ARTROSI PERIFERICA

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Artrosi periferica in radiologia.

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  • ARTROSI DELLOSCHELETROPERIFERICOP. CampioniUniversit degli Studi di FerraraDipartimento di Scienze Chirurgiche, Anestesiologiche e Radiologiche

  • ARTROSI SCHELETRO PERIFERICONello scheletro periferico le alterazioni degenerative si manifestano con caratteristiche comuni e con caratteristiche peculiari per ogni singola articolazione colpita. Le caratteristiche comuni sono rappresentate da tutta una serie di segni che riguardano le alterazioni della cartilagine (riduzione della rima articolare) e dell'osso sub-condrale (sclerosi-geodi-osteofiti).

  • ARTROSI SCHELETRO PERIFERICORIDUZIONE DELLA RIMA ARTICOLARE

    SCLEROSI SUBCONDRALE

    GEODI

    OSTEOFITOSI

  • ARTROSI SCHELETRO PERIFERICOIl processo degenerativo provoca una progressiva distruzione delle cartilagini con conseguente riduzione dello spazio articolare.

    Tale segno, tuttavia, tardivo ovvero radiologicamente rilevabile solo quando la distruzione della cartilagine ormai estesa ed evoluta con messa a nudo dell'osso sub-condrale.

  • ARTROSI SCHELETRO PERIFERICOLa riduzione della rima articolare un segno comune sia dell'artrosi che delle artriti, ma con caratteristiche diverse. Nell'artrosi, infatti, essa asimmetrica e localizzata nelle zone articolari sottoposte a maggior carico (ad esempio nella porzione supero-laterale dell'anca)

  • ARTROSI SCHELETRO PERIFERICONelle artriti invece simmetrica ed interessa uniformemente tutto lo spazio articolare.Tale diverso comportamento costituisce dunque un valido elemento diagnostico differenziale tra le due affezioni.

  • ARTROSI SCHELETRO PERIFERICOLa SCLEROSI SUBCONDRALE espressione della reazione dell'osso sub-condrale denudato della cartilagine e sottoposto pertanto ad abnorme usura

  • ARTROSI SCHELETRO PERIFERICOI GEODI si presentano radiologicamente come aree di distruzione ossea circoscritte, a limiti netti e di dimensioni variabili (2-20 mm.); sono per lo pi associati alla riduzione della rima, alla sclerosi e agli osteofiti.

    Talvolta possibile evidenziarne la comunicazione con lo spazio articolare, specie se si ricorre all'artrografia

  • ARTROSI SCHELETRO PERIFERICOGli OSTEOFITI rappresentano il segno pi caratteristico dell'artrosi ed il loro rilievo facilmente attuabile con la Radiologia Tradizionale.

    Sono dovuti ad ossificazione encondrale, appaiono come protuberanze ossee e vanno distinti in:

    marginalicentraliperiosteicapsulari

  • ARTROSI SCHELETRO PERIFERICOGli OSTEOFITI MARGINALI si sviluppano al confine tra cartilagine articolare e membrana sinoviale e presentano morfologia variabile (sottili, voluminosi, bozzuti, ecc.)

  • ARTROSI SCHELETRO PERIFERICOGli OSTEOFITI CENTRALI originano nella parte centrale della superficie articolare, ove vanno differenziati, specie nell'anca e nel ginocchio, dai corpi liberi endo-articolari

  • ARTROSI SCHELETRO PERIFERICOGli OSTEOFITI PERIOSTEI si osservano in corrispondenza del collo del femore lungo il suo margine mediale e vengono definiti "da rafforzamento"

  • ARTROSI SCHELETRO PERIFERICOGli OSTEOFITI CAPSULARI si sviluppano in corrispondenza delle inserzioni capsulari e legamentose.

    Ne sono esempi tipici i noduli di Bouchard e di Heberden delle articolazioni inter-falangee della mano.

  • ARTROSI SCHELETRO PERIFERICOVi sono altri segni di artrosi come le calcificazioni metaplasiche della membrana sinoviale (condromatosi)

  • ARTROSI

    GONARTROSI (GINOCCHIO)COXOARTROSI (ANCA)RIZOARTROSI (MANO)POLSOCAVIGLIAPIEDEGOMITO

  • GONOARTROSI

  • GONOARTROSIRiduzione della rima

    nell'artrosi femoro-rotulea prevale nel compartimento esterno e va valutata mediante studio in proiezione assiale

  • GONOARTROSI

    Nell'artrosi femoro-tibiale, ancora iniziale, la riduzione della rima va ricercata nel confronto tra radiogrammi eseguiti in clino ed in ortostatismo

  • GONOARTROSI

    Osteofiti:

    prevalgono a livello del compartimento femoro-tibiale mediale e femoro-rotuleo esterno e vanno differenziati dai corpi liberi endo-articolari

  • GONOARTROSI

    Deformit angolari e disassiamenti: sono frequenti e interessano sia l'articolazione femoro-rotulea che quella femoro-tibiale. Di particolare rilievo le deviazioni in varismo ed in valgismo. Il ginocchio varo se colpito il compartimento mediale, valgo se invece coinvolto quello laterale.

    Per quanto riguarda il ginocchio flesso e recurvato, il primo pi frequentemente secondario alla gonartosi, il secondo, costituisce, invece, un'affezione primaria che pu degenerare in artrosi.

  • GONOARTROSI

    Nell'articolazione femoro-rotulea le deformit sono spesso secondarie ad esiti artrosici da sindrome da iperpressione esterna

  • GONOARTROSI

    Sindrome da iperpressione esterna: una turba statica dovuta alla rottura dell'equilibrio femoro-rotuleo, per predominanza del legamento alare esterno.

    Lo squilibrio che ne deriva determina la sofferenza della cartilagine che va pertanto incontro ad alterazioni degenerative.

  • GONOARTROSI

    I segni radiologici sono quelli dell'artrosi e vanno ricercati attentamente mediante studio radiologico dell'articolazione femoro-rotulea eseguito a 30, 60 e 90 gradi di incidenza di flessione.

    Ci onde esplorare tutta l'articolazione e sollecitare la comparsa dei segni radiologici ancora iniziali.

    Nelle fasi iniziali, tuttavia, l'esame radiografico negativo per cui la diagnosi affidata all'artrografia o alla RM

  • GONOARTROSI

    Ruolo dell'ecografia, della TC e della RM

    Tali metodiche sono prevalentemente indicate nello studio della membrana sinoviale, della cartilagine articolare, dei menischi e dei legamenti. Membrana sinoviale: una sinovite iperplastica reattiva aspecifica e un versamento articolare sono di frequente riscontro in una articolazione artrosica e possono essere rilevati sia con l'Ecografia che, e soprattutto, con la RM.

  • GONOARTROSILa valutazione ecografica dello spazio sinoviale del ginocchio viene prevalentemente eseguita a livello del recesso sotto-quadricipitale e di quelli para-condiloidei. La distensione ipo-anecogena di tali cavit indice di versamento articolare, il quale pu essere valutato quantitativamente misurando l'entit della distensione stessa

  • GONOARTROSILa RM riesce a fornire una valutazione pi precisa della sinovite consentendo di differenziare le forme iperplastiche reattive da quella villo-nodulare pigmentosa.

    Le prime si caratterizzano per unelevata intensit di segnale in T2 dovuta all'edema ed alla intensa vascolarizzazione.

    Nelle forme villo-nodulari il segnale appare, invece, basso in tutte le sequenze in rapporto all'elevato contenuto in ferro (sostanza paramagnetica) che caratterizza tale affezione .

  • GONOARTROSI

    Cartilagine:

    l'ecografia consente di misurare lo spessore della cartilagine articolare in corrispondenza della troclea e dei condili femorali, potendosi pertanto rivelare utile ai fini del follow-up. Sono tuttavia la artro-TC e la RM che permettono di identificare e stadiare le fasi evolutive della condropatia, come ben documentano le esperienze ormai acquisite nella condromalacia rotulea e nella sindrome di iperpressione esterna. La RM in particolare in grado di evidenziare tutta una serie di alterazioni cartilaginee di tipo biochimico (aree di disidratazione, di edema, ecc.) e di tipo morfologico (riduzione di spessore, irregolarit, erosioni, ecc.)

  • GONOARTROSIQueste alterazioni sono rappresentate da:

    edema: si manifesta sotto forma di incremento dell'intensit di segnale, in particolare nelle sequenze pesate in T2.

  • GONOARTROSI

    Fibrillazione e fissurazioni:

    possono essere documentate sia dall'esame contrastografico che dalla RM

  • GONOARTROSI

    Erosioni ed ulcerazioni: si manifestano sotto forma di perdita di sostanza della cartilagine e possono approfondirsi fino all'osso sub-condrale.

  • GONOARTROSI

    Necrosi ischemica dell'osso sub-condrale:

    con l'approfondirsi del danno cartilagineo si osserva sofferenza ischemica dell'osso sub-condrale ben apprezzabile alla RM sotto forma di area a bassa intensit di segnale in T1.

  • GONOARTROSIMenischi

    lo studio dei menischi facilmente attuabile con l'Artrografia, la TC e la RM. Tali metodiche consentono, infatti, di evidenziare le lesioni (degenerative, traumatiche, displasiche, ecc.), caratterizzandone l'aspetto morfologico e l'estensione.

  • GONOARTROSIPatologia traumaticaprima dell'avvento della TC e della RM, la diagnosi era affidata all'artrografia. La dimostrazione delle fratture avveniva infatti grazie all'infiltrazione del mezzo di contrasto nella soluzione di continuo del menisco

  • GONOARTROSIAlla TC ed alla RM le rime di frattura meniscali appaiono rispettivamente ipodense e iper-intense in T2.

  • GONOARTROSIPatologia degenerativa o meniscosi: i menischi appaiono deformati e presentano aree di densit ridotta associate o meno a calcificazioni nel loro contesto

  • GONOARTROSILegamenti

    il rilievo delle lesioni traumatiche dei legamenti crociati affidato alla TC e, soprattutto, alla RM, la quale, grazie alla sua multiplanarit, in grado di studiarne il decorso, la morfologia e lo spessore.

  • GONOARTROSILa RM riesce inoltre ad evidenziare anche tutta una serie di segni indiretti quali, ad esempio, la contusione ossea che spesso si associa alla lesione traumatica dei legamenti.

  • COXOARTROSILa diagnosi di artrosi d'anca, qualunque sia la causa che l'ha determinata (artrosi primitiva o secondaria), si fonda sulla clinica e sul semplice esame radiografico standard, purch correttamente eseguito e corredato, se necessario, da particolari proiezioni (assiali, ecc.).

    La TC e la RM non trovano, invece, significative indicazioni, salvo che per chiarire eventuali problemi diagnostico-differenziali o per precise indicazioni chirurgiche

  • COXOARTROSIRiduzione della rima articolare

    esordisce nella porzione supero-laterale e, nelle fasi precoci, va ricercata tramite la ripresa di radiogrammi in ortostatismo

  • COXOARTROSIOsteofiti:

    possono essere di tipo marginale, centrale e periosteo . Gli osteofiti marginali possono svilupparsi alla periferia dell'epifisi femorale o intorno alla fovea capitis. Quelli dell'acetabolo hanno lo scopo di allargare la superficie articolare, creando una nuova base di appoggio per l'epifisi femorale deformata.Gli osteofiti centrali nascono soprattutto dalla superficie articolare dell'acetabolo ed hanno lo scopo di colmare lo spazio articolare alterato dalla distruzione della cartilagine, evitando, in tal modo, un anomalo "ballottamento" dei capi ossei e quindi il peggioramento dell'incongruenza articolare.

  • COXOARTROSIGli osteofiti periostei si localizzano a livello della porzione mediale del collo del femore. Altri osteofiti sono quelli sinoviali e quelli cosiddetti "a collare"

  • COXOARTROSISclerosiinteressa la porzione supero-esterna dell'acetabolo e consegue al danno cartilagineo. Geodisi localizzano preferenzialmente nella porzione supero-esterna dell'acetabolo e possono essere voluminosi

  • COXOARTROSIMigrazione della testa del femore

    caratterizza le fasi evolutive del processo degenerativo e pu essere superiore, assiale e mediale SuperioreAssiale

  • COXOARTROSI

    Quadro Rx di migrazionemediale