Kemi Hathor 119

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Ermetismo

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La nascitadei Tarocchi

di Angelo Angelini

EDITORIALE

a cura della Redazione

Pensiamo di fare cosa gradita ai nostri lettori pubblicando alcuniappunti di Angelo Angelini riguardo i Tarocchi.Il contenuto di questi manoscritti inizia da una delle tante leggen-de, tuttavia basata su date, luoghi e personaggi realmente esistiti,per proseguire poi in confronti astrologici, storici, numerici, chi-mici, alchimici e cabalistici, nell’intento di districare l’ingarbu-gliata matassa di quei misteriosi messaggi che i tarocchi ci vo-gliono trasmettere.Iniziamo quindi dalla leggenda per introdurci nelle più sottili pro-blematiche che Angelo Angelini ha lasciato per i nostri lettori.

Un pellegrino, durante la calda estate del 1308, percorreva la via Romea, chia-mata anche via Regina, serpeggiante ai piedi del profilo ondulato delle collinedell’astigiano e dell’oltrepò pavese, costeggiata di fitte boscaglie risuonantidel canto degli uccelli e frammentate di paludi rallegrate dal gracidare dellerane.Ora lontano, ora vicino, si udiva il canto del merlo che accompagnava i passidel pellegrino.Sentiva il peso della marcia dei giorni precedenti, quando partito da Torino, siera rifocillato sostando presso la Fontana di Annibale.

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Nella tarda luce del pomeriggio di agosto, sul poggio di fronte a lui, vide, contrepidazione e soddisfazione, sventolare la bandiera bianca e nera del Baussantrosso crociato, alta sulla fattoria di Santa Maria del Tempio, che si stagliavacon le sue mura quadrate e la torre merlata, sullo sfondo scuro di una fittaboscaglia di castagni e di querce.Era la meta agognata dopo tanto peregrinare: il rifugio sicuro dei Cavalieri delTempio.Il pellegrino si rivolse al cavaliere, ammantato nel suo bianco mantello, sullimitare, e mentre calava il sole accompagnato dai canti della Compieta, os-servando dall’alto il profilo della strada da cui era venuto, chiese di esserericevuto dal precettore.Il cavaliere, varcata l’entrata del podere, ove si aggirava pigro il bestiamemarchiato con la croce ramponata dell’ordine del Tempio, attraversò l’ortodella mansione, affiancato dall’ignoto visitatore, costeggiò la vasca ove si al-levavano i pesci, cibo per la penitenza dei periodi quaresimali, e introducendol’ospite nella mansione si diresse verso la sala del piccolo oratorio, addobbatadi armi e cimeli, trofei di guerre lontane.Il pellegrino e il precettore si buttarono l’uno nelle braccia dell’altro.

Rimasero molto a lungo abbracciati, poi si sciolsero e fissando negli occhi ilpellegrino, fra Silverio disse: “Finalmente, finalmente sei venuto. Brutti tempicorrono!.. I processi a carico dell’Ordine si stanno moltiplicando e a Parigi ilGran Maestro del Tempio e i suoi più stretti collaboratori agonizzano già daun anno nelle prigioni.I nostri rapporti con il clero secolare e soprattutto con i domenicani si fannopiù tesi. Noi, che assieme ai Benedettini e ai Cistercensi abbiamo cercato didare un volto all’occidente, che abbiamo posto le basi di una scienza eterna,basata sull’alchimia trasfusa nell’architettura delle nostre cattedrali, noi checome monaci–cavalieri, abbiamo costruito una fitta rete di ricoveri, oggi sia-mo sotto accusa”.

“ Lo so” – rispose il pellegrino – “accuse di praticare segretamente la magia,accuse infamanti, fantasmi di intelletti deliranti che vi addebitano le cose piùturpi. Ma è il vostro impero finanziario che oggi fa tremare Filippo il Bello,timoroso di non poter far fronte ai debiti che ha con voi.E’ il Papa, che si trova ad Avignone e non a Roma, che vi teme, poiché sotto ilvostro ordine si può compiere l’unificazione culturale e politica, non solo nel-l’Europa cristiana, ma in tutto il bacino del mediterraneo...”.

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“Lo so” – replicò fra Silverio – “Momenti ancor più duri ci aspettano. Fra unmese, su istigazione di Fra Filippo da Como, l’inquisitore, questa mansionesarà requisita e io mi troverò in prigione.Ma è già buio ormai.Domani, quando all’alba suonerà la campana del mattutino, quando passeran-no rapidi e silenziosi i cavalieri avvolti nei loro bianchi mantelli, che si avvie-ranno al loro servizio divino nella cappella, tu ripartirai.Lungo la via Regina ti fermerai a Caselle, troverai un fratello Antoniniano lacui tunica è decorata da una tau azzurra su fondo nero.Là udirai come l’ordine potrà risorgere dalle sue ceneri, ma purtroppo nonconoscerà i nostri trionfi”.

Passarono la notte insonni, commentando e manipolando misteriosi fogli sucui erano incise figure miniate su fondo d’oro, raffiguranti strani geroglifici enumeri.Giunto il mattino il pellegrino si accomiatò da fra Silverio.

“Porterai con te questi simulacri di sapienza antica” – soggiunse il precettore –“e sotto un innocuo passatempo, tra un boccale di birra o di vino sollevati abrindisi su un tavolo di osteria, potrà circolare, all’insaputa di tutti, la basedella vecchia saggezza. Non vuole essere la profanazione del Libro Universa-le, ma come il seme si adatta allo sfruttamento per perpetuare la specie, cosìun innocuo gioco potrà essere la testimonianza, per chi avrà occhi per vedere,della Sapienza Universale”.

“Attraverso la divinazione” – proseguì l’ignoto pellegrino – “mostrerò come iprincìpi che governano la realtà, siano sempre identici a se stessi, e come ilgioco dell’analogia corra, come una cascata che si risolve in mille rivoli, lun-go lo scenario della manifestazione.Ma soprattutto, per chi vorrà intraprendere il cammino dell’opera, sarà guida eprecettore per i passi che dovrà compiere”.

“Addio, non arrivederci, per ora” – rispose fra Silverio – “il mio compito ter-mina qui. Che Dio ti sia sempre vicino”.

Il pellegrino, trattenendo a stento le lacrime, silenziosamente si allontanò daquella casa che aveva rappresentato, fino allora, un rifugio sicuro e che prestosi sarebbe tramutata in un luogo di dolore.Il suo animo si fece triste, infinitamente triste, e pur confortato dalla missione

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che gli era stata affidata, sentì sopra di sé il peso dell’influenza di quella Mayaindistruttibile, la forza di quel Fato, il Potente di diversa natura, che gli siparava dinanzi con il ghigno satanico sulla bocca contorta, con il lampo rossodell’occhio torbido.Lo vide impersonato nella follia degli uomini, nella terribile parola “guerra”,nel morire e nel rinnovarsi continuo delle cose, in quella febbre insaziabileche si rinnova nel miracolo della vita, nella certezza della morte; che si può

Il trono papale nel Palazzo di Avignone, in Francia

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combattere non nella speranza e nell’ignoranza di ieri, ma nella sapienza dioggi, conquistata attraverso il dolore.Sapienza racchiusa in quelle misteriose 22 lame dorate che teneva celate gelo-samente sul petto e nelle 56 carte rappresentanti uomini, donne e numeri.Sapienza, Quiete, Calma serena, che attraverso le ferite e gli strappi del tem-po, lasciano brillare la luce; promesse e curiosità, per chi è più vivo ed è piùlontano dall’ultima “linea rerum” di sostare, fermarsi ed ascoltare.Ma la saggezza che in essa risuona, non vale ad impedire un’impressione didisagio e di imbarazzo che si crea nell’animo del giovane ascoltatore, il qualedopo una breve pausa saluta con un gesto vago e si rituffa di nuovo nel tempo.Nel tempo che stringe, che impregna di una aspettativa impaziente tutta l’at-mosfera, ove la sete inestinguibile del nuovo scaglia nella lotta falangi di con-quistatori.“Rinnovarsi”, rinnovarsi e quindi morire!... è il peana di tutta la vita.In mezzo a questi pensieri il pellegrino si sentì un vecchio, solitario, abbando-nato in mezzo alla via, sorpassato dai mille e mille che fra poco dovranno fare,come lui, la figura delle pietre miliari, disseminate nella strada dell’oblio.

Il Tempo!...Ove svaniscono idee ritenute fino allora incrollabili, e ove altre ne sorgono,forti di tutta l’audacia della loro giovinezza.Leggi che si trasformano, ordinamenti sociali che si infrangono, si riassestano,nuovi scopi che si affacciano all’orizzonte delle collettività e degli individui,nuovi tragici problemi che affamano le Nazioni, che si amano, si odiano, sialleano, si combattono, si spengono, risorgono per spegnersi definitivamente.Panta rei, tutto scorre, proprio come le onde placide del grande fiume su cui siera soffermato il pellegrino in attesa del traghetto.Il Tempo, alleato formidabile di quel Nexus Causae, simile ad una immensaRuota della Vita, ove la nozione della vita è immensa ed unica, ed abbracciatutti i mondi e tutte le creature.Vita che, sottomessa alla distruzione, rinasce di nuovo e, se stanca e sopraffat-ta, cade, si rialza più ostinata, più tenace, per dar vita ad altre innumerevoliforme, per rifugiarsi in specie senza nome, per irrompere ovunque, persisten-te, sottile, arcana forza evolvente.Nei pensieri del pellegrino, questa forza si accostò al simbolismo della 20acarta miniata che teneva sul petto e vide, nello stesso tempo, la crudeltà delMaligno, desideroso di procreare una prole innumerevole, per estendere al-l’infinito il dominio della morte.Una tragica ruota, integrata perfettamente nella chiara visione delle cause e

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degli effetti, e di conseguenza nella morsa di un giudizio implacabile ed in-flessibile.Ma la stessa carta portava anche il simbolo dell’Arcangelo a guardia dell’Eden,l’angelo con la spada fiammeggiante a due tagli che ne impedisce l’entrata ainon degni.Il volto del maligno scomparve e subentrò quello dell’Arcangelo, armato dispada temprata di fuoco, superbamente brandita in alto, arma sterminatrice,promettitrice di immortalità poiché sa vincere la calamità della rinascita e ob-bliga al riposo la Morte.Per i seguaci dell’Opera, quella 20a lama si sarebbe chiamata la “Perfezione”quindi non più il Destino, il Fatum, che colpisce tutti i mondi, ma il riposodello Spirito, nella liberazione dei sensi, nell’equilibrio dell’anima ottenutocon la pace della “operata opera” nel campo chiuso al fantasma del dolore.“Surgite Mortui, venite ad judicium Domini Mei” sussurrò sottovoce il pelle-grino; la materia ormai perfetta può sostenere ora, a testa alta, il Giudiziodivino poiché essa ha raggiunto la “massima Perfezione”.Con animo più libero, ormai rasserenato, il pellegrino si diresse verso la barcache lo aspettava per il traghetto del grande fiume.

* * *

Per mettere al corrente il lettore su quanto successe ad uno dei protagonistidella nostra storia , Fra Silverio, sappiamo, dai dati storici, che dopo un mesedalla visita del nostro misterioso pellegrino, in settembre, fu arrestato dal do-menicano Fra Filippo, sotto accusa di eresia, con tutti i templari della mansio-ne e la fattoria venne messa sotto sequestro.

Immagine del sepolcrodi Bonifacio VIII,Grotte Vaticane,Roma

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Fra Silverio, comparso dinanzi al Tribunale di Ravenna nel 1311, fu condan-nato dapprima al rogo, pena che gli fu commutata poi in prigione perpetua.Jacques de Molay, frattanto, tra le fiamme del rogo della Senna, pronunciavala sua maledizione contro Filippo il bello e Clemente VI.

* * *

Questa storia romanzata, che tuttavia si basa su date, luoghi e personaggi real-mente vissuti nel tormentato periodo del crepuscolo dei Templari, può inserir-si, nonostante altre leggende, sul filone della diffusione dei Tarocchi o libro diThoth, in occidente.

Se come dice Court de Gobelin il tarocco è l’unico libro sopravvissuto dellediverse biblioteche egizie, sconosciuta è la via attraverso la quale questo librosia penetrato nella cultura medioevale.Come altrettanto sconosciuti sono i glifi originali che contraddistinguevano lefigure delle Lame Maggiori.Comunque sia, i Tarocchi fanno la loro comparsa in occidente tra il XIII e ilXIV secolo, secondo alcuni portati dagli Zingari, secondo altri da pellegriniprovenienti dal Medio Oriente, secondo altri ancora, (e questa è anche la no-stra opinione) dai Templari.E’ infatti a questo ordine, voluto da S. Bernardo, che si è mantenuto in strettocontatto con i Cluniacensi, che noi dobbiamo le testimonianze più probantidell’esoterismo antico che sia giunto fino a noi.Ma per poter comprendere come il Tarocco, il Libro della Saggezza, esca dalchiuso delle conventicole per espandersi e nascondersi dietro un gioco inno-cente di carte, sarà bene dare un brevissimo cenno storico sulle condizioni cheesistevano in Europa tra il 1200 e il 1300.All’inizio del 1200 sul trono di Pietro era salito Innocenzo III, (1) simbolo displendore e di potenza religiosa e politica del Papato, deciso a tutti i costi a fartrionfare la Chiesa.Uscita da un grave pericolo, quale la eccessiva mondanità e la corruzione diecclesiastici unitamente al traffico scandaloso delle cose sacre, con InnocenzoIII la Chiesa si trovò dinanzi alle eresie Catare e Valdesi, che stavano domi-nando intere regioni, come la Provenza.Il Papa, quando si accorse che le armi spirituali non bastavano per soffocarel’eresia, ricorse a quelle temporali organizzando una Crociata contro gliAlbigesi.Nel 1209 gli Albigesi furono letteralmente distrutti, e nel contempo vennero

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anche devastate ferocemente città e regioni civilissime, quale la zona di Tolosache subì un colpo mortale, e il tutto si risolse a vantaggio della Monarchiafrancese, che estese la propria autorità verso il sud.A questo si aggiunga l’azione temporale svolta da Innocenzo III in Italia, chedopo la morte prematura di Enrico VI, approfittò per elevare a posizione supe-riore l’ideale teocratico della Chiesa, estendendo il suo dominio ai ducati diAncona e Spoleto costituendo così un complesso compatto di terre dallaRomagna al Lazio meridionale.In questo modo nacque la separazione dell’Italia meridionale da quella setten-trionale.Furono anche gli anni in cui in Spagna S. Domenico di Gusman ideava efondava l’ordine dei Frati predicatori o Domenicani, diretto a propugnare iltrionfo della Chiesa con la conversione e la distruzione degli eretici.L’ordine fu riconosciuto nel 1216 dal papa Onorio III, successore di InnocenzoIII, ed esso nacque con carattere battagliero per lo spirito di lotta contro glieretici, che ben illumina l’atmosfera allora vigente in Spagna, dove continuaera la lotta del cristianesimo contro l’islamismo.Ai Domenicani, per questo ruolo di lotta oltre misura, fu poi affidato il Tribu-nale dell’Inquisizione, creato per ricercare e colpire l’eresia.

Statua di un cavaliere crociato

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I papi che seguirono Innocenzo III, quali Gregorio IX e soprattutto InnocenzoIV, si trovarono di fronte a Federico II, figlio di quell’Enrico VI morto prema-turamente e nipote di Federico I, detto il Barbarossa.Il sangue materno siculo, l’ambiente in cui crebbe e fu educato, profondamen-te esoterico, la grande conoscenza della filosofia araba ne fanno innanzituttoun italiano ed un avversario tenace del Papato.Della sua opera politica rimase ben poco, poiché il sogno di riunificazionedelle due Italie cadde per le tenaci opposizioni del papato. Di lui rimasero,però, gli Studi di Padova e di Napoli che l’Imperatore volle fondati, e la glo-riosa Scuola Poetica Siciliana, molto vicina a quella trovadorica, di contenutomarcatamente esoterico.Nel 1250 morì in Puglia all’età di 56 anni, con il grande rimorso di aver impri-gionato il suo fedele cancelliere Pier delle Vigne, che prima aveva tenuto ambele chiavi del suo cuore e che colto da disperazione si suicidò.

Gli succedette Manfredi, suo figlio, dopo un breve interregno di Corrado IV,ma il papa Clemente IV fece vantare i diritti di alta sovranità della Chiesa sulRegno di Sicilia, per investire del regno stesso un altro Sovrano e provocarel’intervento contro lo Svevo.L’appello fu prontamente raccolto da Carlo D’Angiò, Re di Francia, che nel1266, nella battaglia di Benevento, sconfisse Manfredi che ivi trovò la mortepur combattendo da valoroso.Tolti di mezzo moglie e figli, chiudendoli in strettissima e crudele prigionia,Carlo D’Angiò spostò il centro del Regno da Palermo a Napoli, mentre nelterritorio veniva largamente favorito l’insediamento di feudatari francesi.L’idillio tra la Chiesa e la Francia non durò a lungo e scoppiò la discordiaquando sul trono di Francia si insediò Filippo il Bello, energico assertore dellasovranità dello Stato, e sul soglio pontificio Bonifacio VIII che nella sua Bolla“Unam Sanctam” affermava questi concetti:

«[...] La spada spirituale e la spada materiale sono dunque l’unae l’altra nella potestà della Chiesa; ma la seconda deve essereimpiegata per la Chiesa e l’altra dalla Chiesa. Questa è nellamano del sacerdote, quella nella mano del re e dei guerrieri, masotto la direzione del sacerdote.Ora bisogna che l’una di queste due spade sia soggetta all’altrae la potestà temporale alla spirituale.Poiché secondo l’apostolo: Ogni potere viene da Dio e quelli (ipoteri) che sono, sono disposti da Dio [...]

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[...] Il perché ogni creatura umana deve essere soggetta al pon-tefice romano e noi dichiariamo, affermiamo, definiamo e pro-nunziamo che questa sottomissione è assolutamente di necessi-tà per la salute [...]». (2)

Sotto queste prospettive, in questo triste contesto storico ove l’ombra diTorquemada già si annunciava minacciosa tra le nebbie della Storia che a davenire, non era forse cosa giusta e saggia salvaguardare i contenuti della Sa-pienza antica, non sempre in accordo con i princìpi della Chiesa secolare,mascherandola dietro un paravento quale il gioco delle carte ponendole, appa-rentemente, sotto gli occhi di tutti e quindi nel posto più sicuro e menosospettabile?E’ in questo momento che viene gettato il seme della criptografia alchimica,oggi così tanto cara a un certo genere di occultismo moderno, e lo si avvertecon chiarezza anche nell’architettura, esaminando le chiese sorte in quest’epoca.

Rappresentazione di Federico II nelle vesti di crociato

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Sulle cattedrali gotiche compaiono, come ornamento, innocenti foglie di quer-cia e fiori di loto, poste da mani iniziatiche che vogliono trasmettere il loromessaggio, senza che la mano secolare della Chiesa possa intervenire e salva-guardando la propria testa dalla spada temporale domenicana.Così, per esempio, succede nel Duomo di Milano, ricco di riferimenti alchimici,ove Giacomo da Campione e Giovannino de Grassi disegnano la Stella a seipunte, comune nel romanico, sui frontoni delle cattedrali, nel portale dellaSacrestia meridionale, mascherandoli sotto i fatti accaduti alla Vergine, e laStella a cinque punte nel portale della Sacrestia settentrionale, col Salvatore introno e col Cristo in gloria, al centro del tabernacolo, cuspidato e coronato dacinque esili grigliette.

* * *

Per quanto riguarda il luogo, perché abbiamo collocato il fatto in Lombardia enon altrove?Non per campanilismo, evidentemente, ma per dare ragione di una certa di-sposizione territoriale, poco conosciuta in verità, dei suoi principali monu-menti sacri.La Lombardia al pari della Provenza e della Catalogna, risulta essere una delleregioni maggiormente interessate dal fenomeno del Templarismo, che poseun gran numero di Mansioni ovunque.Il nome di molte località ricorda ancora il termine mansio, la mansione, comeper esempio Manzo, presso il Torrente Rile di Verzate, come pure Cascina deMensi, sulla strada Lodi–Pavia.Ma esiste una ragione ancor più valida, per menzionarla, che risale al padrinodei Cavalieri del Tempio: S. Bernardo, uno dei Santi più colti e più preparatiin campo misteriosofico del Cristianesimo esoterico, al pari di San Colombano,il Vescovo giunto dal Nord, che fermatosi e stabilitosi sulle colline che ancoraoggi portano il suo nome, poco lontane dalle rive del Po, seppe fondere lacultura druidica con quella prettamente mediterranea.Entrambi i religiosi, a distanza di tempo l’uno dall’altro, scelgono la fertilepianura padana per le loro opere.Essa era già stata sede di una fiorente civiltà a cavallo tra l’età del bronzo el’età del ferro, quando Roma era ancora nel “grembo degli Dei”, civiltà che,come mostrano i reperti, è stata aliena da ogni violenza e da ogni clamoreguerriero.E’ la civiltà chiamata di Golasecca. (3)I fiumi e i torrenti che percorrono la pianura creano condizioni particolarmen-

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L’alta torre poligonale dell’Abbazia di Chiaravalle

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te adatte perché si manifestino determinate condizioni magnetiche, che sonoancor più messe in risalto dalle innumerevoli confluenze dei corsi d’acquaminori in quelli maggiori, che sfociano nel grande fiume che dal Monviso sigetta nell’Adriatico.Ogni confluenza che mescola due acque di provenienza diversa si mostra ma-gneticamente attiva, poiché l’incontro di due correnti corrisponde a condizio-ni particolari di vitalizzazione.Inoltre la romanizzazione che ha dovuto subire la Gallia Cisalpina, rispettoalla Britannia, ha determinato la scomparsa di dolmen e menhir o altre testi-monianze megalitiche, non ha potuto cancellare, comunque, in epoca celtica,certi orientamenti che congiungono punti di antichissimo insediamento.Spesso tali allineamenti puntano in direzioni magiche come il sorgere del Sole,o il tramonto nelle date più importanti dell’antico calendario celtico.Sono stati trovati allineamenti orientati verso l’aurora del primo Maggio, com-prendenti più di 12 punti che da Miradolo di Garlasco, attraverso S. Colombano,arrivano a Vidigulfo.

Sappiamo che il calcolo delle probabilità indica che vi è una probabilità suduecento di incontrare un allineamento casuale di sei punti, e una su mille perquanto riguarda un allineamento di sette punti.Un secondo allineamento che punta sulla festa di Beltaine, la festa del primoMaggio chiamata anche festa di primavera, attraverso dodici punti, collegaDorno con Cascina Abbazia, mentre una linea orientata sul solstizio di inver-no (Natale) congiunge Madonna delle Bozzole con Torre dei Torti, sulla costameridionale del Ticino.Questa è la pianura padana, che fu povera di una organizzazione statale, maricca di tradizioni culturali magiche antichissime la cui impronta sopravviveancora oggi, seppur mutilata nella tradizione e nei gesti della vita quotidianadelle popolazioni contadine, nel linguaggio e nei nomi dei luoghi, in alcunecredenze popolari attrae la sensibilità di S. Bernardo.La sua “preistoria” ricca di innumerevoli fermenti, i suoi boschi sacri a Brigida,la celtica dea del fuoco e della fertilità, (passata nel cristianesimo come SantaBrigida, mai esistita, al pari di San Giorgio) spingono S. Bernardo a fare diquesta pianura l’ “Orione del cielo”, il punto di inizio del cammino palingeneticoumano.La costellazione che nell’antico Egitto era chiamata Xer–an, il “Guerriero chesi gira”, ovvero colui che tolti i sensi dal mondo esteriore proietta la sua atten-zione all’interno.Sulle vecchie tradizioni misteriosofiche si innesta la vena fresca della terra

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mediorientale portata dal templarismo e sotto la volontà di S. Bernardo nasco-no sette conventi cluniacensi che ricordano la disposizione esatta delle settestelle di Orione, anzi ne sono la loro trasposizione speculare in Terra.Le tre stelle della Cintura di Orione vengono edificate in Terra nelle tre Abba-zie: di Morimondo (la Mor–Munda celtica , che significa grande fortezza), diChiaravalle, alla periferia di Milano e di Cerreto presso Lodi.

Verso il nord configurano la costellazione: la Certosa di Acquafredda, sul lagodi Como, e l’Abbazia di S. Benedetto di Vallalta, a nord–est di Bergamo.A sud completano la disposizione stellare le abbazie di Rivolta Scrivia e ad estChiaravalle della Colomba, a metà strada tra Piacenza e Parma.Queste abbazie, ideate da monaci, costruite da maestranze specializzate qualii Maestri Campionesi o Les Compagnons du Tour, nascono come fortilizi,

Navata centrale dell’Abbazia di Morimondo

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circondati da un muro e l’accesso al monastero avveniva per un passaggio avolta, rotto da un ponte levatoio.Le norme di costruzione erano sempre le stesse, con l’erezione del chiostro sullato del mezzogiorno della chiesa, la quale, a sua volta, era orientata ad est, esul lato orientale il fabbricato delle sale capitolari, con i dormitori.

* * *

Solo chi a potuto apprezzare nei tempi passati, l’incantesimo che emana dairivi che percorrono la fertile pianura, prima della loro tragica morte per inqui-namento, come hanno provato i monaci di S. Bernardo quando hanno edifica-to l’Abbazia di Chiaravalle e di Rivolta Scrivia, disciplinandone le acque, puòcapire come l’acqua, nome che si pronuncia con la bocca protesa, con le lab-bra aperte, come avide di un bacio, pronto a raccoglierne il sorso vivificatore,imponga la sua volontà sopra l’ambiente che a stento la trattiene.Si allunga, si allarga, scorre, incalza come la giovinezza spensierata che nonconosce limiti, come l’adolescente pieno di forza che non si impone ostacoli,che spezza la voce del dubbio, della contrarietà. Emerge, trabocca, sommergei campi, al pari di una volontà che non ha tempo di fermarsi, al pari di un’ideache travolge i pensieri stagnanti, che vuole abbracciare nel suo amplesso, sen-za confini, tutto ciò che incontra.L’acqua sgorga dalle piccole culle sabbiose, scorre e con dolcissima sollecitu-dine, con pudico amore, raccoglie e protegge nel suo seno gli impulsi creatividegli esseri che trovano in essa la loro forza di crescenza.Così dagli abissi di Gaia, dal suo utero, sepolto nelle misteriose profonditàdella Terra–Madre, fecondata da un segreto amplesso con lo spirito prigionie-ro delle sue stesse viscere, essa esce impetuosa e canta e si infiora di argento,percorre le sue vie, accelera e rallenta nel suo corso, mantenendo inalterata lasua purezza.Cangia e rinnova i suoi colori coprendosi della veste dell’arcobaleno rara epura come l’argento, producendo quegli inattesi miracoli di luce, scorrendosull’immutato letto di sabbie luccicanti, là con riflessi verdastri, qua conlampeggiamenti violacei, sempre con la rapida volubilità dell’agente che essaimpersona: il magnetismo.Parlano e raccontano i cantastorie la sua leggenda antichissima, ricordando loscorrere pigro del Lete (4) o la freschezza della polla di Mnemosine.Ma non si sa ove finisca la storia e ove cominci la verità.Sull’infinito mare della poesia naviga la sua storia, e il fantastico viaggio rico-pre di riposante oblio ben altri inganni che quelli creati dalla leggenda.

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Tra le sue acque palpita l’oro che le Ondine gelosamente custodiscono, e cheil Nibelungo dovrà estrarre e portare alla luce come trofeo di vittoria.Nel suo mondo fermentano ed operano forze esterne, la sua voce sembra unaeco di canti arcani lontani e ben li udirono coloro che eressero cappelle e mo-numenti sacri presso le sue onde, perché le acque sacre del fiume potesseroriflettere l’ombra del Tempio... come Mnemosine nel quale si beve la brucian-te bevanda d’amore, nel quale si ritrova il ricordo degli esseri a rendere evane-scente e inghiottire l’ombra del Tempio, come il Lete che presenta lefosforescenze ingannevoli, come fantasmi, che fuggono via con l’onda, la-sciando il malcapitato perplesso, inquieto, insaziabile, pellegrino nella vanaricerca dell’Ideale.

Questo ispirò la fertile pianura ricca delle sue acque, ove ogni voce sembrauna eco di arcani canti lontani, la realtà un’ombra fallace dei sensi e ove l’in-cantesimo dell’acqua affascina.

* * *

Come è illustrata questa Sapienza antica, raccolta nelle carte da gioco, qualisiamo abituati a maneggiare nei momenti di ozio o di divertimento, e quale

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insegnamento vogliono trasmettere queste 22 figure chiamate Arcani Mag-giori, e che vengono impiegate, nella maggioranza dei casi, per predire la buo-na o la cattiva ventura alla gente?In altre parole a quale tappa vogliono fare riferimento queste carte?Dobbiamo rimanere nei mondi senza nome, in ampie isole di luci argentee econtinenti immensi di luci auree, naviganti in infiniti spazi di zaffiro, fra ilritmico fluire e rifluire delle onde del tempo, là dove tenui splendori rischiara-no le tenebre e le tenebre si evolvono in luce, là dove la vita supera la morte,oppure dobbiamo considerarle relegate in quell’oceano di vita, da noicontrollabile, ove il nostro fragile guscio può urtare contro gli scogli dellariva, e frangersi in mille pezzi, per ricostruirsi, poi, sulla cresta grigia di un’ondanuova?Rispondendo alla prima domanda, dobbiamo dire che le carte del tarocco sonocostituite da 22 lame, rappresentanti gli Arcani maggiori, le cui figure deline-ano personaggi e soggetti vari, seguite da 56 carte, suddivise in quattro semi:bastoni, spade, coppe e denari, in cui ogni seme è numerato da 1 a 10, conl’aggiunta di quattro figure: il valletto, il cavaliere, la regina, il re.

Tralasciando la loro storia attraverso i secoli, che si può trovare negli innume-revoli libri che sono stati scritti al riguardo, la diffusione del Tarocco prendepiede dopo la scoperta dell’incisione su legno avvenuta nel XV secolo.Alla miniatura a mano eseguita fino ad allora, che ne limita la diffusione soloa pochi fortunati, dopo il 1400 le 78 carte prendono piede, e la pratica delgioco si espande un po’ ovunque.Artisti, non sempre illuminati, apportano al simbolismo delle 22 lame mag-giori, le loro idee personali, dimostrando sempre di più il significato occultorappresentato dalle lame stesse, estendendo questa foga innovativa anche allarappresentazione delle 56 lame minori, disegnando i vari semi con uno stilemolto personale.Vicende politiche e religiose intervengono a modificare profondamente le fi-gurazioni, come per esempio la carta di Giove e di Giunone, che durante larivoluzione si trasformarono nel Papa e la Papessa, come pure quella sedicesimaenigmatica lama, oggi conosciuta come la Torre, e nel passato come Casa diDio, con un significato esoterico profondo molto più vicino a ciò che realmen-te vuole significare.La fantasia dei disegnatori si sbizzarrisce nei colori che, lungi dal voler tra-smettere dei precisi messaggi esoterici, indicano piuttosto, le personali attitu-dini di colui che le ha miniate.Su questo sovrapporsi di simbolismi dettati più dall’estetica e dai gusti indivi-

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duali che da una reale esigenza esoteri-ca, gli studiosi si affannano per dipanarela matassa che costituisce l’intricata sto-ria dei Tarocchi, assegnando il diritto diprimogenitura talvolta alle carte lombar-do–veneziane e tal’altra ai disegnatorid’oltralpe, provenzali.Ciononostante l’autorità intrinseca deiTarocchi non viene mai messa in discus-sione.

Le voci che parlano di un gioco fine a sestesso, senza alcun contenuto ascoso,vengono sovrastate dalle altre che vedo-no nei Tarocchi un libro esoterico, an-che se non si riesce a mettere in luce, inmodo chiaro e conciso, i suoi profondicontenuti.Pur criticando la teoria un po’ fantasiosache lo vuole l’unico libro egizio che sisia salvato alla distruzione delle biblioteche egizie, come asserisce Court deGobelin, l’approccio con le 78 carte, incute sempre un certo rispetto ed espri-mono un senso di mistero.Anche se l’egittologia non ha scoperto, incisi sulle pareti tombali, o vergatisui papiri, questo discusso Libro di Thoth, purtuttavia il fascino che esso ema-na, riporta, inconsciamente, la sua terra di origine in quel Paese che fu consi-derato la trasposizione del cielo in terra: l’Egitto.Il complesso dei Tarocchi, nel suo assieme, richiama alle scienze antiche, lescienze che soggiacciono al dominio dello spirito, ma per le quali non abbia-mo, per così dire trovato ancora la formula vera.

Per ogni assunto ermetico o alchimico che viene provato, viene chiamata incausa la testimonianza dei Tarocchi. Perché essi sono sostanziati di un grandepotere; la forza della Verità che non risiede tanto nel simbolismo delle suefigure, quanto sul potere numerologico che in esso è contenuto.Questa forza è il motivo per cui i Tarocchi sono usciti all’aperto senza averemai nutrito preoccupazione di subire le manomissioni più ardite. Anzi questotravisamento ha rappresentato un vantaggio notevole in quanto l’opera dicamuffamento delle figure, operato da artisti ignari, ha ancor più nascosto il

Impugnatura di una spadarisalente al XII secolo

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(1) La sua azione fu volta a consolidare il Cristianesimo mediante la lotta contro gliinfedeli e gli eretici.

(2) Il pontefice ammonì Filippo il Bello per aver violato i privilegi ecclesiastici eaver imposto tasse al clero francese e con la famosa bolla “Unam Sanctam” gliricordò l’obbedienza dovuta alla somma autorità papale.

(3) Golasecca , civiltà che si è sviluppata lungo le sponde lombarde e piemontesi delTicino e in tutta l’area adiacente.

(4) Lete il leggendario fiume infernale le cui acque avevano il potere di produrrel’oblio della vita passata.

loro vero significato, mettendo al sicuro la verità, sottraendola all’occhio in-quisitore dei domenicani, ma non a quello del vero ricercatore.Il matematico, secondo il vecchio concetto pitagorico, avrebbe facilmente in-travisto l’opera della genesi perenne, ove l’UNO diventa DUE, per dare ilTRE e risolversi infine col QUATTRO, il cammino della Sostanza che nelprocesso gnostico assume le qualità ternarie, proprie della manifestazione.Il matematico vi avrebbe, altresì, visto le tappe della Grande Opera, che dalQUATTRO tornano all’UNO, raffigurate come una gloriosa scala di luce,composta di 22 gradini.

L’osservatore superficiale avrebbe colto solo delle figure, variamente colora-te, e nel tentativo di dare loro un significato, si sarebbe perso nel dedalo dellecongetture e nella foresta dei dubbi.Da questo punto di vista la diffusione dei Tarocchi rappresenta la mossa piùabile che sia stata compiuta dal Templarismo o da chi per esso: da un lato lapiù grande turlupinatura per il mondo secolare, dall’altra la trasmissione dellasapienza alla luce del Sole, senza veli, sotto gli occhi di tutti, senza alcunmascheramento criptografico.Nel contenuto numerologico, secondo una matematica funzionale, quale eraintesa dalla scienza antica, che era scienza di sostanza, risiede il suo vero fa-scino e la sua reale forza.

( - continua)

Angelo Angelini

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di Giuseppe M. S. JeraceSIMBOLOGIA

Tantra Yoga

Il concetto di divinità, se viene con-siderato in senso fin troppo stretto,non sembra ubiquitario, perché nontutte le religioni lo assumono comenecessario.Spesso ad essere oggetto di cultosono le anime degli antenati, oppuregli spiriti della natura.

Primitive CultureQuesta osservazione giustifica la pro-posta di Tylor, che, in “ PrimitiveCulture” (1871) ha suggerito unadefinizione piuttosto ampia di “reli-gione”, quale quella di “credenza inesseri spirituali”.Durkheim ha contestato questa defi-nizione perché presupporrebbe una“coscienza”, ed un carattere, accom-pagnati da simpatie, antipatie edemozioni, da parte degli esseri ai qua-li vengono rivolte preghiere e sacri-fici.

Eppure esistono rituali nonricollegabili all’idea degli spiriti, cosìcome anche vere e proprie religioniindipendenti dalla concezione stessadi dio.

Il Buddismo ateoIl Buddismo, ad esempio, consideral’esistenza del mondo materiale comeuna premessa ineludibile, per cuipiuttosto che andare alla ricerca del-le origini, o prevedere la fine dellavita, magari individuandone lo sco-po ultimo, invita al raccoglimento inse stessi, affinché, grazie alla medi-tazione, si riescano a sopprimere idesideri, fonte di dolore, e si accedacosì ad una salvezza individuale, so-litaria, perché priva dell’aiuto di al-cuno, e quindi anche di dio.In tal senso il buddismo viene defi-nito ateo, per questo suo dichiaratodisinteresse nei confronti degli dei,

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di cui pur non nega l’esistenza.

Il BramanesimoQuanto detto per il sistema filosofi-co dell’illuminato, varrebbe forseanche per quella forma dibramanesimo che tende a fondereinsieme le molteplici divinitàriconducendole ad un “principio uni-co, impersonale ed astratto”, che ilpraticante può ritrovare nel propriointimo, semplicemente osservando iprecetti dello yoga, in cui ancora con-centrazione e meditazione risultanofondamentali.

YogadarshanaNel classico percorso delloYogadarshana, difatti, ashtanga-yoga, hatha-yoga, laya-yoga, mantra-yoga, karma-yoga, jnana-yoga ecc.costituiscono una sorta di preparazio-ne al Kundalini-yoga ed al raja-yogadi Patanjali.Anche se la preminenza viene con-ferita a tutta una serie di tecnicheoperanti soprattutto nell’ambito fisi-co (asana, pranayama, yama, niyamaecc...) nel complesso della loro siner-gia, esse si prefiggono una trasfor-mazione alchemica del corpo checonsenta l’accesso ad una condizio-ne superumana.

SadhuNel variegato mondo di coloro i quali

(indicati come sadhu ) hanno rinun-ciato a modalità convenzionali di vitasociale per sperimentare situazioniinsolite, e spesso prassi trasgressive,è difficile discriminare tra le variecorrenti religiose, siano esse induisteo buddiste.La parola tantra, che potrebbe tradur-si liberamente come “molteplici stru-menti” ne sottolinea l’eclettismo.

Si tratta quindi di una dottrina com-plessa (tantra è un “ordito” che ten-de ad estendersi), la quale harecuperato, fin dai primi secoli dellanostra era, istanze arcaiche.Essendo più antichi i testi tantricibuddisti di almeno una settantinad’anni, si ipotizza che, se non pro-prio di origine tibetana, abbiano avu-to la loro culla nelle religioni delnord-est dell’India, per poi diffonder-si negli ambienti indù più meridio-nali.

In nome di un principio

trascendenteQuesta posizione di ricerca delleesperienze spirituali alternative appa-re di sconcertante modernità, proprioin quanto sembra caratteristica di unacrisi della coscienza le cui primemanifestazioni in occidente si po-trebbero forse far coincidere moltotardivamente con il tentativo di rifor-ma della Rivoluzione francese.La contraddizione focalizzata dell’Il-luminismo riconosceva che gli uomi-

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ni possono essere governati solo innome di un principio trascendente, e,se questo principio non si trova, oc-corre inventarselo, altrimenti la vitaumana non avrebbe senso, se non vie-ne debitamente strutturata in un or-dine sociale che ne legittimi l’esi-stenza.Il tempo, sostiene Marc Augé in “Ge-nio del Paganesimo” (BollatiBoringhieri, Torino 2002) fa esauri-re la pienezza di senso di qualsiasiregime rivoluzionario.

Il senso della storia“Il senso della storia costituisce, daquesto punto di vista, un sostitutonecessario del senso della società o,per meglio dire, di Dio”Se da una parte il marxismo si riducea convogliarsi sull’avvenire e sullaproiezione dell’individuo nel genereumano, dall’altra ci sarebbe da chie-dersi se, in un qualsiasi altro circolo,il cui vizio è di natura positivista, Diocreda in se stesso.

Oriente ed OccidenteAltre volte, in un medesimo ambi-to, cambiano i punti di vista e le mo-dalità di approccio a contenuti ana-loghi.Molti ricercatori hanno notato le dif-ferenze che saltano agli occhi tra ilmodo in cui il Tantrismo viene de-scritto di solito in Occidente e l’ot-tica invece con cui viene normal-

mente osservato nella sua patria diorigine.Le sue pratiche originali si sonoevolute sullo sfondo di una tradizio-ne millenaria di incredibile profon-dità, per mostrarsi infine concoloriture a volte surreali, seppureaffascinanti.

Dasha MahavidyaL’espressione esoterica indù preve-de delle divinità femminili, comeRajarajeshvari, suprema regina del-l’universo, il cui culto risulta l’essen-za principale della tradizione più ar-caica a noi pervenuta con una certacontinuità.Dasha Mahavidya dieci idee di sag-gezza sono al centro della dottrinafondante dello Shaktismo. SebbeneTantrismo e Shaktismo siano statipraticati da tempi immemorabili, inNepal, Assam, Kashmir, durante ilcolonialismo britannico subirono unarischiosa battuta d’arresto, tanto cheadesso li si può vedere sopravvivereper lo più in Tibet, nella forma delBuddismo Vajrayana.

L’evidenza delle pratiche

sessualiNon è da escludere che un forte con-tributo al suo ridimensionamento siastato offerto dall’eccessiva evidenzafornita alle pratiche sessuali, sia purein seno ad un repertorio per altro va-stissimo.

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Questa inclusione da parte di unanetta minoranza ha indotto, moltopresumibilmente, come un moto diripulsa da parte degli influentibramini puritani.

La Psicologia del

Kundalini YogaC. G. Jung aveva fatto in propositodelle considerazioni piuttosto criti-che:

“In India lo yoga tantricogode di una pessima reputa-zione; viene criticato perché ècollegato al corpo, ed in par-ticolare al sesso...In India, oggi, lo yoga è prin-cipalmente una proposta com-merciale e, se arriverà in Oc-cidente, sarà un guaio pernoi”.

Contemporaneamente aggiungeva al-cune altre considerazioni di naturapsicoanalitica:

“Non parlerò del significatodello yoga per l’India, perchénon posso presumere di dareun giudizio su qualcosa chenon conosco per esperienzapersonale.Posso, tuttavia, dire qualcosasu ciò che esso significa perl’Occidente.La nostra mancanza di sensorasenta l’anarchia psichica.Ogni pratica filosofica o reli-

giosa, perciò, equivale ad unadisciplina psicologica e quin-di ad un metodo di igiene psi-chica...Originariamente lo yoga eraun processo naturale di intro-versione...... un’introversione del gene-re porta a caratteristici pro-cessi interiori di mutamentodella personalità.Nel corso di varie migliaia dianni questi tipi di introversio-ne a poco a poco si organiz-zano in metodi, seguendo viemolto diverse”.

Lo yoga, per Jung, era, insomma, unricco e vasto deposito di rappresen-tazioni simboliche dell’esperienzainteriore, ed in particolare del proces-so di individuazione; e le maggiorianalogie le riscontrava con il Kun-dalini Yoga, il simbolo tantrico, illamaismo tibetano e le tecnichetaoiste cinesi.Sostanzialmente, comunque, il suoscopo era solamente quello di svi-luppare una psicologia comparatainterculturale dell’esperienza inte-riore.

Una trasmutazione

alchemica dell’energiaUna tale confusione sembra si siaingenerata in Occidente anche ai tem-pi della cosiddetta rivoluzionepsichedelica.

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Ad attrarre molti degli studiosi occi-dentali è stato proprio l’orientamen-to sessuale compatibile con una mo-derna attitudine edonistica.Pur vero è che la pratica del tantrismonon alimenta alcun genere di egoi-smo, in quanto, la beatitudine chepersegue trascende appunto l’indivi-duo e il coinvolgimento sessuale èrelativo ad una trasmutazionealchemica della sua energia.

“La filosofia indiana, quindi, èl’interpretazione accurata del-la condizione del non-Io cheinfluisce, rimanendo tuttaviaindipendente da noi, sulla no-stra psicologia personale.

Aveva osservato Jung in “La Psico-logia del Kundalini Yoga” (BollatiBoringhieri, Torino, 2004)

Considero scopo dello svilup-po umano quello di fare inmodo che avvenga un avvici-namento al non-Io ed un col-legamento tra la natura spe-cifica del non-Io e l’Io conscio.Lo yoga tantrico forniscequindi una rappresentazionedello stato e delle fasi di svi-luppo di questa impersonalitàe di come, di per sé ed a suomodo, essa produca la luce diuna coscienza sovrapersonalepiù alta”.

Paramartha e vyavaharaNato come movimento riformatoreantiascetico ed antispeculativo, ri-spettivamente in ambito religioso efilosofico, il tantrismo aveva influen-zato, a partire dal IV secolo, l’etica,la mistica, la letteratura e l’arte.A contraddistinguerlo come trasgres-sivo e controcorrente, rispetto alletendenze dominanti dell’induismo, èproprio quel suo sistematico eviden-ziare l’identità tra il mondo dell’as-soluto (paramartha) ed il mondo fe-nomenico (vyavahara), grazie al-l’esperienza mistica dell’adorazione(sadhana).La sua potenzialità rivoluzionarianon si esprimeva semplicemente nelrifiuto del sistema delle caste, ma inuna più generale trans-valutazionedei valori.Considerato un microcosmo, il cor-po viene celebrato più d’ogni altracosa, e soprattutto quello femminileoccupa una posizione di assoluto pre-dominio.Peculiare è pure l’insistenza sullasacralità e sulla purezza di tutte lecose, anche di quelle proibite, qualisesso, vino, carne, pesce, ecc... im-piegate, in modo simbolico, dallescuole della “mano destra” ed allalettera da quelle della “mano sini-stra”.In ogni caso, ciò che occorre preci-sare meglio, ed ancora una volta, è ilfine della sua pratica, filosofica o re-ligiosa che sia, teleologicamente tesa

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alla liberazione dal ciclo delle rina-scite e non, come erroneamente si èpotuto fraintendere qualche volta,alla sola e semplice liberazione ses-suale.

Una tradizione iniziaticaApprofondendone lo studio, si sco-pre che il tantrismo è una tradizioneiniziatica affascinante con insegna-menti importanti per l’esplorazione

della coscienza, nonché un potentestrumento di trasformazione persona-le e di realizzazione spirituale, gra-zie a rituali vari, tecniche meditati-ve, esercizi di pranayama e yoga ingenere, recitazione di mantra ed aquella particolare attenzione riservataalle personificazioni dell’aspettofemminile del divino.Le loro energie spirituali assicuranoal sadhaka, adepto, di seguire la di-sciplina metafisica in grado di esplo-

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rare tutti i livelli della divinità, dallesue forme simboliche alle più eleva-te ed astratte.Ed è proprio in relazione all’adora-zione dell’aspetto femminile del di-vino che il Tantra è stato posto inoccidente, in associazione alladisnibizione sessuale, all’energiakundalini ad alla autonomia sottiledei chakra.E’ successo qualcosa di analogo purecon lo yoga, di cui la mentalità ma-terialistica ha trascurato l’ambitomeditativo, accentuando maggior-mente l’enfasi sulle posture del cor-po, asanas, e sugli altri aspetti fisici.

ChakraSul piano sottile (suksma) della ma-nifestazione, il corpo umano si con-sidera costituito da una serie dichakra (da muladhara a sahasrara),localizzati in varie parti dell’anato-mia e tra loro collegati da canali(nadi), quali ida, pingala e susumna.Originariamente forse i chakra, opadma, potevano presumersi appar-tenere alla fisiologia sottile e, solo inun secondo momento, furono postiin relazione con le corrispondenzedell’universo in seno al microcosmo,quali sole, luna, fiumi, montagne,ecc...L’idea tantrica infatti considera ilcorpo come l’abitazione delle divi-nità ed il praticante deve raggiunge-re l’immedesimazione con esse. oquanto meno le deve avvertire den-

tro di sé. Poiché ogni chakra contie-ne entrambi i principi energetici rap-presentati allegoricamente dagli or-gani sessuali.Alle dee furono associate le letteredell’alfabeto sanscrito, simbolo deitattva, dei suoni e così di seguito.L’idea poi della trasformazione de-gli elementi si trova in perfetta sin-tonia con la filosofia medievalealchemica.Ognuno dei cinque chakra più bassicorrisponde ad un elemento:muladhara alla terra, syadhisthanaall’acqua, manipura al fuoco,anahata all’aria, visuddha all’etere.Il procedimento di trasmutazionecorrisponde allora ad un progressivoincremento della volatilità, fino a rag-giungere la sfera dell’astrazione(ajna).

I testiOltre al “Tantra Yoga” di DavidFrawley (Il punto d’Incontro,Vicenza, 2003), altri testi autorevolisulle dieci forme di saggezza delladea sono “L’Essenza del Tantra” diHarish Johari (Il punto d’Incontro,Vicenza, 2003), “Kalì, la dea dellaforza femminile” di Mookerjee (Red,Como, 1990), “Tantra- il culto del-l’estasi” di Rawson (Red, Como,1989), “Lo Yoga” ed “Il Tantrismo”di Marilia Albanese (Xenia, Milano),“Shakti e shakta” di A. Avalon (Me-diterranee, Roma), la trilogia diRobert E. Svoboda sull’Aghora

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(“Alla sinistra di Dio”, “Kundalini”,“La Legge del Karma”), pubblicatain Italia dalle edizioni Vidyananda diAssisi, “ I dieci grandi poteri cosmi-ci” di Shankarnarajanan,Vijnanabhairava (La Coscienza delTremendo), ecc...

KamasutraLa forma più moderna del tantrismoinclude l’esplorazione dell’interagamma di pratiche energetiche attra-verso il corpo, i sensi e la mente, alloscopo di raggiungere obiettivi sia ditipo più personale, come il benesse-re dell’organismo psico-fisico, siaspirituali, quali il riconoscimentodella divinità interiore.La commistione del tantrismo con lasessualità è stata forse indotta inizial-mente dalla diffusione e dalla popo-larità del Kamasutra che si presentacome un vero e proprio manuale dipratiche, rituali e posizioni amorose.

Per gli insegnamenti tantrici i preli-minari erotici non sono che uno deitanti tipi di accostamento, una dellepossibili vie percorribili, così comeanche, in un certo altro senso, dellemetafore e delle allegorie di qualco-sa di più intimo ed impalpabile.La verità probabilmente sta nel fattoche il tantrismo, come lo yoga, con-tengono in sé quelle modalità utili atrasformare qualsiasi attività ordina-ria in azioni e rituali sacri, dal sem-plice respirare, che si converte negli

esercizi del pranayama, al desinare(Anna yoga), al fare sesso, ecc.Eppure il problema relativo alla di-stinzione tra concreto e simbolico èsempre stato delicatissimo, proprio inquanto il sadhana tantrico, nel tramu-tare la fisiologia umana in liturgiareligiosa, si prefigge come scopo pre-cipuo la transustanziazione d’ogniesperienza concreta.L’aspetto erotico dell’arte tantrica,inoltre, persegue il fine di rappresen-tare le più elevate potenze della co-scienza, capaci di tramutare più ra-pidamente le energie vitali di realiz-zazione.

Shri YantraEbbene, la componente tantricaintegralista include più facilmentel’adorazione della dea sotto forma diShri Yantra.Del resto, questa filosofia si caratte-rizza proprio per tutta una serie didifferenti accessi alla trasformazio-ne energetica, quali non solo yantrae mantra, che, applicati a vari livelli,si offrono come validi strumenti diapertura dei chakra ed ampliamentodella coscienza.Gli yantra sono diagrammi simboli-ci articolati in forme geometriche,oppure strutturati in composizioni dicomplessa iconografia, mandala, daanimare con i mantra appropriati.In quanto schema lineare, lo yantraricorre ad una simbologiamultivalente collegata agli archetipi

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del mistero dell’essere, i cui elemen-ti base sono il punto, il triangolo, ilcerchio, ed il quadrato.Etimologicamente derivata dalla ra-dice yam (trattenere), con il signifi-cato di strumento, da composizionegeometrica dinamica si presta ad ac-crescere e condensare nella formal’energia da assimilare ai vari livelli.

MandalaDalle paure da esorcizzare alle forzeda controllare, dalle passioni da su-blimare agli stati di coscienza da rag-giungere, le figure del mandala si in-tegrano nell’ambiente minuziosa-mente definito, per rendersi intelli-gibili.L’amplesso degli dei evoca il miste-ro del superamento della dualità e lasuprema realizzazione dell’unità.La polarizzazione è indotta da kama,il desiderio, l’impulso, che va media-to da un processo di autocoscienza,per il quale risulta indispensabile ilriconoscimento dell’altro.L’impulso che si manifesta comemoto vibratorio, risuona nell’imper-cettibile fonte del suono, nada, percondensarsi nel bindu, simbolo del-l’uno in cui si concentrano tutte lepotenzialità.

Moderazione ed equilibrio

dello yogaEssendo il sesso il nucleo energeticopiù importante e potente dell’esisten-

za degli esseri viventi, molte tradi-zioni ne enfatizzano, e a ben ragio-ne, l’approccio in due direzioni to-talmente opposte, da una parte la ri-nuncia del celibato ascetico, dall’al-tra l’eccesso libertino e disinibitodella prostituzione sacra.Ebbene, esiste però anche una tradi-zione di moderazione e di equilibrioin ambito coniugale, allo scopo dimantenere l’ordine sociale attraver-so il sistema della famiglia.La dottrina yoga, in fondo, invita alladisciplina individuale, non alla re-pressione, né all’esagerazione, maall’armonia bilanciata, ad una giustamediazione. Solo una volta iniziatoquesto organico processo di evolu-zione interiore, si può arrivare a tra-scendere i limiti soggettivi per acce-dere a quello stato di interiore appa-gamento e di liberazione spiritualeche può risiedere soltanto nelle co-scienze di ognuno di noi.

Il tempio dell’uomo:

Il corpo alchemicoIl tempio più importante di qualsiasidivinità è il corpo umano.L’organismo psicofisico è un micro-cosmo all’interno del quale l’animapuò fare l’esperienza mistica dellasacralità e comprendere il comples-so operato dell’intero universo.Il corpo è quindi lo strumento prin-cipale dell’appagamento, ma non deltutto quello dell’identità spirituale.

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MayavadiLa filosofia tantrica attribuisce altret-tanta importanza al mondo esterno,quello della realtà quotidiana dellamanifestazione e dell’illusione, se-

condo la prospettiva mayavadi delVedanta non dualistico (advaita), af-fermandone la realtà specialmente inqualità di coscienza.Il Devi Bhagavata Purana raccogliequesto insegnamento, all’opposto

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dello Srimad Bhagavatam deivaishnava, gli adoratori di Visnù, cheinvece segue la visione dualista(dvaita) della creazione.

La crescita spirituale

attraverso le emozioniIl tantra riconosce validità alle emo-zioni quali strumento di crescita spi-rituale.Lo scopo è sempre quello di scio-glierne le energie bloccate, limitateo spezzate dai modelli dell’attacca-mento, come onde che si dissolvanonel mare della consapevolezza.Espressioni di ira o di serenità deglidei ci possono aiutare in questo ten-tativo di contattare il significato su-periore delle emozioni, quali natura-li forze cosmiche in grado di coniu-gare il potenziale divino che albergadentro di noi in ciò che si dimostra ilgioco della coscienza.In quest’opera di trasmutazione ener-getica, il tantra costituisce una sortadi alchimia devozionale; ma neanchel’ascesi yogica tende a negare le emo-zioni nella loro qualità di energie vi-tali, semmai ne reprime l’egoismo,l’appropriazione personale, l’abuso.

Il flusso interiore della

ininterrotta beatitudineAnche il ricorso a sostanzepsichedeliche, psicodislettiche, o for-

se solo intossicanti, potrebbe venirletto come metafora o procedura pre-liminare sperimentale.Il vino, ad esempio o una qualsiasibevanda sacra, alludono piuttosto alflusso interiore della ininterrotta be-atitudine.Il tantra, insomma, si dimostra tolle-rante nei confronti dei comportamen-ti eccessivi, come appunto l’uso ol’abuso di sostanze, le pratiche ses-suali, o altre metodiche reputate im-pure dall’ortodossia, quali anchel’operatività magica e l’occultismo ingenere, perché si ritiene che tali tec-niche, in determinate circostanze,possano manifestare una qualche uti-lità provocatoria, un forte stimolo alrisveglio interiore, quasi come unascossa energetica decisamente istan-tanea ed illuminante.Persino l’assunzione degli estrattidalla cannabis indica (vijaya) hannoun loro scopo cerimoniale, consisten-te nella rimozione delle inibizioni diqualsiasi genere che possano esseredi ostacolo al completo svolgimentodei rituali.

Shiva e ShaktiCome si è più volte rimarcato, la tra-dizione tantrica nutre un eccezionalerispetto nei confronti del potere fem-minile della divinità, senza per que-sto trascurare quello maschile.Entrambi si accompagnano e si com-pletano.

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La sacra famigliaShiva e Shakti costituiscono la cop-pia divina per eccellenza, ma l’inte-ra loro famiglia, con i figli Ganesh eSkanda, così come anche altre divi-nità, riveste un notevole rilievo, al-l’interno del pantheon indù.

KundaliniIn seno al principio femminile esi-stono le qualità della ricettività, com-passione, gentilezza, amore, bellez-za, saggezza e l’energia stessa dellacoscienza.Nell’aspetto maschile del divino siritrovano la volontà, la percezione,l’essere in sé.La natura appartiene alla danza delladea.Oltre a bellezza, gioia, sessualità, ladea è quella medesima beatitudineche ci dobbiamo sforzare di realiz-zare.

A questo potenziale racchiuso o rag-gomitolato in una cava (kunda), ilquale una volta risvegliato, è in gra-do di operare la trasformazione dellacoscienza, si riferisce la figura dellaKundalini.I testi vedici che parlano diffusamen-te della Kundalini, in relazione allascienza pranica, alla tecnicamantrica, impostata sul verbo chetrasforma (vak), al potere della co-noscenza (jnana-shakti) ed all’ener-gia della coscienza (chit-shakti).

Kundalini è una delle tante formedella dea, un potere divino che puòmanifestarsi anche per semplice de-vozione, oppure nel corso della me-ditazione.Una tale energia dovrebbe sempreseguire la coscienza per poter restareopportunamente sotto il diretto con-trollo della consapevolezza.Le tecniche yoga impiegate per il ri-sveglio di kundalini pertanto dovreb-bero pur sempre rientrare in una piùampia pratica di devozione ed arren-devolezza al divino.Poiché il controllo dei sensi e la com-prensione dei processi mentali sonoi soli a poter consentire un’indaginepiù approfondita nella natura stessadel sé interiore.

Nataraja, il signore della

danzaShiva è conosciuto come Nataraja,signore della danza, e la sua compa-gna esegue difatti i passi della lasya.A tale proposito, il tantrismo forni-sce una concezione organica di ognitipo di arte, dalla poesia alla musica,dalla scultura all’architettura, dallarappresentazione scenica all’iconasacra.Così come è anche strettamente con-nesso, in quanto scienza, alla medi-cina ayurvedica, in quanto metodo dicomprensione, e della psiche e del-l’universo, all’astrologia Jyotish edalla chiromanzia, ed, in quanto siste-

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ma tradizionale, all’alchimia ed al-l’ermetismo.

Sanatana DharmaDel resto questo sistema spirituale fapur parte integrante della spiritualitàinduista e perciò si basa sulla viven-te spiegazione delle verità relativealle sempre mutevoli condizioniumane che costituiscono la leggeeterna della Sanatana Dharma.Questa tradizione ha un approcciomultidimensionale che include inse-gnamenti differenti a seconda del li-vello delle persone e percorsi diversia seconda dei temperamenti e delleattitudini.Accetta l’assoluto come unica veri-tà, riconoscendo il mondo quale frut-to dell’illusione Maya, mentre acco-glie pure ogni concepibile forma qua-le espressione soggettiva del divino:accanto all’immutabile Brahmanimpersonale, fuori del mondo e pri-vo di forma, intravede le forme ero-tiche della dea, Krishna bambino in-solente e briccone, l’aspettoscimmiesco di Hanuman, o Ganeshdal volto elefantiaco.Si tratta in fondo di una religiositàaffermativa nei confronti della vita edi tutte le sue manifestazioni, storieerotiche comprese, grazie alla com-prensione delle quali riesce a mette-re in evidenza il trascendente, per re-alizzare l’ascesi.

SvashaktiL’energia cosmica femminile costi-tuisce il potere (Shakti) di Shiva(pace), una forza prodotta dalla pas-sività, dal vuoto, dal silenzio menta-le, dalla vita nascente.Shakti vivifica le cose dal loro inter-no.La concezione induista di Shiva-Shakti vede passivo il maschile edattivo il femminile.Il contrario avviene nel pensierobuddista, in cui attiva è la maschileabilità (upaya), e passiva la femmi-nile saggezza (prajna).Lo stesso vale nella tradizionevaishnava, in cui Visnù o Krishnasono coscienza o amore, e Lakshmio Radha bellezza o devozione.Eppure Shakti è anche saggezza e de-vozione e Shiva volontà. Svashaktiè, dunque, potere interiore, forzatrasformativa che opera i grandi mu-tamenti, energia dell’illuminazione,della bellezza, della gioia, della cre-atività e della grazia divina.

Bija mantraCiascuna divinità ha una forma so-nora (mantra) che ne evoca il poteredella coscienza e la forma mentale.Il bija mantra (suono germinale) èun seme monosillabico: Om per tara,Hrim per Bhuvaneshvari, e così via.Essi esprimono sia la potenza divinainclusa nella sillaba matrice, sia lavibrazione cosmica che ha portato

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alla condensazione dell’elementofondamentale corrispondente.All’interno di quel puntino che so-vrasta la lettera dell’alfabetosanscrito per darle risonanzavibratoria, la cosiddettanasalizzazione, viene raffigurataun’altra divinità per indicare le sva-riate ipostasi mondane della coscien-za cosmica.Gli strota sono più classici inni dilode.

MantraEssendo la mente formata da vibra-zioni e suoni, per stimolarla occor-rono suoni e musica, cosicché la ri-petizione del mantra è il metodo cen-trale e più immediato per infonderleenergia.

“Quattro sono i livelli del par-lare - sta scritto nel Rig veda -chi ha saggezza spirituale liconosce tutti”.

VaikhariIl verbo è femminile ed all’inizio erala dea, dalla forma diversa, a secon-da dei livelli di manifestazione.Vaikhari è la parola udibile e dai si-gnificati convenzionali, che segue illinguaggio delle sensazioni allo sta-to di veglia ed è prodotta dalla la-ringe.

MadhyamaA livello intermedio, nel cuore, staMadhyama, il linguaggio del pensie-ro, delle riflessioni, della creazioneartistica, dell’ispirazione; ed a que-sto stadio appartiene il sogno.

PashyantiL’illuminazione Pashyanti, si ottie-ne con la percezione della verità co-smica, degli archetipi, della rivelazio-ne, della luce, si situa nell’ombelicoed è collegata al sonno profondo.

ParaA Para appartiene invece il silenziotrascendente, dal significato così puroda non poter essere verbalizzato, siottiene nello stato di Samadhi ed oc-cupa il centro della radice alla basedella spina dorsale, laddove dev’es-sere portato il potere della parola perspingere l’energia della coscienzakundalini verso l’alto.La musica Gandharva Veda e Man-tra yoga portano in basso le vibra-zioni energetiche che risvegliano ilpotenziale del chakra radicale.

Yantra e chakraSebbene lo Sri Yantra sia il più si-gnificativo, ogni forma di saggezzane possiede uno proprio, in grado dirappresentarne l’energia ed il livellodi realtà più sottile.

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I mandala sono yantra più elaboratia scopo meditativo.Essendo forza ascendente, Shiva èraffigurato dal triangolo con il verti-ce in alto, e viceversa Shakti, cosic-ché la stella a sei punte rappresentala base degli Yantra e dello SriYantra, Sri chakra in particolare,dove 5 triangoli puntano verso il bas-so e 4 all’opposto, verso l’alto ad in-dicare il monte Meru, la montagnasacra al centro dell’universo.

MurtiLa divinità poi si offre in una formamurti da visualizzare a scopocontemplativo, Dhyana Murti, cheviene descritta nei versi che accom-pagnano la meditazione, DhyanaShloka.

PujaIl rituale principale per l’adorazioneesteriore di una forma divina consi-ste nella Puja, offerta di 5 oggetti:olio alla terra, fiori all’etere, incensoall’aria, fiamma al fuoco, bevandaall’acqua.L’illuminazione naturale ricavata dauna lampada ad olio di sesamo, oghee, burro chiarificato, facilita ilnutrimento della forma sottile del di-vino e crea uno spazio sacro, perchéintimo, come un campo psichico fa-vorevole.Immettere vita (Pranapratishta) nel-l’icona grazie alle offerte le carica dal

punto di vista energetico.

HomaL’offerta al fuoco Homa rafforza inostri desideri e neutralizza le nega-tività.Agnihotra è l’offerta che si compiequotidianamente.I rituali si possono eseguire con l’im-maginazione (Manasa puja), oppuresotto forma di esercizi di respirazio-ne, pranayama, e di ripetizione dimantra, purché indirizzato verso ilchakra dove risiede la forma divina.

Shiva lingaShiva la forza cosmica maschile, e-nergia ascendente, viene raffiguratada una pietra dritta,, una colonna, unobelisco, un pilastro (linga, stambha,skambha, daruna, dharma), Shaktida un anello o da un cerchio che loaccoglie (yoni).Shakti nasce dalle montagne Parvatae per questo è detta Parvati, come ilGange, mentre Shiva linga è la spinadorsale dove scorre Sushumna, il ca-nale fluidico che segue il midollospinale.Altre volte Shiva linga è rappresen-tato da un mortaio (yoni) dentro cuiil pestello (linga) estrae il nettareSoma.La simbologia dello shiva linga cor-risponderebbe a quella dello yinyang.La rappresentazione dell’unità supe-

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riore delle forze cosmiche comple-mentari che permette di cambiare di-rezione all’energia universale.

VidyaL’aspetto femminile della realtà rap-presenta la saggezza Vidya, il sape-re, la conoscenza Trayi Vidya sonola saggezza dei tre Veda.La sua adorazione è un’indagine spi-rituale che consente di raggiungerel’assoluto impersonale.Essendo il verbo, rappresenta l’inse-gnamento e la sua comprensione.La dea è la pura coscienza cosmicaSamvit, la concezione dell’implicitaessenza unitaria di tutti gli esseri.

Shudda UpasanaLa meditazione sull’origine del respi-ro è l’adorazione che mette in con-tatto con la realtà più intima della deaKalì (Shudda Upasana).

KalìDieci sono le forme di saggezza, diecile grandi conoscenze, DashaMahavidya. Sudari, Lalita oRajarajeshvari, è la forma più popo-lare nell’India meridionale; nella par-te nord-occidentale, in Tibet eKashmir, Tara; nella nord-orientale,in Bengala ed Assam, Kalì.

Nello Shiva Purana si narra che ladea per debellare il demone Durgama

emanò le innumerevoli sue forme concui è conosciuta, tra cui quella diDurga, appunto vittoriosa suDurgama.Ciò significa che non è sufficienteaccostarsi al sublime, ma per primacosa occorre affrontare ed attraver-sare il terribile.

Kalì è la più misteriosa e seducenteforma del divino.Il suo nome è il femminile della pa-rola maschile impiegata per indicareil tempo, Kala.La più grande tra le forze che gover-nano l’universo elimina quanto nonè essenziale; è la morte psicologicadel sé separato per far trionfare laresurrezione spirituale dell’essereSat.Quale potere di negazione è dissolu-zione del desiderio, Nirvana.Si riferisce all’elemento aria, vayu,vento, ed è in rapporto col fulminevidyut-shakti. Ed è perciò Kriya-Shakti potere dell’azione e della tra-sformazione.Nel corpo sottile occupa il cuore dovecircola la forza vitale sotto forma disangue; e qui Kalì prende l’appella-tivo di Rakta, rossa.

La radice kal riporta il significato acontare, misurare, mettere in moto,da cui tempo, ritmo danza, oppure aciò che è misurato, ben formato, dacui armonia, bellezza.Ma si tratta di bellezza inafferrabileche non appartiene alla forma in cui

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si riflette, bensì alla coscienza ad al-l’eternità.

Né a destra, né a sinistraGanapati Muni in “Uma Sahasram”afferma:

“il devoto raggiunge il succes-so mediante il sentiero dellamano destra, mentre l’eroepercorre la via della mano si-nistra.Lo yogi, in silenzio, ottiene ilsuccesso grazie alla viacelestiale situata né a destra,né a sinistra.Su questo sentiero, altamentebenedetto, egli non porta consé il fardello dell’adorazioneo della recitazione deimantra....”.

Per la realizzazione del sé convienequindi alternare costantemente il gio-co degli equilibri tra i due lati delpercorso, quando mettendo a tacerela mente in modo diretto, quando ri-petendo un mantra, o ricorrendo adaltre tecniche yogiche, come ilpranayama.

DakshinacharaIl primo sistema Dakshinachara,mano destra, è “in accordo alla re-gola” (Samara), in quanto proponela disciplina della meditazione, del-l’azione e della purezza nella con-dotta.

VamacharaVamachara, mano sinistra, invece,accetta senza scrupoli il ricorso allesostanze intossicanti o alle pratichesessuali; e segue il lignaggio, o lafamiglia (kaula), consentendo le re-lative e più ampie variazioni, senzalimite alcuno.

KaulaKaula sono coloro i quali apparten-gono ad un Kula, lignaggio familia-re, particolare linea tantrica di tra-smissione attraverso una serie dimaestri e discepoli che fanno usodella sostanza di potere, emissionesessuale (Kula anch’essa) della dea.

Tantraloka di

AbhinavaguptaAbhinavagupta, a cui si devel’”Essenza dei Tantra (Tantrasara)ed il commento breve alla “Trentinadella Suprema”, nel Tantraloka(Luce delle sacre scritture) distinguele più antiche tradizioni del tantrismoprimitivo dalle pratiche kula succes-sive alla riforma di Matsyendra.La tradizione strutturata in famigliedei campi di cremazione dei Kaulikavidhayah, cioè, dalla modifica deiMacchanda / Matsyendra, consistenella proibizione dei segni mortuarie di tutti quelli collegati al settarismoestremo vyaktalingata.

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La riforma di MatsyendraIl fondatore dello Yogini Kaula spo-stò l’attenzione del culto dalle prati-che “terribili”, impostate sul lignag-

gio familiare (kula), descritte nelVidya Pitha, verso il sistema eroti-co-mistico.Nel IX e X secolo, si assistette allanascita del Trika Kaula, il quale rag-

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giunse il suo massimo sviluppo nelsecolo seguente, con la summaesegetica di Abhinavagupta.

KundagolakaI riformatori del trika portarono allivello più alto d’astrazione le inno-vazioni da far accettare alla comuni-tà Saiva del Kashmir, riservando aduna più ristretta cerchia di adepti ilculto erotico proprio dello YoginiKaula, descritto nelKaulajnananirnaya diMatsyendranath, in base al quale sidevono offrire e consumare sangue,carne, vino e fluidi sessuali, in parti-colare le emissioni fisiologiche com-binate (Kundagolaka).

RasayanaAbhinavagupta attenuò senz’altro gliaspetti più crudi del sessoritualizzato, dell’uso degli otto tipi dividya (dee), dei mezzi per accederealle sessantaquattro yogini, ecc...La reinterpretazione diAbhinavagupta pose il maggior ac-cento sull’orgasmo e sull’impiego deirelativi prodotti.L’orgasmo diventa così un mezzoprivilegiato per accedere ad unabeatifica espansione della coscienza,durante la quale viene annullato l’egodel praticante.Per l’ottenimento delle siddhi e delrisveglio (apraptavibodha), si pre-scrive agli adepti di consumare i

fluidi sessuali dopo l’unione, pas-sandoseli di bocca in bocca primadi deporli in un vaso per l’offerta sa-crificale.Nel culto degli yuganatha del SiddhaCakra l’officiante compie un’offer-ta a Bhairava ed al cerchio delle ener-gie che lo circondano, bevendo da unvaso sacrificale un miscuglio di flui-di sessuali maschili e femminili, de-finiti da Jayaratha il migliore deglielisir (rasayana).

KulamrtaNe “Il Corpo Alchemico” (Mediter-ranee, Roma 2003), David GordonWhite spiega che la forza a cui si fariferimento nel culto tantrico, quellache attiva le energie interiori, ha ori-gine nella matrice della dea e, pas-sando per ogni anello della catenainiziatica delle trasmissioni da gurua discepolo, occupa i canali interioridella trasformazione energetica, allastregua della canalizzazione che at-tiva i diagrammi mistici, in grado diservire da supporto del culto e dellameditazione.Fondamentalmente si tratta di unacorrente (ogha), di un flusso (srotas)di fluido sessuale, analogamente aquello che alimenta le genealogiedelle famiglie, per cui la vita stessa ela struttura del lignaggio tantrico,kula, è definito dal flusso datore divita e di immortalità proprio dell’es-senza genealogica della famiglia(kulamrta), flusso trasmesso concre-

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tamente sotto forma di fluidi sessua-li emessi durante i rituali di adora-zione e di iniziazione tantrica.

Sesso cosmicoMatsyendra ha affrontato il proble-ma della trasmissione del kulamrtamediante le sei yogini e identifica ilnettare del lignaggio con il fluidomestruale della dea o con i fluidi ses-suali mescolati di Shiva e Shakti.Se la conservazione dell’universo di-pende dall’infinito orgasmo cosmi-co della coppia divina e se la beatitu-dine dell’orgasmo sessuale costitui-sce l’esperienza umana che piùd’ogni altra gli si avvicina, ne con-segue che la materia medesima del-l’orgasmo, rappresentata dal sememaschile e dall’emissione fisiologi-ca dell’utero femminile, e per analo-gia dal sangue mestruale, svolgeran-no necessariamente un ruolo essen-ziale nella ricerca tantrica della rea-lizzazione e della conquista dell’au-tonomia, dell’immortalità e dei po-teri divini.

L’entità cosmica viventeL’universo tantrico si presenta comeun’entità cosmica vivente, che pul-sa, che vibra, e nella quale la mate-ria, le anime ed il suono sono ciòche la divinità riversa nella manife-stazione.Questa divinità è Shiva e la sua auto-manifestazione è la dea Shakti.

Shakti è pura coscienza illuminante,prakasa, e la dea la coscienza che lariflette, vimarsa.Si tratta di un universo bipolare, al-tamente sessualizzato, nel quale ognitrasformazione e mutamento rappre-sentano altrettanti momenti di inter-pretazione tra un principio maschileed uno femminile e dove tutte le ca-tegorie metafisiche, animali, piante,minerali, appartengono ad uno deidue generi.Un universo virtualmente libero, natodal gioco infinito della coscienza di-vina, in quanto ogni sua parte costi-tuente, incluso il corpo umano e lospirito, nonché la materia bruta, èintrinsecamente libera.E’ forse questo il motivo fondamen-tale per cui il tantrismo attribuisce lamassima importanza all’esperienzacorporea, pratica, concreta, la quale,congiunta alla conoscenza, divienefonte di liberazione.

La via dell’estasi e la via

della paceDakshinachara è la via della pace,Vamachara la via dell’estasi.E l’estasi libera energie molto pro-fonde e dirompenti, anche se non puòessere duratura come lo è invece lapace interiore.

Dakshinachara è propria dei bhakta,dei devoti, mentre Vamachara appar-tiene ai Vira, gli adepti dal tempera-

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mento vigoroso, virile, tipico degliKshtriya.L’uno è assolutamente ortodosso, inquanto segue pedissequamente lenorme prescritte dal dharma, l’altroè certamente più eclettico e conse-guentemente anche un po’ eretico, oaddirittura controcorrente oppure in-vertito (ulatamarga, cammino allarovescia).Spesso però, il lato sinistro, Vama,può far riferimento semplicementealla particolare enfasi con cui ci sirivolge all’aspetto femminile delladivinità, che ne costituisce appuntola parte contro-laterale a quella drit-ta.

PanchamakaraVamachara ricorre all’uso dei cinquemakara, in quanto cose proibite, maaltamente allegoriche: unione sessua-le (maithuna), pesce (matsya), carne(mamsa), bevande intossicanti, comeil vino (madya), cereali essicati, oabbrustoliti, ovvero denaro (mudra).La tradizione simbolica del tantrismoriconosce al numero cinque un valo-re magico particolare, e poi alla pri-ma M la valenza adeguata all’unionedi Shiva e Shakti, le due forze co-smiche complementari.La bevanda inebriante, madya, signi-fica beatitudine della coscienza; lacarne, mamsa, si riferisce alla con-quista dei sensi, e così via dicendo.La tradizione letterale, invece, usale cinque cose (panchamakara) nel-

l’ambito dei rituali sacri per trascen-dere la coscienza fisica gradualmen-te.Nel sistematico processo di crescitadell’anima si potrebbe avere neces-sità di sperimentare il proibito primadi abbandonarlo definitivamente edil metodo migliore per trascendere undesiderio è proprio quello di appa-garlo e trasformarlo in un gesto sa-cro da compiere in onore della divi-nità che lo richiede.Ciò che è vietato, inoltre, aiuta a li-berare dall’attaccamento alla purez-za, e dalla superbia che ne potrebbederivare, anch’essa, sostanzialmente,un ulteriore ostacolo sul sentiero del-l’effettiva liberazione.

AhimsaTra coloro i quali impiegano le pra-tiche della Vamachara, e cioè dell’in-dulgenza applicata alla spiritualitàcome mezzo di spiritualizzazione di-retta, c’è chi sicuramente indulgenelle pratiche sessuali, le quali sonopur sempre atti d’amore, ma invecenon condivide affatto il consumo del-la carne, che implica azioni cruentecontrarie al principio della non vio-lenza, Ahimsa.In questo specifico caso, mamsa ematsya divengono rappresentazionialchemiche degli organi sessuali, ri-spettivamente femminile e maschile,i quali si congiungono nel maithuna,riscaldandosi al fuoco del mudra, ali-mentato dai liquidi di madya.

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Atman vicharaL’eccesso sessuale che porta alleestreme conseguenze la nostra indul-genza favorisce il superamento deilimiti.Trascendere le regole mediante lalussuria, significa liberarsi dal desi-derio dei sensi.Ma l’adepto più elevato si interrogapiuttosto sulla propria natura e si sfor-za di divenire tutt’uno con il vero sé.Questo sentiero, dell’indagine del séo atman vichara è il più vedantico,perché consiste nel riportare il pen-siero alle sue origini e l’io alla con-sapevolezza pura.

Siccome l’approccio tantrico è mol-to pratico, allora il consiglio miglio-re, per i principianti, resta quello dieseguire ciò di cui si è effettivamen-te capaci, e, senza sviluppare attac-camento, proporre quello che real-mente risulta praticabile, sia esso unrituale piuttosto semplice, ovverol’attenzione alla dieta vegetariana,oppure la recitazione del mantra, siaquello un po’ più impegnativo, comela concentrazione e la meditazione oancora il pensiero speculativo, pur-ché tutti questi metodi vengano orien-tati alla realizzazione del sé.

Giuseppe M. S. Jerace

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di Pasquale Del LeoASTROLOGIA

Le Nove Sfere

Stabilito che il Primo mobile è l’ori-gine dei moti – in origine e per an-tonomasia il Moto Diurno e delleOre, ovvero quel moto rapidissimoche si compie in 24 ore trascinandoda est ad ovest tutte le costellazio-ni, astri e figure celesti – andiamoadesso a definire il contenuto ed isignificati reconditi e spirituali del-le nove sfere sottostanti secondo laTradizione Ermetica peraltro“exoterica” per tutta la durata delMedioevo e seguita ad esempio daDante Alighieri per la stesura delParadiso….Non si tratta, come possono far pen-sare gli schemi di queste a noi per-venuti e a volte riportati sui nostrilibri di Scuola, di nove sfere solideo vuote in successione ascendentesecondo la sequenza caldaica (cioèda Luna a Saturno più la sfera delfisso cristallino o costellazioni e lasfera del Primo Mobile) ma di Nove

sfere di consapevolezza di stati diCoscienza abitati – usando un eufe-mismo – da esseri ed essenze spiri-tuali costituiti da Materia sottilesempre più rarefatta man mano chesi sale verso il principio Originarioche le ha informate.Ma per non fare confusione e tenta-re una qualche forma di nomencla-tura – che serve soprattutto alla no-stra mente razionale per sapere chisi invoca o chi si evoca e da qualezona dell’Atmosfera l’Ente sia man-dato o provenga – dobbiamo innan-zitutto parlare dei regni di natura checompongono la manifestazione vi-sibile ed invisibile.Ci è stato insegnato sui banchi diScuola che quattro sono i regni dinatura: procedendo dal basso ovve-ro dall’inorganico all’organico ab-biamo il regno minerale, vegetale,animale e poi quello umano.Questa nomenclatura non tiene con-

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to della manifestazione invisibileeppure fisica che si trova sulla su-perficie terrestre e nella sua Atmo-sfera sino ai suoi più remoti ed oscu-ri confini.Due sono le chiavi per dimostrare ilprossimo assunto: il regno umano èil regno dove si incontrano Spirito eMateria secondo quanto asserito dal-la Tradizione Neoplatonica e Pita-gorica che vede nelle proporzionimatematiche e musicali dell’Uomola perfetta fusione dei due principiuniversali e nella Parola la Manife-stazione tangibile dalla potenza cre-atrice della Coscienza divina; per-tanto questo mirabile Regno funzio-na anche come una sorta di cernierao passaggio tra le dimensioni o re-gni più densi ed incoscienti e quellesottili o spirituali.Secondo fatto incontrovertibile è chela manifestazione tangibile si muo-ve su una sequenza settenaria…. set-te sono i pianeti visibili ad occhionudo, pertanto sette sono le ghian-dole endocrine principali che li rap-presentano sul piano organico.Ma sette sono anche i colori dell’Iri-de che compongono la Luce solareo Bianca e sette sono le note musi-cali come sette gli intervalli princi-pali musicali … e musica e coloresono le colonne della creazione ma-gica!Pertanto mancano all’appello tre re-gni di natura che dal nostro Creato-re sono stati messi come regni spe-culari di quelli sub umani.

REGNO DEVICO O ANGELICO

è l’ottava superiore del regno Ani-male e come gli Animali sono gliAmici dell’uomo aiutandolo anchenelle sue faccende domestiche cosìgli angeli sono quelle intelligenzeche sono preposte ad aiutare spiri-tualmente ed energeticamente gliuomini… sono gli aiutanti della Ste-ganografia… le deità che possonoessere evocate o invocate per com-piere determinati compiti che, comedice il nostro Abate, non possonoessere affidate agli umani se non al-tro per un problema di assoluta di-screzione.

IL REGNO GERARCHICO

è l’ottava superiore del Regno Ve-getale. Come questo regno ricoprela terra e permette con la sua vita lavita di tutto il Pianeta regolando ilivelli di Ossigeno ed Anidride Car-bonica così le Entità che lo compon-gono sono Deità che sono prepostiad i meccanismi vitali della terrapersino la manifestazione della Lucee dell’Acqua con i loro meccanismiconnessi.Basti pensare alla luna antico pia-neta ove si trovava l’Umanità che almomento è vuoto di vita e pertantomanca di Atmosfera luminosa e diacqua.A questo regno appartengono anchele Alte Entità umane o Mahatma che

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si sono liberati dal lungo Samsara ociclo di Incarnazioni e pertanto aiu-tano i processi spirituali degli Uo-mini come Maestri di Saggezza al-l’interno dei gruppi spirituali sui pia-ni sottili o Ashram, nonché la dire-zione verso il basso e l’Umanità del-le energie spirituali ai fini della rea-lizzazione del Piano evolutivo.Così come le piante ed in particola-re gli alberi si nutrono di Luce sola-re essenziale per la fotosintesi clo-rofilliana e pertanto per la loro esi-stenza così gli Esseri del piano Ge-rarchico riflettono la Luce intellet-tuale e se ne nutrono …e come i fioridelle piante emettono essenze pro-fumate che ne costituiscono l’Arca-no e la Quintessenza individualecosì le Anime Sante della Gerarchiaprofumano di Santità.

IL REGNO DIVINO

è l’ottava superiore del Regno Mi-nerale.Come Questo è caratterizzato, nellesottospecie dei metalli e dei cristal-li, da sette sistemi cristallini ognu-no rappresentato da un pianeta sa-cro, così nel regno Divino trovanomanifestazione sotto forma di enti eVirtù elevatissime i Sette Raggi diAzione Planetaria della Manifesta-zione universale.Qui è la sede degli Archetipi diviniai quali si rifanno come modello lemolteplici forme i sette Principii.

( - continua)

Pasquale de Leo

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di JULIUS COHENRIFLESSIONI

Il Solstizio d’InvernoLa fine di un Ciclo

I. IL SOLSTIZIO D’INVERNO LA FINE DI UN CICLO

Splendido è lo spettacolo di un fiu-me in piena: è come assistere ad unalotta senza quartiere tra due Giganti,fra la furia scatenata dell’ElementoAcqua, che preme per dilagare ovun-que, e la calma, pacata resistenza chegli oppone l’Elemento Terra (la terradegli argini!), forte della sua massa edell’immota inerzia.Splendido davvero è lo spettacolo: enoi, in piedi sulla strada d’argine, loguardiamo affascinati e, anche se leAcque infuriano a pochi decimetri dainostri piedi, ci sentiamo tranquilli,poiché l’Elemento Terra – su cui citroviamo! – ci appare stabile, noncede di un millimetro, è come unmacigno che nulla sembra poterescalfire.Ci sentiamo sicuri... ma attenzione,non fidatevi, tenete costantemente

d’occhio la parete esterna del vostroargine: se appena notate qualche in-filtrazione d’acqua – anche lieve,quasi impercettibile – ebbene, nonperdete tempo, non indugiate neppu-re un secondo, abbandonate d’urgen-za il vostro splendido – ed apparen-temente solido! – luogo di osserva-zione e fuggite, fuggite il più prestoe il più lontano possibile, ché la furiadelle Acque sta per travolgere l’argi-ne e portare morte e distruzione tuttoattorno.Fuggite: dal momento in cui vi ac-corgete del primo filtrare delle Ac-que, il disastro può verificarsi nelvolgere di pochi secondi, poiché quelpiccolo rigagnolo che avevate vistosulla parete esterna dell’argine è laspia di un dissesto assai più grandeche, dall’interno, mina la stabilitàdell’intera struttura.

Questo, delle fessure che si produ-

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cono in una sia pure imponente ope-ra di protezione, e del conseguenteforte rischio di un repentino crollo, èun fenomeno ben noto fin dai tempiantichi.Se ne parlò – ad esempio – in Cina, adatare dal IV – III sec. a.C., quandovenne edificata la Grande Muragliaper difendere i confini settentrionalidel Celeste Impero contro le incur-sioni dei feroci Mongoli e dei noma-di del Deserto dei Gobi.Noi oggi, secondo la moderna men-talità materialistica, consideriamo laGrande Muraglia solamente in baseai dettami dell’Arte Fortificatoria, ela valutiamo unicamente in relazio-ne ai suoi dati tecnici (l’altezza, lospessore, lo sviluppo, l’andamento,l’ubicazione delle torri di guardia evia dicendo)...Ma una volta non si ragionava cosìpoiché, allora, alle fortificazioni siattribuiva anche una funzione magi-ca–sacrale: i nemici da fermare era-no esseri umani, certo, ma il loro ma-lefico potere derivava da Forze De-moniache che li possedevano e spes-so anche li precedevano sotto formadi nebbie, di miasmi, di soffi pesti-lenziali.Guai se nella muraglia si apriva qual-che fessura; guai perché attraversoquesta avrebbero potuto agevolmen-te infiltrarsi le Negatività di cui so-pra si è detto, e contaminare la SacraTerra dell’Impero, ed infiacchirel’animo dei soldati preposti alla di-fesa.

Guai! Per questo , al primo cenno difessura, subito si chiamavano sulposto Ingegneri per ripararle e, so-prattutto, Sacerdoti perriconsacrarle e rinforzarle con nuovied appropriati riti: ché la vigilanza ela difesa dello Stato compete sempre,in via prioritaria, a quei Centri Spiri-tuali che sovrintendono alla custodiadelle sue più sacre Tradizioni.Ma per quale motivo vi ho parlatocosì a lungo del crollo delle strutturedifensive, siano esse argini di fiumio mura che recingono Città, Stati oCastelli?Ve ne ho parlato perché avverto comeun senso di angoscia diffusa, un con-tinuo chiedersi “cosa accadrà doma-ni?”, con una conseguente sempre piùaccentuata tendenza a rinchiudersi inse stessi ed a “vivere alla giornata”.Ed a ragione, ché di “fessure” nelnostro apparato di difesa (nella no-stra società!) ve ne sono, purtroppo,ormai molte: hanno cominciato a ce-dere i “santuari della politica”, e poila Scuola, la Magistratura, le Forzedell’Ordine, tutti gli Organi dello Sta-to, ed oggi anche la Chiesa apparespesso priva di forze, come mai pri-ma d’ora era avvenuto......ed allora, attraverso queste innume-ri fessure (sempre più profonde, sem-pre più larghe!) si infiltrano subdoleprima, tracotanti poi, mille forme dicriminalità, mille germi di dissolu-zione... a quando il crollo dell’interosistema?Mai, speriamo davvero mai... ma ciò

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non toglie che la paura del disastrodiventi ogni giorno più grande edassillante in noi.

Ma tutto è davvero così fosco, tuttoesala così fetidi miasmi ed oscuri pre-sagi di morte?

Forse no, forse – in parte – è solo il-lusione, autosuggestione... forse è

l’angoscia che naturalmenteattanaglia l’uomo ad ogni fine di ci-clo: Siamo ora infatti al Solstiziod’Inverno e il ciclo annuale sta or-mai per chiudersi; ed anche il Mil-lennio – e il tempo della costellazio-ne dei Pesci! – è prossimo alla suaconclusione... o forse si è già chiusopoiché pare che Gesù sia nato qual-che anno prima della data ufficial-

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mente riconosciuta e da cui si conta-no gli anni della nostra Era.

Angosce, timori poiché tutto sembradissolversi e le nostre radici quasi piùnon ricevono cibo dalla Madre Terraormai arida, ché più non Le dannoalimento l’Amore e il Sacrificio deiSuoi Figli.Ma possibile che tutto ciò sia avve-nuto ed – avvenga! – così d’improv-viso, possibile che, nella Storia re-cente, non vi sia stato qualche segnopremonitore?

No, non è possibile, ed infatti di se-gni premonitori ve ne sono stati dav-vero molti!

Vi è stato, anzitutto, il trionfo delRazionalismo (la famosa Dea Ragio-ne posta sugli altari dalla Rivoluzio-ne Francese!) che ha chiuso gradual-mente all’Uomo le porte delSovramondo (quelle Porte che primaerano tenute aperte dall’Amore, dal-l’Intuito e dalla Poesia) ... e in talmodo si è andata via via anemizzandoanche ogni possibilità di vera e pro-fonda comprensione della Realtà cir-costante.

Poi, a ruota, è comparso il Materia-lismo che ha rinserrato l’Uomo nel-l’Universo Denso, Corporeo, ossianel ristretto ed avvilente Regno del-la Quantità, isolandolo dall’assai piùvasto e completo Regno della Quali-tà (detto anche “Regno delle Virtù e

delle Potenze Spirituali” che reggo-no ogni cosa).

Infine in un terzo tempo – quello at-tuale – è apparso prepotente loPseudospiritualismo che incita l’Uo-mo – insoddisfatto del Razionalismoe del Materialismo – ad aprirsi versoForze Spirituali che sembrano starelì, pronte ad offrirsi a lui senza chie-dere contropartita alcuna...È vero, queste Forze ci sono, ma sonoForze Infere, originate dal Basso,sono Forze di Contraffazione, mise-ra parodia di quelle Forze dall’Altoche sempre sovrintendono alle piùSante Tradizioni...Sono Forze, insomma, che sembranon abbiano altro scopo che quellodi precipitare l’Uomo nella dissolu-zione finale; la pericolosità di questeForze è poi accresciuta dal fatto chechiunque può entrare in contatto conloro senza fatica poiché queste, a dif-ferenza delle Forze Pure, non richie-dono alcuna ascesi preliminare (anzi,più si è contaminati meglio è!).Spaventoso è l’Abisso in cui oggi citroviamo; ma ancor più spaventosoè come molti non se ne accorgano escambino le più dure sconfitte persplendide conquiste dell’Umanità.A titolo di esempio: ricordate come,a scuola, ci è stata insegnata la Sto-ria dell”800? “Nell”800 – ci venivadetto – finalmente sono crollati gliImperialismi e, sulla scena europea,si sono affermati trionfanti iNazionalismi”.

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Ben misero trionfo fu davvero quel-lo! Ché i Nazionalismi si affermaro-no non per virtù propria, ma per ilvenire meno della forza dell’IdeaImperiale, per l’estinguersi della suasacralità ormai più non compresa daipopoli e – fatto assai più grave e de-terminante! – neanche più sentita néincarnata dagli stessi Reggitori.

Ma il decadere delle Idee,l’imbarbarimento dei popoli e deiloro Reggitori produsse in breve al-tri mutamenti: ché le Monarchie Na-zionali nate sulle ceneri degli Impe-ri, si mostrarono di fatto anch’esseprive di quei validi “contatti con l’Al-to” che pur dovevano costituire ilfondamento della loro stessa esisten-za (poiché è “dall’Alto” che ogni veroRe attinge i suoi poteri) ... né il po-polo, da parte sua, era più capace diintendere i veri valori dello Spirito edella Vita.

Si cominciò allora a parlare di unPotere che veniva “dal Basso” (la via“dall’Alto” era ormai di fatto preclu-sa a tutti!) e quasi ovunque i RegimiRepubblicani subentrarono alle Mo-narchie... ma l’ansiosa ricerca delconsenso popolare (ossia “dal Bas-so”) ben presto logorò – sotto il pro-filo morale – anche queste nuovestrutture, degradandole a semplicimercati di affari che cercavano inSfere sempre più basse la loro forzae legittimazione.Aboliti (o soffocati) così di fatto gli

ultimi aneliti spirituali, il Caos e laDissoluzione cominciarono ad infil-trarsi ovunque; ognuno prese a pen-sare per sé, i Nazionalismi si frantu-marono in Regionalismi e ben prestocompariranno sulla scena anche iProvincialismi e poi faide di Comu-ne (...il “principato di Seborga” giàpreannuncia questa nuova Era!).

“Homo homini lupus”.Sempre così accade quando lo spiri-to non fa più udire la sua voce, quan-do non vi è più spirito di Sacrificio,né l’Amore è un collante della socie-tà; quando su tutto prevale l’ansiadell’Ego e il culto del Dio Denaro.

Il Dio Denaro: oggi è inteso come ildetentore di quelle magiche chiaviche aprono le Porte di ogni PotereMateriale (gli unici Poteri veramen-te ambiti!), come la più desiderabiledroga per chi – ormai totalmente per-meato di Egoismo – mette se stessoal centro di ogni cosa e in pari tempoteme che ogni cosa possa rivoltargli-si contro e nuocergli... il Dio Dena-ro, ossia la più potente arma con cuil’Io Egoistico ritiene di potersi difen-dere e in pari tempo pienamente rea-lizzare se stesso.

Senza Denaro l’Uomo di oggi è nien-te (“si sente” niente!)... ma guarda-telo, paragonatelo agli Uomini di al-tri tempi allorché si credeva nei va-lori dello Spirito, allorché ognunotraeva vanto da quanto sapeva dare

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alla Comunità, ai Fratelli ... guarda-telo, paragonatelo questo miseroUomo d’oggi, e vi accorgerete delterribile Baratro in cui siamo spro-fondati!Ma forse sbaglio, forse non è tuttocosì nero... forse, come vi ho detto,chi mi spinge a parlare così è l’ango-scia della fine di un ciclo, è il terroredelle fessure nella Grande Muraglia,è il senso di mistero che avvolge ilSolstizio d’Inverno quando Morte eVita, decrescere e ricrescere del Solesembrano unirsi fra loro nel più ma-gico momento dell’anno.

II. IL SOLSTIZIO D’INVERNO NELL’ANTICA ROMA

Questi ultimi giorni che precedonoil Solstizio d’Inverno (“ultimi gior-ni” a partire da S. Lucia, il 13 dicem-bre, o anche da S. Saturnino, il 29novembre, giorno in cui i Templariiniziavano la loro preparazione spi-rituale per la solennità del S. Nata-le), questi ultimi giorni, dunque, sem-brano particolarmente idonei per in-durre in uno stato d’animo pieno diterrori e di incertezze.......cosa accadrà?... il Sole, con le giornate che tendo-no sempre più ad accorciarsi, cosafarà?Tenderà forse a spegnersi del tutto?...verrà, allora, la terribile Notte Co-smica che tutto avvolge nel suo geli-do, silenzioso e mortale abbraccio?

... e noi, esseri umani, che fine fare-mo?Verremo forse trasformati in larve,incubi od ombre ululanti che grida-no il loro terrore nel pauroso ed infi-nito Silenzio del Nulla?

Non sappiamo ... ma per compren-dere come vadano vissuti questi ulti-mi giorni dell’anno è bene rifarsi agliAntichi, alle loro credenze ...... e poiché siamo qui, nel Lazio (la“Saturnia tellus” di Virgilio!), nullasembra esservi di meglio che rifarsiai Romani dei primordi, i quali pro-prio in questi giorni celebravano i Sa-turnalia, le feste dedicate all’anticodio Saturno e sommamente care alpopolo.Allorché la festività fu istituita (si eraagli albori della Monarchia, o forseanche prima, quando il Dio Gianoregnava sulla Terra), allora, dunque,la festa durava un solo giorno, ed erail 17 dicembre (ma non prendete ladata per oro colato, riportare ad oggile datazioni di quei tempi è un’im-presa difficile, spesso assaialeatoria!).Poi, con la riforma di Giulio Cesare,la durata dei saturnalia passò a 3 gior-ni, dal 17 al 20 dicembre.Infine, durante l’Impero, le celebra-zioni si protrassero per 7 giorni, dal17 al 23 dicembre, abbracciando cosìl’intero periodo solstiziale.In tale lasso di tempo si celebravanoperò anche le feste di altre Divinità –tutte collegate concettualmente sia a

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Saturno che al particolare periodocalendariale – , quali la Dea Ops, ladiva Angerona ed Acca Larentia.

La prima, Ops, era onorata il 19 di-cembre, in occasione delle “Opalia”(ma un’altra sua festa era celebrata

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in agosto); era considerata la paredra(ossia la sposa) di Saturno, ed il suonome viene collegato ad un vocabo-lo greco che significa “luogo irriguo,fertile” (1); alcuni ritengono di rav-visare in Lei un’antica Dea delleAcque e della Fertilità dei campi.Quando ad Angerona, la sua ricor-renza cadeva proprio il 21 dicembre,il giorno del Solstizio; il suo nome(Angerona) deriva dal latino “angor”(“l’affanno del cuore, l’angoscia chesi prova al momento della morte”) edanche da “angustus” (che indica “unperiodo di tempo, o di luce, eccessi-vamente ristretto”)......Tutte etimologie, come si vede, cheben si accordano col trauma del Soleall’ultimo giorno dell’anno solare.Le feste in onore di Acca Larentia(dette “Larentalia” e celebrante il 23dicembre, quando già il Sole ha co-minciato a ricrescere) avevano uncarattere orgiastico poiché tendeva-no a propiziare la fertilità nella spe-ranza che essa poi durasse per tuttoil nuovo anno.La fertilità e e la ricchezza infatti bensi addicevano ad Acca Larentia, dicui si diceva che fosse stata una pro-stituta; divenuta ricchissima avrebbepoi lasciato in eredità al popolo ro-mano tutti i suoi beni.L’11 dicembre. invece, quasi in pre-parazione dei Saturnalia, si onoravail “Sol indiges” (ossia “indigete, na-tivo del luogo”) che era anche detto“portatore di alloro”, ossia di Gloriae di Vittoria.

Ma come venivano celebrati iSaturnalia, queste antiche feste che,in sostanza, chiudevano un ciclo (unanno!) e ne aprivano un altro?Anzitutto, fin dal primo giorno, sieleggeva un “rex Saturnialorum” cheregnava per tutta la durata delle festegarantendone il libero svolgimentoanche nei confronti delle AutoritàCivili: si trattava infatti di feste spes-so assai sfrenate e – come già si èaccennato – anche a carattereorgiastico.Il loro aspetto “sfrenato”, e spesso“sovvertitore” degli ordinamenti so-ciali, derivava dal fatto che, in queisette giorni, si tendeva a fare rivive-re i tempi mitici in cui – secondo laleggenda – Saturno sarebbe giuntonel Lazio instaurando l’Età dell’Oro:Età felice in cui non vi erano classisociali, né servi né padroni.Per questo, durante i Saturnalia, siconsentivano temporanee inversionidei ruoli sociali, sì che gli schiavipotevano burlarsi dei padroni e farsida loro servire a tavola, nonché usu-fruire di numerose altre libertà.Ma il Regno di Saturno, come si èaccennato, fu caratterizzato anche dauna straordinaria abbondanza di pro-dotti, sia della terra che della pasto-rizia......e fu proprio grazie a questa abbon-danza che, in quei tempi, la Pace re-gnò ovunque sovrana tra i popoli, némai, al loro interno, vi furono tensionisociali.

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Affinché “l’abbondanza” anzidettapotesse nuovamente verificarsi, du-rante i Saturnalia si praticavano “ritidi fertilità” basati sui principi dellaMagia Imitativa: gli uomini si abban-donavano a comportamenti orgiasticia carattere sessuale al fine di invitarela Natura a fare altrettanto.Durante i Saturnalia, poi, era uso

scambiarsi, come doni augurali, del-le candele di cera d’api.Poiché l’ape è simbolo di Regalità,di Sapienza e di superiori Poteri Spi-rituali, si può accettare come validala spiegazione data da Macrobio, se-condo cui “tali candele rammentava-no che grazie a quell’antico Re (Sa-turno) l’Umanità fu elevata da una

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vita informe e oscura alla Luce e allaConoscenza delle arti liberali”.

Ma alcuni non concordano ed a pro-posito del significato di dette cande-le propongono un’altra interpretazio-ne basata su un gioco di parole: Er-cole infatti avrebbe suggerito agliantichissimi abitanti del Lazio di ono-rare Saturno offrendoGli lumi accesianziché sacrifici umani... il che – adetta di Ercole – sarebbe stato possi-bile poiché, in greco, “luce” e“uomo” sono praticamente omofoni,differendo solamente per la loroaccentazione:

φως, φωτóς = foós, footós è “la luce”,mentreφως, φοτóς = fohos, fotós è “uomo”.

Altri doni che si scambiavano durantei Saturnalia erano i “sigillaria”,statuette di argilla che Macrobio in-terpreta come sostitutivi di arcaicisacrifici umani ma che in realtà, se-condo i più recenti studi, sembranodoversi riferire al gioco (“teste e uo-mini, cioè pedine che, nel folklorepopolare diventano statuette d’argil-la”).

Ancora una trasgressione veniva con-sentita nei Saturnalia, ed era quelladei giochi d’azzardo, vietati rigoro-samente dalla legge nei rimanentiperiodi dell’anno...Ma ora, mentre tutto volgeva alla finee al rinnovamento, divenivano non

solamente leciti ma necessari: essiinfatti, in base alla consueta praticadella Magia Imitativa, servivano adinvitare gli Dei a fare altrettanto, os-sia a “gettare le sorti” per deciderequali avvenimenti avrebbe dovutoportare il nuovo anno.Non stupiamo di questo, ché similicredenze sono comuni a molte Reli-gioni; basti ricordare i “Cantidell’Edda” dove la Veggente, dopoavere descritto il “Crepuscolo degliDei” (con la morte di Odino, di Thorre di tutte le Antiche Divinità), così“vede” l’inizio della nuova Era sottola guida dei Nuovi Dei (i Figli diOdino, di Thorr e via dicendo):

“si ritroveranno i Nuovi Deinei Verdi Prati del Cielo.........................e qui dei Padri trarrannole scacchiere d’oroe i dadi getterannoper decidere degli uomini le

sorti”.

Feste tutte imperniate sul ciclo delSole – Sole che muore, Sole che na-sce – furono dunque i Saturnalia.Le si intese come «lotta della Lucecontro le Tenebre», della Fertilitàcontro i flagelli della Carestia (o dei“4 cavalieri dell’Apocalisse”, se pre-ferite).

In tali occasioni gli uomini non sola-mente invocavano gli Dei (Saturno ele sue paredre, in particolare) ma in-

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tervenivano in maniera attiva nellacontesa, incitandoLi edaffiancandoLi con appropriati ritimagici, affinché le Forze di Vita sem-pre trionfassero su quelle di Morte,Distruzione, Desolazione.

III. MA CHI ERA, IN REALTÀ, SATURNO?

Tutti, a scuola, abbiamo studiato lamitologia di Saturno, ma non lascia-moci trarre in inganno poiché quan-to abbiamo appreso, in realtà, riguar-dava il Dio greco Kronos, al quale

Saturno fu assimilato a seguito dellaellenizzazione della Religione Roma-na... ma Saturno, l’antico Dio italico,quello celebrato nei primi Saturnalia,chi era, quali forze della natura adom-brava, quali funzioni svolgeva nellaCreazione e nel Mantenimento del-l’Ordine Universale?A dire il vero di tutto questo sappia-mo ben poco......Ovidio, nei Fasti, parla di Gianocome del primo Re del Lazio; qui,dal mare, sarebbe poi giunto Saturnoche avrebbe insegnato agli uominil’agricoltura e portato loro gli incom-mensurabili doni della Pace, dell’Ab-

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bondanza e della Civiltà.Giano allora l’avrebbe associato a sénel regno e sarebbe così iniziata lafamosa Età dell’Oro, quella in cui gliuomini vivevano felici e gli Dei di-moravano fra loro.Saturno, insomma, sarebbe stato unDio della fertilità e della Luce dellospirito, quella che gli uomini chiama-no spesso “Gloria” e raffigurano conun’aureola che circonda il capo (sinoti: “aureola” da “aurum”, l’Oro,quello di cui era Re Saturno!).Dionigi di Alicarnasso, in merito alculto di Saturno nella Romamonarchica, riferisce il seguente epi-sodio relativo a Tullo Ostilio, il Reguerriero per eccellenza (Tito Liviolo aveva detto “ferocior”, più fiero ebellicoso di Romolo stesso).Era allora in corso una tremendaguerra fra Roma e Veio quando, perl’improvviso tradimento di MezioFufezio dittatore di Alba, le sorti dellabattaglia sembravano volgere al peg-gio per i Romani.Tullo Ostilio, allora, si rivolse agliDei e in particolare a SaturnopromettendoGli, in cambio della vit-toria, di istituire delle feste pubbli-che in Suo onore ... e così avrebberoavuto origine i primi Saturnalia.In questa occasione, dunque, Satur-no sembra caratterizzarsi per una va-lenza squisitamente eroica e guerrie-ra.Ma sull’origine dei Saturnalia,Macrobio cita un’altra versione se-condo cui tali feste sarebbero state

istituite da una popolazione antichis-sima, i Pelasgi (che alcuni diconoessere stati i compagni di Ercole), iquali avrebbero anche provveduto aderigere un altare all’aperto in onoredel Dio, ai piedi del Campidoglio.Per vedere sorgere, a Roma, il primotempio dedicato a Saturno bisognaperò attendere, all’incirca, la metà delI millennio a. C., quando l’ultimo Reetrusco, Tarquinio il Superbo, deci-se di sostituire l’anzidetto altare conun tempio vero e proprio...Ma come spesso avviene le cose an-darono per le lunghe e l’inaugurazio-ne (o “dedicazione”) della strutturaavvenne più tardi, nel 497 a. C. ossiain periodo repubblicano.In tale tempio fu poi conservato iltesoro di Roma (l’aerarium) sotto lacustodia dei Questori, nonché unastatua del Dio che stranamente pertutto l’anno era legata con bende, lequali però venivano sciolte in occa-sione dei Saturnalia.

Sulla base di quanto sopra detto, edai fini di una migliore comprensionedella personalità del Dio, convienesottolineare i seguenti tre punti:

– anzitutto il fatto che sia stato unRe etrusco a volere erigere un tem-pio in onore di Saturno, quasi chele origini del culto del Dio andas-sero ricercate in Etruria anziché aRoma;

– poi la questione dell’”aerarium”posto – indubbiamente non a caso

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– sotto la protezione del Dio del-l’Età dell’Oro;

– infine la stranezza di quei legamiche avvolgevano la statua del Dio;cosa rappresentassero non si è an-cora riusciti a comprendere conprecisione, ma alcuni li ritengonosimboli di un potere specifico diSaturno, quasi che Egli fosse un“Signore dei legami e delle leg-gi” (vedasi, ad esempio, gli Deiindoeuropeo Varuna, Mithra edIndra: il primo – Varuna – legava

col potere della sua magia e della“norma universale” da lui emana-ta; gli altri due – Mithra ed Indra– apparivano piuttosto come di-fensori e custodi delle leggi e deilegami, in quanto divinità dal-l’aspetto prevalentemente guerrie-ro... comunque sia, legami e leggisempre sono stati alla base di ogniciviltà... e Saturno, ricordiamolo,fu proprio un Dio civilizzatore!).

Quanto poi all’usanza di sciogliere i

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legami che avvolgevano il simulacrodel Dio, proprio in corrispondenzadel finire dell’anno solare (al Solsti-zio d’Inverno), questa starebbe a si-gnificare che al termine di ogni ciclotutte le norme devono essere riviste:si “sciolgono” i lacci imposti dallevecchie in attesa di porre dei nuovi,più idonei a disciplinare le sorti delMondo del nuovo Ciclo che sta periniziare.“Sciogliere i legami”: questo era for-se il compito specifico di una miste-riosa divinità femminile (“misterio-sa” perché sappiamo ben poco di Lei)detta “Lua Mater” od anche “LuaSaturni”.Il nome “Lua” richiama infatti allamente i verbi “luere” e “so – luere”che significano appunto “sciogliere,liberare, rimuovere i lacci pur impo-nendo espiazioni e pene”.

Ma, a prescindere dall’anzidetta Lua,la Divinità femminile che si confi-gura come vera e propria paredra diSaturno (il Dio delle messi e del-l’agricoltura) è Ops il cui nome, inbase all’etimologia, sembra signifi-care “la Signora delle terre irrigue,fertili”, e le cui feste erano celebratedue volte all’anno.La prima il 25 agosto quando si im-magazzinavano i raccolti, la secon-da il 19 dicembre, durante iSaturnalia, quando occorreva implo-rare la divinità affinché il gelo nondanneggiasse la vegetazione né im-prigionasse le Acque, nei bacini mon-

tani, col suo mortale abbraccio.Questo fu dunque il Saturno cono-sciuto dall’antica Roma, primadell’ellenizzazione e della sua assi-milazione a Kronos.Dio multiforme poiché in pari tem-po civilizzatore, agricoltore edisciplinatore dei flussi delle acqueirrigue; Dio dell’Abbondanza, dellaPace, delle ricchezze e dell’Oro; Dioche regola il succedersi dei Cicli sta-bilendone e gradualmente aggiornan-done le norme; Dio della Luce, dellaLuce del Sole come di quella delloSpirito (che costituisce la vera gloriadell’uomo); Dio, infine, guerriero chepronto soccorre chi, come TulloOstilio, impavido combatte contro leForze del Male e del Tradimento, purtrovandosi in palesi condizioni di in-feriorità..Dio davvero multiforme, dunque...

Ma quale sarà stato il Suo vero “si-gnificato”, quello che consente diamalgamare in una visione unitariatale apparente e sconcertante molte-plicità?In tale ricerca sarà di notevole aiutolo studio delle etimologie.Saturnus: alcuni scandiscono “sat –urnus”, dove “urnus” avrebbe valoredi possessivo, come a dire “Saturnus,ossia il possessore del Sat”...

Ma cos’è il “sat”?

Per comprendere il significato di“sat” conviene rifarsi al nome etru-

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sco del Dio, che suona “Satres” e dacui il nome latino del Dio apparechiaramente derivato...

Ma per gli Etruschi cosa avrà mai si-gnificato “Satres”, con la solita radi-ce “sat”?

Per rendercene conto dovremo risa-lire alla terra d’origine degli Etruschi– l’Asia Minore – e da qui portarciancora più verso Est, verso la regio-ne del Caucaso – Iran – Caspio dadove sono sciamati tutti i popoli suc-cessivamente stanziatisi nel bacinodel Mediterraneo...E in tale zona – finalmente! – trovia-mo il vocabolo iranico “satra” (poi

passato tale e quale nel greco) chesignifica “oro, luce, splendore delSole e del Potere di Gloria”.Similmente “sattva” (sempre radice“sat”!) indicava una “luminosità tut-ta spirituale”, una “pienezza delledoti di intuizione e di saggezza”.“Xshatra” era poi la potenza di Glo-ria che irradiava dal Dio, “Xshatriya”erano i Guerrieri Sacrali ripieni, ap-punto, di tale Gloria.Satres, Saturnus: ossia, con ogni pro-babilità, “il (Dio) luminoso”, “Coluiche irradia attorno a sé una Luce di-vina, piena di Gloria e di Vittoria”(2).Ma con quale nome sarà stato onora-to, nell’antico mondo indoeuropeo,

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questo splendido e luminoso Dio?Forse sarà stato onorato come uno deiMarut, i giovani e divini guerrieri cheaffiancavano l’opera del grande DioIndra......o forse sarà stato proprio Indra stes-so, Dio demiurgo e fecondatore, per-sonificazione dell’esuberanza dellaVita, dell’Energia cosmica e biolo-gica, nonché instancabile combatten-te contro le Forze del Male che dicontinuo minacciano l’esistenza dellaVita da Lui generata ed alimentata.Grande guerriero, fu Indra.Il Suo mito centrale, che è anche ilpiù importante di tutto il Rig Veda,parla di un Suo combattimento vit-torioso contro Vrtra, terribile drago-ne che aveva catturato e raggelatonella cavità di una montagna tutte leAcque dell’Universo.Ogni cosa stava di conseguenza de-perendo: morivano i pesci nei mariormai asciutti e, priva di acqua, an-che la vegetazione scompariva dallaTerra sì che più alcun animale – er-bivoro o carnivoro che fosse – trova-va cibo per la sua fame.Indra allora si armò, affrontò il dra-gone e lo uccise ... e allora l’Acqua(la divina Acqua) riprese a fluire li-bera ...

...fu forse la Lua Saturni a scioglierei suoi legami?

I mari e i fiumi si riempirono, i cam-pi furono di nuovo verdi e irrigui(proprio come li amava la Dea Ops!),

l’agricoltura rifiorì e ovunque tornòla gioia, la fertilità, l’abbondanza...ovunque fu l’Età dell’Oro, insomma!

Ma cosa accadde a Indra dopo il com-battimento vittorioso contro il drago-ne, contro il Signore delle Forzed’Inerzia, del gelo, della densa Ma-teria e della Morte?Accadde una cosa assai strana, poi-ché il Dio – forse per l’enorme sfor-zo compiuto – cadde in un terribilestato di depressione e fuggì, fuggìlontano diventando piccolo come unseme, nascondendosi nello stelo di unfiore di loto.Preoccupata di non vederlo tornare,la sua Sposa si mise alla ricerca edopo mille avventure lo trovò e, aiu-tata da Agni (il Dio del Fuoco e delCalore Solare!) gli parlò, gli parlò alungo elogiandone la Gloria e tuttele imprese trascorse...Finché così, inondato di lodi, Indraritrovò poco a poco la sua forza, lasua Luce e le sue dimensioni divine,e tornò in Cielo dove ogni invernoripete la sua lotta contro Vrtra, per lasalvezza degli uomini e dell’interoCreato.Indra: ossia, dunque, “il Glorioso, ilLuminoso”, il possessore del “sat” ...proprio come “Satres – Saturnus”,dunque!Indra: ovvero, ancora, la Luce, laGloria, la Potenza del Sole che liberale Acque dalle morse del Gelo e fa sìche esse fluiscano libere a portare vitae gioia fra gli Uomini...

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Ma in questa periodica lotta contro ilDemone del Gelo, il Dio del Sole gra-dualmente esaurisce la sua forza, di-venta debole come un vecchio, pic-colo come un bambino, freddo (qua-si morto!) come il Sole del Solstiziod’Inverno.

Il Sole del Solstizio d’Inverno: è pro-prio questo l’aspetto di Indra che vie-ne impersonato da Saturno.Anche Saturno – come Indra! – inquesti ultimi giorni dell’anno apparecosì privo di forze che alcuni Lo di-cono “vecchio cadente” ed altri Lopensano “quasi morto”.Macrobio (Sat., I,7,24) asserisce cheEgli sia “improvvisamente scompar-

so”, mentre Ovidio (Fasti, I, 235 –237), tenendosi più sulle generali,dice che il Dio si sarebbe occultatonel Lazio (e poiché “occultarsi” inlatino si dice “latere”, il nome“Lazio” rammenterebbe proprio talelontano evento).Saturno, dunque, sarebbe un Dioguerriero e vittorioso (il Sol Indiges“portatore di alloro” dell’11 dicem-bre!) che però avrebbe pagato a caroprezzo la Sua ardita impresa a favo-re dell’Umanità.Adesso nei Saturnalia, gli uomini ce-lebrano riti per ringraziarLo del suosacrificio (sacrificio portatore di vita,di gioia e di abbondanza) ed ancheper “rinforzarLo”, tendendo ad imi-

Michael Sendivogius incontra Saturno nel Giardino delle Esperidi(dal Viridarium Chymicum, XVII secolo)

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tare la Sposa di Indra che aveva ria-nimato il Dio sussurrando al Suoorecchio parole di lode e d’incanto.Ora sarà chiaro anche perché mai, inun affresco di Pompei, Saturno siaeffigiato come un vecchio, col capovelato ed una corta spada ricurva inpugno: è “vecchio” perché è debole,come il Sole di questi ultimi giornidell’anno; ha il capo velato per signi-ficare che il Suo fulgore è, ormai,quasi spento, impedito a manifestar-si dalla fitta trama del velo; ma è pursempre un Eroe guerriero che mai ciabbandonerà come testimonia l’armache impugna.Non temete, anche se ora Saturno èvecchio ed esausto, ben presto si ri-prenderà e tornerà vittorioso a com-battere contro le Forze del Male perdonarci a piene mani il suo Oro ...forse quando vi apparirà così ringio-vanito stenterete a riconoscerLo, for-se lo scambierete per Giano, il Diodegli Inizi, il Sole Nascente che siaffaccia sulla scena del Mondo il 21dicembre, il medesimo giorno in cuiSaturno sembra quasi morire...Giano: il Sole Bambino, come quel-lo che apparve a Betlemme circa duemillenni or sono (3).Giano e Saturno: ecco perché gliAntichi li dissero “co–re”, entrambiregnanti sul Destino degli uomini;perché sono i due volti del Sole, i duevolti del Grande Dio senza cui nonesistono né Vita e Civiltà sulla Ter-ra, né Gloria e Luce nell’Alto deiCieli.

IV. SATURNO, IL RE DELL’ETÀ DELL’ORO

Splendido regno fu dunque quello diSaturno, tanto da meritare il nome di“Età dell’Oro”; splendido regno... maquando fu?Esiodo (ne “le Opere e i Giorni”) locolloca agli inizi della storia del-l’Umanità; mai, dopo di allora, furaggiunto un eguale splendore, unsimile gioioso benessere, un tale li-vello di perfezione spirituale negliuomini...Dopo l’Età dell’Oro tutto peggioròe, in progressiva caduta, si ebberol’Età dell’argento, quella del Bronzoe, infine, l’Età attuale contraddistin-ta dal duro e gelido Ferro.Tutte le mitologie, a un dipresso, par-lano di queste Quattro Età e tutte,concordi, descrivono la nostra Età(quella del Ferro, come si è detto) coni colori più cupi: avidità, assassini,tradimenti, capi inetti e corrotti, dis-soluzione di tutte le strutture socia-li... quale nostalgia, quale rimpiantodunque per i tempi felici dei“Saturnia Regna”... torneranno essimai?Forse sì, torneranno, perché pare cheal termine delle anzidette QuattroEre, dopo un terribile cataclisma fi-nale, tutto debba ricominciare dacapo, tornare agli inizi.Gli Dei prenderanno nuovamentepossesso delle loro luminose AuleCelesti e di là, con la loro saggezza,

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* * *

“SPLENDIDA, DAVVERO, FU L’ETÀ DELL’ORO:in un Mondo dove non vi era né il mio né il tuo,ognuno dimenticava se stesso e il suo cuore era uno specchioche rifletteva Gioie e Dolori degli Altri, della sua Gente;

ognuno, allora, era grande e stimatonon per quanto aveva, ma per quanto aveva dato;là i pensieri, le parole e le opere di ognunoerano candidi come la prima neve d’inverno che imbianca i monti,ardenti come fuoco che guizza nel camino,gioiosi come acqua che scorre ridendo nei ruscelli,soavi ed affettuosi come sorriso di Madre,come abbraccio di Donna,come la Terra del nostro Paesedove siamo nati e dove – se Dio vorrà – riposeremo un giorno in pace!

SPLENDIDA, DAVVERO, FU L’ETÀ DELL’ORO:

ché mai alcuno – allora! – parlava di distinzioni socialise non per reclamare a sé

torneranno a dirigere il Mondo, unMondo purificato e rinnovato... e cosìinizierà una nuova splendida Età del-l’Oro.

Ma come fu (ed anche: come sarà?)questa famosa Età dell’Oro?

Molti hanno cercato di descriverla;alcuni hanno ripetuto quanto aveva-no udito dire (o letto); altri invece,più arditi, hanno cercato di procurar-si notizie di prima mano forzando lepesanti Porte del Passato fino a pe-netrare – grazie all’aiuto dell’Estasie della Poesia – nei misteriosi Domi-

ni dell’Eterno, là dove il tempo piùnon scorre ed è pertanto possibileosservare l’intera Storia del Mondocome in un Eterno Presente...Ebbene, cosa videro questi Iniziati,quali notizie ci portarono di quei fa-volosi “giorni d’Oro”, quando l’Ita-lia era chiamata “Saturnia tellus” e ilsapiente governo del grande e vec-chio Dio faceva sentire ovunque isuoi benefici effetti?Ascoltate ... ascoltate quel che ho tro-vato scritto, su tale argomento, su unavecchia pergamena, finita (non socome!) in un mio libro di scuola ...ascoltate:

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il diritto a maggiormente soffrire,a maggiormente esporsi nella lotta per la difesa del Bene Comuneallora il Signore si distingueva dal Poveronon già per ricchezze di Terre o Denari,ma per la maggiore generosità,per la maggiore capacità di dare tutto se stessoagli altri e alla Patria;

allora non vi erano né Re né Servi, tutti si sentivano Fratelli, poiché tutti sisentivano parte dell’Uno,tutti si sentivano figli della stessa Madre (la Terra!),tutti si sentivano Figli dello stesso Padre (il Cielo!),e tutti, tutti insieme, volevano combattere le Forze del Maleper conservare intatti i Beni loro trasmessi dai comuni Genitori:la Santa Terra su cui erano natie il luminoso Cielo a cui, quali eredi, si sentivano destinati.Nemici comuni, per tutti, erano le Forze della “Morte dell’Anima”,e tutti si sentivano uniti in un’unica, titanica lotta,uniti da un unico, indissolubile Fato:Fato di gioia se qualcuno – il più generoso ed ardito! –fosse riuscito a guidare gli Altri alla Vittoria,ma Nero Fato di lutto se non fosse sorto un Eroecapace di sconfiggere i Mostri delle “Tenebre dello Spirito”,quelli i cui nomi sono: Egoismo – Avidità – Orgoglio – Paura e Tradimento

SPLENDIDA, DAVVERO, FU L’ETÀ DELL’ORO:

L’Oro che l’uomo – allora! – ambiva era la “Luce dello Spirito”,quella che come preziosa aureolacircondava il capo degli dei e dei più puri Eroi;

per possedere quest’aurea “Luce dello Spirito”fu allora nobile gara fra i mortali:ognuno reclamava per sé le più ardite imprese,le prove più aspre, il più acuto soffrire;

ognuno – allora! – sognava la Gloria (non il Denaro!),sognava un giorno di ergersi da solo contro il Fato,da solo combatterlo in lotta disperata,

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fino a commuovere il cuore degli Dei e piegarne il loro duro volere,fino a costringerLi ad accogliere nel Cielo i suoi cari Fratelli,quelli che la Sorte aveva fatti da meno di luie per i quali sempre aveva combattuto.”

* * *

Questo era scritto nella pergamena dicui vi ho fatto cenno.Ma prima di proseguire oltre nella let-tura, consentitemi una breve interru-zione per meglio spiegare l’ultima af-fermazione, quella secondo cui“l’Uomo, sfidando il Fato, puòfinanco piegare gli dei al suo vole-re”.Non stupitene, ché anche Seneca ave-va detto: “vi è un solo spettacolo chepuò distogliere Dio dalla Sua Ope-ra: quello dell’Uomo che in nome diun Ideale osa sfidare la Sorte (ossiail “Fato”)... e Dio allora si commuo-ve e fa Suo il volere dell’Uomo”.

Si può anche dire: Dio si commuovequando vede un Uomo che osa levarsifino a Lui e dirGli: “Padre, davveroimmenso è il Tuo compito di lottasenza tregua contro le Forze delMale, al fine di creare e mantenere ilMondo; io sono un nulla, Padre, maconsentitemi, nel mio piccolo, di af-fiancarmi a Te in questa Lotta Co-smica che Tu, per noi, stai combat-tendo; so bene che soffrirò, che altronon ricaverò che pene e dolori a nonfinire; ma, Ti prego, non rifiutare lamia offerta e mettila in conto nel Li-bro della Vita là dove hai segnato il

nome della mia Gente: poiché è perloro, unicamente per loro, che iovivo, combatto e Ti invoco!”.

Due grandi insegnamenti si possonotrarre da queste parole:

– anzitutto l’importanza dell’azionedell’Uomo quale “fiancheggiatoredi Dio” nella guerra escatologicache Egli combatte contro le Forzedel Male, delle Tenebre, della Dis-soluzione, della Morte;

– e poi (secondo l’insegnamento!)l’importanza fondamentale delSacrificio personale, grazie al qua-le le Virtù fioriscono, le Luci delCielo (Sole solstiziale incluso!) siravvivano e il Mondo si mantienesplendido, fertile, armonioso evivo.

Ma chiudiamo questo inciso, tornia-mo alla lettura del nostro vecchio ma-noscritto ed alla “Età dell’Oro”, echiediamoci: specie in relazione aquanto or ora evidenziato, vi è anco-ra qualcosa da dire per meglio chia-rire in cosa consista questa splendi-da Età, e quando essa si manifesti?...sì, certo, molto si può dire in propo-sito, ascoltate le antiche parole:

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SPLENDIDA DAVVERO FU L’ETÀ DELL’ORO:

dalle sue asprezze, come da terra fertile, emergono splendenti gioiellile Tenebre generano la più viva e dolce Luce,e dal cuore del pesante e scuro Piombo saturninoaffiora gioioso il più puro Oro del Mondo;

splendido sempre è combattere per la Vittoria,ma più esaltante ancora è combattere senza speranza alcuna,è combattere solamente perché così vogliono la Fede e l’Ideale,così vogliono gli Dei ed i Fratelli;grande è la Gloria di chi torna vincitore,ma più grande ancora è la Gloria di chi muore,di chi dà la vita non per un guadagno,ma perché al fratello vada il frutto del suo sacrificio.

SPLENDIDA, DAVVERO, FU L’ETÀ DELL’ORO:

Oro è il sorriso di un bambino,è lo sguardo di una Donna innamorata,è l’addio di un vecchio morente;

Oro è la lotta contro l’Ingiustizia e la Slealtà,è l’opporsi ai Nemici della nostra Terra;

Oro è il sangue del Nemico che cola sulla lama della mia spada,ma Oro ancor più prezioso è il mio sangue quando irrora la Sacra Terra degliAvi;

Oro è il Sacrificio,Oro è la lotta senza posa che genera la Vita:poiché la Vita è Contesa e perenne Divenire......e il Divenire, che la Ruota del Tempo instancabile dipana,il Divenire altro non è che Amore, Affanno e, quindi, Vita!

SPLENDIDA, DAVVERO, È STATA ED È – ORA! – L’ETÀ DELL’ORO,

splendida perché tutti e tutto trasmuta in Oro:

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l’Amore genera Oro,e Oro a profusione generano il Dolore e il Sacrificio;

sorridete (mai scompaia il sorriso dalle vostre labbra!)e con gioia accettate le prove che a Dio piace inviarvi:in ognuna di esse (se con gioia saprete accoglierle!)troverete il germe della Vita ed il più puro Oro.

QUESTO, DI CUI ORA VI HO DETTO,

è l’arcano messaggio di Saturno,è il messaggio del Sole morente al Solstizio d’Inverno,è il messaggio di N. S. Gesù Cristo,è un antico messaggio che dice:

la Morte non esiste, null’altro vi è che mutamento,mutamento di stato, di modalità di esistenza;

chi saprà morire, come il Sole d’Inverno,risorgerà poi glorioso, come il Sole di Primavera;

chi accetterà le dure proveimposte dal saggio e vecchio Saturno,vedrà l’Oro affiorare dal suo cuore;così l’Opera Alchemica è compiuta,così si avvera l’antica profezia “E TENEBRIS LUX”,ossia “dalle Tenebre scaturisce la più vivida Luce”;

così si svelano anche le parole del Vangelo di Giovanni(il S. Giovanni del Solstizio d’Inverno!),là dove è scritto:“è necessario che il seme muoia perché possa portare molti frutti”.

* * *

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Così, con questo richiamo al Vange-lo, termina l’antico manoscritto di cuivi ho detto.L’Età dell’Oro – ormai è chiaro! –non è un’Età “storica” del Mondo,come diceva Esiodo, ma un’Età no-stra, interiore; possiamo realizzarla inogni momento, anche ora, qui e su-bito.Guardatevi attorno, ascoltate la TV,leggete i giornali...Non spaurite delle tragiche e insen-sate notizie che vi danno, ma ralle-gratevi; davvero le fessure dellaGrande Muraglia cinese sembranomoltiplicarsi, e il nostro argine esse-re sul punto di crollare...Ma voi rallegratevi poiché grandesarà la gloria di chi, in questi periodioscuri, saprà trovare in sé la forza pernon arrendersi, per resistere, per lot-tare senza posa contro le Forze delGelo e delle Tenebre.

Grande davvero sarà la sua Gloria: eper lui domani – domani il 22 dicem-bre! – spunterà un Sole nuovo e cre-scente, per lui – e “in” lui! – nasceràil Bambino, per lui si produrrà il pre-zioso Oro Alchemico che lo farà ri-splendere come la più pura e perfettaPietra Filosofale, come le “candeledi purissima cera d’api” che rischia-ravano le notti dei Saturnalia.

Come mio piccolo dono solstiziale,consentitemi di darvi questa brevemassima alchemica (ispirata, si direb-be, proprio dal Dio Saturno):

“L’EGOISMO

PROVOCA LA CADUTA,LA MORTE SPIRITUALE;

di contro

IL DONO DI SÉ

(ossia il SACRIFICIO)FA RINASCERE,DONA LA VITA”.

Auguri e buon lavoro alchemico atutti Voi, amici miei carissimi!

Jiulius Cohen

NOTE

(1) Ops, Opis: forse dal greco το πισος= luogo irrigato, prato; oppure dalvedico ap / pah = le acque; o, anco-ra, dal greco ωπη = la vista, losguardo (la Veggente, insomma).

(2). In una leggenda osseta, che ancoraoggi si tramanda tra le genti delCaucaso, si parla di una Divinitàfemminile estremamente luminosa(la Luna) il cui nome è “Sataney”.

(3). Macrobio, nel I libro dei “Saturna-lia”, così scrive: “noi chiamiamoGiano padre, venerando con talenome il Sole”.

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di John HorseshoeMITOLOGIA

I Celti

E’ molto difficile ricostruire la sto-ria che si è svolta ai primordi, desi-gnare delle date esatte e situare i po-poli, che anticamente popolavanol’Europa, nelle loro terre d’origine.I confini allora non esistevano e nonesisteva nemmeno chi vergasse lastoria e le peripezie di questi popoli.Altrettanto difficile risulta accederealla completa conoscenza delle loroabitudini, tradizioni e religioni.Il continuo stratificarsi delle civiltàha creato una commistione di tradi-zioni, di religioni, di tribù, che ci èormai difficile distinguere le une dal-le altre.Con l’aiuto degli antichi miti, leggen-de, ritrovamenti archeologici, deicorredi funerari, della toponomastica,con l’interpretazione delle sculture,delle decorazioni e delle figure rap-presentanti le antiche divinità, si puòtentare di capire la mentalità e ilmodo di vivere di civiltà tanto lonta-

ne da noi, anche se in verità nostriprogenitori e facenti parte del nostrobagaglio genetico e psicologico.L’origine dei Celti, nota ai Romanicol nome di Galati e Galli, ci vienetramandata da vari autori classici,come Strabone e Diodoro il Siculo,che li descrivono come alti e biondi,coi capelli ondulati, tirati all’indie-tro, vestiti con tuniche colorate e pan-taloni, diffusi dall’Irlanda al Po.Viene delineata anche un’altra varietàdi Celti con capelli scuri e teste ro-tonde. Alcuni di loro si radevano labarba, altri se ne lasciavano crescereuna corta.I nobili si rasavano, lasciandosi peròdei lunghi baffi pendenti sulla boc-ca. Si adornavano con i collari dettiTorque, molti fatti da spirali intrec-ciate di oro e argento, altri di bronzo,di ferro, bracciali simili e collane(Bonn – RheinischesLandesmuseum).

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Sembra che dalla loro culla origina-ria, le steppe euroasiatiche, si fosse-ro spinte verso ovest. Erano idominatori delle tribù teutoniche; siamalgamarono con le tribù autocto-ne e diventarono una razza mista.

Il primo regno celtico pare si sia for-mato tra le sorgenti del Reno,dell’Elba e del Danubio.Acquistarono una loro individualitàtra gli altri popoli indoeuropei versoil II millennio a. C.I Greci li menzionavano sotto l’ap-pellativo di Iperborei, popolo miticoche popolava le isole del nord delmondo, identificato da Ecateo nel IVsecolo a. C e da Erodoto (450 a. C. ).La loro superiorità consisteva nel-l’imprimere ad altri popoli le lorocaratteristiche.Erano audaci, franchi e fieri, si dedi-cavano anche a lavori utili, quali lescienze e le lettere, erano un popolodi sognatori, poeti, devoti religiosi earistocratici; così li definisce lo sto-rico Lewis Spence.Strabone li descrive come combatten-ti formidabili, però vanagloriosi eprepotenti.Platone ricorda che erano intelligen-ti, pessimisti e dediti all’ubriachez-za.Ad ogni modo, l’origine dei Celti ri-mane ancora avvolta nel mistero. Pre-domina l’ipotesi che il loro anticoinsediamento, durante il primo mil-lennio a. C., potesse includerel’odierna Francia, la Germania meri-

dionale ed arrivare fino alla Boemiacentrale (Boi) e meridionale e all’Un-gheria.Nel V secolo a. C. si stabilirono nel-l’Europa Centrale, portandovi la lorociviltà “La Tene” (V - I secolo a. C.), senza aver rapporti ostili con i po-poli autoctoni.I Celti erano una popolazione in pe-renne movimento nel tempo ( insloveno erano chiamati “Selci”-migratori), definivano se stessi sol-tanto col nome delle tribù e non par-lavano “celtico”.Invasero la Grecia nel III secolo a.C., minacciando i Delfi, si spinserolungo il Danubio fino al Mar Nero ein Asia Minore, dove si stabilirononella regione a cui diedero il nomedi Galazia.Nel IV secolo alcune tribù penetra-rono in Italia e combattendo gli Etru-schi si stanziarono infine nella pia-nura padana (Gallia Cisalpina) egruppi di Boi scelsero Felsina comeloro capitale (Bononia – Bologna).Nella piana del medio Danubio fon-darono Singidunum (Belgrado).I1 Galles, la Galizia polacca e spa-gnola segnano i confinitoponomastici della loro espansione.Il loro modo di vedere la vita, la lorodispersione, l’anarchia politica, le ri-valità tra le tribù non permise allaciviltà Celtica di organizzarsi in ununico potente Stato.

L’organizzazione sociale era pretta-mente rurale e la struttura essenzial-

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mente aristocratica, simile alla grecadei tempi di Omero, e tale si conser-vò in Irlanda fino alla fine del Me-dioevo.La prova più interessante di una sto-ria vista miticamente, come i Celti laintendevano, si trova nel testo irlan-dese del “Libro delle invasioni”, dovevengono enumerate le ondate di in-vasori da oltre la “nona onda”, con-fine designato della terra.Si nominano i Cessairani, iPartholoniani, le genti di Nemed, iFir Bolg, i Tuatha de Danaan (i piùconosciuti, ricordati e adorati comedei) e per ultimi i Milesi, che costrin-sero i Tuatha deificati a ritirarsi neiloro “Sidhe” (s’intende che parliamodella storia Irlandese, perché l’Irlan-da è stata un’isola che i Romani nonoccuparono ed è rimasta a lungo sen-za influssi delle civiltà greca e roma-na, onde le tradizioni si sono mante-nute a lungo nella loro forma origi-nale).

Dobbiamo mettere come premessanecessaria, che Cesare, che tante no-tizie ci fornisce su Galli e Celti, la-scia intendere per motivi di “propa-ganda”, che aveva conquistato laGallia omnis, non solo la GalliaComata, e che Gallia era sinonimodi CELTICA, per valorizzare agliocchi dei suoi lettori il “pericolo cel-tico”, che egli così valorosamentecombatteva.Cesare, come scrive Tucidide, era unmaestro nell’arte degli arrangiamen-

ti, dell’enfasi, della omissione abil-mente tesa verso il suo gioco politi-co.

La religione celtica non doveva cer-tamente costituire, come la maggiorparte delle altre religioni dell’antichi-tà, un insieme coerente e immobile.Doveva essere un pantheoncomposito di dei tribali, di divinitàlocali spesso preceltiche (nel lorocontinuo migrare incorporavano lacultura e gli usi dei popoli incontra-ti), di culti propri a taluni gruppi so-ciali, raccolti in un sistema tutt’altroche rigido, ordinato attorno a pochegrandi divinità panceltiche del comu-ne fondo mitologico.Per i Celti la Cosmogonia era rego-lata dalla mitologia con una strutturaordinata e dalle feste. E’ significati-vo che la SCACCHIERA (la britan-nica “gwyddbwyll” o l’irlandese“fidhchell”) compare in vari raccon-ti, facendoci notare che gli dei e glieroi si muovono sui quadri regolaridella cosmogonia celtica, anche se ilmondo era permeato dall’incertezzae casualità dell’Aldilà.Sembra che i giochi sulla scacchierafossero associati alle feste Samhaine Beltain.Nella scacchiera, che rappresenta laterra, c’è sempre un centro sacro. Laquinta dimensione mistica, o centrodi questo modello simbolico, è lostesso “Aldilà”.A proposito di giochi, pare che an-che il gioco della “mora” sia stato

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inventato dai Celti. Anche se i Latinil’ebbero dagli Etruschi (documenta-to da vasi e bassorilievi), la parola“mora” che si ritrova in Italia, è pre-sente anche nella lingua spagnola(morra), nella francese (mourre),nella inglese (mora).Proprio i Celti che invasero tutte que-ste terre furono i diffusori di questogioco, infatti “moran” in lingua Cel-tica vuol dire mucchio, cumulo, am-masso (nel gioco si sommano le ditain un solo cumulo) e “meur” signifi-ca dito!

Gli elementi naturali rappresentava-no, per i Celti, le manifestazioni piùpotenti degli dei e questo era un con-cetto olistico della divinità col qualenoi oggi non siamo più in Armonia.Le grandi potenze della natura pote-vano identificarsi con Lug, Morrigan,Dagda ecc...Non possedevano Miti della Creazio-ne in quanto tali. Interpretavano ilmondo come una serie diinterrelazioni sottili, che trascendo-no il bisogno di un principio e di unafine.La loro dottrina originale, slegatadalle dottrine orientali, insegnava chel’anima è immortale e che alla mortedel corpo cambia involucro e conti-nua a vivere in un al di là, un’isolalontana a ovest (credenza mantenutafino al XVI secolo).Credevano anche in una sorta di giu-dizio universale, che avverrà quan-do l’acqua ed il fuoco distruggeran-

no il mondo sensibile.

La Catena celtica della vita era vistacome un modo infinito di possibilitàe di variazioni, e si estendeva oltrel’umanità fino agli animali, alle pian-te, alle rocce.I Celti credevano nella possibilità dicambiare forma, in una combinazio-ne di metempsicosi (passaggio da uncorpo ad un altro dopo la morte),metamorfosi (cambiamento della for-ma) e reincarnazione (nascere di nuo-vo), il che si evince dalle antiche leg-gende (Cailleach, Mabon, Ceridwen,mago Merlino ecc).

Il Paganesimo Originale fu ampia-mente modificato anche dalle religio-ni portate dai Romani, prima che inGallia comparisse il Cristianesimo.Dall’esame di “AltceltischerSprachschatz” di Holder vediamocom’erano numerose le divinità cel-tiche continentali. Anwyl, (TransGaelic Society of Inverness XXVI,p. 411 e seg. ) annota che la divinitànominata più volte (39) era Belenos.

Le immagini degli dei (soprattuttoquelle fatte prima del contatto con lacultura classica, non sono per lo piùrifinite in modo completo e definito,proprio per una loro valenza simbo-lica) e dei loro simboli sono le piùrappresentative testimonianze: l’Al-bero della Vita (la palmetta), i suoiguardiani animali (uccelli, stambec-chi, grifoni, serpenti mostruosi) e il

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“Signore degli animali” (Cernunnos).Concepivano una divinità sotto mol-te forme; l’immagine più diffusa èquella di una Testa virile con barba ebaffi, associata alla palmetta o ad unmotivo che sembra essere l’equiva-lente celtico da interpretare probabil-mente come la doppia foglia di vi-schio, inquadrata nella coppia di “S”che evoca i guardiani dal corpoanguiforme.Un’altra immagine diffusa è il Ca-vallo dalla testa umana (monete d’orodei Veneti armoricani III – II secoloa. C.).Altri motivi simbolici sono spessoaccostati su queste monete al caval-lo celtico: il calderone dell’abbon-danza, l’insegna di guerra col cin-ghiale, uccelli dal becco di rapaci(probabilmente corvi – uccelli dalcarattere bellicoso).Tornando al cinghiale – la sua testamozza formava il padiglione della

tromba da guerra (càrnyx - in bronzo- Edimburg, Royal Museum ofScotland).Tra i Celti le divinità femminili era-no venerate come divinità individualio come dee collettive (MATRES).Come consorti degli dei maschili (piùtardivamente) o più diffusamentecome dee a sé stanti, probabilmenteantiche immagini di Madre Terra.I culti primitivi, in linea con la posi-zione della Donna come prima por-tatrice di civiltà, quando era la don-na che coltivava la terra ed erano lesacerdotesse che officiavano i cultipropiziatori, associavano al culto del-la fertilità tutto ciò che concernevala civiltà, attività specifiche e persi-no la guerra (in certe tribù anche ledonne andavano in guerra e istruiva-no i ragazzi all’uso delle armi), di-vennero protettrici di città, di fiumi,di boschi sacri, di famiglie, dipartorienti, e della casa.

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La “Minerva” celtica insegnava iprincipi dell’industria e delle arti, edera associata alla Brigit irlandese.Benché i Celti avessero superato datempo questo stadio primitivo, alcu-ne dee femminili mantenevano intattala loro importanza. In Britannia enella Francia meridionale si venera-va Belisama (da bruciare, brillare),forse associata al culto del fuoco.

Sul, dea delle sorgenti calde, nellelocalità di Bath e Hesse, nei cuitempli ardeva il fuoco perpe-tuo.

Nemetona in britannia e Germa-nia e forse anche l’irlandeseNemon e Cathubodua eBadb-Catha ( corvo di batta-glia) sono associate alla guer-ra.

Andrasta (l’invincibile) era vene-rata dal popolo della reginaBoudicca o Boudicea,Andarta dei Voconci e Bello-na degli Scordisci.

In Galazia veneravano una deadella caccia, alle cui feste in-coronavano di fiori i cani, as-similata alla dea Diana o Ar-temide.

Se agli inizi lo spirito della vegeta-zione era femminile, suo rappresen-tante sarebbe stata una donna, uccisadalle devote durante le festività ricor-renti.Questo spiega il sacrificio di una diesse, durante una festa, per mano di

donne namnite. In seguito gli spiritie gli dei maschili soppiantarono ledee, il divino re-sacerdote soppiantòla rappresentante femminile.La dea divenne consorte del dio e ciòsi riscontra in certe tradizionifolkloristiche nel rito della ierogamia,la cosiddetta “Regina Di Maggio”.Più tardi queste dee si trasformaronoforse in Holda, “signora della mutaferoce” e dei consessi delle streghe(Medioevo). Venne rinvenuta unastatuetta raffigurante la dea in grop-pa al cinghiale, che in epoche prece-denti era lui stesso una divinità, dicui la dea era divenuta la formaumanizzata.

Alcune dee erano associate alle sor-genti o ai fiumi, Dirona o Sirona inGallia e nelle province renane, asso-ciata anche a Grannos, rappresenta-ta con grappoli d’uva e grano.Stanna (colei che sostiene), dea del-la terra,Vesunna e Aventia che diedero ilnome a Vesona e Avanche.Sequanna, dea della Senna.Bormana, associata a Bormo nellaGallia meridionale e Damona nellaGallia orientale (forse associata a unanimale, radice del nome in irlande-se “dam” – bue o nel gallese “dafad”– pecora.Abnoda, dea delle sorgenti del Da-nubio e della Foresta Nera.Arduinna dea delle Ardenne.Clota dea del fiume Clyde,Sabrina (dal trono sotto le onde

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traslucide),Icauna, dea dello Yonne,Sinnon, dea dello Shannon.

I Celti veneravano le acque e le divi-nità acquatiche, anche se qualcheautore (Gomme), suggerisce che si-ano stati gli Aborigeni Preceltici adiniziare codesta propensione.Vero è che alcuni fiumi e dee fluvia-li portano nomi preceltici.Si trovano così iscrizioni dedicatoriea Bormanus, Bonmo, Danuvius,Luxovius, ma le dee sono più nume-rose: Acionna, Aventia, Bormana,Brixia, Divona, Sirona, Ura,Cluroida, Nemesa, Nimis, Nemh,Marna, Moder, Madder, Maronne,Maronna.II fiume madre era quello che irriga-va l’intera regione.C’erano, poi, dei che presiedevanoalle sorgenti curative e il giorno diSan Giovanni si visitavano i pozzisacri, simboli di fertilità.Le Fate associate alle sorgenti e gliantichi Spiriti non avevano un nomespecifico e possedevano un caratterebenevolo, per esempio, nelle fonta-ne di Logres dimoravano delle fate,che rifocillavano i passanti, finchégravemente offese, sparirono e la lan-da divenne desolata (sloveno Vile,Zlatorog).Spesso lo spirito delle acque si in-carnava in un animale: un pesce,un’anguilla, un salmone: pesce dellaConoscenza -Bretagna, Galles, unarana (Principe Ranocchio), una mo-

sca.

Credenze posteriori celtiche associa-no a laghi e fiumi esseri mostruosi ecattivi: draghi e serpenti, lo straluna-to cavallo d’acqua (Epona - la deacavalla che in origine era probabil-mente una divinità di una sorgente),o Bouovinda, da “bou-s” e “vindo-s”, “mucca bianca” che personifica-va le acque spumeggianti.Nel Galles esistono ancora antichecredenze, che attribuiscono ad alcu-ne antiche famiglie, la presenza divecchie megere bavose (gwrach-y-rhibyn-, interessante è che in sloveno“vrac”, significhi mago), che con gri-da stridule predicono loro presagi dimorte.Alle acque si sacrificavano ancheesseri umani (si presume alla vigiliadi San Giovanni).Le Donne erano collegate ai pozzicome sorveglianti, sacerdotesse delpozzo.Nelle adiacenze dei pozzi sacri, dovela gente si recava per guarire dalleloro malattie, si appendevano ibendaggi o parti del vestiario su unalbero vicino. Spesso gli alberi stes-si venivano gettati nel pozzo (aspet-to sacrificale), come anche monete,spille, animali, ex voto.Dalle acque si traevano anchevaticini.

( - continua)

John Horseshoe