
discriminazione della donna cilena mapuche?; 2) come faccio a sapere quale educazione pi adatta
alla situazione e al contesto? Le due istanze, di fatto, si coniugano grazie alla dinamica di ricerca
interna assunta tra le due sin dal principio del lavoro.
Schematizzando al massimo l'intera sequenza delle fasi della ricerca, sotto il profilo del processo
scientifico e del supporto allo sviluppo educativo e culturale delle comunit mapuche del Cile, pu
essere ricondotta a questi passaggi.
1. Identificazione del problema. Questa prima operazione, si esprime attorno ai seguenti
interrogativi, che indicano nello stesso tempo le motivazioni e le finalit di un possibile progetto di
educazione permanente in ambito territoriale: come realizzare un progetto di ricerca che sia allo
stesso tempo un intervento di educazione permanente per la promozione allinterno della comunit
mapuche di comprensione e sostegno alla donna vittima di violenza? e dunque come sensibilizzare e
educare giovani e giovanissimi su questa tematica della duplice discriminazione (etnica e di genere)
della quale la donna mapuche tuttoggi vittima?
2. Ideazione. Questi interrogativi sono l'alimento del progetto di ricerca presentato. Esso ha utilizzato
da una parte, lo studio della letteratura su questi argomenti (riportati in bibliografia e sitografia) e
dall'altra, la riflessione sugli interventi dei casi studio che ho potuto constatare e approfondire durante
la formazione in Cattedra Transdisciplinare UNESCO Sviluppo Umano e Cultura di Pace e la
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frequenza al corso di aggiornamento professionale Pedagogical approach to the safeguarding and
valorization of Cultural Heritage presso il Dipartimento di Scienze della Formazione e Psicologia;
Universit di Firenze.
3. Adozione dell'idea e progettazione generale. Questa potrebbe avvenire da parte di un gruppo di
ricerca costituitosi intorno ad una Cattedra di Pedagogia generale e sociale, Cattedra UNESCO o altre
equipollenti con un nucleo centrale di studiosi coinvolti e stabile nel tempo, per quanto ci sia
possibile, composto da personale universitario, ricercatori, educatori, pedagogisti e giovani laureati.
4. Sviluppo e implementazione. L'intervento di ricerca generale pu, anzi deve, prevedere diversi stadi
ciascuno con la sua specifica progettazione, realizzazione e valutazione. In tal modo alla fine di
ciascuno di essi il modello verr rivisto con i relativi riorientamenti e ristrutturazioni per lo stadio
seguente. Il monitoraggio continuo essenziale per capire i bisogni e le esigenze che provengono
dalla comunit stessa, al fine di relazionarci al meglio ed intervenire educativamente.
Questo in breve il percorso da seguire:
4.1 Primo stadio. In un primo tempo, il gruppo di ricerca pu sperimentare il modello della R.A.P.
attraverso un'esperienza di auto-educazione dalla comunit locale mapuche del Cile, in cui il nucleo
operativo in loco e la popolazione etnica potranno lavorare, anzi cooperare e collaborare, utilizzando
il metodo della ricerca attorno ai problemi della duplice discriminazione di cui la donna vittima
proprio nel loro territorio, al fine di capire le motivazioni; eliminare il machismo; educare le giovani
generazioni al rispetto e alla parit dei sessi.
4.2 Secondo stadio. Per queste ragioni, in un secondo tempo potr essere utile sperimentare un
modello che corrisponder ad un nuovo stadio: quello della formazione degli operatori locali. Si
potrebbe optare per una sua doppia utilizzazione: (I) nella scuola, attraverso un accurato lavoro di
formazione in servizio, centrata sulla didattica partecipativa degli insegnanti della Scuola in comunit
(villaggio) oppure della Scuola dell'obbligo in Santiago del Cile (zona metropolitana); (II) nel campo
dell'educazione degli adulti, attraverso un lavoro di osservazione, confronto, interazione con le donne
del luogo.
Questo permetter di trasferire il modello dagli operatori esterni agli operatori interni alle comunit,
con l'imperativo categorico di individuare le figure professionali corrispondenti e pi consone a
svolgere efficacemente queste funzioni riguardo ai temi delleducazione alla non violenza e al rispetto
dei diritti umani.
4.3 Terzo stadio. In un terzo tempo, il lavoro si concentrer su tre obiettivi: individuare e formare gli
operatori locali per l'educazione della comunit; prevedere la frequenza agli incontri formativi e la
ricchezza argomentativa consona alla comunit (target); e assistere gli operatori in un primo periodo
dallavvio del progetto.
5. Valutazione e disseminazione (nel corso del progetto di ricerca e negli anni successivi).
Impossibile al momento trarre delle valutazioni in quanto il progetto di ricerca solo una mera
proposta. Di certo la valutazione cos come intesa nellaspetto pedagogico-didattico non deve essere
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solo conclusiva o sommativa, bens va monitorata costantemente nel corso della messa in atto del
progetto tra i vari stadi, cos come ho gi accennato.
Per giungere gradualmente ai risultati attesi, leducazione dovrebbe intraprendere due vie
convergenti: ad un primo livello, la scoperta graduale degli altri. Il compito delleducazione
insegnare, nello stesso tempo, la diversit della razza umana e una consapevolezza delle somiglianze
e dellinterdipendenza fra tutti gli esseri umani; ad un secondo livello, tendere verso obiettivi comuni.
Quando si lavora insieme su progetti gratificanti che fanno uscire dallabituale routine, le differenze
e perfino i conflitti tra individui tendono a passare in secondo piano e talvolta a scomparire in quanto
ne deriva una nuova identit che rende possibile superare gli aspetti ordinari degli individui e
sottolineare ci che si ha in comune, piuttosto che le differenze, un modo efficace di evitare o risolvere
conflitti latenti (Striano 1999.)
Per concludere riprendo la domanda posta nellintroduzione del progetto di ricerca: In epoca di
globalizzazione, su quale base possibile ipotizzare e praticare una formazione che, rispettando le
innumerevoli diversit di vita contro ogni tentativo di omologazione planetaria, esalti le peculiarit
comuni a tutti gli esseri umani e contribuisca alla costruzione dell'identit e dell'appartenenza di
specie?
Per preparare le generazioni future ad accogliere nel migliore dei modi i cambiamenti che
la societ di oggi impone, necessario insegnare loro fin dalla tenera et a convivere con
delle realt differenti dalla nostra e perseguire moralmente ed eticamente il rispetto della donna, dei
diritti umani e del saper vivere civile in un mondo in continua trasformazione.
Riflessioni e approfondimenti personali
Durante questo Anno Accademico 2015/2016 in cui mi stata concessa lopportunit di collaborare
alla Cattedra Transdisciplinare UNESCO Sviluppo Umano e Cultura di Pace e prender parte al
corso di aggiornamento professionale Pedagogical approach to the safeguarding and valorization
of Cultural Heritage ho imparato molto, ma non mi sono fermata qui e ho voluto rafforzare i muscoli
su questo ambito di studio, di ricerca e di vita: ho seguito su piattaforma europea EMMA/Europeran
Multiple MOOC Aggregator, il corso L'innovazione sociale nella gestione del patrimonio culturale
tenuto dal Prof. Stefano Consiglio, ordinario di Sociologia presso lUniversit Federico II di Napoli
e responsabile F.A.I. (Fondo Ambiente Italiano) per la regione Campania. Ho conosciuto cos da
vicino il nostro patrimonio materiale, strettamente legato a quello immateriale, e la salvaguardia dello
stesso tramite nuove iniziative/Social Innovation.
Ci che mi sta pi a cuore qui raccontare la persona di Andrea Caschetto (link dal Corriere della
Sera http://www.corriere.it/cronache/16_giugno_14/andrea-caschetto-l-ambasciatore-sorriso-gira-
orfanotrofi-mondo-onu-bambini-africa-d7db3016-3219-11e6-9479-1c0658e56669.shtml) mio
coetaneo e conterraneo siculo.
http://www.corriere.it/cronache/16_giugno_14/andrea-caschetto-l-ambasciatore-sorriso-gira-orfanotrofi-mondo-onu-bambini-africa-d7db3016-3219-11e6-9479-1c0658e56669.shtmlhttp://www.corriere.it/cronache/16_giugno_14/andrea-caschetto-l-ambasciatore-sorriso-gira-orfanotrofi-mondo-onu-bambini-africa-d7db3016-3219-11e6-9479-1c0658e56669.shtml
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Andrea Caschetto e i bambini di un orfanotrofio; Africa
solito presentarsi cos: Andrea, hai un tumore nel cervello.
Quando sentii quella frase, non ebbi paura. Forse perch avevo solo 15 anni, forse perch avevo la
testa altrove. Scappai di notte dal mio reparto con il camice bianco per andare in una sala a guardare
una partita di calcio in televisione. Quella notte fu la mia ultima notte piena di ricordi.
Dieci anni fa circa, mi stavano operando al Besta di Milano. L'operazione era difficile, rischiavo di
perdere la parola o qualcosa in pi, ma il medico stato un fenomeno. Ebbi un solo fastidio nel tempo
di attesa dovuto a questa operazione, la data. Il 2 Novembre? Mi chiedevo scherzando perch mi
avessero messo in questa data che puzzava di morte, fra gli amici e i parenti ero l'unico che ci ridevo
su. Dopo loperazione il risveglio stato pi difficile del previsto, avevo difficolt nell'esprimermi,
nel mandare segnali di comprensione. Mi ritrovai smemorato e con una concentrazione pessima, non
memorizzavo pi nienteAndai ogni giorno a fare lezioni private di tutte le materie, i dati che mi
spiegavano morivano la sera con il mio sonno. Persi quell'anno scolastico, perch i professori
pensarono che me ne volessi approfittare, che la mia memoria era una scusa perch mi stufava
studiare, chiamarono la mia operazione all'emisfero sinistro, un piccolo interventuccio. Fu
straordinario come in quell'estate, vari professori del liceo di altri corsi, mi contattarono, invitandomi
a ripartire con loro che avremmo trovato insieme un metodo per non farmi percepire lo studio,
impossibile. Cos feci, cambiai corso e iniziai a svolgere le interrogazioni a piccole dosi e i compiti
con facilitatori Quattro anni dopo andai in Africa per la prima volta. Al mio ritorno in Sicilia ero
sorpreso, mi ricordavo tutti i volti dei bambini, le attivit che avevamo fatto, le emozioni provate. Ho
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iniziato a chiedermi il perch di questi ricordi e ho scoperto, grazie ai medici, che tutto ci che
colpisce i nostri sentimenti rimane per sempre nella memoria a lungo termine. Con questo metodo
della memorizzazione per emozioni e immagini, ho preso una laurea e un master e ho recuperato una
buona parte della memoriaAnche per questo motivo ho deciso di fare questo viaggio, il giro del
mondo per gli orfanotrofi, per ricordarmelo per sempre. Ancora oggi ci sono citt del mio viaggio
che non ricordo come si chiamano, ma pazienza, l'importante ricordarsi come fare ridere e divertire
i bambini
Andrea coltiva tuttoggi il suo progetto e siamo migliaia a sostenerlo in tutto il mondo.
Lambasciatore del sorriso stato invitato presso la sede centrale dellOnu per il riconoscimento alle
sue attivit (https://www.youtube.com/watch?v=ZKid25WVRbQ). Ho avuto la possibilit di
scrivergli e raccontargli di questa mia nuova esperienza formativa e alla domanda: come mi consigli
di educare alla non violenza giovani e bambini al fine di coinvolgerli, cos come tu ci hai insegnato,
per far capire loro limportanza del rispetto alla donna, etnie, religioni, minoranze e di trarre dalla
diversit, ricchezza? Andrea mi ha risposto di narrare loro storie di fantasia. I bambini di tutto il
mondo sono uguali, rimangono affascinati dai racconti e viaggiando con la fantasia i messaggi
diverranno ricordi, poi attitudini.
Un recente articolo di La scuola in soffitta et al. riporta dieci titoli di libri illustrati per bambini
dedicati al tema della diversit. Quale migliore occasione per presentarli?
Concludo questi approfondimenti elencandone alcuni:
-"Nadeem, andata e ritorno", di Sofia Gallo e Anna Castagnoli (Sinnos Editrice)
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Non tutti i bambini possono crescere giocando. In molte parti del mondo si inizia a lavorare da
piccolissimi, come Nadeem che a undici anni sale su una nave che lo porter lontano dalla famiglia a
https://www.youtube.com/watch?v=ZKid25WVRbQhttp://www.alfemminile.com/mamma/nadeem-andata-e-ritorno-sp200407.htmlhttp://www.alfemminile.com/mamma/nadeem-andata-e-ritorno-sp200407.html
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confezionare datteri. Inizialmente uscito solo per prendere acqua al pozzo, torna a casa dopo anni. La
storia di Nadeem ci parla di povert, di infanzia tradita e di scelte che possiamo fare anche noi
acquistando prodotti provenienti dal commercio equo e solidale che non impiega bambini.
-"Xu, il grillo birichino", Carolina DAngelo e Federico Appel (Sinnos Editrice)
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Chan Chen un bambino cinese che vive in Italia, ma si sente solo. Per fortuna ha la simpatica
compagnia del suo piccolo grillo, che secondo la tradizione cinese un animale da compagnia porta
fortuna. Un giorno Xu, il grillo, scappa e per il bambino inizia una difficile ricerca tra le persone della
citt che non capiscono perch lui tenga tanto a un animale che loro invece schiaccerebbero volentieri.
Sar un altro bambino ad aiutarlo e a capirlo: il futuro della comprensione tra culture ha speranza
nellamicizia.
-"La scuola segreta di Nasreen", di Jeanette Winter (Giannino Stoppani Edizioni)
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Nasreen una bambina. Siamo in Afghanistan. Lei vive con la nonna perch il padre stato portato
via dai soldati Talebani e la mamma andata a cercarlo, ma nessuno dei due mai tornato. Nasreen
http://www.alfemminile.com/mamma/xu-il-grillo-birichino-sp200412.htmlhttp://www.alfemminile.com/mamma/la-scuola-segreta-di-nasreen-sp200439.htmlhttp://www.alfemminile.com/mamma/xu-il-grillo-birichino-sp200412.htmlhttp://www.alfemminile.com/mamma/la-scuola-segreta-di-nasreen-sp200439.html
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sta tutto il giorno in casa, perch proibito alle bambine andare a scuola, almeno finch la nonna non
trova una scuola segreta che la accoglie. Dovr nascondersi per studiare, ma lo far con piacere perch
sa che ci che impara la accompagner per tutta la vita. Questa una storia vera scritta per raccontare
il coraggio di un gruppo di persone che il Global Fund for Children ha aiutato nel loro progetto di
scolarizzazione.
-"Un nuovo amico per Elmer", di David McKnee (Mondadori)
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Lelefantino Elmer diventato un classico tra i libri per bambini che introduce il tema della diversit.
Elmer non uguale agli altri elefantini: ha dei colori strani; metafora del confronto tra culture diverse.
Elmer insegna a riconoscere lunicit di ogni persona e aiuter i bambini a capire che ognuno di noi
in qualche modo diverso dagli altri e unico allo stesso tempo.
I temi raccontati in questi libri sono le tradizioni, i costumi, i sogni e le difficolt dei bambini di tutto
il mondo trasposti in storie simpatiche e toccanti adatti per i piccoli e anche per i pi giovani.
http://www.alfemminile.com/mamma/un-nuovo-amico-per-elmer-sp200441.htmlhttp://www.alfemminile.com/mamma/un-nuovo-amico-per-elmer-sp200441.html
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