Giacomo Bulgaro 1879-1967 3 | 4-20052005/04/03  · LUCIO CONDOLO - Autorizzazione del Tribunale di...

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Foglio trimestrale sul Servo di Dio fra Giacomo Bulgaro (1879-1967) - Frate Minore Conventuale - Direzione e Redazione: Convento San Francesco - Piazza San Francesco 3 A - 25122 Brescia - Italia Tel. 030.29.26.701 - Fax 030.29.26.780 - Direttore Responsabile: p. GIANFRANCO CATTOZZO - Redazione: p. LUCIO CONDOLO - Autorizzazione del Tribunale di Brescia n. 3 del 1998 Autorizzazione dei Superiori - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2 DCB Brescia Anno VIII, n. 3-4, SETTEMBRE-DICEMBRE 2005 - Realizzazione Grafica: Cidiemme/Brescia - Stampa: Grafica Sette/Bagnolo Mella (Bs) 3 | 4-2005 Giacomo Bulgaro 1879-1967 Dagli scritti Signore Gesù, depongo tutto me stesso ai tuoi piedi. Ti lascio la mia volontà: ne farai ciò che vuoi. Ti lascio il mio cuore: lo renderai gioioso. Ti lascio la mia anima: sia compiacenza del tuo amore. Ti lascio tutti i miei sentimenti, perché divengano profumo d’amore alla tua maestà. Ecco, Gesù, sono perfettamente tuo e tu sii il proprietario di tutto il mio essere. Padre celeste, gradisci la mia offerta d’amore: ti domando d’essere accettato come vittima d’amore e fa’ che io sia una cosa sola con la tua amorosa divina volontà. (Diario 1955, cart 13, fasc 6, 12)

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Foglio trimestrale sul Servo di Dio fra Giacomo Bulgaro (1879-1967) - Frate Minore Conventuale - Direzione e Redazione: Convento San Francesco - Piazza San Francesco 3 A - 25122 Brescia - ItaliaTel. 030.29.26.701 - Fax 030.29.26.780 - Direttore Responsabile: p. GIANFRANCO CATTOZZO - Redazione: p. LUCIO CONDOLO - Autorizzazione del Tribunale di Brescia n. 3 del 1998

Autorizzazione dei Superiori - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2 DCB BresciaAnno VIII, n. 3-4, settembre-dicembre 2005 - Realizzazione Grafica: Cidiemme/Brescia - Stampa: Grafica Sette/Bagnolo Mella (Bs)

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Giacomo Bulgaro 1879-1967

dagli scrittiSignore Gesù,

depongo tutto me stesso ai tuoi piedi.

Ti lascio la mia volontà:ne farai ciò che vuoi.Ti lascio il mio cuore:lo renderai gioioso.

Ti lascio la mia anima:sia compiacenzadel tuo amore.

Ti lascio tutti i miei sentimenti,

perché divenganoprofumo d’amorealla tua maestà.

Ecco, Gesù, sono perfettamente tuoe tu sii il proprietariodi tutto il mio essere.

Padre celeste,gradisci la mia offerta

d’amore:ti domando

d’essere accettatocome vittima d’amore

e fa’ che io siauna cosa sola

con la tua amorosa divina volontà.

(diario 1955, cart 13, fasc 6, 12)

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La povertà di Betlemme

Nella lettera di san Paolo ai Filippe-si così è rivelato il mistero del Na-tale: ”Abbiate in voi gli stessi sen-timenti che furono in Cristo Gesù il quale, pur essendo di natura divi-na, spogliò se stesso assumendo la condizione di servo e divenendo si-mile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendo-si obbediente fino alla morte e alla morte di croce”. Anche fra Giacomo volle imitare la predilezione del Signore per l’umiltà e la povertà. Educato dall’infanzia ad una vita sobria, dopo la conver-sione continuò a fare il calzolaio,

ma il profitto del suo lavoro era or-mai destinato quasi interamente ai poveri. Ridusse al minimo le sue esigenze, come attestano i fami-gliari; il suo vestiario, sempre pu-lito, era di povera qualità, parchi i suoi pasti, rari gli svaghi e i viaggi. A cinquant’anni entrò in conven-to, scegliendo l’Ordine francescano nel quale la povertà costituisce una delle caratteristiche fondamentali. I confratelli che vissero con lui, con-cordi testimoniarono il suo distacco totale da ogni pur piccola comodità. Per vestirsi usava indumenti smessi da altri, scelti nell’armadio del de-

posito conventuale. Le sue scarpe erano un paio di vecchie pantofo-lone più volte rattoppate. A mensa era servito per ultimo e, racconta un confratello, “gli arrivavano gli avanzi”. Prestava servizio a tempo pieno nella portineria del convento, che allora non aveva riscaldamento. Soffriva molto il freddo, ma non si lamentava mai. La sua scelta di vivere da povero fu concretizzata nell’amore verso gli ultimi e i “poverelli”. Fra Giaco-mo non solo scelse per se stesso la povertà, professandola con un voto religioso; scelse i poveri, con i quali

Il Presepio di S. Francesco,Brescia

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passava le sue giornate nell’ascolto delle loro disgrazie e nell’incorag-giamento. Gran parte della sua vita fu spesa per i poveri. Ancor prima di vestire il saio, soccorreva i poveri del suo quartiere. La signora Rosa Maccarini raccontò: “Ricordo bene che, quando ero bambina e abitavo nella zona del Carmine a Brescia, vedevo fra Giacomo prestare aiuto ad un povero ubriaco, detto il “ciulà” in dialetto bresciano. Lo prendeva e lo rivestiva con abiti decenti”.Egli stesso si considerava un vero povero: di pregi, di meriti, di tito-li. Dall’entrata in convento, ritenne di non avere più nemmeno la testa, avendola offerta al Signore con il voto di obbedienza. Le sue idee fu-rono sempre e rigidamente subor-dinate alle indicazioni del superiore. Fare tutto e solo ciò che gli veniva comandato: questa fu la sua più ra-dicale povertà.Le dichiarazioni dei testimoni, con-vocati per l’inchiesta diocesana sul-la vita e sulle virtù del Servo di Dio, convergono tutte nel presentarlo “veramente povero, povero”. “Mi ricordo - disse don Giovanni Fer-retti - che indossava delle calzature che definirei “ciabattoni” e che espri-mevano il senso della sua povertà. Anche il suo abito, sempre pulito, era rattoppato”. Il confratello p. Pa-cifico Masetto scrisse: “Da perfetto figlio di san Francesco, fra Giacomo ebbe un vero culto per “madonna povertà”.Poverissimo nel vestito, nella cella, negli oggetti di lavoro; inutilmente si cercava in lui qualche piccolo at-taccamento a cose terrene… Se do-veva scegliere qualche cosa fra gli oggetti della comunità, il suo istinto lo portava alle cose più umili. Ho os-servato molte volte che a colazione consumava gli avanzi di pane degli altri confratelli”. Anche p.Riccardo Giovedì attestò: “Teneva solo ciò che gli era necessario e preferiva le cose e le vesti usate. Aveva solo qualche libro di pietà e di medita-zione, qualche quaderno per scri-vere, la corona del rosario e gli ar-nesi per accomodare le scarpe”. P. Cristoforo Pasqual dichiarò: “Vesti-va da vero figlio di san Francesco: tonaca pulita, ma povera e le scar-pe erano per noi diventate prover-biali: fra Giacomo era calzolaio, ma per sé rammendava sempre lo stes-so paio di scarpe, tutte rattoppate, che noi chiamavano “le barche”. Un altro religioso, p. Serafino Guarise, raccontò: “Un giorno, dopo il pran-

zo, mi affiancai a lui per due passi nel chiostro. Osservai: “Fra Giaco-mo, lei cammina dinoccolandosi al modo delle signorine! Altro che se-rietà, qui c’è vanità!”. E lui: “Queste scarpe sono state rifiutate da un po-

vero. Me le aveva portate a ripara-re, ma a forza di aggiunte… Ora le porto io, un po’ scomode!”. Tacque e abbassò la testa. Manifestamen-te i suoi piedi poggiavano male e il camminare gli era penoso”.

Celletta di fra Giacomo

“Vieni nel nostro cuore,celeste bambino,

amore riversato nelle nostre anime”.Con questa invocazione di fra Giacomo,

auguriamo BUON NATALEagli amici e devoti del Servo di Dio

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“Nella popolata portineriadel convento fra Giacomo svolgeva il suo maggiore servizio di carità,sempre con fedeltà,con pazienza, con dolcezza,con sacrificio.La mia camera era situata sopra la portineria: dalla mia finestra potevo vedere tutti i giorni la processione dei poveri, una fila di 30, 40, 50 persone in attesa di fra Giacomoper la distribuzione del pane, della minestra,degli indumenti o del denaro.Non finiva mai di stupirmi il comportamento di fra Giacomo, la sua sollecitudine,la sua pazienza, la sua bontà.Il servizio ai poverinon aveva orari, non si salvavano neppure i pasti.Era edificante vedere fra Giacomo uscire dal refettorio prima che il pranzo fosse finito,

“Specialmente nell’immediato dopoguerra, i poveriche bussavano alla portadel convento erano così tanti da formare un’autentica fila, specialmente quando veniva distribuita qualche moneta.Il superiore consegnava sempre a fra Giacomo una piccola somma in monete.A una certa orale sue risorse erano finitee allora cercava di supplirecon del pane, se gliene era rimasto nella cesta.Altrimenti passavanel refettorio del conventoe chiamava le suore della cucina: “Suora, c’è un poveretto che ha fame!”,diceva quasi confuso e vergognoso. Benché i tempi fossero tristi e numerose le bocche di chierici da sfamare, riusciva sempre a farsi dare qualcosa che poi, tutto contento, portava al poveretto.

Le distribuzioni

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Non si lasciava imbrogliare: dopo tanti anni di portineria, conosceva le personee sapeva farsi valere,perché la carità sollevasse le vere miserie e non convalidasse i vizi dei furbacchioni che bussavano alla porta di tutti i conventi per fare incetta di pane che poi vendevano nelle osterie.Con i furbi reagiva deciso, appellandosi ai bisogni dei veri poveri: “Ma lei è venuto stamattina; lei ha già ricevuto i soldi; a lei ho già datosei pezzi di pane, ci sono anche altri poveri, sa!”.Di buon mattino,quando si apriva la portineria, i poveri si davano convegno e si formava la fila. Fra Giacomo era il grande regista che dominava con amore e con generosità, ma anche con fermezza, quell’accolta di donne e di uomini, quasi

sempre anziani, che spesso altercavano, si offendevano,si accusavano di imbroglie di incetta.Ogni mattina, specie poinel giorno della distribuzione del denaro, la situazione era pesante e quando anche gli ultimi poveri se n’erano andati, fra Giacomo era stremato di forze.La tensione causata per prestare attenzione, intervenire, moderare, richiamare al rispetto,era veramente tanta.La porzione di paneche gli veniva data a tavola,la metteva da parte per i suoi poveri; ne accettava anche dagli altri frati, che gliela passavano intera o in parte.Ringraziava semprechi gli dava il pane o altre cose, aggiungendoche i poveri erano tantie tanta la loro fame”.

testimonianza di p. bernardino bordin

con la sua cesta di pane sotto il braccio.Al pane aggiungeva spesso gran parte del suo pasto,o quanto gli passavanoi confratelli.Per i poveri procurava scarpe, vestiario, medicine e altri oggetti utili, che poi porgeva con garbo gioioso.Come era industriosoper ottenere quello chegli poteva servire! Vincendoil suo naturale riserbo,si faceva eloquente avvocato dei suoi poveri; allora nongli mancava né coraggioné fantasia, sapeva chiedere con parole convincentie otteneva sempre quelloche chiedeva.Era poi sorprendente vederlointrattenersi con i suoi clienti,talvolta irriguardosi e petulanti,ma calmava tutti con la suaparola mite e buona.

In ogni povero vedeva il volto di Cristo e lo trattava come se fosse Cristo in persona.Penso che se alla sua portasi fossero presentatilo stesso Gesù,o le Tre Persone della Trinità, non avrebberopotuto essere trattatiin modo migliore.Nei sette anni della mia permanenza a Brescia,avevo la responsabilitàdei seminaristi del convento,che allora erano in mediauna settantina.Parlando a quei ragazzidi temi di spiritualitàe di virtù, non potevonon fare continuo riferimento a fra Giacomo,perché egli era modello vivente di ogni perfezionee di ogni opera buona.Mi veniva spontaneo dire: “Guardate fra Giacomo!”.

testimonianza di p. Valerio Zaramella

a sinistra: Le distribuzioni nel chiostrodel convento, 1946;

in alto: Il paiolo della minestra per i poveri

in basso a a sinistra: Festa in conventonel 1959. Fra Giacomo ha già messo da parteil suo grappolo d'uva per darlo a qualcuno.

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Ogni 27 del mese

alle ore 18.30nel nostro santuario

viene celebratala santa Messasecondo le intenzioni

degli amicidi fra Giacomo

il foglio trimestrale

“fra Giacomo”viene inviatogratuitamentea chi ne fa richiesta.

Ci informi• se Le spediamo

il foglio con l’indirizzo

non esatto• se preferiscenon riceverlo più• se è venutaa mancarela persona alla quale

è indirizzato

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Santuario della PieveIl calendario ecclesiastico nuovamente ci ha ricordato la fi-gura del beato Dionisio Vicente, maestro di noviziato di fra Giacomo. P. Dionisio, nato in Spagna nel 1871, studiò in Italia e fu ordinato sacerdote a Roma. Insegnò in alcuni se-minari francescani e poi trascorse sette anni a Loreto, come confessore nel santuario. Richiamato in patria, si dedicò alla scuola e alla predicazione. Nel 1930 il Padre generale lo inviò nel convento San Francesco di Brescia, con l’incarico dell’in-segnamento. Una grave malattia agli occhi gli impedì presto di continuare la scuola e così venne scelto per guidare da maestro il calzolaio Giacomo Bulgaro, da pochi mesi entrato in convento. Ogni giorno il maestro riservava alcune ore al discepolo, istruendolo sul vangelo, sulla storia della Chiesa e sulla regola francescana. Nel primo pomeriggio Giacomo accompagnava p. Dionisio, ormai quasi cieco, nella visita a qualche chiesa della città. Nel tragitto parlavano di argomenti spirituali e Giacomo domandava spiegazioni su quanto non aveva ben capito: “L’anima mia, innamorata delle sue sante istruzioni, lo interrogava e lo interrompeva su quanto senti-va, e si nutriva ai campi ubertosi della celeste Gerusalemme”. P. Dionisio era un uomo di preghiera intensa, di volontà te-nace e laboriosissimo. Era tenuto in grande considerazione per la sua maturità spirituale e per la vasta cultura classica che possedeva. Restò a Brescia solo due anni e quattro me-si, ma nella vita di fra Giacomo ebbe un grande influsso. “Il mio buon maestro mi amava moltissimo e anch’io lo amavo con tutta la devozione. Il Signore lo ha scelto tra tutti per diventare la guida della sua pecorella”, annotò il Servo di Dio nella sua autobiografia. Seguì fra Giacomo con impegno e

BeatoDionisio

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6 Novembre

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non risparmiò le correzioni: “L’anno di noviziato l’ho passato bene, sotto la forza ferrea del padre Maestro”. In un biglietto del 1933, fra Giacomo gli scrisse: “Padre, La ringrazio di tutto quello che ha fatto per me. Che cosa mai sarei diventato se Lei avesse adoperato con me dei mezzi diversi da quelli che ha usato?”. Quando p. Dionisio fu richiamato in Spagna, “lo accompagnai alla stazione e, sotto la tettoia, in mezzo alla moltitudine di spettatori, mi inginocchiai con le lacrime agli occhi chiedendo per l’ultima volta la sua benedizione, per-ché non l’avrei più riveduto su questa terra. Salì sul treno, lo seguii con lo sguardo fino a che la corsa vertiginosa me lo tolse dalla vista”.In Spagna, a Granollers, p. Dionisio occupava le sue giornate nel confessionale. Scoppiata la guerra civile, il 19 luglio del 1936 i frati dovettero nascondersi presso famiglie amiche. P. Dionisio trovò rifugio tra le suore carmelitane dell’ospe-dale cittadino. Scoperto ed arrestato, fu condotto fuori cit-tà e lì venne fucilato. I proiettili gli furono sparati alle ma-ni, ai piedi e al costato, come per crocifiggerlo. Il contadino d’una cascina vicina attestò che la sua agonia fu lancinante. Per tre ore chiese aiuto, ma nessuno osò avvicinarsi. Il suo corpo, rimasto insepolto per tre giorni, fu poi gettato in una fossa comune. Quando giunse a Brescia la notizia del martirio, fra Giacomo registrò nel suo quaderno: “L’anima del Padre Maestro, accom-pagnata dagli angeli, sale in paradiso tra le schiere dei martiri della fede del Signore, additando a me la via per seguirlo”.E’ stato beatificato l’undici marzo 2001 da Papa Giovanni Paolo II.

Nelle scorse settimane è stata porta-ta a compimento una nuova serie di restauri che ha reso ancor più bella la chiesa di Santa Maria Nascente, a Corticelle Pieve. Gli interventi, com-missionati dall’associazione “Amici della Pieve”, hanno interessato il soffitto ligneo dell’edificio, che è stato bonificato e ridipinto. Anche l’area del presbiterio e l’altare del-la Madonna sono stati interamente ripuliti. L’impegno maggiore è sta-to richiesto dai dipinti cinquecen-teschi che impreziosiscono il san-tuario. Le operazioni conservative hanno riguardato il consolidamento degli intonaci e la rimozione di ridi-pinture operate lungo i secoli. Nel corso dei lavori sono apparsi nuovi elementi architettonici che permet-tono di aggiungere conoscenze alla storia del monumento. Sono sta-te trovate tracce di monofore sul-la parete nord, due porte laterali, le tre absidi originarie che testimo-niano l’orientamento primitivo della Pieve, e l’elegante cordolo in cotto che coronava le colonne del tem-pio. Si è anche appurato che fino al Cinquecento le superfici interne del santuario non erano intonacate. Con gradita sorpresa sono poi venuti al-la luce nuovi dipinti, anch’essi data-bili tra la fine del Quattrocento e la

metà del Cinquecento. Si tratta di qualche Madonna con Bambino, una Deposizione e alcune figure di san-ti. I riquadri presentano scritte de-dicatorie, o riferimenti al nome del pittore. Alcuni dipinti sono in buono stato di conservazione, di altri ri-mangono solo pochi resti, sufficien-ti però a confermare che all’interno della Pieve brillavano superfici affre-scate su ambedue le pareti laterali, sulla navata centrale e nelle absidi. Un’attenzione particolare verrà ri-servata ad una Annunciazione quat-trocentesca, scoperta sulla contro-facciata. Il dipinto appare di ottima qualità, tanto da far supporre la ma-no di un grande maestro.Anche questa seconda fase di re-stauri del santuario è stata vigilata dall’ing. Alessandro Guerrini e dal dott. Vincenzo Gheroldi, ispettore della Soprintendenza di Brescia. I dipinti sono stati trattati con pazien-te perizia dai restauratori Elisabetta Arrighetti e Ivano Tomasoni. Ancora una volta l’associazione Amici della Pieve e i compaesani di fra Giacomo hanno saputo reperire le ingenti ri-sorse necessarie al recupero e alla valorizzazione di questa magnifica chiesetta, nella quale fra Giacomo incontrò la Madonna e il Buon Pastore.

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E. Zanardini, La partenza di p. Dionisio

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Dal nostro SantuarioItineranza

Nel linguaggio conventuale l’itine-ranza indica la disponibilità del fra-te a trasferirsi in qualsiasi momen-to dove l’obbedienza lo invia. Il 17 settembre scorso cinque frati del convento di Brescia sono stati sa-lutati con grande affetto dai fedeli, nel corso della santa Messa vesper-tina. Il superiore p. Annibale Mari-ni, a Brescia da sette anni, è stato nominato parroco e guardiano del convento San Marco Evangelista in Roma. P. Ottavio Carminati è ugual-mente parroco e superiore del con-vento di Albaro, a Genova. P. Federi-co Santolin, rettore dei nostri postu-lanti, già dal mese di luglio risiede a Padova, con l’incarico di segretario della Provincia religiosa francesca-na dell’Alta Italia. P. Lucio Condo-lo e fra Francesco Fantin sono stati riservati al servizio della basilica di Sant’Antonio, a Padova. La sera del 25 settembre i fedeli hanno accolto con fraterna simpatia i religiosi che ora animeranno la co-munità San Francesco di Brescia: il superiore p. Leopoldo Fior, p. Olindo Baldassa, fra Salvatore Visentin, p. Mario Lorandi e p. Tullio Pastorelli. Cambiare sede e ruolo costituisce, per i frati, un energico esercizio di povertà, vissuto evidentemente con una certa sofferenza.

L’affettuosa riconoscenza di tanti amici ha rallegrato il cuore dei par-tenti, mentre ai frati appena giunti i fedeli di San Francesco hanno of-ferto simpatia e collaborazione.

I postulanti

Così vengono denominati i giovani che, in ricerca vocazionale, decido-no di fare un’esperienza in conven-to. Il 10 settembre è cominciato il nuovo anno del postulato di Brescia, con la guida di p. Giancarlo Paris e p. Tullio Pastorelli. Il “cammino di fra Giacomo”, cioè l’itinerario a piedi dalla sua tomba alla chiesa della sua conversione, tradizionalmente inau-gura quest’ avventura dei giovani che decidono di sostare in convento per riflettere sulla loro vita.Undici sono quest’anno i postulanti. La loro età oscilla dai 21 ai 38 anni, con prevalenza dei quasi trentenni. Si tratta cioè di giovani già matu-ri, provenienti dall’ambiente di la-voro, alcuni già laureati. Giovani con un grande problema irrisolto, quello dell’orientamento della loro vita. Vengono in convento appunto per chiarire la loro vocazione. Non sono frati, ma provano ad esserlo. Passano le giornate nelle occupa-zioni di casa, di volontariato e nel-lo studio. Garantiscono il servizio liturgico festivo in chiesa, mentre

nei giorni feriali frequentano isti-tuzioni caritative della città. Il loro programma giornaliero privilegia la preghiera comunitaria e personale, la lectio divina, le istruzioni sulla Sacra Scrittura, sul francescanesi-mo, sui sacramenti, sulla spiritua-lità. Hanno a disposizione una psi-cologa, per meglio conoscere se stessi, e la comunità dei frati per imparare a fare tesoro delle virtù e dei difetti altrui. Nel postulato di Brescia restano in genere un paio di anni, in attesa di decidere.

Festa di San Francesco

Ogni anno il 17 settembre vie-ne esposta in chiesa la splendida “Croce delle Stimmate”, capola-voro dell’oreficeria rinascimenta-le, firmata da Gianfrancesco delle Croci nel 1501. Il calendario fran-cescano riserva il 17 settembre al-la commemorazione delle stimmate di san Francesco, evento accaduto nel 1224, a due anni dalla morte del Serafico Padre. Nel 1499, pochi giorni prima di mo-rire, il Generale dell’Ordine france-scano p. Sanson volle donare al-la chiesa San Francesco di Brescia una croce processionale, per la cui realizzazione aveva messo da par-te argenti e monete. Dalla sua pri-ma infanzia il bresciano p. Sanson

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Saluto ai frati partenti

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fra Giacomo n. 3/4 - SETT.-DIC. 2005 - 9fra Giacomo n. 3/4 - SETT.-DIC. 2005 - 9

aveva frequentato la chiesa dei fra-ti, partecipando alle ufficiature e al-le liturgie. Nel nostro convento era sbocciata la sua vocazione e qui aveva ricevuto la sua prima forma-zione teologica. Dopo l’ordinazione sacerdotale fu chiamato a responsa-bilità sempre maggiori, fino ad esse-re nominato Ministro provinciale di Terra Santa, poi di Toscana e infine Ministro generale di tutti i france-scani del mondo. Per riconoscenza al convento bresciano, p. Sanson ideò uno splendido gioiello e, all’ar-tista che avrebbe fuso la croce, det-tò anche le figure che avrebbero do-vuto incorniciare le due scene della crocifissione di Gesù e quella di san Francesco alla Verna. Nelle solenni-tà la croce abbellisce il presbiterio del nostro santuario e ogni 17 set-tembre viene collocata in mezzo alla chiesa, ben visibile in tutti i suoi raf-finati elementi. Non si tratta d’una esposizione museale, ma di religiosa

In occasione della festa di san Francesco il signor Pietro Capelli ha donato al nostro santuario una grande lampada votiva in ferro battuto, da lui realizzata su ispi-razione di p. Annibale Marini. Il basamento è costituito da quattro francescani - un frate, una mona-ca clarissa, due terziari - che con tutto lo slancio delle loro forze in-nalzano la lampada, simbolo di Cri-sto, luce del mondo.Come i quattro evangelisti hanno mostrato al mondo intero la vita e le opere del Signore, i quattro fran-cescani reggono in alto la sua luce, affinché da tutti sia veduta. L’am-pia ampolla dell’olio è rinchiusa da una corona, che evoca la regalità e il sacerdozio di Gesù.Arde perenne la fiamma, a indicare la perpetua presenza del Signore, la cui parola illumina e riscalda.Il signor Capelli, maestro nell’ar-te del ferro, ha donato alla chie-sa San Francesco altre pregevoli opere in ferro battuto e da molti anni cura l’allestimento del prese-pio monumentale, esposto nel sa-lone del convento durante le feste natalizie.

e devota ostensione, conclusa con la Via Crucis. Anche quest’anno la Croce delle Stimmate ha aiutato i fedeli a contemplare con amore il Crocifisso e con ammirazione il Po-verello di Assisi.il 4 ottobre, nella festa di san Fran-cesco, il nostro santuario ha regi-strato il pellegrinaggio dei devoti che hanno partecipato alle sante Mes-se. Nel pomeriggio il sagrato della chiesa ha accolto la simpatica e vo-ciante assemblea degli animali, riu-niti per la tradizionale benedizione. La giornata festiva è stata coronata dalla santa Messa solenne, presie-duta dal vescovo mons. Francesco Beschi ed animata dalla Corale San Francesco. All’altare del Santo quest’anno ar-deva una nuova grande lampada votiva in ferro battuto, dono della maestria di Pietro Cappelli, che al-la nostra chiesa ha offerto altre sue opere.

Lalampada

votivaFesta S. Francesco,2005

I postulantidel nuovo anno

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fra Giacomo n. 1 - MARZO 2005 - 10

Il 10 settembre scorso è stato realizzato il sesto pellegrinaggio a piedi dalla tomba di fra Giaco-mo a Brescia, alla chiesa della sua conversione, il santuario della Ma-donna di Corticelle Pieve. Dall’anno santo del 2000, i frati di San Fran-cesco propongono questo itinerario di preghiera nel sabato che segue l’otto settembre, festa patronale del santuario della Pieve, dedicato appunto alla Natività di Maria.Il percorso di 24 chilometri si sno-da quasi interamente sulle rive del fiume Mella, in un’atmosfera campestre che allieta l’animo e lo dispone alla preghiera. Solo una settantina sono stati, quest’anno, i partecipanti. Tanti altri, che pure avevano comunicato la loro ade-sione, sono stati trattenuti a casa dalle piogge abbondanti della vi-gilia, convinti che il sentiero fosse stato ridotto a un viottolo impra-ticabile e fangoso. Il cielo terso, intiepidito dal sole settembrino, ha rallegrato la gior-nata, che idealmente ripercorre il cammino di conversione compiu-to dal Servo di Dio nella festa del-l’Immacolata del 1913. A proposi-to di quell’evento, nel primo qua-derno della sua autobiografia fra Giacomo confida: “La Santissima Vergine ha voluto consolarmi già quella mattina. Era il giorno 8 di-cembre 1913, giorno tutto dedica-

Pellegrinaggio a piedi

to a Lei. Io mi ero confessato dei miei peccati, l’avevo detto anche a mia zia, e tuttavia sentivo il pe-so delle mie iniquità. Rimiravo la Vergine in alto. Lei mi guardava con affetto, ma i miei peccati mi struggevano d’amarezza. Ero il più peccatore di tutti i peccatori! Però, in fondo al cuore, una forte speran-za nasceva in me di innalzare gli occhi e le braccia a Colei che era Madre, benché io fossi stato un fi-glio ingrato: Le avrei esposto il mio dolore e avrei assecondato i suoi materni desideri. Lasciandosi l’ani-ma mia a tale speranza, mi prostrai

innanzi ai piedi materni e qual fi-glio colpevole Le esposi il dolore delle mie colpe. La Madonna mi abbracciò. Ero indegno, lo so”. A partire da quel giorno, fra Giacomo ricominciò a vivere il vangelo. Il pellegrinaggio a piedi ha preso avvio alle ore 7 del mattino sul sa-grato della chiesa San Francesco. Giunti alle rive del Mella, i par-tecipanti hanno ascoltato la pri-ma meditazione, dettata da p. Giancarlo. È ripreso il cammino, ritmato dalle preghiere e ristorato dalla seconda meditazione, offer-ta da p. Annibale. Dopo la pausa nella storica osteria della Croce di Malta, a Pontegatello, la terza me-ditazione ha inaugurato la parte finale del percorso, concluso alle ore 14 con l’arrivo nel santuario della Pieve, nel quale altri devoti si erano intanto riuniti per parteci-pare alla santa Messa, presieduta da p. Lucio. Le signore dell’asso-ciazione “Amici della Pieve” hanno poi offerto un rinfresco nella sala di accoglienza del santuario. Quindi il pullman ha riportato a Brescia i pellegrini.Unanimi le loro confidenze: chi partecipa al “cammino di fra Giacomo”, rivive nel proprio animo i buoni propositi sgorgati dal cuore del Servo di Dio nell’incontro con la Madonna.

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fra Giacomo n. 1 - MARZO 2005 - 11

Dal registro dei fedeli

L'intercessione di fra Giacomo

Accanto alla tombadi fra Giacomo, un registro

accoglie le preghiere e la riconoscenza di tanti fedeli

• Caro far Giacomo, come sai è nato Silvio! Grazie per aver pregato per lui e per noi. Continua ad assisterci dal paradiso e ad intercedere per tutti le grazie spirituali e materiali di cui ab-biamo bisogno.• Fra Giacomo, prega Gesù affinché faccia tornare l’amore e l’unità nella nostra famiglia.• Grazie di tutto, caro fra Giacomo. Tu che stai accanto alla Madonna, ringra-ziaLa per i suoi favori e aiutaci a vive-re con fede.• Grazie, fra Giacomo! Per noi hai fat-to proprio tanto. Il bimbo che porto in grembo lo devo alla tua intercessione, alla Mano santa di Gesù e di Maria.

Proteggilo e aiuta tutte le mamme del mondo. Aiutaci ad essere una famiglia sempre unita e cristiana e fa’ che vivia-mo ogni giorno in pace con Dio.• Caro fra Giacomo, raccomanda la mia famiglia al Signore e alla Madonna. Intercedi la grazia che i miei figli incon-trino personalmente Gesù e gli aprano il cuore. Che io possa, con mia moglie e con te, benedire e ringraziare sem-pre il Signore.• Due mesi fa sono venuto a pregarti perché potessero migliorare i rapporti con mio padre. E così è avvenuto. Ti ringrazio, fra Giacomo, e ti domando ancora di pregare per me: sono inna-morato e spero tanto che tra noi possa sbocciare una lunga storia d’amore.• Caro fra Giacomo, porteremo in tutto il mondo la gioia dei valori spirituali. Te lo prometto, con ammirazione per quello che hai fatto tu.

• Ti prego, caro fratello, per tutti quel-li che soffrono e vivono nella povertà, materiale e spirituale. Dà loro il neces-sario e la possibilità di rinnovare la loro vita. Per me non dovrei chiedere nien-te, perché ho già molto. Ugualmente ti domando di aiutarmi ad avere mente e cuore puri.• Sono una tua fervente devota. Aiutami a superare i problemi della mia famiglia. Prega per me, perché sia sempre vici-na al Signore.• Caro fra Giacomo, raccomando alla tua preghiera l’anima di mio figlio che, come te, da bambino era chierichetto ed ora non va più a Messa ed è lonta-no dalla Chiesa. Intercedi dal Signore questa grazia per lui.• Caro fra Giacomo, ti raccoman-do di guidare la mano del chirurgo che opererà mia moglie. Prega tan-to per noi.

fra Giacomo n. 3/4 - SETT.-DIC. 2005 - 11

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Dialoghi con MariaPer molti anni fra Giacomosi sentì guidato dalla vocedella madonna, che interiormente gli parlava quasi ogni giorno e alla quale rispondeva come un figlio alla madre amata.Nel diario spiritualeil servo di dio registra numerosissimi dialoghicon maria, spesso ripetitivi.

Ne riferiamo alcuni,ad esemplificazione.

● Il mio cuore è tutto fuoco d’amore in questa terra di esilio; la mia Mamma è in cielo, mi parla continuamente.Sento la sua voce ad ogni istante, tutta piena d’amore, non mi lascia un istante. Mamma divina, che sei piena di amore

chiesA sAN FrANcescO bresciA

OrAri di APerturAgiorni feriali: 6,30 - 11,30; 15,00 - 19,30giorni festivi: 7,30 - 12,30; 15,30 - 19,30

sANte messeferiali: ore 7,00, 9,00, 10,00; 18,30

festive: 8,00, 9,30, 10,30, 11,30; 18,30Negli orari di apertura è sempre disponibile un confessore

Per rAGGiuNGere il sANtuAriO:

dall’autostradaseguire le indicazioni per il Centro storico della città

dalla stazione ferroviariain pochi minuti a piedi

per me, ecco il mio cuore, te lo do, sia per te e per Gesù.

● Se potessi dirti, o figlio, quanto mi è dolce il tuo amore!Devo renderti grazie, perché il tuo cuore è tutto amore.Che cosa domandi alla tua Mamma, hai bisogno di qualcosa?

● O Madre mia, tu sai la grazia che domando: quella di amare il mio Dio fino alla follia, di poterlo adorare, amare, benedire per tutta l’eternità.Chiedo di essere umile, paziente, casto, puro, dolce obbediente, mansueto rassegnato, mortificato, mite, caritatevole, sottomesso.

● Ora, figlio, la tua Mamma non ti lascia un istante per condurti sempre più alla perfezione.

ccP n. 15515257, intestato a:istituto lombardo delle missioni esteredei Frati minori conventualiP.ta san Francesco d’Assisi 3/A25122 bresciA

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La tua Mamma saprà difenderti contro ogni scoglio, sii sempre pienamente tranquillo.

● Tu sai, Mamma, che io ti amo e questo amore mi induce ad amarti sempre di più.Accogli, Mamma,le manifestazioni di amoredel tuo diletto figlio.La mia Mamma è vicina al mio cuore, sente i palpiti del suo diletto che le dice: Mamma,io ti amo, ti amo.

● Io posso ben dire che non ho mai parlato così tanto come con te, figlio.Io ti ho parlato molto e tu hai corrisposto molto.Te lo ripeto ancora, non ho mai parlato così tanto come a te, figlio celeste, e tu sei stato pieno di amore per la tua.