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MISSIONE CITTÀ la a partire dalla Laici Missionari Comboniani - Palermo newsletter n. 36 aprile WORLD SOCIAL FORUM tunisi 2015 Paulo Freire [...] Perchè la liberazio- ne è un parto. Un parto doloroso. L’uomo che nasce da questo parto è un uomo nuovo, che diviene tale attraverso il superamento della con- traddizione oppressori- oppressi, che è poi l’u- manizzazione di tutti. 2015

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a partire dalla

Laici Missionari Comboniani - Palermo newsletter n.36aprile

WORLD SOCIAL FORUM tunisi 2015

Paulo Freire

[...] Perchè la liberazio-ne è un parto. Un parto doloroso. L’uomo che nasce da questo parto è un uomo nuovo, che diviene tale attraverso il superamento della con-traddizione oppressori-oppressi, che è poi l’u-manizzazione di tutti.

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EDITORIALE

Un altro mondo è possibile:

VOCI DALLA CITTÀ

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VOCI DAL MONDO

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Io sono persona12

LA REDAZIONEAlberto Biondo

Giulia Di MartinoDomenico Guarino

se vuoi informazioni o desideri collaborare con noi, puoi scriverci a:

[email protected] attraverso i social:

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visita il nostro sito!www.laicicombonianipalermo.org

CAMPAGNE EVENTI17

sommario

Laboratorio di Stili di Vita VOCI DALLE MINISTERIALITÀ15

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editoriale

I Laici Comboniani 2.0 fanno la loro apparizione pubblica, lan-ciando il primo numero su piatta-

forma on-line.Il villaggio globale informatizzato ci ha infatti spinto a sviluppare alcune strategie che abbracciano i nuovi linguaggi del web, sempre più intu-itivi, sempre più evocativi ed imme-diati nella fruizione.Questa rilettura delle nostre ca-pacità comunicative rispecchia la profonda riflessione che la nostra comunità sta facendo sulla propria struttura, e sui segnali del territorio in cui viviamo, e rappresenta quindi l’idea che non bisogna mai cristal-lizzarsi in una forma e considerarla indefinitamente buona, ma al con-trario bisogna considerarla frutto di determinate condizioni storiche, le quali non cessano mai di evolversi.

Fermo restando che il nostro deside-rio principale rimane quello di rag-giungere i nostri lettori, di far pas-sare certe notizie, certi messaggi che ci stanno a cuore. Il web è uno strumento, è il mezzo fondamentale del momento, d’accordo, ma resta pur sempre strumentale ai nostri de-sideri.

E noi desideriamo parlare di un me-raviglioso sogno di pace, la cui bel-lezza deriva dal fatto che è condivi-so da migliaia e migliaia di persone. Ce lo raccontano Chiara e Toni, che in rappresentanza dei Laici Combo-niani, hanno partecipato al World Social Forum di Tunisi (24-28 Mar-zo 2015).

Desideriamo parlare di migrazione, sempre e comunque. Viviamo a Pa-lermo, Italia, 2015, e non possiamo ignorare che la natura della nostra società è dinamica, è costituita da flussi continui di persone in movi-mento. Ritorniamo quindi a parlare di migrazioni, e ancora di più quan-do ad affrontare il tema è l’ammini-strazione stessa, attraverso il conve-gno “Io sono persona”, degli scorsi 14-15 marzo. Che siano concreti o meno i risvolti di questa iniziativa, non lo possiamo sapere al cento per cento, data l’ambiguità intrinseca di manifestazioni simili. Sicuramente è una presa di posizione che non lascia spazio a interpretazioni: pa-lermo crede ufficialmente nel diritto alla mobilità, così come espresso nella “Carta di Palermo”!

Desideriamo infine parlare dei labo-ratori di vita che abbiamo avviato da qualche mese come Laici Com-boniani di Palermo. Lo facciamo raccontandovi di un esperimento di autoproduzione portato avanti in occasione delle festività pasquali.

Sono piccoli momenti di un cammi-no più esteso, che non sappiamo ancora dove condurrà, ma che acquisisce senso perchè ci vede a fianco delle impoverite e degli im-poveriti della storia, nella creazione (volendo scomodare ancora Paulo Freire) di una pedagogia comune della liberazione.

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3Il 2014 è stato un anno devastante per i palestinesi. Mai c’erano stati così tanti morti civili

nei Territori occupati dal 1967: a denunciarlo è il rapporto “Fragmented lives” dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha) diffuso a Gerusa-lemme. Secondo il coordinatore umanitario nei Territori, James Rawley, “i civili palestinesi continuano a essere soggetti a minacce alle loro vite, salute fisica e libertà”.Secondo il rapporto nel 2014 sono morte 2314 persone (contro le 39 del 2013), i feriti sono stati 17.125 (3964 nel 2014) mentre 500.000 persone sono state sfollate, di cui 100.000 solo nella Striscia di Gaza. Proprio a Gaza, tra luglio e agosto dell’anno scorso, sono morti 1500 civili (di cui 550 bambini). I feriti sono stati 11.000.Da parte israeliana invece, sono cinque i civili, incluso un bambino e delle guardie di sicu-rezza, che sono stati uccisi.Per Rawley, sono emerse “serie preoccupazioni sulla condotta delle ostilità da parte sia del-le forze israeliane sia da protagonisti armati palestinesi”. E la ricostruzione di Gaza è stata rallentata, ostacolata dal continuo blocco e dalla mancanza di fondi”.

MAI COSÌ TANTE VITTIME CIVILI DAL 1967

www.misna.org

http://www.tasteethiopiatours.com/the-karo-tribe

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voci dal mondo

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3www.stranierinitalia.it

www.nigrizia.it

Nel corso del mese di marzo Survival International ha denunciato la minaccia di morte per fame dei Kwegu, un migliaio di persone, la più piccola e indifesa tribù stanziata

nel bacino del fiume Omo, a causa della distruzione delle foreste e della lenta scom-parsa del corso d’acqua da cui dipendono. Il fiume Omo, che scende dall’altopiano etiopico e sfocia in Kenya, nel lago Turkana, costituisce la linfa vitale per almeno mezzo milione di persone, in gran parte popolazioni native che vivono ancora di raccolta, agri-coltura di sussistenza e allevamento, sia in Etiopia che in Kenya.

Ad aprile controlli intensificati negli aeroporti. Si cercano gli overstayers, immigrati che si sono trattenuti in Europa dopo la scadenza del visto d’ingresso

Roma – 24 marzo 2015 - Chi sono gli immigrati irregolari? Gli immagini degli sbarchi sulle coste siciliane costantemente rilanciati dai media hanno fatto passare la’idea che arrivino tutti clandestinamente seguendo le rotte segnate dai trafficanti di uomini. Le cose, però, non stanno proprio così.Buona parte dei cittadini stranieri presenti irregolarmente in Italia e in Europa sono arrivati qui regolarmente, spesso grazie a un visto di ingresso di breve durata, ma quando questo è scaduto non sono rientrati in patria e si sono trattenuti in attesa dell’occasione, come una sanatoria o la pubblicazione di un decreto flussi, di mettersi in regola.Tecnicamente, vengono definiti overstayers e ora una maxi operazione di polizia europea vorrebbe scovarli mentre cercano di tornare nei loro Paesi, partendo da uno stato diverso da quello di ingresso nella speranza di evitare sanzioni. L’operazione Amber Light 2015 ed è stata proposta dal governo lettone, che ha la presidenza di turno del Consiglio Europeo, agli altri stati membri o associati all’area Schengen, la cui adesione è volontaria.I controlli, secondo quanto si legge su un documento riservato svelato dalla ong Sta-tewatch, si concentreranno negli aeroporti, ma se la maggioranza degli stati coinvolti lo richiederà potranno essere estesi anche ai confini marittimi e terrestri. Il periodo scelto è tra il 1 e il 14 aprile, a ridosso della Pasqua, quando dovrebbero intensifi-carsi le partenze, ma nel documento è prevista anche, in alternativa, una finestra tra il 18 e il 30 aprile.Ufficialmente, Amber Light dovrebbe servire solo a raccogliere dati sull’entità del fenomeno degli overstayers, sulle loro “rotte” per aggirare i controlli, e sull’utilizzo di documenti falsi, ma è prevedibile che per chi verrà sorpreso , ad esempio in un aeroporto italiano, scatteranno le sanzioni. A cominciare da un’espulsione che gli impedirà di rientrare regolarmente nell’Ue per i prossimi anni.Amber Light segue un’altra operazione europea congiunta contro gli irregolari, Mos Maiorum, che si è svolta lo scorso ottobre. In quell’occasione sono state fermate dalla polizia oltre ventimila persone.

LA GRANDE DIGA FARÀ SPARIRE I KwEGU

IRREGOLARI. ARRIVA AMBER LIGhT, MAxI OPERAzIONE DI POLI-ZIA IN TUTTA EUROPA

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un altro mondo è possibile WORLD SOCIAL

FORUM

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di Chiara Piraneo

18 marzo 2015. Il telegiornale trasmette la notizia di un attentato terroristico nella città di Tunisi presso il Museo del Bardo. Un colpo ai danni dell’economia di una città e di un paese risvegliati da una primavera che rivendica valori di pace, giustizia e

solidarietà. Ancora una volta, un colpo ai danni di persone innocenti.Una settimana dopo. L’aereo da Palermo-Punta Raisi a Tunisi-Cartagine prende il volo e con esso un laico e una laica comboniani di Palermo che hanno deciso di partecipare al World Social Forum -WSF e di rimanere accanto al popolo tunisino, dispiaciuto per l’accaduto e pieno di speranza per il futuro.

voci dalla città

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Giunto alla sua quinta edi-zione, il WSF quest’anno ha proposto il tema “digni-

tà e diritti” con lo slogan Un altro mondo è possibile. Dal 24 al 28 marzo sono state chiamate a rac-colta 4.300 organizzazioni pro-venienti da varie parti del mondo, in particolare dal Maghreb e dal Medio Oriente, per discutere su argomenti quali: diritti e dignità umani, pace e democrazia, mi-grazione e cittadinanza, ambien-te e sviluppo sostenibile, giustizia sociale, uguaglianza, istruzione, lavoro, salute, libertà di espressione. Gli incontri hanno avuto luogo presso il Campus Farhat hached El Manar in cui ha sede l’U-niversità di Tunisi sotto for-ma di seminari, workshop, dibattiti.

In concomitanza al WSF ha avuto luogo il Comboni Forum costituito da Missio-narie e Missionari Combo-niani provenienti dai conti-nenti di Europa, Americhe, Africa e Medio Oriente, da una laica di origine brasi-liana e da alcuni rappre-sentati di altre congregazioni.La nostra partecipazione è appar-sa sotto lo striscione di Comboni Network for justice, peace and riconciliation, la rete combonia-na che anche quest’anno vuole essere presente con una nuova delegazione e nuovi argomenti da discutere, con lo scopo di rico-noscere e rivalutare il significato della parola missione trasmesso dal fondatore San Daniele.

TUNISI IN FESTA«Il Forum mondiale ha creato la cultura della gioia, della danza. Non è un intervallo. La danza fa parte integrante della metodolo-gia e dello spirito del Forum. Lì c’è una condivisione non solo del-la parola ma anche del corpo, dei gesti. È una cultura nuova.» p. Marcello Barros

Dopo un iniziale atteggiamento di sospetto nei confronti di Tunisi e dei suoi abitanti, lo sguardo del viaggiatore si posa sui particola-

ri della realtà circostante. Viene meno la paura dell’ignoto per lasciare spazio alla curiosità e al desiderio di conoscere e di entra-re in dialogo con lingue e culture differenti. Tunisi è in festa. Le strade si ani-mano con i colori della bandiera del paese, con i volti che popola-no la zona del Mediterraneo, con i suoni dei tamburi e il brusio dei passanti.

voci dalla città

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La festa ha inizio con la Marcia dei popoli contro il terrorismo. Dopo essersi dato appuntamento in Piazza Bab Saadoun alle ore 15.00, il corteo prosegue la mar-cia sotto la pioggia battente fino al Museo del Bardo, luogo diven-tato simbolico in seguito all’ ulti-mo attentato terroristico. Autoc-toni e non si sono così riuniti per manifestare contro ogni forma di terrorismo e per appellarsi a fa-vore della pace e del rispetto della diversità.

Prima di prendere parte alla Marcia, come Fa-miglia Comboniana ve-niamo introdotti al WSF con la celebrazione eucaristica presieduta da p. Marcelo Barros, coordinatore dell’As-sociazione dei Teologi del Terzo Mondo. È un giorno importante da celebrare, durante il quale vogliamo ricor-dare i martiri di oggi e quelli di ieri grazie alla ricorrenza dell’an-niversario della morte di mons. Oscar Romero e richiamarci alla

Da ogni incontro nasce l’invito ad af-frontare le sfide quotidiane, rompendo vecchie strutture e proponendo nuove

metodologie di lavoro in ogni cam-po. Se vogliamo salvarci all’interno di un mondo in crisi occorre avviare un

processo collettivo, che sappia contene-re tutte le differenze, e profetico, cioè

responsabile e credibile.

dimensione ecumenica della no-stra fede.Il messaggio lanciato da entrambi gli eventi consiste nel non dover ridurre le differenze, culturali e religiose: le differenze ci sono ed è importante riconoscerle per fa-vorire la crescita come popolo di Dio che cammina unito. «Il nome di Dio è il nome della pace.» (papa Giovanni Paolo II)

Durante la stessa giornata si è discusso brevemente sui temi che sono stati oggetto di confronto e di dialogo nel corso del WSF, tra i quali il traffico di esseri uma-ni, i cambiamenti climatici e lo

sfruttamento delle risorse, il dialogo interreligioso, la difesa dei beni comuni pre-sentati come azioni concrete messe in atto dalla Famiglia Comboniana grazie alla col-laborazione con altri organi-smi che operano nell’ambito della giustizia e della pace.

AL CAMPUS EL MANARGiunto il primo giorno del forum le associazioni che vi prendono parte allestiscono

voci dalla città

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un brulicare di suoni che si diffon-dono nell’aria fino ad intrecciarsi in un unico canto. È un fluire di persone che scorrono verso l’alto e verso il basso, a destra e a sini-stra, tra sentieri, scale, strade ster-rate del Campus. Ad ogni angolo si incontra una donna che provie-ne dalla Palestina o un ragazzo che porta sulle spalle la bandiera dell’Algeria, una coppia del West Sahara attratti dagli stand o un artista che mostra la sua creazio-ne. Si chiacchiera, si scambiano informazioni, si prendono contatti e si progetta insieme. La festa continua. E poco importa se accanto all’aula universitaria in cui si tiene un incontro su ma-fia e traffico degli esseri umani si sentono le interferenze prodotte da alcuni giovani che suonano e cantano.

A poco a poco prende forma l’in-contro nella fattispecie non solo

di conferenza o dibattito, ma anche di inte-razione con la persona che ci sta accanto mentre aspet-tiamo il turno per pranzare, che fermia-mo per la via alla ricerca di un’informa-zione, che si fa vicina per-ché allettata dall’uso della lingua italia-na. Finché si

scopre, dentro di sé, quanto pic-colo possa essere il mondo.Si incontrano amici, vecchi e nuo-vi, e tanti uomini e donne con cui si condivide la passione per una causa di natura politica, la fidu-

cia per un cambiamento sociale capace di generare vita e la vo-lontà di continuare a battersi per un mondo altro, diverso, nuovo.Da ogni incontro nasce l’invito ad affrontare le sfide quotidiane rompendo vecchie strutture e pro-

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il proprio stand, i vo-lontari tuni-sini accom-p a g n a n o coloro che trovano dif-ficoltà ad o r i en t a r s i all ’ interno della citta-dina uni-vers i tar ia, alcune del-le 1500 di c o n f e r e n -ze previste hanno pre-so inizio. È

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ponendo nuove metodologie di lavoro in ogni campo, da quello religioso a quello culturale. Se vogliamo salvarci all’interno di un mondo in crisi occorre avviare un processo collettivo, che sappia contenere tutte le differenze, e profetico cioè responsabile e cre-dibile.La nostra rinnovata presenza come Famiglia Comboniana è in tal senso significativa. Lo stand e i seminari che abbiamo presentato non sono soltanto un modo di far conoscere una realtà missionaria attiva in diverse parti del modo. La nostra presenza non deve tra-dursi in pubblicità, bensì in con-sapevolezza del proprio impegno nella storia ac-canto ai poveri e in solidarietà con il creato.

«Pace, libertà e democrazia» è lo slogan ripetu-to nel corso delle tre giornate del forum dai nume-rosi giovani ac-corsi dalle regio-ni mediorientali. La loro presenza è significativa di un cambiamento in atto a favore di nuovi atteggia-menti di democrazia e libertà e al tempo stesso della loro difesa.Pertanto, un comitato rappresen-tativo delle organizzazioni non governative presenti al Forum si è impegnato a stilare una Carta In-ternazionale Altermondialista per la lotta al terrorismo e la nascita di una nuova forma di globalizza-

zione.

IL COMBONI FORUMIl Comboni Forum ha avuto lo sco-po di verificare le sfide che il WSF lancia all’attività pastorale missio-naria nei paesi in cui i Missionari e le Missionarie Comboniani ope-rano.Al termine di ogni giornata ci si è incontrati a piccoli gruppi per condividere gli argomenti ascolta-ti, le proprie impressioni su di essi e gli stati d’animo che hanno ac-compagnato ciascun partecipante nel corso degli incontri del forum mondiale. Si è voluto in tal modo ricavare un momento di scambio utile alla preparazione di un mes-

saggio finale sulla nostra parteci-pazione al wSF.Inoltre si è trattato di un’occasio-ne per conoscere le attività che ciascuno svolge nella propria re-altà e per condividere un’espe-rienza in un clima di spiritualità e di preghiera, senza le quali si sarebbe ridotta a mera esperien-za interculturale. Essere presen-ti in un luogo e in un tempo tesi

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dagli ultimi avvenimenti non vuol dire dare prova di audacia, ma stare accanto a un popolo ferito e lasciarsi contaminare dal suo spirito, levando le mani a Dio che considera tutti uguali e degni di essere amati.

Costruire partendo dal basso: questa è la prospettiva del Vange-lo. Questa è anche la prospettiva del WSF che si è rivelato un’oc-casione per conoscere azioni so-ciali, economiche, culturali e po-litiche realizzate in tutto il mondo e costruite dalla società civile in risposta ai diritti della persona, al sistema economico prevalente, ai bisogni dell’ambiente. Alcuni mo-vimenti internazionali che vi han-no preso parte sono nati proprio a partire da questa occasione, durante le precedenti edizioni, in seguito al confronto e al dialogo che nel tempo hanno consentito lo sviluppo culturale attraverso stra-tegie e azioni positive da parte di uomini e donne che credono che un altro mondo è possibile.Concludiamo la nostra perma-nenza a Tunisi con gli incontri del Comboni Forum, in coincidenza con la domenica delle Palme e l’augurio di salutare la nuova spe-ranza per un altro mondo con un sorriso.

CONSIDERAZIONI FINALIPer apprezzare la città che prima guardava con sospetto, il viaggia-tore si immerge in essa entrando in contatto direttamente con i suoi abitanti, passeggiando lungo la Medina, assaggiando cibi e be-vande che stimolano i sensi. Si en-

tra nella nuova realtà con tutto il corpo. Foto turisticaDispiace lasciare una Tunisi in fermento e che commuove per la povertà in cui versa e nel contem-po per la semplicità dei gesti di rispetto, di gratitudine e di soli-darietà dei tunisini che ci hanno accolto. Tuttavia si rientra a casa con la sfida che il Forum lancia e che porta al cuore della vita: «Restituire alla Chiesa un volto pasquale, che possa essere libe-ratrice di tutta l’umanità, di ogni persona in tutta la sua integrità.» (p. Marcello Barros).Camminare insieme è un processo penitenziale, ma è la condizione necessaria affinché si superino il pregiudizio, la paura e l’egoismo dilaganti attraverso il dialogo, in-terpersonale e intrapersonale, e l’ascolto della realtà circostante.Camminare insieme è difficile, ma incoraggia ad andare avanti, a riconoscere che sono le piccole cose a dover essere perseguite e a mettere da parte se stessi per lasciare spazio all’altro. Cosicché, tornando a casa, pos-siamo impegnarci nella profezia del quotidiano.Adelante!

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PERSONA12

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voci dalla città

o sono

Dr. Adam DarawshaPresidente della

Consulta delle Culture

Verso la mobilità internazionale e il riconoscimento della cittadinanza attiva alla popolazione migrante

la

CARTA di

PALERMO

Nei giorni 13, 14 e 15 mar-zo si è tenuto il convegno “Io Sono Persona” promos-

so dal Comune di Palermo, dalla Consulta delle Culture e dalle di-verse istituzioni e ONG, presso i Cantieri Culturali della Zisa. Alla fine della 3 giorni è stata redatta la “Carta di Palermo”.Si tratta di un documento politico di rilevanza storica nell’attuale contesto socio-economico dell’Eu-

ropa moderna, in cui prevalgo-no tendenzialmente le politiche di chiusura e di non dialogo nei confronti delle diversità, a causa delle fobie fomentate dai mass media e da alcuni parti politiche rispetto al fenomeno migratorio; questo è visto ancora oggi come “emergenza”, e non come realtà di un Europa multiculturale e in-novativa, che può alimentare le speranze nei confronti del futuro

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voci dalla città

[...] tali diritti non possono avere una differenziazione tra coloro che risiedono nel nostro territorio da anni e la popola-

zione autoctona.

della società globale, attraverso la valorizzazione della mobilità internazionale, intesa come la li-bertà di circolazione delle perso-ne tra uno stato e l’altro. La Carta di Palermo, è frutto di un dibattito politico, di un percor-so che ha visto la partecipazione delle comunità immigrate residen-ti in città, dei professori accade-mici esperti nel campo giuridico in materia di immigrazione, dei rappresentanti delle ONG e delle associa-zioni rappresentanti la società civile palermi-tana. Un percorso che na-sce dal basso, dalle esperienze vissute dai migranti e di chi, conoscendo il contesto della società multiculturale, nella quale vi è un costante dialogo ed un arricchimento sociale, cultura-le ed anche economico, cerca di dar voce agli immigrati sollecitan-do il cambiamento delle norme e della burocrazia delle istituzioni a livello nazionale, che rendono difficoltosa l’integrazione effetti-va delle comunità immigrate. La Carta di Palermo si presen-ta come un documento unico del suo genere e molto esaustivo. Si inizia con un preambolo in cui si parla del diritto alla mobilità come diritto della persona uma-na, che possa andare oltre la concezione di “emergenza” o di “sofferenza”, e che restituisce di-gnità all’entità del migrante come essere umano, non fermandosi prettamente al fenomeno migrato-rio basato sulla forza lavoro in un

periodo in cui mancano le risorse. Si vuole sollecitare l’Unione Euro-pea a rivedere le proprie politi-che e le proprie norme, affinchè molti migranti non siano costretti a intraprendere il viaggio della speranza per poter arrivare in Europa, e affinchè vi sia una ga-ranzia di protezione per tutti colo-ro che fuggono da persecuzioni,

guerre, torture e so-prusi di vario genere, garantendo ad essi il diritto di asilo.Si continua trattando la tematica dell’acco-glienza, sollecitando le istituzioni naziona-li, europee ed inter-nazionali a rivedere

tale sistema, e a migliorarlo con dei percorsi di inclusione e di valorizzazione della persona mi-grante, con l’aumento dei posti disponibili nelle strutture preposte all’accoglienza, con un adeguato monitoraggio e un dialogo tra le istituzioni e le associazioni che le gestiscono, e salvaguardando al-tresì il futuro e la sicurezza dei mi-nori stranieri non accompagnati.E’ inoltre molto rilevante l’aver preso come esempio di rappre-sentatività politica delle comu-nità e della loro partecipazione attiva la Consulta delle Culture, istituzione giovane del Comune di Palermo, composta da 21 membri provenienti da diverse regioni del mondo, che diffonde nella quoti-dianità i valori dell’interculturali-tà, dell’interreligiosità e dell’in-tegrazione, tramite il proprio lavoro nel territorio. Alcuni diritti fondamentali come il lavoro, la

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casa, la salute e la cittadinanza vengono trattati in maniera det-tagliata per poter affermare che tali diritti non possono avere una differenziazione tra coloro che risiedono nel nostro territorio da anni e la popolazione autoctona. Bisogna dunque superare tali con-cezioni e fare in modo che il per-messo di soggiorno non sia vinco-lato al lavoro, specie in un periodo economico molto difficile a livello globale, e che le seconde gene-razioni possano avere il ricono-scimento della cittadinanza senza

dover attendere la maggiore età. Questa carta è stata approvata all’unanimità dalla Giunta comu-nale e dalla Consulta delle Cultu-re, nella giornata conclusiva della Settimana Antirazzista promossa dall’UNAR (Ufficio Nazione Anti-discriminazioni Razziali), ed è en-

trata nella storia della città di Pa-lermo. Verrà inviata alle diverse istituzioni nazionali, sovranazio-nali ed europee, nella speranza che al più presto la mobilità delle persone non possa avere vincoli e che si possa avere la centralità della persona piuttosto che la rigi-dità delle leggi.

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voci dalle ministerialità

Organizzare la SPERANZAdi Stella Mineo

LABORATORI di VITA

La mia idea di vita è la sobrietà. Concetto ben diverso da austerità, termine che avete prostituito in Europa, tagliando tutto e lasciando la gente senza lavoro. Io consumo il necessario ma non accetto lo spreco. Perchè quando compro qualcosa non la compro con i soldi, ma con il tempo della mia vita che è servito per guadagnarli. E il tempo della mai vita è un bene nei confronti del quale bisogna essere avari. Bisogna con-servarlo per le cose che ci piacciono e ci motivano. Questo tempo per se stessi io lo chiamo libertà. E se vuoi essere libero devi essere sobrio nei consumi. L’alternativa è farti schiavizzare dal lavoro per permetterti consumi cospicui, che però ti tolgono il tempo per vivere.

Josè Mujica - ex Presidente dell’Uruguay

VITAVITA

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E ’ questa la riflessione che ha spinto già da qualche anno alcune persone della comu-

nità dei Laici Missionari Combo-niani, a dedicare il proprio tem-po, le proprie capacità manuali e creative, e a mettere in comune arnesi, forme in gesso, pen-nelli e colori, impegnandol i nella creazione di tanti agnel-lini pasquali... e perchè? In fondo, nei bar, panifici e super-mercati si trova-no in questo periodo agnellini a costi anche più bassi, e di certo “scegliendo” di acquistarli procu-rerebbero meno impegno, lavoro e “tempo”; E allora perché? Innanzitutto per cercare materie prime locali, biologiche il più pos-sibile a km zero, interrogarsi sugli ingredienti, ed evitare il più possi-

bile lo spreco; ma anche per far passare un messaggio: vogliamo nutrirci meglio, perchè sappiamo che esiste un alternativa all’indu-stria del cibo, e perchè abbiamo il desiderio di condividere doni,

voci dalle ministerialitàcapacità, strumenti idee e sogni;Era il 2010 quando un gruppo di donne sedute davanti ad un thè hanno pensato: “E se quello che sappiamo fare, (merendine, bi-scotti ecc...) lo facessimo insieme, e lo condividessimo con chiunque

v o g l i a t r o v a -re un “ n u ovo stile” di mangia -re e far mangia -re? Cosi n a s c e il Labo-

ratorio di Dolcezze delle Laiche Missionare Comboniane di Paler-mo, che con costanza si sono in-contrate alla zattera in tutti questi anni per poi devolvere le offerte alle missioni e ai progetti dei laici comboniani locali e sparsi per il mondo, impegnati in modi nuovi e alternativi per riscoprire l’indipen-denza dall’attuale sistema produt-tivo, attraverso la promozione di processi di autodeterminazione con i più poveri.Nessuno mette in dubbio la bontà e la genuinità dei prodotti artigia-nali realizzati, ma non vogliamo autopromuoverci, vogliamo sem-plicemente cercare di organizza-re la speranza; si, la speranza che anche un piccolo gesto può innescare meccanismi nuovi, con la certezza che un mondo altro è possibile nella misura in cui ognu-no di noi si mette in gioco.

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campagne eventi

L’immigrazione è una delle principali sfide che oggi affronta la società contemporanea, in diversi continenti Europa inclusa. Sappiamo che essa dipende, nella stragrande mag-gioranza dei casi, dal bisogno di sopravvivere, di realizzare il proprio diritto a una vita

migliore. Molti e molte dei migranti durante questo viaggio incontrano la morte. Questa è il risultato diretto delle politiche di sicurezza territoriale implementate dall’Unione e dai vari governi europei, che costringono ad affrontare viaggi estremamente rischiosi e spesso fatali.

Questa realtà di morte ha evidenziato - oltre alle difficoltà nel dare una vera accoglienza - anche la negligenza istituzionale nel dare una sepoltura degna. È’ quanto avviene al cimitero “Rotoli” di Palermo, dove le fosse in cui sono stati inumati/e 15 migranti sono nell’abbandono più totale, senza nessun segno che consenta di riconoscere la presenza di sepolture.

Il “Nuovo regolamento dei servizi cimiteriali di Palermo”, all’articolo 133, comma 1, sta-bilisce che: “Ogni fossa dei campi d’inumazione deve essere contraddistinta da un cippo costituito da materiale resistente all’azione disgregatrice degli agenti atmosferici e recante un numero progressivo” e al comma 2: “Sul cippo dovrà essere applicata una targhetta di materiale inalterabile con indicazione del nome, del cognome e delle date di nascita e di morte del defunto”.

per unaMORTE DEGNA

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campagne eventi

Alle istituzioni competenti chie-diamo: • il recupero di qualsiasi

informazione utile per identificare i corpi;

• la determinazione le-gale della causa della morte;

• la preparazione del corpo per la sepoltura o cremazione;

• la dignità del luogo dove i corpi vengono inumati.

A tutti i cittadini e cittadine chiediamo: • di superare la rassegnazione, come

primo passo per combattere questo stato di cose;

• di riaffermare sempre più “l’impor-tanza di non perdere il senso della responsabilità fraterna di fronte alla globalizzazione dell’indifferenza” (Papa Francesco, Lampedusa, luglio 2013)

Sappiamo molto bene che non è facile il riconoscimento dei corpi dei migran-ti morti in mare per la mancanza di in-dizi sufficienti. Ma l’abbandono totale nel quale versano le fosse dove queste persone sono state inumate è il segno tangibile di un degrado umano e so-ciale che va oltre ogni limite di civiltà.

Questa sorte tocca non solo ai migran-ti ma a tutte le fasce sociali più deboli presenti in città. Emerge tutta la vio-lenza di un processo che riesce a ne-gare l’esistenza degli “altri” anche in seguito alla loro morte, ultima tappa della vita.

Vogliamo dare visibilità a una realtà nascosta alla quale i mezzi di infor-mazione danno poca risonanza e che, di conseguenza, è poco conosciuta da gran parte della cittadinanza.

Documento promosso dalla Caritas dio-cesana di Palermo, i laici comboniani di Palermo, la comunità dei valdesi, l’osser-vatorio contro le discriminazioni razziali “Noureddine Adnane”, Borderline Sicilia onlus, Forum antirazzista Palermo, Emer-gency, Idea Rom, La danza delle ombre, l’associazione Santa Chiara, Cobas antiraz-zista e il Coordinamento antitratta Favour e Lovett.