A.S. 2019-2020 S TUDENTI...E RIVISTA dei SERVIZI per la SANITA’ e L’ASSISTENZA SOCIALE A.S....

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E RIVISTA dei SERVIZI per la SANITA’ e L’ASSISTENZA SOCIALE A.S. 2019-2020 S TUDENTI A TTIVI…diventano P ERSONE I RRIPETIBILI E MPATICHE D M N I O ELLA S V N I I E V E D O S OCIETA’ A S C O L T O P A R L O Proff. GIUSEPPE ROSIN & ISABELLA SILVESTRI

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E

RIVISTA dei SERVIZI per la

SANITA’

e L’ASSISTENZA SOCIALE A.S. 2019-2020

S TUDENTI

A TTIVI…diventano

P ERSONE

I RRIPETIBILI

E MPATICHE

D M N I O

ELLA

S V N I

I E V E D O

S OCIETA’

A S C O L T O

P A R L O

Proff. GIUSEPPE ROSIN & ISABELLA SILVESTRI

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SAPIENS I.S. “FABIO BESTA” A.S. 2019-2020 Proff. ROSIN GIUSEPPE & SILVESTRI ISABELLA

I interessante

N novità

S scolastica

I inclusiva

D didattica

E empatica

INDICE

M motivazione

O ottimale..con

V video

I interattivi

E emozionanti

1. PREMESSA: “La didattica attiva

e i neuroni specchio” proff. G. Rosin & I. Silvestri

2. Schema iconico. “La formazione: condizione

indispensabile allo sviluppo “ Filippo Bin

pag. 000

pag. 000

3. Assenza di formazione: la storia del selvaggio dell’Aveyron

3.1 La storia a Fumetti prof.ssa Isabella Silvestri

pag. 000

3.2 Le nostre recensioni

Agnese Volpato pag. 000

Emma Durigon pag. 000

Martina Brenelli pag. 000

Delia Nicolau pag. 000

Ketty Bradamilla pag. 000

prof.ssa Isabella Silvestri pag. 000

3.3

Federico Zanet

Mappa concettuale

G. De Stefano & Tagliapietra I.

pag.

pag.

000

000

4. DIDATTICA VISIVA: INSIDE MOVIE (dentro la trama)

“La famiglia e il maltrattamento minorile nei film”

4.1 Visione del film “Kramer contro Kramer”

di Robert Benton, USA 1979

4.2 La storia a Fumetti pag. proff. G. Rosin & Silvestri I.

000

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4.3

Le nostre recensioni

Filippo Bin

pag.

000 Gianluca De Stefano pag. 000

Laura Firriolo pag. 000

Alessia De Vecchi pag. 000

Aurora Kurti pag. 000

Giovanni Granello pag. 000

Giulia Borsato pag. 000

Irene Tagliapietra pag. 000

prof. Giuseppe Rosin pag. 000

4.4 Visione del film “Una famiglia all’improvviso”

di Hugo Gélin, Francia 2016

4.5 La storia a Fumetti prof.ssa Silvestri I., F. Bin

pag. 000

4.6 Le nostre recensioni

Sara Cervi pag. 000

Chiara Guerrazzi pag. 000

Filippo Spigariol pag. 000

Federica Zamberlan pag. 000

4.7 Visione del film “Il principe delle maree” di Barbra Streisand, USA 1991

prof.ssa Isabella Silvestri

4. Le nostre recensioni

pag. 000

Elia Moschetta pag. 000

Edoardo Motta pag. 000

prof. Rosin Giuseppe pag. 000

Achara Nonni pag. 000

5. DIDATTICA ATTIVA: attività laboratoriali d’aula e nella DAD

5.1 IL BASTONE DELL’EMPATIA pag. 000 Zamberlan Federica

5.2 Le nostre fobie pag. 000

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6. DIDATTICA LUDICA

6.1. Cruciverba in italiano

F. Spigariol & Zanet F. pag 000

6.2 Cruciverba in francese

G. Cavallo & Volpato A. pag 000

6.3 Cruciverba in inglese

I. Tagliapietra & Zanet F. pag 000

6.4 Gioco linguistico in BRAILLE

Zamberlan Federica

pag. 000

7. CONCLUSIONI pag. 000

proff. G. Rosin & Silvestri I.

Carissimi lettori,

questo Progetto nasce come proposta di una didattica visiva ed attiva funzionale

a migliorare i processi di apprendimento nella scuola superiore di secondo grado.

Si avvale di teorie scientifiche e principi psico-pedagogici che sono stati messi in

evidenza in questa sede e posti in essere in classe e nella DAD, in un’ottica anche

inclusiva.

Desidero inoltre esplicitare il significato dell’icona proposta nella copertina.

Lo studente, con la sua “valigetta” di idee pregresse, vissuti ed

attitudini; attraverso la didattica visiva e dialogica “Inside movie”, sale

le scale del sapere, acquisendo quelle abilità e competenze per diventare

SAPIENS

= persona intelligente -nel suo significato qualitativo più autentico- ovvero

“capace di risolvere problemi”, irripetibile ed empatica, in grado di inserirsi in

modo propositivo nella società, come prospettato già dal padre dell’Attivismo J.

Dewey nell’opera “Il mio credo pedagogico”.

Oggi, nella società complessa e digitalizzata, la scuola deve essere pronta anche

ad andare controcorrente per salvare e formare queste caratteristiche “umane”

che nessun computer potrà mai possedere, come dimostrato anche dalle ricerche

sulla consapevolezza del fisico di fama mondiale Federico Faggin, inventore del

Touch screen e del microprocessore, senza i quali non avremmo gli attuali pc.

LA REFERENTE

Prof.ssa Isabella Silvestri

(Psicologia, Scienze umane)

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SAPIENS I.S. “FABIO BESTA” A.S. 2019-2020 Proff. ROSIN GIUSEPPE & SILVESTRI ISABELLA

I interessante

N novità

S scolastica

I inclusiva

D didattica

E empatica

(1) PREMESSA

M motivazione

O ottimale..con

V video

I interattivi

E emozionanti

FINALITÀ E PRINCIPI PSICO PEDAGOGICI

Il Progetto proposto quest’anno

alla classe 4^IS ha l’intenzione di

far conseguire agli studenti una

duplice finalità:

a) individuare l’utilità della

psicologia nella vita personale

ovvero “nel quotidiano”;

b) incrementare la motivazione

allo studio.

In itinere i ragazzi si sono resi

conto che tutti noi, nella società

attuale, siamo immersi in

dinamiche complesse che spesso ci

allontanano dalla relazione

empatica che inizia con la capacità

di saper “ascoltare” sia noi stessi,

sia gli altri.

Nel corso del ‘900 molti studiosi

hanno analizzato quest’aspetto.

John Dewey con la sua scuola

attiva “modello learning by

doing” ci ha offerto lo spunto per

realizzare in classe un’attività

laboratoriale atta a coinvolgere e

ad interrogare gli studenti su

tematiche emerse dalla visione di

film proposti da noi docenti.

L’apprendimento viene così

agevolato rispetto alla lezione

classica frontale dove gli studenti

rimangono spesso solo dei ricettori

passivi.

Questo tipo di apprendimento è

stato sostenuto anche dal

cognitivista Jerome Seymour

Bruner il quale sottolinea che: “il

metodo più efficace di

insegnamento debba passare

gradualmente attraverso tre

canali:

- ATTIVO (incentrato sull’azione e

l’esperienza dello studente);

- ICONICO (la presentazione dei

contenuti attraverso immagini e

disegni);

- SIMBOLICO (la scrittura e le

discipline)”.

In virtù di questa complessità

sociale fatta principalmente di una

comunicazione digitale la cui

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sembrato utile proporre una

didattica più dinamica e interattiva

che coinvolgesse gli studenti in

scambi di idee e riflessioni scritte,

che richiedono pazienza e capacità

di ascolto. Le professioni d’aiuto

passano necessariamente attraverso

l’ascolto e l’empatia. Sono stati

ripresi pertanto i seguenti autori:

- Rosenberg che sottolinea come le

“parole possano diventare muri o

finestre”.

- Il modello comunicativo deve

ispirarsi alla metafora della

“giraffa”, in quanto rappresenta la

duplice competenza di saper

“vedere dall’alto” e saper

ascoltare con il “cuore”, quindi

empaticamente.

Si è inoltre ritenuto opportuno

realizzare ed allegare alle

riflessioni degli studenti disegni

sotto forma di fumetti per

rappresentare alcuni concetti

psicologici emersi dai filmati,

secondo le teorie di J. S. Bruner il

quale raccomanda di utilizzare la

memoria visiva che è in grado di

stimolare le associazioni mentali e

di sviluppare la memoria a lungo

termine.

Infine a partire dall’innovazione del

concetto di intelligenza di

H.Gardner che propone di non

limitarsi a valutare l’aspetto

quantitativo del Q.I. bensì

sollecitare la molteplicità di

intelligenze possedute dall’essere

umano, abbiamo voluto valorizzare

le attitudini nonché le

caratteristiche peculiari dei nostri

studenti inserendo oltre alle

riflessioni personali, anche alcune

attività che valorizzano il contributo

delle studentesse diversamente abili

in un’ottica inclusiva (si veda la

pagina scritta con il metodo Braille).

I NEURONI SPECCHIO E

L’EMPATIA

La scoperta dei neuroni

specchio, orgoglio tutto italiano,

(Giacomo Rizzolatti e Corrado

Sinigaglia) è considerata una

delle più grandi rivoluzioni

scientifiche del secolo scorso. Il

loro studio sembra svelarci il

segreto di tutte quelle capacità

che rendono l’uomo un animale

così speciale, come comunicare

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emozioni altrui e imparare

guardando.

Per tutta la vita imitiamo e ci

mettiamo nei panni altrui, fingiamo

anche di essere chi non siamo. Noi

esseri umani a differenza delle

scimmie abbiamo la capacità di

dare un nome alle azioni e di fare

delle ipotesi, spesso azzeccate o

altre volte meno, riguardo le

intenzioni altrui. I neuroni specchio

si possono attivare sia con l’udito

sia con la vista, facendo o

pensando un’azione, ma non

avranno lo stesso impatto per ognuno

di questi input, per questo, nel

vedere qualcuno, potremmo

riconoscere meglio una situazione

rispetto che ascoltandola. Di fatto,

noi esseri umani lavoriamo

essenzialmente con informazioni

visive, anche se il resto dei sensi

sono ugualmente importanti.

Un altro motivo, oltre a quelli sinora

descritti, per i quali abbiamo

denominato la rivista “SAPIENS”,

consiste nel valorizzare proprio

questa attitudine umana a

comunicare il proprio vissuto

attraverso la rappresentazione della

realtà, che veniva praticata già dai

nostri antenati e di cui abbiamo

testimonianza nelle pitture rupestri.

METODOLOGIA FASE.A. Acquisizione delle

competenze e delle abilità.

STEP.1. Trattazione teorica

(concetti generali); STEP.2. Visione di film a tematica

psicologica in modo da sviluppare il

senso critico attraverso le

immagini. I film proposti sono stati:

- “Il ragazzo selvaggio” di F.

Truffaut, Francia 1970;

- “Kramer contro Kramer” di R.

Benton, USA 1979;

- “Una famiglia all’improvviso” di H.

Gélin, Francia 2016;

“Il principe delle maree” di B.

Streisand, USA 1991.

FASE.B. Sviluppo delle

abilità/competenze acquisite nella

fase A.

Durante la visione dei film gli alunni

hanno compilato una scheda al fine

di stimolare l’ascolto attivo. Per

casa, sono state assegnate alcune

domande guida per verificare la

comprensione e l’analisi critica degli

argomenti proposti. Infine gli

studenti hanno prodotto delle

riflessioni personali, sulla base

anche di materiale informativo-

didattico fornito dai docenti, dalle

quali sono emerse le teorie

psicologiche studiate a scuola.

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(2) Didattica visiva_ “CUORE, MENTE, MANO PER ANDARE LONTANO” FILIPPO BIN

LA FORMAZIONE che la scuola offre …

… è data da

EDUCAZIONE + ISTRUZIONE

etica conoscenze/abilità

Condizione necessaria ed indispensabile per lo

SVILUPPO UMANO di:

CUORE MENTE

= ASPETTO MORALE

ed AFFETTIVO

Saper esprimere

GIUDIZI DI

VALORE:

“E’ giusto/ingiusto”

“E’ bene/male (…)”

Qui entra in gioco il

SUPER IO (Freud)

ovvero la coscienza

che è la parte della

personalità dove si

trovano tutte le

regole di convivenza

sociale che

abbiamo appreso

dai genitori.

MANO

= ASPETTO SOCIALE

LA COLLABORAZIONE = etimologia

“lavorare insieme” attraverso

compiti di realtà ed altre attività

laboratoriali, così come in futuro

eserciteremo il nostro ruolo in

società con la nostra professione.

= ASPETTO

COGNITIVO

I PROCESSI

Pensiero

Linguaggio

Percezione

Attenzione

Memoria (MBT/MLT)

Motivazione = e’ opportuno stimolare

l’apprendimento attraverso

attività didattiche

interattive e coinvolgenti a

partire dagli interessi e

dalle conoscenze

pregresse dello studente.

Anche

LE EMOZIONI SONO FORME DI INTELLIGENZA! Hanno scopi di adattamento all’ambiente.

L’ EMPATIA La capacità di cogliere

e rispettare il punto di

vista altrui: è

essenziale in tutte le

professioni di aiuto.

“Così diventiamo studenti più sicuri e sorridenti perché più competenti !!!”

LE COMPETENZE = sono un modo di ESSERE NEL MONDO

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SAPIENS I.S. “FABIO BESTA” A.S. 2019-2020 Prof.ssa SILVESTRI ISABELLA

(3) 1800: BOSCHI

FRANCESI DELL’AVEYRON

Il film è ispirato ad una

storia realmente

accaduta di un

ragazzino della

presunta età di 12 anni

che agli inizi dell’800 fu

ritrovato nei boschi

francesi dell’Aveyron e

preso in cura dal

medico Jean Itard il

quale racconterà le

varie attività

rieducative nel suo libro

“Il ragazzo selvaggio”

che ebbe grande

impatto nella nascita

della cosiddetta

pedagogia speciale.

“IL RAGAZZO SELVAGGIO” un film di François Truffaut, Francia 1970

… storia di Victor, un ragazzino

vissuto senza contatti umani …

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(3.1) DIDATTICA VISIVA: LA STORIA DI VICTOR Philippe Pinel, padre della psichiatria moderna, dopo un’attenta

osservazione gli diagnosticò l’idiozia congenita e sosteneva la necessità di

rinchiuderlo …

Il suo giovane allievo J. Itard, che si occupava invece della riabilitazione

dei bambini audiolesi, convinto che la causa del suo stato non fosse una

patologia innata ma di origine ambientale/culturale, decise che il fanciullo

avesse un ritardo recuperabile e lo portò a casa sua per iniziare la sua

educazione che doveva avvenire attraverso i sensi. Udito, tatto, vista… Itard abitua Victor ai suoni

della civiltà funzionali

all’apprendimento del linguaggio.

Allena la memoria di Victor con

esercizi ludici (gioco dei boccali).

Costruisce lettere mobili per

introdurre l’alfabeto, ispirando

un secolo dopo la Montessori.

Infatti egli abbraccia le teorie empiriste secondo cui la mente alla nascita è una “tabula rasa” ovvero un foglio bianco sul quale è possibile incidere metaforicamente un testo solo facendo le esperienze fondamentali della cultura umana condivise da altri uomini all’interno della società.

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Victor ha in parte

compreso che i nomi

dentificano oggetti e

persone; egli stesso

mpara a rispondere

voltandosi quando si

pronuncia il nome VICTOR

che viene scelto proprio

per la sua familiarità con i

suono de a voca e O”

VICTOR ALLA FINE DEL SUO PERCORSO DI RIEDUCAZIONE

IMPARA A SCRIVERE IL SUO NOME E LO IDENTIFICA CON SE

STESSO. IL CONCETTO DI

IDENTITA’

Victor ha in parte

compreso che i nomi

identificano oggetti e

persone; egli stesso

impara a rispondere

voltandosi quando si

pronuncia il nome

VICTOR che viene

scelto proprio per la

sua familiarità con il

suono della vocale “O”. l

ll l “ .

Il ragazzo dimostra inoltre di apprezzare i rinforzi positivi verbali e tattili,

come una lode accompagnata da una carezza, anche se non l’aveva mai ricevuta

prima. Il bisogno di affetto secondo Maslow e altri studiosi è infatti

essenziale per lo sviluppo ed è presente anche nel regno animale.

VICTOR HA IMPARATO AD

ASSOCIARE LE IMMAGINI AGLI

OGGETTI CORRISPONDENTI

APPRENDIMENTO VISIVO E

PER IMITAZIONE

Lo studioso procede con il

metodo iconico-visivo facendo

associare l’oggetto reale

all’immagine corrispondente

rappresentata alla lavagna,

affinando la memoria visiva.

Successivamente Victor dovrà

associare gli oggetti alle sole

parole scritte ma, in questo

esercizio cognitivo, riscontra

forti difficoltà a ricordare i

nomi delle cose perché il

linguaggio verbale non è

ANALOGICO (ovvero non è

analogo/ simile all’oggetto

reale).

Itard si rende conto inoltre che Victor non riuscirà

mai a sviluppare i processi di “categorizzazione”

della realtà. Infatti il ragazzo comprende ad

esempio che la parola “LIBRO” corrisponde a quel

preciso libro usato dal dottore per gli esercizi ma

non designa il concetto generico di quella

“categoria” di oggetti pur con differenze minime

(grandezza, spessore, colore …). Durante la prima

infanzia i bambini cominciano a classificare la

realtà in questi termini: la categorizzazione è alla

base dell’apprendimento perché permette di

semplificare la complessità delle esperienze.

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VICTOR HA IMPARATO AD ASSOCIARE LE IMMAGINI

AGLI OGGETTI CORRISPONDENTI

RELAZIONI

INTERPERSONALI:

comunicazione non verbale

e gioco

Un giorno Itard va a trovare una

famiglia di suoi amici assieme a

Victor che, inaspettatamente, porta

con sé una ciotola al fine di

“comunicare” con la padrona di

casa chiedendole del latte, alimento

da lui preferito.

Infatti aveva appreso questa

modalità di richiesta del cibo

imitando le azioni che gli

mostravano al momento dei pasti

il dottore e la governante che

abitava con loro, alzando il

bicchiere, ad esempio per chiedere

l’acqua.

Noi diamo per scontati questi gesti apparentemente banali, ma in realtà non

sapremmo utilizzarli se non avessimo visto i nostri genitori eseguirli.

Victor impara quindi a comunicare col linguaggio non verbale ma non imparerà mai a parlare, ad eccezione di qualche parola come “LATTE”, alimento che viene utilizzato spesso dal dottore come RINFORZO POSITIVO.

Victor scopre il divertimento derivato

dalle attività ludiche che ha potuto

sperimentare assieme al figlio degli

amici di famiglia del dottore; in

particolare farsi trasportare con la

carriola.

Il gioco e la socializzazione con i

coetanei (gruppo dei pari)

rappresentano infatti due bisogni innati

dell’essere umano.

Un altro bisogno che Victor

gradualmente soddisfa è il “NEED FOR

COMPETENCE”. Itard trova un oggetto

esclusivamente costruito dal ragazzo:

un porta-gessi dopo aver affinato per

mesi la motricità fine (l’opposizione

indice-pollice) attraverso esercitazioni

varie, ad esempio girare la chiave nella

toppa, inserire le lettere mobili al posto

giusto.

La motricità fine viene sviluppata nelle scuole

d’infanzia ed è un prerequisito della scrittura e

dello sviluppo di alcune aree cerebrali

corrispondenti alla mano.

È stato dimostrato inoltre dagli studi filogenetici

che il pollice opponibile è stata la condizione

indispensabile al “Sapiens” per progredire

cognitivamente e socialmente.

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ITARD DIMOSTRA CHE VICTOR HA IL SENSO DELLA MORALITA’,

INFLIGGENDO A VICTOR UN’INGIUSTA PUNIZIONE

SE IL SOGGETTO

SUBISCE

UN’INGIUSTIZIA

FRUSTRAZIONE

AGGRESSIVITA’

VICTOR E IL SENSO MORALE Ad un certo punto del percorso rieducativo Itard vuole scoprire se Victor abbia

SENSO ETICO perché allora avrebbe elevato il selvaggio ad “essere umano”: è la

coscienza morale infatti a contraddistinguerci dal regno animale perché è una

forma di consapevolezza che trascende il qui ed ora e le necessità della

sopravvivenza. Addirittura, secondo recenti studi dell’illustre fisico Federico Faggin

(inventore del microprocessore e del touchscreen) che il nostro Istituto ha avuto

l’onore di incontrare presso l’Università di Treviso, la coscienza / “consapevolezza”

preesiste alla materia, in altre parole non dipende dal cervello “fisico” ma da

qualcosa in cui siamo immersi, a cui compartecipiamo, che esiste prima e dopo il

nostro passaggio. Altrimenti sarebbe facilmente riproducibile dalla potenza dei

computer attuali, il quali invece pur essendo costituiti da materia sofisticata non

raggiungono la complessità della mente umana in termini di creatività e spiritualità.

La storia di Victor sembrerebbe confermare proprio questa ipotesi …

L’etica si esprime attraverso i giudizi di valore “E’ GIUSTO…. E’ INGIUSTO…“

“ E’ BENE….E’ MALE…” . Nel caso di Victor, il dottore provoca una situazione

di ingiustizia per verificare se il ragazzo si sarebbe ribellato percependola

“immorale/ingiusta”. Pertanto gli infligge una punizione immeritata anche se aveva

eseguito correttamente un esercizio linguistico. Ebbene Victor, si rifiuta di entrare

nello stanzino buio, dimostrando tutta la sua aggressività mordendo il dottore.

Victor ha una reazione umana di “consapevolezza” anche se il suo cervello non era

mai stato stimolato ad individuare ed etichettare tali situazioni.

Itard soddisfatto del suo allievo afferma: “Hai fatto bene Victor! ANCHE SE NON

SEI ANCORA UN UOMO, NON SEI PIU’ UN SELVAGGIO!”

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D didattica

I interessante

N novità

S scolastica

I inclusiva

E empatica (3.2) RECENSIONI

M motivazione

O ottimale..con

V video

I interattivi

E emozionanti

Il film racconta la vicenda di Victor

un ragazzo trovato da alcuni

cacciatori nelle foreste dell’Aveyron

nel sud della Francia. Il ragazzo

viene condotto in un paesino dove

il medico Jean Itard cerca di

educarlo e reinserirlo nella vita

sociale. Purtroppo i risultati sono

scarsi e il ragazzo non impara mai

a parlare o a scrivere e rimane

socialmente emarginato.

Mi è piaciuta in particolare la scena

in cui Victor dice la sua prima

parola cioè “latte” (lait) perché

dimostra la capacità di Victor di

apprendere il linguaggio umano.

Da questo film ho capito che un

bambino per apprendere il

linguaggio e le regole di

comportamento ha bisogno di

essere cresciuto dai genitori o

comunque di avere degli adulti che

si prendono cura di lui.

Victor, essendo vissuto nella

foresta a contatto con gli animali,

ha appreso solo a fare dei versi e a

comportarsi in maniera aggressiva.

AGNESE VOLPATO

Il ragazzo selvaggio è un film del

1970, racconta la storia vera di un

ragazzo di dodici anni che venne

trovato nelle foreste dell’Aveyron

alla fine del Settecento. Era stato

abbandonato in tenera età ed era

riuscito a sopravvivere adattandosi a

una vita da animale. Venne portato

all’Istituto Nazionale per sordi di

Parigi dove un giovane medico

francese Itard decise di portarlo a

casa sua dove sperava di insegnarli

a camminare in posizione eretta, a

parlare e a scrivere…anche se

purtroppo resterà un obbiettivo non

raggiunto, se non in minima parte.

Il film descrive perfettamente

l’importanza dell’interagire e di

socializzare con altre persone nei

primi anni di vita; infatti solo

sentendo le persone parlare o

prendendole come esempio

acquisiamo comportamenti che ci

fanno sviluppare il cervello ed

entrare in una società. La parte che

mi è piaciuta di più è quando Itard

difende Victor dai suoi colleghi che

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lo definiscono un “idiota” ovvero un

ritardato, pensando che sia questo

il motivo per cui sia stato

abbandonato. Il giovane medico

sostiene che siccome è stato per

troppo tempo a contatto con gli

animali, non abbia potuto acquisire

le capacità che ha ogni bambino

della sua età: il linguaggio, la

deambulazione in stazione eretta,

le abitudini culturali ad eccezione

del senso morale che sembra

stranamente già possedere.

EMMA DURIGON

*** Mi ha colpito molto il rapporto tra

Itard e Victor.

Inizialmente, il dottore, vuole solo

studiare i comportamenti del

ragazzo ma, con il passare del

tempo, si crea un vero e proprio

legame affettivo tra i due, tanto

che Itard si definisce il padre di

Victor.

Uno dei bisogni primari dell'essere

umano è l'affetto, che si può

ricevere solo creando dei rapporti

con altri individui.

Nel film questo bisogno è espresso

da Victor in forma molto esplicita

quando si trova sul letto insieme ad

Itard, il quale si sente prendere la

mano dal ragazzo che inizia a

strofinarla sul suo volto simulando

delle carezze. Questo perché,

nonostante Victor sia cresciuto con

i lupi in mezzo al bosco, ha

mantenuto la sua anima umana

con tutti i bisogni che essa

comporta.

MARTINA BRENELLI

*** Il film analizza la storia di un

bambino di circa 12 anni, trovato

nel bosco dove era stato

abbandonato a circa due anni, il più

importante psichiatra dell'epoca

Pinel gli attribuisce una diagnosi di

idiozia congenita.

Victor, questo il nome che gli

venne dato da Itard, veniva

considerato ritardato, e per questo

dopo essere stato in una struttura

per sordomuti, i medici vogliono

mandarlo in una clinica per

malattie mentali; un giovane

medico però, Jean Itard, ritenendo

di poterlo rieducare insegnandogli

tutto attraverso il risveglio dei 5

sensi, lo prese a casa sua e lo fece

vivere con lui facendogli eseguire

vari esercizi per imparare a

scrivere, parlare, camminare.

La scena che più mi ha colpita è

quando Itard, volendo verificare se

Victor avesse senso morale, ovvero

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se sapesse cosa fosse giusto e cosa

sbagliato, lo mise alla prova

dandogli una punizione che egli non

meritava, il ragazzo si ribellò e si

mise a piangere. Un'altra scena che

molto mi ha colpito è quando il

bambino, non avendo nessuno con

cui giocare, andò a prendere un

adulto e tirandolo per la mano gli

fece capire che voleva giocare con

la carriola, ciò ha dimostrato che il

momento ludico nell'infanzia è un

bisogno fondamentale.

DELIA NICOLAU

***

“Non sei più un selvaggio anche

se non sei ancora un uomo”

disse il dott. Itard in una delle

ultime scene del film “Il ragazzo

selvaggio”, con le mani adagiate

sul volto del piccolo Victor

mentre lo fissa negli occhi e

ripensa ad insuccessi e successi

compiuti in circa nove mesi”.

Ma chi è Victor? Lui è un bambino

abbandonato dalla famiglia nei

boschi del Sud della Francia in cui

crescerà per 10 anni consecutivi

prima di venire catturato e studiato

da diversi medici che lo

classificarono come “ritardato

cronico”, un “idiota”.

Sarà solo grazie al giovane dott.

Itard che questo verrà smentito.

Egli intuisce la rilevanza di questo

caso e applica diverse tecniche,

utilizzate anche con i suoi pazienti

sordomuti (oggi denominati “non

udenti”), volte al risveglio dei

cinque sensi. Utilizza, ad esempio,

bagni di acqua calda e fredda per

far riacquistare al ragazzo la

sensibilità tattile ma anche giochi

associativi con immagine- oggetto

per lo sviluppo dei processi

cognitivi. Gli studi di Itard, raccolti

in quegli appunti meticolosamente

annotati su un vecchio quadernino,

tracciano lo sviluppo di Victor nel

relazionarsi alla civiltà, all’uomo e

agli schemi cognitivi, sociali, morali

etc. Essi sono stati fondamentali

per la moderna psicologia

dell’apprendimento nonché, delle

neuroscienze.

Itard e Victor sono stati di

ispirazione, in particolare ma non

solo, per Maria Montessori che,

come noto, ha introdotto tecniche e

strumenti per formulare un

rivoluzionario concetto di bambino,

dei suoi bisogni, delle sue

potenzialità e dell’infanzia.

“Bambino come essere completo,

capace di sviluppare energie

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creative e possessore di disposizioni

morali” disse la Montessori.

Citazione che acquista un valore di

assioma indiscutibile negli anni

successivi e che incalza

perfettamente lo spirito di Itard.

Affascinante quest’uomo che contro

l’opinione pubblica, lasfiducia e

l’ignoranza dei suoi stessi colleghi

persegue i suoi obiettivi senza

lasciarsi abbattere dimostrando

un’umanità incredibile. Forse

possiamo imparare da Itard almeno

quanto abbiamo imparato da Victor.

KETTY BRADAMILLA

***

Itard, si convince che Victor fosse

stato privato di tutta una serie di

esperienze fondamentali per lo

sviluppo psico-cognitivo, perciò

inizia la sua rieducazione attraverso

la stimolazione dei cinque sensi.

Oggi le neuroscienze spiegano in

modo ancora più scientifico come

questa assenza di stimolazioni

ambientali, nel periodo infantile,

possa danneggiare il cervello in

modo irreversibile. Se un organo

di senso non viene opportunamente

stimolato, la sua funzione nel

tempo si perderà.

La storia di Victor ci offre

l’opportunità di capire quale grande

potere abbia l’educazione e

l’istruzione per lo sviluppo di noi

esseri umani. La cultura è

condizione necessaria ed

indispensabile allo sviluppo delle

abilità umane a vari livelli, perché

“non c’è niente nella mente che non

sia stato prima nei sensi” (J. Locke).

Sebbene Itard avesse utilizzato

tutte le strategie e i metodi didattici

più adeguati per facilitare

l’apprendimento, Victor non riuscì

mai a recuperare il ritardo

accumulato in tanti anni in cui visse

solo con gli animali. Egli non

riuscirà mai a parlare, né a

categorizzare ovvero a sviluppare

quei livelli di astrazione che solo

una mente allenata fin dalla nascita,

può raggiungere.

Sebbene Itard avesse utilizzato

tutte le strategie e i metodi didattici

più adeguati per facilitare

l’apprendimento, Victor non riuscì

mai a recuperare il ritardo

accumulato in tanti anni in cui visse

solo con gli animali. Egli non

riuscirà mai a parlare, né a

categorizzare ovvero a sviluppare

quei livelli di astrazione che solo

una mente allenata fin dalla nascita,

può raggiungere.

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Il merito di Itard è stato senz’altro

quello di aver compreso che la

mente memorizza più facilmente

attraverso le attività pratiche ed i

disegni. Negli anni ‘60, il famoso

cognitivista statunitense J. Bruner

teorizzava l’efficacia dei tre canali

dell’apprendimento: attivo

(=l’azione), iconico (=l’immagine)

e simbolico (l’alfabeto) e dava

inizio ad un nuovo indirizzo di

ricerche chiamato “New look on

perception” che sosteneva la

continuità tra l’attività percettiva e

quella concettuale, studi che gli

fecero apprezzare le idee della

Montessori sul valore del materiale

strutturato per lo sviluppo logico.

RISVOLTI DIDATTICI

Questa storia rappresenta quindi un

utile mezzo, anche per noi docenti e

allievi di Psicologia generale

applicata, per collegare molte

tematiche della disciplina studiata nel

nostro Indirizzo al fine sia di far

comprendere meglio agli allievi il

funzionamento della nostra mente,

sia di realizzare interventi educativi

socio-sanitari adeguati, come

sintetizzato in classe nella mappa

concettuale di seguito riportata.

prof.ssa ISABELLA SILVESTRI

Il ragazzo selvaggio (L’enfant

sauvage) è un film del 1969 diretto

ed interpretato da Francois

Truffaut. Questa storia vera, è

raccontata dal medico Jean Itard, il

quale grazie a questa vicenda diede

un contributo importantissimo

nel campo della pedagogia.

Dopo il ritrovamento nei boschi,

vivere con il ragazzo selvaggio è

impossibile, perché graffia e

morde; le persone che gli si

avvicinano e l’unico modo di

comunicare che egli conosce sono

ringhi e ruggiti. Viene quindi

condotto in un Istituto per

sordomuti e da qui trasferito a casa

del medico il quale, insieme alla

governante Madame Guérin, lo

educa attraverso rinforzi positivi e

punizioni.

Alla fine di questo suo percorso

Itard riesce a capire molte cose:

nell’essere umano alcuni bisogni

sono innati, ad esempio il bisogno

di affetto o il bisogno del gioco e

addirittura il senso morale.

Victor infatti, dopo aver ricevuto

una punizione non meritata, sarà in

grado di distinguere un’azione

giusta da una ingiusta.

FEDERICO ZANET

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COME DIMOSTRANO OGGI

LE NEUROSCIENZE

Cervello plastico. Neuroni specchio

EVIDENZIA LO STRETTO

RAPPORTO TRA PENSIERO E

LINGUAGGIO: IDEE E PAROLE

SE NON CI VIENE INSEGNATO A

PARLARE NON RIUSCIAMO

NEPPURE A PENSARE!

L’APPRENDIMENTO E’

EFFICACE SE PASSA

ATTRAVERSO 3 CANALI:

ATTIVO (azione),

ICONICO (immagine),

SIMBOLICO (lettere /numeri)

IMPORTANZA DELLA

CULTURA E

DELL ’ESPERIENZA

PER FAVORIRE

L’APPRENDIMENTO

ALBERT BANDURA

=APPRENDIMENTO

PER IMITAZIONE;

IMPORTANZA

DEGLI ESEMPI

Victor, pur essendo

sano, non si

mantiene neppure

in postura eretta,

non avendolo mai

visto fare da altri

umani durante

l’infanzia.

JOHN DEWEY = SCUOLA

ATTIVA “L’educazione è la VITA stessa, non solo prepara alla vita”

Uso di materiali e strumenti

di carattere “ludico” per

sviluppare i 5 sensi nei

bambini sia normodotati sia

diversamente abili.

➢ Attiva

(dibattito in

classe)

➢ Iconica

(visione film e

uso

dell’immagine)

➢ Simbolica

(recensioni e

riflessioni

scritte su

tematiche

stimolanti)

USO DI RINFORZI

(premi/punizioni)

Victor apprende solo

la parola “LATTE”

che rappresentava il

premio desiderato.

IMPORTANZA DEL GIOCO

= attività che coinvolge

l’individuo a livello emotivo,

motorio e cognitivo per

tutto l’arco della vita: anche

l’anziano infatti ama giocare.

TEMA DELLA MOTIVAZIONE

INTRINSECA:

NEED FOR COMPETENCE

Ad un certo punto del suo percorso

rieducativo Victor costruisce in

modo autonomo un “porta gessi”

assemblando materiali di uso

comune “è un inventore!”

De Stefano Gianluca & Tagliapietra Irene

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INSIDE MOVIE I.S. “FABIO BESTA” A.S. 2019-2020 Proff. ROSIN GIUSEPPE & SILVESTRI ISABELLA

(4.1) KRAMER contro KRAMER

I TRE ASPETTI DI UNA STORIA D’AMORE

Una coppia in crisi si

confronta con il difficile

mestiere di genitore e

lo struggente conflitto

tra il lavoro e la

famiglia. Abbandonato

dalla moglie, il padre

del piccolo Billy per la

prima volta impara a

prendersi cura di lui.

La moglie torna e vuole

l’affido del figlio.

Ma il padre si oppone.

Nel film il dramma dei

figli non è “uno dei fatti

della vita”, uno dei

pezzi che compongono

la trama: il soggetto è

quel dramma, la trama è

negli occhi del bambino

che chiedono:

”Che fine farò?” … “Sì all’infanzia”. Rivista di studi sociali

del Veneto, anno 1° - n.1 - 1989

K R A M E R

contro

K R A M E R

un film di Robert Benton, USA 1979

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(4.2) DIDATTICA VISIVA: analisi del film

A) Prima parte del film Viene presentato il padre che è molto impegnato nel lavoro e non ha

un minuto libero da dedicare alla famiglia.

Quando rientra a casa trova la moglie ad aspettarlo che gli comunica che sta per andarsene. Il

padre, con ironia e dice: “scusa se ERO preso dal guadagnarmi da vivere!”.

La madre: “E’ colpa mia, hai sposato la moglie sbagliata!!!”… Joanne è in piena crisi

esistenziale. “Non porto via Billy, non sono giusta per lui e c’è anche che non ti amo più”.

B) Seconda parte Il padre deve

occuparsi del figlio tra mille difficoltà.

Arriva una lettera della madre in cui è

scritto che alle volte “sono i papà che

se ne vanno, altre, è la mamma che

se ne va e allora tocca al papà

occuparsi del figlio … Sarò sempre la

tua mamma non più in casa ma nel

tuo cuore”. Il bambino alza il volume

della televisione e dice: “Non mi

importa!”. Il padre litiga con Billy che

gli dice “TI ODIO”…”VOGLIO LA

MAMMA” e Ted gli risponde “HAI

SOLO ME!”. Il padre ha problemi con

il lavoro per occuparsi del figlio. Il padre spiega al figlio che quando stava con la madre egli cercava sempre di cambiarla in una

persona diversa, vicina al suo ideale di donna e di madre … insomma desiderava che la moglie

diventasse come lui voleva. “Pensavo solo a me stesso e se ero felice pensavo che lo fosse

anche lei. La mamma se ne è andata per colpa mia NON PER COLPA TUA …”.

C). Terza parte Incontro tra

Ted e Joanne. La madre: “Ho

trovato un lavoro e vado da

un analista. Ho imparato un

sacco di cose su me stessa,

amo il mio bambino e ora

sono in grado di prendermene

cura. Io sono sempre sua

madre!”. Il padre: “Chi ti dà

tutta questa sicurezza che lui

ti voglia?”.

La madre: “E chi ti dà tanta

sicurezza che non mi voglia?”

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TRIBUNALE Gli avvocati

interrogano i loro clienti:

l’avvocato del marito chiede a

Joanne se “E’ stata o non è

stata un fallimento nel rapporto

più importante della sua vita

cioè con il figlio?”. La madre

risponde in modo affermativo... VERDETTO FINALE Il padre perde la custodia del figlio. Si arrabbia e chiede all’avvocato di

ricorrere in appello. L’avvocato risponde che dovrà portare Billy in tribunale, allora il padre

rinuncia alla battaglia per il bene del figlio.

Il film finisce con la madre che decide di non portare via il bambino ma di lasciarlo al padre.

Scena finale: prima che la porta dell’ascensore si chiuda Joanne chiede al padre: “Come sto? “

“FANTASTICA!!!” … risponde il padre.

ALCUNE RECENSIONI…:

[…] Quando quest’ultima va a casa

del bambino per riprenderselo,

cambia però idea perché capisce che

la vera casa di Billy è quella, lui sta

bene lì e non sarebbe giusto

portarlo via…[…]

Alessia De Vecchi

[…] Padre e figlio stanno facendo la loro ultima colazione prima che arrivi la madre a prendere

Billy; suona il campanello, è Joanne che vuole comunicare a Ted che ha visto che il figlio si

sente già a “casa” con il padre, nella casa in cui vive ora e che nessun’altra casa lo farà sentire

meglio di adesso e decide così di lasciare all’ex-marito la custodia del minore […].

Aurora Kurti

[…] Fortunatamente alla fine Joanne, con un po' di buon senso, capisce che la cosa migliore era

lasciare il figlio al papà ed a mio parere è stata la scelta migliore, una scelta piena di coraggio

anche se triste per se stessa, ma era la cosa giusta da fare […].

Filippo Bin

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I interessante

N novità

S scolastica

I inclusiva

D didattica

E empatica

(4.3) RECENSIONI

M motivazione

O ottimale..con

V video

I interattivi

E emozionanti

Questo film narra la storia di un

importante pubblicitario, Ted, che

di punto in bianco viene lasciato

dalla moglie Joanne che lo lascia da

solo a gestire la sua vita e quella

del figlio.

All’inizio il rapporto tra in due non

andava benissimo essendo che Ted

pensava esclusivamente al lavoro e

il figlio di questo ne risentiva, tanto

da dire al padre che voleva andare

da sua madre.

Successivamente si vede che

Kramer cerca di instaurare un buon

rapporto padre-figlio, risentendone

anche in ambito lavorativo.

Personalmente mi è piaciuta molto

questa parte, perché mi ha fatto

commuovere il fatto che una

persona che amava così tanto il

suo lavoro, riuscisse a farne a

meno solo per l'amore del figlio.

Alla fine la madre del bimbo torna

per riavere Billy, così lei e l’ex

marito andarono da un giudice che

decise che il figlio dovesse restare

con la madre.

Io non lo trovo giusto perché

Joanne ha avuto il coraggio di

abbandonare il proprio figlio, e fin

qui non mi ha dato fastidio perché

capisco che non si sentiva più a suo

agio con la propria vita, ma la cosa

che mi ha fatto irritare è stato

appunto il fatto che quando è

tornata ha preteso la custodia, dopo

tutto il lavoro che aveva fatto Ted

per avere una vita al meglio

insieme al figlio.

Fortunatamente alla fine Joanne,

con un po' di buon senso, capisce

che la cosa migliore era lasciare il

figlio al papà ed a mio parere è

stata la scelta migliore, una scelta

piena di coraggio anche se triste

per se stessa, ma era la cosa giusta

da fare.

Con questo film ho potuto capire

che il pilastro della vita dei figli non

è per forza solo la madre (anche se

la mamma è sempre la mamma)

ma può essere anche una figura

maschile come il padre, e che

quindi nei casi di separazione non

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trovo giusto che sia quasi scontato

che una figura come il giudice

conceda sempre la custodia alla

madre. (Questo però lo dico da

inesperto è solo un mio parere)

Infine posso affermare che il film

mi è piaciuto molto.

FILIPPO BIN

*** Il film Kramer contro Kramer è un

film drammatico ambientato a New

York alla fine degli anni ’70, in cui il

regista Robert Benton vuole

raccontare la storia di una famiglia

in cui la madre scappa di casa e

quindi il padre deve iniziare ad

avere la totale cura del figlio. Il

personaggio di Joanne (la madre) è

stato interpretato da Meryl Streep,

invece per il personaggio di Ted (il

padre) è stato scelto Dustin

Hoffman, infine per il ruolo di Billy

(6 anni) è stato scelto Justin

Henry.

Una sera Ted tornado da lavoro

trova la moglie che vuole

andarsene di casa perché si sente

una madre inadeguata e non si

sente accettata dal marito, che l’ha

confinata al ruolo di madre e

casalinga, quindi lascia padre e

figlio da soli. Da quel momento Ted

dovrà prendersi cura di Billy, dovrà

iniziare ad organizzare la sua

giornata in base alle esigenze del

figlio: cosa che non aveva mai fatto

prima, inizialmente Billy sfida il

padre ma dopo si instaura un bel

rapporto tra padre e figlio.

Il bambino impara ad andare in bici

con l’aiuto del papà. Un giorno il

figlio cade dalle gabbie, una giostra

nel parco, si fa male allo zigomo

dove gli dovranno mettere un paio

di punti, il padre decide di stare

con lui mentre il dottore sutura la

ferita, anche se era atteso a

lavoro...

Dopo un anno e mezzo Joanne si

ripresenta e pretende l’affidamento

esclusivo di Billy, dato che ha

trovato un lavoro e un nuovo

equilibrio psicologico; quindi ha

inizio un processo perché anche

Ted vorrebbe poter tenere il figlio

che viene alla fine affidato alla

madre, ritenuta più idonea in

quanto tale. Ma nel finale Joanna,

mossa da amore incondizionato per

Billy, decide di lasciare il bambino

al padre perché capisce che ormai

aveva trovato una situazione di

serenità e sarebbe stato meglio con

lui.

GIANLUCA DE STEFANO

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Il regista di questo film è Robert

Benton, il film è stato prodotto

negli Stati Uniti d’America nel 1979

ed è un film drammatico.

Il film inizia con Joanne, la moglie

di Ted e la madre di Billy, che

lascia il marito perché non si sente

adeguata a fare la madre

dicendogli che non lo amava più.

All’inizio Ted si mostra in difficoltà

perché non è facile conciliare

lavoro e prendersi cura del figlio,

perché prima che Joanne se ne

andasse lui era un uomo incentrato

solo su se stesso e sul suo lavoro.

Piano piano Ted riesce a dividersi

tra il figlio e il lavoro creando un

bel legame con Billy.

Dopo 1 anno e mezzo Joanne torna

per riprendersi Billy.

Inizia così una battaglia legale che

vince Joanne con l’affido di Billy ma

lei rinuncia all’affido del figlio

perché pensa che ormai, Billy stia

meglio con il padre .

Kramer contro Kramer affronta vari

temi:

➢ la paternità e la maternità,

➢ il rapporto tra padre e figlio,

➢ l’argomento lavorativo in

relazione con l’ambiente familiare.

Questo film mi è piaciuto di meno

di “Una famiglia all’improvviso”

perché non mi ha comunicato

molto le emozioni dei personaggi,

però mi è piaciuto comunque

perché tratta di tematiche molto

importanti e delicate, ma

soprattutto mi è piaciuto tanto il

rapporto tra Billy e Ted perché

avevano molta complicità e affetto.

LAURA FIRRIOLO

*** Una sera Ted, padre e dirigente

pubblicitario, torna a casa da

lavoro e trova sua moglie che

prende le proprie cose per

andarsene con la motivazione di

voler stare con se stessa, lasciando

Billy con il padre.

Tra i due non c’è subito

un’interazione serena ma con il

passare del tempo il rapporto si

rafforza a tal punto che dopo vari

disastri che Billy causa ai progetti

di lavoro del padre, quest’ultimo

viene licenziato ma è comunque

contento perché rispetto a prima

riesce a dedicarsi di più al figlio.

Inoltre il bambino poi non sente

neanche più la lontananza dalla

mamma.

Dopo un po’ di tempo Joanne si fa

viva e vuole riprendersi il figlio ma

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il giudice valuta i vari pro e contro

e non sa a chi affidare il figlio ma

alla fine la custodia del figlio viene

vinta da Joanne, avendo la priorità

in quanto madre.

Quando quest’ultima va a casa del

bambino per riprenderselo, cambia

però idea perché capisce che la

vera casa di Billy è quella, lui sta

bene lì e non sarebbe giusto

portarlo via …

A me non è piaciuto molto questo

film, se non per il rapporto

piacevole che si è instaurato tra

Billy e Ted con il passare del

tempo.

ALESSIA DE VECCHI

*** Il film “Kramer contro Kramer” è

molto simile al film “Famiglia

all’improvviso” perché entrambi

trattano lo stesso argomento:

l’abbandono.

Ted Kramer è un pubblicitario

ossessionato dal proprio lavoro e di

conseguenza trascura molto la

moglie, Joanne, e il figlio, Billy. Una

sera mentre Ted torna dal lavoro

trova la moglie in procinto di

andarsene di casa e abbandona

momentaneamente il marito e il

figlio.

Ted inizialmente è molto spaesato

perché non sa come comportarsi e

non ha tempo da dedicare a Billy a

causa del lavoro impegnativo. Col

passare dei mesi però tra padre e

figlio nasce una nuova intesa e il

loro rapporto migliora di giorno in

giorno tant’è che il figlio non sente

più la mancanza di Joanne.

Passa un anno e la madre ritorna

Definitivamente a New York con

l’intento di riprendersi il figlio Billy,

la donna e Ted un giorno si

incontrano in un bar e discutono di

questa questione in quanto lei

mette subito in chiaro le sue

intenzioni. Ted non è d’accordo e

inizia così una battaglia legale per

la custodia di Billy.

La battaglia si conclude con la

vittoria di Joanne che si aggiudica il

diritto di custodia del figlio.

Padre e figlio stanno facendo la loro

ultima colazione prima che arrivi la

madre a prendere Billy; suona il

campanello, è Joanne che vuole

comunicare a Ted che ha visto che

il figlio si sente già a “casa” con il

padre, nella casa in cui vive ora e

che nessun’altra casa lo farà

sentire meglio di adesso e decide

così di lasciare all’ex-marito la

custodia del minore. Il film, mi è

piaciuto molto perché Ted, pur

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avendo inizialmente delle difficoltà

nel gestire tutti i bisogni del figlio,

è riuscito pian piano a riconoscere

tutte le sue necessità e a gestire al

meglio il rapporto tra famiglia e

lavoro; ha riconosciuto i suoi errori

ed è riuscito ad equilibrare la

questione famiglia/lavoro e a dare

il giusto peso ad entrambe le cose

senza esagerare.

AURORA KURTI

*** All’ inizio del film viene presentata

una famiglia, composta da 3

persone: il padre Ted, la madre

Joanne e il figlio Billy.

Ted è molto occupato dal proprio

lavoro di dirigente pubblicitario,

che lo porta a trascurare la propria

famiglia. Un giorno, tornato dal

lavoro, Ted ha una discussione con

la moglie, la quale gli comunica che

avrebbe lasciato la casa, il marito e

il figlio perché in preda ad una crisi

esistenziale. Ted cominciò così a

occuparsi da solo del figlio, avendo

grossi problemi organizzativi per le

pressanti richieste del suo

superiore, che non si conciliavano

con i bisogni del bimbo.

Un giorno ricevono una lettera della

madre in cui dice di essere pur

sempre la madre di Billy, ma

quest’ultimo sembra essere

disinteressato alla lettera, perché

fortemente.arrabbiato

dall’abbandono materno. Dopo

alcuni problemi al lavoro, Ted un

giorno litiga con Billy ma

successivamente cerca di

rassicurarlo dicendogli che non

aveva colpe riguardo all’abbandono

della madre.

Un giorno Joanne torna e incontra

Ted, dicendogli che rivuole Billy ma

Ted è contrario e si rivolge a un

avvocato per avere la custodia.

Quest’ultimo gli costerà molto e gli

confida che sarà dura ricevere

l’affidamento del figlio, perché

solitamente i figli vengono affidati

alle madri. Successivamente Ted

viene licenziato e ciò rappresenta

un grosso problema per ricevere

l’affidamento perché la mancanza

di un lavoro era indispensabile a

sostenere se stesso e il figlio.

Durante la sentenza in tribunale gli

avvocati interrogano i loro clienti.

La custodia del figlio viene affidata

alla madre. Nel finale del film però

Joanne decide di lasciare il figlio al

papà, capendo che Billy aveva

appena trovato un equilibrio

affettivo con lui.

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Personalmente il film mi è piaciuto

molto, in modo particolare nella

scena in cui Ted insegna al figlio a

correre in bicicletta perché ha

suscitato in me un bel ricordo che

avevo con mio padre.

GIOVANNI GRANELLO

***

Ted Kramer è un uomo sposato ed

ha un figlio, Billy. Ted è molto

impegnato e ossessionato dal

successo nel suo lavoro, tanto da

non rivestire in modo adeguato il

ruolo di padre e di marito. Questa

situazione fa sentire la moglie

Joanne messa da parte, così un

giorno prende la decisione di

staccarsi dal figlio e dal marito

lasciando a lui tutte le responsabilità

di prendersi cura di Billy.

Ted inizierà a trovare un equilibrio

nella sua vita in modo da

suddividere le sue giornate tra il

lavoro e Billy, cercando di

soddisfare al meglio i suoi bisogni,

cosa che prima non avrebbe mai

pensato di fare, delegando questi

compiti alla moglie. Diversi mesi

dopo Joanne ritorna a New York

per dire al marito di rivolere il

bambino ma Ted, arrabbiato, non è

d’accordo con questa decisione

perché l’ha lasciato da solo senza

aver avuto alcuna discussione o

chiarimento prima. Infatti inizia

una battaglia legale e Joanne vince

ottenendo la custodia del figlio,

perché generalmente i tribunali

affidano i figli alle madri se

possono mantenerli e dimostrano

di prendersene cura …

Mentre Ted e Billy preparano

assieme l’ultima colazione, suona il

citofono ed è la mamma Joanne

che dice a Ted che, nonostante

l’amore che prova per Billy e tutto

quello che ha fatto, le sembra

giusto che lui rimanga a casa con

suo padre perché quella è la sua

vera “casa”. Secondo me ha fatto

bene a lasciare in custodia il figlio

al padre perché lei aveva preso una

decisione sbagliata nei confronti del

figlio e avrebbe solo peggiorato la

situazione portandosi via Billy

lontano da casa sua e da suo

padre, soprattutto perché è stato

lui a crescerlo quando lei se ne è

andata senza discuterne in modo

civile per trovare una soluzione

assieme. A me il film non è piaciuto

molto, perché troppo incentrato sul

rapporto tra padre e figlio.

GIULIA BORSATO

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Joanne:madre

Ted:padre personaggi

Billy: figlio INIZIO Joanne è una giovane donna sposata con Ted, un grafico pubblicitario.

Ella stanca del non essere ascoltata dal marito e di non poter curare se stessa, decide di abbandonare lui e il figlioletto Billy.

La situazione si presenta molto complessa per Ted e Billy sia in termini economici, sia per aspetti psicologici.

Aspetti economici

o Ted è la sola fonte di guadagno all’interno della famiglia e può esserlo solo

grazie alla costante presenza e disponibilità nel posto di lavoro. Da quando Joanne non è più presente egli è costretto a ricoprire non solo il ruolo di padre che prima non rispettava, ma anche quello della madre. Esce da lavoro molte volte e sempre più frequentemente fa perdere clienti importanti alla sua azienda, ne consegue il licenziamento.

Ciò avviene a pochi giorni dal processo e nel periodo natalizio, trovare un

lavoro sembra impossibile. La determinazione di Ted però lo porterà a trovare un nuovo impiego in pochissimo tempo.

Aspetti psicologici • Il mobbing causa nel padre un’ansia e uno stress tali da provocare

accanimenti sempre più frequenti nei confronti di Billy. (“ti odio” “sei un

bimbo viziato”)

• Billy è stato coccolato e viziato dalla madre, si dimostra schizzinoso e sfida il padre.

• La madre invia una lettera in cui ella sostiene di dover cercare qualcosa di

più interessante da fare per realizzare se stessa. Billy in seguito a questo si sente offeso e ne deriva una delle conseguenze dell’abbandono: il senso di colpa (“mamma se n’è andata perché sono cattivo!”). Inoltre qualsiasi cosa provoca in lui il senso dell’abbandono, da notare il ritardo del padre nel prelevare il figlio a casa della baby-sitter e il broncio tenuto da Billy per tutta la sera.

• Ted fa a Billy delle raccomandazioni che in realtà sono rivolte a se stesso “calmati non è una tragedia”, quando il figlio in realtà era abbastanza tranquillo.

Processo e conclusione: Joanne torna, disposta a ottenere l’affidamento di Billy. Cita Ted in tribunale e qui ha inizio una battaglia legale che porterà non poche difficoltà.

Il processo è molto duro per entrambi, in particolare per Joanne che viene

tempestata di domande da parte del legale di Ted: alcune di esse sono molto

personali come il numero di uomini che lei aveva avuto fino a quel momento. Il processo viene vinto comunque da Joanne, la quale però comprende quanto Ted

sia bravo come genitore e lascia l’affido di Billy a lui che si riscopre innamorato della moglie come si intuisce dal dialogo finale, Joanne prima di salire in ascensore per andare a salutare Billy, chiede. “Come sto?” e lui risponde: ”Fantastica!”

IRENE TAGLIAPIETRA

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KRAMER CONTRO KRAMER1

Il film Kramer contro Kramer è

tratto dal libro di Avery Cormane e

diretto da Robert Benton (il quale

ha vinto la nomination all’Oscar

come miglior regista). La vicenda si

svolge a New York agli inizi degli

anni ’80. Ted Kramer (Dustin

Hoffmann) è un brillante agente

pubblicitario di successo. E’ sposato

con Joanne (Meryl Streep) e ha

un bambino di sei anni di nome

Billy (Justin Henry), che vede

poco per via del suo lavoro. Una

sera Ted tornando a casa

dall’agenzia per la quale lavora

trova Joanne sulla soglia di casa

che gli comunica la decisione di

voler andarsene da sola senza il

figlio Billy. Joanne è una donna in

crisi con se stessa. E’ stanca di

quella vita. All'improvviso Ted, che

non ha la minima idea di come

essere un buon genitore, si ritrova

a fare il papà a tempo pieno.

Inizialmente il rapporto tra padre e

figlio è molto conflittuale [il figlio

dice al padre “TI ODIO”…”VOGLIO

LA MAMMA” e il padre gli risponde

“HAI SOLO ME!”].

1 www.comingsoon.it > film > 1979

Ted è nervoso perché deve

conciliare lavoro e famiglia ma Billy

non gli dà scelta: sfida il padre in

un misto di risentimento e di

bisogno di attenzione. Ma con il

passare del tempo, dopo diversi

mesi di scontri e incomprensioni,

Ted e Billy si legano

profondamente, cosicché il bambino

non avverte più la mancanza della

mamma. Le attenzioni verso il figlio

distolgono Ted dal lavoro che inizia

a trascurare e così di punto in

bianco viene licenziato. L’uomo,

però, non ne fa un dramma e vede

la cosa come l’occasione di poter

dedicare più attenzioni al figlio. I

mesi passano e Ted stringe anche

un’affettuosa amicizia con la vicina

Margaret Phelps (Jane

Alexander), una donna separata

con due figlie, che sa capirlo.

Dopo quindici mesi di assenza,

Joanne torna a New York. La donna

racconta a Ted della sua

“rinascita”, del suo nuovo lavoro e

del desiderio di voler riprendersi

Billy, ma Ted non è d'accordo. Ne

scaturisce una durissima battaglia

in tribunale, durante la quale Ted e

Joanne cercheranno di ottenere la

custodia legale del piccolo Billy.

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Il film è stato un successo degli

anni ’80 perché è una storia

semplice con uno sviluppo

narrativo lineare, per il suo perfetto

equilibrio, per l'aderenza alle realtà

umane e sociali e forse anche per il

lieto fine o per il suo finale aperto.

Il film tratta una problematica assai

attuale: la separazione dei genitori

e la battaglia legale per

l’affidamento dei figli. Pone

l’accento sul concetto di famiglia

che è cambiato nel tempo, sul

significato e il ruolo della donna

nella famiglia e nella società. Sulla

libertà individuale. Sul senso del

sacrificio e di rinuncia per il bene di

qualcun altro: di un figlio in questo

caso. Si è detto che il film pone in

luce l’“aderenza alle realtà umane e

sociali”, il concetto di famiglia che è

cambiato nel tempo, il ruolo della

donna, la libertà individuale etc … e

allora vediamo di capire.

Con la separazione i coniugi

decidono di porre fine al vincolo

matrimoniale, che si scioglie

definitivamente con il divorzio. La

separazione riduce gli obblighi

nascenti dal matrimonio, ad

esempio l’obbligo di coabitazione,

di fedeltà, di collaborazione.2

2 Rita Rossodivita “Le persone e i diritti” testo

scolastico per gli Istituti professionali.

Con la Legge n. 898/1970

(Disciplina dei casi di scioglimento

del matrimonio) - viene introdotto

nel nostro ordinamento l’istituto del

divorzio; prima dell’introduzione

della legge, solo la morte di uno dei

coniugi scioglieva il vincolo

matrimoniale. La legge fu

sottoposta, nel 1974, a referendum

abrogativo e, con la vittoria dei

“no”, rimase in vigore.

Il divorzio scioglie definitivamente

il vincolo matrimoniale, per

impossibilità di mantenere tra i

coniugi la comunione spirituale e

materiale, così come previsto dalla

Legge n. 898/1970.3

L’art. 29 della Costituzione sancisce

l’uguaglianza morale e giuridica dei

coniugi; tuttavia, tale principio ha

trovato piena attuazione solo con la

riforma del diritto di famiglia

operata dalla Legge n.151/1975,

che ha modificato numerose norme

del Codice civile.

Prima del 1975, infatti, i rapporti

tra moglie e marito erano fondati

sulla potestà maritale e i rapporti

genitori-figli si basavano sulla

patria potestà.

Dunque, il matrimonio era

caratterizzato dalla subordinazione

3 Ibid.

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della moglie rispetto al marito: ad

esempio il marito aveva il potere di

amministrarne i beni ed era il solo

rappresentante del nucleo

familiare. Con la riforma, viene

completamente ridisegnata la

posizione della moglie, i cui diritti e

doveri sono equiparati a quelli del

marito (art. 143 c.c.).

E ancora: viene abolita la patria

potestà, divenuta potestà

genitoriale (oggi definita dal Codice

Civile responsabilità genitoriale

dopo la modifica apportata dal

D.Lgs. n. 154/2013) in cui si

esprime un’idea del rapporto

genitori-figli non più basata sulla

soggezione dei figli, ma

caratterizzata da diritti e doveri

reciproci. L’esercizio della

responsabilità da parte dei

genitori deve tener conto del

prevalente interesse del figlio e

delle sue aspirazioni, capacità e

inclinazioni nonché dei suoi

bisogni.4

La libertà è la capacità di agire

senza costrizioni o impedimenti e

possedendo la capacità di

determinarsi secondo un’autonoma

scelta dei fini e dei mezzi adatti a

conseguirli. La scelta di Joanne

4 Ibid.

pone una questione molto delicata

che è di tipo filosofico perché tocca

la libertà morale, giuridica, di

pensiero che ha le sue radici nel

mondo greco e si sviluppa poi nel

pensiero cristiano e moderno.5

Quando due coniugi non riescono a

mettersi d’accordo perché entrambi

hanno una loro verità (che coincide

anche con la loro libertà)

necessariamente devono ricorrere

a una persona super partes6: il

giudice di un tribunale in questo

caso. E’ quello che accade nella

terza parte del film. Nella prima si

racconta la separazioni dei genitori,

mentre nella seconda si racconta il

rapporto tra padre e figlio.

La dura battaglia legale mette a

nudo la vera questione: quale

genitore è maggiormente in grado

di badare al proprio figlio? Joanne

vuole il figlio per sé, quando in

realtà vuole solo tenere a freno i

suoi sensi di colpa; ma di fronte

alla richiesta insistente

dell’avvocato di Ted se abbia o

meno abbandonato il figlio ella

5 Enciclopedia Garzanti di Filosofia, Garzanti editore, 1981, 1993. Edizioni CDE, su licenza Garzanti.

6 “Al di sopra delle parti”, cioè saggio ed equilibrato, spec. a proposito di chi è chiamato a giudicare o ricopre una carica che richiede un atteggiamento equanime tra due o più parti

(per es. il Presidente della Repubblica, Giudice etc…).

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è costretta a dire la verità:

ammette di averlo abbandonato.

Tuttavia il giudice affida il figlio alla

madre.

Nonostante i suoi 15 mesi di

lontananza dove il padre ha

accudito teneramente Billy,

rinunciando al suo lavoro perché

comprende che nessun lavoro al

mondo potrà mai realizzarlo e

soddisfarlo come il rapporto con

suo figlio. Ted capisce, forse per la

prima volta, che nella vita si

devono operare delle scelte:

comprende che il figlio è più

importante della sua realizzazione

professionale. Ted ha fatto una

rinuncia, forse dolorosa ma ha

scelto per il bene del figlio. Per

questo si arrabbia quando il giudice

decide di affidarlo alla madre;

pertanto vuole ricorrere in appello,

ma quando l’avvocato gli dice che il

piccolo Billy dovrà comparire in

tribunale a testimoniare, Ted si

arrende.

La pellicola finisce con la scelta

della madre di lasciare il figlio al

padre.

Scena finale: prima che la porta

dell’ascensore si chiuda Joanne

chiede a Ted “Come sto? … “ e il

padre risponde … “FANTASTICA!”…

Fantastica per aver fatto la scelta

giusta, per aver compreso che Billy

ha bisogno del padre, fantastica

per aver capito che forse la guerra

tra coniugi è pericolosa per tutti,

fantastica perché ha ritrovato se

stessa, fantastica perché è ancora

bella e Ted ne è ancora innamorato

e spera che un giorno la famiglia si

riunirà, fantastica perché

comprende che Joanne ha

sacrificato una parte della sua vita

assecondando le scelte del marito,

la sua carriera, il suo volerla

accanto con abnegazione. La porta

dell’ascensore si chiude e noi

possiamo decidere come far finire il

film.

Si è deciso di far vedere questo

film alla classe per un duplice

motivo. In primo luogo perché è

incentrato “sulla questione

relativa alla famiglia e alla sua

incapacità di legame ed affetti

che sappiano accettare la sfida

del tempo, aprendo uno

squarcio nell’ - american way of

life7- di quegli anni”. In secondo

luogo perché rientra nel programma

curriculare di Psicologia della classe

quarta.

Prof. ROSIN GIUSEPPE

7 “Sì all’infanzia”. Rivista di studi sociali del

Veneto anno 1° - n.1 - 1989

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INSIDE MOVIE I.S. “FABIO BESTA” A.S. 2019-2020 Proff. ROSIN GIUSEPPE & SILVESTRI ISABELLA

4.4 FAMIGLIA

all’ IMPROVVISO ISTRUZIONI NON INCLUSE

Samuel conduce la vita

nella più totale

spensieratezza. Lavora

sulla costa sud della

Francia ed ama fare le

ore piccole nei locali

notturni in compagnia

di belle e giovani donne.

Un bel giorno si

presenta al suo

cospetto Kristin con una

bambina di tre mesi tra

le braccia e senza

esitazione la lascia nelle

mani di Samuel,

dichiarando che è sua

figlia. Senza potersi

rendere conto Samuel si

ritrova nel ruolo di

padre della piccola

Gloria. Ma per fare i

genitori non ci sono

manuali o ricette

… basta solo l’amore.

FAMIGLIA

all’

IMPROVVISO

un film di Hugo Gélin, Francia 2016

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(4.5) DIDATTICA VISIVA: analisi del film

“Disegnare è pensare”

TRE SIMBOLI ICONICI PER

COMPRENDERE IL FILM

Prof. Isabella Silvestri

1) Il pallone …

Rappresenta il desiderio del padre di far

divertire la figlia attraverso attività

ludiche che trasformano la sua

quotidianità in un’avventura spensierata.

2) … a forma di “mappamondo”

Samuel tiene nascosta alla figlia la triste

verità dell’abbandono materno,

inventando storie avvincenti che

giustifichino la sua assenza a causa dei

suoi continui viaggi per tutto il mondo.

3) Il fumetto del pensiero

Nonostante il legame paterno, Gloria,

continua comunque a desiderare il

ritorno della mamma, di cui sente

la mancanza.

Questo film mi è piaciuto tantissimo

ed era anche molto commovente,

soprattutto quando la bambina

viene a mancare. La cosa che mi

ha commosso di più però è il fatto

che Gloria continuò a chiamarlo

“papà” anche se non lo era

biologicamente.

Non esistono solo figli di

sangue, ma anche figli dello

spirito e questo legame non si

può spezzare per nessun

motivo.

Per questo ho scelto di

rappresentare Gloria sorridente

abbracciata al suo coraggioso

papà!

disegno di Filippo Bin

FILIPPO BIN

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I interessante

N novità

S scolastica

I inclusiva

D didattica

E empatica

(4.6)RECENSIONI

M motivazione

O ottimale..con

V video

I interattivi

E emozionanti

Il film racconta la storia di Samuel,

uno sciupa femmine che un giorno

si incontra con una ragazza di

nome Kristin, che le dice che ha

avuto una figlia da lui. Si cimenta a

fare il papà grazie anche all'aiuto di

un amico, conosciuto nella stazione

a Londra. Samuel si affeziona

sempre più a Gloria, una bellissima

bambina che però sente la

mancanza della mamma. Già dal

trailer iniziale, si può dedurre che il

film sarà bellissimo ed emozionante,

con una canzone fantastica in

sottofondo e delle immagini che

arrivano a toccarti l'anima.

All'inizio del film troviamo un uomo

che si alterna tra lavoro e vita

mondana, tra donne e divertimento,

fino a quando arriva una donna che

gli cambierà la vita, perché con lei

arriva ciò che non si aspetta: una

figlia.

La donna scappa, lasciando al

giovane padre la bimba. Con ciò

inizia una lunga corsa alla ricerca

della madre. Intanto il tempo passa

e Gloria è diventata una bellissima

bambina di otto anni.

Secondo me vengono mostrate

delle scene di una quotidianità

normale tra padre e figlia ma anche

di una dolcezza e di una purezza

senza confini. L'uno non riesce a

fare a meno dell'altra, ovvero il padre

non riesce a fare a meno della

figlia e la figlia non riesce a fare

a meno del papà. Si completano a

vicenda, si divertono assieme, sono

l'emblema dell'amore famigliare che

riesce, con le loro risate, a far

sorridere e ad emozionare anche lo

spettatore davanti allo schermo. A

mio parere è un film che merita di

essere visto. Il film è piacevole e,

senza dubbio, posso consigliarne la

visione. E' un film che arriva dritto al

cuore e che emoziona tantissimo!

A me personalmente è piaciuto

molto il rapporto tra Samuel e Gloria.

Di come il padre abbia saputo

prendersi cura della figlia,

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rinunciando a una vita spensierata,

fatta di mondanità, belle donne e

divertimento.

SARA CERVI

*** Il film mi è piaciuto davvero molto

nonostante il finale tragico. Penso

sia un film che descriva molto bene

un’ipotetica situazione di famiglia

attuale, monoparentale, ovvero

quando un solo genitore si occupa

dei figli. Tale situazione viene

raccontata in maniera divertente,

ironica e scherzosa, ma non

mancano i momenti salienti e più

drammatici.

Un esempio di momento saliente e

drammatico è relativo alla scena in

cui il padre, con la scusa di dover

fare delle iniezioni, accompagna

Gloria, la figlia, dal medico, il quale

dopo aver finito le false iniezioni al

padre, finge di visitare anche la

bambina per scherzo, chiede di

poter restare da solo col padre

nell’ambulatorio.

La bambina esce accompagnata

dall’infermiera la quale la distrae

mostrandole un cagnolino, intanto

il dottore dice al padre che non c’è

niente da fare, che le cure non

stanno funzionando …

Il regista non ci fa capire che in

realtà sta parlando della bambina,

lo spettatore pensa che si tratti del

padre il quale a questo punto esce

dall’ambulatorio piangendo e

guarda la bambina, ma subito dopo

si asciuga gli occhi e senza

esitazione chiede alla figlia se

avesse voluto andare al circo.

Un’altra scena che mi ha colpito

molto è stata quella in cui padre e

figlia sono al Luna Park. I due si

stanno divertendo molto, finché ad

un tratto una donna molto simile

alla madre di Gloria, prende per

mano la bambina, poi guardandola

meglio si scusa e le dice che

l’aveva scambiata per sua figlia.

A quel punto Gloria si intristisce,

poiché anche lei avrebbe

desiderato in quel momento essere

presa per mano da sua madre.

Gloria si intristisce perché avrebbe

voluto anche lei in quel momento la

sua mamma vicino. In conclusione

dico che nonostante la protagonista

muoia alla fine, il film mi è piaciuto

davvero molto.

Al suo interno ho ritrovato alcune

tematiche di psicologia studiate con

la prof.ssa Silvestri.

1. L’alienazione parentale in

questo caso viene messa in

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pratica dal padre, ma in modo

positivo, poiché cercava di

nascondere la verità alla figlia che

sapeva l’avrebbe sconvolta. Quindi

anziché dirle che sua madre l’aveva

consegnata a lui e l’aveva

abbandonata a pochi mesi, le

racconta che la madre è una spia,

un’ agente segreto continuamente

in viaggio per il mondo per via

delle sue missioni “top secret”. Il

padre cerca di creare un

personaggio spettacolare agli occhi

della figlia e le fa credere che

quella sia veramente sua madre,

anche se sa benissimo che non è

così.

2. Quando la figlia scoprirà la

verità si arrabbierà con il padre e

vorrà a tutti costi stare con la

madre, che nel frattempo era

tornata per riprendersela. Questo

fenomeno si chiama rifiuto e

avviene quando un particolare

evento che ci colpisce in qualche

modo non viene inizialmente

accettato dal nostro Io (riferimento

all’icebergdiFreud).

3. Il senso di abbandono che Gloria

prova nei confronti della madre,

non avendola mai vista, nonostante

tutti i racconti del padre.

La bambina infatti vorrebbe molto

incontrare e conoscere sua madre

questo fenomeno si manifesta nella

scena del Luna Park, già sopra

descritta.

4. Infine l’ultima cosa studiata che

ho ritrovato nel film è il fenomeno

dell’estraneazione e della

distorsione. Infatti inizialmente

Gloria prende per vero tutto ciò che

il padre le racconta, senza sapere

che la gran parte delle cose che lui

le dice in realtà sono frottole, la

bambina inizialmente infatti non è

in grado di discriminare ciò che è

reale da ciò che non lo è, poiché si

fida enormemente del padre e

prende per vero tutto ciò che le

dice.

Concludo dicendo che secondo me

questo è un film che ha molto da

insegnare anche a livello etico

perché è pieno di valori profondi,

molto importanti secondo me da

trasmettere alle nuove generazioni

come la nostra. Il film mi è piaciuto

molto e sono contenta che i

professori ce l’abbiano fatto

vedere.

FEDERICA ZAMBERLAN

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Questo film mi è piaciuto

tantissimo e mi ha aiutato ad aprire

la mente anche riguardo ad una

realtà alla quale non avevo mai

pensato e nella quale non avevo

mai provato ad entrare. Mi ha

colpito come prima cosa il

fantastico legame tra padre e figlia,

che penso sia la cosa più bella di

tutto il film, vedere come si

completano, sembra che abbiano

quasi un legame simbiotico. In

secondo luogo mi ha stupito una

cosa che invece non mi sarei mai

aspettata cioè l'atteggiamento della

madre, di come sia stata egoista e

cattiva, anche perché è stata da

sempre dalla parte del torto, sia

perché ha abbandonato la piccola,

sia perché pur di riaverla è stata

molto ingiusta nei confronti di

Samuel togliendogli la soddisfazione

di essere il padre naturale. Però i

figli sono di chi li cresce come lui

stesso dice a Gloria anche se il

“semino” non era il suo. Infatti il

loro forte legame non cambia anche

dopo questa scoperta.

Questo film ha lasciato comunque

un'impronta positiva aiutandomi ad

ampliare il mio pensiero in questo

argomento, che abbiamo anche

studiato in classe quest’anno.

CHIARA GUERRAZZI

*** Il film una “famiglia all’improvviso”

è stato uno dei migliori film che

abbia visto.

Il padre della bambina, Samuel,

riesce nonostante varie difficoltà ad

ottenere la custodia di sua figlia.

La madre, si intuisce sin dall’inizio

del film che non desiderava

occuparsi della bambina.

La sua fuga “precipitosa” verso il

taxi, dopo che ha abbandonato la

figlia nelle braccia del padre, può

essere d’esempio. Il padre per

amore di sua figlia, rinuncia alla

mondanità, alle belle donne, allo

svago con gli amici. A differenza

della madre, a mio avviso, il padre

sa prendersi le proprie

responsabilità. L’abbandono di

Gloria da parte della madre fa

riflettere molto.

Riuscire ad essere genitori al giorno

d’oggi non è semplice, poiché avere

un figlio richiede pazienza, sacrificio,

e donarsi completamente e si

possono trovare genitori con

caratteri opposti, idee diverse,

atteggiamenti contrastanti …

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L’azione messa in atto dalla madre,

cioè quella di abbandonare la figlia,

lascerà un grande vuoto nella vita

della piccola Gloria.

Nonostante la sentenza del giudice,

il test di paternità, alla fine del film,

la madre decide di lasciare al padre

la piccola, avendo capito il loro

profondo rapporto che li legherà

per sempre l’uno all’altra.

FILIPPO SPIGARIOL

*** Le scene tra padre e figlia mi

hanno commosso molto perché

rappresentano, nonostante la

differenza di età tra me e Gloria, il

rapporto che vorrei riuscire ad

avere con mio papà e che però non

ho instaurato durante la mia

infanzia a causa del poco tempo. Mi

sono commossa in altri momenti

teneri quando il padre mostrava

molti atteggiamenti di protezione

nei confronti di Gloria, gli sguardi e

i sorrisi che si sono scambiati.

ALESSIA DE VECCHI

*** Secondo me Samuel ha capito che

non bisogna chiedere l’affidamento

di Gloria

a un giudice, perché ha il diritto di

occuparsi di lei e desidera che la

bambina resti con lui, per

continuare a portare avanti il

rapporto tra padre e figlia e di

riconoscere che è sua figlia e le

vuole bene.

AGNESE VOLPATO

*** Samuel è devastato dalla morte

della figlia ma giura che nonostante

la perdita non smetterà di vivere.

Del film mi è piaciuta molto la

tenacia e la forza di Samuel,

perché è riuscito a ricoprire non

solo il proprio ruolo di padre, ma

anche di madre; il modo in cui ha

affrontato l’arrivo improvviso della

figlia, perché se ci fosse stato

qualcun altro al suo posto l’avrebbe

abbandonata infine mi ha colpito il

fatto che non si sia mai arreso alle

prime difficoltà.

AURORA KURTI

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INSIDE MOVIE I.S. “FABIO BESTA” A.S. 2019-2020 Proff. ROSIN GIUSEPPE & SILVESTRI ISABELLA

(4.7) IL PRINCIPE delle MAREE

Tom è legato alla

sorella Savannah, che

nasconde un segreto.

Un giorno irrompe nella

vita di Tom, la madre

che lo prega di salvare

la sorella che ha

tentato ancora una

volta il suicidio.

L’incontro con la

dottoressa Lowenstein

darà a Tom la

possibilità di fare

chiarezza finalmente

nella vita della sorella e

nella sua … perché

anche Tom porta dentro

di sé un terribile segreto

il PRINCIPE

delle

MAREE

un film di Barbra Streisand, USA 1991

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(4.7) DIDATTICA VISIVA: analisi del film

Ti capisco

L’ABBRACCIO: LA PSICOTERAPIA della COMPRENSIONE

ACCETTAZIONE INCONDIZIONATA del PAZIENTE

Tom, dopo aver superato l’iniziale diffidenza nei confronti della sua

psichiatra, progressivamente riesce a ricordare alcuni dettagli del suo

passato familiare che in età adulta lo fanno ancora soffrire a livello

inconscio, invalidando le sue relazioni interpersonali. Egli stesso durante un

litigio con la moglie si definisce: “Un figlio di … chiuso in se stesso”.

(Il disegno rappresenta proprio il momento della “guarigione”).

Durante una seduta, dopo aver espresso il suo risentimento verso le figure

parentali, si lascia andare ad un momento di profondo sconforto e piange.

Susan lo accoglie tra le sue braccia dicendogli che è una reazione

normale di cui non dovrà scusarsi, né vergognarsi o giudicare

“sbagliata”.

Quando una persona diventa consapevole delle proprie ferite interiori

causate da eventi traumatici infantili, inevitabilmente soffre; se però ci si

affida ad un aiuto psicoterapico, si potrà ricevere un sostegno funzionale a

ritrovare non solo se stessi, ma anche le energie per riscattare la propria

vita nella nuova direzione indicata e scelta, liberandosi da condizionamenti

negativi e pregiudizi. prof.ssa ISABELLA SILVESTRI

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I interessante

N novità

S scolastica

I inclusiva

D didattica

E empatica

(4.8)RECENSIONI

M motivazione

O ottimale..con

V video

I interattivi

E emozionanti

GUIDA ALLA RIFLESSIONE

DOPO LA VISIONE DEL FILM

PROPOSTA DALLA DOCENTE

1) Il film è incentrato su casi di

maltrattamento minorile in ambito

familiare, di che tipo? Cosa provoca

nei bambini? Fai riferimento ai tuoi

studi (maltrattamento fisico,

psicologico, abuso, senso di colpa)

I bambini quando erano piccoli

hanno subito un abuso sessuale

extrafamiliare e un maltrattamento

psicologico. A livello sessuale ha

provocato un senso di colpa,

problemi emozionali, scarsa stima

di loro stessi. A livello psicologico

sono stati traumatizzati dal padre

che era molto cattivo ed

autoritario: maltrattava la moglie e

distruggeva l’autostima dei figli

rendendoli insicuri. Il fratello più

grande diventa l’ancòra di salvezza

dei fratelli assumendo il ruolo del

“genitore” che li protegge dalla

violenza del padre.

2) I bambini vittime di violenza

assistita, da che parte si schierano:

aggressore o vittima? Quale genitore

“salva” Tom durante l’infanzia, perché

poi cambia idea e non può più fidarsi?

In età adulta a chi si riferisce dicendo:

un’imperfetta vergognosa umanità?

I bambini inoltre sono stati vittima

della violenza assistita e in loro é

scattato un meccanismo di

identificazione con la vittima, ovvero

la madre. Il fratello minore Tom

accudisce e salva la madre e si

prende cura anche della sorella più

piccola. Crescendo però il

protagonista non si fida più fida più

della madre perché secondo lui li ha

traditi. Nel frattempo la madre si

risposa e quando la figlia cerca di

uccidersi lei non si interessa perché

è concentrata solo su se stessa.

Tom, crede inoltre inconsciamente

che la madre sia la causa dei suoi

problemi personali e famigliari.

Quando Tom dice “un’ imperfetta

vergognosa umanità” credo si

riferisca proprio alla madre.

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3) Quale immagine di se stesso gli

aveva trasmesso il padre? (negativa?)

Il padre ha trasmesso a Tom

un’immagine negativa di sé,

dicendogli che era un debole, che

solo le femmine piangono e che

non sarebbe mai diventato

nessuno. Ciò ha procurato al

protagonista una scarsa autostima,

chiusura ed agitazione.

4) Ogni volta che il protagonista

ricorda un episodio traumatico della

sua infanzia c’è un evento precedente

che stimola la sua memoria. Racconta

gli episodi e spiega a quali

meccanismi psicoanalitici si fa

riferimento.

Alla psicoanalista racconta alcune

vicende di quando era piccolo e suo

padre li picchiava e li aggrediva

verbalmente. Questo meccanismo,

scoperto da Freud, si chiama

“rimozione” ed è avvenuto solo

grazie al colloquio con la sua

psicoanalista.

5) Perché la sorella Savannah ha

tentato più volte il suicidio?

La sorella di Tom ha tentato di

uccidersi per una serie di molteplici

fattori che la fanno soffrire; in

primo luogo il fatto che é stata

abusata sessualmente e che non

avesse mai avuto la possibilità di

parlarne, in secondo luogo perché

vive una situazione familiare

disastrata. Quando questi traumi e

ricordi infantili tornano a galla

viene sopraffatta e per mettere fine

alla sua sofferenza cerca di

suicidarsi.

6) Tom è molto arrabbiato anche con

suo fratello maggiore, perché? Cosa

rappresentava per lui?

Tom é arrabbiato con il fratello

maggiore perché era una testa

calda e perde la vita facendosi

sparare per un motivo

incomprensibile al fratello. Per Tom

rappresentava un punto fisso, forte

e coraggioso che si é preso cura dei

suoi fratelli.

7) Quando inizia la psicoterapia quali

emozioni prova? (rabbia... disgusto?)

Quando inizia la psicoterapia Tom é

arrabbiato, preoccupato per sua

sorella, crede che la psicoterapeuta

non sappia fare il suo lavoro ed è

scandalizzato dalla parcella che

deve pagare.

8) L’ antagonismo iniziale con la

psichiatra Susan si trasforma in

complicità e poi in amore, come e

perché accade?

Inizialmente c’era un po’ di

diffidenza tra Tom e la

psicoterapeuta ma, continuando le

sedute, riuscirà a capire che in

realtà é brava e ci tiene a sua

sorella.

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Tom comincia così ad abbassare il

muro e ad aprirsi con la terapeuta

che lo capisce e lo aiuta a risolvere

anche i suoi problemi personali. Nel

frattempo, Tom per pagarsi le

sedute allena a football il figlio

della psicoterapeuta che si

affeziona a lui. Tra Susan e Tom

nasce un amore soprattutto perché

tutti e due sono in crisi nella loro

relazione matrimoniale.

9) Perché alla fine del film Tom decide

di tornare dalla moglie e dalle sue tre

figlie?

Alla fine Tom decide di troncare la

relazione con la psicoterapeuta per

tornare dalla sua famiglia, voleva

infatti essere un buon padre e

marito e sente anche il dovere di

non abbandonarle. Desidera infatti

che le sue figlie non debbano

soffrire per la separazione dei

genitori e non vuole diventare

come suo padre.

10) Il finale salva il benessere della

famiglia che Tom si era già costruito,

a scapito di quella che avrebbe potuto

avere con Susan e suo figlio con il

quale aveva instaurato un rapporto di

stima e affetto reciproco. Avresti

desiderato un finale diverso, pur

salvaguardando il bene delle sue

bambine, che senz’altro avevano

bisogno di lui? Spiega.

Mi sarebbe piaciuto moltissimo che

Tom rimanesse a New York ad

iniziare una nuova vita con la sua

psicoterapeuta, ma alla fine credo

che abbia preso la decisione

migliore rimanendo con la sua

famiglia.

ELIA MOSCHETTA

*** Il film il “Principe delle maree” è un

film commovente e spiazzante.

Racconta della rinascita di un uomo

attraverso la terapia dell'amore,

dell'ascolto e del pianto. Tom

Wingo, cresciuto nella violenza e

nel rancore, con una madre più

attenta a posizionarsi nella scala

sociale piuttosto che crescere i figli

ed un padre maschilista e sadico,

riesce a ritrovarsi, ad ottenere una

seconda vita, grazie all'incontro con

una psicanalista della Grande Mela.

EDOARDO MOTTA

*** Recatosi a New York a causa

dell'ennesimo tentativo di suicidio

della sorella gemella Savannah,

Tom Wingo conosce la psichiatra

che l'ha in cura, Susan Lowenstein.

Dopo l'iniziale diffidenza e ritrosia a

confidarsi, Tom, sollecitato sia dalla

donna che lo incalza con abili

domande, che dalla situazione

drammatica della sorella, porta a

poco a poco alla luce particolari,

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sepolti nell'inconscio, delle tragiche

vicende della famiglia Wingo,

composta da un padre violento ed

alcoolizzato, una madre superficiale

e fatua, ora divorziata e sposata ad

un ricco possidente della zona, e

tre figli. Il maggiore, Luke, è morto

tragicamente in una sparatoria con

la polizia, Savannah ha cercato

fortuna a New York come poetessa

e Tom è insegnante e allenatore di

football; è sposato con Sallie, con

la quale il rapporto matrimoniale è

in crisi ed ha tre figlie. La psichiatra

è a sua volta sposata con Herber

Woodruff, un celebre violinista che

non vede quasi mai ed ha un figlio,

Bernard (tra l’altro vero figlio della

Streisand agli esordi come attore),

col quale è in pieno conflitto...1

I protagonisti sono 3 fratelli legati

tra loro da un legame molto forte.

Uno dei tre morirà molto giovane,

gli altri due – gemelli –

sopravvivranno portando con sé un

segreto tragico e doloroso al tempo

stesso. Savannah, la sorella di Tom

ha tentato il suicidio per l’ennesima

volta.

E’ la madre che ne dà notizia al

figlio Tom …lo comunica con un

1

Tratto da www.comingsoon.it>film>il-

principe-delle-maree-scheda.

Tono quasi scocciato perché la

costringere a perdere del tempo

prezioso che deve sottrarre a se

stessa. Per tutta la durata del film

lo spettatore rimane sospeso in

attesa che venga svelata la verità

che ha sconvolto la vita della

famiglia Wingo. Il film è costruito

per flashback.2

Il tema di fondo diventa dunque il

ricordo che viene esplicitato

attraverso la parola e l’ascolto. E’

ciò che avviene tra il protagonista

Tom e la dottoressa Lowenstein

che ha in cura la sorella del

protagonista. La sorella è

ricoverata in ospedale e tenuta a

letto con sedativi.

Ha un terribile segreto che la sta

lentamente uccidendo ma non può

ricordare perché le è stato impedito

dalla famiglia, nel caso specifico

dalla madre.

Comprenderemo verso la fine del

film che il segreto che disturba

psichicamente Savannah è la

conseguenza di un abuso sessuale

subito da bambina.

2 In cinematografia e letteratura, struttura

narrativa in cui l'ordine cronologico degli

avvenimenti viene interrotto per lasciar spazio

alla rievocazione di episodi accaduti in passato.

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Secondo la moderna psichiatria

Savannah soffre di un disturbo

maniaco-depressivo fatto di

momenti di euforia (la donna fa la

poetessa) a momenti di gravi crisi

depressive che la inducono a

tentare il suicidio. In famiglia tutti

sanno, tranne Savannah che ha

rimosso dalla sua mente l’episodio.

Ma devono fare finta di niente, far

credere che vada tutto bene,

perché l’ha detto la madre, sono

costretti cioè a mentire. Ma la

psichiatria ci dice anche che

Savannah è vittima di una forte

componente aggressiva. In primis

verso se stessa ma anche verso la

madre che non le ha lasciato

scelta, se non quella di rifugiarsi

nell’oblio cioè nel senso di

abbandono del pensiero, ma anche

dei sentimenti e degli affetti.

La madre sa. Ma non lo dice al

padre dei ragazzi, minimizza

l’accaduto, costringe i figli a

liberarsi dei cadaveri dei

delinquenti (costringendo i figli a

diventare complici a sua volta degli

abusanti) che hanno abusato di lei,

della figlia e del figlio e fare pulizia

lavando il sangue delle vittime

uccisi da Luke, il fratello di Tom e

Savannah.

Li costringe a non dire, a tenere

per sé il segreto (il contenuto del

trauma allora si dice che è

indicibile). I figli crescono, Tom e

Savannah crescono all’ombra di

qualcosa che nessuno vuole dire (la

madre …”avevamo giurato che non

avremmo mai più parlato di quella

brutta storia” è quello che dirà la

madre al figlio), in questo caso il

contenuto del trauma si dice che è

innominabile. Ma poi ci sono le

figlie e la moglie di Tom che

cresceranno all’ombra di questo

innominabile (si dice che il trauma

è impensabile)3. Infatti il rapporto

familiare è in crisi e una delle figlie

teme che il padre li possa

abbandonare.

In tutta questa complessità vi è un

solo interlocutore: l’inconscio. Ed è

a lui (all’inconscio) che la

dottoressa Lowenstein si rivolgerà

ponendo delle efficaci domande al

fratello di Savannah perché ha

intuito e compreso che solo

interrogando l’inconscio di Tom

potrà aiutare la sua paziente a

guarire.

3 Conferenza presso l’Istituto “Sigmund Freud”

di Treviso.

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La psicoanalisi sta all’inconscio

come la parola e l’ascolto stanno

alla guarigione. E questo è un dato

di fatto che nel film diventa il filo

conduttore...la psicoanalisi è

l’ascolto della parola del paziente e

che rimanda a sua volta a

quell’altra situazione antropologica

fondamentale, vale a dire al

rapporto madre-bambino. Da

questo rapporto si svilupperanno

poi tutti i nostri modelli interattivi,

cioè il nostro modello di rapportarci

con gli altri. Infondo Tom e

Savannah chiedono questo.

Riappropriarsi del loro rapporto con

la madre. I reiterati tentativi di

suicidio della sorella di Tom altro

non sono che una richiesta di aiuto

alla madre … quella madre fredda e

lontana e insensibile che non ha

saputo “arginare” e “contenere”

tutto il dolore della figlia. “Mamma

perché non mi dai attenzione?”

Te lo sto implorando con i miei

tentati suicidi … questo chiede

inconsciamente Savannah alla

madre. Null’altro.

Ecco che l’esperienza analitica di

Tom con la sua psichiatra diventerà

la tappa fondamentale per capire

se stesso, per ricordare a sua volta

il suo abuso, per esplicitarlo con la

parola per renderlo innocuo e

superarlo, per capire che il suo

cuore batte per la sua famiglia...(la

moglie e le figlie che l’attendono a

casa) che la parentesi amorosa con

la dottoressa Lowenstein faceva

parte della terapia ma che ora

forse, che ha compreso molte cose

di sé, non ha più motivo di

esistere. Ma ciò non toglie che il

distacco non sia doloroso.

Concludo dicendo che oltre alla

psicoanalisi l’altro grande tema è

l’amore; l’amore per la conoscenza,

l’amore filiale e di coppia. E’

significativo che il protagonista alla

fine del film pensi che il dolore

subito non è stato vano e che un

giorno questo dolore gli sarà utile.

Ebbene quel giorno è arrivato. "Ho

imparato ad amare gli altri nella

loro imperfetta umanità" dirà Tom

alla fine. Perché non dovremmo

mai dimenticare che l’amore può

tutto … anche curare.

prof. GIUSEPPE ROSIN

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Il film “Il principe delle maree” che

abbiamo guardato in classe, mi ha

fatto capire che ogni ferita che

abbiamo non guarisce se non

viene curata, come accade infatti

al protagonista, Tom, un allenatore

di football americano e padre di tre

figli. L’unica cosa che sembra non

andare nella sua vita è il suo

matrimonio in crisi con la moglie

Sallie, inoltre la sorella Savannah si

trova in un brutto stato in

psichiatria. In realtà i veri ostacoli

di Tom sono i fantasmi del passato

che lo perseguitano. Lui e sua

sorella hanno avuto lo stesso

vissuto, ma la differenza è che lei

non ha nascosto i suoi problemi,

che hanno finito per tormentarla

fino al tentato suicidio, mentre lui

ha sempre condotto la sua vita

con una maschera, nascondendo

le ferite e le ingiustizie che ha

vissuto e che in verità erano più

grandi di lui, pertanto ormai

sepolte nell’inconscio per non

soffrire.

Il trasferimento che Tom ha dovuto

fare per soccorrere sua sorella

Savannah a New York, lo ha

condotto ad incontrare Susan: la

persona che lo aiuterà a vivere

serenamente per il resto della sua

vita riconoscendo i suoi traumi.

Susan è la psichiatra che segue

Savannah nel suo percorso di

recupero, ma aiuterà anche Tom

pian piano a sciogliersi e riesce a

scovare i suoi segreti più nascosti,

attraverso dei flashback nel

passato. Lo stretto rapporto che

hanno, li porta a vivere una storia

d’amore piena di passione, perché

anche Susan non ha un buon

rapporto con il marito violinista,

altezzoso e snob, che passa

pochissimo tempo con lei e il figlio

adolescente con cui ha molti

conflitti. Del film mi è piaciuto il

fatto che la relazione amorosa che

Tom vive a New York con Susan,

nonostante fosse piacevole, gli ha

fatto capire che amava ancora sua

moglie, anche se erano presenti

molti problemi e tradimenti ed era

disposto a ricominciare di nuovo a

vivere la sua vita da marito e da

padre, senza dimenticare Susan ma

lasciandosi alle spalle i fantasmi del

passato.

ACHARA NONNI

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(5) DIDATTICA ATTIVA: attività laboratoriali d’aula …

(5.1) IL BASTONE DELL’EMPATIA

In psicologia dopo aver trattato il tema della diversabilità, mi è stato chiesto

dalla prof. Silvestri di proporre alla classe un’esperienza pratica della mia

quotidianità, essendo io una ragazza ipovedente.

Perciò ho portato in aula il “miglior amico” di tutti i non vedenti e gli

ipovedenti perché li rende indipendenti, ovvero il bastone bianco. Questo

strumento, insieme al cane-guida, è fondamentale per favorire l’autonomia di

una persona non vedente.

Il bastone bianco

E’ pieghevole e munito solitamente

di due punte intercambiabili.

1) La pallina che si utilizza sullo

sterrato o su tragitti che non

presentano alcun tipo di

pavimentazione, come i sentieri di

montagna.

2) La rotella invece si utilizza più

frequentemente in città e negli

ambienti interni, dove ci sono più

superfici sulle quali farla scorrere.

Il bastone bianco si muove a semi arco

davanti ai propri piedi mentre si

cammina. In questo modo sarà lui a

trovare eventuali ostacoli prima di voi,

evitandovi così incidenti e cadute.

Dopo aver bendato e disorientato alcuni miei compagni, facendoli girare su loro stessi,

ho fatto provare concretamente che cosa voglia dire muoversi senza vedere. Alcuni,

superato il primo momento di confusione e timore di farsi male (sbattendo magari sui

banchi), non hanno avuto grosse difficoltà, altri invece avevano bisogno, oltre al

bastone, anche di indicazioni verbali, per la forte ansia di inciampare. Alla fine della

lezione anche i proff Silvestri e Rosin hanno voluto provare a mettersi “nei miei

panni” facendo un giro dell’aula bendati !!!

In conclusione devo dire che per me è stata

un’esperienza molto divertente, ma spero

che si sia rivelata anche utile e istruttiva

per i miei compagni.

Ragazzi ora mi rivolgo a tutti quanti voi!

Ricordatevi che non si può capire e tanto

meno “giudicare” una particolare situazione

finché non la si vive su di sé, ma se vi

esercitate a mettervi nei panni degli altri

immaginando talvolta di essere al loro

posto, allora sarete più empatici e di certo

anche più simpatici a tutti!

Federica Zamberlan

Prima di

giudicare una

persona,

cammina tre

lune nelle sue

scarpe.

Proverbio Sioux

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(5.2) … e nella D …e nella DAD: LE NOSTRE FOBIE

CINOFOBIA = paura dei cani IL DISEGNO COME TERAPIA

Quando abbiamo affrontato il capitolo sul disagio

psichico, abbiamo trattato anche LE FOBIE e la

professoressa Silvestri ci ha invitati a fare

un’attività terapeutica che di solito viene proposta

dalla logoterapia di Frankl e dalle teorie cognitivo-

comportamentali.

Ci ha chiesto di disegnare e scrivere

(possibilmente a mano libera) una ricerca sulla

nostra peggiore paura perché queste correnti di

pensiero hanno dimostrato che rimanere con la

mente concentrata in un pensiero negativo

rappresentandolo graficamente è il primo passo

per il loro superamento. Infatti diventa un’occasione di controllo dell’oggetto ansiogeno ma in una condizione

di assenza di pericolo reale. Dovrebbe seguire a questa attività pratica, un graduale

avvicinamento, ogni volta di più, all’oggetto reale della fobia in un determinato arco di

tempo, senza costrizioni, che serve ad eliminare del tutto l’ansia associata

all’avvicinamento.

Vale la pena provare! Perché ci offre l’opportunità di superare delle limitazioni alla vita

quotidiana a volte davvero insensate e irrazionali che ci impediscono di essere liberi di

andare dove desideriamo o fare azioni che vorremmo ma che temiamo: come salire su un

autobus, ascensore o scala mobile o raccogliere un fiore perché temiamo api e insetti,

quando non sono aghi, ragni, lucertole, cani o altro. Abbiamo comunque appreso che

alcune paure sono “utili” perché derivano da un’innata esigenza di sopravvivenza della

specie, come la fobia dei serpenti o dell’altezza … Inevitabilmente in questo periodo

storico in qualcuno è subentrata la paura della morte … Il pensiero di un contagio

pandemico, l’idea di un’Apocalisse imminente ha scatenato in qualcuno di noi, con un

carattere già ansioso, il vero e proprio panico, anche perché siamo stati bombardati di

notizie di tutti i tipi a volte contrastanti tra loro. Non poter condividere di persona con i

nostri amici queste emozioni negative è stato davvero brutto, sembra impossibile eppure

non ci è mai mancata così tanto la scuola … come in questi mesi!!!!

ETNOMOFOBIA = paura degli insetti classificata dal DSM-5 tra i disturbi d’ansia. E’ spesso associata alla paura dell’ignoto, di ciò che non si riesce a controllare.

AURORA

MELISSOFOBIA = paura delle api che è sorta dopo

un’esperienza negativa dalla quale ho appreso l’ansia di

riprovare quel “dolore” nelle vicinanze di un’ape.

EMMA

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L’IPOCONDRIA E’ un atteggiamento psichico caratterizzato da

una costante apprensione per la propria salute

e dall’ossessiva tendenza a sopravvalutare i

minimi disturbi, è infatti alimentata dall’errata

interpretazione di alcuni sintomi fisici.

Chi ne è affetto nonostante abbia ricevuto

rassicurazioni mediche valide e ben fondate e

possieda la piena capacità intellettiva per

comprenderle, non riesce a controllare l’istinto di

attribuire qualsiasi sensazione corporea (battito

cardiaco rapido ad esempio) a uno dei sintomi che

potrebbero far parte di una malattia grave.

Si manifesta specialmente nei pazienti che hanno

un’immagine di sé fragile, vulnerabile, debole e

soggetta a contrarre malattie.

L’ipocondria si presenta nella prima infanzia

nell’ambito delle relazioni affettive.

La figura di riferimento infatti rispecchia le

caratteristiche elencate sopra, sia con messaggi

espliciti sia con atteggiamenti iperprotettivi.

L’immagine debole che il paziente ha di sé non influisce solo sul piano fisico, quindi

costante sensazione di stanchezza, ma anche sul piano psicologico, ovvero emozioni

esagerate e grosse difficoltà nel gestirle. La situazione che stiamo affrontando in

questo momento storico, mi porta spesso momenti nei quali non riesco a

controllare le mie reazioni e i miei pensieri, mi si chiude lo stomaco, la mia testa si

riempie solo di conseguenze negative che potrei avere se dovessi contrarre la malattia,

inizio a piangere e singhiozzare senza fermarmi, tremo e faccio fatica a respirare.

Anche il contesto non è di gran aiuto, i Social ad esempio ingigantiscono e danno false

notizie, la quarantena, non poter quindi uscire e stare a contatto con le persone, è un

trampolino di lancio per ingigantire ulteriormente la malattia vera e propria.

Solitamente gli attacchi di panico si presentano quando sono sola, di sera durante il

giorno magari sono più distratta e ho diverse cose da svolgere. Quando mi trovo nel

bel mezzo di esso per calmarmi mi metto ad ascoltare musica rilassante, la maggior parte

delle volte il pianoforte e mi preparo una camomilla, questo quando però inizio a riprendere

pian piano il controllo. In altre parole sto sperimentando la capacità di

“COPING” richiesta all’operatore socio- sanitario: ovvero capacità di problem solving

in situazioni di forte stress!

GAIA

BELONEFOBIA disegno di GIULIA L’ARACNOFOBIA mi provoca: urla, agitazione,

sbiancamento della pelle, accelerazione del battito

cardiaco. Inoltre nell’effettuare la ricerca assegnata,

ho avuto diverse difficoltà nel cercare le informazioni.

Mi era difficile vedere anche le sole immagini dei

RAGNI. Nel fare il disegno ho avuto sintomi simili: ho

iniziato a tremare, sudare e mi è salita la nausea!

L ’ho persino sognato!

Però faceva parte della terapia, mi ha poi spiegato

la prof Silvestri nella lezione successiva. IRENE

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Nella simbologia il ragno è definito una creatura imprevedibile,

bizzarra e ambivalente in cui nella medesima creatura vivono sia

bene sia male. Secondo una credenza antica l’anima può entrare o

uscire dalla bocca della persona durante il sonno sotto la veste di

un ragno.

Nella mia storia personale non c’è stato nessun evento particolare

che mi abbia provocato la paura dei ragni, semplicemente

crescendo ho iniziato ad avere paura degli insetti, soprattutto dei

ragni, della loro pelle ricoperta di peletti, del fatto che non si

sente il rumore quando camminano e dunque puoi trovarteli

all’improvviso davanti.

Antico proverbio inglese: “Se desideri amore e successo

lascia il ragno correre vivo!”. Anche se la tradizione vuole che

il ragno porti fortuna, io alle volte li uccido perché mi fanno paura.

ALESSIA

CLAUSTROFOBIA

La claustrofobia è la paura dei luoghi chiusi e ristretti come camerini, ascensori,

sotterranei, metropolitane e di tutti i luoghi angusti in cui il soggetto si ritiene accerchiato e

privo di libertà spaziale attorno a sé.

Il trattamento della claustrofobia è di norma un percorso che si basa su un approccio

cognitivo-comportamentista dalla durata limitata: progressivamente e con gradualità, il

soggetto viene esposto agli stimoli che sono alla base della sua fobia (stanza chiusa, ma

con finestre aperte, ad esempio), oppure insegnando al paziente tecniche di rilassamento

da applicare prima dell'avvicinamento della situazione che egli ritiene claustrofobica, in

modo che non si generi l'ansia che sta alla base della fobia. Una di queste tecniche è quella

di disegnare e fare una ricerca sull’oggetto temuto.

Sono claustrofobico dall’età di 9 anni, quando rimasi bloccato da solo in un ascensore di

un centro commerciale. Ancora oggi, se possibile, evito tutti gli ascensori e spazi poco

aperti. EDOARDO

OFIDIOFOBIA = paura dei serpenti

Fobia = irrazionale persistente paura e repulsione

di certe situazioni, oggetti, attività, animali che

può nei casi più gravi limitare l’autonomia del

soggetto come nel caso dell’evitamento.

Statisticamente è la fobia più diffusa.

La mia fobia per i serpenti è causata da un evento

traumatico. All’età di 10 anni mentre mi preparavo

per uscire, mi sono infilata le scarpe per uscire e

da sotto la scarpiera è uscito un serpente che si è

arrotolato alla mia gamba.

DELIA

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ORNITOFOBIA

Serpenti nome generico dei

rettili appartenenti agli OFIDI;

possono essere nutriti oppure

no di ghiandole velenose. Il

loro corpo può essere allungato

e cilindrico e ricoperto di

squame ed è privo di arti. La

fobia per questi animali è detta

OFIDIOFOBIA. Le possibili

cause di questa paura possono

essere di origine genetica

oppure aver subito un evento

traumatico nell’infanzia.

GIANLUCA

Un piccione selvatico vive dai tre ai

cinque anni ed è presente soprattutto nel

Nord Africa e in Medio Oriente. Questo

animale si nutre di semi di cereali e

legumi. Frequentatore di piazze di parchi

delle città, spesso sporcano le case e i

monumenti. Io ho paura che i piccioni mi

volino addosso e si appoggino su di me.

Se ne vedo uno da lontano mi blocco e

non voglio più camminare, come quella

volta, a Lanciano, quando mio papà ha

dovuto sollevarmi di peso perché mi ero

bloccata in mezzo alla strada.

AGNESE

CRONOFOBIA

“Nulla ci fa invecchiare più rapidamente che il

pensiero incessante che si stia invecchiando”

Lichtenberg

Il tempo viene definito come dimensione nella quale si

concepisce e si misura il trascorrere degli eventi. La

complessità del concetto da sempre oggetto di studi e

riflessioni filosofiche e scientifiche.

Il tempo non smette mai di essere un incredibile

paradosso; un’invenzione umana della quale siamo

schiavi. Spesso la sua semplice esistenza si traduce in

impazienza, agitazione ed ansia. Tutti noi sappiamo di

non poter controllare ciò che succederà, né tantomeno

prevederlo. Questa mia fobia fortunatamente non è

sempre costante, ma si realizza nei momenti in cui cerco

di pensare a cosa ne sarà della mia vita in futuro, e

spesso l’ansia è davvero tanta. FEDERICO

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Una guida per superare le nostre fobie…

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SEZIONE GIOCHI (6) DADITTICA LUDICA

16. ORIZZONTALE

Distorsione cognitiva della realtà, può

essere “… di conferma”=

ORIZZONTALI 2. Può essere positivo o negativo 6. Capacità di resistere ed affrontare un

evento traumatico o un periodo di difficoltà

7. Paura estrema, irrazionale e sproporzionata

di qualcosa

10. Può essere cristallizzata o fluida 11. Comportamento non conforme alle regole

di una determinata società

14. Capacità di esprimere le proprie idee

senza imporre il proprio punto di vista in modo aggressivo 15. Valido; che funziona; capace di produrre

l’effetto voluto

VERTICALI 1. Adesione passiva alle opinioni della

maggioranza, induce l’individuo ad uniformare

i suoi comportamenti a quelli dei più

3. Capacità di risolvere problemi 4. In quale scienza rientrano i giudizi di

valore: “E’ giusto/è sbagliato?”

5. Spinta ad agire, può essere estrinseca od

intrinseca

8. Affannosa agitazione 9. Grado di favore o sfavore con cui un

individuo si pone nei confronti di un oggetto

sociale (persone, gruppo, istituzione, evento)

COSE IN CUI C CREDO

EVIDENZA

DEI FATTI 12. Cambiamento esteriore dei comportamenti

di una persona, indotto dalla possibilità di

ricevere ricompense o evitare punizioni

ELEMENTI DA ELEMENTI ELEMENTI

METTERE IN SOPRAVVALUTATI SOTTOVALUTATI

DISCUSSIONE…

13. Paura e rifiuto degli stranieri

(6.1) CRUCIVERBA in ITALIANO F. Spigariol & Zanet F.

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(6.2) CRUCIVERBA in FRANCESE G. Cavallo & Volpato A.

Horizontal

1. Changement externe du

comportement d’une personne induit par la possibilité de recevoir

des récompenses ou d’éviter une

punition.

2. Peur et rejet des étrangers.

3. Degré de faveur ou de désavantage avec lequel un

individu aborde un objet social

(gens, groupes, institutions, événements).

4. Peut être cristallisée ou fluide.

5. Introduit par Skinner, il peut être

positif ou négatif.

6. Capacité de faire face ou de

surmonter un événement

traumatisant ou une période de

difficulté. Vertical

1. Capacité à exprimer ses idées sans imposer son point de vue de manière

agressive.

2. Comportement incompatible avec les règles par une particulièr société.

3. Cpacité à résoudre des problèmes.

4. Poussée à agir, peut etre extrinsèque ou intrinsèque.

5. Valide et que produit l’effet désiré.

6. Peur extrême, irrationnelle et disproportionnée de quelque chose.

7. Science de la moral, art de diriger la conduite où se situent les jugements de

valeur « est-ce bien/est-ce mal ? »

8. E’tat d'agitation ed d’agnoisse laborieuses

9. Adhésion passive de celui qui se conforme aux idées et aux usages de son

milieu.

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(6.3) CRUCIVERBA in INGLESE I. Tagliapietra & Zanet F.

GUESS …

Cognitive distortion of reality,

partial/non-objective judgment =

BELIEFS OBJECTIVE

FACTS

WHAT YOU SEE

DOWN

1. Fear and rejection of foreigners;

2. Behavior that does not comply with

the rules of a particular society.

Every illegal action depends on the

context in which you live;

3. Ability to express one's ideas

without aggressively imposing one's

point of view;

4. It could be either “frozen” or

“flowing”;

5. It can be either positive or

negative;

6. State of labored agitation;

7. Ability to face and overcome a

traumatic event or a time of

difficulty;

8. Which science do the “right and

wrong” values of judgement belong

ACROSS 1. Extreme, irrational and

disproportionate fear of something;

2. The boost to action; it can be either

extrinsic or intrinsic

3. Valid, working, capable of

producing the desired effect;

4. External change in someone's

behavior, caused by the possibility

of receiving rewards or avoiding

punishment

5. Degree of approval or disapproval

with which an individual

approaches a social object (people,

a group, an institution, an event)

6. Ability to solve problems;

7. Passive adhesion to the majority’s

opinions. It leads the individual to

conform his behavior to that of

most people.

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6.4 GIOCO LINGUISTICO IN BRAILLE FEDERICA ZAMBERLAN

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(7) … Per concludere questa nostra esperienza

vorremmo dire che …

DRAWING IS THINKING (Milton Glaser) Il disegno come attività conoscitiva

Il disegno è un potente strumento di conoscenza e di indagine sulla realtà, ma

viene valorizzato e ritenuto un valido mezzo di apprendimento quasi

esclusivamente nelle scuole d’infanzia. Andrebbe rivalutato invece in ogni

ordine e grado in una prospettiva evolutiva ed educativa ormai “contro

corrente”. La motricità fine ovvero il pollice opponibile, se alle origini della

storia ha permesso alla nostra specie di evolversi attraverso la scrittura e l’arte

rupestre, con i nativi digitali sta purtroppo scomparendo assieme alla capacità

comunicativa in senso lato. La generazione dei “Millenian” infatti

paradossalmente ha meno opportunità di stimolare quelle importantissime aree

cerebrali dipendenti dall’uso della “mano” funzionale alla scrittura e al disegno,

compromettendo la capacità critica e di lettura del reale.

Compito dell’istituzione scolastica diventa allora proprio quello di far riscoprire

la nostra umanità più autentica che caratterizza noi ”Sapiens”, anche

attraverso queste attività didattiche laboratoriali di scrittura e grafica manuale

che, non solo stimolano il linguaggio iconico, ma lo “riallacciano” al pensiero e

alla capacità di espressione linguistica.

proff. ROSIN GIUSEPPE & ISABELLA SILVESTRI

Drawing Hands M.C. Escher

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SOLUZIONI della DIDATTICA LUDICA

GUESS: … BIAS

*** SOLUZIONE BRAILLE (5,3,1,2,6,4)

1 STIGMA 2 AUTISMO

3 COMPULSIONE 4 DISCRIMINAZIONE

5 ALIENAZIONE PARENTALE 6 CRAVING

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REFERENTE PROGETTO: prof.ssa ISABELLA SILVESTRI

PROGETTO GRAFICO: prof. GIUSEPPE ROSIN

DISEGNI A FUMETTI: prof.ssa I. SILVESTRI SCHEDE TECNICHE DEI FILM: per il film “Kramer contro Kramer” di Robert Benton si

veda https//www.comingsoon.it>film> 1979 e https//www.mymovies.it>film> 1979. Per il film “Una famiglia all’improvviso” di Hugo Gélin si veda https//www.comingsoon.it>film>

2016 e https//www.mymovies.it>film> 2016. Per il film “Il principe delle maree” di Barbra

Streisand si veda https//www.comingsoon.it>film> 1991 e https//www.mymovies.it>film>

1991

SHEDE DIDATTICHE, SINTESI E VERIFICHE: proff. ROSIN / SILVESTRI

DIDATTICA LUDICA: si ringraziano le colleghe di lingue, prof.ssa ZOPPELLI

FRANCESCA e prof.ssa STOPELLI MARINA, prof.ssa CAPONE VALERIA e la mediatrice

alla comunicazione MANUELA MARSURA per la supervisione nelle rispettive attività INTERVENTI: si ringraziano gli studenti della 4^IS per il loro contributo:

FILIPPO BIN, BORSATO GIULIA, BRADAMILLA KETTY, BRENELLI MARTINA,

CAVALLO GAIA, CERVI SARA, DE STEFANO GIANLUCA, DE VECCHI ALESSIA,

DURIGON EMMA, FIRRIOLO LAURA, GRANELLO GIOVANNI, GUERRAZZI CHIARA,

KURTI AURORA, MOSCHETTA ELIA , MOTTA EDOARDO, NICOLAU DELIA,

NONNI ACHARA, SPIGARIOL FILIPPO, TAGLIAPIETRA IRENE, VOLPATO AGNESE,

ZAMBERLAN FEDERICA, ZANET FEDERICO Si ringrazia la nostra Dirigente Renata Moretti per aver suggerito di utilizzare

come sfondo il colore arancione, simbolo dell’equilibrio e dell’empatia, peculiarità dell’indirizzo socio sanitario