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ANALISI DELLE ISTITUZIONI POLITICHE corso progredito Biennio di laurea magistrale “Politica e Istituzioni Comparate” Lezione 19 – Stabilità di governo

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ANALISI DELLE ISTITUZIONI POLITICHE corso progreditoBiennio di laurea magistrale “Politica

e Istituzioni Comparate”Lezione 19 – Stabilità di governo

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In quest’ultima parte Tsebelis discute gli esiti strutturali della stabilità delle politiche, ovvero gli effetti concreti sul sistema politico di una minore o maggiore facilità di modificare lo status quo.

Due principali concezioni di stabilità:1. come credibilità degli impegni degli attori politici.2. come incapacità di offrire risposte ai cambiamenti del

contesto.

Introduzione

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Introduzione

Abbiamo visto che determinate strutture istituzionali producono specifici livelli di stabilità delle politiche.

Ciò produce vari effetti: Nei regimi presidenziali aumenta l’instabilità del regime. Nei regimi parlamentari aumenta l’instabilità governativa. Aumenta il livello di indipendenza della burocrazia e della

magistratura.

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La stabilità dei Governi

La stabilità dei governi è una variabile importante per lo studio dei sistemi politici.

1. Lijphart la usa come una proxy del predominio dell’esecutivo

2. Huber e Lupia la considerano un fattore che aumenta l’efficienza ministeriale.

È una delle direzioni di indagine più sviluppate nella letteratura, che si è concentrata su aspetti come la formazione, la composizione e le posizioni ideologiche.

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Letteratura

La maggior parte della letteratura sulla durata dei governi la pone in relazione con caratteristiche del parlamento, tipicamente il sistema partitico (quindi numero e posizioni ideologiche dei partiti).

Le analisi più recenti (Warwick) si concentrano sulle caratteristiche del governo.

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Letteratura

Cosa si intende con stabilità di governo?

Non esiste un consenso unanime sui criteri per valutare l’effettiva durata:

1. Se cambia la composizione partitica2. In caso di elezioni3. In caso di dimissioni formali4. Se cambia il I° ministro

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La stabilità in funzione delle caratteristiche del parlamento Le caratteristiche del parlamento da cui ha

origine i governo sembrano avere un ruolo notevole.

Molti modelli prevedono la formazione di coalizioni minime vincenti e il tentativo dei partiti di migliorare la propria posizione.

Si osserva il numero di partiti, la presenza di partiti anti-sistema, il grado di polarizzazione, alcune caratteristiche istituzionali,...

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La stabilità in funzione delle caratteristiche del parlamento A questo approccio “deterministico” si

contrappone un approccio c.d. “basato sugli eventi” caratterizzato dall’idea che la durata dei governi è determinata da eventi casuali.

King, Alt, Burns e Laver hanno creato un modello che unisce i due approcci combinando gli elementi causali del primo e quelli casuali-probabilistici del secondo.

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La stabilità in funzione delle caratteristiche del parlamento Dunque si assume che i governi cadano per

eventi casuali ma la loro capacità di sopravvivenza è legata alle caratteristiche del sistema partitico.

Questo modello indica nella frammentazione del sistema partitico e nella polarizzazione dell’opposizione i due attributi più legati alla durata dei governi.

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La stabilità in funzione delle caratteristiche del governo

Warwick critica i modelli precedenti e presenta un’alternativa che spiega la durata dei governi sulla base delle caratteristiche dei governi stessi.

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La stabilità in funzione delle caratteristiche del governo Critica le due variabili utilizzate dai modelli

precedenti:• Polarizzazione, semplifica la stuttura della contrattazione

(esclusione dei partiti anti-sistema e quindi si restringe l’ambito delle coalizioni possibili). Obbliga i governi a includere vari partiti pro-sistema o a governi di minoranza. In entrambi i casi tipi di governo suscettibili di caduta anticipata.

• Frammentazione, va misurata direttamente nel governo. Così l’osservazione del più generico sistema partitico deiventa inutile.

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La stabilità in funzione delle caratteristiche del governo Warwick introduce inoltre una nuova variabile,

detta “eterogeneità ideologica”, riferita ai governi (simile al concetto di Range o di distanza ideologica):

• L’introduzione di questa variabile rende la polarizzazione del parlamento, nel caso di governi maggioritari, una variabile non significativa.

• Nei governi di governi di minoranza invece la polarizzazione dei partiti resta significativa (mentre, logicamente, perde importanza quella all’interno della coalizione)

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Veto player e stabilità dei governi Lo “status quo”, concetto fondamentale ma

sfuggente e di difficile identificazione. Proprio per questa complessità spesso si ricorre a proxy

(in genere la posizione del governo precedente).

Lo SQ ha un ruolo cruciale in ogni modello spaziale multidimensionale: prima si assume che gli attori abbiano delle preferenze rispetto ad esso e poi si individua il loro probabile comportamento.

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Veto player e stabilità dei governi Tuttavia se lo SQ ha un ruolo essenziale

nella teoria spesso è trascurato a livello empirico. In genere assieme ad una informazione completa si assume uno status quo stabile.

Se ciò è accettabile in caso di situazioni semplici è una semplificazione eccessiva nel caso di eventi complessi come la formazione dei governi o la loro sopravvivenza.

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Veto player e stabilità dei governi Per rendere più accurato il modello, Tsebelis

introduce due forme di incertezza:1. Sulla relazione tra politiche ed esiti: gli attori hanno

preferenze sugli esiti ma devono scegliere politiche. Solo gli esperti hanno conoscenze specifiche su questa corrispondenza.

2. Sugli esiti attuali e quelli futuri: eventi inattesi possono mettere in crisi il governo e la coalizione su cui si regge. Tali eventi (legati a circostanze ambientali) modificano la posizione dello status quo nello spazio degli esiti anche se la politica non cambia.

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Veto player e stabilità dei governi Se i partiti sanno di dover affrontare questa

“duplice” incertezza come si comportano? Fondamentale è la distanza tra gli alleati di governo. Ridurre la distanza trai VP consente al governo di produrre un programma prima della formazione del governo e di rispondere a eventuali shock esogeni.

Come avviene la negoziazione?

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Veto player e stabilità dei governi Gli attori sono in grado di includere nel

programma tanti più elementi quanto maggiore è la distanza dallo status quo e quanto più vicine sono le loro posizioni ideologiche

In effetti (trascurando i costi di transazione) ciò che importa non è il numero dei veto player ma le dimensioni del core dell’unanimità.

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Veto player e stabilità dei governi Supponiamo che uno shock esogeno cambi

un esito esistente. L’approccio basato sugli eventi assume che vi siano alcuni shock troppo dirompenti per poter essere affrontati.

Per Tsebelis invece non è così. Divide gli shock in “fronteggiabili o “non fronteggiabili” ma non sulla base dell’entità dell’evento.

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Veto player e stabilità dei governi Gli shock fronteggiabili, sono quelli dove il

nuovo SQ non si distanzia troppo dalla sua posizione precedente o che è vicino al programma di governo. Così il nuovo programma è ancora incluso in W(SQ).

Gli shock non fronteggiabili, invece sono quelli dove il mutamento rende impossibile ogni accordo tra veto player.

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Implicazioni sulla formazione dei governi Formazione, è probabile che un gruppo di

partiti vicini che possiedono una maggioranza di seggi formi una coalizione di governo. Se questo gruppo non esiste se ne formerà uno di partiti ideologicamente eterogenei oppure si forma un governo di minoranza (più probabile in caso di opposizione divisa).

È meno probabile una coalizione quanto maggiore è l’incompatibilità ideologica, indipendentemente dal fatto che sia di dimensione minima.

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Implicazioni sulla durata dei governi Durata, frazionalizzazione e polarizzazione

(variabili che misurano caratteristiche del parlamento) devono essere sostituite dalla distanza ideologica riferita ai partiti al governo, tranne che nel caso di governi di minoranza dove mantengono un impatto significativo.

La polarizzazione inoltre (per la presenza di partiti anti-sistema) eleva la soglia richiesta per prendere decisioni e di conseguenza riduce il winset dello status quo.

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La stabilità delle politiche e il predominio dell’esecutivo Sulla base della precedente analisi la durata

del governo è proporzionale alla sua capacità di rispondere a shock esogeni e questa capacità dipende dalla costellazione dei veto player (specialmente dalle dimensioni del core dell’unanimità dei VP).

Al contrario non vi è alcun nesso logico tra durata e predominio del’esecutivo. La forte correlazione empirica (Lijphart) è frutto di una relazione spuria.

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La stabilità delle politiche e il predominio dell’esecutivo Tsebelis sostiene l’esistenza di due nessi

causali:• il predominio dell’esecutivo come funzione del

controllo dell’agenda da parte del governo (questione di fiducia e altre procedure istituzionali che limitan la facoltà di emendamento del parlamento).

• relazione tra veto player e durata del governo, più i VP sono vicini più sono capaci di affrontare shock esogeni (e quindi il governo sopravvive).

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Una previsione: più i potenziali veto player sono spazialmente vicini più è probabile che formino un governo assieme.

Veto player Durata del governo

Controllo dell’agenda

Predominio dell’esecutivo

(Lijphart)

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Relazione tra veto player e controllo dell’agenda da parte del governo La relazione tra VP e controllo dell’agenda è

ancora da definire. Abbiamo già visto che:• VP multipli influenzano le relazioni governo-

parlamento in quanto esiste una correlazione tra il loro numero e il potere di controllo dell’agenda da parte dell’esecutivo.

• Un alto numero di VP diminuisce l’importanza del controllo dell’agenda (dato che il winset si riduce e aumenta la stabilità delle politiche).

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Tuttavia Tsebelis non riesce a stabilire la direzione causale della relazione. Presenta però tre argomenti importanti che potrebbero contribuire a spiegare la relazione:

1. Relazione tra VP e poteri di controllo dell’agenda: VP multipli non possono introdurre leggi significative quindi governi di coalizione non introducono regole di questo tipo.

2. In presenza di controllo dell’agenda la negoziazione per la formazione di una coalizione di governo è più semplice (decisioni a maggioranza semplice).

3. I VP sono per ragioni storiche sospettosi l’uno con l’altro e rifiutano di attribuire poteri di agenda ai vincitori nel gioco coalizionale.

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Conclusioni Formazione e durata dei governi sono l’oggetto di

numerosi studi. Mentre in precedenza la letteratura osservava le caratteristiche del parlamento, la teoria dei veto player pone l’accento sulla composizione dei governi.

Ricerche empiriche (Warwick) hanno dimostrato che i governi (non il numero di partiti bensì la loro distanza ideologica) consente di prevedere la durata dei governi.

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Conclusioni

Quindi l’ipotesi della teoria dei veto player, che la durata dei governi è funzione della costellazione dei VP, è suffragata.

La distanza ideologica permette di prevedere la formazione dei governi. Ciò è coerente con l’idea che i partiti agiscano nel processo di formazione con ragionamenti tipo quello della teoria dei VP.

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Conclusioni Assioma della politica di Lowell: «maggiore è il numero

di gruppi in disaccordo che formano la maggioranza, più difficile è il compito di accontentarli tutti e più debole e instabile è la posizione del governo».

La prima parte (relazione tra VP e stabilità delle politiche) sembra essere corretta. La seconda lo è solo se con “debole” intendiamo un governo che non può attuare cambiamenti radicali. Se invece intendiamo “assenza di predominio dell’esecutivo”, allora si tratta solo di una correlazione spuria.