Antropologia (1 lezione)

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2 OTTOBRE La nascita dell’antropologia moderna è da ricondurre alla metà del XIX secolo. Ciò non vuol dire che prima di tale data viaggiatori, geografi, storici e amministratori non avessero già girato il mondo e incontrato popolazioni diverse decidendo di scriverne, ma che verso la metà del XIX secolo nasce l’antropologia scientifica e alla fine dello stesso compaiono le prime cattedre legate alla materia. Il libro Victorian Anthropology, scritto da George W. Stocking, Jr. nel 1987 e tradotto in italiano con il titolo di L’antropologia nell’età Vittoriana, fornisce una buona idea del perché proprio alla metà dell’Ottocento abbia cominciato a svilupparsi una disciplina scientifica come l’antropologia. Stocking, in particolare, porta avanti l’esempio della mostra universale tenutasi al Crystal Palace di Londra nel 1851 . I padiglioni della mostra, concepita come specchio del grande progresso 1 scientifico e tecnologico che negli ultimi anni aveva investito tutto l’Occidente, vennero visitati da centinaia di migliaia di persone, che raggiunsero il posto viaggiando sui treni, costruiti appena pochi anni prima. Tra i vari padiglioni allestiti c’erano anche dei piccoli box, che andarono a costituire la sezione di “etnologia”. In questi padiglioni vennero ricostruite alcune scene di “vita primitiva” che permisero allo spettatore di interrogarsi sul proprio passato: quei primitivi, in qualche modo, avrebbero potuto ben rappresentare ciò che lui stesso era stato. È importante ricordare, in tal senso, che il XIX secolo è stato anche il secolo dell’espansione coloniale. Gli inglesi arrivarono ovunque con l’idea, che suona abbastanza come una giustificazione morale, di diffondere la civiltà in loro esclusivo possesso. Gli scienziati, spinti da questa celebrazione in grande stile del progresso occidentale, cominciano allora a interrogarsi sulle cause di tale fenomeno, convinti che i primitivi a loro contemporanei rappresentassero i precedenti o futuri stadi dell’umanità. 1 Il Crystal Palace era un'enorme costruzione in stile vittoriano che fu eretta a Londra nel 1851 per ospitare la prima Esposizione Universale. Si trattava di uno degli esempi più celebri di architettura del ferro ed ispirò la costruzione di molti altri edifici, spesso battezzati nello stesso modo. Distrutto da un incendio nel 1936, deve il suo nome ad una proposta di un famoso periodico di satira, il Punch. [Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Crystal_Palace_(palazzo)] 1

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Lezioni di Storia dell'Antropologia

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2 OTTOBRE La nascita dell’antropologia moderna è da ricondurre alla metà del XIX secolo. Ciò non vuol dire che prima di tale data viaggiatori, geografi, storici e amministratori non avessero già girato il mondo e incontrato popolazioni diverse decidendo di scriverne, ma che verso la metà del XIX secolo nasce l’antropologia scientifica e alla fine dello stesso compaiono le prime cattedre legate alla materia.

Il libro Victorian Anthropology, scritto da George W. Stocking, Jr. nel 1987 e tradotto in italiano con il titolo di L’antropologia nell’età Vittoriana, fornisce una buona idea del perché proprio alla metà dell’Ottocento abbia cominciato a svilupparsi una disciplina scientifica come l’antropologia. Stocking, in particolare, porta avanti l’esempio della mostra universale tenutasi al Crystal Palace di Londra nel 1851 . I padiglioni della mostra, concepita come specchio del grande progresso 1

scientifico e tecnologico che negli ultimi anni aveva investito tutto l’Occidente, vennero visitati da centinaia di migliaia di persone, che raggiunsero il posto viaggiando sui treni, costruiti appena pochi anni prima. Tra i vari padiglioni allestiti c’erano anche dei piccoli box, che andarono a costituire la sezione di “etnologia”. In questi padiglioni vennero ricostruite alcune scene di “vita primitiva” che permisero allo spettatore di interrogarsi sul proprio passato: quei primitivi, in qualche modo, avrebbero potuto ben rappresentare ciò che lui stesso era stato. È importante ricordare, in tal senso, che il XIX secolo è stato anche il secolo dell’espansione coloniale. Gli inglesi arrivarono ovunque con l’idea, che suona abbastanza come una giustificazione morale, di diffondere la civiltà in loro esclusivo possesso. Gli scienziati, spinti da questa celebrazione in grande stile del progresso occidentale, cominciano allora a interrogarsi sulle cause di tale fenomeno, convinti che i primitivi a loro contemporanei rappresentassero i precedenti o futuri stadi dell’umanità.

1 Il Crystal Palace era un'enorme costruzione in stile vittoriano che fu eretta a Londra nel 1851 per ospitare la prima Esposizione Universale. Si trattava di uno degli esempi più celebri di architettura del ferro ed ispirò la costruzione di molti altri edifici, spesso battezzati nello stesso modo. Distrutto da un incendio nel 1936, deve il suo nome ad una proposta di un famoso periodico di satira, il Punch. [Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Crystal_Palace_(palazzo)]

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Nasceva così l’evoluzionismo socioculturale, indipendentemente da quello biologico elaborato da Charles Robert Darwin . Darwin, infatti, non si fece 2

sostenitore dell’idea, riconducibile invece agli evoluzionisti socioculturali, di evoluzione unilineare: è il più adatto che sopravvive, e il tutto avviene in maniera molto casuale. Per gli evoluzionisti socioculturali, invece, il percorso dell’evoluzione segue un tragitto predeterminato. Si tratta, evidentemente, di un pensiero etnocentrico, dal momento che questi ricercatori ritenevano che la loro società fosse l’apice dell’attuale evoluzione umana. A tutto ciò, semplicemente, venne dato spessore scientifico. Già prima dell’affermazione dell’antropologia socioculturale, comunque, vi furono diversi studiosi che decisero di occuparsi di popolazioni primitive, ponendo il dibattito in termini di monogenismo e poligenismo. Spesso, infatti, coloro che discutevano di tali temi erano legati, in un modo o nell’altro, all’ambiente religioso.

Monogenismo: Dio ha creato Adamo ed Eva e da loro è discesa la specie umana che poi si è suddivisa in razze diverse. Perché si è avuta questa divisione? Perché esistono i bianchi, i neri e i gialli? Dipende dall’ambiente, dal clima e dalla dieta, tutti elementi che hanno influenzato lo sviluppo dell’unica popolazione originaria portando alla nascita di razze superiori e inferiori. È un monogenista, ad esempio, l’ingleseJames Cowles Prichard 3

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Poligenismo: Dio creò dapprima Adamo ed Eva e, in un secondo momento, le razze diverse, e le fece con caratteristiche differenti. Le razze inferiori non erano tenute a servire quelle superiori, ma erano come donne che, in quanto tali, non avevano gli stessi diritti degli uomini e andavano, piuttosto, condotte per mano. A fondamento del poligenismo, in particolare, venne

2 Charles Robert Darwin (1809­1882) è stato un naturalista e geologo britannico, celebre per aver formulato la teoria dell'evoluzione delle specie animali e vegetali per selezione naturale agente sulla variabilità dei caratteri ereditari, e della loro diversificazione e moltiplicazione per discendenza da un antenato comune. Pubblicò la sua teoria sull'evoluzione delle specie nel libro L'origine delle specie (1859). 3 Medico ed etnologo inglese (1786­1848). Fu un acceso sostenitore del monogenismo e studiò le caratteristiche psicologiche e patologiche di alcuni gruppi etnici.

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asservita la frenologia, intesa come lo studio della conformazione del cranio secondo il principio che a particolari conformazioni fisiche associa determinate inclinazioni caratteriali e culturali.

Tuttavia, un primo e duro colpo alle credenze dell’epoca venne dato da Darwin che, occupandosi dell’origine dell’uomo e dell’evoluzionismo biologico, riuscì a dimostrare la discendenza dell’uomo dalla scimmia. Fu una rivelazione devastante per la religione e per i sostenitori di monogenismo e poligenismo: la religione, che senza esitazione era stata posta a sostegno delle loro ipotesi, veniva meno in uno dei suoi precetti fondamentali. Poco dopo fu la volta, invece, di una nuova scienza: l’archeologia. La Bibbia, infatti, fa risalire la nascita del mondo e dell’uomo a una data compresa fra il 6.000 e il 4.000 a.C. In particolare, studi relativi all’antico Egitto mostrarono come negli strati dell’epoca, datati appunto a quell’età che la Bibbia indicava come origine del tutto, c’erano resti del tutto compatibili con le specie ancora oggi esistenti. Il problema sorse nel momento in cui si cominciò a rinvenire reperti in strati geologicamente più antichi e, dunque, necessariamente precedenti. In breve tempo, infatti, vennero alla luce fossili di animali e specie vegetali ormai scomparse. Le ricerche antropologiche dell’Ottocento, comunque, non si esaurirono sulle posizioni dei mono e dei poligenisti, e per capire uno dei temi preferiti da questa disciplina occorre ricordare che molti di coloro che al tempo la praticavano erano anche giuristi. L’attenzione di questi studiosi, particolarmente attenti alle norme e all’insieme delle istituzioni umane, si rivolse presto all’annoso dilemma del se avesse avuto origine prima il matriarcato o il patriarcato. Lo scontro fu feroce.

Il primo ad esprimersi sulla questione fu Henry Sumner Maine (1822­1888), che nel 1861 pubblicò Ancient law. Maine disse che l’uomo apparteneva, originariamente, ad una società patriarcale, società dalla quale se ne sarebbe evoluta una basata sui rapporti di parentela. Emerge, qui, un altro dei temi cari all’antropologia: la parentela. I rapporti di sangue avrebbero poi perso d’importanza, secondo Maine, per lasciare posto al principio del territorio e della continuità territoriale. La teoria di Maine si può ben riassumere nell’espressione “from status to contract”: originariamente

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la posizione di un uomo veniva data dall’appartenenza ad un determinato gruppo parentale, poi dal libero contratto.

L’altra posizione comunemente sostenuta era quella che voleva, all’origine

di tutto, l’orda primitiva, che non prevedeva alcun tipo di restrizione sessuale. Dall’orda si sarebbero poi sviluppate una serie di istituzioni sociali.

John Ferguson McLennan (1827­1881), in particolare, si pose aspramente

in conflitto con Maine e scrisse, nel 1865, Primitive marriage. Portando a supporto della propria teoria una considerevole massa di dati etnologici e scientifici, McLennan mise in evidenza come in diverse parti del mondo si potesse ancora assistere ad un particolare fenomeno: il giorno delle nozze di due individui il gruppo dei parenti dello sposo si reca a prendere nella casa genitoriale la sposa, e lo fa con un atteggiamento apparentemente ostile.

Un esempio del rituale matrimoniale descritto da McLennan si trova, ad esempio, nelle analisi di Joseph Campbell (1904­1987) che si dedicò, tra l’altro, allo studio dei Saracazzani (popolo di pastori dell’Epiro greco). Come le popolazioni studiate da McLennan, anche i Saracazzani hanno l’usanza di recarsi a casa della sposa con atteggiamento ostile ricambiato, questa volta, dal gruppo familiare di lei, che rimane fermo ad aspettarli. Improvvisamente, poi, l’ostilità cessa e ad essa si sostituiscono delle delle grandi celebrazioni con carne e vino, simboli, entrambi, di virilità.

McLennan, che pure non conosceva il popolo dei Saracazzani, dice che quella da lui individuata è la sopravvivenza, nella società dell’oggi, di un costume comunemente in uso nella società di ieri. Ieri, dice lo studioso, la donna veniva sottratta al proprio gruppo da parte degli uomini di un altro gruppo (matrimonio per ratto). Perché, tuttavia, accadeva questo? In origine le condizioni ambientali terrificanti unite alla scarsezza di cibo e a quella tecnologica costrinsero gli uomini ad un conflitto perenne per assicurarsi le risorse necessarie al mantenimento del proprio gruppo familiare. Proprio la scarsezza di risorse portò alla diffusione dell’infanticidio femminile (le donne erano considerate socialmente inutili in quanto non erano in grado di cacciare o fare guerra), situazione che, tuttavia, determinò a sua volta la scarsezza di donne all’interno dei singoli gruppi.

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A tale condizione si impose, oltre al matrimonio per ratto, la soluzione del matrimonio poliandrico, che prevedeva una donna data in sposa ad un gruppo di uomini. Tuttavia, nel matrimonio poliandrico conosciamo in maniera certa solo la madre. Si deve a questa mancata e impossibile conoscenza del padre, secondo McLennan, la nascita della matrilinearità, secondo la quale la parentela viene riconosciuta in linea esclusivamente femminile. Nel corso del tempo, in specie quando si cominciò a ragionare in termini di proprietà privata e di trasmissione della stessa, si rese necessario individuare un legittimo erede, e siccome coloro che hanno queste proprietà sono generalmente gli uomini, allora sono gli uomini che cominciano a voler far ereditare i propri figli. Si passò, così, alla società patrilineare. Caduti in disgrazia i rapporti di sangue, si sarebbe poi assistito all’affermazione dei rapporti liberi e contrattuali, come anche sostenuto da Maine. Secondo McLennan, in sintesi, il punto ultimo dell’evoluzione è la civitas, mentre le società primitive sono ferme allo stato di societas.

Anche Johann Jakob Bachofen (1815­1887) riprese l’idea, già espressa da McLennan, di un’originaria matrilinearità, rintracciabile nell’opera Il diritto materno (1861). Bachofen sostenne che il potere era inizialmente nelle mani delle donne, condizione che portò gli uomini a ribellarsi al fine di riprendere il controllo della situazione. Nel pieno della battaglia per i diritti delle donne molte femministe si rifecero alle teorie di Bachofen per dimostrare che non sempre gli uomini avevano avuto il potere. Tuttavia, Bachofen rappresentava, in vero, una società all’interno della quale il vero potere era sempre e comunque rimasto nelle mani degli uomini. Matrilinearità e patrilinearità non vanno infatti intese come società matrilineari dove il potere è nelle mani delle donne e patrilineari dove il potere è nelle mani degli uomini. Il potere è sempre nelle mani degli uomini. Nelle società matrilineari si appartiene al gruppo della madre, per cui il figlio nutre un rapporto affettuoso nei confronti del padre che però, a sua volta, non potrà dargli alcuna eredità poiché, secondo il principio della matrilinearità, non appartiene alla sua famiglia. Il bambino, infatti, riceve tutto dall’autorità maschile del gruppo materno (dal fratello della madre) che esercita su di esso il potere.

Un classico esempio di società matrilineare è quello degli Irochesi (popolazione stanziata nel nord­est degli Stati Uniti), protagonisti de La lega degli Ho­de'­no­sau­nee o Irochesi. L’opera, pubblicata nel 1851 da Lewis Henry

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Morgan viene considerata, ad oggi, la prima etnografia della storia degli studi antropologici. Gli Irochesi, come appena detto, sono una società di tipo matrilineare e fu la loro particolare terminologia di parentela ad attirare l’attenzione di Morgan che, opportunamente, la definì classificatoria. Gli Irochesi, infatti, chiamano “padre” il proprio padre ma anche il fratello del padre (quello che noi chiamiamo “zio”) e, allo stesso modo, chiamano “madre” la propria madre ma anche la sorella della madre; lo zio materno e la zia paterna, invece, vengono indicati con il termine di “zio/a”. Ego, in età da matrimonio, non potrà mai sposare la propria cugina parallela matrilineare (“parallela” perché è figlia di un fratello dello stesso sesso ­ es: figlia della sorella della madre), che egli chiama, al pari delle proprie sorelle, con il termine di “sorella”. Esiste, invece, il cosiddetto matrimonio preferenziale: la società vede molto bene il fatto che Ego sposi la propria cugina incrociata patrilineare (“incrociata” perché figlia di un fratello di sesso diverso ­ es: figlia della sorella del padre), che egli non chiama, appunto, “sorella”. Quando Morgan frequenta gli Irochesi, e in particolare i Seneca, non trova che Ego non sia in grado di distinguere suo padre da suo zio, eppure adopera per essi lo stesso termine di parentela. Come si spiega questo fenomeno? La spiegazione che propone Morgan è quella di una sopravvivenza di un’epoca in cui il matrimonio tra gli Irochesi era del tipo di coppie di fratelli che sposano coppie di sorelle. La dimostrazione del fatto che si tratti di una sopravvivenza è invece data dal fatto che quando Morgan incontra gli Irochesi tra loro vige ormai il matrimonio monogamico, non corrisposto da un adeguato sistema di terminologie di parentela. La grande impresa scientifica di Morgan, comunque, corrispose con il tentativo di elaborazione di una teoria generale dello sviluppo storico dalle origini ai giorni nostri. Morgan, in particolare, distinse tre fasi di questo processo (selvaggio, barbarico, civile) ognuno dei quali suddiviso in sottostadi. In ogni stadio e sottostadio le istituzioni subiscono delle modificazioni. Dall’orda primitiva, ad esempio, si passa al matrimonio tra coppie di fratelli e sorelle e quindi al matrimonio monogamico.

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La passione di Morgan per gli Irochesi è da ricondurre alla frequentazione che egli, avvocato di professione, comincia a stabilire con loro nel momento in cui si erge a difensore di alcuni Seneca che avevano intentato causa per appropriazione indebita del proprio territorio ad una società privata. Morgan, in particolare, 4

conobbe e instaurò un rapporto di fraterna amicizia con un giovane Seneca che gli aprì le porte del proprio popolo. Lo scopo che Morgan si prefisse con il proprio libro fu quello di invogliare il governo degli Stati Uniti a prendersi cura di questa popolazione. Per far capire agli americani la grandezza degli Irochesi, Morgan disse che la loro organizzazione non era molto lontana da quella degli Stati Uniti d’America. Certo, gli Irochesi erano ancora allo stato della barbarie, ma lo erano perché il loro progresso venne fermato dalle armi americane. Il particolare astio americano nei confronti della popolazione indiana, tuttavia, si spiega anche in ragione del fatto che questi ultimi, che si consideravano un popolo di cacciatori, tendevano al non­sfruttamento in senso agricolo delle terre loro concesse. Gli Irochesi, in particolare, erano già ai tempi di Morgan una lega costiruita da cinque tribù (Seneca, Oneida, Onondaga, Cayuga, Tuscarora, Mohawk) autonome e indipendenti, ad ognuna delle quali era assegnato un particolare territorio. Per quanto riguarda il significato del nome, invece, il termine Ho­de'­no­sau­nee significa “il popolo della lunga casa”. L’est americano e canadese (occupato, appunto, dalla popolazione degli Irochesi) veniva infatti immaginato come simbolo delle lunghe case nelle quali effettivamente i gruppi familiari vivevano. Ogni tribù irochese aveva poi una propria amministrazione e un proprio governo. Vi erano dei capi civili (sachem) e dei capi militari. A partire dal XV/XVI secolo, le varie tribù si organizzarono fra loro per creare una confederazione governata da cinquanta sachem eletti in maniera proporzionale da ciascuna tribù. Ai sachem spettava il compito di regolare la politica estera della confederazione ed erano obbligati a prendere delle decisioni collegiali. Ciascun gruppo, in caso di guerra, veniva guidato dai propri sachem e godeva di una certa indipendenza, subordinata solo all’obiettivo da raggiungere, che veniva stabilito da due sachem.

4 La condizione degli Irochesi al tempo in cui Morgan compie i propri studi era già molto critica. La popolazione, infatti, aveva sempre combattuto al fianco degli Inglesi, la cui sconfitta corrispose anche alla loro e alla conseguente emarginazione di questo gruppo.

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La gente irochese è infine organizzata in gruppi di discendenza matrilineare, per un totale di otto, ognuno dei quali identificato dal nome di un animale (orso, tartaruga, lupo, ecc.). Questi che in antropologia si chiamano “clan” (gruppi di discendenza che uniscono persone con un unico antenato/a mitico comune) non vengono definiti così da Morgan (il termine ancora non era nato), che usa il termine di “tribù” e, allo stesso modo, sostituisce il termine “nazione” a “tribù”. Ogni irochese nasce in un gruppo di discendenza unilineare ed è costretto a sposarsi in un altro gruppo (fenomeno dell’esogamia). Gli Irochesi nel loro insieme sono endogami (si sposano dentro) ma ciascun membro di ciascun gruppo di discendenza unilineare che costituisce l’ossatura della società irochese fondata sui rapporti di parentela deve obbligatoriamente avere un partner al di fuori del proprio gruppo di discendenza. Questi vari clan non sono presenti in una sola tribù (solo tra i Seneca, solo tra gli Oneida, ecc.), ma sono distribuiti in tutte le tribù. Quindi se io che sono un orso devo trovare una compagna tartaruga non posso trovarla nel clan dell’orso ma posso trovare una tartaruga tra gli Oneida, tra i Tuscarora, ecc. Il matrimonio, perciò, crea alleanza tra gruppi di discendenza differenti. Nascere in un gruppo di discendenza, dunque, non solo definisce la posizione sociale dell’individuo, ma definisce anche i possibili coniugi. Da qui la confederazione (che è un’istituzione di tipo politico) si basa sui rapporti di parentela, che uniscono tra di loro tutti gli Irochesi, indipendentemente dalla tribù (o nazione, come avrebbe detto morgan) alla quale appartengono.

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