A...periodico 11

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Volantino di informazione e diffusione delle attiVità culturali , sportiVe e sociali - Leera di Giuliana Bellusci ...2. - La pietra di S. Ambrogio ...3. - Giuseppe Salvatore Bellusci - Ramualdo Necci ...4. - Una scalata chiamata vita! ...5. - Un diario inedito di Carlo Emilio Gadda ...6, 7. - Nasce Chicory.eu ...8. - Presentazione del libro “Ugo Bellusci” ...8, 9. - Massoneria in Ciociaria ...9. - Basket Ferenno ...10. - Na vota ci magnemo le sarache! (2) - “Festone” di Capodanno - video “Un bicchiere di malinconia” ...11.

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Volantino di informazione e diffusione delle attività culturali, sociali e sportive

Transcript of A...periodico 11

Volantino di informazione e diffusione delle attiVità

culturali, sportiVe e sociali

- Lettera di Giuliana Bellusci...2.

- La pietra di S. Ambrogio ...3.

- Giuseppe Salvatore Bellusci- Ramualdo Necci

...4.

- Una scalata chiamata vita!...5.

- Un diario inedito di CarloEmilio Gadda

...6, 7.

- Nasce Chicory.eu...8.

- Presentazione del libro “Ugo Bellusci”

...8, 9.

- Massoneria in Ciociaria...9.

- Basket Ferentino...10.

- Na vota ci magnemo le sarache! (2)- “Festone” di Capodanno- video “Un bicchiere di malinconia”

...11.

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Informazioni ai sensi delle leggi n.47/48 e n. 62/01

A...periodico

Volantino di informazione e diffusione delle Attività

Culturali, Sociali e Sportive

w w w. a p e r i o d i c o . i n f o

Coordinamento:Venanzio CellittiAndrea Fontecchia

Hanno collaborato:Giuliana BellusciLibero degli ErniciMaria Rita CappellaGiacinto MariottiCristina IorioValentina VitiOreste Datti

Luogo della pubblicazione:Ferentino

Anno pubblicazione:2013

Impaginazione e Grafica:Venanzio Cellitti

Foto di Copertina:Una bozza di una tavola della guida turistica afumetti su Ferentino di prossima pubblicazione

Stampa:Ars Graphica Tofani srlvia Casale Ricci, 14 - 03100 - Frosinone

Disclaimer e copyrightLa presente pubblicazione è soggetta ad aggiornamenti non periodici enon rientra nella categoria del prodotto editoriale diffuso al pubblico conperiodicità regolare come stabilito dalla legge 8 febbraio 1948, n. 47 elegge 7 marzo 2001, n.62. Le fotografie pubblicate sono di esclusiva pro-prietà dei singoli autori, pertanto tutto il materiale pubblicato è copertoda copyright ed il suo utilizzo è consentito esclusivamente previa auto-rizzazione scritta del titolare e/o acquisto dei diritti di utilizzo.Le fotografie ove compaiono delle persone sono state realizzate co-

gliendo momenti di vita quotidiana in luoghi pubblici e sono state realiz-zate senza scopo di lucro, con intento esclusivamente culturale e artistico,come consentito dalla normativa vigente sulla privacy. I soggetti ritrattipotranno in qualsiasi momento e senza nessuna spiegazione chiedere chevengano rimosse dalle gallerie e nodal database se lo ritenessero neces-sario.

A TUTTE LE ASSOCIAZIONI!!

Si ricorda a tutte le associazioni operanti nel-

l’ambito culturale, sportivo o sociale che gli

spazi sull’A...periodico sono gratuiti.

Inviate un articolo tramite bbxe-mail:

[email protected]

Punti di distribuzione A...periodico

Edicola S. Nicolavia Casilina - Ferentino

Laboratorio Grafico - PuntoITvia Consolare 132 - Ferentino

Art-Ware - negozio per artistiFrosinone aeroporto

-

La s e g u e n t e l e t t e r a c i è s t a t a c o n s e g n a t a

a m a n o d a l l a s i g n o r a G i u l i a n a B e l l u s c i .

N e a b b i a m o c o m p r e s o l ’ u n i v e r s a l i t à n a -

s c o s t a d i e t r o u n s i n g o l o n o m e e v o g l i a m o

c o n d i v i d e r l a c o n i n o s t r i l e t t o r i p e r l a s o d -

d i s f a z i o n e c h e c i h a t r a s m e s s o .

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Qualche anno fa seguendo dei progetticon il centro anziani cittadino, mi ca-pitò di incontrare Francesco Marse-

cano, concittadinoattivo in associazionifolcloriche ed in alcunifilm del regista Fer-nando Popoli, e di ve-nire a conoscenzadell’esistenza della leg-genda in oggetto.

Proprio partendo dauno di questi film e so-prattutto con l’aiuto

dell’amico Enzo Bondatti (concitta-dino che per gli impegni e la disponi-bilità, in ogni circostanza, merita diessere ringraziato pubblicamente), ri-contattai il signor Francesco chieden-dogli di accompagnarmi nel luogo dicui mi aveva parlato. Ci incontrammodopo qualche giorno e ci dirigemmoverso S. Nicola, da qui, presa Via Am-brogio Pettorini (la strada che da de-stra arriva alla SS 6 Casilina riuscendodi fronte il “Piccolo Rifugio” storica-mente nota come “Aia del Montic-chio”) ci fermammo a metà strada,parcheggiammo l’auto e ci mettemmoalla ricerca di questo ricordo.Con il tempo quell’area è sicuramente

cambiata, ha visto nascere nuove casee arrivare nuove generazioni di resi-denti. Trovate delle famiglie storicheperò, abbiamo avuto il giusto indiriz-zamento e siamo arrivati a quella che

la tradizione dice essere la pietra su cuifu decapitato S. Ambrogio martire epatrono della città, avevo sentito par-lare di questa pietra come di un massobianco ancora “chiazzato” del sanguedel martire e con impresso uno zoc-colo di cavallo dopo che era improv-visamente diventata molle durantequesta mitica esecuzione.Della pietra ora, non è rimasta che unamisera parte su cui un muretto e nes-suna iscrizione fanno da velo a quel-l’oblio che quicerchiamo di ritardargli.Non certi né contenti,chiedemmo in giro e siaffacciò dalla sua casa lìdavanti la signora Vitto-ria Cupini, unica super-stite incontrata che abbiavisto dal vivo la pietranella sua conformazioneoriginale. La stessa si-gnora, ci disse che la pietra era stata ri-maneggiata negli anni ‘60 del secoloscorso quando era stata allargata lastrada principale e una traversa cheprima permetteva il solo passaggiodell’asino, fu rimaneggiata ulterior-mente, anche con la dinamite. La si-gnora ci confermò le “macchie” di

sangue e ci diede indicazioni sullagrandezza originale del macigno, manon seppe fornirci foto della pietra, ne

ci è stato possibile trovarne (se qual-che lettore sapesse/potesse colmarequesta carenza, sarà benaccetto).Quando abbiamo saputo di pietre si-mili (come conformazione) abbiamocercato nei pressi se fosse possibiledocumentarne qualcuna, purtroppoperò gli aggiustamenti urbanistici nehanno cancellato le tracce visibili. Unparticolare però ha attirato la mia at-tenzione durante queste ricerche.Noto il fenomeno delle “macchie di

sangue” perché già visto su unaparete rocciosa che si incontra an-dando a piedi a Canterno (verso ilcosiddetto sentiero della “fem-mina morta”) dove il rossore, te-stato con magneti, ci ha fattocapire che trattavasi di elementiferrosi. Una cosa che ci colpì fu la sor-

prendente vicinanza di Porta San-guinaria coronata dall’Acropoli e

Santa Maria Maggiore, questo pano-rama ci ha solleticato l’immaginazionedi come poteva essere questo posto inepoca romana quando il centurione ro-mano Ambrogio nel 303 fu decapitato.Ci ha naturalmente portato a supporreche proprio in questo luogo, l’Aia delMonticchio, fosse in uso durante l’an-tichità eseguire le condanne a morterafforzando così la teoria sull’autenti-cità del luogo. Per la formulazione diquesta ipotesi abbiamo tenuto contodella posizione originaria della ViaCasilina e quindi della imminenzadella chiesa di S. Maria degli Angeli,accreditata già dall’XI-XII sec., e diquanto scritto da Benedetto Catracchiain “La chiesa di Ferentino” (rivista bi-mestrale dell’Amm. Prov. di Frosi-none, anno X, nuova serie, n.1 a curadi ass. cult. media valle del Liri, 1992)p.31 e 32.

Andrea Fontecchia

L’AIA DEL MoNTICCHIo, CoSA rESTA DELLA PIETrA Su CuI Fu DECAPITATo S.AMbroGIofoto: Venanzio Cellitti

Francesco Marsecano

Vittoria Cupini

pag. 33, Si ringrazia Ambrogio Di

Tomassi per il cortese interessamento

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In occasione dei 2 anni dalla scomparsa

del dottor Ugo Bellusci, e della presenta-

zione del libro a lui dedicato, pubbli-

chiamo questo documento riferito al

padre, opera di LiberodegliErnici (Giu-

seppe Manchi) inserita nella “Storia della

Città di Ferentino – Dalle origini alla pro-

clamazione della Repubblica Italiana” ine-

dito di cui stiamo curando una edizione a

stampa di prossima pubblicazione. [A.F.]

G I U S E P P E S A L V A T O R EB E L L U S C I

Professore, deputato

all’Assemblea Costituente

Giuseppe Salvatore Bellusci nacque il

31.5.1888, da fa miglia di antichi umani-

sti, a San Demetrio Corone (Cosenza),

uno delle centinaia di paesi di origine al-

ba nese che si costituirono in Italia cen-

tro-meridionale ver so la fine del

quattrocento, quando, dopo la morte in

bat taglia del condottiero Scanden berg

Castriota, cessò la resistenza degli Alba-

nesi contro l’invasione di Turchi. Il Bellu-

sci conseguì la maturità classica nel

collegio di Sant’Adriano della sua città,

poi si trasferì a Na poli per frequentare

l’università dove conseguì la laurea in

let te re.

Nel 1915 ottenne la cattedra presso il

liceo-Ginnasio Martino Filetico di Feren-

tino e qui sposò Amalia Grazioli. Dal ma-

tri monio nacquero due figli: Giuseppe

nel 1917 e Ugo nel 1920.

Fin da giovane il professor Bellusci fu

attratto dalla figu ra e dal pensiero di

Giuseppe Mazzini e a quegli ideali ri-

mase fe dele per il resto della sua vita.

Partecipò attivamente alla vita politica

del Partito Repub blicano Italiano e

svolse una intensa opera di educazio ne

mazziniana verso la popolazione di Fe-

rentino e dei paesi vi cini. Dopo la fine

del primo conflitto mondiale partecipò

come candidato alla Camera dei Depu-

tati nel le elezioni politiche del 1919 e

del 1921.

Per la sua attività politica, ebbe aspri

contrasti con il mo vimento fascista su-

bendo aggressioni dagli squadristi ne ri.

Dopo l’affermazione del fascismo il Bel-

lusci, come tutti gli al tri dipendenti dello

Stato che avevano svolto attività po litica

anti fascista, fu allontanato dal suo colle-

gio elettorale e trasferi to d’ufficio al Gin-

nasio Niccolini di Livorno dove imperava

lo squadrista Ciano.

Nel 1932, decennale della marcia su

Roma, tutti i dipen denti dello Stato che

non l’avevano fatto prima, vennero sol-

lecitati a prendere la tessera del P.N.F.

(Partito Nazionale Fascista). Per il suo

fer mo rifiuto, il Bellu sci fu esiliato nel

profondo sud al Ginna sio Bernardino Te-

lesio di Cosenza dove rimase fino al

1936, quando riuscì ad ottene re il tra-

sferimento a Napoli pres so il Ginnasio

Sannazzaro, es sendo i figli iscritti all’uni-

versità partenopea.

Durante tutto il periodo fascista, il pro-

fessor Bellusci fu sotto posto a continua

sorveglianza da parte dell’OVRA (opera

vo lontaria repressione antifascista) su-

bendo fre quenti ammoni menti, anghe-

rie di vario tipo e fermi di poli zia,

sopportando tut to a viso aperto e con

schiena dritta.

Nel luglio 1943, terminato l’anno scola-

stico, per evitare i conti nui bombarda-

menti cui era sottoposta Napoli, sfollò

con la fa miglia a Ferentino da dove ri-

prese contatto con i movimenti antifa-

scisti romani e contribuì alla ricostituzio -

ne in Ciociaria delle file del Partito Re-

pubblicano. Nelle prime elezioni

ammi nistrative svoltesi a Ferentino nel

marzo 1946, la lista Repubblicana vinse

le elezioni. Nel successivo giugno il prof.

Bellusci fu eletto deputato all’Assemblea

Costituente nella lista del Par tito Repub-

blicano Italiano.

Nel primo governo della Repubblica

presieduto da Alcide De Gasperi, Salva-

tore Bellusci fu nominato Sottosegreta -

rio alla pubblica istruzione.

Nel 1953 fu tra i promotori insieme a

Parri, Calamandrei, Codi gnola, Zuccarini

ed altri della lista “Unità popolare” che

risultò determinante per il fallimento

della “legge truf fa”.

Il 26 dicembre 1972 Giuseppe Salvatore

Bellusci muore a Fe rentino; per sua

espressa volontà fu sepolto nel cimite ro

della città che aveva avuto l’onore di

ospitarlo e che lui aveva eletto a sua Pa-

tria di adozione. Suo Figlio Ugo, è stato

per lunghi an ni medico chirurgo nel-

l’ospedale di Fe rentino, apprezzato non

solo per la sua capacità profes sionale

ma anche per le sue do ti di gentilezza e

umanità, ereditate da tanto genitore.

LiberoDegliErnici

Già in un precedente numero

di questo volantino avevamo

lanciato un appello per reperire

materiali, informazioni o qual-

siasi cosa potesse riguardare la

figura del nostro concittadino

ROMUALDO NECCI, risorgi-

mentale nato a Ferentino dalla

linea Necci/Filonardi-Tibalde-

schi, confluita poi nella linea De

Castris. Di questo personaggio

c'è anche una lapide ricordo ri-

salente agli anni ‘60 del secolo

scorso nell'atrio del palazzo co-

munale della nostra città. In

vista di una pubblicazione ri-

guardante questo illustre con-

cittadino, chiediamo a chiunque

abbia qualche notizia seppur

sommaria e/o da verificare su

detto ROMUALDO NECCI di

contattarci e darcene informa-

zione proprio in vista di questo

lavoro sul personaggio, ogni

notizia può essere utile tanto

più che trovando spazio nel giu-

sto contesto potrà essere utile

a future ricerche o semplice-

mente a conservare la memoria

storica di questo personaggio.

a.f.

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U n a s c a l a t a c h i a m a t a V i t a !

Per commemorare la scomparsa di Giuseppe Ciuffarella(11/04/12), pioniere del trekking e dell'arrampicata in Ciociaria,un folto gruppo di amici, parenti e compagni di escursione sisono dati appuntamento nella località naturalistica di Prato diCampoli (Veroli, Fr), con l'intento di dare un particolare salutoall'amico Pino.Prato di Campoli, un grazioso piano erboso situato a circa 1200m di altitudine immerso e circondato interamente da verdi e ri-gogliosi boschi, è stato il punto di partenza per il sentiero che ciha condotti sulla cima del monte Pizzo Deta (2,041 m).Il Pizzo Deta insieme al monte Fragara e al Passeggio, costituisceuna delle massime elevazioni della catena montuosa degli Ernici.Accompagnati da una splendida giornata di sole ci siamo incam-minati lungo il sentiero numero 16, dopo pochi metri il paesag-gio che ci si presentava era già in grado di suscitare emozione.Completamente immersi nel verde si poteva fare fatica a trovarela segnaletica della via, nascosta a volte dalla florida vegetazione,ma tra riso, chiacchiere e ricordi dei compagni di avventura diPino, la fatica per il cammino si sentiva appena, si stava creandoun bel clima di condivisione.Attraversata la fitta vegetazione ha inizio, su un piano un po' piùroccioso, la salita, zigzagando si sale fino a raggiungere i piedidella vetta.Proseguiamo con lo sguardo sempre più occupato ad ammirarenuovi paesaggi, quasi senza guardare il sentiero, tanto era coin-volgente e affascinante il panorama.Arrivati in cima la spettacolare visione che ci si presenta cancelladel tutto la fatica del cammino. Lo sguardo spazia a 360°, da un

lato si estende la valle del sacco, dall'altra si impone la catenaabbruzzese.Il Pizzo Deta è una vetta molto affascinante, cambia volto a se-

conda dell'angolazione in cui la si guarda, dolce e apparente-mente innocua dal versante verulano, aspra e severa sulversante della valle di roveto.Dopo quasi più di tre ore di cammino si bivacca tra una chiac-

chiera e l'altra e la signora Ersilia, amica di Pino, che insieme ainipoti ha organizzato questa splendida giornata, ci ha raccontatoqualche aneddoto delle loro passate escursioni.Pino sin da giovane è stato un grande appassionato di monta-

gna, si può dire che l'abbia vissuta da ogni prospettiva, ha prati-

cato non solo trekking, ma anche free climbing, sci, snowboarde non ultimo parapendio.Il suo grande amore per la montagna lo ha portato sulle vette

più imponenti, come quella del Monte Bianco.Da questi racconti sembra di percepire quell'energia e quella

serenità che solo una grande passione può regalare.Si avverte il grande vuoto che ha lasciato Pino, ma sembra quasiche basti guardare una delle sue montagne per ricordarsi di luie proprio per questo i suoi amici hanno voluto affiggere unatarga commemorativa sulla vetta del Pizzo Deta.Da lì su, il semplice guardarsi intorno può far rimanere stupiti,

stupiti di fronte alla bellezza e la potenza della natura.Ammirando l'orizzonte lo stupore sale perchè ci accorgiamo chePino questa volta ci guarda da lì su!Respirando quel vento chiudendo gli occhi possiamo toccare lasua mano ancora una volta, e stringendola salutarlo un’ultimavolta.

Ciao Pino! Guida tutti nell'immensità del cielo!

P.S.Quest'avventura non è stata che una prima tappa per ricor-

dare Pino, a questa seguirà infatti un'altra illustre vetta, SantaSerena, proprio lì dove Pino ha cominciato a muovere i primipassi e ad aprire nuovi sentieri. La data è ancora da definirsima quello che si spera è che in molti si avvicinino alla monta-gna per ammirarla e viverla così come ha fatto Pino.

Maria Rita Cappella

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in queste due pagine ci sono riprodotti tutti i fogli autografi del secondo diario ineditodi Carlo Emilio Gadda messi a nostra disposizione per gentile concessione del proprie-tario nostro concittadino Gianluca Palombo. A differenza del primo diario che è più

un quaderno pieno di schizzi e riflessionivarie che lui stesso intitolò “LO GIOCOINTELLETTUALE”, questo, da un certopunto di vista più divertente, sti la unaserie di esercizi ginnici, con tanto di i l lu-strazioni, che Gadda probabilmente ese-guiva regolarmente tra le muradomestiche, vista la descrizione di alcuni“attrezzi” alquanto improvvisati . Ri-guardo l’origine di questi due diari delloscrittore di quer pasticciaccio brutto... neabbiamo parlato nel numero scorsodell’A...periodico, in verità in maniera unpo’ laconica, accennando nomi e cognomi

che in futuro avremo il dovere, ma soprattutto il piacere, di approfondire in occasionedella pubblicazione di altro materiale personale e inedito di questo grande scrittore.

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NASCE

www.ChICORy.EU

UNA NUOVA PROPOSTA

DI RILANCIO SOCIO-TURISTICO

In questi giorni è stato acquistato lo spazio webwww.chicory.eu luogo d’incontro virtuale da cuipartire per convogliare vari progetti su cui abbiamo

lavorato in questi anni ed altri che se ne aggiunge-ranno. Il sito è in fase di strutturazione ma vi invitiamoa tenerlo in considerazione. L’iniziativa di cui diamoqualche anticipazione in questo articolo è di VenanzioCellitti, Raffaele Principi Coppotelli e Andrea Fontec-chia.

Ma come nasce il nome Chicory? Il termine corrispon-dente di “cicoria” in inglese, è nato come omaggio aquesta pianta della nostra cultura, l’inglese poi è lavolontà di internazionalizzare, uscire fuori daglischemi provinciali per provare a fare qualcosa di più(e se molti ci provassero, qualcosa in più ci sarebbeanche solo per calcolo delle probabilità), quando poiabbiamo osservato che in questo nome è compresala radice “Chic”, con tutte le conseguenze di sottoli-neature semiserie, è stato lo stesso nome ad essersiimposto.

Quali proposte si troveranno su www.chicory.eu !?!eccone qualche esempio:

ESCURSIOnISmO: forma di attività motoria basata sulcamminare nel territorio, sia lungo percorsi (strade,sentieri, ecc.), anche variamente attrezzati, che libe-

ramente, al di fuori di percorsi fissi. Il termine derivadalla lingua inglese e viene indicato anche con trek-king o hiking. Il primo deriva dal verbo inglese totrek, che significa camminare lentamente o anchefare un lungo viaggio. Il secondo deriva dal verbo in-glese to hike, che significa escursione.

ARChEOTREkkInG: formula turistica, di recente introdu-zione, che facendo seguito allo sviluppo del turismoculturale e ambientale, abbina la scoperta delle bel-lezze culturali e artistiche del territorio al trekking,attraverso la definizione di itinerari a piedi attra-verso i quali sia possibile ricostruire la storia e le tra-dizioni della zona.

ESCURSIOnI SOmEGGIATE, TREkkInG SOmEGGIATO, OnOTREk-kInG, ASInOTREkkInG, ESCURSIOnI O PASSEGGIATE COn GLI

ASInI: sono una particolare forma di mobilità dolceche prevede l’affiancamento nelle escursioni di ani-mali da soma, di solito asini. Gli animali, diversa-mente dal trekking equestre, non vengono cavalcatima accompagnano solamente le persone: si trattaquindi di passeggiate in compagnia degli asini, iquali possono essere usati per trasportare pochichili di peso, di solito il bagaglio dei turisti e/o degliescursionisti, il necessario per il pic-nic o per brevitragitti anche i bambini.

Sono previsti anche svariati corsi: da quelli finalizzatial portare l’animale durante un’uscita someggiataalla parificazione degli zoccoli, ai corsi di intreccioper realizzare cesti secondo le nostre tradizioni efino a giungere ad uno spazio in cui è possibile so-stenere materialmente queste iniziative anche senzaparteciparvi direttamente. Si cerca insomma di farsviluppare un turismo sostenibile e di territorio conla speranza che possa essere un volano di ripresaoccupazionale di questo nostro territorio.

Chicory.eu

È stata un ritornare indietro nel tempo la lettura di que-sto piccolo libro-ricordo dell’indimenticabile dott. UgoBellusci. La storia, gli aneddoti mi erano in gran parte giànoti perché ascoltati dalla Sua viva voce, nei tanti mo-menti passati insieme. Nel ri-leggerli ho fortemente av-vertito la sua voce, la sua intonazione, il suo modo di“pittare” (come Lui diceva) i personaggi e gli accadimenti.Ho ri-vissuto e sono stato colto da indicibile emozione.

Ho conosciuto il “Professore” nel lontano 1971, al-lorquando sono andato da Lui, per chiedere se potevo,così si faceva una volta, presentare la domanda di parte-cipazione ad un avviso pubblico per un posto di Assi-stente presso l’Ospedale di Ferentino. Un anziano collegadi Frosinone mi aveva consigliato “Se vuoi apprendere laChirurgia, devi andare a Ferentino da Bellusci”. La sua fi-gura, asciutta ma imponente, mi infuse, lì per lì, sogge-zione, che mi durò per molto tempo. Con il passare deglianni la Sua presenza non solo è stata importante per ac-quisire i primi rudimenti chirurgici e migliorare la miaprofessionalità, ma è stata fondamentale a formare la

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NOTE STORICHE SULLA PRESENZA DEI “FRATELLI”

NELL’ATTUALE PROVINCIA DI FROSINONE

F.to 16x24 pp. 270, Euro 25,00

(Ed. 10/2012) Cod. ISBN 978-88-6273-441-7

IL TESTO E L’AUTORE

Dopo molti anni di ricerche, questo è il primo studio esistentesulla presenza massonica nell’attuale provincia di Frosinone. Èstata una indagine difficile, certosina che ha superato le aspet-tative iniziali. A parte alcune frammentarie notizie, riguardantiperiodi abbastanza recenti, c’era il buio totale sull’esistenza dilogge presenti non solo nel Capoluogo, ma anche nelle altrecittà della provincia. Probabilmente una presenza scomoda darimuovere, rimasta coperta per tanto tempo dalla polveredell’oblio.

Finalmente uno spiraglio di luce che ha messo in evidenzacome la massoneria in questo territorio, geograficamente, manon solo, diviso tra lo Stato Pontificio ed il Regno di Napoli, siastata presente, anche se in modo discontinuo, nelle vicendesociali e politiche della nostra provincia e non solo.

La storia, non certo esaustiva, che inizia nel periodo napoleo-nico ed arriva ai nostri giorni, è senz’altro utile per conoscere ifatti di ieri e per comprendere quelli di oggi, modificando, lospero, i giudizi spesso poco lusinghieri sul fenomeno masso-nico.GIACInTO mARIOTTI è nato a Roma il 9 novembre 1943. Dopola laurea in Medicina e Chirurgia si trasferisce a Frosinone. In-traprende la carriera ospedaliera, diventando Primario chirurgodi Pronto Soccorso presso l’Ospedale di Ferentino (FR).

Cultore di storia locale, collabora alla Rivista “Teretum” del-

l’Accademia Teretina di Frosinone. Nel 2011 pubblica Alessan-

dro Angelini, un patriota sconosciuto (Ed. Pro-Loco Ferentino).Da circa trentasette anni si interessa di Massoneria, sia dal

punto di vista storico che da quello iniziatico-simbolico.

mia persona. È stato un Maestro di vita. Come non ricor-dare la sua innata umanità, accompagnata da una pro-fonda cultura classica (quante volte, mentre ci si lavavaprima di entrare il sala operatoria, declamava versi dipoesie di autori latini e greci), la sua connaturale mode-stia, segno di una rara grandezza d’animo e di cuore, il ri-spetto della persona umana, ancor più se sofferente,segno, questo, di una laica religiosità interiormente vis-suta. Aveva ben assorbito dal padre mazziniano il sensoetico del Dovere, come obbligo morale che va compiutofino in fondo. Dovere verso sè stesso, inteso come libertàmateriale e spirituale. Dovere verso gli altri, inteso comefratellanza e partecipazione.

A parte queste mie personali considerazioni, forsesuperflue, ma intimamente sentite, va dato atto all’im-pegno che Andrea Fontecchia ha dedicato nel pubblicarei ricordi del “Professore” raccolti nelle lunghe intervisteda lui fatte.

È un frammento di una storia personale intensa-mente vissuta, inserita in una più vasta storia collettiva

spesso disconosciuta anche ai meno giovani. Le originifamiliari, gli amati genitori, gli studi scolastici si mesco-lano in un unicum con il fascismo, con gli eventi dell’ul-tima guerra mondiale, con la Resistenza e con l’avventodella Repubblica.

Con poche “pennellate” il dottor Bellusci riesce atratteggiare un lungo e travagliato periodo storico e afarci comprendere le sofferenze, i patimenti e le umilia-zioni che hanno dovuto sopportare coloro che, in nomedella libertà, hanno scelto coraggiosamente di vivere da“uomini”.

L’insegnamento che dobbiamo trarre dalla lettura diqueste “memorie”, ancorchè brevi e limitate nel tempo,è che la vita comporta sempre sacrifici, che vanno co-stantemente affrontati a viso aperto, e che la libertà e lagiustizia non ci sono passivamente dovute, ma sono unaconquista che dobbiamo continuamente guadagnare.

Giacinto Mariotti

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Quando ti svegli quella mattina conun pensiero martellante che ti ac-

compagna per tutta la giornata. Quando il tempo nonpassa mai e nonfai altro che guar-dare l’orologio.Quando l’ansiache ti senti cre-scere dentro ti as-sale. Quando maicome in quelgiorno hai cono-sciuto il signifi-cato della parolaanticipo. Quandonon aspetti altroche i cancelli delpalazzetto siaprano e poi,quando sei den-tro, vedi solo una

muraglia amaranto. Allora percepisci che il tuo sognonon è più solo il tuo ma quello di tanti, di una città in-tera. Allora ti rendi conto che aspetti una vita per vi-vere emozioni così forti, momenti che solo lo sport,solo la pallacanestro ti sa regalare.

Nell’arco di una giornata 40 minuti non sono niente,40 minuti scor-rono via e nem-meno te neaccorgi, eppureper 40 minuti, piùdi mille personehanno trattenutoil fiato tra la spe-ranza di potercelafare e la paura dirimanere delusiancora una volta.Quei 40 minuti diquel venerdì 25maggio 2012sono stati i piùlunghi di una sto-

ria cestistica cominciata 35 anni fa sui campetti di ce-mento e coronata da una vittoria che ha proiettato unpiccolo comune della provincia ciociara nell’Olimpodel basket italiano.

Venerdì 25 maggio 2012: Ferentino in LegaDue, e maila storia recente di questa cittadina aveva regalatoqualcosa di cui essere fieri. Un motivo d’orgoglio perun paese che lentamente sta morendo, per questaProvincia dimenticata da tutti e troppo spesso derisa.Un traguardo inseguito dall’attuale dirigenza ama-ranto per sei lunghi anni; l’obiettivo di una stagionecostata impegno, sacrificio, passi falsi, correzioni incorso d’opera e tante inevitabili critiche. Tutto cancel-lato dal suono della sirena al termine di quei 40 mi-nuti, che hanno consegnato alla storia di Ferentinocoach Gramenzi e tutta la Fmc, eroi per una nottenella quale la città ha scritto una delle sue pagine piùimportanti, e non solo cestisticamente parlando.

Ferentino in LegaDue, Ferentino tra i professionisti,Ferentino nel secondo massimo campionato della pal-lacanestro italiana e questa è solo un’opportunità dacogliere, un’occasione di crescita per tutta la città, unmodo attraverso cui sdoganare il nome di Ferentinoe aprirlo a panorami sempre più ampi, un segno di ap-partenenza da custodire gelosamente.La partenza non è stata facile in questonuovo campionato e tantoancora c’è da lavorare perrendere questo “giocat-tolo” sempre piùpreciso eperfetto.

Ci vuolep a z i e n za ,tempo e dedizioneper crescere, ma soprat-tutto ci vuole il sostegno diuna città che vuole conti-nuare a tenersi stretto que-sto risultato, che vuolecontinuare a godersi ilsogno.

Cristina Iorio

BASkET FEREnTInO

foto di: Francesco Street

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NA VoTA CI MAGNEMo LE SArACHE! (2)

Continua il nostro viaggio tra la cultura e la tradizione alimen-

tare ciociara, attraverso le testimonianze dei miei nonni ma-

terni, originari di Ferentino. Nell’articolo precedente ci hanno

raccontato la modalità di approvvigionamento e di consumo

delle “sarache” (aringhe); continuiamo a farci descrivere gli

altri alimenti alla base della loro alimentazione, ponendo

un’attenzione particolare al “menù” natalizio di allora, sicu-

ramente meno ricco di quello dei nostri giorni, ma a mio av-

viso, soltanto da un punto di vista quantitativo.

Io: nonna, da quali alimenti era composta la vostra alimen-

tazione quotidiana? Ad esempio partendo dalla colazione?

NoNNA: pane, pizza e polenta erano i nostri piatti quoti-

diani. La mattina a colazione eravamo abituati a mangiare

il pane cotto (pane cotte), cioè fette di pane raffermo cotte

in acqua bollente o latte, accompagnato da una tazza di

caffè d’orzo, ottenuto dai chicchi di orzo tostati al fuoco,

macinati, diluiti in acqua calda ed infine filtrati con un co-

lino.

NoNNo: oppure potevamo mangiare la pizza di grano-

turco o la polenta, ottenute entrambe impastando farina di

mais ed acqua. L’impasto per la pizza veniva colato su una

teglia di tufo (tiglia) posta su un treppiede e cotta vicino al

fuoco per almeno un’ora. Nel frattempo, in un altro conte-

nitore, si cuoceva la verdura di campo (l’erba) o il sugo di

conserva secca, usati come condimento per pizza e polenta.

Io: e cosa mangiavate invece a pranzo e a cena?

NoNNA: in realtà erano sempre le stesse cose, quindi o po-

lenta o pizza o pasta fatta in casa ma senza uova. Il condi-

mento usato era costituito sempre da verdura, pomodoro e

a volte cipolle e patate.

NoNNo: mangiavamo spesso anche le zuppe di legumi, di

patate o di pane; quest’ultimo in particolare era semi-inte-

grale, ottenuto da farina di grano o metà grano e metà gra-

noturco.

Io: quindi la carne quando la mangiavate?

NoNNA: non tutti i giorni, ma sempre nelle feste, come ad

esempio Natale e Pasqua.

Io: quindi vuol dire che almeno a Natale mangiavate di-

versamente? Cosa ad esempio?

NoNNo: il menù della cena della vigilia prevedeva spa-

ghetti con le alici, cannolicchi con fagioli, zucca ripassata

in padella con l'aglio e baccalà fritto nell'olio. Poi frittelle

con cavolfiori, baccalà e uvetta; olive sotto cenere, lupini e

frutta secca varia (fichi secchi, uva essiccata, mandorle,

nocciole…). Come dolci c’erano le ciambelle al vino, al

cacao e il panpepato.

NoNNA: la mattina di Natale, facevamo colazione con caffè

d’orzo o latte, uova sode e i dolci avanzati dalla sera della

vigilia. Si arrivava quindi al pranzo di Natale, dove il menù

prevedeva fini fini al ragù di gallina o pollo, pollo in padella

ed insalata, frutta fresca (che non tutti possedevano) e

frutta secca e dolci vari come la sera precedente. rispetto

ad allora, oggi è Natale tutti i giorni…

Dott.ssa Valentina Viti

Biologa Nutrizionista

Contatto email: [email protected]

Alla grande il “Festone di Capodanno tutti insieme in Piazza

matteotti aspettando il 2013” un’apoteosi di brindisi ed au-

guri tra musica, canzoni e balli!!

Una Piazza Matteotti stracolma di gente festante, munita dispumante e bicchieri, ha dato il benvenuto al 2013, in brindisied auguri a iosa, nella serata di lunedì 31 dicembre scorso, conlo spettacolo musicale “Festone di Capodanno… tutti insiemein Piazza Matteotti”, per la prima volta organizzato in Città edinserito nel programma delle iniziative artistiche programmatedall’assessorato comunale alla Cultura e Spettacolo di concertocon la Proloco, per le festività natalizie e di fine/inizio anno.Ha presentato, coordinato e collaborato nello show con la con-sueta verve e disponibilità, Oreste Datti ed il mix di artisti locali,succedutisi sul palcoscenico, costituito dal “Califfo Ciociaro”che ha aperto lo show alle 22.45, la band de “I Four Flowers”(Antonello Quattrociocchi, Alfredo Pro e Giuseppe Martellini)esibitasi dopo il “Califfo” ed i DD.JJ. “Festone e Mikkel”, dallamezzanotte in poi, è risultato vincente, gradito apprezzato. Alle22.30, c’è stata l’esibizione in balli di folklore degli artisti ru-meni dell’associazione culturale “Rapsodia”, capitanati dal “fe-rentinate”, Gheorghe Stoleriu, per un omaggio alla cittàgigliata, segno di viva socialità ed integrazione multietnica.Tanta musica, canzoni, disco dance e balli fino a tarda notte,ma tutto svoltosi con comportamento di massima correttezza,educazione e senso civico, peraltro più volte ricordati dal pal-coscenico dall’instancabile Oreste Datti. Un “festone” di Capo-danno che verrà ricordato e si spera essere ripetuto il prossimoanno per i tantissimi che l’hanno veramente apprezzato… admajora! [C.C.]

L’autobiografica canzone dell’artista Oreste Datti, in arte“Il Califfo Ciociaro”… diventa un video musicale

visibile su youtube.

Dopo gli apprezzamenti ottenuti dal video musicale “Cam-mino in Centro”, con dedica alle bellezze archeologiche dellacittà, realizzato e pubblicato sul portale “Youtube” nel mesedi Novembre 2012, ispirato alla canzone di Gianluca Grignanie portata al successo da Franco Califano, l’artista e showmanOreste Datti, al secolo “Il Califfo Ciociaro”, grazie di nuovo allaesortazione di Simone Segneri, in arte “Jason d’Ascani”, è tor-nato a proporre un video musicale, visibile sul portale “You-tube”, girato con attrezzature semplici ma efficaci, questavolta con spunto “autobiografico”, sulle note e parole dellasua canzone, “Il bicchiere… di malinconia”, scritta nel 2007 edincisa nel 2008, con l’ausilio dell’amico Andrea Cercola e deimusicisti Aurelio Picciotto e Paolo Pacini per musica ed arran-giamenti. Il video è stato realizzato nelle giornate del 23 e 30gennaio, in luoghi diversi, quali i locali del bar – pasticceria“Gargani”, gentilmente messi a disposizione, l’abitazione delprotagonista, località Vascello (Porta San Francesco), il parcopubblico del quartiere periferico di Ponte Grande e l’area pe-donale recuperata sottostante l’edificio dell’ex collegio “Mar-tino Filetico”. La canzone ”Il bicchiere…di malinconia” è unpo’ il riassunto in musica e parole di una “grande” storiad’amore spezzata dal fato crudele, che ha lasciato in ereditàuno splendido “tesoro”, che apre le porte della malinconicasolitudine e dei ricordi indelebili nel protagonista che restaperò vivo, energico e pronto ad andare avanti comunque, sfi-dando il fato avverso, con l’affetto e l’amore per il figlio edanche con la verve e passione artistica. Ad majora al prossimovideo!!! [C.C.]