ANNO XLVI- N. 1 -Aprile 2013 PERIODICO QUADRIMESTRALE ... 2013_1.pdf · non hanno mai permesso agli...

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ANNO XLVI - N. 1 - Aprile 2013 PERIODICO QUADRIMESTRALE DELLA SEZIONE “IPPOLITO RADAELLI” DI VENEZIA DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE ALPINI A.N.A.- COMITATO DI REDAZIONE: Franco MUNARINI (Presidente), Nerio BURBA, Lucio MONTAGNI, Alvise ROMANELLI, Mario FORMENTON - DIRETTORE RESPONSABILE: GIOVANNI MONTAGNI - Autorizzazione Tribunale di Venezia n. 404 del 29.6.1996 - STAMPA: Grafiche 2 Effe, viale G. Matteotti 45, Portogruaro - VE - SEDE: S. MARCO 1260 - 30124 VENEZIA - Telefono e fax 0415237854 - Sito web: www.alpinivenezia.it - E-mail: [email protected]

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ANNO XLVI - N. 1 - Aprile 2013 PERIODICO QUADRIMESTRALE DELLA SEZIONE “IPPOLITO RADAELLI” DI VENEZIA DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE ALPINI A.N.A.- COMITATO DI REDAZIONE: FrancoMUNARINI (Presidente), Nerio BURBA, Lucio MONTAGNI, Alvise ROMANELLI, Mario FORMENTON - DIRETTORE RESPONSABILE: GIOVANNI MONTAGNI - Autorizzazione Tribunale di Venezia n. 404 del29.6.1996 - STAMPA: Grafiche 2 Effe, viale G. Matteotti 45, Portogruaro - VE - SEDE: S. MARCO 1260 - 30124 VENEZIA - Telefono e fax 0415237854 - Sito web: www.alpinivenezia.it - E-mail: [email protected]

2 - Quota Zero Aprile 2013

LA MEMORIA

Due appuntamenti importanti inquesto primo scorcio del 2013: il70° anniversario della battaglia

di Nikolaevka e la “Giornata del ricordo”della tragedia consumatasi nei territoridella Venezia Giulia, Istria Dalmazia.

A Nikolaevka (o Nikolajewka) il 26Gennaio 1943, quando il Generale Rever-beri, per rompere l’accerchiamento eduscire dalla sacca del Don, disse: “Tri-dentina avanti”, cui seguirono 11 assalti.In quella giornata caddero in circa 6000,ma alla fine il varco fu aperto e evitatol’accerchiamento. 13.420 uomini usci-rono dalla sacca, più altri 7.500 feriti ocongelati. Circa 40.000 uomini rimaseroindietro, morti, dispersi o catturati.

In Venezia Giulia, Istria, Dalmazia,Fiume e Zara dal 1943 al 1947 la popola-zione italiana subisce da parte dei Titiniuna feroce pulizia etnica, che si chiama:infoibamento. In quindicimila risulte-ranno i mancanti all’appello.

Esodo si chiama la successiva tragediaconseguente al trattato di Parigi del 10febbraio 1947: partono dai territori delleprovince di Trieste e di Gorizia, dall’I-stria, Fiume e Dalmazia verso l’ignoto intrecentocinquantamila: popolazione diogni estrazione sociale abbandona case,terreni, cimiteri, bestiame: tutto!

Li proponiamo in apertura, perché lanostra Sezione vi è particolarmente le-gata, oltre dall’essere alpini, anche damotivi più a noi vicini. Da un lato la pre-senza di Mons. Gastone Barecchia, Cap-pellano della Sezione e che alla tragediadi Russia ha partecipato direttamentedall’inizio alla fine, dandone sobria ecommovente testimonianza.

Dall’altro l’impegno di memoria allegenti giuliano-dalmate assunto dalla Se-zione, allorché accettò di ospitare iGruppi alpini esuli in Patria di Fiume,Pola e Zara, nel nome della vicinanzamillenaria alla Serenissima.

Ma ancor più perché come cittadini ri-teniamo doveroso facilitare la conoscenzae l’approfondimento di queste due realtàstoriche, che circostanze tragiche di sof-ferenza ed immaturità politico-socialenon hanno mai permesso agli italiani diassimilare e fare proprie: potremmo direche vogliamo aiutare tutti i cittadini adelaborare responsabilmente il lutto diqueste due tragedie.

Solo così si potrà completare l’unitàd’Italia iniziata nel Risorgimento, comenazione, patria e popolo.

Lucio Montagni

Venezia-Giulia - Istria - Fiume - Dalmazia

La triste storia dimenticata di una terra italiana

Da molti anni avevo promesso di ri-cordare agli alpini del gruppo diPortogruaro la relazione avente il

tema “la triste storia dimenticata di una terraitaliana”. La sera del 20 ottobre u. s., final-mente, ho avuto la possibilità di tenere lamia conferenza nella nostra sede che, nellacircostanza, era colma di soci alpini, di amiciaggregati, di rappresentanti delle Associa-zioni d’Arma locali ed anche di un folto nu-mero di soci rotariani del club di Porto-gruaro, amici miei personali e simpatizzantidegli alpini. I presenti sono stati particolar-mente attenti e curiosi di riportare alla me-moria la storia di una tragedia che ebbe ini-zio subito dopo l’Armistizio dell’8 settembre1943. In Istria la notizia dell’armistizio ar-riva il giorno dopo. L’Esercito Italiano sisfalda. L’Istria rimane indifesa e viene subitooccupata dai partigiani di Tito, il cui ordineè: “ bisogna slavizzare i territori occupati egli italiani devono sparire quanto prima”. Edebbe inizio il massacro. Le disposizioni pre-vedevano che gli italiani avrebbero dovutoessere prelevati di notte in gran segreto,completamente denudati, uccisi e gettatinelle foibe. Qualche bomba a mano avrebbe

disintegrato i corpi e fatto franare le paretidelle foibe in modo da nascondere il mi-sfatto. Le foibe (dal latino “fovea” cioèfossa), sono voragini di natura carsica,profonde anche 200 metri, create dalla in-filtrazione delle acque che sul fondo for-mano dei piccoli laghi e corsi d’acqua sot-terranei. Le foibe sono, in sostanza, per imassacratori, fosse comuni già pronte: farprecipitare nelle foibe i poveri prigionieriitaliani è uno dei modi più sbrigativi per farsparire le persone senza lasciare traccia al-cuna. Infatti, l’impossibilità del recuperodelle salme, occulta per sempre la prova deiferoci delitti perpetrati.

Si trattò di un genocidio perfettamenteprogrammato da tempo. MoltePersone fu-rono gettate in foiba ancora vive. Le foibepiù note sono quelle di Basovizza e quelladetta di Monrupino: entrambe sono Monu-mento Nazionale. La seconda fase del geno-cidio iniziò alla fine della guerra in Istria,estendendosi anche nella Venezia Giulia(Trieste e Gorizia) e questa volta fu ancorapiù tragica: non si trattò più di alcune centi-naia di morti ma di migliaia. Le disposizionidi Tito prevedevano di eliminare tutti coloroche avrebbero potuto ostacolare la slavizza-zione di quelle terre e le sue mire espansio-nistiche prevedevano di arrivare fino alfiume Tagliamento. Il 10 giugno 1945, dopo40 tragici giorni di occupazione, le truppeslave dovettero abbandonare Trieste e qui ilgenocidio cessò, ma continuò senza treguanei territori che rimasero in mano alla Jugo-slavia.

Quegli stessi momenti di terrore e dimorte, già vissuti nel 1943, continuano - aguerra finita - con deportazioni, uccisioni,processi-farsa nei confronti di coloro che di-mostrano di essere italiani perché indossanouna divisa (carabinieri, poliziotti, guardie difinanza), e possono essere di ostacolo all’in-staurazione del comunismo di Tito. In totalemancarono all’appello circa 15.000 italianidella Venezia Giulia, Istria e Dalmazia. Al-l’incredibile dramma umano delle foibesegue il secondo evento luttuoso: l’Esodo.

Sessantacinque anni fa, il 10 febbraio 1947,a Parigi veniva firmato il trattato che to-glieva all’Italia ed assegnava alla JugoslaviaFiume, il territorio di Zara e l’Istria. Gli ita-liani che non intendono aderire alla ideolo-gia comunista, né diventare cittadini Jugo-

EDITORIALE

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LA MEMORIA

Venezia-Giulia - Istria - Fiume - Dalmazia

La triste storia dimenticata di una terra italiana

slavi, sono obbligatoriamente spinti ad af-frontare l’esodo. Partono verso l’ignoto:operai, contadini, artigiani, pescatori com-mercianti, impiegati pubblici e privati, liberiprofessionisti, sacerdoti, dirigenti d’azienda,popolazione di ogni estrazione sociale, diqualunque fede politica e di ogni età (vecchi,donne e bambini). Dai territori delle pro-vince di Trieste e di Gorizia, dall’Istria,Fiume e Dalmazia gli italiani abbandonanocase, terreni, cimiteri, bestiame: tutto!. I lorobeni personali verranno conteggiati per pa-gare i danni di una guerra persa da tutti gliitaliani! Sono 350.000 profughi che giun-gono in Italia per restare italiani, per non di-ventare succubi del regime dittatoriale diTito; è una decisione unanime, ma non sem-pre vengono accolti fraternamente, anzi siverificano clamorosi casi di intolleranzacome a Venezia, affrontati con insulti e sputi,o come a Bologna dove i ferrovieri minac-ciano lo sciopero se il treno si ferma in sta-zione, dove gli enti assistenziali si appre-stano a fornire cibo e latte per i bambini. Di-spersi in 109 “campi di raccolta profughi”(ex caserme militari, ex campi di concentra-mento per prigionieri di guerra, baracche dilegno fatiscenti), molti sono costretti ad

espatriare verso altri continenti, per rico-struirsi un domani per loro e per i loro figli.Quindi è chiaro che si è trattato di una puli-zia “etnica” e non di una pulizia “politica”,perché il vero scopo era di compiere l’elimi-nazione fisica degli italiani da parte deglislavi, per dimostrare alle grandi potenze vin-citrici che le terre erano abitate in maggio-ranza da slavi e, quindi, di pretendere chequei territori, appartenenti all’Italia, venis-sero ceduti alla Jugoslavia.

Per molti decenni, di tutto ciò non è esi-stita traccia nella memoria collettiva italiana,non c’è stato libro scolastico che trattasse ditali vicende, non c’è stata pubblica istitu-zione che ritenesse doveroso rievocare ecommemorare queste tragedie che sicura-mente erano state le più dolorose tra quellein cui era incorsa la comunità nazionale, intutta la sua storia. Una sorta di oblio collet-tivo?. Forse qualcosa di più: una precisa vo-lontà di rimuovere, di cancellare, di far sì chesi evitasse di conoscere e di ricordare quantoera successo. Sicché bastava uscire dalla Ve-nezia Giulia, bastava superare l’Isonzo per-ché le parole “foibe” ed “esodo” risultasseroprive di significato. Le ragioni del silenziotrovano verosimilmente collocazione in un

generico concetto di opportunismo, per ilquale ancora oggi la massa della comunitàitaliana ignora quegli imperdonabili eventi.In questa situazione è intervenuta, nel 2004,la norma istitutiva del “Giorno del Ricordo”,la legge n. 92 del 30 marzo 2004. Un attocompiuto ad oltre mezzo secolo di distanza,con il quale il Parlamento – con voto pres-soché unanime – ha riconosciuto che le foibee l’esodo hanno costituito due tragedie na-zionali, tanto da meritare che lo Stato Ita-liano dedichi ufficialmente una giornata(quella del 10 febbraio) al loro ricordo. Leiniziative per diffondere la memoria do-vranno riguardare specialmente i giovani, iprogrammi scolastici, i libri di testo che aiu-teranno a valorizzare il patrimonio storico eculturale dei Giuliano-Dalmati.

Le tesi giustificazioniste della vile tragediasono state confutate e condannate dal nostroPresidente della Repubblica Giorgio Napo-litano lo scorso 10 febbraio 2007. Per con-cludere, è doveroso sottolineare che gliesuli non dimenticheranno mai i loro martirie chiedono con fermezza che sia conservatala loro identità e rispettata la loro dignità ela loro memoria.

Gen. Mario Rosa

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LA MEMORIA

Nikolajewka:il fatto

La Sezione commemora il 70° anniversario

La Sezione di Venezia e il suo Gruppodi Mestre si sono raccolti attornoall’Altare della Madonna del Don

Sabato 26 Gennaio per commemorare il 70°della battaglia di Nikolajewca. Siamo statiospitati fraternamente dai R.R.P.P. Cappuc-cini e dalla Comunità Parrocchiale perquesta cerimonia che non potevamo nonportare sull’Altare della Madonna alla qualesi è affidato il Popolo degli Alpini. Sono pas-sati settant’anni da quelle tragiche giornateda noi sempre ricordate come esempio do-

loroso dell’abnegazione alpina, un senti-mento sempre presente ma che ebbe neglianni sessanta e settanta, questa era la testi-monianza di Padre Policarpo Crosara, la fre-quentazione più numerosa di reduci, di par-enti dei caduti e dispersi che trovarono con-solazione nel dolce viso della Madonna delDon. La Cerimonia si è inserita all’internodella S. Messa della Comunità, accompag-nata dalle note del Coro Fiamme Gialle, coroufficiale dell’ A.N.F.I., e onorata dalla pre-senza dei Vessilli delle Associazioni d’Arma

sorelle che abbiamo voluto coinvolgere per-ché in Russia non ci sono stati solo glialpini. Dopo la Preghiera del Soldato letta inonore di tutti dal Presidente di Assoarmadella Terraferma Veneziana T.Vasc. Zuliani,il Capogruppo di Mestre Paolo Boni harecitato l’Atto di Dedicazione degli Alpinialla Madonna del Don. La Commemo-razione storica è stata fatta dal Generale PinoRizzo che ha rievocato efficacemente l’ero-ismo disperato di questa ultima Battaglia interra di Russia.

Gli ultimi resti delle forze italo-tedesche-ungheresi, pro-

vate, oltre che dai combattimenti, dal gelido inverno

russo, si ritrovarono ad affrontare alcuni reparti dell’Ar-

mata Rossa, asserragliatisi nel villaggio di Nicolaevka per bloc-

care la fuga dalla grande sacca del Don: nel corso dei mesi pre-

cedenti, le forze sovietiche avevano già accerchiato la 6ª Armata

tedesca a Stalingrado (Operazione Urano) e sbaragliato com-

pletamente le armate rumene e gran parte dell’ARMIR (Opera-

zione Piccolo Saturno), aprendo grandi varchi nelle precarie

linee difensive.

Già dalle prime ore del mattino, la colonna formata dalle

truppe italiane in ritirata, cui erano aggregati diversi reparti

delle altre potenze dell’Asse (specialmente tedeschi e ungheresi),

venne fatta oggetto di un bombardamento da parte di quattro

aerei dell’Armata Rossa. Alla Tridentina, unica delle divisioni

italiane ancora in grado di combattere, fu assegnato il compito

di iniziare l’assalto al villaggio. Particolarmente significative

durante questo attacco furono le azioni dei Battaglioni “Ve-

stone”, “Verona”, “Valchiese” e “Tirano”. Malgrado lo sbando

che delle truppe in ritirata avrebbero dovuto avere, gli italiani

riuscirono a sostenere l’attacco contro un nemico maggiormente

dotato di armi pesanti ed artiglieria.

In serata si unirono alle forze all’attacco i Battaglioni “Edolo”

e “Valcamonica” e gli uomini della Tridentina, guidati dal ge-

nerale Luigi Reverberi, riusceirono ad aprire un varco fra le

linee russe grazie all’impiego dell’unico carro armato tedesco

ancora utilizzabile ed alla disperata lotta per sfuggire all’accer-

chiamento nemico.

Le perdite italiane furono altissime, nonostante ciò la battaglia

rappresentò un successo poiché le truppe dell’Asse, pur decimate

e completamente disorganizzate, riuscirono a raggiungere She-

bekino il 31 gennaio , località al di fuori della “tenaglia” russa.

Il 16 gennaio 1943, giorno di inizio della ritirata, il Corpo d’Ar-

mata Alpino contava 61.155 uomini.

Dopo la battaglia di Nikolaevka si contarono 13.420 uomini

usciti dalla sacca, più altri 7.500 feriti o congelati. Circa 40.000

uomini rimasero indietro, morti nella neve, dispersi o catturati.

Migliaia di soldati vennero presi prigionieri durante la ritirata

e radunati dai sovietici in vari campi. Uno dei più tristemente

noti fu quello di Rada, nei pressi della città di Tambov. Solo una

percentuale minima di questi prigionieri farà ritorno in Italia a

partire dal 1945.

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LE NOSTRE MONTAGNE

Intorno al Jof di MiezegnotIl mio amico alpino Dario ed io

frequentiamo da tanti anni lezone del Tarvisiano e di Pon-

tebba e, in particolare, siamo moltolegati alla zona di Malborghetto –Valbruna (Malborghet – Valbrune)m. 787 che è il Paese di Julius Kogy,grande alpinista, scrittore e botanicononché ispirato cantore delle AlpiGiulie. Tra le montagne che circon-dano questa zona e che noi abbiamopercorso molte volte, qui ricordiamolo Jof di Miezegnot (m. 2089), il DuePizzi (m. 2047) e il monte Piper (m.2069) da me definite le “tre sorelle”,che furono teatro di aspri combatti-menti nel corso della Prima GuerraMondiale. Proprio a Valbruna c’è ilcimitero dei soldati Austroungarici.Da Valbruna passando per il RifugioGrego (m. 1389) dicato ai tre fratelliGrego (Attilio, Ferruccio e Remigio)si arriva, dopo aver raggiunto la Selladi Sompdogna che fa da spartiacquefra il Montasio e il Miezegnot, al ri-covero Battaglione Alpini Gemona,recentemente restaurato dall’A.N.A.di Trieste, e costruito con il recuperodelle rovine della struttura militare di“Villa Bucintoro” già sede della 97^Compagnia del Battaglione Gemonadurante la Grande Guerra. Lì vicinosi trovano pure i resti delle fortifica-

zioni del Peceit. Partendo invece daBagni di Lusnizza (m. 640) si arriva,passando per Malga Granuda, al monteDue Pizzi (m. 2046) e durante il per-corso si trovano le scritte che ricordanola 155^ Compagnia del BattaglioneMonte Canin dell’8° Reggimento Al-pini che operava in queste zone nelcorso della Prima Guerra Mondiale, as-sieme al “Valfella” e al “Gemona”. DalDue Pizzi si vede il Ricovero Bernardi-nis, dedicato al Capitano Armando Ber-nardinis, Medaglia d’Argento al ValoroMilitare, autore nel 1915 con venticin-que uomini del “Gemona” di un’im-

presa giudicata impossibile propriosul Due Pizzi. Sotto la cima ci sonomolte gallerie e resti di fortificazioni,e più sotto, vicino al Grande Precipi-zio, il sentiero “Battaglione Ge-mona”. Sempre partendo dal Rifugio Gregoper i sentieri 648-649 e dopo benquattro ore di una salita che sembranon finire mai si raggiunge il montePiper (m. 2069), caratteristico per lesue tre punte, e che si trova tra la For-chia di Cjanalcot e lo Jof di Mieze-gnot. Il Cjanalot è una forcelletta er-bosa che separa il Due Pizzi dalPiper. Salendo per la misteriosa Val-dogna si ha la visione del Due Pizzie del Montasio (il Re delle Giulie),questi sono luoghi bellissimi e parti-colari dove gli aspetti alpinistici edescursionistici si legano alle vicendestoriche che hanno attraversato que-ste contrade e dove si nota ancoraoggi la presenza della SerenissimaRepubblica di Venezia (meravigliosoè il “Palazzo Veneziano” del XVII se-colo ora sede di un’importanteMuseo Etnografico) e le vicende Na-poleoniche con il Forte Hensel fattocostruire dagli Asburgo.

Artgliere alpino Sandro Vescovi

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LA STORIA

La difesa in montagna - Il Vallo alpino - Alto AdigeL VALLo ALPINo IN ALTo

ADIGE (IN TEDESCo ALPENwALL IN

SüDTIRoL)E’ un complesso sistema di fortifica-zioni eretto dall’Italia fascista per difen-dere i confini italiani da una possibileinvasione da parte della Germania na-zista; per questo motivo il sistema di-fensivo è noto anche con il soprannomedi “Linea non mi fido”. Il sistema di fortificazioni fu edificato atempo di record, anche se mai del tuttocompletato, tra gli anni 1939 e 1943 as-sieme al resto del Vallo Alpino, pur es-sendo state le due dittature, quella fasci-sta e quella nazista, strettissimi alleati.In seguito alcune opere del Vallo furonoriattivate nel 1948 in ambito NATO,fino al 1992 quando si chiusero e sigil-larono definitivamente tutti i bunker.

LA STRuTTuRA PRINCIPALE

Al fine della realizzazione del Vallol’Alto Adige fu suddiviso in tre “set-tori”:XIII Settore di Copertura VenostaXIV Settore di Copertura IsarcoXV Settore di Copertura PusteriaOgni settore era suddiviso in 3 “sistemidi arresto”, a seconda della distanza dalconfine. Ogni sistema ha le sue diverse “diret-trici”. Ogni direttrice, tre erano le prin-cipali, aveva il suo numero di “sbarra-menti”.Le direttrici rispecchiavano le vie prin-cipali per una probabile invasione, ov-

vero: il Passo del Brennero con la Vald’Isarco, la sella di Dobbiaco pressoDobbiaco-San Candido con la val Pu-steria ed il passo Resia con la val Veno-sta e val d’Adige. Queste valli conflui-scono geograficamente verso la città diBolzano, ove era previsto un grandesbarramento finale, con la particolareforma a doppio arco convesso:sbarra-mento Bolzano sud, che sul progettocontava ben 64 opere, passando da Ca-stel Flavon, Castel Firmiano e Predo-nico. Inoltre, per aumentare l’efficaciadello sbarramento, venne costruito unfossato anticarro della lunghezza di1800 m (non più esistente se non in al-cuni affioramenti).Ogni direttrice comprendeva alcunisbarramenti, per rallentare l’avanzata:

quella del Brennero ne contava 7, quelladi Resia 6 e quella della Pusteria 7. Oltre alle principali direttrici, erano pre-visti altri sbarramenti per le valli conaccessi di minore importanza. Fu quindideciso di fortificare anche gli accessidella val Passiria, in val di Vizze, valledi Anterselva e valle di Casies. Inoltre, per eliminare la possibilità dieventuali accerchiamenti, furono pro-gettati degli sbarramenti anche presso ilpasso di Tubre (Svizzera), il passo dellePalade (in valle di Non), la val d’Ega,la val Badia, la val Gardena, la val diLandro ed il passo di Monte Croce Co-melico. Ogni sbarramento era costituitoda diverse “opere fortificate”, che pote-vano essere anche molto diverse tra diloro a seconda della loro posizione stra-

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LA STORIA

La difesa in montagna - Il Vallo alpino - Alto Adigetegica, dell’ambiente circostante (per lamimetizzazione), della loro diversa fun-zione all’interno dello sbarramento: po-tevano essere edificate in caverna, incalcestruzzo o miste, a 1, 2 o 3 piani, econ un certo numero di bocche dafuoco. Le camere di sparo erano solita-mente le uniche parti esposte al fuoconemico, solitamente costruite con ununico blocco di calcestruzzo, rinforzatocon una piastra corazzata laddove vi erala feritoia per far fuoco. Oltre alle opereposte sul fondovalle o a quelle dirinforzo poste sui fianchi delle monta-gne, furono progettate 56 “casermettedifensive” della Guardia alla Frontiera. Queste erano poste sulle cime più altedelle montagne poste presso i maggiorivalichi. Ognuna di queste casermettepoteva alloggiare dai 25 ai 50 soldati.Questi avevano il compito di pattugliarecostantemente le zone di valico.

LA CoSTRuZIoNE

DEL VALLo ALPINo

Già negli anni venti la rete stradale inAlto Adige veniva costruita tenendo inconsiderazione anche concetti strategicidi difesa. Dal 1934 vennero erette for-tificazioni tipo 200 nei principali fon-dovalle, a difesa delle principali vied’accesso: al passo Resia, al passo delBrennero e lungo la val Pusteria. In to-tale 9 opere. Fino al 1937 il numero diopere costruite del tipo 450 (simili altipo 7000) salì a 20, e nel 1938 si con-tavano in tutto 47 bunker. L’ordine difortificare massicciamente il confinecon la Germania venne dal duce il 21novembre 1939; questa fu la data di na-scita del Vallo Littorio in Alto Adige.Lo sviluppo del vallo alpino e il suo svi-luppo in Alto Adige procedettero in ma-niera differente. Il generale Gamaleridel 4º Corpo d’Armata Alpino di Bol-zano riferì che il 23 gennaio 1940 già66 opere erano completate e altre 250erano previste. Evidentemente lo sforzodi fortificare il confine nord iniziò giàprima del 21 novembre 1939. La realiz-zazione delle opere avvenne solo

conformemente al successivo ordinedella circolare 15000. Questo significaperò anche che i progetti esistenti dove-vano essere rielaborati. Per la costruzione vennero stabilite leposizioni delle fortificazioni da unacommissione militare. I terreni venneroacquisiti o espropriati, cosa che trovòopposizione tra i contadini, in largaparte di madrelingua tedesca. Per i nu-merosi lavoratori delle imprese italianedovettero essere costruiti degli alloggi.Per il lavoro duro e a volte pericoloso,gli operai ricevevano un salario fino a50 lire al giorno. Questo stipendio erainteressante anche per i contadini nativi;non vennero però assunti sudtirolesi cheavessero optato per la Germania.La realizzazione delle opere si dimostròpiena di difficoltà: le strade di accessoche portavano ai cantieri erano ancora

in parte da costruire. Bisognava a voltecostruire teleferiche provvisorie per fargiungere i materiali da costruzione ne-cessari alle opere site nelle posizioni piùimpervie. Dato che il calcestruzzo si po-teva gettare solo ad una temperatura su-periore ai -5 °C, in alta montagna, so-prattutto in inverno, i lavori erano for-temente limitati. In Alto Adige, al 10giugno 1940, 161 bunker erano già ter-minati, grazie al lavoro di 19.000 ope-rai.

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Fine prima parte

Continua al prossimo numero

(a cura di Lucio Montagni)

8 - Quota Zero Aprile 2013

GLI ALPINI E LE CANTE

GLI INIZI DEL CORO Anche gli alpini del Gruppo di Portogruaro dasempre cantavano, un po’ liberamente inverità. Trainati soprattutto dai soci GuidoPettarin e Riccardo Donner, nelle varieoccasioni di ritrovo e riunioni del sodalizio, icanti gioiosi o seri non mancavano mai.Magari non propriamente intonati, ma semprecomunque partecipati. Con il passare deltempo nei soci “canterini” del gruppo si feceviva la convinzione di poter migliorare leproprie capacità canore se esercitate sotto laguida e la direzione di un esperto. Esiste, qualcuno lo ricorda bene, un momentoparticolare che consolidò tale convinzione:nell’aprile del 1985, un sabato sera, presso ilMunicipio di Portogruaro, dopo lapresentazione del programma per lainaugurazione della nostra “baita”, sede delGruppo, in concomitanza con il maidimenticato Raduno Triveneto, un giornalistaintervista i nostri alpini e registra il loro cantospontaneo che verrà poi trasmesso dalla radiolocale.Proprio dall’ascolto di tale riproduzione, dellaquale conserva ancora la traccia registrata, nelsocio Luigi Bacchetta, allora addetto stampadel Gruppo, nasce l’idea di proporre aglialpini del gruppo, amanti del canto, diritrovarsi periodicamente, con lo scopo dimigliorare e perfezionare il canto nel rispettodella tradizionale fama canora attribuita aglialpini in congedo. Ne parla con il socio PaoloPellarin, maestro di musica, anche luiconvinto che la cosa si possa fare.Dobbiamo però attendere qualche anno perdar corso a tale progetto a causa dei numerosiimpegni legati al dignitoso completamentodella sede. Finalmente, durante il consigliodirettivo del 5 febbraio 1988, l’idea vieneapprovata: una quindicina di soci, sotto laguida attenta del maestro Paolo Pellarin, siritrovano, inizialmente, ogni quindici giornidopo cena, presso la loro sede e affrontano ilnon facile compito prefissato. L’impegno sirivela sempre più concreto, il numero deicantori aumenta, e ben presto si ritrovano adesibirsi in diverse manifestazioni in ambitolocale e, in particolare, alle ricorrenze deivicini gruppi alpini.Molti ricordano ancora con quantatrepidazione parteciparono alla loro primaesibizione esterna, nel 1992, presso il GruppoAlpini di Muzzana del Turgnano (UD); allaSerata Alpina A.N.A. – C.A.I. nel 1995. Dal1996 sono presenti più volte alla cerimoniaannuale organizzata dal Gruppo Alpini diLatisana per la commemorazione dei Cadutinella battaglia di Nikolajewka. Conl’aumentare degli impegni, per la necessità dicompletamento delle varie voci, il Coro

IL CORO ALPINO DEL GRUPPO ANA DI PORTOGRUARO

accoglierà anche coristi non alpini inscritti nelgruppo come aggregati “Amici degli Alpini”.Il Coro inizia così ad avere sempre piùrichieste d’intervento, anche prestigiose. Siesibisce in due diverse manifestazioni inoccasione della 77^ Adunata Nazionale aTrieste nel 2004: presso l’Istituto per nonvedenti Rittmeyer e nel concerto serale pressola Chiesa parrocchiale SS. Ermacora eFortunato partecipa nel 2006 alla importantericorrenza annuale della “Madonna del Don”a Mestre, accompagnando con i canti la S.Messa al campo in Piazza Ferretto. Lacerimonia di quell’anno era presenziata dalLabaro nazionale scortato dal presidenteCorrado Perona e dal Consiglio DirettivoNazionale dell’A.N.A.. LA NASCITA DELL’ASSOCIAZIONEPur con un logico e naturale ricambio dei suoicomponenti e sotto la guida di vari maestri chevia via si sono succeduti alla guida del Coro,nel giugno 2006, visti i numerosi impegni checontinuamente si susseguono, il Coro, fino adallora sorretto dalla buona volontà dei suoicomponenti, viene fondato ufficialmente inAssociazione Culturale, con un proprio statutoregolamentare, ed è denominato “Coro Alpino– Gruppo di Portogruaro”, in piena autonomiadal Gruppo Alpini, ma in collaborazione eusufruendo della sede del gruppo stesso.

Da qui in poi si susseguono numerose

esibizioni e partecipazioni a variemanifestazioni e rassegne, delle qualiprincipalmente ricordiamo la Rassegna aPortogruaro nel 2008 in occasione del 90°anniversario della fine della 1^ GuerraMondiale, la partecipazione al 7° ConcorsoInternazionale per Cori di Azzano Decimo(PN) ed il concerto effettuato nel maggio del2009 in occasione della inaugurazione delnuovo Teatro Comunale “Luigi Russolo” aPortogruaro. Nel 2010 il Coro partecipa alla S. Messapresso il Santuario della Madonna deiMiracoli a Motta di Livenza (TV) inoccasione del “Giubileo Mariano” e il 27novembre dello stesso anno, organizza e siesibisce nella 1^ Rassegna Corale Alpinapresso il Teatro “Luigi Russolo” Nell’aprile del 2011, in occasione del RadunoAlpini Sezionale per l’80°di fondazione delGruppo Alpini di Portogruaro, il Coro siesibisce alla rassegna corale organizzata dalgruppo alpini presso il Teatro “Russolo” conla partecipazione del Coro Alpino diCodroipo, Coro ufficiale della Sezione diUdine, e con la collaborazione prestigiosadella fanfara della Brigata Alpina “Julia” inconcerto.In occasione dei festeggiamenti del 150°anniversario dell’Unità d’Italia il Coropartecipa, con altri 14 cori del territorio e conla Banda della Fondazione musicale S.Cecilia, ad una grandiosa manifestazione,denominata “Grande Concerto Corale per il150° dell’Unità d’Italia” svoltasi nelle piazzedei Comuni di Portogruaro, ConcordiaSagittaria e Fossalta di Portogruaro Semprenel 2011, il nostro Coro, in collaborazione conil Coro “Monte Peralba” di S. Donà di Piave,organizza uno spettacolo intitolato “Diariod’Italia” con la partecipazione di attori,narratori, musicisti e cantanti lirici; le relative

9 - Quota Zero Aprile 2013

GLI ALPINI E LE CANTE

IL CORO ALPINO DEL GRUPPO ANA DI PORTOGRUAROmanifestazioni si svolgono a Jesolo Lido, aConcordia Sagittaria e al Teatro “Russolo” aPortogruaro.IL CoRo oGGIIl 2012 appena trascorso si può definire unanno di transizione. Sotto la guida attenta edesperta del nuovo Maestro Fabia Geremiainizia un percorso di reimpostazioni delle vocie dei brani che già sta dando buoni risultati.Le sedute di prova, riprese nel mese disettembre e seguite con particolare attenzionedai coristi, lasciano intravedere che sotto lanuova esperta direzione artistica (che subitoha fatto capire l’esigenza di ricominciare dacapo con pazienza la preparazione dei brani,anche quelli già noti), seguendo nuovemetodologie, si potrà raggiungere un livellodecisamente superiore e, come già detto,risultati apprezzabili si stanno vedendo. Fabia, con il consiglio direttivo del Coro,rivolge da queste pagine un appello a tutti glialpini della Sezione, ed in particolare aglialpini dei gruppi di Portogruaro, di Fossalta diPortogruaro, di S. Michele al Tagliamento e diSanto Stino di Livenza, (logicamente i piùvicini, ma non escludiamo la presenza divolontari più lontani e anche di altre sezioni)perché venga caldeggiata e sensibilizzata lapartecipazione degli Alpini (e anche degliAmici) che in questo particolare momento dirinnovamento potrebbero entrare a far partedel Coro Alpino. Un particolare invito in talsenso viene rivolto alle voci tenorili. Il Coro Alpino, continuerà nella preparazionedel suo repertorio tradizionale di musicapopolare e sacra, dedicandosi particolarmenteai canti alpini e di montagna. Nel mese didicembre u. s. e nel mese di gennaio 2013, ilCoro ha partecipato alla S. Messa a ricordodegli alpini “andati avanti” rispettivamente delGruppo di Portogruaro nel Duomo di Caorle,del Gruppo di Fossalta di Portogruaro nellaChiesa di Villanova e del Gruppo di SantoStino di Livenza nella chiesa di Corbolone. L’ultima uscita, in ordine di tempo, è avvenutadomenica 24 febbraio: il coro ha nuovamenteaccompagnato la S. Messa delle ore 10 pressoil Santuario della Madonna dei Miracoli aMotta di Livenza: un iniziativa impegnativa,ma gratificante, che verrà riproposta anchenegli anni futuri. Dei prossimi nostri impegni cercheremo ditenervi informati attraverso queste pagine.Chiudiamo semplicemente questo nostroarticolo, augurandoci di incontrare prima o poitutti coloro che lo hanno voluto leggere esperando così di poterli annoverare tra i nostrifuturi estimatori,

Coro e Gruppodi Portogruaro

ATTuALE CoMPoSIZIoNE DEL DIRETTIVoDELL’ASSoCIAZIoNE

Dopo la recente assemblea ordinaria elettiva del giorno 28 gennaio 2013, con la nomina di 7consiglieri, il nuovo Consiglio Direttivo del “Coro Alpino – Gruppo di Portogruaro”, riunitosigiovedì 07 febbraio, ha deciso le seguenti Cariche Sociali per il triennio 2013/2015.

oRGANICo ATTuALE DEL CoRo(Anno2013)

Presidente: Bacchetta Luigi, - Vice Presidente: Doratiotto Franco -Direttore Artistico: M. Geremia - Segretario Tesoriere: Vianello Valter- Addetto Stampa: De Munari Antonio - Consiglieri: Moretto Antonio,Panigutto Luigi Candido.

Tenori 1 Furlanetto Lino Mario, Moretto Antonio, PaulettoGianfranco, Stefanuto Valentino, Zanon Luciano

Tenori 2 Azzariti Andrea, De Munari Antonio, Drigo Luciano,Gaggioli Federico, Zovatto Daniele.

Baritoni Bacchetta Luigi, Chiarotto Gianfranco, Gazziero Ernesto,Panigutto Luigi Candido, Vianello Valter, Ziroldo Valter.

Bassi Alessandrini Roberto, Campagnolo Vincenzo, DaneluzzoRenato, Doratiotto Franco, Stival Narciso, ZanuttoFranco.

Un ringraziamento va a tutti i coristi “andati avanti” che con il loroprezioso contributo hanno permesso a questo coro di raggiungere il

traguardo dei 22 anni di attività:Geremia Ferruccio, Lenardon Giuseppe, Pellarin Marcello, Pettarin

Guido, Pozzebon Giannino, Sovran Roberto.

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DALLA SEZIONE

Assemblea dei delegati 2013La relazione morale del

Presidente è il bilanciodelle attività che sono

state messe in campo nell’annosociale appena concluso eviene condivisa con tutto ilConsiglio Direttivo Sezionalenell’ultima riunione dell’annosociale corrispondente. Pubbli-carlo integralmente sul gior-nale Sezionale è una prassispesso utilizzata, che que-st’anno vorrei correggere perdue motivi: il primo è di nonripetere cose già scritte solo unanno fa, il secondo fare qual-che commento in più.

La forza della Sezione diVenezia è sostanzialmenteuguale a quella dello scorsoanno. Rinnovati: alpini 715,aggregati 200, aiutanti 5;Nuovi iscritti: alpini 33, ag-gregati 22; Deceduti: alpini11 . Ci sono stati due cambi diCapogruppo: nel Gruppo diMira Alberto Vignoto è suben-trato a Renzo Spedo; nelGruppo di Fossalta di P. Ferdi-nando Cariolato è stato sosti-tuito da Giro Luigino. Un rin-graziamento a tutti e quattroper il loro lavoro passato e fu-turo.

Le attività: nella Relazione Morale nesono state indicate molte, scelte per far ap-prezzare la nostra vitalità e per tener semprefede alle nostre tradizioni e ai nostri valori.Il Consiglio Direttivo Sezionale si è riunito8 volte (a S. Donà, Mestre, S. Stino, Spi-nea, Portogruaro, S. Michele, Cavarzere eCona ). Lo scopo delle riunioni itineranti èquello di coinvolgere i Gruppi tra di loro,aiutandoli a riconoscersi tutti in un unicum,che chiamiamo “vita della Sezione”.

Il giornale Sezionale “Quota Zero”: nesono usciti regolarmente tre numeri graziealla Redazione costituita da Lucio Monta-gni, Alvise Romanelli, Nerio Burba, MarioFormenton, Gigi D’Agostini. Sono statipubblicati sul web “alpinivenezia”, speditia più di 400 indirizzi mail, stampati in 500copie per ogni numero distribuite diretta-mente dai Gruppi (per i soci non diversa-mente raggiungibili), superando così la bar-riera dei costi postali, attualmente divenutiinsostenibili. L’impegno della Redazione èstato notevole, la qualità del giornale è stataapprezzata da tutti e ci si augura di potercontinuare così. Purtroppo manca per ora lacollaborazione dai Gruppi e la loro capacitàdi informare sul loro fare, pensare e pro-

porre.La Protezione Civile Sezionale: è viva

e operativa; quest’anno ha affrontato l’E-mergenza Sisma in Emilia. Spero nel pros-simo numero, il Coordinatore SezionaleAntonini ci farà una dettagliata relazione.Qui voglio solo segnalarvi l’impegno deivolontari, che nei limiti delle loro possibi-lità si dedicano alle varie attività della P.C.Voglio inoltre richiedere un maggior coin-

volgimento a tanti Gruppi ancoraassenti, indicando loro, che l’atti-vità di PC è quanto di più vicinoallo stile alpino ed allo scopo as-sociativo.

La Sede Sezionale: il suo fu-turo si è compiuto, come avreteavuto modo di leggere nell’ultimonumero di questo giornale. Il Co-mune e la Municipalità di Veneziaci hanno concesso dei locali nel-l’area Groggia a S. Alvise (Canna-regio), che restaureremo a spesenostre. La concessione prevede ilrecupero delle spese in conto af-fitto e durerà nove anni rinnova-bili, come succede per tutte le As-sociazioni. Dobbiamo ringraziaregli Assessori allo Sport e al Patri-monio e la Municipalità, chehanno creduto in noi e nel nostroprogetto.

La politica dei giovani: ne ab-biamo ampiamente parlato nel nu-mero precedente del giornale.Molti di loro sono già impegnatiin vari incarichi nei Gruppi comeConsiglieri e ora anche un Capo-gruppo. Altri invece sono ramma-ricati di non poter fare di più perovvi motivi di lavoro e familiari.L’attività che li tiene più legatialla nostra Associazione è l’Adu-nata Nazionale, autentico mo-

mento di totale coinvolgimento, ma l’essereassociati non può ridursi solo a questo! Si èstabilito di non perderci di vista e proget-tato: una partecipazione condivisa all’Adu-nata facendo un accampamento comune aPiacenza; un raduno o meglio una festa conmogli e figli per condividere le esperienzee conoscersi meglio: appuntamento che siterrà a San Donà il 9 Giugno.

Iniziative comuni tra i Gruppi: ab-biamo messo in pratica l’impegno di unirele iniziative dei Gruppi piccoli e grandi. Laprima è stata la partecipazione al RadunoTriveneto di Feltre, poi in Settembre per la“Fiera franca” di Chirignago ed infine laCerimonia del Lido per l’anniversario dellaFondazione del Corpo.

Informatizzazione dei Gruppi: non cisiamo ancora. Non pensavamo che fossecosì impegnativo portare avanti questa cosa,eppure l’obiettivo è quello di far girare leinformazioni bene, velocemente e gratis (compreso il nostro giornale). Comunque in-sistiamo e anche nell’occasione di questaAssemblea è stato chiesto ai soci di comu-nicare il proprio indirizzo di posta elettro-nica.

Alpino F. Munarini - Presidente

11 - Quota Zero Aprile 2013

DAI GRUPPI

MIRANO

Da Ike c’ero anch’ioMentre attendevo che il Se-

gretario del Gruppo riscuo-tesse da tutti i soci la quota

associativa o “bollino” per l’anno2013, ho iniziato a sfogliare il perio-dico Sezionale, “Quota Zero”. Conimmenso interesse ho rivissuto lagiornata mirabilmente descritta dalComandante la notissima 66^ Com-pagnia del Battaglione Feltre, alloradi stanza a Pontebba.

Si, perché il giorno in cui si svolsela manovra alla presenza del Gene-rale Dwight Eisenhower il sotto-scritto ebbe l’incarico di scegliere il“Cappello Alpino” che nella fotocentrale sta per essere regalato dalCap. Magg. De Lorenzo e quindiposso aggiornarvi in diretta daglianni ‘50.

Ricordo benissimo che fui sve-gliato alle ore due del mattino dal-l’allora Tenente Arcangelo Bizzar-rini che mi spiegò che bisognavapreparare un “Cappello Alpino”della misura giusta per il Gen. Ei-senhower . Passando dal magazzinomateriali prelevammo alcuni capelliAlpini di varie misure ed io ebbicura di recuperare un metro sarto-riale molle che poteva poi servirmiper stabilire la circonferenza del ber-retto. Al termine di una manovra di-mostrativa ci riunimmo in un mini-rifugio, dove in seguito il GeneraleEisenhower fu cortesemente invitatoper un pranzetto di fine cerimonia.

Io ed il Tenente Bizzarrini, prontiall’ingresso del rifugio, non appenagli Alti Ufficiali mossero verso l’en-trata ritirammo subito il berretto delGenerale Marras, appoggiandolo sudi un piccolo tavolino e quindi mitrovai con ansia di fronte ad Ei-senhower e mi feci consegnare ilberretto.

Avevamo quindi raggiunto l’obiet-tivo che ci eravamo proposti. Subitoeseguimmo la misurazione e quindiscegliemmo il Cappello Alpino(penna nera e “bala” bianca) chepoté essere regalato ad Ike nella per-fetta misura.

Ritengo e spero che quel Cappellosia ora tenuto fra i cimeli ed i bei ri-cordi, conservati alla “Casa Bianca”.

Alpino Francesco Fattambrini

CONSIGLIO DIRETTIVO

PRESIDENTE: MUNARINI FrancoV.PRES. VIC.: SANDRON SergioV.PRESIDENTE: BURBA NerioV.PRESIDENTE: LOMBARDO RoccoSEGRETARIO: SIBILLA AlessandroCONSIGLIERI: BONI Paolo CERESER Ottaviano DUIELLA Aldo PIAZZA Gian Piero PRESOTTO Oscar ROMANELLI Alvise TOGNON AlessandroTESORIERE: BONFIGLIO Alberto

COLLEGIO DEI REVISORI DEI CONTIMEMBRI: GOTTARDO G. Paolo DE CILLIA Pierluigi SERENA PaoloGIUNTA DI SCRUTINIOPRESIDENTE: VIO SandroMEMBRI: CASAGRANDE Vittorio PESCAROLO Claudio

ADDETTO GRUPPO SPORTIVO: ALMANSI MarinoCOORDINATORE PROTEZIONE CIVILEANTONINI Giannino. Vice coordinatore: ROSSETTI Maurizio, BONFIGLIO Albiero,TOGNON Alessandro COMMISSIONE PROTEZIONE CIVILE: ANTONINI Giannino, ROSSETTI Maurizio, BONFIGLIO Albiero, TOGNON Alessan-dro

COMMISSIONE LEGALE-FISCALEPRESIDENTE: ROMANELLI AlviseMEMBRI: ALMANSI Marino, BONI PaoloREFERENTE SEZIONALE CON IL CENTRO STUDI A.N.A.VIO Sandro, CASAGRANDE Vittorio.COMMISSIONE STAMPA-SITO INTERNET-CENTRO STUDI

BURBA Nerio, PRESOTTO Oscar, ROMANELLI Alvise, VIO Sandro, MONTAGNI Lucio, FORMENTON Mario, PIAZZA G.P., CASAGRANDEVittorio, D’AGOTINI LuigiREDAZIONE DI “QUOTA ZERO”: MUNARINI Franco (Presidente) MONTAGNI Gio-vanni (Direttore responsabile) - BURBA Nerio (segretario), ROMANELLI Alvise,MONTAGNI Lucio, D’AGOSTINI Luigi, FORMENTON Mario.COMMISSIONE FUTURO ASSOCIATIVO: BONI Paolo, CERESER Ottaviano,SIBILLA Alessandro, LOMBARDO Rocco.COMMISSIONE FORMAZIONE: SANDRON Sergio, PIAZZA Gian Piero, DUIELLAAldo, PRESOTTO Oscar, LOMBARDO Rocco, BORTOLATO Cipriano, BONFIGLIOAlberto.

GRUPPO DI LAVORO PER L’ORGANIZZAZIONE FESTA MADONNA DEL DON: Ilresponsabile del Comitato sezionale organizzatore è il Capogruppo del Gruppo diMestre che potrà contare sulla collaborazione della Sezione. A tutte le riunioni saràpresente la Presidenza della Sezione.ADDETTI AL CERIMONIALE: ZANATTA Angelo, MOSCON Alessandro.DIRETTORE DI SEDE: PESCAROLO Claudio.CAPPELLANO DELLA SEZIONE: Ms. BARECCHIA GastoneORARI DI APERTURA DELLA SEDE SEZIONALESEGRETERIA: martedì e venerdì dalle ore 9.00 alle 12.00.SEDE: martedì e venerdì dalle ore 9.00 alle ore 12.00.

LA SEZIONE DI VENEZIADopo l’Assemblea Sezionale del 10 marzo 2013

DALLA SEZIONE

12 - Quota Zero Aprile 2013

DAI GRUPPI

Il gruppo alpini di Fiume nel 2012, superato lo scoglio del-l’improvvisa scomparsa del suo capogruppo storico LivioDepoli, ha dimostrato di essere ancora ben lungi dal di-

ventare un gruppo ”in via d’estinzione” e si è ricompattato,dando importanti segni di vitalità: i soci son passati da 6 a 15(14 effettivi+1 aggregato). E’ stato creato un organigrammache, pur nell’entità ridotta degli effettivi, inquadra meglio ilgruppo chiarendo responsabilità, ruoli e funzioni ed assicu-rando la presenza di un minimo di organizzazione per la vitaassociativa. Sono state effettuate diverse attività e il gruppoha iniziato a “mostrare la bandiera” in occasione di iniziative,attività, manifestazioni alpine e non.

Come nuovo capogruppo sento il dovere di ringraziare tuttigli iscritti per la passione, la disponibilità e l’attaccamento algruppo dimostrati. Nel 2013 sono in progetto iniziative ancorpiù importanti: è presto per parlarne, magari non andrannotutte in porto, ma l’essenziale è che il gruppo”ci sia”.

E, come capogruppo,posso confermarlo. Un ringrazia-mento particolare va anche alla Sezione di Venezia e special-mente al suo bravissimo Presidente, Franco Munarini, che ciha sempre dimostrato il suo affetto e condiviso le nostre ini-ziative, appoggiandole, dandosi ripetutamente da fare per ri-solvere i numerosi problemi che l’atipicità di Fiume, cosìcome degli altri due gruppi irredenti, fa sorgere.

Quando si lavora (e gli alpini lavorano sodo…) è impor-tante sentirsi apprezzati. Infine una piccola considerazionepersonale. Ho il doppio onore d’essere non solo il capo-gruppo di queste splendide penne nere del Quarnaro, maanche d’esserlo senza che una sola stilla di sangue fiumanopassi nelle mie vene. Non sono infatti esule o discendented’esuli.

è la prima volta che succede nei tre gruppi irredenti. Credosia un segno dei tempi.

Qualche tempo fa una persona mi disse ”In fondo è logicoche i gruppi di Fiume, Zara e Pola scompaiano con gli ultimiesuli: in natura tutto ha una fine”.

Io invece, da buon veterinario, son convinto che ”in naturanulla si crea e nulla si distrugge o ha fine, ma tutto si tra-sforma”.

Un capogruppo non fiumano d’origine (ma, attenzione,”fiuman patòco” nell’animo) vuol forse dire che il discorsofoibe ed esuli giuliano-dalmati è finalmente uscito dal ghettodelle persone che l’han vissuto, per essere assunto a patrimo-nio civile, storico e culturale di tutta una nazione, come lalegge 97/2004, istitutrice della Giornata del Ricordo, esortaa fare.

Capogruppo degli alpini di FiumeFranco Pizzini

Il gruppo alpini di Fiume come l’araba Fenice

13 - Quota Zero Aprile 2013

DAI GRUPPI

Il Gruppo Mira-Riviera del Brentaha la fortuna di avere nelle propriefila un ”vecio-vecio”, cioè

un reduce della 2° GuerraMondiale, che risponde alnome di Gustavo Manente,classe 1920, Capo pezzo della15^ Batteria del Gruppo Cone-gliano del 3° Reggimentoa.mon. della D. Alpina Julia.Gustavo ha partecipato alleCampagne di Grecia, Albania eRussia, dove è stato prigionieroper tre anni procurandosi ilcongelamento di due dita eduna bronchite cronica che tut-tora lo rende sofferente. E’stato il primo, guarda caso, ad iscriversial ricostituito Gruppo di Mira, che lo haricambiato, riconoscente, raccogliendo

le memorie delle sue Campagne diguerra in un volumetto sormai esaurito.

Recentemente, sempre per interessa-mento del Gruppo di appartenenza, ilnostro “vecio-vecio” è stato insignito

dell’onorificenza di Cavaliere al meritodella Repubblica italiana. Lo scorso 21

marzo, 93° compleanno diGustavo, gli hanno fattovisita alcuni rappresentantidel Gruppo. Dopo gli au-guri espressi per tutti dalCapogruppo Vignoto allapresenza della moglieBice, della figlia Aldina,della nipote Loredana conil marito Dino, sono stateaperte delle bottiglie diprosecco, ramandolo e“Codognese” [vino diRenzo] per poter meglioassaporare le meraviglie

dolciarie presenti sulla tavola e moltoapprezzate dall’alpino Bepin.

Alpino Renzo Spedo Mirandola

Nel corso dell’assemblea dei soci del Gruppo Alpini diMira-R.B, tenutasi il 16 novembre 2012, alla presenza delPresidente della Sezione di Venezia è avvenuto il cambiotra il Capogruppo us-cente Renzo Spedo Mi-randola e l’alpino Al-berto Vignoto.Dopo dodici anni di in-interrotta guida, l’alpinoRenzo Spedo Mirandolaa malincuore si è vistocostretto a rassegnare ledimissioni dall’incaricodi Capo gruppo,costretto da motivi fa-miliari.E’ alla sua persona e alsuo impegno che ilGruppo deve la “rifon-dazione” nell’anno2000, dopo le scioglimento di quello originario, avvenutonel periodo dell’ultima guerra. Nella difficile fase iniziale della ricostituzione e per più diqualche anno, con meticolosità e caparbietà Renzo ha cer-cato e scovato ad uno ad uno tutti coloro che avevanoprestato servizio nelle truppe alpine, esponendo loro il suoprogetto ed invitandoli ad iscriversi al Gruppo che stava

per rinascere. Ed alla fine la sua costanza è stata premiatacon un Gruppo, che in poco tempo è arrivato a contare unasettantina di iscritti tra soci ed aggregati e che ha sempre

risposto con disponi-bilità alle moltepliciattività che via viasono state program-mate. Con la sua guidasempre pronta ad ogniesigenza il Gruppo hafatto molta strada edoggi può vantare diessere numeroso,compatto ed or-goglioso degli obiet-tivi raggiunti.Pari merito e ringrazi-amento va attribuitoanche alla moglieBruna, che con molta

pazienza e saggezza lo ha sempre consigliato, affiancato,assecondato, incoraggiato nel suo operato e supportatosempre con la sua preziosa diretta partecipazione. A Renzo, che non lascia, ma che sarà ancora sempre pre-sente, attivo e valido collaboratore, va il nostro più vivo esincero ringraziamento.

Art. Alpino Lionello Negri

Gustavo Manente e suoi 93 anni

Cambio alla guida degli alpini di Mira. Grazie Renzo!

14 - Quota Zero Aprile 2013

DAI GRUPPI

“Qui fa freddo sul serio”

Venerdì 26 aprile fra’ Angelo Preda, parroco della Ba-silica dei Santi Giovanni e Paolo e alpino dell’Oro-bica, ha fatto gli onori di casa e inaugurato la mostra

“Qui fa freddo sul serio”, ospitata fino al 1° maggio nellaprestigiosa sala San Tommaso adiacente alla Basilica. Oltreal presidente Franco Munarini e al capogruppo di VeneziaIvo Borghi era presente anche il curatore della mostra, dottorLuca Collodel – socio aggregato del Gruppo di Mestre – cheha guidato i presenti in un suggestivo percorso nel quale itragici avvenimenti del ‘42-’43 in terra di Russia erano vistiper così dire “dal basso”, attraverso la corrispondenza inviataa casa dai ragazzi che si trovavano al fronte.

Testimonianze che a volte colpiscono per la loro ingenuità– c’è chi è sensibile alla propaganda bellicista del regime echi parla di Stalingrado come di una questione ormai felice-mente risolta a favore delle forze dell’Asse – ma più spessocommuovono, quando le lettere vanno a toccare il privato eaccennano alle sofferenze dei soldati al fronte, di solito senzadilungarsi in troppi particolari, e soprattutto quando parlanodelle loro preoccupazioni per la famiglia lontana.

Di questa raccolta se ne parlò anche in “Quota Zero” deldicembre 2011 a pagina 5, in un articolo dello stesso curatoredott. Collodel, nel quale tra l’altro esprimeva la commozionenella lettura di documenti personali di una generazione digiovani “… gettata in un mondo nuovo, che la maggiorparte di essi nemmeno vedeva, immersi com’erano nelletribolazioni quotidiane, ostacolati anche da indubbi defi-cit culturali e neppure consci del loro ruolo di invasori” eche però a suo parere poi ha saputo da sola evolversi perché“… trovatasi per la prima volta da sola a fare i conti conla scelta tra la propria sopravvivenza e la solidarietà, tral’interesse privato e quello pubblico, nel momento in cuitanti fuggivano dalle proprie responsabilità vedendo l’im-

minente rovina” tanto da poter concludere che “ …quellalunga fila di fantasmi che si fa strada tra le più grandisofferenze è davvero l’immagine allegorica di un’Italia incammino verso la prossima liberazione e che saprà incre-dibilmente ricostruirsi.”.

L’iniziativa, voluta dal Gruppo di Venezia per solennizzareil 70° di Nikolajewka, “perché gli Alpini si sono assunti l’o-nere di custodire una memoria scomoda, che è giusta con-sapevolezza di quello che è accaduto”, ha avuto un buonsuccesso di pubblico: unico rammarico quello di non averpotuto coinvolgere le scuole, visto che la manifestazione si èsvolta nell’arco di tempo compreso tra i ponti del 25 aprile edel 1° maggio; purtroppo però per motivi organizzativi nonc’erano altre date possibili. E l’unico appunto ce l’ha fattouna giovane signora, alla fine del percorso: “bella e interes-sante la mostra, ma avreste anche dovuto preparare i fazzo-letti - ci ha detto- perché a leggere tutto c’era davvero dacommuoversi fino alle lacrime”.

Alpino Vittorio Casagrande

L’ANIMO ALPINO IN UNA BELLA MOSTRA A VENEZIA

15 - Quota Zero Aprile 2013

DAI GRUPPI

A V. Vianello il premio Solidarietà 2012 di Portogruaro

Il premio Solidarietà 2012 è stato asse-gnato a Valter Vianello per “l’elevatoimpegno sociale profuso con altruismo,

dedizione e generosità”. Questa è la moti-vazione di assegnazione del Premio cheviene annualmente conferito a cittadini notiper le loro attività di impegno sociale e disolidarietà, svolta sia in am-bito associativo che per ini-ziativa personale, con gene-rosità ed in modo disinteres-sato. Valter Vianello è nato aPortogruaro nel 1944. Haprestato servizio militare allaScuola Militare Alpina diAosta proseguendo, dopo ilcorso Ufficiali, verso i re-parti Alpini della Brigata Al-pina Julia, congedandosi conil grado di Sottotenente e ri-cevendo nel 1974 la nominaa Tenente.Ha lavorato comeagente di commercio nel Tri-veneto; iscritto all’ANAgruppo di Portogruaro dal 1985, dopo ilpensionamento ha assunto cariche sociali eè stato Vice capogruppo dal 2009 al 2011.Attualmente, oltre ad essere nel Consiglio

del Gruppo, porta con dedizione ed impe-gno la carica di Segretario del Coro Alpinodi Portogruaro. Valter Vianello da moltianni è impegnato nel volontariato adoper-qndosi per gli altri e sfuggendo la notorietà.Persona schiva, di poche parole ma con-crete, di animo estremamente buono, sti-

mato ed apprezzato da tutti per il suo mododi porgersi ed il suo operato verso gli am-malati e verso i loro familiari, Valter da annisi adopera con discrezione e dedizione nel

suo tempo libero per prestare assistenza apersone ammalate e promuovendo inizia-tive per rendere meno tristi quei momentidi sconforto che colpiscono chi si trova inuna condizione di sofferenza e di malattia.Fin dal 2005 infatti Valter, dopo aver fre-quentato i corsi di formazione, è impegnato

presso l’associazione di Volontariato“In famiglia” in qualità di volontarioattivo, presta servizio nel reparto on-cologico di Portoghruaro ed è unodegli autisti che garantiscono il tra-sporto e l’accompagnamento degliammalati presso i luoghi di cura. As-siste anche alcuni ammalati a domi-cilio ed è una costante e forte pre-senza all’Hospice presso la Resi-denza per anziani “Francescon” diPortogruaro. “L’adoperarsi e il do-nare il proprio tempo e la propriaanima, il mettersi al servizio deglialtri, da lungo tempo e nonostante ledifficoltà personali, rappresenta unmodello di comportamento esem-

plare per l’intera cittadinanza, ed è stimoloper valorizzare al meglio le potenzialità diognuno nella solidarietà” – ha detto il Sin-daco di Portogruaro Antonio Bertoncello.

Da San Michele ancora Cante alpine

16 - Quota Zero Aprile 2013

VARIE

AVANTIE’ andato avanti l’alpino Giovanni DAL BIANCO, classe 1922,del Gruppo di Mirano.

LuTTI NELLE FAMIGLIEIl 30 giugno 2012 è deceduto il socio aggregato Sergio MAC-CIO’ del Gruppo di Zara.Il 24 settembre 2012 è deceduta all’età di 102 anni la signoraCarmela FACCO madre dei soci Ivan GRANDE e FrancoGRANDE del Gruppo di Portogruaro.L’11 ottobre 2012 è deceduta la signora Irma LENARDONmadre del socio Giacomo VECCHIO del Gruppo di Porto-gruaro.Il 6 gennaio 2013 è deceduta la signora Annamaria PINOS mo-glie del socio Giovanni FAGOTTO del Gruppo di Portogruaro.Il 21 marzo è deceduta la signora Norma CESARIN moglie delsocio Luigino GIRO, Capogruppo di Fossalta di Portogruaro.

IN QUESTO NUMERO

2 - Editoriale

2-3 - Una storia dimenticata

4 - 70° Nikolajewka

5 - Le nostre montagne

6-7 - La difesa in montagna

8-9 - Un coro alpino

10-11 - Assemblea delegati 2013/Gruppo Mirano

12 - Gruppo Fiume

13 - Gruppo Mira

14 - Gruppo Venezia

15 - Gruppo Portogruaro/S. Michele al Tagl.

16 - Varie

FLASHIl giorno 23 febbraio 2013, 50° anniversario di matrimonio(Nozze d’Oro) per l’alpino Renzo SPEDO MIRANDOLA e lamoglie signora Bruna VANZAN. Alla straordinaria coppia lepiù vive congratulazioni e i più affettuosi AUGURI. Il Gruppodi Mira-Riviera del Brenta..

Il 20 aprile 2013 nella Chiesa dei SS. Giovanni e Paolo si è unitain matrimonio la signorina Lara LORENZINI, figlia del socioGiovanni LORENZINI del Gruppo di Venezia, con il signor Ni-cola GAMBINI.A Renzo e Bruna a Lara e Nicola gli AUGURIdegli alpini della Sezione di Venezia e della Redazione di QuotaZero.

L’Alpino Paolo Milan del gruppo di San Michele al Ta-

gliamento e la Signora Anna Maria Poletti hanno fe-steggiato domenica 28 aprile 2013 assieme a parenti eamici il loro 40° di matrimonio. Ad Anna Maria e a Paoloi più affettuosi auguri dal gruppo alpini di San Micheleal T. e della Sezione di Venezia.

Insieme da 40 anni

Versa il tuo 5 per mille dell’Irpef della tua dichia-razione dei redditi 2012 alla Sezione ANA di Ve-nezia Onlus, citando il numero di codice fiscale:

94072810271