GENNAIO/MARZO 2006 • ANNO SECONDO •...

43
SITI • anno secondo • numero uno Gli “ecomostri” fanno ancora paura Cercando un altro mecenate Scandalo non è fare marketing, ma farlo in modo sbagliato Unesco (non) per caso Difendere l’identità dei popoli Brasilia, il sogno di una capitale Napoli sottosopra Nella reggia di Venaria il museo Unesco I ceri, luce poetica di Gubbio Speciale Progetto S.U.A.: seconda parte Progetto cofinanziato dal Fondo europeo di sviluppo regionale Associazione Città Italiane Patrimonio Mondiale UNESCO gennaio/marzo 2006 • anno secondo • numero uno SITI – anno secondo numero uno – periodico trimestrale – gen/mar 2006 – Poste Italiane S.P.A. – Spedizione in abbonamento postale – D L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n° 46) Art. 1, comma 1, DCB Ferrara TRIMESTRALE DI ATTUALITÀ E POLITICA CULTURALE SITI GENNAIO/MARZO 2006 • ANNO SECONDO • NUMERO UNO Siti Unesco dell’Adriatico Interreg Adriatico Comune di Ferrara Provincia di Ferrara Repubblica Italiana Unione Europea

Transcript of GENNAIO/MARZO 2006 • ANNO SECONDO •...

Page 1: GENNAIO/MARZO 2006 • ANNO SECONDO • NUMEROsitiunesco.air-sms.com/wp-content/uploads/2010/12/gennaio_marzo_06.pdf · de Pesquisa e Planejamento Urbano. ... Trimestrale di attualità

SITI • anno secondo • numero uno

Gli “ecomostri” fanno ancora paura

Cercando un altro mecenate

Scandalo non è fare marketing, ma farlo in modo sbagliato

Unesco (non) per caso

Difendere l’identità dei popoli

Brasilia, il sogno di una capitale

Napoli sottosopra

Nella reggia di Venaria il museo Unesco

I ceri, luce poetica di Gubbio

Speciale Progetto S.U.A.: seconda parte

Progetto cofinanziato dal Fondo europeo di sviluppo regionale

Associazione Città Italiane Patrimonio MondialeUNESCO

genna io /ma r zo 2006 • anno secondo • numero uno

SITI

– a

nno

seco

ndo

num

ero

uno

– pe

riodi

co tr

imes

trale

– g

en/m

ar 2

006

– Po

ste

Italia

ne S

.P.A.

– S

pedi

zione

in a

bbon

amen

to p

osta

le –

D L

. 353

/200

3 (c

onv.

In L

. 27/

02/2

004

n° 4

6) A

rt. 1

, com

ma

1, D

CB F

erra

ra

TRIMESTRALE DI ATTUALITÀ E POLITICA CULTURALE

SITI

G

ENN

AIO

/MA

RZO

200

6 •

AN

NO

SEC

ON

DO

• N

UM

ERO

UN

O

Siti Unescodell’Adriatico

Interreg Adriatico

Comunedi Ferrara

Provinciadi Ferrara

RepubblicaItaliana

Unione Europea

Page 2: GENNAIO/MARZO 2006 • ANNO SECONDO • NUMEROsitiunesco.air-sms.com/wp-content/uploads/2010/12/gennaio_marzo_06.pdf · de Pesquisa e Planejamento Urbano. ... Trimestrale di attualità

AUTORI E INTERLOCUTORI

Giovanni Cocconi - 38 anni, laureato in Filosofia alla Cattolica di Milano, giornalista pro-fessionista, attualmente è caposervizio Interni di “Europa”. Ha lavorato 10 anni alla Gazzetta di Parma e due come caporedattore Italia di Buongiorno-Vitaminic. Ha girato e curato due documentari: “Mezzanotte a Mosca” e “Nostalgia del futuro, in viaggio con Vittorio Foa”.

Roberto Conforti - Generale di Divisione dell’Arma dei Carabinieri. Comandante per un decennio dello speciale reparto preposto alla tutela del Patrimonio Culturale. Tra i suoi suc-cessi sono da annoverare il recupero della triade Capitolina dell’Inviolata di Guidonia e quello della lastra di Nomentum, con dedica all’imperatore Adriano. Insignito di numerose onorifi-cenze nazionali ed internazionali. Presidente della Società Italiana per la protezione dei Beni Culturali. Responsabile della Sicurezza Internazionale nell’ambito del programma Herity.

Luigi Dal Cin - Autore per ragazzi. Ha scritto numerosi libri di narrativa e pubblicato sag-gi su temi di letteratura giovanile in alcune riviste di settore. Ha vinto vari premi nazionali e internazionali dedicati alla letteratura per ragazzi. È docente di corsi di scrittura creativa sullo scrivere per ragazzi per la ‘Piccola Scuola di Scrittura Creativa’ di Padova, per Libriamoci a Macerata, e di altri corsi in varie città italiane. Svolge un’intensa attività di ‘incontri con l’autore’ e di laboratori di scrittura creativa in scuole e biblioteche.

Tatiana Kirova - Ordinario di Restauro presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino. Già Membro permanente per il CIAV (Comitèe Inter national d’Architecture Verna-culaire) e Vice Presidente per il CIVVIH (Comitèe International des Villes et Villages Histori-ques) presso l’ICOMOS di Parigi (UNESCO) dal 1981 e del TICCIH - Comitato Internazionale Architettura Industriale- ICOMOS (UNESCO) dal 1997. Esperto UNESCO per la valutazione delle candidature per l’iscrizione alla Lista del Patrimonio Mondiale dal 1985, ha compiuto numerose missioni all’estero istruendo numerosi dossiers di candidature e procedure per la Word Heritage List (Portogallo, Algeria, Montenegro, ecc.).

Ledo Prato - Segretario Generale della “Fondazione Città Italia”; segretario Generale dell’Associazione “Mecenate 90”; promotore e attuale segretario Generale dell’Associa-zione delle Città d’Arte e Cultura. Dal 1997 svolge attività di consulenza per l’UPI (Unione delle Province Italiane) e per l’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani). Nel 1998 è stato Consigliere del Ministro per gli Affari Regionali e Presidente di Commissione presso lo stesso Ministero. Svolge una intensa attività pubblicistica sulle pagine culturali di quo-tidiani e riviste specializzate. È docente in diversi Master e relatore in convegni e dibattiti sulle tematiche del marketing e della gestione dei beni culturali. Ha pubblicato vari libri per Mazzotta e Franco Angeli.

Luca Rossato - Architetto, ha svolto ricerche in pianificazione e gestione territoriale alla Pontifìcia Universidade Catòlica do Paranà a Curitiba, in Brasile, dove ha lavorato all’Institudo de Pesquisa e Planejamento Urbano. Master in Urban and Regional Planning in Developing Countries presso lo IUAV Università di Venezia, ha collaborato con la sede Unesco di Kath-mandu in Nepal. Attualmente si occupa di tematiche riguardanti l’America Latina presso la Facoltà di Architettura di Ferrara.

Patrizio Roversi - Conduttore televisivo e “animatore teatrale”. Insieme alla moglie Syu-sy Blady ha creato Turisti per caso, una serie di originali reportage da tutto il mondo che ha ottenuto un grande successo di pubblico. Ha condotto alcune edizioni del programma “Per un pugno di libri”. Ha realizzato per Format Rai 3 numerosi programmi: “Se Rinasco”, “L’Italia s’è desta”, “La settimana bianca”, “Il Mediterraneo”, “la Maratona di New York”, “Condomi-nio Mediterraneo”. Ha collaborato a riviste e giornali (Cuore, Satyricon, Salvagente, Comix, L’Unità, La Repubblica, ecc.) ed ha scritto vari libri fra i quali: “Quel poco che abbiamo capito del mondo facendo i Turisti per caso”.

Gianluca Veronesi - Amministratore Delegato di Rai Sat. Ha ricoperto per molti anni l’incarico di assessore alla Cultura e al Teatro del Comune di Alessandria ed è stato, per un breve periodo, sindaco della città. Ha presieduto il comitato per l’insediamento della Seconda Università statale del Piemonte nel territorio di Alessandria. Dal 1988 ha ricoperto in Rai gli incarichi di Assistente del Presidente, di Responsabile delle Relazioni Pubbliche, di Direttore della Comunicazione e delle Relazioni Esterne dell’azienda. Quale Assistente del Direttore Generale, ha coordinato le celebrazioni per il cinquantenario della televisione.

Siti

Trimestrale di attualità e politica culturaledell’Associazione città italiane patrimonio mondiale Unescogennaio/marzo 2006 • anno secondo • numero uno (tre)

Sede: Piazza del Municipio, 244100 Ferraratel. 0532 419452 fax 0532 [email protected]

Direttore responsabileSergio Gessi

Vice direttoreFrancesco Raspa

Coordinatore editorialeFausto Natali

RedazioneAndrea Tebaldi, Ingrid Veneroso

Hanno collaborato a questo numero:Giovanni Cocconi, Roberto Conforti, Luigi Dal Cin, Gianluca De Felice, Fabio Donato, Orfeo Goracci, Tatiana Kirova, Linda Kniffitz, Ledo Prato, Lucilla Previati, Luca Rossato, Michela Tocci, Alberto Vanelli, Anna Maria Visser.

Autorizzazione del Tribunale di Ferrara n. 2 del 16/02/05

Progetto grafico e impaginazioneAntonello Stegani

Impianti e stampaTipolitografia Italia Via Maiocchi Plattis, 36 – Ferrara

Si ringraziano Comuni, Province e Regioni per l’invio dei testi e del materiale fotografico.

Crediti fotografici: Michele Morelli, Foto Graffiti, Archivio fotografico APT Venezia, Giacomo Natali, Silvia Bisi, Archivio Fotografico Istituto Regionale per le Ville Venete/Pino Guidotti, Archivio fotografico turismo Padova Terme Euganee/Danesin, Cosmo Lera, Studio Mancinelli F., Massimo Baraldi, Luca Rossato, Direzione Castel Del Monte, Quorum Italia srl, Pino Dell’Aquila, Patrizia Mussa, APT Siracusa.

L’editore è a disposizione degli aventi diritto per quanto riguarda eventuali illustrazioni non individuate.

In copertina: veduta invernale dei Sassi di Matera (per gentile concessione di Michele Morelli-Materafotografia)

Page 3: GENNAIO/MARZO 2006 • ANNO SECONDO • NUMEROsitiunesco.air-sms.com/wp-content/uploads/2010/12/gennaio_marzo_06.pdf · de Pesquisa e Planejamento Urbano. ... Trimestrale di attualità

SITI • SOMMARIO

5 EditorialeUna forte identità condivisa fra i sitidiGaetanoSateriale

7 PrimopianoGli “ecomostri” fanno ancora pauraAbusivismoescempipaesaggisticidiGiovanniCocconi

10 Monte Comune diventa monte privatoComperareunamontagnatutelatadall’Unescoconpochecentinaiadieuro

13 Cercando un’altro mecenateIlfinanziamentodell’arteedellacultura:unnervoscopertodiLedoPrato

18 L’opinioneScandalo non è fare marketing, ma farlo in modo sbagliatoAlcuneideeperunapromozioneturisticaefficacediGianlucaVeronesi

22 Unesco (non) per casoPatrizioRoversiprogettaunviaggioinItaliaattraversoisiti“Patrimonio”diSergioGessi

26 L’interventoDifendere l’identità dei popoliL’impegnodellaSocietàitalianaperlaprotezionedeibeniculturalidelGeneraleRobertoConforti

30 La cultura non è solo merce, ma per gli Usa “business is business”Approvatadall’UnescounaconvenzionecheaffrancaibeniculturalidalleregoledelcommerciodiFaustoNatali

32 ReportageBrasilia, il sogno di una capitaleUnodeisitiUnescopiùgiovani,testimonianzadelgeniocreativoumanodiLucaRossato

38 Napoli sottosopraL’ampliamentodellametrooccasionepervalorizzarelacittàdiIngridVeneroso

42 ProgettiNella reggia di Venaria il primo museo sul patrimonio mondiale dell’umanitàdiAlbertoVanelli

47 PatrimonioimmaterialeI Ceri, luce poetica di GubbioUnafestachecelebramemoriaetradizionediOrfeoGoracci

50 Un percorso lungo e difficile sino alla vetta del prestigioL’inserimentonellaWorldHeritageListdiAndreaTebaldi

54 “Ma che bel castello...”UnanuovacollanadiguideUnescoperragazzidiLuigiDalCin

56 BreviNotiziedall’Italiaedalmondo

L’associazione

58 Parco del Delta del Po •AvetemaivolatosulGrandeFiume?diLucillaPreviati

61 Castel del Monte•PianodigestionecomeworkinprogressdiMichelaTocci

57 Pisa•LaPrimazialepisana:unafabbricamoltospecialediGianlucaDeFelice

68 Tivoli•AllaricercadiunpaesaggioculturalequasiscomparsodiTatianaK.Kirova

70 Centro internazionale di documentazione sul mosaicoProgettopilotadiS.U.A.acuradiLindaKniffitf

78 Alta formazione per il progetto S.U.A.acuradiFabioDonatoeAnnaMariaVisser

SPECIALESITIUNESCOADRIATICO/2

Page 4: GENNAIO/MARZO 2006 • ANNO SECONDO • NUMEROsitiunesco.air-sms.com/wp-content/uploads/2010/12/gennaio_marzo_06.pdf · de Pesquisa e Planejamento Urbano. ... Trimestrale di attualità

EDITORIALE

Porto Venere

ei siti Unesco in Italia si parla ancora troppo poco. Benché il nostro Paese nel mondo vanti il maggior numero di luoghi inclusi nella Lista del Patrimonio, ancora non si avverte un’adeguata sensibilità e una piena consapevolezza dello straordinario valore che essi rappresentano. Testimoniava proprio sulle pagine della nostra rivista il professor Giovanni Puglisi, presidente della Commissione nazionale Unesco, che l’Italia forse non merita la fortuna rappresentata dalla ricchezza dei suoi tesori artistici, monumentali e natu-

ralistici, poiché non abbastanza facciamo per valorizzare i talenti ricevuti. E così pure il Sole 24 ore, in una recente pagina monografica, titolava “Mancano fondi e piani: trascurati i siti Unesco”, segnalando fra l’altro l’inaccettabile impasse della legge sul finanziamento, ancora arenata in commissione alla Camera.

La nostra Associazione non è disponibile a tollerare inerte questa situazione. E conti-nuerà a profondere il proprio impegno in tutte le sedi opportune affinché si rendano dispo-nibili gli strumenti atti a sostenere lo sforzo di tutela e valorizzazione dei siti e al contempo si consolidi la sensibilità per il patrimonio.

Intanto, sul versante dell’iniziativa tangibile, nel corso del nostro ultimo direttivo abbia-mo condiviso due progetti volti a dare concretezza al bisogno di integrazione e all’urgenza di costruire un’identità comune e condivisa fra i siti. Due proposte che ci paiono stimolanti e coerenti con quel percorso che vogliamo intraprendere, avendo per meta il consolidamento di una visibile e attrattiva rete che leghi fra loro i siti patrimonio.

Ed ecco, allora, che per segnalare al grande pubblico la nostra collettiva presenza, non come entità parcellizzate, ma come parti di un insieme che hanno nell’eccellenza che ciascuna esprime l’elemento di raccordo, ci siamo rivolti a un personaggio noto e apprezzato come Patrizio Roversi e, per il suo tramite, abbiamo scelto il mezzo televisivo come ribalta. La nostra ambizione è poter intessere un dialogo con i milioni di spettatori che la tv riesce a coinvolgere. Su questo versante abbiamo incontrato l’interesse e la disponibilità di un volto popolare come quello dell’ormai celeberrimo autore di “Turisti per caso” che, con la compagna Siusy Blady costituisce, un sodalizio assai affermato.

UNA FORTE IDENTITÀCONDIVISA FRA I SITI

di GAETANO SATERIALEPresidente Associazione Città Italiane Patrimonio Mondiale Unesco

Page 5: GENNAIO/MARZO 2006 • ANNO SECONDO • NUMEROsitiunesco.air-sms.com/wp-content/uploads/2010/12/gennaio_marzo_06.pdf · de Pesquisa e Planejamento Urbano. ... Trimestrale di attualità

� annosecondo•numerouno•gen/mar2006www.sitiunesco.it unesco•associazionecittàitalianepatrimoniomondiale �

Sardegna • Costa Smeralda

Il Fuenti

Nell’intervista pubblicata su questo numero della rivista, Roversi illustra i caratteri del pro-gramma al quale sta lavorando, “Italia senza benzina”, e dell’approccio che intende avere con le nostre realtà territoriali. Per ora si tratta di un progetto in cerca di finanziamenti, ma in uno sta-dio di elaborazione piuttosto avanzato.

In parallelo ci stiamo muovendo sul versante della didattica e della conoscenza dei luoghi, avendo individuato in questa fase come pubblico privilegiato quello dei bambini e dei ragazzi più giovani. In questo caso l’idea è quella di una col-lana editoriale che, con un linguaggio adeguato e appropriate suggestioni, sappia parlare ai più pic-coli e stimolare interesse e curiosità, testimonian-do la bellezza e il fascino del nostro patrimonio. Ci piacerebbe raccogliere l’adesione di tutti i nostri

soci, per avviare un progetto editoriale organico e completo. Nell’intervento che trovate all’interno, sono illustrati senso e carattere della proposta.

Infine, ritengo che anche questa nostra rivista possa diventare veicolo di promozione, attraverso l’edizione di supplementi di carattere turistico, che saranno indirizzati a un pubblico più vasto ed eterogeneo di quello, prettamente composto da stakeholders, che di norma riceve Siti.

Insomma, alle linee strategiche di azione con-divise fra i soci abbiamo affiancato alcuni impegni che possano cominciare a dare tangibile sostanza al percorso che vogliamo compiere. Cercheremo di realizzarli entro l’anno appena iniziato, che spero (cogliendo l’occasione per rivolgere il mio sincero augurio ai lettori), sia per tutti quanti ricco di soddisfazioni.

u il Fuenti. Sì, in principio fu il Fuenti. La parabola amara delle brutture d’Italia par te da un mito negativo. Un “ecomostro” come lo bollò Legambiente con una formula for tunata che ha resi-stito negli anni. Un albergone

che da trent’anni sfigurava il litorale di Vietri sul Mare, un Titanic di circa 80mila metri cubi, lungo 150 metri e alto 20, non finito ma fermo lì, sul mare, metafora vivente dello scempio edilizio. Un mostro che ha finito per coprire altri mostri altrettanto ingombranti, messi lì tra il sogno del più bel Paese del mondo e la realtà. “La marea continua a crescere” ci avver te il rappor to Ecomafia 2005 di Legambiente riferen-dosi alla marea dell’abusivisimo edilizio, che la ciclicità quasi matematica dell’effetto condono ha gonfiato negli anni.

Le cifre del Cresme (Centro ricerche economico-sociali di mercato per l’edilizia e il territorio) parlano chiaro: le nuove case abusive sono state 32mila nel 2004, 3mila in più rispetto al 2003, l’anno dell’impennata. Le stime, prudenziali, per il 2005 annunciano un ulteriore diluvio di cemento illegale: altre 30mila nuove costruzioni abusive. Una marea, appunto, uno tsunami silenzioso messo in atto da veri e propri “ladri di futuro” come li ha chiamati Luca

Ramacci, magistrato oggi in prima fila nella lot-ta all’abusivismo edilizio. E che non bastano a frenare le amministrazioni vir tuose, come quelle di alcune regioni (in par ticolare Toscana, Emilia Romagna e Campania) che hanno cercato di attenuare con legislazioni specifiche gli effetti del condono, o di alcune amministrazioni locali (il Comune di Roma) e parchi nazionali (il Vesu-vio) che anche nel 2004 hanno demolito diverse costruzioni abusive.

Gli “ecomostri” non sono scomparsi. Dalle villette di Castellammare del Golfo, costruite abusivamente a pochi passi dalla Riserva dello Zingaro, a quelle edificate su uno dei tratti più suggestivi della costa iblea, in provincia di Ra-gusa, fino alle costruzioni che stuprano le perle del Golfo di Napoli, la Costa degli Dei

P R I M O P I A N O

Ferrara

ABUSIVISMO E SCEMPI PAESAGGISTICI

GLI “ECOMOSTRI” FANNO ANCORA PAURA

di GIOVANNI COCCONI

Page 6: GENNAIO/MARZO 2006 • ANNO SECONDO • NUMEROsitiunesco.air-sms.com/wp-content/uploads/2010/12/gennaio_marzo_06.pdf · de Pesquisa e Planejamento Urbano. ... Trimestrale di attualità

� annosecondo•numerouno•gen/mar2006www.sitiunesco.it unesco•associazionecittàitalianepatrimoniomondiale �

di Capo Vaticano, della Costiera amalfitana o dell’isola d’Elba.

Naturalmente c’è abusivismo e abusivismo. Quello vero e proprio di edifici realizzati in totale assenza di concessione edilizia, spesso dalla criminalità mafiosa, in genere su aree dove gli strumenti urbanistici non ne consentirebbero comunque il rilascio. Uno scempio che ha avuto effetti devastanti sulle campagne intorno alle grandi città, la via Prenestina a Roma, l’area vesuviana, Ischia e Capri, i Campi Flegrei, e mille altri luoghi carichi di storia massacrati dal cemento fuorilegge. Caso paradigmatico quello del Monte Argentario, dove nel ‘74 le denunce del Wwf por tarono alla scoper ta di centinaia di edifici abusivi. Altra cosa è l’abusivismo “legalizzato”, effetto dei vari condoni (da quello craxiano del 1985 a quello berlusconiano del 1994), simili nei loro effetti a una sanatoria per-manente. Solo tra i tredici comuni che hanno un pezzo del territorio dentro il Parco nazionale del

Vesuvio le domande di condono per abusi edilizi per le due sanatorie sono state 49mila.

Parlano ancora i dati di Ecomafie 2005. Gli illeciti ambientali accer tati dalle forze del-l’ordine nel corso del 2004 sono stati 25.469, un dato sostanzialmente in linea con quello del 2003, quando le infrazioni accer tate erano state 25.798. Resta stabile il numero dei sequestri ef-fettuati (8.656) e quello delle persone arrestate (158); cresce, invece, in maniera sensibile il numero delle persone denunciate: ben 21.707, con un incremento del 10,4 per cento rispetto al 2003. Quasi la metà di questi illeciti si concen-tra nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa (Campania, Puglia, Calabria e Sicilia), con un incremento dell’incidenza percentuale rispetto al 2003 di circa il 6 per cento. Nel 2004 cresce anche il numero di infrazioni riscontrate nel ciclo illegale del cemento (più 3,6 per cen-to rispetto al 2003) e, soprattutto, quello dei sequestri: 1.675, con un incremento del 17,7

per cento. Anche in questo caso la Campania si colloca al primo posto, come numero di illeciti accer tati, ma sono da segnalare i decisi incre-menti delle infrazioni accer tate in Puglia (57 per cento in più rispetto al 2003) e Toscana, con un aumento del 45 per cento degli illeciti denunciati dalle forze dell’ordine.

Tra tante notizie negative rischia di passare un po’ inosservata una notizia a suo modo storica. Il 2 novembre scorso il Dipar timento Lavori pubblici ha comunicato l’esito della gara d’appalto per la demolizione di Punta Perotti, un mostro-simbolo dello scempio non meno famo-so dell’Hotel Fuenti, incastrato tra il Lungomare Trieste e viale Imperatore a Bari, e oggetto di un lunghissimo contenzioso legale.

L’elenco dei luoghi sui quali nel 2005 Goletta verde ha issato la sua Bandiera nera è ancora lungo. Dal progetto di un por to turistico della società Vivilmare alla foce del Bisogno (Geno-va), alla costruzione di una decina di container-

bungalow nella collina della Baia Blu (Lerici, La Spezia) che ha distrutto in maniera irreversibile la pineta. Dalla “legalizzazione” del villaggio di cottage abusivi costruiti alla foce del Torrente Bevano, all’interno della Riserva naturale dello stato e del Parco del Delta del Po, nell’ultimo tratto di costa naturale del ravennate, al proget-to di un villaggio turistico modello Las Vegas (mille ettari) alla Foce del Fiume Neto, a nord di Crotone. Dai villaggi Por to Greco e Torre del Faro costruiti sullo Jonio, ai lavori per la Coppa America che rischiano di rovinare per sempre le meravigliose Saline di Trapani, ma anche i man-cati interventi di demolizione per le villette spun-tate nel Parco nazionale del Circeo così come a pochi passi dalla Tomba di Cecilia Metella, finita giustamente sulle prime pagine di tutti i giornali. Pagine che aspettano di raccontare l’”ultima” grande opera, l’aper tura del cantiere per il Pon-te di Messina. Anche una piccola bandiera nera non gliela nega nessuno.

P R I M O P I A N O P R I M O P I A N O

Sardegna, Costa Smeralda

Page 7: GENNAIO/MARZO 2006 • ANNO SECONDO • NUMEROsitiunesco.air-sms.com/wp-content/uploads/2010/12/gennaio_marzo_06.pdf · de Pesquisa e Planejamento Urbano. ... Trimestrale di attualità

unesco•associazionecittàitalianepatrimoniomondiale 11

IL PUNTASPILLI

Il mare di Positano visto da Monte Comune

iamo in un’ epoca in cui tutto è in vendita, ma che un privato cerchi di “comprare” una montagna non si era ancora sentito raccontare.

Succede a Vico Equense, citta-dina della Costiera Amalfitana, perla del Mediterraneo: dei privati cittadini

tentano di fare del Monte Comune una loro esclusiva proprietà e, a tutt’oggi, la legge dà loro ragione.

L’area in questione è una meravigliosa terrazza naturale, alta 887 metri che si trova in cima alla costiera sorrentina e affaccia da un lato sul Golfo di Napoli e dall’altro su quello di Salerno; fa parte dei Siti di Interesse Comunitario ed è uno dei punti forti del Parco Nazionale dei Monti Lattari. Per la vegetazione che la caratterizzava è diventata patrimonio dell’uma-nità Unesco: già nell’Alto Medioevo i fianchi del monte venivano terrazzati dai contadini locali con muri a secco. La modernità ha dimenticato queste tecniche e la natura si è prepotentemente rimpossessata dei luo-ghi: vi si trovano praterie di narcisi, lilium e crochi, gli antichi muretti a secco hanno ospitato piante secolari di rosa canina e specie rare di piante grasse, fungendo da rifugio alla fauna locale. Il Monte Comune era un luogo suggestivo, apprezzato dai turisti per corrobo-ranti passeggiate, giacché meta di uno fra i più famosi sentieri del Club Alpino Italiano.

Il contenzioso in atto risale al 1997: allora due famiglie reclamarono il possesso dei terreni del Monte Comune, rifacendosi al diritto di enfiteusi. In pratica

pretendono che sia loro riconosciuto il possesso di 30 ettari della montagna perché se ne sarebbero occupati per decenni, apportando migliorie e pagando regolarmente il canone di locazione richiesto. Avendo intenzione di riscattare la “loro” proprietà, avevano persino versato la quota prevista di seicentomila lire alle casse del Comune di Vico Equense.

Legambiente, che ha seguito da vicino la questione, su “La Nuova Ecologia” afferma che «a farne le spese è il Monte Comune sul quale da qualche anno ormai, arrivano anche scavatrici e ruspe, grazie ad una strada abusiva. Devastanti i segni lasciati sul territorio: tracce di pneumatici di mezzi pesanti solcano in più punti il ter-reno, canali di irrigazione artificiali delle acque creano un serio rischio di dissesto idrogeologico, distrutti tutti i terrazzamenti, rimossa la copertura umifera, affiora adesso la roccia sterile. Quel suolo non è più fertile. È stato completamente spianato e rasato». Ancora, «Uno spiano - spiega il geologo Luca Di Maio - oltre a causare un danno per la perdita di microambienti ha aumentato il rischio idrogeologico. Ormai sono presen-ti profonde spaccature nei terreni del Monte».

Mentre si attende un verdetto per Ottobre 2006, già nel 2003 era stata avanzata una interrogazione parla-mentare da parte di Giovanni Russo Spena, Alfonso Pe-coraro Scanio e Marco Lion. Non avendo avuto risposta dal governo, nel 2004 il senatore Tommaso Sodano ne ha presentata una seconda, dalla quale pubblichiamo qui un breve estratto: “… i 30 ettari di Monte Comune sono nelle mani dei privati e i segni devastanti lasciati

dagli scellerati interventi di spianata dei terrazzamenti preesistenti da parte delle ruspe aumentano sempre di più, con fenomeni di dilavamento ed erosione dei suoli. Gli antichi gradoni sono diventati fertile terreno per l’at-tecchimento di praterie di narcisi, lilium e di particolaris-sime succulente piante grasse. L’intervento, a giudizio dell’interrogante scriteriato, operato con potenti mezzi meccanici, oltre a causare un danno naturalistico per la perdita di microambienti particolarissimi, ha esponen-zialmente aumentato il rischio idrogeologico gravante non solo sull’area ma anche sulle frazioni montane di Ticciano, Mandrone, Arola, ecc. Oramai sono presenti profonde spaccature nei terreni di Monte Comune, immensi valloni hanno inciso il fianco occidentale della montagna ed ad ogni pioggia ingenti quantitativi di fango, terra e pomici vengono trasportati giù dai valloni fino alla Via Raffaele Bosco e ai borghi collinari. Inoltre, in alcune zone del Monte, si sono formati veri e propri «laghetti» di liquami provenienti, attraverso pompe che partono dal basso, da un impianto zootecnico sito ai piedi della montagna…”, più avanti il senatore Sodano ha chiesto dunque se i Ministri fossero a conoscenza

dei fatti esposti e quali iniziative intendessero intrapren-dere al fine di verificare i danni causati al patrimonio paesaggistico, come intendessero evitare il proseguire della privatizzazione e degli scempi di un territorio, ad uso e consumo di un unico cittadino; se intendessero attivare i nuclei operativi ecologici dei Carabinieri per reprimere i reati ambientali in corso.

Inutile dire che, ad oggi, non vi sono state rispo-ste, mentre le piogge abbondanti di questo periodo mettono in allarme la Protezione Civile. La furia del fango non è cosa sconosciuta nella zona, Sarno non è poi così lontana.

Nel frattempo, circa 28 ettari di Monte Comune sono recintati abusivamente, inclusi i sentieri che portano a Punta Campanella, e sono – di fatto anche se non di diritto - proprietà di privati, che pare agisca-no perseguendo i propri interessi, piuttosto che quelli della comunità.

E’ auspicabile che, data l’appartenenza di Monte Comune all’UNESCO, si possa intervenire al recupero e alla salvaguardia del luogo in tempi ragionevolmente brevi. (I. V.)

COMPERARE UNA MONTAGNA TUTELATA DALL’UNESCOCON POCHE CENTINAIA DI EURO

MONTE COMUNEDIVENTA MONTE PRIVATO

Page 8: GENNAIO/MARZO 2006 • ANNO SECONDO • NUMEROsitiunesco.air-sms.com/wp-content/uploads/2010/12/gennaio_marzo_06.pdf · de Pesquisa e Planejamento Urbano. ... Trimestrale di attualità

unesco•associazionecittàitalianepatrimoniomondiale 13

l finanziamento della cultura è una questione antica che si è fatta più complessa negli ultimi anni. In Italia ma anche altrove. Per lungo tempo i governi nazionali e locali hanno prov-veduto a finanziare la cultura per soddisfare un bisogno sociale, per

educare al bello. Nel corso dei secoli papi, re-gnanti, uomini d’affari hanno incoraggiato pitto-ri, architetti, scultori, musicisti, per il proprio prestigio e per lasciare testimonianze della pro-pria presenza nella storia di città e borghi. E’, in fondo, la storia dell’Italia e di altri grandi paesi europei. Da qualche decennio lo scenario è profondamente cambiato. Ed il giudizio sui cam-biamenti ha diviso l’opinione pubblica, gli ad-detti ai lavori, persino gli ar tisti. Se si pensa, ad esempio, all’ar te contemporanea, viene subito in mente che essa è “merce” sul mercato inter-nazionale e ad essa si applicano le regole del libero mercato. E intanto sono in molti coloro che sostengono che la cultura è un fenomeno di mercato. A sostegno di una tale affermazione si possono fare molti esempi. Basti pensare a quante sono le esperienze in cui la cultura è di-ventata una componente del business aziendale. Dalle sponsorizzazioni di grandi restauri alle case automobilistiche che ricorrono ai nomi dei grandi ar tisti per lanciare un nuovo modello (ad esempio la Citroën con la “Picasso”). Così, per molte aziende, l’ar te, la cultura sono diventate una componente del “brand” aziendale. Nono-stante cambiamenti così profondi, il tema del

finanziamento all’ar te rimane un nervo scoper-to. Le ragioni sono molteplici. Per quanto riguar-da il nostro Paese se ne possono indicare alme-no due: una costante diminuzione delle risorse pubbliche, dettate dalle difficili condizioni in cui versa il debito pubblico; una riduzione degli in-vestimenti privati determinati da una congiuntu-ra sfavorevole e da un regime fiscale che, nono-stante qualche significativo passo avanti, non favorisce le donazioni dei privati. Sulla prima delle ragioni si potrebbe discettare a lungo. Qui serve fare soprattutto una considerazione. In un Paese in evidente difficoltà, l’ar te e la cultura non sono considerate una risorsa su cui fare leva, sia per rilanciare l’economia, sia per rin-saldare la coesione sociale. L’assenza di una consapevolezza diffusa circa il ruolo e le funzio-ni che potrebbe avere il nostro straordinario patrimonio culturale appare in tutta la sua evi-denza. E questa considerazione riguarda sia la classe dirigente del Paese sia la cosiddetta so-cietà civile (fatte salve le lodevoli eccezioni in entrambi gli ambiti). Infatti, al di là di qualche protesta di rito, non si sono lette o sentite pro-poste concrete capaci di disegnare un diverso sistema di tutela e valorizzazione dei beni cultu-rali e di sviluppo della creatività contemporanea. Le stesse proteste di queste settimane contro i tagli alla cultura hanno visto protagonisti i soli addetti ai lavori, sia nelle manifestazioni pubbli-che che nelle prese di posizione sui mezzi di comunicazione. Due facce della stessa meda-glia. Un Paese senza una diffusa con-

Padova, Cappella degli Scrovegni

IL FINANZIAMENTO DELL’ARTE E DELLA CULTURA: UN NERVO SCOPERTO

CERCANDO UN ALTRO MECENATEdi LEDO PRATO

Page 9: GENNAIO/MARZO 2006 • ANNO SECONDO • NUMEROsitiunesco.air-sms.com/wp-content/uploads/2010/12/gennaio_marzo_06.pdf · de Pesquisa e Planejamento Urbano. ... Trimestrale di attualità

14 annosecondo•numerouno•gen/mar2006www.sitiunesco.it unesco•associazionecittàitalianepatrimoniomondiale 15

Crespi d’Adda

sapevolezza circa il valore del suo grande patri-monio culturale, senza una strategia su cui puntare. E a questo proposito è bene fare un’ul-tima considerazione. In questi ultimi anni, anche in relazione ad alcune scelte governative, è stato ribadito un punto molto impor tante. E cioè che il patrimonio culturale appar tiene a tutti, alla Na-zione, anzi all’umanità contemporanea che l’ha ricevuto in eredità dai predecessori e ha il dove-re morale di consegnarlo, oppor tunamente sal-vaguardato, alle future generazioni. Ora se una cosa è di tutti, appar tiene a tutti, in realtà “non è di nessuno”. Intendo dire che una affermazione di questa natura o è gravida di conseguenze oppure resta un’opzione di principio, buona solo a metterci al riparo da qualche senso di colpa.

Per rendere consapevoli i cittadini che il patri-monio culturale appar tiene a loro è necessario che ciascuno di essi sia messo nelle condizioni di conoscere e capire questo patrimonio, sentir-lo come par te della storia personale e collettiva, par tecipare alla sua tutela e fruizione, avver tire che esso non è un ostacolo allo sviluppo delle città ma, al contrario, è una grande risorsa su cui scommettere per il benessere suo e delle future generazioni. In via teorica si possono elencare mezzi e strumenti a cui è stato affidato il compito di perseguire ciascuno degli obiettivi che ho appena indicato. Ma chi può sostenere, a ragione, che abbiano svolto con efficacia, e con risultati tangibili, un tale compito? Questo non vuol dire che siamo all’anno zero. Passi

avanti sono stati fatti e molte cose sono positi-vamente cambiate. Ma non è questo il punto. Il problema è che siamo ancora distanti dal rag-giungere l‘obiettivo di avere un Paese più con-sapevole, nel senso che ho richiamato. E’ quindi essenziale cercare altre piste per allargare la par tecipazione dei cittadini, per aprire nuovi canali di comunicazione fra il patrimonio cultu-rale e le comunità locali. Per queste ragioni e con questi obiettivi è nata, nel 2004, la Fonda-zione per il patrimonio culturale dell’Italia, in breve Fondazione CittàItalia. Promossa da Mecenate 90 (che da 15 anni elabora progetti per la valorizzazione del patrimonio culturale italiano incentivando relazioni tra soggetti pub-blici e soggetti privati), vede la par tecipazione di molte città d’ar te e fondazioni di origine banca-ria. Nello statuto sono indicati con chiarezza gli scopi sociali: raccogliere donazioni fra i cittadini per il restauro dei beni culturali, favorire la par-tecipazione alla definizione di politiche di frui-zione del patrimonio. Con questo spirito, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, con i patrocini del Ministero per i beni e le attivi-tà culturali e dell’Unesco, Commissione Italiana, in collaborazione con la Rai e con primarie im-prese italiane, sono state organizzate nel 2004 e nello scorso settembre, le “Giornate dell’Ar te”, campagne di raccolta fondi. Durante la prima edizione sono stati raccolti circa 300 mila euro con cui, fra l’altro, sono stati aper ti i cantieri di restauro dell’organo monumentale della Chiesa di San Massimo a Torino e, proprio in queste settimane, grazie anche al contributo della Fon-dazione Monte dei Paschi di Siena, degli affre-schi del cosiddetto Bagno di Carolina, nel Real Sito di San Leucio (Caser ta), sito Unesco. Non

ci sono ancora dati relativi alla Campagna 2005 perché sono ancora in corso le operazioni di raccolta. Ma qui ci preme sottolineare i mecca-nismi par tecipativi promossi dalla Fondazione. Nella prima edizione, attraverso il sito della Fondazione (www.fondazionecittaitalia.it) i citta-dini potevano segnalare i beni culturali da re-staurare. E’ stata istituita una sor ta di classifica dei beni segnalati, sulla base del numero di voti espressi. A questa iniziativa hanno par tecipato oltre 100 mila cittadini che hanno segnalato centinaia di beni da restaurare. Alcune esperien-ze sono state par ticolarmente significative. Poiché era impossibile che la stessa persona potesse votare più volte lo stesso bene, sono state promosse, a livello locale, vere e proprie campagne di promozione a sostegno della can-didatura di un bene culturale. Dalle omelie nelle chiese al passaparola promosso da singoli o associazioni. La Fondazione, che non ha i mezzi per intervenire in ogni dove, è diventata un vei-colo, un canale di comunicazione tra i cittadini e le autorità preposte alla tutela del patrimonio. E così si è assistito a Sindaci che, raccogliendo le indicazioni dei cittadini e della Fondazione, han-no avviato cantieri di restauro. Ad esempio a Pavia è stata restaurata la statua equestre del Regisole e così via. In questa edizione è stata promossa una lotteria denominata “Dona&Vinci”. I cittadini, anche facendo una donazione di un solo euro, hanno ricevuto un biglietto della lotte-ria e una car tolina, da spedire alla Fondazione, su cui potevano segnalare un bene culturale del proprio territorio da restaurare. Ad oggi sono arrivate migliaia di car toline con preziose indi-cazioni circa i beni da restaurare. E molti si sono impegnati a inviare documentazione a

Page 10: GENNAIO/MARZO 2006 • ANNO SECONDO • NUMEROsitiunesco.air-sms.com/wp-content/uploads/2010/12/gennaio_marzo_06.pdf · de Pesquisa e Planejamento Urbano. ... Trimestrale di attualità

1� annosecondo•numerouno•gen/mar2006www.sitiunesco.it unesco•associazionecittàitalianepatrimoniomondiale 1�

Sacro Monte di Varese

sostegno delle proprie proposte. Anche chi ha effettuato donazioni con gli SMS solidali, attra-verso i conti correnti bancari e postali o attra-verso le car te di credito, ha segnalato il bene da restaurare. Insomma si è realizzata una grande consultazione popolare. E’ stato anche promos-so il “David Tour”. In 15 città è stata por tata una scultura, opera dell’ar tista Massimiliano Alba-nese di Spoleto, raffigurante il Davide di Miche-langelo a cui è stata amputata una gamba, so-stituita da alcuni tubi innocenti, per segnalare i rischi cui è sottoposto il patrimonio, se non adeguatamente salvaguardato. L’opera è stata esposta nelle principali piazze delle città ed è diventata una straordinaria occasione per in-contrare i cittadini, presentare gli obiettivi della campagna, raccogliere donazioni, ma anche sentirsi raccontare storie relative al degrado del patrimonio. Tra gli strumenti promossi a soste-gno dello sviluppo di processi par tecipativi la Fondazione, in collaborazione con Eri-Rai, sia nel 2004 che in questa edizione, ha curato due volumi rispettivamente dal titolo “Omaggio al-l’Ar te” e “Emozioni dall’Italia”. Per ciascuna delle opere (non in vendita in libreria ma offer te ai cittadini che effettuano una donazione di al-meno 100 euro) è stato chiesto a 50 personaggi del mondo del cinema, dello spettacolo, della televisione, della danza, dell’economia, della letteratura, dello spor t, di indicare un bene cul-turale a cui era collegata una par ticolare, inten-sa emozione e di raccontarla. Sono stati così realizzati due libri d’ar te molto speciali che han-no svelato la trama delle relazioni che ciascuno di noi costruisce con l’ar te, fino a evidenziare quanto incide nella nostra vita. Un modo per al-largare il cerchio, oltre gli addetti ai lavori, cer-

care nuovi testimonial di una battaglia civile e sociale utile per il Paese. Non è stato quindi un caso se il Presidente della Repubblica, riceven-doci al Quirinale, ha avuto espressioni di vivo compiacimento per questa iniziativa, incorag-giandoci a proseguire su questa strada lunga e difficile. E nel suo saluto, concludendo l’incon-tro, ha sottolineato che il patrimonio culturale non si salverà, non si valorizzerà, senza la par-tecipazione attiva dei cittadini. Anzi ha voluto ricordarci che, se vogliamo investire sul futuro dell’Italia, dobbiamo scommettere sull’ar te, sulla creatività. Anche per queste ragioni la campagna di comunicazione che è stata realiz-zata per l’edizione 2005 induceva a riflettere su un punto: cosa sarebbe l’Italia senza il suo pa-trimonio culturale? Cosa sarebbero le nostre città, i nostri borghi, il nostro paesaggio? Sareb-be forse un’Italia senza identità. Per for tuna oggi non corriamo questo rischio. Ma per scongiu-rarlo la Fondazione CittàItalia ha sollecitato tutti, anche i cittadini di altri paesi (oppor tunamente sensibilizzati attraverso la straordinaria par teci-pazione di molte testate giornalistiche e televisi-ve estere), proprio in ragione del valore del no-stro patrimonio culturale. Naturalmente siamo ai primi vagiti di una complessa attività. Per veder-la crescere ci vorrà tempo e pazienza. Ma anche un sostegno più ampio di associazioni, cittadini, mezzi di comunicazione. E sarebbe molto bello se un numero grande di città accompagnasse questo processo. Alcune città che hanno otte-nuto il riconoscimento dell’Unesco sono già soci e sostenitori della Fondazione. Sarebbe molto bello e utile che altre seguissero il loro esempio. La sfida che vogliamo vincere ha biso-gno di tutti. Nessuno escluso.

Page 11: GENNAIO/MARZO 2006 • ANNO SECONDO • NUMEROsitiunesco.air-sms.com/wp-content/uploads/2010/12/gennaio_marzo_06.pdf · de Pesquisa e Planejamento Urbano. ... Trimestrale di attualità

1� annosecondo•numerouno•gen/mar2006www.sitiunesco.it

Italia, come si sa, dispone di un patrimonio culturale e naturale di straordinario valore, ma fati-ca a tenere il ritmo di crescita imposto ai flussi turistici dai nuovi mercati internazionali. Il calo di competitività del nostro

Paese in questo settore (e non solo) è molto evidente e richiede adeguate strategie in grado di far fronte ad una situazione che ogni anno tenderà ad aggravarsi man mano che nuovi Paesi imparano ad aggiungere una loro offerta stimolante ed “esotica”.

Pensare di contrastare il trend negativo, che ci sta rapidamente allontanando dal vertice delle clas-sifiche turistiche internazionali, apprestando politiche che rincorrano i concorrenti sul terreno dei prezzi è francamente irrealistico. Questo perché i paesi della “nuova economia” possono praticare prezzi che non sono alla portata dei nostri operatori turistici. L’Italia deve, perciò, puntare ad offrire ai viaggiatori un valore aggiunto che giustifichi proposte meno concorrenziali sotto l’aspetto economico, ma altamente competi-tive in termini di qualità e di opportunità di crescita culturale. Quell’ingrediente esclusivo, irriproducibile e non delocalizzabile, che riesce a trasformare una tradizionale vacanza in un’occasione speciale da ricordare a lungo.

Per raggiungere questo obiettivo non dobbiamo temere di apparire “profanatori del tempio della cultu-ra” se adottiamo moderne strategie di marketing. Ri-nunciare ad utilizzare efficaci strumenti di promozione, che possono consentirci di analizzare il mercato ed interagire con esso, solo perché più consoni ad ambiti “prosaici” come il commercio e l’industria, significa non aver pienamente compreso il contesto nel quale agisce il mercato globale. Il vero scandalo non è fare marketing, ma farlo in modo sbagliato.

Da questo punto di vista bisogna affrancarsi dal-l’illusione che la promozione consista semplicemente nel riuscire a far parlare di una città, di un sito, di una mostra. Il solo parlarne spesso banalizza il soggetto e induce il potenziale turista ad accontentarsi di ciò che ha potuto apprendere dal servizio televisivo o dal re-portage della rivista specializzata. Una comunicazione efficace non è sostitutiva della visita. Se l’informazione riguardante una località turistica è eccessivamente approfondita, il lettore e lo spettatore immagineranno inconsciamente di esserci già stati e non saranno invogliati ad intraprendere un viaggio, magari lungo e costoso, per recarvisi di persona. In buona sostanza, il vecchio adagio “che se ne parli bene o male non importa, purché se ne parli” in questo contesto non solo non funziona, ma è addirittura dannoso. Fondamentale diventa, di conseguenza, la

L ’ O P I N I O N E

Tivoli

ALCUNE IDEE PER UNA PROMOZIONE TURISTICA EFFICACE

SCANDALO NON ÈFARE MARKETING,

MA FARLO IN MODO SBAGLIATOdi GIANLUCA VERONESI

Page 12: GENNAIO/MARZO 2006 • ANNO SECONDO • NUMEROsitiunesco.air-sms.com/wp-content/uploads/2010/12/gennaio_marzo_06.pdf · de Pesquisa e Planejamento Urbano. ... Trimestrale di attualità

20 annosecondo•numerouno•gen/mar2006www.sitiunesco.it unesco•associazionecittàitalianepatrimoniomondiale 21

forma della comunicazione. Convincere le persone a visitare un paese, un borgo, una città, un territorio, per immergersi nelle suggestioni e nelle seduzioni che solo la benjaminiana aura dell’originale può trasmet-tere, è molto più difficile del semplice descriverlo. Le mostre d’arte, in quest’ottica, sono molto importanti, ma bisogna essere consapevoli che inevitabilmente producono un effetto dopante, nel senso che arric-chiscono una località turistica di contenuti “artificiali” che abitualmente non possiede. Un dato che va tenuto presente nel momento in cui ci si appresta ad impostare le strategie di politica culturale. L’evento non deve essere fine a se stesso, ma va finalizzato alla generazione della scintilla necessaria ad avviare un ragionamento stabile e duraturo.

Sono numerosi gli errori in cui si può incappare nel tentativo di realizzare un efficace progetto di co-municazione. Il più comune consiste nel dare tutto per scontato, nel ritenere che il destinatario del messaggio sappia ogni cosa e conosca alla perfezione ciò di cui si parla. Molto spesso si cade anche nell’errore opposto: avvalersi esclusivamente di informazioni elementari, di primo livello, avendo poca fiducia nelle capacità dei destinatari.

Un altro grave errore da evitare consiste nel ritene-re che ciò che interessa a noi debba necessariamente destare l’interesse anche degli altri. Non è sempre così. Una corretta comunicazione deve veicolare messaggi in grado di fare breccia anche in coloro che presentano esigenze diverse rispetto a quelle che noi immaginiamo essere prioritarie.

Infine, ultimo errore, particolarmente frequente: il “politicamente corretto”. In un contesto, come quello attuale, di competitività globale spinta all’eccesso e di offerta turistica inflazionata, ricorrere pedissequamen-te ad immagini da cartolina (duomo, piazza, castello, mostra) per proporre i classici percorsi turistici non è

sbagliato, ma è certamente scontato e limitante. Se l’intento è “fare sistema” realizzando un accattivante circuito turistico che riesca a coinvolgere un numero sempre maggiore di visitatori e susciti l’interesse dei tour operator internazionali, occorre impostare un mo-dello di promozione centrata sul consumatore, i suoi interessi e le sue propensioni. Gastronomia e cinema, ad esempio, spesso riescono ad essere stimolanti quanto un’opera d’arte, specialmente quando una località turistica può avvalersi di condizioni partico-larmente favorevoli. Pensiamo a Rimini per Fellini, a Ferrara per Antonioni e alle mille altre località nelle quali l’arte culinaria è assurta al rango di attività culturale, nel senso più alto del termine.

Oggi si assiste ad un fenomeno che ha risvolti importanti anche sul turismo culturale: quella parte di società che possiede un background intellettuale più marcato dispone di scarse capacità di spesa e non rie-sce a soddisfare del tutto le proprie attitudini culturali; chi invece potrebbe permettersi di spendere con più facilità non presenta la stessa propensione culturale e si orienta verso un turismo più convenzionale e meno denso di contenuti intellettuali. I paesi dell’Est, che si affacciano or ora sul mercato turistico internazionale, non solo come operatori ma anche nella veste di fruitori, presentano caratteristiche di questa natura. In questi stati il livello formativo è decisamente superiore e la ricerca di contenuti culturali è molto più elevata rispetto ai visitatori occidentali. Si tratta di milioni di turisti che nei prossimi anni si riverseranno nella “vecchia” Europa alla ricerca di prodotti culturali e ai quali occorrerà fornire risposte adeguate ma a costi contenuti. Non è nemmeno lontanamente ipotizzabile che le grandi città d’arte del nostro Paese (Roma, Venezia, Firenze, Napoli), da sole, possano riuscire “fi-sicamente” a contenere questo immenso movimento turistico. Oggi Cina e India producono solo alcune élite

di futuri turisti: peccato che queste esigue minoranze di nuovi Super-ricchi ammontino comunque a milioni di persone. I tour operator dovranno, volenti o nolenti, dirottare parte di questa massa di visitatori verso altre località, minori solo da un punto di vista quantitativo. Aspettando la tua “finestra” di prenotazione per visi-tare, per non più di qualche ora, Venezia e Firenze, conoscerai finalmente le ville venete e il Chianti.

Il nodo della questione, a questo punto, diventa: in che modo è possibile attrarre i flussi turistici che non riusciranno a trovare sfogo nelle classiche destinazioni del Grand Tour?

Sorprendendoli con proposte alternative, ori-

ginali, inconsuete. Il visitatore vuole essere stupito con “effetti speciali”, con qualcosa che non abbia già assimilato grazie a un documentario o a un reporta-ge, qualcosa di diverso e di particolare da raccontare al rientro.

Questo non significa, ovviamente, creare improvvisate disneyland, ma più semplicemente promuovere i nostri territori, le loro identità e le loro qualità, per trasformarli nei veri protagonisti del rilan-cio del Made in Italy nel mondo. Spiegando – con qualche leggera forzatura – che la civiltà di cui tutti loro (i turisti per l’appunto) sono figli o è cominciata o è transitata da lì.

L ’ O P I N I O N E L ’ O P I N I O N E

Barumini

Page 13: GENNAIO/MARZO 2006 • ANNO SECONDO • NUMEROsitiunesco.air-sms.com/wp-content/uploads/2010/12/gennaio_marzo_06.pdf · de Pesquisa e Planejamento Urbano. ... Trimestrale di attualità

22 annosecondo•numerouno•gen/mar2006www.sitiunesco.it unesco•associazionecittàitalianepatrimoniomondiale 23

Ma davvero l’eccellenza dei luoghi della World heritage list si coglie con evidenza?

Non sono mai rimasto deluso. Salvo quan-do ho scoper to che Mantova non è nella Lista del patrimonio mondiale! Quella sequenza di piazze è uno straordinario tuffo nella storia. Ma questa è solo la mia opinione, e natural-mente non c’entra nulla con il fatto che sono mantovano…”

Battute a parte, quale l’ha più di altri suggestionata?

Di recente siamo stati nello Yemen. E’ un posto stupendo, meraviglioso. E’ stato per noi impossibile non ricordare la forza e la sensi-

bilità del-l’appel-

lo di P i e r

Paolo Pasolini all’Unesco, in difesa dei valori e dell’identità tradizionale di quel paese, quando a San’a, la capitale, girò alcune scene del Fiore delle mille e una notte. E questa cosa mi fa dire che un sito Unesco, nella mia testa, non è solo un posto straordinario, ma anche un luogo in terapia, del quale si deve avere cura”.

Nel viaggio la scoperta dei luoghi si sovrappone a quella degli uomini, delle loro storie e culture.

E questa è forse la par te più affascinante, quella che ti arricchisce di più. Noi andiamo precisamente alla ricerca della quotidianità della vita. Cerchiamo di conoscere le perso-

ne, di stare

bene con loro, di capire il loro mondo. Proprio in quest’ultimo viaggio nello Yemen abbiamo assistito a un episodio, quasi commovente nella sua semplicità, che mi sembra una testimonianza emblematica, significativa, dell’incontro fra civiltà e culture diverse: eravamo a Shibam e ci siamo trovati di fronte un simpaticissimo e disperatissimo architetto tedesco - proprio il tedesco che ciascuno si immagina - che cercava invano di spiegare a un muratore yemenita, senza conoscere la lin-gua locale, come restaurare ‘filologicamente’ un’antica fontana. In quello sforzo reciproco di intendersi, sorretto solo dalla volontà (e poi per for tuna assecondato dall’interprete che abbiamo messo a loro disposizione!) credo

si possa cogliere il desiderio di stringere un alleanza vera fra chi ha sviluppato

metodi e conoscenze e chi ha bi-sogno di ritrovare le radici della propria identità senza esserne espropriato.

Quindi il vostro giro in-torno al mondo alla fine si

risolve in un giro intorno all’uomo?

In un cer to senso è proprio così.

E abbiamo

er me i siti Unesco sono luoghi con il bollino blu!”. “Turista per caso” solo per under-statement Patrizio Roversi, dopo in-

numerevoli viaggi attorno al mondo a caccia di imma-gini televisive, vanta ormai esperienza e autorevolezza da certificatore.

Assisi

PATRIZIO ROVERSI PROGETTA UN VIAGGIO IN ITALIA ATTRAVERSO I SITI “PATRIMONIO”

UNESCO (NON) PER CASOdi SERGIO GESSI

Page 14: GENNAIO/MARZO 2006 • ANNO SECONDO • NUMEROsitiunesco.air-sms.com/wp-content/uploads/2010/12/gennaio_marzo_06.pdf · de Pesquisa e Planejamento Urbano. ... Trimestrale di attualità

24 annosecondo•numerouno•gen/mar2006www.sitiunesco.it unesco•associazionecittàitalianepatrimoniomondiale 25

L’APPELLO DI PASOLINI PER LO YEMEN[Da Pier Paolo Pasolini - Le regole di un’illusione, a cura del Fondo Pier Paolo Pasolini, Garzanti Editore, 1991]

Nell’ottobre del 1970 Pier Paolo Pasolini gira a Sana’a, capitale dello Yemen del Nord, alcune scene del film Il fiore delle Mille e una notte; domenica 18 ottobre, terminate le riprese, utilizza la pellicola avanzata per girare 13 minuti di documentario, che intitola Le mura di Sana’a. Il filmato non è mai uscito nei circuiti commerciali; è stato trasmesso

dalla Rai il 16 febbraio 1971 e replicato nel 1997.Nel commentare il documentario, Pasolini legge il seguente Appello all’Unesco:«Ci rivolgiamo all’Unesco perché aiuti lo Yemen a salvarsi dalla sua distruzione, cominciata con la distruzione delle mura

di Sana’a. Ci rivolgiamo all’Unesco perché aiuti lo Yemen ad avere coscienza della sua identità e del paese prezioso che esso è. Ci rivolgiamo all’Unesco perché contribuisca a fermare una miseranda speculazione in un paese dove nessuno la denuncia. Ci rivolgiamo all’Unesco perché trovi la possibilità di dare a questa nuova nazione la coscienza di essere un bene comune dell’umanità, e di dover proteggersi per restarlo. Ci rivolgiamo all’Unesco perché intervenga finché è in tempo a convincere una ancora ingenua classe dirigente che la sola ricchezza dello Yemen è la sua bellezza; che conservare tale bellezza significa oltretutto possedere una risorsa economica che non costa nulla, e che lo Yemen è in tempo a non commettere gli errori com-messi dagli altri paesi. Ci rivolgiamo all’Unesco in nome della vera se pur ancora inespressa volontà del popolo yemenita, in nome degli uomini semplici che la povertà ha mantenuto puri, in nome della grazia dei secoli oscuri, in nome della scandalosa forza rivoluzionaria del passato».

Nel 1984 il sogno di Pasolini, in qualche modo, con legittimo scetticismo, prende finalmente forma. (Quanto alla sostanza, il tempo ci dirà…) L’Unesco lancia una campagna internazionale per la conservazione e il restauro di Sana’a. Il 6 aprile 1988 una delegazione ufficiale composta tra gli altri da Romano Prodi, presidente dell’Iri, da Umberto Sisinni, direttore generale del Ministero dei beni culturali, e dal Fondo Pier Paolo Pasolini, rappresentato da Laura Betti, Francesca Sanvitale ed Enzo Siciliano, si reca a Sana’a. Spetta infatti all’Italia iniziare una parte del progetto complessivo con il restauro di un’area pilota. Un preventivo di circa quindici miliardi di lire per complessivi due anni di lavoro, a cura delle società Bonifica e Italstat e dello Studio Quaroni di Roma.

Il documentario Le mura di Sana’a fu sottotitolato in arabo e donato al direttore del progetto di salvaguardia della città, Abdulrahman Al-Haddad, il quale, durante la cerimonia, dichiarò: “Dobbiamo tutto a Pasolini, che ha messo in moto la solidarietà internazionale sul problema della salvaguardia della nostra città”.

Il 6 settembre 1988, alla Mostra del Cinema di Venezia, le giurie per i “Premi Pier Paolo Pasolini” (tesi di laurea e poesia) consegnarono a Abdulrahman Al-Haddad dieci milioni di lire come contributo alla ristrutturazione della Samsarah Yanhya Bin Quasim, un piccolo albergo “dove Pasolini pensava di inventarsi una ‘vita futura’”…

Prossimamente un reportage esclusivo sul patrimonio culturale yemenita.

Bagnolo Stromboli Modena Città del Vaticano Firenze Torino

capito che se a ciascuno fosse riconosciuta la cer tezza della propria identità sociale e culturale, forse molte tensioni che oggi scon-volgono il nostro pianeta e le nostre vite si potrebbero allentare. Anche se non facciamo repor tage giornalistici, né andiamo a caccia di scoop, fra tante cose belle che documen-tiamo alle nostre telecamere non sfuggono le contraddizioni, talvolta drammatiche, e spesso alimentate proprio da una condizione di prevaricazione, non solo economica ma anche culturale.

Ora però l’orizzonte sta cambiando. Il suo prossimo progetto di viaggiatore con la telecamera ha molto a che fare con i siti Unesco italiani.

Sì, perché dopo tanto viaggiare mi sono accor to che ci manca l’Africa, che resta nei nostri piani, ma soprattutto abbiamo scoper to di non conoscere a fondo, in maniera affettuo-sa e rilassata, il nostro paese. “Italia senza benzina” sarà un percorso in senso vero, letterale, con un inizio e una fine, dal Brennero a Capo Passero, per intenderci. Con Siusy abbiamo in mente un percorso continuativo, da fare a piedi, in bici, in barca, in canoa e - ahimè - anche a cavallo: tutti i mezzi possibili,

esclusi quelli a motore. Questo ci costringerà ad evitare le autostrade e con esse i classici itinerari turistici, e ci forzerà a un incedere lento, a uno sguardo attento e analitico su ciò che incontreremo.

Come pensa di caratterizzare il pro-gramma?

L’elemento innovativo è quello del percorso unitario, una piccola impresa replicabile da chiunque. Noi testeremo degli itinerari, offrire-mo degli spunti a chi vuole viaggiare, volgendo un occhio di riguardo ai piccoli centri e ai siti Unesco. Saremo attenti al paesaggio, alla ga-stronomia, alle tradizioni, alla lingua, alle feste popolari… E in questo ci piacerebbe anche essere di stimolo a chi volesse creare nuovi ser-vizi per promuovere i tesori che proporremo alla ribalta televisiva: penso a iniziative che possano coinvolgere le istituzioni locali o magari qualche cooperativa giovanile.

Normalmente i viaggi sono tour de force fatti per por tare a casa la car tolina di tutto. Il nostro sarà l’esatto contrario: sarà l’elogio della lentez-za. La vera sfida sarà proprio conciliare questa ambizione con i tempi e i format del mezzo te-levisivo. Speriamo che qualcuno ci dia fiducia e mezzi per realizzare il progetto.

Page 15: GENNAIO/MARZO 2006 • ANNO SECONDO • NUMEROsitiunesco.air-sms.com/wp-content/uploads/2010/12/gennaio_marzo_06.pdf · de Pesquisa e Planejamento Urbano. ... Trimestrale di attualità

2� annosecondo•numerouno•gen/mar2006www.sitiunesco.it unesco•associazionecittàitalianepatrimoniomondiale 2�

Venezia

i buon grado ho accolto l’invito della direzione della Rivista “Siti” per un contributo nella diffusione dei principi, che sostentano tutte le con-venzioni e le raccomandazioni dell’Unesco per la protezione

del patrimonio culturale.L’occasione mi appare propizia perché, in-

sieme, si possa condurre una concreta azione di sensibilizzazione nei confronti di tutti coloro che, a qualsiasi livello, rivestono importanti ruoli po-litici ed amministrativi sui beni culturali, per un maggiore impegno nella relativa salvaguardia da ogni rischio, sia in tempo di pace che di conflitti armati, anche se oggi non ha motivo l’eventuale distinzione tra i due scenari: il “rispetto” in caso di conflitto armato e la “tutela e protezione” in tempo di pace, connotano la medesima finalità, cioè la difesa ad oltranza di valori unici, irrepe-tibili e fondanti dell’identità di tutti i popoli, sia nell’emergenza che nella normalità.

All’uopo ritengo opportuno richiamare la Convenzione dell’Aja del 14 maggio 1954, il primo protocollo in pari data ed il secondo pro-tocollo del 26 marzo 1999, che rappresentano momenti significativi nella disciplina dei beni culturali, prima definendone il concetto: “beni, mobili o immobili, di grande importanza per il pa-trimonio culturale dei popoli, come i monumenti

architettonici, di ar te o di storia, religiosi o laici; le località archeologiche; i complessi in costru-zione che, nel loro insieme, offrano un interesse storico o ar tistico; le opere d’ar te, i manoscritti, libri od altri oggetti d’interesse ar tistico, storico, archeologico, nonché le collezioni scientifiche e le collezioni importanti di libri o di archivi o di riproduzione di beni sopra definiti” (ar t.1-lett.a), poi, ribadendone la protezione (salvaguardia e rispetto), ed infine prevedendo un contrassegno –ar t. 16- costituito da uno scudo, appuntito in basso, inquadrato in croce di S. Andrea, di az-zurro e bianco (un quadrato turchino, del quale un angolo è iscritto nella punta dello scudo, ed un triangolo turchino al disopra del quadrato, entrambi delimitati dai triangoli bianchi ai due lati) da collocare sui beni culturali.

Il simbolo della Società Italiana per la Prote-zione dei Beni Culturali, di seguito indicata con la sigla SIPBC, è analogo al richiamato contrasse-gno. L’Italia ha ratificato sia la Convenzione che il primo protocollo: non ancora il secondo, che comunque ha firmato. Il documento, malgrado la valenza dei principi, richiamati più volte dall’Une-sco e per ultimo nella Dichiarazione di Parigi, in occasione della 32° sessione 2003, relativa alla “Distruzione intenzionale del patrimonio cultura-le”, applicabili anche in tempo di pace, soffre di generale disapplicazione, come da par te dell’Ita-lia, che, pur essendo la più attiva durante i nego-

ziati, ha realizzato ben poco di quanto prescritto. Ed allora perché non un’azione comune per far sì che i beni culturali delle città inserite nella lista del Patrimonio Unesco siano destinatari del contrassegno, come previsto dall’ar t.16 della detta Convenzione? La SIPBC, finalizzata alla diffusione del dettato delle Convenzioni dell’Aja e dell’Unesco, nonché di altre in futuro, riguardanti la stessa materia e se ratificate dall’Italia, è stata istituita il 18 aprile 1996 dal Generale Ar turo Marcheggiano, studioso di Diritto Umanitario, docente presso la Scuola di Guerra di Civitavec-chia, direttore del Centro di Diritto Umanitario.

Lasciato il servizio attivo, ha voluto dedicarsi, in par ticolare, al Diritto Umanitario attinente i beni culturali. Ha retto la presidenza del sodalizio, del quale oggi è presidente onorario, fino al 6 aprile 2003. La società, con sede legale prima presso l’Università della Tuscia in Viterbo e dal 2000 presso l’Istituto Internazionale di Diritto Umani-tario in Sanremo, si è data uno statuto, che si ripromette, in gran par te, gli obiettivi dell’As-sociazione Città Italiane Patrimonio Mondiale. Promuove, nel quadro della difesa generale dello Stato Italiano, gli sforzi per garantire un conse-gna integra del patrimonio culturale

L ’ I N T E R V E N T O L ’ I N T E R V E N T O

L’IMPEGNO DELLA SOCIETÀ ITALIANAPER LA PROTEZIONE DEI BENI CULTURALI

DIFENDERE L’IDENTITÀ DEI POPOLIGenerale ROBERTO CONFORTI

Page 16: GENNAIO/MARZO 2006 • ANNO SECONDO • NUMEROsitiunesco.air-sms.com/wp-content/uploads/2010/12/gennaio_marzo_06.pdf · de Pesquisa e Planejamento Urbano. ... Trimestrale di attualità

2� annosecondo•numerouno•gen/mar2006www.sitiunesco.it unesco•associazionecittàitalianepatrimoniomondiale 2�

Roma

Pitigliano

alle future generazioni. All’uopo contribuisce alla diffusione ed all’applicazione dei principi delle Convenzioni citate.

Si occupa dello studio delle possibilità tecni-che e pratiche per la protezione dei beni culturali, sostenendo, a tal fine, concrete iniziative dirette alla protezione da ogni rischio, organizzando corsi informativi e formativi, anche per operatori volontari e per vigili urbani, ed intervenendo in occasione di calamità, in collaborazione con il Dipar timento della Protezione Civile, sia in Italia (Piemonte, Liguria, Lombardia, Friuli per eventi alluvionali - in Sicilia ed in Molise per eventi tel-lurici) che all’estero (Germania). Per contribuire alla qualificazione della coscienza collettiva culturale, organizza seminari, incontri con le scuole di ogni ordine e grado e con le Forze Armate, sempre più impegnate in operazioni di peace keeping in vari territori esteri, sconvolti da vicende belliche, per recuperare, mettere in salvo e restituire i beni culturali al patrimonio di quelle comunità, come in Bosnia Erzegovina, in Albania, in Afghanistan, in Iraq. La SIPBC inizialmente con circa 200 soci (ufficiali delle

Forze Armate, delle Forze dell’Ordine, docenti universitari, qualificati professionisti, esponenti della Croce Rossa Italiana, cittadini amanti del-l’ar te, studenti universitari), tutti volontari, oggi con oltre 300, è presente sul territorio nazionale con sei sezioni in: Alessandria, Firenze, Ancona/Osimo, Civitavecchia, Bari, Roma/Giovani Universitari. Dal 1997, d’intesa con analoghi organismi esteri (Svizzera, Austria, Germania ) ha costituito la “Lega Internazionale per la Protezione dei Beni Culturali”, dove, nel tempo sono confluite anche le società della Romania e della Spagna. Nell’ambito delle sue finalità, ogni anno, il Comitato Scientifico pianifica in una regione italiana, anche in forma itinerante, allo scopo di dialogare con le realtà locali, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e con il patrocinio delle varie istituzioni e non, un convegno internazionale su varie tematiche, sempre attinenti il rispetto, la salvaguardia, la tutela e la protezione dei beni culturali:•1997 - in Piemonte, ad Alessandria: La prote-

zione dei beni culturali in guerra, nei conflitti e nelle grandi calamità. Misure di salvaguar-dia e recupero.

•1998 - nel Lazio, a Civitavecchia: La protezione dei Beni Culturali nei conflitti armati.

•1999 - nel Veneto, a Padova: La Convenzione dell’Aja del 1954 e le problematiche di ag-giornamento.

• 2000 - in Toscana, a Pitigliano: Norme di protezione dei beni culturali, danni e dan-neggiamenti ai beni culturali.

•2001 - in Sicilia, ad Acireale, Noto, Ragusa: La protezione del patrimonio culturale dalla tutela nei conflitti armati alla valorizzazione del barocco siciliano.

•2002 - in Puglia, a Bari: Diffusione ed appli-cazione del diritto internazionale del patri-monio.

•2003 - nelle Marche, ad Ancona ed Osimo: L’intervento sul territorio a protezione dei beni culturali.

•2004 - in Calabria, ad Amantea, Altomonte, Cosenza, Gerace, Reggio Calabria: La tutela dei Beni Culturali da ogni rischio. Sfida del turismo.

•2005 - in Umbria, a Todi, Narni, Perugia, Spoleto, Assisi: Tutela e valorizzazione del patrimonio culturale per il dialogo e la pace.In ogni convegno, una sessione viene

dedicata alle Forze Armate, talvolta anche con esercitazioni pratiche per supposti interventi in territori esteri per la protezione dei beni culturali dalle conseguenze dei conflitti armati. A conclu-

sione del convegno in Calabria, l’Assemblea ha adottato una risoluzione:”La Car ta del turismo per i Beni Culturali”, esaminata ed approvata dalla Commissione Cultura della 33° Conferenza Generale dell’Unesco, tenutasi a Parigi dal 13 al 20 ottobre 2005.

Analogo percorso sarà seguito per la ri-soluzione adottata al termine del Convegno in Umbria: “Patto di solidarietà sulla tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale per il dia-logo e la pace”. Ulteriori approfondimenti sulle attività della Società Italiana per la Protezione dei Beni Culturali, vieppiù protesa ad individuare sinergie feconde e strumenti innovativi per favorire la salvaguardia delle nostre preziose testimonianze e garantirne la fruibilità, potranno essere condotti attraverso internet, all’indirizzo: www.sipbc.it.

L ’ I N T E R V E N T O L ’ I N T E R V E N T O

Page 17: GENNAIO/MARZO 2006 • ANNO SECONDO • NUMEROsitiunesco.air-sms.com/wp-content/uploads/2010/12/gennaio_marzo_06.pdf · de Pesquisa e Planejamento Urbano. ... Trimestrale di attualità

30 annosecondo•numerouno•gen/mar2006www.sitiunesco.it unesco•associazionecittàitalianepatrimoniomondiale 31

Kutiyattam

Siracusa

d appena due anni dal rien-tro nell’Unesco, dopo un ventennale esilio volontario, gli Stati Uniti già pensano al ritiro o ad una riduzione dei loro contributi. Come mai? Cos’ha provocato tanta irritazione

nella delegazione americana da far ipotizzare una così drastica decisione?Paradossalmente potremmo dire che è colpa della norcineria calabra e della filmografia congolese. Agli Stati Uniti proprio non va giù che prodotti gastronomici ed espressioni artistiche possano essere sottratte, per la loro valenza culturale, ai consueti canali commer-ciali. Sussidi, imposizioni di quote e incentivi vengono giudicati dai rappresentanti statunitensi “concorrenza sleale” e ne richiedono il bando assoluto per far si che i prodotti culturali, esattamente come le altre merci, possano circolare senza restrizioni. Una posizione non condivisa dall’Unesco, come ha dimostrato il 20 ottobre scorso a Parigi la Confe-renza generale approvando, con 148 voti a favore e due contrari, Stati Uniti e Israele, la “Convenzione sulla protezione e la promozione delle diversità delle espressioni culturali”. “Questa Convenzione riguarda il commercio […] è evidentemente aldilà del mandato Unesco”, ha dichiarato Richard Martin, uno dei responsabili della delegazione americana. Il trattato sulla diversità culturale afferma, invece, che i beni culturali non sono semplicemente merci, ma espressioni delle identità dei popoli che devono esse-

re tutelate e sostenute, anche finanziariamente. Per capire i motivi che hanno portato a questo scon-tro frontale bisogna fare un salto indietro di qualche anno, al 1999, quando a Seattle i paesi europei si videro respingere dal WTO, l’Organizzazione Mondia-le del Commercio, la proposta di affrancare i prodotti culturali dalle norme che regolano il commercio inter-nazionale. Permettendo il sostegno alle culture locali, gli Stati Uniti - asseriscono i loro detrattori - temono di danneggiare l’esportazione dei prodotti di due dei loro settori di maggior successo: i fast-food e l’indu-stria cinematografica. Accusa seccamente respinta dall’ambasciatore statunitense Louise Oliver.Questa netta posizione di chiusura si potrebbe definire, forzando un concetto antropologico, una distorsione della nozione di “olismo localizzato” (un luogo = un popolo = una cultura), nel quale il luogo è l’intero pianeta, il popolo è il genere umano e la cultura è quella occidentale. Una visione miope che

non riesce a cogliere quanto l’omologazione porti, inevitabilmente, ad un impoverimento complessivo che danneggia la cultura dominante, anziché favo-rirla, impedendole di crescere e di maturare proprio per la mancanza di contatto e di confronto con le altre culture, più deboli ed emarginate, ma ricche di tradizioni e di conoscenze.“L’obiettivo è di preservare la diversità, perché per esserci uno scambio, l’interlo-cutore deve almeno esistere”, ha ben sin-tetizzato il ministro francese della Cultura, Renaud Donnedieu de Vabres.La Convenzione è il primo strumento giuridico vincolante che cerchi di limitare, a livello internazionale, gli effetti negativi della globalizzazione sulle culture più vulnerabili. Il ruolo fondamentale della diversità culturale come elemento di svi-luppo sostenibile, la specificità e la dop-pia natura dei beni culturali (depositari di valori di identità e commerciali) e il diritto degli Stati di proteggere la diversità delle espressioni culturali sono i cardini attorno ai quali ruota l’intero provvedimento. Un documento di grande importanza che per entrare in vigore dovrà essere ratificato, senza limiti temporali, da almeno 30 dei 191 Stati membri dell’Unesco. Un adempimento burocratico di mode-sto rilievo, a prima vista, ma che potrebbe rivelarsi un ostacolo insormontabile, se le prevedibili pressioni, soprattutto economiche, sapranno fare breccia nel

fronte avversario. E se questo non bastasse a frenare il cammino di questa scomoda Convenzione, inter-verrebbe la cosiddetta “clausola indiana” (in quanto proposta dal governo indiano nell’ultima fase del dibattito), un codicillo che consente ai paesi che non procederanno alla ratifica di ignorarne semplicemen-

te l’esistenza. Con il risultato che ciò che era uscito dalla porta rientrerebbe dalla finestra e la risoluzione delle dispute commerciali sui beni culturali, che la Convenzione sottraeva all’Organizzazione Mondiale del Commercio, ritornerebbe ad essere nuovamente di sua esclusiva competenza.

APPROVATA DALL’UNESCO UNA CONVENZIONE CHE AFFRANCA I BENI CULTURALI DALLE REGOLE DEL COMMERCIO. CONTRARI STATI UNITI E ISRAELE

LA CULTURA NON È SOLO MERCE,MA PER GLI USA “BUSINESS IS BUSINESS” di FAUSTO NATALI

Page 18: GENNAIO/MARZO 2006 • ANNO SECONDO • NUMEROsitiunesco.air-sms.com/wp-content/uploads/2010/12/gennaio_marzo_06.pdf · de Pesquisa e Planejamento Urbano. ... Trimestrale di attualità

32 annosecondo•numerouno•gen/mar2006www.sitiunesco.it unesco•associazionecittàitalianepatrimoniomondiale 33

Piazza dei Tre Poteri

n gesto semplice e simbolico, il segno della croce fatto dagli esploratori alla scoper ta di un nuovo territorio come buon au-spicio per una nuova e fiorente civilizzazione; con queste parole nella relazione di progetto al

concorso per la progettazione della nuova capitale brasiliana l’architetto

R E P O R T A G E R E P O R T A G E

UNO DEI SITI UNESCO PIÙ GIOVANI,TESTIMONIANZA DEL GENIO CREATIVO UMANO

BRASILIAIL SOGNO DI UNA CAPITALEdi LUCA ROSSATO

Page 19: GENNAIO/MARZO 2006 • ANNO SECONDO • NUMEROsitiunesco.air-sms.com/wp-content/uploads/2010/12/gennaio_marzo_06.pdf · de Pesquisa e Planejamento Urbano. ... Trimestrale di attualità

unesco•associazionecittàitalianepatrimoniomondiale 35

Palazzo Itamaraty

e urbanista Lucio Costa spiegava l’idea generatrice della sua proposta. Un gesto si è detto, due assi che si incrociano perpendicolarmente, il maggiore che si inarca per adattarsi alla topografia di una vasta area inabitata ed arida e che disegnano sul terreno una forma simile a quella di un aereo. Era il 1957, in questo modo l’avventura urbanistica più avvin-cente mai tentata stava per spiccare il volo sulle ali della sagoma disegnata da Costa nel cuore del Brasile.

Le capitali sono generalmente legit-timate dalla forza politica ed economica di una regione, ma in questo caso non fu così. La nuova capitale di un Brasile moderno che si affacciava con prepo-tenza sul palcoscenico internazionale dei paesi industrializzati, fu voluta dall’allora presidente Juscelino Kubitschek con lo scopo di attirare lavoratori nell’immenso e arretrato territorio centrale spostandoli dalle grandi agglomerazioni della costa.

Kubitschek incaricò il più affermato architetto del paese, Oscar Niemayer della progettazione architettonica ed urbanistica della capitale. Progettare dal nulla gli edifici di una città era il sogno di qualsiasi architetto e per non sciupare l’imperdibile occasione Niemayer decise di occuparsi solamente della par te archi-tettonica, lasciando quella urbanistica al-l’esito di un pubblico concorso. Solo due furono i punti fermi del bando: una città capace di ospitare 500.000 abitanti e la localizzazione in prossimità di un lago ar-tificiale individuato da un’apposita com-

missione. Par tendo da questi, il piano vincitore di Lucio Costa prevedeva l’in-crocio di due assi, il minore ribattezzato asse monumentale pensato per ospitare gli edifici istituzionali, il maggiore avente funzione di spina dorsale di un settore re-sidenziale che cercava di disegnare nuove forme di associazione collettiva e di vita quotidiana. I blocchi degli appar tamenti circondati da ampi spazi verdi compone-vano le Superquadras, isolati quadrati di 240 metri di lato contenenti anche attività commerciali e ricreative. L’unione di più isolati residenziali costituiva poi le unità di vicinanza, aree che nell’intenzione del progettista avrebbero dovuto essere il confine immaginario entro il quale gli abitanti avrebbero vissuto in armonia con i propri vicini sfruttando gli stessi spazi pubblici. Nell’intersezione dei due assi, cuore della città, si trovano la stazione degli autobus ed il settore destinato alle attività commerciali, posto in posizione strategica per essere facilmente raggiun-gibile da ogni quar tiere.

La nuova capitale non poteva essere confusa con una nuova città qualunque, ed il mezzo per raggiungere questo sco-po fu la monumentalità espressa dalle straordinarie opere architettoniche di Nie-mayer, dal palazzo Itamaraty a quello del congresso, dalla cattedrale alla sceno-grafica piazza dei tre poteri, dove l’opera “I guerrieri” dello scultore Bruno Giorgi è diventata col tempo il simbolo di tutti gli operai che hanno costruito in pochi anni la città. Il noto paesaggista Burle

R E P O R T A G E

Page 20: GENNAIO/MARZO 2006 • ANNO SECONDO • NUMEROsitiunesco.air-sms.com/wp-content/uploads/2010/12/gennaio_marzo_06.pdf · de Pesquisa e Planejamento Urbano. ... Trimestrale di attualità

3� annosecondo•numerouno•gen/mar2006www.sitiunesco.it unesco•associazionecittàitalianepatrimoniomondiale 3�

La Cattedrale

Marx diede il tocco finale ad un’opera che cercava di creare negli abitanti quel sen-so di appar tenenza alla comunità capace di annullare le differenze sociali e cultu-rali attraverso la condivisione degli spazi comuni e delle strutture di uso pubblico; un’ar te che sfruttando l’emozione esteti-ca cattura la percezione e la sensibilità dei suoi cittadini ad anni di distanza dalla fondazione. Si dice per esempio che i bambini cresciuti nei settori residenziali siano rimasti così legati a quei luoghi da stabilirvisi una volta adulti per fare rivive-re ai propri figli le esperienze comunitarie che li formarono.

Nonostante i diversi lati positivi, i pochi esempi di città pianificate dal nulla come Brasilia rimangono sperimentazioni urbanistiche che insegnano come sia dif-ficile creare ar tificialmente un organismo complicato, quasi vivente, come una cit-tà. La fantastica intuizione di Brasilia, la forza dell’idea e di una logica razionale, si è dovuta presto scontrare con la necessi-tà di ampliamento: nuove aree sono sor te e la città di Costa e Niemayer è ora solo il nocciolo centrale di un’urbanizzazione che, come una mutazione genetica, ha aggiunto par ti al piano originale dimo-strando irrimediabilmente che strutture

Brasilia è stata dichiarata dall’UNE-SCO patrimonio dell’umanità nel 1987, come esempio di capolavoro del genio creativo e per essere un insieme architettonico che illustra un importante passo nella storia del genere umano.

• Città storica di Ouro Preto (C I, III)• Centro storico della città di Olinda (C II, IV)• Centro storico di Salvador de Bahia (C IV, VI)• Santuario de Bom Jèsus a Congonhas (C I, IV)• Parco nazionale d’Iguaçu (N III, IV)• Brasilia (C I, IV)• Parco nazionale Serra da Capivara (C III)• Centro storico di São Luìs (C III, IV, V)• Centro storico della città di Diamantina (C II, IV)• Costa della scoperta - Riserva della foresta atlantica (N II, IV)• Foresta atlantica – Riserva di sud-est (N II, IV)• Complesso di conservazione dell’Amazzonia centrale (N II, IV)• Area di conservazione del Pantanal (N II, III, IV)• Area protetta del Cerrado: Parco nazionale Chapada dos veadeiros (N II, IV)• Isole atlantiche brasiliane: le riserve di Fernando de Noronha e dell’atollo das Rocas (N II, III, IV)• Centro storico della città di Goiàs (C II, IV)• Missioni Gesuite del Guaranì (con Argentina) (C IV)

rigide devono prima o poi confrontarsi con fenomeni dinamici che por tano al loro stravolgimento nel corso del tempo.

Passeggiare per Brasilia è un po’ come ritrovarsi in un libro di Isaac Asimov: diversi livelli di strade e rampe, edifici dalle forme futuristiche ed accattivanti, strade a più corsie che al calare della sera rimangono deser te come piste di un aeropor to. Non conoscendone la storia non si potrebbe dire che questa città si avvia a tagliare il mezzo secolo di vita: Brasilia affascina per la sua astrattezza dal tempo, intimorisce per l’ampiezza dei suoi spazi sovradimensionati. C’è qualco-

sa di ar tificiale nell’aria, di innaturale, la storia non è passata di qui, in pochi anni dove prima vi era solo un mare di secche sterpaglie è sor to un organismo efficiente e produttivo.

L’immagine più bella di quest’avven-tura rimane probabilmente una foto in bianco e nero che ritrae il presidente Ju-scelino Kubitschek ed il progettista Lucio Costa nell’atto di indicare, come in preda ad una visione, la deser tica area dove sarebbe sor ta la nuova città; una visione di due uomini, un sogno che il Brasile realizzò con enormi sacrifici umani ed economici.

R E P O R T A G E R E P O R T A G E

I 17 SITI UNESCODEL BRASILE

Page 21: GENNAIO/MARZO 2006 • ANNO SECONDO • NUMEROsitiunesco.air-sms.com/wp-content/uploads/2010/12/gennaio_marzo_06.pdf · de Pesquisa e Planejamento Urbano. ... Trimestrale di attualità

3� annosecondo•numerouno•gen/mar2006www.sitiunesco.it unesco•associazionecittàitalianepatrimoniomondiale 3�

Piazza Nicola Amore

Il Maschio Angioino

Il porto dal satellite

Nel quadrivio che collega il mare con l’interno della città sono venuti alla luce i resti di un complesso monumen-

tale risalenti all’età Augustea, circa V secolo D.C..Il completamento degli scavi archeologici ha reso possi-bile una ricostruzione approfondita della struttura e della funzione svolta da questo edificio: l’intera area, celata sotto i diversi strati dell’urbanizzazione successiva, era votata ai giochi Isolimpici, o “Sebastà”, e vedeva la presenza di un Gymnasium, raffinatamente decorato con marmi e sculture e i cui pavimenti erano ricoperti di preziosi mosaici, di un tempio, altri edifici minori utilizzati dagli atleti e una pista per le corse, che pare corrispondesse all’attuale Corso Umber-to. Secondo le lastre marmoree apparse durante gli scavi, (queste riportavano i nomi dei vincitori delle gare anno per

anno), convenivano a Neapolis per gareggiare i migliori atle-ti del Mediterraneo, soprattutto perché i più grandi sponsor di queste manifestazioni erano gli stessi imperatori: anche Augusto figurerebbe come “sebastà”.

edi Napoli e poi muori” dice un adagio popolare e oggi non c’è modo più adeguato di augurare lunga vita a qualcuno: mai come in questi mesi Napoli può essere assunta

come simbolo, ed esempio, di una città che ac-cetta senza remore la sfida perenne di rinnovarsi preservando il suo illustre passato. Se il capoluo-go campano è sempre stato sede di meraviglie naturali, culturali ed artistiche, è infatti oggi un forziere da cui vengono estratti incredibili tesori.

Seguendo il progetto di estensione e rafforza-mento del sistema della metropolitana cittadina, intervento assolutamente necessario per rendere capillare la rete dei trasporti pubblici in una città congestionata dal traffico e sommersa dallo smog in ogni giorno dell’anno, nel 2000 sono partiti i lavori di scavo per la realizzazione del piano. Que-sto si propone di collegare, in maniera discreta ed efficace, i vicoli degli scugnizzi con la bella piazza Municipio, sulla quale veglia il Maschio Angioino e dalla quale si accede al porto turistico, di mettere in contatto le zone del terziario con i quartieri popolari, per avvicinare le diverse ed anime di questa metropoli.

L’opera é stata però rallentata da una serie di eventi incredibili: dal 2003 gli scavi per la metro-politana vanno a disseppellire i punti nevralgici della storia della città.

L a città ha saputo dunque accogliere la sfida lanciata dalla sua stessa storia,

anzi ha voluto approfittare del meraviglioso imprevisto per investire nuovamente su se stessa.

E’ nato dunque un progetto ambizioso che intende la città come organismo com-plesso: Napoli presenta istanze eterogenee, per la sua storia e per la sua complicata componente sociale.

Lodevole è stata la lungimiranza delle autorità nel saper cogliere tutte

L’AMPLIAMENTO DELLA METRO OCCASIONE PER VALORIZZARE LA CITTÀ

NAPOLI SOTTOSOPRAdi INGRID VENEROSO

Page 22: GENNAIO/MARZO 2006 • ANNO SECONDO • NUMEROsitiunesco.air-sms.com/wp-content/uploads/2010/12/gennaio_marzo_06.pdf · de Pesquisa e Planejamento Urbano. ... Trimestrale di attualità

40 annosecondo•numerouno•gen/mar2006www.sitiunesco.it unesco•associazionecittàitalianepatrimoniomondiale 41

FRA GLI SCAVI E IL MARE, DUEMILA ANNI DI STORIA

A lla fine del 2003, durante i lavori di scavo per la costruzione di una stazione della metro,si sono ritrovati alcuni reper ti di epoca romana del II Sec. D.C.. In meno di un anno gli archeologi hanno scoper to tre imbarcazioni di epoca romana, di medie dimen-

sioni, dalla chiglia e la prua piatta ed i bordi bassi. Queste caratteristiche indicano un utilizzo di servizio: traspor tavano merci da navi più grandi verso la costa e viceversa. Tutto intorno alle sagome della barche si sono trovati paletti in legno e banchine in ciottoli, a cui venivano presu-mibilmente attraccate queste imbarcazioni.

La vocazione marittima di Napoli antica non è mai stata un mistero, ma le condizioni di conservazione della barche e di tutti i reper ti a loro collegate ( anfore ancora sigillate da tappi in sughero, ceramiche, corde, suole di sandali, monili di vari materiali), per fetti grazie all’azione fango, ha dato un input impor tante per la ricostruzione della linea di costa della città in epoca greco-romana. Pare infatti che il mare arrivasse fin dove sorge oggi il Maschio Angioino, for-mando così una baia tranquilla in cui operare per lo scarico di merci pesanti. Attraverso lo studio approfondito dei detriti della zona è anche risultato che a Neapolis agissero maestranze e mezzi capaci di drenare il fondale basso del por ticciolo di approdo, in modo da renderne agevole l’uti-lizzo, e che il mare sarebbe quindi arretrato nel corso dei secoli, interrato da frane e dilavamenti, finché nel VI secolo venne costruita una strada.

Piazza Municipio

le esigenze per preservare, attraverso un intervento molto for te, le tante prerogati-ve della città, intuendo immediatamente l’oppor tunità di l’introdurre le “novità” nel piano di rilancio di Napoli, che già da tempo riguarda tutto il territorio cittadino. Il sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervo-lino, ha smosso investimenti per 50 mi-lioni di euro per le stazioni archeologiche e 19 per la sistemazione dell’intera area

monumentale, puntando sulla crescita occupazionale, economica e di immagine che la città otterrà quando nel 2008 ver-ranno conclusi i lavori in opera.

I napoletani conoscono e riconoscono la loro propria storia, sanno che in ogni angolo della città c’è una pagina del passa-to che aspetta di essere letta e, proprio in questa ottica, si è scelto di affidare il futuro della storia antica di Napoli ad un architetto

di grande fama, Alvaro Siza Vieira.Il progetto presentato dal settantenne

architetto por toghese prevede un ridise-gno complessivo di piazza Municipio e della sua area monumentale. Include la completa pedonalizzazione della piazza e l’aper tura della stessa direttamente verso il mare. Il traffico veicolare e la metro passeranno al di sotto dell’attuale livello calpestabile, mentre è prevista una grande galleria che collegherà, a circa 10 metri di profondità, il palazzo del Municipio con i binari della metro, per uscire direttamente sul piazzale antistante la stazione marit-tima. L’architetto ha anche previsto di ripor tare alla luce la base dei bastioni del Maschio Angioino e di sistemare, lungo la galleria, i reper ti archeologici rinvenuti

con gli scavi, incluse le imbarcazioni ro-mane.

Siza ha a lungo lavorato su car te topografiche e incisioni che nei secoli scorsi hanno raffigurato la piazza. “L’idea complessiva” - ha dichiarato l’architetto - “si basa su un dato molto chiaro nelle tante incisioni del por to e della piazza Municipio: la persistenza della for tissima penetrazione della città verso il mare”.

Non dissimile l’idea per la preserva-zione e la fruizione dei reper ti degli scavi di piazza Nicola Amore: verranno esposti all’interno della stazione della metro e il progetto prevede la ricostruzione in situ del tempio del Gymnasium e del por ticato con l’esposizione delle lastre con i nomi dei “sebastà”.

Page 23: GENNAIO/MARZO 2006 • ANNO SECONDO • NUMEROsitiunesco.air-sms.com/wp-content/uploads/2010/12/gennaio_marzo_06.pdf · de Pesquisa e Planejamento Urbano. ... Trimestrale di attualità

42 annosecondo•numerouno•gen/mar2006www.sitiunesco.it

La Citroniera

i sta facendo strada la possi-bilità di insediare il primo mu-seo sul patrimonio mondiale dell’Umanità nella Reggia di Venaria Reale, che, non a caso, nel 1997, insieme alle altre Residenze Sabaude del

Piemonte, è stata dichiarata dall’Unesco “patrimonio mondiale”.

La recente proposta è del Governo e della Regione Piemonte, d’intesa con il direttore generale del Patrimonio Une-sco, Francesco Bandarin. Non si tratta di un vero e proprio museo, bensì di una struttura che associa in sé attività diverse: ricerca, formazione, restauro, esposizioni, documentazione, ecc., tutte incentrate sul tema della conservazione e valorizzazione del patrimonio mondiale dell’umanità.

Al fine di predisporre lo studio di fatti-bilità del “museo”, la Regione Piemonte ha indetto una gara di livello internazionale , che è stata aggiudicata dalla società Aea. Lo studio, che è stato consegnato a luglio 2005, propone di suddividere il “museo” in più sezioni.

Negli spazi della Citronieria e nei giardini ancora da recuperare, par tendo dalla formula del patrimonio mondiale del-l’umanità, ci si potrebbe concentrare sul tema del rappor to “Civiltà e Natura” e in par ticolare sul tema dei Giardini.

Nella Citronieria, dunque, mediante la realizzazione di un giardino d’inverno, si potrebbero rappresentare le diverse tipologie di flora del mondo, restituendo quell’area alla sua destinazione originaria e, nei giardini ancora da recuperare, si potrebbero ricostruire le più spettacolari realizzazioni di giardini antichi, moderni e contemporanei.

La Scuderia ospiterà mostre tempora-nee di livello internazionale sul patrimonio mondiale dell’umanità e in par ticolare su quello a rischio, come il patrimonio ira-cheno e afgano.

Ai piani superiori della Scuderia sarà insediato un Centro multimediale, ovvero una Biblioteca e un Centro di documenta-zione, che raccolga e renda accessibile, anche attraverso innovativi strumenti tec-nologici e multimediali, tutta la documen-tazione esistente sui siti Unesco.

P R O G E T T I

NELLA REGGIA DI VENARIAIL PRIMO MUSEO SUL PATRIMONIO

MONDIALE DELL’UMANITÀdi ALBERTO VANELLI

Direttore dei Beni Culturali della Regione Piemonte

Page 24: GENNAIO/MARZO 2006 • ANNO SECONDO • NUMEROsitiunesco.air-sms.com/wp-content/uploads/2010/12/gennaio_marzo_06.pdf · de Pesquisa e Planejamento Urbano. ... Trimestrale di attualità

44 annosecondo•numerouno•gen/mar2006www.sitiunesco.it unesco•associazionecittàitalianepatrimoniomondiale 45

UN UNICUM AMBIENTALE E ARCHITETTONICO

L a Reggia di Venaria, che si trova a pochi chilometri da Torino, fu costruita nella seconda metà del Seicento quando il duca Carlo Emanuele II decise di edificare una nuova residenza “di piacere e di caccia” per la corte. La sua realizzazione fu commissionata all’architetto di corte

Amedeo di Castellamonte, che plasmò il Borgo, la Reggia e quello che oggi è il Parco della Mandria in un unicum ambientale ed architettonico. Il fulcro di tutto era rappresentato dalla Reggia di Diana, edificata fra il 1660 e il 1675.Successivamente la Reggia visse due secoli di modifiche e rimaneggiamenti: un primo rifacimento fu affidato, alla fine del 1600, a Michelangelo Garove, che cercò di dare al complesso un’immagine nuova e più maestosa.I lavori di ingrandimento furono poi ripresi nel 1716 da Filippo Juvarra ( a lui si devono il completa-mento della Galleria Grande, detta poi di “Diana”, la Chiesa di Sant’Uberto, la Citronieria e la Scuderia Grande) e continuati e completati nella seconda metà del Settecento da Benedetto Alfieri (che realizzò le maniche dei collegamento dei corpi juvarriani, il galoppatoio, le nuove scuderie ed il torrione detto “del Belvedere”)Successivamente la Reggia di Venaria conobbe un lento, ma inarrestabile declino fino a diventare per tutto l’Ottocento una Caserma militare. Nel ‘900 la Reggia venne completamente abbandonata e in questo desolante stato di abbandono fu ritrovata nel 1998 quando il Ministero per i Beni culturali e la Regione Piemonte siglarono il primo accordo di programma per il recupero e la valorizzazione dell’intero complesso de La Venaria Reale. Da quell’anno il Ministero per i Beni e le attività culturali e la Regione Piemonte, con il sostegno del-l’Unione Europea e in collaborazione con la Provincia di Torino, la città di Torino, il Comune di Venaria e il Comune di Druento, sono impegnati in questo rilevante ed ampio progetto, che costituisce il più grande cantiere di recupero di un bene culturale a livello europeo. Si tratta, infatti, di 150.000 metri quadri di superficie edificata e 80 ettari di giardino, per un investimento finanziario di oltre 200 milioni di euro. I lavori dovrebbero essere ultimati entro il 2011.Il progetto prevede, oltre al recupero ambientale ed architettonico, l’insediamento al piano nobile della Reggia di un percorso di visita nel quale potrà essere riproposta, con l’ausilio di allestimenti spettaco-lari, una rivisitazione della vita di corte europea nell’epoca dell’Assolutismo.Le Scuderie Alferiane ospitano, dal 21 marzo 2005, il Centro per la Conservazione ed il Restauro dei Beni culturali “La Venaria Reale”, mentre i Giardini, il Borgo Castello e la Cascina Rubianetta diver-ranno rispettivamente le sedi di un grande luogo dedicato al loisir (con itinerari di visita e spettacoli di vario genere), la galleria del Paesaggio e il Centro del Cavallo.Per completare il disegno resta da individuare la destinazione della Citronieria e della Scuderia, proget-tate e costruite da Filippo Juvarra. In un primo momento si era pensato di trasferirvi il Museo Egizio di Torino, ipotesi poi decaduta, e, successivamente, erano state formulate altre proposte di tipo museale, tutte più o meno interessanti, ma nessuna dotata della forza idonea a garantire un’adeguata fruizione di pubblico e comunque coe-rente con gli spazi architettonici.

La Reggia di Diana

Presso i l “Museo” s i svolgerà an-che at t iv i tà d i r icerca e formazione, at t raverso la par tecipazione di esper t i mondia l i , la real izzaz ione di conferen-ze, la pubbl icaz ione di studi , a l f ine d i sensib i l izzare l ’opin ione pubbl ica sul tema del patr imonio mondia le del l ’umani tà. I l “Museo” col laborerà natura lmente con i l Centro Conser va-z ione e Restauro “La Venar ia Reale” , g ià at t ivo da mar zo 2005, sul le pro-blemat iche connesse a l la conser va-z ione e salvaguardia dei s i t i unesco.

L’ intero “Museo” dovrebbe essere completato per i l 2011. Lo scopo di quest ’ in iz iat iva è quel lo d i favor i re la conoscenza e la valor izzaz ione del-

l ’ immenso patr imonio mondia le del-l ’Umani tà, non sol tanto at t raverso la celebraz ione del l ’eccezionale ed uni-versale valore dei s i t i , così come indi-cato dal la Wor ld Her i tage Convent ion del 1972, ma anche inducendo i v is i-tator i e i professionist i a comprendere i l r uolo d i c iascuno nel preser vare e salvaguardare ta l i r icchezze. F ino ad oggi sono esist i te numerose ist i tuz io-ni che celebrano i l paesaggio s ia na-tura le che antropizzato, ma non è mai esist i to un unico centro che rappre-sent i i l patr imonio cul tura le condiv iso dal le d iverse nazioni del mondo. Ed è forse giunta l ’ora che questo centro nasca.

P R O G E T T I P R O G E T T I

Page 25: GENNAIO/MARZO 2006 • ANNO SECONDO • NUMEROsitiunesco.air-sms.com/wp-content/uploads/2010/12/gennaio_marzo_06.pdf · de Pesquisa e Planejamento Urbano. ... Trimestrale di attualità

unesco•associazionecittàitalianepatrimoniomondiale 4�

Cominciano con questo numero una serie di speciali dedicati al patrimonio immateriale. Dal 2001, quando fu stilata la prima lista, sono ben 90 le espressioni culturali immateriali che l’Unesco ha dichiarato “Capolavori del patrimonio orale e immateriale dell’ umanità”. Canti, danze, riti, tradizioni

popolari, cerimonie folcloristiche, ogni sorta di espressione culturale astratta, non tangibile. Due i beni immateriali italiani inclusi nell’elenco dell’Unesco (ai quali dedicheremo ampi servizi nei prossimi numeri): l’Opera dei pupi siciliani e il Canto a tenore dei pastori sardi. In questo numero ci occupiamo di una im-portante tradizione popolare che ambisce, a buon diritto, ad entrare nella lista delle meraviglie intangibili dell’umanità: la Festa dei ceri di Gubbio. A farci da guida il sindaco, Orfeo Goracci.

he cos’è che rende unica la Festa dei Ceri? Me lo chiedo non da sin-daco della città, non da “ceraiolo”, non da eugubino ma cercando di cogliere, non so se con risultati apprezzabili, quello che di universa-le è racchiuso in questa tradizione

millenaria, tra le più antiche, se non in assoluto la più remota, delle manifestazioni rievocative italiane.

Infatti, di una rievocazione (o drammatizzazione, direbbe il “concittadino” regista Luca Ronconi) si tratta, sia che si propenda per le origini religiose o per quelle laiche. La tesi più documentata la fa risalire ad un solenne atto ispirato dalla devozione degli eugubi-ni per il loro Vescovo Ubaldo Baldassini, a partire dal maggio 1160, anno della morte del nostro Patrono, quando una processione di devoti percorse per la pri-ma volta, con una grande “Luminaria” di candelotti di cera, le vie della città fino al monte Ingino, dove

dall’11 settembre 1194 riposa il corpo di S. Ubaldo nell’omonima Basilica.

I candelotti di cera, offerti dalle corporazioni di Arti e Mestieri, probabilmente divennero nel tempo tanto consistenti da renderne difficoltoso il traspor-to e furono sostituiti verso la fine del ‘500 con tre strutture di legno, agili e moderne, che - più volte ricostruite - sono, nella forma attuale, arrivate fino ai nostri giorni. Pressoché invariati nel tempo anche la data e quasi la totalità del percorso della Festa, che non si è mai interrotta, nemmeno durante la guerra quando furono le donne a sostituirsi agli uomini al fronte.

Questa Festa, che dura da dieci secoli ed è pre-sente nella raffigurazione stilizzata dei tre Ceri anche nello stemma e gonfalone della Regione Umbria, che cosa può o deve ispirare all’uomo del terzo millennio, alle prese con ben altre contese che non l’assedio di Federico Barbarossa o quello di dieci Co-

PATRIMONIO IMMATERIALE

UNA FESTA CHE CELEBRA MEMORIA E TRADIZIONE

I CERI, LUCE POETICA DI GUBBIOdi ORFEO GORACCI

Sindaco di Gubbio

Page 26: GENNAIO/MARZO 2006 • ANNO SECONDO • NUMEROsitiunesco.air-sms.com/wp-content/uploads/2010/12/gennaio_marzo_06.pdf · de Pesquisa e Planejamento Urbano. ... Trimestrale di attualità

4� annosecondo•numerouno•gen/mar2006www.sitiunesco.it unesco•associazionecittàitalianepatrimoniomondiale 4�

I “Ceri”, che cosa sono?

I Ceri sono tre strutture di legno, dal peso di circa 2 quintali e alti quattro metri ciascuno, formate da due prismi

ottagonali sovrapposti, che raffigurano una sorta di clessidra. Sulle sommità ci sono tre piccole statue che rappresentano i Santi protettori delle Corporazioni: S. Ubaldo (pa-trono e protettore della città) per i muratori, S. Giorgio per i commercianti e S. Antonio per i contadini. Un altro elemento è costituito dalle cosiddette “barelle”, le stanghe di legno sulle quali si incastra il Cero e che ne consentono il trasporto a spalla. Queste parti vengono as-semblate insieme in occasione della Festa del 15 maggio. Durante l’anno Ceri e barelle sono custoditi nella Basilica di Sant’Ubaldo in cima al monte Ingino, mentre le statuette dei Santi sono conservate in città nella Chiesetta di S. Francesco della Pace, detta “dei Muratori”. I Ceri vengono decorati la sera prima della Festa con bandierine dorate a coda di rondine nella parte superiore e nappe anch’esse dorate, nella parte inferiore, staccate dai ceraioli la mattina dell’alzata del 15 maggio e conservate come ricordo.

Come si svolge la festa?

L a prima domenica di maggio i tre Ceri vengono trasportati dal monte Ingino in posizione oriz-zontale fino in città. Bambini vestiti da ceraioli siedono a cavalcioni sopra di essi, testimoniando l’attaccamento degli eugubini e la continuità di una tradizione secolare. I ceraioli indossano

divise di colore differente, uguale a quello degli abiti dei tre Santi: giallo per Sant’Ubaldo, azzurro per San Giorgio e nero per Sant’Antonio; la camicia è accompagnata da pantaloni bianchi, fascia in vita e fazzoletto rossi. Il primo appuntamento importante del 15 maggio è la “sfilata”, nella quale i ceraioli percorrono le vie cittadine e quindi confluiscono in Piazza Grande, dove si svolge l”Alzata”, uno dei momenti culminanti dalla Festa, quando i Ceri, spinti da centinaia di braccia, assumono la posizione verticale. Si tratta di una cerimonia che ricorda antichi riti propiziatori di primavera presenti anche in altre parti del mondo. I ceraioli e gli ospiti della città, si ritrovano tutti insieme nel grande banchetto, chiamato “tavola bona”, con menù a base di pesce, nel rispetto della tradizione di vigilia della morte del Patrono, che si svolge nella sala dell’Arengo del Palazzo dei Consoli. Alle ore 18, i tre Ceri atten-dono in via Dante l’arrivo della processione religiosa con la Statua del Patrono e, dopo la benedizione del vescovo, si precipitano in una corsa folle ed entusiasmante lungo il centro storico, rispettando sempre lo stesso ordine di partenza: Sant’Ubaldo, San Giorgio e Sant’Antonio e, infine, intraprendono la definitiva e faticosissima ascesa al monte Ingino.

L’Alzata in Piazza Grande

muni coalizzati contro la piccola cittadina medievale, difesa dal suo Vescovo indomito e alla fine su tutti vittoriosa?

Certo la risposta non è di facile formulazione. Forse occorre attingere all’insieme degli elemen-

ti che fanno un unicum di questo luogo di grande fascino artistico e architettonico, circondato da una natura ancora incontaminata, con un centro storico tra i meglio conservati d’Italia e sede dagli anni ’60

dell’associazione Centri Storici.Qui, S. Francesco ha ammansito il Lupo come si

narra nei Fioretti, stringendo un patto di alleanza e di amicizia con le forze oscure della natura, anticipando – e di quanto! – quella politica di “sviluppo sostenibi-le” oggi tanto invocata.

Qui, ci sono le radici linguistiche dell’Europa nei segni di bronzo, ancora in parte misteriosi, delle sette Tavole che si trovano nel Palazzo dei Consoli e che, scritte in parte in umbro, testimoniano la civiltà di que-sto popolo antico discendente dalle popolazioni indo-europee provenenti dal cuore del nostro Continente.

Qui, “si va dall’incanto al sublime” scriveva Guido Piovene e Mario Luzi, quando la percorreva affascinato esclamava: “Gubbio è la città della poesia per eccellen-za”. Grandi poeti, grandi scrittori che hanno provato lo stesso brivido, la medesima suggestione dei viaggiatori letterati non solo italiani, ma anche inglesi, francesi, tedeschi nell’ottocento del “grand tour”, allora di moda, e che hanno lasciato pagine mirabili e valgano per tutte quelle di Hermann Hesse e di Goethe.

Qui, c’è piazza Grande, una delle piazze pensili più grandi del mondo, affacciata come una balco-nata sospesa nell’aria, tra palazzi di sorprendente bellezza.

Al turista del terzo millennio come al visitatore dei secoli passati, Gubbio appare raccolta nella sua profonda suggestione …

La risposta, quindi, all’interrogativo che mi sono posto, si sta facendo strada da sola.

La Festa dei Ceri va considerata patrimonio mon-diale dell’umanità perché essa è il giorno degli “eugu-bini” ma è anche il giorno dell’ospitalità, dell’amicizia, della condivisione, nella celebrazione di un rito vissuto con lo spirito di esaltazione e partecipazione che da secoli contraddistingue questo appuntamento, richia-mando ogni anno visitatori da tutte le parti del Mondo,

di ogni razza e lingua, colore, stato sociale o credo religioso, tanto che si sentono essi stessi “eugubini”.

Questa Corsa sfrenata in cui non ci sono né primi, né secondi ma fieri interpreti di uno spirito corale, è, al di là dell’evento spettacolare, della frenesia di colori giallo, azzurro, nero che attraversa la città intera, la rappresentazione migliore dei valori di orgoglio, responsabilità e consa-pevolezza.

Una lezione di vita, soprattutto per i giovani, que-sta Festa senza padroni e senza biglietto di ingresso, dove il senso di appartenenza non è dettato da regole precise ma da precetti tramandati dai nostri antenati

e da trasmettere alle future generazioni di Ceraioli.La Festa dei Ceri è la nostra memoria. Ri-

spettarla e conservarla è un preciso dovere e una manifestazione d’amore verso la nostra stessa civiltà.

PATRIMONIO IMMATERIALEPATRIMONIO IMMATERIALE

Page 27: GENNAIO/MARZO 2006 • ANNO SECONDO • NUMEROsitiunesco.air-sms.com/wp-content/uploads/2010/12/gennaio_marzo_06.pdf · de Pesquisa e Planejamento Urbano. ... Trimestrale di attualità

50 annosecondo•numerouno•gen/mar2006www.sitiunesco.it unesco•associazionecittàitalianepatrimoniomondiale 51

San Gimignano

a pazienza è la virtù dei forti. E di questa dote devono essere ricche le realtà che mirano ad entrare nel pianeta Unesco intraprendendo il processo per l’iscrizione di un sito nella Lista del Patrimonio mondiale. D’altra parte, essendo il riconosci-

mento di assoluto prestigio, la procedura di selezione, prima dell’eventuale concessione del prezioso “mar-chio”, come si conviene in questi casi, deve essere particolarmente lunga e accurata. Analizziamo nel dettaglio tutte le tappe del percorso, tracciando una sorta di vademecum per le città che intendono otte-nere l’iscrizione alla Lista del patrimonio mondiale.

Le proposte di iscrizione nella Lista del Patrimo-nio Mondiale vengono presentate al Centro del Patri-monio Mondiale dell’Unesco dagli Stati secondo mo-dalità indicate nella Convenzione e negli Orientamenti operativi e soltanto per il tramite della Rappresentanza Permanente dello Stato presso l’Unesco. Per quanto riguarda l’Italia, le proposte sono presentate dai sog-getti interessati, attraverso il Gruppo di Lavoro inter-ministeriale permanente per il Patrimonio Mondiale dell’Unesco (che ha la segreteria presso il Ministero per i Beni e le Attività Culturali), dal Ministero degli Affari Esteri che provvede all’inoltro ufficiale. Occorre tuttavia precisare che prima della presentazione delle candidature, ogni Stato è tenuto a inoltrare una Lista propositiva (Tentative List) in cui vengono segnalati

i beni che si intende iscrivere nell’arco di 5-10 anni. In una fase successiva viene quindi predisposta e presentata, per ogni singolo bene inserito nella Lista propositiva, la documentazione completa che deve essere esaminata per l’iscrizione nella Lista del Patrimonio Mondiale. Ogni Stato può presentare ogni anno, al massimo, due candidature: la prima può essere relativa a beni culturali, a beni naturali o a beni misti, mentre l’eventuale seconda candidatura può essere solo di un bene naturale. Quindi il primo passo da compiere è l’inserimento del bene nella Lista propositiva nazionale. I soggetti interessati a chiedere l’inserimento di un sito nella Lista propositiva italiana debbono inoltrare specifica domanda al Gruppo di la-voro (Ministero per i Beni e le Attività Culturali - Dipar-timento per la ricerca, l’innovazione e l’organizzazione - Via del Collegio Romano, 27 00186 Roma, all’at-tenzione dell’ufficio Unesco). Annualmente il Gruppo di lavoro individua nell’ambito dei beni elencati nella Lista propositiva quelli da proporre per l’iscrizione. La scelta viene fatta all’interno dei beni già inseriti nella Lista propositiva che dimostrino di rispondere nel modo migliore ai requisiti indicati dall’Unesco. A questo punto viene richiesto alle autorità competenti per la tutela e gestione dei singoli siti di predisporre e trasmettere, entro tempi indicati, tutta la documenta-zione definitiva richiesta per la valutazione della can-didatura. Tenuto conto della notevole complessità dei dossier da produrre, l’ufficio Unesco del ministero per i Beni e le Attività Culturali fornisce una specifica atti-vità di consulenza perché il lavoro sia fatto in modo da

soddisfare le diverse richieste e superare l’esame. La domanda di inserimento di un bene nella Lista propo-sitiva di solito viene trasmessa da autorità pubbliche. Tuttavia la richiesta può essere predisposta anche da associazioni, gruppi o privati, purché sia dimostrato l’interesse a sostenere la proposta da parte delle autorità pubbliche competenti per la gestione del sito e da parte della locale Soprintendenza.

Ma da che cosa deve essere composto il dossier? Il format base include le seguenti sezioni: identificazione del sito, descrizione, giustificazione dell’iscrizione, stato di conservazione, protezione e gestione, controllo, documentazione, coordinate delle autorità responsabili e firma a nome dello stato. Per l’inserimento nella Lista propositiva occorre quindi una descrizione del bene, con perimetrazione carto-grafica (l’area terrestre o marina proposta deve avere limiti chiaramente definiti) e con specificazione delle motivazioni che ne fanno un bene di eccezionale va-lore mondiale. La descrizione deve essere corredata oltre che dall’identificazione del sito da un profilo sto-rico che illustri come il sito sia giunto alla sua forma

attuale evidenziando i cambiamenti importanti che lo hanno caratterizzato. Nel dossier si devono indicare poi i criteri della Lista del patrimonio mondiale per i quali il sito è proposto e, a partire da questi, prepa-rare un progetto di dichiarazione di valore universale eccezionale attraverso una analisi comparativa con altri beni similari (per i beni culturali almeno a livello europeo), attraverso la quale si dimostri che il bene proposto è unico a livello mondiale (o europeo) o rap-presenta un esempio più significativo rispetto ad altri analoghi esistenti. Occorre aggiungere informazioni sullo stato di conservazione del sito e su tutto ciò che lo caratterizza comprese le eventuali minacce. E’ poi fondamentale inserire la descrizione delle modalità di gestione del bene: il soggetto o i soggetti competenti, gli strumenti di tutela, le misure legislative di piani-ficazione per la protezione e una analisi dettagliata del funzionamento effettivo di questa protezione, le strategie di valorizzazione e i piani di finanziamento. E poi un fondamentale documento come il piano di gestione. La documentazione deve essere

L’INSERIMENTO NELLA WORLD HERITAGE LIST

UN PERCORSO LUNGO E DIFFICILE SINO ALLA VETTA DEL PRESTIGIO

di ANDREA TEBALDI

Page 28: GENNAIO/MARZO 2006 • ANNO SECONDO • NUMEROsitiunesco.air-sms.com/wp-content/uploads/2010/12/gennaio_marzo_06.pdf · de Pesquisa e Planejamento Urbano. ... Trimestrale di attualità

52 annosecondo•numerouno•gen/mar2006www.sitiunesco.it unesco•associazionecittàitalianepatrimoniomondiale 53

30 settembre 2006 E’ la data limite entro cui vanno consegnate alla segreteria le proposte di iscri-zione su base volontaria.

Entro il 15 novembre 2006 La segreteria deve avere risposto a ogni stato a proposito del progetto e sulla completezza della proposta di iscrizione. In caso negativo deve indicare che cosa manca per renderla completa.

1 febbraio 2007 E’ la data limite entro cui occorre inviare le proposte di iscrizione complete alla segreteria.

Dal 1 febbraio al 1 marzo 2007 E’ il periodo della registrazione, della valutazione di completezza e della trasmis-sione alle organizzazioni consultive Icomos e Uicn. Le proposte di iscrizione non complete non sono trasmesse alle organizzazioni consultive e lo stato ne viene messo al corrente. Il 1 marzo è la data limite entro cui la segreteria deve avere informato lo stato della ricezione del dossier e della sua completezza.

Dal marzo 2007 al maggio 2008 Le organizzazioni consultive valutano ogni sito. Se necessario possono chiedere agli stati informazioni complementari: questo può avvenire entro il 31 gennaio 2008. Il 31 marzo 2008 è la data limite entro cui le informazioni complementari richieste dalle organizzazioni consultive devono essere conse-gnate alla segreteria.

Sei settimane prima della sessione an-nuale del Comitato del patrimonio mon-diale che avviene a giugno/luglio 2008

Le organizzazioni consultive indirizzano le valutazioni e le raccomandazioni alla segreteria per la trasmissione al Comitato del patrimonio mondiale e agli stati.

Almeno due giorni lavorativi prima dell’apertura della sessione annuale del Comitato del patrimonio mondiale

Gli stati interessati possono inviare una lettera al presidente, con copie alle organizzazioni consultive, specificando, eventuali errori o imprecisioni nella valutazione delle loro proposte di iscrizione preparate dagli organi consultivi.

Sessione annuale del Comitato del pa-trimonio mondiale (giugno/luglio 2008)

Il Comitato esamina le proposte di iscrizione e prende le decisioni. Immediata-mente dopo la sessione annuale si ha la notifica delle decisioni. La segreteria avvisa tutti gli stati delle decisioni prese.

Subito dopo la sessione del Comitato La segreteria scrive allo stato e ai rappresentanti del sito allegando una carta della zona iscritta e la dichiarazione di valore universale eccezionale indicando anche i criteri di iscrizione. La segreteria inoltre pubblica la Lista del patrimonio mondiale aggiornata ogni anno dopo la sessione annuale del Comitato.

Nel mese che segue la chiusura della sessione annuale del Comitato del patrimonio mondiale

La segreteria invia il rapporto pubblicato di tutte le decisioni del Comitato del patrimonio mondiale a tutti gli stati parte.

corredata da fotografie e diapositive. Il testo della pro-posta di iscrizione deve essere trasmesso in cartaceo e su supporto elettronico (dischetto o Cd rom). Per le proposte di iscrizione come beni culturali occorre inviare due copie; come beni naturali tre e come beni misti quattro.

Una volta avvenuto l’inoltro ufficiale da parte dello Stato, la segreteria del Centro del Patrimonio mondiale verifica la completezza e registra le pro-poste di iscrizione. Quelle complete vengono tra-smesse alle organizzazioni consultive competenti per le valutazioni. Le valutazioni delle proposte di iscrizione dei beni culturali sono realizzate dal-l’Icomos (International council on monuments and sites), quelle dei beni naturali dall’Uicn (The world conservation union). Per i beni misti la valutazione è effettuata congiuntamente. La segreteria può chiedere informazioni complementari agli stati se questo è giudicato necessario dalle organizzazioni consultive. Queste valutano se i beni proposti han-no un valore universale eccezionale; se rispondono alle condizioni di integrità; analizzano i progetti di protezione e gestione; elaborano studi tecnici e te-matici per valutare i beni proposti nel loro contesto regionale e mondiale. Le valutazioni sono guidate da una serie di principi cardine tra cui la conformità alla Convenzione del Patrimonio mondiale e agli Orientamenti, una analisi comparativa con altri beni, il rigore scientifico sulla base di modelli stan-dard. Alla conclusione della valutazione, l’Icomos e l’Uicn possono fornire tre tipi di pareri: siti che sono raccomandati per l’iscrizione senza riserve; siti che non sono raccomandati per l’iscrizione e proposte di iscrizione per cui si suggerisce il rinvio o un esame differito. Uno stato è libero in qualun-que momento di ritirare la proposta di iscrizione. E’ infine il Comitato del Patrimonio Mondiale a

decidere se un bene deve essere o meno iscritto o se l’esame dovrà essere differito.

Quando decide di iscrivere un sito sulla Lista, il Comitato, sulla base dei giudizi delle organizza-zioni consultive, adotta una dichiarazione di valore universale eccezionale. Questa dichiarazione com-prende un riassunto della decisione identificando i criteri secondo cui il sito è iscritto. Questa è la base per la protezione e la gestione futura del bene con il Comitato che può anche fare raccomandazioni. La dichiarazione è resa pubblica in ogni rapporto. Se invece, il Comitato decide di non iscrivere il sito, la proposta non può essere presentata di nuovo al Comitato, ad eccezione di circostanze eccezionali, ad esempio legate a nuove scoperte, nuove infor-mazioni scientifiche o diversi criteri non presentati nella proposta iniziale. Le proposte di iscrizione che il Comitato rinvia agli stati richiedendo ulteriori informazioni possono essere presentate di nuovo per un esame successivo. Il Comitato può anche decidere di differire una proposta di iscrizione per effettuare una valutazione o uno studio più approfondito o anche chiedere una revisione sostanziale. Quando poi un sito è nella Lista del patrimonio mondiale, previa presentazione di ul-teriore domanda, sono possibili modifiche legate ai limiti territoriali del sito iscritto, ai criteri rispetto a quelli utilizzati per la prima iscrizione oppure per un cambiamento di nome. Ma questo avviene in un secondo momento e solo dopo essersi gustati il tanto agognato e prestigioso riconoscimento rap-presentato dall’iscrizione alla Lista del patrimonio mondiale Unesco.

Si ringrazia, per la preziosa supervisione, l’architet-to Manuel Roberto Guido, responsabile dell’Ufficio Lista del patrimonio mondiale Unesco del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.

MA QUANTO TEMPO SERVE PER TUTTO IL PROCESSOCHE PORTA ALL’ISCRIZIONE NELLA LISTA DEL PATRIMONIO MONDIALE?

La tabella contiene un’esempio concreto, ponendo l’ipotesi di uno stato che nel 2006 voglia intraprendere, per un proprio sito, il percorso in direzione Unesco.

L E S C A D E N Z E

Page 29: GENNAIO/MARZO 2006 • ANNO SECONDO • NUMEROsitiunesco.air-sms.com/wp-content/uploads/2010/12/gennaio_marzo_06.pdf · de Pesquisa e Planejamento Urbano. ... Trimestrale di attualità

54 annosecondo•numerotre•gen/mar2006www.sitiunesco.it unesco•associazionecittàitalianepatrimoniomondiale 55

I giovani e il patrimonio culturale: un binomio imprescindibile per una as-sociazione che si prefigge l’obiettivo di tutelare e valorizzare i siti italiani inseriti nella World Heritage List dell’Unesco. Città, paesi, borghi, montagne, laghi, coste e pianure da far conoscere ai “piccoli cittadini” attraverso percorsi formativi appositamente concepiti per sollecitare la loro sensibilità e curiosità.

Questa la direzione in cui si muove la proposta che illustriamo in queste pagine. Un progetto editoriale completo finalizzato alla stesura, alla pubblicazione e alla distribuzione nazio-nale di una collana di guide per ragazzi delle principali città facenti parte della Associazione città italiane patrimonio mondiale dell’Unesco.

Illustrazione di Giuseppe Braghiroli

ro molto teso al mio primo incontro con i miei lettori b a m b i n i . Avevo ripas-sato tutto

sulla letteratura per ragaz-zi. In quel primo incontro, il primo bambino che alza la mano mi chiede: “Posso far ti una domanda sul tuo ultimo libro?”, “Ce-cer-to...” dico io, “Come hai fatto a incollare così bene le pagine?”.

In realtà la domanda che si pone uno scrittore per ragazzi di fronte ad un libro ancora da scrivere è: “Saprò affascinare i l mio lettore?”. Qualsiasi lettore, lo sappiamo, si muove solo per fascino. Nella Collana di Guide per ragazzi delle Città Italiane Patrimonio dell’Umanità i l fascino sarà fornito innan-zitutto – uti l izzando tutti gli strumenti fascinanti della

scrittura – dall’avventura. Un personaggio, scelto a seconda della città in oggetto, sarà coinvolto in una serie di vicende avventurose garantendo così un costante suppor to narrativo all’esplorazione della città. Sarà proprio l’ inserimento delle infor-mazioni storiche, ar tisti-che e culturali all’ interno di un for te intreccio nar-rativo, via via sviluppato ma costantemente tenuto sospeso sullo sfondo, che potrà diver tire e af-fascinare i l lettore, con il f ine ultimo di mostrare e valorizzare i l prezioso patrimonio delle città Ita-liane della rete UNESCO e di renderlo, così, godibile e accattivante anche per i ragazzi dagli 8 anni in su. I l resto del fascino sarà poi creato dalle i l lustra-zioni che interpreteranno ad ar te lo straordinario valore estetico delle cit-

tà. Per questo sono stati coinvolti i migliori i l lu-stratori per ragazzi che i l panorama mondiale oggi ci offre.

La Collana, il cui primo numero sarà dedicato a Ferrara, avrà una distri-buzione nazionale. Nella città oggetto della Guida sarà però possibile una distribuzione autogesti-ta dall’ente promotore (nei musei, negli uffici informazioni turistiche) accompagnata, volendo, da percorsi espositivi e didattici.

Attendiamo, allora, ulteriori adesioni di città italiane della rete Unesco, per far sì che questa col-lana (le cui Guide avranno sicuramente tutte le pagine ‘ben incollate’!) possa di-ventare presto un’originale occasione per rendere il loro straordinario patrimo-nio più vicino ai ragazzi di tutta Italia.

UNA NUOVA COLLANA DI GUIDE UNESCO PER RAGAZZI

“MA CHE BEL CASTELLO...”di LUIGI DAL CIN

Page 30: GENNAIO/MARZO 2006 • ANNO SECONDO • NUMEROsitiunesco.air-sms.com/wp-content/uploads/2010/12/gennaio_marzo_06.pdf · de Pesquisa e Planejamento Urbano. ... Trimestrale di attualità

5� annosecondo•numerotre•gen/mar2006www.sitiunesco.it unesco•associazionecittàitalianepatrimoniomondiale 5�

SESSANT’ANNI AL SERVIZIO DELLA PACE

Oltre 1000 rappresentanti dei vari paesi Unesco erano

presentI nel novembre scorso a Parigi alla conferenza di celebrazione del 60esimo anniversario della fonda-zione dell’Unesco, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza, la Cultura e la Comunica-zione. Durante la cerimonia il direttore generale dell’Unesco Koïchiro Mat-suura ha affermato che l’Unesco deve intensificare il proprio impegno per la promozione della pace e per la tutela delle differenze culturali. Al termine della conferenza, il vice ministro del-l’Istruzione cinese Zhang Xinsheng, presidente dell’Ufficio esecutivo, ha ribadito che “la coesistenza degli scambi delle diverse civiltà e della varietà culturale è molto importante per lo sviluppo dell’uomo”.

NOMINATO IL NUOVOCOMITATO DEL PATRIMONIO MONDIALE

La 15° sessione dell’Assemblea Generale degli Stati aderenti

alla Convenzione per il Patrimonio Mon-diale, svoltasi l’ottobre scorso a Parigi, ha eletto Kenia e Perù nel Comitato del Patrimonio Mondiale. Il Comitato ha il compito di indicare, sulla base delle candidature sottoposte dagli stati membri, i siti culturali e naturali di rilievo universale da proteggere attraverso la Convenzione e inserirli nella WHL; monitorare lo stato di conservazione dei siti iscritti e decidere quali sono da iscrivere o da togliere dalla Lista del patrimonio mondiale in pericolo e quali, eventualmente; esaminare le richieste di assistenza internazionale da parte del Fondo del patrimonio mondiale.

Il Comitato è ora composto da Be-nin, Canada, Cile, Cuba, India, Israele, Giappone, Kenia, Kuwait, Lituania, Madagascar, Mauritius, Marocco, Olanda, Nuova Zelanda, Norvegia, Perù, Repubblica di Corea, Spagna, Tunisia, Stati Uniti.

IL SALONE DEL RESTAURODI FERRARA FA 13

Dal 30 marzo al 2 aprile 2006, presso il quartiere fieristico

di Ferrara, si svolgerà la XIII edizione di Restauro – Salone dell’arte del Re-stauro e della Conservazione dei Beni Culturali ed Ambientali, prima e più importante rassegna nata in Italia per il restauro, la conservazione e tutela del patrimonio storico e artistico. Il salone offrirà un’ampia panoramica sul settore: materiali, tecnologie, metodi e tecniche; restauro dunque nel senso più ampio del termine: architettonico, scultoreo, pittorico, ligneo, lapideo, cartaceo. Parteci-peranno a questa edizione aziende private, ma anche enti pubblici: soprintendenze, enti locali, istituzioni per l’arte, musei.

I numeri del Salone 2005: 290 Espositori, 16.000 metri quadrati occupati in 6 padiglioni, 138 gior-nalisti accreditati, oltre 28.000 visi-tatori (+2,8%), di cui 603 esteri, 32 Convegni internazionali, 83 incontri tecnici organizzati dagli Espositori, 10 mostre tematiche.

UNESCO ED EXPEDIA PROMUOVONO AGRIGENTO E PANTALICA

Si sta definendo, fra Expedia e Unesco, un importante

accordo per la valorizzazione turistica della Valle dei Templi di Agrigento e

della necropoli di Pantalica. Si tratta di un progetto che potrebbe avere importanti ricadute economiche per i due siti siciliani. Expedia (operato-re del gruppo Microsoft) e Unesco hanno infatti siglato una intesa per valorizzare attraverso il turismo soste-nibile i luoghi considerati Patrimonio dell’Umanità. Una collaborazione che nasce dalla convinzione che i turisti “consapevoli” possono contribuire alla salvaguardia delle risorse na-turalistiche, alla conservazione del patrimonio storico e alla riduzione della povertà attraverso un turismo sostenibile.

GLI “ARCHIVI DELLAMEMORIA” DEI MIGRANTI

La Conferenza Generale dell’Unesco, su proposta

dell’Italia, ha approvato nel corso della sua trentatreesima sessione di Parigi (3-21 ottobre 2005), la cooperazione tra Unesco e Orga-nizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), in favore dell’in-tegrazione sociale dei migranti at-traverso la valorizzazione della loro storia. L’obiettivo dell’impor tante risoluzione consiste nel cercare di sostenere il ruolo fondamentale che la narrazione e gli “Archivi della Memoria” dei migranti possono avere nel processo di cambiamento e di integrazione che coinvolge i migranti, le comunità di origine e i paesi di accoglienza. Gli “Archivi della Memoria” documen-tano e restituiscono alle comunità e alle generazioni future le storie, le narrazioni e testimonianze dei migranti. Alla Conferenza Generale dell’Unesco erano presenti 3700 par tecipanti.

IL SAMBA DI BAHIA DIVENTA PATRIMONIO DELL’UMANITÀ

Il “samba-de-roda”, così viene chiamato il samba tipico di

Bahia, è stato dichiarato dall’ Unesco patrimonio dell’umanità. Si tratta di una tradizione che sopravvive nella parte più interna e arretrata della grande Bahia de Todos os Santos, presso Salvador de Bahia. Il “samba-de-roda” è tuttora la più tipica manifestazione folcloristica nei giorni di festa del Reconcavo, la parte più africana del Brasile. Ormai esi-ste un solo musicista al mondo in grado di suonare correttamente la “chula”, la sua forma più popolare e autentica: Zé da Lelinha, ormai ultraottantenne. Il “samba-de-roda” fa parte di un gruppo di 43 altre espressioni culturali di gran-de valore appartenenti al patrimonio culturale immateriale dell’umanità che l’Unesco ha deciso di porre sotto la propria protezione. Tra queste, il canto a tenore della cultura pastorale sarda, la musica Duduk di origine armena, i canti Baul del Bangladesh, il teatro delle ombre cambogiano, lo spazio culturale di Palenque in Colombia, la rappre-sentazione tradizionale del Ramayana in India, il teatro Kabuki giapponese, i dervisci rotanti del sama dei Mevlevi e molte altre. L’obiettivo è salvaguardare le tradizioni orali, la musica, la danza, i riti, le conoscenze e le pratiche concernenti la natura e l’universo, la conoscenza tecnica legata all’artigianato tradizionale e agli spazi culturali.

TORINO CAPITALEDEL LIBRO 2006

Dopo Alessandria d’Egitto, Madrid, Nuova Delhi, Anversa

e Montreal, Torino sarà la capitale mondiale del libro dall’ aprile 2006 all’aprile 2007.

La designazione dell’UNESCO premia una città di grandi tradizioni culturali che da quasi vent’anni ospita una delle più importanti fiere del libro europee.

Un prestigioso riconoscimento, in partnership con Roma, che gra-tifica un progetto che ha come tema conduttore i “segni della scrittura”. Roma farà la sua parte allestendo eventi speciali e progetti originali, come il Festival delle Letterature.

I “segni della scrittura” riassu-meranno un anno di eventi, incontri, convegni, dibattiti, letture, momenti di spettacolo. Sarà una grande festa che coinvolgerà autori ed editori, librerie, biblioteche, associazioni, protagonisti della cultura mondiale in uno scambio continuo di linguaggi e di esperienze, dalla letteratura all’arte, dalla scienza alla musica. Di particolare interesse: la costruzione di un network inter-nazionale di città del libro, che da Buenos Aires ad Addis Abeba, da Amsterdam a Washington, da Delhi a Kigali, da Parigi a Toronto, a Dakar, stabiliranno con Torino e con Roma iniziative di collaborazione e scambi come strumento di pace e di sviluppo nella ricorrenza del giorno natale di William Shakespeare, il 23 aprile di ogni anno.

AD OMAR SHARIF IL PREMIO UNESCO PER IL DIALOGO FRA CULTURE

L’attore cinematografico Omar Sharif e’ stato in-

signito il 24 novembre scorso a Parigi del premio Unesco per il suo contributo alla diversità culturale. Koïchiro Matsuura, direttore generale dell’Unesco, ha presentato la me-daglia intitolata a Sergei Eisenstein

– l’immortale regista russo - che viene conferita a quelle persone del mondo del cinema che hanno contribuito in modo significativo al dialogo fra i popoli. Il prestigioso ri-conoscimento gli è stato consegnato pochi giorni dopo che l’attore aveva ricevuto minacce di morte per la sua capacità di interpretare indifferente-mente personaggi di diverse religioni ed etnie, calandosi con grande natu-ralezza in tutte le culture.

NAPOLI CHIEDE IL BIS DEI SITI

Dieci anni fa il centro storico di Napoli entrava nella Lista

del patrimonio mondiale dell’umani-tà grazie alla complessa evoluzione urbana, architettonica e culturale della città, dalla fondazione greca al primo decennio del Novecento. Rimaneva escluso dal riconosci-mento un elemento importante della fisionomia della città: il decennio 1930-1940, quello dell’edilizia di regime che modificò la fisionomia urbana per opera di un gruppo di giovani architetti della corrente razionalista.

Affinché possa essere accolta anche questa pagina della storia ur-banistica della città, il 18 novembre scorso durante il convegno interna-zionale “L’architettura moderna e il patrimonio mondiale. Il ruolo del-l’Unesco e la Modern Heritage List”, che si è tenuto a Napoli, il sindaco Rosa Russo Iervolino ha presentato ufficialmente la richiesta all’Unesco di inserire il Parco della Mostra d’Ol-tremare nella lista del patrimonio mondiale, considerandolo nella sua unicità architettonica di primo parco attrezzato urbano e multifunzionale d’Italia.

B R E V I * Not iz ie dal l ’ I tal ia e dal mondo Notiz ie dal l ’ I tal ia e dal mondo * B R E V I

Page 31: GENNAIO/MARZO 2006 • ANNO SECONDO • NUMEROsitiunesco.air-sms.com/wp-content/uploads/2010/12/gennaio_marzo_06.pdf · de Pesquisa e Planejamento Urbano. ... Trimestrale di attualità

5� annosecondo•numerotre•gen/mar2006www.sitiunesco.it unesco•associazionecittàitalianepatrimoniomondiale 5�

Le Valli di Comacchio

Il “primo sale”

L’esempio del recupero delle Saline di Comacchio può

essere molto utile alla riflessione in corso. Dal tempo della chiusura degli impianti delle Saline (1984) al 2000, molte intenzioni sono state affacciate nella forma di progetti spesso fortemente discutibili sul fu-turo destino delle Saline. Il Comune di Comacchio, che ne vedeva il valore rappresentativo della sua storia, il Parco Regionale del Delta del Po e la Regione Emilia-Romagna che ne apprezzavano il valore naturalistico e paesaggistico, hanno comunque manifestato in diversi modi l’idea che le Saline fossero affidate alla gestione delle comunità locali. Questa ipotesi è parsa allontanarsi nel Marzo 2000, quando il Ministero delle Finanze pose il sito nell’elenco dei beni demaniali vendibili.

Per evitare tale disastrosa even-tualità oltre ad agire per ribaltare nelle sedi opportune quella decisione, la Regione e il Parco, in accordo con il Comune, hanno deciso di elaborare un progetto che definisse senza am-biguità il destino delle Saline.

Quarantacinque mesi di lavori, 1.600.000 euro circa di spesa com-plessiva, trentuno differenti azioni (dai rilievi, progetti e analisi prelimi-nari, agli interventi sul campo, dalla divulgazione e sensibilizzazione alla gestione dell’intero progetto): sono questi i dati principali del progetto Life

“Ripristino ecologico e conservazione degli habitat nella Salina del SIC (Sito di Importanza Comunitaria) Valli di Comacchio” finanziato al 45 % dalla Unione Europea sul programma LIFE NATURA 200, al 45 % dalla Regione e per il restante 10% dal Parco.

Nel corso dell’estate 2005, è stato attivato uno degli elementi più importanti dell’intero progetto: una “Salinetta” di 4 ettari per la produ-zione del sale. La funzione di questo elemento sarà sia didattica che ecologica. In futuro i visitatori estivi potranno osservare direttamente le diverse fasi dell’estrazione del sale, una specie di museo vivente della civiltà del sale” che, come abbiamo visto più sopra, costituisce un tratto importante della storia locale. AI tem-po stesso, questa produzione esem-plificativa sarà sufficiente a ridare alla piccola area interessata quel grado di salinità dell’acqua necessario a certi

tipi di habitat.Un vecchio edificio dell’ex

Centro Aziendale della Salina, in futuro ospiterà il Centro Operativo per i monitoraggi ecologici e per la di-vulgazione dei dati ottenuti. Realizzare nel medesimo ambiente il controllo dell’andamento ecologico dell’area e la possibilità di far visionare al pub-blico le diverse problematiche della Salina rappresenta, in un qualche modo, la sintesi ideale dello spirito di questo LIFE: una tutela dei territo-rio che diventa “pubblica” in tempo reale. “Fruibilità” dunque, per questo progetto, non è solo vedere, ma è so-prattutto vedere capendo, possibilità di imparare attraverso un’esperienza diretta sul campo.

Se infatti questo LIFE ha svolto i compiti più urgenti e necessari per la salvaguardia ecologica della Salina, è importante che la società civile locale appoggi in maniera

Per capire cosa “po-trebbe” voler dire pianificare un territorio programmandone lo

sviluppo nel rispetto dell’ambiente, basterebbe fare la ricognizione dall’alto di quanto ancora oggi è visibile dei beni ambientali e delle presenze architettoni-che del Delta del Po.

Aver allargato il sito Unesco “Ferrara, Città del Rinascimento” al suo Delta del Po, riconoscendo nel territorio deltizio ancora oggi l’impianto territoriale di epoca estense, ha avviato un importante processo di rivisitazione dei modelli di pianificazione.

Arrivare al Piano di Gestione del sito Unesco vorrà dire integrare le di-verse pianificazioni settoriali tradizionali con i Piani di Gestione dei Siti di Impor-tanza Comunitaria (S.I.C.) e le Zone di Protezione Speciale (Z.P.S.) ai sensi delle Direttive Habitat 92/431 e Uccelli 79/409, oggi in gran parte ricomprese nel perimetro del territorio individuato fin dal 1988 dalla Regione Emilia-Romagna come “Parco del Delta del Po”.

Nei 54.000 ettari di Parco, oltre 36.000 sono riconducibili alle caratteristiche necessarie per avere “importanza comunitaria” ovvero avere mantenuto presenze di biodiversità ani-

male e vegetale in ecosistemi2 di grande valenza naturalistica.

Se poi all’interno di questi 54.000 ettari troviamo la città di Comacchio, i nuclei urbani di antica formazione come Cervia, Codigoro, Mesola e Sant’Alberto, le architetture religiose come Pomposa e Sant’Apollinare in Classe le Riserve Naturali dello Stato come il “Bosco della Mesola”, il “Bosco di Volano” o la “Duna Costiera Ravennate e Foce Torrente Bevano”, capiamo l’interesse europeo per questa particolare area del territorio italiano.

Ma cosa può voler dire fare un Piano di Gestione di un sito Unesco in un’area soggetta anche ad un piano “ambientale” di Gestione di un S.I.C.?

Il punto di contatto necessario e possibile momento di conflitto può essere la “valorizzazione” del sito, le sue modalità di fruizione.

L ’ A S S O C I A Z I O N E

PARCO DEL DELTA DEL POAVETE MAI VOLATOSUL GRANDE FIUME?

LE SALINEDI COMACCHIO

di Lucilla PreviatiDirettricedelParcodelDeltadelPo

Page 32: GENNAIO/MARZO 2006 • ANNO SECONDO • NUMEROsitiunesco.air-sms.com/wp-content/uploads/2010/12/gennaio_marzo_06.pdf · de Pesquisa e Planejamento Urbano. ... Trimestrale di attualità

�0 annosecondo•numerotre•gen/mar2006www.sitiunesco.it unesco•associazionecittàitalianepatrimoniomondiale �1

Il Castello

forte gli impegni futuri, che dovranno essere rivolti al recupero degli edifici storici e allo sviluppo di una dimen-sione ecomuseale della Salina.

II progetto ha innescato il mec-canismo di recupero di un sito oggi strategico per il rifugio di molte specie avifaunistiche e ittiche all’interno del preposto SIC (Sito di Importanza Comunitaria) e designato ZPS (Zona di Protezione Speciale) delle Valli di Comacchio.

Uno degli aspetti che ci paiono più interessanti di questo progetto LIFE è proprio nelle sintesi che esso è riuscito a creare, tra natura e cultura, tra pro-tezione della biodiversità e volontà di aprirsi alla conoscenza del pubblico.

La Salina di Comacchio è un’area di grande valore naturalistico, svi-luppatasi in un contesto fortemente non-incontaminato. Si potrebbe cu-riosamente affermare che un ambiente che l’uomo ha modellato con vasche rettangolari, canaletti che regolano il flusso delle acque e varie altre in-frastrutture, sia stato poi sempre più contaminato dalla vita naturale. La vera sfida che un progetto di ripristino ecologico di un’area come Salina di Comacchio può cogliere, non è quello di un utopico ritorno ad un iniziale stato di natura, ma quello di una conserva-zione della biodiversità presente e futu-ra dell’area, mantenendo al contempo viva anche la sua storia culturale.

Il Piano di Gestione Naturalistico

del sito, ovvero la suddivisione in “unità gestionali” dei vari bacini in cui è suddivisa la Salina tiene conto delle ricerche faunistiche, vegetazionali, sulla qualità delle acque, la presenza di manufatti idraulici, architetture storiche e archeologie industriali per proporre un piano gestionale che, partendo dai diversi livelli idrici nei comparti di Valle Uccelliera, Montalbano, Lamenterio, S.Filomena, porti alla deposizione del sale e alla presenza differenziata di specie di uccelli, la principale “risorsa” visibile dell’area.

La fruizione dunque didattico-scientifica ma anche turistica dell’area già iniziata in via sperimentale, che fa capo alla Stazione da pesca Foce, ad un argine di grande suggestione ver-so Valle Fattibello, alla Torre Rossa, manufatto di impianto antichissimo, per arrivare alla “Salinetta” e di qui al centro operativo con le archeologie industriali diventa l’elemento cardine di un progetto di valorizzazione di un particolare brano del sito Unesco, una pagina esemplare del Delta del Po che mette in evidenza come un bene dello Stato abbandonato da vent’anni possa rinascere non “restaurando” forme e funzioni, ma reinterpretando il progetto implicito in quel sito: un equilibrio intelligente fra uomo, pian-te, animali in un ambiente estremo come le Saline.

(In collaborazione con Cristina Barbieri e Sergio Lucci)

Note

1- Il Piano di Gestione è lo stru-mento attuativo delle misure specifiche, richieste dalla direttiva “Habitat” 92/43/CEE, per la conservazione degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna selvatiche di interesse comunitario, tenendo conto delle particolarità del sito su cui si interviene e di tutte le attività ivi presenti o previste. Tale strumento è previsto dalla direttiva Habitat all’art. 6, comma 1: “Per le zone speciali di conservazione (ZSC), gli Stati membri stabiliscono le misure di conservazione necessarie che implicano all’occorrenza appropriati piani di gestione specifici o integrati ad altri piani di sviluppo e le opportune misure regolamentari, amministrative o contrattuali che siano conformi alle esigenze ecologiche dei tipi di habitat naturali e delle specie di interesse comunitario”.

2- Ogni ecosistema, è l’insieme di un complesso di elementi fisico-chimici (tipo di suolo, quantità e qualità di ac-qua, fattori climatici) e degli organismi vegetali e animali che vivono stabilmente o temporaneamente in esso; fattori ambientali e comunità di organismi viventi sono legati da un complesso e delicatissimo sistema di relazioni, in cui ogni elemento può essere più o meno pesantemente influenzato dagli altri. Ogni minima variazione – nelle tempera-ture diurne o notturne, nella disponibilità stagionale di acqua e nella sua eventuale salinità, nell’esposizione, nell’intensità del vento, nella quantità di insolazione – si traduce in significative differenze nella vegetazione e quindi nella presenza o meno di particolari specie animali. Così, pur rientrando nella medesima categoria, le lagune del litorale Veneto – Emilia Romagna – sono “diverse” da quelle della costa pugliese, situate quasi mille chilometri più a sud, o del litorale tirrenico toscano. (Lagune d’Italia – Gui-de d’Italia – Touring Club Italiano)

Sono molte le opportunità che si possono cogliere attraverso la redazione dei Piani di gestione

richiesti dall’Unesco: dalla conserva-zione del bene ad una migliore frui-zione e valorizzazione, fino alla tutela del contesto in cui esso ricade, pur senza escludere auspicabili ricadute socio-economiche.

La condizione di sito puntuale, di proprietà dello Stato, affidato in con-

segna alla Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio per le province di Bari e Foggia, esclude per Castel del Monte rischi relativi alla sua conservazione, garantita, una volta conclusa la lunga stagione dei restauri, da periodici interventi di manutenzione. Anche per quanto riguarda la fruizione e la valorizzazione del monumento - il più visitato della Puglia con gli oltre 220.000 visitatori registrati nel 2004 – non mancano iniziative intraprese

con successo in entrambe le direzioni.Uno dei temi di grande interesse

che potrebbe ricevere un forte con-tributo dalla redazione del piano di gestione è pertanto, in questo caso, quello della tutela paesaggistica.

La particolare posizione del monumento, visibile a grande distan-za, in stretto rapporto col contesto ambientale della Murgia, rende infatti indispensabile una maggiore attenzio-ne alla difesa dell’ambiente.

Il piano di gestione potrebbe dunque rappresentare un’imperdibile opportunità, concepito come work in progress, perché gli enti proprietari di aree nel comparto in cui Castel del Monte ricade

L ’ A S S O C I A Z I O N E

CASTEL DEL MONTEPIANO DI GESTIONECOME WORK IN PROGRESS

di Michela TocciDirettorediCasteldelMonte

Page 33: GENNAIO/MARZO 2006 • ANNO SECONDO • NUMEROsitiunesco.air-sms.com/wp-content/uploads/2010/12/gennaio_marzo_06.pdf · de Pesquisa e Planejamento Urbano. ... Trimestrale di attualità

�2 annosecondo•numerotre•gen/mar2006www.sitiunesco.it unesco•associazionecittàitalianepatrimoniomondiale �3

LE MURGIE, UN PAESAGGIO DA TUTELARE

C ol termine “Murgia” si individua quella fascia collinare che, partendo a Nord-Ovest, attraversa la provincia di Bari fino a Sud-Est, estendendosi per qualche tratto anche nei territori di Brindisi e Taranto.

Si tratta di un banco roccioso calcareo, articolato in terrazzamenti digradanti verso il mare, suddiviso, a seconda dell’altitudine, in “Alta Murgia” (oltre i 400 metri), “Media Murgia” (oltre i 400 e i 200 metri) e “Murgia litoranea” (al di sotto dei 200 metri). Il paesaggio murgiano appare profondamente modificato rispetto al passato dall’azione antropica.

I testi che trattano della fitostoria della Puglia parlano infatti di aree boschive che un tempo coprivano le colline e di macchie che scendevano fino a lambire le coste. Nel corso dei secoli interventi di disboscamento e spietramento, dettati da esigenze produttive, hanno procurato spazi all’agricoltura ma, in tempi più recenti, anche ad interventi edilizi che hanno pesantemente alterato l’assetto paesaggistico e vegetazionale murgiano.

Sebbene sottoposta a tutela ai sensi della Legge 1497 del 1939 (D. M. 18 novembre 1968) e poi col D. M. 1 agosto 1985, consistente in un’ “Integrazione della dichiarazione di notevole interesse pubblico di una zona circostan-te e a valle di Castel del Monte nei comuni di Andria e Corato”, l’area in cui ricade Castel del Monte non è comunque sfuggita ad una lenta ma inesorabile alterazione rispetto all’assetto naturalistico che doveva aver condizionato la scelta di Federico II di Svevia.

Il castello, diventato poi l’espressione più rappresentativa della complessa e variegata personalità del suo com-mittente, sorse infatti nella zona “apud Sanctam Mariam de monte”, caratterizzata nel ‘200, come attestano le fonti, dalla presenza di corsi d’acqua – il fiume Aveldium – e dalla natura boscosa, caratteristiche che certo erano apparse interessanti al sovrano, grande esperto ed appassionato di caccia col falcone, tanto da aver scritto il De arte venandi cum avibus, attento alla tutela del territorio tanto da aver creato le defensae, aree protette, e da aver istituito un corpo che oggi potrebbe identificarsi con quello delle guardie forestali.

Peraltro la Soprintendenza ha, fra i suoi progetti, l’avvio di un’indagine archivistica e bibliografica per definire l’assetto paesaggistico della zona in cui il castello ricadeva prima delle più recenti trasformazioni.

NIENTE AUTO,AL CASTELLO SOLOA PIEDI O COL BUS

A piedi in castello. Da alcuni anni, d’in-tesa col Comune di Castel del Monte, l’accesso alle auto è stato interdetto. Ai

veicoli privati, nel periodo di maggiore affluenza (fra marzo e settembre), è riservato il parcheggio in una vasta area, posta a circa millecinquecento metri dal monumento raggiun-gibile, oltreché a piedi, con un bus navetta. Si è trattato di una scelta resa indispensabile dalla necessità di d e c o n g e s t i o n a r e l’area perché gli spazi di sosta prossimi al castello risultano sottodimensionati ai flussi turistici, al punto da impedire persino l’inversione di marcia.

Il numero dei tu-risti che preferiscono raggiungere il castello concedendosi una passeggiata suggerisce peraltro la creazione di un percorso pedonale attrezzato con aree di sosta, ma ideato anche come itinerario didattico per consentire, soprattutto ai giovani, di individuare le essenze tipiche della flora murgiana; nessuna forma di tutela, che sia rivolta al patrimonio artistico o a quello naturalistico o paesaggistico, può infatti prescindere dalla conoscenza.

Infatti, sebbene degradata, la zona di Castel del Monte, escludendo la pineta, messa a dimora qualche decennio fa e del tutto estranea al contesto

botanico murgiano, fortunatamente ingloba ancora aree di notevole interesse naturalistico come la Lama Genzana, immediatamente sottostante il castello in direzione di Andria.

Nella stessa ottica di tutela ambientale si dovrebbe evitare anche il rilascio di licenze edilizie per la realizzazione di nuovi ed invasivi corpi di fab-brica, privilegiando, invece, il recupero strutturale e

funzionale di fabbricati rurali già esistenti, dalle masserie alle casedde, da convertire anche a diversi e più reddi-tizi utilizzi, compreso quello dell’accoglienza e della ricettività turistica. Il fatto che Castel del Monte sia il monumento più visita-to della Puglia riveste certo carattere positivo, confermando il ruolo di grande attrattore del sito ma dovrebbe suggerire anche delle

riflessioni, coniugando le legittime aspettative di cre-scita e di sviluppo per le attività produttive esercitate nel contesto territoriale, con la non meno pressante esigenza di garantire forme di turismo sostenibile, rispettose del paesaggio.

Un’esigenza, quella di tutelare l’ambiente, che dovrebbe costituire una linea guida per lo sviluppo di un territorio caratterizzato anche da quel patri-monio culturale che rappresenta una delle maggiori attrattive per l’industria turistica, su cui tutta la Puglia dovrebbe puntare.

- Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regione Puglia, Provincia di Bari o la sesta provincia di recente isti-tuzione (Barletta, Andria e Trani), Ente Ecclesiastico - affrontino, con un pro-getto coordinato ed azioni condivise, le problematiche dell’assetto del territorio e della sua tutela, finora trascurate o quantomeno prive di un’indispensabile concertazione.

Un ulteriore impulso in tal senso potrebbe scaturire oltre che

dalle azioni che a breve assumerà la sesta provincia, anche dalla recente istituzione (D.M. 5 marzo 2004) del Parco dell’Alta Murgia, considerato che Castel del Monte ricade all’inter-no dell’area protetta.

Un’azione sinergica di tutte queste componenti potrebbe condurre innanzitutto al blocco di ulteriori azioni di danneggiamento del contesto paesaggistico e, nel tempo, ad un recupero progressivo

dell’assetto vegetazionale, almeno in alcuni comparti. Un ruolo impor-tante nell’azione di controllo sugli interventi e nel coordinamento delle azioni da intraprendere dovrebbe assumerlo l’Amministrazione Comu-nale di Andria, partner naturalmente privilegiato per tutte le iniziative adottate dalla Soprintendenza per la valorizzazione del sito Unesco e per una sua migliore fruizione da parte dei visitatori.

L ’ A S S O C I A Z I O N E

Page 34: GENNAIO/MARZO 2006 • ANNO SECONDO • NUMEROsitiunesco.air-sms.com/wp-content/uploads/2010/12/gennaio_marzo_06.pdf · de Pesquisa e Planejamento Urbano. ... Trimestrale di attualità

unesco•associazionecittàitalianepatrimoniomondiale �5

La Luminaria di San Ranieri

La Torre

L’Opera Primaziale Pisana è l’ente chiamato istitu-zionalmente a

gestire il complesso monumentale della Piazza del Duomo di Pisa che si compone dei quattro celebri monumenti, Torre-Cattedrale-Batti-stero-Camposanto Monumentale, e di due Musei, il Museo dell’Opera e il Museo delle Sinopie.

E’ impossibile riassume la se-colare storia di questa prestigiosa istituzione, ma è necessario tenere in considerazione che lo spirito di “fabbrica” del complesso monumen-tale è oggi tuttora presente sia nelle decisioni degli amministratori sia nella professionalità del personale dell’ente. Ho parlato di “fabbrica” per il fatto che l’Opera Primaziale Pisana è soggetta, in quanto proprio “fab-briceria”, alla Legge Concordataria del 1929, in base alla quale è retta da un Consiglio di Amministrazione composto da sette membri, nominati ogni tre anni, attraverso un decreto del Ministro dell’Interno, i quali prov-vedono ad eleggere nel proprio seno il Presidente.

Il concetto di “fabbrica” permet-

te di creare un sistema di gestione aziendale al servizio di un “prodot-to”, che è appunto il complesso mo-numentale, che richiede ovviamente attenzione e cura costante attraverso quella che numerosi addetti del settore chiamano la conservazione continua del bene artistico gestito. Ciò significa prevedere che esista un soggetto aziendale che non in-

tervenga sul bene nel solo momento dell’inevitabile restauro ma che ovviamente lo gestisca giornalmente attraverso sia una manutenzione or-dinaria e straordinaria sia attraverso una sorveglianza contro possibili atti vandalici.

L’avere quindi una “fabbrica” a gestire un complesso monumen-tale di tale importanza è

L ’ A S S O C I A Z I O N E

PISALA PRIMAZIALE PISANA:UNA FABBRICA MOLTO SPECIALE

di Gianluca De FeliceSegretariodell’OperaPrimazialePisana

Page 35: GENNAIO/MARZO 2006 • ANNO SECONDO • NUMEROsitiunesco.air-sms.com/wp-content/uploads/2010/12/gennaio_marzo_06.pdf · de Pesquisa e Planejamento Urbano. ... Trimestrale di attualità

�� annosecondo•numerouno•gen/mar2006www.sitiunesco.itunesco•associazionecittàitalianepatrimoniomondiale �� unesco•associazionecittàitalianepatrimoniomondiale ��

Piazza dei Cavalieri

sicuramente un grande vantaggio, ma è necessario, al fine di renderlo applicabile con la massima efficacia, che l’Opera Primaziale Pisana ponga il “cliente” al centro del proprio modello gestionale. Per un sogget-to impegnato nel settore dei beni culturali ciò significa considerare un insieme complesso di soggetti che, a diverso titolo, si configurano come

parti interessate alle attività dell’ente. Secondo tale approccio, emergono innanzitutto la collettività, per conto della quale l’Opera Primaziale Pisana gestisce l’inestimabile patrimonio artistico della fabbrica monumen-tale, e i vari soggetti istituzionali che, in base alle disposizioni della normativa cogente, hanno il compito di cooperare e di controllare l’attività

svolta dall’ente ai fini della tutela, salvaguardia e conservazione del patrimonio artistico (Ministero per i beni e le attività culturali, Ministero dell’Interno, Diocesi di Pisa, ammini-strazioni locali).

Contestualmente si pone l’esi-genza di garantire il diritto alla frui-zione dei beni culturali da parte dei visitatori, che può essere subordi-nato soltanto all’esigenza prioritaria della conservazione del complesso monumentale e che richiede, da parte dell’Opera Primaziale Pisana, un impegno continuo finalizzato ad assicurare servizi all’altezza di un pubblico internazionale e commisu-rati al valore del patrimonio artistico.

L’ente quindi, nello svolgimento delle proprie funzioni istituzionali, è chiamato a gestire il complesso monumentale ponendosi come missione quello della conservazione e della preservazione del bene cul-turale assicurando così un duplice obiettivo:• garantire la massima accessibilità del bene a tutti permettendo quindi quella necessaria conoscenza cultu-rale che si richiede nella visita di un monumento/museo;• preservare il bene per le generazio-ni future garantendo quindi il mante-nimento di una memoria storica.

Tale processo richiede al ma-nagement di governare le proprie attività tramite l’individuazione di un

insieme di processi correlati con-sentendo di esercitare un controllo globale dell’organizzazione attraver-so un costante miglioramento della sua efficienza ed efficacia. Tale ap-proccio sta por tando l’ente a con-siderare il complesso monumentale della Piazza del Duomo come un grande “museo” all’aria aper ta; solo così infatti si sta riuscendo a diffondere internamente all’ente una mentalità basata sulla soddisfazione del “cliente” e quindi sulla qualità dei servizi e delle prestazioni.

Per far questo l’Opera Prima-ziale Pisana sta redigendo un piano di gestione in cui sta cercando di applicare la stessa logica utilizzata per i musei ed elaborata nell’atto di indirizzo dei criteri tecnico-scientifi-ci e degli standard museali, ar t.150 comma 6 del Decreto Legislativo n.112/98, considerando quindi la Piazza del Duomo come un unico grande museo e facendo propria la definizione che l’ICOM ha dato di entità museale: “Un’istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo aper ta al pubblico, che compie ricerche sulle testimonianze materiali dell’uomo e del suo am-biente, le acquisisce, le conserva, le comunica e soprattutto le espone a fini di studio, di educazione e di diletto”.

Applicare gli standard museali

vuol dire gestire il complesso monu-mentale tenendo in considerazione gli ambiti previsti dalla normativa che permettono di gestire il “museo” con criteri di efficienza ed efficacia nell’ottica di soddisfare la mission sopra indicata. Attraverso l’appli-cazione di questi standard infatti l’Opera Primaziale Pisana è convinta di rispondere alle problematiche relative sia alla conservazione che alla fruibilità. L’adeguamento degli standard impone l’individuazione di “criteri tecnico-scientifici”, di “si-curezza”, di “prevenzione da rischi” e di “adeguato livello di fruizione collettiva dei beni”.

E’ impossibile riassumere in un articolo l’enorme mole di lavoro che l’Opera Primaziale Pisana sta svilup-pando per trasformare i vari ambiti in una serie di procedure e ovviamente di logiche di lavoro; mi preme però sottolineare che tale processo sta permettendo di essere coerenti con la propria mission che è sicuramente portatrice di quello che è tradizional-mente riconosciuto come un duplice valore sociale:1. “un valore sociale comune”, poiché il patrimonio culturale crea dei legami nell’insieme dei membri della collettività ed un sentimento di appartenenza ad uno stesso gruppo;2. una “immagine di marca”, cioè l’identificazione di un territorio ri-spetto agli altri e della sua capacità di

creare nel futuro, poiché è già stato luogo di creazione nel passato.

Questa condivisione di obiet-tivi gestionali e di valori sociali ha por tato l’Opera Primaziale Pisana a creare una Car ta dei valori riassu-mibile in alcuni punti chiave neces-sari per la propria corretta gestione e per rispondere alle necessità spesso indicate dai por tatori d’in-teresse:• Orientamento all’eccellenza globale• Orientamento all’innovazione attra-verso le nuove tecnologie• Capacità di interagire con il ter-ritorio• Capacità di relazionarsi in dinami-che di tipo internazionale• Capacità di conservare la propria “memoria storica”

Anche in questo caso sarebbe troppo lungo analizzare nel dettaglio questa carta ma quello che è ne-cessario sottolineare è che la sfida futura (e in parte già oggi avviata) dell’Opera Primaziale Pisana è quel-la di rendere operativa la carta dei valori adattandola alla gestione di un complesso monumentale com-posto da monumenti e musei che costituiscono ovviamente un unico valore culturale. Per questo l’ente ha deciso di puntare proprio sulla logica dei criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei.

L ’ A S S O C I A Z I O N E

Page 36: GENNAIO/MARZO 2006 • ANNO SECONDO • NUMEROsitiunesco.air-sms.com/wp-content/uploads/2010/12/gennaio_marzo_06.pdf · de Pesquisa e Planejamento Urbano. ... Trimestrale di attualità

�� annosecondo•numerotre•gen/mar2006www.sitiunesco.it unesco•associazionecittàitalianepatrimoniomondiale ��

Paesaggio con il padre - Claude Lorrain

La cascata di Tivoli - Jean-Charles Joseph Remond

Tempio di Vesta - Maestro francese

Personaggi illustri di cui si conserva memoria nelle lapidi celebrative

delle visite ufficiali, dallo Zar di Russia ai reali europei più potenti del secolo passato, ar tisti, letterati e soprattutto viaggiatori del Gran Tour hanno percorso gli antichi sentieri e le valli delle principali vie d’acqua dal Tevere all’Aniene: un itinerario quasi d’obbligo già dal XVIII secolo, Tivoli e la valle del-l’Aniene, con i Templi dell’Acropoli e la grotta di Nettuno e della Sibilla restituivano suggestioni ed incanti ai numerosi viaggiatori e ar tisti iti-neranti che hanno immor talato in centinaia di immagini luoghi cele-bri, permeati di magia, di cui oggi ritroviamo solo il ricordo letterario o le incisioni d’epoca.

Ma dove sono finiti i luoghi tanto amati e descritti come “sublime” in architettura, in ar-cheologia o in natura? Per quanto riguarda l’architettura o l’archeolo-gia, come nel caso di Villa d’Este o di villa Adriana a Tivoli, l’amore per tali luoghi non è mai cessato

nel tempo: al di là di alcuni aspetti legati alla manutenzione ordinaria del sito l’integrità e l’autenticità di tali opere d’ar te non è mai venuta meno nei secoli.

Molto diverso è invece il caso in cui “il sublime” si mani-festa in natura, come nel parco di Villa Gregoriana a Tivoli o nei percorsi storici delle principali vie di comunicazione verso la valle dell’Aniene. I ruderi disseminati nel paesaggio circostante evocano ancora le pittoresche immagini degli illustratori del Gran Tour o del

gruppo dei pittori della Campagna Romana, ma i monumenti legati alle opere idrauliche, come il ponte Lucano e Gregoriano con le sue infrastrutture di regolamentazione delle acque dell’Aniene e le altre isolate presenze architettoniche appaiono oggi come superstiti e decontestualizzate testimonianze di un passato illustre.

Anche l’insediamento storico della città di Tivoli ha subito le ingiurie del tempo custodendo, solo lacer ti della gloria dei secoli trascorsi. Come riscattare tutto

ciò, ricreando una accettabile lettura della continuità che ne sal-dava il passato non così remoto al presente?

Per ritrovare e recuperare dall’oblio la coscienza della comunità che fruisce oggi di tali tesori inconsapevolmente, occorre ripor tare alla giusta dignità un sito come questo. A tal fine ci giunge in aiuto la proposta di candidatura per l’iscrizione nella lista del Patrimo-nio Mondiale (dopo Villa Adriana e Villa d’Este) del terzo sito di Tivoli: quello di Villa Gregoriana, l’Acropoli e il paesaggio culturale della Valle dell’Aniene. S’intende in tal modo saldare l’insediamento storico di Tivoli al suo territorio storico di per tinenza, ripristinando le interconnessioni esistenti tra vie storiche, vie d’acqua, infrastrutture

e tessuto connettivo dell’edificato storico.

Il territorio d’eccellenza individuato in tal modo è teatro d’esperienza per il turista di rango ritornato viaggiatore del passato che, riscopre, ricollega e contestualizza al presente le note letterarie ed ar tistiche, le sensazioni e emozioni di quel patrimonio materiale ed imma-teriale non sempre decifrabile oggi: la poesia dei luoghi diventa motivo conduttore per presentare il territorio come una rete di risorse culturali ed ambientali da riconoscere e fruire non solo da par te della comunità insediata ma anche dal turismo culturale, fonte di ricadute economiche attraverso la valorizzazione delle specificità e peculiarità presenti.

La riscoper ta, ad esempio,

del turismo termale, presente oggi nelle terme dei Bagni di Tivoli, ricollega il secolare rap-por to dell’uomo con l’acqua del suo territorio. I miti della Sibilla Albunea, evocate nelle grotte delle prime frequentazioni della Sibilla e di Nettuno, il Ponte Lucano con la selva del bosco sacro di Tibur-niculus, insieme a Villa Adriana, Villa d’Este, l’Acropoli di Tivoli e l’orrido delle sponde scoscese dell’Aniene, tramutato in “sublime in natura” dal progetto di Villa Gregoriana, rivivranno gli aspetti reali e vir tuali di una nuova sta-gione ar tistica, non solo dettata dalla conservazione materica dei luoghi, ma suggerito anche dalla ritrovata coscienza collettiva che sempre più spesso oggi trascura i valori dell’immateriale per altri aspetti sostitutivi.

L ’ A S S O C I A Z I O N E

TIVOLIALLA RICERCA DI UN PAESAGGIO CULTURALE QUASI SCOMPARSO

di Tatiana K. Kirova

Page 37: GENNAIO/MARZO 2006 • ANNO SECONDO • NUMEROsitiunesco.air-sms.com/wp-content/uploads/2010/12/gennaio_marzo_06.pdf · de Pesquisa e Planejamento Urbano. ... Trimestrale di attualità

�0 annosecondo•numerouno•gen/mar2006www.sitiunesco.it Siti �1unesco•associazionecittàitalianepatrimoniomondiale �1

International Documentation centre on Mosaics – Multimedia Database

S.U.A (Adriatic Unesco Sites)Pilot Project of Interreg IIIA

In the framework of the S.U.A. project of Interreg III A Adriatic Cross-Border Program-me, the Museum of Ar ts located in Ravenna, together with the Province of Ravenna, is realising a sub-project, the pilot project for the creation of the International Documentation Centre on Mosaics (CIDM).

The par tners of the Project are: The Mu-seum of Ar ts of the Municipality of Ravenna; the Province of Ravenna; the Faculty of Ar ts, Philosophy and Conservation of Cultural He-

ritage of the University of Bologna, branch of Ravenna; the Institute for Cultural Heritage of the Region Emilia Romagna; the Municipality of Parenzo in Croatia; and the Archaeological and Monuments Office of the Region Istria. Par ticu-lar attention is devoted to UNESCO proper ties, from the seven early-Christian buildings of Ra-venna with mosaic decorations (the Mausoleum of Galla Placidia; the Baptistery of the Or tho-doxies; the Basilica of Sant’Apollinare Nuovo; the Baptistery of the Arians; the Basilica of San Vitale; the Basilica of Sant’Apollinare in Classe and the Archbishop’s Chapel) to the Eufrasian Basilica of Parenzo, which stems from the same epoch and cultural context as some of the Chur-ches of Ravenna.

The research work was carried out by final-year students of the Faculty of Ar ts, Philosophy and Conservation of Cultural Heritage, students of the School of Mosaic Restoration of the Mo-numents and Fine Ar ts Office of Ravenna and graduates from Croatian Faculties slected by the Istrian Monuments Office. The aim of their work is to compare - for the first time – monu-ments that have a lot in common but are physi-cally separated by the Adriatic Sea. In keeping with the guidelines of the Cultural Programmes of the European Union, the Centre CIDM will base its work on research and networking to integrate documentation on cultural resources at international level, in order to ensure the free circulation of information and improve

A cura di Linda Kniffitz Curatrice CIDM

N ell’ambito del progetto europeo S.UA. del Programma Interreg III A Transfrontaliero Adriatico,è in corso

di realizzazione un progetto pilota, a cura del Museo d’Ar te della Città di Ravenna, par tner di progetto unitamente alla Provincia di Ravenna: la creazione del Centro Internazionale di Docu-mentazione sul Mosaico.

I par tner del progetto CIDM sono: il Mu-seo d’Ar te della città-Comune di Ravenna, la Provincia di Ravenna, le Facoltà di Lettere e

Filosofia e Conservazione dei Beni Culturali dell’Università di Bologna, sede di Ravenna, l’Istituto dei Beni Culturali della Regione Emilia - Romagna, il Comune di Parenzo, in Croazia, e la Soprintendenza Archeologica dell’Istria.

Un’attenzione par ticolare è riservata ai siti Unisco della città di Ravenna, dai sette edifici paleocristiani di Ravenna con decorazioni mu-sive (il Mausoleo di Galla Placidia, il Battistero degli Or todossi, la Basilica di Sant’Apollinare Nuovo, il Battistero degli Ariani, la Basilica di San Vitale, la Basilica di Sant’Apollinare in Classe e la Cappella Arcivescovile) alla Basi-lica Eufrasiana di Parenzo, che condivide con alcune chiese ravennati l’epoca e il contesto

culturale. Le ricerche effettuate, affidate ai dotto-

randi delle Facoltà di Lettere e Filosofia, di Conservazione dei Beni Culturali, agli studenti della Scuola per il Restauro del Mosaico della Soprintendenza di Ravenna, e ai laureati delle Facoltà croate incaricati dalla Soprintendenza ai Monumenti dell’Istria, permetteranno di met-tere a confronto per la prima volta monumenti che hanno tanto in comune, ma sono fisica-mente divisi dal mare Adriatico. Accogliendo le indicazioni dei programmi culturali dell’Unione Europea, il Centro di Documentazione sul Mosaico di Ravenna (CIDM) vuole avvalersi di strumenti incentrati sulla ricerca e sulla operatività in rete, per una documentazione integrata delle risorse culturali esistenti a livel-

lo internazionale, al fine di garantire una libera circolazione delle informazioni e un’accresciu-ta conoscenza di tutte le oppor tunità che per-mettono lo sviluppo intellettuale e delle attività umane ad esso connesse.

Con la collaborazione dell’ENEA di Bologna è stato progettato e realizzato un sistema infor-matico innovativo che consente l’archiviazione di informazioni sulle decorazioni musive utiliz-zabile anche in rete con modalità di accesso remoto.

La ricerca preventiva alla realizzazione del Data base è stata condotta in due direzioni: da una par te si è dovuta definire una scheda catalografica compatibile con gli standard ministeriali di censimento dei Beni Culturali, dall’altra si è dovuto concepire un si-

SPECIALE SUA • seconda par te

CENTRO INTERNAZIONALE DI DOCUMENTAZIONE SUL MOSAICOProgetto pilota di S.U.A., Interreg IIIA

Ravenna • Mosaico del Battistero Ariano

Page 38: GENNAIO/MARZO 2006 • ANNO SECONDO • NUMEROsitiunesco.air-sms.com/wp-content/uploads/2010/12/gennaio_marzo_06.pdf · de Pesquisa e Planejamento Urbano. ... Trimestrale di attualità

Siti �3unesco•associazionecittàitalianepatrimoniomondiale �3

Porec • Eufrasiana

the awareness of oppor tunities to develop intel-lectual skills and human activities.

In cooperation with the Agency ENEA of Bologna, an innovative information system has been created, which enables to place informa-tions on mosaic decorations in the archives, which are accessible also on the web.

The preliminary research work for the creation of the database was carried out on two fronts: on one hand we had to draw up a catalogue sheet compatible with the ministerial standard sheet used to catalogue Cultural He-ritage proper ties, on the other, the system had to meet many different needs: internet access, data delivery following different schemes and

levels of detail depending on the user.Information and computer techniques have

been applied to studies and documentation on ancient and contemporary mosaics for quite a long time now, since they give a substantial contribution in monitoring and filing reliable data on conservation and restoration. The ef-for t to copy the enormous quantity of data on mosaics on permanent, indelible media brought about new oppor tunities of data processing and, par ticularly, image interpretation, which play a paramount role in the research for the comparison and analysis potential of the above-mentioned information systems.

Our knowledge of mosaics improved nota-bly in the last for ty years thanks to the

stema informatico che rispondesse a molteplici esigenze: possibilità di accesso da internet e restituzione dei dati secondo schemi e gradi di approfondimento diversi, in relazione al tipo di utenza.

Quanto all’utilizzo mirato e sistematico di tecnologie informatiche, esso è stato da tempo intrapreso, - per l’impor tante contributo che può offrire al monitoraggio e alla registrazio-ne di dati attendibili per la conservazione e il restauro -, nell’ambito dello studio e della documentazione del mosaico antico e contem-poraneo. Nello sforzo di riversare su suppor ti indelebili e permanenti l’enorme quantità di dati raccolti sui materiali musivi, le nuove pos-sibilità offer te nell’elaborazione dei dati e, in par ticolare, nell’interpretazione delle immagini,

giocano un ruolo fondamentale nella ricerca per i potenziali di comparazione ed analisi che contengono i sistemi informatici sopra citati.

Nel corso dell’ultimo quarantennio, le no-stre conoscenze sulle opere musive si sono notevolmente accresciute ed approfondite grazie alla imponente mole di informazioni pro-dotta in occasione dei numerosi interventi di restauro, in cui un cospicuo materiale è stato prodotto anche attraverso l’impiego di nuove tecnologie di indagine diagnostica.

Risulta quindi evidente come la creazione del database del CIDM sia stata un’operazio-ne molto complessa. Essendo finalizzato alla documentazione e alla valorizzazione di opere musive, è stato necessario coinvolgere diverse professionalità: ai ricercatori e ai tec-

SPECIALE SUA • seconda par te

Page 39: GENNAIO/MARZO 2006 • ANNO SECONDO • NUMEROsitiunesco.air-sms.com/wp-content/uploads/2010/12/gennaio_marzo_06.pdf · de Pesquisa e Planejamento Urbano. ... Trimestrale di attualità

�4 annosecondo•numerouno•gen/mar2006www.sitiunesco.it Siti �5unesco•associazionecittàitalianepatrimoniomondiale �5

Dubrovnik

imposing quantity of information resulting from many restoration works, often involving the use of new diagnostic techniques.

It is therefore evident that the creation of the IDCM was a complex process. Because of the very nature of mosaics, different types of exper tise were required: researchers and com-puter exper ts, as well as exper ts in history of ar ts, ar tistic and restoration techniques, biblio-graphy and documentation science.

The types of mosaics studied, apar t from materials and techniques, are: floor and wall decorations both still located in buildings and detached; mosaic weavings from archaeologi-cal excavations; mobile mosaic works – panels, sculptures, objects; non-mobile mosaic works

– unmovable ar tefacts and sculptures.The following is a list of the macro-areas

covering all necessary information to describe mosaics in an exhaustive way:

- Historic, ar tistic and general data: de-scription and brief history of the ar tefact, au-thor, cultural background, chronology, location with geographical references, site, client, size.

- Materials and techniques: this section is devoted to the analysis of the material and the techniques used to make ancient as well as modern and contemporary mosaics; special attention is devoted to materials from remaking and restoration works.

- State of conservation: analysis of the current state of conservation and of

multimediali, documentazione grafica, disegni, incisioni, illustrazioni da libri, modelli iconogra-fici di confronto, tenendo conto delle disposi-zioni sulla tutela.

- Fonti bibliografiche e documentali: le prime descritte in codice ISBD, con localizza-zione delle biblioteche che possiedono il testo, qualora questo non sia schedato nel data base del Servizio Bibliotecario Nazionale, completate da un abstract; le seconde, presenti per lo più negli archivi, con localizzazioni obbligatorie e abstract.

- Condizione giuridica: informazioni riguar-danti l’acquisizione (persona fisica o Ente), indicazioni relative all’attuale proprietà o per ti-nenza dell’opera, mutamenti di titolarità.

La definizione dettagliata dei dati, facenti

capo alle aree contenutistiche sopra descritte, è stata strettamente connessa alla progettazio-ne di una scheda appositamente elaborata per l’opera musiva e pensata per l’informatizzazio-ne, punto di passaggio dalla fase di analisi dei requisiti a quella della progettazione in senso stretto.

Par tendo da esperienze pregresse, ancor-ché settoriali, e, soprattutto, dagli standard ca-talografici ed informatici licenziati dall’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione (ICCD) ci si è mossi, per la prima volta, verso la progettazione di una scheda che soddisfi tutti i requisiti descritti.

Il sistema informatico per la gestione delle schede descrittive doveva presentare, dal punto di vista operativo, due carat-

nici informatici si sono affiancati altri esper ti afferenti i settori della storia dell’ar te, delle tecniche ar tistiche e del restauro, nonché delle scienze bibliografiche e della documentazione.

Le tipologie di mosaico oggetto della ricerca, indipendentemente dai materiali e dalle tecniche esecutive, sono: le decora-zioni musive parietali o pavimentali legate ad immobili o distaccate, le tessiture musive provenienti da scavi archeologici, le opere musive mobili (pannelli, sculture, oggetti), le opere musive immobili (manufatti e sculture inamovibili).

Le macro-aree all’interno delle quali ricadono tutte le informazioni necessarie a descrivere in ma-niera esaustiva le opere musive sono le seguenti:

- Dati generali e storico-ar tistici: descrizio-

ne e breve storia del manufatto, autore, ambito culturale, cronologia, localizzazioni georeferen-ziate, ubicazione, committenza, dimensioni.

- Materiali e tecniche: sezione dedicata al-l’analisi dei materiali e delle tecniche esecutive dei mosaici antichi, ma anche di quelli moderni e contemporanei; par ticolare attenzione deve essere riservata ai materiali appar tenenti a rifacimenti o restauri.

- Stato di conservazione: analisi dello stato di conservazione attuale e di situazioni conser-vative pregresse, corredate da documentazione di riferimento.

- Restauri: storia dei restauri e descrizione degli interventi passati, ma anche documenta-zione di restauri recenti.

- Fonti iconografiche: fotografie, sequenze

SPECIALE SUA • seconda par te

Page 40: GENNAIO/MARZO 2006 • ANNO SECONDO • NUMEROsitiunesco.air-sms.com/wp-content/uploads/2010/12/gennaio_marzo_06.pdf · de Pesquisa e Planejamento Urbano. ... Trimestrale di attualità

�� annosecondo•numerouno•gen/mar2006www.sitiunesco.it Siti ��unesco•associazionecittàitalianepatrimoniomondiale ��

Kotor

previous conservation issues, with the relevant documentation.

- Restoration works: history and description of restoration works carried out on the mosaics in the past as well as in recent times.

- Iconographic resources: photographs, multimedia material, graphic documentation, drawings, engravings, pictures form books, iconographic models of reference, taking into account the provisions on the protection of cultural heritage.

- Bibliographies and documents: biblio-graphies are described using the ISBD code, with the location of the libraries owning the texts and an abstract - if the text is not filed in the database of the National Library Service.

Documents - mostly filed in the archives - ac-companied by location and abstracts.

- Legal status: information on the purchase of the proper ty – natural person or public in-stitution, current owner of the work, changes of owner. The detailed description of the data referring to the above-mentioned areas was strictly connected with the drawing up of the ad hoc sheet for mosaic works and designed for the computer system, the passage from the drawing up stage to the stage of actual planning.

Building on past experiences –although often limited to specific sectors, for the very first time, we drew up a sheet that meets all the requirements envisaged by the catalogue

and computer standards issued by the Central Institute for Catalogue and Documentation (CICD). The information system that mana-ges the description sheets must have two operational characteristics: remote access and the delivery of data according to different schemes and levels of details and the needs of the user.

We chose an extremely flexible data struc-ture, which allows also substantial changes and modifications of the logic structure of the description sheet. Adding or deleting fields, changing their composition in the macro-areas or the order of fields and macro-areas, shall have only a minimum impact on the information structure.

The structure of the sheet is defined in a special structure table that defines both logical – acronym, description, macro area, recurrence - and computer aspects – type of data, name of the external linked table, length – of each field.

In drawing up the multimedia database for mosaics, we chose a modular, flexible structu-re, which led to an open, interactive system in which multimedia aspects keep pace with the rapid technological innovation.

Therefore the system is both a valuable development instrument that can be used by exper ts in studying and developing new sheets, and the operational structure that manages the information.

teristiche essenziali: possibilità di accesso remoto, restituzione dei dati secondo schemi e gradi di approfondimento diversi e dipendenti dal tipo di utenza.

Si è privilegiata una struttura dati la cui caratteristica fondamentale fosse la flessibi-lità, ovvero la capacità di adattarsi facilmente anche a modifiche profonde e sostanziali nella struttura logica della scheda descrittiva. L’ag-giunta o la rimozione di campi, una loro diversa aggregazioni nelle macro-aree, un diverso ordi-namento dei campi stessi e delle macro-aree, dovevano risultare operazioni con un minimo impatto sulla struttura informatica.

La struttura della scheda è definita da una specifica tabelle struttura che, per ciascun campo, definisce sia gli aspetti logici, quali

sigla, descrizione, macro-area di appar tenen-za, ripetitività, sia gli aspetti informatici, come per esempio, tipo di dato, nome della tabella esterna collegata, lunghezza.

Le scelte operate per la realizzazione della base di dati multimediale dedicata al mosaico hanno privilegiato la modularità e la flessibilità, ciò ha condotto ad un sistema aper to, che privilegia l’interattività e nel quale gli aspetti multimediali possono seguire il rapido evolver-si delle tecnologie.

Il sistema si profila così, da un lato, come un valido strumento di sviluppo che offre un supporto agli esper ti per lo studio e l’elabora-zione di nuove schede e, dall’altro, finisce per divenire il sistema che operativamente si pren-derà carico di gestire le informazioni.

SPECIALE SUA • seconda par te

Page 41: GENNAIO/MARZO 2006 • ANNO SECONDO • NUMEROsitiunesco.air-sms.com/wp-content/uploads/2010/12/gennaio_marzo_06.pdf · de Pesquisa e Planejamento Urbano. ... Trimestrale di attualità

�� annosecondo•numerouno•gen/mar2006www.sitiunesco.it Siti ��unesco•associazionecittàitalianepatrimoniomondiale ��

Ravenna

High-level training for the Project UNESCO Adriatic Sites S.U.A

Dr. Fabio Donato e Dr Anna Maria Visser(Directors of MuSeC, University of Ferrara)

In September 2005, the University of Ferrara hosted the first high-level training course for representatives of the Balkan Region par ticipating in the S.U.A Project – of which Ferrara is lead par tner, par t of the EU Initiative Interreg IIIA –Adriatic Cross-border Project. This project envisages several acti-vities to create a network of Adriatic sites, draw up guidelines for management plans of UNESCO proper ties, carry out pilot actions aimed at the recovery of cultural sites,

exchange of restoration experiences and training of personnel for management and valorisation of UNESCO proper ties.

With reference to the latter, the Provin-cial Authority of Ferrara entrusted the Spe-cialisation Course in Economy and Mana-gement of Museums and Cultural Services (MuSeC) of the University of Ferrara with the task of planning, coordinating – from the educational and scientif ic points of view – and carry out the training course divided in two modules.

The Course organised by MuSeC is an inter- faculty course promoted by the Faculty of Economy in cooperation with the Faculties of Ar ts, Architecture and Sciences and with

the National Association of Local and Institu-tional Museums (ANMLI). The course provi-des the skills to develop and improve cultural services and activities at interdisciplinary le-vel, focussing on the transfer of knowledge, sound contents and research activities.

This was the base for the first exchange of views with our Balkan par tners during one of the opening meetings of the Project. Af ter Serbia-Montenegro and Bosnia-Herze-govina agreed to par ticipate, we went on to plan the training activities, organising two one-week courses to be carried out in 2005 and 2006.

In line with the characteristics of the MuSeC, the four Faculties par ticipated with

lessons on urban and territorial planning and re-qualification; innovative use of new documentation technologies; the legal and institutional framework of museums and cul-tural heritage; the characteristics of scien-tific museums; environmental dynamics and ecological issues of natural sites; cultural management and institutional management of events. Par ticular attention was devoted to the Italian situation, in order to favour the comparison with the par ticipants’ countries of origins, adopting an interactive educatio-nal method.

The “full immersion” week was or-ganised last September with lessons in the mornings and workshops in

e Istituzionali (ANMLI). Intende fornire conoscenze rivolte allo sviluppo e al miglioramento dei servizi e delle attività culturali in un’ottica interdisciplinare, con una forte atten-zione alle metodologie di trasferimento delle conoscenze, alla validità dei contenuti e alle attività di laboratorio.

Partendo da queste premesse è stato impostato il primo approccio con i partner balcanici, in uno degli incontri d’apertura del progetto. Ottenuta l’adesione della Serbia e Montenegro e della Bosnia Erzegovina si è passati alla progettazione vera e propria del percorso formativo con due moduli, di una settimana ciascuno, da realizzarsi rispettivamente nel 2005 e nel 2006.

Coerentemente con le caratteristiche del MuSeC, le quattro facoltà sono state coinvolte con lezioni riguardan-ti: la pianificazione e la riqualificazione urbana e territoria-le, l’uso innovativo delle nuove tecnologie di documen-tazione, il quadro normativo e istituzionale dei musei e dei beni culturali, le caratteristiche dei musei scientifici, le dinamiche ambientali e le problematiche ecologiche dei siti naturali, il management culturale e le forme di gestione delle istituzioni e delle manifestazioni. Partico-lare attenzione è stata posta nel presentare la

A cura diProf.Fabio Donato e Prof.ssa Anna Maria Visser

(Direttori del MuSeC, Università di Ferrara)

Nel mese di settembre del 2005 si è svolto, presso l’Università di Ferrara, il primo modu-lo di alta formazione rivolto a rappresentanti

dei paesi balcanici, partner progetto S.U.A. – Siti Unesco Adriatici, di cui la Provincia di Ferrara è lead partner, nel-l’ambito del Programma di iniziativa Comunitaria Interreg IIIA – Transfrontaliero Adriatico. Il progetto S.U.A., che in-tende favorire la cooperazione economica e sociale con paesi non europei, ma confinanti, prevede varie attività per la messa in rete dei “siti adriatici”, quali la definizione

delle linee guida dei piani di gestione dei siti UNESCO, la realizzazione di interventi pilota di recupero di beni monumentali, la diffusione delle esperienze di restauro e la formazione relativa alla gestione e alla valorizzazione dei siti.

In particolare per la realizzazione di quest’ultimo pun-to previsto dal progetto, la Provincia si è rivolta al Corso di Perfezionamento in Economia e Management dei Musei e dei Servizi Culturali (MuSeC) dell’Università di Ferrara, al quale ha affidato la progettazione, il coordinamento scientifico e didattico e la realizzazione dell’intervento formativo, articolato in due moduli.

Il corso MuSeC è un corso interfacoltà, promosso dalla facoltà di Economia, con le facoltà di Lettere, Architet-tura e Scienze, e dall’Associazione Nazionale Musei Locali

SPECIALE SUA • seconda par te

ALTA FORMAZIONE PER IL PROGETTO SITI UNESCO ADRIATICI (S.U.A.)

Page 42: GENNAIO/MARZO 2006 • ANNO SECONDO • NUMEROsitiunesco.air-sms.com/wp-content/uploads/2010/12/gennaio_marzo_06.pdf · de Pesquisa e Planejamento Urbano. ... Trimestrale di attualità

�0 annosecondo•numerouno•gen/mar2006www.sitiunesco.it

Ferrara

the af ternoons. Par ticipants had to work in groups or individually at hypothetical projects for the valorisation of cultural heri-tage and Adriatic sites. They were taken to visit restoration sites and met the restorers of the Covered Passageway of the Este Ca-stle, hosting the famous Alabaster Rooms of the Duke Alfonso I, and of the apse of the Cathedral of Ferrara, with the famous bell tower designed by Leon Battista Alber ti and the magnificent Renaissance apse built by Biagio Rossetti. The course par ticipants gave presentations on the projects carried out, or currently underway, in their own countries. This proved to be an interesting activity, since it enabled a real exchange of

experiences between teachers and par tici-pants and among par ticipants.

The first course saw the par ticipation of about ten people, mainly government officials and executives from institutions for the con-servation of the cultural heritage; restorers; university professors; high-level exper ts in-cluding architects, archaeologists, ar t histo-rians and jurists. These qualified professio-nals had a strong motivation and followed all the activities with great interest, contributing to the success of the course by sharing their experiences and professionalism.

We are currently planning the 2006 cour-se, the more advanced module of the training pathway.

situazione italiana, in modo da stimolare il confronto con le realtà dei paesi di provenienza dei corsisti, adottando una modalità didattica interattiva.

La settimana “full immersion” è stata organizzata lo scorso settembre dedicando le mattinate alle lezioni, mentre nei pomeriggi si sono concentrate le attività di laboratorio. Sono stati proposti lavori di gruppo e indivi-duali su ipotesi di valorizzazione dei beni culturali e dei siti adriatici; visite ai cantieri e confronto con i responsabili del restauro della via Coperta del Castello Estense, dove erano ubicati i famosi Camerini di Alabastro del duca Alfonso I d’Este, e del restauro dell’area absidale del Duomo di Ferrara, dove sorgono il famoso Campanile progettato da Leon Battista Alberti e la grandiosa abside rinascimentale costruita da Biagio Rossetti. Sono state organizzate presentazioni, concordate in precedenza, da parte dei corsisti di progetti da loro realizzati o in corso nei

rispettivi paesi. Questa è stata un’attività particolarmente interessante, perchè ha consentito un reale interscambio ed ha concretamente veicolato la conoscenza reciproca fra docenti e corsisti ed anche dei corsisti fra loro.

Al primo modulo hanno partecipato una decina fra funzionari e dirigenti provenienti da strutture di con-servazione e tutela, restauratori, docenti universitari e pubblicisti, anche con responsabilità molto elevate, con una prevalenza di architetti, ma con la presenza anche di archeologi, di storici dell’arte e di giuristi. Persone molto qualificate e motivate che hanno seguito, con grande interesse, tutte le attività proposte e che hanno contribuito con l’apporto delle loro esperienze e della loro professionalità alla migliore riuscita del corso.

Attualmente si sta progettando l’intervento per il 2006, che costituirà il modulo più avanzato del percorso di formazione.

Ferrara

Page 43: GENNAIO/MARZO 2006 • ANNO SECONDO • NUMEROsitiunesco.air-sms.com/wp-content/uploads/2010/12/gennaio_marzo_06.pdf · de Pesquisa e Planejamento Urbano. ... Trimestrale di attualità

�2 annosecondo•numerouno•gen/mar2006www.sitiunesco.it

Verona

L’Associazione città italiane patrimonio mondiale Unesco è stata fondata nel 1997 dai Comuni di Alberobello, Andria,

Capriate S. Gervasio, Ferrara, Matera, Ravenna e Vicenza. L’Associazione rappresenta una realtà senza fini di lucro in cui sono organizzate le località italiane sui cui territori sono presenti beni culturali e naturali iscritti nella lista del Patrimonio mondiale dell’Une-sco. Il riconoscimento ufficiale le è stato attribuito il 23 febbraio 2000 in occasione dell’assemblea svolta-si al ministero per i Beni e le Attività Culturali.

I principali obiettivi statutari dell’Associazione sono:• L’organizzazione di iniziative per la tutela del

patrimonio culturale e naturale dichiarato patrimonio dell’umanità e la realizzazione di progetti e proposte comuni da presentare alle amministrazioni pubbliche italiane e alle istituzioni internazionali;

• L’elaborazione di politiche di scambio di esperienze in relazione ai problemi presentati e alle soluzioni adottate dalle varie comunità; la promozio-ne di iniziative di educazione in collaborazione con le autorità scolastiche;

• La promozione, in collaborazione con le Università e gli Istituti di Ricerca pubblici e privati, di iniziative finalizzate alla formazione professionale del personale delle pubbliche amministrazioni e non, impiegato nella gestione del patrimonio culturale delle città d’ar te;

• La programmazione di una politica turistica e di diffusione dell’imma-

gine che corrisponda agli interessi

della comunità in cui si trovano i beni patrimonio dell’umanità;

• La promozione di rappor ti di collaborazione e cooperazione con analoghe associazioni che do-vessero costituirsi in Italia e con l’Anci., nonché con le associazioni internazionali che hanno medesime finalità, in par ticolar modo con l’Unesco.

Il presidente dell’Associazione è Gaetano Sateriale - sindaco di Ferrara. Vicepresidente: Giuseppina Marmo (Andria) e Claudio Ricci (Assisi). Il comitato direttivo è composto dai rappresentanti dei comuni di Firenze, Portovenere, Tivoli, Urbino, Verona e Vicenza. La pre-sidenza e la segreteria hanno sede presso il Comune di Ferrara - Piazza Municipale n. 2 - tel. 0532-419930 - fax 0532-418336 e-mail: [email protected]. Sito internet: www.sitiunesco.it.

Soci (36): Comune di Alberobello; Comune di Amalfi; Comune di Andria; Comune di Aquileia; Comu-ne di Assisi; Comune di Barumini; Comune di Capriate San Gervasio; Comune di Caser ta; Comune di Cerve-teri; Comune di Ercolano; Comune di Ferrara; Comune di Firenze; Comune di Lipari; Comune di Matera; Comune di Napoli; Comune di Padova; Comune di Pa-lazzolo Acreide; Comune di Piazza Armerina; Comune di Pisa; Comune di Por to Venere; Comune di Ravenna; Comune di Roma; Comune di San Gimignano; Comune di Siena; Comune di Tivoli; Comune di Torino; Comune di Torre Annunziata; Comune di Urbino; Comune di Ve-rona; Comune di Vicenza; Comunità Montana di Valle Camonica; Ente Parco archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi; Parco del Delta del Po; Provincia di Ferrara; Provincia di Salerno e Regione Veneto.

OBIETTIVI E COMPITI DELL’ASSOCIAZIONE