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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI FACOLTA’ DI ARCHITETTURA Corso di Laurea in Scienze dell’Architettura_L17 prof. arch. Caterina Giannattasio Corso di Teoria e Storia del Restauro Il restauro nel XX secolo Il restauro critico:R. Bonelli e R. Pane

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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI

FACOLTA’ DI ARCHITETTURA

Corso di Laurea in Scienze dell’Architettura_L17

prof. arch. Caterina Giannattasio

Corso di Teoria e Storia del Restauro Il restauro nel XX secolo

Il restauro critico:R. Bonelli e R. Pane

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RENATO BONELLI (1911-2004) Il restauro nel XX secolo

Il restauro critico

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1. Biografia culturale

2. Il concetto di opera d’arte e i valori ambientali

3. Il concetto di restauro

4. Restauro urbano e tutela del paesaggio

INDICE

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1. Biografia culturale

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1911 | nasce ad Orvieto

1934 | laurea in architettura all'Università degli Studi di Roma La Sapienza. Attraverso il

tema di tesi si oppose al progetto del gerarca fascista Renato Ricci, relativo alla

trasformazione della sede del convento di San Domenico di Orvieto in Accademia nazionale

di Educazione fisica femminile, dimostrando la possibilità di non dover intaccare il corpo

della chiesa, pur soddisfacendo ogni esigenza distributiva e di spazio, dimostrando che il

progetto commissionato, e successivamente eseguito, era sbagliato

1935-48 | assistente nella facoltà d’Architettura dell’Università di Roma, dal 1948 consegue

la Libera Docenza in “Storia dell’arte e Storia e Stili dell’architettura”

1945 | scrive il saggio Teoria e metodo nella storia dell’architettura, con il quale inaugurava

il Bollettino dell’associazione Istituto Storico Artistico Orvietano da lui stesso fondato l’8

settembre 1944

1943 | pubblica il risultato degli studi condotti sul Duomo di Orvieto, Fasi costruttive e

organismo architettonico del Duomo di Orvieto, un testo breve, ma intenso, che stabiliva in

modo definitivo le vicende relative alla storia edilizia del Duomo

1948 | scrive Il Duomo di Orvieto e l’architettura italiana del duecento-trecento, pubblicato,

rivisto e aggiornato, nel 1952, 1972 e 2003

1950-53 | Professore Incaricato di “Arte dei giardini” (Storia del giardino) nella facoltà

d’Architettura dell'Università di Roma

1953 | Professore Incaricato di “Letteratura artistica” (Storia della critica) nella stessa

Università

Profilo biografioco-professionale

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1959 | pubblica il contributo Estetica contemporanea e critica dell’architettura

1959-61 | insegna “Storia dell'arte e Storia e Stili dell'architettura”

1962-68 | Professore Ordinario di “Storia dell'Architettura” nella facoltà di Architettura di

Palermo

1964-67 | Segretario generale dell'associazione Italia Nostra, sostenendo la necessità di una

difesa non passiva del patrimonio architettonico, in polemica con le Soprintendenze

1968 | ritorna a Roma all’Università “La Sapienza” e diventa direttore dell'Istituto di

Fondamenti dell'architettura

1979 | Accademico Cultore dell'Accademia Nazionale di San Luca

1982-84 | Direttore del Dipartimento di Storia dell'architettura, Restauro e Conservazione dei

Beni architettonici dell’ Ateneo romano

1982-86 | Direttore della “Scuola di specializzazione per lo studio e il restauro dei

monumenti” della stessa Università, fino al collocamento a riposo (1986), a seguito del

quale è nominato Professore Emerito

1995 | pubblica Il Duomo di Orvieto come problema storiografico

Profilo biografioco-professionale

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(da Enciclopedia Treccani_a cura di F.P. Fiore)

Storia dell’architettura

- Il Duomo di Orvieto e l'architettura italiana del Duecento-Trecento (1952)

- Da Bramante a Michelangelo (1960)

Restauro

- Architettura e restauro (1959)

- voce Restauro architettonico e urbanistico nella Enciclopedia universale

dell'arte (xi, 1963)

Riviste

Direttore della Rivista Architettura, storia e documenti

Bibliografia principale

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2. Il concetto di opera d’arte

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Il concetto di opera d’arte

Bonelli assegna “al valore artistico la prevalenza assoluta rispetto agli

altri aspetti e caratteri dell’opera.

«(…) il primo compito del restauratore dovrà essere quello di individuare»

e riconoscere la qualità artistica del monumento; ogni operazione sarà intesa «allo scopo di reiterare e conservare il valore espressivo

dell’opera». A tal fine occorre eliminare quanto la deturpi e la sfiguri,

ricomponendo le parti mancanti (lacune) attraverso un atto di fantasia

criticamente fondato.

È questo il caso in cui «la fantasia da evocatrice diventa produttrice e si

compie il primo passo per integrare il procedimento critico con la

creazione artistica».

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Il puro interesse testimoniale è dichiarato inaccettabile perché “un’opera

architettonica non è solo un documento, ma è soprattutto un atto che

nella sua forma esprime totalmente un mondo spirituale (…). Essa

rappresenta per la nostra cultura il grado più alto proprio per il suo valore

artistico”.

Ciò per recuperare la “vera forma”, o forma compiuta, cosa ben diversa

dalla forma originaria.

Si tratta di una forma che può non essere esistita al momento della genesi

storica del monumento, ma essere invece emersa in un secondo

momento, attraverso una complessa e singolare elaborazione di parti,

anche cronologicamente distinte, in un’immagine nuova, a sua volta

successivamente rifusa.

Il concetto di opera d’arte

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I valori ambientali

Bonelli esclude la possibilità di assimilare gli insiemi edilizi alle opere

d’arte, in quanto, a differenza di esse, privi di quell’unità formale che

conferisce loro il carattere di espressione totale e compiuta,

riconducendoli, tuttavia, al mondo dello spirito.

Distingue:

1) architetture: opere d’arte in senso proprio

2) edilizia diffusa: prodotti di un’attività estetica coniugata ad

un’attitudine pratica, in cui il tentativo di creazione artistica non si è

totalmente compiuto, ma che sono espressione di un «linguaggio

architettonico»

3) contenitori edilizi: realizzati per fini meramente utilitari,

caratterizzandoli come «anti-architettura».

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3. Il concetto di restauro

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A partire dal 1946 concepisce una sostanziale revisione teorica della

disciplina restauro come momento dialettico tra atto creativo e

processo critico.

Fortemente influenzato dall’Estetica di Benedetto Croce e dalla Filosofia

dell’arte di Giovanni Gentile, matura, “forse inconsciamente” come egli stesso dirà, la scelta «dell’estetica idealistica, che allora, negli anni

Trenta, per Roma e per l’ambiente della Facoltà di architettura

rappresentava una novità, era l’avvenire».

Si schierò contro una storiografia dell’architettura tipologica, evoluzionistica, contro quella «storia dell’architettura in forma di

immenso catalogo», per sostenere, che l’arte “è forma universalizzata

dell’individuale”, che supera tutti i legami estrinseci, quali i fattori

economici, costruttivi e strutturali, funzionali, sociali o comunque empirici e specificando che compito della storiografia è di «considerare soltanto le

vere opere d’arte», lavorando “per monografie e pervenendo ad un

giudizio dove critica e storia coincidono.

(Teoria e metodo nella storia dell’architettura in Bollettino dell’Istituto Storico Artistico

Orvietano, 1945).

Il concetto di restauro

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Il concetto di restauro

Scopo del restauro, rifiutando il ritorno all’unità di linea, era la

restituzione del monumento «ad una rinnovata unità artistica».

Effettuando, come già detto, una netta distinzione tra architetture e

episodi edilizi, la qualificazione storico-critica si poneva come momento

fondamentale, condizionante gli sviluppi metodologici successivi,

sostenendo che, di fronte a valori figurativi di forte potenza espressiva,

quelli testimoniali erano trascurabili, conferendo ai primi rilievo assoluto.

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Deprecando il ripristino stilistico, compito del restauratore (che deve

essere dotato di capacità artistiche, critiche e storiche, necessarie per la

comprensione del significato universale dell’arte) è quello di un ritorno

all’unità figurativa, regolato dalla coerenza estetica, dando dunque

prevalenza ai valori formali e subordinando ad essi il rispetto delle fasi

costruttive e di evidenziazione delle aggiunte.

Per le fabbriche di non particolare rilievo formale è ammesso, invece,

l’intervento di diversi criteri, pur mantenendo la centralità dei valori

figurativi.

Il concetto di restauro

Nel 1947 critica alcuni enunciati della Carta del 1932, che imponevano il

rispetto di tutti gli elementi aventi carattere d’arte o di testimonianza

storica. Rispetto che induceva talvolta ad impedire «la visione di sublimi

architetture».

Confuta, quindi, la definizione di interesse testimoniale, dichiarando che il

valore storico di un’opera d’arte si identifica con quello espressivo.

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Il concetto di restauro

Da tali riflessioni derivano nuove norme, che consentono di distruggere

senza esitazioni sovrapposizioni ed aggiunte, anche di pregio, qualora

esse intacchino l’integrità architettonico-figurativa dell’opera.

Inoltre, il restauro dell’architettura-opera d’arte, legittimo solo in presenza

dei tratti essenziali della figurazione, si configura come atto creativo,

benché condizionato dalla preesistenza.

Nel caso in cui, invece, non vi siano tracce per ricreare la forma

originaria, la nuova opera si deve porre come frammento, attraverso l’uso

del linguaggio moderno.

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Voce Restauro in Enciclopedia universale dell’Arte

(vol. X, 1963)

«Restauro come processo critico e restauro quale atto creativo sono

dunque legati da un rapporto dialettico, in cui il primo definisce le

condizioni che l’altro deve adottare come proprie intime premesse».

«Il restauro costituisce dunque un’attività nella quale l’odierna cultura

attua pienamente se stessa (…) poiché dimostra una cosciente continuità

col passato ed una consapevolezza del momento storico che l’edilizia

moderna non possiede».

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Firenze, l’interno della chiesa di S. Spirito. Il recinto del coro e l’altare maggiore costituiscono un enorme ingombro che altera e spezza la continuità dell’architettura, impedendone in parte la vista: il loro valore formale, rispetto a quello dell’interno è assai modesto e tale da poter essere sacrificato per ottenere, mediante il loro abbattimento, la reintegrazione dell’unità figurativa dell’opera. Illustrazione e didascalia tratta dal volume R. Bonelli, Architettura e restauro, Venezia 1959.

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Napoli, fronte absidale della chiesa di S. Domenico Maggiore. Qui il restauro filologico richiederebbe soltanto l’eliminazione delle aggiunte prive di interesse (abitazioni addossate alle cappelle). Il restauro della conservazione integrale domanderebbe invece il mantenimento di ogni componente, anche di quelle deturpanti. Illustrazione e didascalia tratta da R. Bonelli, Restauro dei monumenti: teorie per un secolo, in F. Perego (a cura di), Anastilosi. L’antico, il restauro, la città , Laterza, Roma-Bari 1987.

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Ferrara, il restauro della conservazione integrale chiederebbe di mantenere inalterato questo cortile rinascimentale, senza cedere al desiderio di recuperare la qualità figurativa dell’edificio mediante la demolizione delle pareti di chiusura. Illustrazione e didascalia tratta da R. Bonelli, Restauro dei monumenti: teorie per un secolo, in F. Perego (a cura di), Anastilosi. L’antico, il restauro, la città , Laterza, Roma-Bari 1987.

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Nel 1993, la Soprintendenza ai beni ambientali e architettonici di Salerno-

Avellino porta a termine uno dei restauri più distruttivi compiuti nella

seconda metà del Novecento, sulla basilica del Crocifisso in Amalfi,

affiancata alla cattedrale di Sant’Andrea e nota anche come duomo

antico.

La vasta opera di cancellazione delle preziose stratificazioni medievali e

moderne e di alterazione delle strutture più antiche, non è stata nemmeno

documentata dagli autori dell’intervento, fatta eccezione per due

sintetiche relazioni, pubblicate nel 1994 e nel 2004.

Non si conoscono le motivazioni della radicale distruzione della veste

barocca della basilica, di notevole qualità architettonica, integra e in

ottimo stato di conservazione, ed anche di numerose stratificazioni

moderne e tardo-medievali, peraltro non fondata sulla certezza di trovare

la fabbrica "originaria" ed effettuata successivamente alla redazione della

Carta del restauro di Venezia (1964), emendando le precedenti

formulazioni, nazionali ed internazionali, alla luce degli aggiornamenti fatti

registrare dalla storiografia architettonica e dalla teoria stessa del

restauro.

Analisi e progetto per la Basilica del Crocifisso nel duomo di

Amalfi | 1972

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Amalfi, complesso del duomo, basilica del Crocifisso, l’’interno settecentesco con i primi saggi praticati, entro le strutture murarie nel 1931, dal soprintendente Gino Chierici .

Amalfi, complesso del duomo, basilica del Crocifisso, l’’nterno della basilica oggi.

Analisi e progetto per la Basilica del Crocifisso nel duomo di

Amalfi | 1972

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Amalfi, complesso del duomo, basilica del Crocifisso, l’interno della basilica oggi.

Analisi e progetto per la Basilica del Crocifisso nel duomo di

Amalfi | 1972

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Tutto questo nonostante il qualificato progetto redatto, nel 1972, su

incarico della Soprintendenza salernitana, da Renato Bonelli, con la

collaborazione dell’architetto Domenico Jervolino, messo da parte.

Ciò che rimane è la preziosa documentazione delineata da Bonelli dello

stato della fabbrica nel 1972, dopo la rimozione della veste settecentesca

e prima delle ulteriori cancellazioni e manipolazioni di strutture,

perpetrate dalla Soprintendenza.

Tale documentazione consiste nel rilievo eseguito, sotto la sua guida, da

M.T. Bianco e C. Bozzoni, in oltre cento foto, nell’analisi delle murature,

datazione e cronologia delle fasi costruttive ed anche nella segnalazione

delle scelte progettuali compiute.

Analisi e progetto per la Basilica del Crocifisso nel duomo di

Amalfi | 1972

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L’irreversibile danno arrecato al monumento conferisce ai rilievi, grafici e

fotografici, ed alla relazione storico-critica redatti da Bonelli e Jervolino

un insostituibile valore documentale della realtà della fabbrica nel 1972,

prima delle dette modificazioni e rimozioni. Anche il loro progetto si

segnala per la grande coerenza che manifesta con l’interpretazione critica

della basilica e le scelte operative, proponendosi come una esemplare

applicazione del cosiddetto restauro critico nella versione bonelliana.

Analisi e progetto per la Basilica del Crocifisso nel duomo di

Amalfi | 1972

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Amalfi, complesso del duomo, basilica del Crocifisso, planimetria sintesi delle fasi costruttive. Disegno del 1972 a cura di R. Bonelli.

Analisi e progetto per la Basilica del Crocifisso nel duomo di

Amalfi | 1972

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Amalfi, complesso del duomo, basilica del Crocifisso, sezione longitudinale della navata grande e prospetto del lato destro della stessa. Rilievo del 1972 di M.T. Bianco e C. Bozzoni con la regia di R. Bonelli.

Analisi e progetto per la Basilica del Crocifisso nel duomo di

Amalfi | 1972

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4. Restauro urbano

e tutela del paesaggio

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Restauro urbano e tutela del paesaggio

Bonelli estende i criteri appena richiamati al problema più vasto del

restauro urbanistico e della tutela del paesaggio.

I due aspetti presentano analoghe condizioni di lettura perché se da un

lato le difficoltà relative ai centri storici sono concettuali, riguardanti il

compito di definire teoricamente la città, nella ‘lettura’ del paesaggio

interviene una diversa collocazione dell’immagine.

Contrariamente all’opera d’arte che è fissata nella materia e, quindi,

occorre solo ripercorrerla, il paesaggio si confonde con il territorio e con

la natura, né risulta prefissato, definito, delimitato ed emerge soltanto

nella coscienza, risiede nella visione intenzionale di chi guarda, ritaglia e

‘crea’ l’immagine; perciò dipende dalla capacità personale del fruitore,

che dovrebbe essere dotato della necessaria sensibilità.

L’approccio al paesaggio non consiste nell’impatto diretto e immediato

con la natura, anche la più bella e rigogliosa, ma è sempre un contatto

mediato culturalmente.

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Negli anni in cui Bonelli partecipa al dibattito sui temi del restauro

architettonico, dell’ambiente e dell’integrazione nuovo-antico, molto del

suo impegno è al servizio dell’Associazione ‘Italia Nostra’, di cui è

segretario nazionale dal 1960 al 1964.

In questa veste tenterà in ogni modo di dare un ‘metodo’ all’Associazione

e di fornirle un ‘sistema concettuale’, cominciando dal tema della città.

A tale proposito costruisce opportune categorie, attraverso le quali

operare:

l’ambiente urbano

la città come ‘linguaggio’

la pianificazione urbanistica

il sistema normativo

Restauro urbano e tutela del paesaggio

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Denuncia i difetti della legislazione e il generale clima storico-politico “di

voluto abbandono e di favoreggiamento di privati interessi”, individuando

le ragioni di una profonda crisi nella “generale incapacità del mondo

contemporaneo a concepire la città ed il paesaggio quali immagini

figurate, come attività formale che è libera estrinsecazione d’un bisogno

espressivo, e perciò ad intenderne il valore e ad assicurarne la tutela”;

l’odierna è, infatti, “una società che ha smarrito il senso dei valori

spirituali e culturali, e non è più in grado di distinguere gli interessi

permanenti della civiltà dai vantaggi particolari del singolo.

Da ciò discende l’aperto distacco tra società e cultura, e la conseguente

assenza delle forze della cultura dal campo attivo e operativo (…). Così

che il problema fondamentale è quello di realizzare il reinserimento delle

forze culturali nella struttura della società e dello Stato”.

Restauro urbano e tutela del paesaggio

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Ferrara, L’edificio che ha sostituito il Palazzo della Ragione è uno dei peggiori esempi in ritardo, del vecchio «ambientamento» esteriore, impossibile compromesso fra gli enti pratici della speculazione edilizia e l’esigenza della qualità architettonica rispettosa della bellezza del luogo. Illustrazione e didascalia tratta dal volume R. Bonelli, Architettura e restauro, Venezia 1959.

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Firenze, Por Santa Maria, la ricostruzione di questa strada è indiscutibile prova dell’incapacità edilizia attuale a sostituire un antico ambiente; questo è solo un impudente e spregevole tentativo di mascherare l’affarismo immobiliare con la disinvolta superficialità dei mezzi improvvisati. Illustrazione e didascalia tratta dal volume R. Bonelli, Architettura e restauro, Venezia 1959.

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ROBERTO PANE (1897-1987)

Il restauro nel XX secolo Il restauro critico

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1. Biografia culturale

2. Esperienze e studi d’arte e di architettura

3. Il concetto di opera d’arte e i valori ambientali

4. Il restauro dei monumenti e la ricostruzione

5. L’istanza psicologica

6. La tutela dei centri antichi e del paesaggio

INDICE

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1. Biografia culturale

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1897 | nasce a Taranto

1915 | si diploma a Napoli, frequenta lo studio dello scultore e disegnatore Vincenzo

Gemito; si arruola volontario nella prima guerra mondiale e conosce Benedetto

Croce attraverso il critico Luigi Russo

1919 | partecipa con Gabriele D’Annunzio all’impresa di Fiume

1922 | si laurea in Architettura (Roma) con una tesi sull’architettura rurale dei Campi

Flegrei

1923-25 | architetto della Soprintendenza alle Antichità, diretta da Amedeo Maiuri, e

docente di Storia dell’Arte al liceo Umberto I di Napoli

1924-30 | partecipa come pittore e incisore alla Biennale di Venezia e a mostre a

Parigi, Berlino e Bucarest

1926-27 | collabora con Giovannoni al Piano regolatore di Napoli

1930-42 | docente in Architettura generale e di varie discipline presso la Facoltà di

Architettura della Regia Università di Napoli

1937 | pubblica Architettura del Rinascimento in Napoli

1939 | pubblica Architettura dell’età barocca in Napoli

Profilo biografioco-professionale

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1942 | diventa docente della Cattedra di Caratteri Stilistici e Costruttivi dei

Monumenti presso la Facoltà di Architettura di Napoli

1945 | presiede l’Ordine degli Architetti della Campania, abbandonando ben presto

l’incarico per le compromissioni della classe professionale con la speculazione

edilizia postbellica

1948 | pubblica Architettura e arti figurative

1948 | partecipa al comitato per il restauro del Tempio Malatestiano di Rimini, alla

Commissione per la ricognizione del patrimonio artistico danneggiato dalla guerra

ed al Consiglio dell’Istituto Centrale del Restauro

1949 | pubblica il volume Napoli imprevista

1949 | consulente del Segretariato generale dell’Unesco per il restauro (Parigi)

1950-1968 | insegna Restauro presso la Facoltà di Architettura di Napoli

1956 | componente del direttivo nazionale e presidente della sezione napoletana di

Italia Nostra, promuove una serrata polemica contro il saccheggio edilizio

1957 | membro dell’INU dal 1952, organizza il congresso internazionale Attualità

urbanistica del monumento e dell’ambiente antico (XI Triennale di Milano)

1958 | Adriano Olivetti lo invita a presentarsi con lui alle elezioni politiche

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1959 | pubblica Città antiche edilizia nuova, ed è nominato direttore della Biblioteca

della Facoltà di Architettura

1961 | avvia la terza serie della rivista “Napoli nobilissima”, nella cui rubrica Antico

e nuovo scrive ed ospita numerose note su infelici restauri, guasti urbanistici e

scandali edilizi

1962 | partecipa con Piccinato, Cosenza, Cocchia e De Luca agli studi per il PRG di

Napoli, ed insegna per quattro mesi all’Università di Berkeley

1964 | svolge per l’ICOMOS la relazione generale al secondo Congresso

internazionale di Venezia, dove – in collaborazione con Piero Gazzola – propone gli

emendamenti alla carta del restauro del ’32, che conducono alla redazione della

Carta di Venezia

1966 | istituisce a Napoli un Corso di perfezionamento in Restauro dei Monumenti,

dal quale nascerà, nel 1969, la Scuola di Perfezionamento da lui fondata e diretta per

i successivi quattro anni

1967 | svolge un ciclo di lezioni all’Università di Città del Messico

1970-73 | lasciata la direzione dell’Istituto di Caratteri Stilistici e Costruttivi dei

Monumenti, tiene, fino al ’73, il corso di Teoria e Storia del Restauro presso la

Scuola di Perfezionamento, mentre rifiuta la proposta della Facoltà di Architettura

alla nomina di professore emerito

Profilo biografioco-professionale

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1971 | pubblica Il centro antico di Napoli – in collaborazione interdisciplinare con R.

Di Stefano, L. Cinalli, G. D’Angelo, C. Forte, S. Casiello, G. Fiengo e L. Santoro –

primo studio approfondito delle insulae del centro antico, in vista del restauro

architettonico ed urbanistico

1975-77 | pubblica Il Rinascimento nell’Italia meridionale, a seguito di un’imponente

ricerca. Dirige per alcuni anni l’Istituto di ricerche per il restauro dei monumenti e

l’urbanistica dei centri antichi di Ravello. Redige, con Piccinato, il PTP della

penisola sorrentino-amalfitana, unico piano con valenza paesistica della Regione

Campania

1978 | partecipa al quinto congresso dell’ICOMOS (Unione Sovietica), dove propone,

con lo psicologo Aldo Carotenuto, il seminario Uno spazio per esistere: urbanistica

ed architettura nella psicologia del presente, nel quale enuncia l’inedita istanza

psicologica.

1980 | in seguito al terremoto in Campania si fa promotore e presidente del Comitato

Interdisciplinare di Coordinamento

1987 | svolge un ciclo di lezioni su richiesta di S. Casiello, G. Fiengo e R. Mormone

1987 | muore improvvisamente mentre progetta nuovi impegni di ricerca, lasciando

numerosi scritti inediti, tra cui un volume sui valori ambientali della Puglia

Profilo biografioco-professionale

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Bibliografia principale (da Enciclopedia Treccani_a cura di F.P. Fiore)

Storia dell’architettura

- Architettura del Rinascimento in Napoli (1937)

- Architettura dell'età barocca in Napoli (1939)

- Il Rinascimento nell'Italia meridionale (i-ii, 1975-77) In queste opere segue l'estetica di Croce, introducendo nella storia dell'architettura il

metodo storico-critico, e abbandonando le posizioni di G. Giovannoni, suo maestro a Roma

Biografie

- Palladio (1948 e 1961)

- Bernini architetto (1953)

- Ferdinando Fuga (1956)

- Antonio Gaudì (1964 e 1982)

Letture di architetture senza autore

- Napoli imprevista (1949)

- Capri (1954)

- I mausolei romani in Campania (1957)

Frontespizio dei volumi Architettura rurale campana, Napoli imprevista, Bernini architetto e Capri.

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Bibliografia principale (da Enciclopedia Treccani_a cura di F.P. Fiore)

Restauro

- Architettura rurale campana (1936)

- Architettura e arti figurative (1948)

- Città antiche edilizia nuova (1959)

- Carta di Venezia (1964)

Riviste

Nel 1961 fonda e dirige la terza serie della rivista Napoli Nobilissima, già diretta da

Croce

Raccolta di suoi testi

Attualità e dialettica del restauro: educazione all’arte, teoria della conservazione e

restauro dei monumenti, a cura di M. Civita (1987)

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2. Esperienze e studi d’arte

e di architettura

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Gli anni giovanili

Si forma nello studio dello scultore e disegnatore Vincenzo

Gemito, dove svolge il suo apprendistato non soltanto

grafico ma anche plastico, dedicando buona parte degli anni

giovanili ad un’intensa applicazione alla pittura ed alla

grafica, tanto che già subito dopo la laurea si reca a Parigi ed

a Berlino, dove dipinge e disegna.

Di quegli anni sono la mostra di acqueforti presso la

Compagnia degli Illusi a Napoli (1925), la presenza

alla XIV (1924) e XV (1926) Biennale di Venezia (1930)

ed a mostre a Parigi (1930), Berlino e Bucarest. Dal

1928 al ’36 partecipa alla Biennale di Venezia nella

sezione acqueforti, mentre presenta una seconda

mostra personale di dipinti, disegni e acqueforti a

Napoli presso la Compagnia degli Illusi (1931).

In stretta relazione con le esperienze d’arte, va posta

infine la sua attività di fotografo, avviata già in anni

giovanili e proseguita con una crescente attenzione

per il paesaggio e l’ambiente.

Acquerello tratto da “Architettura barocca napolitana”, 1927.

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I primi progetti 1926-27: progetta il fronte della Galleria Vittoria a Napoli

1934-36: progetta la facciata dell’Istituto di Scienze Economiche e Commerciali a Napoli

Progetto per il primo grado (1926), soluzione definitiva (1927) e opera realizzata.

Napoli, facciata dell’Istituto di Scienze Economiche e Commerciali, 1934-36 e in un’immagine attuale.

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Piano regolatore di Napoli

Tra il 1926 ed 1927 collabora con Giovannoni alla

commissione per il piano regolatore di Napoli.

In questa occasione studia alcune sistemazioni edilizie

quali:

► la liberazione del fianco di Santa Caterina a Formiello

► progetto dei giardini del Molosiglio presso Castelnuovo

(1926)

► progetta la chiesa della Madonna della Pace in via

Tasso (1928).

Napoli, sistemazione del fianco di S. Caterina a Formiello.

Napoli, giardini del Molosiglio presso Castelnuovo.

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1934: progetto bar panoramico a Posillipo esprime un’adesione al linguaggio

contemporaneo con un semplice volume dal fronte semicircolare vetrato ed una

pensilina fortemente aggettante.

1939-40: realizza il padiglione della

Civiltà Cristiana in Africa per la Mostra

delle Terre Italiane d’Oltremare

orientando la sua ricerca formale

verso la riscoperta dei valori plastici

della tradizione muraria meridionale.

Altri progetti

Napoli, bar panoramico a Posillipo (1934).

Napoli, padiglione della Civiltà Cristiana in Africa (1939-40).

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3. Il concetto di opera d’arte e i

valori ambientali

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Pur muovendo anch’egli dai principi dell’estetica neoidealistica, assume

una posizione più cauta.

Come Bonelli, critica alcune prescrizioni della Carta del ’32, seppure per

questioni diverse, ovvero perché essa sosteneva che la conoscenza

storica e la competenza tecnica fossero sufficienti a dettare le modalità

esecutive.

A suo avviso, la dottrina del restauro necessita di una revisione critica:

ogni monumento deve essere visto come un caso unico, di fronte al quale

il restauratore dovrebbe operare attraverso la collaborazione tra cultura,

tecnica e gusto, non senza capacità compositiva.

Il concetto di opera d’arte

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Il concetto di opera d’arte

Evidenzia, introducendo sostanziali differenze concettuali ed operative

rispetto agli epigoni del restauro critico, in particolar modo a differenza di

Bonelli, la sua attenzione per la consistenza materica delle opere.

A tal proposito critica gli assunti brandiani e gli interventi che

prescindevano dallo stretto legame tra l’immagine dell’opera e la materia

in cui essa è inverata. In ciò riprende il concetto di estetica secondo

Croce, per il quale l’arte è sintesi perfetta tra contenuto e forma.

Di conseguenza, sostiene che, non potendo il restauro fondarsi

esclusivamente su concetti critici e storici, ma è subordinato all’attività

del gusto e della fantasia, è esso stesso opera d’arte.

Ricostruire le immagini architettoniche del passato è un’illusione.

Piuttosto, le integrazioni devono partecipare al simulacro dell’antica

forma attraverso espressioni nuove.

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RESTAURO = Prima di essere una tecnica, dev’essere una filosofia.

Contro il ripristino.

Unità metodologica e concettuale del restauro (pittura, scultura,

architettura).

«Occorre (…) riconoscere che l’opera del restauratore non può

compiersi con il solo ausilio dell’esperienza critica e storica, e che la

creazione di una nuova unità estetica esige l’intervento del gusto e della

fantasia» (1950).

Non possono dettarsi regole fisse, poiché «ogni monumento (…) deve

essere visto come un caso unico, perché tale è in quanto opera d’arte e

tale dovrà essere anche il suo restauro».

«(…) si dovrà sempre giudicare se certi elementi abbiano o no carattere

di arte, perché, in caso negativo, ciò che maschera o addirittura offende

immagini di vera bellezza sarà del tutto legittimo abolirlo» (1944).

Il concetto di restauro

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I valori ambientali

Nel 1948 Pane, stimolato dalle polemiche del dopoguerra sulla

ricomposizione dei tessuti urbani devastati nel corso del conflitto,

riprende le categorie crociane di poesia e letteratura estendendole

all’architettura, definendo l’edilizia, come una qualità espressiva

autonoma rispetto alla prima, frutto dell’attività spirituale.

Il tessuto edilizio minore è «espressione della società, così come lo è la

letteratura, specchio della vita civile, morale, religiosa e intellettuale».

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I valori ambientali

Tuttavia, non tutta la produzione letteraria è letteratura, spesso

rispondendo a sole ragioni pratiche, così come non tutto il costruito è

edilizia.

A dimostrare il significato di quest’ultima era il riconoscimento del fatto

che «non sono i pochi monumenti a creare l’ambiente delle nostre antiche

città ma le tante opere che contribuiscono a determinare un particolare

carattere locale», manifestazioni di un determinata civiltà e cultura.

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Critica il fatto che si sia puntato principalmente sui valori estetici e storici,

senza considerare aspetti sociali, civili, economici “si è privilegiato il

fiore e il frutto senza darci pensiero dell’albero”.

L’urbanistica è fondamentale per risolvere i problemi della città e

l’inserimento delle nuove aggregazioni.

Si sono distrutti i valori ambientali. Essi esprimono la continuità della

stratificazione. Importanza dei valori corali “il vero uomo è l’umanità

intera”.

I valori ambientali

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4. Il restauro dei monumenti e la

ricostruzione

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Il restauro dei monumenti

Nel 1944, Pane, stimolato dalla necessità, allora manifestatasi, di

intervenire, in circostanze nuove, sulle opere d’arte e gli ambienti

danneggiati dalla guerra, rinnova profondamente la teoria del restauro,

allora dominata dal filologismo dell’impostazione scientifica, allargandola

prospettiva disciplinare all’attitudine critica ed al gusto.

Proprio per i restauri del dopoguerra l’intervento caso per caso diventerà

una regola in quanto, avendo ciascun monumento subito danni diversi,

occorre affrontare problematiche diverse.

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Il restauro dei monumenti

Nel 1948, pubblica Architettura e arti figurative nel quale dedica due

capitoli alle ricostruzioni del dopoguerra. Nel primo dal titolo Il restauro dei

monumenti e la chiesa di S. Chiara a Napoli propone per la chiesa la

ricostruzione nelle forme trecentesche venute alla luce dopo l’incendio che

nel 1943 distrusse completamente le decorazioni barocche in ori e stucchi

e la finta volta ad incannucciata con affreschi, sostenuta dalle capriate

lignee anch’esse andate perdute. Nel secondo capitolo, relativo al ponte S.

Trinità a Firenze, auspica che venga ricostruito com’era.

Nel saggio su S. Chiara sostiene che la dottrina del restauro necessita di

una revisione critica: ogni monumento deve essere visto come un caso

unico, di fronte al quale il restauratore dovrebbe operare attraverso la

collaborazione tra cultura, tecnica e gusto, non senza capacità

compositiva.

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Colpita da spezzoni incendiari nel bombardamento del 4 agosto 1943, la

chiesa di Santa Chiara a Napoli – di origine trecentesca ma fortemente

rimaneggiata in età barocca – viene ricostruita a partire dal 1945 dalla

Soprintendenza napoletana.

Restauro della chiesa di Santa Chiara a Napoli

Protezioni dai bombardamenti Veste tardobarocca, veduta interna verso l’ingresso e verso il presbiterio

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Nel 1944 Roberto Pane sostiene l’inevitabile necessità di ricomporre le

linee trecentesche, rinunciando al rifacimento della veste barocca, ma

anche all’ipotesi di conservarla allo stato di rudere. Il caso di Santa Chiara

ispira quindi una più ampia riflessione teoretica sul restauro, che

costituisce un importante contributo per la definizione della dottrina del

restauro critico.

Affiora intanto il riferimento ad una istanza psicologica del restauro di

necessità, precisata negli anni a venire in seguito ad un crescente interesse

per la psicanalisi junghiana.

Restauro della chiesa di Santa Chiara a Napoli

Interno della chiesa prima della ricostruzione e dopo l’intervento.

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Minato dai tedeschi in ritirata nella notte fra il 3 e il 4 agosto 1944, il ponte

Santa Trinita a Firenze, realizzato dall’Ammannati tra il 1566 e il 1569.

Nel 1946, Pane si dichiara favorevole alla ricostruzione del ponte più bello

del mondo, non soltanto per ragioni di natura pratica, psicologica o

sentimentale, ma anche artistiche, pur consapevole di porsi all’esterno di

una coerente valutazione estetica e di una corretta prassi restaurativa.

Esso è stato ricostruito com’era e dov’era tra il 1955 e il ’58 da R. Gizdulich

e E. Brizzi, mediante anastilosi, sulla base di documenti scritti e grafici,

peraltro scarsi, e optando per gli stessi materiali, lo stesso sistema

costruttivo, le decorazioni, i particolari, restituendo anche le anomalie ed

irregolarità che caratterizzavano l’opera di Bartolomeo Ammannati.

Restauro del ponte Santa Trinita a Firenze

Il ponte prima della ricostruzione e vedute di un’arcata durante e dopo l’intervento.

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Restauro della Cattedrale di Teano

Nel 1946 Pane è incaricato del restauro della Cattedrale di Teano (CE),

gravemente danneggiata durante il secondo conflitto mondiale.

I lavori, conclusi nel 1957, consisteranno in una vera e propria

ricostruzione, in grandissima parte ex novo, relativa in particolare alla

facciata, all’interno e alla cupola.

Facciata e interno della cattedrale dopo il restauro (1957).

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Danneggiato gravemente da quattro bombardamenti tra il 1943 e il ’44, il Tempio

Malatestiano di Rimini, realizzato da Leon Battista Alberti a partire dal 1450 sulla

preesistente chiesa di San Francesco, viene ricostruito tra il 1946 ed il 1950.

Dal 1948 Roberto Pane partecipa con G. De Angelis d’Ossat, E. Lavagnino, D. Levi,

M. De Vita e il soprintendente Capezzuoli ad una commissione ministeriale per il

restauro.

Restauro del Tempio Malatestiano di Rimini

Attuale facciata del tempio. Il progetto di Leon Battista Alberti del Tempio.

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Dopo un’attenta valutazione critica,

Pane sostiene l’opportunità di

procedere allo smontaggio e

rimontaggio dei conci in pietra d’Istria

del paramento albertiano, non soltanto

per ragioni di ordine statico, ma anche

per risolvere un grave squilibrio

estetico prodotto dai danni delle

bombe. In parziale dissenso con De

Angelis d’Ossat, invita tuttavia a

ridurre lo smontaggio a parti limitate

della fabbrica, esigendo un preventivo

rilievo 1:20 dello stato della facciata,

allo scopo di rispettare nel rimontaggio

tutte le «grossolanità e le

approssimazioni che erano presenti

nella esecuzione primitiva».

Restauro del Tempio Malatestiano di Rimini

Interno del tempio dopo il restauro.

Il tempio dopo il bombardamento.

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Il tempio durante i lavori di restauro. Esterno del tempio dopo il restauro.

Restauro del Tempio Malatestiano di Rimini

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5. L’istanza psicologica

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I valori psicologici

Esprime un fondamentale concetto, che dovrebbe indurre alla

conservazione di ogni testimonianza della nostra memoria storica: «negli

spazi del passato noi ci sentiamo come dilatati ed espansi nelle forme che

ci circondano, appunto perché esse sono come “un’estensione del nostro

corpo”».

La stratificazione storica si dimostra cioè «profondamente vitale e non

estrinseca; essa si rivela come formatrice - insieme remota ed attuale -

della nostra struttura psichica e quindi necessaria alla nostra più

favorevole evoluzione futura».

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Lo spazio esistenziale e l’istanza psicologica

Anni cinquanta e settanta del Novecento in conseguenza della crisi dei

valori morali, estetici, sociali, spirituali impegno di intellettuali afferenti

a svariate discipline, quali la sociologia, la psicologia, l’antropologia, la

filosofia e la semiologia proficuo incontro tra esponenti del settore

della psicologia analitica, della progettazione architettonica e del

restauro.

R. Pane rileva la consonanza esistente tra il pensiero della scuola di

Francoforte, in particolare di Adorno e Horkheimer, e quello di Jung,

relativamente alla messa in crisi, nel panorama contemporaneo, dei

menzionati valori, causa dell’impoverimento della vita psichica dell’uomo.

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Negli anni sessanta denuncia che i danni prodotti dalla speculazione

edilizia ai beni culturali fossero, non soltanto di tipo economico, storico

ed estetico, ma anche di ordine esistenziale, interessando la sfera

psichica dell’uomo.

Afferma, infatti, che «Esiste un’antichità che è stratificata in noi stessi e

che va considerata come premessa e condizione di ogni nostro divenire.

Ora, si può dire che la nostra stratificazione psicologica trovi la sua

testimonianza o, se si preferisce, il suo riflesso, in quella del centro

antico. Così la vera e più intima ragione del nostro amore per le

testimonianze del passato nasce proprio da questa immedesimazione e

non da un estrinseco compiacimento verso immagini irripetibili. Perciò è

stato giustamente detto che la città ha bisogno di conservare la memoria

di sé stessa, allo stesso modo che ne ha bisogno il singolo uomo».

Lo spazio esistenziale e l’istanza psicologica

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Intuisce che per salvaguardare insieme l’equilibrio psichico dell’uomo e il

patrimonio culturale e di natura è indispensabile una piena collaborazione

tra architetti, urbanisti, psicoanalisti e sociologi. «In tal modo, le ragioni

dell’arte, degli ambienti storici e delle bellezze di natura troveranno il loro

più valido fondamento in qualche cosa che preesiste ad ogni

considerazione pratica o estetica perché ha radice nella nostra stessa

interiorità».

Nel 1978 organizza a Napoli, con Aldo Carotenuto, un convegno intitolato

Uno spazio per esistere: urbanistica ed architettura nella psicologia del

presente.

Lo spazio esistenziale e l’istanza psicologica

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6. La tutela dei centri antichi

e del paesaggio

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A partire dai primi anni ’50, con il progressivo dilagare della speculazione

edilizia nelle città italiane, il dibattito architettonico è fortemente segnato

dal tema del rapporto tra antico e nuovo negli antichi tessuti.

La dialettica tra antico e nuovo

Nel 1953 il dibattito sull’inserimento del nuovo nell’antico è segnato dalla

presentazione del progetto di Frank Lloyd Wright per la fondazione Masieri

a Venezia, dedicato alla memoria di Angelo Masieri, tragicamente

scomparso l’anno prima.

F. L. Wright, progetto per il Masieri Memorial sul Canal Grande (1958).

La cultura architettonica italiana si spacca

in due:

• Antonio Cederna è contro l’inserimento

del moderno nel tessuto veneziano

• Roberto Pane è tra i primi a sostenerlo,

seguito più tardi anche Ernesto N. Rogers

e Bruno Zevi.

Dopo alcuni mesi la polemica si

concluderà con la bocciatura del progetto.

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Nel 1956, al convegno INU di Torino, presenta la

relazione Città antiche edilizia nuova, avanzando

una proposta concreta di semplice e immediata

applicabilità, finalizzata alla salvaguardia degli

ambienti antichi dalla dilagante speculazione, in

attesa di provvedimenti più sistematici.

Città antiche edilizia nuova

Partecipa con Benevolo, Samonà e Quaroni al comitato per la

Commissione nazionale di studio dell’INU e in quel tempo pubblica sulle

colonne de Il Mondo di Pannunzio numerose denunce dei guasti perpetrati

a Napoli dall’amministrazione laurina, oltre a polemiche relative ai problemi

del Veneto e ad altre situazioni urbanistiche italiane.

Svolge numerose riflessioni sul tema dell’incontro

tra antico e nuovo, rispondendo alle tesi

dell’inconciliabilità con una profonda fiducia nella

realtà della stratificazione edilizia e nella continuità

storica.

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Promuove una serrata polemica contro il saccheggio edilizio, ma combatte

anche l’intangibilità dei centri storici, sostenendo la legittimità

dell’architettura moderna a patto di opportuni limiti volumetrici e linguistici.

La dialettica tra antico e nuovo

Napoli, il grattacielo della Cattolica fotografato da R. Pane (1958).

La complessità dei suoi

interessi ed il costante

impegno civile

traspariranno in

particolare nella rubrica

Antico e nuovo, dove

Pane scriverà ed

ospiterà numerose note

polemiche su infelici

restauri, guasti

urbanistici e scandali

edilizi, svolgendo una

costante funzione di

denuncia e di richiamo

per la pubblica

amministrazione.

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Il dibattito Antico-Nuovo

Nel 1965 si volge a Venezia il convegno nazionale dal titolo Gli architetti

moderni e l’incontro tra antico e nuovo, al quale parteciparono Roberto

Pane, Bruno Zevi, Renato de Fusco, Cesare Valle, Leonardo Benevolo,

Piero Gazzola, Giuseppe Samonà, Giancarlo De Carlo, Luigi Piccinato e

Italo Isolera.

2 tesi principali e opposte:

• Continuità della cultura (sostenuta da Pane, Gazzola, Piccinato)

• Discontinuità tra passato e presente (sostenuta da tutti gli altri)

Pane è favorevole alla presenza dell’architettura moderna dentro i tessuti

storici, nel rispetto delle altezze e delle volumetrie preesistenti.

Zevi dichiara l’inconciliabilità tra architettura moderna e antica e quindi

l’impossibilità di inserire nuovi edifici dentro le trame storiche.

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Il dibattito Antico-Nuovo

A conclusione dei lavori i partecipanti approvano l’ordine del giorno

premiando la tesi di Zevi precisando che sono da bandire quegli interventi

«che consentono di manomettere il tessuto urbano antico con nuovi

edifici formalisticamente “ambientati”, cioè con falsi storici, che

ostacolano la capacità creativa degli architetti», così come «le sterili

posizioni nostalgiche (…), volte a miticizzare il passato e a denigrare la

città moderna, che è l’insostituibile contenitore della vita

contemporanea». Inoltre «la difesa dei centri storici costituisce

un’esigenza fondamentale dell’uomo moderno, e che è attuabile solo nel

quadro della città nuova, in funzione e non in antitesi ad essa», in

conclusione occorre distinguere «l’antico che si deve integralmente

conservare ed il nuovo che si deve esprimere nella pienezza del suo

linguaggio».

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Pane contesta tale conclusione affermando che «il pretendere di

conservare intatto il centro antico può valere solo in senso traslato e

polemico», dal momento che ai fini del restauro l’edilizia di sostituzione

costituisce un’esigenza ormai inevitabile.

Pane inoltre rimprovera la figura dell’architetto perché troppo spesso

assoggettato alle ragioni dell’interesse privato, contesta l’architettura dello

standard e gli esiti più scadenti del funzionalismo.

La dialettica tra antico e nuovo

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In occasione del II Congresso Internazionale degli architetti e tecnici del

restauro, svoltosi a Venezia nel 1964, Pane traccia un bilancio generale

della disciplina del restauro condotta in Italia a partire dal dopoguerra,

precisando il proprio orientamento in materia, più conservativo,

contestando in parte gli esiti più estremi della dottrina del restauro critico.

Nella stessa occasione, insieme con Piero Gazzola, propone alcune

modifiche alla carta italiana del restauro del 1932, che costituiranno lo

spunto per la redazione della Carta di Venezia, approvata a conclusione del

congresso.

Il suo fondamentale apporto emerge soprattutto negli articoli:

I. che estende il concetto di monumento all’ambiente urbano e paesistico

che costituisca la testimonianza di una civiltà particolare, di

un’evoluzione significativa o di un avvenimento storico;

II. relativo alla utilizzazione dei monumenti in funzioni utili alla società ;

III. riferito alla conservazione delle condizioni ambientali del monumento.

II Congresso Internazionale degli architetti e tecnici

del restauro

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Nel 1965 Pane è incaricato, con Mauro Civita, della redazione del Piano

particolareggiato di risanamento edilizio e restauro della città vecchia di

Molfetta, già oggetto di ordinanze di demolizione emanate dal Genio

Civile, contro le quali si era opposto. Dopo un’attenta analisi del

patrimonio edilizio, il piano prevede una serie di provvedimenti urgenti

per scongiurare i crolli in corso e delinea il risanamento del nucleo antico

attraverso interventi di diradamento e restauro. Segue poi l’incarico del

PRG, consegnato nel ’68 e mai reso operante per l’ostilità

dell’Amministrazione, contraria, tra l’altro, al vincolo sugli edifici del XIX

sec. Nel 1967 redige con Civita il Piano di zona ed il Programma di

fabbricazione di Corato, mentre l’anno successivo è incaricato del relativo

PRG, consegnato nel ’74 e basato sulla scelta di preservare, nel nucleo

antico, le aree di sedime degli edifici allo stato di rudere sistemandole a

verde. Nel 1978, dopo una prima proposta presentata dieci anni prima con

R. Di Stefano, consegna il PRG di Bitonto, redatto ancora con Civita.

Contestando gli esiti operativi del tipologismo allora in voga, Pane

propone l’intangibilità delle fabbriche del nucleo primitivo ed una serie di

norme puntuali, estese fino al risanamento dei paramenti calcarei degli

Edifici.

Piano particolareggiato, di risanamento edilizio e restauro

della città vecchia di Molfetta | 1965-1978

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Nel 1971 Pane pubblica Il centro antico di Napoli, frutto di una ricerca

pluriennale da lui coordinata in

collaborazione con R. Di Stefano, L. Cinalli, G. D’Angelo, C. Forte, S.

Casiello, G. Fiengo e L. Santoro.

Il piano di recupero per il centro antico di Napoli | 1971

Le tematiche principali che vengono dibattute sono:

• Incontro tra antico e nuovo;

• Necessità di considerare la salvaguardia nella pianificazione urbana e

territoriale;

• Come affrontare il problema dello spopolamento e della

devitalizzazione dei centri storici, provocato dalla speculazione edilizia

in periferia;

• Come ovviare alle sostituzioni edilizie in centro storico e agli impropri

interventi di riuso, effettuati considerando il patrimonio architettonico

come mero bene economico.

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Il piano di recupero per il centro antico di Napoli | 1971

Lo studio consiste in un vero e proprio piano d’intervento per il centro antico di Napoli, basato sull’analisi dei valori ambientali.

La necessità di redigere un piano scaturisce soprattutto dal carente apparato legislativo in materia di tutela dei centri antichi.

Si denunciano le speculazioni edilizie postbelliche, nonché tutti gli abusi perpetratisi negli anni a seguire, comprovanti «l’assenza di ogni senso di responsabilità comunitaria da parte degli operatori privati, mentre da quella dell’amministrazione civica è mancato, sia un positivo controllo, nell’interesse della cosa pubblica, sia una qualsiasi volontà organizzativa, intesa a rivolgere al meglio quelle reali forze economiche di cui era possibile disporre».

Avendo recepito i risultati scaturiti dal dibattito sui centri storici, svoltosi a partire dagli anni dell’immediato dopoguerra, il piano rappresenta una delle prime e più avanzate sperimentazioni di restauro urbano, sulla base del concreto inquadramento delle stesso nella pianificazione e dell’estensione della tutela, auspicata dalla Carta di Venezia (1964), ai valori ambientali.

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L’indice dei volumi e gli autori

Volume I

Introduzione generale, a firma di R. Pane, in cui sono affrontate importanti

questioni relative alla tutela ed al restauro dei centri storici, trattate in 4 paragrafi:

→ Nulla accade agli uomini soltanto all’esterno

→ Centro storico e centro antico

→ La difesa dei valori ambientali come difesa dell’uomo

→ Centro antico e turismo culturale

Seguono, ad opera di R. Di Stefano:

→ Metodologia della Ricerca

→ Lineamenti di storia urbanistica

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L’indice dei volumi e gli autori

Volume II

Analisi qualitativa dei valori – molti dei quali inediti – che contraddistinguono il

patrimonio architettonico, accompagnata dalle motivazioni dei singoli interventi e

preceduta da 3 paragrafi, riguardanti ancora tematiche del risanamento, anch’essi

a firma di R. Pane:

→ Il restauro urbanistico

→ Peculiarità ambientali

→ Monumenti archeologici da sistemare e da scoprire

Il patrimonio edilizio è riportato in 100 schede, corredato da eloquenti fotografie e

grafici riportanti lo stato attuale e quello di progetto.

Volume III

Include contributi specialistici:

→ Impianti di parcheggio (L. Cinalli)

→ Attrezzature scolastiche. Analisi e proposte (S. Casiello,

G. Fiengo)

→ Normativa vigente e proposte di riforma (G. D’Angelo)

→ Piano economico del risanamento ambientale (C. Forte)

→ Bibliografia generale (L. Santoro)

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Il centro antico di Napoli – Inquadramento nel perimetro del P.R.G. del 1972

Il progetto investe un’area

di 146 ha, contrassegnata,

quasi completamente, dalla

presenza di cardi e

decumani di età greca,

corrispondente al primitivo

nucleo della città.

Il perimetro segue, per tre

lati, gli andamenti stradali

tangenti alla linea della

murazione aragonese, che

si conserva attualmente

solo sul fronte nord-est. A

sud-est coincide col corso

Umberto, piuttosto che col

presumibile muro di difesa

meridionale.

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Come precisa Pane, all’inizio del secondo volume, nel paragrafo dedicato al Restauro urbanistico, esso, coerentemente con la moderna cultura, si fonda sul riconoscimento di due distinti beni culturali: il singolo monumento ed, appunto, i beni ambientali; questi ultimi, in particolare, allora non riconosciuti e, quindi, esposti ad improprie trasformazioni e distruzioni. Per entrambi, inoltre, sempre ai fini della tutela, ricerca convenienti utilizzazioni e propone la conservazione delle plurisecolari stratificazioni storiche, le quali, nella maggior parte dei casi, costituiscono la realtà dell’architettura. Ancora, mira a restituire all’area, nei limiti del possibile, i rapporti tra pieni e vuoti, alterati a partire dall’età del viceregno spagnolo. Di qui la necessità che contempla di definire differenziate categorie d’intervento adeguate alla complessità del patrimonio in causa ed ai miglioramenti delle sue condizioni di vivibilità. Insomma, il suo obiettivo è quello di fare in modo che:

Il piano di recupero per il centro antico di Napoli - Fondamenti

Il nucleo antico, pur conservando memoria di sé, si evolva e si adegui alle necessità della vita contemporanea, evitando ogni fenomeno di isolamento del suo organismo unitario, parte integrante della città, ma, anzi, assegnandogli un ruolo da svolgere nel quadro della pianificazione territoriale.

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Il piano di recupero per il centro antico di Napoli - Fondamenti

Come dichiara Pane nella Introduzione generale, «non dovremmo mai stancarci di

riaffermare le ragioni per le quali vogliamo che la città conservi - pur rinnovandosi

- viva ed attiva memoria di sé, allo stesso modo che ha bisogno di conservarla

ogni singolo uomo. Ancora una volta ripetiamo che la lotta per la difesa del

patrimonio del passato si identifica con quella per la continuità della cultura - che

implicitamente è anche continuità della memoria - e quindi simbolo di assai più

vasti significati che non siano quelli strettamente inerenti ai valori formali

dell’architettura».

Il centro antico

considerato come

organismo unitario,

come monumento

unico da restaurare,

conservando il

tracciato viario,

testimonianza di

stratificazioni

secolari.

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Il tessuto urbanistico

dell’area del centro

antico

Il tessuto urbanistico

del centro secondo il

progetto di restauro

Il piano di recupero per il centro antico di Napoli - Plastici

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Dal 1974, insieme con Luigi Piccinato, coordina gli studi per un Piano

urbanistico territoriale della penisola sorrentina e amalfitana, presentato

nel 1977 ed adottato dalla Regione Campania, con varianti, a seguito della

legge Galasso, nel luglio 1987.

A partire dal 1983 e fino agli ultimi giorni della sua vita, svolgerà una

vasta documentazione fotografica del paesaggio campano, in parte

pubblicata nel volume di L. Capaldo, A. Ciarallo e G. Pane, Il paesaggio

del sud (1989), ed esposta nella mostra Campania sconosciuta (Napoli,

1990).

La tutela del paesaggio