Arcireportsicilia 119

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14 febbraio 2014 anno VII - n. 119 [email protected] www.arcisicilia.info pausa arci report sicilia a cura dell’Arci Sicilia hanno collaborato: Toti Bello, Anna Bucca, Teresa Campagna, Carmen Cordaro, Franco Lannino, Antonio Mazzeo, Peppe Montemagno. Riccardo Orioles, Claudia Ranzani, Giuliana Sanò, Salvatore Zafarana foto: Grazia Bucca redazione: via Carlo Rao, 16 90133 Palermo numero 119 - Supplemento al n. 6 del 13 feb- braio 2014 di Arcireport, registrato al Tribunale di Roma n.13/2005 del 24 gennaio 2005 [email protected] “...LA STORIA È LÀ A DIMOSTRARLO. DA MIGLIAIA DI ANNI SIAMO SEMPLICEMENTE TERRA DI CONQUISTA, GLI ALTRI ARRIVANO, SACCHEG- GIANO, STUPRANO, COSTRUISCONO QUALCHE MONUMENTO, CI INSEGNANO QUALCOSA, E SE NE VANNO. NOI CI APPROPRIAMO DI UNA PARTE DI QUELLA CIVILTÀ, A VOLTE DIVENTIAMO ANCHE I CUSTODI DEL TEMPIO, IN ATTESA CHE ARRIVI UNALTRA ONDATA SACCHEGGIATRICE. SIAMO QUASI SEMPRE COLONIA PER INCAPACITÀ DI ESSERE VERAMENTE POPOLO...” ( GIUSEPPE FAVA “TI LASCIO IN EREDITÀ I MISSILI DI COMISO” I SICILIANI, GENNAIO 1983) A Comiso, trent’anni fa, i missili Cruise della Nato trasformarono la Sicilia in avamposto atomico nel Mediterraneo. Oggi, le tre mega-antenne del Muos, il nuovo sistema di telecomuni- cazioni satellitari della Marina militare Usa, erette nel cuore della riserva natura- le Sughereta di Niscemi, consacrano l’Isola in spettrale laboratorio delle guerre globali del XXI secolo. Guerre che saran- no sempre più disumanizzate e disuma- nizzanti, iper-robotizzate e iper-dronizza- te. Come allora, non sono bastate le mobilitazioni di migliaia di siciliani, i cortei, le petizioni, le azioni dirette non violente, gli scioperi auto-organizzati, i blocchi dei cantieri, per impedire l’ennesimo scempio del territorio perpetrato dai moderni signori della morte bellica. A fine anni ’80, la crisi del mondo bipolare consentì il pro- continua a pag.2 foto Grazia Bucca PER UNA SICILIA DI PACE

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Per una Sicilia di pace; -Niscemi 1 marzo 2014; -Migranti; -16 febbraio per la chiusura del CARA di mineo e di tutte le galere; -La Carta di Lampedusa; -Processo alla Nazione. Giuseppe Fava 30 anni dopo; -One billion rising a Palermo; -Fratture; -Documento congressuale Arci Palermo;

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14 febbraio 2014anno VII - n. 119

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pausa

arcireportsicilia a c u r a d e l l ’ A r c i S i c i l i a

hanno collaborato:Toti Bello, Anna Bucca, Teresa Campagna,Carmen Cordaro, Franco Lannino, AntonioMazzeo, Peppe Montemagno. RiccardoOrioles, Claudia Ranzani, Giuliana Sanò,Salvatore Zafarana

foto: Grazia Buccaredazione: via Carlo Rao, 16 90133 Palermo

numero 119 - Supplemento al n. 6 del 13 feb-braio 2014 di Arcireport, registrato al Tribunaledi Roma n.13/2005 del 24 gennaio [email protected]

“...LA STORIA È LÀ A DIMOSTRARLO. DA MIGLIAIA DI ANNI SIAMO SEMPLICEMENTE TERRA DI CONQUISTA, GLI ALTRI ARRIVANO, SACCHEG-

GIANO, STUPRANO, COSTRUISCONO QUALCHE MONUMENTO, CI INSEGNANO QUALCOSA, E SE NE VANNO. NOI CI APPROPRIAMO DI UNA PARTE

DI QUELLA CIVILTÀ, A VOLTE DIVENTIAMO ANCHE I CUSTODI DEL TEMPIO, IN ATTESA CHE ARRIVI UN’ALTRA ONDATA SACCHEGGIATRICE. SIAMO

QUASI SEMPRE COLONIA PER INCAPACITÀ DI ESSERE VERAMENTE POPOLO...”

( GIUSEPPE FAVA “TI LASCIO IN EREDITÀ I MISSILI DI COMISO” I SICILIANI, GENNAIO 1983)

AComiso, trent’anni fa, i missiliCruise della Nato trasformarono laSicilia in avamposto atomico nel

Mediterraneo. Oggi, le tre mega-antennedel Muos, il nuovo sistema di telecomuni-cazioni satellitari della Marina militareUsa, erette nel cuore della riserva natura-le Sughereta di Niscemi, consacranol’Isola in spettrale laboratorio delle guerreglobali del XXI secolo. Guerre che saran-

no sempre più disumanizzate e disuma-nizzanti, iper-robotizzate e iper-dronizza-te. Come allora, non sono bastate lemobilitazioni di migliaia di siciliani, i cortei,le petizioni, le azioni dirette non violente,gli scioperi auto-organizzati, i blocchi deicantieri, per impedire l’ennesimo scempiodel territorio perpetrato dai modernisignori della morte bellica. A fine anni ’80,la crisi del mondo bipolare consentì il pro-

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PER UNA SICILIA DI PACE

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gressivo smantellamento dei Cruise e lasmilitarizzazione della base di Comiso.Gli scenari geo-strategici contemporaneisono molto più complessi ed articolati edè in atto una corsa al riarmo generale pla-netario che non ha precedenti nella storiadell’umanità. Difficile vedere all’orizzontechi, come e quando potrà imporre uncambiamento epocale nella direzionedella pace, del disarmo e della giustiziasociale. Ovvio allora che il completamen-to dei lavori di realizzazione del MUOSabbia causato uno scoramento diffuso tratutti coloro che, nella disattenzione dibuona parte dei grandi media nazionali,hanno dato vita a una straordinaria sta-gione di lotte antimilitariste, contro un pro-getto di mera supremazia militare, deva-stante per il territorio, l’ambiente e la salu-te.Il Movimento No MUOS, però, non siarrende ed è già stata messa in cantiereun’agenda piena di iniziative ed eventi.Nei giorni scorsi, i parlamentari per lapace, primi firmatari Erasmo Palazzotto(Sel), Gianluca Rizzo (M5S), Paolo Beni(Pd), Mario Sberna (Scelta civica),Massimo Artini (vicepresidente dellaCommissione difesa della Camera deideputati) e Claudio Fava (vicepresidentedella Commissione antimafia) hannodepositato alle Camere il testo di unamozione che impegna il Governo asospendere la realizzazione del MUOS e«rimettere ogni accordo al riguardo alParlamento ai fini dell’approvazione pre-ventiva ai sensi degli articoli 80 e 87 dellaCostituzione, previa informativa riguardole reali caratteristiche e condizioni d’usodell’impianto di trasmissione, la sua pos-sibile esclusione in occasione di eventibellici e i costi sostenuti per le basi milita-ri statunitensi e lo stazionamento dei mili-tari Usa in Italia».L’appello perché in sede parlamentarevenisse finalmente affrontato il tema delMUOS di Niscemi era stato lanciato nel-l’ottobre 2013 nel corso di un incontropromosso a Roma dall’Intergruppo deiParlamentari per la Pace in collaborazio-ne con il Coordinamento dei Comitati NoMuos, Arci, Legambiente, Cobas,Associazione Antimafie Rita Atria, ReteDisarmo, Emergency e Pax Christi.«Per la sua rilevanza strategica, il nuovosistema satellitare sarà usato dagli StatiUniti in tutti i conflitti, anche in quelli pale-semente in contrasto con l’art. 11 dellaCostituzione italiana che afferma i princi-pi fondamentali della pace e del ripudiodelle guerre», spiegano i legali del

Coordinamento No Muos, PaolaOttaviano e Sebastiano Papandrea.«L’accordo che ha consentito l’installazio-ne del Muos nel territorio nazionale è deltutto illegittimo - aggiungono i due avvo-cati - secondo la Costituzione, il Governoavrebbe dovuto richiedere la ratifica del-l’accordo da parte del Presidente dellaRepubblica, previa autorizzazione delParlamento. Invece si è adottata unaprassi semplificata con la sottoscrizionedi un protocollo solo da parte del rappre-sentante del Ministero della Difesa, nonratificato dal Capo dello Stato e nonapprovato dalle Camere».Sabato 1 marzo, i No Muos si ritroveran-no a Niscemi, per una grande manifesta-zione regionale di fronte ai cancelli dellastazione di radiocomunicazione satellita-re. «Ci muoveremo ancora una volta tuttee tutti verso la base attraverso cui gover-ni e militari credono di poter raggiungerei propri fini di guerra e controllo passando

sulle nostre vite - scrivono i Comitati nel-l’appello d’indizione dell’evento - determi-nati come abbiamo imparato ad essere,così come fu lo scorso 9 agosto quandoin centinaia invademmo pacificamentel’installazione di morte, torneremo ariprenderci ciò che è nostro, sempre piùconvinti che l’occupazione militare nonsia più tollerabile e che le scelte sui terri-tori debbano essere determinate dalleesigenze delle popolazioni che li abitanoe non dai disegni geopolitici delle poten-ze economiche». Nell’utopia, come lo fuper Comiso, che la Sicilia si trasformi inponte di pace in un Mediterraneo [email protected]

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MigrantiÈstato un enorme privilegio pren-

dere parte ai lavori della Carta diLampedusa e confrontarsi con le

diverse realtà e le singole persone chequotidianamente si spendono nella lottaper i diritti delle e dei migranti e, non ulti-mo, per la smilitarizzazione dei territori edel Mediterraneo. L’entusiasmo che haattraversato l’esperienza lampedusananon deve, tuttavia, lasciare che gli sforzidi collaborazione e partecipazione sidileguino, già, dall’indomani della finedei lavori. Da questo momento, infatti, ènecessario rinnovare costantemente ilpatto sottoscritto, individuando efficacistrategie di lotta e di contrasto alle poli-tiche securitarie dei governi, ai modellieconomici dominanti e alla scelleratamilitarizzazione dei territori e dei mari. Sul terreno dei principi e delle libertàpromosse dalla Carta di Lampedusa sidelineano, da oggi, le coordinate politi-che per azioni concrete che mirino all’in-

dividuazione delle problematicità locali einternazionali, puntando alla loro risolu-zione definitiva. Incontrarsi aLampedusa ha avuto il merito di portareall’attenzione di tutte e tutti le enormi cri-ticità di chi abita, ma anche di chi attra-versa l’isola che, per sua stessa natura,evoca memorie di confinamento e sipresta alla produzione di un disciplina-mento giuridico eccezionale. MaLampedusa è anche metafora delle logi-che securitarie che coordinano lasostanziale riscrittura dei confini globaliche diventano, per così dire, impermea-bili all’attraversamento della maggiorparte degli esseri umani. Le pratiche politiche devono, pertanto,aderire al richiamo dell’universalità deiprincipi sanciti dalla Carta, mettendo afrutto le esperienze di lotta accumulatenegli anni e indirizzando gli sforzi versoil contrasto a tutte le forme di recinzio-ne e detenzione giuridica, politica,

amministrativa e materiale; a tutte leforme di irrigidimento dei confini e dellefrontiere; a tutte le proposte di legge indisaccordo con i principi sanciti dallaCarta e la libertà di movimento di tutte etutti; a tutti gli apparati e ai dispositivi dicontrollo esercitati al fine di limitare lelibertà personali, di movimento, di scel-ta, di progettualità della propria esisten-za, di restare e di resistere e, infine, atutte le forme di militarizzazione dei con-fini. Con questi obiettivi abbiamo lascia-to l’isola di Lampedusa, convinti che ilnostro compito di costituenti debbaprendere le mosse proprio dalla nostracittà nell’immediato tentativo di metterefine alla rovinosa esistenza di una ten-dopoli per richiedenti asilo allestita nelcuore della città di Messina.

[email protected],

Dopo i tragici naufragi che nellaprima metà di ottobre scorsohanno causato circa 600 vittime,

il governo ha disposto, con l’operazione“Mare Nostrum”, nuove procedure disoccorso e identificazione sulle navidella marina militare. Su queste navidecidono chi è meritevole di protezioneinternazionale e chi no. Arrivati in Sicilia,i migranti considerati non “idonei” perl’avvio della domanda d’asilo , vengonoo forzatamente rimpatriati nel loro paesed’origine (vedi tunisini ed egiziani), o rin-chiusi in un CIE. Per gli altri, uomini,donne e bambini, minori non accompa-gnati, si aprono le porte del sistema diaccoglienza italiano. Sono esseri umaniche hanno rinunciato a tutto (case, fami-glie, figli, lavoro e luoghi di origine) eattraversato per anni deserti e paesiinsicuri pur di mettersi in salvo in Europae avere un’altra chance di vita per sé eper i parenti che non sono riusciti a par-tire. Il mega-CARA di Mineo, operativodal marzo 2011, è diventato il più grandecentro di “ segregazione umana”d’Europa. Migliaia di persone – oggigiunte ad oltre 4000, il doppio dellacapienza originaria –, appartenenti ad

oltre 50 gruppi etnici differenti di prove-nienza africana e asiatica rimangono“posteggiati” in maniera umiliante , inattesa, lunghissima, anche oltre un annoe mezzo, per il riconoscimento del dirittod’asilo. E’ una vergogna che chi gestisceil Cara continui impunemente a costrin-gere all’indigenza migliaia di richiedentiasilo pagando il pocket money (diaria dieuro 2,50) in sigarette (anche per i bam-bini) e ricariche telefoniche, i migrantisono considerati oggetti da parcheggia-re a tempo indeterminato per il loromega-business. Chi gestisce il Carapensa più ad ipocrite operazioni di fac-ciata (la squadra di calcio, il nuovo filmsulla “grande integrazione” dei migranti),anziché a garantire corsi d’italiano,vestiti invernali, cibo decente, assisten-za sanitaria adeguata ed a impedire chesi ripetano casi di sfruttamento sessualedi donne migranti richiedenti asilo, cheaggravano di molto la loro angosciante edisagiata permanenza.E’ una vergogna che per il Cara di Mineosi dilapidino ingenti risorse pubbliche(circa 50 milioni di euro per la gestionenel 2013) non per l’accoglienza ma perla segregazione di persone che hanno

urgente bisogno di ricongiungersi con ipropri familiari e costruirsi un progetto divita. La spa Pizzarotti di Parma oltre alucrare con affitti multimilionari si è inse-rita anche nel business della gestione.Facciamo nostra in questo la Carta diLampedusa, che si muove nel solcotracciato dai movimenti e dalle praticheantirazziste di questi anni. Facciamoappello all’associazionismo solidale delcatanese, calatino e siciliano affinché ilmega-Cara della vergogna venga chiu-so al più presto, moltiplicando in alterna-tiva gli SPRAR in piccoli e medi centri,per favorire così un reale inserimentosociale, seguendo l’esempio di comunicome Riace nella Locride, a costi moltoinferiori ed a condizioni più umane; cosìinoltre si eviterebbe la crescente milita-rizzazione della nostra isola, già avam-posto di criminali ed anticostituzionalibasi di guerra Usa e NATO (Sigonella,Muos a Niscemi...). A sostegno dellerivendicazioni dei richiedenti asilo delCara di Mineo e delle mobilitazioni incorso a livello nazionale a metà febbraioper la chiusura di tutte le galere (CIE,centri informali...) , facciamo appelloall’associazionismo antirazzista ed a

16 febbraio per la chiusura del Cara di Mineo e di tutte le galere

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tutte le forze che si battono per la difesadei diritti umani a condividere le seguen-ti richieste:-Riteniamo fondamentale l’immediatosuperamento a Mineo del “sistema”C.A.R.A., con il suo svuotamento, nelrispetto dei tempi previsti dalle normati-ve per la permanenza (35 giorni), con laconseguente moltiplicazione delle appo-site Commissioni. Questo mega-CARA,unico in tutta Europa è un esperimentofallito di contenimento forzato deimigranti che, tra l’altro, costruisce unconflitto razziale tra autoctoni e immigra-ti.-Apertura di un urgente e pubblico con-fronto con le strutture istituzionali prepo-ste riguardo la qualità della vita deimigranti del CARA di Mineo e modalitàrealmente democratiche di elezione deirappresentanti delle comunità . Il cibo –essenzialmente solo pasta o riso – èspesso scarso, scotto e freddo e stacausando malattie tipo la colite che que-ste persone prima non conoscevano.L’assistenza sanitaria anche per i casipiù urgenti come donne incinte, malati diTBC o scabbia è quasi inesistente. Lostesso dicasi per il vestiario fornitogli:ancora oggi vi sono persone che stannoin magliette e ciabatte Noi non vogliamoessere complici con il nostro silenzio:della creazione di moderni lager con lasoppressione dei diritti umaniDell’annullamento della personalità edella speranza di vita di una generazio-ne Dello mercificazione delle persone edei corpi delle persone Della violenzafisica e psicologica alle donne , ai bam-bini ed agli uomini Della istigazione allaviolenza ed alla vendetta Non vogliamoessere complici: dell’utilizzo dei soldipubblici a fini clientelari e di arricchimen-to personale, delle ruberie e delle misti-ficazioni di ogni forma di militarizzazionee di controllo militare del nostro territorio.Domenica 16 febbraio alle ore 10.00manifestazione e presidio di fronte alCara di Mineo La storia siciliana ce l’hainsegnato: emigrare non è reato!

Per info e adesioni: [email protected]

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La Carta di Lampedusa

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prosegue da pag. 3 «La Carta di Lampedusa è unpatto che unisce tutte lerealtà e le persone che la

sottoscrivono nell’impegno di afferma-re, praticare e difendere i principi inessa contenuti, nei modi, nei linguaggie con le azioni che ogni firmatario/ariterrà opportuno utilizzare e mettere inatto».A giudicare da queste prime battute laCarta di Lampedusa sembra interpreta-re al meglio il senso e l’autentico valo-re di una pratica politica condivisa e dalbasso. La scelta di utilizzare la forma diun patto, infatti, avvicina l’impegno dichi sottoscrive questo documento algesto radicale di chi non si limita adenunciare le politiche criminali e asegnalare le anomalie giuridico-istitu-zionali che ruotano intorno alle libertàfondamentali delle persone, ma di chifa appello, in prima istanza, agli sforzi ealle potenzialità inscritte in un percorsocollettivo e di rete. La posta in gioco èquella di riuscire a tenere insieme l’uni-versalità dei principi sanciti dalla Cartae la singolarità delle esperienze territo-riali, consegnando, così, a tutti e tuttel’opportunità di riconoscersi nei principistabiliti e di sperimentare pratiche dilotta diversificate.La natura positiva e dal basso deldocumento politico che il 2 febbraio èstato ufficialmente approvato aLampedusa tiene sullo sfondo le politi-che di governo e il controllo dei movi-menti delle persone, segnalando, a piùriprese, l’urgenza di una radicale tra-sformazione di tutti i rapporti sociali,economici, politici, culturali e giuridiciche caratterizzano l’attuale sistema eche sono a fondamento dell’ingiustiziaglobale subita da milioni di persone.Perché le libertà e i diritti fondamentalidi tutte e tutti possano concre-tizzarsi è necessario, infatti,denunciare i disegni di politi-che migratorie che, senzatener conto delle esigenze edei desideri delle persone chesi muovono, ricalcano ledistinzioni di classe e le dis-uguaglianze prodotte dal capi-tale globale; ed è per questaragione che la Carta diLampedusa afferma «che nonpuò essere accettata nessunadivisione tra gli esseri umani

tesa a stabilire, di volta in volta, chi, aseconda del suo luogo di nascita e/odella sua cittadinanza, della sua condi-zione economica, giuridica e sociale,nonché delle necessità dei territori diarrivo, sia libero di spostarsi in base aipropri desideri e bisogni, chi possafarlo soltanto in base a un’autorizzazio-ne, e chi, infine, per poter compierequello stesso percorso, debba accetta-re di subire pratiche di discriminazione,di sfruttamento e violenza anche ses-suali, di disumanizzazione e mercifica-zione, di confinamento della proprialibertà personale, e di rischiare di per-dere la propria vita». All’attuale sistemaeconomico vengono imputati anche iconflitti armati, le catastrofi climatiche el’ingiustizia globale; eventi, questi, checongiuntamente alle scelte personali,sono causa di migrazioni forzate eimpediscono, a chi lo vorrebbe, direstare e, dunque, la Carta diLampedusa afferma «la libertà di resta-re come libertà di tutti/e di non esserecostretti/e ad abbandonare il paese incui si nasce o che si abita quando nonsi sceglie di farlo. La Carta diLampedusa afferma altresì la libertà dilottare, promuovere, costruire tutte leiniziative necessarie a rimuovere ogniforma di sfruttamento, assoggettamen-to economico, politico, militare e cultu-rale che impedisca l’esistenza autono-ma, libera, indipendente e pacifica ditutte le persone che abitano il mondo».Varrebbe senz’altro la pena soffermarsisu ogni singolo passaggio della Cartadi Lampedusa, ma abbiamo scelto dicongedarci dai nostri lettori con un sug-gerimento: «La Carta di Lampedusaafferma la libertà e il dovere di disob-bedire a ordini ingiusti»[email protected],

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Durante gli ultimi anni di vita Giuseppe Fava giunge adun'analisi lucida: la mafia è un potere multinazionaleche siede nelle poltrone del parlamento.E' un potere che

riguarda e tocca tutti noi sin da bambini, anche se non ce neaccorgiamo, e che fa di noi, in partenza, dei mafiosi.Solo attraverso una consapevolezza profonda del fenomenocome delle sue innumerevoli manifestazioni è possibile pren-dere coscienza di questo rapporto e cercare di superarlo. Favaparla di un'isola che è l'Italia, di un'Italia che è il mondo occi-dentale.Da questo il "Processo alla Nazione" – parafrasando il titolo delsuo primo libro-inchiesta "Processo alla Sicilia" (1967) – mafatto a colpi di cultura: di cinema, di televisione, di romanzi, diopere teatrali, di vero giornalismo; fatto con la convinzione chesolo attraverso la dignità di questi mezzi è possibile costruire una società altrettantodegna.Un "processo", di cui conosciamo già la sentenza, diventa cosìl'omaggio stesso a Giuseppe Fava, 30 anni dopo il suo assas-sinio (Catania, 5 gennaio 1984).Questa manifestazione toccherà decine di spazi differenti dellacittà di Bologna e verrà riproposta in altre città d'Italia.a cura di Nomadica, Caracò, I Siciliani giovanicon la collaborazione di:Fondazione Fava, Coordinamento Fava, Kinodromo,SpazioMenomale, MadreporaTeatro (Centro delle donne –Associazione Orlando), SalaDoc D.E-R, Cineteca di Bologna,Distribuzioni dal basso, Il Campanile dei Ragazzi, Dieci eVenticinque, Ass. Gli anni in tasca – Il cinema e iragazzi, Presidio Studentesco e Universitario di Libera-Bologna, I Mille Occhi, FuoriOraio (RaiTre)tutti gli appuntamenti suhttp://www.processoallanazione.it/

Processo alla NazioneGiuseppe Fava trent'anni dopo

"Fratture", il romanzo di MassimilianoNuzzolo (Italic/PeQuod) racconta trarealtà e sogno una strana storia

d’amore: un ragazzo, una ragazza e un tele-fono. Diversi ma pronti a comprenetrarsi in unaricerca inesausta, per un'analisi dolorosa, profondae divertente del Mondo. Un testo letterario e“filosofico”, in cui ironia, drammaticità degli eventi epersonaggi si susseguono in una parade eviden-ziando l'assurdo di ciò che chiamiamo vivere, mapure uno spirito combattivo, la forza e la volontà dirinascere ogni giorno, superando leCrisi. Prendendo spunto dai grandi romanzi episto-lari del XVIII secolo, con l'utilizzo di un mezzo“diverso”, il telefono, Nuzzolo come un nuovoFitzgerald analizza in modo profondo, divertente,doloroso, un'intera generazione, i suoi sogni, lesue paure e le sue domande in questi tempi di"crisi". Con un occhio di riguardo ad Albert Camuse alla filosofia esistenzialista e un'aperturaneoumanista, indirizzando la lezione postmodernaverso nuovi lidi, nasce questo romanzo di Voci.

Fratture

notiz

iefla

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One Billion Rising a Palermo

Oltre duecento persone si sono radunatenella piazza antistante il tribunale diPalermo per partecipare al flash mob

nella giornata “One Billion Rising for Justice” perdire no alla violenza sulle donne, danzando sullenote della canzone "Break the Chain". L’iniziativaè stata promossa dal Coordinamento antiviolen-za 21 luglio, insieme ad Amnesty InternationalSicilia, Emergency Palermo e al CoordinamentoAntitratta.

foto Grazia Bucca

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Documento congressuale Arci Palermo

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Documento congressuale PREMESSA.Il congresso nazionale 2014 si configuraper Arci Palermo come l’occasione perportare a compimento il percorso di rin-novamento e rilancio della nostra asso-ciazione avviato in questi ultimi due annidal Consiglio territoriale uscente.Affinché questo percorso porti agli obiet-tivi prefissati, è necessario che ogni cir-colo assuma tale appuntamento nazio-nale come il proprio spazio naturale diconfronto sia per il bilancio del lavoro giàfatto che per l’elaborazione di quelloprossimo. A dispetto del notevole decre-mento di soci nell’anno 2013, il lavorosvolto dai circoli territoriali di Palermo eprovincia mantiene un’importante rico-noscibilità in ambito culturale, sociale epolitico. Su tale lavoro però pesano alcu-ne mancanze strutturali fondate sullascarsa, quando non del tutto assente,relazione fra i circoli. Il nuovo Consiglioterritoriale dovrà assumersi l’impegno difavorire la tessitura di una rete più fittafra i circoli, valorizzando le importanti dif-ferenze che caratterizzano ogni singolarealtà, la cui autonomia va comunquesalvaguardata, essendo essa stessa labase dell’eterogeneità di cui si nutrel’Arci nella propria interezza. La possibi-lità di liberare le potenzialità dell’Arci diPalermo ancora inespresse dipendequindi dalla capacità dei componenti delprossimo Consiglio territoriale di svolge-re il proprio ruolo prescindendo dallelogiche di rappresentanza legate ai cir-coli di provenienza, e dipenderà altempo stesso dalla responsabilizzazionee dalla partecipazione diretta di ogni cir-colo ai processi decisionali e organizza-tivi che riguardano il livello provincialedell’associazione.CONTESTO SOCIALE.Il contesto sociale ed economico nelquale è inserita l’Arci di Palermo caratte-rizza già di per sé la qualità della stessaassociazione, quotidianamente costrettaa fronteggiare alcuni dei conflitti piùdrammatici del nostro tempo. Palermo,così come il resto del territorio siciliano,è infatti una vera e propria terra di fron-tiera, la cui identità culturale si è storica-mente fondata su contaminazioni frapopoli e culture molto differenti, che inSicilia hanno convissuto e lottato fino a

temprare quella cultura estremamentecontraddittoria che definisce l’identitàsiciliana contemporanea. Già Karl Marxnel 1860 scriveva che “la Sicilia è statateatro […] di intrepida resistenza. I sici-liani sono un miscuglio di quasi tutti ipopoli del sud e del nord; prima dei sica-ni aborigeni con fenici, cartaginesi,greci, e schiavi di ogni parte del mondo,importati nell'isola per via di traffici o diguerre; e poi di arabi, normanni, e italia-ni. I siciliani, durante tutte queste tra-sformazioni e modificazioni, hanno lotta-to, e continuano a lottare, per la lorolibertà.” e continuava esaltando la capa-cità dei siciliani di “lottare in modo tantoindomabile per la propria emancipazio-ne”. Oggi la Sicilia rappresenta lo spaziofisico che collega e allo stesso temposepara l’Europa dall’Africa, è il primoluogo che centinaia di migliaia di perso-ne hanno raggiunto o sperato di rag-giungere fuggendo da quei Paesi vittimedi secoli di brutali colonizzazioni operatedalle stesse nazioni europee che oggiergono muri militari utili a preservare iprivilegi acquisiti e perpetrati attraversoil mantenimento forzoso del disequilibriocapitalistico vigente. Fortress Europe hacalcolato che tali muri negli ultimi venti-cinque anni hanno causato la morte dialmeno 19.372 persone, gran parte dellequali sono affogate nel mare che bagnale coste siciliane. Le politiche adottatenegli ultimi decenni dai governi italianisono state volte quasi esclusivamente acontenere militarmente tali flussi migra-tori, disinteressandosi delle conseguen-ze relative alla presenza sul territorio ita-liano di persone costrette alla clandesti-nità e quindi formalmente considerate“illegali” dalla legislazione italiana. E’questo il contesto che favorisce lo sfrut-tamento di tali persone, private di ognidiritto, fino ad estremi largamente diffusia Palermo come lo schiavismo. Lavoronero e sfruttamento della prostituzione(anche minorile) sono gli esempi piùeclatanti dello schiavismo contempora-neo, ennesimo strumento di controllo efonte di reddito di Cosa Nostra. La mafiasiciliana è infatti l’organizzazione chemeglio riesce ad approfittare delle con-traddizioni legislative dello Stato italiano,incrementando così la propria capacitàdi controllo e radicamento territoriale. I

conflitti che ne derivano rimangono com-pressi verso il basso, alimentando unaguerra fra poveri in cui i lavoratori, italia-ni e immigrati, entrano in contrasto fraloro. Dalla questione abitativa ai dirittidei minori, dai diritti sindacali all’accessoai saperi, ogni vertenza sembra a séstante e in alcuni casi entra in conflittocon le altre sulla base della nazionalitàindicata dal passaporto di chi ne è pro-tagonista o a causa della competizioneinterna fra lavoratori che svolgono lestesse mansioni, ma che spesso sonodipendenti di ditte diverse oppure chesono stati assunti con contratti diversi(quando non lavorano in nero). Tuttiinsieme costituiscono una massa enor-me e disorganizzata di precari e disoc-cupati che alimenta un esercito indu-striale di riserva, le cui dimensioni aPalermo, come nel resto della Sicilia,hanno raggiunto valori storici e conse-guenze sociali già irrimediabili per trop-pi. Nel frattempo l’intera isola continuaad essere progressivamente militarizza-ta e – mentre vengono tagliati in bloccoi finanziamenti per agricoltura, servizipubblici, scuola, università, aree indu-striali, enti culturali, associazioni, centriper minori e disabili (solo per l’impugna-tiva dell’ultima finanziaria il governonazionale ha bloccato 558 milioni dellaRegione Sicilia) – ingenti capitali vengo-no destinati al mantenimento di sistemidi repressione dell’immigrazione attra-verso la reclusione nei CIE, strutturecarcerarie in cui vengono violati i più ele-mentari diritti della persona, o attraversooperazioni militari come Mare Nostrumche prevedono il dispiegamento direttodi mezzi della marina e dell’aeronauticamilitare per operazioni di pattugliamentodel Canale di Sicilia. Se alle operazionimilitari di repressione dell’immigrazionesi aggiunge l’incremento delle attivitàdegli aeroporti militari di Birgi eSigonella, assume un carattere ancorapiù preoccupante l’installazione, ormaiquasi ultimata, del MUOS a Niscemi, ilsistema di comunicazioni satellitari diproprietà del Dipartimento della Difesastatunitense che sarà messo a supportodell’economia di guerra e il cui impatto,compreso quello relativo al territorio incui è stato installato, vìola ogni principiodi democrazia e sovranità popolare,

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oltre agli effetti devastanti da un punto divista sociale, sanitario e ambientale.PERCORSI AVVIATI.I quindici circoli Arci di Palermo, con lespecifiche peculiarità e campi di interes-se e coerentemente con i valori fondan-ti dell’Arci, svolgono le proprie attivitàculturali, ricreative e sociali scontrando-si con le difficoltà che emergono da que-sto contesto e provano, con innumere-voli difficoltà, ad inserirsi nei processi diresistenza che si attivano nei propri ter-ritori di riferimento, riuscendo in alcunicasi specifici a rendersene anche prota-gonisti. E’ necessario valorizzare edimplementare il lavoro che, seppur condiscontinuità, l’Arci di Palermo è giàriuscita a svolgere con le proprie cam-pagne contro il razzismo e le tragedieumanitarie di cui Lampedusa è il teatropiù tragico. Ma i fronti in cui l’Arci diPalermo è riuscita ad assumere un ruoloparticolarmente virtuoso e costruttivosono anche altri, primo fra tutti quellorelativo al conflitto di genere sul quale ècresciuto a Palermo un importante movi-mento antisessista, capace di amplifica-re le lotte contro maschilismo e patriar-cato, che è riuscito a coniugare le stori-che lotte del femminismo con il piùrecente movimento LGBT palermitano.Nel 2010 tale movimento ha iniziato adavere una visibilità significativa con ilprimo Pride svolto a Palermo, ripetutosiogni anno con partecipazione semprecrescente, fino al Pride nazionale tenu-tosi quest’anno nel capoluogo siciliano.L’Arci di Palermo è stata protagonista ditale movimento sin dalla costituzione nel2009 del primo “Coordinamento STOP-omofobia” ed è rimasta negli anni suc-cessivi una delle organizzazioni princi-pali che si occupano del Pride, fino allapartecipazione attiva al CoordinamentoPalermo Pride. Allo stesso modo l’Arci diPalermo, grazie all’impegno dei suoi cir-coli, è impegnata su molti altri fronti,anche differenti fra loro, ma tutti acco-munati dalla stessa necessità di imma-ginare e sperimentare un’alternativa disocietà capace di resistere alla crisi, nonsolo economica, contemporanea. E’ conquesto spirito che i circoli, ognuno a pro-prio modo, portano avanti campagne disensibilizzazione sulle tematiche del-l’ambientalismo e dell’ecologia, della lai-cità, della legalità democratica, si impe-gnano nella lotta per la pace e il disarmocon particolare attenzione alle lotte con-tro il MUOS e la militarizzazione dellaSicilia, e in alcuni casi si specializzano

su alcuni settori particolari come quellodella salute mentale. Tutto ciò tenendosempre presente la necessità di far cre-scere la lotta per l’antimafia sociale, chesi manifesta non solo con le pur impor-tanti azioni di contrasto e denuncia deisoprusi e delle estorsioni, ma ancheattraverso il sostegno e la promozione diattività produttive che abbiano un signifi-cato sociale riconoscibile, come avvienenell’esperienza eccellente dellaCooperativa Lavoro e Non Solo diCorleone.SENSO DI APPARTENENZA E PARTE-CIPAZIONE.Il contesto con cui devono misurarsi icircoli di Palermo e provincia risenteperò anche di una crisi più generale,non solo legata alle peculiarità territoria-li di cui si è già detto. La crisi di rappre-sentanza ha colpito indubbiamente tutti isettori del nostro Paese; i partiti, stru-menti tradizionali della politica, perdonoautorevolezza e legittimazione e persinoi soggetti sociali più organizzati come isindacati appaiono inefficaci per contra-stare la degenerazione istituzionale inatto. Spesso il terzo settore ha supplitoalle mancanze istituzionali, ma oggianche quello subisce le conseguenze ditale crisi di rappresentanza. L’Arci devesaper cogliere l’opportunità di mettere afrutto il proprio bagaglio storico, politicoe culturale provando a costruire ilnecessario senso di appartenenza aduna organizzazione che, nonostantetutte le differenze, è accomunata dallaforza dei valori della solidarietà sociale edel mutualismo che derivano dallaResistenza, oggi riconoscibili nellaCarta Costituzionale. E’ importantetenere presente che per costruire talesenso di appartenenza è necessarioriuscire a far percepire l’Arci come stru-mento realmente utile per processi dicambiamento della società, evitando l’e-quivoco comune fra “resistenza” “con-servatorismo”. Bisogna avere il coraggiodi lasciarsi contaminare dalle pulsionipiù virtuose che alimentano i movimentidel nostro tempo senza rinunciare ainostri valori fondanti ma anche avendocura di non apparire come stampelle deipartiti. Supporre di contrastare il cre-scente sentimento “anti-casta”, ammes-so che abbia senso contrastarlo,lasciando che l’Arci sia strumentalizzatanelle competizioni elettorali, sarebbe unerrore. L’Arci deve riuscire a contribuireal dibattito politico mettendo a disposi-zione le proprie competenze e la propria

visione della società, ma prima di tuttodeve saper rivalutare la propria vocazio-ne culturale. Attraverso la promozioneculturale e la valorizzazione delle innu-merevoli forme artistiche in cui questapuò manifestarsi, è possibile contribuirealla costruzione di un senso comuneche ribalti la scala gerarchica esistente;è possibile restituire alla dignità umana ilprimato inviolabile che le spetta, oggiinvece posto alla stregua della piùcomune delle merci e, in quanto tale,valutabile solo in funzione del profittoche ne può derivare. Uno dei ruoli prin-cipali dell’Arci deve essere quello dicreare aggregazione ricreativa e cultu-rale sulla base di valori e pratiche chene definiscano chiaramente il significatosociale e politico fondante. In questol’Arci di Palermo ha già dato il propriocontributo ma può ancora dare molto dipiù, sostenendo e valorizzando le pecu-liarità di ogni singolo circolo e promuo-vendo processi di partecipazione collet-tiva dei propri soci che impediscano aglistessi di sentirsi esclusi dai processidecisionali.RIORGANIZZAZIONE DEL CONSI-GLIO TERRITORIALEIn occasione del congresso provincialedi Arci Palermo saranno rinnovati gliorganismi dirigenti e sarà avviato unprocesso di riorganizzazione interna cheriguarderà due aspetti strutturali: lastruttura politica e amministrativa degliorgani direttivi e l’assetto economico ele strategie future di sostenibilità deibilanci. Rinnovo e riorganizzazione degliorgani direttivi provinciali. Il luogo depu-tato al confronto e alla sintesi fra le ideee le proposte che nascono dai circoli ter-ritoriali, di analisi delle dinamiche gestio-nali e politiche degli ambiti in cui l’Arci èimpegnata e di risoluzione di eventualicontroversie e difficoltà che di volta involta si incontrano è il Consiglio territo-riale,che a Palermo si è costituito su baseprovinciale. Tale organo statutario eleg-ge un Esecutivo al proprio interno chedeve occuparsi di rendere operative ledirettive del Consiglio Territoriale.Purtroppo questa struttura a Palermo siè rivelata più volte inefficiente e quindianche inefficace a causa della scarsa opoco costante partecipazione di moltimembri dello stesso ConsiglioTerritoriale, così come dell’Esecutivo. Leambizioni e gli intenti che l’Arci diPalermo si pone non sono compatibilicon periodi di inattività troppo prolunga-

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arciti, che, tra l’altro, alimentano inesorabil-mente il distacco che spesso i circolipercepiscono rispetto agli organi direttiviterritoriali. E’ necessario quindi che icomponenti dell’Esecutivo assumanospecifiche responsabilità sia in ambitoamministrativo che in ambito politico eculturale, rispetto alle quali ogni singoloresponsabile dovrà rendere conto alConsiglio Territoriale con una periodicitàmassima annuale. I ruoli principali per iquali sarà necessario nominare specificiresponsabili in ambito amministrativosono: tesoriere; responsabile tessera-mento e relazione con i circoli; respon-sabile stampa e comunicazione; respon-sabile progettazione per bandi pubblici eprivati. Per ciò che attiene all’ambitopolitico, culturale e sociale saranno inve-ce istituiti specifici gruppi di lavoro volti arendere il più possibile efficace l’organiz-zazione degli impegni di cui il ConsiglioTerritoriale si farà carico. Il ConsiglioTerritoriale dovrà inoltre assumere iseguenti impegni: organizzare iniziativecon cadenza periodica, possibilmenteannuale che permettano ai circoli di col-laborare e all’Arci di avere maggiore visi-bilità cittadina; sfruttare maggiormentele sedi dei circoli per le iniziative dell’Arcinon organizzate direttamente dai singolicircoli; creare strumenti di comunicazio-ne capillari usufruendo di un sito internet

costantemente aggiornato e di una mai-ling list completa di tutti i soci della pro-vincia; favorire la relazione con altreorganizzazioni con le quali si è giàavviata una collaborazione proficua ocon le quali si considera opportuno col-laborare grazie a comunanze di valori eintenti, mettendo a disposizione dellestesse anche la sede di via Carlo Rao;tessere maggiori relazioni con gli organi-smi ad esso superiore, dall’Arci-Siciliafino a all’Arci nazionale permettendo adessi di avere anche più figure riconosci-bili dell’Arci di Palermo con le quali inter-loquire e collaborare.ASSETTO ECONOMICO E FUTURESTRATEGIE PER LA SOSTENIBILITÀDEI BILANCIAffinché l’Arci di Palermo possa mante-nere l’agibilità e l’autonomia di cui habisogno è necessario costruire un bilan-cio sostenibile, che registri anche signifi-cativi investimenti quando si prospetta-no progetti di evidente interesse socialee culturale, ma che allo stesso temporimanga sostenibile. Un bilancio in attivoè un bilancio che permette di sostenerea fondo perduto le attività che non pro-ducono denaro, caratteristica di moltedelle attività fondanti dell’Arci a Palermo,il cui valore non è misurabile secondo iparametri della redditività economica.Deve essere compito del Tesoriere pro-

porre al Consiglio territoria-le un piano sostenibile dirisanamento dei debitiaccumulati da Arci-Palermo e di conseguenzaanche un piano di rientrodei crediti in sospeso. Ildeficit economico attuale èdovuto in gran parte almancato pagamento delle

tessere e delle quote di affiliazione deicircoli. L'equilibrio economico tra i circo-li e il Consiglio territoriale dell'Arci èinfatti di fondamentale importanza;atteggiamenti superficiali indebolisconol'intera struttura e ne compromettono ilraggio d'azione anche a scapito dei cir-coli stessi. Bisogna ripensare ad unametodologia di cessione delle tessere,elastica quanto è necessario per per-mettere ai circoli economicamente piùsvantaggiati di poter avviare le proprieattività, ma al tempo stesso intransigen-te nell’imporre le regole concordate.Situazioni debitorie come quelle chegravano attualmente su Arci Palermonon sono sostenibili e rischiano di com-promettere gravemente l’agibilità dellastessa organizzazione. Progetti e tesse-ramento attualmente sono le unicheforme di finanziamento dell’Arci diPalermo. La progettazione è sicuramen-te un aspetto che merita particolareattenzione. Il reperimento di fondi trami-te il finanziamento di progetti è stato inpassato una fonte di risorse umane edeconomiche notevole. Munire l’Arci diPalermo di specifiche figure professio-nali capaci di assistere l’associazioneallo scopo di incrementare e migliorarel’attività organizzativa, comunicativa epolitica, è uno dei principali investimentiche l’Arci deve fare per avviare un circo-lo virtuoso che permetta alla stessaassociazione di crescere. Dovrà esserecompito del Consiglio Territoriale valuta-re la possibilità di reperire fondi ancheattraverso l’istituzione di un CAF e/o dicentri servizi. Certamente da subito ilConsiglio Territoriale dell’Arci di Palermopuò e deve avviare campagne per desti-nare il 5x1000 all’associazione.

Domenica 16 Febbraio, ore 9.00Circolo ARCI Tavola TondaViale Delle Alpi, 11, Palermo

Programma:

9.30 - Relazione presidente Salvo Lipari10.00 - Presentazione Documento Congressuale ARCI Palermo10.15 - Dibattito 12.30 - Intervento presidente ARCI Sicilia Anna Bucca13.00 - elezione delegati al Congresso regionale 1-2 Marzo- indicazione delegati congresso nazionale Arci 13-16 Marzo- proposta ed elezione Consiglio Territoriale Arci Palermo

13.30 - prima convocazione Consiglio Territoriale ed elezionePresidente Arci Palermo

14.00 - chiusura lavori e buffet

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