10 dicembre 2010 Numero 36 CIAVARRO - Associazione ... · Emilio Gadda e Bonaventura Tecchi. ......

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1 10 dicembre 2010 Numero 36 Foglio trimestrale interno , riservato ai soli soci, di notizie, informazioni, idee e tante altre cose della ASSOCIAZIONE DEI MARCHIGIANI E UMBRI DI MILANO “E. MATTEI” dal 1950 Iscritta all’Albo della Regione Marche relativo alle Associazioni dei Marchigiani operanti fuori Regione Premiata con l’Ambrogino d’oro nell’anno 2001 SEDE : Via Peschiera ,1 – 20154 Milano REDAZIONE : presso G.B. Ortenzi, via Raffaello Sanzio,20 -20094 Corsico - Milano Recapiti telefonici : tel.02- 44 05 683 – Fax 02 – 44 06 175 Siti Internet : www.ilciavarro.it www. marchigianieumbrienricomattei.eu 60° NATALE IN ASSOCIAZIONE : LA SPERANZA CHE CI PROIETTA VERSO UN FUTURO MIGLIORE Quest’ultima parte dell’anno, come sempre, è tutta pervasa dalla luce del Natale e ci porta altresì a riflettere sull’imminente ricorrenza, così ricca di significato umano, del passaggio dal vecchio al nuovo anno. Per la nostra Associazione un ulteriore motivo di riflessione è il 60° di fondazione. Verso quale futuro andiamo? L’essere umano è pervaso da incertezze. Vive il futuro proprio , della propria famiglia, e, perché no?, di quelle “famiglie umane allargate” costituite dai gruppi sociali cui si appartiene (per esempio la nostra “Famiglia Marchigiano-Umbra)”,dal proprio popolo d’appartenenza, dall’umanità intera. Ma il Natale è , in particolare, la festa della famiglia, istituzione colma di valori così cari alla cultura delle nostre due regioni d’origine.Per la famiglia vale il problema che ci siamo posti in termini generali: i valori della famiglia stanno decadendo? I valori della famiglia si stanno rafforzando? Anche qui, la nostra risposta non può che essere una risposta di speranza e di sano ottimismo umano e cristiano, che non chiude gli occhi alla gravità dei reali fenomeni involutivi, ma sa riconoscere anche i fenomeni di crescita, e trae dalle difficoltà, offerte da certi processi di decadenza, l’occasione per una più fervorosa ricerca della positività e di una coraggiosa testimonianza, anche in questo fondamentale settore della vita, come è quello della famiglia. Nel 2012 si terrà il Congresso Mondiale delle Famiglie con la presenza del Santo Padre Benedetto XVI°, nel 2013 si ricorderanno 1600 anni dall’Editto di Costantino, emesso a Milano per affermare la “tolleranza” tra le religioni, nel 2015 si terrà a Milano l’Esposizione Universale avente per tema una questione cruciale : “nutrire il pianeta”, da cui dipende il futuro e la pace nel mondo. Noi marchigiani e umbri li vivremo con la consueta attenzione, vivacità e protagonismo a partire dalla celebrazione assieme di questo 60° S.Natale associativo. Tanti carissimi auguri!!! Pierfrancesco Fodde Il CIAVARRO Cronaca di vita associativa ANNO IX° La Redazione porge a tutti i lettori i migliori auguri per le prossime festività

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10 dicembre 2010 Numero 36

Foglio trimestrale interno , riservato ai soli soci, di notizie, informazioni, idee e tante altre cose della ASSOCIAZIONE DEI MARCHIGIANI E UMBRI DI MILANO “E. MATTEI”

dal 1950 Iscritta all’Albo della Regione Marche relativo alle Associazioni dei Marchigiani operanti fuori Regione

Premiata con l’Ambrogino d’oro nell’anno 2001

SEDE : Via Peschiera ,1 – 20154 Milano REDAZIONE : presso G.B. Ortenzi, via Raffaello Sanzio,20 -20094 Corsico - Milano

Recapiti telefonici : tel.02- 44 05 683 – – Fax 02 – 44 06 175 Siti Internet : www.ilciavarro.it

www. marchigianieumbrienricomattei.eu

60° NATALE IN ASSOCIAZIONE : LA SPERANZA CHE CI PROIETTA VERSO UN FUTURO MIGLIORE

Quest’ultima parte dell’anno, come sempre, è tutta pervasa dalla luce del Natale e ci porta altresì a riflettere sull’imminente ricorrenza, così ricca di significato umano, del passaggio dal vecchio al nuovo anno. Per la nostra Associazione un ulteriore motivo di riflessione è il 60° di fondazione. Verso quale futuro andiamo? L’essere umano è pervaso da incertezze. Vive il futuro proprio , della propria famiglia, e, perché no?, di quelle “famiglie umane allargate” costituite dai gruppi sociali cui si appartiene (per esempio la nostra “Famiglia Marchigiano-Umbra)”,dal proprio popolo d’appartenenza, dall’umanità intera. Ma il Natale è , in particolare, la festa della famiglia, istituzione colma di valori così cari alla cultura delle nostre due regioni d’origine.Per la famiglia vale il problema che ci siamo posti in termini generali: i valori della famiglia stanno decadendo? I valori della famiglia si stanno rafforzando? Anche qui, la nostra risposta non può che essere una risposta di speranza e di sano ottimismo umano e cristiano, che non

chiude gli occhi alla gravità dei reali fenomeni involutivi, ma sa riconoscere anche i fenomeni

di crescita, e trae dalle difficoltà, offerte da certi processi di decadenza, l’occasione

per una più fervorosa ricerca della positività e di una coraggiosa

testimonianza, anche in questo fondamentale settore della vita, come è quello della famiglia. Nel 2012 si terrà il Congresso Mondiale delle Famiglie con la presenza del Santo Padre Benedetto

XVI°, nel 2013 si ricorderanno 1600 anni dall’Editto di Costantino, emesso

a Milano per affermare la “tolleranza” tra le religioni, nel 2015 si terrà a Milano

l’Esposizione Universale avente per tema una questione cruciale : “nutrire il pianeta”, da cui dipende il futuro e la pace nel mondo. Noi marchigiani e umbri li vivremo con la consueta attenzione, vivacità e protagonismo a partire dalla celebrazione assieme di questo 60° S.Natale associativo. Tanti carissimi auguri!!!

Pierfrancesco Fodde

Il

CIAVARRO

Cronaca di vita associativa

ANNO IX°

La Redazione porge a tutti i lettori i migliori auguri per le prossime festività

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Ugo Betti uno dei drammaturghi più famosi del Novecento, a poco più di 50 anni dalla sua morte è purtroppo ignorato dalle più importanti compagnie teatrali italiane e, solo sporadicamente, alcune sue opere sono rappresentate in

“ teatri d’essai “. Betti nasce a Camerino (MC) nel 1892, studia legge a Parma , sulle orme del fratello maggiore giurista Emilio ma, allo scoppio della prima guerra mondiale, si arruola come volontario ufficiale di fanteria. E’ fatto prigioniero durante la ritirata di Caporetto e internato a Rastald dove conosce gli scrittori Carlo Emilio Gadda e Bonaventura Tecchi. Sono di questo periodo le sue prime poesie raccolte nel volume “ Il Re pensieroso” (1922) . Rientrato in Italia, termina i suoi studi e diventa pretore a Parma. In seguito (1931) è trasferito al tribunale di Roma come giudice. Nel frattempo coltiva sempre più la passione

per la scrittura teatrale che lo porterà ad essere considerato il drammaturgo più rappresentativo del XX° secolo , dopo Pirandello. La sua attività di giudice influenzerà la sua opera crepuscolare, dove la forma teatrale mira a rappresentare problematiche esistenziali e situazioni oscure e soffocanti che fanno pensare alle opere di Kafka. Nel 1941 ottiene il premio dell’Accademia d’Italia per il teatro . Nel 1945 fonda con Benelli , Diego Fabbri e Massimo Bontempelli il Sindacato Nazionale Autori Drammatici (SNAD) con lo scopo di tutelare l’opera dei drammaturghi e degli autori teatrali in genere. Dopo la seconda guerra mondiale, per potersi dedicare più a fondo alla sua attività letteraria, passa alla Biblioteca del Ministero di Grazia e Giustizia. Già nel suo primo dramma “La padrona” (1927) si evidenziano le tematiche care al Betti che esploderanno nella “ Frana allo scalo nord” (1936) con un’inchiesta nata da un mortale incidente sul lavoro. Il tema dell’inchiesta è determinante nelle sue opere e si fa carico di valori assoluti che partono dall’individuo fino a coinvolgere tutto il genere umano. Solo la “pietas” potrà toccare la realtà disperata degli esseri viventi. Scrisse poi alcune commedie meno drammatiche e più romantiche, anche se il tema della nostalgia e dell’infelicità sono sempre presenti, in tipico stile anni trenta come: “I nostri sogni” ,”Una bella domenica di settembre”, “Il paese delle vacanze”.Ben presto ,però, Betti ritorna alla drammaturgia con “ Il cacciatore d’anitre” (1940) , “Notte in casa del ricco” (1942) , “Il Diluvio” (1943) , “Il vento notturno” (1945), “Marito e moglie” (1947) ,”Lotta fino all’alba”(1949), “Il Giocatore”( 1951) . Del 1944, ma rappresentata solo nel 1949, è il suo capolavoro : “Corruzione al Palazzo di Giustizia”, dove l’inchiesta, tema ricorrente, contro alcuni giudici si allarga alla società e dove il maggior colpevole trova il senso dell’espiazione proprio con l’assoluzione dall’accusa. I testi drammatici di Betti riflettono tutti il concetto di fondo circa l’impossibilità di separare il bene dal male, di aspirare ad una giustizia valida e giusta ed emerge nella tragicità dell’autore una nobile e disperata fatica spirituale ripiegata su una malinconia tutta crepuscolare con lo smarrimento

dell’uomo posto di fronte al mistero della vita. Ugo Betti muore a Roma nel 1953 , quattro anni dopo la prima rappresentazione della “Corruzione al Palazzo di Giustizia” ,lasciandoci anche una serie di romanzi e manoscritti ancora non del tutto riordinati. In questi tempi di “reality” e di “talk show” il suo intimismo ed il suo senso di colpa possono essere poco graditi al grande pubblico che altro cerca per divertirsi, ma l’augurio è che qualcuno rivaluti presto la grandezza di questo marchigiano le cui opere sono conosciute in tutto il mondo.

Luisella Dameno

Ugo Betti Un marchigiano dimenticato

di Luisella Dameno

Ugo Betti ufficiale

U.Betti

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Bernardo Bitti Padre della pittura coloniale

di Marco Micarelli Si sta per chiudere un anno, il 2010, ricco di ricorrenze di avvenimenti che hanno avuto come protagonisti personaggi della nostra terra. Fra esse, il quarto centenario della morte del maceratese Matteo Ricci missionario gesuita in Cina e il terzo centenario della nascita del grande musicista iesino Pergolesi, hanno avuto particolare risonanza per le celebrazioni che se ne sono fatte. In occasione delle mie abituali vacanze estive a Camerino vengo a conoscenza che presso la Rocca Varano à stata organizzata una mostra fotografica dedicata al pittore Camerinese Bernardo Bitti in occasione del quarto centenario della sua morte. Egli nacque a Camerino nel 1548 in una modesta e numerosa famiglia. Entrò nell’ordine dei Gesuiti nel 1568 e all’atto dell’adesione si dichiarò pittore già da cinque-sei anni impegnandosi a non firmare eventuali sue opere. Si ritiene che nel suo successivo soggiorno a Roma come Gesuita eseguisse alcuni lavori che purtroppo non sono stati mai individuati. Nel 1573, il Padre Generale dei Gesuiti, accogliendo una richiesta pervenuta dalle missioni in Perù che auspicavano la presenza in loco di un pittore, organizzò una spedizione di un gruppo di confratelli di cui faceva parte il nostro Bitti. Partito da Genova, fece una lunga sosta in Spagna in attesa dell’imbarco definitivo per il Sud America che avvenne nell’autunno del 1574. Sbarcò a Callao, nei pressi di Lima, solo nel maggio del 1575. Iniziò subito a lavorare producendo tele e sculture a carattere religioso destinate alle tante chiese disperse in tutta la regione andina peruviana. Nei 35 anni in cui operò in Sud America le sue tante opere prodotte adornarono i luoghi di culto da Lima a Cuzco, a Potosi, a La Paz, a Santa Cruz. Portò in quella lontana regione lo stile “Manierista” subentrato, nel XV° secolo, a quello Rinascimentale. La

permanenza a Roma lo aveva portato a contatto di opere di Raffaello e Michelangelo e non si esclude che la sua sosta in Spagna gli abbia consentito di vedere i lavori di El Greco. Lo stile personalissimo del Bitti (personaggi dallo sguardo dolce ed estatico, le figure allungate e la loro luminosità, il panneggio rigido e angolato delle loro vesti, l’irrealtà dei fondi) rende le sue opere inconfondibili. L’influenza su tutta la pittura sudamericana è stata grandissima ed essa la si ritrova nelle opere della scuola di Cuzco, al cui sviluppo l’azione del Bitti fu di fondamentale importanza, fino al XIX° secolo. Opere di pittori locali del XVIII° secolo, pure se in stile barocco, hanno chiari riferimenti allo stile di Bitti considerato in America il padre della pittura coloniale. Morì a Lima, lontano dalla sua terra, nel 1610. Chiudo con una piccola riflessione. Non c’è ombra di dubbio che circostanze ed eventi della sua esistenza lo accomunano fortemente alla figura di Matteo Ricci. Ambedue marchigiani nati ad appena 40 Km di distanza, pressoché coetanei (li separano solo 4 anni), aderiscono all’ordine dei Gesuiti, ed entrambi partono per le missioni

in terre lontanissime, l’uno per il Nuovo Mondo e l’altro per l’Estremo Oriente affrontando viaggi per mare lunghi e rischiosi con la certezza, forse, di non rivedere mai più la terra natia. Che cosa li spinge? La evangelizzazione di nuove genti? Senza dubbio, ma credo anche la volontà di conoscere nuovi popoli e fra essi diffondere le conoscenze della nostra Civiltà Occidentale Ed è ciò che realizzarono: Bitti con l’arte della pittura rivolta a nativi incolti e Ricci con la filosofia, l’etica e la scienza rivolte ai saggi della civiltà millenaria cinese. Marco Micarelli

B.Bitti Incoronazione della Vergine

Bernardo Bitti The Agony in the Garden

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dintorni di Varese presentano grande

interesse, sia artistico che naturalistico. Alle spalle della città, moderna e industrializzata, si eleva una grande montagna, il Campo dei Fiori, che rappresenta per la città un vero polmone verde. Il Campo dei Fiori non è un monte altissimo, raggiungendo un’elevazione di 1200 metri. È però una montagna grande e relativamente isolata, ben visibile e facilmente identificabile da lontano. Sulle pendici del Campo dei Fiori si trova il Sacro Monte di Varese. I Sacri Monte furono un’invenzione dei cardinali Borromeo, che li idearono nel Cinquecento. Ce ne sono parecchi, disseminati fra Piemonte e Lombardia. Tanto per citarne alcuni, ci sono, oltre a quello di Varese, forse il più noto, anche quelli di Varallo, di Orta, di Ossuccio, di Ghiffa, e altri ancora. Sono tutti collocati più o meno allo sbocco delle valli alpine nella pianura, e sono costituiti da un santuario nel punto più alto, e da un percorso “attrezzato” che li raggiunge partendo dal piano. I Sacri Monte, ideati in pieno periodo di Controriforma, erano stati concepiti in funzione di resistenza al protestantesimo, ed erano collocati all’imbocco delle valli quasi a sbarrare il passo alle idee riformiste. Un po’ come i castelli medievali che, più o meno negli stessi punti, sbarravano il passo agli eserciti invasori. Le strade che conducono ai Sacri Monte sono sempre in salita, in genere abbastanza ripida. Lungo di esse si sgrana una serie di cappelle contenenti rappresentazioni sacre su un certo tema, più frequentemente una Via Crucis. I fedeli dovevano, e devono tuttora, percorrere a piedi queste salite recitando il Rosario e altre preghiere. È una specie di percorso spirituale e di penitenza per preparare l’anima all’incontro con la divinità, che ha luogo infine nel Santuario. Il punto di partenza del percorso per il Santuario del Sacro Monte è raggiungibile da Varese in macchina, o col servizio di bus urbani. Si inizia la salita e si visitano 14 cappelle, una per ognuno dei misteri della Via Crucis. Nelle cappelle non si può entrare, ma vi si può guardare dentro attraverso i vetri che chiudono l’ingresso. Dentro si vedono le rappresentazioni dei misteri, con molti personaggi modellati in terracotta o altri materiali, tutti a grandezza naturale, opera di noti scultori dell’epoca. Le rappresentazioni sono tutte molto espressive.

Passato il Santuario, che si trova a una quota di 800 metri circa, si può affrontare la traversata del Campo dei Fiori. Questo però non è da tutti. Occorre essere dei camminatori e affrontare almeno tre o quattro ore di cammino, con un dislivello di 400 metri in salita e molti di più in discesa. Premetto però che, per chi può, ne vale veramente la pena. L’aria è profumata e i panorami sulla pianura e

sui laghi del Varesotto sono incantevoli. Quasi tutto il percorso si snoda attraverso rigogliosi boschi con

essenze diverse. Lungo di esso si trovano singolari punti di riferimento. Ad esempio si incontra la stazione di una funicolare, ovviamente in disuso, che ai primi del Novecento portava su i cittadini di Varese, nel tentativo di sviluppare turisticamente la zona. Si trova poi un maestoso edificio, il Grand Hotel, in stile Liberty, progettato dall’allora celebre architetto Sommaruga. Anche l’Hotel è attualmente chiuso e in stato di abbandono.

Più in là c’è l’Osservatorio Astronomico, questo sì funzionante, ma visitabile solo in occasione di speciali ricorrenze. Continuando la nostra camminata, sempre fra i boschi ma con frequenti aperture panoramiche, si giunge ai ruderi del Forte di Orino, situati all’estremità occidentale della cresta, dove ci si può concedere una meritata sosta. Dal Forte di

Orino non ci sono strade che scendono. Si devono affrontare dei ripidi sentieri fra i boschi, ed è opportuno avere il piede fermo per non scivolare e farsi male. Si arriva al piccolo centro di Orino, un grazioso paese della Valcuvia. Da Orino si possono prendere i mezzi pubblici e farsi portare a Cocquio o a Gavirate, e da lì con le ferrovie Nord a Varese, o se si vuole a Milano.È un itinerario adatto a chi vuole sfuggire allo smog e respirare aria sana, per dei salutisti insomma. A proposito, dalla creste del Campo dei Fiori, guardando verso la pianura, lo smog si vede fisicamente. È uno strato orizzontale di colore giallo-brunastro che è sospeso nell’aria a una certa quota. Al di sotto l’aria è di colore grigiastro. Al di sopra il cielo è di un azzurro trionfante. E la cresta del Campo dei Fiori si trova, naturalmente, nella zona pulita.

Antonio Gargiulo

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Campo dei Fiori - Paesaggio

La montagna di Varese

Osservatorio Astronomico

LOMBARDIA Conosciamo la terra in cui viviamo

di Antonio Gargiulo

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24 dicembre 1971 Tutti a Natale siamo un poco Magi. Nei negozi c’è fango ,e ressa. Per un barattolo di chalvà al caffè di assediare botteghe son capaci, avvolte nei pacchetti,intere folle; ognuno per se stesso Re e cammello. * * * Con sporte,reti ,cartocci , cestini e colbacchi,cravatte di traverso.

Odor di vodka, di merluzzo e pino, di mandarini, di cannella e mele.

Caos di visi,nel turbine di neve non si vede il sentiero per Betlemme. * * * Vuoto.Ma all ’improvviso a quest’idea viene una luce non si sa da dove. * * * Per questo dappertutto si fa festa per il Suo avvento,unendo tanti tavoli . Se non c’è ancora nessuna richiesta di una stella, la buona volontà nelle genti si vede di lontano. e i pastori riaccendono i falò. * * * La neve cade; non mandano i camini fumo ma squilli. Ogni viso è una macchia. * * * Chi verrà non può saperlo nessuno: noi non conosciamo i segni, potrebbe il cuore non più riconoscerlo. * * * Ma se,nel giro d’aria della porta, una figura, fazzoletto in capo, compare dalla nebbia della notte, senti senza vergogna il Nuovo Nato in te, e il Santo Spirito; e allora gli occhi alzi al cielo e la vedi : la stella. (Yosif Brodskij)

L’angolo della poesia a cura di

Viviana Ciabò

illustrazione G.B.Ortenzi

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Mi sarebbe piaciuto presentare nella maniera migliore ai nostri lettori San Ginesio (Mc) conosciuto come uno dei Borghi più belli d’italia. Ho allora pensato,per non incorrere in inesattezze e non tralasciare nulla delle realtà di questa bella località, di disturbare il Sindaco Mario Scagnetti perché volesse, senza sottrarre il tempo alle sue attività istituzionali, aiutarmi. Ed ecco le sue gentili e dettagliate risposte alle domande da me rivolte. Signor Sindaco ci parli dell’ubicazione e del territorio di San Ginesio. San Ginesio, paese in provincia di Macerata, si erge su una luminosa collina ( m. 690 s.l.m.) da cui si dischiudono incantevoli vedute panoramiche e orizzonti infiniti che vanno dall’Adriatico al Gran Sasso, dal Monte Conero ai Monti Sibillini, i “monti azzurri” cari a Giacomo Leopardi. E’ un paese ricco di storia, di arte, di tradizioni che evocano e testimoniano il suo fascinoso passato. E’ un paese accogliente con centri agrituristici siti in amene località che offrono al turista gustosi prodotti locali, vini prelibati, soggiorni tranquilli immersi nella natura incontaminata e l’occasione di godere di un clima salutare. La sua felice posizione fa di San Ginesio come definito dai ginesini “il balcone della Sibilla”. Ha citato la storia, l’arte: ce ne dia qualche cenno. L’origine del nome è riconducibile al santo omonimo San Ginesio, attore mimo e musico romano, martire sotto l’imperatore Diocleziano. La lunga storia millenaria di San Ginesio è testimoniata dai segni che ogni secolo ha voluto imprimevi a ricordo. La storia è legata alle vicende del tempo e soprattutto alle guerre con Fermo con la costruzione dell’imponente cinta muraria merlata alla guelfa tuttora visibile. Il centro storico conserva ancora l’impianto medievale di epoca romana col tracciato viario a croce (“cardo” e “decumano”). Il capolavoro di architettura dell’Età di mezzo, unico nelle Marche per il suo stile “gotico fiorito”, è la Pieve Collegiata che con la sua maestosa ieraticità domina la piazza intitolata al figlio più illustre di San Ginesio Alberico Gentili (1552-1608), illustre giureconsulto, fondatore del diritto internazionale, maestro di giurisprudenza all’università di Oxford. La pinacoteca (moderna e antica), le chiese sono vere gallerie di opere d’arte firmate dal Salimbeni, De Magistris, Folchetti, Pagani, Malpiedi, Ghirlandaio, Ricci, Zuccari, Pomarancio… Ci anticipi qualche notizia sui principali eventi cittadini . Alla tradizione medievale è legato “medievalia”, una settimana di rievocazioni storiche in costume che si svolgono dall’8 al 15 agosto per la celebrazione del Palio delle contrade detto “palio della pacca”. “Tango y mas” è il festival internazionale del tango, ambito dai più grandi artisti, che si svolge la prima settimana di agosto con la presenza del maestro Ector Ulisses Passarella.

Il Festival del folklore, pure in agosto, accoglie gruppi folk provenienti da tutto il mondo, che si esibiscono nella centrale P.za Alberico Gentili con i meravigliosi balli e costumi legati alle tradizioni dei loro popoli. La stagione teatrale (periodo inverno/primavera), le rassegne e i concerti organizzati dalla Corale Bonagiunta da San Ginesio, le “giornate gentiliane” in onore di Alberico Gentili organizzate dal Centro Internazionale Studi Gentiliani (CISG) per gli studiosi di diritto, altri importanti eventi legati a momenti particolari di vita cittadina, speciali sagre, rendono accogliente, variegato e piacevole il soggiorno a San Ginesio. San Ginesio offre inoltre a chi ama fare sport, oltre ad escursioni e passeggiate in grandi spazi verdi, una foresteria di circa 200 posti letto, 11 campi da tennis, un polivalente in sintetico e campo da beach tennis, una piscina, due campi di calcio, grandi spazi per il volo libero (deltaplano/parapendio). Quali sono i riconoscimenti fino ad oggi ottenuti ? San Ginesio è inserito nel Parco dei Monti Sibillini. E’ stato insignito per la sua caratteristica ambientale, paesaggistica e di vivibilità di “bandiera arancione” e per le sue caratteristiche storico, architettoniche e monumentali del marchio di “borgo più bello d’Italia”. Al riguardo, va sottolineato come il lo scorso settembre, San Ginesio, abbia ospitato il 5° Festival dei Borghi più Belli d’Italia, con la presenza di quasi 100 Comuni appartenenti al club dei Borghi più belli. Oltre 40.000 sono state le presenze turistiche per questo evento. Per finire volendo un posto per ritemprarsi perché scegliere San Ginesio? Perché San Ginesio offre la sua pace, il suo silenzio, il suo fascino antico. Offre tutto ciò che di bello brama il turista che riparte ritemprato,corpo e anima, consapevole di avere trascorso un soggiorno piacevole. Ringrazio il Signor Sindaco per la sua gentile disponibilità e gli auguro un buono e proficuo lavoro assieme a tutta l’’Amministrazione Comunale. Nella pagina a fianco pubblichiamo alcune belle immagini di San Ginesio gentilmente messeci a disposizione dal Comune .

Intervista al Sindaco di San Ginesio di Ortenzi G.B.

Mario Scagnetti

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San Ginesio vedute Foto 1 Foto 2 Foto 3 Foto 1 : Porta Picena ed Ospedale dei Pellegrini. Foto 2 :Porta Offana e mura medioevali. Foto 3 : piazza Alberico Gentili.

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Stemma Comune San Ginesio

GHAGALL e i SURREALISTI Le prime esperienze visionarie legate al sogno sono presenti in mostra con opere di Umberto Boccioni,Arnold Bòcklin , ,Paul KleePlinio Novellini , Gaetano Previati. Nel percorso espositivo , allestito in modo di favorire un dialogo tra le opere , si incontrano i più rappresentativi esponenti del movimento surrealista insieme agli artisti che nel cuore del Novecento si sono misurati con il mondo dell’inconscio: Marc Chagall innanzitutto , di cui sono esposte sei opere di grande impatto e qualità pittorica, e poi Salvador Dalì , Giorgio De Chirico, Fernando Botero, ….. FELLINI e il CINEMA Nel Teatro del Sogno , “messo in scena”nella Galleria Nazionale Umbra, la presenza del Cinema , fondamentale al pari delle arti figurative, ruota intorno alla straordinaria produzione di Federico Fellini, di cui sono esposti oltre 30 disegni e schizzi – alcuni dei quali tratti dal famoso Libro dei Sogni – e di cui si potrà ammirare una selezione di scene tratte dai film più onirici come I Clown e la Città delle donne.

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La parabola del buon samaritano ( vissuta oggi)

Un carissimo amico, nonché nostro socio, che preferisce rimanere anonimo e che ha vissuto in passato un evento molto doloroso, ci fa pervenire il testo che segue .Esprimendogli tutta la nostra affettuosa solidarietà lo ringraziamo per questa sua testimonianza di vita vissuta che, notiamo, sembra una riedizione attualizzata della parabola del Buon Samaritano.

l 20 gennaio il nostro amico iniziò la sua giornata come tante altre volte.

Soliti impegni, forse troppi per la sua età, e solito ritornello : basta non ce la faccio più! Ci pensino gli altri! Nonostante tutto molte cose si svolsero concretamente tanto da decidere di tornare presto a casa. Appena superata la prima stazione del metrò gli venne in mente che nel vicino Fatebenefratelli una persona avrebbe gradito una visita. Decise di scendere e quando fu sulla scala mobile all’improvviso gli cadde quasi addosso una borsa da viaggio e vide una mano tesa da una giovane donna che chiedeva aiuto. Pensò subito al solito trucco ai danni degli anziani Ma quando, con un fil di voce , la giovane sussurrò “ mi aiuti , sto male ,ho un forte attacco di panico”, le rispose senza pensarci troppo: “ non temere, ci sono io, andiamo subito fuori e tutto passerà”. (“Ma un samaritano, che era in viaggio, gli capitò accanto e , vedendolo , se ne impietosì”; Lc .10 , 33 ndr).

Subito fu assalito da mille pensieri ,cosa dire, cosa fare, dove andare. Ad avere panico adesso era lui. Però non ci volle molto perché tornasse padrone della situazione. La convinse a fare qualche passo; e passo dopo passo la Stazione Centrale diventava sempre più vicina. Continuava a ripeterle :”Tranquilla, ti passerà presto, non perderai il treno e

arriverai come promesso dai tuoi che ti aspettano”. (“Gli bendò le ferite,cospargendole di olio e di vino,…”Lc 10 – 34 ndr) La giovane superò un secondo attacco. Il treno era già pronto, e prima di lasciarla salire, altre domande, altri suggerimenti , altri incoraggiamenti. Intanto una ragazza avvicinandosi chiese: “ Questo treno va a……?.” La risposta non fu “Si”, ma “Anche questa ragazza viene con te a….” (“….li diede all’albergatore dicendo : abbi cura di lui…. ”Lc 10 – 35 ndr)

E senza perdere tempo prese il viso della giovane tra le mani e baciandola in fronte, le augurò ogni bene. Rimase solo, sconcertato , e di scatto, piangendo come un bambino, si avviò verso l’uscita, convinto di avere baciato quella fronte che da trent’anni non può più baciare perché così ha voluto il destino. Un nostro carissimo amico e socio che vuole rimanere anonimo.

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a vacanza estiva è già volata via e per fortuna mi ha lasciato bellissimi ricordi : antichi sapori , profumi, concerti, sagre paesane (anche troppe) e la gioia di avere potuto rivisitare stupendi luoghi marchigiani. E qui è bello apprendere che anche i giovani sono legati ai ricordi di questa nostra meravigliosa terra.

Citiamo con piacere ad esempio il giovane e bravo attore Neri Marcorè che su SLOW FOOD , annuario delle Osterie e trattorie d’Italia ha scritto in merito uno spassoso articolo : “ Da li suri allo ficusu” che ci ha cortesemente concesso di riprodurre sul nostro CIAVARRO”. Ringraziamo ancora l’attore Marcorè e SLOW – FOOD per questa gentile concessione, mentre ci auguriamo di poterlo salutare, con un gruppo di soci, nel prossimo autunno al Teatro Strehler. Vincenzo Tappatà

Da li suri allo ficusu (seconda parte)

di Neri Marcorè attore

Un’altra attività seral-notturna , alla quale mi piaceva collaborare (anche perché spizzicavo…. ) era la preparazione dei cosiddetti vincisgrassi , ricetta maceratese con più di sue secoli di storia che deriva il

nome dal principe austriaco

Windisch-Graetz , uno che strappò Ancona alle armate napoleoniche, mica Pincopallino , anche se poi non so dire se ai contemporanei di

Leopardi andò meglio o peggio… Qui le due donne di casa erano coalizzate verso un unico intento, la perfetta riuscita della ricetta, sebbene da queste parti ognuno personalizza questo piatto come vuole. Lo si preparava alla vigilia dei giorni di festa, immancabile a Pasqua e a Natale,. e quando andava bene , in qualche domenica che poi diventava speciale magari anche solo per quello. Strati alternati di sfoglie di pasta all’uovo scottate, ragù , besciamella, mozzarella, e giù via di nuovo fino a riempire la teglia, in attesa di metterla nel forno ben caldo il giorno dopo, un’ora abbondante prima del pranzo. Lì dove invece mia nonna dava il meglio di sé , onore al merito, era in un dolce che veniva prodotto in quantità industriali sotto Natale e poi anche regalato a parenti e vicini , spesso vicendevolmente, : il fristingo , volendo italianizzare, anche se non ha senso. Già , perché il suo nome è fristingu o frustingu o ficusu o…..Lo so da queste parti va forte la quarta declinazione latina, quella in cui nominativo, dativo,ablativo e così via finiscono tutte in U, così non si sbaglia mai. E d’altronde ognuno ha il diritto di chiamare il proprio dolce natalizio come gli va , anche perché pure in questo caso la ricetta base è una sola ma ci sono mille varianti, eppur tutte ipercaloriche. Si parte dal fico secco, quello scuro che non può mai mancare, spappolato e mescolato in mezzo a più di venti

ingredienti, e dico venti. Alla fine c’è chi lo preferisce più molle (quindi meno pangrattato) , chi lo rende più consistente (aggiungere più pangrattato, please) , chi non ci mette la noce moscata e chi i chiodi di garofano, chi ci vuole più mandorle, chi più noci, chi meno uvetta,chi più cannella…..Nonna diceva che il suo era il migliore di tutti e guai a contraddirla!. Che fosse vero o no, solo per la preparazione ed esecuzione meritava un applauso. Alla stregua di un direttore d’orchestra o, meglio , di un chirurgo , disponeva tutti i venti componenti sul tavolone della cucina e cominciava a rimestarli dentro un’enorme bagnarola, piano piano, aggiungendo ora uno ora l’altro , chiamandoli ad alta voce a mia mamma lì di fianco che glieli passava senza avere facoltà di muoversi da lì per tutto il tempo necessario, manco si trattasse di una operazione a cuore aperto, tant ‘è che non mi sarei stupito se ad un certo punto avessi udito “ bisturi ! ” e “tampone !” A forza di assaggi e di aggiunte e ribilanciamenti ne veniva fuori sempre qualche chilo in più rispetto a quelli previsti all’inizio, ma questo non era un fatto negativo perché nel giro di due settimane finiva comunque tutto, distribuito a destra e a manca. Dopo la Befana allora iniziavamo a consumare quelli che ci erano arrivati in cambio e ogni volta che ne assaggiavo uno , immancabilmente nonna mi chiedeva tra il retorico e il preoccupato :” è buono come il mio?” . Io sorridevo ed aspettavo sempre qualche secondo prima di rispondere, per creare suspence, e alla fine le dicevo : “no, nonna, tu lo fai più buono” , e allora sorrideva anche lei , più perché le davo soddisfazione che per la risposta in sé, credo. Quello che non ha mai saputo è che non le dicevo così per farla contenta, è che lo pensavo veramente. Neri Marcorè

L

Neri Marcorè

vincisgrassi

fristingo

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Il nostro Presidente Fodde , in occasione dell’evento in questione, ha commemorato da par suo l’illustre nostro corregionale : il gesuita Matteo Ricci , in occasione del 400° anno della sua morte in Cina , che con grande intelligenza ha fatto conoscere la cultura occidentale a quella cinese creando il primo ponte tramite il quale le stesse iniziarono a conoscersi e a studiarsi . Si e poi soffermato sui 60 anni di attività della nostra Associazione facendola meglio conoscere ai molti ospiti e amici che in questa occasione abbiamo avuto l’onore di avere con noi. Tra questi ricordiamo,oltre a nostri soci e simpatizzanti, ai Presidenti e dirigenti delle famiglie Pugliese e Toscana, il Presidente della nostra Consulta Regionale Prof. Silvio Ferri, il Presidente del Consiglio Comunale di San Donato Milanese Luca Compagnone,il rappresentante del Comune di Milano Consigliere Dott. Di Pasquale. A chiusura della manifestazione ha avuto successo il rinfresco da noi offerto a tutti i presenti anche grazie alle specialità marchigiane preparate ed offerte ( e non è la prima volta) dalla socia Luciana Albertazzi , e al lavoro fatto , prima durante e dopo la serata , dalla segretaria , dai consiglieri ed alcune socie , che si sono impegnati con entusiasmo e nella maniera migliore.

Favoriti anche dal tempo favorevole , numerosi nostri soci hanno potuto vedere nella maniera migliore quello che è uno dei più belli e rappresentativi monumenti trecenteschi lombardi. E questo anche grazie alla nostra dotta guida, Signora Dora, che con grande passione e perizia ci ha “raccontato” tutto su questo capolavoro.

Per il pranzo tutti si sono trovati molto bene presso Il Murun che ringraziamo per quello che riteniamo sia stato il trattamento migliore che poteva riservarci.

A sinistra alcune foto della gita

Vita associativa

EVENTI

A cura di G.B. Ortenzi

9 ottobre 2010 ore 16,30 presso la nostra sede di via Peschiera 1 in Milano

Commemorazione del gesuita marchigiano MATTEO RICCI

e celebrazione del 60° anno della nostra Associazione

23 0ttobre 2010 Visita Oratorio Santo Stefano Lentate sul Seveso

2 foto dell’evento

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7 novembre 2010 . Giornata dell’Unità nazionale e delle Forze Armate a San Donato Milanese Su invito del Sindaco Dott. Mario Dompè,una nostra delegazione composta dal nostro consigliere delegato Ortenzi G. e dalla nostra segretaria Dameno Luisella, si è recata presso il Cimitero Concentrico della città dove è stata posta un corona al cippo dei caduti per la Patria . Il nostro consigliere ha effettuato un servizio fotografico dell’evento e ne ha fatto poi dono al Sindaco.

13 novembre 2010 Concerto in onore dei caduti di Nassiriya L’Associazione Nazionale Carabinieri sezione di Milano, M.O.V.M. Brig. G.Ugolini , nella persona del suo Presidente Onorario e nostro Vicepresidente ,Vincenzo Tappatà, ha invitato tutti i nostri iscritti a voler partecipare, come ogni anno , al tradizionale concerto. Aderendo a tale invito moltissimi nostri soci hanno assistito a questo bellissimo concerto eseguito in maniera impeccabile dalla Fanfara del III° Battaglione Carabinieri “ Lombardia” che ha presntato numerosi pezzi classici e

informali, oltre alle marce e l’inno Nazionale cantato tra l’altro dalla soprano Adriana Savonea accompagnata del pianista Maestro Leonardo Marzagalia. 16 novembre 2010

“Conferenza sul problema dell’attribuzione di un’opera d’arte” A compendio dell’iniziativa di maggio in terra marchigiana per difendere l’attribuzione del capolavoro intitolato alla ‘Madonna del Rosario’ (nella Pieve della frazione Candelara di Pesaro) al grande pittore marchigiano Simone Cantarini, detto ‘il Pesarese’, rispetto al maldestro tentativo di attribuirlo ad altro artista, l’Associazione ha invitato martedì 16 novembre, presso il salone dell’AIDC di Milano, il socio dott. Mario Mancigotti, coadiuvato dal presidente Fodde, a ripercorrere gli argomenti e le prove ineccepibili e nuove, che hanno consentito di sostenere l’attribuzione predetta, sulla scia di una

tradizione di ben 400 anni, mai smentita prima. In tal modo gli associati e simpatizzanti presenti hanno potuto comprendere i criteri necessari all’attribuzione di un’opera d’arte. Per questo hanno espresso notevole gradimento ed entusiasmo , confermati anche dalle numerose domande ed interventi .

Fodde con il Dott. Mancigotti

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Tre grandi mostre dall’American Museum of Natural History di New York

con la consulenza e la supervisione di Piero Angela

“Ho dato volentieri il mio apporto a questa prestigiosa iniziativa resa possibile grazie ad un accordo con l’American Museum of Natural Histoy di New York”

Tra l’autunno 2010 e la primavera 2011,Perugia, Assisi e Gubbio ospitano tre mostre di notevole spessore scientifico e didattico, dedicate ai cambiamenti del clima che rendono urgente la necessità di produrre energia pulita ; all’acqua elemento primario

la cui disponibilità è essenziale per lo sviluppo sostenibile ; ai dinosauri che con la loro misteriosa estinzione ancora ci appassionano e ci pr…………………………………..opongono domande sulla

vita nel “Pianeta che cambia “.

Notizie dall’

Umbria a cura di G.B. Ortenzi

IL CIAVARRO Direttore Responsabile Pierfrancesco Fodde

Redazione Direttore Responsabile G.B. Ortenzi Segretaria Luisella DamenoConsulente Redazione Enzo Capocasa

Redattori Antonio Gargiulo Marco Micarelli

Impaginazione e grafica : G.B. Ortenzi Hanno collaborato a questo numero: Viviana Ciabò Neri Marcorè Vincenzo Tappatà