Antichità e Istituzioni Romane / Storia Romana I (a.a ... › sites › default › files... ·...

17
Antichità e Istituzioni Romane / Storia Romana I (a.a. 2018-2019) Introduzione alla storia di Roma (1) La ricostruzione storica della storia romana arcaica: attendibilità delle fonti scritte Liv., praef., 6-8 Le leggende che corrono circa l’età anteriore alla fondazione di Roma o circa la fondazione stessa, più convenienti a racconti di poeti che ad una fedele e documentata opera storica, non mi sento né di accettarle né di respingerle. Alle antiche età si suole fare questa concessione, di rendere più venerabili i primordi della citta mescolando l’umano con il divino; e se mai ad un popolo deve essere lecito il fare sacre le sue origini e il riportarne agli dei la fondazione, tanta e la gloria di guerra del popolo romano, che se esso ama vantare Marte come padre suo e del suo fondatore, le umane genti dovrebbero sopportare ciò altrettanto di buon animo come ne sopportano l’impero. Liv., VI,1,1-3 Ho raccontato in cinque libri le imprese che, dalla fondazione di Roma fino al momento in cui conquistata [dai Galli], furono compiute, innanzitutto sotto i re, poi i consoli e i dittatori e i tribuni con potestà consolare, le guerre all’esterno e le sedizioni all’interno della citta, tutte vicende oscure perché troppo antiche, allo stesso modo delle cose che per la grande distanza sono visibili con difficoltà, anche perché a quel tempo erano rari i testi affidati alla scrittura, sola custodia fedele della memoria delle imprese, e perché, anche se c’erano notizie nei commentari dei pontefici e in altri documenti pubblici e privati, per la maggior parte essi sparirono con l’incendio della città. Narrerò ora avvenimenti sui quali ci sono maggiore chiarezza o sicurezza, quelli che si succedettero in pace ed in guerra dopo che la citta rinacque, come se fosse risorta più fiorente e vigorosa dalle sue stesse radici. Liv., VIII,40, 3-5 Alcuni scrittori ricordano che la guerra fu combattuta dai consoli e che essi ottennero un trionfo per la vittoria sui Sanniti; dicono anche che Fabio avanzo in Apulia e da li porto via grandi prede. Ma c’è accordo sul fatto che in quell’anno fu dittatore Aulo Cornelio: il dubbio e se sia stato creato dittatore per condurre operazioni belliche o, piuttosto, dal momento che il pretore Lucio Plauzio si era gravemente ammalato, per dare il segnale di partenza alle quadrighe nelle celebrazioni dei Ludi Romani; compiuto il suo compito, che certo non richiedeva un’autorità da ricordare, avrebbe abdicato alla dittatura. Non è facile scegliere una tesi piuttosto che un’altra o preferire una tesi piuttosto che un’altra o preferire uno scritto piuttosto che un altro. Infatti io ritengo che la memoria degli avvenimenti sia stata alterata dagli elogi che vengono recitati nei funerali, e dalle false iscrizioni poste sotto le immagini degli antenati, dal momento che ogni famiglia cerca di attribuire a sé la fama delle imprese dei singoli e i documenti ufficiali delle vicende sono confusi, e non c’è uno scrittore dello stesso periodo di questi avvenimenti sulla cui autorità ci si possa sufficientemente fondare.

Transcript of Antichità e Istituzioni Romane / Storia Romana I (a.a ... › sites › default › files... ·...

  • Antichità e Istituzioni Romane / Storia Romana I (a.a. 2018-2019)

    Introduzione alla storia di Roma (1) La ricostruzione storica della storia romana arcaica: attendibilità delle fonti scritte Liv., praef., 6-8 Le leggende che corrono circa l’età anteriore alla fondazione di Roma o circa la fondazione stessa, più convenienti a racconti di poeti che ad una fedele e documentata opera storica, non mi sento né di accettarle né di respingerle. Alle antiche età si suole fare questa concessione, di rendere più venerabili i primordi della citta mescolando l’umano con il divino; e se mai ad un popolo deve essere lecito il fare sacre le sue origini e il riportarne agli dei la fondazione, tanta e la gloria di guerra del popolo romano, che se esso ama vantare Marte come padre suo e del suo fondatore, le umane genti dovrebbero sopportare ciò altrettanto di buon animo come ne sopportano l’impero.

    Liv., VI,1,1-3 Ho raccontato in cinque libri le imprese che, dalla fondazione di Roma fino al momento in cui conquistata [dai Galli], furono compiute, innanzitutto sotto i re, poi i consoli e i dittatori e i tribuni con potestà consolare, le guerre all’esterno e le sedizioni all’interno della citta, tutte vicende oscure perché troppo antiche, allo stesso modo delle cose che per la grande distanza sono visibili con difficoltà, anche perché a quel tempo erano rari i testi affidati alla scrittura, sola custodia fedele della memoria delle imprese, e perché, anche se c’erano notizie nei commentari dei pontefici e in altri documenti pubblici e privati, per la maggior parte essi sparirono con l’incendio della città. Narrerò ora avvenimenti sui quali ci sono maggiore chiarezza o sicurezza, quelli che si succedettero in pace ed in guerra dopo che la citta rinacque, come se fosse risorta più fiorente e vigorosa dalle sue stesse radici.

    Liv., VIII,40, 3-5 Alcuni scrittori ricordano che la guerra fu combattuta dai consoli e che essi ottennero un trionfo per la vittoria sui Sanniti; dicono anche che Fabio avanzo in Apulia e da li porto via grandi prede. Ma c’è accordo sul fatto che in quell’anno fu dittatore Aulo Cornelio: il dubbio e se sia stato creato dittatore per condurre operazioni belliche o, piuttosto, dal momento che il pretore Lucio Plauzio si era gravemente ammalato, per dare il segnale di partenza alle quadrighe nelle celebrazioni dei Ludi Romani; compiuto il suo compito, che certo non richiedeva un’autorità da ricordare, avrebbe abdicato alla dittatura. Non è facile scegliere una tesi piuttosto che un’altra o preferire una tesi piuttosto che un’altra o preferire uno scritto piuttosto che un altro. Infatti io ritengo che la memoria degli avvenimenti sia stata alterata dagli elogi che vengono recitati nei funerali, e dalle false iscrizioni poste sotto le immagini degli antenati, dal momento che ogni famiglia cerca di attribuire a sé la fama delle imprese dei singoli e i documenti ufficiali delle vicende sono confusi, e non c’è uno scrittore dello stesso periodo di questi avvenimenti sulla cui autorità ci si possa sufficientemente fondare.

  • Materiali e fonti a disposizione per la ricostruzione delle fasi più antiche della storia di Roma - patrimonio di dati e annotazioni conservato dalle tabulae pontificum almeno dopo 386 a.C., se non dal V sec.; tavole redatte e conservate dal collegio dei pontefici che privilegiano eventi dal significato sacrale, ma non escludevano eventi profani. Gli Annales maximi, tratte da queste tabulae, furono raccolti in 80 libri attorno al 130 a.C. (dal pontefice massimo P. Mucio Scevola) Le fonti: la tabula dealbata del pontefice massimo, la raccolta degli Annales Maximi

    Serv. (auctus), in Aeneidos Vergili libros, I, 373 Ogni anno il pontefice massimo aveva a disposizione una tavola bianca (tabulam dealbatam), su cui poneva l’intestazione attraverso la menzione dei consoli e degli altri magistrati; su di essa annotava giorno per giorno i fatti salienti, in patria e in guerra, per terra e per mare. Dalla diligenza del pontefice gli antichi trassero commentari annui in ottanta libri e li chiamarono Annali Massimi dai pontefici massimi, dai quali erano stati redatti.

    Cato, Origines, fr. 77 Peter = Chassignet IV F I = FRHist, M. Porcius Cato, F80 (da Gell., Noctes Atticae, II, 28, 4-7) Non meno i Romani si occuparono di trovare le cause delle eclissi di luna e di sole. Ma M. Catone, uomo di grandi studi, ebbe opinioni incerte, superficiali ed affrettate su tali fenomeni. Ecco le parole di Catone dal quarto libro delle Origini: “Non vale la pena riportare i dati che si trovano sulla tavola del pontefice massimo, e cioè su quante volte ci sia stata carestia, quante volta la luce del sole o della luna si sia oscurata o per quale ragione si sia eclissata”. A tal punto considero di poco rilievo conoscere e comunicare dati veri sulle eclissi del sole e della luna.

    I documenti pubblici, gli archivi Fest., s.v. clipeum p. 48.19-21 (ed. Lindsay) clipeum antiqui ob rotunditatem etiam corium bovis appellarunt, in quo foedus Gabinorum cum Romanis fuerat descriptum (*foedus Gabinum, inciso su scudo di pelle e conservato nel tempio di Semo Sancus [Zeus Pistios] sul Quirinale)

    Cic., Balb., 23, 53 Chi ignora che durante il consolato di Spurio Cassio e Postumo Cominio e stato fatto un trattato con i Latini? Ricordiamo che fino a poco fa era inciso e registrato su una colonna di bronzo davanti ai Rostri. (*foedus Cassianum, 493 a.C.)

  • Le leges sacrae Il cippo del Foro (Roma, Foro Romano): CIL, I2, 1, cfr. pp. 717, 739, 831, 853-85 ; cfr., di recente, G. Rocca, in Alessandria, 10, 2016, pp. 3-6; E. Tassi Scandone, in Index, 44, 2016, pp. 73-90 (580-560 a.C . ca.)

    Gli archivi di famiglia Pol., VI, 53-54 Quando in Roma si celebra il funerale di un cittadino illustre (τις παρ' αὐτοῖς τῶν ἐπιφανῶν ἀνδρῶν), questi e portato nel foro presso i Rostri con grande solennità, il più delle volte in piedi, raramente disteso. Alla presenza di tutto il popolo, un suo figlio maggiorenne, se esiste e si trova in citta, altrimenti il suo parente più prossimo, sale sulla tribuna e parla del valore del morto e delle imprese che ha compiuto in vita. Cosi tutto il popolo ricorda e quasi ha davanti agli occhi le

  • sue imprese. [...] In occasione dei sacrifici pubblici i Romani espongono le immagini degli antenati e le ornano solennemente; quando muore qualche altro personaggio illustre della famiglia, le fanno partecipare alle cerimonie funebri, indossate da persone simili al morto per statura e taglia. Costoro indossano, se il defunto e stato console o pretore, vesti orlate di porpora, se censore, toghe purpuree, se ha ottenuto il trionfo o qualche altro simile onore, vesti ricamate d’oro. Tutti avanzano su carri preceduti da faci, da scuri e da altre insegne onorifiche, secondo le cariche rivestite in vita da ciascuno nella sua attività politica. Quando sono giunti davanti ai Rostra, tutti siedono su seggi d’avorio. Non è possibile per un giovane di buona educazione, che ami la gloria, assistere ad uno spettacolo più nobile e splendido di questo; chi infatti non rimarrebbe affascinato nel vedere tutte insieme, come se fossero vive e respirassero le immagini degli uomini che col loro valore hanno ottenuto la fama? Quale visione potrebbe essere più bella? L’oratore incaricato dell’elogio funebre, dopo aver parlato del morto, ricorda le imprese e i successi dei suoi antenati cominciando dal più antico: cosi la fama degli uomini valorosi viene continuamente rinnovata e diventa immortale, e la gloria di chi ha ben meritato nei confronti della patria viene diffusa a tutti e tramandata ai posteri [...] CIL, I2 7 = ILLRP 309 (Roma, sepolcro degli Scipioni) Sarcofago di L. Cornelius Cn.f. Scipio Barbatus, cos. 298 a.C., iscrizione (in saturni) incisa sulla cassa Cornelius Lucius Scipio Barbatus, Cnaivod patre / prognatus, fortis vir sapiensque, quoius forma virtutei parisuma / fuit, consol censor aidilis quei fuit apud vos, Taurasia Cisauna / Samnio cepit, subigit omnem Loucanam opsidesque abdoucit.

    Le tradizioni orali Cato, Origines, VII,13 Chassignet = FRHist, M. Porcius Cato, F 113 (Cic., Tusculanae Disputationes, IV,3) Uno scrittore di grande autorevolezza come Catone scrisse nelle Origini che nei banchetti i nostri antenati convitati usavano cantare a turno, accompagnandosi con il suono del flauto, le lodi e gli atti di valore degli uomini illustri. Da questo risulta evidente che allora esistevano sia i canti, scritti in modo tale da corrispondere ai suoni, sia i componimenti poetici. Cic., Brutus, 62 E queste (cioè le mortuorum laudationes ricordate subito prima) ci restano, diamine! Le famiglie stesse le conservano quasi come titoli d’onore e come documenti, per farne uso in caso di morte di altri membri della stessa casata, per tramandare la memoria delle glorie familiari, e per dare lustro alla propria nobiltà. Tuttavia da questi elogi la nostra storia nazionale e stata alquanto alterata. Vi si trovano scritte molte cose mai accadute: falsi trionfi, un numero esagerato di consolati, anche genealogie false e passaggi alla plebe, quando si riversavano personaggi di origine molto più umile in un’altra famiglia dallo stesso nome; come se io dicessi di discendere da Manio Tullio, patrizio che fu console con Servio Sulpicio dieci anni dopo la cacciate dei re. (trad. E. Narducci).

  • Materiali e fonti a disposizione per la ricostruzione delle fasi più antiche della storia di Roma

    - Fasti consulares (elenco di consoli dal 483 a.C. al 13 d.C.) e fasti triumphales (elenchi di generali che ottennero il trionfo dal 753 al 19 a.C.): lastre in origine collocatieall’interno di quattro edicole sulle pareti di arco trionfale nel Foro Romano (tarda eta augustea) - Libri lintei: elenchi di magistrati conservati su rotoli di lino nel tempio di Iuno Moneta (consacrato nel 344 a.C.). Le prime opere storiografiche Liv., XXII, 57, 4-5 (216 a.C.) = FRHist, Q. Fabius Pictor, T3 Hoc nefas, cum inter tot, ut fit, clades in prodigium versum esset, decemviri libros adire iussi sunt, (5) et Q. Fabius Pictor Delphos ad oraculum missus est, sciscitatum quibus precis suppliciisque deos possent placare et quaenam futura finis tantis cladibus foret. SEG XXVI, 1123 fr. III, col. A = FRHist., Q. Fabius Pictor, T7

  • (ginnasio di Tauromenion/Taormina, iscrizione dipinta su intonaco ca. 125 a.C.): Lanoios, eponimo della citta di Lanuvium (Latium vetus) [Κόι]νντος Φάβνι[ο]ς ὁ Πι/[κτω]ρῖνος ἐπικαλού/[μεν]ος, Ῥωμαῖος, Γαΐου [υἱό]ς /· [ὃ]ς ἱστόρηκεν τὴν / [Ἡ]ρνακλέους ἄφιξιν / [εἰ]ς Ἰταλίαν καὶ δ’ ἔτι / [νόσ]τνον Λανοΐου συμ/[μάχ]ου τνεν Αἰνεία καὶ / [Ἀσκα]νίου· πολὶ ὕστε/ρον ἐγ]ένοντο Ῥωμύλος / [καὶ Ῥ]έμος καὶ Ῥώμης / [κτίσις ὑ]πὸ Ῥωμύλου, [ὃς] / [πρῶτο]ςν βεβασί[λευκεν — —] Quinto Fabio, detto Pittorino, romano, figlio di Caio, egli riferì nella sua storia dell’arrivo di Eracle in Italia, poi [del ritorno?] di Lanoio [e dei suoi alleati?] Enea [e Ascanio?]; molto più tardi ci furono Romolo e Remo e la fondazione di Roma da parte di Romolo, che per primo vi fu re. (trad. G. Zecchini) Corn. Nep., Cato, 3, 3-4 = FRHist., Marcius Porcius Cato, T1 (Catone) decise di scrivere storie quando era ormai anziano. I libri di quest’opera storica sono sette, il primo tratta delle imprese compiute dai re del popolo romano, il secondo e il terzo narrano da dove e sorta ogni citta italica, per la qual cosa sembra che avesse chiamato l’intera opera storica Origines. Il quarto poi racconta la prima guerra punica; il quinto la seconda. E tutte queste sono narrate per sommi capi (capitulatim), allo stesso modo delle altre guerre fino alla pretura di Servio (Sulpicio) Galba, che distrusse i Lusitani. Di queste guerre non nomino i comandanti, ma senza fare i nomi registro i fatti. In questi stessi libri espose o quello che era avvenuto o quello che sembrasse degno di ammirazione in Italia e in Spagna. In questi libri c’è molta abilita e diligenza, ma nessuna dottrina. Cato, Origines, II, 28 Chassignet = FRHist., M. Porcius Cato, F 36 a) Prisc., GL, 2, 129 Cato Censorius… ibidem [sc. libro II delle Origines] : lucum Dianium in nemore Aricino Egerius Baebius Tusculanus dedicavit dictator Latinus. Hi populi communiter: Tusculanus. Aricinus, Lanuvinum, Laurens, Coranus, Tiburtis, Pometinus, Ardeatis Rutulus. b) Prisc., GL, 2, 337 Idem in eodem: populus communiter: Tusculanus, Aricinus, Lanuvinum, Laurens, Coranus, Tiburtis, Pometinus, Ardeatis.

  • La fondazione di Roma Le date di fondazione (calcolo fondato su parallelismo tra storia greca e storia romana) Timeo di Tauromenion: 814 a.C. (sincronismo con fondazione di Cartagine) Fabio Pittore: 748/747 a.C. Cincio Alimento; 729/728 a.C. Catone/Polibio: 751/750 a.C. Varrone: 754/753 a.C. La base documentaria a) fonti scritte, b) indagini archeologiche c) studi antropologici I modelli a) atto di fondazione b) sinecismo

    Palatino: abitato di capanne (plastico)

  • Riti di fondazione: il sulcus primegenius, il pomoerium Varro, lingua Lat., V, 143 Oppida ondebant in Latio Etrusco ritu multi, id est iunctis bobus, tauro et vacca interiore aratro circumagebant sulcum (hoc faciebant religionis causa die auspicato), ut fossa et muro essent muniti. terram unde exculpserant, fossam vocabant et introrsum iactam murum. post ea qui fiebat orbis, urbis principium; qui quod erat post murum, postmoerium dictum, †eiusque auspicia urbana finiuntur. cippi pomeri stant et circum Ariciam et circ[o]um Romam. quare et oppida quae prius erant circumducta aratro ab orbe et urvo urb[s] es[t]; ideo coloniae nostrae omnes in litteris antiquis scribuntur urbis, quod item conditae ut Roma, et ideo coloniae et urbes conduntur, quod intra pomerium ponuntur.

    (Aquileia)

  • Tipizzazione delle prime figure regali: Romolo fondatore delle istituzioni civili Numa Pompilio inventore dei fondamenti religiosi (feste, sacerdozi, calendario) Tullio Ostilio re guerriero per eccellenza (distruzione di Alba Longa) Anco Marzio sintesi delle funzioni dei predecessori L’organizzazione romulea della città L’asylum Dion. Hal., II, 15, 4 In seguito, constatato che molte città d’Italia erano rette da tirannidi malvagie e da oligarchie, cercava di accogliere e di attrarre a sé i fuggitivi di queste città, che erano numerosi, purché fossero liberi […] Consacrò la zona che si trova tra il Campidoglio e l’Arce…come asilo per i supplici e vi costruì un tempio…se avessero (i supplici) voluto rimanere presso di lui, li avrebbe resi partecipi della cittadinanza e di una quota di quelle terre che egli avesse conquistato ai nemici Tribù e curie Plut., Romulus, 20, 2-3 (Romolo e Tazio) create tre tribù, chiamarono un gruppo Ramnenses, da Romolo, un altro Titienses, daTazio, il terzo Lucerenses, a causa del bosco sacro verso il quale molti erano fuggiti per, concesso il diritto di asilo, entrare a fare parte della cittadinanza. In latino i boschi si chiamano luci. Ciascuna tribù raggruppava dieci curie. Varro, de lingua latina, V, 55 Ager Romanus primum divisus in partis tris, a quo tribus appellata Titiensium, Ramnium,Lucerum. Nominatae, ut ait Ennius, Titienses ab Tatio, Ramnenses ab Romulo, Luceres, ut Iunius, ab Lucumone; sed omnia haec vocabula Tusca, ut Volnius, qui tragoedias Tuscas scripsit, dicebat.

  • Le origini di Servio Tullio ILS, 212 = FIRA, I2, 43 (oratio Claudii, 48 d.C.) … Quondam reges hanc tenuere urbem, nec tamen domesticis successoribus eam trader contigit […] Huic quoque et filio nepotive eius (nam et / hoc inter auctores discrepat) insertus Servius Tullius, si nostros / sequimur, captiva natus Ocresia; si Tuscos, Caeli quondam Vi/vennae sodalis fidelissimus omnisque eius casus comes, post/quam varia fortuna exactus cum omnibus reliquis Caeliani / exercitus excessit, montem Caelium occupavit et a duce suo / Caelio ita appellitatus mutatoque nomine (nam Tusce Mastarna / ei nomen erat) ita appellatus est, ut dixi, et regnum summa cum rei / p(ublicae) utilitate optinuit…

  • Tomba François (Vulci, IV sec. a.C., decenni finali) Tablinum Parete di sinistra: sacrificio dei prigionieri troiani da parte di Achille sulla tomba di Patroclo Parete di destra: impresa vittoriosa di Vulcenti guidati dai fratelli Vibennae (4 coppie, tra cui: Caile Vipinas che viene liberato da Macstarna; Avile Vipinas che uccide un avversario) Atrium – parete di fondo: Marce Camitlnas si accinge ad uccidere Cneve Tarchunies Rumach

  • Società dell’età dei re familia (proprio iure): unità elementare fondata sul matrimonio; linea di parentela agnatizia; a capo di ciascuna famiglia (comprensiva di schiavi e di proprietà) è il pater familias; a fianco dei membri della famiglia sono, in posizione di subordinazione, i clientes gentes: aggregazione di famiglie che recano lo stesso nomen e che vantano un antenato comune (Cic., Topica, 6: “i gentili sono coloro che portano lo stesso nome, che discendono da ingenui e che nei loro antenati non abbiano che ingenui e che non abbiano subito alcuna capitis deminutio) dualismo interno: struttura piramidale della società, con vertice aristocratico (patres, patrizi) distinto dalla plebe (possibile fondamento economico originario della distinzione) Le istituzioni dell’età monarchica rex - figura carismatica dalla forte accentuazione religiosa; carica non ereditaria: il re viene designato (creatus) dal senato, con ratifica del popolo (lex curiata de imperio) -supremo capo militare (detentore di imperium) e sommo sacerdote (tramite della comunità con i suoi dèi); garante e custode dei mores (coadiuvato dai pontefici) patres (senato) Assemblea ristretta di anziani (patres delle famiglie più eminenti), creato secondo la tradizione da Romolo (Liv., I, 8,7: i discendenti dei primi patres sarebbero stati chiamati patricii), con funzione di consiglio del re; in occasione della morte del re auspicia ad patres redeunt; prassi dell’interregnum populus Insieme della popolazione (provvista di civitas), suddiviso da Romolo (o comunque create prima dell’arrivo dei re etruschi) in tre tribù (intese variamente come creazione politica, retaggio etnico, differenzazione funzionale o economica), a loro volta articolate in 10 curie ciascuna (alcune curie hanno denominazioni territoriali, altre fanno riferimento a strutture gentilizie; le sedi delle curie più antiche raggruppate alle pendici del Palatino, curiae veteres); curiae alla base dell’assemblea popolare più antica (comitia curiata) e in relazione con la struttura dell’esercito più antico (legione composta da 300 cavalieri/celeres e da 3000 pedites)

  • La caduta della monarchia e Il passaggio alla repubblica Roma e il Lazio al tempo della monarchia etrusca

    Il governo tirannico di Tarquinio il Superbo

    Liv., I, 53, 1-3 Tarquinio fu un re ingiusto coi suoi sudditi, ma abbastanza un buon generale quando si trattò di combattere. Anzi, in campo militare avrebbe raggiunto il livello di quanti lo avevano preceduto sul trono, se la sua degenerazione in tutto il resto non avesse offuscato anche questo merito. Fu lui a iniziare coi Volsci una guerra destinata a durare due secoli, e tolse loro con la forza Suessa Pomezia. Ne vendette il bottino e coi quaranta talenti d'argento ricavati concepì la costruzione di un tempio di Giove (Capitolino) le cui dimensioni sarebbero state degne del re degli dèi e degli uomini, nonché della potenza romana e della sua stessa posizione maestosa. Il denaro proveniente dalla presa di Suessa fu messo da parte per la costruzione del tempio. Cass. Hem., fr. 18 Chassignet = FRHist, Cassius Hemina, F19 (da Serv., auct., ad Verg. Aen. XII, 603) Cassius autem Hemina ait Tarquinium Superbum, cum cloacas populum facere coegisset, et ob hanc iniuriam multi se suspendio necarent, iussisse corpora eorum cruci affigi. Cassimo Emina dice poi che Tarquinio il Superbo costrinse il popolo a costruire delle cloache e, quando la durezza del lavoro indusse molti ad impiccarsi, ordinò che i loro corpi fossero crocifissi. Gli inizi della Repubblica Pol., III, 22 (primo trattato romano cartaginese) Il primo trattato fra Romani e Cartaginesi è dell’epoca di Lucio Giunio Bruto e Marco Orazio, i primi consoli che furono eletti dopo la fine della monarchia, dai quali fu anche consacrato il santuario di Giove Capitolino. Questi eventi accaddero 28 anni prima del passaggio di Serse in Grecia. L’abbiamo trascritto dandone l’interpretazione più precisa possibile. La differenza tra la lingua dei Romani di oggi e quella antica è così forte, infatti, che anche i più esperti conoscitori a stento comprendono qualcosa, dopo avervi fissato la loro attenzione. Il trattato è il seguente: «A queste condizioni ci sia amicizia fra i Romani e gli alleati dei Romani e i Cartaginesi e gli alleati dei Cartaginesi: né i Romani né gli alleati dei Romani navighino al di là del promontorio detto Bello, a meno che non vi siano costretti da una tempesta o da nemici: qualora uno vi sia trasportato a forza, non gli sia permesso comprare né prendere nulla,

  • tranne quanto gli occorre per riparare l’imbarcazione o per compiere sacrifici, e si allontani entro cinque giorni. A quelli che giungono per commercio non sia possibile portare a termine alcuna transazione, se non alla presenza di un araldo o di un cancelliere. Quanto sia venduto alla presenza di costoro, se venduto in Libia o in Sardegna, sia dovuto al venditore sotto la garanzia dello stato. Qualora un Romano giunga in Sicilia, nella parte controllata dai Cartaginesi, siano uguali tutti i diritti dei Romani. I Cartaginesi non commettano torti ai danni degli abitanti di Ardea, Anzio, Laurento (?), Circei, Terracina, né di alcun altro dei Latini, quanti sono soggetti; nel caso di quelli non soggetti, si tengano lontani dalle loro città: ciò che prendano, restituiscano ai Romani intatto. Non costruiscano fortezze nel Lazio. Qualora penetrino da nemici nella regione, non passino la notte nelle regione».

  • P. Valerius Publicola a Satricum (?)