Analisi swot produzione Olio d’oliva Regione Puglia · Analisi swot produzione Olio d’oliva...

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Pagina 1 di 23 Analisi swot produzione Olio d’oliva Regione Puglia Indice Introduzione___________________________________________2 Comparto dell’olio d’oliva in Puglia .________________________________3 Produzione e distribuzione e tipologia delle aziende sul territorio regionale__6 Le principali specializzazioni produttive_____________________________ 7 Distribuzione aziendale, per provincia______________________________8 Le Associazioni Olivicole in Puglia, per provincia ____________________ 11 La denominazione DOP e gli oli d’oliva DOP in Puglia ________________12 La distribuzione geografica della produzione tipica di olive per provincia in Puglia______________________________________________________13 Internazionalizzazione _________________________________________14 Propensione all’internazionalizzazione e andamento degli scambi commerciali _________________________________________________15 Struttura ed evoluzione del commercio estero di oli di oliva della Puglia___16 Gli scambi con l’estero della Puglia nel segmento degli oli extravergine e vergine di oliva _____________________________________________18 Gli scambi con l’estero della Puglia nel segmento dell’olio lampante di oliva________________________________________________________19 Gli scambi con l’estero dell’Italia nel segmento degli “altri oli di oliva”_____ 21 Fonti ISTAT / ISMEA / ULISSE / INFOCAMERE / INFOIMPRESE / COLDIRETTI

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Analisi swot produzione Olio d’oliva Regione Puglia Indice

Introduzione___________________________________________2

Comparto dell’olio d’oliva in Puglia .________________________________3

Produzione e distribuzione e tipologia delle aziende sul territorio regionale__6

Le principali specializzazioni produttive_____________________________ 7

Distribuzione aziendale, per provincia______________________________8

Le Associazioni Olivicole in Puglia, per provincia ____________________ 11

La denominazione DOP e gli oli d’oliva DOP in Puglia ________________12

La distribuzione geografica della produzione tipica di olive per provincia in Puglia______________________________________________________13

Internazionalizzazione _________________________________________14

Propensione all’internazionalizzazione e andamento degli scambi commerciali _________________________________________________15

Struttura ed evoluzione del commercio estero di oli di oliva della Puglia___16

Gli scambi con l’estero della Puglia nel segmento degli oli extravergine e vergine di oliva _____________________________________________18

Gli scambi con l’estero della Puglia nel segmento dell’olio lampante di oliva________________________________________________________19

Gli scambi con l’estero dell’Italia nel segmento degli “altri oli di oliva”_____ 21 Fonti ISTAT / ISMEA / ULISSE / INFOCAMERE / INFOIMPRESE / COLDIRETTI

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INTRODUZIONE

L'Italia è il secondo produttore europeo di olio di oliva con una produzione nazionale

media di oltre 6 milioni di quintali, due terzi dei quali extravergine e con 41 denominazioni

(Dop) e un IGP riconosciute dall'Unione Europea.

La produzione di olio di oliva è soprattutto prerogativa del sud Italia. Mediamente ogni anno in Italia vengono prodotti circa 6 - 7 milioni di quintali. La Puglia, Calabria e la Sicilia hanno un'incidenza nella produzione nazionale di oltre l'85%. La Sardegna completa il quadro con il 3%. La Puglia rappresenta comunque il territorio che incide maggiormente infatti da sola soddisfa il 37% - 40% della produzione nazionale. La rimanente produzione se la dividono Toscana, Umbria e Lazio con il 5,5% e Liguria, Umbria e Abruzzo con il rimanente 0,5%. Le percentuali di cui sopra sono il risultato di una media basata su dati ISTAT e ISMEA, che mettono in evidenza le regioni più vocate alla coltivazione dell’olivo e alla produzione di olio di oliva. La Puglia vanta il più alto numero di aziende olivicole (267.203), seguita da Sicilia (196.352), Calabria (136.016) e Campania (112.093). Basilicata e Sardegna hanno un numero notevolmente inferiore di aziende ad indirizzo olivicolo.

Il 75% dell'olio prodotto nelle regioni meridionali viene commercializzato allo stato sfuso

(centri di raccolta) ed è destinato prevalentemente alla vendita ai grossisti oppure ai

confezionatori.

37%

33%

9,50%

6%

1,50% 1%

6,50%5,50%

0%

5%

10%

15%

20%

25%

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Puglia

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Regioni

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Comparto dell'Olio d'Oliva in Puglia La produzione di olio d’oliva in Puglia risulta essere fortemente legata alle condizioni dell’olivicoltura locale e rappresenta uno dei comparti più interessanti e di spessore nel settore agro - alimentare pugliese, grazie all’ampia diffusione sul territorio di aree a vocazione agricola. La Puglia, con la sua produzione annua di circa 250.000 tonnellate di olio, di cui circa il 40% di olio extravergine di oliva, sviluppa il 13% circa della produzione olivicola mondiale, classificandosi al primo posto in termini di volume. Nello stesso tempo, bisogna rilevare che le performance di queste aree appaiono molto Diversificate in relazione sia alla localizzazione ed ai relativi fattori ambientali, sia alle tecniche di produzione. In linea di massima, possiamo distinguere due grandi aree di coltivazione produzione:

la parte centro – settentrionale della regione (la provincia di Foggia e quasi tutta la provincia di Bari);

le province di Lecce, Brindisi e Taranto più alcuni comuni del sud barese, per elementi omogenei di produzione e per caratteristiche del prodotto.

Complessivamente, risultano essere attualmente attive in Puglia, oltre 810 unità locali specializzate nella trasformazione e produzione di oli alimentari.

Numero quintali prodotti dal 2007 al 2010 nella Regione Puglia

2.508.0842.678.201

2.458.396

1.914.535

0

500.000

1.000.000

1.500.000

2.000.000

2.500.000

3.000.000

Numero

quintali di olio

prodotti in

Puglia

anno 2007 anno 2008 anno 2009 anno 2010

Produzione dal 2007 al 2010

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Numero di Aziende nella Regione Puglia per provincia

234

131

8169

62

0

50

100

150

200

250

Bari Lecce Foggia Brindisi Taranto

Province Regione Puglia

Nu

mer

o a

zien

de

Totale numero aziende Regione Puglia: 577

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Produzione e distribuzione e tipologia delle aziende sul territorio regionale Nella Regione Puglia, l’industria della trasformazione anche se ha avuto un miglioramento in termini di ammodernamento e razionalizzazione degli impianti di trasformazione, patisce ancora alcune criticità legate alla frammentazione ed alla debolezza organizzativa e di coordinamento. La dimensione degli impianti pugliesi di prima trasformazione è media, e possono lavorare tra 4 e 10 tonnellate di olive in una giornata lavorativa. La durata del processo di prima trasformazione si differenzia molto nei due bacini regionali: nelle zone del Nord Barese, della parte meridionale della provincia di Foggia e nelle zone olivolicole del Gargano, dove la raccolta è effettuata direttamente dall’albero, il periodo di lavorazione è di circa due mesi. Nel bacino che comprende la zona a Sud di Bari e la penisola salentina, dove la raccolta è effettuata per “raccattatura da terra”, il periodo di lavorazione è molto più lungo e va da un minimo di 3/4 mesi, fino ad un massimo di 6/7 mesi, nei momenti di maggiore produzione. Una caratteristica degli oleifici del nord-barese è quella di utilizzare gli impianti anche nelle ora notturne per lavorare le olive il più rapidamente possibile. Gli impianti di molitura sono gestiti per lo più da imprenditori privati o dagli stessi produttori agricoli, e in qualche caso da strutture cooperative. Per quanto attiene alle attività degli impianti appartenenti ad imprenditori privati, il ruolo delle aziende ha una duplice funzione. Per la fornitura di molitura per conto terzi, il produttore dà al frantoio le olive e ritira l’olio ricavato dalla spremitura. La � funzione commerciale si esplicita con l’acquisto da parte dell’imprenditore delle olive per poi trasformare le stesse e commercializzare il prodotto. ottenuto. In questo caso, mentre nella zona centro-settentrionale il 60% dei frantoiani svolgono una funzione commerciale, nel bacino meridionale l’attività commerciale è più ridotta. In questa zona, i frantoiani provvedono a trasformare le olive per conto dei produttori privati, che poi utilizzano l’olio ricavato per l’auto-consumo familiare o per la commercializzazione diretta. Nell’area del Nord-barese, l’olio prodotto è di maggiore pregio e i produttori tendono ad immagazzinarlo nell’attesa che le quotazioni salgano man mano che l’offerta diminuisce. L’olio viene venduto direttamente alle industrie d’imbottigliamento, con prezzi più remunerativi rispetto a quelli del periodo di molitura. Un elemento di forte criticità per l’ampliamento del mercato di distribuzione, sono gli alti costi per la creazione di reti commerciali. Negli ultimi anni sono sorti molti frantoi sociali nella regione, attraverso la costituzione di cooperative. La forma dell’associazionismo e della cooperativa e il loro ruolo nel settore olivicolo sono particolarmente “raccomandati” dagli attori pubblici locali, ma tali strutture organizzative devono far fronte a criticità notevoli. Un primo ostacolo, di carattere “culturale” è determinato dalla scarsa solidarietà tra gli stessi produttori. Gli unici a riuscire a far fronte alle difficoltà del mercato, sono stati gli oleifici con un importante dimensionamento, attraverso la realizzazione e l’attuazione di efficaci progetti di marketing. Il sistema più diffuso di lavorazione degli oleifici consorziati è di tipo continuo; una quota della produzione destinata alla commercializzazione è direttamente ritirata dai soci.

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I quantitativi d’olio prodotto variano d’anno in anno ma, negli ultimi anni, il consumo medio dei frantoi pugliesi si aggira sulle 164 tonnellate ed appare abbastanza elevato. La maggior parte della produzione è costituita da oli extravergini direttamente commestibili. Nella zona centro-settentrionale prevalgono gli oli extravergini mentre a sud di Bari e nell’area Salentina si hanno oli vergini e lampanti. Complessivamente, i quantitativi medi di produzione regionale annua si distribuiscono tra le principali qualità di prodotto con l’olio extravergine: 40/45%; oli vergini: 30/35% e oli lampanti tra il 25% e il 30%. Le principali specializzazioni produttive Nel territorio pugliese sono presenti numerose varietà (cultivar), alcune in via di estinzione. Fra le varie qualità locali distintive, primeggiano le seguenti varietà:

la Coratina, che produce un olio di colore giallo verdognolo, fruttato intenso, leggermente piccante;

l'Ogliarola, che permette di ottenere un olio di colore giallo, rotondo, morbido, quasi dolce, con caratteristico sapore di mandorla;

l'Ogliarola Garganica e Parenzana, che produce un olio di colore verde, sapore fruttato ed equilibrato;

la Cellina e la Saracena, che permettono di ottenere un prodotto di colore giallo, saporito leggermente salato.

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Distribuzione aziendale, per provincia

La Provincia di Bari presenta il maggior numero di unità produttive per la molitura e la trasformazione delle olive, con complessivamente 234 unità produttive locali attive. La presenza delle aziende specializzate nella produzione di oli alimentari si concentra Prevalentemente nel comprensorio del Nord barese Andria, Bitonto, Bisceglie, Canosa di Puglia, Monopoli e Corato. Nella graduatoria dei principali comuni a maggiore intensità di attività produttiva figura anche la zona del Sud-est, rappresentata dal comune di Monopoli.

COMUNI PROVINCIA DI BARI NUMERO AZIENDE

Acquaviva delle Fonti 3

Adelfia 3

Alberobello 3

Altamura 4

Andria 28

Bari 6

Barletta 5

Binetto 4

Bisceglie 11

Bitetto 5

Bitonto 16

Bitritto 2

Canosa di Puglia 11

Capurso 1

Casamassima 3

Cassano delle Murge 8

Castellana Grotte 5

Cellamare 2

Conversano 2

Corato 12

Gioia del Colle 1

Giovinazzo 1

Gravina in Puglia 5

Grumo Appula 2

Locorotondo 4

Minervino Murge 1

Modugno 2

Molfetta 8

Monopoli 14

Noci 4

Noicattaro 5

Palo del Colle 3

Putignano 4

Rutigliano 2

Ruvo di Puglia 5

Sammichele di Bari 2

Sannicandro di Bari 3

Santeramo in Colle 3

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Spinazzola 2

Terlizzi 5

Toritto 6

Trani 7

Triggiano 7

Turi 3

Valenzano 1

La Provincia di Lecce, pur essendo la seconda provincia regionale per numero di unità produttive, con 131 unità locali attive nel 2003, presenta una maggiore polverizzazione delle aziende sul territorio provinciale, sebbene bisogna tenere presente che il territorio provinciale di Lecce ha il maggior numero di comuni della Puglia. La maggior parte delle aziende è nel comune di Lecce, capoluogo della provincia, con 18 Unità produttive, mentre il restante numero è distribuito in modo capillare in tutta la provincia ; solo 24 dei 95 comuni della provincia non hanno aziende che producono o trasformano l’olio di oliva. Questo indica una dimensione piccola delle aziende, che hanno un livello di produzione comunque notevole e caratterizzato da un’elevata qualità del prodotto. La provincia di Foggia è tra le province a maggiore concentrazione di unità produttive specializzate nel comparto dell’ olio alimentare. Le aziende sono 81 e coprono omogeneamente tutto il territorio provinciale, con una concentrazione maggiore nei comuni di Cerignola, Torremaggiore e Trinitapoli.

La provincia di Brindisi si colloca al quarto posto per numero di unità produttive locali specializzate nel comparto dell’olio alimentare, con 69 unità produttive locali. La concentrazione maggiore si ha in 5 comuni ( Ostini, San Michele Salentino, Ceglie Messapica, Fasano e Villa Castelli, mentre la rimanente quota delle unità produttive è distribuito in modo omogeneo in tutta la provincia

COMUNI PROVINCIA DI BRINDISI NUMERO AZIENDE

Brindisi 1

Carovigno 2

Ceglie Messapica 6

Cellino San Marco 1

Cisternino 3

Erchie 3

Fasano 6

Francavilla Fontana 4

Latiano 3

Mesagne 1

Oria 5

Ostuni 8

San Donaci 1

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San Michele Salentino 8

San Pietro Vernotico 2

San Vito dei Normanni 4

Torchiarolo 1

Torre Santa Susanna 3

Villa Castelli 7

La provincia di Taranto è la provincia con il numero minore di aziende per la fabbricazione e commercializzazione dell’olio di oliva (58 aziende registrate). Anche in questo caso la concentrazione maggiore si ha solo in 4 comuni, mentre il resto delle unità produttive è distribuito in modo omogeneo in tutta la provincia.

COMUNI PROVINCIA DI TARANTO NUMERO AZIENDE

Avetrana 4

Crosino 2

Castellaneta 3

Fragagnano 4

Ginosa 6

Grottaglie 3

Laterza 3

Martina Franca 3

Maruggio 5

Massafra 5

Monteiasi 2

Montemesola 3

Mottola 2

Palagianello 5

Palagiano 2

San Marzano di San Giuseppe 1

Sava 1

Taranto 1

Torricella 3

Statte 4

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Le Associazioni Olivicole in Puglia, per provincia

La filiera dell’olio di oliva pugliese è fortemente caratterizzata dal contributo organizzativo delle associazioni olivicole, presenti in tutte le province del territorio. Le principali Associazioni Olivicole attive in Puglia, per provincia sono le seguenti: Provincia di Bari

APOL - Produttori di Olive - Via Bottalico, n 11 70124 – Bari - Tel 080- 5471511 - Fax 080- 5471599.

APPO – Associazione Provinciale Produttori Olio - Via Devitofrancesco 2/n.17 - 70124 - Bari - Tel 080- 5425802 - Fax 080- 5474847.

APROLI – Associazione Produttore Olivicoli - Via Sorrentino, n 6 70126 – Bari Tel 080- 5520386 - Fax 080-5520378 - www.aproli.it.

ASSOPROLI – Associazione produttori olivicolo Bari - Via M. Signorile, 34 - 70121 Bari - Tel. 080-5534041 - Fax 080- 5559360. www.assoproli.it.

AVPPO – Associazione Volontaria Provinciale Produttori Olivicoli - Via Brigata Bari, 6/a - 70100 BARI - Tel. 080/5740422 - Fax 080/5740572.

Provincia di Lecce

APROL- Lecce Associazione tra produttori Via M.Bernardini 11/13 – 73100 Lecce - Tel 0832-305595 - Fax 0832- 309586.

MAP - Presidio Puglia per l’Internazionalizzazione olivicolo della Provincia di Lecce

ASO- Associazione Salentina Olivicoltori Piazza Mazzini, 56 - 73100 Lecce Tel 0832 –303054 – Fax 0832 - 309120

COSEA – Consorzio Servizi Aziendali Viale Don Minzioni 11/a - 73100 Lecce Tel 0832- 308230 - Fax 0832- 247069

Provincia di Foggia

APO-CNO Associazione Provinciale degli Olivicoltori di Foggia Via Luigi Zappetta, n 25 - 71100 Foggia - Tel./Fax 0881- 776696

APROL Foggia, Associazione Produttori olivicoli della Provincia di Foggia - Via di San Giuliano, 4 - Villaggio Artigiani - 71100 Foggia.

Provincia di Brindisi

ACLI – TERRA - Associazione Provinciale fra Produttori di olive e di olio - Corso Umberto 122 - 72100 Brindisi - Tel 0831 -568148.

AIPOP – Associazione Interprovinciale Produttori Olivicoli Pugliesi Via Santa Margherita 72015 - Fasano (BR) - Fax 080-4425451.

APROL- Brindisi, Associazione Produttori Olivicoli - Via Indipendenza 24 - 72100 Brindisi - Tel 0831-526590 - Fax 0831- 560796 - www.aprolbrindisi.it

CSO- Consorzio Salentino Olivicoltori - Via Mazzini, 71 - 72100 Brindisi - Tel 0831-563428 - Fax 0831- 563428.

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Provincia di Taranto AJO – Associazione Jonica Olivicoltori Lungomare Vittorio Emanale III, 26 -

74100 Taranto - Tel 099- 4520503 - Fax 099- 4537203

AJPROL – Associazione Jonica Produttori Olivicoli Via Duca degli Abruzzi 21 - 74100 Taranto - Tel 099-4537721 - Fax 099- 4537721

MAP - Presidio Puglia per l’Internazionalizzazione La denominazione DOP e gli oli d’oliva DOP in Puglia

Chi fa prodotti Dop deve attenersi alle rigide regole produttive stabilite nel disciplinare di produzione, e il rispetto di tali regole è garantito dall'organismo di controllo. L'ottenimento di tale riconoscimento ha sempre rappresentato una garanzia di qualità del prodotto, poiché la denominazione è concessa dopo apposite verifiche. In Puglia, vi sono quattro produzioni tipiche locali che hanno ottenuto il riconoscimento DOP

Olio d’oliva “Collina di Brindisi” DOP L’olivo è presente nel brindisino da tempi antichi, come testimoniano alcuni oliveti secolari a Fasano e Ostuni, perfettamente integrati nel paesaggio di questa provincia. La varietà più comune nel territorio, comunemente detta Ogliarola o Chiarita, deve la sua diffusione all’alta resa in olio estraibile e all’elevata rusticità. L’olio Collina di Brindisi ha un gusto tale da accompagnare qualsiasi pietanza, dalle carni ai piatti di pesce, alle verdure ed è persino adatto nelle preparazioni di pasticceria. L'olio deve essere conservato in ambienti freschi, asciutti e lontano da fonti di calore, a una temperatura compresa tra i 14 ed i 20°C. In questa situazione ottimale la qualità del prodotto resta integra per oltre 36 mesi. Con le basse temperature l’olio può andare soggetto a congelamento, per cui, prima di iniziarne il consumo, occorre riportare il recipiente a temperatura ambiente (16°-18°C) per alcuni minuti e agitarlo ripetutamente, per agevolare il ritorno del prodotto allo stato naturale. L’olio extravergine di oliva Collina di Brindisi è ottenuto da olive sane provenienti per la maggior parte dalla varietà “Ogliarola”, raccolta direttamente dall’albero. L’estrazione dell’olio deve avvenire entro 48 ore dalla raccolta con una resa massima del 25%. Gli Organismi di tutela sono Consorzio per la Tutela dell’olio extravergine di oliva – Ostuni (BR) CO.ASS.OL – Consorzio Associazioni Olivicolo – Brindisi Gli organismi di controllo sono BIOAGRICOOP – CASALECCHIO SUL Reno (BO)

Olio d’oliva “Dauno” DOP La coltivazione dell’olivo in provincia di Foggia risale certamente all’epoca romana: Daunia, infatti, è l’antico nome geografico con il quale era designato il territorio in provincia di Foggia. Successivamente, il commercio dell’olio fu molto intenso, specialmente via mare. Nel foggiano si distinguono quattro poli di concentrazione dell’olivicoltura, differenti non solo per posizione geografica, ma anche per assortimento varietale, sistemi di conduzione, potenzialità di sviluppo e di ammodernamento. Da essi nascono le diverse menzioni dell’olio Dop: Basso Tavoliere, Gargano, Alto Tavoliere e Sub Appennino. Se il

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Basso Tavoliere è adatto soprattutto a paste e minestre dai sapori decisi, a piatti di verdure cotte e a carni alla brace o arrosto, il Gargano è la versione di Olio Dauno più indicata per essere usata a crudo su piatti di pesce particolarmente delicati, su verdure crude, per cucinare crostacei e frutti di mare, o come ingrediente di salse delicate. L’Alto Tavoliere si addice a pinzimoni, insalate, bruschette, oppure a piatti decisi sia a crudo sia in cottura. Infine il Sub Appennino è ideale per fritture raffinate e per usi in pasticceria. L'olio deve essere conservato in ambienti freschi e asciutti e lontani da fonti di calore, a una temperatura compresa tra i 14 ed i 20 gradi °C. In questa situazione ottimale la qualità del prodotto resta integra per oltre 36 mesi. Con le basse temperature si può verificare il congelamento, per cui, prima di iniziarne il consumo, occorre riportare il recipiente a temperatura ambiente (16°-18°C) per alcuni minuti e agitarlo ripetutamente, per agevolare il ritorno del prodotto allo stato naturale. Ogni fase di lavorazione è accuratissima. I tempi di raccolta sono molto brevi. Quando arrivano nei frantoi, le olive sono già state qualificate per varietà e provenienza. Si spremono solo frutti sani, seguendo tempi e temperatura prescritti. I passaggi del processo produttivo sono: lavaggio, defoliazione, allontanamento dei corpi estranei, molitura, gramolazione, separazione. L’olio, ormai pronto per essere consumato, è ancora protetto, conservandolo al buio, a temperature ottimali, e infine è imbottigliato e confezionato. Gli Organismi di tutela sono: Consorzio Daunia Verde – Foggia APROL –Associazione Produttori Olivicoli – Villaggio Artigiani (FG) MAP - Presidio Puglia per l’Internazionalizzazione Pagina 13 di 24

Organismi di controllo

Agroqualità - ROMA

Olio d’oliva “Terra di Bari” DOP L’olivo è una pianta tipica della provincia di Bari, sia come specie arborea che prospera in un habitat particolarmente favorevole, sia dal punto di vista naturalistico, paesaggistico e storico, in quanto strettamente legata alla storia e alla tradizione culturale e commerciale del territorio pugliese. Considerato il grande bacino produttivo della provincia di Bari, oggi questa Dop è una tra le prime in termini quantitativi. La presenza di note aromatiche nell’olio Terra di Bari ne fa prediligere l’utilizzo su grigliate di pesce, insalate, verdure bollite, legumi e primi piatti leggeri. L'olio deve essere conservato in ambienti freschi, asciutti e lontano da fonti di calore, a una temperatura compresa tra i 14 e i 20°C. In questa situazione ottimale la qualità del prodotto resta integra per oltre 36 mesi. Con le basse temperature l’olio può andare soggetto a congelamento, per cui, prima di iniziarne il consumo, occorre riportare il recipiente a temperatura ambiente (16°-18°C) per alcuni minuti e agitarlo ripetutamente, per agevolare il ritorno del prodotto allo stato naturale. L’olio di oliva "Terra di Bari" è prodotto da olive sane, raccolte entro il 30 gennaio di ogni anno. Per l'estrazione dell'olio sono ammessi soltanto processi meccanici e fisici, atti a produrre oli che presentino il più fedelmente possibile le caratteristiche peculiari e originarie del frutto: le olive raccolte sono lavorate in frantoi cooperativi e privati dotati di impianti di lavorazione a ciclo continuo o a ciclo tradizionale. Gli organismi di tutela sono: Consorzio di Tutela e Valorizzazione dell’olio extravergine di oliva DOP Terra di Bari Terrautentica – BARI Organismi di controllo BIOAGRICOOP – CASALECCHIO SUL Reno (BO)

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Olio d’oliva “Terra d’Otranto” DOP Il Salento, che si estende ad arco dalle Murge alla confluenza dei mari Adriatico e Ionio, sino al diciannovesimo secolo era definito Terra d’Otranto, nome attribuito alla regione nel Medioevo dai monaci Basilani. La coltivazione dell’olivo nella zona fu introdotta dai Fenici e dai Greci, ma furono proprio i monaci Basilani ad avviare il primo fiorente mercato d’olio. La presenza di note aromatiche nell’olio Terra d’Otranto ne fa prediligere l’utilizzo su pietanze di una certa consistenza, come grigliate di pesce, insalate, verdure bollite, legumi, pasta di grano duro. L'olio deve essere conservato in ambienti freschi, asciutti e lontano da fonti di calore, ad una temperatura compresa tra i 14 e i 20°C. In questa situazione ottimale la qualità del prodotto resta integra per oltre 36 mesi. Con le basse temperature l’olio può andare soggetto a congelamento, per cui, prima di iniziarne il consumo, occorre riportare il recipiente a temperatura ambiente (16°-18°C) per alcuni minuti e agitarlo ripetutamente, per agevolare il ritorno del prodotto allo stato naturale. L’olio extravergine di oliva Terra d’Otranto è prodotto da olive sane, raccolte direttamente dalla pianta, a mano o con mezzi meccanici. Per l’estrazione dell’olio sono ammessi soltanto processi meccanici e fisici, atti a produrre oli che presentino il più fedelmente possibile le caratteristiche peculiari ed originarie del frutto: le olive raccolte sono lavorate in frantoi cooperativi e privati dotati di impianti di lavorazione a ciclo continuo o a ciclo tradizionale con presse. L’ Organismo di tutela è: APROL –Associazione Produttori Olivicoli – Lecce Organismo di controllo Agroqualità – ROMA La distribuzione geografica della produzione tipica di olive per provincia in Puglia

BARI Bitonto, Monopoli, Palo del Colle Leucocarpa o Bianca. Tutto il Territorio Ogliarola salentina o Oliva Marina Tutto il Territorio Cellina di Nardò Tutto il Territorio Corniola

LECCE Alliste, Racale, Gallipoli Corniola

FOGGIA Tutto il territorio Ogliarola Garganica, Nord Barese Oliva coratina , Litorale Barese, Ogliarola Barese o Paesana o Cima di Bitonto Litorale Orientale Adriatico Cima di Mola o Cima di Monopoli o Molese. Tutto il territorio Signora Francesca

BRINDISI Tutto il Territorio Chiarita o Leucocarpa Tutto il Territorio Coratina Tutto il Territorio ellina o Nardò Tutto il Territorio Ogliarola Crispiano, Massacra e Pulsano Leucocarpa Massacra, Castellaneta, Crispiano, Faggiano, Grottaglie Inchiastra

TARANTO Crispiano, Massafra Tondina Tutto il Territorio Cellina di Nardò Tutto il territorio Ogliarola di Lecce o Salentina Nardò, Alliste Mennella o Mennadda Cerignola, Orta Nova Coratina. Tutto il territorio Rotondella o Tondina. San Severo Leucocarpa o Casellina

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Internazionalizzazione La filiera dell’olio pugliese ha molte opportunità di sviluppo determinate dalla possibilità d’espansione della domanda nei mercati esteri. Ultimamente la promozione del modello alimentare della “dieta mediterranea”, di cui l’olio d’oliva è elemento indispensabile, può condizionare in modo favorevole l’ampliamento del mercato, su scala internazionale. Indubbiamente, garantire lo sviluppo delle performance di export delle aziende pugliesi richiede un forte sostegno dell’immagine del “made in Italy”, attraverso un continuo impegno per garantire la qualità del prodotto e lo sviluppo di efficaci politiche di comunicazione. L’andamento degli scambi commerciali nei primi nove mesi del 2010/2011, il settore dell’olio d’oliva in Puglia ha sviluppato una quota pari all’8% delle esportazioni complessive a livello nazionale ed al 51,5% delle esportazioni provenienti da tutto il Mezzogiorno d’Italia, per un valore di circa 62,2 milioni di Euro. Leggermente più alta è stata l’incidenza delle importazioni di oli alimentari dirette in Puglia sulle relative dinamiche nazionali che, nel periodo gennaio-settembre 2003, hanno toccato 176,3 milioni di Euro, pari al 10% circa dell’import nazionale. La provincia di Bari ha sviluppato, nello stesso periodo, la quota maggiore degli scambi commerciali con l’estero, seguita da Brindisi. Le altre tre province, Foggia, Lecce e Taranto hanno inciso in maniera relativamente modesta agli scambi commerciali nel settore:

la Provincia di Bari ha sviluppato il 63,2% delle esportazioni regionali e l’82,7% delle importazioni ;

la Provincia di Brindisi ha sviluppato il 31% delle esportazioni e il 13,8 % delle importazioni.

Le esportazioni del settore dell’olio in Puglia si indirizzano tradizionalmente vero i paesi Europei, anche se i relativi rapporti con i mercati degli Stati Uniti e del Giappone hanno ottenuto risultati commerciali riguardevoli negli ultimi anni, come dimostra la graduatoria dei paesi esteri maggiormente ricettivi all’offerto di oli pugliesi. Sebbene la recente domanda di alcuni dei mercati più vicini (Germania, Grecia, Francia) abbia portato a segno dei risultati negativi, un dato rilevante è il notevole aumento delle esportazioni vero la Spagna. Appaiano molto attivi anche i mercati gli Stati Uniti e l’Australia, con una variazione positiva rispetto allo stesso periodo, rispettivamente di 4,92% e di 24,11%. Il settore olivicolo-oleario italiano deve confrontarsi con una crescente intensificazione della pressione competitiva, esercitata principalmente dei nostri competitor europei, ma anche dai Paesi extra-europei della sponda sud del bacino del Mediterraneo. Questi, nel 2010, a seguito degli accordi previsti dal partenariato euro-mediterraneo con l’Unione Europea (UE) godranno della completa attivazione dell’area di libero scambio, un processo che verosimilmente accrescerà ulteriormente la pressione competitiva sul nostro sistema produttivo. Recentemente sono state proposte alcune analisi tese a valutare le dinamiche recenti del commercio mondiale dell’olio di oliva e la competitività dei principali Paesi produttori sui mercati mondiali e la valutazione dei possibili effetti dell’avvio dell’area di libero scambio euromediterranea sul commercio dell’olio di olivo (Bernini, Carri e Sassi, 2007). Questa ricerca intende concentrare l’attenzione sull’analisi degli scambi sui mercati esteri di olio di oliva su scala regionale. L’obiettivo della ricerca, infatti, è valutare l’andamento dei flussi commerciali e l’evoluzione della capacità competitiva nell’ultimo decennio della principale regione italiana per produzione di olio di oliva, la Puglia, in rapporto alle altre regioni italiane. La finalità del lavoro è comprendere il contributo di

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questa regione alle performance commerciali nazionali sui mercati esteri. Materiali e metodi Le informazioni utilizzate nella ricerca sono i dati raccolti ed elaborati dall’ISTAT sul commercio estero di olio di oliva. Si tratta di dati annuali, nazionali e regionali, di import e export disaggregati per categorie merceologiche (codici CP-ATECO e NC8), per Paese di destinazione o di provenienza, per gli anni dal 1994 al 2006. I dati sui flussi commerciali dell'Italia con il resto del mondo sono accessibili direttamente dal sito internet dell’ISTAT (www.coeweb.istat.it) mentre i dati regionali sono stati ottenuti mediante richiesta di elaborazione personalizzata. Questi dati saranno elaborati con la finalità di analizzare l’andamento degli scambi sui mercati esteri di olio di oliva della Puglia nel corso del periodo considerato in rapporto all’andamento dei flussi commerciali internazionali dell’Italia e degli altri Paesi produttori più importanti. A tal fine saranno definiti ed eventualmente adattati diversi indici disponibili nell’ampia letteratura sul commercio internazionale. L’analisi prevede anche l’individuazione e il calcolo di indici di competitività del sistema produttivo olivicolo-oleario pugliese sui principali mercati di sbocco esteri. Risultati attesi Con questa indagine si perverrà a un descrizione dell’evoluzione nell’ultimo decennio della struttura dei flussi di import e di export regionale e nazionale, per categoria merceologia commercializzata. Si prevede di ottenere un quadro dei principali mercati di approvvigionamento e di sbocco per le principali tipologie olio di oliva. Si perverrà a una valutazione della competitività delle produzioni di olio di oliva pugliese sui principali mercati di sbocco esteri. L’interpretazione dei risultati ottenuti consentirà di fornire alcune indicazioni circa i possibili percorsi evolutivi del ruolo della Puglia sul mercato mondiale dell’olio di oliva. Propensione all’internazionalizzazione e andamento degli scambi Commerciali La filiera dell’olio pugliese ha molte opportunità di sviluppo determinate dalla possibilità d’espansione della domanda nei mercati esteri. Ultimamente la promozione del modello alimentare della “dieta mediterranea”, di cui l’olio d’oliva è elemento indispensabile, può condizionare in modo favorevole l’ampliamento del mercato, su scala internazionale. Indubbiamente, garantire lo sviluppo delle performance esportative delle aziende pugliesi richiede un forte sostegno dell’immagine del “made in Italy”, attraverso un continuo impegno per garantire la qualità del prodotto e lo sviluppo di efficaci politiche di comunicazione. Nei primi nove mesi del 2003, il settore dell’olio d’oliva in Puglia ha sviluppato una quota pari all’8% delle esportazioni complessive a livello nazionale ed al 51,5% delle esportazioni provenienti da tutto il Mezzogiorno d’Italia, per un valore di circa 62,2 milioni di Euro. Leggermente più alta è stata l’incidenza delle importazioni di oli alimentari dirette in Puglia sulle relative dinamiche nazionali che, nel periodo gennaio-settembre 2003, hanno toccato 176,3 milioni di Euro, pari al 10% circa dell’import nazionale. La provincia di Bari ha sviluppato, nello stesso periodo, la quota maggiore degli scambi commerciali con l’estero, seguita da Brindisi. Le altre tre province, Foggia, Lecce e Taranto hanno inciso in maniera relativamente modesta agli scambi commerciali nel settore. La Provincia di Bari ha sviluppato il 63,2% delle esportazioni regionali e l’82,7% delle importazioni ; Lla Provincia di Brindisi ha sviluppato il 31% delle esportazioni e il 13,8 % delle importazioni. Struttura ed evoluzione del commercio estero di oli di oliva della Puglia

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Come già anticipato, la Puglia, con circa 198mila tonnellate di oli di oliva (media del quadriennio 2003-2006) pari al 32,6% della produzione olearia italiana, rappresenta uno dei principali bacini di produzione nazionale. Il suo peso si riduce leggermente se si considera l’incidenza della produzione pugliese in valore ai prezzi di base correnti (28%), per effetto di un più basso valore medio unitario della produzione (ISTAT, 2008). La struttura produttiva regionale mostra, già da questo dato, una minore capacità di valorizzazione, nonostante l’elevata qualità di gran parte delle produzione olearia regionale. Il commercio estero di oli di oliva della Puglia ha una rilevanza sul commercio agroalimentare regionale ben più elevato rispetto al dato nazionale, a testimonianza della specializzazione produttiva della Puglia. Nel quadriennio 2003-2006, infatti, l’incidenza sul valore dell’import e dell’export agroalimentare regionale è stata rispettivamente del 20,5% e del 13,2% per la Puglia contro il 4,6% e il 5,4% dell’Italia. Nonostante la produzione regionale di oli di oliva sia eccedentaria rispetto ai consumi di questo territorio, anche la Puglia ha un deficit strutturale degli scambi internazionali che, nell’ultimo quadriennio, è stato mediamente pari a quasi 49mila tonnellate corrispondente a circa 90milioni di euro. Questo valore corrisponde a ben il 62,7% del deficit della bilancia agroalimentare regionale. Nella composizione delle importazioni prevalgono, alla stregua del dato nazionale, gli oli extravergine e vergine di oliva (70%), mentre si differenzia per il maggiore il peso dell’olio lampante (20,7%) a discapito degli “altri oli di oliva” (9,3%). Significative differenze si rilevano anche nella composizione dell’export della Puglia rispetto a quello dell’Italia: l’incidenza degli oli di oliva di più alta qualità è prevalente (55%), ma più bassa rispetto al dato nazionale. Ad un’analoga rilevanza dell’export degli “altri oli di oliva” (30,1%) corrisponde un incidenza ben più elevata delle esportazioni di lampante (14,9%). Anche per la Puglia l’unico segmento del mercato degli oli di oliva con un saldo commerciale positivo è quello degli altri oli di oliva, in questo caso solo in valore e non in volume. Tabella 7 - Struttura del commercio estero di oli di oliva della Puglia (2003-2006) Quando si passa ad analizzare l’evoluzione degli scambi con l’estero della Puglia si rileva la notevole crescita negli anni tra il 1995 e il 2006 sia delle importazioni (+92,7%), che delle esportazioni (+82,1%). La crescita più intensa dell’import rispetto all’export ha determinato il raddoppio del deficit commerciale in volume (+107,4%) e il peggioramento del saldo normalizzato (da -26,3% a -28,9%). Il grado di copertura commerciale tuttavia è aumentato dal 42% al 44%, mentre è peggiorata la ragione di scambio nell’ultimo quadriennio (vedi tab. 8). Questo andamento degli scambi commerciali indica un sostanziale deterioramento della posizione competitiva della Puglia, in contrasto rispetto alle dinamiche rilevate a livello nazionale, che può essere meglio compreso attraverso la disamina dei flussi commerciali per ciascuno dei segmenti del mercato degli oli di oliva presentata nei paragrafi successivi. Quello degli oli extravergine e vergine è il segmento del mercato che copre la quota in valore più elevata sia all’import (73,8%) che all’export (66,1%). L’Italia si approvvigiona da 40 Paesi, ma i primi 4 (Spagna, Grecia,Tunisia e Siria) forniscono ben il 97,5% del valore complessivo delle importazioni. Per quanto riguarda le esportazioni il portafoglio clienti è molto ampio ed è costituito da 99 Paesi, con i primi 8 Paesi (Stati Uniti, Germania, Francia, Regno Unito, Giappone, Canada, Svizzera, Spagna) che totalizzano l’81,1% del valore totale delle esportazioni. Quasi un terzo del

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valore dell’export (31,6%) è destinato agli USA, poco più di un terzo (33,8.%) a Germania, Francia e Regno Unito nel loro complesso. Passando ad analizzare l’evoluzione degli scambi negli ultimi dodici anni (vedi tab. 3), emerge che in questo periodo vi è stato un incremento sia delle importazioni (+65,9% in valore) che delle esportazioni italiane (+116,3% in valore). Il tasso di crescita medio annuo dell’export (+9,7% in valore) è stato quasi doppio rispetto a quello dell’import (+5,5% in valore) determinando una leggera riduzione del deficit commerciale in valore (-3,6%). A questi risultati positivi ha fatto da contrappeso il peggioramento del saldo in termini quantitativi (+28,6%) per effetto di un maggior incremento in termini assoluti del volume delle importazioni rispetto a quello delle esportazioni. Anche se sono aumentati gli acquisti dell’Italia sui mercati esteri, nel complesso è migliorata la performance competitiva dell’Italia sul mercato degli oli di più alta qualità: sono migliorati il saldo normalizzato (da -25,3% a -14,3%) e l’indice di copertura commerciale (dal 43,2% al55,7%), è più che raddoppiato il valore dell’olio esportato (+116,3%), con un differenza positiva del prezzo medio tra gli oli esportati e quelli importati che si è mantenuta stabile (+0,97€/Kg), sebbene con un leggero peggioramento della ragione di scambio nell’ultimo quadriennio.

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Gli scambi con l’estero della Puglia nel segmento degli oli extravergine e vergine di oliva

Le importazioni di olio extravergine e vergine di oliva rappresentano circa il 70% dell’import regionale di oli di oliva. Le importazioni provengono da 18 diversi Paesi ma anche per la Puglia i principali mercati di approvvigionamento sono quelli dell’area del Mediterraneo e in particolare Spagna, Grecia e Tunisia che insieme forniscono il 98,4% in valore delle importazioni. Le esportazioni, invece, hanno un peso più contenuto, rispetto al dato nazionale, pari a circa il 55%, dell’export complessivo di olio di oliva e sono indirizzate verso 101 Paesi, ma per la gran parte (90,3%) finiscono negli USA, Giappone, Spagna, Germania, Svizzera, Francia, Australia e Canada. Analizzando i mercati di destinazione spicca la maggiore importanza per la Puglia, rispetto all’Italia, del mercato giapponese che rappresenta per questa regione il più importante partner commerciale subito dopo gli Stati Uniti, precedendo la Spagna e i mercati del nord Europa. Dall’analisi dell’evoluzione dei flussi commerciali emerge un dato che merita particolare attenzione. Nonostante l’ampia produzione regionale di oli extravergini e vergini di oliva, che coprirebbero abbondantemente le esigenze del consumo regionale, nel corso dell’intero periodo considerato, gli acquisti oltre frontiera sono all’incirca raddoppiati, così come le vendite e il deficit commerciale. Il saldo normalizzato è quasi in pareggio (da -38,3 a -38,9%), così come la ragione di scambio (da 1,5 a 1,4). E’ migliorato, sia pure di poco, il grado di copertura commerciale (da 29,8 a 31%). Principali partner commerciali dell'Italia Olio EXTRAVERGINE/VERGINE di oliva (2003-2006)

IMPORT

PAESI .000 € %

SPAGNA 553.843 56,6

GRECIA 227.620 23,3

TUNISIA 149.074 15,2

SIRIA 23.669 2,4

FRANCIA 6.796 0,7

TURCHIA 5.614 0,6

MAROCCO 3.821 0,4

ARGENTINA 2.253 0,2

Altri 32 Paesi 6.087 0,6

TOTALE 978.776 100,0

EXPORT

PAESI .000 € %

STATI UNITI 233.590 31,6

GERMANIA 139.769 18,9

FRANCIA 70.834 9,6

REGNO UNITO 39.719 5,4

GIAPPONE 37.349 5,0

CANADA 31.895 4,3

SVIZZERA 28.607 3,9

SPAGNA 18.216 2,5

Altri 91 Paesi 139.828 18,9

TOTALE 739.805 100,0

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Gli scambi con l’estero della Puglia nel segmento dell’olio lampante di oliva Per la Puglia il segmento di mercato dell’olio lampante di oliva ha una rilevanza maggiore all’import (20,7%) rispetto all’export (14,9%). I mercati di approvvigionamento sono 5 ma i primi 3 (Tunisia, Spagna e Grecia) forniscono il 99,3% delle importazioni. Gli importatori di olio lampante pugliese sono 20 Paesi, con la Spagna che da sola assorbe l’84,5% del valore complessivo delle esportazioni. Contrariamente alle dinamiche rilevate a livello nazionale questo segmento di mercato è cresciuto oltre che nelle vendite anche negli acquisti, facendo registrare un marcato miglioramento del saldo normalizzato e del grado di copertura commerciale, ma un netto peggioramento della ragione di scambio, determinato da un allineamento del valore medio unitario dell’export rispetto a quello dell’import. Anche in questo caso trattandosi di un prodotto intermedio quello che può apparire come un miglioramento della posizione commerciale della Puglia è in gran parte da ricondurre al ridimensionamento della capacità produttiva dell’industria di raffinazione regionale. Gli scambi con l’estero della Puglia nel segmento degli “altri oli di oliva” hanno una rilevanza analoga a quella dell’Italia, pari al 11,5% del valore complessivo delle importazioni di oli di oliva regionale e al 31,7% delle esportazioni. Il principale partner commerciale all’import è la Grecia, seguita da Spagna, Turchia, Tunisia, Portogallo e Marocco. Le esportazioni, diversamente da quanto avviene per il resto dell’Italia, vedono tra i principali mercati di destinazione, oltre che Paesi non produttori tradizionali (USA, Giappone, Australia e Germania), anche alcuni Paesi dell’area del Mediterraneo (Grecia, Tunisia, Spagna e Marocco). Questi ultimi importano “altri oli di oliva” ad un prezzo medio unitario più basso rispetto ai primi. Un dato che probabilmente è determinato dal fatto che in gran parte si tratta di olio raffinato non destinabile direttamente al consumo finale. Complessivamente i Paesi destinatari dell’export pugliese di “altri oli di oliva” sono 79. Nell’ultimo quadriennio, la Puglia ha registrato mediamente un saldo positivo in valore, ma negativo in volume, a fronte di un saldo positivo sia in volume che in valore nel primo quadriennio considerato. Durante l’intero periodo la crescita più sostenuta del valore degli acquisti, rispetto alle vendite, ha determinato, infatti, un peggioramento del saldo normalizzato, che rimane, tuttavia, positivo. Si è ridotto il grado di copertura commerciale e la ragione di scambio, tutti segnali di un progressivo indebolimento della capacità di competere sui mercati internazionali .

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Principali partner commerciali dell'Italia Olio LAMPANTE (2003-2006)

IMPORT

PAESI .000 € %

TUNISIA 71.038 36,5

SPAGNA 49.679 25,5

GRECIA 31.670 16,3

SIRIA 21.054 10,8

TURCHIA 11.742 6,0

MAROCCO 8.343 4,3

LIBIA 910 0,5

ALGERIA 236 0,1

Altri 22 Paesi 150 0,1

TOTALE 194.820 100,0

EXPORT

PAESI .000 € %

SPAGNA 19.650 81,0

GERMANIA 1.104 4,5

SVIZZERA 682 2,8

STATI UNITI 543 2,2

FRANCIA 496 2,0

GRECIA 382 1,6

CANADA 217 0,9

REGNO UNITO 167 0,7

Altri 65 Paesi 1.020 4,2

TOTALE 24.259 100,0

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Gli scambi con l’estero dell’Italia nel segmento degli “altri oli di oliva” Come già accennato in precedenza la classe degli “altri oli di oliva” è al suo interno molto variegata potendo comprendere sia oli commestibili sfusi o confezionati (olio di oliva e olio di sansa di oliva) che oli non commestibili, da raffinare (olio di sansa grezzo) o già raffinati (olio di oliva raffinato, olio di sansa raffinato). E’ però possibile ipotizzare che la componente più consistente sia costituita, per le importazioni, da olio di oliva raffinato allo stato sfuso e, per le esportazioni, da olio di oliva confezionato. Anche in questo caso a fronte di un limitato numero di fornitori (27 Paesi), vi è un ampio portafoglio di clienti (94 Paesi). Tra i fornitori i primi 2 (Spagna e Turchia) coprono più del 76% del valore totale delle importazioni, a cui seguono in ordine di importanza Grecia, Marocco Tunisia e Siria che assommano a circa il 22,9%. I principali 8 mercati di sbocco (Stati Uniti, Giappone, Australia, Canada, Regno Unito, Paesi Bassi, Germania e Taiwan) assorbono quasi l’80% delle esportazioni italiane di “altri oli di oliva”. Come per le altre due tipologie di olio di oliva i principali mercati di approvvigionamento sono quelli dei Paesi produttori del bacino del Mediterraneo, UE ed extra-UE, mentre i principali mercati di sbocco sono Paesi sviluppati non produttori o non produttori tradizionali, a conferma della specializzazione commerciale dell’Italia nelle attività di trasformazione a più alto valore aggiunto. In questo segmento di mercato l’Italia è un Paese esportatore netto con un valore delle esportazione più che doppio rispetto alle importazioni. Nel corso del periodo considerato, tuttavia, sono aumentati notevolmente gli acquisti dall’estero (+74,3 in quantità e +118% in valore) e in misura minore le esportazioni (+26,7% in quantità e +27,9% in valore) indicando, quindi, una peggioramento della capacità competitiva sui mercati internazionali per questa categoria di prodotti. Il saldo commerciale, infatti, pur mantenendosi positivo, è peggiorato sia in termini quantitativi (-8,3%), che in valore (-2,4%), così come è peggiorato il saldo normalizzato, l’indice di copertura commerciale e la ragione di scambio (vedi tab. 5). Si è ridotto, infatti, il margine positivo di prezzo tra oli esportati e oli importati da 1,13 a 0,75€/Kg. Questo andamento è da interpretate congiuntamente alle dinamiche rilevate per il segmento dell’olio lampante di oliva: le importazioni di lampante sono state parzialmente sostituite dalle importazioni di “altri oli di oliva”, per effetto del già citato ridimensionamento della competitività dell’industria di raffinazione nazionale.

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Principali partner commerciali dell'Italia altri Oli d’oliva (2003-2006)

IMPORT

PAESI .000 € %

SPAGNA 68.865 45,3

TURCHIA 46.804 30,8

GRECIA 12.170 8,0

MAROCCO 11.601 7,6

TUNISIA 9.812 6,5

SIRIA 1.225 0,8

BELGIO 525 0,3

STATI UNITI 318 0,2

Altri 19 Paesi 718 0,5

TOTALE 152.038 100,0

EXPORT

PAESI .000 € %

STATI UNITI 183.472 51,7

GIAPPONE 28.023 7,9

AUSTRALIA 20.214 5,7

CANADA 16.108 4,5

REGNO UNITO 13.916 3,9

PAESI BASSI 8.736 2,5

GERMANIA 6.073 1,7

TAIWAN 5.891 1,7

Altri 86 Paesi 72.253 20,4

TOTALE 354.685 100,0

L’Italia ha saputo conservare e migliorare la capacità di competere sui mercati internazionali, soprattutto per merito delle buone performances ottenute nel segmento degli oli di migliore qualità (extravergine e vergine), che fanno registrare un consistente miglioramento del saldo normalizzato (da -25,3% a -14,3%). Un risultato in gran parte determinato dalla capacità di accrescere il volume delle esportazioni (+112,2%) più di quello delle importazioni (64,8%), e dalla capacità di mantenere un differenziale positivo tra i prezzi all’export e quelli delle importazioni. Per gli oli di più modesto profilo qualitativo (lampante) appaiono evidenti i segnali di un logoramento della capacità competitiva del sistema nazionale. Questa è testimoniata da una significativa riduzione degli acquisti dall’estero (-22,1% in quantità e -15,8% in valore), ma soprattutto dal consistente aumentato del volume (+122%) e del valore (+63,7%) delle esportazioni. Trattandosi, infatti, di un prodotto intermedio destinato esclusivamente alla trasformazione industriale, il miglioramento del saldo normalizzato (da -88% a -77,9%) e del grado di copertura commerciale (dal 4,4% al 12,5%), segnalano il ridimensionamento in corso dell’industria di raffinazione nazionale a vantaggio di quella spagnola.

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L’analisi ha anche documentato la minore competitività internazionale della Puglia rispetto all’insieme delle altre regioni italiane. Un elemento che viene chiaramente testimoniato dal confronto tra il valore della propensione all’export, ad appena il 17% , rispetto al dato medio delle altre regioni che raggiunge il 60,6%. Questo dato sintetizza tutte le difficoltà che il sistema produttivo regionale incontra nel cogliere le opportunità offerte dalla crescita della domanda sui mercati internazionali. Del resto la debole posizione commerciale della Puglia su questo specifico mercato è in linea con quanto accade in tutte le regioni meridionali per il commercio estero di prodotti agroalimentari trasformati ed è riconducibile ai limiti organizzativi e strutturali dell’industria alimentare meridionale. Sempre di più nei prossimi anni le strategie di approvvigionamento delle imprese estere che controllano i principali marchi nazionali saranno un fattore determinante nella definizione dei flussi commerciali, soprattutto se non si riuscirà a dare concreta attuazione alla norma approvata dal nostro Paese (“Norme in materia di indicazioni obbligatorie nell’etichetta dell’olio vergine ed extravergine”, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale N.243 del 18 ottobre ed entrato in vigore il 17 gennaio 2008). Il decreto prevede l’obbligo di indicare in etichetta non solo il Paese di imbottigliamento dell’olio, ma anche il Paese o i Paesi da cui provengono le olive. Prima dell’entrata in vigore di tale decreto era possibile far passare per italiano un olio imbottigliato in Italia, ma ottenuto con oli e olive provenienti da altri paesi. A tale riguardo un lavoro pubblicato (Cicia, Del Giudice, Scarpa, 2006) ha confermato e quantificato in circa il 10% l’aumento di quota di mercato della produzione “made in Italy” derivante da una migliore informazione fornita ai consumatori sulla reale origine e sulla qualità degli oli consumati.