Antropologia - Lezione 18^ Momento sistematico 1 Le strutture della libertà creata.

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Antropologia - Lezione 18^Antropologia - Lezione 18^

Momento sistematico 1

Le strutture della libertà Le strutture della libertà creatacreata

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Aspiro al Donatore più che ai doni.Non è dei doni, ma del Donatore che ho sempre la nostalgia.Non il riposo cerco, ma il volto di Chi lo dona cerco supplichevole.

Non il banchetto delle nozze, ma il desiderio dello Sposo mi fa languire. Non alla gloria aspiro, ma il Glorificato voglio abbracciare. Non il desiderio di vivere, ma il ricordo di Colui che dà la vita mi consuma senza posa.

Dammi te stesso, Dio mio, restituiscimi te stesso.Io ti amo. Se così è poco, rendi più forte il mio amore. So questo soltanto: che tutto ciò che non è Te per me è male, non solo al di fuori di me,ma anche in me stesso; e ogni mia ricchezza, se non è il mio Dio è miseria (Gregorio di Narek – padre della chiesa armena)

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Per ulteriori approfondimenti circa il tema della relazione uomo-creazione:

• Kehl M., E Dio vide che era cosa buona. Una teologia della creazione, Queriniana, Brescia 2009

• Piola A., Non litigare con Darwin. Chiesa ed evoluzionismo, Paoline 2009.

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Tesi fondamentale della Predestinazione:

Figli nel Figlio per grazia

Momento sistematico I (= strutture della libertà creata)

L’uomo: libertà creata

La relazione uomo-creazione

L libertà sessuata: differenza nella/per la comunione (vedi file)

La grazia: l’incorporazione a Cristo

Ri-fare il discorso a partire da:

SIAMO QUI

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La grazia.

L’incorporazione a Cristo: realizzazione della

comunione

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Lettura obbligatoria:

Greshake G., Libertà donata, Queriniana.

Sempre sul tema della Grazia:

A. Ganoczy, Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto. Lineamenti fondamentali della dottrina della grazia, Queriniana.

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L’attuarsi della Predestinazione

EternitàEternità: filiazione in Cristo

StoriaStoria:

creazionecreazione = premessa (la grammatica)

modalitàmodalità = incorporazione

in Cristo per grazia

L’incorporazione per grazia indica la modalità con cui la predestinazione si attua negli uomini come comunione a Gesù Cristo

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Duplice fatica a comprendere il discorso sulla grazia:

dal punto di vista culturale = difficile comprensione della gratuità in un mondo dominato dalla logica produttiva ed efficentista

dal punto di vista religioso e cristiano = il termine è forse ab-usato, ma inteso (o forse incompreso) con molteplici accezioni:

si parla delle “grazie”, al pluralesi pensa ad un dono, ad una grazia da chiedere, a

un aiuto ... probabilmente pochi pensano subito allo Spirito di Cristo come realtà personale.

occorre previamente porsi l’interrogativo di fondo: Cos’è la Grazia dal punto di vista cristiano?

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Dati biblici sulla Grazia

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Sintesi:La grazia di Dio è a un tempo misericordia

chinata sulla miseria (hen), fedeltà generosa verso i suoi (hesed), fermezza

incrollabile nei suoi impegni (‘emet), attaccamento di cuore e di tutto l’essere a coloro che egli ama (rahamim), giustizia

inesauribile (sedeq)

J. Guillet

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L’Antico TestamentoL’Antico Testamento = due termini per dire il nostro “grazia”

LXX rende con cháris il termine ebraico hēn

La radice hnn da cui derivano il verbo hanan e il sostantivo hēn indica “essere benevolo”, “muoversi a pietà per qualcuno” ed è tratto dall’area semantica dei rapporti umani: rivolgersi, avvicinarsi a qualcuno, trovare grazia al cospetto di qualcuno, trovare il favore benevolo (cf Gn 6,8 – Es 33,12).

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La forma verbale hanan (gr.= eléein) indica principalmente l’essere benevolo, misericordioso, il concedere, fare un favore, graziare, dedicarsi con amore.

L’aggettivo corrispondente è hannun, che significa benevolo, propizio, grazioso.

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Nella maggior parte dei casi il termine hēn ha un significato profano (ad esempio è termine tecnico dei fidanzamenti)

Quando si applica a Dio indica la sua personale attenzione cordiale per l’uomo, rivolta in assolu-ta libertà e portatrice di doni salvifici concreti (cfr. Sal 4,2)

A. Ganoczy ricorre frequentemente l’espressione “trovare

grazia agli occhi di…” = hēn non indica tanto le singole manifestazioni

concrete di favore quanto piuttosto un atteggiamento di fondo, da cui tali atti

possono scaturire.

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hesed (gr. = éleos)

ricorre molto spesso nell’Antico Testamento (245 volte) con un utilizzo estremamente ampio a seconda del contesto: bontà, indulgenza, benevolenza, amicizia, amore, grazia

hesed rende la realtà della grazia fondamen-talmente con il significato di relazione, rapporto reciproco, più che realtà entificata (in un dono o un beneficio) donata da Dio.

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E. Schillebeeckx = hesed sottolinea più l’atteggia-mento interiore del donante che il dono in sé:

È difficile, nelle lingue moderne, tradurre hesed conservandone il carattere di relazione

umana. Grazia e benevolenza si rivelano insufficienti: per sua stessa essenza hesed è

qualcosa che si determina tangibilmente in una situazione concreta, ma che ciò nonostante la

trascende; essa ha a che vedere con un impegno per la vita di un altro e coinvolge quindi l’intera persona del soggetto della

hesed.

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L’impiego religioso e teologico del termine hesed affonda in questa prospettiva di relazioni umane:

l’hesed di Dio così concepita viene considera-ta come «la forma originaria di ciò che la teologia cristiana chiama grazia» (A. Ganoczy).

Essa è il comportamento di Jahvè che promet-te sé stesso e, quindi, la sua disposizione radicale ad essere presente al suo popolo, ad intessere con gli uomini una relazione per-sonale fonte di doni e vita.

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Basti pensare alla rivelazione del nome di Dio “Jahvé”: “Colui che è qui”, oppure “Io sarò qui come Colui che qui sarà”

questa proposizione relativa “paranomastica” risulta in un certo senso sospesa e incompren-sibile: “è la libertà di Jahvé che non può essere precisata in dettaglio” (von Rad.)

Il suo “essere qui” non può però essere fissato dall’uomo.

Dio si dimostra l’essere libero per eccellenza

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È proprio il carattere indeducibile, occasionale, causale degli eventi storici, non un essere-già-dato assolutamente necessario, che sta ad indicare la libertà di Dio e della sua hesed.

La realtà della hesed di Dio non viene annunciata con proposizioni dottrinali aride e astratte ma con portenti storici, che diventano oggetto di continua memoria e narrazione nell’Israele delle generazioni.

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Esempio:

Quando Israele era giovinetto, io l’ho amato e dall’Egitto ho chiamato mio figlio […] Ad

Efraim io insegnavo a camminare tenendolo per mano, ma essi non compresero che avevo

cura di loro. Io li traevo con legami di bontà, con vincoli d’amore; ero per loro come chi

solleva un bimbo alla sua guancia; mi chinavo su di lui per dargli da mangiare

(Os 11,1.3-4).

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Nuovo TestamentoNuovo TestamentoL’atto di grazia di Dio trova la sua definitività

nella persona e nella storia di Cristo. In riferi-mento a Cristo, Paolo afferma: «È apparsa infatti la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini» (Tt 2,11).

Metodologia corretta: non cercare le ricorrenze del termine grazia nei testi del NT

Es. la tradizione sinottica non usa mai il termine “cháris” nel senso di “grazia” sulla bocca di Gesù

solo Luca usa “cháris” nell’annuncio del Regno Ma partire dall’annuncio che Gesù fa del

Regno di Dio: il rapporto dell’uomo con Dio

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non è più caratterizzato da prestazioni umane religiose, ma dall’agire divino benevolo reso presente in Cristo

il Dio della Grazia si fa vicino in Cristo. Egli è “l’autobasileia del Padre” (Origene)

«Ora la “grazia” ha un nome» (O. Pesch).

Segno del rovesciamento di sistema religioso sono i destinatari “impossibili” della missione di Gesù: isolati, inguaribili, bambini, truffatori, impuri, peccatori pubblici.

Il regno di Dio ha dimensioni interiori (liberazione dal peccato e dalle forze coercitive: angoscia… ricezio-ne dello Spirito) e dimensioni esteriori (la relazione fraterna predomina sul legalismo, l’autoritarismo, il tradizionalismo ebraico).

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Giovanni più che insistere sul termine di cháris (che usa ad es. nel Prologo), propone lo stesso messag-gio di favore gratuito divino per l’uomo con la categoria dell’agape. Si veda in 1Gv 4,7-16:

8 Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore.

10 In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi

1111Carissimi, se Dio ci ha amato, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri.

13Da questo si conosce che noi rimaniamo in lui ed egli in noi: egli ci ha fatto dono del suo Spirito

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• Sinteticamente si possono riconoscere alcuni aspetti fondamentali della dottrina giovannea della Grazia:

Dio è Amore, ossia l’identificazione della Grazia, Amore gratuito, con la persona stessa di Dio (v.8)

Siamo stati amati per primi: il contenuto è l’esperienza personale della Grazia: “essere amati”, in Cristo

Il dono dello Spirito e il Suo dimorare nell’uomo come effetto di questa esperienza

l’amore dei fratelli come frutto e conferma della Grazia.

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• Paolo è il primo grande teologo della grazia

Il termine stesso compare ben 100 volte nel suo epistolario (solo 55 volte nel resto del NT)

Alla luce della propria esperienza personale, l’apostolo parla della grazia come relazione interpersonale:

“il dono, fatto per grazia, dell’unico uomo Gesù Cristo” (Rm 5,11)

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Tra i tanti passaggi di Paolo – specie nelle lettere ai Romani e ai Galati – è centrale l’idea della giustificazione gratuita del peccatore in Rom 3,21-24:

«Ora invece, indipendentemente dalla Legge, viene manifestata la giustizia di Dio,

testimoniata dalla Legge e dai Profeti; giustizia di Dio per mezzo della fede in

Gesù Cristo, per tutti quelli che credono. E non c’è differenza: tutti infatti hanno peccato e sono

privi della gloria di Dio, giustificati gratuitamente per la sua grazia, per

mezzo della redenzione

che è in Cristo Gesù».

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L’accento di Paolo cade sull’atto redentore di Cristo come “forma” storica dell’amore di Dio per gli uomini peccatori e nemici: “Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo anco-ra peccatori, Cristo è morto per noi” (Rm 5,8).

Di qui diventa comprensibile perché la giustizia e grazia (dikaionsyne e charis) non possono essere viste come due qualità distinte di Dio tra cui esisterebbe una specie di rapporto schizofrenico.

Bisogna invece dire che “la giustizia di Dio consi-ste nella grazia, perché essa è identica al suo amore” (Wilckens). Che è un amore non intenzio-nale, ma operativo e concreto in quanto fa dei peccatori dei giusti.

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Dati storico-storico-dogmaticidogmatici

sulla Grazia

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La consegna della Tradizione

Tre accezioni con cui si è imposto il termine – “termine tecnico” per indicare il dono di Dio:

auxilium Dei (Agostino) iustitia Dei (conc. Trento)donum Spiritus Sancti (definizione

moderna). non “esclusive”, ma progressivamente sempre

più “comprensive” = stratificazione del concetto la teologia della grazia è il risultato di succes-

sivi dibattiti storici = l’origine polemica di tale riflessione, in reazione ad alcune posizioni critiche e, dunque, come risposte limitate a queste

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Ripercorriamo TRE tappe:

auxilium Dei = Agostino: in reazione a Pelagio

Pelagio (spiritualità volontaristica per contenere le tendenze lassiste) = sosteneva a tal punto la libertà dell’uomo da riconoscerla capace di fare il bene senza alcun bisogno dell’aiuto interiore di Dio ( = grazia) ai fini della osservanza salvifica della legge morale

Una bontà immanente già manifestata nelle proprie disposizioni naturali, così come alle forme esteriori della grazia (gratia externa = Legge, Scrittura, Chiesa)

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Agostino = giustifica la capacità di fare il bene, esattamente ricorrendo alla grazia:

l’uomo non può fare il bene se non riceve un aiuto (auxilium) da parte di Dio

aiuto che, data la situazione dell’uomo, non può che essere gratuito (gratia interna)

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Pelagio condannato dal Concilio di Cartagine (418):

• l’uomo ha assolutamente bisogno dell’auxilium della grazia per osservare i comandamenti

• Per evitare i peccati ci vuole un aiuto della grazia che rafforzi la volontà

In seguito: l’Indiculus de Gratia (elenco delle decisioni pontificie sulla dottrina della grazia)

= condanne contro i nemici della grazia di Dio e contro i perniciosissimi difensori del libero arbitrio.

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La tradizione occidentale

AgostinoAgostino: auxilium Dei – adiutorium

la grazia come adiutorium = aiuto per l’anima dell’uomo

sganciasgancia la grazia da Dioda Dio e ne fa una entità antropologica, una qualità interiore dell’uomo

la Scolastica segue l’impostazione antropologica di Agostino.

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TommasoTommaso (STh I – II – 110) descrive la grazia come qualcosa di entitativo presente nell’anima, cioè una qualità permanente, aggiunta in maniera accidentale (habitus)

entitativo = che contribuisce alla costituzione dell’ente (= “tutto ciò che è” dal gr. tà ónta)

Scuola francescana (Bonaventura e Scoto) = questo habitus è luce interiore e amore (intelletto e volontà)

Scolastica barocca e Neoscolastica = proseguono nella molteplice suddivisione dei “tipi” di grazia

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increata

creatoris (del Creatore): ‘elevans’

Grazia redemptoris: ‘elevans et sanans’

creata externa

gratis datagratis data habitualis:

interna gratum faciensgratum faciens ‘santificans’

actualis:

‘adiuvans’

actualis illuminationis; inspirationis

adiuvans praeveniens; operans; concomitans; cooperans

sufficienes; efficax

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1) Grazia increata = favor Dei favor Dei (autoinfusioneautoinfusione di Dio)

2) Grazia creata = aiuti e effetti prodotti dal aiuti e effetti prodotti dal favore di Dio nell’uomofavore di Dio nell’uomo

La differenza a partire dalla azione di Dioazione di Dio

3) Grazia del Creatore = concessa da Dio all’umanità originariaall’umanità originaria nel paradiso terrestre, come grazia dello stato originario

4) Grazia del Redentore = la grazia di Cristo che sana l’uomo caduto e lo eleva ad sana l’uomo caduto e lo eleva ad un nuovo grado di essereun nuovo grado di essere

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La differenza in base al modo in cui influiscemodo in cui influisce:

5) Grazia esterna = ad es. la predicazione e la predicazione e i sacramentii sacramenti

6) Grazia interna = influisce entitativamente sull’intimo dell’animasull’intimo dell’anima

la grazia esterna è ordinata a quella interna come al suo fine

Grazia interna è il concetto centrale che a sua volta si ramifica.

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Grazia interna = suddivisione fondamentale suddivisione fondamentale è

tra:

7) Grazia di stato (o d’ufficio) = gratis datagratis data = concessa ai singoliai singoli sotto forma di carisma (cháris-mata) per il ministero salvificoministero salvifico da svolgere verso gli altri

8) Grazia santificante o giustificante = gratum faciensgratum faciens = destinata a tuttia tutti gli uomini per per la loro santificazione personalela loro santificazione personale

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La grazia santificante si ramifica in:

9) Grazia abituale: una qualità inerente in inerente in maniera permanentemaniera permanente all’anima (habitus)

10) Grazia attuale: in qualità di grazia adiutrice = contiene singoli influssi passeggerisingoli influssi passeggeri di Dio per compiere atti precisi

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La Grazia attuale si ramifica in:

11) Grazia di illuminazione e 12) grazia di rinvigorimento = in quanto Dio influisce sull’intellettosull’intelletto e sulla volontàsulla volontà dell’uomo

13) Grazia preveniente e 14) concomitante = in quanto l’azione di Dio precedeprecede o seguesegue un’attività della volontà umana

15) Grazia sufficiente e 16) efficace = in quanto Dio dona la capacità di compierela capacità di compiere un atto salvifico o la realizzazione di questola realizzazione di questo

16 tipi di grazia (“al plurale”)16 tipi di grazia (“al plurale”)

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grazia come Iustitia Dei = Concilio di Trento

Per la Scolastica = la giustificazione è un capitolo della grazia

Per Lutero = la grazia è un capitolo della giustificazione

Lutero è contrario alle deformazioni della grazia al plurale (= favori, aiuti, indulgenze per garantirsi la salvezza)

L’accento sull’unica grazia = la giustificazione

è questione centrale = è l’articolo di fede per cui la Chiesa “sta o cade”

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Premesse:il peccatore è un essere totalmente

corrotto e concupiscente in tutte le sue fibre

tutto ciò che fa (in ordine al fine ultimo) sfocia nel peccato

in conseguenza la volontà umana non è libera - è schiavizzata = è un servum arbitrium (come un giumento che va dove vuole chi lo cavalca: o Dio o Satana)

la Legge lo accusa sempre: invano cerca di giustificarsi con le sue opere meritorie (= sono prestazioni concorrenziali alla grazia)

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Come posso trovare un Dio benigno? “Scoperta della misericordia” in Rm 1,17:

“la giustizia di Dio si rivela in esso di fede in fede: … il giusto vivrà in

forza della fede”

il peccatore è giustificato nella grazia di Cristo che gli offre una giustizia estrinseca, che viene all’uomo non dal suo interno ma dall’esterno (gli è imputata: accreditata – messa in conto), come giustizia aliena e che non gli imputa più il peccato (giustizia forense)

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la giustificazione non richiede una radice ontologica (= non c’è nessuna grazia creata dimorante nell’uomo = costituirebbe il pericolo che la grazia diventi una proprietà / potere dell’uomo a scapito della libertà e assoluta sovranità divina)

si nega un vero cambiamento nell’uomo anche dopo il battesimo (= la concupiscenza è peccato)

il cristiano è simul justus (per la purità altrui = il “biancore di Cristo”) et peccator (di suo c’è una “diabolica nerezza”, anche nel santo!)

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la grazia (in senso assoluto) è il nuovo modo con cui il Dio benigno (!) si rapporta a noi = davanti a Lui la posizione del peccatore condannato diventa la posizione del peccatore giustificato (= ciò che cambia è proprio il rapporto di Dio verso l’uomo)

la fonte della grazia di Dio è al di fuori dell’uomo (extra nos), non è un habitus = non è qualcosa di creato in lui: “la grazia di Dio non si divide, non si sminuzza”.

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4 caratteristiche sintetiche: 1) Cristocentrismo esclusivo = Gesù

Cristo è il favor Dei (la grazia in persona) esistente al di fuori dell’uomo (solus Christus)

2) Garantire l’immeritabilità e l’efficacia esclusiva della grazia (sola gratia) contro le prestazioni meritorie (= Werkerei)

3) Escludere ogni sinergismo (“cooperazione umana”): l’uomo è totalmente passivo di fronte alla grazia che lo giustifica

4) La giustificazione avviene solo sul versante divino, l’uomo rimane essenzialmente immutato.

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La risposta cattolica (Decreto del Concilio di Trento sulla Giustificazione - 1547)

la grazia ha la priorità assoluta su ogni azione umana (= grazia preveniente)

si concorda con i riformatori la libertà umana e la possibilità di cooperare in

modo meritorio con la grazia non sono abolite (= grazia cooperante)

uomo partner responsabile di Dio insiste sulla grazia creata (= effetto nell’nell’uomo

e sull’sull’uomo) = la grazia opera una reale reale modificazionemodificazione

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è la trasformazione prodotta da Dio nell’uomo peccatore perché diventi giusto e capace di compiere gli atti propri del giusto, cioè gli atti meritori (= grazia santificante)

si coglie lo spostamento, nella comprensione della grazia, da Dio all’uomo:

l’accento cade sulla grazia creata, una modificazione ontologicamodificazione ontologica della della personapersona, e sulle conseguenze eticheconseguenze etiche della giustificazionedella giustificazione

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La grazia come Donum Spiritus Sancti = la definizione moderna

K. Barth = non ridurre la grazia a una “mera forza etica”“mera forza etica”: il ruolo di Cristo sembra quello di chi produce e comunica doni

La grazia non è prima di tutto una forza, o un soccorso; non bisogna pensarla come una una cosacosa, né parlarne come di unauna realtà realtà astratta e impersonaleastratta e impersonale.

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“La grazia è comunione, che fa di noi dei partecipanti del servizio, dell’opera, della vittoria di Cristo, e, in primo luogo, della sua vita e del suo amore, del suo sacrificio e della sua preghiera” (M. Flick).

Il personalismo dialogicopersonalismo dialogico: il primo atto della comunicazione di Dio è l’inabitazione l’inabitazione di Dio nell’uomodi Dio nell’uomo (M. Schebeen)

La grazia è lo Spirito di Cristo che inabita nell’uomo per renderlo giusto

verità mai negata ma lo Spirito era relegato sullo sfondo poiché si prestava attenzione più ai suoi effetti (= alla modificazione dell’uomo)

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il passaggio è decisivo anche dal punto di vista metodologico:

per comprendere la grazia non si deve partire dall’uomo, ma da Dio:

è una realtà/azione di Dio prima che una qualità dell’uomo.

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Bilancio Bilancio

della della

TradizioneTradizione

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Pregi della riflessione

Si conia un vocabolario tecnico:

* la Grazia increata* la Grazia creata

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La relazionalità “grazia” è un concetto di relazione

non “qualcosa” che l’uomo otterrebbe da Dio, bensì il comportamento stesso di Dio, la libertà del suo amore per l’uomo

perché ha come oggetto Dio stesso, la teologia scolastica l’ha chiamata grazia “increata” anche perché questa “grazia è il Creatore stesso”

essa coincide con lo Spirito Santo (di Cristo), con l’amore divino donato per mezzo di Gesù Cristo (cf Rm 5,5).

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La complessità dell’evento della Grazia nell’uomo

L’amore divino non è un decreto imposto dall’esterno, ma penetra nella stessa realtà umana (contro l’estrinsecismo antropologico)

La grazia, entrando nell’uomo, lo configura interiormente, lo abilita a prendere parte attiva nella relazione con Dio

In tal modo la grazia non si esaurisce in Dio, senza produrre alcuna conseguenza nell’uomo, ma “si tramuta” in determinati effetti prodotti per e nell’uomo stesso

la Grazia increata implica sempre un “effetto creato”

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Gli aspetti diversi della Grazia nel mistero dell’incontro uomo-Dio

Quando Dio ama trasforma radicalmente l’uomo

ora egli è capace di accogliere l’amore divi-no, di vivere di questo amore, che penetra la persona nella sua vicenda storica:

grazia di stato (vocazione di sposa/madre) grazia attuale (sostegno in una prova

fisica/morale) grazia di illuminazione (il consiglio per operare

una scelta).

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Limiti =

l’irrigidimento di tale schematizzazione: anziché momenti momenti diversificati di una realtà unitariadiversificati di una realtà unitaria (la (la Grazia)Grazia), sono passati ad indicare realtà realtà distinte e separate distinte e separate (le grazie al (le grazie al plurale)plurale)

poiché le varie definizioni (“aiuto” – “giusti-zia”) sono nate in funzione polemica, evidentemente erano e rimangono selettiveselettive

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col tempo, la grazia tende ad essere “entificata” cioè identificata con “una cosa” (un aiuto, una modificazione...)

conducendo ad una progressiva cosifica-zione (o meglio, «reificazione») nella concezione della grazia

perdendoneperdendone il primario riferimento il primario riferimento alla alla personapersona dello Spirito Santo dello Spirito Santo.

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Ripresa

teologico-teologico-sistematicasistematica

• non è dire cose nuove• ma ridire i dati postivi (fonti bibliche – storiche -

magisteriali) mettendoli in una sintesi ordinata• i due momenti del metodo teologico: 1) momento diacronico 2) momento sincronico

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La Grazia è Dio stesso (versante teologico)

ormai è chiaro che l’interrogativo non è più “Cos’è la Grazia?”, bensì “Chi è la Grazia?”.

Dunque una Persona, non una “cosa”:

La Grazia èè Dio stessoDio stesso come verità ultima della persona. Dio è l’alleato, Dio è Dio-con-noi. Dio è

Misericordia e Tenerezza ... questo atteggiamento è la Grazia e qualifica Dio come il Dio di grazia. La

Grazia perciò è Dio stesso nel suo amore per noi [...] La Grazia, quindi, non è una realtà non è una realtà

intermedia fra Dio e l’uomo, quasi una intermedia fra Dio e l’uomo, quasi una terza cosaterza cosa... la Grazia è Dio stesso e questi è un

Dio di grazia per l’uomo (G. Colzani)

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vocabolario “equivoco” = avere o perdere la grazia

essere in stato di grazia o menoCosa significa se questa non è una “cosa”, né un

semplice dono o un aiuto, ma una persona, anzi Dio stesso in persona?

in definitiva è una questione di “relazione”, non tanto di “possesso”

Come va ripensata la dinamica della grazia, se riguarda la relazione personale tra la persona

dello Spirito di Gesù e la singola persona umana? Cosa comporta il

ricevere/perdere/accrescere la grazia con la partecipazione ai sacramenti?

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Il versante antropologico della grazia: l’incorporazione «Se la grazia è Dio stesso... non rimane senza effetto... tra Dio e l’uomo si stabilisce

una relazione responsabile che sfocia nella nascita di una nuova creatura»

(I. Sanna)L’effetto, dunque, è l’uomo nuovo Efesini 4,24Efesini 4,24 = …rivestire l’uomo nuovo (tÕn kainÕn ¥nqrwpon)

che è creato a immagine di Dio nella giustizia e nella santità

Come ciò avviene? Attraverso l’incorporazione, ossia in una relazione tra Cristo e la persona che non resta esteriore ai due soggetti.

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«Come di fatto Cristo ci salva? Qual è il modo scelto da lui per renderci partecipi delle ricchezze

che ci ha meritato col suo sacrificio? … La La Redenzione non è una redenzione dal di fuori, Redenzione non è una redenzione dal di fuori, ma una ma una redenzione dal di dentroredenzione dal di dentro. Egli è l’Amore

(1Gv 4,16) e all’amore non basta star vicino e sacrificarsi per le persone amate, ma vuol

soprattutto unirsi a coloro che amaunirsi a coloro che ama. Per questo non si è contentato di farsi uno di noi; ma ha

fatto di ciascuno di noi qualcosa di sé. I sacramenti hanno proprio questo scopo: di

incorporarci a Cristoincorporarci a Cristo, di “unirci in modo arcano e misterioso a lui sofferente e glorioso” (Lumen

Gentium 7), di fare di noi altrettanti “cristo” in lui» (A. Beni)

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Il legame tra l’uomo e Cristo è un’unione personale:

La Bibbia esprime il mistero di questa relazione di mutua immanenza utilizzando:

le metafore: la vite e i tralci; il corpo e le membra

oppure l’essere “in Christo Jesu”, che ritorna 164 volte in Paolo e 24 in Giovanni

i neologismi coniati da Paolo (la mistica del concon = syn): morti-con Cristo (2Tim 2,11), con-sepolti (Rom 6,4), con-resuscitati (Ef 2,6), con Lui regnanti (2Tim 2,12).

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La tesi dell’incorporazione afferma l’unione a Gesù Cristo come essenza della giustizia cristiana:

lo stato lo stato voluto da Dio per l’uomovoluto da Dio per l’uomo e quindi e quindi conforme alla volontà di Dioconforme alla volontà di Dio – – stato di stato di giustiziagiustizia – è quello – è quello dell’unione al Cristodell’unione al Cristo

I Padri (nelle controversie contro gnostici e ariani) hanno esplicitato il contenutocontenuto di tale unione unione a Cristoa Cristo nei termini di partecipazione (méthexis) alla sua condizione di Figlio di Dio, facendo così assumere al concetto di concetto di giustiziagiustizia derivata dal Cristo un contenuto che va al di là della semplice accezione al di là della semplice accezione moralemorale.

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Esempi:

«Da giudei, pagani, schiavi, eccoci diventati … che cosa? Angeli? No, ma altrettanti Cristi

ambulanti, altrettanti Gesù»

(san Giovanni Crisostomosan Giovanni Crisostomo)

«Il Cristo ci ha incorporati a sé, ci ha fatti suoi membri. Eccoci in lui divenuti Cristo. Siamo realmente il suo Corpo, in lui dipendiamo dal Cristo, “Christi sumus”; più ancora “Christus sumus”, non solamente di Cristo, ma Cristo

stesso» (sant’Agostinosant’Agostino).

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«Chi è deificato possiede per grazia tutto quello che Dio ha per natura»

(Massimo il Confessore, Ambigua, PG 91,1308b).

«Il Cristo diventa nostro con-corporeo e fa di noi un tempio di tutta la divinità, perché nello

stesso corpo di Cristo abita tutta la pienezza della divinità corporalmente»

(Gregorio Palamas, Difesa degli esicasti I 3,38.

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Quando Cristo lava, allontana l’argilla dal male e le imprime la propria immagine; quando

crisma, attiva le energie dello Spirito, di cui è divenuto egli stesso il depositario, a motivo dell’incarnazione; quando poi introduce con

insistenza a mensa e dà da mangiare il proprio corpo, allora trasforma interamente l’iniziato e

lo cambia nel suo proprio modo di essere. Pertanto l’argilla non è più argilla, essa, che ha già ricevuto nel lavacro l’impronta regale, ora è

divenuta essa stessa corpo del re

(Nicola Cabasilas - Vita in Cristo, IV, 581a)

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Elementi costitutivi della grazia A questo punto è possibile individuare gli

elementi costitutivi della giustizia cristiana: il dono increato e il dono creato

a) Il dono increato

La Grazia increata è il dono stesso dello Spirito Santo, la sua Persona, che «diventa il vincolo interpersonale più profondo tra noi e Cristo».

Nel momento stesso della giustificazione Dio stabilisce una nuova relazione con l’uomo. È ciò che la tradizione ha efficacemente espresso con il tema della inabitazione, ossia della presenza della Trinità nel credente.

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L’inabitazioneL’inabitazione è un dato biblico: nell’AT il tema della Gloria di Dio che inabita

nella creazione, nel tempio, nel giusto (cf la Sapienza o Ez 36); è la manifestazione sovrab-bondante della presenza di Dio nel mondo

nel NT: 1Cor 3,16 = l’uomo come tempio di Dio Gv 15 = rimanere – dimorare nello Spirito

(me…nate ™n ™mo…) relazione di mutua immanenza = “noi siamo in

Lui ed Egli in noi” il testo più ricco sulla inabitazione dello Spirito

Santo è senza dubbio Rm 8,9-16.23:

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essere inabitati dallo Spirito Santo è l’unica condizione per appartenere a Cristo: Se Se qualcuno non possiede lo Spirito di qualcuno non possiede lo Spirito di Cristo, questi non è suoCristo, questi non è suo (v. 9)

inabitando in noi lo Spirito comunica al nostro essere la sua stessa vita: è per la guida dello Spirito che abita in noi che diventiamo figli figli di Diodi Dio (v. 14)

lo Spirito ricevuto è uno spirito di uno spirito di filiazione adottivafiliazione adottiva che attesta che siamo figli di Dio (v. 15-16) e che “geme - grida” come Cristo e in unione con Lui: “Abba, Padre”“Abba, Padre”

l’inabitazione nonnon va intesa metaforicamentemetaforicamente (come se…), ma realisticamenterealisticamente: “la prova è che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del Figlio suo” (Gal 4,6)

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Per questo i Padri, specie greci, chiamavano i cristiani teoforiteofori o pneumatoforipneumatofori

«La Grazia è, per prima cosa, una misteriosa Presenza di Dio, una particolarissima intimità

di Dio nell’anima del giusto; Dio non ci colma di doni, quasi distaccandoli da sé,

ma Lui stesso viene a noi!»

(G. ColzaniG. Colzani)

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• Problema nella patristica:

Se lo Spirito si unisce all’anima non è più esteriore ad essa

Però lo Spirito Santo è distinto dall’anima:Contro l’eresia dei messaliani si afferma che

“l’ospite divino è unito all’anima e distino da essa” (non come in un “nirvana” fusionale)

Afraate il Siro e Filosseno di Mabbug: “Lo Spirito è l’anima della nostra anima”, la parte più spirituale dell’uomo, il suo vero io

Origene per dire il peccato di un già cristiano: “anima abortiva dello Spirito del Logos”.

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Immagini usate da Basilio Magno per dire il rapporto tra l’anima e lo Spirito:

• Lo Spirito è come la “Luce nell’occhio sano”• L’arte nell’artista• Lo Spirito è il nostro logos (tradotto con

“ragione formale”)

Ireneo nella tricotomia: tramite l’anima che riceve lo Spirito anche il corpo è spirituale.

Sintesi: “Il giorno di Pentecoste lo Spirito in persona agisce e discende dentro la natura umana e si pone come fatto interno della na-tura umana” (P. Evdokimov, Lo Spirito santo e la Chiesa, p. 98).

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L’azione dello Spirito inabitante nell’anima è espressa dalla tradizione con i titoli a lui riservati:

• Santificatore (Origene, Atanasio, Basilio)• Vivificante (simbolo niceno-costantinopolitano)• Illuminatore: a commento del Sal 35,10,

Basilio dice “nell’illuminazione dello Spirito noi vedremo la vera luce che illumina ogni uomo”

• Purificatore: rimette i peccati, purifica i corpi nell’ascesi, consente di osservare le virtù

L’intimità dell’anima con lo Spirito è soprattutto frutto della preghiera. Il cristiano prega “nello Spirito” (Origene, De Oratione 2). La preghiera contiene sempre una epiclesi (epi-kalein).

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La riflessione teologica modernariflessione teologica moderna si è trovata impegnata su due interrogativi:

1) il soggetto proprio dell’inabitazione («Chi?»)

2) e la sua modalità («Come?»).

CHI = deve intendersi riferita allo Spirito di Cristo in senso proprio, cioè come persona distinta dalle altre persone della Trinità.

Lo Spirito è il mediatore del rapporto Cristo/uomo. Lo Spirito è “communicatio Christi” (Ireneo). una meta-persona: una Persona divina

immanente a una persona umana (Sesboué - Agostino)

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una persona in molte persone: tra il Padre e il Figlio come Amore dell’Amore e Donatore dell’Amore; nella Chiesa come sua “anima” (Muhlen)

nella sua kenosi lo Spirito si con-fonde con il soggetto umano (V. Lossky) per cui le operazioni umane hanno come soggetto Dio e l’uomo

• «sovra-cosciente dello spirito» (J. Maritain), «sovra-conscio luminoso» (P. Florenskij; O. Clément); “inconscio divino” (B. Sesboüé), inconscio spirituale o teofilo (J.C. Larchet).

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Proprio « a causa della nostra partecipazione al mistero della vita trinitaria noi siamo in grado di superare una visione psicologica che può sì scrutare certe “profondità”, ma a cui non è accessibile quella profondità che è la trascendenza umana, quella zona diversamente misteriosa dove dimora lo slancio verso Dio, l’incontro con Dio » (H. De Lubac).

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MODO = quello della causalità quasi formale:

«il Dio trinitario comunica sé stesso all’uomo non secondo una causalità meramente efficiente, ma rendendolo partecipe della natura divina»

(K. Rahner)

una causalità meramente efficiente?

= Dio è presente dove opera

(come fa in genere in tutte le creature anche non umane = agisce “a distanza”)

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causalità quasi formale:L’unione tra l’uomo giustificato e la Trinità è una

“incoazione della visione beatifica” Dio stesso si unisce alle facoltà umane

attuandole in ordine alla conoscenza e all’amore

È un’attuazione ontologica = antecede ed è principio degli atti personali di conoscenza e amore

Però Dio non diventa parte di una realtà creata = perciò è un’unione a modo di causa quasi –formale (Dio non “informa” le facoltà umane facendole diventare di “natura” divina)

padri gr. = essenza divina (NO) – energie divine (SI)

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Il dato centrale: la teologia moderna recupera il primato al dono increatoprimato al dono increato (ossia alla persona dello Spirito di Cristo inabitante nell’uomo).

Si attua così un passaggio determinante nella comprensione della natura della grazia: da una sostanziale cosificazione (reificazione) alla personalizzazione della grazia

La grazia non è una cosa o una realtà separabile da Dio, ma è Dio stesso nella sua benevolenza e

nel suo favore, è Dio stesso nelle sue viscere d’amore e nei gesti concreti che lo esprimono.

La grazia, quindi, è un concetto personalisticoconcetto personalistico(G. Colzani)

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Se la nozione di “rivelazione” è quella di una “autocomunicazione di Dio” (K. Rahner):

una realtà comunicata da Dio non può essere separata dalla comunicazione stessa, essendo questa comunicazione di Dio

la realtà che è comunicata (= grazia) non può essere separata della realtà che comunica (cioè dal Comunicatore = Dio che è Grazia)

se lo fosse, la realtà comunicata (= grazia) sarebbe altra rispetto a quella che comunica (= Dio)

in questo caso Dio ci darebbe un’altra realtà e non sé stesso – ma Dio non dona meno di Se stesso

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Il passaggio è incompleto finché non si dà una risposta pienamente cristiana all’identità della grazia: non è una “generica” presenza di Dio, né una generica presenza della Trinità.

Gesù Cristo ha rivelato il nome della grazia: dopo la risurrezione lo Spirito è Spirito di Cristo

Gv 14,15: Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore (paraclito = “chiamato presso”) perché rimanga con voi per sempre, lo

Spirito di verità

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Mantenere la struttura trinitariastruttura trinitaria della inabitazione:

Il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo ammettono l’uomo alla propria intimità, donandosi a lui come una persona si dà ad un’altra persona.

In questa comunione esiste un ordine:il Padre invita l’uomo alla sua amicizia per

mezzo del Figlio che s’incarnail Figlio a sua volta manda lo Spirito Santo, che

è l’amore unitivo tra il Padre e il Figlio lo Spirito si dona come “anima della Chiesa”

(LG 7), in quanto unendosi agli uomini li incorpora al Cristo totale (capo e corpo) e li rende capaci di vivere una vita filiale.

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La donazione trinitaria suppone:

1) una iniziativa divina (le “missioni”)

2) ed esige una mutazione ontologica, prodotta nell’uomo dallo Spirito di Cristo, anima della Chiesa.

? …come una Persona divina si dà ad un’altra

persona umana… ?Arduo compito – ancora aperto – di ripensare la

teologia della grazia attorno alla categoria della relazionalità:

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Intendiamo per grazia santificante quello stare lì di Dio per me, presente e attuante, come un

«tu» personale e vivo che trasforma la mia vita, e la salva in Cristo e le offre nuovo

orientamento, forza e dinamismo nello Spirito. Questo modo di parlare della grazia richiede

che noi la intendiamo non tanto come «ente», quanto come Persona o presenza personale;

che non la riceviamo come «cosa», ma la viviamo dinamicamente come «relazione»

(D. Borobio)

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b) Il dono creato

«Se la grazia increata corrisponde a Dio stesso che si autocomunica in Cristo

mediante lo Spirito... la grazia creata è

il risultato e l’effettoil risultato e l’effetto dell’opera e della presenza di Dio nell’uomo»

(I. Sanna)

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il dono creato indica la grazia grazia santificantesantificante, una modificazione modificazione ontologicaontologica indotta nell’anima dal dono increato (= lo Spirito)

questa tesi non è direttamente biblicaderiva da concezioni antropologiche della

Scolasticain particolare il concilio di Trento – in

risposta alla definizione luterana della mera non-imputazione – insiste sull’esigenza di salvaguardare la realtà e quindi l’efficacia effettiva della giustificazione che incide sulla struttura antropologica

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Al di fuori dell’origine polemica antiprotesta-nte il nucleo si può ricondurre ai temi biblici della rigenerazionerigenerazione, della nuova nuova nascitanascita (Gv 1,13; 1Gv 2,29; 3,9) o della nuova creazionenuova creazione di Paolo (2Cor 5,17; Gal 6,15; Ef 2,10; 4,24; Col 3,9-11)

rigenerarerigenerare = l’azione di Gesù Cristo e l’infu-sione dello Spirito raggiunge veramenteveramente l’uomo modificandolo nel modificandolo nel suo esseresuo essere, come se rinascesse

esprime nell’uomo la novitànovità e quindi la nuo-va situazione creatanuo-va situazione creata dall’azione giustifi-cante di Dio

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la cifra biblica dell’uomo nuovodell’uomo nuovo: “se uno è in Cristo è una creatura nuova” (2Cor 5,17)

venendo ad inabitare nell’uomo lo Spirito Santo, diventa l’origine della sua vita umano-divinizzata

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Gli effetti antropologici della Grazia La grazia realizza una modificazione reale nell’uomo Chi diventa l’uomo?

approfondiamo gli effetti della giustizia cristiana:

Enunciazione della tesiEnunciazione della tesi: l’unione/incorporazione a Cristo, prodotta dal

dono dello Spirito Santo, esprime la propria realtà nel rendere l’uomo partecipe della

condizione propria del Cristo, in particolare della sua condizione di Figlio rispetto a Dio,

e quindi della sua natura divina

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la radice data dallo Spirito di Gesù nonnon produce una “generica”una “generica” opera di ““divinizzazionedivinizzazione”,”, bensì ci rende cristiformi, dunque ci introduce in Dio, con quella forma e quella relazione particolare che è propria solo di Gesù: la figliolanza

«Siamo inseriti nell’amore con il quale il Padre da prima di tutti i tempi è rivolto al suo Figlio.

Questo amore è lo Spirito Santo. Diventiamo, dunque, partecipi di una relazione che non ha il suo termine ontologico costitutivo in noi come realtà creata, ma nel Figlio, che è Dio»

(G. Gäde)

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Qui il senso e l’unificazione di due temil’unificazione di due temi tradizionali:

1) la filiazionefiliazione (cfr. Rom 8,15.23 = precisa che si tratta di filiazione adottivaadottiva; Gal 4,5; Ef 1,5)

2) e la partecipazione alla natura divinapartecipazione alla natura divina (Gv, 2Pt 1,3-4)

poiché non si tratta che di aspetti particolari di aspetti particolari di un’unica realtàun’unica realtà

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«Il tema della filiazione esprime la modalità cristiana della divinizzazione: il cristiano partecipa della vita divina a modo di figlio,

poiché riceve in sé la presenza dello Spirito di Cristo, che è il Figlio di Dio» (L. Serenthà)

«L’azione dello Spirito Santo presente in noi, ci mette in comunicazione viva con Gesù e col

Padre, ci “deifica”. La divinizzazione dell’uomo risponde alla logica interna della

“umanizzazione”, incarnazione di Dio: si tratta di uno scambio misterioso in cui “ciascuno fa

sue le proprietà dell’altro”» (T. pidlík)

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Il versante negativo di tale tesi è l’obiettiva incompatibilità con lo stato di peccato

per cui si ricava che al dono della grazia consegue necessariamente, come suo primo effetto, la remissione del peccatola remissione del peccato

il termine stesso giustificazione – usato come sinonimo di grazia - indica che la grazia la grazia concessa trova nell’uomo uno stato di peccato concessa trova nell’uomo uno stato di peccato = non è come dovrebbe essere (= SO)= non è come dovrebbe essere (= SO)

è a questo livello che si è storicamente giocato l’equivoco amartiocentrico, che condizionava la grazia al peccato

felix culpafelix culpa: il peccato costituisce la ragione della grazia, altrimenti non la avremmo avuta (?)

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recuperato coerentemente il primato della grazia sul peccato e la sua priorità – cfr. tesi della predestinazione – si comprende che:

l’esperienza storica del peccato umano non condiziona la grazia, non la “produce”: semplicemente le fa assumere una formalità nuova

il piano salvifico di Dio non cambia, sempli-cemente cambia la sua modalità di attuazione, che assume da questo momento una connotazione “redentrice”.

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Di qui quel complesso cammino storico della grazia nell’esistenza umana che denominiamo giustificazione:

la grazia si rivela come principio di vita per l’uomo, una vita che può esser descritta nel suo dinamismo.

In sintesi due sono gli elementi da evidenziare:

• In positivo, la filiazione divina adottiva o divinizzazione

• in negativo, la remissione dei peccati - giustificazione.