21 settembre 2009 Numero 31 CIAVARRO · umbra seria operante a Milano ed in Lombardia. Ha...

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1 21 settembre 2009 Numero 31 Foglio trimestrale interno , riservato ai soli soci, di notizie, informazioni, idee e tante altre cose della ASSOCIAZIONE DEI MARCHIGIANI E UMBRI DI MILANO “E. MATTEI” dal 1950 Iscritta all’Albo della Regione Marche relativo alle Associazioni dei Marchigiani operanti fuori Regione Premiata con l’Ambrogino d’oro nell’anno 2001 SEDE : Via Peschiera ,1 – 20154 Milano REDAZIONE : presso G.B. Ortenzi, via Raffaello Sanzio,20 -20094 Corsico - Milano Recapiti telefonici : tel.02- 44 05 683 – Fax 02 – 44 06 175 Siti Internet : www.ilciavarro.it www. marchigianieumbrienricomattei.eu L’Associazione : quasi 60 anni, ma non li dimostra!! Nella stagione associativa conclusa a giugno , oltre a sviluppare con il consueto entusiasmo e la passione che tutti ci riconoscono tantissime iniziative , abbiamo portato avanti la difesa dei valori che contraddistinguono l’associazionismo regionale e quello marchigiano-umbro in particolare. Senza dimenticare le grandi idee del personaggio a cui abbiamo voluto intitolare la nostra associazione : Enrico Mattei. In questo autunno di crisi economica e di incerte prospettive per il futuro, rinnoviamo la nostra promessa con i soci e i simpatizzanti : il nostro ritrovarci, progettare iniziative comuni e proporle agli amici e conoscenti, non è un modo di “fuggire dalla realtà”, ma , viceversa, vivere la realtà vera, umana, “normale”. In questo senso la nostra attività associativa ha persino una valenza “etica” : dimostrare che, pur non dimenticando quanto accade nel mondo, la vita va avanti, con i suoi ritmi regolari e con la coltivazione dei migliori valori che ci contraddistinguono. Nel corso della stagione associativa che ci accingiamo a vivere l’Associazione festeggerà 60 anni di vita : essa esisteva a Milano già negli anni ’40. Il 20 settembre 1950 , tuttavia, veniva costituita ufficialmente, con sede in corso di porta Vittoria 12 e con atto del notaio dott. Lelio Ruggeri. L’Associazione ha avuto una storia lunga e appassionante; ha attraversato anche momenti di stanchezza e confusione, ma si è sempre ripresa con rinnovato slancio. E’, oggi, l’unica realtà associativa marchigiana e umbra seria operante a Milano ed in Lombardia. Ha sviluppato innumerevoli e proficui rapporti con molte realtà associative e istituzionali operanti a Milano e nelle regioni d’origine. Possiamo dire con legittima soddisfazione che è tuttora viva e vitale. Quindi, i suoi 60 anni….non li dimostra!!! Ma noi , non siamo persone disposte a “dormire sugli allori”, per questo porteremo avanti le nostre battaglie per il rinnovamento dello spirito associativo marchigiano-umbro nel confronto con le altre realtà operanti in Italia e all’estero e con le regioni d’origine. Inoltre, vogliamo realizzare una stagione veramente speciale che possa culminare con un adeguato festeggiamento del nostro importante anniversario. Siamo certi che i soci e gli amici ci seguiranno come sempre e , anzi, ci saranno particolarmente vicini in questo momento appassionante verso nuovi traguardi da raggiungere. Pierfrancesco Fodde Il CIAVARRO Cronaca di vita associativa ANNO VIII°

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21 settembre 2009 Numero 31

Foglio trimestrale interno , riservato ai soli soci, di notizie, informazioni, idee e tante altre cose della ASSOCIAZIONE DEI MARCHIGIANI E UMBRI DI MILANO “E. MATTEI”

dal 1950 Iscritta all’Albo della Regione Marche relativo alle Associazioni dei Marchigiani operanti fuori Regione

Premiata con l’Ambrogino d’oro nell’anno 2001

SEDE : Via Peschiera ,1 – 20154 Milano REDAZIONE : presso G.B. Ortenzi, via Raffaello Sanzio,20 -20094 Corsico - Milano

Recapiti telefonici : tel.02- 44 05 683 – – Fax 02 – 44 06 175 Siti Internet : www.ilciavarro.it

www. marchigianieumbrienricomattei.eu

L’Associazione : quasi 60 anni, ma non li dimostra!! Nella stagione associativa conclusa a giugno , oltre a sviluppare con il consueto entusiasmo e la passione che tutti ci riconoscono tantissime iniziative , abbiamo portato avanti la difesa dei valori che

contraddistinguono l’associazionismo regionale e quello marchigiano-umbro in particolare. Senza dimenticare le grandi idee del personaggio a cui abbiamo voluto intitolare la nostra associazione : Enrico Mattei. In questo autunno di crisi economica e di incerte prospettive per il futuro, rinnoviamo la nostra promessa con i soci e i simpatizzanti : il nostro ritrovarci, progettare iniziative comuni e proporle agli amici e conoscenti, non è un modo di “fuggire dalla realtà”, ma , viceversa, vivere la realtà vera, umana, “normale”. In questo senso la nostra attività associativa ha persino una valenza “etica” : dimostrare che, pur non dimenticando quanto accade nel mondo, la vita va avanti, con i suoi ritmi regolari e con la coltivazione dei migliori valori che ci contraddistinguono. Nel corso della stagione associativa che ci accingiamo a vivere l’Associazione festeggerà 60 anni di vita : essa esisteva a Milano già negli anni ’40. Il 20 settembre 1950 , tuttavia, veniva costituita ufficialmente, con sede in corso di porta

Vittoria 12 e con atto del notaio dott. Lelio Ruggeri. L’Associazione ha avuto una storia lunga e appassionante; ha attraversato anche momenti di stanchezza e confusione, ma si è sempre ripresa con rinnovato slancio. E’, oggi, l’unica realtà associativa marchigiana e umbra seria operante a Milano ed in Lombardia. Ha sviluppato innumerevoli e proficui rapporti con molte realtà associative e istituzionali operanti a Milano e nelle regioni d’origine. Possiamo dire con legittima soddisfazione che è tuttora viva e vitale. Quindi, i suoi 60 anni….non li dimostra!!! Ma noi , non siamo persone disposte a “dormire sugli allori”, per questo porteremo avanti le nostre battaglie per il rinnovamento dello spirito associativo marchigiano-umbro nel confronto con le altre realtà operanti in Italia e all’estero e con le regioni d’origine. Inoltre, vogliamo realizzare una stagione veramente speciale che possa culminare con un adeguato festeggiamento del nostro importante anniversario. Siamo certi che i soci e gli amici ci seguiranno come sempre e , anzi, ci saranno particolarmente vicini in questo momento appassionante verso nuovi traguardi da raggiungere.

Pierfrancesco Fodde

Il

CIAVARRO

Cronaca di vita associativa

ANNO VIII°

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Lettera al Ciavarro di Pierserafino Marsico

Caro Ciavarro, ti farà piacere ricevere qualche notizia sulla XXX edizione del Rossini Opera Festival (“Rof”) svoltasi a Pesaro dal 9 al 20 agosto di quest’anno di grazia 2009. Per ragioni di bilancio dovute alla situazione generale, le opere di cartellone sono state ridotte a tre: Zelmira, La Scala di Seta e Il Conte Ory ed è stata anche cancellata una replica per ogni opera. In compenso sono stati eseguiti anche quattro “concerti di belcanto” e un concerto sinfonico oltre alla Petite Messe Solennelle. Inoltre, nell’ambito del Festival Giovani, gli allievi dell’Accademia Rossiniana hanno rappresentato “Il Viaggio a Reims”, mentre l’Ente Concerti di Pesaro ha eseguito tre dei sei “Péchés de Vieillesse” rossiniani in collaborazione con l’Accademia Musicale Napoletana. Ti riferisco ora sulle prime tre opere in cartellone e ti racconterò poi qualcosa anche sulla “Petite Messe Solennelle”. Zelmira. Come sai, si tratta di un dramma in due atti su libretto di Andrea Leone Tottola, tratto dalla tragedia “Zelmira” (1762) di Dormont De Belloy. La prima rappresentazione di quest’opera ha avuto luogo a Napoli, nel Teatro San Carlo, il 16.2.1822. L’azione si svolge nell’isola di Lesbo ed è sostanzialmente incentrata sulla storia di una figlia che, a rischio della propria vita, salva il padre, re detronizzato dell’isola, nascondendolo in una tomba. La trama è piuttosto complessa e te la risparmio. Ti dico solo che per la critica (Corriere della Sera 11/8/2009) la vicenda è “senza né capo né coda” ovvero (Il Sole 24 Ore, 23.8.2009) “sta tutta nell’assurdo”. Comunque sia, il pubblico ha vivamente apprezzato “il soavissimo” (Il Sole 24 Ore, cit.) tenore Juan Diego Florez nella parte del principe Ilo e lo storico tenore Gregory Kunde nel ruolo dell’usurpatore. Molto apprezzate anche la direzione di Roberto Abbado “vibrante di accensioni già romantiche e con morbidi languori orchestrali” (Il Sole 24 Ore, cit.) e la prestazione dell’Orchestra e del Coro del Teatro di Bologna. Non così la regia, unanimemente contestata, di Barberio-Corsetti che ha firmato anche le scene. Il Corriere della Sera (11/8/2009) ha però ritenuto “forse manovrati” i dissensi espressi dal pubblico e Il Resto del Carlino (11/8/2009) ha parlato di “un manipolo di contestatori che sembrano trovare, in queste antipatiche reazioni nel segno del “bu”, l’unico divertimento della serata”. Il Sole 24 Ore si è espresso con maggiore misura osservando che “un sovraccarico di simboli, tipo statue mai immobili, proiezioni e uno specchio gigante che raddoppia le azioni” non giovano a Zelmira. E così sia. La Scala di Seta. Ti ricordo brevemente che si tratta di una “farsa comica” in un atto su libretto di Giuseppe Foppa tratto dal libretto dell’opéra-comique “L’Échelle de Soie” di François-Antoine-Eugène Planard, in precedenza musicato da Pierre Gaveaux. L’opera ha avuto la sua prima rappresentazione a Venezia, nel Teatro San Moisé, il 9.5.1812. L’azione si svolge all’interno dell’appartamento di Giulia (soprano Olga Peretyatko), segretamente sposata con Dorvil (tenore José Manuel Zapata), il quale, sfidando le ire del tutore di Giulia, raggiunge la moglie ogni notte attraverso il balcone utilizzando una scala di seta. L’opera è stata diretta “con la canonica lunghissima bacchetta” (Il Sole 24 Ore, 23.8.2009) da Claudio Scimone con l’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento. Regia –molto applaudita- del giovanissimo Claudio Michieletto. Applausi convinti da parte del pubblico.

Il ciavarroDirettore responsabile :

Pierfrancesco Fodde

REDAZIONE

Direttore responsabile :

G.B. Ortenzi

Segretaria :

Luisella Dameno

Consulente editoriale :

Enzo Capocasa.

Redattori

F.Conte

A.Gargiulo

M.Micarelli

Impaginazione, grafica e foto :

G.B. Ortenzi

Ha collaborato a questo numero:

Pierserafino Marsico

Francesco Mazzuferi

RossiniStoria, personaggi, tradizioni e leggende della nostre terre

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Pierserafino Marsico

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Cettina Traina

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Il Conte Ory. L’opera, in due atti, è un rifacimento de “Il Viaggio a Reims” (1825), basato su un libretto di Eugène Scribe e Delestre-Poirson, a sua volta tratto dall’omonimo vaudeville degli stessi autori. La prima rappresentazione ha avuto luogo a Parigi, Théatre de l’Académie Royale de Musique (Salle Le Peletier) il 20.8.1828. La prima rappresentazione nella traduzione italiana, quest’ultima opera di anonimo, ha avuto luogo a Venezia, al Teatro San Benedetto, il 2.7.1829. Al Rof l’opera è stata eseguita nel testo francese, dal titolo “Le Comte Ory”. Mi limito a ricordarti che l’azione si svolge nel castello dei conti di Fourmountiers, nel quale vivono in castità la contessa Adèle (soprano Maria José Moreno) e un gruppo di dame e donzelle, in attesa che i rispettivi mariti e congiunti facciano ritorno dalla Crociata. Sia il conte Ory (tenore Yijie Shi) che il paggio Isolier (mezzosoprano Laura Polvorelli: sic!) tentano ripetutamente di sedurre la contessa, invero non del tutto contraria all’idea, facendo ricorso a vari espedienti e travestimenti. La vicenda si conclude però con il ritorno dei crociati (e, forzatamente, della virtù). Successo sia di pubblico che di critica. Petite Messe Solennelle. Come sai, questa messa è stata composta nel 1863 per un organico di dodici cantanti “di tre sessi” (uomini, donne e castrati, come testualmente ha lasciato scritto Rossini), due pianoforti e un armonium. La prima esecuzione ha avuto luogo a Parigi nell’abitazione della contessa Louise Pillet-Will il 14.3.1864. Il manoscritto autografo della composizione riporta, tra l’altro, le seguenti riflessioni

del Maestro: “Composition qui est, hélas, le dernier péché mortel de ma vieillesse. G. Rossini. Passy, 1863. La voilà terminée cette pauvre petite Messe”. L’opera venne successivamente strumentata per grande orchestra nella primavera del 1867 e la prima esecuzione in forma orchestrale, ebbe luogo –postuma- a Parigi, nel Théatre Italien, il 24.2.1869. E’ in quest’ultima versione che la Petite Messe Solennelle è stata eseguita al Rof sotto la direzione di Paolo Carignani con la partecipazione di Kate Aldrich (soprano), Anna Bonitatibus (mezzosoprano invece del contralto previsto dalla partitura originale), Francesco Meli (tenore).

Mirco Palazzi (basso). Coro da camera di Praga. Orchestra del

Teatro Comunale di Bologna. Organista Giovanna Franzoni. Molti applausi dal pubblico che ha assistito all’esecuzione trasmessa in diretta nella Piazza del Popolo. Applausi e dissensi, invece, da parte del pubblico che ha assistito all’esecuzione nel Teatro Rossini. Non positiva la critica, la quale ha giudicato “troppo teso” il ritmo impresso dalla bacchetta di Paolo Carignani, tale da “far perdere l’atmosfera più autentica dell’opera” (Resto del Carlino, 22.8.2009). Questa valutazione non mi risulta, peraltro, condivisa da altri. Tra l’una e l’altra performance di questo 30° Rof, i direttori e gli esecutori che si sono succeduti sono stati ospiti, in varie occasioni, di privati e di aziende locali. Concludo ora, carissimo Ciavarro, con l’impegno di riferirti, se tutto andrà secondo i piani, anche sulla prossima edizione del Festival che, fortunatamente, sarà ospitata interamente negli auditori cittadini, abbandonando per sempre la scomodissima e infelice sede della “Adriatic Arena” che tornerà ad essere adibita ad altri scopi. Il prossimo cartellone presenterà un’opera importante, il “Sigismondo” (1814) che si dice sia stata tagliata dal cartellone 2009 per i motivi che ho già ricordato. Ti saluto cordialmente Pierserafino Marsico

Teatro G. Rossini - Pesaro

Ritratto giovanile Rossini

Accademia Rossini Pesaro

Adriatic Arena - Pesaro

Accademia Rossini - Pesaro

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Sulle rive dell’Adda. Che grande e bel fiume, l’Adda, affluente del Po! E ciò, nonostante gran parte delle sue acque vengano prelevate per alimentare canali d’irrigazione, centrali idroelettriche e vie di navigazione. Si possono percorrerne le rive nel tratto fra Trezzo e Paderno, e vi si troveranno spunti interessanti di varia natura. Sono itinerari da percorrere in bici, o meglio a piedi, anche se alcuni punti chiave del percorso si possono raggiungere in automobile. In automobile possiamo andare fino a Trezzo, sulla sponda “milanese” dell’Adda. Qui, catturano subito l’attenzione le rovine del Castello Visconteo, perno dell’apparato di difesa dei Signori di Milano contro i grandi nemici, i veneziani, che imperversavano sull’altra sponda, che alla fine annetterono ai loro domini. Il Castello di Trezzo fu fatto costruire nella seconda metà del Trecento da Bernabò Visconti, che poi vi morì prigioniero nel 1386. Bernabò era sicuramente una figura singolare. Cattivo come quasi tutti i Visconti,

successe nel 1354 al fratello Matteo II, verosimilmente avvelenato, insieme all’altro fratello Galeazzo II. Questi a sua volta morì lasciandolo unico Signore di Milano nel 1378. Bernabò fu famoso per la sua crudeltà e il suo comportamento bizzarro. Celebre l’episodio dell’umiliazione inflitta ai due ambasciatori pontifici, latori di una lettera di protesta del papa, allora ad Avignone, per l’occupazione da parte dei Visconti della città di Bologna. I due malcapitati furono costretti a fare a pezzi e a mangiarsi la pergamena papale, completa di cordino di allacciatura e di sigillo di piombo. L’anno dopo, l’ambasciatore che aveva dovuto ingoiare il sigillo divenne papa col nome di Urbano V, e il suo primo atto fu di scomunicare Bernabò. Ma Bernabò di scomuniche ne aveva già collezionate diverse, e non

era certo il tipo da preoccuparsi per così poco. Bernabò fece l’errore di associare al potere il nipote Gian Galeazzo, che un bel giorno gli tese un agguato e lo fece arrestare, facendolo poi rinchiudere nel Castello di Trezzo. Un luogo non propriamente di villeggiatura, con tanto di corridoi tetri e celle segrete. Non si sa come Bernabò fosse trattato nel Castello, ma si sa che morì dopo alcuni mesi, probabilmente anche lui di veleno. Dopo morto fu però onorato dal nipote. Una sua grande statua equestre figura ancor oggi nei musei del Castello Sforzesco di Milano. Da Trezzo d’Adda parte un percorso ciclo-pedonale che ci potrà portare in luoghi interessanti e più gradevoli. Innanzi tutto l’ambiente fluviale presenta un aspetto ameno. Acque verdi e limpide, tanta vegetazione, tanti uccelli acquatici. Pescatori che estraggono dal fiume prede anche di discrete dimensioni. Poi ci sono le tre centrali idroelettriche, la Taccani, la Bertini e la Esterle, realizzate nel primo Novecento, che fra l’altro rifornivano di energia elettrica la città di Milano. Gli edifici sia della Taccani che della Esterle, costruiti in stile eclettico, hanno anche un notevole valore architettonico, e si armonizzano bene con l’ambiente del fiume. Si arriva poi alla zona delle rapide. Per evitarle e permettere la navigazione, vennero by-passate con la costruzione del Naviglio di Paderno, oggi in disuso. L’itinerario in questo tratto risale il Naviglio, portandosi un po’ in quota, ma ogni tanto è possibile deviare per dei belvedere, che mostrano dall’alto lo spettacolo grandioso delle rapide dell’Adda. Il punto più spettacolare è la Rocchetta, su uno spuntone di roccia a picco sull’Adda, e con una chiesetta al culmine di una scalinata. Per ultimo si raggiunge Paderno passando sotto il ponte d’acciaio, altissimo sopra la superficie del fiume, su cui transitano sia la strada che la ferrovia. Ardita costruzione, datata fine dell’Ottocento, quando questo tipo di costruzioni ( vedi Torre Eiffel a Parigi ) era in gran voga. E sul percorso c’è anche tant’altro da vedere. Antonio Gargiulo

LOMBARDIA conosciamo la terra in cui viviamo

Foto dall’alto in basso : Tratto fiume Adda; Castello di Trezzo (rovine) ; ponte acciaio per Paderno

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La Prima volta ad Olbia

di Franco Conten Sardegna non c’ero mai stato e fu verso la fine degli anni sessanta quando misi per la prima volta piede nell’isola sarda. Ricordo l’estate torrida ed afosa di quell’anno e il

caldo intenso ed asfissiante caratteristico della pianura padana. Ricordo le notti trascorse senza riuscire a dormire e quel sonno profondo che ti prendeva proprio quando dovevi alzarti ed andare al lavoro. Ma fortunatamente tutto stava per finire: c’era la Sardegna che mi aspettava dove mi avevano preceduto moglie e figli, ospiti dei miei suoceri nella cittadina di Ghilarza, ed infine le limpide e splendide acque azzurre del mare di Porto Istana.

M’imbarcai a Genova un venerdì sera: m’accorsi subito che la nave non era di costruzione recente. Anche l’arredo

delle cabine lasciava molto a desiderare. Mi recai dal Commissario di bordo per vedere se era possibile avere una sistemazione migliore, diversa da quella che mi aveva prenotato l’Agenzia Viaggi a cui mi ero rivolto. Venni subito accontentato e, siccome il Commissario era una persona simpatica e socievole, la conversazione si prolungò nel tempo. Scoprii che avevamo frequentato lo stesso liceo classico a Napoli e, avendo avuto come professori i medesimi insegnanti, ci soffermammo a ricordare alcune vicende della nostra vita scolastica. Il mare calmo e la fresca notte resero il mio sonno profondo e sereno: finalmente una notte tranquilla e serena, veramente riposante, e un risveglio che mi fece sentire carico d’una inattesa energia. Non vedevo l’ora di sbarcare e raggiungere i miei cari. Ma dovetti frenare il mio desiderio di scendere subito a terra: il Commissario di bordo comunicò a tutti i passeggeri che la nave, a causa della sua vetusta età, era diventata una “paperella” e che lo sbarco avrebbe avuto inizio con un ritardo di circa un’ora e mezza rispetto all’orario previsto. Si vennero così a creare due piccoli problemi: conoscere l’orario di partenza da Olbia del treno che mi avrebbe condotto a destinazione e, secondo

problema, trovare un telefono pubblico - non esistevano ancora in quegli anni i cellulari – per tranquillizzare i familiari comunicando loro il nuovo orario di arrivo alla stazione di Ghilarza. Non fu molto complicato ma nemmeno tanto facile: comunque riuscii nel mio intento. Non avevo ancora messo piede sulla terra sarda che si presentò un altro ostacolo: il treno non sarebbe partito, come abitualmente avveniva, dal molo del porto ma dalla stazione ferroviaria di Olbia e non c’erano nè taxi, nè autobus che mi avrebbero consentito di raggiungere il treno ormai prossimo all’orario di partenza. Erano tante le persone che dovevano raggiungere il treno: cominciarono in un primo momento a rumoreggiare e, dopo qualche tempo, iniziarono a levarsi a gran voce le prime proteste. Arrivarono alcuni carabinieri che cercarono di calmare gli animi assicurando gli astanti che si stava provvedendo a risolvere il problema e di stare tranquilli. Arrivarono altre persone. Dalle loro divise capimmo che erano dipendenti delle ferrovie: ci comunicarono che stavano arrivando due autobus con i quali ci avrebbero trasportati alla stazione ferroviaria. Quando finalmente arrivarono, ci fu, com’era prevedibile, un assalto alla “diligenza” perchè due autobus non erano sufficienti per contenere le persone in attesa sul molo. La ressa continuava. Ad un tratto si levò stentorea la voce di uno dei ferrovieri: “State calmi! State calmi! Il treno non parte se prima non arrivano tutti i viaggiatori alla stazione: qui mica stiamo a Milano!” Franco Conte

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Il racconto

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Un Marchigiano …..tosto!! Sisto V° di Marco Micarelli Il Papa marchigiano tra leggenda e storia

2° puntata Felice Peretti, è questo il nome di Papa Sisto V°, nacque a Grottammare (AP), dove si erano rifugiati suo padre Francesco di Montalto Marche e sua madre Mariana originaria di Frontillo di Sopra (un paesino della Marca camerinese), il13 Dicembre del….. 1520 o 1521? Le fonti sono discordi, io non sono uno storico e non ho voglia di fare ricerche in merito, per cui mi lascio sedurre dal citato Ricciardi che sulla seconda data imbastisce quattro vivacissimi endecasillabi: Ner millecinquecentu eppù vintuna,//venate arreto a la memoria mia,//lu jornu stissu de Santa Lucia// nascia quist’omu sotto vona luna//.... Buona luna, sì, ma arrivò più tardi, non durante l’infanzia che Felice visse in seno ad una famiglia contadina veramente povera facendo anche il garzone per portare a pascolo pecore e maiali. Dodicenne, riuscì ad entrare nel Convento dei Frati Minori Conventuali di Montalto non certamente per vocazione ma per avere un tetto e una scodella di cibo ogni giorno. La sua viva intelligenza e la perseveranza nello studio in vari collegi dell’Ordine lo portarono a conseguire il dottorato in Teologia a Fermo nel 1548 dopo essere stato ordinato Sacerdote a Siena nel 1547. Per le sue doti eccezionali di predicatore si mise ben presto in luce e si guadagnò la protezione del grande inquisitore Cardinale Ghislieri, il futuro Pio V°, il Papa della battaglia di Lepanto contro gli Ottomani, originario di Bosco Marengo nell’alessandrino. Gli fu affidata la riforma di numerosi Conventi dell’ordine di cui arrivò ad essere Procuratore e Vicario Generale. Fu questo il periodo in cui, per il suo rigore ed il carattere brusco ed autoritario, gli fu affibbiato il nomignolo di Porcaro. Si mise in evidenza

anche come teologo ottenendo numerosi incarichi fra cui quello di Inquisitore Apostolico a Venezia e di teologo dell’Inquisizione in Spagna nel processo contro il Vescovo di Toledo. Da parte di Pio V° ebbe la nomina vescovile nel 1566 e quella cardinalizia nel 1570 . Nel 1571 lo troviamo Vescovo di Fermo. Nel 1585, alla morte di Papa Gregorio XIII° con cui non aveva avuto buoni rapporti, il conclave riunito per l‘elezione del nuovo Papa si trovò fortemente diviso in varie fazioni che non trovarono il modo di eleggere nessun pretendente. Dopo 13 giorni i voti si

riversarono sul Cardinale Peretti, non appartenente ad alcuna fazione, che scelse il nome di Sisto in omaggio al francescano Sisto IV°. Con il suo pontificato, da subito intrapreso con estrema energia, tanto che gli fu appioppato il soprannome di Turbine Consacrato, la Chiesa raggiunse vette di prestigio e di autorità che da tempo non si vedevano. Resta estremamente difficile riassumere in una breve nota la sua opera che spaziò in tantissimi campi. E’ mia convinzione che si sentì investito di una grande responsabilità, quella di riportare la Chiesa, dopo la Riforma Luterana, sulla retta via da tempo smarrita. Forse cosciente di un suo breve pontificato ma confidando nella sua straordinaria capacità di lavoro, mise troppa carne al fuoco

dimenticando che qualche ciambella non sarebbe riuscita col buco e tutto il suo pontificato ne mostra qua e là senza, tuttavia, che ne risulti intaccata la grandezza. Tento, per sommi capi, una sintesi della sua opera. La riorganizzazione della Chiesa e del suo Governo fu uno dei compiti principali. Fissò a settanta il numero dei cardinali e della loro estrazione, fondò nuove Congregazioni, avviò la Segreteria di Stato con a capo il giovanissimo cardinale Montalto suo nipote. Riscrisse personalmente in 18 mesi la Bibbia basata sulla Vulgata di San Gerolamo del IV° sec. oramai stracolma di errori di trascrizione e di stampa, infarcendola, purtroppo, di aggiunte personali. Nelle sue notti insonni in 6 mesi fece anche la revisione dell’edizione in folio. Alla sua morte l’edizione fu immediatamente ritirata. Diede inizio con grande fermezza alla guerra contro la piaga del banditismo dilagante ricorrendo spesso e volentieri alla pena capitale e non esitò a combattere chi favoriva i briganti. Gestì la politica estera con straordinario acume riuscendo a

tenere salda la barriera contro il Protestantesimo delle cattoliche Francia e Spagna pur fra loro rivali. Fu grande nella gestione economica finanziaria e, alla fine del suo pontificato, riuscì ad accumulare nei forzieri di Castel Sant’Angelo una scorta di 4 milioni di scudi. Eccezionali furono i suoi numerosi interventi urbanistici tesi a modernizzare e abbellire Roma (l’acquedotto Felice, il completamento della cupola di San Pietro, la costruzione del Quirinale, l’apertura di nuove grandi vie, ecc.). Fece tutto con mano ferrea e senza cedimenti di sorta e si guadagnò un ulteriore appellativo: quello di Papa tosto. Fu tuttavia generoso con il suo paese d’ adozione Montalto Marche anche se non con altri che restarono delusi. Si spense, nel giubilo della plebaglia romana, il 27 Agosto 1590 stroncato dalle febbri malariche che si era rifiutato di curare secondo le prescrizioni dei medici preferendo ad esse quelle tradizionali delle sue Marche basate sul vino. Mise così un sigillo finale a quella marchigianità che aveva caratterizzato tutta la sua esistenza. M. Micarelli

Foto dall’alto in basso: Grottammare vecchia ; Montaldo Marche ; acquedotto Acqua Felice fatto fare dal Papa : insegne di F.Peretti

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Alimentazione e dietetica A cura della Dottoressa Traina Cettina, cardiologa.

Risposte alle vostre domande Giriamo alla gentile Dottoressa Traina le domande ricevute da una nostra socia. Domanda - “Che cosa si intende per medicina ayurvedica : ha attinenza con quella omeopatica?” Risposta - In Italia medicine e scienza medica sono di esclusiva competenza del medico laureato in medicina e chirurgia che prima fa la diagnosi e poi sceglie il trattamento più idoneo per il paziente. La medicina Omeopatica si basa su due concetti : cura il simile con il simile e dà il rimedio omeopatico a dosi estremamente diluite ; attualmente non è stata dimostrata con i metodi della medicina occidentale alcuna efficacia della terapia omeopatica , ma può darsi che i metodi usati per la valutazione non siano quelli giusti. La medicina ayurvedica è la medicina indiana e si basa su presupposti di diagnosi e terapia molto differenti da quelli occidentali. In particolare, la terapia è basata sull’uso di preparati a base di erbe e di massaggi. Le erbe utilizzate nella medicina ayurvedica sono più di 10.000 e moltissime non sono conosciute e studiate accuratamente in Europa. Credo che solo medici molto preparati possano utilizzarle con competenza e starei molto attenta, nel loro uso , proprio perché possono interagire con i nostri farmaci occidentali in maniera imprevedibile. Non ci sono, che io sappia, studi controllati che dimostrino l’efficacia e l’innocuità di queste terapie.

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Per porre sintetiche domande di alimentazione e dietetica alla Dottoressa C.Traina i soci potranno telefonare alla Redazione tel. 02 – 44 05 683 o fare una e-mail a [email protected]

Ricette tratte dal libro “La cucina del cuore” del cardiologo Dott. Roberto Ferrari e della cuoca non

professionista Sig.ra Claudia Florio. I consigli della Società italiana di cardiologia per tenere a bada il colesterolo senza perdere il buonumore. Crema di piselli e moscardini Per sei persone: 500 gr di piselli freschi o surgelati – tre scalogni – tre cipollotti – una piccola cipolla rossa – 300 gr di latte magro – 300 gr di moscardini – due cucchiai di olio extra vergine di oliva – due bicchieri di brodo vegetale ( anche di dado alle erbe) – pepe – sale q.b. Come procedere: Mettere i piselli in una casseruola e unire la cipolla e i cipollotti già affettati. Dopo avere aggiunto due bicchieri di brodo vegetale, mettere la casseruola sul fuoco e fare cuocere per 30’ aggiungendo eventualmente poca acqua se i piselli tendessero ad attaccare. Fare appassire gli scalogni, dopo averli affettati, in padella con un cucchiaio di brodo vegetale e aggiungere i moscardini puliti dalle parti non mangiabili e lavati. Cuocerli, aggiungendo eventualmente altre piccole quantità di brodo o di acqua, per almeno 15’ finchè non si coloreranno di rosso intenso. Poi salarli, toglierli dal fuoco e tenerli al caldo. Frullare ora i piselli , aggiungere il latte e mettere questa crema sul fuoco, regolando poi di sale e di pepe.

Servire bella calda in ciotole o in zuppiera mettendo al centro i moscardini e rifinendo la composizione con due cucchiai di olio extra vergine di oliva. KCalorie / porzione : 189,8 Colesterolo gr 29,4 - Acidi grassi saturi tot gr 1,2 - monoinsaturi tot gr 4,6 - polinsaturi tot gr 0,63 – Lipidi tot gr 7,2 – Glucidi disp 16.7.

La cucina del cuore

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( Da una ricerca di Ortenzi G.B.) un’Almanacco che nacque nel 1761 a Foligno, in Umbria, nei locali della Stamperia Pompeo Campana.

Si trattava di un unico foglio adornato da sole e luna, corredato da previsioni meteorologiche, eclissi, lavori agricoli, ecc. che fu chiamato Lunario. Comunque il personaggio Barbanera era già noto da tempo in città e molti si rivolgevano a lui per avere

consigli e insegnamenti. Ma chi era Barbanera? Questo personaggio ,che la tradizione vuole sia veramente esistito, crebbe a Foligno in una famiglia numerosa e andò, giovanissimo, come si usava a quel tempo tra le classi meno agiate , a studiare in Convento. Spinto successivamente da una forte vocazione eremitale, lasciò la vita monastica per isolarsi e dedicarsi alla contemplazione e lo studio del cielo. Comunque non si negò mai ai suoi compaesani dando a tutti quelli che glielo chiedevano consigli e previsioni. Di questo personaggio non esistono descrizioni

dell’aspetto fisico ma si hanno solo piccole incisioni che lo ritraggono intento al suo lavoro con il compasso, il cannocchiale , la

mappa coeli, i libri e con lo sguardo rivolto verso il cielo. Con gli strumenti cioè che erano del filosofo,astronomo e astrologo come lui era ritenuto da tutti quelli che lo conoscevano.Infatti per sottolineare queste sue prerogative già nelle primissime edizioni comparve la strofa “Il sol,la

luna ed ogni sfera or misura Barbanera, per poter altrui predire, tutto quel che ha da dire”. Nell’Italia agricola del tempo ,tra il ‘700 e ‘ 800 , il Lunario Barbanera divenne , tra i ceti rurali in particolare, una sorta di “Vangelo” e

veniva venduto da cantastorie e venditori

ambulanti . Questo semplice ad umile lunario non mancò di affascinare anche illustri personaggi di epoche diverse tra cui Giuseppe Piermarini, progettista del teatro alla Scala di Milano e Gabriele D’Annunzio che scrisse al parroco di Gardone “…..La gente comune pensa che al mio capezzale io abbia l’Odissea o l’Iliade(….omissis…) ,o la Bibbia , o Flacco, o Dante, o l’Alcyone di Gabriele D’Annunzio. Il libro del mio capezzale è quello ove s’aduna il “fiore dei tempi e la saggezza delle nazioni”: il Barbanera…”

Quello del Barbanera non è stato ovviamente il primo almanacco stampato in Italia. Risalgono infatti al XVI° secolo i primi esemplari di questo diffuso genere di edizioni, caratterizzati da una grande varietà di informazioni di tipo astronomico ed astrologico, di consigli

pratici, ricette, proverbi, curiosità e passatempi. Il nome almanacco,ha origine quando gli arabi diffusero in Europa l’uso delle tavole astronomiche dette appunto “Almanackh” per determinare la posizione e i movimenti del sole, della luna e degli astri. Con i secoli poi i contenuti si sono arricchiti e diversificati fino a quando, nell’800, grazie alla sua ampia diffusione, l’almanacco divenne importante strumento nel processo di alfabetizzazione dei ceti rurali e non. G.B. Ortenzi

E’

Barbanera

CALENDARIO – Lunario ( di Foligno) Dal 1762 il Calendario più celebre d’Italia

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Novembre Mese del Gusto L’Umbria celebra il Mese del gusto. Vanno in scena il vino, l’olio, i formaggi, il prosciutto,i salumi, il tartufo bianco e nero, ed i legumi come la lenticchia, la fagiolina, ecc…I visitatori potranno vivere una esperienza unica tra sapori, storie di prodotti , di produttori e gente ospitale, oltre all’ arte e la cultura del vivere. Tutto questo in un paradiso chiamato Umbria.

FolignoCentro storico

Il festival tutto da gustare 24 – 27 settembre 2009

Anche quest’anno Foligno diventerà la capitale della pasta. Quest’anno saranno 14 le Taverne e le locations allestite per i Villaggi del Gusto. Attraversando il centro storico il pubblico potrà quindi assaporare ogni sorta di primo piatto, dalla pasta artigianale al riso, agli gnocchi ,alla polenta. Non mancheranno mostre e mercati dedicati alle tante varietà di paste in commercio.

 In località Cannara (Perugia) fin dal 1300 si produce  e si commercializza la cipolla in  diverse qualità (bianca piatta,  ungherese, dorata , rossa ramata). Quest’ultima è la più gustosa per la sua delicata  dolcezza. Ogni anno dal 2 al 6 settembre e dall’8  al 12 settembre si svolge  la caratteristica  e simpatica Festa della Cipolla.

Sagra Musicale Umbra

Una delle più  prestigiose manifestazioni regionali dedicata alla musica, in particolare quella sacra: L’appuntamento è a Perugia dal 12 al 25 settembre. La sagra ha il merito di avere promosso  in Italia la conoscenza da un lato della musica sacra,  da un altro lato della musica del Novecento. 

Da UMBRIASI

PERUGIA

City tour

Il Perugia City Tour continua fino al primo novembre tutti i giorni dalle ore 9,40 fino alle ore 18,00.L’arrivo è previsto in Piazza Italia , dopo un giro completo del centro storico della durata di circa 60 minuti; a bordo 19 posti disponibili, con servizio di audio guida selezionabile in quattro lingue : italiano, francese, inglese, tedesco .

Ottobre 2009 Eurochocolate organizza ogni anno appuntamenti che hanno come tema di fondo la degustazione del cioccolato e la scoperta di modi nuovi di avvicinarsi alla cultura del gusto basata sulla ricerca costante della qualità. Non mancano infine le attrazioni più insolite come la realizzazione e l’esposizione del cioccolatino più grande del mondo durante l’Eurochocolate 2004: un bacio Perugina realizzato con oltre 3.500 chili di cioccolato fondente farcito da nocciole, per un peso complessivo di quasi 6 tonnellate. Sarà la Fanfara dell’Esercito Italiano ad inaugurare l’edizione del 2009, sfilando in formazione nel centro storico di Perugia. Per i più ardimentosi l’Esercito Italiano offre l’opportunità di scalare, con l’assistenza di militari esperti, un’alta parete di cioccolato a forma di tavoletta.

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La Via Orefici di ieri di Luisella Dameno

hi percorre oggi la Via Orefici fatica ad immaginare che, all’epoca della dominazione spagnola , vi fosse una prigione chiamata Malastalla, dove venivano rinchiusi i debitori o coloro che avevano attività fallite alle spalle.

La Malastalla era al contempo carcere e opera pia perché ad occuparsi dei detenuti erano “ i protettori dei carcerati”, una compagnia fondata nel 1466 da Bianca Maria Visconti che si occupava di loro facendo loro visita, assistendoli nei processi per garantire il rispetto dei loro diritti e impedendo ogni sorta di maltrattamenti da parte dei carcerieri. In quel periodo il mantenimento dei detenuti era a carico dei cittadini, pertanto non era inusuale che persone generose saldassero i debiti del carcerato, garantendone così l’uscita anticipata, nonché la gratitudine della cittadinanza. Sarà solo nel Settecento, con l’avvento di Maria Teresa d’Austria, che i detenuti passarenno a carico del Governo . Le case di via Orefici dove sorgeva la Malastalla furono abbattute verso il 1900 ma, se la prigione era scomparsa, le abitazioni che la sostituirono erano uno sconcio tanto erano luride e malfrequentate.

Al numero 3 della vecchia via aveva preso posto una locanda di malaffare. Dal secondo piano, dove erano gli alloggi, attraverso gli abbaini sempre aperti, si poteva facilmente salire sui tetti, favorendo così una rapida fuga in caso di “visite” da parte delle forze dell’ordine . Con la demolizione di questo isolato di via Orefici, scomparvero gli avanzi degli ultimi edifici che nel passato avevano ospitato grandi artigiani orafi e mirabili spadari ma che con il succedersi delle generazioni erano divenuti anche domicilio della malavita. Di fronte alla locanda di Via Orefici, verso Via Spadari, sorgeva la casa dei Missaglia, celebre famiglia di spadari. La casa era conosciuta in città come “La Portascia dellInferno” . Le interpretazioni del nome sono diverse: per alcuni veniva dal fuoco che i forgiatori di armi accendevano per il loro lavoro, per altri il disordine, il malodore e il cosmopolitismo degli inquilini facevano sì che si pensasse ad una bolgia dantesca. A suffragare quest’ultima ipotesi c’è anche il nome dato ad un buio androne che bisognava attraversare per accedere alle scale: “el curtinett dei lader” (il cortiletto dei ladri)……… Ma oggi tutto è scomparso e su questi ruderi sono sorti quei solidi palazzi che fanno ala ai numerosi tram che sferragliano lungo la via , verso il Duomo.

Foto. in alto a destra: particolari del cortile di una vecchia casa di via Orefici demolita nel 1901 in basso a sinistra : chiave del portone dell’epoca . Pesava gr.295 !!!

C

Da “Ire secoli di

Vita Milanese “ (Per meglio conoscere MIlano che ci ospita)

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Riceviamo e pubblichiamo “Milano , 01/09/2009 Al CIAVARRO Il giorno 18/07/2009 ho assistito alla cerimonia di apertura dei Campionati Mondiali di nuoto che si sono tenuti a Roma, anche Giovanni Allevi è stato chiamato ad una importante partecipazione. La cerimonia è stata impreziosita da danze, coreografie e discorsi ufficiali.. Allevi, come sua abitudine, abbastanza anticonformista, ha raggiunto il palco di corsa ed estratto dal piano importanti pezzi suonando con la solita bravura,peraltro alla presenza del Presidente della Repubblica, del Presidente del Senato e di un grande pubblico. Come per il passato Allevi ha raccolto calorosi applausi che hanno gratificato il suo estro e la sua vena musicale. Ciao. Toto (Mazzuferi Francesco) “

Riceviamo e pubblichiamo

Giacomo Leopardi è sbarcato a Visso

“Milano 03/09/2009 Alla Redazione del Ciavarro La visione dei monti Sibillini viene descritta nel canto “Ricordanze”: “E che pensieri immensi, Che dolci sogni mi spirò la vista Di quel lontano mar, quei monti azzurri, Che di qua scopro , e che varcare un giorno Io mi pensava, arcani mondi, arcana Felicità fingendo al viver mio!....” Voglio ricordare che Visso conserva 100 manoscritti del poeta. La storia racconta che il Prof.Prospero Viani preside del Liceo Galvani di Bologna, studioso di Leopardi curatore di un epistolario di 546 lettere ne propose l’acquisto nel lontano1868 al Sindaco di Visso e deputato del Regno Giovanni Battista Gaola Antinori tramite il deputato Filippo Mariotti. Il prof.Viani evitò così la dispersione dei manoscritti.

La collezione comprende: -6 idilli (L’infinito,La sera del giorno festivo, Lo spavento notturno ,La Ricordanza (Alla luna),Il Sogno, La Vita Solitaria. -La “ Epistola al Conte Carlo Pepoli”. -5 sonetti. -La “Prefazione al Petrarca” con relative correzioni. -14 lettere indirizzate tra il 1926 al 1931 all’editore milanese Antonio Fortunato Stella. La collezione è esposta permanentemente al Palazzo dei Governatori di Visso. Ciao. Toto (Francesco Mazzuferi)” Dalle notizie raccolte in giro per le Marche.

Dal Corriere della Sera del 07/09/2009

Le Marche : “ Il bel paese de li dolci colli “

( Cecco d’Acoli, L’Acerba)

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Dal Corriere della Sera del 19 settembre 2009

Brera : bene i visitatori . In lite con Urbino e il sindaco di Fabriano uanto all’immagine , il museo è stato tinteggiato, l’illuminazione sostituita e i custodi hanno imparato l’inglese. Un risultato ottenuto “ grazie alle mostre dell’anno del bicentenario”- Leonardo, il restauro della Vergine di Raffaello e i

ritratti di Bossi -e all’impegno di tutta la città, sorride la soprintendente Sandrina Bandera, Milano ha risposto, dice “ a fine anno i visitatori potrebbero essere 350.000” . Peccato che sia finita in rissa con altri Comuni : quest’estate sono scoppiate due liti sulla “proprietà “ di alcuni capolavori del’arte italiana. La Pinacoteca ha chiesto (inutilmente) a Urbino la restituzione di un vecchio prestito, l’Annunciazione del papà di Raffaello, Giovanni Santi e una predella della Pala di Berto di Giovanni. Ora il sindaco di Fabriano (Ancona) s’è fatto sentire con Brera per riavere il Polittico di Gentile da Fabriano ( dipinto attorno al 1410) scippato dai soldati napoleonici ed esposto a Milano. La risposta? Anche qui picche. Ognuno difende il suo………… (omissis)………………L’ultimo fronte s’è aperto con il sindaco di Fabriano , Roberto Sorci, che in una lettera al ministro Sandro Bondi ed alla soprintendente Sandrina Bandera ha reclamato ( a luglio) alcune predelle del polittico di Gentile da Fabriano, rubato dall’eremo francescano di Santa Maria di Val di Sasso, nelle Marche….(omissis). La Pinacoteca, scrive nella lettera di risposta Sandrina Bandera , comprende” l’attaccamento” di Fabriano al suo artista, ci mancherebbe. Ma ritiene la richiesta “ inaccettabile” sia sul piano giuridico – nonostante la collezione di Brera sia nata da espropri- sia nel merito. Motivo : il polittico è parte integrante del percorso museale fin dai suoi primi allestimenti. “ Brera, insiste la Bandera , non può non avere un artista come Gentile che,dopo Giotto , è colui che ha , per circa un decennio allo schiudersi del Quattrocento , unificato le avanguardie artistiche di tutta la penisola” Armando Stella

VII edizione del Festival Internazionale del

Brodetto Battaglia a colpi di Brodetto alla VII edizione del Festival Internazionale del Brodetto e delle zuppe di pesce, organizzato da Confesercenti e Federazione Ristoratori di Pesaro e Urbino,dal 10 al 13 settembre 2009 alla “Spiaggia

del gusto” di Fano. Per il titolo di Migliore brodetto 2009 hanno gareggiato otto ristoranti italiani, tutti selezionati dall’esperto di gastronomia Enzo Fizzari (Direttore delle Guide Espresso). I Ristoranti erano : il Bye Bye Blues di Mondello Palermo: il Meglio di Jo di Viareggio ; L’Ardiciocca di Santa Margherita Ligure ; Il Mediterraneo di Alba Adriatica ; Il San Lorenzo di Roma :Le Quattro Spezierie di Lecce ; la Magnolia di Cesenatico; il Buco di Sorrento

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A cura di G.B. Ortenzi

Notizie regionali Cronaca, curiosità, enogastronomia e varie MARCHE

Ringraziamento Vogliamo ringraziare il Comune di San Donato Milanese, nella persona del Sindaco Mario Dompè e tutte le strutture interne che hanno trattato la iscrizione della nostra Associazione all’albo Comunale (La Commissione Affari Istituzionali, la responsabile del procedimento Sig.ra Nadia Brescianini, e la Gentile Sig.ra Daniela Ottonello ). Sarà ora nostra cura continuare con il migliore impegno la nostra attività presso il. Comune di San Donato M. organizzando, come già fatto in passato , conferenze, attività culturali e ricreative, collaborando quando sarà possibile ,anche con altre Associazioni operanti in zona e iscritte al Vs. Albo.