ANNO X° Il CIAVARRO - marchigianieumbrienricomattei.eu · Alla manifestazione aveva assicurato la...

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1 30 giugno 2013 Numero 46 Foglio trimestrale interno , riservato ai soli soci, di notizie, informazioni, idee e tante altre cose della ASSOCIAZIONE DEI MARCHIGIANI E UMBRI DI MILANO “E. MATTEI” dal 1950 E’ iscritta all’Albo Regionale delle Associazioni dei marchigiani residenti in altre Regioni italiane. Premiata con l’Ambrogino d’oro nell’anno 2001 SEDE : Via Peschiera ,1 – 20154 Milano REDAZIONE : presso G.B. Ortenzi, via Raffaello Sanzio,20 -20094 Corsico - Milano Recapiti telefonici : tel.02- 44 05 683 – Fax 02 – 44 06 175 Siti Internet : www.ilciavarro.it www. marchigianieumbrienricomattei.eu Camminare insieme sulle tracce di uomini grandi e nobili Verità evidenti di per sIl 10 maggio scorso abbiamo vissuto un pomeriggio di grande intensità emotiva e di notevole spessore ideale. Il caso ha voluto che, mentre si svolgevano le esequie del nostro amato e stimato Vicepresidente Vincenzo Tappatà, introducessi i lavori della manifestazione, da tempo programmata, per presentare lo splendido volume del giornalista e scrittore umbro-marchigiano Maurizio Verdenelli su Enrico Mattei “La leggenda del santo petroliere”. Alla manifestazione aveva assicurato la presenza e l’intervento l’ing.Felice Egidi, figlio del recentemente scomparso Egidio Egidi (grande collaboratore di Mattei e suo successore alla guida dell’ENI). Su sua iniziativa si è aggiunta, non prevista, la presenza e la testimonianza di Paolo Pissard, figlio di Mazzini Garibaldi Pissard (pioniere della ricerca petrolifera in Italia e grande collaboratore di Egidi e Mattei). Insomma, nel corso di due intense ore, tra il ricordo dell’amico “Nello” Tappatà, e quello di grandi personaggi come Mattei, Egidi, Pissard e tanti altri citati nel racconto di Maurizio Verdenelli e di Giuseppe De Rosa, abbiamo compiuto un “tuffo” emozionante sia nei ricordi personali che nella storia delle imprese, della vita personale, familiare, professionale, sociale di queste splendide persone, che abbiamo sentito molto vive e vicine, oggi più che mai, nonostante non siano più tra noi. Abbiamo compreso come ha fatto la nostra Regione e l’Italia intera a costruire il “miracolo” della costruzione di una democrazia e di una società libera e avanzata. Un Paese tornato ad essere rispettato nel mondo per le grandi e straordinarie storie di persone che ha espresso e continua ad esprimere. I loro ideali e il loro esempio ci sono sempre accanto. Ci guidano e ci confortano. Ci danno la speranza in un futuro più roseo dell’attuale presente. I valori che hanno permeato con grande intensità la loro vita ci permettiamo di considerarli nostri e di farne le nostre bandiere, i nostri legami, i motori della nostra amicizia e solidarietà. Ritengo che per superare le gravi difficoltà del presente dobbiamo tutti guardare a questi ideali decisivi che, insieme a quelli dell’onestà e della solidarietà, potranno consentirci di continuare a costruire una civiltà a misura d’uomo. Con questi sentiti e commossi pensieri un augurio di buone (e meritate!) vacanze. Pierfrancesco Fodde Il CIAVARRO ANNO La Redazione del Ciavarro augura a tutti i lettori le migliori vacanze!

Transcript of ANNO X° Il CIAVARRO - marchigianieumbrienricomattei.eu · Alla manifestazione aveva assicurato la...

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30 giugno 2013 Numero 46

Foglio trimestrale interno , riservato ai soli soci, di notizie, informazioni, idee e tante altre cose della ASSOCIAZIONE DEI MARCHIGIANI E UMBRI DI MILANO “E. MATTEI”

dal 1950 E’ iscritta all’Albo Regionale delle Associazioni dei marchigiani residenti in altre Regioni italiane.

Premiata con l’Ambrogino d’oro nell’anno 2001

SEDE : Via Peschiera ,1 – 20154 Milano REDAZIONE : presso G.B. Ortenzi, via Raffaello Sanzio,20 -20094 Corsico - Milano

Recapiti telefonici : tel.02- 44 05 683 – – Fax 02 – 44 06 175 Siti Internet : www.ilciavarro.it

www. marchigianieumbrienricomattei.eu

Camminare insieme sulle tracce  di uomini grandi e nobili 

Verità evidenti di per sIl 10 maggio scorso abbiamo vissuto un pomeriggio di grande intensità emotiva e di notevole spessore ideale. Il caso ha voluto che, mentre si svolgevano le esequie del nostro amato e stimato Vicepresidente Vincenzo Tappatà, introducessi i lavori della manifestazione, da tempo programmata, per presentare lo splendido volume del giornalista e scrittore umbro-marchigiano Maurizio Verdenelli su Enrico Mattei “La leggenda del santo petroliere”. Alla manifestazione aveva assicurato la presenza e l’intervento l’ing.Felice Egidi, figlio del recentemente scomparso Egidio Egidi (grande collaboratore di Mattei e suo successore alla guida dell’ENI). Su sua iniziativa si è aggiunta, non prevista, la presenza e la testimonianza di Paolo Pissard, figlio di Mazzini Garibaldi Pissard (pioniere della ricerca petrolifera in Italia e grande collaboratore di Egidi e Mattei). Insomma, nel corso di due intense ore, tra il ricordo dell’amico “Nello” Tappatà, e quello di grandi personaggi come Mattei, Egidi, Pissard e tanti altri citati nel racconto di Maurizio Verdenelli e di Giuseppe De Rosa, abbiamo compiuto un “tuffo” emozionante sia nei ricordi personali che nella storia delle imprese, della vita personale, familiare, professionale, sociale di

queste splendide persone, che abbiamo sentito molto vive e vicine, oggi più che mai, nonostante non siano più tra noi. Abbiamo compreso come ha fatto la nostra Regione e l’Italia intera a costruire il “miracolo” della costruzione di una democrazia e di una società libera e avanzata. Un Paese tornato ad essere rispettato

nel mondo per le grandi e straordinarie storie di persone che ha espresso e continua ad esprimere. I loro ideali e il loro esempio ci sono sempre accanto. Ci guidano e ci confortano. Ci danno la speranza in un futuro più roseo dell’attuale presente. I valori che hanno permeato con grande intensità la loro vita ci permettiamo di considerarli nostri e di farne le nostre bandiere, i nostri legami, i motori della nostra amicizia e solidarietà. Ritengo che per superare le gravi difficoltà del presente dobbiamo tutti guardare a questi ideali decisivi che, insieme a quelli dell’onestà e della solidarietà, potranno consentirci di continuare a costruire una civiltà a misura d’uomo. Con questi sentiti e commossi pensieri un augurio di buone (e meritate!) vacanze.

Pierfrancesco Fodde

Il

CIAVARRO

ANNO X°

La Redazione del Ciavarro augura a tutti i lettori

le migliori vacanze!

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Curiosando per musei !(di Luisella Dameno) Le Marche possono vantare un numero non indifferente di musei : ne sono infatti stati classificati 252 suddivisi in 124 di storia e arte,39 archeologici,57 demoantropologici,32 di scienza e tecnica. Tralasciando le numerose e ricche pinacoteche,i musei archeologici che offrono reperti di vari secoli,ne segnaliamo alcuni molto particolari. MUSEO DELLE ANFORE a San Benedetto del Tronto ( AP ) : si possono ammirare molte tra le più comuni anfore dell’età repubblicana,la Greco Italica,prodotta in varie parti del Mediterraneo tra il III e il II secolo a. C., la Marseillaise (fabbricata nella colonia greca di Massalia,l’attuale Marsiglia ),la Lamboglia,la più diffusa in Adriatico. Con l’età imperiale e con l’introduzione di nuove rotte commerciali abbiamo la Dressel, di fabbricazione spagnola , che era utilizzata per il trasporto del “garum”,una salsa di pesce che i romani apprezzavano molto sulle loro tavole.In esposizione anche due anfore adibite al trasporto dell’olio dall’Africa settentrionale dal III al V secolo d.C. Tutte le anfore sono esposte su gradoni in maniera da evidenziarne la sequenza cronologica. Da ultimo largo spazio è dedicato all’archeologia subacquea con immagini riguardanti il ritrovamento ,nel medio Adriatico , della statua bronzea di un atleta attribuita allo scultore greco Lisippo.

MUSEO DELLA BACOLOGIA “CELSIO ASCENZI” a Colli del Tronto ( AP ) : per ora il museo ha sede nella “Bigatteria Panichi” in attesa di una definitiva sistemazione presso i laboratori di produzione Ascenzi. Vi sono raccolti un patrimonio di utensili,documenti ( non ancora tutti classificati ) ,testimonianze che fanno conoscere l’importanza dell’attività bacologia a Colli del Tronto e nel comprensorio del Piceno tutto che rappresentò, dal 1870 al 1940,il più importante distretto italiano nel campo della produzione del semebachi. Si possono così ammirare apparecchiature per la sessatura,la pesa,telai,microscopi,termometri,

tipi di bozzoli,il tutto accompagnato da una serie di foto dell’epoca e dalla “storia” di come si arriva a produrre la seta. MUSEO DEL BALI’ San Martino – Saltara ( PU ) : planetario e museo interattivo della scienza. Si trova in una villa elegante del settecento a pochi Km. da Fano e Urbino E’ uno dei pochi musei dove è vietato NON toccare . Infatti è dotato di postazioni interattive dove il visitatore può sperimentare in diretta diversi fenomeni naturali : dalle illusioni ottiche alle proprietà della luce. In mostra c’è anche un pendolo di Focault alto 11 metri. Il museo è dotato di un planetario e di un osservatorio dove,grazie a un sistema digitale con un telescopio riflettore posto in una cupola del parco della villa, è possibile osservare in diretta il cielo notturno. E questi sono solo piccoli esempi della ricchezza museale delle Marche!! Luisella Dameno

Nelle Marche

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Antiche rievocazioni

Il Mercato delle Gaite trae ispirazione dall’antica divisione di Bevagna in quattro quartieri denominati Gaite su cui si basava l’organizzazione amministrativa della città in epoca medioevale. Lo scopo della manifestazione è quello di ricostruire la vita quotidiana degli abitanti di Bevagna nel periodo compreso tra il 1250 e il 1350. Per dieci giorni , quindi, alla fine di giugno Bevagna fa un tuffo in questo remoto passato : le antiche botteghe dei mestieri medioevali riaprono i loro battenti e riprendono le attività, le strade si popolano di madonne e messeri che in abiti d’epoca vivono la quotidianità dei loro avi mangiando, lavorando e giocando proprio come loro. Se nel viaggio e nella vacanza non ti accontenti di vedere ma vuoi approfondire, comprendere, interessarti e partecipare l’Umbria è la terra che fa per te! Non stupirti quindi se nel soggiorno puoi incontrare improvvisamente madonne e messeri impegnati in giochi e tornei : ti potresti trovare ad esempio a Bevagna in occasione del Mercato delle Gaite.

Trasimeno Music Festival 2013

E’ una manifestazione di arte cultura e musica che si svolgerà dal 29 giugno al 05 luglio 2013 tra Magione, Gubbio e Perugia. Il concerto di apertura si terrà il 29 giugno nella splendida cornice del Castello dei Cavalieri di Malta (foto a sinistra). Domenica 30 giugno il Festival si sposta a Gubbio nella Chiesa di San Domenico per una serata all’insegna di Beethoven; il primo luglio proseguirà infine presso la Basilica di San Pietro di Perugia. Per ulteriori dettagli consultare il sito www.bellaumbria.net/eventi

Nell’ Umbria

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di Antonio Gargiulouona parte del territorio lombardo è costituita da monti, talora molto elevati. Le Alpi occupano tutta la fascia settentrionale della

regione, dove raggiungono anche l’altezza di 4000 metri. Nell’Oltrepò Pavese si trova anche una fetta della catena appenninica. Le Alpi, oltre a costituire una barriera geografica, e a separare popolazioni storicamente diverse per lingua e cultura, sono oggi soprattutto un luogo dedicato ad attività sportive e ricreative. Per favorire questi tipi di attività sono nati e si sono sviluppati i rifugi. In realtà essi sono gli eredi degli antichi luoghi di sosta collocati strategicamente al margine delle strade percorse dai mercanti e in prossimità dei valichi alpini. In tali luoghi uomini e bestie potevano essere alloggiati e rifocillati, e magari si potevano cambiare i cavalli o i muli. Tali luoghi di sosta avevano pertanto una funzione commerciale. Oggi i rifugi hanno invece, come si è detto, una funzione diversa. Innanzi tutto, sono collocati a distanza dalle vie principali di comunicazione. In secondo luogo, si trovano tutti in quota. A questo punto però occorre fare alcune distinzioni. Ce ne sono alcuni a quote relativamente basse, mentre altri sono in alto, talora in posizioni remote. Ve ne sono alcuni che sono raggiungibili mediante strade montane, più o meno dissestate, che possono essere asfaltate o bianche, oppure tramite funivie. Altri invece sono collegati soltanto da sentieri più o meno agevoli, percorribili a piedi da escursionisti più o meno allenati. Cosa offrono questi rifugi? Quasi tutti offrono vitto, e buona parte anche alloggio. Per quanto riguarda il vitto, esistono diverse categorie di rifugi. Ce ne sono che offrono pietanze ricercate, al livello di buoni ristoranti, e vengono frequentati da buongustai e da amanti della buona cucina. La maggioranza offre cucina casalinga, alcuni in versione spartana. I piatti serviti sono di solito quelli della tradizione alpina popolare lombarda, come polente di vario tipo, pizzoccheri, casoncelli, brasati e carni alla brace. Sempre presenti le torte casalinghe, preparate direttamente dalla moglie del gestore. Immancabili i salumi e i formaggi, questi ultimi rigorosamente d’alpeggio. Alcuni rifugi, come il FALC e il Grassi sotto il Pizzo dei Tre Signori, curano anche la raccolta di funghi, erbe e frutti alpini da impiegare per condire i piatti proposti. Per quanto riguarda l’alloggio, le sistemazioni sono generalmente modeste, anche se anche qui i livelli di comfort variano in maniera considerevole. In certi casi vengono garantiti solo una camerata riscaldata, i letti a castello e le coperte, e bisogna portarsi almeno un sacco lenzuolo. Anche i servizi sono in comune. L’altra variabile dei rifugi, la più interessante, sono i gestori. La loro è una fauna variegata. Ci sono i gestori di tipo classico, gente che ha sempre vissuto in montagna, acquisendo i tratti caratteristici di sobrietà e riservatezza delle popolazioni alpine. Ma ce ne sono di più disponibili, e di quelli che provengono da altre esperienze. Alcuni sono stati degli sportivi, anche

celebri, in discipline di montagna, soprattutto di arrampicata. Questi ultimi,tra l’altro, conoscendo bene il territorio, sono in grado di dare ottimi consigli agli sportivi in transito. Ci sono infine professionisti e laureati, anche donne, che hanno scelto di dare un calcio alla cosiddetta civiltà, e di andare a vivere a stretto contatto con la natura. Probabilmente questi ultimi sono i più gratificati. Perché si va nei rifugi? Si va in certi casi per mangiare, come si è già detto. Ma quelli più remoti spesso sono una tappa per alpinisti alla vigilia di un’ascensione, di escursionisti che si spostano lungo un itinerario di alta quota, o di sciatori che vogliono soggiornare in prossimità delle piste. Tutte persone amanti della natura. In definitiva, ce n’è per tutti i gusti. La Lombardia è probabilmente la regione d’Italia più ricca di rifugi, e chiunque si avvicini alla montagna ha la possibilità di conoscerli soddisfacendo i propri gusti. Enumerarli qui sarebbe troppo lungo e tutto sommato inutile. Basta spostarsi un po’ in zona e si troveranno tutte le informazioni necessarie. Sia d’estate che d’inverno, potremo godere dei loro servizi a seconda delle nostre inclinazioni.

Antonio Gargiulo

Rifugio FALC

Rifugio Grassi

B

I rifugi alpini della Lombardia La terra in cui viviamo

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Il giorno fu pieno di lampi; ma ora verranno le stelle, le tacite stelle. Nei campi

c’è un breve “gre gre” di ranelle. Le tremule foglie dei pioppi trascorre una gioia leggera.

Nel giorno che lampi! che scoppi ! che pace, la sera!

Si devono aprire le stelle nel cielo sì tenero e vivo.

Là, presso le allegre ranelle singhiozza monotono un rivo.

………….

E’ quella infinita tempesta, finita in un rivo canoro.

Di quei fulmini fragili restano cirri di porpora e d’oro

…………. La nube del giorno più nera fu quella che vedo più rosa

nell’ultima sera.

Dalla poesia La mia sera   di Giovanni Pascoli 

L’angolo della poesia a cura di Viviana Ciabò

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Tra Santo Stefano e San Nazzaro il brolo si trasforma   (prima parte)  

Cà Granda, affettuosa  traduzione  in  dialetto 

meneghino di Magna Domus, con la sua “a” finale pare 

invocare una materna protezione, una casa per  tutti  i 

bisognosi, grande da abbracciare e contenere proprio 

tutti, anche  i senza casa. Nella prima storia  in volgare 

di Milano del 1503, Bernardino Corio scrive: “i milanesi 

erano oppressi da estrema fame, in forma che più non 

poteano  sopportare. Molti  vecchi  e  ammalati  per  tal 

necessità perivano per le vie”.    

È  la Pace di  Lodi del 1454 a  segnare per  il Ducato di 

Milano  l’inizio di quaranta anni di  tranquillità  in cui si 

realizzano nuove e memorande  imprese. Nel 1456 ad 

esempio Francesco Sforza e la moglie Bianca Maria Visconti, sul terreno da loro donato in contrada del brolo, termine 

derivato dalla parola celtica broga, letteralmente campo, orto, giardino, pongono la prima pietra della Cà Granda, un 

maestoso  edificio  capace  di  riunire  in  sé  le  funzioni  di  alcuni  degli  ospedali 

esistenti  in città, all’epoca  trentuno! Se  tra  i più antichi ospedali  ricordiamo  il 

Dateo,  brefotrofio  fondato  nel  787  da  un  Arciprete  della  Metropolitana 

(Cattedrale) e l’ospedale di San Satiro dell’881 per la cura di poveri e pellegrini, 

è Bonvesin de  la Riva  che nel   "De magnalibus Mediolani",  scritto  storico del 

1288, ne cita già dieci. L’Ospedale del Brolo – così ci racconta ‐ ospita più di 500 

degenti e altrettanti malati non costretti a  letto; uno stuolo di balie accudisce 

350 bambini. Il Duca Francesco Sforza  commissiona l’opera al grande architetto 

Antonio Averlino da Firenze detto “il Filarete”. Nel complesso, con  impianto a 

crociera,  emerge  la  Croce  anche  nel  suo  significato  di  malattia,  dolore, 

sofferenza: “non solo una croce strutturale ma più intima e spirituale è alla base 

del glorioso albergo dei poveri di Dio”. 

Gli emblemi della Cà Granda,  l’Annunciazione e  la  colomba  con  il  ramoscello 

d’olivo,  simbolo  della  pace  già  presente  nella  catacomba  di  S.  Sebastiano  a 

Roma, sono raffigurati nella pala d’altare commissionata al Guercino nel 1638 

Francesco Barbieri da Cento Il Guercino , Annunciazione, 1639 

Diverse  tele  del  tardo  Seicento  immortalano  episodi  quotidiani  di  vita  ospedaliera:  assistenza  nella  carità  e  carità 

nell’assistenza.  Nel 

quadro  sotto  riportato  il 

funerale,  l’arrivo  dei 

rifornimenti  sui  carri  e 

nelle  gerle,  la 

confabulazione  degli 

amministratori  in  primo 

piano.  Nell’angolo  a 

sinistra  si  scorgono  le 

balie  con  gli  esposti 

considerati  veri  e  propri 

figli  della  Ca’  Granda  e 

non  orfani  abbandonati: 

sono  i  tanti  Colombo  a 

ricordare  l’emblema  

sopracitato. 

              Anonimo (scuola lombarda),il cortile dell’Ospedale Maggiore,post 1650 – ante 1699 

 

Piccoli segreti della Milano di ieri di Flora Biringhelli

Legenda piantina in alto : Via Paletta

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Di  pittori  spesso  sconosciuti,  questi  dipinti  sono  di  grande  interesse  storico;  anche Alessandro Manzoni  nel  XXXV 

capitolo dei  Promessi  Sposi,  per descrivere  le  balie  al  Lazzaretto,  si  ispira  a queste  raffigurate  in  crocchio  sotto  il 

portico dell’Ospedale.  

 Nel corso dei secoli  la beneficienza elargita alla Cà Granda con atti di generosità e 

solidarietà,  la  “gran  carità”  ambrosiana  che  parafrasando  Dante  “i  melanesi 

accampa”, non si interromperà mai. Negli statuti e nei libri dell’ospedale compaiono 

infatti  lasciti di persone  appartenenti  ad ogni  ceto  sociale:  sono prelati  e  religiosi, 

artigiani e commercianti, artisti e  letterati, borghesi e nobili, medici ed  infermieri e 

ancora  degenti,  devoti,  dipendenti  e  funzionari  dello  stesso  ospedale,  tutti  a 

testimoniare la loro sensibilità in favore della pia istituzione.  

Tutti  i  benefattori  che  con  i  loro  aiuti  contribuiscono  all’edificazione  di  muri  e 

strutture e alle dotazioni di strumenti del progresso scientifico e medico‐chirurgico 

sono ricordati nella Galleria dei ritratti. L’origine della ricchissima collezione, di circa 

novecento opere, risale ad una delibera del 1602 con  la quale si afferma  la volontà 

dell’Ospedale  di  onorarli  in  tal modo.  La  tipologia  del  ritratto,  a  figura  intera  o  a 

mezza figura, dipende dall’entità del lascito. 

   Benefattore Carlo Rotta 

dispinto da Giovanni Segantini nel 1897.                                                                                                                        Flora Biringhelli

--------------------------------------Per chi andasse nelle Marche----------------------------

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di Preziosa  Sileoni 

PRIMA PARTE cioè prima della rievocazione storica avvenuta nel 1982.

(Notizie attinte anche da vecchi ricordi di gioventù di Vinicio Monti, camerinese di Borgo S.Venanzio) 

Ogni  anno,  e  precisamente  il  18 maggio,  a  Camerino  si  festeggia  il  Santo  Patrono: S.Venanzio Martire,un giovinetto di 15  anni  appartenente  ad una nobile  famiglia,che visse nel periodo  in  cui  il potere dell’Impero  romano era al massimo. Egli  si  ribellò a quella vita  in cui  tutti dovevano obbedire se non volevano soccombere e, affascinato dal Vangelo, testimoniò la sua fede fino alla morte nel 250 sotto l’imperatore Decio. Molti  sono  i  racconti  sul martirio  di  questo  giovane,che  resistette  alle  torture  con straordinari miracoli ma  resta  il  fatto  che  questo martirio  è  da  sempre  un  esempio mirabile di vita. La Chiesa camerte è rimasta sempre molto legata alla testimonianza di fede di questo giovane e la Chiesa delle Marche lo ha scelto come patrono dei giovani. 

Il  martire  fu  sepolto  a  Camerino  fuori  della  porta Orientale.  Certamente  la  Chiesa  di  S.Venanzio  costruita fuori  le  mura  della  città  risale  al  periodo  dell’alto medioevo come dice don Angelo Antonio Bittarelli nella sua  guida”Camerino  –Itinerari  storici‐artistici”  e  fu  poi  inclusa  all’interno  della  nuova cinta di mura  fatte  costruire da Giovanni da Varano.  Si pensa però  ad una probabile prima costruzione  in periodo romano  in una zona cimiteriale vista  la presenza, sotto  la pavimentazione dell’odierna chiesa , di numerose tombe romane. Solenni manifestazioni religiose con aspetti folkloristici si svolgevano a Camerino fin dal 1200  sotto  la Signoria dei Da Varano. Coinvolgevano  tutta  la  città e  i dintorni  con un palio, sfilata di autorità e corporazioni, fiere, combattimenti tra animali, falò e duravano diversi giorni intorno alla data del 18 maggio. Ancora  oggi  questa  festa  è molto  sentita  da  tutta  la  popolazione  che  partecipa  con entusiasmo alle varie manifestazioni addobbando le finestre con luci, fiori e drappi. Nei tempi  indietro,  come  ricordo,  era  anche  un’occasione  per  farsi  un  vestito  nuovo  da sfoggiare nella processione o nelle passeggiate lungo il Corso principale della città dove 

si era soliti incontrare gli amici. Prima del ripristino della rievocazione storica   della Corsa della Spada e Palio,cioè prima del 1982,  le  feste si erano ridotte a  tre  soli giorni  (17‐18‐19 maggio) anche  se ogni  tre anni  i  festeggiamenti erano più  importanti e al Teatro Marchetti si potevano ascoltare opere  liriche. In piazza del Duomo si tenevano anche concerti e, sempre ascoltado  i ricordi di Vinicio, un anno anche Beniamino Gigli si esibì in un suo recital. La  sera  della  vigilia,  dopo  le  funzioni  religiose,  nella  piazza  antistante  la  Basilica  si  accendeva  un  grande  falò  (lu focaracciu) con fascine portate dalle famiglie specialmente dai contadini del circondario. Il campanone faceva sentire la sua voce intensa e festosa,solenne e grave. A quei tempi,come racconta l’amico Vinicio Monti  il  campanone  era mosso  da  funi  tirate  dai  campanari  e  dai  “cippatori”:un  gruppo  di  giovani  che  dovevano essere “esperti,prudenti decisi ed intrepidi e molto bene affiatati”.  Questi, infatti , stando ai due lati su un tavolato ed aggrappati alla  fune  , dovevano  spingere  con un piede  sui  cippi del  capannone per aumentare  il movimento  così  i rintocchi erano più intervallati e le vibrazioni più intense e durature.(Oggi il campanone è azionato elettricamente ed il suono  è meno  possente).  Ecco  alcuni  campanari  e  cippatori  che Vinicio  ancora  ricorda;oltre  a  lui  c’erano  :  Jmmy Venanzoni,  Bartocci  Augusto,  Felicetto  e  Lino  Celoni,  Franco Belfiori, Franco Bonifazi, Bontempi Bruno, Mario Antolin ed altri. ll giorno 18 era dedicato al solenne Pontificale e alla processione con la statua d’argento del Santo.  La  banda musicale,  (fino  a  quando  c’è  stata),  accompagnava  la solenne processione  che  faceva  il  giro di  tutta  la  città partendo dalla Basilica di S.Venanzio fino alla Chiesa di Santa Maria in Via e ritorno.  La pesante  statua d’argento del  Santo,fatta  fondere dal vescovo  Francesco Viviani nel  1764  e donata  con  sei  candelabri d’argento, era trasportata sulle spalle dai confratelli che si davano il  cambio  ogni  tanto.  (Oggi  sono  stati  sostituiti  da  un mezzo  a motore). Il suono festoso del campanone si diffondeva per tutto il territorio circostante invitando tutti a partecipare alla Festa del Patrono. 

Chiesa   di  S.Venanzio 

CAMERINO  La festa del Patrono San Venanzio

San Venanzio

Interno della Chiesa di San Venanzio

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La  piazza  intorno  alla  Basilica  era  stracolma  di  bancarelle  con  frutta  secca  (nocelle  americane,  teghe marine  cioè carrube,  semi  di  zucca,  castagne  secche  e  lupini  freschi),altre  vendevano  zucchero  filato  e  caramelle  variamente colorate che facevano l’occhiolino ai bambini che si impuntavano davanti a questo o a quel banco mentre i genitori a fatica riuscivano a spostarli. Altra attrazione per  i più piccoli e non solo, erano  i palloncini  legati ad un bastoncino o 

direttamente al polso. Molto spesso si udivano le grida disperate di qualche bimbetto che col naso all’in su seguiva con lo sguardo il suo palloncino salire verso il cielo. La sera del 18, tutti in piazza del Duomo per l’estrazione della tombola che aveva sempre premi in natura:prosciutti e  salumi vari.  Il giorno 19 c’era  il grande mercato e nel vicino campo boario  la  fiera del bestiame. Tipica bancarella di questo mercato era quella del vasaio  (lu cocciaru), che vendeva vasi da  fiori, piatti e pentole di terracotta, brocche  (recipienti per 

trasportare  l’acqua.Infatti  una  volta,  specialmente  nelle  campagne,  non  si  aveva  l’acqua  in  casa  e  “le  femmene” l’attingevano alla fonte e la trasportavano con queste brocche di 10‐15 litri che mettevano in testa sopra una roccetta di stoffa). Si vendevano anche monache (recipienti per mettere dei carboni accesi che servivano per riscaldare il letto), scaldini e ocarine. A Camerino era molto noto il vasaio Fornaciari, la cui moglie, Sig.ra Ginevra era una specialista nel sistemare slogature e distorsioni.(sempre dai ricordi di Vinicio) Da paesi più lontani (persino dall’Abruzzo) venivano i calderai che vendevano vari oggetti di rame:i caldai (li callari), le cuccume (pentole per cucinare sul focolare), scaldaletti (recipienti con un lungo manico e tanti buchi sul coperchio che servivano per riscaldare i letti) e molti altri oggetti artistici sempre di rame. Nelle case era usanza appendere ad una parete della cucina pentole di rame di varie forme che venivano mantenute sempre lucidissime e servivano da decorazione.(foto a destra) I diversi attrezzi agricoli come vanghe, zappe, rastrelli, picconi, falci, falcette,  asce, martelli, morse  per  buoi  e  cavalli,  ferri  di  cavallo  e altri attrezzi si trovavano nelle bancarelle di ferramenta. Qui potevi trovare anche tutta l’attrezzatura per i focolari e camini, come alari, attizzatoi, molle, soffietti, la catena per appendere il caldaio dentro la  cappa del  focolare o  i  treppiedi per appoggiare  le pentole  sulla brace. Qui i contadini venivano a rifornirsi di nuovi attrezzi, dopo aver scartato quelli rotti o non più idonei al lavoro. La scelta era  attenta e meticolosa perché  la  vita di questi nuovi  arnesi doveva  essere  lunga e  soprattutto dovevano  essere funzionali ed efficienti. 

Altra manifestazione  importante  era  la  fiera  del  bestiame  che  si svolgeva nel Campo della Fiera. Qui si discuteva e si contrattava la vendita e l’acquisto di bestie.  Determinante  era  la  mediazione  del  “sensale”.Questi,  uomo esperto  nella  valutazione  degli  animali,  era  un  intermediario  tra venditore ed acquirente. Dopo aver bene osservato la bestia, i suoi denti,  le  zampe,  faceva  una  valutazione  e,  se  si  arrivava  ad  un accordo, prendeva la mani dei due uomini d’affari e abbassandole e alzandole per tre volte dichiarava conclusa la vendita.Il contratto di vendita  era  così  stipulato,senza bisogno di  altro. A Camerino  era molto  quotato  e  ricercato  un  certo  Costantini,  detto  “Santantò”, 

del rione “Le Conce”. La sera del 19 i fuochi d’artificio chiudevano i festeggiamenti. La piazza ed il Corso erano affollati all’inverosimile tanto che si faceva fatica a passare; tutti in attesa di vedere il cielo illuminato da queste stelle artificiali. Poi ci si spostava al Pincetto o fuori  le mura di S.Francesco:  infatti  i fuochi venivano fatti partire dal rione “Madonna delle Carceri” dove c’era il poligono del tiro al piattello.  Dopo il botto finale,pian piano la gente si salutava e ritornava nelle proprie case. 

                   Preziosa Sileoni

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Visita guidata alla Basilica e Museo di Sant’Eustorgio

Mercoledì 20 marzo 2013 E’ stato piacevole ed istruttivo per tutti i soci visitare questa antichissima e famosa Basilica tra le più importanti di quelle di Milano. La costruzione fu iniziata nel IV°secolo per ospitarvi le reliquie dei Re Magi, trasportate a Milano quando era Capitale dell’Impero Romano d’Occidente. Il Vescovo che la fece costruire fu appunto Sant’Eustorgio. Attorno alla Basilica sorgono le Cappelle delle famiglie nobili e tra queste la Cappella

Portinari decorata dagli affreschi trecenteschi di Vincenzo Foppa. E’ da citare che sul campanile della Basilica non c’è la Croce ma la Stella a otto punte dei Re Magi e sullo stesso campanile spicca il più antico orologio pubblico d’Italia.

(alcune foto della visita.)

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Venerdì 19 aprile 2013 presso Cascina Roma a San Donato Milanese (MI)

Carlo Magno tra storia e leggenda

La conferenza della Prof.ssa Miriam Eutizi sul grande personaggio storico è stata ,come sempre per chi ha assistito, un piacevole evento culturale e vogliamo ancora ringraziarLa per averci dedicato, assieme al gentilissimo consorte Antonio che l’aiuta nelle ricerche e nelle tecniche di presentazione,parecchio del proprio tempo e della Sua grande cultura. Vogliamo ora sperare che anche il prossimo anno voglia regalarci , come negli anni scorsi, altre delizie che arricchiscano il nostro patrimonio culturale in maniera piacevole affascinandoci come la professoressa ed amica Eutizi sa fare.

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Nostri eventi sociali a cura di G.B. Ortenzi

Alcune foto della

conferenza

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Domenica 26 maggio 2013 appuntamento presso la

Ci scusiamo con i vari soci che non hanno potuto partecipare a questo tradizionale e simpatico incontro a causa dell’inaspettata ed elevata richiesta . Questo piccolo e grazioso ristorante che anche questa volta ci ha gratificato con la sua buona cucina, purtroppo ha una capienza limitata che , mentre lo scorso anno non ci ha penalizzato, quest’anno non ci ha permesso di essere assieme a tutti gli amici che avrebbero voluto essere con noi. In futuro cercheremo di rimediare in maniera tale che, pur mangiando sempre bene, non ci siano più problemi di ricettività.

10 maggio 2013 presso il salone della sede dei Dottori Commercialisti di Milano Ringraziamo l’Associazione dei Dottori Commercialisti di Milano per averci gentilmente concesso il salone della propria sede di Milano per presentare l’ultima fatica del giornalista Maurizio Verdenelli “La leggenda del Santo Petroliere”. Sono intervenuti a questo simpatico e, specie per noi marchigiani , importante evento alcuni illustri e famosi personaggi che hanno voluto rievocare fatti e momenti della vita del nostro corregionale così importante per la nostra Italia. Trattasi infatti oltreché dell’autore del libro (Maurizio Verdenelli) anche di figli dei più stretti collaboratori di Mattei e precisamente dell’ Ing.Felice Egidi figlio di colui che sostituì Enrico Mattei alla

sua morte e di Paolo Pissard, figlio di Mazzini Garibaldi Pissard, l’avo della ricerca petrolifera in Italia. Ringraziamo inoltre l’amico Avv. Giuseppe De Rosa che oltre ad intervenire alla presentazione ha reso possibile questo evento. Il nostro Presidente Fodde è stato il presentatore e moderatore della presentazione. (alcune foto della presentazione)

Il Dott. Verdenelli autore del libro ed il nostro Prof. Fodde Paolo Pissard , l’Ing. Egidi, Verdenelli , De rosa, Fodde L’avv. Giuseppe De Rosa °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

Locanda degli Eventi di Borgarello

Presentazione ultimo libro su Mattei di Maurizio Verdenelli

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2013 Bandiere blu . Alle Marche ne hanno assegnate 18 ed è

seconda in Italia dietro solo alla Liguria con 20. Quest’anno le sono state assegnate due bandiere blu in più rispetto allo scorso anno . Tutte la località premiate sono: Senigallia, Ancona Portonovo, Sirolo, Numana – Fermo, Pedaso, Porto Sant’Elpidio , Porto San Giorgio, Cupra Marittima, Grottammare, San Benedetto del Tronto - Potenza Picena, Porto Recanati, Civitanova Marche – Gabicce mare, Pesaro, Fano , Mondolfo Marotta. Ricordiamo che La Bandiera blu è un riconoscimento conferito dalla FEE Federazione per l’educazione ambientale Italia. I criteri di assegnazione di questo riconoscimento sono, tra l’altro, educazione ambientale, gestione del territorio, depuratori funzionanti, smaltimento rifiuti, cura arredo urbano e spiagge, accesso al mare . °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° (dall’Appennino Camerte , gennaio 2013)

La scarpa intelligente

E’ nata nelle Marche la scarpa intelligente! E’ stata presentata in anteprima al Matching 2012 della “Compagnia delle Opere” alla fiera di Rho Milano. Questa scarpa, che sarà prodotta dal calzaturificio Montebove di Tolentino (MC), nasce dalla collaborazione fra diverse aziende marchigiane. Si tratta di una scarpa che avrà lo scopo di rendere possibile la localizzazione delle persone o dei gruppi nel territorio. Non necessita di nessuna batteria ma si auto-alimenta con il semplice gesto di camminare. Permetterà così di essere rintracciabile attraverso il satellite. Possiede in sostanza un sistema che permette di riutilizzare , recuperandola, l’energia meccanica sfruttata per il movimento del corpo quando si cammina. Servirà oltre che per scopi militari ,anche ad esempio, per la localizzazione dei malati di malattie degenerative del cervello come l’Alzheimer . Si pensa che possa essere a disposizione di tutto il pubblico entro il 2013 . °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

Alta velocità nelle Marche con il

Frecciarossa Da Ancona a Milano in meno di tre ore. Il nuovo collegamento porterà i viaggiatori da Ancona a Milano in meno di tre ore e da Pesaro in 2 ore e 34 minuti. Due collegamenti giornalieri, con partenza dal capoluogo dorico alle ore 6,05 fermata a Pesaro alle ore 6,29 e arrivo a Milano Centrale alle ore 9,04. Il ritorno alle ore 17,45 con arrivo a Pesaro alle ore 20,12 e ad Ancona alle ore 20,42. Previste tariffe agevolate in SuperEconomy a partire da € 19, oltre a un’ampia gamma di offerte e promozioni.

Notizie dalle nostre Regioni

a cura di G.B. Ortenzi

IL CIAVARRO Direttore responsabile Pierfrancesco Fodde

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Redattori Antonio Gargiulo Marco Micarelli Preziosa Sileoni

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Hanno collaborato a questo numero Flora Biringhelli Viviana Ciabò