Amici del Musical #11

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amici webzine 11|2014

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PrIMO - Ragtime - Jesus Christ Superstar - Oblivion - Hair - Slava's Snowshow - Peppa Pig - Come Erika e Omar - Grease - Reefer Madness - Nicolas Tenerani - Kunze & Levay - Dall'Europa

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Metti una seraa Torrita di Siena

di Fabiola Ricci

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Ouverture

La serata – spettacolo svoltasi a Torrita di Siena domenica 29 giugno, in colla-borazione con la Compagnia Teatro Giovani Torrita / Accademia To-scana del Musical Theatre, ha avuto come protagonisti innanzituttol'amore per il Musical Theatre e la voglia di fare conoscere nuove opere enuovi autori italiani.

Composizioni ed esibizioni tutte di alto livello. Grande soddisfazione nel rice-vere i complimenti degli autori per le performance dei loro brani da parte deimiei allievi, grande piacere rincontrare il bravissimo collega Emiliano Gep-petti e duettare nuovamente con lui nel brano corale finale eseguito da tuttii protagonisti, autori ed interpreti (tra cui l'importante presenza di Luca Vel-letri) ma, soprattutto, grande onore per avere contribuito alla realizzazionedi un evento unico, che ha visto mettersi in gioco artisti molto validi.

Spero di cuore che gli spettacoli a cui abbiamo assistito possano suscitarel'interesse di vari produttori, spero potremo vederli in cartellone in una delleprossime stagioni, eventualmente rivisti drammaturgicamente e registica-mente, in modo che possano acquistare un maggiore impatto scenico e co-municativo, perché, assicuro, il materiale di partenza è sorprendentementeottimo. Grazie a Franco Travaglio per avere avuto una grande idea artistica.

Alla prossima edizione!

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Amici del Musical

www.amicidelmusical.it

sito ideato da Franco Travaglio

webzine

issuu.com/amicidelmusicalideazione e coordinamento editoriale

Francesco Moretti

in redazione

Stefano Bonsi, Alessandro Caria, Enrico Comar, Laura Confalonieri,

Sara Del Sal, Diana Duri, Matteo Firmi, Roberta Mascazzini,

Roberto Mazzone, Valeria Rosso, Enza Adriana Russo, Franco Travaglio

si ringrazia

Fabiola Ricci

n. 11|201425 luglio 2014

in copertina: la serata di premiazione di PrIMO 2014 a Torrita di Siena

Abbiamo fatto il possibile per reperire foto autorizzate e ufficiali.Per ogni informazione e/o chiarimento scrivete a:[email protected]

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Facts & Figures

PrIMO 2014la serata di premiazione

dall’ItaliaRagtimeJesus Christ SuperstarOblivion Show 2.0Come Erika e OmarThriller LiveHairSlava’s snowshow e Peppa Pig

dall’esteroGreaseReefer madness Musical für Haiti

le intervisteNicolas TeneraniMichael Kunze e Silvester Levay

Un po’ di news

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La premiazione di Frankenstein the Opera

La premiazione di Vincent

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Nuova linfa per il

musical italiano

La Premiazione-Spettacolo di PrIMO del 29 giugno scorso all’Hotel Rotelle di Torrita di Siena

Due soddisfatti Fabiola Ricci eFranco Travaglio hanno introdottolo scorso 29 giugno la serata di pre-miazione di PrIMO 2014. La primaedizione del Premio Italiano delMusical Originale ha avuto unamagnifica cornice nella squisita ospi-talità dell’affascinante Hotel Rotelledi Torrita di Siena. Una serata cherappresenta per il musical italiano undebutto assoluto: uno spazio apertoe gratuito di promozione, riconosci-mento, incoraggiamento e vetrina de-dicato agli autori del teatro musicaleoriginale. E la regista della serata(anche membro della giuria di qua-lità) così come il direttore artisticohanno sottolineato il successo del-l’iniziativa (25 le opere in concorso)nei numeri e nella qualità riscontrata.Il compito di rompere il ghiaccio eratoccato agli adrenalinici ragazzi dellaCompagnia Giovani Torrita e agli allievidell’Accademia Toscana del MusicalTheatre che diretti dalla stessa Riccisi erano esibiti in un elettrizzante

medley tratto dal loro ultimo suc-cesso, la prima italiana della comedydi Broadway The Wedding Singer (Ilcantante di matrimoni, per tutte leinfo e le prossime date www.teatro-giovanitorrita.it).Ad aprire ufficialmente la scaletta diesibizioni ecco entrare in scena i treautori di Frankenstein The OperaMaurizio Sparacello, AlfredoFurma e Marco Lo Gerfo, perl'occasione anche interpreti della tor-mentata storia dello scienziato cheridona la vita a tessuti umani morti,mettendo al mondo una infelicecreatura destinata - nonostante la suaaspirazione al bene e all’amore - aprovare infelicità e a seminare morte,a causa della sua deformità, e dellacrudeltà con cui il mondo lo accoglie.Le canzoni che compongono il brevee significativo showcase sono caratte-rizzate da potenza drammatica e unostile figlio della cosiddetta opera po-polare, con un gusto melodico e unaricerca espressiva del tutto peculiari

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La premiazione di Amori e Bugie a Wall Street

che rendono meritatissima la vittorianella votazione on-line. Ecco salire sul palco i due veri pre-sentatori della serata: i simpaticiMartina Bardelli e Giulio Benve-nuti (che si sono anche esibiti conbravura in vari estratti dalle opere).Interessante anche l’intervista agliautori Alessandro Zanetti ePaolo Peli, che ha seguito l’esibi-zione dello stesso Benvenuti nelbrano Tutto o niente, tratto dall’operain concorso, anch’essa di matrice let-teraria, Magica Notte di Mezza Estate,in cui hanno spiegato i rapporti conla fonte shakespeariana. È il momento di Amori e Bugie a WallStreet, vincitore del Premio Speciale

MTA Workshop, la menzione creatada Marco D. Bellucci, direttoredella Musical Theatre Academy diRoma, che ha scelto l’opera per unaproduzione a cura dei suoi allievi, an-data in scena il 23 e 24 aprile 2014.Autrice di libretto, musiche e lirichel’ecclettica Laura Facci, che ha in-terpretato un vero e propri one-woman show, una rapsodia dei branipiù rappresentativi della divertentecommedia musicale: ambientata tra icolletti bianchi della capitale della fi-nanza mondiale ma caratterizzata dauna lievità, una simpatia, una frizzan-tezza tipicamente italiane. La riletturache lo stesso Bellucci ha fornito aWall Street (intitolato per l’occasione

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I protagonisti diThe Wedding Singer

più semplicemente Amori e Bugie) hadato inoltre uno spessore e una co-struzione anglosassoni alla comedyrendendola agile e scoppiettante. Nel panorama di musical impegnati edrammatici che ha caratterizzatoquesta prima edizione del premio, ilcopione di Laura Facci spiccava peruno sguardo più sorridente alla re-altà, una solarità di ritmi e personaggiche è stata molto apprezzata. Inoltrela scelta di utilizzare per questa pre-sentazione solo la bella voce dell’au-trice, la sua verve, e il sempliceaccompagnamento di un pianoforteha ulteriormente restituito fascinoalle canzoni, inframmezzate da spiri-tosi assaggi della trama che ci hanno

invogliato a vedere l’opera completain versione scenica, nella speranzache questa e altre idee in gara tro-vino un giorno la via del palcosce-nico professionale.A inaugurare le opere ispirate agrandi personaggi della storia e dellaletteratura c’è Einstein il musical, bio-musical del celebre scienziato fruttadella prolifica produzione di RenatoBilli (che ha piazzato in finale bendue opere), di cui Matteo Benvenutie Martina Bardelli ci hanno presen-tato il bel duetto Tu come d’incanto; epoi l’interessante medley tratto daMerlino il musical. A interpretarlo unnutrito gruppo di performer, venutiappositamente dalla Puglia (dove è in

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Emiliano Geppetti

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scena con grande successo), tra cuigli stessi autori Silvio Coppola,Giacomo Sances e Luca Arcano.Un piccolo estratto molto intrigante,che sottolinea bene le peculiarità diMerlino, sospeso tra timbriche celti-che, musica pop-rock e una rivisita-zione del ciclo arturiano affattoscontata.Un altro grande personaggio, questavolta tratto direttamente dalla storiadell’arte, al centro del musical vinci-tore del Premio della Critica, Vincent.Parliamo del tormentato genio di VanGogh, che necessitava di un inter-prete d’eccezione: gli autori hannoavuto la fortuna di affidare il ruolo aLuca Velletri, che per il teatro è

stato, tra gli altri, Pilato in Jesus ChristSuperstar, Peron in Evita, Frollo inNotre Dame de Paris, oltre ad averpartecipato a innumerevoli edizionidi Sanremo e molte altre trasmis-sioni. Accanto alla sua voce incompa-rabile e al suo carisma interpretativo,Giulio Benvenuti nei panni del fra-tello Theo e l’intensa Sien di MonicaSalvi, performer e autrice trapian-tata a Londra ci hanno offerto un as-saggio della creazione. Con uno stileche unisce la teatralità dei grandimusical drammatici viennesi allagrande melodia, la colonna sonora diVincent si è fatta apprezzare partico-larmente per raffinatezza e pathos, inuna riduzione che ha condensato in

Frankenstein The Opera

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Fabiola Ricci

Luca Velletri

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alcuni brani rappresentativi con effi-caci raccordi recitati, la parabolaumana e artistica di Vincent, con lesue cadute, le sue ossessioni, i difficilirapporti umani, componendo un va-riegato affresco di luci, ombre, sognie incubi. Al termine dello showcase laprima premiazione, proprio del com-positore Raffaele Paglione e dellalibrettista Anna Hurkmans conl’ambito trofeo PrIMO consegnatodallo stesso Luca Velletri, che non hamancato di raccontare l’amicizia chelo lega ai due autori e alla fascina-zione che ha provato quando perprimo ha sentito alcuni brani dell’opera. Ritroviamo il mostro di Mary Shelleye l’autore Renato Billi in FrankensteinDrama Rock una diversa rivisitazionedel celebre romanzo. Ne ha raccon-tato brevemente la genesi lo stessocompositore e librettista dopo lamessa in scena di un breve estratto acura della Compagnia Giovani di Torrita.La vulcanica Laura Facci ha rice-vuto poi il Premio Speciale MTAWorkshop dalle mani di FabiolaRicci, che ha letto la motivazione diMarco Bellucci, la cui partecipazionealla serata è stata resa impossibileall’ultimo momento da un contrattempo. C’è ancora tempo per ascoltare labella voce di Antonia Gualteri in

Sapore di Realtà, tratto da Dorian Grayil musical, presentato poi al pubblicodal compositore Marco Pupa, asottolineare ancora una volta la ma-trice letteraria di moltissime operedi PrIMO. Una grande sorpresa ha accompa-gnato infine la consegna del PrimoPremio ai papà di Frankenstein TheOpera, Maurizio Sparacello, Al-fredo Furma e Marco Lo Gerfo iltravolgente Emiliano Geppetti(tra i tanti ruoli Lumière ne La Bella ela Bestia, Ciuchino in Shrek) ha conta-giato tutti con la sua simpatia. In-sieme a Fabiola Ricci è stato anchesolista nell’emozionante Stagionid’Amore, tratto dalla versione italianadi Rent che il coro di autori e inter-preti ha intonato come degna con-clusione della serata. Scoppiettanti fuochi d’artificio hannoaccompagnato gli applausi finali diuna bella giornata per il musical ita-liano, in cui tanti creativi di teatromusicale hanno finalmente fattogruppo, hanno tirato fuori dal cas-setto le loro opere e ne hanno fattodono al pubblico, creando un’energiapositiva che non mancherà – ce loauguriamo – di suscitare una scintillabenefica e dare nuova linfa al mondodello spettacolo tricolore.

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Vincent

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Frankenstein Dramma Rock

Dorian Gray

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Laura Facci

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Magica Notte d’Estate

Merlino

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dall’It

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talia

amicimusicaldel

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foto | Rocco Casaluci

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Un tuffo nell’America

del primo Novecento

di Enrico Comar

Al Comunale di Bologna un sorprendente e sontuoso Ragtime,nell’ambito del Summer Musical Festival della BSMT

Si chiude con questo sorprendenteRagtime (in scena dal 14 al 18 lu-glio) la seconda, splendida, edizionedel Summer Musical Festival, rassegnateatrale organizzata dalla BSMT incollaborazione con il Teatro Comu-nale di Bologna, il Piccolo Teatro delBaraccano e il Teatro Duse (newentry di quest’anno), che, in un mo-mento non certo facile per la culturae il teatro, segnata da tagli dei fondi,deficit di bilancio e scarse prospet-tive (e il Comunale di Bologna, mal-grado una stagione artisticamenteproficua, non fa purtroppo eccezionein questo) accettano una sfida corag-giosa e ambiziosa, dimostrandogrande fiducia in un genere teatrale,quello del musical, che in Italia conti-nua non avere il ruolo che merite-rebbe (a tale proposito, spiacevedere diversi posti vuoti in platea,malgrado biglietti dai prezzi decisa-mente bassi, per quello che dovrebbeessere, per molte ragioni, un eventoda tutto esaurito).

Capolavoro riconosciuto del suo ge-nere (vincitore di 4 Tony Award), lospettacolo di Terrence McNally(libretto) Stephen Flaherty (musi-che) e Lynn Ahrens (testi) e trattodall’omonimo romanzo di E.L. Doc-torow, offre un affresco molto riccoe articolato della società e della sto-ria americana del primo Novecento,seguendo le vicende di famiglie e in-dividui di diversa estrazione sociale eculturale, una benestante famigliaamericana, l'immigrato Tateh e sua fi-glia, il pianista di colore Coalhouse ela sua famiglia, le cui storie si incro-ciano e si influenzano a vicenda, inte-ragendo con figure storiche comeHenry Ford, Harry Houdini, BookerT. Washington o Emma Goldman.Musicalmente, lo score di Flahertysfiora la perfezione, alternando, suun accompagnamento strumentalepressoché costante, frammenti diprosa a brevi momenti cantati, cheall’occasione sfociano in grandi nu-meri canori.

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Lo score, che alle melodie originalimescola frammenti di classici stan-dard ben camuffati, omaggia la musicaamericana tra XIX e XX secolo, consonorità soul, ragtime e blues mesco-late e rivisitate (con un occhio alGershwin di Porgy & Bess e VictorHerbert).Altrettanto complesso, e meno equi-librato nella sua resa complessiva, illibretto, fin troppo saturo di perso-naggi, linee narrative e tematiche, conun ritmo a volte eccessivo che appe-santisce e deconcentra lo spettatore.Eccezionale, in questo, la regia diGianni Marras, in grado di com-pensare certe debolezze del testomantenendo la massima fluidità. Visivamente molto curato, con luci e

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costumi di grande impatto e sugge-stivi effetti cromatici, in particolarenelle scende di massa (eccezionaliqueste ultime, potendo oltretutto di-sporre di un'ensemble scenica e co-rale composta da 50 studenti dellaBSMT, che anche produzioni operisti-che più importanti raramente pos-sono permettersi), scenografie quasiminimaliste (presumibilmente perquestioni di budget) utilizzate al meglio.Orchestra, diretta da StefanoSquarzina, sempre valida (e decisa-mente voluminosa per un musical) evoci eccellenti, per quanto a volte ve-nisse a mancare il giusto "dialogo" trala parte vocale e quella strumentale(anche a causa di una amplificazioneaudio un po' eccessiva e non sempre

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equilibrata, con la tendenza a impa-stare e appiattire i suoni).Cast di altissimo livello, a partiredall’eccellente protagonista Timo-thy Martin (il cui Coalhouse rag-giunge vette emotive sorprendenti) edal carismatico Tateh di Marco Ro-mano. Seguono Daniela Pobega(protagonista dell’edizione madrilenade Il Re Leone), graditissimo ritorno

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sui palcoscenici italiani dopo anni diassenza, e Andrea Ascari (anchecuratore dei testi italiani), che si ri-serva il complesso e non facile ruolodel Padre. Vera trionfatrice però èSimona Distefano, in grado di faremergere in tutta la sua grandezzascenica e musicale il personaggiodella Madre con una sottigliezza e uncoinvolgimento non comuni.

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foto |

Gia

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Jesus, oggi come allora

sempre Superstar

di Roberto Mazzone

Massimo Romeo Piparo bissa il successo dell'edizione giubilare per celebrare il ventennale italiano della celebre opera-rock.

Quando l’indimenticabile Carl An-derson fece tappa anche a Torinoper l’edizione giubilare di Jesus ChristSuperstar, nel 2000, io c’ero. E adessoMassimo Romeo Piparo bissa ilsuccesso di quattordici anni fa, por-tando sul palcoscenico del Teatro Si-stina di Roma l’altro storicoprotagonista cinematografico dellaceleberrima opera rock firmata

Andrew Lloyd Webber &Tim Rice: Ted Neeley,dopo 40 anni – e a 71 annidi età – è ancora Jesus,sempre Superstar. Lasua voce subiscele fisiologichetrasforma-

zioni

dovute agli anni che passano, ma inmomenti cult di canzoni come Every-thing’s Alright, The Temple e Gethse-mane, si può proprio affermare che la“divina ugola” arriva ancora a toc-care il cielo! E in sala è un tripudio… Massimo Romeo Piparo – dopo laflessione artistica, a mio personalis-simo parere, registrata con My FairLady – questa volta ha davvero fattocentro.I Negrita che eseguono dal vivo sulpalcoscenico le immortali musiche diLloyd Webber, insieme all’or-chestra diretta da Ema-nuele Friello,conferiscono real-mente un va-lore

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aggiunto allo spettacolo, con un “retro-gusto elettro-rock” che non dispiace.Pau, il frontman del gruppo, ha sa-puto offrire una sua personale e con-vincente interpretazione dell’iconicopersonaggio di Ponzio Pilato. Ma la vera rivelazione di questa edi-zione è l’esordiente assoluto FeysalBonchani, nel ruolo di Judas: i cosid-detti “detrattori” avrebbero da obiet-tare soprattutto sull’età probabilmentetroppo giovane e prematura per in-terpretare un ruolo ormai universal-mente riconosciuto. Ma l’impegno delgiovane debuttante non fa assoluta-mente rimpiangere il compianto CarlAnderson e se Piparo è riuscito a farvivere sul palcoscenico teatrale un

Jesus settantenne, allora gli aggettivi“giovane” e vecchio” possono serena-mente essere messi da parte…Attorno a questo nucleo centrale, uncast di indiscutibili professionisti, tracui corre l’obbligo citare SimonaMolinari (Maria Maddalena), l’in-stancabile Emiliano Geppetti (Si-mone Zelota) e Riccardo Sinisi,che dopo la positiva esperienza nelmusical Priscilla, la regina del deserto,prosegue un importante e delicatopercorso artistico cimentandosi nelruolo di Pietro. Tuttavia, lo spettacolo non è tutto unHosanna e siccome gli unici a esseresenza peccato sono appunto GesùCristo e la Vergine Maria, vanno

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evidenziati alcuni punti deboli: primofra tutti, il Caifa di Shel Shapiro;pur riconoscendone le doti artisti-che, pare azzardato parlare di inter-pretazione, in questo caso: l’exleader dei Rokes sembra piuttosto“accompagnare” la partitura e fortu-natamente in scena con lui c’è sem-

pre Paride Acacia, “storico” inter-prete italiano nel ruolo di Jesus, chequesta volta veste i panni di Annas. Un disegno luci che non rende me-rito al messaggio di Luce che questospettacolo dovrebbe trasmettere, la-scia veramente perplessi; stesso di-scorso vale per i commenti tratti

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dall’Antico e Nuovo Testamento: pre-cisi ma a tratti un po’ sfasati, possonotendere a confondere il pubblico.Dulcis in fundo, un appunto sul mon-taggio della Herod’s Song, che ricordafin troppo, per colori, personaggi dicontorno e oggetti di scena Sballo dalPinocchio dei Pooh.

Ed è proprio di questi giorni la notiziache la ripresa di JCS al Teatro Sistina,in settembre, avrà il gusto di una sto-rica reunion degli attori che recitaronocon Neeley nel film del 1971: ad af-fiancarlo sul palco ci saranno YvonneElliman (Mary Magdalene) e BarryDennen (Pilato).

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Oblivion, gran finalecon tutti i Promessi d’Italia

di Sara Del Sal

A Trieste le battute finali dell’Oblivion Showed uno storico raduno dei fan dei Promessi Sposi in 10 minuti

Si chiamava Oblivion Show ed haentusiasmato i pubblici di tutta Italia.I cinque talentuosissimi performerche hanno le loro radici nel musicalitaliano hanno vinto ancora una volta,riuscendo a far divertire il pubblicodi Trieste con due serate memorabili.Per il “Gran Finale”, al Rossetti, Graziana Borciani, Davide Cala-brese, Francesca Folloni, LorenzoScuda e Fabio Vagnarelli hannopreparato due eventi. Una serata li ha visti affiancati dalloro regista, Gioele Dix, che si è in-serito a modo suo nei vari numeri, enella seconda invece hanno ospitatosul palco i loro fan, che si sono pre-sentati da tutta italia per interpre-tare, con loro, una affollatissimaversione dei famosissimi Promessisposi in 10 minuti.Chissà cosa avrebbe pensato Man-zoni nel vedere il suo romanzo sulpalco, rinvigorito e ringiovanito dagliOblivion, con innumerevoli monachedi Monza, un numero considerevole

di perpetue etc. Non potendo con-tare sul parere dell’autore basta ba-sarsi su quello del pubblico, che hariso e partecipato a sua volta, fil-mando la performance, con centinaiadi telefonini. Oblivion Show era uno spettacolo cheriusciva a mettere in luce le grandiqualità dei cinque artisti sul palco, ecosì ancora una volta è stato, conqualche canzone inedita, tra gli abbi-namenti impossibili, e con la scenadell’ufficio postale che a Trieste nonera mai stata presentata. Inutile cercare di capire chi sia il piùbravo o chi sia risultato più diver-tente. Gli Oblivion, si sa, sono unaformazione che lascia senza fiato, chefunziona come un meccanismo per-fetto, squisitamente equilibrato e congrande professionalità. Applausi per loro quindi, che si con-fermano uno dei fenomeni più inte-ressanti del teatro italiano;attendiamo perciò le loro prossime“Oblivionate”!

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Sbatti il mostro

sul palcoscenico

di Roberto Mazzone

Sfida delicata, ma vinta, per Enzo Iacchetti, che porta in scenaa Roma una feroce critica alla spettacolarizzazione della cronaca nera

Una sfida delicata per Enzo Iac-chetti, che produce e dirige, per ilTeatro Lo Spazio di Roma, ComeErika & Omar - è tutto unoshow. Un musical, ma anche unablack-comedy; una pungente satira chedenuncia la spettacolarizzazione chela nostra tv mette in scena quandocapitano casi come il delitto di NoviLigure, quello di Erba, di Garlasco, diAvetrana…Uno spettacolo sicuramente contro-verso però ben riuscito. I protagoni-sti, Jessica e Christian, sono dueemuli dei fidanzatini di Novi Ligure;lei, spregiudicata e ribelle, non sop-porta il clima famigliare, costretta avivere con due genitori ipocriti e unfratellino affetto da un ritardo men-tale (il bravissimo e divertentissimoMichele Savoia, n.d.r.); lui, innamo-rato, accetta di seguire la sua ragazzain questo folle progetto, ma è a trattipavido e, dunque, capace di farsi ve-nire qualche scrupolo e di ascoltarela propria coscienza.

Così l’unico “mostro” appare lei, tra-sformata però in diva dal clamore me-diatico suscitato dal delitto prima edal processo poi… a quel punto siscoprirà di essere davvero innamoratae, nel finale, i ruoli si invertiranno. La giovanissima Gea Andreotti èdavvero portentosa sotto parecchipunti di vista: dalla resa del personag-gio, alla sua interiorizzazione, ma a col-pire è soprattutto la mimica facciale ele straordinarie qualità vocali, che ten-gono testa alle coinvolgenti musiche diFrancesco Lori; strepitosi soprat-tutto i cosiddetti company numbers.L’interpretazione di MassimilianoPironti suscita leggera perplessitàesclusivamente nella prima scena,quando i due protagonisti fanno illoro ingresso sul palco… Poi, lo spet-tacolo procede e sulla sua perfor-mance non resta alcun dubbio: elevapositivamente ogni personaggio cheinterpreta sulla scena.Restano da citare ancora MarcoMassari e Paola Lavini (i genitori,

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ma anche il Sindaco del paese e unadivertente Rosy, emula del delitto diErba) e Giada Lorusso (un com-prensivo brigadiere di Polizia e unasvampita e accomodante inviata speciale).Lo spettacolo, se lo si considera unmusical, non appare molto adatto alocation come il Teatro Lo Spazio, maè ben fatto e certamente merita diessere visto in giro per l’Italia (pur-troppo a Roma il richiamo non è for-tissimo, n.d.r.).

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Sembra che lavori come questo, op-pure Spring Awakening per citarne unaltro, stiano davvero “vedendocilungo”, in considerazione della pros-sima stagione teatrale. Il musical –non sempre – è anche adatto a rap-presentazioni non convenzionali.Per il momento a questo spettacolo,andato in scena a Roma fino al 31maggio, non si può che auguraremaggiore successo.

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Ancora una serata

a tutto Thriller

di Sara Del Sal

Si riconferma una grande festa per i fan di Michael Jacksonl’impeccabile tribute show con i suoi più grandi successi

Molti hanno pensato di averlo giàvisto, ma quando si ha a che fare conun tribute show non c’è nulla di piùsbagliato. Sono show in continuaevoluzione. È il caso di Thriller live,che ha fatto tappa in Italia, al Rossettidi Trieste, in questo nuovo allesti-mento che dopo avere girato l’Inghil-terra, ora sta facendo ballarel’Europa intera. Genesi sui generisper uno spettacolo che nasce comeuna festa celebrativa per i fan, appro-vata da Michael Jackson, che si è mo-dificata fino a diventare uno show.Sarebbe dovuto andare in scena nel2009 a Londra per qualche tempo,per fare da apripista agli show dellostesso artista attesi allo 02 Arena. Unmodo per fare salire la febbre daJackson. Ma la morte della star hacambiato il corso degli eventi, equello spettacolo, tutto costruitosulle sue hit, che ripercorreva la suaascesa al successo e i suoi traguardi alivello di vendite di dischi, è diventatoquindi l’unica opportunità, per dei fan

ancora increduli, per sentirlo ancoratra loro. E proprio nel 2009 lo showera arrivato a Trieste, trovando lostesso spirito, un affetto nei con-fronti dell’artista e della sua musicasenza pari. Ecco allora la lacrima perquel bambino che lo rappresentavada piccolo, impegnato a cantare con ifratelli, e per tutto ciò che venivaraccontato sul povero Michael, vit-tima di un meccanismo infernale checontinuava a demolirlo per poi esal-tarlo. Ma gli anni passano ed oraThriller live è una gran festa. Si cele-brano l’artista e le sue canzoni, si ri-corda il fatto che è stato campionedi incassi e che ha battuto tutti i re-cord. Si può arrivare a litigare suquale album sia stato il suo migliore,se Thriller o Bad, ma soprattutto sicantano le sue canzoni. La cura neiparticolari è infinitesimale. Luci, co-stumi, audio, coreografie. Nulla vienelasciato al caso, dando subito l’im-pressione di essere di fronte a qual-cosa di grande.

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A David Jordan l’onere di imperso-nare Jackson trasformandosi in lui,una prova difficilissima che viene su-perata egregiamente con uno studiodei movimenti tale da riuscire quasi atrarre in inganno il pubblico. Quattroi cantanti chiamati per ridare vita adelle canzoni che non hanno bisognodi presentazioni, ma solo due che la-sciano il segno, con buona pace diTyrone Lee e del suo collega cheseppur intonati e di buona presenza

scenica non hanno saputo, se non incoro con gli altri, emozionare. Ot-tima la performance di Cleo, Cleo-patra Higgins, artista completa cheha cantato, ballato e dato vita allecanzoni che ha interpretato, arri-vando a tratti ad avvicinarsi alla vocedi Jackson. Ma la vera sorpresa sulpalco è stato l’unico performer nondi colore, il ragazzaccio rock che disolito viene ingaggiato per fare dacontrasto, e che in questo caso ri-

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delle pagine più belle di Jackson, pergli amanti del musical il regalo è statodoppio: quello di scoprire, come èaccaduto in precedenza, un’ennesimastella in ascesa, perché quel JesseSmith coi suoi capelli lunghi e gli oc-chioni azzurri, a breve sarà in scenain West End, in Thriller Live, e chissàche invece di passare dritti sulla Shaf-stebury Avenue alla ricerca dei Mise-rabili o di altro, stavolta non si decidadi andare proprio ad ascoltare lui.

spondeva al nome di Jesse Smith.Già dal primo atto con She’s out ofmy life ha chiarito la situazione: inten-sità, presenza scenica e una vocefuori dal comune in grado di virareall’heavy metal non sono caratteristi-che facili da riscontrare e lui ne ha inabbondanza. Beat it o Dirty Diana can-tate da lui diventano dei pezzi incre-dibili, in grado di sprigionareun’energia ancora più dirompente. In una serata perfetta, in compagnia

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foto | Sasmi

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Fai brillare la luce

dentro di te

di Sara Del Sal

A Milano un allestimento di Hair celebra il controversoe colorato mondo degli Hippie

Ci sono dei titoli che sono ormai di-ventati pietre miliari del genere musi-cal a livello mondiale, chegarantiscono un impatto diretto sulpubblico e che sono sinonimi di unaottima serata a teatro. Hair rientrasenza ombra di dubbio in questalista. Appartenente a quella serie dishow che vantano nella loro scalettaalcune canzoni che sono diventatedelle hit internazionali e che ancoraoggi vengono utilizzate nelle seratedanzanti. Eppure Hair porta con sé lafotografia di una generazione ormaidistante, che faceva uso di drogheleggere e di acidi, che praticava ilsesso libero, che viveva nelle comu-nità senza pensare agli obblighi comeil lavoro o, ancor peggio, alla chiamataalle armi. Hair aveva un’impronta po-litica forte, e James Rado e GeromeRagni, sulle musiche di Galt Mac-Dermot hanno costruito uno showincentrato su coloro che portavano icapelli lunghi come simbolo di libertàe di protesta, ma di certo senza peli

sulla lingua, e poi, dieci anni dopo,sono rimasti delusi dalla versione ci-nematografica diretta da Milos For-man, al punto da affermare che nonvi riconoscono il loro spettacolo, chegli Hippie sono completamente sna-turati e che dei loro personaggi nonrestano che i nomi. Quindi perquanto li riguarda, una versione cine-matografica di Hair deve ancora es-sere girata. Con queste premesse verrebbe dachiedersi perché, se non in nome diuna presunta facilitazione per il pub-blico che potrebbe avere visto il film,la compagnia Magnoprog abbiascelto di portare in scena un tributoal film, utilizzandone la storia, in vecedell’originale. La risposta del pub-blico, che ha ballato e cantato perdue sere facendo registrare due soldout al Teatro Nuovo di Milano sem-bra dare loro ragione. Ecco alloraClaude, un ragazzone dell’Oklahomacon tanto di lettera di convocazioneper l’esercito in mano che incontra

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una comunità di hippie e passa unpo’ di tempo con loro perdendo latesta per Sheila, che è una ragazzaricca e già fidanzata con uno del suorango. In questo caso il protagonistaè Berger, che si ritrova a passare dahippie tra gli hippie a soldato percaso, vittima di una sua idea geniale,quella di sostituirsi a Claude per per-mettere di salutare gli altri propriopochi minuti prima di una chiamataanticipata delle truppe per quel Viet-nam dal quale non farà ritorno. Unallestimento molto scarno, che peròprevedeva una band dal vivo sulpalco, quello di Milano, che ha con-tato sulla presenza di Gianluca Sti-cotti nei panni di Berger, pronto a

dimostrare ancora una volta la suaversatilità e la sua intensità, oltre chea dare un’ennesima riprova della suagrande voce. Beatrice Baldaccini èsicuramente una Sheila molto ele-gante, nonostante i costumi di scena,e si conferma una performer com-pleta. Simone Marzola è unClaude solido, a tratti forse anche unpo’ troppo rigido nei movimentimentre Loredana Fadda fa sfoggioancora della sua grande voce, ma èpiù limitata nella recitazione. Lorenzo Baglioni ha una ottimapresenza scenica, nonostante la par-rucca, ma dovrebbe affinare i tempicomici. Lo spettacolo, a conti fatti,non è una grande produzione, ma an-

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drebbe comunque asciugato in moltipunti per renderlo davvero godibile.Quando si porta in scena un titolostorico non si può troppo fare affida-mento sul pubblico inesperto, si ri-schia di incappare su qualcuno checonosce bene lo spettacolo e chepotrebbe uscire dalla sala con moltipunti interrogativi in mente, ma co-munque canticchiando Let the sun-shine in.

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Slava contro Peppa:una nevicata vi seppellirà

di Francesco Moretti

Inevitabile mettere a confronto due family show passati a pochi giorni di distanza a Trieste

A distanza di poche settimane, hopotuto assistere a due concezionicompletamente diverse, e a due ri-sultati altrettanto diversi, di quelloche potremmo definire family show.Il primo è Slava Snowshow. Nonun musical, ma uno spettacolo chenon si lascia definire facilmente, so-speso tra favola, fantasia, sogno, co-micità surreale. I quadri che via viasi compongono sul palco, in unacornice fiabesca e onirica, vedonocome protagonista uno strambopagliaccio giallo, vestito con una ca-sacca deforme, circondato da unnugolo di altri pagliacci verdi che in-teragiscono tra loro in scenette esketch ricchi di sottile ironia, fa-scino, pervasi però da un’aura dinostalgia e struggimento che nonlascia indifferenti.Sono soprattutto i bambini, che an-cora una volta - dopo la trionfaleaccoglienza del 2007 - contribui-scono a riempire il Politeama Ros-

setti in ogni ordine di posti, rima-nendo affascinati e incantati, comedel resto i loro genitori, di frontead uno show che regala emozioni emagia come se fosse la cosa più na-turale del mondo.Durante l’intervallo i clown inva-dono letteralmente la platea, rin-corrono i bimbi e giocano con loro,scavalcano le poltroncine bagnandogli spettatori dai loro ombrellispara-acqua, mentre le spettatricipiù disincantate si scattano selfiecon i clown più prestanti e che...senza troppi complimenti ricam-biano con audaci pizzicotti.Ma il meglio arriva nel secondotempo, quando una enorme ragna-tela gigante invade la platea, una im-pressionante tormenta di neve (dicarta) travolge il pubblico esterre-fatto e, nel finale, decine di colora-tissimi palloni giganti invadono lagrande sala del Rossetti. Un delirio,e il pubblico giustamente apprezza.

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Il discorso con lo spettacoloPeppa Pig e la caccia al tesoro,tratto dal fenomenale successo acartoni animati per i più piccini, di-retto da Claudio Insegno, cambiaradicalmente. Sempre di show perfamiglie si tratta, ma ahimé il con-fronto appare impietoso. Certo,altri mezzi, altre possibilità, e sivede. Semplici scenografie richia-mano i familiari paesaggi del car-tone, i colori son proprio gli stessi,e quando le note del conosciutis-simo jingle risuonano in platea, per ibambini presenti è una vera gioia.Ovviamente lo show è pensato perloro, gli attori muovono i perso-naggi-pupazzi tanto cari ai più piccoli

(ci sono Peppa Pig, George, Susi Pe-cora, Danny Cane...) e li fanno par-lare e cantare le mille canzoncinedel cartone animato, ma all’occhio diun adulto certo non sfuggono unaudio non buono, una recitazione unpo’ approssimativa, un generalesenso di recita parrocchiale. L’im-pressione è che si sia voluto sfrut-tare il richiamo della porcellina rosa,senza curare troppo i dettagli, e allafine i risultati si vedono. Soprattuttonon si capisce l’assurda politica diprezzi assolutamente folli rispettoalla reale qualità dello spettacolo: ilpubblico triestino ha risposto conuna platea tristemente semivuota,anche se i bimbi si sono divertiti.

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foto | Herbert Schulze

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Potevamo rimanere

senza brillantina?

di Roberta Mascazzini

No. E infatti anche in questo numero parliamo di uno show cheanno dopo anno continua a divertire migliaia di spettatori

Capitol Theater, Düsseldorf, 24.4.2014.Grease è la storia di un gruppo diadolescenti americani degli Anni ’50,ma le loro vicende potrebbero es-sere quelle dei nostri giorni: i ragazzidivisi in bande, chi fa il bullo, chi lasciala scuola, chi si mette in mostra fa-cendo bravate, le corse coi motorirombanti, la voglia di essere grandi edi conquistare le ragazze. Il ballo perfesteggiare la fine della scuola, poi, c’èpersino qui, in Germania, ed i diplo-mati si vestono eleganti per l’Abiball(il ballo della maturità).Il musical rockeggiante fu messo in-scena in lingua tedesca nel 1994, alsolito Raimund Theater di Vienna,dove spesso si celebrano le prime dimolti musical importati dal mondoanglo-americano, e non solo. Segui-rono, naturalmente, diverse produ-zioni in altre città, ma il vero grandetrionfo si ebbe nel 1996, quando sullascena c’erano, contemporaneamente,una produzione al Capitol Theater diDüsseldorf ed una al Theater des We-

stens di Berlino. La prima rimase ad-dirittura in scena due anni ininterrot-tamente. Il lettore attento, si saràaccorto che il 1996 fu anche l’annodel debutto sul palcoscenico del Tea-tro Nuovo di Milano della bella pro-duzione della Compagnia dellaRancia, anch’essa rimasta in scenafino alla stagione successiva, con lasola pausa per la chiusura estiva delteatro. Una cosa mai successa prima.Da allora, il successo di Grease in en-trambi i Paesi non si è mai arrestatoed è ormai uno di quei titoli sicuri,che attirano il pubblico grazie allemusiche ritmate e nostalgiche, allastoria, nonostante tutto, abbastanzaspensierata, alle veloci coreografie,alla sua associazione col mito di JohnTravolta e con la versione cinemato-grafica del musical, che sancì anche ilsuccesso mondiale dell’attore, facen-dolo assurgere ad icona internazio-nale delle giovani generazioni.Inutile riassumere la trama, megliosoffermarsi sulla produzione.

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Ora, come nel 1994, la scelta è stataquella di tradurre i dialoghi in tede-sco, lasciando le canzoni, famosis-sime, in inglese. Certo, l’effetto è unpo’ strano, perché le canzoni costi-tuiscono parte integrante della sto-ria, raccontandola. Se sia stata unascelta stilistica, di riduzione dell’im-pegno di traduzione o la volontà difar godere dei versi originali non èdato di sapere. Certamente, risultapiù coerente la decisione della pro-duzione italiana di tradurre tutto,

anche se, magari, i puristi delle liricheoriginali possono storcere il naso.Vero è che la versione teutonica delmusical fa un uso molto frequente –per delle orecchie italiane, quasi esa-gerato – della lingua inglese anchenei dialoghi, inserendo, qua e là delle

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parole nella lingua d’oltreoceano, e,di conseguenza, i song in idioma origi-nale non disturbano in modo ecces-sivo. Quest’uso dell’inglese anche neidialoghi, oltre a riflettere un ampioimpiego quotidiano di vocaboli dellalingua di Sua Maestà da parte dei te-

deschi, raggiunge anche un duplicescopo nell’ambito della messa inscena: aiuta a ricreare l’ambienta-zione americana della trama e fungequasi da slang giovanile e da fraseggiocool.I dialoghi sono stati un po’ modificatirispetto al tour del 2011/12, inquanto sono scomparsi i toni volgarie le parolacce di cui era abbastanzaricco a quel tempo.

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Le scenografie sono simili a quelleitaliane, fatta eccezione la genialetrovata iniziale italiana dei due prota-gonisti che intonano la prima can-zone incorniciati dal gigantesco musodella Ford, auto che ricompare poi, inmisura normale, durante la sempreed ovunque applauditissima scena diGrease Lightnin’. Questo numero,nella versione tedesca, è un po’meno movimentato, le coreografiesono meno scatenate ed acrobati-che, ma rimane pur sempre, unoshow-stopper, grazie alla combina-zione sapiente di musica, colori, luci efumo previsto dal copione: insomma,nessun effetto speciale e tuttaviaun’ovazione assicurata.

I costumi, riproducono, ovviamente,gli abiti degli Anni ’50, ma lo fannoqui con colori molto più sgargianti,talvolta fluorescenti, rispetto ai raffi-nati color pastello italiani. I costumidel ballo studentesco sono elegantiabiti da ballo, ma non raggiungono lasontuosità frou-frou di quelli di ZairaDe Vincentiis. D’altra parte gli italianise ne intendono di moda…Tutti gli attori del cast sono ben ca-lati nei rispettivi ruoli, cantano senzasbagliare una nota e ballano così insincronia come raramente si vede inItalia (forse anche per mancanza dispazio sui nostri palchi). Anche nei dialoghi, l’effetto di natu-ralezza è assicurato, nonostante l’-

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handicap dell’uso di due lingue.Eva Serrarens incarna bene i cam-biamenti che subisce Sandy nel corsodella storia: inizialmente dolce, timidaed insicura, imparerà a diventare piùsicura di sé e farà infine sfoggio del-l’acquisita grinta nel numero finaleYou’re the one that I want.Daniel Rakasz è un Danny con unavoce fluida e melodiosa, ma nontroppo potente, dalle movenze e dalrecitato sicuro. Forse solo con unviso troppo poco attraente per im-personare il “mito” Danny.Kennickie/Stefan Rüh è scatenatis-simo e non è da meno Rizzo/SelviRothe, che ha interpretato il ruolodella leader delle Pink ladies in modo

egregio: spavalda quanto basta, infondo un po’ insicura dentro e conuna carica sensuale alta. Molto esilaranti i soliti personaggi:Vince Fontaine e Teen Angel, imper-sonati dallo stesso attore, StefanReil, Roger/Mathias Laval e Eu-gene/Fabian Kaiser e MissLynch/Stefanie Stiller. Questo tour si è concluso il 1° giu-gno ed al momento non sono uffi-cialmente programmate altre date.Difficile però pensare che la pros-sima stagione teatrale sia priva dibrillantina.

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Droga, spinelli, sesso

Non ci manca niente

di Laura Confalonieri

Con Reefer Madness va in scena a Monaco un audacespettacolo off-Broadway con tematiche alquanto forti

Quest’anno i diplomandi della se-zione musical dell’accademia teatraleAugust Everding di Monaco di Baviera,con sede al Prinzregententheater e incollaborazione con il Gärtnerplatz-theater (ancora chiuso per restauri,quindi sempre in cerca di un palco-scenico disponibile) hanno pensatobene di portare in scena in ante-prima per il pubblico tedesco, nellatraduzione del performer olandeseLéon van Leeuwenberg, lo spetta-colo off-Broadway Reefer Madnessdi Kevin Murphy e Dan Studney,una scurrile storia d’amore e mari-huana, musicalmente sempre in bilicofra The Rocky Horror Show e La piccolabottega degli orrori, drammaturgica-mente splatter (la regista RicardaRegina Ludigkeit, che cura anchele coreografie, dev’essere l’equiva-lente tedesca di Wes Craven), am-bientata nella provincia americanabacchettona degli Anni '30, nei quali ilmagnate W. R. Hearst usa il suo mo-nopolio mediatico per criminalizzare

la canapa, colpevole soprattutto diimpedire ai suoi compari, lobbysti delgreggio, di inondare i mercati di unnuovo materiale (manco a dirlo, unricavato del petrolio), la plastica.Vengono realizzati film “educativi”per genitori e adulti in generale suipericoli della canapa, nelle scuole ar-rivano “esperti” inviati dal governoper avvertire studenti e studentessedei pericoli inerenti al suo consumo.Il narratore (Nico Schweers, vocal-mente un po' troppo giovane per laparte), professore al college, usa dasubito toni apocalittici: “Genitori!Guardate in cosa la marihuana tra-sforma i vostri ragazzi!”, e subito ilpalcoscenico è invaso da zombiessanguinanti in decomposizione. Econtinua: ”Guardate cosa è successo aJimmy Harper, studente modello, casta-mente innamorato di Mary Lane, pudicastudentessa, per aver fumato uno spinello!"E qui, in flashback, comincia la nostrastoria: Jimmy (Benjamin A. Merkl,nerd da manuale), e Mary (Antonia

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Welke, ingenua modello) siedonosulla loro panchina preferita all’om-bra di un albero verde, leggonoRomeo e Giulietta e non trovano il co-raggio di baciarsi. Prima di tornare acasa (sono pur sempre quasi le sei disera!), si danno appuntamento perandare al ballo della scuola.In un appartamento poco lontano, laprostituta Mae Coleman (sofferentecon il suo spacciatore e insofferentecon tutti gli altri: Laura Joeken) e isuoi coinquilini, la ragazza-madreSally DeBanis (stralunata: VeronikaHörmann) e l'ex (?) studente RalphWiley (stralunato perfino nella petti-natura: Manuel Dengler) si sve-gliano a fatica dopo un party a basedi alcool e marihuana: le bottiglie

sono tutte vuote, il posacenere èpieno. Servono nuovi clienti per fi-nanziare un altro party, dice lo spac-ciatore Jack Stone (un vero gangsterin gessato e baffetti: Pascal Hö-wing), e va subito al bar del suocomplice Mr Poppy (Philipp Bütt-ner) a cercare studenti da assue-fare. Anche il narratore proibizionistaè là, e, unico fra tutti gli avventori,beve whisky. A Jack Stone basta un’occhiata perindividuare in Jimmy il suo prossimocliente fisso e, quando sente che ilragazzo cerca qualcuno che gli dia le-zioni di ballo per prepararsi alla festadella scuola, lo convince a seguirlonell’appartamento di Mae.Mae, tuttavia, ha riflettuto sulla sua

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quando succede la paga cara: ungatto viene afferrato per la coda,fatto roteare in aria e lanciato via; uncane viene addirittura affettato conuna sega a motore.Per trovare i soldi per la marihuanaarriva persino ad andare a rubare inuna chiesa, dove Mary, che ne sente lamancanza, ha appena pregato per lui.Con la complicità di Ralph scassinauna cassetta delle offerte.Nemmeno Gesù in persona (ancoraPhilipp Büttner, più smaliziato, scami-ciato e superstar del modello web-beriano anni '70), che gli appareattorniato da angeli femmine e ma-schi in minigonna salmodianti l'Halle-luja di Händel, riesce a dissuaderlodal crimine.

condizione e rimpiange i temi in cuinon fumava: era una brava studen-tessa, aveva genitori orgogliosi di lei,aveva un futuro. Vorrebbe smettere,vorrebbe lasciare Jack, vorrebbe cac-ciare tutti dal suo appartamento e ri-prendersi la sua vita. Invece va acaccia di mozziconi ancora fumabilinel posacenere. Jack arriva conJimmy, e Mae gli accende uno spi-nello, “per sciogliere i movimenti”. Dopo poche boccate, Jimmy sognagià il diavolo con tanto di zoccoli ca-prini e vello nero che lo trascina inuna danza lasciva. Al termine delledanze lo fa accoppiare con Mae. Col passar dei giorni, Jimmy fumaspinelli anche apertamente, per lastrada. Chi si trova nei suoi paraggi

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Quando, in seguito, Jimmy si rendeconto di quello che ha fatto, rubal’auto di Mary per fuggire, ma, sbal-lato com’è, investe un povero vec-chio, che muore sul colpo.Visto che il suo ragazzo ormai è uffi-cialmente ricercato, anche Mary simette alla sua ricerca - invano. Per farcapire al pubblico che l’ha proprio

cercato dappertutto, attraversa cor-rendo la scena portando sottobraccioprima la portiera di un auto, poi quelladi un aereo - e infine passa in risciò.Jimmy, intanto, è arrivato ad una re-mota stazione e aspetta il treno chelo porterà chissà dove (ha chiestosemplicemente un biglietto per lacittà più lontana). Jack Stone, tuttavia,

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l’ha rintracciato e, per non perdere ilsuo miglior cliente, gli offre un brow-nie “fatto in casa”.Jimmy dapprima tentenna, poi accettae subito, sotto l'effetto della mari-huana, la stazione gli appare affollatadi spacciatori con ventriquattrorepiene di brownies. Stone lo riporta a casa di Mae, dove,

nel frattempo, è arrivata anche Mary.Inutile dirlo, anche a lei è stato subitoofferto uno spinello, che le ha fattoimmediatamente perdere ogni inibi-zione, fino al punto di farle afferrarela frusta per spassarsela con Ralph.Jimmy, entrando e assistendo allascena, si getta su Ralph per ucciderlo.Jack spara per riportare la pace, ma

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una pallottola vagante colpisce Mary,che muore nelle braccia del suoJimmy, cantando di Romeo e Giulietta.Mae, che nel frattempo ha chiamatola polizia, quando gli agenti arrivanonon ha il coraggio di dire che a spa-rare è stato Jack, e Jack, natural-mente, dà la colpa dell'omicidio aJimmy. La condanna per Jimmy nonpuò essere che la sedia elettrica.Dopo la sentenza, nell’appartamentola situazione precipita: Ralph, in preda

ai sensi di colpa, fuma sempre di piùe ha visioni sempre più apocalittichedi zombies, del diavolo che sodo-mizza Mary e di Jimmy, che andrà amorte innocente. Alla fine è talmentesconvolto che uccide Sally, che percomprare più erba ha perfino ven-duto il suo neonato. Jack, per pauradi essere il prossimo, elimina anchelui con un colpo di pistola. Mae, perpaura di essere la prossima, cava ilcuore a Jack col rastrellino che usa

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per curare le piantine di marihuana.A Jimmy, nel frattempo già sedutosulla sedia elettrica, appare Gesù, chegli si siede sulle ginocchia, non giàper consolarlo, ma per dirgli cheandrà all'inferno. A graziare Jimmy, tuttavia, arriva, sep-pure all’ultimo minuto, Roosevelt inpersona e sedia a rotelle spinta daMae: avendo saputo che il presidenteera nelle vicinanze, è andata ad inter-cedere (il come è sottinteso).

Per il gran finale di tip tap arrivanoanche la Statua della Libertà, lo zio Same George Washington (il costumistaRainer Sinell qui si è proprio sfogato).Gesù resuscita Mary, tramutandola inun angelo. Il coro annuncia che laprossima campagna di informazionesarà contro le teorie di Darwin.Il pubblico si sbellica e tributa ova-zioni a tutti, compresa la band direttada Andreas Kowalewitz.

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Imusical di Kunze&Levay

per aiutare Haiti

di Enrico Comar

Il tradizionale galà primaverile viennese con le più grandi star del musical d’oltralpe, dedicato quest’anno agli autori di Elisabeth

Giunto ormai alla quarta edizione, ilconsueto gala di beneficenza in fa-vore di Haiti al Ronacher quest’annoè dedicato interamente alla coppiaKunze & Levay, creatori di alcunitra i più significativi musical in scenanei teatri viennesi negli ultimi ven-t’anni. I due organizzatori, LukasPerman e Marjan Shaki, frizzanti esimpatici come sempre, assumono ilruolo di anfitrioni della serata, riser-vandosi solo un’esibizione a testa perlasciare spazio alla schiera di star in-tervenute per l’occasione, le cui car-riere sono indissolubilmente legatealle creazioni di Michael Kunze e Syl-vester Levay. Oltre ai consueti nomi del mondoteatrale viennese (Annemieke vanDam, Ethan Freeman, Pia Dou-wes, Yngve Gasoy Romdal, CarinFilipcic, Uwe Kröger, Maya Hak-voort, Lukas Perman, MarjanShaki, Mark Seibert e WietskeVan Tongeren) quest’anno lo spet-tacolo è arricchito dalla partecipa-

zione, non annunciata in cartellone equindi graditissima sorpresa, di di-versi interpreti delle produzioni un-gheresi degli spettacoli della coppia,assumendo a volte i toni di una sim-patica sfida teutonico/magiara, quasiun riflesso delle culture dei due au-tori, i quali risultano comunque es-sere le vere star della serata,acclamati dal pubblico in sala (e cir-condati dai fan durante l’intervallo ea fine spettacolo) e chiamati piùvolte sul palco per parlare del lorolavoro e rievocare i momenti più im-portanti della loro collaborazione.La serata procede rapida e coinvol-gente, sulle note di alcuni degli spet-tacoli più amati dal pubblico viennese(Rebecca, Mozart! e l'inevitabile, onni-presente, implacabile Elisabeth), alter-nati a melodie meno note (MarieAntoniette, ancora mai allestito in Au-stria, e soprattutto l’inedito LadyBess, ultima, pregevolissima, fatica deidue artisti), nelle sonorità sontuose esempre impeccabili dei Vereinigten

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Bühnen viennesi, guidati dall’abilebacchetta di Koen Schoots.I cantanti si alternano sul palco, trat-tenendosi di tanto in tanto dopo leesibizioni per raccontare al pubblicoaneddoti e curiosità sulla loro espe-rienza con Kunze e Levay (spassosoil resoconto delle disavventure diMaya Hakvoort nel corso degli anni).I brani seguono una logica musicalepiù che narrativa, con il susseguirsi dibrani da diversi spettacoli, alternandoballads e brani più concitati, in cui siinseriscono brevi pezzi corali (affidatiall’ensemble del Ronacher), spessoeseguiti in forma semiscenica (note-voli Strandgut da Rebecca e Milch daElisabeth), passando, nella secondaparte, a duetti e concertati, in una

sequenza che soddisfa pienamentel’orecchio ma non aiuta la compren-sione delle scene e degli spettacoli. Simpatiche, per quanto a volte un po’forzate, le rivisitazioni a più voci dialcuni dei brani, con gli interpretistorici “sfidarsi” faccia a faccia. Eccellente Hilf mir durch die Nacht af-fidata al quartetto degli ungheresiLilla Polyak, Bernadett Vago,Gyorgy Szomor e Pal Feke, cosìcome Wenn Ich Tanzen Will con lecoppie Douwes-Kröger / Hakvo-ort-Seibert; meno convincente etroppo macchinoso Ich Gehör Nur Mireseguito a quattro voci (Hakvoort,Douwes, Van Dam e Van Tongeren),che nel finale pasticciano oltretuttoun po’ con le armonizzazioni.

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Uwe Kröger, da sempre beniaminodel pubblico viennese, strappa sentitiapplausi con un’intensa Kein lächelnwar je so kalt e nelle ripetute appari-zioni nelle ormai “sue” vesti di DerTod, dimostrando una sorprendentecapacità di gestire al meglio unostrumento vocale ormai alquantocompromesso; Maya Hakvoort emo-ziona con Nichts, nichts, gar nichts e“ruba” un magistrale Gold von denSternen alla collega Carin Filipčić,che ha comunque occasione di sfog-giare tutto il suo talento canoro(probabilmente la voce migliore dellaserata) nell’energica American Womane nella dolce You are not alone.Ma la vera trionfatrice della serata èinnegabilmente Pia Douwes. Forma

vocale strepitosa, acuti argentini euna serie di elegantissime mise da si-rena in grado di mettere in risalto unfisico degno di una ventenne, faesplodere il teatro di applausi adogni suo ingresso, culminati in unachiassosa e interminabile standingovation al termine di un portentosoRebecca (con Wietske Van Tongeren).Dietro tutto questo spettacolo, fapiacere vedere un gruppo di cantantie musicisti uniti per una causa co-mune. Sebbene si tratti pur sempre,prima di tutto, di un evento mon-dano, un’ottima vetrina pubblicitariaper cantanti e musicisti e una diver-tita sfida tra star del teatro musicale,tuttavia è innegabile l’impegno e lasincerità con cui ognuno di questi ar-

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tisti si dona a questo progetto; primitra tutti, instancabili organizzatori epromotori, Marjan e Lukas, abilissiminel coinvolgere tanto i colleghiquanto il pubblico, da diversi anni im-pegnati quasi costantemente nel so-stegno alla J/P HRO Haitian ReliefOrganization, un progetto al quale, sipuò dire, stanno dedicando una parteconsistente della loro vita e dellaloro carriera.Il risultato comunque sembra essereall’altezza dell’impegno dimostrato:un efficace e costante lavoro di rac-colta fondi (oltre 200.000 euro inquattro anni, di cui 66.900 con que-sto solo concerto), un considerevoleimpatto sull’opinione pubblica e unacostante campagna informativa. Pro-prio questo, secondo Markjan Shaki,è il primo obiettivo del progetto.È il paradosso di un mondo sovrae-sposto alle notizie, in cui gli eventi sisusseguono a quelli appena prece-denti con tale rapidità ed enfasi dacancellarli dalla mente del pubblico. “Si dimentica”, dice Marjan. “o si fingedi ignorare che un problema continui adesistere non appena uno nuovo ci vieneposto di fronte. Bisogna far aprire gliocchi, far capire che i problemi sono an-cora la anche il giorno dopo”.“Perché Haiti? Haiti in fondo è solo unadelle tante situazioni simili, e proprioper questo è necessario continuare aparlarne, per evitare che venga messada parte. Proprio perché è una delletante, c'è il bisogno di continuare a se-guirla ed impegnarsi a suo favore”.

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In Germania è belloMa non vedo l’ora di tornare in Italia

di Roberta Mascazzini

A tu per tu con Nicolas Tenerani, performer italiano di successo “in prestito” alla Germania nel cast di Sister Act

Capitan Uncino in Peter Pan e nientemeno che orco in Shrek, Nicolas faattualmente parte dell’ensembledella produzione tedesca di Sister Actad Oberhausen, in qualità di cover diJoey, ma, instancabile, ha vinto l’audi-zione come cover di Curtis. Insieme a lui fanno parte dello splen-dido cast anche la giovane e talen-tuosa Laura Panzeri, già vista nelruolo di Sandy, durante la tournéeestiva di Grease, nonché in Happy Dayse La Febbre del Sabato Sera oltre a Ve-rena Plangger, italiana di Bolzano,ma diplomata a Monaco di Baviera.

La prima domanda che ti rivolgo, vistoche tu hai fatto parte del cast di SisterAct anche in Italia, è quella di chiederticome sia reinterpretare il ruolo di Joey inGermania, visto che si tratta di un’altralingua e di un altro pubblico soprattutto.È stato bello, perché ho potuto por-tare un po’ di carica latina al miopersonaggio: è soprattutto questoquello che si aspettano i tedeschi,

quando sentono un accento italiano.Aver potuto lavorare con già un ba-gaglio d’esperienza su quel personag-gio è stato utile per trovare nuovepiccole cose, che alla regista sonopiaciute e che ha lasciato. È bello per-ché puoi portare nuova energia econcentrarti anche sugli ostacolidella lingua.

Anche perché, ogni attore, quando inter-preta un personaggio, porta una sualettura personale ed una propria carica...Certo, e poi, lavorare con CarolineBrouwer, che è la regista dello spet-tacolo, è bello perché ti lascia moltalibertà di elaborare e di portare deltuo. Se poi non va bene, si fa semprein tempo a correggerlo. È stato inte-ressante che per la costruzione delpersonaggio lei un giorno ci ha messitutti in cerchio e ci ha fatto raccon-tare la nostra storia ed alla fine ci hadetto “Ok, queste cose ve le ripeteteogni giorno prima di andare in scena,questo è fondamentale per ogni attore”

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Questa è un’esperienza molto bella nelvivere la parte di preparazionedellospettacolo.Sì, sì. Avendo così ben chiaro il per-sonaggio, avendolo costruito cosìbene durante le prove, ti rilassi eporti in scena anche qualcosa di di-vertente, perché insomma, meno cipensi e più ti diverti!

Avrai visto, te ne sarai accorto tu stesso,che durante la vostra canzone “HeySchwester” (Hey, Sorella), il tuo perso-naggio è stato quello che ha fatto più ri-dere…ci siamo sbellicati tutti.(Nicolas ride) È un momento quasidisgustoso, perché rispetto alla ver-sione italiana, qua la carica sessuale èpiù forte, la gestualità, la mimica sonomolto più pesanti. Il personaggio èveramente esagerato, quasi cartoo-nesco. E anche l’accoppiata pancia fintae i capelli lunghi da tamarro aiutano...

Ma qual è la differenza che hai riscon-trato tra il pubblico italiano e quello te-desco nell’approccio allo spettacolo?Sono molto attenti ed esigenti. Siamocontenti di avere quasi tutte le serealmeno una standing ovation e du-rante lo spettacolo si nota sicura-mente una maggiore attenzione delpubblico. Ovviamente è un pubblicomolto allenato.

E di solito l’unico rumore tollerato è“Stttt”(silenzio)... altrimenti si viene but-tati fuori dalla sala dallo spettatore se-duto a fianco...

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I bambini sono composti e non homai sentito suonare un solo cellularein sala. Però questo fa parte di unacoscienza etica, di educazione civica,che qui in Germania la gente ha unpo’ di più, rispetto a noi italiani.

Invece una cosa che credo TU abbia no-tato, visto che lo hai scritto anche inpost sulla pagina Facebook di Amici delMusical, è che i teatri anche di cittadinepiuttosto piccole, poco importanti o, di-ciamolo, quasi sconosciute qui in Ger-mania si cimentino – anche concoraggio – con titoli importanti e co-stosi, come Les Miserables, Sunset Bou-levard e quanti altri ne puoi ancoracitare. Secondo te, la collaborazione inItalia tra la BMST ed il Teatro Comunaledi Bologna potrebbe magari essere por-tata ad esempio, far scaturire qualcosadi nuovo e buono anche da noi?Assolutamente sì. Lo vorrei. Io poisono di Bologna e penso che la Ber-nstein sia la migliore realtà scolasticaesistente in Italia e la più coraggiosanel proporre titoli. La collaborazionecol Comunale è l’esempio che igrandi enti lirici possono veramenteavvicinarsi al musical; non capisco sesia a volte una questione politica omagari il dover esser in passivo piut-tosto che in attivo per continuare ericevere fondi pubblici. Io tutto que-sto non lo so. Però quando vedi chela BMST riesce a produrre insieme alComunale Les Miserables – e qui (inGermania) lo fanno tutti i piccoli tea-tri – è... come se il Teatro Stabile di

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Catania producesse Les Miserables elo proponesse ai suoi abbonati: qui ècosì. Ma dovrebbe esser ovunquecosì: l’ente lirico dovrebbe far convi-vere l’opera, per la quale noi siamofamosi nel mondo, col musical, che èanche un modo per avvicinare unpubblico diverso al teatro. Credo cheil teatro vada anche un po’ “svec-chiato” ed il pubblico rieducatoanche a qualcosa di nuovo e soprat-tutto di qualità.

E, comunque, non è detto che il giovaneche può essere attirato da un musicalpoi, per curiosità, non vada anche a ve-dere un’opera lirica, magari prodottadallo stesso teatro.Quando tu vieni educato al Bello, sei

allenato a riconoscerlo nelle suemolteplici forme. Purtroppo contanti musical di qualità non eccel-lente, soprattutto in Italia, si disaffe-ziona, si allontana il pubblico, che sichiede “Ah, questo è il musical? E alloraio non ci vado più a vederlo!”

Ho avuto anch’io qualche “sbandamento”...Beh, ma l’abbiamo avuto tutti! In al-cuni ci ho anche lavorato, figurati…Pecunia non olet, per cui bisognafarlo. Si cerca di dare il meglio in unospettacolo anche se non è il mas-simo. La bravura dell’attore consisteanche nel portare il suo talento alservizio di uno spettacolo mediocree cercare di tirarne fuori il meglio, diesaltarne le parti migliori.

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di tedesco e con aiuti economici peril trasferimento. Ma qui ci sono sicu-ramente anche più soldi e, quindi, lecompagnie si possono permettere ditrasformare talentuosi sconosciuti instar, con promozioni mirate, in mododa poter abbracciare un pubblicoampissimo.

Tanto è vero che in Germania, cosìcome succede in Gran Bretagna piutto-sto che negli Stati Uniti, alcuni riesconoad emergere ad un punto tale da po-tersi permettere concerti da solisti comefossero cantanti da hit parade, mentrein Italia, l’unica persona che mi venga inmente che mettere in cartellone innan-zitutto il suo nome è Manuel Frattini,mentre non si intravedono, al momento,

Direi che tu non sei l’unico attore ita-liano che ha trovato......l’America in Germania...

...ci sono altri e numerosi attori, che tuprobabilmente conoscerai. Vorrei fartiuna domanda banale: hai avuto occa-sione di andarli a vedere in qualche lorospettacolo?Sì. Ho la fortuna, intanto, di lavorarecon la mia collega italiana, Laura Pan-zeri, che è talentuosissima e poi sonostato fortunato, perché ho visto ibravissimi Gian Marco Schiaretti edEmanuele Caserta in Tarzan ed èbello vedere tanto talento anche al-l’estero e scoprire che le compagniesono disposte, quando sei la personagiusta, ad investire su di te con corsi

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giovani che possano mettersi in giocoallo stesso modo.Manuel è un talento enorme ed haavuto sicuramente la fortuna di es-sere uno dei primi, quindi di essere ilcapostipite del genere e di essere ilpiù riconosciuto. Adesso forse non sihanno la voglia ed i soldi per inve-stire sui nuovi protagonisti delle ul-time produzioni.

Forse è venuto in un momento in cui il mu-sical era prodotto da meno compagnie......meno compagnie e la qualità era al-tissima...

...era meno diffuso e non si scrivevanomusical ogni giorno su qualsiasi argo-mento, alla fine disperdendo risorse etalenti. Sicuramente 10-15 anni fa per il mu-sical italiano era davvero un periodod’oro in cui gli spettacoli erano fan-tastici, pochi e bellissimi e quelli chehanno lavorato nel musical comeRossana Casale, Maria Laura Bacca-rini, Manuel Frattini, Gianpiero In-grassia, Fabrizio Angelini, e così via,son tutti personaggi che hanno avutala fortuna di diventare i capostipiti diun genere.

...quando non erano “di moda”...Esatto. Quindi ora la gente riconoscequesti nomi come il Musical in Italia.Adesso, sicuramente, con tanti nomi,tanti prodotti magari mediocri, l’at-tenzione si è un po’ sparpagliata, è unpo’ andata a scemare. Bisognerebbe

convogliare le giuste energie nellepersone giuste. L’ultimo esempio èLoretta Grace: era alla sua primaesperienza di musical e adesso, graziea Sister Act ed all’investimento che laStage Entertainment ha fatto sul suonome ora è conosciuta a livello na-zionale ed è un nome di richiamo.

Ed è anche la dimostrazione che nonbisogna avere un nome già famoso incartellone.Questo è assolutamente vero espero sarà così, ad esempio, con DirtyDancing o come potrebbe essere conBeatrice Baldaccini in Cercasi Cene-rentola, che è un’attrice bravissima esarebbe bello se si puntasse sul suonome per creare una nuova stella nelmondo del musical. Basta poco: ba-stano un cartellone ed un nome e lagente immediatamente lo riconosce.

Il fatto che tu ora stia lavorando nellaproduzione di una società internazio-nale di prestigio, ti fa venire voglia di la-vorare ancora a livello internazionale –probabilmente no – oppure hai qualchesogno nel cassetto, qualche musical chetu sogni d’interpretare un giorno?Il mio sogno è sempre quello di tor-nare in Italia. Sempre. Spero che cisiano le possibilità e le occasioni. Mipiacerebbe tanto, tantissimo lavorarecon Gianluca Guidi, che è il miomentore, la persona che guardo sem-pre con ammirazione e m’ispira incontinuazione, un talento incredibilee vorrei tanto lavorare con lui. Se ri-

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mettesse mano ad un progetto comeGigi che è uno dei miei musical favo-riti, correrei subito in Italia!

Allora facciamo un appello dalle paginedella nostra webzine: Gianluca, per fa-vore, rifai “Gigi”! Ecco, appunto, fai la regia di Gigi, chesarebbe un sogno! È logico che qui illavoro c’è, almeno fino a febbraio2015 ho la fortuna di essere qua.Poi speriamo anche che questo pro-getto con i Ricchi e Poveri, Sarà per-ché ti amo, che ho sostenuto edabbracciato fin dall’inizio, possa tro-vare una giusta collocazione e per-mettermi di rientrare in Italia, perchéquello è il mio Paese e, dopo 10 anniche cerchi di costruire una carriera,sarebbe bello continuare a lavoraresu quello che hai già costruito e nonstare qui a costruire da capo qualcosa.Sì, anche perché, dopo un’esperienza,abbastanza lunga, si tratta di un altropaio di maniche rispetto ad una per-sona che magari è appena uscita dallascuola e deve costruire, in ogni caso,tutto dal principio, in un Paese oppurein un altro.Ai ragazzi giovani posso dire tran-quillamente di venire, provare: le op-portunità ci sono e la lingua nondeve essere un ostacolo. Consiglio diessere curiosi, d’informarsi, di guar-dare i siti per le audizioni; sul sito diStage Entertainment ci sono sempreaudizioni e sono aperte a tutti.Quindi se una persona vuole, se si

tratta di una persona giovane e se ilproprio Paese non offre quasi nulla,può sempre cercare qualcosa al-l’estero. È logico che faccia piacererimanere a casa propria, però,quando l’acqua inizia a diventaretroppo alta, bisogna imparare a nuo-tare e si va anche all’estero. Io, a 36anni, spero a di tornare a casa. Sonocontento di aver fatto una bella pa-rentesi internazionale, che mi ha aiu-tato sicuramente a crescere, adimparare una nuova lingua, però lamia casa è altrove.

Invece, visto che hai fatto, per così dire,la “doppietta” con questo ruolo in “SisterAct” sia in Italia sia in Germania, e vistoche a Düsseldorf c’erano le audizioniper “Shrek” che tu hai già interpretato inItalia, non ti è venuta, anche solo perpura curiosità, la voglia di tentare?Sono arrivato tardi! (ride) Sono soloarrivato tardi! Shrek è veramenteuno show faticosissimo e, per ini-ziare, non mi permetterei mai di pun-tare ad un ruolo così grande, avendoancora delle grosse lacune linguisti-che. Quindi preferisco partire pianpiano e guadagnarmi la stima dei col-leghi, dei miei superiori e solo dopotentare la “colonizzazione della Ger-mania”! (ride)

In Italia, rispetto alla Germania, fannopiù successo gli show importati dal-l’estero, tradotti, più che altro dall’in-glese. Produzioni originali italiane, dopola premiata ditta Garinei & Giovannini,

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che abbiano avuto un così enorme suc-cesso, non ce ne sono state tantissime equelle che ci sono state hanno avutoper soggetto, più che altro, delle fiabe.Citiamo, per esempio, Pinocchio, RobinHood, Peter Pan, tu hai fatto anche Illibro della Giungla... Secondo te, ha qual-cosa a che vedere con una peculiaritàdel pubblico italiano, col fatto che gli ita-liani amino la famiglia e magari vannomolto a teatro coi bambini oppure sonoi nostri gusti musicali diversi?Per una produzione è sicuramentepiù facile investire su uno spettacoloper bambini, perché il bambino vienecol nonno, la nonna, la zia, ecc., quindia livello monetario è uno spettacoloche attira di più, perché è spensie-rato, piacevole e si va anche più vo-lentieri a vederlo. Io che sonoappassionato, vado a vedere siaSpring awakening sia Aladin, mentre ilpubblico che non è ancora moltoeducato punta sull’ovvio, sul più sim-patico, sul più accattivante. Quindi èsolo questione di educazione ed ilfatto che, adesso, i titoli come Springawakening inizino anche a girare, adarrivare anche ad un terzo anno, vuoldire che in qualche modo il sassonello stagno è stato buttato.

Prossimamente arriveranno anche inuna piazza importante come Milano.Io incrocio davvero le dita, perchéquando questi spettacoli sono fattiveramente bene, con un’orchestradal vivo, con dei veri talenti in scena,vanno promossi. Love Story e Next to

normal arriveranno a Bologna, quindifinalmente qualcosa si comincia a ve-dere: è solo una questione di educa-zione e pian piano ci stiamoarrivando; persone molto coraggiosecome Pietro Contorno di Spring awa-kening cominciano ad essere ripagate.È bello quando vedi questo coraggioproduttivo ed imprenditoriale pun-tare su un titolo non ovvio; adessocominciamo ad essere pronti ancheper altri titoli.

Speriamo che in futuro succeda ancheper titoli completamente italiani dalla Aalla Z: musiche, testi, ecc. Sarebbe bello,perché i progetti ci sono.Certo, chi scrive in inglese o in tede-sco è avvantaggiato dal fatto che ilpubblico può essere più vasto. Sì,anche in tedesco il bacino di utenzapuò comprendere oltre alla stessaGermania, anche la Svizzera, l’Au-stria…Speriamo però che anche inItalia ci sia qualcosa che si muova,che nasca e che fiorisca.

A proposito di musical originali italiani,non so se avevi visto che il nostro coor-dinatore, Franco Travaglio, ha fatto un la-voro immane con l’organizzazione diPrIMO...PrIMO, certo... ho votato!!! Sonostato bravo, eh? Ho votato DorianGray.Ora lo sa tutto il mondo... Non so se tisia sfuggito o se tu l’abbia notato, ma aquesto concorso ha partecipato anche“Gonzaga – Il regno della nebbia”: ti

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dice qualcosa questo titolo?Sì, sì. Infatti un giorno ho chiesto sefosse quello dove recitavo anch’io! Èstata una bellissima, piccola produ-zione, fatta praticamente nella casadei Gonzaga, poichè abbiamo debut-tato a Novellara. È’ stato scritto dauno degli autori dei Nomadi (Cri-stian Cattini, n.d.r.), c’erano dei bellis-simi pezzi ed è stata una delle primevolte in cui mi sono confrontato conun prodotto tutto nuovo. E poi rin-grazio Filippo Strocchi, che mi ha“ceduto” questo personaggio (Vin-cenzo Gonzaga, n.d.r.), che all’iniziodoveva essere interpretato da lui.Avevo, in questa parte, il pezzo Padrecome deve essere un uomo, che è unacanzone meravigliosa, che io ancoracanto e porto anche alle audizioni.Veramente un pezzo bellissimo. Pec-cato che non abbia vinto! C’è statoperò qualcosa di buono: è stato unmodo per riascoltarlo.

Ora tu hai molta esperienza, 10 annisono comunque tanti: vuoi toglierti qual-che sassolino dalla scarpa o fare qual-che critica costruttiva?Io parlo da spettatore, da artista epurtroppo vedo certe scelte che a li-vello qualitativo vanno ad inficiare laqualità dello spettacolo. Non sotto-valutiamo il pubblico. Se si fannodelle scommesse su dei vip, ben ven-gano. Come a Broadway dove ZackBraff (Scrubs) fa Pallottole su Broadway,io ho visto Sean Hayes, di Will eGrace (nomination ai Tony Awards nel

2010 per Promesse, promesse n.d.r.),Daniel Radcliffe (Harry Potter): tu liguardi e recitano, cantano e ballanoda dio. Allora sì. Il vip lo prendi, madeve essere bravo, la tua scommessada regista ci deve essere, ma ci deveessere anche il materiale su cui lavo-rare.

Esistono anche scuole diverse di recita-zione all’estero...Esistono certo, ma esistono anche inItalia. Insomma, abbiamo dei talentienormi e quindi mettiamoli al servi-zio del musical: persone come laCortellesi, come Claudio Bisio -sono molto curioso di vedere GeppiCucciari - e come Elio che sicura-mente saranno bravissimi. Geppi, iol’ho anche sentita cantare, se nonsbaglio proprio nell’ultimo film, e sel’è cavata. Insomma, ben venganoqueste persone, che portano la gentea teatro, ma sono brave, perché lagente non è più stupida.

E comunque queste persone vengonogià dal mondo del teatro.Vengono dal teatro, è logico. Anchese Elio è un bravissimo cantante,prima di tutto. Quindi queste scom-messe si devono fare con personeveramente talentuose, perché lagente se ne accorge, si lamenta – sobenissimo di parlare da spettatore enon da imprenditore. Se il vip diturno non è bravo/a la gente poi nonandrà più la seconda volta a vedereun musical, ma se ne starà seduta a

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casa a vedere la propria attrice o ilproprio attore preferito che in tv hasempre fatto successo, ma che inteatro, evidentemente, non ha funzio-nato. Quindi ci vuole un po’ di corag-gio, perché queste scelte vengonosempre premiate.Poi quando sarò un produttore(ride)... Dora Romano dice sempreche io sarei un ottimo produttore...le cose cambieranno (ride)...

Beh, un produttore si occupa anche ditrovare finanziatori.Certo. Ora con questa esperienzaall’estero...

L’importante è non fare come i produt-tori di “The Producers”!No, però a volte in Italia ho assistito

a spettacoli talmente brutti che misembrava davvero di vedere i pro-duttori di The Producers: mi sembravadi vedere gente che metteva in scenalo spettacolo più brutto del mondoper fregare il fisco e poi scappare. Ed invece no! Era tutto vero ed eraquello il problema!

Ringraziamo Nicolas per la disponibi-lità e la simpatia e speriamo che lastagione teatrale italiana 2014-2015,con qualche titolo più recente, siadavvero di buon auspicio, come si au-gura anche il performer italiano. Nelfrattempo auguriamogli una buonacontinuazione della permanenza inGermania: che sia piena di soddisfa-zioni, successo e divertimento.

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Ancora una volta

debuttiamo in Oriente

di Enrico Comar

La coppia d’oro del musical tedesco, Silvester Levay e Michael Kunze,e il grande successo dei loro lavori in Corea e Giappone

Lady Bess, nuova creazione della cop-pia Kunze-Levay, ha debuttato il 13aprile in prima mondiale all'ImperialTheatre di Tokyo. Ambientato nel-l'Inghilterra del XVI secolo, lo spetta-colo racconta le vicende della futuraElisabetta I Tudor durante i difficilianni di regno della sorellastra Maria. Una selezione dei brani principali delmusical è stata presenta al pubblicoviennese il19 maggio, durante l’ormaiconsueto concerto di beneficenza infavore di Haiti organizzato da MarjanShaki e Lukas Perman, dedicato que-st’anno interamente ai due autori.Incrocio Sylester Levay nel foyerdel teatro, durante l’intervallo dellospettacolo. Gioviale e disponibilecome sempre, non aspetta nemmenole mie domande, chiedendomi invecesubito come vanno le cose in Italia equali novità teatrali ci sono in giro.Di fronte ai miei complimenti per ibrani del nuovo spettacolo, non sinasconde dietro la falsa modestia,esibendo invece il legittimo orgoglio

di un autore verso la sua opera: "Ve-drai i prossimi, alcuni sono fantastici!"Trovo appena il tempo per qualchedomanda prima del suono del cam-panello che annuncia l’inizio della se-conda parte dello spettacolo.

Ho notato uno stile molto vario neibrani, come del resto in quasi tutti i suoispettacoli. Sceglie consapevolmente diadottare questo ecclettismo musicale?Sì. È importante secondo me. In que-sto caso ho inserito numerosi ri-chiami alla musica celtica e allecomposizioni dell’epoca; è necessarioper richiamarne l’atmosfera e l’am-bientazione. Tuttavia ho avvolto iltutto in un tessuto più moderno, chepossa comunicare in modo più di-retto con lo spettatore di oggi.

Lo spettacolo ha recentemente debut-tato in Giappone. È previsto qualche al-lestimento in Austria o Germania nelprossimo futuro?Al momento non vi è nessun pro-

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getto a riguardo. Ma speriamo since-ramente di poterlo mettere in scenaanche in Europa prossimamente.

Lascio, momentaneamente, Levay,che, con la sua solita cortesia, si la-scia strappare senza resistenze un in-vito al post-spettacolo percontinuare la conversazione e pre-sentarmi gli artisti.Qui mi trovo faccia a faccia con Mi-chael Kunze, che, in completoscuro e camicia rossa (bicromia pres-soché costante, in ogni combinazionepossibile, in tutte le sue apparizionipubbliche) mi fissa austero con dueocchi azzurri taglienti, intimidendomiun po’ sulle prime, mentre cerco diabbozzare qualche domanda in un in-glese persino peggiore del mio solito.Bastano tuttavia pochi attimi perrendere la conversazione più distesa,finendo per toccare diversi punti etemi interessanti.

Penso che un testo biografico sia spessomolto difficile sviluppare in teatro (in Eli-sabeth e Mozart ha adottato soluzioniinusuali e sorprendenti). Qual è il suoabituale “metodo di lavoro” quandoscrive uno spettacolo come questo?Generalmente inizio facendo ricer-che storiche, per molti mesi, spessoanche per anni. Dopodiché selezionoi personaggi principali e inizio a deli-neare la struttura dello spettacolo,cercando di dare una forma teatraleagli eventi storici, riducendo il nu-mero dei personaggi e fornendo loro

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personalità e obiettivi e dinamicheteatralmente efficaci. Il fulcro deldramma è nei conflitti, e in come ipersonaggi cercando di fare frontealle avversità. Ad un certo punto ènecessario liberarsi dai fatti storiciper seguire le logiche del dramma. Sitratta sempre di un lavoro creativo,non di un documentario.

Com’è iniziata la vostra collaborazionecon Levay? E come è cambiata durantequesti 20 anni di lavoro insieme?In realtà la mia collaborazione conSylvester è iniziata 40 anni fa, a metàdegli anni Settanta. Io ero un produt-tore discografico all’epoca, e lui unpianista con cui ebbi occasione dicollaborare. Ho scoperto il suo ta-lento per l’improvvisazione e cosìl’ho incoraggiato a comporre per imiei artisti. Nel 1976 abbiamo pub-blicato una hit numero uno negliStati Uniti (Fly, Robin, Fly). Successiva-mente ho cominciato a lavorare peril teatro musicale, mentre Sylvester èandato a Los Angeles per diventareun compositore cinematografico. Allafine degli anni Ottanta l’ho chiamatoper lavorare sul progetto di Elisabeth.Da allora continuiamo a lavorare in-sieme, senza la necessità di nessunreale cambiamento. Lui si fida dellemie capacità drammatiche, e io mifido suo genio musicale.

Dopo molti musical tedeschi, come maiha deciso di scrivere questo in inglese?Avevo già scritto la prima versione diTanz der Vampire in inglese. In quel-

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l’occasione il motivo era semplice-mente che i miei collaboratori JimSteinman e Roman Polanski non par-lano il tedesco. Successivamente hoscritto Marie Antoinette e adesso LadyBess anch’essi in inglese, perché, pen-sandoli per il mercato giapponese, cisono maggiori e migliori traduttoridall’inglese che dal tedesco.

Perché si è scelto di mettere in scena inGiappone prima che in Europa?Il Giappone attualmente è il nostromercato principale. I nostri spettacolisono molto più popolari lì... La TohoCompany con sede a Tokyo ci ha ga-rantito una produzione di primaclasse per il progetto Lady Bess.

Giappone e Corea sono due Paesi im-portanti per i vostri musical (anche sequesti spettacoli sono spesso di storiaeuropea). Perché il pubblico asiaticoama così tanto quegli spettacoli?Gli asiatici hanno sempre dimostratoun particolare interesse per la storiaeuropea. Ma probabilmente non èquesto il motivo principale per cuiamano i nostri spettacoli. A loropiace un certo tipo di storie, ricchedi emozioni e di significati, che ritro-vano nei miei dramamusical.

Com’è iniziato questo rapporto? E comesi è evoluto in questi anni?Tutto è cominciato con l’enormesuccesso di Elisabeth al Teatro Tagara-

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zuka nel1995, seguito da un analogosuccesso dell’allestimento della Tohodello stesso spettacolo, seguito daun’altrettanta fortunata produzionedi Mozart!. Da allora in poi tutti imiei spettacoli hanno avuto (e hannoancora) notevole fortuna in Giap-pone e in Corea. Dopo il debutto diLady Bess a Tokyo, stiamo ora lavo-rando ad un nuovo allestimento diMozart! al Sejong Center di Seoulche sarà in scena da giugno ad agosto.

Quali sono, secondo lei, le principali dif-ferenze tra la realtà teatrale europea equella dell’Asia orientale?Il teatro europeo non è ancora riu-scito a staccarsi dal naturalismo. Il

pubblico asiatico non va a teatro avedere “la realtà” sul palco, è invecedisposto a mettersi in gioco inun’esperienza emozionale più libera.

So che spesso modificate i vostri spetta-coli, quando vengono allestiti in nuovipaesi. Lady Bess è stato creato apposi-tamente per il pubblico giapponese? Ocambiate qualcosa per loro?Lady Bess potrebbe essere eseguita inqualsiasi parte del mondo, cosìcom’è. Siamo molto soddisfatti diquesto lavoro. Non posso promet-tere però che Sylvester e io non tro-veremo il modo di perfezionarlonelle prossime produzioni per of-frirvi uno spettacolo ancora migliore.

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un po’ din

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musicaldel

news

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Una lunga estate

a tutto musical

di Matteo Firmi

L’offerta di grandi titoli e graditi ritorni nei palcoscenici e festival estivi del Centro Europa

La stagione 2013-2014 è appenaconclusa e i teatri in questi mesiestivi prendono giustamente un po’di relax, anche se la programma-zione della prossima stagione inmolti teatri è già ben definita. Nel mese di luglio nella splendidacittadina svizzera di Thun è allestitosul lago il musical Aida (musiche disir Elton John e libretto di TimRice), regia di Katja Wollf e coreo-grafie di Christopher Tölle.Lo spettacolo, ispirato dalla celebreopera, vede Patricia Meeden imper-sonare Aida e Jörn-Felix Alt il belRadames. Si replica fino alla fine diagosto. Restando nella bella Sviz-zera le produzioni maggiori sarannoa Zurigo e nella ormai famigliareSan Gallo, che vedrà un nuovo alle-stimento di Flashdance (da febbraioa maggio 2015), la continuazionedell’allestimento di Artus (per i cu-riosi, rimandiamo alla recensionenel precedente numero) da settem-

bre a dicembre e una curiosa co-produzione con il Theater am Gar-tnerplaz di Monaco di Anything Goessolo in 4 repliche e il musical Moses– I 10 comandamenti nel periodopasquale. Il moderno teatro zuri-ghese Theater 11 vedrà l’allesti-mento del Rocky Horror Show dal 4al 9 novembre e del divertenteShrek dal 18 febbraio al 3 marzo. La capitale svizzera vedrà un allesti-mento del celebre The Lion King chedebutterà a marzo 2015. Nella vi-cina Austria le produzioni fioccanoin ogni capitale di Land.Salisburgo vedrà la continuazionedelle repliche di The sound of Music(dal 10 gennaio) e La Cage aux Folles(già il 7 ottobre), entrambi con lapartecipazione del celebre UweKroger, e l ‘allestimento di Im weis-sen Rossl, più facilmente conosciutocon il nome di Al cavallino bianco,che sarà cavallo di battaglia dellastagione 2014-2015.

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Graz, capoluogo della verde Stiriaavrà in cartellone Evita di Webber /Rice, spettacolo in lingua inglesecon sopratitoli in tedesco. Debut-terà il 2 ottobre e vedrà come pro-tagonisti nel ruolo di Eva Duarte,Bettina Monch, nel ruolo di JuanPeron Guido Weber e in quello del“Che“ Marc Lamberty. L’allesti-mento sarà curato da Martin Froh-ner nella direzione musicale e nellaregia da Marcel Keller. Nella vicina Carinzia e più precisa-mente nel StadtTheater di Klagen-furth andrà in scena uno spettacolomolto ricercato, Victor -Victoria (dal26 marzo 2015), che narra la storiadi complicità tra una cantante e ilsuo amico gay nella Parigi degli annitrenta. Regia di Viki Schubert e dire-zione musicale di Gunter Weimann.Linz, capoluogo dell’Alta Austriavedrà il 29 settembre debuttarel’allestimento de Les Miserables,punta di diamante della produzionedi quest’anno che avrà alla regiaMathias Davids e come direzioned’orchestra vedrà alternarsi il duoKai Tietje e Marc Reible. Lo spetta-colo sarà in scena per tutta la sta-gione 2014/2015. Oltre a Les Miz, in

cartellone anche Show Boat - giocoscherzoso di Oscar Hammenstein ejerome Kern, riproposizione dellapassata stagione (le repliche comin-ceranno a novembre 2014 per ter-minare a febbraio 2015).Vienna da settembre avrà nuoveproduzioni. S’inizia con la continua-zione di Mamma Mia, al RaimundTheater, sempre con Ana-MilvaGomes nel ruolo di Donna e Mada-lene Lauw nel ruolo di Sophie. Duevoci potenti per un spettacolo dasempre nella mente di tutti. Il Rona-cher, che ha salutato il 29 giugnoscorso La Visita della Vecchia Signora- spettacolo inaspettatamente bello- si prepara all’arrivo dal cielo diMary Poppins interpretata dalla voceangelica di Annemieke Van Dam.L’arrivo è previsto il 1° ottobre,con repliche fino 31 dicembre.Maribor, nella vicina Slovenia, vedein programma My Fair Lady, conpremiere prevista per il 30 gennaio.La regia è del francese Paul EmilyFourny e la direzione è affidata aSimon Robinsson.L’Europa centrale ci offre una suc-culenta produzione... buon spetta-colo a tutti, a voi la scelta.

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un po’ di news

Dopo lo straordinario successo di critica e pubblico riportato nella scorsastagione, la Compagnia dell’Alba in co-produzione con il Teatro Stabiled’Abruzzo porta nuovamente in scena la commedia musicale Aggiungi unPosto a Tavola di Garinei & Giovannini, scritta con Iaia Fiastri, con le musi-che di Armando Trovaioli e le coreografie originali di Gino Landi, nella suaprima edizione professionale autorizzata da autori ed eredi dopo le cinqueprecedenti di esclusiva del Teatro Sistina di Roma.La tournée che partirà dalla metà di novembre (date in via di definizione) saràdedicata ai 40 anni dal debutto dello spettacolo e vedrà il centro dei festeg-giamenti presso l’Auditorium Conciliazione in Roma dal 2 all’8 dicem-bre 2014. La settimana di repliche romane, che vanta la partecipazione straordinaria diEnzo Garinei nel ruolo del Sindaco Crispino, si aprirà infatti il 2 dicembre conuna grande festa e l’inaugurazione di una mostra, a cura di Alessandro Caria,dedicata ai 40 anni dello spettacolo musicale italiano più famoso e maggior-mente rappresentato in Italia all’Estero, e darà il “la” ad una serie di eventi inconcomitanza con le repliche. Concepito come omaggio all’edizione degli anni ’70, lo spettacolo vede laregia e le coreografie originali riprodotte da Fabrizio Angelini, regista di al-cuni tra i più importanti spettacoli musicali degli ultimi anni (tra gli altri Bulli ePupe, Rent, Francesco il musical, Jesus Christ Superstar, Aladin, W Zorro...), coreo-grafo e performer di numerosi lavori per la Compagnia della Rancia e perGigi Proietti, e regista residente di Stage Entertainment per La Bella e la Bestiae Mamma Mia!; e presenta il giovane Gabriele de Guglielmo, definito dallacritica stella nascente del Teatro Musicale, ancora nei panni di Don Silvestro, ilprete che riceve una telefonata di Dio in persona che gli annuncia l’arrivo diun nuovo Diluvio Universale

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un po’ di news

In occasione del suo 20° anniversario, lo spettacolo teatrale in lingua ingleseDisney’s Beauty and The Beast, sarà in programma al Teatro Stabile delFriuli Venezia Giulia in prima nazionale e successivamente a Milano, nel corsodi una imminente tournée internazionale che prevede tappe anche in Turchia,Emirati Arabi, Kazakhstan, Filippine, Tailandia, Singapore, Indonesia.

La squadra creativa originale di Disney’s Beauty and the Beast si è ricompostaper riportare in scena questo classico di Broadway. Il musical è diretto daRob Roth e coreografato da Matt West; i costumi sono di Ann Hould-Ward(che ha vinto il Tony Award® per il suo lavoro in Disney’s Beauty and theBeast), le luci di Natasha Katz, la scenografia di Stanley A. Meyer, il montaggiosonoro di John Petrafesa Jr. e la supervisione musicale di Michael Kosarin.Basato sul film d’animazione premio Oscar del 1991, Disney’s Beauty and TheBeast ha debuttato a Broadway nel 1994, dove è stato nominato a 9 presti-giosi Tony Awards, andando in scena per ben 13 anni. È infatti uno degli spet-tacoli di Broadway che vanta il maggior numero di rappresentazione e imaggiori incassi di tutti i tempi. Nel corso degli anni, grazie al suo grande suc-cesso, la sua visibilità è cresciuta e sono nate produzioni in tutto il mondo. Inseguito all’autorizzazione accordata nel 2004, hanno avuto luogo produzioniin 22 paesi, tradotte in 8 lingue, con un pubblico di 35000 persone, per untotale di 28.000 repliche che equivalgono a 67 anni di rappresentazioni, ed unincasso di oltre 1,7 miliardi di dollari.

Negli Stati Uniti Disney’s Beauty and the Beast è andato in scena in oltre 6000teatri, comprese le produzioni professionali, locali e scolastiche. Attualmenteesistono 5 produzioni di Disney’s Beauty and The Beast in scena a livello inter-nazionale: a Parigi, e in tournée in America, in Spagna, in Giappone e in Ger-mania. La versione in italiano prodotta da Stage Entertainment Italia, è andatain scena con grande successo per due stagioni, a Milano e Roma, dal 2009.

info www.disneysbeautyandthebeast.it

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A 100 giorni dall’inizio della sua attesissima tournée europea, si aprono suticketone le prevendite dell’unica tappa italiana di uno spettacolo cult pereccellenza, il celebre The Rocky Horror Show.

In concomitanza con l’apertura dell’Expo e dopo ben 10 anni di assenza daipalcoscenici meneghini, Milano si prepara dunque ad accogliere - dal 5 al 17maggio 2015 sul palco del Teatro della Luna - un musical leggendario, tradottoin tutte le lingue e visto in 5 continenti da oltre 20 milioni di persone nelmondo.

Definito come “la madre di tutti i musical”, e amatissimo dal pubblico fin dalsuo primo debutto nel 1973 al Royal Court di Londra, The Rocky Horror Showè uno spettacolo unico nel suo genere, con una strepitosa colonna sonora,protagonisti bizzarri e dalla speciale capacità di coinvolgere e interagire con ilpubblico.

La versione in arrivo in Italia nel 2015, anno in cui si festeggeranno anche i 40anni dall’uscita del film (The Rocky Horror Picture Show, 1975), è imponente espettacolare. L’allestimento, prodotto da BB Promotion Gmb, uno deimaggiori punti di riferimento del live - entertainment europeo, sarà in linguaoriginale. L’organizzazione per l’Italia sarà a cura di Murciano Iniziative.

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Arriva finalmente anche in Italia, a ventun anni dal suo debutto sulle scene lon-dinesi, Sunset Boulevard, il musical di Andrew Lloyd Webber e ChristopherHampton, tratto dal celeberrimo capolavoro cinematografico di Billy Wilder.

La versione italiana, per ora in un’unica data, andrà in scena il 31 agosto alTodi Festival, con la regia di Federico Bellone e l’adattamento di FrancoTravaglio. Direzione musicale di Giovanni Lori.

Nell’ambito ed esigente ruolo di Norma Desmond, la diva del cinema muto chevive in una fastosa villa prigioniera del suo stesso glorioso passato, ci sarà Do-natella Pandimiglio. Joe Gillis, lo squattrinato sceneggiatore che fatalmenteincrocerà il suo destino con quello di Norma, sarà interpretato da SimoneLeonardi. Betty Schaefer, la giovane e ingenua segreteria che si innamorerà diJoe, avrà il volto e la voce di Alice Mistroni; Artie, il fidanzato di Betty, sarà invece interpretato da Enrico Bernardi, mentre Renato Cortesi vestirà ipanni di Max Von Mayerling, l’enigmatico e servile maggiordomo di Norma.

Crudele e spietata satira sul mondo del cinema, con una trama che si intrec-ciava con le vere storie e carriere degli attori del film, il musical Sunset Boule-vard è ricordato come uno dei più classici esempi di fiasco di successo:nonostante il pubblico continuasse a riempire i teatri a Londra e a Broadway,la produzione non riusciva a recuperare gli enormi costi del faraonico allesti-mento, colpita anche da una causa milionaria intentata da Faye Danaway,estromessa poco prima del suo debutto dallo stesso Lloyd Webber.

Nel ruolo di Norma Desmond si sono alternate le più grandi performer delmusical, e non solo: Patti Lupone, Elaine Paige, Betty Buckley, Glenn Close,Rita Moreno, Petula Clark. Negli ultimi anni Sunset Boulevard sta rivivendo innumerose produzioni regionali in ogni angolo del mondo.

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