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La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto specificato nei contratti di adesione al servizio. ANIEM Rassegna Stampa del 23/10/2015

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INDICE

ANIEM

Il capitolo non contiene articoli

ANIEM WEB

23/10/2015 www.infobuild.it 04:55

Appalti: gare sempre poco trasparenti6

22/10/2015 www.salernonotizie.it 14:23

Edilcassa Lazio-Campania: anche in provincia di Salerno attivo il primo sportello7

22/10/2015 zerottonove.it 17:11

Edilcassa Lazio-Campania in provincia di Salerno8

SCENARIO EDILIZIA

23/10/2015 Corriere della Sera - Nazionale

Il paesaggio dialoga con l'impresa La sintesi creativa di Guido Canali10

23/10/2015 Il Sole 24 Ore

Coop costruzioni, rilancio a rischio12

23/10/2015 La Repubblica - Nazionale

La Sagrada Familia a un passo dal cielo13

23/10/2015 La Repubblica - Palermo

Bufera tangenti su Tecnis a rischio i maxi cantieri*14

23/10/2015 La Repubblica - Genova

Settis: Renzi stoppi il piano casa di Toti*16

23/10/2015 La Repubblica - Genova

Nel parcheggio del Bisagno spunta l'architetto indagato17

23/10/2015 ItaliaOggi

Negli enti locali blocco degli aumenti tributari e tariffari per tutto il prossimo anno18

23/10/2015 Il Fatto Quotidiano

Mazzette, favori e il giallo dell'incontro con il ministro20

23/10/2015 QN - Il Resto del Carlino - Nazionale

Coop Costruzioni in bilico Oggi l'incontro coi sindacati22

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23/10/2015 QN - Il Resto del Carlino - Cesena

Cantiere, arrivano i primi ritrovamenti Il sindaco: «Non hanno peso archeologico»23

23/10/2015 QN - Il Resto del Carlino - Rimini

'Da piazza Malatesta spariti i parcheggi ma i lavori non partono'24

23/10/2015 QN - Il Resto del Carlino - Ancona

L'edilizia tenta nuovi percorsi «Le case in legno vanno forte»25

23/10/2015 Il Secolo XIX - Nazionale

«Riparazioni? Me ne vado da Genova »*26

23/10/2015 Il Secolo XIX - Genova

Scolmatore Fereggiano scavi avanti con il botto27

23/10/2015 Il Mattino - Avellino

Piazza Libertà, lo stop ai lavori si fa più lungo28

23/10/2015 Il Mattino - Caserta

Policlinico, sindacati all'attacco: «Qui è ancora tutto fermo»29

23/10/2015 Il Tempo - Nazionale

Giubileo, bagni pubblici ristrutturati e a pagamento30

23/10/2015 GT Il Giornale del Termoidraulico

Social housing e retrofit energetico, così cambia (in meglio) il residenziale31

SCENARIO ECONOMIA

23/10/2015 Corriere della Sera - Nazionale

«Fisco a rischio chiusura»35

23/10/2015 Corriere della Sera - Nazionale

«Piano nazionale per Internet veloce Vodafone pronta a lavorare con Enel»37

23/10/2015 Corriere della Sera - Nazionale

Dalle fabbriche Usa «sì» al contratto Fca Ferrari corre ancora a Wall Street39

23/10/2015 Corriere della Sera - Nazionale

Tutti in fila per le Poste, domanda record40

23/10/2015 Il Sole 24 Ore

La bussola dell'Europa fa rotta verso l'Africa42

23/10/2015 Il Sole 24 Ore

CsC: dalla manovra una spinta dello 0,3% al Pil del prossimo anno43

23/10/2015 Il Sole 24 Ore

Le certezze di Draghi e le incertezze dell'economia44

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23/10/2015 Il Sole 24 Ore

«È la ripresa la sfida per tutti»46

23/10/2015 La Repubblica - Nazionale

I pensionati italiani nell'eden portoghese48

23/10/2015 La Repubblica - Nazionale

Retromarcia anche sulle slot machine E il canone Rai si pagherà da giugno50

23/10/2015 La Repubblica - Nazionale

Contratti rinnovati Fca passa negli Usa al secondo round52

23/10/2015 MF - Nazionale

Il ceo Netflix: conquisterò anche l'Italia53

23/10/2015 MF - Nazionale

Draghi spinge lo spread sotto 10055

23/10/2015 MF - Nazionale

Telecom sfrutta l'effetto Orange57

SCENARIO PMI

23/10/2015 Il Sole 24 Ore

Il testo tarda ancora, polemiche sulla sanità59

23/10/2015 Il Sole 24 Ore

Via i dazi tra Ue e Vietnam60

23/10/2015 Il Sole 24 Ore

Nel Bolognese la manifattura torna ad assumere62

23/10/2015 Il Sole 24 Ore

Aifi: investimenti stabili, ma riparte la raccolta (+206%)63

23/10/2015 Il Sole 24 Ore

Lancia fondo per le Pmi italiane64

23/10/2015 Il Messaggero - Abruzzo

Il ballo del «più zero» Timidi segnali di risveglio dall'economia regionale65

23/10/2015 MF - Nazionale

Il Tesoro mette i paletti alle casse previdenziali66

23/10/2015 Libero - Nazionale

Tim partecipa a Smau Milano 201567

23/10/2015 Corriere della Sera - Sette

La scintilla che manda in pensione la benzina68

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ANIEM WEB

3 articoli

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Appalti: gare sempre poco trasparenti Continuano ad essere poco trasparenti le gare per assegnare appalti pubblici in Italia, e non sono neppure

meritocratiche.

A sostenerlo è oltre il 70% degli iscritti di Aniem, l'Associazione nazionale imprese edili e manifatturiere.

Il grido d'allarme, lanciato in prima persona dagli addetti ai lavori di un settore chiave come l'edilizia, emerge

da un'indagine condotta da Swg, che verrà presentata domani durante il convegno - promosso da Aniem -

"Costruiamo di nuovo" (ore 14.30 Tempio di Adriano, Roma). Swg ha sottoposto un questionario di 33

domande a 400 imprese edili, grandi, medie e piccole di tutta Italia, di cui 200 iscritte a Aniem.

Tra queste ultime, chi ha dato un voto inferiore al 6 (quindi insufficiente) sul livello di trasparenza delle gare

pubbliche di appalto è stato il 71%. Ancora più alta la percentuale di chi giudica i bandi pubblici non

meritocratici (77%) e non in grado di offrire il miglior rapporto qualità/prezzo (79%).

23/10/2015 04:55Sito Web www.infobuild.it

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Edilcassa Lazio-Campania: anche in provincia di Salerno attivo il primosportello In seguito all'accordo Regionale della Campania del 10 settembre 2015, integrativo del C.C.N.L. ANIEM del

10 maggio 2010 e del verbale di accordo tra ANIEM - ANIER CONFIMI INDUSTRIA e FeNEAL - UIL, FILCA

CISL, FILLEA CGIL del 1 settembre 2015, dal 1 ottobre 2015 sono attivi nel territorio della regione Campania

gli sportelli dell'Edilcassa Lazio-Campania. In provincia di Salerno è operativo lo sportello provinciale con

sede in Salerno alla via L. De Bartolomeis n. 11 -, aperto tutti i giorni feriali dalle ore 14,30 alle ore 18,30, i cui

riferimenti provvisori sono 089/256940 - [email protected]

In questa fase di start-up iniziale, al fine di fornire i dovuti chiarimenti relativamente alla corretta applicazione

delle procedure gestionali del sistema informatico Edilcassa, nonché della trasmissione delle denunce

periodiche, è stato organizzato un work-shop riservato alle aziende iscritte ad Aniem Salerno ed a loro

consulenti del lavoro. L'incontro si terrà presso la sede di Aniem Salerno in via L. De Bartolomeis n. 11, in

Salerno il giorno 22 ottobre 2015, dalle ore 16:00.

22/10/2015 14:23Sito Web www.salernonotizie.it

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ANIEM WEB - Rassegna Stampa 23/10/2015 7

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Edilcassa Lazio-Campania in provincia di Salerno Si è tenuto oggi un seminario sulle procedure gestionali del sistema informatico Edilcassa

Salerno. Si è tenuto nel pomeriggio di oggi un seminario dedicato alle imprese edili associate Aniem e ai

consulenti del lavoro, relativo alla corretta applicazione delle procedure gestionali del sistema informatico

Edilcassa.

Dal primo ottobre 2015, infatti, sono attivi sul territorio della regione Campania gli sportelli dell'Edilcassa

Lazio-Campania. A Salerno è operativo lo sportello provinciale in via L. De Bartolomeis n. 11. Tale sportello è

aperto tutti i giorni feriali dalle ore 14,30 alle ore 18,30.

Il seminario si colloca nella fase iniziale di start-up, al fine di fornire qualsiasi chiarimento relativo alla corretta

applicazione delle procedure gestionali del sistema informatico Edilcassa, nonché della trasmissione delle

denunce periodiche. L'incontro si è tenuto presso la sede di Aniem Salerno.

22/10/2015 17:11Sito Web zerottonove.it

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ANIEM WEB - Rassegna Stampa 23/10/2015 8

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SCENARIO EDILIZIA

18 articoli

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L'architetto ha firmato la nuova sede industriale del gruppo Prada Il paesaggio dialoga con l'impresa La sintesi creativa di Guido Canali Vittorio Gregotti L a contraddizione è probabilmente un tema fondamentale dei nostri anni in ogni pratica artistica. Che essa

sia denunciata o nascosta, esibita nei suoi caratteri naturali o riversata nel caos come uno dei suoi principali

componenti, essa è sostanza ineliminabile con cui anche la pratica artistica dell'architettura deve oggi

confrontarsi.

Come la sua apparente mancanza nei progetti di costruzione dei grandi monumenti del passato, la

contraddizione ha oggi in architettura tratti evidenti non cancellabili. Ed è una contraddizione fatta di elementi

sempre in mutazione proprio perché non evidenti, di possibili capovolgimenti e di insinuazioni che ne

sottolineano la mobilità e la diffusione.

La radicale differenza è che la provvisorietà della contraddizione è costituita da materiali oggi utilizzati nei

progetti come nuovi mezzi espressivi. È proprio ciò con cui anche il grande talento di Guido Canali (1935) si è

sempre misurato: tentando di aggirare o meglio di nobilitare questa contraddizione per mezzo del suo

raffinato disegno, per trasformarla in elementi dialettici specifici del fare architettura, rovesciandone il senso in

elementi opposti che la trasformano, con calma e saggezza, in materiali quasi naturali che divengono così,

miracolosamente, elementi poetici strutturali dei suoi progetti.

Per far questo forse Canali ha anche cercato di utilizzare la sua lunga esperienza nel campo dei musei d'arte,

nei quali la strategia di collocazione dialogante delle opere affronta la stessa struttura del discorso dello

spazio architettonico. Cercando di utilizzare la contraddizione per fare del suo carattere provvisorio il filo

sottile ma ineliminabile della relazione tra le cose.

Anche quest'ultimo lavoro, da poco terminato, per la nuova sede industriale del gruppo Prada a Valvigna (in

provincia di Arezzo) al margine nord della Val d'Arno, è caratterizzato da un raffinato progetto di

riqualificazione capace di far discutere fra loro le contraddizioni specifiche tra gli obiettivi industriali e quelli

dell'invenzione artigiana (l'area era in precedenza occupata da una fabbrica di cemento). E dunque: tra

efficienza del prodotto e l'ottimizzazione della luce naturale; tra gli orientamenti d'un paesaggio circostante

poco caratterizzabile e la scala dell'unità dell'edificio; tra un'attenzione per la natura delle colline retrostanti e

il confronto con esse operato dai percorsi usati come sistema nervoso dell'insieme. Come anche nella stessa

definizione dell'organismo, distribuito su due ordini planimetrici diversi e insieme assolutamente unitario.

Tutto è agito stavolta non solo per mezzo della cura poetica del dettaglio, ma con il mantenimento e la messa

in evidenza di quelle inevitabili contraddizioni come materiali positivi ed essenziali del progetto. Sembra così

che l'insieme voglia proporsi di percorrere la lunga strada di confine tra costruito industriale e spazio aperto

con il tentativo di sublimare (per mezzo della coerente sottigliezza del dettaglio) la forte scala impositiva della

struttura. Elemento essenziale della cucitura dell'insieme sono certamente i percorsi, che si propongono non

solo con la specificità del loro disegno, ma con l'ambizione di un vero e proprio filo di collegamento capace di

connettere gli elementi del progetto, esponendo proprio la contraddizione con il naturale principio

dell'insediamento.

Che questo carattere della contraddizione domini alcune tra le migliori architetture dei nostri anni è

significativo, specialmente per quelle europee che vogliono raccontare come le nostre culture siano, dopo

secoli di sovrapposizioni, di cambiamenti nei confronti dell'idea di contesto ma anche di ricerca di regole e di

certezze, tese a misurare e talvolta a risolvere proprio le difficoltà poste dalle profonde contraddizioni

dell'oggi.

Così anche in questo caso l'unica soluzione è la precisione architettonica e poetica che, ad esempio, i

progetti di Guido Canali cercano sempre di rivelare senza menzogna, utilizzando come materiale del progetto

la contraddizione stessa.

23/10/2015Pag. 47

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SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 23/10/2015 10

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Gli spaziLa sede industriale del gruppo Prada, a Valvigna, in provincia di Arezzo, è stata progettata dall'architetto

Guido Canali (nella foto sotto), già autore per Prada degli stabilimenti di Montegranaro e Montevarchi La sede

ospita gli archivi delle collezioni calzature e pelletteria, i magazzini per le materie prime e il centro di

elaborazione dati. L'edificio accoglierà nei prossimi mesi la divisione produttiva e sviluppo delle collezioni

pelletteria, gli uffici dei servizi generali e amministrativi industriali Quattro i «corpi» della sede per un'area di

93.125 metri quadrati, di cui 32.431 coperti e oltre 2.800 di «tappeti verdi»

Foto: La nuova sede del gruppo Prada a Valvigna, in provincia di Arezzo (foto Davide Croppi)

23/10/2015Pag. 47

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SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 23/10/2015 11

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Ammortizzatori Coop costruzioni, rilancio a rischio Natascia Ronchetti A pochi mesi dall'accordo coni sindacati, il piano industriale di rilancio di Coop Costruzioni sembra essere

finito in un vicolo cieco. Lo stop agli incentivi all'esodoe il pagamento rateizzato degli stipendi sono la cartina

di tornasole della grave crisi finanziaria della cooperativa. Le dimissioni dell'amministratore delegato Luciano

Dal Prato, ad appena quattro mesi dalla nomina, testimoniano la fortissima tensione, con una crisi di liquidità

che rischia di travolgerei 380 addetti, tra soci lavoratori e dipendenti. La forte contrazione del mercato ha

portato il valore della produzione a circa 180 milioni: i tempi d'oro, quando la coop produceva ricavi per 230

milioni, sono davvero lontani. E l'indebitamento con gli istituti di credito ha già esaurito il finanziamento di 40

milioni messo in moto dal movimento cooperativo, tramite la finanziaria di Legacoop, per salvare la continuità

produttiva. Nel giugno di quest'anno Coop Costruzioni sembrava avere ancora gli strumenti per superare la

fase di difficoltà, anche a fronte di un patrimonio netto di 76 milioni. Una condizione che aveva permesso ai

vertici della cooperativa di siglare con Cgil, Cisl e Uil una intesa che prevedeva il ricorso alla cassa

integrazione e il via libera agli esodi incentivati per gestire 200 esuberi su un totale di 463 lavoratori. Lo

sciopero proclamato dalla Cisl ha portatoa galla una situazione di grande incertezza. Gli addetti, grazie alla

mobilità volontaria, sono scesi a 380. Ma la cooperativa ha alzato il muro davantia nuove richieste di incentivi

all'esodo, conferendo a un gruppo di consulenti il mandato di individuare nuove soluzioni.

23/10/2015Pag. 20

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SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 23/10/2015 12

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R2 Il caso La Sagrada Familia a un passo dal cielo Iniziata nel 1883 l'opera di Gaudí verrà ultimata tra dieci anni Alta 172 metri diventerà il tetto di Barcellona ALESSANDRO OPPES MADRID DIECI ANNI o poco più per completare l'opera. Quasi nulla se si pensa che ne sono trascorsi 133

dalla posa della prima pietra di quello che in origine doveva essere un tempio in stile neogotico ma subito

dopo, era il 1883, per le frizioni tra l'architetto incaricato e i committenti della Asociación Devotos de San

José, venne affidato al genio di Antoni Gaudí che rivoluzionò il progetto. La Sagrada Familia è in dirittura

d'arrivo. E non si tratta affatto di piccoli ritocchi. Quella che verrà portata a termine da qui al 2026, centenario

della morte di Gaudí, è la parte più spettacolare di un monumento che già oggi, con i suoi 112 metri d'altezza,

è in assoluto il più visitato di Spagna (3 milioni e 200mila turisti l'anno), davanti al Museo del Prado e

all'Alhambra. Mancano ancora dieci delle diciotto torri previste dai disegni e bozzetti lasciati dal maestro del

modernismo catalano - alla sua scomparsa ne era stata realizzata solo una - e che nel corso del tempo sono

andate prendendo corpo in quel cantiere infinito nel cuore dell'Eixample barcellonese. Le dodici torri dedicate

agli Apostoli, quattro agli Evangelisti, una alla Vergine Maria e infine l'ultima, la centrale e più alta di tutte, la

Torre di Gesù. Con 172,5 metri, sormontata da una croce, sarà il nuovo tetto di Barcellona e cambierà per

sempre lo skyline della capitale catalana. Supererà finalmente le costruzioni più recenti, i due grossi

parallelepipedi che sorgono in riva al mare, l'Hotel Arts e la Torre Mapfre, entrambe di 154 metri, affacciate

sul Port Olimpic, e anche la vicina e avveniristica Torre Agbar, l'edificio a forma di siluro progettato da Jean

Nouvel.

Gaudí si riprenderà così il ruolo centrale che gli compete, in una metropoli disseminata delle straordinarie

testimonianze della sua produzione architettonica. E non è un caso quell'altezza massima di 172,5 metri: il

maestro non avrebbe mai osato progettare qualcosa che superasse i 180 metri della collina del Montjuic, in

segno di deferenza per quella che all'epoca era considerata la "montagna di Dio". È una delle curiosità

ricordate dal direttore dei lavori, l'architetto Jordi Faulí, che ha presentato la fase finale della costruzione del

tempio proprio all'interno del cantiere, in uno dei nuovi spazi appena completati, la Sala Crucero, che sorge a

60 metri d'altezza sopra la navata centrale, e che sarà la base sulla quale sorgerà l'imponente Torre di Gesù.

Un'opera di ingegneria straordinaria, con 24 colonne di forza triangolare, che dovrà sopportare un peso di

23mila tonnellate, comprese le quattro torri degli Evangelisti, ancora invisibili perché completamente coperte

dalle impalcature, ma che hanno già raggiunto un'altezza di 76 metri: per portarle ai 135 metri finali sarà

necessario un innovativo sistema di costruzione, che rispetta nella sostanza i bozzetti lasciati da Gaudí ma

applica soluzioni tecnologiche d'avanguardia.

Per questo la parte più delicata dei lavori si svolge in questo momento lontano dalla basilica, nelle officine di

Gaià, un paesino della provincia di Barcellona, dove vengono realizzati blocchi di pietra di sei metri di base

per cinque d'altezza a forma di M, con una struttura flessibile d'acciaio all'interno che li rende resistenti al

vento. Una condizione fondamentale quando verranno caricati su gigantesche gru e proiettati nel cielo di

Barcellona a conformare le slanciate torri che ancora mancano all'appello.

«Saranno montati come un meccano», spiega l'architetto Faulí.

Accorgimenti che Gaudí, a fine Ottocento, non poteva neppure immaginare. Ma l'importante è che, alla fine,

il risultato sia quello che il genio del modernismo catalano sognava. LA NASCITA Nel 1882 iniziano i lavori di

una cattedrale in stile neogotico. L'anno dopo l'incarico passa a Gaudí che cambia il progetto LA SCHEDA LE

AMBIZIONI Gaudí ci lavora fino alla morte, 40 anni dopo, senza vedere conclusa la sua opera. I lavori

potrebbero terminare nel 2026 L'ALTEZZA Sono previste 18 torri: la più alta dovrebbe essere quella di

Gesù,172 metri Ora il punto più alto della basilica è di 112 metri

Foto: IL MONUMENTO La Sagrada Familia è il monumento più visitato di Barcellona: 3,2 milioni di turisti ogni

anno

23/10/2015Pag. 47

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SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 23/10/2015 13

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Bufera tangenti su Tecnis a rischio i maxi cantieri* Indagine sugli appalti Anas. Arrestati i vertici dell'impresa catanese In bilico anche la prosecuzione dei lavoriper l'anello ferroviario SARA SCARAFIA Sei cantieri che valgono 450 milioni e che impiegano 500 operai: l'inchiesta shock sull'Anas che ha portato

agli arresti domiciliari i patron della Tecnis Mimmo Costanzo e Concetto Bosco spaventa l'Isola. L'impresa ha

trincee aperte a Palermo a Catania e ancora a Mistretta e Castronovo. A destare maggior preoccupazione è il

maxi-cantiere di Palermo per la realizzazione dell'anello ferroviario: la Tecnis ha già sventrato mezza città, da

piazza Politeama a viale Campania.

«Rischio incompiute», avverte la Cgil. Il sindaco Leoluca Orlando scrive al ministro Del Rio.

A PAGINA II Sei cantieri che valgano 450 milioni di euro che impiegano complessivamente circa 500 operai.

Ma soprattutto una città, Palermo, sventrata nel suo cuore con le trincee che da mesi deturpano piazza

Politeama, viale Lazio, viale Campania e piazzetta della Pace. L'inchiesta shock sull'Anas che ha portato agli

arresti domiciliari i patron della Tecnis Mimmo Costanzo e Concetto Bosco spaventa l'Isola. Il sindaco di

Palermo Leoluca Orlando ha chiesto un incontro al ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio e ai vertici di

Rfi. L'anello ferroviario, la maxi-opera da 154 milioni, è ancora alle battute iniziali ma le ruspe dell'impresa

hanno già scavato trincee in mezza città. Al Comune ieri la notizia degli arresti è arrivata come un terremoto

in un momento nel quale l'amministrazione fatica a frenare il malcontento: residenti e negozianti che abitano

nelle zone coinvolte dai lavori si sentono ostaggio degli scavi. E anche se ieri gli operai si sono presentati in

cantiere, la paura è che all'improvviso le ruspe si possano fermare. «Con Delrio e Rfi voglio valutare eventuali

iniziative che possano evitare conseguenze gravissime, non solo per il trasporto pubblico ma per tutta la

mobilità urbana interessata da importanti cantieri gestiti dalla società Tecnis», dice Orlando.

La paura da Palermo corre fino a Catania dove l'impresa di Costanzo e Bosco ha tre appalti in corso:

anzitutto i due della metropolitana che complessivamente pesano per 100 milioni, ma anche quello del nuovo

ospedale San Marco da 125 milioni. «Entrambi i lavori sono in fase avanzata - dice Giovanni Pistorio della

Cgil etnea - la paura adesso è che possano fermarsi». Il filo della paura da Catania arriva alla statale

Palermo-Agrigento dove la Tecnis sta realizzando lo svincolo Castronovo (opera da 9 milioni). Poi sale tra

Mistretta e Nicosia. Qui l'impresa sta lavorando all'ammodernamento di un tratto della statale Nord-Sud tra

Santo Stefano di Camastra e Gela.

Sull'appalto da 32 milioni che impegna 79 dipendenti a tempo indeterminato e 12 precari la tensione era alta

già prima degli arresti: proprio ieri l'impresa e i sindacati hanno discusso della proposta di mobilità di 30

dipendenti richiesta dall'azienda. «A preoccuparci oltre all'incubo incompiute sono anche i livelli

occupazionali», dice Franco Tarantino, segretario regionale della Fillea Cgil. L'ultimo scandalo che aveva

coinvolto l'impresa che complessivamente impiega 1.300 dipendenti tra manager e operai, era scoppiato

nemmeno un mese fa quando Bosco e Costanzo sono finiti sotto indagine per il sospetto di aver utilizzato

cemento impoverito per la realizzazione delle banchine del porto di Messina. In primavera, invece, ad

allarmare era stata la scelta della Tecnis di disimpegnarsi dai lavori in corso in diverse parti della Sicilia. A

cominciare da quelli sul viadotto Scorciavacche franato lungo la Bolognetta-Lercara. Ma l'azienda nei mesi

scorsi ha deciso pure di interrompere i lavori sulla statale 640 di Porto Empedocle che impiegava 37 operai. E

ancora di abbandonare l'appalto da 14 milioni per la realizzazione della nuova rete fognaria di Palermo: i

lavori per la costruzione della nuova rete fognaria che dovrebbe portare i liquami della zona a nord di via

Dante al depuratore di Acqua dei Corsari, sono stati ceduti alla consorziata Sikelia. I problemi di liquidità

dell'azienda erano noti: lo stesso Bosco a maggio aveva dichiarato di attendere più di 30 milioni da

committenti per i quali aveva realizzato o stava realizzando lavori, dall'Anas al Comune di Roma all'Autorità

portuale di Catania. «Somme importanti», diceva Bosco che però assicurava che nel giro di pochi mesi

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avrebbe incassato una grossa somma da un contenzioso che avrebbe risolto la carenza di liquidità. A

proposito dell'inchiesta la Tencis in una nota afferma: «Agli imprenditori Bosco e Costanzo non sono state

rivolte accuse né per associazione a delinquere, né per appalti truccati. Le imputazioni riguardano il reato di

"corruzione", ma non per ottenere somme non dovute. Le interferenze al vaglio della magistratura riguardano

piuttosto un tentativo di accelerare i tempi di pagamento di corrispettivi dovuti, nonché per ottenere in tempi

accettabili la presa d'atto per la cessione del ramo d'azienda Lombardia, necessaria per fare cassa per poter

far fronte alle esigenze finanziarie dell'azienda». Fare cassa, dunque, e mantenere in piedi l'azienda. «Ci

auguriamo che la magistratura faccia chiarezza al più presto», dice la Cgil che non teme soltanto per gli

appalti in corso ma anche per quelli che sembravano ai nastri di partenza. Dalla Catania-Ragusa all'appalto

per la realizzazione del porto di Sant'Agata di Militello. Il Movimento 5Stelle attraverso i suoi deputati siciliani

e calabresi chiede all'Anas di «sospendere cautelativamente tutte le opere in mano alla Tecnis ed

eventualmente affidare i lavori ad altre imprese», mentre il sindaco Orlando annuncia che chiederà a Rfi di

verificare se l'impresa ha ancora «i requisiti richiesti a chi prende in appalta lavori pubblici». IL

PROCURATORE Giuseppe Pignatone ha coordinato le indaginiLO SVINCOLO La società sta realizzando

anche uno svincolo a Castronovo lungo la statale tra Palermo e Agrigento: si tratta di un opera che costa 9,7

milioni L'ANELLO A Palermo la Tecnis è impegnata nella realizzazione dell'anello ferroviario, un'opera da 154

milioni di euro LA STATALE L'impresa sta lavorando per ammodernare un tratto della statale Nord-Sud tra

Santo Stefano di Camastra e Gela: 32 milioni I PUNTI/1 LA METROPOLITANA A Catania invece l'impresa

sta realizzando due lotti di metropolitana: uno da 73 milioni e uno da poco meno di 16. Realizzata anche la

stazione Stesicoro L'OSPEDALE A Catania lavori in corso pure per la realizzazione dell'ospedale San Marco,

appalto da 124 milioni che prevede un centro di ortopedia

Foto: Il cantiere dell'anello ferroviario in via Emerico Amari

Foto: I COSTRUTTORI Da sinistra Concetto Bosco e Domenico Costanzo

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LA POLEMICA L'INTERVISTA Settis: Renzi stoppi il piano casa di Toti* MICHELA BOMPANI «ILLEGALE, semplicemente.

Deve intervenire Matteo Renzi: deve appellarsi alla Corte Costituzionale contro questa delibera, prima che in

luogo bellissimo e fragile come la Liguria accada qualcosa di irreparabile». Lancia un appello forte al premier,

Salvatore Settis, e liquida il nuovo Piano casa della Regione Liguria, varato dalla giunta di Giovanni Toti.

Professor Settis, la Regione Liguria ha varato un nuovo Piano casa permanente: si può tornare a costruire,

ampliando gli edifici, nei Parchi.

«Prima di scendere nel merito dei contenuti, basta fermarsi al contenitore. Questa ondata di Piani casa,

promulgati dalle regioni, è illegale, perchè non esiste la legge quadro, nazionale, di riferimento. Sono rami

senza un albero normativo: cadono, non hanno fondamento.

È così anche per il Piano casa della Liguria».

Perchè manca la legge nazionale? «Silvio Berlusconi, da premier, annunciò un Piano casa nazionale, con

linee generali, da cui avrebbero dovuto discendere i Piani casa regionali. Ma qualche giorno dopo

quell'annuncio, purtroppo, avvenne il terremoto dell'Aquila. E siccome nelle linee guida di quel Piano

nazionale c'era la quasi abolizione di ogni norma antisismica, alla fine la legge non venne mai emanata. Ecco

perché qualsiasi Piano casa é illegale e Matteo Renzi deve e può impugnarlo alla Corte costituzionale».

Passiamo ai contenuti: le paiono esagerate le polemiche intorno al testo della delibera? «Il destino di questo

Piano è essere abolito, perché è palesemente illegale. Mi pare un tentativo di così estrema e selvaggia

liberalizzazione del cemento portato avanti dal presidente Toti che sfocia nella pura irragionevolezza. Non

dispero però. Spero che il governo Renzi, se è di centrosinistra come dice, vada alla Corte Costituzionale. E

se non vi ricorre il premier, confido nell'ufficio legislativo del ministero dei Beni culturali». E se nessuno si

muovesse? Cosa rischia la Liguria? «Al primo atto amministrativo che venisse compiuto secondo le norme di

questo Piano Casa, al primo intervento edilizio, al primo muretto edificato, qualsiasi associazione potrebbe

fare ricorso al Tar. Però ci vorrà tempo. E finché il Tar non si sarà pronunciato, allora potranno essere

commesse le piraterie più spaventose. Non appena il Piano casa, se non bloccato prima, entrerà in vigore,

vedrete, si scateneranno tutti a costruire, a martoriare la stupenda Liguria. Bisogna essere vigili e

consapevoli: se non viene fermato prima, è certo, succederà proprio così».

Il dissesto idrogeologico ha già presentato il conto ai liguri: il presidente Toti dice che il Piano servirà per

ristrutturare e riqualificare, non per costruire.

«Fare un Piano casa del genere in una regione martoriata come la Liguria, con un eccesso di costruito e con

un dissesto idrogeologico che la rende fragilissima, e che ha già prodotto purtroppo una sequenza di eventi

luttuosi, la ritengo un'azione semplicemente irresponsabile». Professore, pensa che davvero questa legge

potrebbe però rimettere in moto l'economia, come dice Toti, rilanciando il settore edilizio? «È semplicemente

una falsità. Proprio recentemente ho partecipato a un convegno organizzato dall'Associazione nazionale

costruttori, invitato da loro. E, a sorpresa di tutti, il loro presidente ed io ci siamo trovati d'accordo. Ormai la

linea dell'associazione è netta: la manodopera vittima della crisi si recupera efficacemente solo

reimpiegandola nelle opere di ripristino del territorio, nel recupero degli edifici abbandonati e malsani, c'è un

modo di utilizzare la manodopera edilizia senza devastare il territorio, ma bisogna scegliere questa strada. E

la Liguria dovrebbe essere la regione guida, in Italia.

Se una regione civile come la Liguria e una città colta come Genova cadono in questa trappola, come

faremo a difendere altri territori meno civili? Questo Piano, che arriva dalla giunta Toti, è un messaggio

barbarico».

Foto: SALVATORE SETTIS L'archeologo, presidente del consiglio scientifico del Louvre, ha da tempo messo

la sua attenzione sull'ambiente

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IL RACCONTO Nel parcheggio del Bisagno spunta l'architetto indagato Gianluca Peluffo è socio fondatore dello studio che ha progettato l'opera denunciata da Report È finitonell'inchiesta che ha travolto il vice presidente della Regione Lombardia VALENTINA EVELLI CHI SPUNTA tra ponteggi e colate di cemento per la realizzazione del parcheggio del ponte Fleming? Il

progetto è quello presentato da Report, il cantiere che il sindaco Marco Doria ha scoperto in diretta nazionale,

la costruzione nell'alveo del Bisagno. A progettare il tanto discusso parcheggio, interrato sotto gli argini del

fiume, è lo Studio 5+1 AA, di Alfonso Femia e Gianluca Peluffo. E se a Femia è stato assegnato anche il

coordinamento della sicurezza nella fase di progettazione, il suo socio Peluffo, intanto, è finito nelle carte

dell'inchiesta che ha travolto il vice presidente regione Lombardia Mario Mantovani, attualmente indagato per

turbativa d'asta e corruzione.

«E' un progetto fallimentare sotto tutti i punti di vista - spiega Giacomo Cafasso del comitato di via Gherzi

Lusignani, scorrendo le foto che mostrano l'acqua entrata nel cantiere appena un mese fa - Come si fa a

costruire ex novo un parcheggio interrato in questa zona e considerarlo sicuro solo perché si trova a 10 metri

dall'argine? Altro che piena del Bisagno, è bastato un breve temporale per allagare il piano più basso. E

quando serviranno le pompe idrovore per togliere l'acqua nei sotterranei i costi saranno a carico nostro». Un

progetto da 5 milioni di euro che prevede oltre alla realizzazione del park di interscambio anche interventi

sulla viabilità della sponda destra del fiume e la pedonalizzazione di via Molassana. Un piano portato avanti

dalla Regione utilizzando fondi europei e affidando la direzione lavori al Comune. E' questa l'ultima tessera di

un puzzle a incastro, una battaglia tra residenti e Comune sul futuro di un'intera vallata, che passa anche

dalla gestione dei parcheggi. «Quei 250 parcheggi avrebbero dovuto implementare quelli di via Gherzi per

rispondere alle esigenze del territorio - rilancia Dario Pedemonte, rappresentante dei commercianti della zona

- Invece lo scorso anno i 120 posteggi liberi della via sono stati privatizzati da un giorno all'altro, acquistati

dall'immobiliare Sant'Elena. Un'appropriazione illegittima tanto che dopo il nostro esposto è stata riaperta

l'istruttoria ma nel frattempo temiamo che anche i 100 posti liberi di via Lusignani facciano la stessa fine».

Posti auto chiusi con pali e catene e venduti a 12 mila euro l'uno sotto a palazzine con centinaia di

appartamenti e residenti sul piede di guerra che non sanno più dove mettere le auto. Dalle finestre dei palazzi

sventolano ancora i lenzuoli bianchi che chiedono spazi liberi mentre i conti a Molassana non tornano più. «E

ora ci chiedono di spostarci nel nuovo parcheggio e vivere con la paura. Allo scattare dell'allerta dovremo

portar via le macchine.

Per lasciarle dove? - rilancia Giacomo Cafasso - Molti dimenticano che prima di questo cantiere c'era già un

altro parcheggio, demolito a inizio 2014, con 150 posti sul piano superiore e un piano interrato utilizzato come

deposito per i mezzi di Aster e della polizia municipale. Non sarebbe stato più lungimirante sistemare quello e

investire i fondi nella sicurezza dei torrenti?».E per supportare i residenti della zona Legambiente ha

organizzato un flash mob (lunedì prossimo ore 17) proprio davanti al cantiere.

www.regione.liguria.it www.comune.genova.it PER SAPERNE DI PIÙ

Foto: CANTIERE Il cantiere del parcheggio interrato del ponte Fleming a Molassana

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LEGGE DI STABILITÀ 2016 Negli enti locali blocco degli aumenti tributari e tariffari per tutto ilprossimo anno MATTEO BARBERO E FRANCESCO CERISANO Barbero-Cerisano a pag. 34 Blocco degli aumenti tributari e tariffari per tutto il 2016. Abbassamento del

turnover al 25%. Nuovo freno alla contrattazione decentrata. Sono queste le principali novità per gli enti locali

inserite in questi ultimi giorni nel testo del ddl stabilità 2016 (atteso oggi in parlamento), che vanno ad

aggiungersi a quelle presenti fin dalle prime stesure, come l'ennesimo restyling del prelievo immobiliare e il

passaggio dal Patto al pareggio di bilancio. Su Imu e Tasi, l'ultima versione del testo (si veda ItaliaOggi di ieri)

esclude dalla detassazione le prime case di lusso (ossia quelle accatastate in A1, A8 e A9) e reintroduce la

maggiorazione dello 0,8 per mille senza più l'obbligo per i comuni (in molti casi eluso nella pratica) di

destinarne i proventi al finanziamento di detrazioni. Proprio per compensare la maxi aliquota, si è deciso di

congelare per tutto il prossimo anno la possibilità di aumentare aliquote e tariffe, che dunque potranno essere

solo ridotte o restare ai livelli attuali. Il che rende ancora più urgente l'approvazione della sanatoria per le

delibere adottate nel 2015 oltre la scadenza per l'approvazione del bilancio. Restano fuori dal blocco la Tari

(che in base alle regole europee deve coprire al 100% i costi del servizio rifiuti) e gli aumenti deliberati dagli

enti in pre dissesto. I fondi per le compensazioni ai sindaci si riducono ulteriormente, scendendo a circa 4,2

miliardi, di cui 3,6 per abitazioni principali e terreni, 155 per gli imbullonati e 390 di ex fondo Imu-Tasi.

Delibere in ritardo, la soluzione nel decreto sulla voluntary La soluzione per risolvere il pasticcio delle delibere

approvate fuori tempo massimo potrebbe arrivare non nella manovra, ma dal senato che sta esaminando il dl

n.153/2015 sulla proroga della voluntary disclosure. Il provvedimento, conclusi i lavori in commissione,

arriverà in aula martedì ed è già pronto un emendamento del Pd (a firma dei senatori Daniele Borioli e

Federico Fornaro) che per il 2015 salva le delibere sui tributi locali adottate dai comuni entro il 31 agosto

(purché pubblicate sul Portale del federalismo fiscale del Mef entro il 28 ottobre per Imu e Tasi ed entro il 20

dicembre per l'addizionale comunale Irpef). Gli enti che non hanno deliberato entro fine agosto dovranno

invece applicare le aliquote e le tariffe applicate nel 2014. L'emendamento, accolto favorevolmente dal

governo che tuttavia, in aula, si rimetterà alla decisione dell'assemblea, ha molte chance di essere approvato.

E questo darebbe un po' di respiro ai comuni sull'esercizio finanziario 2015. Le altre modifiche Le altre new

entry riguardano il personale, con la riduzione del turnover per tutti gli enti (virtuosi e non), che per i prossimi

due anni potranno destinare a nuove assunzioni solo il 25% della spesa dei cessati nell'anno precedente

(oltre agli eventuali resti) e il nuovo tetto al fondo per la contrattazione decentrata, che non potrà superare

l'importo 2015 e dovrà essere automaticamente ridotto in misura proporzionale alla riduzione del personale in

servizio. Confermato l'addio al Patto, che dal prossimo anno sarà sostituito dal pareggio di competenza in

versione light: gli enti (compresi i comuni con meno di 1.000 abitanti, fi nora esclusi dai vincoli) dovranno

conseguire un saldo non negativo fra entrate e spese fi nali in termini di sola competenza (accertamenti e

impegni). Nessuna limitazione sull'uso della cassa, mentre per avanzi e debito lo sblocco è parziale e

riguarda le sole spese per l'edilizia scolastica entro un budget massimo di 500 milioni per il 2016. Infine, da

segnalare il giro di vite sull'obbligo di comunicare mediante piattaforma elettronica le fatture pagate e

l'estensione a tutti i comuni della possibilità di procedere ad acquisti in autonomia fino a 40.000 euro (si veda

altro approfondimento a pag. 37). © Riproduzione riservata

Tutte le novità della manovra per gli enti localiConfermatelacancellazionediImueTasisulleabitazioniprincipali

Tributi

Personale

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Per gli anni 2016 e 2017, il limite al turnover scende al 25% delle cessazioni dell'anno precedente (contro

l'80% previsto dalla normativa vigente), anche per gli enti virtuosi con una spesa di personale inferiore al 25%

di quella corrente (per i quali oggi è al 100%). Torna il blocco della contrattazione decentrata, il cui fondo, dal

prossimo 1° gennaio, non potrà superare l'importo 2015 e dovrà essere automaticamente ridotto in misura

proporzionale alla riduzione del personale in servizio.

Vincoli di fi nanza pubblica

Addio al Patto, rimpiazzato dal pareggio di bilancio di sola competenza, che viene esteso anche ai comuni

sotto i 1.000 abitanti. Niente più vincoli per l'utilizzo della cassa, mentre per gli avanzi e il debito prevista solo

uno sblocco parziale (500 milioni per l'edilizia scolastica per il solo 2016). È saltata la norma che imponeva ai

comuni un ulteriore concorso per 317 milioni.

Fondo di solidarietà comunale

I 3,6 miliardi destinati a compensare i minori incassi da Imu e Tasi saranno ripartiti in base ai gettiti effettivi

2015. Per i comuni delle regioni ordinarie cresce dal 20% al 30% per il 2016 e al 40% dal 2017 la quota da

ripartire in base ai fabbisogni standard. Riproporzionata la quota di alimentazione a carico dei comuni.

Confermate la cancellazione di Imu e Tasi sulle abitazioni principali e la detassazione dei cosiddetti

imbullonati. Le prime case «di lusso», però, continueranno a pagare (ma per l'Imu con aliquota agevolata del

4 per mille). Estesa fi no al 2016 la maggiorazione dello 0,8 per mille. Via l'Imu sui terreni agricoli posseduti e

condotti da coltivatori diretti e Iap, su quelli ubicati nelle isole minori e su quelli a immutabile destinazione

agro-silvo-pastorale a proprietà collettiva indivisibile e inusucapibile. Per gli altri terreni, le esenzioni tornano a

essere regolate dalla circolare n. 9/1993. La Tasi sarà dovuta anche dagli occupanti, tranne che per gli

immobili adibiti ad abitazione principale degli stessi. I proprietari non dovranno versare più del 90% del

tributo. Scende a circa 4,2 miliardi la dote per compensare i mancati introiti di Imu e Tasi, di cui 3,6 per le

misure su prima casa e terreni, 155 per gli imbullonati e 390 di ex fondo Tasi. Viene abrogata l'Imu

secondaria (mai applicata). Fino al 31 dicembre 2016 non potranno essere deliberati aumenti di aliquote e

tariffe, fatta eccezione per la Tari e per gli enti in pre dissesto. Anticipo al 14 ottobre del termine per l'invio al

Mef delle delibere sulle aliquote Imu e Tasi oggi fi ssato al 21 ottobre.

RANCESCO

CERISANO

Supplemento a cura di [email protected]

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TANGENTI IN ANAS Corruzione e voto di scambio: dieci arresti tra imprenditori e funzionari Il capo era la "Dama nera " , Antonella Accroglianò. Ai domiciliari anche l ' ex sottosegretario Meduri Mazzette, favori e il giallo dell'incontro con il ministro Libri e farmaci Si parlava di bustarelle: " Non le ciliegie smorzicate... Vieni con una ciliegia definitiva " MARCO LILLO E VALERIA PACELLI Le chiamavano " cil iegie " o " libri " o " medi c i n a li " ma alla fine sempre di tangenti si parlava. Quelle che,

secondo il gip che ieri ha emesso dieci ordinanze di custodia cautelare, finivano nelle tasche della " Dama

nera " e dei funzionari infedeli dell ' Anas. La " Dama nera " è Antonella Accroglianò, 54 anni, di Cefalù

(Palwermo), responsabile del coordinamento tecnico-amministrativo dove si decide se e quando pagare le

società per gli stati avanzamento lavori. Si faceva dare le mazzette, secondo l ' accusa, anche per pagare i

proprietari espropriati dei loro beni per le opere pubbliche. Forte di questo potere, per il gip, è il " capo e

promotore dell ' associazione a delinquere " finalizzata a realizzare varie corruzioni e un voto di scambio. In

carcere con lei sono finiti altri quattro dirigenti e funzionari dell ' Anas. Ai domiciliari sono da ieri due

imprenditori siciliani: Domenico Costanzo e Concetto Bosco, amministratori di Tecnis Spa e Cogip

Infrastrutture Spa, accusati di aver pagato una tangente da 150 mila euro. Ai domiciliari è andato anche l ' ex

sottosegretario del governo Prodi ed ex governatore della Regione Calabria, Luigi Meduri, oggi lobbysta a

disposizione dell ' impresa. Tecnis voleva cedere con il ramo d ' azienda anche l ' appalto vinto per la variante

di Morbegno (Sondrio). La mazzetta sarebbe stata pagata ai funzionari proprio per ottenere una rapida "

definizione del procedimento di ' presa d ' atto ' d ella cessione " di questo appalto da 150 milioni di euro.

Mentre Meduri si accontentava di far assumere due persone " a lui riferibili " all ' Anas. PENSAVA A TUTTO

la " Dama ner a " . Anche a trovare il subappaltatore giusto per non avere noie in Calabria dai gruppi criminali

locali. Per questa ragione è stata contestata l ' in duzione indebita anche alla De Sanctis Costruzioni che

avrebbe promesso di accettare la ditta locale sponsorizzata per il movimento terra. Gli arrestati non si

fermavano davanti a nulla. Nemmeno quando il funzionario dell ' An a s Giovanni Parlato viene fermato dalla

Guardia di Finanza con mazzette per 25 mila euro in contanti già suddivisi in tre buste e si cerca di avere

notizie " chiedendo a Alberto Buffone di attivarsi attraverso suo suocero Walter Cretella " , generale di

divisione della Guardia di Finanza e oggi al Centro Studi Difesa, che non è indagato. Né quando l '

imprenditore Concetto Bosco viene fermato quando atterra il 9 giugno a Fiumicino da Catania con 48 mila

euro in contanti nella valigetta. Tre settimane dopo la solita Accroglianò si fa filmare dalla telecamera

nascosta nell ' ufficio mentre si lamenta: " Gliel ' ho detto non puoi venire con queste ciliegie smozzicate così

che fai confusione, vieni con una ciliegia definitiva " . Ieri sono stati trovati a casa della madre della dirigente

Anas nel corso delle perquisizioni 70 mila euro. Il nome più importante nell ' operazione è quello della Tecnis

Spa di Catania. Negli anni si è aggiudicata lavori sul Raccordo Autostradale di Roma, i ponti sull ' Adda e sul

Piave fino al terzo macrolotto della Salerno-Reggio. Il suo amministratore Costanzo - a differenza del socio

Concetto Bosco, secondo i pm - non fa " il lavoro sporco " delle consegne di denaro. Costanzo gode di ottima

stampa (dal F og li o al Corriere della Sera ) e anche di ottimi rapporti politici. Il 6 luglio scorso, la " Dama

nera " so stiene che Luigi Meduri ha portato gli imprenditori al cospetto del " ministro " . Mentre la cimice del

Nucleo di polizia tributaria di Roma guidato dal colonnello Cosimo Di Gesù registra le sue parole, lei si

lamenta con il funzionario Oreste De Grossi, arrestato ieri, perché i due imprenditori catanesi sono spariti. "

La Accroglianò sottolinea - scrive il gip - come tra l ' altro gli imprenditori catanesi avessero risolto altre

problematiche non meglio specificate attraverso l ' in termediazione di Meduri, il quale li aveva agevolati

mediante l ' incontro con un non meglio identificato ministro " . La Dama nera dice: " Mo ' stan no messi bene

perché poi Meduri li ha fatti incontrare con il ministro. Gli hanno fatto vedere il progetto, nuove cose eh... " . IL

NOME NON C ' È ma dal contesto potrebbe sembrare un ministro delle Infrastrutture. La portavoce di

Graziano Delrio però spiega: " Grazi ano Delrio non ha mai incontrato gli amministratori di Tecnis " , quindi o

è una millanteria oppure il ministro sarebbe un altro. Luigi Meduri è accusato di essere stato il mediatore "

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degli interessi delle imprese " otte nendo in cambio l ' assunzione in Anas di due persone " a lui riferibili " . Il

lavoro è la nuova frontiera delle mazzette 2.0. Anche la " Dama Nera " si era fatta promettere (dopo l ' indi

gestione di " ciliegie " ) il " rico noscimento di un incarico pubblico " al fratello Galdino, candidato non eletto

con l ' Udc per la Regione Calabria. L ' operazione poi non riesce. Secondo il gip: " Il Meduri affermava di

avere già parlato della questione con tale Mario, che potrebbe identificarsi con ragionevole certezza in

Oliverio Mario, governatore (eletto con il Pd, nd r ) della Regione Calabria " . La scheda La scheda n

ARRESTI Dieci le ordinanze emesse ieri. In cella è finita, Antonella Accroglianò, dirigente Anas; ai domiciliari,

invece l'ex sottosegretario Meduri e i responsabili di Tecnis e Cogis n INDAGINI L'inchiesta rivela il sistema

corruttivo. I vertici attuali non sono coinvolti. Per alcuni uffici il procuratore Pignatore parla di "quotidiana

corruzione "

Foto: Cantieri Lavori stradali; in alto, Domenico Costanzo di Tecnis, colosso siciliano delle costruzioni

LaPresse

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SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 23/10/2015 21

Page 22: ANIEM...2015/10/23  · Via i dazi tra Ue e Vietnam 60 23/10/2015 Il Sole 24 Ore Nel Bolognese la manifattura torna ad assumere 62 23/10/2015 Il Sole 24 Ore Aifi: investimenti stabili,

Coop Costruzioni in bilico Oggi l'incontro coi sindacati di SIMONE ARMINIO L'INCONTRO della verità sullo stato di salute di Coop Costruzioni- ci sarà stamattina.

Alle 10 in via Zanardi, nella sede costruita, inaugurata e poi venduta qualche mese fa per disperato bisogno

di liquidità, il presidente Luigi Passuti dovrà spiegare una volta per tutte ai rappresentanti di Fillea-Cgil, Filca-

Cisl e Feneal-Uil se la storia di Coop Costruzioni - avviata all'alba del 18 gennaio 1934 - finirà prima del

nuovo anno o continuerà il suo percorso. SULLO sfondo ci sono le dimissioni dell'ad Luciano Dal Prato (che

era arrivato a giugno) e il lavoro di un team di consulenti incaricati di valutare la praticabilità di una

ristrutturazione dei conti che continua a non arrivare nono stante gli sforzi e i sacrifici. A bilancio 2014 ci sono

un passivo di 58,3 milioni di euro, un debito di di 251,9 milioni e un Mol, margine operativo lordo,

letteralmente ribaltatosi da un positivo di 12,9 nel 2013 a un negativo di 11,7 milioni di euro nel 2014. E se il

Mol, così dicono le definizioni, è la capacità di un'azienda di generare liquidità, ecco spiegato il problema più

urgente: in cassa, di soldi non ce ne sono. Motivo per cui, come denuncia da giorni Cristina Raghitta,

segretaria di Filca, «da qualche tempo si verificano preoccupanti ritardi nel pagamento degli stipendi». E non

solo. La crisi di denaro liquido ha bloccato anche il sudatissimo accordo siglato con i sindacati a marzo, che

scongiurava gli esuberi con l'accesso alla cassa integrazione e la mobilità volontaria. Ma è tutto bloccato

perché a chi vorrebbe andarsene, l'azienda non riesce a corrispondere il dovuto. Così come ai fornitori, che

dovrebbero assicurare l'operatività dei cantieri, rimangono scoperte le fatture e loro, per contro, non portano i

materiali. PER PORTARE la liquidità dagli 11,8 milioni di fine 2014 ad almeno 60-65 milioni, lo scorso marzo

era arrivato il nuovo piano industriale 2015-2019, con dismissioni importanti e un soccorso rosso di 18 milioni

da parte di Legacoop, anticipato ad aprile per 14 milioni. Poi il 4 giugno Fi.Bo, la finanziaria della Lega, è

entrata nella proprietà con l'acquisto di 1000 azioni da 50 euro ciascuna, per un totale di 50 milioni di euro, e

ha espresso un ad, Luciano Dal Prato, che ha rassegnato le sue dimissioni mercoledì scorso,

nell'impossibilità di attuare quel piano. Tutto è in mano ai, consulenti che oggi scioglieranno la riserva sulle

possibilità di recupero del paziente. Nel frattempo, i debiti verso i fornitori (al 31 dicembre erano 58,1 milioni

di euro) continuano a paralizzare cantieri su cantieri. L'unico che va senza problemi è il Cantierone di via

Rizzoli, che in tutto questo marasma non ha subito intoppi ed è ormai giunto a conclusione. I catastrofisti, tra

gli operai, pensano non sia casuale: e se fosse quel cantiere l'unico motivo per tenere ancora in vita

l'azienda? E se, chiusi lavori, i libri prenderanno la via del tribunale? Ai vertici di Coop Costruzioni, i sindacati

stamattina chiederanno anche questo.

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Cantiere, arrivano i primi ritrovamenti Il sindaco: «Non hanno pesoarcheologico» di ANDREA ALESSANDRINI SUL CANTIERE di piazza Libertà, aperto lunedì 12 ottobre, appena dieci giorni

dopo rimbalzano già voci di ritrovamenti, col timore che già in fase di partenza debba intervenire la

Sovrintendenza e qualcuna paventa già leggendarie, almeno per ora, sospensioni dei lavori. In effetti qualche

affioramento c'è stato e chi segue gli sviluppi dei lavori se ne può accorgere. Abbiamo chiesto al sindaco di

Cesena Poalo Lucchi, com'è la situazione, e se i primi riaffioramenti sono di pregio archeologico. «Giovedì

mattina - informa il sidnaco -con il nostro architetto dirigente Bernabini e l'assessore Miserocchi, ho incontrato

la dottoressa Miari della Soprintendenza archeologica di Bologna (che ha sino ad ora seguito la progettazione

di Piazza della Libertà per la parte di verifica archeologica) e la dottoressa Cavallari, alla quale il

Soprintendente regionale Malnati ha attribuito la competenza territoriale per la nostra zona. Posso dunque

garantire che sino ad oggi nel cantiere di Piazza della Libertà, non sono stati fatti rinvenimenti rilevanti. Ma,

poiché c'è grande interesseattorno all'andamento dei lavori e le stesse dirigenti della Sovrintendenza sono

rimaste sorprese dalle tante persone che sostano negli oblò attorno al cantiere, la prossima settimana

assieme alla Soprintendenza organizzeremo una conferenza stampa sul cantiere». «GRAZIE AL

RAPPORTO con la Sovrintendenza - aggiunge Lucchi - in piazza della Libertà sarà possibile garantire ai

cesenati ed agli appassionati di storia, un percorso trasparente e virtuoso, raccontando le verifiche

archeologiche in corsoattraverso informazioni costanti (attraverso incontri con gli archeologi rivolti alla stampa

e ai cittadini o grazie al web) e poi con pubblicazioni e mostre. Magari anche pensando a porzioni di piazza

visibili a tutti. Ciò che troveremo sarà una sorpresa per tutti, anche se i documenti ufficiali - inviati tra il 1993

ed i 2012 al Comune di Cesena dalla Soprintendenza Archeologica e dalla Soprintendenza per i Beni

Architettonici e Paesaggistici per le Province di Ravenna, Ferrara, Forlì-Cesena, Rimini - un po' di cose le

raccontano già. Ma del percorso di condivisione dei ritrovamenti con tutti i cesenati daremo notizie precise la

prossima settimana». Da quello che si è appreso, i ritrovamenti riguardererebbero l'acciotolato preesistente

alla asfaltatura della piazza e i reperti delle fondazioni del precedente edificio, palazzo Mori, che fu abbattuto

negli anni Cinquanta.

23/10/2015Pag. 2 Ed. Cesena

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PAZZAGLIA (FC) 'Da piazza Malatesta spariti i parcheggi ma i lavori non partono' PARCHEGGIO sparito, ma i lavori chi li ha visti? Lo chiede il consigliere comunale di Fare Comune, Fabio

Pazzaglia. «Martedì 13 ottobre - scrive - il lato del Castello che dà verso Piazza Malatesta è stato blindato

con una recinzione che da quel giorno lo circonda. Motivo: il primo intervento di scavo archeologico in

quell'area. Lo stesso giorno Palazzo Garampi comunicava: 'E' partito il cantiere per riqualificare piazza

Malatesta, al via l'indagine archeologica'. Bene, sono passati 10 giorni ma non abbiamo ancora visto nessuno

scavo, o almeno nessuno di noi se n'è accorto». «Se gli scavi fossero già cominciati dovremmo

complimentarci con le maestranze che lavorano in modo talmente discreto che non si vedono. Più che il

teatro di nuovi scavi archeologici, quello di Piazza Malatesta, oggi sembra un cantiere fantasma. Siamo alle

solite, i tempi tecnici di chi lavora nei cantieri non corrispondono col ritmo mediatico del primo cittadino. Un

ritmo, il suo, incessante». «E' il sindaco più teatrale che la città abbia avuto dal dopoguerra ad oggi - chiosa

Pazzaglia -. Chissà se tra un comunicato e una conferenza, troverà il tempo di illustrare, a chi come è un

pelino più interessato alla sostanza che all'immagine, l'andamento degli scavi in Piazza Malatesta».

23/10/2015Pag. 12 Ed. Rimini

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L'edilizia tenta nuovi percorsi «Le case in legno vanno forte» CIVITANOVA MARCHE (Macerata) L'EDILIZIA IN STALLO sta portando a inversioni totali nel settore.

«Meglio lavorare con i privati rispetto al pubblico, anche perché c'è più certezza nei pagamenti», dice Alberto

Simonetti (foto) imprenditore che guarda alla casa attraverso un showroom di 6mila metri quadrati. Cosa ha

cambiato la crisi nel settore? «Noi nel 2008 abbiamo fatturato 65 milioni perché siamo molto ben radicati non

solo sulla provincia di Macerata, ma anche su Ancona e su Ascoli Piceno. Lo scorso anno il nostro fatturato è

stato di 42 milioni di euro». E per il 2015? «Pensiamo di chiudere attorno ai 40 milioni». Quante persone

impiegate? «Prima della crisi eravano in 190, ora siamo a 148 dipendenti». Cosa sta cambiando le carte in

tavola? «Vediamo che da parte della gente sta salendo la curiosità verso le case in legno. Specialmente tra i

giovani. Ora questo settore rappresenta circa il 10% del nostro fatturato. Ma la domanda cresce in maniera

esponenziale». Quanto si spende per una casa di 100 metri quadrati? «Direi che siamo mediamente intorno

ai 150mila euro. Ma il prezzo varia anche in virtù delle rifiniture che ognuno vuole». Solo case in legno? «No,

perché adesso si sta aprendo un nuovo fronte». E sarebbe? «Quello delle coperture, i tetti». Ristrutturazioni...

«Anche. Per avere meno carichi sulla struttura, molti ora scelgono di rifare le coperture e quindi i tetti in

legno». Ritorno al Rinascimento? «Più o meno. Va tenuto conto che si riesce ad avere la casa chiavi in mano

nel giro di 3-5 mesi. Con performance di rendimento migliori rispetto a quelle tradizionali». Quando avete

iniziato a lavorare in questo settore? «Un'evoluzione che va avanti da 30 anni. Siamo partiti con i materiali

per l'edilizia e siamo arrivati alle costruzioni in legno. Lo abbiamo fatto quando abbiamo capito che i grandi

costruttori stavano sparendo per la crisi». Iniziate ad essere in molti in questo segmento di mercato, anche

nelle Marche... «Sì, è vero, ma noi della Simonetti, rispetto agli altri abbiamo non solo il legno ma anche tutto

il resto. Una persona che entra nel nostro showroom trova tutto quello che gli serve: dalla costruzione fino

all'arredamento». Come va l'edilizia in generale? «Male, soprattutto nelle Marche. Siamo la Regione messa

peggio». Estero? «Abbiamo fatto lavori, di edilizia tradizionale in Russia, Libano, Nigeria e Iran». L'Expo ha

dato risultati? «Siamo premiati come showroom più grande d'Europa, a Civitanova sono arrivate diverse

delegazioni in visita». Maurizio Gennari

23/10/2015Pag. 30 Ed. Ancona

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L'IMPRENDITORE CONTESTA I CIRCOLI CHE METTONO A RISCHIO IL PROGETTO DEL BLUEPRINT ILCOLLOQUIO «Riparazioni? Me ne vado da Genova »* Bisagno (Mariotti) lascia Ente Bacini: «Sposto tutto a Piombino e Marsiglia » MATTEO DELL'ANTICO GENOVA. Marco Bisagno questa volta ci va giù duro. E dice al Secolo XIX/The MediTelegraph di essere

pronto a «lasciare questa città per trasferire tutto a Marsiglia e Piombino». «Mi vergogno di come stanno le

cose», tuona il numero uno dei cantieri Mariotti e vice presidente di Confindustria Genova. Il tema, che scotta,

è quello della futura gara per la privatizzazione della società Ente Bacini e l'assegnazione, da parte

dell'Autorità portuale, dell'area delle riparazioni navali genovesi. Una zona che, secondo il progetto del

Blueprint di Renzo Piano, in futuro dovrebbe avere più spazi a disposizione per le lavorazioni dei cantieri, a

partire dal tombamento del Porticciolo Duca degli Abruzzi, soprattutto grazie allo spostamento di alcuni circoli

nautici, Yacht Club in testa, che attualmente occupano quella zona. Tutto deciso? Neanche per sogno, visto

che nei giorni scorsi è arrivata la doccia fredda, con un ricorso al Tar che i circoli hanno depositato contro il

provvedimento di Palazzo San Giorgio sulla loro concessione, in scadenza a fine anno. «Questa situazione è

assurda - spiega Bisagno - perchè tutto era deciso. E invece queste persone, alle quali è stata pure offerta

un'altra sede a poca distanza da dove si trovano, adesso puntano i piedi mettendo a rischio l'intero settore

della cantieristica navale cittadina». Nell'area delle riparazioni sono presenti in totale cinque bacini di

carenaggio, dove attualmente operano Mariotti, Amico & Co e Fincantieri, gli stessi soggetti, con l'aggiunta di

Gmg, che hanno fatto manifestazione di interesse per avere in concessione le vasche con un nuovo bando

atteso a giorni. Il valore dell'affidamento è stato stimato, da parte dell'Autorità portuale, sopra i 30 milioni di

euro. Stando alle regole imposte da Palazzo San Giorgio, il futuro concessionario, sarà anche obbligato ad

assumere il personale di Ente Bacini che attualmente dà lavoro a 35 dipendenti diretti. «Ci facciamo da parte

fino a quando la situazione non sarà chiara - spiega il vice di Confindustria - perchè senza la realizzazione

del Blueprint quell'area non ha alcun valore. I bacini devono essere restaurati e le aziende hanno necessità di

maggiori spazi». Intanto, in attesa della decisione del Tar, i tempi iniziano ad allungarsi. «In ballo ci sono

centinaia di posti di lavoro chiude Bisagno - ma tanti altri potrebbero essere creati. Se non si cambia

mentalità, è giusto che questa città muoia».

L'AFFONDO

Se non si cambia mentalità, è giusto che questa città muoia MARCO BISAGNO Presidente cantieri

Mariotti

Foto: www.themeditelegraph.it © RIPRODUZIONE RISERVATA

23/10/2015Pag. 15

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OGGI LA PROVA CON L'ESPLOSIVO Scolmatore Fereggiano scavi avanti con il botto Si sentir à soprattutto in corso Italia L'ORA " X " ALLE 15 Le operazioni saranno effettuate sottoterra incorrispondenza di Villa Cambiaso A. COL. I L GRANDE "botto" si farà sentire soprattutto in corso Italia, e l'ora x scoccherà alle 15 di oggi, quando nel

cantiere in corso per realizzare lo scolmatore del Fereggiano, sarà effettuata una "volata di prova"

sotterranea, cioé uno sparo di esplosivo alla profondità di 35 metri. Si tratta di un'operazione necessaria per

verificare come andare avanti con gli scavi della galleria, e da Tursi fanno sapere che, secondo le previsioni,

saranno soprattutto gli abitanti di corso Italia e dintorni ad accorgersi dello sparo, anche se la "volata di

prova" avverrà in corrispondenza del prato di Villa Cambiaso, e quindi sotto al quartiere di Albaro. «È una

prova per verificare come procedere con lo scavo oltre il tratto di galleria di 900 metri già esistente> spiega

l'assessore comunale ai Lavori pubblici, Gianni Crivello. Oggi l'unico effetto, per chi starà fuori dal cantiere,

dovrebbe essere quello del rumore provocato dallo sparo di esplosivo, probabilmente anche con un po' di

spavento per chi non fosse preparato a questo evento. Non si sa se da qualche parte in superficie si

avvertiranno anche vibrazioni. I tecnici dell'impresa che sta realizzando i lavori per lo scolmatore del

Fereggiano hanno fatto sapere che tutte le operazioni verranno svolte nel rispetto degli standard di sicurezza

e che non interferiranno con le normali attività circostanti. Non sono previsti, infatti, divieti di alcun genere o

limitazioni al traffico legati a questi lavori, mentre gli apparecchi che saranno sistemati in superficie

effettueranno le misurazioni utili nelle fasi successive di cantiere. Il progetto dello scolmatore del Fereggiano,

che costituisce parte di un primo lotto dello scolmatore del Bisagno, prevede il riutilizzo del tunnel che era

stato scavato agli inizi degli anni '90 per realizzare l'incompiuto deviatore del Fereggiano. Il tratto di galleria

già scavato è lungo appunto circa 900 metri, e le operazioni di oggi, con lo sparo di esplosivo, servono per

verificare come si dovrà procedere con lo scavo del tunnel e quali contromisure eventualmente adottare per

mitigare gli effetti in superficie ed eventuali disagi per chi abita vicino al tracciato del tunnel.

23/10/2015Pag. 21 Ed. Genova

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Le questioni della città Piazza Libertà, lo stop ai lavori si fa più lungo Comune e ditta stanno completando gli adeguamenti dei piani di sicurezza Il luogo Il cantiere di piazza Libertà; nella foto piccola, l'assessore Preziosi "I tempi L'assessore Preziosi conta

di riaprire il cantiere entro lunedì prossimo © RIPRODUZIONE RISERVATA Gerardo De Fabrizio I lavori di

riqualificazione di piazza Libertà accumulano una nuova settimana di ritardo. Si riprenderà, con molta

probabilità, soltanto il prossimo lunedì. Un imprevisto prolungato che va a minare il già accidentato iter per il

restyling della più grande e importante piazza del capoluogo, che dovrebbe essere completato entro il 12

dicembre prossimo. Così, a 50 giorni dalla data di consegna dei lavori fissata dal Programma integrato

urbano Europa, e viste le condizioni climatiche non ottimali che caratterizzeranno i prossimi due mesi, la

partita per la riqualificazione si fa complessa. Tutto dopo lo stop di 7 giorni imposto dalla direzione territoriale

dell'Ispettorato del Lavoro che, lo scorso mercoledì, dopo un sopralluogo, aveva giudicato il cantiere di piazza

Libertà non idoneo per alcuni vizi di forma riscontrati sia nel Piano di sicurezza e coordinamento, redatto dal

responsabile della sicurezza per il Comune di Avellino, sia nel Piano di sicurezza operativo, curato

dell'associazione temporanea d'impresa «La Palma 73 - Leuconoe». E pensare che la relazione redatta lo

scorso venerdì da Valeria Santurelli, funzionario di galleria Ciardiello, che aveva portato la direzione dei

lavori, il responsabile unico del procedimento e i responsabili della ditta a sospendere gli interventi di

pavimentazione lungo la principale agorà cittadina per avviare tutte le procedure volte ad ottemperare tutte le

prescrizioni, in un primo momento non era sembrata così grave da imprimere un simile stop alle lavorazioni.

Tanto che l'assessore ai Lavori pubblici Costantino Preziosi aveva ipotizzato anche un ritorno in cantiere già

per lo scorso martedì. E invece, dopo un primo incontro avvenuto ad inizio settimana, ne è servito un

secondo, ieri mattina, per trovare il bandolo della matassa, con il risultato che per 7 giorni il cantiere si è

letteralmente fermato. A poco è servito il meticoloso lavoro di adeguamento della pianificazione di sicurezza,

fatto di schede di prescrizione giornaliera e grafici annessi e connessi, effettuato dall'Ufficio tecnico del

Comune, partito lo scorso fine settimane e proseguito fino a giovedì sera. Di fatto, solo ieri mattina la

documentazione presentata dal Comune di Avellino sembrerebbe aver rispettato tutte le prescrizioni

evidenziate dalla Santurelli, che si è resa disponibile a guidare la fase di integrazione e adeguamento, ed è

stata trasmessa alla ditta che, nelle prossime ore, sarà chiamata ad eseguire le stesse operazioni sullo

strumento di pianificazione operativa di propria competenza. Una volta trasmessi i due piani, gli operai

specializzati delle imprese «La Palma 73» e «Leuconoe» potranno ritornare all'interno del cantiere per

cimentarsi nuovamente tra piastrelle di pietra bianca opaca di Bisaccia e basoli di pietra lavica etnea e

completare così il disegno superficiale della più ampia piazza del capoluogo. Dal canto suo, l'Ispettorato del

Lavoro avrà sessanta giorni di tempo per controllare l'esistenza o meno di eventuali difformità, eseguendo un

nuovo sopralluogo nel perimetro di piazza della Libertà. Se tutto andrà in questa direzione, dalla prossima

settimana i lavori di pavimentazione potranno spostarsi sull'ultimo tratto del lato nord della piazza, quello

compreso tra l'incrocio di via Nappi con via Trinità. Una sorta di quadrato di intersezione che, una volta

transennato, sarà interdetto alla circolazione per poco meno di una settimana, condizioni climatiche

permettendo, in modo da agevolare gli operai della ditta alla realizzazione delle condotte idriche di proprietà

dell'Alto Calore Servizi, della conseguente soletta e degli ultimi 30 metri quadrati di pavimentazione. Questi

interventi saranno propedeutici e funzionali alla consegna, almeno visiva, dell'ambito pedonale della piazza

che costeggia palazzo Caracciolo, palazzo Testa e palazzo Carpentieri e del famigerato asse est-ovest che

mette in connessione la porta d'ingresso al borgo antico della Collina della Terra, via Nappi, con la zona

moderna della città che si apre al di là di corso Vittorio Emanuele. (C) Il Mattino S.p.A. | ID: 00188264 | IP:

93.63.249.2

23/10/2015Pag. 30 Ed. Avellino

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Policlinico, sindacati all'attacco: «Qui è ancora tutto fermo» © RIPRODUZIONE RISERVATA L'incertezza Gli operai Nel frattempo vengono impiegati in altri cantieri in

varie località italiane non senza disagi Non si intravedono spiragli per la prosecuzione dell'opera

fondamentale per il territorio A circa un mese di distanza dall'audizione in Regione Campania e dall'accordo

sottoscritto alla Prefettura di Caserta, si brancola nel buio sul futuro del cantiere del Policlinico di Tredici. A

lanciare l'allarme è la Filca Cisl, la categoria degli edili, che insieme alla Federazioni di Cgil e Uil ha favorito

una parziale soluzione della vertenza per la quale veniva messo in pericolo dalla ditta appaltatrice il posto di

lavoro di circa 30 dipendenti. A tutt'oggi ancora non si intravede alcuno spiraglio per la prosecuzione

dell'opera. «È evidente che non intendiamo interferire con i tempi tecnici richiesti dall'Anac che si dovrà

esprimere sul progetto di variante necessaria per l'ultimazione dell'infrastruttura - ha dichiarato il segretario

provinciale Antonio Gelo - tuttavia riteniamo che sia urgente imprimere una forte accelerazione per gli

impegni assunti a livello istituzionale, coerentemente con quanto fatto con le maestranze. Dalle voci che

circolano nell' ambiente pare che neppure entro quest'anno sarà possibile fare affidamento sul varo del

progetto presentato dalla Sun; il che stride con l'accordo raggiunto per la ricollocazione degli operai che ha

validità solo temporanea». Secondo il sindacalista ulteriori ritardi sono inammissibili, ci sono le condizioni per

riprendere il tavolo di confronto realizzato a settembre e che lo steso possa avere un seguito nell'oggettiva

necessità di corrispondere ad un'aspettativa che non è di parte ma dell'intera comunità. «Temiamo che i

lavoratori trasferiti in diverse parti d'Italia commenta Gelo - una volta trascorso il tempo necessario agli

adempienti burocratici si ritrovino a tornare in sede nella stessa condizioni di rischio per cui sono stati invitati

a partire». In effetti sono passati solo pochi giorni dall'esodo del personale casertano . In particolare i primi 7

operai hanno raggiunto la capitale dove sono utilizzati nella costruzione del nuovo Centro Congressi

denominato «Nuvola», struttura ultramoderna destinata ad ospitare eventi di varie tipologie, sempre sotto

l'egida della società Condotte. Il complesso edilizio si trova nel quartiere Eur. Altri 15 addetti invece sono stati

dirottati a Pisa dove vengono impiegati nel serviIl cantiere Nonostante gli accordi resta ancora bloccato zio

del famoso «Trenino panoramico», uno strumento agile che consenta ai turisti di muoversi con facilità e

sicurezza nella visita della città storica. Infine, c'è da registrare l'offerta più consistente prospettata per 5

lavoratori che si ritrovano in Sicilia per la realizzazione di un'importante infrastruttura viaria. Ad accomunare la

loro esperienza l'unico obbligo da parte della società Condotte di utilizzarli per 4 mesi, non oltre, ovvero per il

tempo strettamente necessario perché più sicure condizioni di ripresa si possano determinare nel capoluogo

casertano. Questo obiettivo la società romana intende conseguirlo al più presto, attraverso le garanzie e i

riscontri che nel frattempo dovranno pervenire a livello istituzionale. «Veramente siamo costretti ad affrontare

questo periodo con sacrifici innumerevoli dal punto di vista logistico - ha anticipato il delegato della Uil

Antonio Arrichiello - perché dobbiamo stare lontano dalle famiglie e soprattutto non siamo in grado di

prevedere alcunché. L'unica nostra richiesta è che tutti possano condividere il nostro disagio e che dopo

tante lotte e tante rinunce si arrivi presto ad una soluzione». en. mu.

23/10/2015Pag. 28 Ed. Caserta

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Campidoglio Partiti i lavori per riqualificare le 11 strutture affidate in concessione che dovranno servirepellegrini e romani Giubileo, bagni pubblici ristrutturati e a pagamento Tariffa Un euro a persona, gratis ai possessori di Romapass Francesca Mariani Si è aperto il cantiere per il rifacimento del bagno pubblico interrato in piazza di San Giovanni, attualmente

chiuso. Nella giornata odierna si aprirà il cantiere per la riqualificazione dei bagni di via Zanardelli, lunedì

quelli di piazza di Spagna e di piazza Sonnino. Lo rende noto l'assessorato ai Lavori Pubblici precisando che

il cantiere rientra nel progetto di ristrutturazione e riqualificazione degli 11 bagni pubblici interrati, finanziato

da un'impresa privata che ne assumerà la gestione e i relativi incassi garantendo la manutenzione ordinaria e

straordinaria per 15 anni. Nella riqualificazione dei bagni pubblici interrati di San Giovanni verrà inoltre, nello

spazio antistante, adibito un chiosco di accoglienza turistica . Il progetto di finanza prevede una convenzione

stipulata con l'Amministrazione da parte della Società Cogeim che si assume per intero i costi della

ristrutturazione di 11 bagni pubblici, pari a 1.570.000 euro ed in cambio ottiene la concessione per la gestione

dei medesimi per una durata di 15 anni. Gli interventi prevedono la ristrutturazione di 11 bagni interrati,

attualmente chiusi o in stato di degrado e abbandono, aumentando e riqualificando, sottolinea l'assessorato,

un servizio essenziale non solo per i pellegrini durante il Giubileo, ma anche per turisti e cittadini romani .Il

concessionario dovrà provvedere inoltre alla manutenzione ordinaria e straordinaria e alla pulizia dei bagni

pubblici. In queste postazioni sarà possibile acquistare la Roma Pass Card e sarà possibile vendere,

mediante distributori automatici, acqua e prodotti di merchandising autorizzati dall'Amministrazione

Capitolina. Gli introiti saranno appannaggio della concessionaria. Il pagamento per usufruire dei bagni

pubblici è di un euro, gratuito per i possessori di Romapass della pass dell'Opera Romana Pellegrinaggi e

garantito dai tornelli. I bagni pubblici interrati oggetto dell'intervento sono: piazza San Giovanni, piazza Santa

Maria Liberatrice, largo di Villa Peretti, Via XX Settembre, Via Carlo Felice, Via Zanardelli, Piazza

dell'Esquilino, Piazza Porta Maggiore, Piazza di Spagna, Piazza Sonnino, Piazza della Città Leonina. Gli

interventi di riqualificazione, fa sapere l'assessorato, saranno terminati entro il Giubileo.

Foto: S. Giovanni Partito il cantiere che riqualifica le toilettes nella piazza della Basilica Oggi al via i lavori in

via Zanardelli

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SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 23/10/2015 30

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RISCALDIMENTO INDAGINE Social housing e retrofit energetico, così cambia (in meglio) il residenziale SAMUEL BRUNI MASTER è l'acronimo di Market Study for building Energy Retrofit, un progetto di ricerca promosso e

coordinato da un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Architettura, Ingegneria delle Costruzioni e

Ambiente Costruito (ABC) del Politecnico di Milano. La ricerca, che si sta avvicinando alla fase conclusiva, è

stata effettuata sul territorio dell'Italia settentrionale e si è posta l'obiettivo di valutare il reale potenziale di

risparmio energetico che si può ottenere attraverso azioni di retrofit su edifici residenziali. I protagonisti del

progetto Le aziende coinvolte nel progetto MASTER sono tre: Rockwool Italia, leader nel settore dei materiali

e delle tecnologie per l'isolamento termico e acustico degli edifici, Honeywell Italia, leader nel settore della

regolazione e del controllo degli impianti ed Evolve, una ESCo che opera da anni nel settore della

riqualificazione edile ed impiantistica degli edifici esistenti. La definizione di una strategia di retrofit energetico

negli edifici esistenti non si può ridurre ad una questione solo tecnica, ma necessariamente deve trovare un

confronto con aspetti economici. Il reperimento delle risorse necessarie per riqualificare un edificio, infatti,

spesso diventa il vero ostacolo nel passaggio dalla fattibilità all'effettiva realizzazione. Ed è per questo motivo

che è stato coinvolto nel progetto un Istituto Bancario che negli ultimi anni sf è distinto in modo particolare per

il finanziamenti di progetti etici: la Banca Popolare Etica. Sebbene la valenza del progetto riguardi sia l'edilizia

pubblica che quella privata, i partner hanno concordato di concentrare l'interesse sul social housing e per

questo motivo si sono attivate delle convenzioni con tre Istituti di edilizia sociale pubblica: l'ALER di Milano,

l'ALER di Varese e l'ATER di Pordenone. Dalla diagnosi energetica alla vantazione dei costi I quartieri

all'interno di questi ambiti territoriali sono stati scelti in modo da avere a disposizione edifici con caratteristiche

tipologiche ed età costruttive differenti per verificare quali possibili tecnologie di retrofit energetico, sia

sull'involucro che sugli impianti, poter applicare. II progetto MASTER, dal punto di vista metodologico, ha

operato su due livelli. Il primo ha proposto delle diagnosi energetiche di tipo speditivo per una valutazione dei

potenziali di retrofit su larga scala, ad esempio a livello di piccola città o di quartiere. Il secondo livello, invece,

ha riguardato la valutazione costi-benefici di un intervento di retrofit. Il progetto è stato inoltre articolato in sei

step, partendo dall'indagine sul campo del contesto reale di intervento ed elaborando scenari di

riqualificazione edilizia, sulla base del massimo risparmio energetico e comfort abitativo conseguibile e delle

migliori soluzioni tecnologiche disponibili sul mercato. Nel progetto MASTER sono stati analizzati

complessivamente poco meno di 500 edifici di diverse epoche costruttive situati nei quartieri di Lambrate e

Quarto Oggiaro a Milano e poco meno di 50 edifici sempre di diverse epoche costruttive situati nel quartiere

San Fermo di Varese. I risultati completi ottenuti saranno oggetto di convegni e seminari, promossi in diverse

città, con lo scopo di dimostrare quanto effettivamente si possa fare per intervenire nel settore dell'edilizia

residenziale esistente notoriamente energivora. I principali dati emersi dalla ricerca "Allo stato attuale - spiega

Arch. Angela Panza, Politecnico di Milano - la ricerca non è ancora conclusa e quindi non è possibile stabilire

quali saranno i risultati definitivi che saranno oggetto di una pubblicazione. Tuttavia, si possono fare delle

previsioni e i numeri sono incoraggianti, per l'intervento di sostituzione del generatore di calore unito

all'installazione di dispositivi di termoregolazione, possiamo ipotizzare un risparmio variabile tra il 20 e il 25%.

La situazione migliora sensibilmente se l'intervento si estende all'involucro edilizio, in questo caso il consumo

energetico si può più che dimezzare, ovviamente con investimenti che richiedono tempi di ritorno anche

elevati". Barriere tecnologiche e architettoniche "La riqualificazione energetica -del patrimonio edilizio

esistente - continua l'arch. Panza - è un'ottima opportunità per rilanciare un mercato, quello del settore delle

costruzioni, che si orienta sempre di meno nelle nuove realizzazioni. La modifica dei requisiti energetici

minimi per i nuovi edifici e l'introduzione della certificazione energetica, sono fattori che hanno influito

notevolmente nell'aumentare il gap tra ciò che è nuovo e ciò che esiste nel settore edilizio. Il tanto atteso

nuovo decreto sui requisiti minimi, emanato in coerenza con ciò che chiede la Direttiva 31 del 2010,

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allargherà sempre di più questa forbice. Il miglioramento delle prestazioni energetiche di un edificio esistente

è sempre possibile, ad esempio intervenendo sugli impianti e ottimizzando i sistemi di controllo e regolazione

con riduzione dei consumi e dei costi di gestione. La riqualificazione spinta, tuttavia, richiede

necessariamente interventi sull'involucro. La tecnica dell'isolamento dall'esterno a cappotto non è sempre

fattibile per vincoli architettonici che spesso ne impediscono la sua applicazione. In questi casi è però

possibile intervenire dall'interno con risultati prestazionali inferiori, ma più che apprezzabili". Il retrofit

dell'esistente "II retrofit energetico - afferma l'arch. Panza - in edifici esistenti è sempre possibile, ovviamente

con target di miglioramenti prestazionali che dipendono dai vincoli architettonici presenti. E' perfino possibile

in edifici vincolati, pur con certe cautele. Uno spreco energetico diffuso è quello legato ad una gestione

inefficiente: intervenire anche solo sui sistemi di regolazione, quindi con impatti praticamente nulli, può

contribuire a ridurre i consumi di energia in modo non trascurabile". Qual è lo scenario a cui assisteremo nel

prossimo futuro? "Siamo in presenza di una forte domanda di riqualificazione energetica - conclude l'arch.

Panza del patrimonio edilizio esistente, una domanda che tuttavia spesso non viene concretizzata per i

vincoli tecnologici e soprattutto economici. Il ruolo delle ESCo è fondamentale, può essere la chiave di volta

per accelerare un processo che comunque si è avviato. Una riflessione deve essere fatta sui target di

prestazione energetica raggiungibili. Ridurre la bolletta energetica è sempre fattibile, ma più ci si avvicina agli

standard degli edifici nuovi e più è necessario investire risorse economiche. Lo scenario del prossimo futuro,

tuttavia, sarà sempre più orientato verso la riqualifica- g zione energetica con interventi 1 che a volte si

potranno configura- | re come interventi di sostituzione | più che di retrofit". 1

II retrofit energetico in edifici esistenti è sempre possibile, ovviamente con target di miglioramentiprestazionali che dipendono dai vincoli architettonici presentiRetrofit, come si articola un intervento "II retrofit di un edificio ha come obiettivi il contenimento dei

consumi energetici, conseguibile tramite interventi sull'involucro e sull'impianto e con la riduzione della

dipendenza da approvvigionamento, raggiungibile tramite la produzione di energia elettrica e termica da

impianti che sfruttano fonti rinnovabili. Il retrofit parte dall'involucro: si valuta il rifacimento delle superfici

disperdenti opache e trasparenti confinanti verso ambienti non riscaldati, quindi si calcola il nuovo fabbisogno

energetico degli edifici.Tipicamente, si prevede la sostituzione dei serramenti se hanno un vetro singoio e il

rifacimento del cappotto sulle pareti verticali opache se il paramento esterno non presenta finiture di pregio. Il

passo successivo è l'intervento sul sistema di generazione / regolazione, escludendo di solito ii rifacimento

della rete di distribuzione, poiché troppo invasivo e antieconomico. Infine, qualora vi sia la possibilità, si può

prevedere l'integrazione dei sistemi di generazione con impianti da FER, ma non sempre è presente una

falda favorevole all'installazione di impianti solari o biomassa a distanze ragionevoli per l'approvvigionamento

di impianti di questo tipo". I parametri da valutare prima di intervenire "Una diagnosi energetica di dettaglio,

eseguita da un tecnico qualificato con esperienza, costituisce un approccio irrinunciabile per una successiva

pianificazione degli interventi di retrofit energetico in un edificio non efficiente. Una diagnosi energetica che

consideri sia le inefficienze dell'involucro che quelle degli impianti è essenziale per la sinergia tra le due

componenti dell'edificio. Il miglioramento delle prestazioni energetiche dell'involucro, trascurando una

revisione dei sistemi di regolazione, potrebbe vanificare gii investimenti o addirittura peggiorare la situazione

dal punto di vista del comfort. Involucro e impianti devono essere considerati quindi in modo sinergico. Inoltre,

un'analisi dei consumi di combustibile nelle precedenti stagioni di riscaldamento, opportunamente

normalizzati in funzione dei gradi-giorno, è importante per stabilire quale sia la situazione di partenza. Dalle

diagnosi che sono state effettuate nell'ambio del progetto MASTER, infatti, emerge una discrepanza tra i

valori dì consumo reali e quelli teorici risultanti dal calcolo. I consumi reali tengono conto non solo delle

caratteristiche dell'edificio, ma anche delle modalità con le quali gli utenti gestiscono i propri impianti".

Arch.Angela Panza, Politecnico di Milano, Dipartimento di Architettura, Ingegneria delle Costruzioni e

Ambiente Costruito.

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SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 23/10/2015 32

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Per l'intervento di sostituzione del generatore di calore unito all'installazione di dispositivi di termoregolazione,

possiamo ipotizzare un risparmio variabile tra il 20 e il 25%

II monitoraggio del risparmio energetico "Il termostato evohome permette di gestire fino a 12 differenti

zone anche a distanza tramite smartphone, con qualsiasi tipologia di impianto, termosifoni o riscaldamento a

pavimento, personalizzando la temperatura di ogni spazio in base alle esigenze e ai momenti d'uso. Sì tratta

di uno strumento intelligente che riconosce quando una finestra è aperta così come è in grado di apprendere

le abitudini di riscaldamento adottate da ogni persona". All'interno del progetto, Honeywell ha partecipato

attivamente alla fase di monitoraggio dei risparmi energetici su tre abitazioni campione scelte in base alla

dimensione, all'utilizzo e alla tipologia costruttiva. Presso i tre edifìci sono stati effettuati degli interventi

strutturali che hanno permesso l'installazione del sistema di regolazione a radiofrequenza per il

"riscaldamento a zone" evohome Connected Comfort. Umberto Paracchini, Marketing & Communication

Manager EVC per il sud Europa di Honeywell. IL SISTEMA DI REGOLAZIONE a radiofrequenza per il

"riscaldamento a zone" evohome Connected Comfort.

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SCENARIO ECONOMIA

14 articoli

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L'AGENZIA DELLE ENTRATE «Fisco a rischio chiusura» Lorenzo Salviaa pagina 9 ROMA La premessa è tecnica: «Dalla contrattazione è scomparso il comparto delle agenzie fiscali». La

conclusione molto meno: «E questo determina la morte delle agenzie». È il direttore stesso dell'Agenzia delle

entrate, Rossella Orlandi, a certificare la grande difficoltà in cui si trova quel pezzo di Stato che si occupa di

accertamento e contenzioso tributario, cioè di tasse. Orlandi parte dalla contrattazione, di regole diverse per i

lavoratori del settore che un tempo c'erano e adesso non ci sono più, perché il palco è un convegno della

Cgil. Ma il vero problema dell'Agenzia è la sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato illegittimi 767

dirigenti perché promossi con procedure interne e non nominati per concorso. Persone di grande esperienza,

che all'improvviso si sono viste declassate da dirigenti a semplici funzionari, passando in media da uno

stipendio netto di 3.500 euro al mese a uno di 1.500 euro. E che difficilmente possono resistere a offerte di

aziende e studi professionali, che viaggiano su cifre più alte. «È un'esperienza sociologica che l'Agenzia sia

rimasta in piedi - dice Orlandi - e questo è successo solo per la dignità delle persone che vi lavorano».

Nelle ultime settimane sono stati diversi i dirigenti che hanno lasciato per il settore privato. L'ultima uscita è

recentissima con Gabriella Cappelleri, responsabile dell'ufficio «ruling internazionale», che negli ultimi anni ha

gestito i delicati accordi fiscali con le grandi multinazionali. E che è passata a occuparsi di fiscalità

internazionale per un noto studio milanese. Le difficoltà dell'Agenzia hanno colpito anche i cinque funzionari

del Fondo monetario internazionale, che proprio in questi giorni sono in missione su richiesta del ministro

dell'Economia Pier Carlo Padoan per aiutare l'Italia a dare completa attuazione alla riforma fiscale. E

probabilmente sarà affrontata anche a novembre quando, sempre su invito di Padoan e con lo stesso

incarico, arriveranno i funzionari dell'Ocse.

Intanto ieri il comitato di gestione dell'Agenzia ha deliberato il cambio al vertice della direzione del personale.

Al posto di Girolamo Pastorello, che dal primo novembre lascia l'amministrazione avendo completato

l'incarico, subentra Margherita Maria Calabrò. Giuseppe Buono, inoltre, guiderà la direzione Tecnologie e

Innovazione, la nuova struttura che ha il compito di gestire le banche dati e la sicurezza informatica.

Lorenzo Salvia

lorenzosalvia

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La manovra

«Meno tasse per tutti»Matteo Renzi ha cercato di spegnere

le polemiche sulla legge di Stabilità: cancellare la tassa sulla prima casa

è una «misura di pancia - ha detto il premier -. La dico berlusconianamente: meno tasse

per tutti. Solo che lui ha messo lo slogan sui cartelloni e poi se n'è andato, noi lo facciamo davvero» 1

Ma spuntano gli aumentiMa sulle Regioni in deficit sanitario si è subito aperta un varco. «Il blocco all'aumento delle tasse locali varrà

per tutti - ha spiegato il sottosegretario all'Economia Enrico Zanetti - fatta eccezione per situazioni

straordinarie legate all'addizionale regionale per le Regioni in eventuali disavanzi sanitari» 2

Ticket e addizionaliSecondo Massimo Garavaglia, Lega Nord, presidente del Comitato di settore comparto Sanità della

Conferenza delle Regioni, «la legge prevede un aumento automatico di addizionali Irpef e Irap negli enti

regionali in disavanzo sanitario, ma i presidenti e le giunte possono anche scegliere di agire sui ticket» 3130

miliardi

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di euro la stima dell'evasione fiscale

nel 2014767 le promozioni illegittime

per dirigenti

secondo

la Consulta

Foto: Rossella Orlandi, a capo dell'Agenzia delle entrate

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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 23/10/2015 36

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INTERVISTA «Piano nazionale per Internet veloce Vodafone pronta a lavorare con Enel» Bisio: serve un'alleanza tra pubblico e privato. ll progetto per Metroweb è definito Fabio Tamburini «Il piano Enel di sostituzione dei contatori digitali e i contributi pubblici messi a disposizione dal governo per

la rete in fibra ottica nelle aree a fallimento di mercato è un'occasione unica e irripetibile per vincere la partita

della digitalizzazione del Paese». Di questo è convinto Aldo Bisio, amministratore delegato di Vodafone Italia.

E aggiunge: «I fondi pubblici disponibili per la rete in fibra ottica, 2,2 miliardi di euro, dovrebbero essere

valorizzati attraverso un veicolo che faccia da capofila degli investimenti pubblici e privati, evitando di farne

contributi a fondo perduto. È il modo migliore per raccogliere altri capitali forniti dagli operatori di

telecomunicazioni e da investitori finanziari. L'effetto leva sarebbe formidabile, moltiplicando le risorse

disponibili. Noi siamo pronti a partecipare ad un piano di respiro nazionale con Enel come punto di

riferimento».

Con quali vantaggi?

«Dimezzare i costi e i tempi di realizzazione di una grande rete nazionale in fibra ottica portata fino alle case

dei cittadini, facendo passare l'Italia dalle posizioni di coda ai primi posti in classifica degli indici di

digitalizzazione dei Paesi, nella zona Champions, non solo in Europa ma a livello internazionale. L'obiettivo

della delibera Cipe (approvata nell'agosto scorso, ndr ), del resto, è accelerare la posa della infrastruttura in

fibra e collegare oltre 10 milioni di case, quasi il 50% della popolazione italiana, in zone dove, in assenza di

contributi pubblici, non è conveniente per le società di telecomunicazioni investire da sole nella fibra ottica.

Per questo serve una alleanza a capitale pubblico-privato per valorizzare l'investimento da parte dello Stato,

attrarre ulteriori capitali di rischio di soggetti privati, estendere la copertura del progetto con il ricorso alla leva

finanziaria. Questo consentirebbe di valorizzare le risorse dei contribuenti per la realizzazione di una rete a

prova di futuro. Noi siamo pronti a partecipare con tutti i player rilevanti che vorranno. Con il ruolo di Enel,

l'Italia ha un match point per vincere la partita della digitalizzazione».

Quali sarebbero gli effetti positivi?

«Simulazioni di alcuni economisti dicono che la copertura del 50% in fibra ottica fino alle case potrebbe

portare nei prossimi quattro anni ad un aumento di quasi quatto punti del prodotto interno lordo pari a 70-80

miliardi, con un effetto sull'occupazione di 700 mila posti di lavoro».

A che punto è, invece, la vostra collaborazione con Metroweb? Rispetterete la scadenza del 31 ottobre

prevista dalla lettera d'intenti che avete firmato nel maggio scorso?

«La collaborazione con Metroweb riguarda le aree ad alta intensità di competizione. Abbiamo un accordo di

partnership con cui è stata portata la fibra fino alle case con velocità a 300 megabit al secondo nelle città di

Milano e Bologna, dove abbiamo coperto quasi l'80% delle abitazioni, avviando la stessa operazione a

Torino. È stata firmata, inoltre, una lettera di intenti con Wind, F21 e il Fondo strategico italiano della Cdp per

coprire le principali città italiane. Il piano è pronto da qualche settimana e attendiamo le decisioni degli

azionisti di Metroweb».

Scusi, ma nei giorni scorsi F2i e Fsi hanno riaperto la partita con Telecom , che era rimasta esclusa. Come si

conciliano le due iniziative?

«Non tocca a me rispondere».

L'apertura verso Telecom non è in contraddizione con gli impegni presi con Vodafone e Wind?

«Le lettere che abbiamo firmato non sono vincolanti, né stabiliscono esclusive».

Un anno fa avete annunciato investimenti di 3,6 miliardi nella rete 4G e nella fibra ottica. A che punto siete?

«Siamo molto vicini al completamento del piano, in anticipo sulla tabella di marcia. La rete 4G copre già il 92

per cento della popolazione italiana e arriveremo al traguardo del 95 per cento in gennaio. E' stato un grande

sforzo che mette l'Italia al primo posto in Europa nei Paesi dov'è presente il gruppo Vodafone, davanti a

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Spagna e Germania. Nella fibra abbiamo installato 13 mila armadi (l'ultimo snodo di collegamento prima

dell'entrata dei cavi nelle case, ndr) e il nostro servizio in fibra è disponibile in 137 città».

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L'agenda del governo d'Arco Gli investimenti per la banda ultralarga Diffusione della banda larga (clienti in %

sulla popolazione. Lug. 2014) 5 privati 2,1 Fondi strutturali regionali 4,9 da iniziative del governo 7 pubblici

2,2 miliardi La cifra deliberata 12 dal Cipe miliardi 7 miliardi 0,5% 0,7% 3,6% 5,1% 6,5% 6,9% 10,3% 12,6%

18,3% Almeno 30 Mbps 25,3% ITALIA Grecia Francia Spagna Germania UE Gran Bretagna Portogallo

Olanda Belgio Fonte: Digital agenda for Europe Diffusione della banda larga veloce e ultraveloce in Europa

(clienti in % sulla popolazione) 1,2 1,4 1,8 2,5 3,4 4,4 5,3 6,4 6,9 2,0 0% 1% 2% 3% 4% 5% 6% 7% lug 2010

2011 2012 2013 2014 gen lug gen lug gen lug gen lug Almeno 30 Mbps Almeno 100 Mbps 0,2 0,2 0,4 0,7 1,0

1,2 1,6 0,1

I capitali Serve un veicolo che attragga investimenti privati, da affiancare ai fondi pubblici, per accelerare i piani sulla rete La rete mobile Il piano sulla rete 4G è quasi completato, è stato un grande

sforzo ma ora l'Italia è al primo posto tra i Paesi in cui operiamo

Le tappeIl piano

del governo

per la banda ultralarga vale 12 miliardi, di cui 5 privati

e 7 pubblici.

Di questi ultimi 4,9 vengono

da iniziative

del governo

e 2,1

dai Fondi strutturali Regionali Il piano

è stato annunciato dal premier Matteo Renzi nell'agosto scorso in una conferenza stampa a Palazzo Chigi

dopo che il Cipe ha deliberato

il primo stanziamento di 2,2 miliardi Negli scorsi giorni il premier ha avviato i colloqui con le aziende private, a

partire da Vodafone ed Enel, società per la quale Palazzo Chigi avrebbe individuato

un ruolo da aggregatore

Foto: Aldo Bisio, 55 anni, dal 2014 amministratore delegato di Vodafone Italia. È stato ceo di Ariston Termo e

dg di Rcs Quotidiani

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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 23/10/2015 38

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Dalle fabbriche Usa «sì» al contratto Fca Ferrari corre ancora a Wall Street Il 3 dicembre l'assemblea per la scissione dal Lingotto. A gennaio in Piazza Affari Raffaella Polato MILANO Il giorno dopo, mentre Sergio Marchionne ha da festeggiare anche il robusto «sì» dei dipendenti

americani al nuovo contratto di lavoro Fca, la corsa di Ferrari non si ferma. Continua a Wall Street: punte fino

ai 58,20 dollari toccati poco dopo l'apertura, con Fiat Chrysler a sua volta in recupero dopo la «sbandata da

realizzi» della seduta d'esordio della «Rossa». E va avanti, a ritmi serrati, il resto del processo cui lo sbarco al

New York Stock Exchange ha dato il via. Ossia lo scorporo, che porterà tra l'altro il nome Ferrari anche sui

monitor di Piazza Affari.

La road map che vedrà Fca distribuire direttamente ai propri azionisti i titoli del Cavallino, sciogliendo così un

legame che durava dal 1969, ha adesso una precisa data d'inizio. È ad Amsterdam, in assemblea

straordinaria, che il 3 dicembre il presidente John Elkann chiederà ai soci di Fiat Chrysler Automobiles di

approvare la scissione. Da lì in poi partiranno una serie di passaggi tecnici la cui sintesi è semplice. Oggi,

dopo il collocamento del 10%, Fca controlla l'80% di Ferrari. Domani, nel senso di inizio 2016, quell'80%

verrà assegnato pro-quota - un titolo, ordinario o a voto speciale, ogni dieci della rispettiva categoria - agli

stessi azionisti Fca.

La distribuzione sarà prevedibilmente contestuale alla quotazione a Milano, probabile nei primissimi giorni di

gennaio (parole di Marchionne: «Speriamo di poter fare un regalo ai nostri soci per la Befana»). A quel punto,

la «Rossa» avrà un azionista di maggioranza - Exor - diluito al 24%. Sarà dunque contendibile. A metterla al

riparo dalle scalate interverrà però il meccanismo del voto multiplo: identico a quello introdotto in Fiat

Chrysler,renderà molto più pesante la quota - da unire peraltro al 10% di Piero Ferrari - della holding guidata

da Elkann.

Avviata una separazione che lascerà nelle casse di Fca all'incirca 3,6 miliardi di euro, già pronti per

investimenti che in questo momento sono sinonimo soprattutto di Alfa, Marchionne può passare alla fase due

dell'«operazione consolidamento» (Gm sempre primo obiettivo nel mirino). Lo farà avendo chiuso, negli Usa,

anche il capitolo contratti. Bruciava ancora, sia a lui sia ai leader della United Auto Workers, la bocciatura in

fabbrica della prima ipotesi di accordo. L'hanno ripresa in mano, concedendo n parte gli adeguamenti salariali

richiesti, e ieri è arrivato il via libera: il nuovo contratto quadriennale passa con il 77% di «sì».

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Dal 1969La Fiat ha avviato l'iter per sciogliere il legame con Ferrari che dura da 46 anni, dal 1969: Il prossimo 3

dicembre il presidente John Elkann chiederà ai soci di Fca di approvare la scissione

Foto: L'amministratore delegato

di Fiat Chrysler Automobiles Sergio Marchionne

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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 23/10/2015 39

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Tutti in fila per le Poste, domanda record Chiuso il collocamento: le richieste hanno superato di quattro volte l'offerta, oggi il prezzo. Martedì in BorsaVerso una capitalizzazione totale di 8,8 miliardi di euro. L'incasso per il Tesoro vale 3,3 miliardi Il lotto minimoI titoli di Poste si potevano sottoscrivere in banca per un minimo di 500 Fabio Savelli A giudicare dalle richieste «la più grande privatizzazione dell'Italia dopo oltre un decennio» - per dirla con le

parole recenti del «Financial Times» - somiglia alla fila (stavolta ordinata) in un ufficio postale nel giorno di

riscossione della pensione. Quattro a uno. Dove il primo numero sta per chi vuole scommettere su Poste

Italiane perché crede di poter avere un buon ritorno dell'investimento. E il secondo sta per l'offerta effettiva di

azioni che il gruppo ha collocato sul mercato: 453 milioni di titoli, pari al 34,7% della società. Titoli che

cominceranno ad essere scambiati a Piazza Affari martedì 27 ottobre.

Il prezzo di collocamento - secondo le ultime indiscrezioni che trapelano dal ministero del Tesoro azionista di

controllo della quotanda Poste - dovrebbe attestarsi sui 6,75 euro per azione. Esattamente a metà della

forchetta (compresa tra i 6 e i 7,5 euro) per una valorizzazione complessiva dell'azienda guidata da

Francesco Caio che sfiora gli 8,8 miliardi di euro e un ricavato (per il socio di maggioranza) che si aggira sui

3,36 miliardi in caso di esercizio integrale della greenshoe .

Ieri pomeriggio in via XX settembre si è svolta l'ultima riunione che ha sciolto la riserva sul prezzo di

collocamento. Valore che verrà annunciato oggi in conferenza stampa dal ministro dell'Economia Pier Carlo

Padoan. Diverse fonti bancarie ritengono però che il prezzo dei 6,75 euro sia quello più adeguato per lanciare

Poste Italiane in Borsa senza troppi scossoni. Al «conclave» con Padoan ieri erano presenti Vincenzo La Via,

direttore generale del Tesoro, ovviamente Caio - che in questi giorni ha setacciato Londra e New York a

caccia di potenziali investitori istituzionali - la presidente Luisa Todini e il direttore finanziario di Poste Luigi

Ferraris, oltre al parterre degli istituti di credito che hanno fatto parte del consorzio di collocamento (Banca

Imi, Mediobanca, Ubs, Citigroup, Unicredit, Bank of America Merrill Lynch, Morgan Stanley, Goldman Sachs

e Credit Suisse) e gli advisor di Poste (Rothschild) e del Tesoro (Lazard). L'operazione - d'altronde - è

particolarmente complessa, perché si tratta della più grande quotazione europea dell'anno per un gruppo che

ha oltre 143 mila dipendenti e oltre 13mila uffici postali.

Non si conoscono ancora i numeri di quanti - tra i dipendenti - hanno aderito all'offerta. Qualche giorno fa si è

scritto di circa 23mila persone che hanno scelto di diventare socie dell'azienda per la quale lavorano. Per un

ammontare di oltre 270mila piccoli risparmiatori. Peraltro la struttura dell'offerta vede riservato al pubblico

retail il 30% delle azioni e il 70% restante agli istituzionali, tra cui - si dice - diversi fondi sovrani. I titoli di

Poste si potevano sottoscrivere in banca in questi giorni per un lotto minimo (elevato) di 500 azioni. Che - con

questo prezzo di collocamento - significa un esborso minimo di 3.375 euro. Un investimento che comunque

premia il risparmio di lungo periodo per il meccanismo della distribuzione di un'azione gratuita ogni venti a

patto che il titolo venga tenuto in portafoglio per almeno 12 mesi. Ad ogni modo si tratta di un bel biglietto da

visita per il Paese se la domanda - per un'azienda finora controllata dallo Stato - risulta di quattro volte

superiore all'offerta. Certo le sfide per il management restano e anzi diventano ancor più stringenti:

dimostrare ai soci risparmiatori che scommettere su Poste è stata una scelta azzeccata.

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Il gruppo d'Arco LA QUOTAZIONE Al termine dell'operazione Capitalizzazione di Poste Ricavato per

l'azionista Tesoro 3,36 miliardi Sul mercato tra 34,7 e 38,2%: la quota sul mercato di cui *stime finanziarie

70%* investitori istituzionali 30%* al pubblico (risparmiatori e dipendenti) 8,8 miliardi DIPENDENTI I NUMERI

143.300 Il peso del servizio postale Ricavi in miliardi di euro 2000 2014 7,1 (61%) dal servizio postale 28,5

(14%) 0 5 10 15 20 25 30 6,75 € il prezzo di collocamento UFFICI POSTALI 13.233

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6,75 euro il prezzo più alto previsto per il collocamento. Oggi l'annuncio

La vicendaIn alto l'amministra-tore delegato

di Poste Italiane Francesco Caio Martedì 27 l'ammissione agli scambi

di 453 milioni

di titoli di Poste Italiane Si va verso

i 6,75 euro come prezzo

di colloca-mento delle azioni

a Piazza Affari

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La bussola dell'Europa fa rotta verso l'Africa Alberto Negri pagina 13 La bussola dell'energia segna nuove rotte e dissacra vecchi tabù. Dire che l'Eni fa la politica estera

italiana è un errore: la multinazionale, prima azienda mondiale di tutta l'Africa per attività e investimenti, fa la

politica di un intero continente, l'Europa. L'asse Nord­Sud, Africa e Mediterraneo, alternativo a quello

Est­Ovest, ovvero alla Russia, è quello dove corrono oggi non solo le ambizioni di una società ma anche

quelle della sicurezza energetica europea. Presente in circa 90 paesi con più di 78mila dipendenti, l'Eni è il

sesto gruppo petrolifero mondiale per giro d'affari, dietro a Exxon Mobil, Shell, BP, Total e Chevron. Un

interlocutore privilegiato per chi definisce le strategie continentali. Certo che l'Eni fa politica ma a tutto campo,

e non da oggi. Negli uffici di Teheran della Nioc, la compagnia petrolifera di stato, una grande foto in bianco e

nero dai riverberi color seppia mostra i tecnici dell'Eni di Enrico Mattei che nei primi anni 60 si arrampicavano

come pionieri sui Monti Zagros. È appesa a quel muro dai tempi dello Shah e c'è rimasta anche dopo la

rivoluzione degli ayatollah che nei libri di storia assegnano un ruolo di primo piano al presidente dell'Eni e al

suo tentativo di fare concorrenza alle Sette Sorelle. Mossadeq nazionalizzò il petrolio e fu sbalzato dal potere

nel '53 da un colpo di stato angloamericano, Mattei morì in un misterioso incidente aereo qualche anno dopo.

L'Iran, che attende la cancellazione delle sanzioni, è sempre nel mirino dell'Eni. E infatti la società sarà ospite

d'onore quando verrà in Italia a novembre il presidente Hassan Rohani. Ma forse la Persia non è più la terra

promessa di una volta: il gas iraniano, che abbonda nei giacimenti di South Pars, sottolineava in una recente

visita a Teheran l'amministratore delegato Claudio Descalzi, non è così conveniente e la sua destinazione di

consumo saranno i mercato orientali. Inoltre gli iraniani devono cambiare la tipologia dei contratti perché

quelli esistenti non sono più appetibili per le grandi compagnie internazionali. E lo stesso gas dell'Azerbaijan

non costituisce un'alternativa a quello russo: lo sarebbe se si potesse convogliare qui le gigantesche riserve

del Turkmenistan ma la pipeline dovrebbe passare nel Caspio e la Russia non darà mai il suo consenso. Per

questo che la bussola dell'Eni e dell'Europa punta a Sud. Tra qualche giorno Descalzi incontrerà in Israele,

dopo il presidente cipriota, anche il premier Benjamin Netanyahu: l'obiettivo è quello di costituire, mettendo a

fattore comune le eccezionali riserve appena scoperte in Egitto, un grande hub del gas nel Mediterraneo

sudorientale. Il giacimento supergiant di Zohr presenta un potenziale di risorse fino a 850 miliardi di metri cubi

di gas e un'estensione di circa 100 chilometri quadrati. Zohr è la più grande scoperta di gas mai effettuata nel

Mediterraneo e può cambiare i dati strategici di un'intera regione, il Medio Oriente, che oggi ci appare

soltanto come il teatro di guerre sanguinose e infinite. È chiaro che può influire sui destini di grandi Paesi

come la Turchia, che si propone da sempre come un hub del gas, ma soprattutto di una superpotenza di

ritorno come la Russia che vede nei nuovi progetti sia una minaccia che un'opportunità: anche per questo la

battaglia di Aleppo è uno spartiacque, una sorta di Stalingrado del Levante. Forse non un è caso che

Descalzi prenderà sottobraccio il commissario europeo per il clima e l'energia, lo spagnolo Miguel Arias

Cañete, e lo accompagnerà dal generale egiziano Abdel Fattah al Sisi: è con lui e con Maros Sefcovic,

commissario per la sicurezza energetica, che si stanno definendo le linee strategiche per trovare

un'alternativa alla Russia, come in parte lo sono già l'Algeria e la Libia dove se l'Eni, unica compagnia

straniera a estrarre, chiude le operazioni si spegne anche la luce. Così come Descalzi si è già portato in

Africa il presidente del Consiglio Matteo Renzi, in Angola, Congo­Brazzaville e Mozambico, quasi da farlo

sembrare una sorta di piazzista dell'Eni, in stati un tempo marxisti­leninisti e ora convertiti al liberismo

clanicotribale. Ma come si sarebbe detto un tempo: questo è il gas bellezza. E non andrà soltanto in Italia ma

a tutta l'Europa: sostituire la Russia nel medio periodo è impossibile ma l'Eni ci sta provando.

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CONFINDUSTRIA CsC: dalla manovra una spinta dello 0,3% al Pil del prossimo anno Nicoletta Picchio pagina 9 ROMA Un impatto pari allo 0,3% del Pil. È questa, secondo il Centro studi di Confindustria, la forza

espansiva della seconda legge di Stabilità del Governo Renzi. La manovra gioca in positivo sullo scenario

congiunturale sia per la qualità di alcune misure varate, sia per l'entità del finanziamento in deficit. Nel

complesso «la previsione di aumento del pil nel 2016 dell'1,5 per cento esce consolidata» (una piccola parte

dell'aumento dello 0,3, lo 0,06%, era già stata inclusa nelle proiezioni di settembre). La legge di stabilità

bilancia quindi in positivo l'andamento dell'economia mondiale. Già a settembre il Csc, di cuiè direttore Luca

Paolazzi, aveva individuato alcuni rischi: in negativo, il commercio mondiale non ha messo a segno in estate

il rimbalzo che ci si attendevae si profila un aumento degli scambi internazionali ancora più fiacco di quello

già considerato un mese fa, sia quest'anno(+0,5 contro +1,5) sia il prossimo (+1,6 contro +3,6). Se queste

nuove stime, basate sull'andamento nel terzo trimestre e sulle variazioni medie mensili degli ultimi tre anni,

trovassero conferme via via nei dati, il pil italiano subirebbe una decurtazione di 0,1 punti percentuali nel 2015

e di 0,3 punti nel 2016.È su questo quadro che gioca in positivo, invece, l'impatto della manovra,

confermando la previsione di crescita dell'1,5 per il prossimo anno. Peraltro, sottolinea il Csc, le altre variabili

esterne (cambio, prezzo del petrolio e tassi a lunga), determinanti per la previsione, non si sono discostate

dalle traiettorie indicate. Resta l'incognita della decisione della Fed sul costo del denaro Usa e delle

ripercussioni che potrà avere sui mercati finanziari, che restano molto volatili, scrive la nota di Congiuntura

Flash, riflettendo grande incertezza. Riguardo al 2015 le ultime statistiche puntano sempre in direzione di

un'accelerazione dell'economia italiana nel corso dell'estate, trainata dal­ la domanda interna. Il Csc sottolinea

che la legge di stabilità appena varata prevede 26,5 miliardi di interventi finanziati in larga parte in deficit,

ricorrendo per 13,5 miliardi alle clausole di flessibilità europee. L'abolizione della Tasi sulla prima casa e le

misure per il contrasto alla povertà sosterranno i consumi, l'allentamento del patto di stabilità spingerà gli

investimenti. Inoltre il sostegno fiscale all'acquisto di beni strumentali, la minore Imu sugli impianti, l'incentivo

alla contrattazione decentrata, la contribuzione ridotta sui neo­assuntie la riduzione dell'aliquota Ires (dal 2017

con possibile anticipazione al 2016) sono misure che secondo il Centro studi di Confindustria favori­ scono

fiducia e investimenti. In settembre, si registra, la produzione industriale è cresciuta dello 0,9%, dopo il calo di

mezzo punto di agosto. Il terzo trimestre si sarebbe dunque chiuso con un incremento dello 0,7%, in

accelerazione dal +0,4% del secondo. Per quanto riguarda il lavoro, il tasso di disoccupazioneè sceso in

agosto all'11,9 per cento, sui livelli di inizio 2013. La dinamica dei consumi risulta positiva nei mesi estivi, la

fiducia dei consumatori è salita a settembre al libello più alto da 13 anni, +1,7 punto nel terzo trimestre).

Anche se le banche restano prudentia causa delle sofferenze che continuano a salire, 142 miliardi in agosto,

18,2% dei prestiti) pur se a ritmo minore, il minor costo del denaro (i tassi di interesse pagati dalle imprese

sono scesi al 2,0% in agosto, dal 2,1% di luglio; erano 3,5 a inizio 2014) favorirà la risalita della domanda di

credito.

L'accelerazione della produzione spinge il Pil 0 1,0 -1,0 -2,0 -3,0 Pil Produzione industriale Fonte:

elaborazioni e stime Csc su dati Istat

Italia, var. % congiunturali, dati trimestrali destagionalizzati 2011 2012 2013 2015 2014

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BCE E CRESCITA Le certezze di Draghi e le incertezze dell'economia Donato Masciandaro La ripresa economica c'è, ma è ancora acerba,e ci sono rischi di instabilità, soprattutto di natura

internazionale; ma se si materializzassero, la Banca centrale europea è pronta a rafforzare la sua regola di

politica monetaria, accentuandone l'orientamento espansivo. Sono queste le certezze di Mario Draghi: se

cresce l'incertezza sui mercati, il primo compito di una banca centrale è offrire una bussola. Un contributo

cruciale, soprattutto se si pensa che è l'esatto contrario di quello che invece sta facendo la banca centrale

americana, contribuendo a quel quadro di instabilità che mette a rischio anche la ripresa europea. La Bce ha

confermato l'orientamento espansivo della politica monetaria:i tassi resteranno vicini allo zero, continueranno

le operazioni di iniezioni di liquidità sui mercati. Inoltre è stato confermato e rafforzato il messaggio di una

volontà di agire se serve: letteralmente, la Bce non "guarda e aspetta", ma "lavora e risolve (i problemi)".

Perché la congiuntura è migliorata, ma le incognite non mancano. L'incognita più importante è legata

all'andamento dell'inflazione, letta insieme a quello della crescita economica. Ricordando sempre che il

principale obiettivo della Bce è quello della stabilità monetaria, che è stato definito dalla stessa banca

centrale come un andamento della crescita dei prezzi intorno al 2%,i dati ci dicono che sono 33 mesi che tale

obiettivo non è raggiunto: nel febbraio 2013 l'inflazione era all'1,8%, e dopo il calandoè stato un fenomeno

continuo, con quattro mesi a cavallo tra la fine del 2014 e l'inizio del 2015 di deflazione vera e propria. Dal

1999, anno in cui nasce la politica monetaria europea, è il più lungo periodo di mancato raggiungimento

dell'obiettivo. Continua pagina 3 Continua da pagina1 Segue il periodo che va dal gennaio 2011 all'ottobre

2012, in cui il tasso di inflazione è stato sistematicamente maggiore dell'obiettivo di almeno venti punti base.

Si noti che entrambi gli intervalli temporali sono successivi alla Grande Crisi del 2008, che ha segnato l'inizio

di una fase straordinaria per la politica monetaria, ancora in corso. Inoltre, non basta guardare solo alla

dinamica dei prezzi, ma il giudizio deve formarsi anche rispetto alla crescita economica; se prezzi anemici

andasseroa braccetto con una soddisfacente dinamica della produzione, avremmo una congiuntura

economica che non a caso gli economisti battezzano di buona disinflazione: se la produzione cresce e i

prezzi no, i cittadini non possono che essere soddisfatti. Purtroppo non è questo il caso dell'Unione europea:

considerando come soddisfacente una crescita economica intorno al 2%, sono almeno 50 mesi che le

performance europee sono inferiori. Quindi siamo in uno scenario di cattiva disinflazione. Dunque occorre

interrogarsi sulla perdurante inefficacia della politica monetaria. La politica monetaria è impotente quando il

sistema economicoè caratterizzato da una trappola della liquidità, intesa come assenza di effetti

dell'espansione monetaria sulle scelte di consumoe di investimento di individui ed imprese. L'Unione europea

sembra essere in una fase di uscita dalla trappola della liquidità; Draghi ha ricordatoi dati sulla produzione,

sui consumi, ma anche quelli sugli aggregati monetari e sul credito. L'espansione monetaria si associa in

modo positivo sia alle variabili reali chea quelle mo­ netariee creditizie; condizione necessaria, ancorché non

sufficiente, per parlare di un ritorno verso la normalizzazione del ciclo economico. Ma la normalizzazione non

appare né matura né definitiva. Cosa può fare la Bce per contribuire alla definitiva uscita dalla trappola della

liquidità? La risposta dipende dalle possibilità che la Bce ha di influenzare efficacemente le aspettative

attraverso la sua condotta. La condotta della Bce si basa su una regola monetaria, cheè definita in termini di

obiettivi e strumenti. Quindi la domanda diviene: potrebbe essere utile cambiare la definizione degli obiettivi

che guidano la Bce e il disegno degli strumenti con cui tali obiettivi vengono perseguiti? La risposta della

Bceè chiara: la regola di politica monetaria viene confermata; se necessario, verrà irrobustita. Dunque al

momento viene confermato l'obiettivo di inflazione, nonché l'articolazione degli interventi. Quindi i tassi

rimangono allo zero, ma non si escludono esplorazioni nel territorio negativo. Le operazioni in titoli pubblici

continueranno nei modie nei tempi definiti, ma la Bce è pronta a modificarne perimetro e tecniche, ove

necessario. La conferma della regola monetaria può essere giudicata una scelta conservativa, a conferma del

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fatto che le banche centrali sono caratterizzate da una bassa propensione al rischio, in ragione della

necessità di stabilizzare il proprio patrimonio di reputazione. Allo stesso tempo però, la sola esistenza di una

regola monetaria dà un contributo alla stabilità sistemica, europea e mondiale, molto maggiore rispetto a

quello oggi offerto dall'altra grande banca centrale, la Fed. L'assenza di regole monetarie è una tossina per i

mercati, nazionali e internazionali, che si riverbera fuori dai confini, quando l'indisciplina caratterizza il Paese

che produce la maggior valuta di riserva internazionale, cioè il dollaro. Nona caso la Bce ricorda che le

incognite sulla solidità della ripresa economica nascono soprattutto fuori dall'area domesticae che il tasso di

cambio rimane un canale di trasmissione cruciale e sensibile. A buon intenditor, poche parole.

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Made in Italy. Nel discorso al Quirinale ha ricordato: «C'è bisogno di Italia nel mondo: Expo ne è la provatangibile» «È la ripresa la sfida per tutti» Mattarella: legalità e lotta alla corruzione, valori irrinunciabili per la crescita «Le imprese italiane hanno unbuon vento alle loro spalle, dobbiamo fare in modo che migliorino le condizioni sul piano amministrativo,fiscale, ordinamentale» Lina Palmerini Una platea di manager e imprenditori, il luogo adatto per fare il punto sullo stato dell'economia del Paese

dopo anni di crisi e all'alba di una ripresa che vedono anche le principali istituzioni finanziarie internazionali.

L'occasione è la consegna - al Quirinale - delle insegne di Cavaliere dell'Ordine al "Merito del Lavoro" e

Sergio Mattarella parla diret­ tamente a chi fa impresa perché i segnali di crescita rappresentano una «sfida:

abbiamo bisogno di imprenditori che mettano in campo nuovi progetti, sappiano scrutare un orizzonte più

ampio, sappiano investire». Una sfida che secondo il capo dello Stato deve essere corale e che deve

chiamare in causa alleanze proficue con il Governo e con il mondo del lavoro. «Produrre ricchezza per il

Paese significa saper produrre lavoro: la ripresa è una sfida per tutte le istituzioni e per l'intera società che

continuerà a esprimere, come è bene che sia, opinioni e interessi diversi, ma ha bisogno per la sua stessa

coesione che tornino a crescere le eccellenze e che vengano colte le potenzialità dell'Italia». Il capo dello

Stato non esita a dire esplicitamente quali sono i campi in cui è necessario tenere il passo con la

competizione globale e dunque fare un'opera di ammodernamento. «Le imprese italiane hanno un buon

vento alle loro spalle, dobbiamo fare in modo che migliorino le condizioni sul piano amministrativo, fiscale,

ordinamentale perché possano esprimersi in modo virtuoso». Ma il presidente Mattarella si sofferma anche

sullo sforzo che spetta alle imprese che è quello di affrontare la competizione globale con una governance

adatta favorendo «la crescita dimensionalee potenziare le capacità di ricercae innovazione costruendo

sinergie e collaborazioni con e università». Il cardine di questa "nuova crescita" si fonda su due «valori

irrinunciabili: legalitàe lotta alla corruzione». Temi che sono le priorità comunicative di questo settennato e

che Mattarella collega- anche se non esplicitamente- ai troppi fatti di cronaca. Ieri gli arresti per le tangenti

Anas, qualche settimana fa il caso della Volkswagen. «Il ministro Guidi e il presidente D'Amato hanno

sottolineato il valore sociale e la dimensione etica dell'impresa: bene, per fare impresa sono essenziali- ancor

di più -i valori di onestà, trasparenza, lealtà, responsabilità sociale». Ed ecco che arriva a toccare anche il

caso della truffa della casa automobilistica tedesca: «Se non si tiene alta la reputazionee la credibilità si

perde la fiducia dei consumatorie della collettività. Esempi recenti di dimensione mondiale ce lo

rammentano». Il lavoro, le "ferite" lasciate dalla crisi, non sono in fondo al suo discorso ma sono legate

all'essenza del fare impresa. In questa chiave chiede una «nuova alleanza tra maggiore capacità competitiva

delle imprese e creazione di nuovo lavoro, tra sviluppo sostenibile e coesione sociale, lotta alle povertà».

Un'alleanza necessaria soprattutto per sanare il divario Nord­Sud. «Non c'è vero sviluppo senza

Mezzogiorno», dice Mattarella che quelle realtà conosce bene e sa individuare i fili da ricollegare. «Per far

ripartire investimenti e lavoro soprattutto nel campo delle infrastrutture fisiche, immateriali e sociali serve

porre in connessione indirizzi politici, amministrazione, impresa». C'è domanda di made in Italy dice il capo

dello Stato che prende Expo come esempio anche di un lavoro di squadra ben riuscito tra istituzioni e mondo

dell'impresa. «C'è bisogno di Italia nel mondo, lo abbiamo avvertito anche a Expo, che è la prova tangibile di

cosa siamo capaci quando giochiamo con spirito di squadra». L'Italia non può però essere un player solitario

nella competizione globale, serve avere anche un sistema Europa che funzioni. «La mancanza di unità nelle

politiche dell'Unione riduce il peso e il potenziale dell'Europa. Non c'è alternativa all'integrazione, va rafforzata

la governance dell'euro». E qui Sergio Mattarella si spinge fino a ipotizzare strumenti come gli eurobond.

«Occorre affermare pienamente un principio di solidarietà e di maggiore condivisione dei rischi a livello

europeo». Chiude con un messaggio per le giovani generazioni, che possano raccogliere i frutti di «una

nuova stagione che si sta aprendo».

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I NOMI DEI 25 NUOVI CAVALIERI I 25 Cavalieri insigniti ieri I nuovi Cavalieri sono: Silvio Albini (1956,

Bergamo- Industria Tessile); Michele Alessi Anghini (1950, Verbania- Produzione articoli di arredamento/

meccanica); Paola Artioli (1960, Brescia- Industria siderurgica); Sonia Bonfiglioli (1963, Bologna- Industria

meccanica); Aldo Braca (1948, Latina- Industria farmaceutica); Enrico Colavita (1945, Campobasso- Industria

alimentare); Stefano Dolcetta Capuzzo (1949, Vicenza- Industria elettronica); Domenico Favuzzi (1962, Bari -

Informatica); Fabrizio Freda (1957, Stati Uniti d'America- Chimica/cosmetica); Vito Fusillo (1956, Bari-

Edilizia); Fabio Gallia (1963, Roma- Credito); Alessandro Mauro Massimo Goppion (1955, Milano- Artigianato

installazioni museali); Enrico Loccioni (1949,- Ancona- Industria meccanica/Impiantistica elettrica); Claudio

Luti (1946, Milano- Industria dell'arredamento); Luigi Luzzati (1953, Genova- Industria alimentare); Vainer

Marchesini (1946, Modena- Industria meccanica/impiantistica elettrica); Sebastiano Messina (1944, Siracusa-

Impiantistica meccanica); Pier Luigi Moretta (1952, Vercelli- Industria metalmeccanica); Giuseppe Natale

(1959, Chieti- Chimica); Lorenzo Pinzauti (1941, Firenze- Industria dell'abbigliamento); Lorenzo Sassoli de'

Bianchi (1952, Bologna- Industria alimentare); Pier Francesco Saviotti (1942, Verona- Credito); Inge

Schoenthal Feltrinelli (1930, Milano- Editoriale); Luca Tomassini (1965, Terni- Sistemi per telecomunicazioni);

Pierluigi Zappacosta (1950, Stati Uniti d'America- Tecnologia dell'informatica)

Foto: La storia. L'Ordine al Merito del Lavoro fu istituito nel 1901 da Vittorio Emanuele III, su proposta di

Giuseppe Zanardelli, allora presidente del Consiglio

Foto: La cerimonia. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella (al centro) con i nuovi Cavalieri del

Lavoro, che sono stati nominati il 2 giugno 2015 e che sono stati insigniti ieri durante la cerimonia di

consegna delle insegne svoltasi al Quirinale.

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R2/ LA COPERTINA I pensionati italiani nell'eden portoghese Prezzi bassi e meno tasse in migliaia fuggono per sentirsi più ricchi ETTORE LIVINI ITALIA addio. La pensione vado a godermela - se possibile esentasse - all'estero. Lo Stivale non è più un

paese per vecchi. La vita costa troppo, gli assegni previdenziali non sono quelli di una volta. E da un paio

d'anni, silenzioso ma imponente, è scattato l'esodo oltre frontiera dei nonni tricolori. Nel 2014 hanno fatto la

valigia in 5.345, il 64 per cento in più dell'anno precedente. Molti sono partiti per Tunisia, Romania o Bulgaria,

i Bengodi low-cost dove 800 euro al mese pagati dall'Inps sono una mezza fortuna. L'ultima moda è però

un'altra: la caccia alle Cayman della terza età. Quei paesi - il più gettonato è il Portogallo - dove lo stipendio

mensile, come in un paradiso offshore, si incassa al lordo. Senza pagare un euro all'Agenzia delle entrate.

Remo Romandini, ex bancario di San Benedetto del Tronto, è uno di questi profughi fiscali. E i suoi conti li ha

fatti per bene.

ALLE PAGINE 44 E 45 CON UN ARTICOLO DI FRANCESCHINI LISBONA ITALIA ADDIO. La pensione

vado a godermela - se possibile esentasse - all'estero. Lo Stivale non è più un paese per vecchi. La vita

costa troppo, gli assegni previdenziali non sono quelli di una volta. E da un paio d'anni, silenzioso ma

imponente, è scattato l'esodo oltre frontiera dei nonni tricolori. Nel 2014 hanno fatto la valigia in 5.345, il 64%

in più dell'anno precedente. Molti sono partiti per Tunisia, Romania o Bulgaria, i Bengodi low-cost dove 800

euro al mese pagati dall'Inps sono una mezza fortuna. L'ultima moda è però un'altra: la caccia alle Cayman

della terza età. Quei paesi - il più gettonato è il Portogallo - dove lo stipendio mensile, come in un paradiso

offshore, si incassa al lordo. Senza pagare un euro all'Agenzia delle entrate.

LE CAYMAN DELLA TERZA ETÀ Remo Romandini, ex bancario di San Benedetto del Tronto, è uno di

questi profughi fiscali. E i suoi conti li ha fatti per bene.

«Sono separato, ho 67 anni, due figli che lavorano fuori dall'Italia e tanta voglia di ricominciare una nuova

vita», racconta. Qualche mese fa ha preso il mappamondo, consultato centinaia di siti di consulenza

all'espatrio, fatto 3 settimane di visita in loco. E alla fine ha deciso: «A inizio 2016 vado a vivere a Sesimbra,

mezz'ora da Lisbona, su un promontorio che pare Portofino. Pagherò 300 euro d'affitto per un bilocale fronte-

mare, 10 euro per mangiare ottimo pesce al ristorante». Ma soprattutto vedrà la sua pensione crescere dalla

sera alla mattina - del tutto legalmente - del 30%. «Quanto prendo non glielo dico - sussurra con pudore - ma

confesso che solo di Irpef risparmierò 15mila euro l'anno». Come dire che ogni mese, grazie alle generose

agevolazioni del fisco portoghese, si troverà in tasca 1.250 euro in più.

Il trucco c'è e si vede. L'Europa delle tasse è tutt'altro che unita. Google & C. pagano aliquote da prefisso

telefonico in Irlanda e Olanda. Cipro, Malta e Lussemburgo difendono con i denti il loro status di paradisi

fiscali. E in questa battaglia erariale tutti contro tutti, il Portogallo è diventato l'Eldorado degli ultrasessantenni.

Le regole sono semplici: basta vivere 183 giorni l'anno nel paese, assumere lo status di "residente non

abituale" et voilà, il gioco è fatto: per dieci anni la pensione è esentasse. L'Inps l'accredita lorda, come

previsto dagli accordi bilaterali. E l'erario locale non effettua alcun prelievo.

Guadagna Lisbona (50mila aderenti al programma portano 2 miliardi di Pil l'anno, dice Deloitte). È felice il

diretto interessato (mille euro netti di pensione tricolore possono lievitare a 1.300 sulle rive dell'Atlantico).

Piangono solo le casse dello stato italiano, orfane di Irpef e consumi degli espatriati.

Il piano portoghese, come prevedibile, viaggia a gonfie vele.

Inglesi e brasiliani sono arrivati a centinaia. Entro fine 2015 oltre 5mila francesi, terrorizzati dalle tasse sul

lusso di Francois Hollande, si trasferiranno verso sud nella nuova Terra Promessa previdenziale. IL

PARADISO PORTOGHESE I numeri dell'Italia sono molto inferiori: 51 espatriati nel 2014, il triplo dell'anno

prima.

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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 23/10/2015 48

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Ma crescono geometricamente.

«Quest'estate abbiamo ricevuto 15-20 richieste di informazioni alla settimana» assicura Elisabetta Bortone,

avvocato dello studio Haag a Lisbona. «Noi almeno 20-30 al mese», calcola Marcello Menichetti della

Camera di Commercio Italia-Portogallo. Il passaparola funziona. Anche perché chi è già "residente non

abituale" è tutt'altro che pentito. «Io sono rinata - racconta entusiasta Luisa Gaiazzi, 63enne ex impiegata di

un'azienda farmaceutica residente nella capitale lusitana da un anno - . A Roma con i miei 840 euro al mese

faticavo a far quadrare i conti. In Portogallo, a parte la lingua su cui fatico un po', mi sento una signora». I

suoi 840 euro sono diventati 1.150. Non solo: «D'affitto pago il 25% in meno per un bilocale identico a quello

che avevo al Prenestino, il paese è sicuro, la gente accogliente, il caffè costa 60 centesimi al bar. Questa

cotoletta di vitello con contorno - dice mulinando forchetta e coltello al suo tavolo fisso al Solar di San Josè -

viene solo 5,5 euro. E così posso permettermi pure un quartino di rosso. Un paradiso!».

Un Eden, oltretutto, alla portata di tutti. «L'avvocato che ha curato le mie procedure d'espatrio è costato 390

euro». E l'iter - precluso agli ex dipendenti pubblici per i misteri degli accordi bilaterali - è semplice e rapido.

«A Lisbona bastano pochi giorni per ottenere il codice fiscale presentando un contratto d'affitto o l'impegno

all'acquisto di una casa. Poi c'è da aspettare qualche settimana per completare le pratiche in Italia», spiega

Luis Villaca Ferreira, legale di Lipari Garcia & Asociados. Tutto facile e ad occhio molto conveniente. Tanto

che diverse vecchie volpi dell'ottimizzazione previdenziale già espatriate in passato - fiutato l'affare - hanno

preso armi e bagagli e traslocato qui. «Molti si sono trasferiti dalla Tunisia, spaventati dal terrorismo»,

racconta Menichetti. LO SPETTRO DELL'INPS Dalla Francia è arrivato Marco Monticelli, una vita in giro per il

mondo come dirigente Fiat, residente ora a Lagos, in Algarve: «Il vantaggio fiscale non è l'unica ragione della

mia decisione, anche se ora prendo 2.500 euro al mese in più - spiega dalla sua bella casa con vista su porto

e marina - . Stavo in Costa Azzurra, mica in Bulgaria.

Abitavo in una villa con piscina.

Ma qui si vive meglio». La sua ultima scelta esistenziale - un manager resta sempre un manager - si è

trasformata in business: ha aiutato un amico ad aprire un sito per aiutare gli italiani a trasferirsi in Portogallo e

- ti pareva - «siamo travolti dalle richieste».

L'Inps, come prevedibile, non apprezza. I 654 pensionati emigrati in Romania nel 2014 (erano 210 l'anno

prima) e i 213 della Tunisia (raddoppiati) sono un cruccio. La concorrenza fiscale di Lisbona ancora di più. Il

presidente Tito Boeri, uomo che di numeri ne mastica e i problemi preferisce prevenirli, ha lanciato l'allarme

sulla fuga dei pensionati. «È un fenomeno che erode la base imponibile - spiega - Queste persone non solo

ottengono l'esenzione della tassazione diretta ma non consumano in Italia, creando problemi aggiuntivi per le

entrate». Che fare? La Gran Bretagna è già corsa ai ripari. E vuole tagliare ai nonni in fuga verso i paradisi

(climatici e fiscali) del Mediterraneo i contributi per il riscaldamento, garantendoli solo a chi resta a vivere

nella gelida Albione. L'Inps ha minacciato di non pagare la parte non contributiva della pensione. Proposta

che ha suscitato una clamorosa levata di scudi tra i nostri connazionali felicemente sistemati oltrefrontiera.

«Ho lavorato 42 anni, pagato tutte le tasse. Adesso devono lasciarmi invecchiare in pace e dove mi pare.

Non si possono cambiare le regole in corsa!», s'arrabbia Gaiazzi. La cotoletta è finita.

«Questa storia di Boeri mi ha messo in agitazione. Tocca farmi un bicchierino di Porto». Prosit. In fondo, con

buona pace dell'Inps, a Lisbona costa solo un euro.

FONTE INPS Pensionati emigrati Continente 2010 incremento % 2014 su 2010 Europa 1.855 2011 1.778

2012 2.030 2013 2.220 2014 3.852 Totale 11.735 + 107,6 Africa 96 129 124 168 253 770 + 163,5 Asia 68 64

97 128 137 494 + 101,5 Oceania 61 49 52 54 218 434 + 257,4 Nord America 265 220 281 362 560 1.688 +

111,3 America Centrale 35 43 47 53 75 253 + 114,3 Sud America 173 169 203 251 250 1.046 + 44,5

TOTALE 2.553 2.452 2.834 3.236 5.345 16.420 + 109,4

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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 23/10/2015 49

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IL CASO Retromarcia anche sulle slot machine E il canone Rai si pagherà dagiugno I punti per scommettere scendono ora a 15 mila Sconto di mille euro per i possessori di case di lusso VALENTINA CONTE ALDO FONTANAROSA ROMA. Dopo la casa, i giochi. Le critiche alla manovra costringono il governo alla seconda retromarcia in

pochi giorni. «I punti gioco saranno ridotti a 15 mila» da 22 mila, ha annunciato ieri Renzi. Reintrodotta anche

la Tasi su ville, castelli e abitazioni signorili (se figurano come prima abitazione). Ma con una sorpresa:

avranno comunque uno sconto, in media di mille euro. È intanto certo che il canone Rai da 100 euro si

pagherà a metà anno, forse in due rate da 50 euro, nelle bollette elettriche di giugno e agosto. GIOCHI In

attesa del testo finale (bloccato anche per il tira e molla sui giochi), le bozze sin qui circolate della legge di

Stabilità contenevano la previsione di 22 mila nuovi corner per le scommesse. O meglio: 17 mila rinnovi di

concessioni in scadenza più 5 mila nuove concessioni, «per far emergere dal nero questi punti gioco», spiega

il sottosegretario all'Economia Baretta. Ora il numero si riduce a 10 mila per i rinnovi più 5 mila emersioni, 15

mila in tutto come riferito da Renzi. In pratica chiudono 7 mila punti, o meglio 5 mila perché «2 mila in realtà

avevano la concessione, ma non erano operativi», chiarisce ancora Baretta.

Una retromarcia evidente, dovuta alle forti pressioni delle opposizioni (minoranza Pd e M5S) e del mondo

cattolico. «Bene Renzi, ma l'obiettivo dei 15 mila deve essere raggiunto senza sanatorie», commenta

Massimo Passamonti, presidente di Sistema gioco Italia (Confindustria). CASA La prima clamorosa

retromarcia di martedì sulle case di lusso («I castelli pagheranno», scriveva Renzi su Facebook), mostra però

i primi scricchiolii. A parte che non si tratta solo di castelli, ma di tutte le prime case di lusso accatastate come

A1, A8 e A9 (circa 74 mila), non più esentate da Imu, al contrario di quanto ripetuto all'infinito dallo stesso

Renzi fino a 48 ore fa («Via Imu e Tasi per tutti»). Ma, si scopre ora, comunque graziate da uno sconto last

minute che neanche Berlusconi, a cui il premier dice di ispirarsi, aveva osato pensare nel 2008. L'aliquota

massima, secondo l'ultima bozza della manovra, si ferma difatti solo al 4 per mille, contro l'attuale 6 per mille.

Questo significa, in buona sostanza, uno sconticino medio di 996 euro, calcola la Uil Servizio politiche

territoriali (si passa cioè da 2.788 euro a 1.792 euro). Altra retromarcia infine anche per l'addizionale dello 0,8

per mille sulle seconde case: i 460 Comuni che la mettevano se la tengono, gli altri non la possono sommare

all'Imu, per non alzare le tasse locali. CANONE Intanto è certo che il canone non si pagherà da febbraio

2016. Il nuovo meccanismo, con l'imposta tv inclusa nella bolletta elettrica, non sarà pronto prima di giugno

2016. Lo rivelano fonti parlamentari. È possibile che pagheremo subito l'intero importo (100 euro) già a

giugno. Il governo però giudica impopolare questa soluzione. Le società elettriche temono, a loro volta, che la

super bolletta spinga alla morosità. Prende quota, allora, una seconda ipotesi. Far pagare 50 euro con la

bolletta elettrica di giugno e gli altri 50 ad agosto. Tifa per questa scelta (due tranche da 50) anche l'Agenzia

delle Entrate, perché la considera più gestibile. L'ultima ipotesi - scomoda - è spalmare i 100 euro in tre rate

da 33,33 euro da versare a giugno, agosto e ottobre.

Resterà in piedi l'esenzione per le persone di 75 anni o più che abbiano un reddito proprio (coniuge escluso)

di 6713,98 euro l'anno. Non si paga il canone per il possesso di tablet, smartphone o pc (precisa il

sottosegretario Giacomelli). Infine la Cassa Conguaglio del Sistema elettrico gestirà il lungo viaggio del

denaro dal cittadino alla società elettrica fino all'Agenzia delle Entrate e alla Rai.

I DOCUMENTI PRIMA E DOPO In una prima versione della legge di Stabilità (in alto), lo Stato mette a gara

22 mila concessioni per punti gioco in negozi, bar e tabacchi.

Nell'ultima bozza la retromarcia del governo: la cifra cala a 15 mila, confermata ieri dal premier Renzi

2 31ASE DI LUSSO Martedì Renzi certifica il passo indietro: le prime case di lusso continuano a pagare l'Imu.

Non solo castelli e ville, ma anche abitazioni signorili. Una manina dell'ultima ora però inserisce per loro uno

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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 23/10/2015 50

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sconticino da mille euro in media LE MODIFICHE SECONDE CASE L'addizionale dello 0,8 per mille sulle

seconde case resta, ma solo per i 460 Comuni che già la applicano. Gli altri restano a bocca asciutta.

Nessuno sconto dunque per le seconde case: in un primo tempo era stato inserito in manovra PUNTI GIOCO

Le gare per le concessioni di corner scommessa sono limitate a 15 mila punti: 10 mila rinnovi e 5 mila

sanatorie. In un primo tempo, il governo prevedeva di metterne a bando 22 mila. Grandi proteste di M5S,

minoranza Pd, cattolici 4CANONE RAI Molti cambiamenti nella norma che inserisce il canone Rai, ridotto a

100 euro da 113,50, nella bolletta della luce. Il pagamento doveva essere in rata unica. Ora si ragiona su due

rate da 50 euro ciascuna, oppure tre rate da 33,33 euro

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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 23/10/2015 51

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Contratti rinnovati Fca passa negli Usa al secondo round Il 77% degli operai Chrysler approva l'accordo che servirà da modello anche per Gm e Ford Ferrari continua ilbuon debutto a Wall Street secondo giorno in positivo oltre i 56 dollari PAOLO GRISERI TORINO. Con il 77 per cento dei voti i dipendenti americani di Fca hanno approvato l'accordo per il rinnovo

del contratto di lavoro aziendale. Il sì supera la bocciatura di un mese fa quando il 65 per cento dei dipendenti

respinse una precedente ipotesi di intesa raggiunta da Marchionne con i vertici del sindacato auto Uaw.

A convincere i dipendenti inizialmente contrari è stata la modifica dei parametri nella busta paga, che porterà

in nove anni a superare la logica del doppio salario. Oggi infatti i neoassunti hanno una paga oraria inferiore a

quella dei dipendenti più anziani.

Il sindacato aveva accettato la differenza fin dal 2007 quando si cominciavano a vedere le avvisaglie della

crisi Chrysler che sarebbe poi sfociata nella bancarotta e nell'intervento di Obama e Marchionne per il

salvataggio. Ora che quella crisi è stata superata il sindacato aveva chiesto di rispettare il principio per cui a

lavoro uguale si ottiene paga uguale. Nella prima versione dell'accordo la differenza salariale tra neoassunti e

lavoratori più anziani era stata sensibilmente ridotta ma non completamente eliminata. Nella nuova versione

invece, al termine dei nove anni le paghe si allineano alla quota di 29 dollari l'ora che è il massimo che

guadagneranno in futuro i dipendenti senior. Nell'accordo è anche previsto un piano di incentivi verso il

pensionamento che finirà per abbattere i costi del personale almeno fino a quando rimarrà la differenza

salariale tra giovani e anziani.

«Abbiamo raggiunto un accordo che aumenta le retribuzioni e la sicurezza dei posti di lavoro», ha

commentato il numero uno dei sindacato, Dennis Williams. «Per Fca l'accordo raggiunto e approvato è un

investimento sui nostri dipendenti negli Stati Uniti», si legge in una nota di Auburn Hill.

Ora l'intesa servirà da modello per gli analoghi accordi che Uaw deve negoziare con Gm e Ford, le altre due

case automobilistiche americane. In una dichiarazione, il direttore finanziario di Gm, Chuck Stevens, ha fatto

sapere che tratterà un accordo «in linea con la nostra situazione finanziaria». Avendo annunciato una

trimestrale positiva è possibile che Stevens abbia voluto mettere le mani avanti per evitare proteste dei

sindacati di fronte a proposte aziendali troppo basse. In ogni caso, se l'accordo con Gm fosse molto diverso

da quello raggiunto con Chrysler, in caso di fusione tra le due case potrebbe essere necessario un nuovo

negoziato per decidere quale dei due contratti applicare. La chiusura della tormentata vicenda del contratto è

un altro punto positivo per Marchionne dopo il successo dell'ipo Ferrari a Wall Street. Ieri, prima giornata

piena di contrattazioni il titolo del Cavallino è tornato a salire avvicinandosi a quota 56,75 dollari. In ripresa in

titolo Fca che nel giorno del lancio dell'azione Ferrari aveva invece pagato pesantemente dazio.

Ieri a Milano Fca ha chiuso in terreno positivo con un guadagno dell'1,34 per cento. In un comunicato il

Lingotto ha fissato per il 3 dicembre ad Amsterdam l'assemblea straordinaria degli azionisti per approvare lo

spin off di Ferrari che entrerà in vigore a gennaio. DOPPIO SALARIO La principale novità è l'abolizione

progressiva in 9 anni delle differenze di salario orario tra gli operai assunti prima del 2007 e quelli arrivati

durante la crisi dell'auto Usa I PUNTI SECONDA VOTAZIONE Una prima versione dell'accordo tra Fca e

Uaw era stata bocciata dagli operai con oltre il 66% di voti contrari nella seconda versione previsti anche

incentivi all'uscita

Foto: 1.000 ESUBERI AIR FRANCE Nuove proteste dei piloti Air France negli incontri con l'azienda:

confermate mille uscite nel 2016

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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 23/10/2015 52

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INTERVISTA Il ceo Netflix: conquisterò anche l'Italia Claudio Plazzotta Hastings illustra lo sbarco dell'internet tv sul mercato tricolore Plazzotta a pagina 15 D'ora in poi i prodotti

originali Netflix si potranno vedere solo su Netflix, senza condivisioni con altri broadcaster. Niente polemiche

con Sky, «anche se abbiamo un sacco di contenuti che loro non hanno», spiega Reed Hastings, ceo e

cofondatore di Netflix, «e breakeven nella Penisola previsto in 5-7 anni, conquistando il 33% delle famiglie».

Sorridente e rilassato nelle sale del Mandarin Oriental Hotel di Milano, nonostante il tour de force in corso in

Europa, Hastings sottolinea pure come «su Netflix non ci saranno mai pubblicità né programmi sportivi,

troppo costosi, né news, già ben coperte da altri. E nessun talk show giornalistico pensato per l'Italia».

Domanda. Netflix parte in Italia: avete aperto una società nella Penisola? E dove pagherete le tasse?

Risposta. Le operazioni di Netflix in Europa sono tutte dirette dalla sede di Amsterdam, non abbiamo aperto

una società in Italia. Quanto a dove pagheremo le tasse, per il momento non è un tema all'ordine del giorno,

visto che Netflix fuori dagli Usa ha finora perso centinaia di milioni di dollari. D. Il ceo di Sky Italia, Andrea

Zappia, ha appena detto che Netflix, pur essendo una bellissima società, ha una offerta un po' vecchia per

l'Italia, con pochi contenuti rispetto a Sky, che invece ha già 2,8 milioni di famiglie abbonate connesse al web

e una library più fresca... R. Molti italiani vogliono provare Netflix e lo potranno fare gratuitamente per un

mese. In library abbiamo un sacco di contenuti che Sky non ha. E comunque non ci poniamo in alternativa a

Sky. L'abbonamento a Netflix potrà essere in aggiunta a quello a Sky. Negli Usa siamo passati in pochi anni

da zero a 43 milioni di abbonati, ma nello stesso periodo, ad esempio, gli abbonati ad Hbo hanno continuato

a salire. D. Il modello di business di Netflix non prevede incassi da pubblicità. È un credo che manterrete

anche nel futuro? Perché in Italia, in realtà, la pay tv sta crescendo soprattutto grazie agli spot... R. Sì, so che

Sky Italia un tempo incassava molto meno dalla pubblicità. Però, ribadisco, su Netflix non ci sarà mai

advertising. Per esempio, una pay tv come Hbo non ha pubblicità e ciò dimostra che c'è molta gente disposta

a pagare un abbonamento per un servizio privo di pubblicità. D. Qualcuno ha storto il naso perché i vostri

prodotti di punta originali, ossia House of Cards e Orange is the new black, non sono un'esclusiva di Netflix in

Italia. In futuro come vi comporterete con i vostri prodotti? R. D'ora in poi i contenuti prodotti da Netflix nella

stragrande maggioranza saranno nostre esclusive. D. Qual è il peso dei contenuti originali Netflix sulla library

che proponete agli abbonati? R. Credo che non sia così importante la fetta di contenuti originali Netflix nella

nostra library. Al cliente non interessa, lui cerca storie originali. D. Ci sono un sacco di nerd e di hipster che in

Italia aspettano Netflix quasi come un Messia. Probabilmente sono un po' pazzi, ma il merito di Netflix è

quello di fare crollare la pirateria... R. Vero, dove c'è Netflix la pirateria è in forte calo. In Canada, dove siamo

da cinque anni, i download da Torrent sono crollati del 50%. In Australia siamo appena da sette mesi e già il

calo è del 27%. Netflix offre una alternativa interessante e a basso prezzo (da 7,99 euro al mese, ndr) che

spiazza la pirateria. D. Si è letto di vostre trattative con la Rai per le serie di Montalbano. È vero? R. Abbiamo

aperto negoziati con tutti i broadcaster, Rai, Mediaset eccetera. D. Nella vostra library non ci sono programmi

sportivi o news. Sarà così anche nel futuro? R. Sì, lo sport è troppo costoso e le news sono già ben coperte.

Netflix si svilupperà con film, serie, documentari e talk show di intrattenimento non focalizzati su una nazione

in particolare. D. Quando andrete a breakeven in Italia? R. Negli Stati Uniti abbiamo raggiunto il pareggio in

sette anni, così come in Canada, Regno Unito e Messico. Per l'Italia puntiamo al break even tra 5-7 anni,

conquistando il 33% delle famiglie. D. Quanto state investendo in pubblicità per il lancio di Netflix in Italia? R.

Posso solo dire che nel 2016 investiremo in advertising circa un miliardo di dollari a livello mondiale. D. Il

mercato italiano è ancora piccolo, le smart tv realmente connesse ancora poche, la banda larga è un po' in

ritardo. Perché crede nell'Italia? R. La tv è stata uguale a sé stessa per decenni. L'iPhone è nato dieci anni fa

e in poco tempo è cambiato tantissimo. Perché? Perché è basato sulla connettività a internet e sulle app.

Secondo noi, con l'affermazione delle smart tv, anche in Italia sta per partire la più grossa rivoluzione nel

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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 23/10/2015 53

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mondo della televisione, molto di più che con l'avvento del colore. La banda larga sta comunque crescendo e

le reti migliorano velocemente. Sarà una tv di app e non più di network. Di app in competizione l'una con

l'altra, costrette e migliorarsi sempre. E come sullo smartphone si hanno 10-20 app usate più di frequente,

così sulla smart tv si avranno 1020 channels app preferite. La tv sarà sincronizzata con lo smartphone. E tra

10-20 anni i bambini ci diranno: che cosa vuol dire che uno show va in onda alle 8 di sera? Per loro non avrà

più senso. D. Come procedono le partnership con provider telefonici e costruttori di smart tv? R. Siamo aperti

a tante partnership con tutti i provider. In molti Paesi tuttavia non abbiamo partnership, perché in realtà non

ne abbiamo bisogno, in quanto di base siamo una app. Quanto ai costruttori di tv, ci sono accordi con Lg,

Panasonic, Philips, Samsung, Sony e Toshiba, che spesso sul telecomando delle loro nuove smart tv hanno

il tasto Netflix per velocizzare la connessione. Tuttavia arriveranno anche altre app; Netflix è solo la prima,

ma sui telecomandi compariranno pure altre aziende. (riproduzione riservata)

I CONTI DI NETFLIX Dati in milioni di dollari GRAFICA MF-MILANO FINANZA 2014 2013 2012 Fonte :

Netflix Ricavi Reddito operativo Utile netto Utenti globali (milioni) 4.400 228 112 44 5.500 403 267 57 3.600

50 17 33

Foto: Reed Hastings

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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 23/10/2015 54

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DOPO LE PAROLE DEL N. 1 DI EUROTOWER PIAZZA AFFARI SALE DEL 2%, EURO A 1,1112 DOLLARI Draghi spinge lo spread sotto 100 Il presidente della Bce: il 3 dicembre sarà riesaminata la politica monetaria. Segno che il Qe sarà rafforzato Siipotizza anche un nuovo calo dei tassi sui depositi, ora a -0,2%. Sottozero il rendimento del Btp a 2 anni Marcello Bussi La Bce «riesaminerà a dicembre il livello di adattamento della politica monetaria». Lo ha dichiarato ieri in

conferenza stampa il presidente Mario Draghi, al termine del Consiglio direttivo della Bce riunitosi a Malta,

che ha deciso di lasciare i tassi d'interesse invariati allo 0,05%, aggiungendo che la ripresa nell'area euro

«continua» ma ci «sono rischi al ribasso» per la crescita e per l'inflazione. «Draghi ha dato un chiaro segnale

che il Qe sarà con ogni probabilità esteso e aumentato nella riunione del prossimo 3 dicembre», ha

commentato Anthony Doyle, direttore degli investimenti sul reddito fisso di M&G Investments. E i mercati

concordano, visto che hanno reagito molto positivamente alle parole del numero uno della Bce: Piazza Affari

ha chiuso in rialzo del 2%, Francoforte del 2,5, Parigi del 2,3%. L'euro è poi sceso dell'1,9% a 1,1112 dollari.

Ma ancora più dirompente è stato l'effetto sui titoli di Stato italiani: il rendimento del Btp con scadenza due

anni è addirittura sceso sottozero per la prima volta nella storia, al -0,006%, mentre lo spread tra Btp

decennali e omologhi tedeschi è sceso sotto i 100 punti base per la prima volta dal marzo scorso, a 98 punti

negli ultimi scambi, dopo un minimo a 97, con un rendimento, l'1,47%, che ha visto la maggiore flessione

giornaliera dal giugno 2014, 15 punti base. Sì, i mercati sono proprio convinti che Draghi stia preparando il

regalo di Natale. Nel corso della conferenza stampa, il presidente della Bce ha rivelato che in Consiglio

direttivo «si è discusso del taglio del tasso sui depositi (presso la stessa Bce. ndr)», ora al -0,20%, cosa che

non era avvenuta durante l'incontro di settembre, sottolineando che «alcuni membri hanno suggerito la

possibilità di agire subito». Le banche, insomma, devono prepararsi alla prospettiva di pagare ancora di più

per poter tenere i loro fondi depositati presso l'Eurotower. Una mossa che dovrebbe incoraggiarle ad

aumentare i prestiti a famiglie e imprese. Con il rischio che invece indirizzino la loro liquidità nell'acquisto di

titoli di Stato, i cui rendimenti sono bassissimi, in alcuni casi addirittura negativi, ma almeno c'è la certezza

che il capitale verrà rimborsato. «Se dovessimo osservare un deterioramento nelle proiezioni economiche

attuali, valuteremo modifiche nell'ammontare, nella composizione e nella durata di tutti gli strumenti a nostra

disposizione», ha aggiunto Draghi, che non si è detto affatto preoccupato per l'eventuale carenza di titoli che

l'Eurotower può acquistare nell'ambito del Qe. Ma è probabile che il numero uno dell'istituto di Francoforte

abbia rimandato a dicembre il rafforzamento del Qe, perché non c'è ancora accordo su come attuarlo. Al

momento gli acquisti di bond si fanno in proporzione alla quota detenuta dai vari paesi nel capitale della Bce.

Questo si traduce nel fatto che i titoli di Stato più comprati sono quelli tedeschi, che non hanno nessun

bisogno di aiuto perché offrono già rendimenti bassissimi, in molti casi sotto lo zero. Per aumentare gli

acquisti, quindi, bisogna cambiare la composizione del Qe in modo da concentrarlo sui Paesi più bisognosi,

ovvero Italia, Spagna e Portogallo. È probabile che il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, freni in

questo senso perché la mossa potrebbe essere interpretata come un via libera a politiche fiscali lassiste. Si

potrebbe anche allargare la platea delle società di cui si possono comprare bond. Al momento il Qe riguarda

solo quelle a partecipazione statale, come Enel e Fs in Italia. Coinvolgere anche le società possedute da

soggetti privati rischia di prestare il fianco ad accuse di favoritismo e assistenzialismo. Ma ormai il dado è

tratto: a dicembre il Qe verrà rafforzato, si tratta solo di vedere come. C'è solo il rischio che con le

dichiarazioni di ieri Draghi abbia alimentato aspettative troppo alte sulla portata del Qe Plus, come è stato

battezzato dagli economisti di Abn Amro. «Il nostro scenario di base è che la Bce aumenterà ed estenderà il

programma di Qe nella riunione di dicembre», ha spiegato Nick Kounis di Abn Amro, elencando quattro

possibili ipotesi. La prima: la Bce non si muove nel 2015, scenario per l'esperto «negativo per gli asset

rischiosi e gli spread». Il secondo: estensione temporale del Qe senza misure ulteriori, ipotesi che potrebbe

essere «leggermente deludere per i mercati». Il terzo: aumento degli acquisti mensili ed estensione

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temporale del Qe, mosse che «avrebbero un effetto significativo, sostenendo gli asset rischiosi e riducendo

gli spread». Il quarto: aumento degli acquisti mensili ed estensione temporale del Qe abbinati a un taglio dei

tassi, scenario che «avrebbe gli effetti più potenti, nella stessa direzione dello scenario tre ma con maggior

effetto». Di certo, Draghi ha dimostrato che la politica monetaria della Bce è del tutto indipendente da quello

che la Federal Reserve farà due settimane dopo la riunione del Consiglio direttivo dell'Eurotower. Forse

anche perché Draghi ha la ragionevole certezza che la sua collega Janet Yellen non alzerà i tassi nemmeno

in quell'occasione. (riproduzione riservata)

IL CAMBIO EURO/DOLLARO LO SPREAD BTP-BUND GRAFICA MF-MILANO FINANZA 70 150 90 110

130 170 Gen Feb Mar Mag Lug Set Apr Giu Ago Ott 1,00 1,15 1,20 1,10 1,05 1,25 2015 Gen Feb Mar Mag

Lug Set Apr Giu Ago Ott 2015 In punti base

Foto: Mario Draghi

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LA TRIMESTRALE DEL COLOSSO FRANCESE BATTE LE STIME. ALZATE LE PREVISIONI DEL 2015 Telecom sfrutta l'effetto Orange Per gli analisti anche il gruppo italiano potrebbe presentare buoni risultati Metroweb in attesa dicomunicazioni Manuel Follis Effetto Orange sul titolo Telecom che, complice qualche recente ribasso, approfitta delle buone notizie

comunicate dal colosso delle telefonia francese per chiudere la seduta in rialzo del 5,14% a 1,085 euro. Tutto

è partito appunto da Orange, che ieri ha comunicato i conti del terzo trimestre, chiusosi con ricavi superiori

alle attese degli analisti in scia al venir meno della guerra dei prezzi in atto da anni in Francia e quindi alla

progressiva stabilizzazione del fatturato nella madrepatria. L'ex monopolista transalpino in particolare ha

registrato ricavi in crescita del 4,9% a 10,3 miliardi di euro, contro i 10,1 miliardi del consenso elaborato da

FactSet. «Stiamo riscontrando un miglioramento in quasi tutti i mercati europei per effetto di diversi fattori tra

cui un impatto più morbido della regolamentazione e la crescita della banda larga ad alta velocità», ha

spiegato il direttore finanziario Ramon Fernandez. Il gruppo francese ha anche comunicato al mercato di aver

alzato le stime di ebitda per il 2015 ad almeno 12,3 miliardi di euro, news che hanno poi spinto il titolo a

chiudere in rialzo del 7,5% a Parigi. Le buone prospettive di Orange sono state interpretate dal mercato con

un occhio ai conti di Telecom. Mediobanca Securities ieri ha confermato il rating outperform sulle azioni della

società guidata da Marco Patuano e Giuseppe Recchi, anche se il target price è stato limato da 1,68 a 1,51

euro, in attesa della pubblicazione dei conti prevista per il 5 novembre. Gli esperti attendono dei miglioramenti

sul fronte del business mobile domestico, mentre assumono una maggiore cautela sul Brasile, visto che il

quadro macro si sta deteriorando. Il giudizio di Mediobanca resta comunque positivo sul titolo alla luce di un

investment case giudicato solido. Ieri intanto Franco Bassanini, presidente di Metroweb, la società deputata a

cablare il territorio nazionale con la fibra ottica, ha spiegato che il gruppo è disponibile «a ragionare con tutti»

per la realizzazione del piano della banda ultralarga. «Lo stiamo facendo con Telecom, con Vodafone e con

Wind. Poi vedremo quali saranno le condizioni migliori», ha aggiunto. La scorsa primavera Metroweb, Fsi,

F2i, Vodafone e Wind hanno firmato una lettera di intenti non vincolante per la banda ultralarga, mentre nelle

scorse settimane il cda di Telecom ha riaperto il dossier Metroweb. al momento però, «non ci è ancora

arrivato nulla», ha detto Bassanini. «Siamo in attesa di avere una risposta da Telecom», ha concluso.

(riproduzione riservata)

Foto: Franco Bassanini

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SCENARIO PMI

9 articoli

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LEGGE DI STABILITÀ Il testo tarda ancora, polemiche sulla sanità Davide Colombo e Carmine Fotina ROMA Sciolto l'ultimo nodo dei tagli ai trasferimenti delle Regioni per i governatori arriverebbe una

sterilizzazione da 1,3 miliardi dei tagli extrasanità previsti dalle scorse manovre e si scende ora a circa 900

milioni ­ il disegno di legge di Stabilità ha ottenuto ieri la bollinatura finale della Ragioneria generale dello Stato

e in serata dovrebbe esser stata trasmessa al Colle. In giornata, se il presidente della Repubblica, Sergio

Mattarella, non solleverà rilievi, il testo dovrebbe essere trasmesso al Senato. A una settimana dal varo, la

seconda manovra del Governo Renzi si avvicina "a passo lento" alla meta dell'esame parlamentare con il

premier che ieri sera è tornato a sottolineare la componente forte delle misure predisposte, vale a dire i tagli

di imposte. «A chi dice che aumenteremo altre tasse, dico che nel 2016 nessun Comune o Regione le potrà

alzare rispetto al 2015, per legge!» ha scritto Renzi sulla sue eNews. Anche se il presidente del Piemonte e

della Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino, ha espresso dubbi in proposito: «Non credo che sia

possibile» inserire nella legge di Stabilità una misura per impedire alle Regioni e ai Comuni di aumentare le

tasse. «Al massimo ­ ha osservato ­ può esserci una moral suasion... Di certo nessuno di noi ha intenzione di

alzare le tasse». Il blocco all'aumento delle imposte locali varrebbe per tutti «fatta eccezione ­ spiega il

sottosegretario all'Economia Enrico Zanetti ­ per situazioni straordinarie legate all'addizionale regionale per le

Regioni in eventuali disavanzi sanitari». Ad oggi, le Regioni che si trovano a dover seguire il cosiddetto "piano

di rientro" sono Lazio, Abruzzo, Campania, Molise, Sicilia, Calabria, Piemonte, Puglia e per le quali «la legge

prevede un aumento automatico di addizionali Irpef e Irap ­ ricordava ieri il coordinatore degli assessori al

Bilancio Massimo Garavaglia ­ ma i presidenti e le giunte possono anche scegliere di agire sui ticket». Renzi

ha comunque insistito sul tasto del taglio di imposte («Vi ricordate una legge finanziaria del passato con una

riduzione di tasse di questo genere? Ditemelo, vi prego» ha scritto nella sue eNews) per poi sottolineare

l'importanza delle diverse misure per il welfare: «Soldi in più­ ha spiegato­ contro la povertà (più 700 milioni

rispetto al 2015), soldi in più per il sociale, dall'autosufficienza al "dopo di noi" (più 200 milioni rispetto al

2015), soldi in più per la sanità (più un miliardo rispetto al 2015), soldi in più per famiglie e bambini (più 400

milioni rispetto al 2015)». Sui giochi, poi, il Premier conferma il taglio da 22mila a 15mila punti scommesse

con il rinnovo delle concessioni in scadenza il prossimo anno (si veda Il Sole24 Ore di ieri). Se oggi il testo

verrà davvero pubblicato si potranno conoscerei saldi finali della Stabilità 2016, che dovrebbe contenere

interventi per 26,5 miliardi, nella versione che non prevede il maggior spazio fiscale richiesto all'Ue in virtù

della cosiddetta "clausola migranti". La flessibilità Ue su cui invece si scommette in pieno riguarda la clausola

riforme e la clausola investimenti, che nel loro insieme dovrebbero garantire uno spazio fiscale di 14,6 miliardi

con un indebitamento netto programmato al 2,2% (+0,8% rispetto al saldo a legislazione vigente) in calo dal

2,6 atteso per quest'anno. Oggi il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, illustrerà i risultati della

quotazione di Poste Italiane, una privatizzazione determinante per garantire l'inversione di tendenza del

debito pubblico, previsto in calo al 131,4% l'anno venturo dopo sette anni di continua crescita. Intanto

nell'ultima versione spicca l'istituzione, presso il ministero dello Sviluppo economico, di un Fondo per il credito

delle aziende sottoposte a sequestro o a confisca, con una dotazione di 10 milioni di euro annui per il triennio

2016­2018. Le risorse dovranno facilitare in particolare la continuità del credito bancario, gli investimenti, gli

interventi di ristrutturazione aziendale, la tutela dei livelli occupazionali, l'emersione del lavoro irregolare.

Salta invece la norma che puntava a semplificare l'accesso al Fondo di garanzia Pmi per le imprese

dell'indotto dell'Ilva di Taranto. Confermato l'inserimento del canone Rai nella bolletta elettrica: una parte dei

maggiori introiti da mancata evasione andrà al Fondo taglia tasse. Il sottosegretario alle tlc Antonello

Giacomelli spiega che resterà l'impianto attuale, ovvero pagherà chi possiede un televisore mentre sono

esclusi altri apparecchi come pc, tablet e smartphone.

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LIBERO SCAMBIO Mondo&mercati ALL'INTERNO Via i dazi tra Ue e Vietnam Gianluca Di Donfrancesco pagina 21 ROMA. Dal nostro inviato «Un accordo ambizioso, paragonabile a quelli con Singapore, Corea del

Sud e Canada. Un modello nei prossimi negoziati con Paesi in via di sviluppo». A sottolineare i meriti del

trattato di libero scambio tra Ue e Vietnam, che punta a cancellare il 99% dei dazi esistenti, è l'uomo che ha

guidato i negoziatori comunitari, Mauro Petriccione, vicedirettore generale Ue per il Commercio. Gli fa eco il

viceministro allo Sviluppo economico, Carlo Calenda, che giudica molto positiva l'intesa, «perché molto

simmetrica, nonostante la controparte sia un Paese in una fase dello sviluppo diversa dalla nostra».

L'accordo, siglato ad agosto dal commissario al Commercio, Cecilia Malmström, e dal ministro per l'Industria

e il Commercio, Vu Huy Hoang, è stato al centro del seminario organizzato il 16 ottobre a Roma da

Confindustria, in collaborazione con i ministeri allo Sviluppo economico italiano e al ministero dell'Industria

vietnamita, rappresentato dal viceministro Ho Thi Kim Thoa. Il trattato sarà chiuso entro la fine dell'anno,

quando saranno finalizzati i testi giuridici, «ma la complessa procedura di ratifica dell'Unione ­ spiega

Petriccione ­ non ne permetterà l'entrata in vigore prima del 2017». L'intesa punta ad aprire alle imprese

europee un mercato da 90 milioni di persone. Per farlo elimina quasi tutti i dazi esistenti su base reciproca.

«L'unica differenza ­ precisa Petriccione ­ riguarda il periodo transitorio». La Ue eliminerà le sue tariffe in sette

anni, Hanoi avrà tre anni in più, per tenere conto del diverso livello di sviluppo del Paese, che comunque

cancelle­ rà il 65% dei dazi già all'entrata in vigore. «Il Vietnam ­ aggiunge Calenda­ ha fatto una scommessa

coraggiosa». Una scommessa che Hanoi vuole giocare per accelerare la propria crescita, come spiega Bui

Huy Son, direttore generale di Vietrade: «L'accordoe le condizioni che contiene sono una delle vie che stiamo

seguendo per migliorare l'habitat per le imprese». Dopo l'entrata in vigore del trattato, avvisa però

Petriccione, servirà un lavoro lungo e anche costoso per vigilare sulla sua applicazione, soprattutto rispetto

alle barriere non tariffarie: «Hanoi ­ spiega Petriccione ­ sta prendendo impegni molto ambiziosi, che vanno

oltre la sua capacità amministrativa. Ci aspettiamo un miglioramento, innescato proprio da questi obblighi, ma

ci vorrà tempo». Nella cornice dei rapporti tra Ue e Vietnam si inseriscono poi le relazioni commercialie

politiche tra Roma e Hanoi. «L'atten­ zione dell'Italia per questo Paese ­ dice Calenda ­non ha precedenti.

L'obiettivo è di portare l'interscambioa5 miliardi di dollari nel 2016 ed è alla nostra portata». A novembre sarà

lo stesso capo dello Stato Sergio Mattarella a guidare una missione in Vietnam, con il ministro Federica Guidi

(e aperta alle imprese). L'anno prossimo, invece, Calenda guiderà una delegazione di aziende in una

missione centrata su settori specifici: infrastrutture, macchine per l'industria, energia e difesa. Per intercettare

le esigenze di un'economia in forte cambiamento, Comelz, società di Vigevano che produce macchine per la

lavorazione della pelle, la settimana scorsa ha inaugurato un centro di formazione dove insegna agli addetti a

operare con le macchine italiane, come racconta l'export manager della società, Fabrizio Bellagamba. «Le

aziende locali ­ spiega stanno investendo in alta tecnologia, quindi hanno bisogno di personale specializzato e

meglio retribuito». Il trattato (i negoziati sono iniziati nell'ottobre del 2012) è il secondo nell'area Asean dopo

quello con Singapore e rappresenta, come spiega Bruxelles, un passo verso l'obiettivo finale di una intesa

regionale tra Ue e Asean, appunto. «L'Associazione dei Paesi del sud­est asiatico spiega Petriccione­ non ha

ancora la capacità di trattare accordi commerciali unitari, così la Ue ha scelto di negoziare in via separata con

ciascuno dei 10 Paesi». Trattative sono aperte con Thailandia e Malesia «e presto ha annunciato Petriccione­

avvieremo negoziati con le Filippine».

I CONTENUTIServizi Investimenti Le barriere non tariffarie Componenti auto dopo 7 Proprietà intellettuale

trattamento nelle attività commerciali Risoluzione controversie Export Ue duty free: i tempi Quasi tutti i

macchinari all'entrata in vigore, il resto dopo 5 anni Metà della farmaceutica all'entrata in vigore, il resto dopo

7 anni Prodotti chimici: 70% all'entrata in vigore, il resto dopo 3,5, 7 anni Vini e alcolici dopo 7 anni Il Vietnam

userà standard internazionali per i propri regolamenti Società a proprietà pubblica Imprese private e società

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SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 23/10/2015 60

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pubbliche avranno parità di L'export Ue di tessuti tessili sarà liberalizzato all'entrata in vigore Moto oltre i 150

cc dopo 7 anni, auto dopo 10 (11 per benzina oltre 3mila cc e i diesel sopra 2.500) Prodotti caseari dopo 5, i

cibi lavorati dopo 7 anni Carne di maiale congelata dopo 7 anni. Carne bovina dopo 3 anni. Carne di pollo

dopo 10 anni Entro 5 anni dall'entrata in vigore, riconoscerà il certificato di conformità Ue sugli autoveicoli

Indicazioni geografiche tipiche Il Vietnam accetta il brand «Made in Eu» per i prodotti non agricoli, eccetto la

farmaceutica. I marchi nazionali (Made in Italy) restano riconosciuti La tutela sarà paragonabile a quella

garantita nella Ue per 169 prodotti (se ne potranno aggiungere altri ). Stessa tutela nella Ue per i prodotti

vietnamiti Il Vietnam accetta livelli di tutela superiori a quelli Wto Standard sociali e ambientali Il Vietnam

accetta un set di disposizioni regolamentari in settori come servizi finanziari, telecomunicazioni, trasporto

marittimo e servizi postali Applicazione degli standard Ilo e ratifica delle convenzioni Ilo ancora non siglate

Divieto di dumping sociale e ambientale Il Vietnam apre agli operatori Ue: servizi alle imprese, servizi

ambientali, poste e corrieri, servizi bancari e assicurativi, servizi di trasporto marittimo Il Vietnam apre agli

investimenti industriali in alimenti e bevande, fertlizzanti, copertoni e tubi, guanti e prodotti in plastica,

ceramiche, materiali per la costruzione Sui macchinari, Hanoi rimuove le restrizioni sull'assemblaggio di

motori marittimi e macchinari agricoli, apparecchi domestici e biciclette L'accordo istituisce un meccanismo di

risoluzione delle controversie sui suoi contenuti e sulla sua applicazione, che fissa procedure e tempistica e

prevede la nomina di un panel di esperti indipendenti Promozione della responsabilità sociale d'impresa

Costo del lavoro 3,5 3,0 2,5 2,0 1,5 1,0 0,5 0,0 Cina Thailandia Vietnam

Settore manifatturiero. $ per ora (*) Stime Fonte: Economist intelligence unit 2015* ' 10 '05 2000

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Dati 2015. Il saldo di nuovo positivo EMILIA ROMAGNA Nel Bolognese la manifattura torna ad assumere IL TREND Le grandi imprese richiedono figure professionali ad alta specializzazione e operai Natascia Ronchetti BOLOGNA Figure professionali ad alta specializzazione oppure operai. Le professionalità di livello intermedio

escono dai radar dell'industria bolognese, che però ricomincia ad assumere. Per la prima volta dopo anni le

aziende più grandi, quelle con più di 50 dipendenti, raggiungono un saldo positivo tra nuovi reclutamenti e

cessazioni del rapporto di lavoro. Il risultatoè un aumento di 520 addetti. I numeri sono ancora piccoli ma in

decisa controtendenza rispetto al 2014. E riflettono una decisa inversione di tutto il sistema industriale. Sono

infatti quasi 5.800 i nuovi contratti, contro 6.450 cessazioni. La forbice rispetto a dodici mesi fa si è ridotta del

45%. I dati arrivano dall'Osservatorio della Camera di commercio del capoluogo emiliano: quest'anno le

imprese bolognesi porteranno a termine piani di assunzioni per un totale di 20.100 nuovi ingressi. Il saldo

resta negativo di 670 unità ma le dimensioni della contrazione dei posti di lavoro si restringono sensibilmente,

visto che le fuoriuscite l'anno scorso furono pari a 2.540. Merito dei venti di ripresa, di un nuovo clima di

fiducia. Ma non solo. «A ricominciare ad assumere- spiega la segretaria generale dell'istituzione camerale

Giada Grandi - sono le imprese maggiormente strutturate che durante gli anni della crisi hanno saputo

riorganizzarsi e consolidarsi all'estero. Sono queste le aziende che si stanno mettendo alle spalle la crisi».

Internazionalizzazione e innovazione spingono il recupero dei livelli occupazionali. Tra le aziende che

aumentano il personale, infatti, oltre 5.100 operano stabilmente con l'estero, mentre più di 7mila hanno

innovato prodottio servizi. La risalita riguarda anche il terziario, che appare di nuovo in corsa. Gli incrementi

occupazionali più rilevanti, in questo caso, sono quelli che riguardano le aziende che operano nel settore del

turismo e della ristorazione (un aumento di 380 addetti) ma anche nel commer­ cio (170). Un totale di 14.320

nuove assunzioni a fronte di 14.420 fuoriuscite porta il saldo negativoa sole 90 unità, rispetto alle oltre mille

dell'anno scorso, con una richiesta che a differenza dell'industria si rivolge prevalentementea figure

impiegatizie. Restano fuori dal perimetro di crescita solo le piccole aziende commerciali. Ancora in caduta

libera, invece, il settore delle costruzioni: sfumano altri 500 posti di lavoro. A contribuire maggiormente alla

creazione di nuovi posti di lavoro nel manifatturiero sono le aziende meccaniche mentre appare ancora

debole la ripresa del tessile e dell'abbigliamento.

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PRIVATE EQUITY Aifi: investimenti stabili, ma riparte la raccolta (+206%) Mara Monti u pagina 41 pL'industria del private equity in Italia ha chiuso i primi sei mesi dell'anno con investimenti stabili,

quanto ad ammontare, e un significativo aumento della raccolta, mentre stenta a decollare il mercato del

private debt, con appena 40 milioni raccolti. E' quanto è emerso dai dati Aifi (Associazione Italiana private

equity ) e Pwc. «I risultati sono in linea con l'andamento dell'economia italiana, anche noi testimoniamo che

nel 2015 si è avviata una ripresa seppur leggera, elemento di base per la nostra industria», ha commentato il

presidente di Aifi, Innocenzo Cipolletta. Semestre: raccolta a +206% Il primo semestre 2015 è in linea con i

primi sei mesi dell'anno precedente se guardiamo all'ammontare investito che si attesta a 1.787 milioni (1.890

milioni al 30 giugno 2014). Cresce, invece, il numero delle operazioni che passa da 139 nei primi sei mesi

dello scorso anno a 168 (+20,9%) ma cala l'ammontare medio (­5%). Il fund raising di mercato segna un

importante dato che registra un +206,1% a 1.328 milioni rispetto ai 434 milioni del primo semestre 2014.

Questo valore deriva dal closing di tre grandi fondi di private equity, che da soli hanno rappresentato il 90%

del totale dei mezzi raccolti. «Il boom della raccolta ­ ha spiegato Cipolletta ­ dipende non solo dalla ripresa ma

anche dal mercato che oggi non offre rendimenti eclatanti, di conseguenza, gli investitori si orientano verso

asset class più rischiose». Quanto basta per fare dire al presidente di Aifi che «stiamo uscendo dalla crisi, ma

sia chiaro, difficilmente torneremo ai livelli del 2007 perché oggi le modalità sono completamente diverse

come l'ampliamento dell'utilizzo del private debt». Non decolla il private debt In Italia torna prevalente la

raccolta domestica con 760 milioni (57,2%) rispetto ai 568 milioni raccolti dall'estero (42,8%). Gli investitori

individuali e i family office sono stati la principale fonte con il 30% del totale; seguono le banche, con il 23,1%

e assicurazioni e fondi di fondi rispettivamente con il 14,3% e il 14,1%. Ancora scarsamente presente il

contributo di fondi pensione e casse di previdenza. Continua a essere difficile la raccolta per il venture capital,

che nel primo semestre è stata quasi nulla, e per il private debt, il cui obiettivo di 2,5 miliardi è ancora lontano.

Il primo semestre ha registrato un dato sul fund raising paria circa 40 milioni. Le iniziative attualmente in fase

di avvio sono circa venti. Tornano a prevalere i settori tradizionali. Per quanto concerne, infatti, la

distribuzione settoriale, in termini di numero di operazioni, nel comparto manifatturiero sono stati realizzati 22

deal (13,1% del totale), nel settore dei benie servizi industriali 19 (11,3%), nei servizi non finanziari 14 (8,9%)

e in quello dei computer 13 deal (7,8%). Dal punto di vista delle dimensioni delle imprese oggetto

d'investimento, prevalgono ancora una volta le aziende con meno di 50 milioni di fatturato, che rappresentano

il 74,9% del numero totale (69,1% nel primo semestre del 2014). Crescono le dismissioni Sui disinvestimenti,

nel corso del primo semestre 2015 sono state dismesse 99 partecipazioni, un numero che segna un

incremento del 45,6% rispetto alle 68 operazioni nello stesso periodo dell'anno precedente. L'ammontare

disinvestito, calcolato al costo storico di acquisto, si è attestato a 1.914 milioni (+116,1%). «Anche sul fronte

disinvestimentii dati del primo semestre fanno registrare segnali molto incoraggianti ­ ha commentato

Francesco Giordano, partner di PwC ­. Il mercato Italiano del private equity risulta, sia sul fronte investimenti

sia su quello dei disinvestimenti, tra i più dinamici in Europa». Ottime sono le prospettive per il secondo

trimestre, quando sono state concluse, o sono in fase di chiusura, numerose operazioni, anche di significativa

dimensione. Ma.Mo.

I NUMERI

+206% La raccolta nei primi sei mesi Il fund raising registra un +206,1% a 1.328 milioni rispetto ai 434 milioni

del primo semestre 2014 tanto quanto era stato raccolto in tutto il 2014.

+21% Numero di operazione Cresce il numero delle operazioni che passa da 139 nei primi sei mesi dello

scorso anno a 168 (+20,9%) ma cala l'ammontare merdio (­5%). Dismesse 99 partecipazioni, con un

incremento del 45,6% rispetto alle 68 operazioni nello stesso periodo dell'anno precedente

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SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 23/10/2015 63

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QUAESTIO CAPITAL/BREVI Dalla Finanza Lancia fondo per le Pmi italiane Quaestio Capital Management Sgr lancia il fondo Italian Growth Fund , comparto del fondo di investimento

aperto Quamvis. Italian Growth Fund investirà, con un approccio di lungo periodo, in Pmi italiane quotate o

quotande, tramite partecipazioni di minoranza.

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SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 23/10/2015 64

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Il ballo del «più zero» Timidi segnali di risveglio dall'economia regionale IL REPORT/1

L'AQUILA Siamo sempre lì, o poco più avanti: timidi segnali di ripresa, ma comunque al di sotto delle medie

nazionali, con numeri affatto sufficienti a ritenere la crisi ormai alle spalle o che è stata ingranata la marcia

giusta. L'Abruzzo si affaccia al 2016 appigliandosi a quello 0,7% di crescita del Pil che dovrebbe

(condizionale d'obbligo) cancellare un 2015 ancora stagnante (chiusura stimata a -0,1%). Tecnicamente

anche ieri il Cresa (il Centro regionale di studi economici), presentando il rapporto del primo semestre di

quest'anno in tre settori (costruzioni, commercio e artigianato), parla di «avvio di ripresa». In chiave generale,

anticipando l'analisi annuale, ci si aspetta per il 2015 una moderata ripresa dei consumi delle famiglie, in

particolare sui beni durevoli, che dovrebbe aggirarsi sul +0,4%, comunque sotto la media nazionale. Il dato

che invece conforta è quello sugli investimenti fissi lordi, ovvero le acquisizioni (al netto delle cessioni) di

capitale fisso a cui si aggiungono gli incrementi di valore dei beni materiali non prodotti. Bene, in questo

ambito ci si attende una stagnazione (-0,3%) nel 2015 e un importante balzo in avanti nel nuovo anno

(+1,5%), in ogni caso non pari a quello Italia (+2,7%).

I DATI

Il rapporto del Cresa è stato presentato dal direttore Francesco Prosperococco e dalla studiosa Concettina

Pascetta. Nel dettaglio, per le costruzioni, confrontando il primo semestre 2015 con quello 2014, si è avuto un

incremento di produzione (+2,2%), commesse (+1,3%) e fatturato (+1,9%). Risultati da ascrivere in

particolare alle performance delle grandi imprese, che hanno aumentato la produzione dell'8,8%, le

commesse del 7,2% e il fatturato del 7%. Incremento che ha compensato le difficoltà delle piccole imprese. In

questo settore l'occupazione è diminuita rispetto allo stesso periodo del 2014, ma è aumentata nel semestre

oggetto di indagine in tutte le tipologie di aziende, di ogni dimensione. I costi sono invece cresciuti e le

previsioni sono positive (in particolare per i grandi gruppi).

COMMERCIO IN CHIAROSCURO

Nel commercio risultati in chiaroscuro. Fatturato e occupazione ancora in continuo calo, con rari segnali

positivi: commercio al dettaglio e grande distribuzione fanno registrare un lieve aumento degli assunti rispetto

a fine 2014. Si vede anche che il calo del fatturato sta rallentando. Le previsioni sono negative, tranne che

per l'ambito della ristorazione. Nell'artigianato gli andamenti non sono positivi. Anche se pare essersi

arrestato il crollo dei periodi precedenti. Tra i segnali positivi quello delle imprese di servizi, che mostrano

incrementi in fatturato, ordini e occupazione. Al 30 settembre scorso erano 32.299 imprese artigiana, con un

calo rispetto al 2014 di 908 unità. Un'ecatombe, quasi.

«Bisogna agire sulla leva fiscale - ha detto Prosperococco - oggi il comparto produttivo è al 68% di

tassazione. Il clima di fiducia sta crescendo, il 2015 può essere considerato di transizione». Il 28 sarà

presentato il report economico globale 2014.

Stefano Dascoli

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23/10/2015Pag. 39 Ed. Abruzzo

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SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 23/10/2015 65

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FOCUS OGGI Il Tesoro mette i paletti alle casse previdenziali Luisa Leone Il decreto sui criteri degli investimenti destina a strumenti quotati il 65% delle risorse. E per l'economia reale

restano soltanto gli spicci Leone a pagina 6 Limiti nuovi e stringenti agli investimenti delle casse privatizzate.

È all'attenzione del Consiglio di Stato il decreto che stabilisce, come già accaduto per i fondi pensione, dove

e come gli enti previdenziali di primo pilastro potranno investire le loro ingenti disponibilità. Il provvedimento,

che MF-Milano Finanza ha potuto consultare, individua il bacino degli strumenti «finanziari negoziati nei

mercati regolamentati» come quello in cui gli enti dovrebbero puntare la stragrande maggioranza delle loro

fiches, ovvero il 65% delle disponibilità complessive. Solo il rimanente 35%, infatti, potrà essere utilizzato per

tutte le altre categorie di asset: dal private equity alle infrastrutture, dai fondi di debito all'immobiliare. Tuttavia,

visto che le casse sono ancora gonfie di mattone, si stabilisce che di questo 35% la gran parte delle risorse

(fino al 30% complessivo) possa essere riservato all'immobiliare, con solo il 5% rimante investibile in altri

strumenti. Un elemento che rischia di comprimere ancora di più la porzione di risorse che gli enti potranno

destinare all'economia reale, ha denunciato di recente Lello Di Gioia, presidente della Commissione

parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale.

Di sicuro la previsione sugli investimenti alternativi, letta insieme a quella sul mattone, sembra in

contraddizione con le ambizioni del Piano Juncker, che per moltiplicare davvero gli investimenti nei singoli

Paesi avrà bisogno anche dell'impegno di investitori privati di lungo periodo. E per la verità pare andare in

senso opposto anche al decreto sul credito di imposta pubblicato lo scorso agosto, che cerca di spingere

fondi e casse proprio verso infrastrutture, private equity, finanziamenti alle pmi. Il vincolo sull'asset allocation,

che vale per tutti gli enti a prescindere da dimensioni e capacità di gestione, non è comunque l'unico. Ce n'è

anche un secondo, che fissa le percentuali massime che ogni cassa potrà investire in una singola società.

Per le quotate l'asticella è piazzata al 5% del capitale con diritti di voto, mentre per le non quotate e tutti i tipi

di fondi alternativi (private, infrastrutture, ecc) il limite è del 10%. Limite che non varrà solo per «sottoscrizione

o acquisizione di azioni o quote di società immobiliari», recita il testo. Ancora, non più del 5% delle

disponibilità complessive di un ente previdenziale privatizzato potrà essere puntata su strumenti emessi da

un solo soggetto o da soggetti appartenenti a uno stesso gruppo; con l'eccezione di investimenti immobiliari,

oicvm, e fondi di investimento alternativi. Un big bang, insomma, che prevede anche novità sul ricorso ai

derivati, la trasparenza, le incompatibilità, e che dovrebbe concretizzarsi entro 18 mesi. Questo infatti è il

tempo che il decreto dà alle casse per adeguarsi ai nuovi paletti, un tempo che però rischia di essere davvero

poco per mettersi in regola con i nuovi limiti fissati per le partecipazioni in una singola società quotata (5%) o

in aziende e fondi non quotati (10%), senza correre il pericolo di far prevalere il criterio temporale su quello

dell'adeguata valorizzazione delle quote eccedenti i nuovi tetti. Anche perché la dead line dei 18 mesi

sembrerebbe valere per tutte le partecipazioni, anche quelle già in essere, e non solo per quelle che saranno

acquistate dopo l'entrata in vigore del regolamento. Infine, per mettersi in regola sotto il profilo della asset

allocation (65% di strumenti quotati e 35% il resto) gli enti avranno dieci anni di tempo, se trasmetteranno ai

ministeri competenti (Tesoro e Lavoro) «un piano di rientro», che sarà monitorato dalla Covip. Non è detto

comunque che delle modifiche non possano essere apportate in zona Cesarini, anche perché a quanto pare il

Consiglio di Stato non avrebbe ancora dato il via libera al testo. (riproduzione riservata)

Foto: Pier Carlo Padoan Quotazioni, altre news e analisi su www.milanofinanza.it/governo

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Tim partecipa a Smau Milano 2015 Tim partecipa a Smau Milano 2015 presentando innovative soluzioni Ict in grado di favorire i processi di

trasformazione digitale delle piccole e medie imprese: dalle nuove applicazioni di Digital Marketing disponibili

su Nuvola Store ai servizi per l'adozione graduale di infrastrutture informatiche in ottica cloud ibrido.

Presentate, inoltre, l'offerta integrata di servizi per la scuola digitale e le nuove iniziative nell'ambito dei

programmi di affiliazione commerciale.

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SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 23/10/2015 67

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GreenAwards L'Italia che sa innovare / 8 La scintilla che manda in pensione la benzina Veicoli elettrici alla conquista del mercato europeo. Anche grazie a centri di ricerca e sperimentazione comePomos, che fa "dialogare" le piccole e medie imprese che si occupano di mobilità sostenibile Micaela De Medici Un'ipotesi affascinante. Questo era, fno a poco tempo fa, la mobilità elettrica. Diffcile credere che potesse

rappresentare una vera alternativa ai combustibili fossili: l'autonomia ridotta delle vetture e, soprattutto, le

tante ore necessarie per ricaricarle erano gli ostacoli principali a una diffusione capillare. Grazie alle

innovazioni tecnologiche, però, la situazione si è evoluta, e non poco. Per dare un'idea di come la mobilità

elettrica sia oggi una realtà in rapida ascesa bastano pochi numeri: sono state 65.199 le auto elettriche

immatricolate in Europa nel 2014 (+61% rispetto al 2013), con Norvegia e Francia che, da sole, assorbono

più della metà del totale delle vendite; in Italia le vetture ibride immatricolate sono passate dallo 0,3% del

2011 all'1,6% del 2014 e quelle elettriche, aiutate anche dagli incentivi statali, da 307 a 1.097 (Fonte Unrae

2015). Numeri piccoli, certo, se paragonati al globale, ma il trend di crescita dà un segnale importante sulla

direzione presa. Soprattutto, da non dimenticare c'è un altro punto: la mobilità sostenibile non è solo quella

delle grandi aziende automobilistiche, bensì passa da un'attività di ricerca che crea una vera e propria fliera

mettendo in rete le nuove tecnologie e trasferendole alle piccole e medie imprese, alle amministrazioni

pubbliche, alle aziende di trasporto locali, ai produttori di veicoli o di colonnine per la ricarica. È proprio in

questa direzione che lavora il Pomos, il Polo per la mobilità sostenibile della Regione Lazio. Nato nel 2008 da

un accordo tra la Regione, il Comune di Cisterna di Latina e il Diet (Dipartimento di Ingegneria

dell'informazione, elettronica e delle telecomunicazioni) dell'Università Sapienza di Roma, il Pomos (pomos.it)

è un centro di ricerca, sperimentazione e innovazione tecnologica e, insieme, un punto di aggregazione per

tutte le piccole e medie imprese che operano nel settore della mobilità. In pratica, il centro studia, progetta e

realizza sistemi integrati di mobilità che includono diverse tipologie di mezzi (elettrici e ibridi, natanti e

terrestri); infrastrutture di ricarica in corrente alternata e/o continua, alimentate da fonti di energia rinnovabili,

ad esempio attraverso pale eoliche ad asse verticale e pannelli fotovoltaici di ultima generazione; e ancora,

sistemi di gestione e monitoraggio attraverso reti che mettono in comunicazione i veicoli tra loro e con le

infrastrutture fsse per applicazioni di sicurezza, di infotainment e di mobilità sostenibile (Vanet - Vehicular ad

hoc Network). Al Pomos lavorano circa una trentina di persone tra professori universitari, ricercatori, ideatori,

progettisti e realizzatori di sistemi di mobilità sostenibile. Il loro quartier generale è a Cisterna Latina: qui si

trovano circa 2.400 mq di offcine, laboratori e uffci, oltre al grande piazzale dove spesso scorrazzano

indisturbati prototipi di veicoli in prova a propulsione elettrica o ibrida. «La nostra scommessa fn dall'inizio è

stata dare vita a un centro di ricerca, sviluppo e innovazione nell'ambito della mobilità sostenibile che fosse

snello, senza troppe sovrastrutture e, soprattutto, che operasse il trasferimento tecnologico alle Pmi», spiega

Fabio Massimo Frattale Mascioli, responsabile scientifco del Pomos e professore ordinario di Teoria dei

circuiti alla Sapienza. «Oltre alla ricerca, che ovviamente è una parte importante del nostro lavoro, fungiamo

da raccordo tra le Pmi che operano nella fliera. Si crea così una sorta di osmosi tra ricerca e mondo

produttivo: sono oltre 120 gli accordi di collaborazione con aziende del tessuto imprenditoriale italiano». E

prosegue: «Il nostro ambito operativo è esteso, sia a livello orizzontale che verticale. La mobilità sostenibile si

compone di vari aspetti: il piano orizzontale è la visione di insieme del progetto nel quale si integrano sia

elementi sviluppati da noi, sia altri già esistenti che selezioniamo. Dietro un veicolo ibrido ci sono diversi

sviluppi tecnologici, tra i quali, ad esempio, il dimensionamento del power train, cioè il sistema di propulsione.

Naturalmente noi non facciamo tutto - batterie, componenti elettronici - ma troviamo le soluzioni tecnologiche

migliori e le integriamo in un sistema unico. Il che non sarebbe possibile senza uno sviluppo verticale - cioè

tutte le nostre ricerche. Lo stesso succede con una scheda elettronica per Bms (Battery management

system), apparato elettronico fondamentale perché il sistema energetico e la ricarica della batteria funzionino

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bene. In questo caso, le nostre competenze sulla modellistica circuitale sviluppate con la ricerca diventano un

prodotto prototipale innovativo: se, come ricercatore, realizzo un Bms più preciso di quelli esistenti, do un

vantaggio tecnologico al prodotto fnale che si ripercuote su un interesse da un punto di vista industriale». Un

confronto necessario. In un contesto così fuido è vitale lo scambio di competenze tra chi lavora nel Polo e chi

invece fa parte di start-up o società esterne proprio perché «le microimprese sono quelle più dinamiche e

interessanti, con conoscenze specifche e approfondite su particolari aspetti». Allo stesso modo, è molto

importante il confronto con le università, come il Car - Center for automotive research dell'Università dell'Ohio

(prototipizzazione e infrastrutture) - e l'Università di Toronto (infrastrutture energetiche e smart grid), e con

altri centri di ricerca come il Chose, il Polo solare organico della Regione Lazio. Per quanto riguarda i

fnanziamenti, il Pomos è partito grazie a due convenzioni regionali, che però non sempre bastano: «I ritardi

burocratici hanno ricadute negative sulla nostra struttura: se i fondi si interrompono, non possiamo rinnovare

gli assegni di ricerca. Cerchiamo però di ovviare al problema partecipando a bandi europei, nazionali o

regionali. Per esempio, il nostro spin-off Dinesto (Drive INnovation in Energy STOrage), dedicato ai sistemi di

accumulo (batterie), soprattutto al litio, ha ottenuto un fnanziamento regionale ed è stato selezionato come

start-up innovativa che ha partecipato a una delegazione ministeriale in Cina nell'ambito di una

collaborazione tra i due Paesi». Prototipi acquatici. Gli input per la ricerca e per la realizzazione dei prototipi

scaturiscono a volte da richieste specifche delle piccole aziende che operano in settori di nicchia - per

esempio, è nato così il quad elettrico da usare nei parchi - oppure da idee del Polo alle quali si affanca

spesso qualche società che intravede una possibilità di mercato. È quello che è successo con i battelli

elettrici Valentino I, imbarcazioni ecocompatibili al 100% (dotate di un tetto fotovoltaico e predisposte per

l'installazione di sensori in grado di monitorare la qualità delle acque) con un sistema basato su un rotore a

pale che permette la navigazione anche in canali e laghi dove la presenza di abbondanti alghe non

consentirebbe l'impiego di un'elica classica. «Il nostro prototipo ha suscitato l'interesse di una società di

bonifca delle acque che ha visto nel battello uno strumento per facilitare il suo compito», spiega Frattale

Mascioli. I progetti del Polo sono molto vari e coprono un ampio spettro di applicazioni. Uno dei più importanti

- anche nella prospettiva di rendere la mobilità sostenibile sempre più fruibile e pervasiva - è il sistema di

ricarica veloce (15-30 minuti): la stazione di ricarica è connessa al veicolo in corrente continua con una

potenza erogata che arriva fno a 50 kW e permette una conversione effciente e completamente regolabile in

corrente e tensione per adattarsi ai diversi veicoli. Inoltre la ricarica in continua ben si adatta a funzionare

anche con energia prodotta da fonti rinnovabili (eolico e fotovoltaico) con stoccaggio dell'energia in sistemi di

accumulo senza connessione con la rete di distribuzione (micro smart grid): le stazioni di ricarica diventano

così isole energeticamente autosuffcienti. Un altro progetto è stato realizzato sull'isola di Ventotene, dove

sono stati introdotti veicoli elettrici con sistemi di ricarica da fonti rinnovabili (colonnine e pensiline

fotovoltaiche), sistemi di monitoraggio di dati ambientali, sistemi di bordo di telemetria e di controllo delle

vetture: un esempio di come i singoli prodotti tecnologici, di per sé innovativi, possano essere ulteriormente

valorizzati se integrati in un sistema che coinvolge il territorio. Non mancano poi i prototipi di veicoli, come la

biocarrozza elettrica, pensata per promuovere un turismo sostenibile nel centro storico della Capitale e

presentata al salone Automechanika di Francoforte e a Dubai; oppure, in ambito "racing", una monoposto

interamente elettrica con la quale gareggia il team di Formula Sae (la Formula Sae è una competizione

internazionale tra studenti universitari organizzata dalla Society of automotive engineers che prevede la

progettazione e la produzione di un'auto da corsa, ndr); e ancora, il progetto HiZev che ha portato alla

realizzazione di prototipi granturismo di fascia alta. E per il futuro? «Nel futuro c'è Bonifca 2.0, un programma

con l'obiettivo di rendere completamente navigabile l'intera rete dei maggiori fumi e canali di bonifca dell'Agro

Pontino, per una percorribilità complessiva di oltre 300 chilometri. Accanto ai corsi d'acqua sono previste

piste ciclabili, nodi di scambio, attracchi, moli e aree di sosta con zone ristoro e colonnine elettriche per la

ricarica dei battelli. Tutto ecocompatibile, attraverso l'utilizzo del mini eolico e dell'energia solare». (8 -

continua)

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In Italia le immatricolazioni sono passate dalle 307 del 2011 alle 1.097 del 2014. Quelle delle ibride dallo

0,3% all'1,6% del mercato

il commento

l'esempio inaspettato arriva da un Paese ricco di petrolio di Francesco Bertolini si deve demonizzare

l'automobile, divenuta nel tempo da simbolo di libertà di movimento a un incubo quando si deve utilizzare nel

traffco, si deve però indirizzare lo sviluppo della mobilità attraverso infrastrutture adeguate e costi competitivi.

Il dieselgate Volkswagen probabilmente darà una scossa alla produzione di modelli elettrici, che in realtà

vengono spesso aggiunti alla gamma di veicoli esistenti solo per mediare il livello di emissioni e non per una

reale domanda del mercato. Qualcosa sta però cambiando molto velocemente; a Milano piccoli silenziosi

veicoli elettrici sono In Norvegia, i modelli di automobili più venduti sono elettrici. Potrebbe sembrare strano,

visto che la Norvegia è uno dei grandi produttori di petrolio con i suoi giacimenti del Mare del Nord; la realtà è

invece molto chiara, il Paese ha scelto di investire sulla mobilità sostenibile, indipendentemente dalla

disponibilità di una grande quantità di petrolio a basso costo. La scelta norvegese dovrebbe far riflettere chi

governa il nostro Paese, le nostre regioni o le nostre città, imbottigliate e intossicate dal modello di mobilità

che ha accompagnato gli ultimi decenni del secolo scorso. Non

ormai parte del panorama diffuso così come macchinoni elettrici ad alta prestazione stanno divenendo uno

status nel segmento alto del mercato. Infrastrutture di ricarica rapide, costi in diminuzione, limiti alla

circolazione, diffusione del car sharing e nuovi status sociali sono gli ingredienti di quella conversione

sostenibile della mobilità che silenziosamente si sta realizzando. In questo quadro, nonostante l'assenza di

una visione nel governo complessivo del nostro Paese, la mobilità elettrica sta occupando spazi, mercato, e

soprattutto le menti di chi deve acquistare una nuova automobile, passaggio questo indispensabile per

qualunque rivoluzione.

«Non facciamo tutto, ma troviamo le soluzioni tecnologiche migliori e le integriamo in un unicosistema»Il motore a pale dei battelli elettrici Valentino I ci fa navigare in canali e laghi non percorribili conl'elica classicaDel gruppo di ricerca del Pomos fanno parte, oltre al responsabile scientifco Fabio Massimo Frattale Mascioli,

altri professori universitari: G. Orlandi (direttore del Dipartimento di Ingegneria dell'informazione, elettronica e

delle telecomunicazioni alla Sapienza), A. Rizzi (intelligenza computazionale), L. Martellucci (sistemi di

propulsione), M. Pasquali (batterie), A. Trifletti (elettronica), A. Falaschi (telematica), G.P. Joime (strategia

economica) e S. Simoni (progetti europei). A loro si aggiungono assegnisti di ricerca, dottorandi, borsisti e

collaboratori: L. Anniballi, M. Paschero, M. London, M. Dessì, F. Bruno, N. Vannutelli, S. Nardecchia, S.

Sgreccia, V. Lisena, D. Giorgi, M. Roda, V. Gentile, M. Luzi, S. Leonori, D. Prandi, G. Fabbri, G. Cristofari, F.

e M. Nuccitelli, F. Moscarini, R. Colicchia, G. Giustiniani, R. La Longa e M. Addonisio. un gruppo con

professori, dottorandi, assegnisti, borsisti

Quest'anno i Sette Green Awards si rivolgeranno ai centri di ricerca italiani di eccellenza. Al termine del

nostro viaggio nell'Italia che sa innovare in maniera sostenibile, assegneremo delle borse di studio a quegli

istituti che, a nostro giudizio, hanno raggiunto vette di eccellenza. la nuova formula

Foto: Mezzi del futuro Sopra, un modello di bicicletta elettrica che propone nuovi livelli d'interazione tra

meccanica, ambiente e ciclista; il disegno di un battello elettrico ecocompatibile; un defender elettrico: il peso

e l'autonomia di un fuoristrada, ma con zero emissioni. Nella pagina accanto, un prototipo di cingolato.

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