Approfondimento del 23 maggio b
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LA SOSTENIBILITÀ IN VIGNA PER UNA PRODUZIONE
DI QUALITÀ ATTENTA ALLA CONSERVAZIONE DELLA BIODIVERSITÀ
APPROFONDIMENTO
TRATTO DA: Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Per biodiversità si intende l'insieme di tutte le forme viventi geneticamente diverse e degli
ecosistemi ad esse correlati. Implica tutta la variabilità biologica: di geni, specie, habitat ed
ecosistemi. Le risorse genetiche sono considerate una componente della biodiversità.
Secondo il Glossario Dinamico ISPRA-CATAP, per biodiversità entro un determinato ambiente si
intende la varietà di organismi viventi in esso presenti. Può essere descritta in termini di geni, specie
ed ecosistemi.
L'anno 2010 è stato dichiarato dall'ONU l'Anno internazionale della biodiversità[1]
. Il decennio
2011-2020 è stato dichiarato Decennio della Biodiversità.
Significato del termine
L'espressione italiana è un calco linguistico derivante dal termine inglese biodiversity[2]
. Come
traduzione alternativa si potrebbe proporre biovarietà o varietà della vita presente sul pianeta. Il
termine biodiversità si è ormai consolidato e viene comunemente utilizzato nei diversi ambiti
scientifici e culturali.
Dal punto di vista della vita dell'uomo
La biodiversità ha influenze anche nelle produzioni dell'uomo.
È grazie alle biodiversità presenti in paesi diversi, più spesso di una piccola regione, che risulta
possibile avere delle produzioni o delle caratteristiche specifiche. Alcuni esempi pratici possono
essere:
La diversità genetica dell'uva determina le differenze fra i vari vitigni che rendono possibile avere
diversi tipi di vino;
La specificità genetica dei microrganismi di alcune grotte determina il sapore specifico di alcuni
formaggi (ad es. il gorgonzola);
La diversità genetica dei diversi ceppi di lieviti determina tra l'altro il diverso sapore dei prodotti
lievitati o fermentati (ad es. birra, pane e pizza, yogurt etc.);
Le diverse caratteristiche biologiche che consentono agli alberi di adattarsi alle varie condizioni
climatiche determinano le caratteristiche specifiche dei vari legni per cui alcuni legni sono
maggiormente usati in edilizia, altri nell'industria mobiliera o nella liuteria, nell'aeromodellismo,
nelle costruzioni navali, come legna da ardere etc.;
Le diverse caratteristiche biologiche che consentono alle foglie o ai fusti di alcune piante di
adattarsi alle varie condizioni climatiche ne determinano la possibilità di utilizzo come fibre tessili
(ad esempio le diverse qualità di cotone, lino etc.);
Le diverse caratteristiche biologiche che consentono agli ovini, ai conigli, alle oche e a molti altri
animali di difendersi dal freddo determinano le diverse varietà di lane o altri tessuti da noi utilizzati
(ad esempio lambswool, merino, angora, alpaca, cammello, cashmere, seta, piumino d'oca etc.);
La diversità ecologica e paesaggistica orienta le nostre scelte turistiche;
Di conseguenza esistono vari e importanti motivi per mantenere un'elevata biodiversità sia a livello
nazionale che locale. La perdita di specie, sottospecie o varietà comporterebbe infatti una serie di
danni. Questi possono raggrupparsi come:
ecologico, perché comporta un degrado della funzionalità degli ecosistemi;
culturale, perché si perdono conoscenze e tradizioni umane legate alla biodiversità;
economico, perché riduce le risorse genetiche ed il loro potenziale di sfruttamento economico.
Ad esempio, due specie di rane australiane del genere Rheobatrachus, che incubavano i propri
piccoli nello stomaco, secernevano una proteina che inibiva la produzione di succhi gastrici che
poteva risultare utile per lo sviluppo di nuovi medicinali per l'ulcera gastrica o altri disturbi.
Purtroppo queste rane si sono estinte e si è conseguentemente persa la possibilità di studiare e
produrre tale farmaco.
Il cambiamento climatico ha un effetto negativo sulla biodiversità. Di contro, il mantenimento di
ecosistemi sani aiuta a mitigare gli effetti estremi dovuti al clima. La vegetazione nelle città
protegge dall'effetto noto come isola di calore, la vegetazione costiera e le dune proteggono dagli
effetti di tsunami o anche da più comuni burrasche o altri eventi climatici.
Più genericamente si può dire che la presenza di una ricca varietà di specie in un ambiente ne
aumenta la sua resilienza, ossia la sua capacità di tornare "a posto" dopo avere subito uno stress.
Dal punto di vista biologico
L'importanza della biodiversità è data principalmente dal fatto che la vita sulla Terra, compresa
quella della specie umana, è possibile principalmente grazie ai cosiddetti servizi forniti dagli
ecosistemi che conservano un certo livello di funzionalità. Questi servizi sono generalmente
raggruppati nei seguenti gruppi:
Servizi di fornitura
ad es. cibo, acqua, foraggio, legno e fibre;
Servizi di regolazione
ad es. stabilizzazione del clima, assesto idrogeologico, barriera alla diffusione di patogeni e
parassiti, riciclo dei rifiuti, qualità dell'acqua;
Servizi culturali
ad es. i valori estetici, ricreativi e spirituali;
Servizi di supporto
ad es. formazione di suolo, fotosintesi, riciclo dei nutrienti.
La visione moderna del rapporto fra uomo e ambiente è quella che riconosce la diversità biologica
come elemento chiave del funzionamento della Terra e l'uomo come un elemento determinante di
questo sistema ecologico.
La diversità biologica, quindi, è considerata a tutti i livelli ed include non solo la varietà delle specie
e sottospecie esistenti, ma anche la diversità genetica e la diversità degli ecosistemi.
Dal punto di vista filosofico
Henri Bergson è il filosofo che nella prima metà del Novecento si è occupato delle strategie
evolutive e degli impulsi vitali (élan vitale) degli organismi viventi, e della loro tendenza allo
sviluppo e alla differenziazione.
Il pensiero filosofico, anche se in maniera subliminale e con effetto ritardato, ha sempre avuto, e
continua ad avere, una profonda influenza sull'opinione pubblica e quindi sulle scelte politiche di un
periodo storico.
Negli anni dello sviluppo industriale, le politiche di sviluppo erano fortemente "antropocentriche" e
consideravano le risorse naturali come un bene praticamente infinito e inesauribile a completa
disposizione dell'uomo. Lo stesso Thomas Henry Huxley, biologo e filosofo britannico
particolarmente influente, convinto sostenitore dell'evoluzionismo darwiniano, tanto da essere
soprannominato il "mastino di Darwin", si era pubblicamente esposto sulle capacità della natura di
rigenerarsi e di produrre risorse in maniera praticamente infinita.
Questo periodo storico, e le scelte politiche che lo hanno caratterizzato, hanno migliorato la qualità
della vita nei Paesi occidentali ma a costo di una distruzione ed un degrado ambientale di cui ora
iniziamo a pagare le conseguenze.
I movimenti ambientalisti ed animalisti che hanno seguito, prendono spunto da teorie filosofiche
cosiddette "naturocentriche", ossia che mettono al centro del proprio interesse la vita degli animali e
delle piante, considerando che il Pianeta, o perlomeno la sua parte selvaggia, era inizialmente la
loro "casa".
Il nuovo approccio sviluppato nell'ambito del processo sullo sviluppo sostenibile, tende invece a
considerare la popolazione umana come una parte integrante dell'ecosistema, che ha la capacità e la
possibilità di influenzarlo in maniera profonda, ma la cui vita dipende dalla presenza di ecosistemi
sani e dalla vita stessa esistente sul Pianeta.
La sostenibilità è la caratteristica di un processo o di uno stato che può essere mantenuto ad un certo
livello indefinitamente.Storia
Con il movimento ambientalista negli anni sessanta del XX secolo, annunciato dal libro Silent
Spring (1962) di Rachel Carson e corroborato dalla ricerca Rapporto sui limiti dello sviluppo (1972)
del Think tank chiamato Club di Roma, ci fu una presa di coscienza che l'utilizzo umano delle
risorse naturali stava raggiungendo il limite e che questa tendenza, piuttosto che diminuire, stava
raggiungendo un livello di allarme. L'interesse internazionale sopra lo sviluppo globale, fortemente
connesso allo stato di salute e di povertà dei paesi in via di sviluppo, risultò evidente nel programma
di sviluppo sostenibile stilato dall'ONU. Ciò non è sempre stato appoggiato dal movimento
ambientalista.
Negli anni '70, mentre i paesi industrializzati consideravano gli effetti dell'esplosione
dell'incremento demografico globale, inquinamento e consumismo, i PVS fronteggiarono continue
situazioni di povertà e privazioni, considerarono lo sviluppo come essenziale - per sopperire alle
loro necessità di cibo, acqua potabile e tetti. La "Conferenza sull'Ambiente Umano" delle Nazioni
Unite del 1972, che si tenne a Stoccolma, fu la prima importante conferenza indetta dall'ONU
riguardo a tale questione e segnò l'inizio della cooperazione internazionale in politiche e strategie
per lo sviluppo ambientale.
Nel 1980 l' "Unione Internazionale per la Conservazione della Natura" pubblicò il suo influente
documento "Strategie per la Conservazione del Mondo", seguito nel 1982 dalla "Carta per la
Natura", che richiamò l'attenzione sul declino dell'ecosistema globale. Tenendo in considerazione le
differenze di priorità fra i G20 ed i PVS, la Commissione mondiale delle Nazioni Unite su
Ambiente e Sviluppo (la Commissione Brundtland) lavorò per due anni per provare a risolvere
l'apparente conflitto fra tutela dell'ambiente e sviluppo. La commissione giunse alla conclusione che
l'approccio allo sviluppo avrebbe dovuto mutare e divenire sostenibile: dando così vita alla
definizione di sostenibilità sopracitata.
Definizione
In anni recenti questo concetto è stato applicato più specificamente agli organismi viventi ed ai loro
ecosistemi.
Con riferimento alla società tale termine indica un "equilibrio fra il soddisfacimento delle esigenze
presenti senza compromettere la possibilità delle future generazioni di sopperire alle proprie"
(Rapporto Brundtland del 1987).[1]
Il termine, nel suo impiego nell'ambito ambientale, si riferisce
alla potenziale longevità di un sistema di supporto per la vita umana, come il sistema climatico del
pianeta, il sistema agricolo, industriale, forestale, della pesca, e delle comunità umane che in genere
dipendono da questi diversi sistemi. In particolare tale longevità è messa in relazione con l'influenza
che l'attività antropica esercita sui sistemi stessi.
Il termine trae la sua origine dall'ecologia, dove indica la capacità di un ecosistema di mantenere
processi ecologici, fini, biodiversità e produttività nel futuro. Perché un processo sia sostenibile esso
deve utilizzare le risorse naturali ad un ritmo tale che esse possano essere rigenerate naturalmente.
Sono emerse oramai chiare evidenze scientifiche che indicano che l'umanità sta vivendo in una
maniera non sostenibile, consumando le limitate risorse naturali della Terra più rapidamente di
quanto essa sia in grado di rigenerare.
Di conseguenza uno sforzo sociale collettivo per adattare il consumo umano di tali risorse entro un
livello di sviluppo sostenibile, è una questione di capitale importanza per il presente ed il futuro
dell'umanità. Il concetto viene spesso utilizzato nell'ambito dell'economia dello sviluppo per
analizzare processi economici. Il concetto di sostenibilità economica è alla base delle riflessioni che
studiano la possibilità futura che un processo economico "duri" nel tempo.
Caratteristiche
Sostenibilità può essere contemporaneamente un'idea, uno stile di vita, un modo di produrre. Per
alcune persone è poco più che una vacua parola in voga. Sebbene la definizione di sviluppo
sostenibile data dalla Commissione Brundtland (qui adottata) sia quella più ampiamente condivisa,
essa non è plenariamente condivisa e quindi spesso sottoposta a differenti interpretazioni. È difficile
dare la definizione di sistema sostenibile poiché esso ingloba in sé la totalità delle attività umane.
Come "Giustizia" o "Libertà" è un concetto sfaccettato che può essere quindi definito solo
nell'ottica di un dialogo fra valori e che resiste ad una stabile definizione consensuale.
Concerne anche il modo di operare sulla situazione corrente e su quella a venire, rientrando quindi
nella sfera d'azione della politica. Un'ulteriore difficoltà ad una definizione universale sta nel fatto
che le tecniche per veicolare la sostenibilità varieranno a seconda della particolare situazione
considerata.
Come per qualunque argomentazione, la necessita di stabilire le linee guida, per una comprensibilità
condivisa, non può essere disattesa per una cosi forte ed attuale tesi come quella della
"Sostenibilità".
L'uomo, attraverso l'evoluzione tecnologica, la ricerca innovativa incontrollata, la volontà di
trasformazione ma con più certezza la volontà di un consumismo sfrenato, ha delineato la perdita di
controllo dell'eco sistema fino al punto da non avere consapevolezza e riscontro dell' utilizzo delle
materie prime, necessarie ed usate per la trasformazione, dimostrando scarsa attenzione alla
possibilità certa di esaurimento della risorse naturali oltre ad un inquinamento dell'ambiente
dilagante che rischia di soffocarci.
Risulta ovvio che: gli effetti devastanti e generati da una continua produzione e trasformazione di
prodotti ottenuti senza un'organica programmazione non possano più essere perseguiti.
Necessita, come di fatto è in atto, una radicale trasformazione sostenibile, che segna le sue
affermazioni di radici e consapevolezza nella: " Conferenza sull'Ambiente Umano" tenuta a
Stoccolma dalle Nazioni Unite del 1972 e certo non trascurabile il "Rapporto Brundtland" del 1987.
Da quella conferenza la convinzione che bisogna intervenire e sensibilizzare allo scopo di
finalizzare un ciclo completo che generi un processo definito che attraverso linee guida di continuità
e controllo, possano gestire integralmente, a partire dall'idea che definisce un prodotto abbia come
chiave: l'utilizzo la sua durabilità ed il suo riciclo, comne forza costante che accompagna i
ravveduti.
Il tutto gestito in maniera tale da garantire un ciclo organico chiuso che riduca al minimo o tenda
allo zero lo scarto come rifiuto e garantisca la qualità dell'ambiente.
Il rifiuto da scarto è l'atto conclusivo di qualunque ciclo, preferibilmente, da scongiurare comunque
da controllare; non è un caso che la riciclabilità sia un altro tema correlabile e strettamente connesso
al tema trattato.
Il concetto di sostenibilità non può prescindere da quello di globalizzazione in atto, quest'ultima è
forse la forza generatrice della sensibile crescita individuale e comunitaria che mira dritta verso la
salvaguardia dell'ambiente e della stessa umanità.
Umanità che si è trovata catapultata nella nuova visione della società contemporanea che da sfrenata
e consumista cerca di far nascere una nuova società matura che, attraverso la conservazione trova
radici nella sua consapevolezza storica; quest'ultima necessaria per la giusta visione dell'intera
esistenza umana.
La nuova società si affaccia verso un nuovo mondo in totale trasformazione.
Questa Nuova Società è consapevole di dovere gestire Il suo operato diligentemente nel rispetto
dell'utilizzo delle risorse umane e dei materiali naturali. Società che si muove nel convincimento di
operare anche attraverso la salvaguardia delle generazione future, al fine di garantire e garantirsi la
continuità umana attraverso un controllo dell'eco sistema che come involucro ci ospita e ci offre le
sue potenzialità.
Queste risorse devono essere sfruttate nel rispetto della rigenerazione delle stesse al fine di
scongiurarne l'esaurimento ed attraverso metodiche di trasformazione ad impatto prossimo allo zero
a tutela dell'ambiente. L'individuo come matrice del tutto, necessità che diventi esso stesso
diligentemente sostenibile. Necessita comprendere che l'essere umano è parte integrante
dell'ambiente, che appartiene a tutti, ed è lui che vivendolo lo trasforma quotidianamente.
GLOSSARIO
AGRICOLTURA SOSTENIBILE
L’agricoltura sostenibile è quella che, oltre a produrre alimenti e altri prodotti agricoli, è anche:
1 economicamente vantaggiosa per gli agricoltori
2 rispettosa dell’ambiente
3 socialmente giusta, contribuendo a migliorare la qualità della vita sia degli agricoltori che
dell’intera società.
Chi si occupa di agricoltura sostenibile, privilegia pertanto quei processi naturali che consentono di
preservare la “risorsa ambiente”, evitando così il ricorso a pratiche dannose per il suolo (come le
lavorazioni intensive) e a sostanze chimiche (pesticidi, ormoni, ecc.) e utilizzando fonti energetiche
rinnovabili
BIODINAMICA
La Biodinamica nasce nel 1924 con Rudolf Steiner. Su richiesta di alcuni agricoltori allarmati dai
primi segni di degenerazione del suolo e dalla progressiva debolezza delle piante dovuti
all'incalzante meccanizzazione ed in particolare al crescente uso di concimi chimici, Steiner tenne
in Germania 8 conferenze per agricoltori e veterinari il cui tema era la salute della terra, il
mantenimento e l'accrescimento della fertilità per migliorare la qualità degli alimenti destinati a
nutrire l'uomo.
Attraverso pratiche agronomiche corrette quali apertura del suolo, semina dei sovesci, e l’utilizzo
dei preparati biodinamici "500 – corno letame" e "501 – corno silice", la Biodinamica è oggi il
metodo più efficace per eliminare i gravi danni provocati dall’uso indiscriminato di concimi chimici
e pesticidi che hanno progressivamente devastato il suolo trasformandolo in un substrato inerte.
ERBE SPONTANEE
In agricoltura convenzionale definite erbacce o malerbe. Forniscono importanti indicazioni sullo
stato di salute del terreno e la presenza di eventuali squilibri come ad esempio ristagni d’acqua,
eccesso di concimazioni, presenza di particolari elementi minerali
PERMACULTURA
La permacultura è un metodo per progettare e gestire paesaggi antropizzati in modo che siano in
grado di soddisfare bisogni della popolazione quali cibo, fibre ed energia e al contempo presentino
la resilienza, ricchezza e stabilità di ecosistemi naturali.
Il metodo della permacultura è stato sviluppato a partire dagli anni settanta da Bill Mollison e David
Holmgren attingendo da varie aree quali architettura, biologia, selvicoltura, agricoltura e zootecnia.
Un quartiere dell'Olanda, zona parzialmente pubblica, nel quale sono stati applicati i principi della
permacultura.
Il termine "permacultura" deriva dall'inglese permaculture, una contrazione sia di permanent
agriculture sia di permanent culture dal momento che, secondo il coniatore del termine Bill
Mollison: "una cultura non può sopravvivere a lungo senza una base agricola sostenibile ed un'etica
dell'uso della terra