Associazione Culturale e Ricreativa...TestaccioinTesta 3 O ramai è dallo scorso mese di Aprile che...

16
Anno IV numero Dicembre 2018 copia gratuita cell. 340.0003069 www.testacciointesta.it www.testacciointesta.eu [email protected] fb: testacciointesta TestaccioinTesta Associazione Culturale e Ricreativa CAMPO TESTACCIO NEWS L a pressione e la mobilitazione dei cittadini e delle associazioni, con l’elaborazione del “Progetto Transitorio” hanno ottenuto la bonifica dell’area. Ora dobbiamo ottenere il rifacimento del campo altri- menti tra poco saremo daccapo. Per questo è necessaria la mobilitazione dell’intero rione. è in corso presso le sedi istituzionali un dibattito aperto a tutti i cittadini sulla destinazione definitiva dell’area a servizi sportivi definito “Progetto Partecipato”. Le Associazioni stanno dando il proprio contributo al quale potete partecipare collegandovi con: https://www.comune.roma.it/web/it/attivita-progetto.page?contentId=PRG181708 La destinazione dell’area da piano regolatore è archeologica e sportiva: deve rimanere tale! La devastazione dello spazio del Campo è opera del comune, non dei cittadini. Il comune deve rimediare rifacendo il campo. I principi non derogabili: il campo deve essere ripristinato al più presto il campo deve essere riservato al rione (i ragazzi ora giocano fuori) l’area, centralissima, non deve essere ceduta a privati. la speculazione non aspetta altro (alberghi, ristoranti, parcheggi) i cittadini devono essere coinvolti in ogni decisione Sono ragionamenti comprensibili. Il ritorno delle attrezzature sportive donerà decoro all’area e avvierà la valorizzazione di tutto il capitale di beni culturali fino alle mura Aureliane. Riscatterà la zona dall’abusivismo e dalla presenza di attività illecite che rende il luogo insicuro. Restituirà al Rione un punto di aggregazione sottratto dal 2006. Condivideremo con i cittadini lo stato di avanzamento del progetto con una iniziativa pubblica che stiamo organizzando. #riprendiamocicampotestaccio [email protected] - [email protected] [email protected] - [email protected].

Transcript of Associazione Culturale e Ricreativa...TestaccioinTesta 3 O ramai è dallo scorso mese di Aprile che...

Anno IV • numero • Dicembre 2018 • copia gratuita • cell. 340.0003069www.testacciointesta.it • www.testacciointesta.eu • [email protected] • fb: testacciointesta

TestaccioinTestaAssociazione Culturale e Ricreativa

CAMPO TESTACCIO NEWS

La pressione e la mobilitazione dei cittadini e delle associazioni, conl’elaborazione del “Progetto Transitorio” hanno ottenuto la bonificadell’area. Ora dobbiamo ottenere il rifacimento del campo altri-

menti tra poco saremo daccapo. Per questo è necessaria la mobilitazionedell’intero rione. è in corso presso le sedi istituzionali un dibattito apertoa tutti i cittadini sulla destinazione definitiva dell’area a servizi sportividefinito “Progetto Partecipato”. Le Associazioni stanno dando il propriocontributo al quale potete partecipare collegandovi con:

https://www.comune.roma.it/web/it/attivita-progetto.page?contentId=PRG181708La destinazione dell’area da piano regolatore è archeologica e sportiva:

deve rimanere tale! La devastazione dello spazio del Campo è opera delcomune, non dei cittadini. Il comune deve rimediare rifacendo il campo.

I principi non derogabili:• il campo deve essere ripristinato al più presto• il campo deve essere riservato al rione (i ragazzi ora giocano fuori)• l’area, centralissima, non deve essere ceduta a privati. la speculazione

non aspetta altro (alberghi, ristoranti, parcheggi)• i cittadini devono essere coinvolti in ogni decisione

Sono ragionamenti comprensibili. Il ritorno delle attrezzature sportivedonerà decoro all’area e avvierà la valorizzazione di tutto il capitale dibeni culturali fino alle mura Aureliane. Riscatterà la zona dall’abusivismoe dalla presenza di attività illecite che rende il luogo insicuro. Restituiràal Rione un punto di aggregazione sottratto dal 2006.

Condivideremo con i cittadini lo stato di avanzamento del progettocon una iniziativa pubblica che stiamo organizzando.

#[email protected] - [email protected]

[email protected] - [email protected].

2 TestaccioinTesta

COS’È LA MACULOPATIA? CAUSE RISCHI E PREVENZIONE

La degenerazione maculare legata al-l’età è una delle patologie più graviche colpiscono l’occhio e rappresenta

la prima causa di cecità e di ipovisione nelmondo occidentale. Viene danneggiata lamacula, cioè la parte centrale e nobile dellaretina, specializzata nella visione dei dettagliche consente di riconoscere i volti, i colori,di leggere e guidare, viene invece mantenutala visione periferica o laterale.

Paragonando il nostro occhio ad una mac-china fotografica la macula corrisponde allanostra pellicola che se danneggiata ci impe-disce di ottenere delle “foto” di qualità.

Esistono due forme di degenerazione ma-culare legata all’età la forma secca o atroficae quella umida o essudativa che è la menofrequente, ma anche la più invalidante. Te-rapie per quest’ultima variante sono rappre-sentate dall’iniezione all’interno del bulbooculare dei diversi farmaci a nostra disposi-zione attualmente.

Una causa singola non è stata ancora ri-conosciuta ma quali sono i principali fattoridi rischio?

Sicuramente l’età e la familiarità infattinegli ultimi anni la ricerca, molto attiva inquesto settore, ha permesso di individuaredei geni che predispongono all’insorgenzadella patologia e dei geni che, invece, svol-

gono un ruolo protettivo. Il fumo e una dietascorretta (povera di alimenti antiossidantio di vitamine e ricca in acidi grassi), una vitasedentaria e l’ipertensione arteriosa rappre-sentano altri fattori di rischio. Un ruolo dirilievo è stato dato anche ai danni legati al-l’esposizione solare.

Si può quindi fare qualcosa per “preve-nire” l’insorgenza o i danni provocati da que-sta malattia?- eliminare il fumo;- una dieta ricca di alimenti contenenti vi-

tamine, prediligere frutta, verdura (inparticolare quella a foglia larga) e omega-3, ridurre i grassi;

- indossare occhiali da sole con lenti pro-tettive per ridurre il danno legato alle ra-diazioni solari. è consigliabile, inoltre, uncappello con visiera (anche per i bambini);

- praticare un’attività fisica sana e regolare.Una diagnosi precoce e un trattamento

rapido, quand’è possibile, sono fondamen-tali per il risultato funzionale. Un test chesi può fare anche da soli è la griglia di Am-sler, esso evidenzia la distorsione o l’inter-ruzione delle linee, il primo sintomo diquesta malattia che nelle fasi molto precocipuò manifestarsi per esempio con difficoltànella lettura, (alcune lettere appaiono sfo-cate), con la comparsa di aree scure o vuote

al centro del campo visivo e l’alterata vi-sione dei colori. Difficilmente la maculo-patia compare improvvisamente, di con-seguenza superati i 50 anni o in presenzadi familiarità o fattori di rischio è consi-gliato un controllo oculistico che medianteun semplice esame del fondo può eviden-ziare forme precoci di questa malattia chepossono essere osservate nel tempo e even-tualmente trattate.

Dott.ssa Daniela Manca specialista in Oftalmologia,

Dirigente Medico presso Azienda Ospedaliera SanGiovanni Addolorata (IRCCS Fondazione G.B. Bietti).

Studio Medico in via Giovanni Battista Bodoni 55G.

TestaccioinTesta 3

Oramai è dallo scorso mese di Aprileche il Portierato del Rione Testac-cio è presente nelle nostre strade,

piazze e tra la gente del Rione. La nostraAssociazione TestaccioinTesta, che haideato e creato il Portierato, è veramenteorgogliosa di poter aiutare tante personenel Rione, e svolgere tanta attività

Sono tanti i nostri concittadini che sisono rivolti al Portierato per cercare e tro-vare soluzioni a tanti problemi della vitaquotidiana, piccoli o grandi che siano, con-sigli su professionisti per interventi di pic-cola manutenzione domestica così comerichiesta di persone per aiuti in casa perpersone anziane o bambini piccoli.

La nostra attività di volontariato pro-segue instancabilmente e ormai siamo unpunto di riferimento per i nostri vicini diRione, che hanno iniziato a conoscerci me-glio e si affidano a noi in modo assoluta-mente fiducioso.

Continuiamo a consegnare medicine allepersone anziane che non possono usciredi casa, ma anche la spesa giornaliera, cosìcome annaffiare piante, portare a spasso inostri amici a quattro zampe, accompa-gnare le persone anziane ad effettuare vi-site mediche oppure accompagnarle al ci-mitero a visitare i propri cari.

Siamo sempre presenti nel mercato rio-nale giornalmente la mattina, in attesa chenella prossima primavera ci venga confer-mata una sede fissa in una delle piazze piùbelle di Roma, Santa Maria Liberatrice,dove potremo essere presenti anche il po-

meriggio, ed avremo soprattutto una loca-zione al riparo dalle intemperie.

Siamo inoltre molto orgogliosi e felicidi comunicarvi che l’attività del Portieratodel Rione Testaccio ha ormai oltrepassatoi limiti del Rione, infatti ci arrivano richie-ste di informazioni e di risoluzioni di pro-blemi anche da Rioni limitrofi al nostro,sempre all’interno del Primo Municipio.

A tal fine il 21 novembre scorso ab-biamo incontrato, presso la sede del Ser-vizio Consiglio e Commissioni in Via dellaGreca n. 5, alla presenza della Responsa-bile della III Commissione Consiliare Per-manente, ed i rappresentanti dei CentriAnziani del I Mu nicipio, ai quali è statopresentato uf fi cialmente il nostro pro-getto del Portierato del Rione Testaccio,preventivando a breve un incontro pressole sedi dei singoli centri anziani per me-glio coordinare i nostri possibili inter-

venti e spiegare nel dettaglio la nostraattività.

Continueremo a essere vicini a tutte lepersone anziane che si rivolgono a noi peraiutarli a risolvere i tanti problemi quoti-diani, a tutte le persone che ci chiedonouna consulenza per riparazioni manuten-zioni o aiuti domestici. Siamo sempremolto felici di incontrarvi la mattina almercato rionale o ricevere mail e telefonateda parte vostra.

Visto l’approssimarsi delle feste natali-zie, con l’occasione facciamo tanti auguridi Buone Feste a tutti i nostri lettori e vicomunichiamo che siamo sempre presentinel nostro Rione.

Marina Tattoni

PORTIERATO OGGI DINO RESTALDIAGLI SCOPINI DE PIAZZA TESTACCIOCe semo tutti, amichi de TestaccioPropio na bella manifestazzione.Ve parlo senza lègge, parlo a braccioA tutti: ommini e donne der Rione.Se semo aridunati su sta piazzap’arisorve na certa situazzione:Ognuno cià n‘bidone e ‘na ramazzaBigna scopà regazzi! Co’ passione!!!Sta piazza… dico... dev’esse allucidataChe ce se deve arispecchià la luna,che quanno ciai voja de fa ‘na passeggiata,ce poi contà le stelle a una a una.Mentre che parlo tutto accalorato…“Nino! Nino! “Che palle! chi mme chiama!?“Svejete Nino che ciai er turno all’AMA.”Possibbile che me lo so sognato?Schiudo er portone. Sussurta er core mio….…du vecchi ‘mballati drento alli cartoni,a’monnezza ’lluminata dai lampioni,

E a scopà ... ce sto sortanto io.

4 TestaccioinTesta

Questo articolo “dovrebbe” servire perriconoscere e difendersi dalle fakenews che girano in rete, soprat-

tutto in Facebook.Uno dei più grandi e riconosciuti guru

della pubblicità, non facciamo il nome per-ché fu un genio del male, aveva un principio“far vendere un prodotto, indipendentementedalla qualità, in qualsiasi modo possibile, anchese immorale o bugiardo”.

Stilò per questo undici punti, noi leggen-doli potremo cercare di selezionare i mes-saggi che ci arrivano.

Consideriamo che le fake che descrivononegativamente o positivamente dei perso-naggi, soprattutto politici, poche volte sonoper fini politici, la maggior parte sono messead arte da società o personaggi che si arric-chiscono con i click che noi utenti condivi-diamo.

Elenchiamo di seguito i punti cardine:1. Principio della semplificazione e del nemico

unico. è necessario adottare una sola idea,un unico simbolo. E, soprattutto, iden-tificare l’avversario in un nemico, nel-l’unico responsabile di tutti i mali.

2. Principio del metodo del contagio. Riunirediversi avversari in una sola categoria oin un solo individuo.

3. Principio della trasposizione. Caricare sul-l’avversario i propri errori e difetti, ri-spondendo all’attacco con l’attacco. Se

non puoi negare le cattive notizie, inven-tane di nuove per distrarre.

4. Principio dell’esagerazione e del travisa-mento. Trasformare qualunque aneddoto,per piccolo che sia, in minaccia grave.

5. Principio della volgarizzazione. Tutta lapropaganda deve essere popolare, adat-tando il suo livello al meno intelligentedegli individui ai quali va diretta. Quantopiù è grande la massa da convincere, piùpiccolo deve essere lo sforzo mentale darealizzare. La capacità ricettiva dellemasse è limitata e la loro comprensionemedia scarsa, così come la loro memo-ria.

6. Principio di orchestrazione. La propagandadeve limitarsi a un piccolo numero di ideee ripeterle instancabilmente, presentarlesempre sotto diverse prospettive, maconvergendo sempre sullo stesso con-cetto. Senza dubbi o incertezze. Da quiproviene anche la frase: “Una menzognaripetuta all’infinito diventa la verità”.

7. Principio del continuo rinnovamento. Oc-corre emettere costantemente informa-zioni e argomenti nuovi (anche non stret-tamente pertinenti) a un tale ritmo che,quando l’avversario risponda, il pubblicosia già interessato ad altre cose. Le rispo-ste dell’avversario non devono mai averela possibilità di fermare il livello crescentedelle accuse.

8. Principio della verosimiglianza. Costruireargomenti fittizi a partire da fonti di-verse, attraverso i cosiddetti pallonisonda, o attraverso informazioni fram-mentarie.

9. Principio del silenziamento. Passare sottosilenzio le domande sulle quali non cisono argomenti e dissimulare le notizieche favoriscono l’avversario.

10.Principio della trasfusione. Come regolagenerale, la propaganda opera sempre a

partire da un substrato precedente, sitratti di una mitologia nazionale o uncomplesso di odi e pregiudizi tradizionali.Si tratta di diffondere argomenti che pos-sano mettere le radici in atteggiamentiprimitivi.

11.Principio dell’unanimità.Portare la gentea credere che le opinioni espresse sianocondivise da tutti, creando una falsa im-pressione di unanimità.A questo punto, dopo avervi messo in

guardia veniamo al dunque. Praticamenteè un fake datato perché non è assolutamentecerto il guru di cui parlavo all’inizio abbiamai scritto o detto questi undici punti, qual-cosa l’hanno detta personaggi dell’epoca,qualcosa, ma non si sa chi.

Allora come si fa a riconoscere se una no-tizia è vera? Io personalmente seguo un si-stema imparato negli anni passati nellastampa, prendo un giornale a favore, unocontro e uno che dovrebbe essere di mezzoe confrontando la stessa notizia la prendoper vera solo se tutti e tre la riportano nellostesso modo. Eppure anche così qualchevolta è una fake.

Perciò affidatevi al vostro buonsenso,leggete senza essere di parte, non condivi-dede mai per non arricchire i furbetti, al li-mite riscrivete la notizia con vostre parolee qualcosa di buono uscirà fuori.

Franco Bottoni

VViiaa BBooddoonnii,, 3311 •• 0000115533 RRoommaa •• 0066..5577228877339999 •• 334400..55338800225533ee--mmaaiill:: bbooddoonnii3311@@ggmmaaiill..ccoomm

FACEBOOK? RETE? FAKE E NON SOLO

TestaccioinTesta 5TestaccioinTesta 5

DONNE, UOMINI

“N on accontentiamoci di cambiaremezzo mondo, quando possiamocambiare uno intero” afferma Lia

Cigarini, femminista e filosofa della Libreriadelle donne di Milano, nel suo articolo “Sullaviolenza ancora” e alla sua riflessione io ag-giungo: lottiamo insieme, donne e uomini, con-tro la violenza sulle donne, contro la legaliz-zazione della prostituzione, contro la miseriadi una politica la cui misoginia oramai non èpiù latente.

Liberiamo il mondo da questa terribileonta sanguinaria che ferisce la dignità umana,perché accade spesso, purtroppo, e accadeovunque, anche in contesti che non preve-diamo, vicino a noi, nelle case, nelle strade onegli androni dei palazzi. Quale orrore siprova nel leggere le storie di queste donneuccise per mano di un uomo sfruttatore, maanche conoscente, compagno o marito.

Lottiamo allora insieme per consegnareuna speranza alle nostre figlie e ai nostri figli,

la speranza di viverecon dignità e nel-l’amore sereno. E’ im-portante che donne euomini lavorino in-sieme per l’educa-zione delle proprie fi-glie e dei propri figlinelle scuole e neiquartieri affinchè lacultura della violenzadi genere scompaia.

Da più di un anno sono associata a Te-staccioinTesta e tra i suoi iscritti ho cono-sciuto uomini impegnati in un incessante la-voro per il benessere del nostro rione ed èanche alla loro forza e determinazione chemi rivolgo per vincere la nostra battaglia epo-cale contro la violenza sulle donne. Vorrei in-vitarli a riflettere insieme sulla “sopraffa-zione maschile”, sulla violenza perpetrata aidanni di una donna che ha detto “no” a que-sta sopraffazione ed è stata uccisa, uno deitanti eventi “orribili” che oltre a suscitarerabbia deve far muovere in tutti e tutte noila coscienza di dire basta! Condividiamo in-sieme queste riflessioni, affinché ci siano uo-mini, abbastanza consapevoli e capaci di edu-care i più violenti tra di loro, perché laviolenza è un comportamento appreso chesi può disapprovare, abbandonare, rifiutare.La violenza sulle donne, la misoginia di unapolitica oramai scadente, la sapienza femminiledi cui il mondo ha necessità per divenire mi-gliore, saranno alcuni temi di prossime ini-ziative e vi cito le più importanti:- Le Sopravvissute: la prostituzione è violenza.

Dalla legge Merlin al Modello nordico eventoorganizzato da Resistenza Femminista eSpace International Gruppo internazionaledi sopravvissute alla prostituzione. Sottoli-neo, tra le altre, la partecipazione di Ales-sandra Bocchetti, filosofa, scrittrice sto-rica femminista 20 novembre 2018, h.16.00, Casa delleLetterature, piazza dell’Orologio, 3.

- La civiltà è nelle mani delle donne. Oggi piùche mai: facciamoci avanti Misoginia termi-nale e protagonismo politico femminile. Re-sistere non basta più.

Con la partecipazione delle filosofe e scrit-trici storiche femministe Luisa Muraro, LiaCigarini, Annarosa Buttarelli .

1° dicembre 2018, h. 10,45-17,45, CasaInternazionale delle Donne Sala CarlaLonzi.Anche se non potrete partecipare, riflet-

tiamo insieme sui temi degli eventi con lenostre amiche e con i nostri amici. Grazie.

Maria Pia Mazziotti

Preparazioni galeniche

Alimenti senza glutine

Omeopatia - Profumeria

Via Marmorata, 133-135 - 00153 RomaTel. 06.574.09.41

ANNA MARIA CIFERRILA CARROZZELLAMi nonno amante de cavalli, andavaper le fiere per compralli, denti in boccacollo lungo e vita snella per poi adattarlialla carrozzella.Me sembra de senti’ er rumore delle ruoteQuando sotto casa se fermava pe’ chiama’mi nonna.Maria: sbrigate tireme giù ‘na pagnottellaOggi se potemo fa’ un panino se lo mangiamoo col prosciutto oppure un formagginomi nonna ie tirava sto’ pacchettoincartato con la carta del fornaro,volete sape’ che c’era dentro? Na stupendasemplice frittata de’ patate col guancialeCon nonna affacciata alla finestraguardavamo er fattorino che rimontasu in cassetta, faceva scocca er frustinospostando piano piano er carrozzino.La domenica poi era na’ festa contutta la famia in carrozzella io, mi nonna, mi madre e mi sorella.Mi nonno c’e portava for de porta, in cassettavicino a me c’era na’ sporta con tutta la merendae na’ grossa torta.Er vino poi era de rigore era bono a mi nonnoIe lo portava er produttore.Er tempo ormai è passato mi nonnose ne andato e’ stato richiamato a pascola’ cavalli nei pascoli del cielo,spero tanto che sia vero.Adesso quando vedo passa’ na’ carrozzellame sembra de torna’ con l’anni indietroquando mi nonno me chiamavaper far con lui ‘na passeggiata ar Colosseoer foro piazza navona, come era bello conlui vedè Roma.

T utti lo sanno, il Rione Testaccio è un MuseoDiffuso perché attraversarlo è un viaggioche abbraccia tutte le epoche, dai resti del-

l’Emporium di Roma imperiale fino ai palazzi diarchitettura fascista e alle testimonianze di ar-cheologia industriale.

Non solo. E’ anche un viaggio di volti: nuovi,vecchi, di giovani, di stranieri, di ragazzi e dibambini schiamazzanti in piazza, di anziani sullepanchine a commentare la Testaccio de ‘na vorta.

I nonni poi li riconosci subito… L’occhio el’affetto dei nonni cresce bambini sereni.

Mi viene in mente una famosa poesia di D’An-nunzio, “La Nonna”:

“D’inverno ti mettevi una cuffiettacoi nastri bianchi come il tuo visino,

e facevi ogni sera la calzetta, seduta al lume accanto al tavolino.lo imparavo la Storia Sacra in fretta e poi m’accoccolavo a te vicino, per sentir narrar la favoletta

del Drago azzurro e del Guerrin Meschino… “

È una nonna dolcissima questa, da favola,come forse non esistono più, o come forse, neesisteranno sempre e dovunque. Vero… l’attitu-dine dei nonni oggi è cambiata; è più attiva, gio-vanile e dinamica. Eppure, la loro importanzanella crescita emotiva e relazionale dei bambini èrimasta immutata.

Nonni e nipoti sono una squadra vincente. Maper quale motivo sono così affiatati?

Basta guardarli a Piazza Testaccio, davanti alforno o al parco-giochi… I nonni hanno tempo

e, nel tempo, sono storia. Col nonno si giocavaa carte e con la nonna si facevano i biscotti.Oggi, estranei ai ritmi frenetici e stressanti dellaquotidianità dei loro figli, si occupano dei nipoti,giocano con loro, li aiutano nello studio, li accu-discono, li prendono da scuola per portarli adanza, a calcio, all’oratorio, al parchetto. Nellavecchiaia sembrano ritrovare giovinezza e nuovovigore.

Anche noi ci siamo soffermati a guardarli men-tre accompagnano i bambini a danza o accarez-zano, con una sorta di nostalgia, quello chignonche addolcisce ogni volto.

Spesso sono lì, assorti sulle poltrone dellascuola, in attesa del termine della lezione. Pen-sano, si guardano attorno, si riposano, si raccon-tano attraverso i ricordi di quando ballavano an-che loro o avrebbero voluto farlo ma il contestostorico e sociale dell’epoca non glielo aveva per-messo oppure ci raccontano aneddoti dei loro ni-poti che poi, inevitabilmente riconducono a mo-menti lontani della loro vita, come se in qualcosadell’indole o del carattere di quel nipote ritrovas-sero loro stessi, in una sorta di continuità indis-solubile perché radice di un albero e rami di unaltro albero ancor più antico.

Li osserviamo tutti, lì in sala d’aspetto o du-rante le lezioni aperte al pubblico prima di Natalee a giugno, a fine di ogni corso. Come farebbero i bimbi senza questi nonni? Comefarebbero i nonni senza i loro bimbi?

Quante volte, però, per scherzo o per monito,la voce di qualche nonno in difficoltà a far scollaregli occhi del nipote dal maneggiare il cellulareecheggia “Ai miei tempi, fuori casa, c’erano solole cabine telefoniche che funzionavano a gettoni!”mentre le nonne più smart che cercano di stareal passo con i tempi “Se fossi nata io in questa

epoca di App, Touch, Whatsapp, Emoji, Sms,Mms!”

A questo rapporto unico e speciale si è ispirataMilena Zullo, coreografa di profonda sensibilitàumana e sociale tra le più apprezzate della danzacontemporanea italiana ed europea e autrice dinumerose creazioni artistiche.

Dall’idea di raccontare il forte legame genera-zionale “nonno-nipote”, realizzerà a breve, pressoArte Balletto (la scuola di danza di Testaccio), unlaboratorio di Teatro e Movimento dove i prota-gonisti saranno proprio le figure dei ‘nonni’ e lefigure dei ‘nipoti’. Tutti nonni veri, tutti veri ni-poti.

Attraverso percorsi da raccontare, vivere e re-spirare come fossero una fresca ventata di vitalità,di nuova crescita e di amore, ‘scambiarsi i panni’diventerà un’esperienza unica di giocosa scoperta,di sana riflessione e riabilitazione di quell’ascoltoche potrà trasformarsi, attraverso la parola e ilmovimento, in un dialogo di reciproco arricchi-mento.

Tutti scopriranno una nuova dimensione: i‘nonni’ non saranno più dei vecchi perché ritro-veranno nuove speranze; i ‘nipoti’ scopriranno,nell’esperienza appesantita dal tempo dei ‘nonni’un rispetto più profondo ma anche una nuova at-tenzione alla vita, una testimonianza a cui attin-gere, un dono inestimabile da tramandare per ce-lebrare il valore di Famiglia e della sua storia neltempo.

Gabriele D’Annunzio scriveva:“ …E quando il sonno proprio mi vinceam’accompagnavi fino alla mia stanza,e m’addormivi al suono dei tuoi baci.Allora agli occhi chiusi m’arrideadi fantasime splendide e fugaci

in mezzo ai fiori, una gioconda danza”

6 TestaccioinTesta

Forza venite Nonni!

Piatto che nacque a Testaccio, a ridosso del Mattatoio, nelleosterie locali che utilizzavano anche gli scarti di carne at-

traverso il tanto acclamato “riuso” e che ancora oggi potretegustare presso il Mercato di Testaccio.

Da un solo pezzo di muscolo si traevano due piatti nutrientie molto apprezzati: un sostanzioso brodo da servire nelle freddegiornate invernali e con quello che avanzava si creava una pa-dellata con tanta cipolla e pomodori, dove la carne veniva ta-gliata a pezzi quasi picchiata (qui, Picchiapò) e sbattuta sultagliere per poi finire in padella.

Il buffo nome Picchiapò proviene anche da una favola inprosa romanesca di Trilussa che racconta di un personaggio dinome Picchiabbò! - TRILUSSA: Picchiabbò, ossia La moje derciambellano: prosa spupazzata dall’autore stesso, Roma, Edizionid’arte Fauno, 1927:

“…Picchiabbò, er buffone de Corte, era un ometto accusìpiccolo che uno se lo poteva mette in saccoccia come la chiavede casa. Quanno camminava faceva tre passi, un zompo, unapiroletta e un capriolo per via che essenno la capoccia più grossader corpo, ogni tanto je spiommava e je faceva perde l’equilib-brio.

Picchiabbò era una specie de fenomeno vivente perché eranato morto, mentre c’era la guerra co’ li turchi. Sicome era fijo

d’una vivandiera ch’aveva tenuto testa a venti sordati nemmichi,er Governo, co’ delicato pensiero, l’aveva messo ner Museo Na-zionale der Risorgimento, chiuso in un barattolo de vetro, sottospirito come le cerase, e, su la targhetta, ciaveva scritto: MA-CROCEFALO N. 90.

Picchiabbò era rimasto lì, a mollo, pe’ vent’anni e passa,senza dà mai segni de vita. Ma una notte, che è che nun è, Pic-chiabbò se mosse, e come se lo spirito j’avesse ridato la forza,aprì l’occhi, se guardò intorno: poi, co’ la capoccia cominciò aspigne er coperchio der barattolo e uscì de forza arzillo e contentocome un sartapicchio.

Qui la storia der nano cià un punto nero: ma questo nun vedeve fa’ impressione, perché la storia è piena de punti neri. E’vero che segna tutte l’entrate e tutte l’uscite de li secoli co’ laprecisione d’un reggistratore automatico come cianno li pizzica-roli. Ma cor reggistratore che succede? Che er padrone de la piz-zicheria, che sarebbe er postero, se fida de quello che spigne litasti. Se er commesso è un fottuto in saccoccia e incassa pre-sempio dieci e settantacinque e spigne quattro e cinquanta, lamachinetta de la storia che segna?

Quattro e cinquanta.E così er postero arimane contento e cojonato.Quello che ve posso di’ è che Picchiabbò, a forza de caprioli

e de piroette, se fece strada e arivò fino a la Reggia, pe’ fa rideer Re. Prima e doppo de lui questo è successo, der resto, pure atant’ommini seri...”

Francesca Taricone

TestaccioinTesta 7

IL PICCHIAPÒ

“Sora Marì c’avete un li-mone?”. Era il Testac-cio di un tempo, i pia-

nerottoli delle case popolarisembravano indistinguere unappartamento dall’altro: l’alloramodello di vita, oggi si potrebbedefinire delle “porte aperte”, cer-tamente non esclusivo ma moltoevidente nella “piccola Parigi”,definizione coniata dai testac-cini più “veraci” per definire lebellezze di un’area che, perquanto centrale, rimaneva unpo’ isolata dal resto della Capi-tale perché racchiusa tra Lungo-tevere Testaccio, Via Galvani el’antica Via Marmorata, lì dasempre!

Era l’epoca dei pochi lampion-cini appesi alle pareti dei palazzi,scarsa illuminazione pubblica edi notte le strade erano preva-lentemente tenute in vita dallepizzerie e trattorie presenti nellazona, un’abitudine mangerecciamai persa, mentre d’estate erafacile trovare gente intenta agozzovigliare fino alle ore piùpiccole. Di giorno i bottegai con-versavano tranquillamente conla loro poca clientela cui nessunafretta li costringeva a freneticiviaggi da un capo all’altro delRione o, peggio ancora, dellacittà. Insomma, la vita nel Rionesomigliava al tipico scorrere delvissuto in uno dei tanti paesettidella campagna romana, quelliappena “fuori porta”.

Tale quadretto aulico, memo-ria del tempo, sta sparendo as-

sorbito dal “moderno moderni-smo” il quale confuta i modellisociali autoctoni di volta in voltacreati e poi distrutti per far po-sto a nuovi modelli, a nuovemode spesso favoriti dalle tec-nologie, lasciando appesi ricordie tradizioni, svuotando un con-tenuto sociale pian piano fati-cosamente conquistato, per ce-dere il passo all’anonimato dellegenerazioni che si avvicendanoe sostituiscono le precedenti.

Il volto di Testaccio sta cam-biando lentamente ma non è unvero e proprio naturale avvicen-damento nel quale si potrebberorintracciare i prodomi costrut-tori del Rione, cui ho scrittoprima e ormai persi per sempre.Tale evoluzione non segue né lemode, né il naturale maturare digenerazioni che si sostitusconol’un l’altra, è lo sfortunato mo-dello economico asociale adot-tato che tutto pialla, nasconde,spezza i legami di amicizia for-matisi in tanti anni di pacifica egioiosa convivenza nelle strettospazio di Testaccio.

Non c’è quasi più il bottegaiocol quale discutere e vivere le no-tizie del Rione, col parlottare diqualcuno spesso con un pizzicodi ferocia; oggi c’è il freddo su-permercato: “entra, scegli, pagaed esci”, al massimo un salutoalla cassiera! Ancor di peggio sista consolidando l’e-commerceove addirittura l’unico contattoè di qualche minuto con uno sco-nosciuto per la sola firma sulla

ricevuta della merce ordinata. èl’indifferenza che si sta facendostrada, un isolamento che tra-volge anche i più consolidati rap-porti sociali trasformando i mi-crocosmi tipici cittadini qual èTestaccio, in una città incoloredi cui abbiamo già la visione of-ferta dai grandi quartieri peri-ferici, palazzi dor mitorio prividi qualsiasi area di scambio in-terpersonale, abitato da genteche lavora o studia lontano dallapropria abitazione, causa primacui il loro “tempo di vita” a di-sposizione è sempre meno delnecessario.

Come ho scritto prima, sitratta del “moderno moderni-smo” ma non esiste un vero “mo-dernismo” perché ogni e poca nelsuo lungo o breve lasso tempo-rale è moderna! In effetti neglianni ’50, l’indimenticato ClaudioVilla (il “reuccio”) nella sua “Vec-chia Roma” iniziava con: “Oggier modernismo / der novecentismo/ rinnovanno tutto va, / e l’u sanzeantiche e semplici / so’ ricordi chesparischeno...”. Sì, in effetti già ipoeti dell’epoca vedevano sparirele antiche tradizioni via via so-stituite dalla ventata innovativadel post-bellico, con l’importa-zione di mode aliene molto piùdinamiche della vita testaccinaquasi condizionata dal lentofluire del Tevere. Però il Rionesostanzialmente rimaneva tale,solo un po’ più rumoroso.

Oggi si sta andando verso ilclassico “punto di non ritorno”:purtroppo le nuove mode, inuovi modelli sociali strumen-tati dalla tecnologia informaticapervadente ogni cosa, stannovirtualizzando perfino i rapportiumani con “processi comunica-tivi tra persone assenti”, scio-gliendo così questo antico Rionein una sorta di film dell’horror.

Noi dell’Associazione Testac-cioinTesta sfl assieme ad altreAssociazioni locali, stiamodando un fortissimo contributoper tentare di ricreare quei rap-porti tra le antiche e le nuove

famiglie residenti nel Rione, or-ganizzando poli di aggrega-zione rivolti agli anziani colPortierato, con la progettazionedi numerose attività a sfondosociale tra cui la ricostruzionedi “Campo Testaccio”, la crea-zione di un “Circolo di Canot-taggio Roma Sud” a lato diPonte Testaccio; informiamodelle novità culturali, commer-ciali e di vita locale con tre sitiInternet e con 5 edizioni/annodel giornale TestaccioinTesta -tirature di un minimo di 3.000copie ad edizione, contribuiamoalla manutenzione del AreaGiochi Bambini” di PiazzaSanta Maria Liberatrice e tantealtre cose.

Per far tutto questo abbiamobisogno dell’aiuto dei testaccinie soprattutto dei commercianti,onde contrastare la resistenza alcambiamento offerta da un’Am-ministrazione Pubblica semprepiù impoverita dagli eventi e chetrova difficoltà a gestire la cittànei minimi dettagli. Allora, lanostra diventa una “missione”per evitare al Rione Testaccio -come sta accadendo nelle altrearee di Roma - la nostalgica con-clusione della canzone di Clau-dio Villa: “... / E li sogni / sognatiall’ombra / d’un cielo blù, / so’ ri-cordi der tempo bello / che nun c’èpiù.”

Lorenzo Romano

8 TestaccioinTesta

VECCHIA ROMA... SOTTO LA LUNA NUN CANTI PIÙ

TestaccioinTesta 9

A Roma, verso la fine della Repubblica, l’imitazione di formestilistiche greche e orientali era in voga non soltanto inarchitettura, ma nell’arte in generale. Per questo il tribuno

Caio Cestio volle come sepolcro una piramide, scrivendo nel testa-mento che fosse ultimata entro un anno dalla sua morte, come ri-corda l’iscrizione scolpita sul fianco orientale del monumento.

Al di sopra, come anche nel lato opposto occidentale, è inciso agrandi lettere il suo nome: C. Cestius L. f. Pob(lilia tribu) Epulo pr(ae-tor) tr(ibunus) pl(ebis) VIIvir epulonum. La Piramide, eretta tra il 18e il 12 a.C. in soli 330 giorni, attigua a Porta San Paolo, sorgeva al-l’incrocio di due importanti vie di transito, la “Ostiensis” e il “vicusPortae Raudusculanae”. Fu inclusa nel III secolo nella cinta dellemura Aureliane avendo ad est la Porta Ostiensis e una posterula adovest, raggirata da un diverticolo che congiungeva le due strade,che a loro volta riunendosi davano vita alla via Ostiense extraurbana.

Caio Cestio fu settemviro degli epuloni, gran sacerdote del col-legio preposto a organizzare i banchetti sacri, dispose la costruzionedel ponte omonimo per congiungere l’isola Tiberina con gli inse-diamenti al di là del Tevere. Si è supposto, inoltre, che Caio Cestiosoggiornasse con il fratello in Asia Minore per commerciarvi,un’ipotesi ricollegabile al suo testamento, in cui aveva espresso ildesiderio di avere nel sepolcro le lussuose vesti e gli arazzi, gli “at-talici”, ad imitazione dei sovrani pergameni. La disposizione, però,non fu eseguita per una legge del 18 a.C. avversa agli oggetti dilusso. Gli eredi con la vendita delle stoffe fecero fondere due statuebronzee, andate perdute, con cui ornarono il lato orientale dellaPiramide.

Le iscrizioni della Piramide ricordano anche i nomi degli amiciillustri di Caio Cestio, esemplificativo quello del genero di Augusto,Marco Agrippa, morto nel 12. a.C., che costituisce il termine antequem per l’erezione del monumento: una testimonianza isolata esuggestiva della moda egittizzante introdotta a Roma con la con-quista della terra dei Faraoni (31 a.C.). La Piramide poggia soprauna grande fondazione di travertino ed è costruita inopus caemen-ticium, rivestito con blocchi di marmo bianco. Alla base misura m.29.50 per lato ed è alta m. 36.40. Agli spigoli erano quattro basiper colonne, e altre due per statue verso oriente, con un’iscrizioneche forniva l’elenco degli eredi e le disposizioni testamentarie. At-traverso un corridoio rivestito di opera laterizia, dal lato nord-ovest si arriva alla cella funeraria rettangolare (m. 5,90x4,10), concopertura a botte, rivestita con materiale fittile intonacato, a difesadall’umidità. Sulle pareti era dipinto un grande zoccolo. Alcuni

candelabri avevano la funzionedi dividere la superficie murariain riquadri monocromi nei qualierano inseriti vasi lustrali, alter-nati a piccole figure di Ninfe, se-dute o in piedi, in atteggiamentodi offerta e di meditazione. An-che la volta era dipinta sontuo-samente. Divisa in scomparti, or-ganizzati intorno ad un clipeocentrale forse con l’effigie di Ce-stio, dagli angoli convergevanoverso il centro quattro figurealate (Vittorie), piuttosto rigidee stilizzate, con corone e ghir-lande, alludendo ad un’apoteosi

andata perduta. Le pareti, scompartite in grandi riquadri a fondounito, i motivi ornamentali dei vasi e dei candelabri, le grottesche,costituiscono un raro esempio del terzo stile della pittura a Romain età augustea. Le figure muliebri isolate su sfondi monocromi siricollegano ai pannelli di Diana e della Primavera, provenienti daStabia, al Museo Archeologico Comunale di Napoli. Il cadavere diCestio fu probabilmente il solo custodito entro un sarcofago nelmezzo della cella. Il corridoio fu chiuso con un muro che i depre-datori nell’età di mezzo abbatterono. La Piramide divenne partedel sistema difensivo della città, come il Castro Pretorio, l’anfiteatroCastrense, gli acquedotti e, fruendo di una manutenzione costante,si conservò integra.

Nel Medioevo, la credenza popolare la identificò come “metaRemi”, collegandola con un’altra piramide molto simile e coevapresso l’attuale via della Conciliazione, indicata come “meta Romuli”,distrutta nel XVI sec. da Alessandro VI. Nei disordini del 1410,quando ben tre Papi lottavano tra di loro per il soglio Pontificio,furiosi combattimenti si svolsero attorno alle mura cittadine ePorta San Paolo venne attaccata dagli Orsini. Secondo le cronachedell’epoca, la porta risultava ben fortificata proprio grazie alla Pi-ramide, che si era tramutata in bastione con i parapetti. Alcunevedute di Roma, eseguite tra la fine del XV e l’inizio del XVI, ricor-dano che un’altra piramide (forse due) era sulla via Flaminia, al-l’inizio dell’attuale Corso Umberto. La Piramide Cestia divenneoggetto di particolari attenzioni da parte dei viaggiatori, per laforma inconsueta e per il riferimento fantasioso alle origini dellafondazione di Roma. Francesco Petrarca la ricordava come la tombadi Remo, alla fine del XV secolo. Nei primi anni del Seicento ilBosio raggiunse la camera sepolcrale, apponendo la firma su unaparete. Come ricorda una iscrizione sul lato occidentale, nel 1656Alessandro VII dispose il restauro della Piramide, che si protrassefino al 1663. Esiste anche un progetto del Borromini per trasfor-mare la cella funeraria in chiesa,che fortunatamente non ebbe se-guito All’esterno furono rialzate agli angoli del lato occidentale ledue colonne scanalate, emerse nello sterro. Ad est furono rinvenutele basi di due colonne e i cippi iscritti, ora ai Musei Capitolini eframmenti delle soprastanti statue bronzee. Furono altresì ripri-stinate le dimensioni originarie, essendo l’impianto quattro metrial di sotto della base delle mura Aureliane. Nel corso del restaurosecentesco fu praticata la piccola apertura sul lato occidentale.Della decorazione, già degradata ai tempi di Alessandro VII ed orascarsamente leggibile, furono fatte copie nel secolo XVIII, conser-vate a stampa nel Museo della via Ostiense a Porta San Paolo.

Franco Bottoniricerche archeologiche di Stefano Marinucci

TestaccioinTesta 9

LA PIRAMIDE

RAFFAELLA LA CROCIERAER ZINALEGiranno distratta pe casa,tra tanta robba sfusa,ha trovato: ah! come er tempo vola,er zinale de scola.Nero, sguarcito,Un pò vecchio e rattoppato,è rimasto l’amico der tempo passato.Lo guarda e come se gnentea quell’occhionispunteno li lucciconi,e se rivede studenteallegra e sbarazzina

tanto grande, ma bambina.Lo guarda e come un’eco risentequelle voci sommesse: Presente!Li singhiozzi, li pianti,li mormorii fra li banchi,e senti… senti…pure li suggerimenti.Tutto rivede e fra quer che resta,c’è la cara sora maestra.Sospira l’ècchese studente, perché sache a scola sua non ce potrà riannà.Lei cià artri Professori, poverina.Lei cià li Professori de medicina.

POESIE ROMANESCHE a cura di Franco Bottoni

NADIA PUGLIELLILE CENTO LIRE Ereno sàgre pe’ me le cento lire che ‘gni matina me tenevo strette in mano, dovevo da decide in poco tempo si compramme ‘na pagnottella o fa’ gode la gola mia e ariempì le saccocce co’ li bastoncini de regolizzia. Nu’ era facile da prenne ‘na decisione, affrettavo er passo pe’ nu’ famme prenne da la tentazzione, la gola profonna prenneva er sopravvento,

la strada che ciavevo da fa era sempre quella e si la cambiavo nu’ potevo arivà in tempo ar sòno de la campanella! Sospiravo quanno vedevo la bottega, quarche vorta filavo dritta, l’àntre vorte entravo e già me sentivo in corpa, le prennevo co’ la mano tremolante e mentre me spariveno le cento lire sentivo er pentimento che lo stòmmico m’avrebbe reclamato che puro quer giorno nu’ avrebbe magnàto!

FRANCESCA TARICONETESTACCIOCanovaccio de tante storie disteso ar sole. Brogliaccio de parole ‘n corsa, pagliaccio che ce ridà a braccio alla sua gente sorisi, scherzi e verzi immerzi ne le sue anfore a onor der tempo passato...

ER TEVERELa mia artra città ne la città eterna..dove trovo e ritrovo spazzio, luce, pace, respiro, divertimento e la consapevolezza di quer che sono o di quer che vorrei esse ner momento presente.

ALESSANDRO PAONEPE’ TESTACCIOPe’ lungotevere stasera c’è ‘n profumo,se sente ‘n’aria nova, è primavera!gorgoja fiume sotto ar cornicione,er ponentino, che soffia la sera,leggero e delicato, è come ‘na canzone,li platani se sgulleno la chioma,e ‘n gatto cerca ‘n sorcio pe’ la cena.Testaccio mia sei meravigliosa,così tranquilla, bella e silenziosa!è vero! le strade so’ deserte, ma che scena!giranno a destra pe’ Gustavo Bianchi,me trovo su lo sfonno li giardini,pieni de gente e tanti regazzini,Eugenio su la porta se li guarda,

e Annibbale, co’ la pajola accesa,aspetta, che chi s’è messo a sedeconsumi ‘na biretta e ‘na gazzosa.All’osteria lì, proprio sur cantone,ce sta mi nonna co’ l’amiche sue:“Bello de nonna viè...e magnete ‘n carzone”a no’ quanto sei bella quanno ridi schietta,co’ quer bicchiere ‘n mano e la canzone:“E io me chiamo Annita, è cosa detta,e lo sà tutto quanto er vicinato!”Questa era Testaccio mia der passato,adesso è solamente confusione,piena de banche, attori e gente snobbe,io nun t’ariconosco più, sinceramente,e pe’ le stesse strade tanto amate...mo’ ce cammino co’ le luci spente!

ROBERTO MARTINIA TESTACCIOTu me dirai “che d’è Testaccio?” so li cocci de quer monte antico le mura la Piramide e l’abbraccio che er Tevere je fa come n’amico.Qui ‘ndo vive er popolo poraccio qui ce so’ nato, me n’avanto e dico che si tratti sto rione a straccio Amico bello, me te fai nemico.Qui poi trovi er carattere romano vero, sincero , forte e combattivo de ommini che c’hanno er core in mano.E quann’er tempo tuo da sur cattivo viettene ‘mmezzo a sto gener’ umano solo così te senti d’esse vivo.

A ZIA LUCIANASo’ novanta e so’ proprio tanti Circondata da amici e da parenti Che te fanno l’auguri tutti quantilo pure so’ felice e so’ contento così felice che persino canto che a cento ce ridai l’appuntamento.

TestaccioinTesta 11

ENRICO CACCIAGLIAA tutti gli inutili "maschi"di merda

che solo male sanno fare... E a tutte le donne

FEMMINICIDIOFare un male cosi grande non comprendoa una persona che amiamo nel profondoeppure troppo spesso una notizia ci stupisceper un'altra vita "amata" che finisceallora mi domando quello è amore...uccidere perché non corrispostoquel sentimento non può nascere dal cuorenon credo ne abbia uno chi fa questoio credo che ci sia una parte oscurain quell'animo intriso di velenouna malvagità e una cattiveria puradi cui quel mostro non potra mai fare a meno...

Nella magnifica cornice dell'ex Mattatoio di Testaccio,nel locale Pasta e Spätzle di Via Galvani 62, c'è un an-golo di Svizzera dove Lia e Patrick vi preparano gu-

stose specialità d'oltralpe. Non di meno e se volete c'è anchecucina romanesca. Con un ottimo perfezionismo, lì, da Lia ePatrick, l’arte della cucina svizzera si accosta alla cucina ro-manesca permettendo di comprendere la differenza tra leusanze del tipico ambiente del Centro Europa, caratterizzatodai suoi miti periodi estivi e le sue fredde invernate in contrastocon i caldi periodi estivi e le miti invernate romane, una sortadi compensazione che si estende su territori molto simili maseparati dalle gigantesche Alpi.Non è mai stato sufficiente questo confine naturale ad evi-

tare l’incontro tra due culture nutrizionali caratterizzate daprodotti commestibili locali non troppo differenti, mentre sievidenzia la necessità di produrre pietanze abbondanti di ca-lorie ben più adatte ai climi medio-freddi, piuttosto che piattidedicati per lo più al dio greco Comus dei banchetti, tipicheabitudini romanesche.In realtà la cucina svizzera, proprio perché nasce in una

nazione posta al centro dell’Europa, racchiude il meglio diquella tedesca, francese, olandese e perché no, italiana. Iltutto è stato selezionato nei secoli per rispondere ai climi diquell’area geografica, in contrasto con la libertà della cucinain generale italiana, meno soggetta a risolvere questioni dinutrizione. Tant’è vero che la Storia parla di “pranzi luculliani”per indicare il tipico banchettare dalla durata e dalle portate...illimitate, emblema della nobiltà di una Roma del II Secolod.C. e poi trasmesso di generazione in generazione fino aigiorni nostri.Ma non sempre l’abbondanza di cibi è salutare, l’antico

proverbio “uccide più la gola che la spada”, non mai è da di-menticare...Si può comparare la cucina romanesca con quella sviz-

zera?

Lia e Patrick vi offrono la possibilità di farlo!Analizzando il menù proposto da Pasta e Spätzle si scopre

un ottimo mix nei piatti: le tipiche paste romanesche con unpizzico di insaporimento d’oltralpe leggero e gustoso, v’è lospätzle al gruyere, oppure a cacio e pepe ma anche tonnarellia cacio e pepe e in alternativa fettuccine in variazioni nostrane.Tutto questo solo come primi piatti ma se passiamo ai secondiallora si ha tutta l’energia indotta ad esempio da un hot dogdi maiale, o da una salsiccia bratwurst con patate al forno,oppure la paclette e la fondue per scaldare le fredde giornateinvernali.Quindi, da Lia e Patrick c’è da assaggiare, da gustare come

due culture gastronomiche si incontrano ma anche l’ambientefa la sua parte, trovandosi in una delle zone più antiche diRoma, ci riporta alle tipiche “fraschette” medievali ove si man-giava porchetta e si beveva il vino dei Castelli!Per i più esigenti lì al Pasta e Spätzle c'è anche la cucina

sana a bassa temperatura (sotto vuoto con roner cottura a65°C). Insomma, ce n'è per tutti i gusti!

Lorenzo Romano

Svizzera vs Italia... sui piatti di cucina

12 TestaccioinTesta

NotizieSpotdall’AssociazioneNotizieS

Vacanze di Natale: nel mese di novembre Testaccioin-Testa ha partecipato al Bando di gara “Natale in Centro”per l’assegnazione di un fondo destinato alla realizza-zione di eventi per le festività natalizie. Se il Municipioassegnerà il fondo a TestaccioinTesta, sono previsti duepomeriggi di spettacoli per bambini nell’Area Giochi diPiazza Santa Maria Liberatrice e due pomeriggi di cantie balletti in Piazza Testaccio.

Per il 19 dicembre è prevista una manifestazione conraccolta firme per proseguire la battaglia su “Campo te-staccio”. La manifestazione è organizzata dalla nostraAssociazione insieme con Testaccio in Piazza, Asd RealTestaccio e Riprendiamoci Campo Testaccio Tutte lealtre Associazioni interessate al problema sono invitatea partecipare in modo di unire le forze. Un invito soprat-tutto a tutti i testaccini e non che vorrebbero rivedereCampo Testaccio calcato dai nostri giovani e giovanis-simi. Non perdiamo questa occasione per farci sentire.

Il giorno 23 Novembre TestaccioinTesta come membrocivico dell’Osservatorio “Verso Rifiuti Zero” del Munici-pio I Roma Centro, ha ospitato il primo tavolo tecnicocon la partecipazione di cittadini, associazioni e AMAper avviare delle possibili collaborazioni sul nuovo si-stema di raccolta dei rifiuti, già in essere per le utenzenon domestiche, così come avevamo informato in occa-sione della giornata del 27 Settembre presso la Cittadell’Altra Economia.

.

“Cari amici , sicuramente alcuni di voi , sopratutto lemamme ed i papà si saranno accorti che negli ultimitempi all’interno dell’area giochi di Piazza Santa MariaLiberatrice, è in corso una ristrutturazione delle pan-chine. In collaborazione con il Comitato Area Giochi,

Vacanze di Natale

Campo Testaccio

A.M.A

Area Giochi

siamo riusciti a reperire, grazie al Servizio Giardini, le“stecche” per sostituire quelle logore o rotte...

Poi grazie all’ausilio di alcune giovani artiste, che sisono offerte in forma totalmente gratuita, abbiamo cer-cato di abbellirle un po’... il risultato lo potete vederecon i vs occhi. Ringraziamo per questo artistico lavoroFrancesca Leonardi per le panchine multicolori, ValentinaFabiani per la panchina con la montagna e le piccole au-tomobiline, Alessia Callegati per quelle zebrate. Ringra-ziamo anche tutte le altre persone che hanno smontato,pulito, scartavetrato ecc. con encomiabile partecipazione.

Abbiamo chiesto altre “stecche” al Primo Municipioed all’ufficio giardini per poter terminare l’opera all’in-terno dell’area giochi e se possibile estenderla all’interapiazza dove numerose sono le panchine in rovina. Il ma-teriale utilizzato è stato comprato anche con il ricavatodelle vostre donazioni presso i salvadanai sparsi nei varinegozi del Rione ...

Contiamo di darvi presto ulteriori buone notizie.Coordinamento TestaccioinTesta - #miglioriamoilrione“

Attuale stato di un tratto della banchina di Lungote-vere Testaccio. Stiamo collaborando con "Agenda Tevere"per il ripristino, la fruibilità e il decoro del fiume compresotra la diga di Castel Giubileo e la foce. Ci stiamo prodi-gando con estrema serietà e impegno.

Agenda Tevere

TestaccioinTesta 13

L’UNITÀ DELLO STATO SECONDO UN GRANDE PRECURSORE DELLA RIVOLUZIONE FRANCESE

SIEYÉSL’ENERGIA DELL’INSURREZIONE ENTRÒ NEL MIO CUORE

L’abate Sieyès nasce a Frejus nel 1748da una famiglia di condizione plebea.Intraprese il percorso ecclesiastico

per far carriera. Da prete amministratoredivenne gran vicario di Monsignor de Lu-bersac vescovo Chartres. Nominato, a que-sto titolo commissario della diocesi alla Ca-mera suprema del Clero di Francia nel 1786,fu eletto nel 1787, tra i rappresentanti delclero all’Assemblea Provinciale della Regioned’Orléans e fu là che maturò una posizionepoliticamente ostile, pur appartenendo luistesso ad uno degli ordini privilegiati.

Nel 1780, quando la monarchia conti-nuava ad ostentare l’assolutismo, ampistrati di popolazione erano incolleriti controla gerarchia fondata sulla distinzione dei treordini “Nobiltà, Clero, Terzo Stato”. Gli uo-mini non nascono tutti uguali? E tali do-vrebbero rimanere; il sussistere di disegua-glianze a carattere sociale e fiscale di cuigodevano nobiltà e clero non violava la na-tura, la ragione e la felicità?

In ragione di questo, Sieyés scrisse unopuscolo di 127 pagine, diviso in 6 capitoliapparso all’inizio del 1789, squillante ma-nifesto delle rivendicazioni del Terzo Stato:Qu’est-ce que le tiers état? Ovvero Che cos’èil Terzo Stato? Sieyès rispondeva nel se-guente modo: 1° Tutto - 2°Cosa è stato, finoad ora, nell’organizzazione politica? Niente- 3° Cosa chiede? - Diventare qualcosa.

Tutto “Il Terzo Stato è una nazione completa” af-

finché esista e prosperi, abbisogna di attivitàpubbliche e private. Il Terzo Stato compietutte le attività private quali: agricoltura,

industria, commercio, professioni scienti-fiche e liberali, per finire svolge servizi do-mestici meno stimati. Il Terzo Stato com-prende dunque tutto ciò che appartiene allanazione e quello che non fa parte del TerzoStato non può considerarsi come apparte-nente a essa.

NientePer definizione il Terzo Stato è l’insieme

di chi fa parte dell’ordine generale sottopo-sto alle leggi comuni, i non privilegiati. Inragione di questo per non essere schiacciatodeve legarsi con ogni sorta di bassezze a ungrande. In definitiva non è libero.

“Non si è liberi in base a privilegi, ma inbase a diritti che appartengono a tutti”.

La verità e che, se questo Terzo Stato do-vrebbe essere tutto, non è niente perchél’élite che dovrebbe essere niente è tutta.Cos’è dunque l’apparato dello Stato se nonla testa di questa grande moltitudine riser-vata e potente economicamente che attra-verso i suoi membri arriva a tutto ed esercitain ogni luogo tutto ciò che vi è di essenzialein ogni settore della cosa pubblica?

QualcosaIl Terzo Stato non ha da distribuire im-

pieghi, benefici, nessun potere di prote-zione; mentre al contrario qual è quel per-sonaggio popolare che non abbia ai suoiordini una gran folla di uomini del popolo?

Si continuava a far rappresentare il TerzoStato da persone macchiate di privilegi,mentre aveva sugli altri un’indubbia supe-riorità numerica. Come si poteva sostenere,da un lato, che la legge era l’espressione dellavolontà generale e pretendere che la volontà

di un numero molto inferiore d’individuipotesse equilibrare tante volontà partico-lari? L’opuscolo di Sieyés traduceva con forzauna duplice esigenza allora dominante: odiodei privilegi, ed esaltazione dei non privile-giati. Sieyés rielaborava un pensiero di Rous-seau: l’unità dello Stato, che non si trovavanel corpo popolare composto dagli indivi-dui, ma nella Nazione. Il Terzo Stato era laNazione, gli altri due ordini no; il suo pen-siero avrebbe avuto infinite conseguenze edè ancora di grande attualità. Anche oggi, in-fatti, le ingiustizie sociali ed economicheche crescono in modo esponenziale, non èuna caratteristica di un buon governo, madi un cattivo governo. Oltre a tutto, sonoindice d’instabilità, che ha sempre, come lastoria insegna, esiti non sempre pacifici.

Goffredo Taricone

ISCRIZIONI 2019

Proseguono le iscrizioni

alla nostra Associazione

per l’anno 2019.

La quota sociale è di

euro 20 annui.

Per informazioni:

[email protected]

340.0003069

Mo io devo da dì che parecchievorte amio parlato de la nostrabella via Marmorata, certo ‘na

strada piena de storia antica, e piena deleggenne, ar punto tale da esse coinvortain vari eventi che vanno da la Roma anticafino a oggi. Ma ancora ‘na riflessione vojiofa, arifacennome a quanno ‘sta strada ‘nco-minciava da S. Maria in Cosmedin, pe’ poiariva fino a la Piramide de Caio Cestio, e ‘ariflessione è che manco a fallo apposta, ‘stastrada c’ha tre punti particolari che so pienide leggenna e de storia, appunto come sta-vamio a dì quarche rigo sopra. Er primo èall’incomincio de la strada a Santa Mariain Cosmedin, un punto de inizio eccezio-nale, perchè se aricconta che forse propiolì, era sorta la famosa Porta Trigemina, fa-mosa perchè intanto la sua nascita ed ilsuo nome sono un mistero. Quanno nac-que nun se sa bene, e nun se sa come erafatta, e perchè doppo tanti nomi passò allastoria cor nome de trigemina, comunquearcuni studiosi sostengheno che ‘sta portaaveva tre archi uno affianco all’artro, maartri invece dicheno che ereno tre archiuno appresso all’artro, e questo poteva giu-stificà er nome de trigemina, ma quarcunosprofonnò ‘nder crede che se chiamassecosì, perchè de que li tempi vicino a lei c’eraun ladrone fio de ‘na mignotta, che osòpuro arubbasse li bovi de Ercole, che capiraia questo un gne potevi fa un cazzo degnente che je puzzava subbito er fiato e tepiava pe’ er corvattino e te sbatteva armuro come un capretto, e fu così che ‘sto

fregno de Ercole incazzato nero, ammazzò‘sto ladrone de nome Caco, che poi dico ioa ‘sto poro fijo ‘n’artro nome un gno potevamette a matre, te pensa quanno l’amichi jechiedeveno: a morè come te chiami, e luiarisponneva Caco, gni vorta era ‘na sgar-gamella che levete. E Ercole s’ariprese libovi e vicino a sta porta ce fece un tempiode ringraziamento pe Giove padre e sul-l’arco de la porta ce fece scorpì tre vorte ‘acapoccia der povero ladrone, e quinni sem-brerebbe che pe questo sto arco fu chia-mato trigemino.

Er seconno punto è circa a metà stradaquanno ormai fiancheggia da ‘na partel’Aventino e dall’artra Testaccio, andove c’èL’arco de San Lazzaro, detto puro l’arco deli Vespilloni oppuro l’arco de le Sette Vespe.‘St’arco ‘na vorta era a cavallo de via Mar-morata ancora stretta ma piena de gloriape li pellegrini che ce passaveno pe annà afa visita ar santo seporcro de San Paolofora le mura, e poi perchè propio all’arcoc’era attaccata ‘na chiesetta dedicata a SanLazzaro protettore de li malati e de li leb-brosi, tanto che ‘nde la chiesa c’era puroun lazzaretto pe’ aricoverà li poracci malatiche invece voleveno anna a San Paolo pe’esse miracolati. Mo li c’è ‘na trattoria, mase ce pensi bene, pensa quanta storia è pas-sata sotto quer poro Arco, e quanti ommenie santi ce so stati sotto, ‘nder mentre cheadesso nissuno più ce passa o je dice: Arcosei ‘na gloria de Testaccio, anzi tanti mancosanno perchè ce sta. E er terzo, è un edifi-cetto basso a du piani puro lui oggi usatoin artra maniera, ma che invece è un pezzode storia Romana che penso pochi testac-cini sanno. ‘Sto edificio sta propio all’an-golo tra via Marmorata e via Caio Cestioaffianco ar giardino dove a li tempi andati,c’ereno li campi de le bocce. Sembrerebbe

che ‘st’edificio fusse l’antico deposito de lepolveri de la Compagnia de li Bombardieride Castel S. Angelo, che aveveno er loropoligono sur Monte Testaccio. Infatti peanni e anni sti fregni pe’ allenasse ar tirosparorno sur Monte de li Cocci, facennodiventà Testaccio un teritorio pe l’adde-stramento militare. ‘Nder passato nellapiana de Testaccio era pieno de casettetutte uguali come questa de cui parlamio,ma arivanno grosso modo intorno ar 1870,questo edificio era l’unico arimasto, e puroa lui oggi la gente ce passa davanti e nunsa de sta a passa davanti a ‘n’artro gioiellode la storia testaccina. Se dice che er tempopassa e li ricordi se porta via, ma pe’ mesta cosa è ‘na gran puttanata! Ciao popolode Roma, ciao popolo de Testaccio.

Mario Marrama

14 TestaccioinTesta

Quartiere di Testaccio,Direttore dei lavori Architetto Giulio Magni. Archivio personale di MarioTidei, per gentile concessione

PERLE TESTACCINE

TestaccioinTesta 15

Il Mattatoio Comunale inaugurato nel1891, ha subito caratterizzato il rioneTestaccio per la tipica cucina romana,

basata sulle interiora o frattaglie dellamucca, chiamate anche “quinto-quarto”.Essa nasce quindi come una cucina semplice,dove vengono usati lo scarto del macello, lapajata, la coratella, la coda, le animelle e latrippa spesso usato come forma parziale diretribuzione per gli stessi lavoranti (forani,avventizi e facchini).

Così le osterie a Testaccio diventarononote e apprezzate per la qualità del vinoproveniente dai Castelli e per le specialitàgastronomiche dalla coda alla vaccinara allapajata co’ li rigatoni, fritti di animelle e tor-cioli, fegato in padella.

Il successo del cibo e del vino proposto eratestimoniato fin dai primi anni del ’900 conle attività di 24 osterie, 14 trattorie e 5 spaccidi vino e liquori oltre a 11 negozi di generialimentari che vendevano vino in fiaschi e inbottiglia, senza tener conto delle “Grotte” delMonte Testaccio con 13 magazzini generalidi vendita di vino all’ingrosso. come riferisceDomenico Orano nel libro pubblicato nel1912, “Come vive il popolo a Roma. Saggiodemografico sul quartiere Testaccio”.

“Trattoria Perilli” a Testaccio dal 1911Nel ricercare la storia utile è stata la voce

e la memoria degli attuali gestori e del libro“Osterie romane” edito da Ceschina nel1948 dove un capitolo scritto dal poeta te-staccino Goffredo Ciaralli è dedicato alleOsterie del Testaccio.

Per il traguardo del centenario di risto-razione a Testaccio ebbi modo di parlare conBernardino Perilli , nato il 2 luglio 1927 cheancora gestisce la trattoria. In quell’occa-sione oltre a rievocare la storia del locale,Bernardino ricordò i suoi trascorsi di ex al-lievo salesiano per aver frequentato lescuole elementari con don Luigi Luzio e diun sonetto che gli dedicò uno dei suoi tanticlienti, attore, poeta e scrittore Checco Du-rante, nato in Trastevere, abitò in Via Mar-morata 19, che fa ancora bella mostra nel-l’accogliente sala.

La Trattoria Perilli nasce in via dell’Ocaed era frequentata dagli operai e dai tra-sportatori degli animali destinati al vecchiomattatoio (zona Flaminio), nonché dai ma-cellai che vi si recavano a scegliere la loromerce.

Quando il mattatoio fu spostato a Te-staccio, nell’ultimo decennio del 1800, latrattoria si trasferì nel 1911 dove si trovaancora oggi in Via Marmorata 39 e diventòsubito uno dei locali caratteristici del Rione.

Alle origini i clienti si portavano da casail cibo, erano chiamati in dialetto “fagottari”,usufruendo solo degli arredi e del vino del-l’osteria.

Comunque, l’atmosfera che i titolari, Ber-nardino Perilli e sua moglie Irene Isidori,dovevano gestire aveva la magia della Romatestaccina, negozianti di bestiame, carret-tieri che giocavano a carte o alla rumorosis-sima morra, con accanto il bicchiere di vinobianco, conservato fresco nella grotta sot-tostante e con estemporanee esibizioni poe-tiche e canore dei frequentatori spesso pro-venienti da fuori Roma.

Alla fine della Prima Guerra MondialeFerdinando Perilli (nipote di Bernardino epadre dell’attuale gestore) e sua moglie Rosaproseguirono la tradizione di famiglia nellaconduzione della trattoria.

La particolarità è sempre stata la cucinaromana, all’inizio curata direttamente dalla“sora Rosa”, mentre in sala c’era Ferdinando,con le specialità già citate e il celebre padel-lotto, intingolo con tutte le specie di fratta-glie, polmone, milza, lombatelli e animelle,rognone, cuore e piccole code di vitella unitecon i carciofi.

In quel periodo la trattoria diventò an-che luogo di ritrovo di scrittori, poeti e gior-nalisti che discutevano tra un piatto e l’altrodi arte e cultura romana chiamati dal Cia-ralli gli “Amici della Cisterna” costituito dai“Romani della Cisterna”, dall’omonimo ri-storante in Trastevere (poi Gruppo dei Ro-

manisti nel 1933) che restituivano la visitaai testaccini con serate indimenticabili chesi protraevano fino alle prime ore del mat-tino.

Dal 1958 i titolari e quindi diretti con-duttori del locale sono stati Bernardino esuo fratello Luigi, scomparso nel 2010.Dopo essersi avvalsi dal 1980 dell’aiuto deiloro figli Ferdinando e Maurizio, nel 2008lo staff si è arricchito di un altro membrodella famiglia, Filippo, rappresentante laquinta generazione di Osti.

L’osteria lentamente si è adattata allenuove esigenze diventando quello che èoggi, ossia un ristorante, in cui, a ricordarele ormai lontane e popolari origini, rimaneuna particolare struttura architettonica, co-stituita da due locali, divisi da due archi aferro di cavallo, l’orologio a pendolo che èlo stesso che si trovava a Via dell’Oca e cosafondamentale la loro cucina che è rimastafedele alla tradizione romana, conservandoi sapori ed i gusti che la “sora Rosa” era riu-scita a rendere unici.

Cesare Sagrestani

VECCHIE OSTERIE TESTACCINE

TestaccioinTestaANNO IV - N. 4DICEMBRE 2018

Sede: p.zza S. Maria Liberatrice, 27 - 00153 Roma

Presidente: Goffredo Taricone

Grafica e impaginazione: Franco Bottoni Studio [email protected] - cell. 347.3099194

Hanno collaborato a questo numero: FrancescoBenincasa, Franco Bottoni, Claudio Bramati, LiaCaruana, Mauro Coppola, Daniela Manca, Ste-fano Marinucci, Mario Marrama, Maria Pia Maz-ziotti, Lorenzo Romano, Cesare Sagrestani,Fausto Santini, Francesca Taricone, Goffredo Ta-ricone, Marina Tattoni

Cellulare Associazione: 340.0003069

Tutto il materiale pervenuto sarà considerato ascopo gratuito e non sarà restituito anche se nonpubblicato. Le foto e gli articoli forniti sarannoconsiderati in forma gratuita e liberi da privacy

A.s.d. Real Testaccio

Un nuovo importantissimo impulso è statodato per Testaccio da Alessandro D’An-toni, grande appassionato di calcio e

Presidente dell’A.s.d. REAL TESTACCIO. L’obiet-tivo è tornare, velocemente, ai fasti calcisticidelle formazioni di Testaccio degli anni ‘70/’80. Nell’annata 2018/2019 si metterà in campo

tutta la passione e l’impegno possibili per por-tare a termine un progetto ambizioso, dispo-nendo di uno staff tecnico, altamente preparatoe qualificato.La filosofia abbracciata e voluta dall’intero

team è quella di tramandare una tradizionesportiva fatta di valori e dignità, concepiti comestili di vita e non soltanto come imposizioni.Direttore Sportivo: Giampiero Guarracino - Di-

rettore Generale: Fabio Di Marco, testaccino doc- Responsabile Scuola Calcio: Roberto Di Noia

Telefono: 329.7409942/339.8419430Email: [email protected]

Tutti i Mister sono Patentati

UEFA B

Giovanissimi 2005 agli ordini di mister Frattali. In testa al campionato Under 14 apunteggio pieno dopo 7 partite con 73 gol fatti ed 1 subito

Talvolta, osservando con at-

tenzione la parte sintetica

dei comandi di cellulari, in

genere posta nella parte alta sullo

schermo, compare la sigla G3 o G4.

Questa è una importantissima indi-

cazione con la quale viene indicata

la capacità comunicativa del dispo-

sitivo che si sta utilizzando.

L’indicazione medesima è piutto-

sto utile al momento dell’acquisto

del dispositivo medesimo: la sigla

G indica “generazione”, quindi terza

e quarta generazione. Ovviamente

più è alto il numero che segue, più

efficiente sarà la connessione in rete

telafonica.

Sicuramente un cellulare acqui-

stato oggi sarà compatibile in am-

bedue gli standard G3 e G4 ma –

come si sa - la tecnologia è in con-

tinua evoluzione, tant’è vero che al-

cuni gestori di comunicazioni tele-

foniche hanno gà svilupato la G4+

ed è prevista l’entrata in funzione

della G5.

Non è da escludere che la tecno-

logia G3 e G4 risulti inadatta per

collegare reti G5 e così come ac-

cadde con i cellulari di 15 - 20 anni

fa, la rete UMTS divenne obsoleta e

con lei tonnellate di cellulari!

In breve, la rete G3 trasporta se-

gnali alla velocità media di circa 30-

50 Mbit/secondo, in condizioni otti-

mali la G4 arriva a circa 150

Mbit/secondo (le informazioni ele-

mentari sono chiamate bit, in rice-

trasmissione si considera un byte =

8 bit + 2 di controllo, quindi 10 bit),

ovvero in G4 la comunicazione vo-

cale sarà più chiara, la visualizza-

zione di filmati sarà più fluida e l’in-

vio/ricezione di foto sarà più veloce.

Purtroppo non sempre è così per-

ché esistono due limiti alle trasmis-

sioni radio (i cellulari ricevono e tra-

smettono con sistemi radio ed anche

il WiFi usa tale sistema ma con qual-

che variante). Il primo limite è do-

vuto alla tecnologia “time sharing”,

ovvero a partizione di tempo e si ve-

rifica quando più utenti sono attivi e

“mescolati” sullo stesso canale te-

lefonico; il secondo limite è legato

alla distanza delle antenne e agli er-

rori che avvengono per cause

esterne. La nuova rete G5 dovrebbe

superare almeno in parte tali incon-

venienti.

Su richiesta l’Associazione Testac-

cioinTesta effettua corsi computer

parzialente gratuiti, per maggiori in-

formazioni scrivete a:

[email protected]

Lorenzo Romano

LE MISTERIOSE SIGLE

G3 E G4

PRESENTI SUI CELLULARI, TABLET, ECC.