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BENESSERE Domande guida Stai vivendo in base ai tuoi valori? Da dove vengono i valori di un individuo? La storia e la tradizione del proprio Paese può trasmettere dei valori ? e sono quindi diversi da cultura a cultura? Testo 1 –HL Quanto è sana la dieta degli italiani? I dati sui consumi e le differenze tra Nord e Sud Matteo Garuti 18/04/2018 L’alimentazione in Italia continua a cambiare, proseguendo un’evoluzione che a partire dagli anni Sessanta ha vissuto una forte accelerazione. Ma come sta mutando? E, soprattutto, le variazioni degli ultimi anni sono positive oppure no? Dopo aver analizzato il dibattito sull’ anno del cibo italiano che si è svolto al Festival del giornalismo alimentare 2018, questa volta vedremo come sta cambiando l’alimentazione degli italiani, approfondendo i risultati di alcuni studi, che evidenziano un’aumentata propensione per la nutrizione sana, oltre a una progressiva diffusione della dieta vegetariana. Vediamo, allora, come e perché stiamo mangiando meglio e in che modo sono cambiate le abitudini nell’ultimo secolo in Italia. L’ALIMENTAZIONE IN ITALIA MIGLIORA Lo scorso gennaio sono stati resi noti i risultati del secondo rapporto dell’ Osservatorio Immagino nato

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BENESSERE

Domande guida

Stai vivendo in base ai tuoi valori?

Da dove vengono i valori di un individuo?

La storia e la tradizione del proprio Paese può trasmettere dei valori ? e sono quindi diversi da cultura a cultura?

Testo 1 –HLQuanto è sana la dieta degli italiani?

I dati sui consumi e le differenze tra Nord e Sud Matteo Garuti 18/04/2018 L’alimentazione in Italia continua a cambiare, proseguendo un’evoluzione che a partire dagli anni Sessanta ha vissuto una forte accelerazione. Ma come sta mutando? E, soprattutto, le variazioni degli ultimi anni sono positive oppure no? Dopo aver analizzato il dibattito sull’ anno del cibo italiano che si è svolto al Festival del giornalismo alimentare 2018, questa volta vedremo come sta cambiando l’alimentazione degli italiani, approfondendo i risultati di alcuni studi, che evidenziano un’aumentata propensione per la nutrizione sana, oltre a una progressiva diffusione della dieta vegetariana. Vediamo, allora, come e perché stiamo mangiando meglio e in che modo sono cambiate le abitudini nell’ultimo secolo in Italia. L’ALIMENTAZIONE IN ITALIA MIGLIORA Lo scorso gennaio sono stati resi noti i risultati del secondo rapporto dell’ Osservatorio Immagino nato dalla collaborazione tra GS1 Italy e Nielsen, che ha mostrato un quadro del cambiamento in atto nella dieta degli italiani. Ecco cosa è emerso. UNA DIETA PIÙ SALUBRE Nel suo secondo rapporto, l’Osservatorio Immagino ha mostrato i cambiamenti negli acquisti nella grande distribuzione italiana, avvenuti nell’ultimo anno gli ultimi dodici mesi, evidenziando un aumento dell’assunzione di proteine e fibre, mentre a calare sarebbero gli zuccheri e i grassi saturi. In particolare, l’analisi ha monitorato le differenze della composizione nutrizionale di circa 40.000 prodotti alimentari, generando un indicatore statistico, una sorta di “superpanino” che rappresenta la media dei nutrienti principali in base al contenuto dei cibi presi in esame, per una quantità di riferimento di

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100 grammi o 100 millilitri. Secondo i risultati, il cibo venduto in Italia sarebbe globalmente più sano e meglio bilanciato, anche se l’apporto calorico resterebbe stabile, su un valore di 184,8 calorie per 100 grammi/100 millilitri. Seguendo i risultati, l’aspetto più salutare sarebbe l’aumento di fibre nell’alimentazione degli italiani, con un +2,3% spinto dalle vendite di farine integrali o poco raffinate. A crescere sono anche le proteine, per l’1,7%, mentre a diminuire dello 0,8% sarebbero i grassi saturi – grazie al calo di questi nutrienti nei prodotti da forno e in altri alimenti conservati – con una composizione lipidica invariata. Gli zuccheri, invece, diminuirebbero in misura assai contenuta (-0,1%). Secondo l’intento degli autori, il rapporto mira a evidenziare le variazioni nutrizionali nell’alimentazione in Italia, mostrando come gli individui rispondono ai nuovi stili di consumo, anticipando le caratteristiche per i prodotti alimentari del futuro. Dai dati raccolti, quindi, sarebbe chiaro l’indirizzo più salutista negli acquisti, una tendenza già evidente nel precedente rapporto. L’approfondita analisi di Immagino, come stiamo per vedere, ha messo anche a fuoco la variabile territoriale, dimostrando distinzioni notevoli lungo lo Stivale

DA NORD A SUD: LE DIFFERENZE Nel quadro regionale, emergono differenze marcate nell’alimentazione in Italia, registrate nei supermercati e negli ipermercati tra il giugno 2016 e il giugno 2017. Gli abitanti del Nord-Ovest (Piemonte, Val d’Aosta, Lombardia e Liguria) sarebbero i più attenti alla dieta, manifestando una predilezione verso gli alimenti meno calorici, con pochi carboidrati e zuccheri e più fibre, una tendenza peraltro aumentata nell’ultimo anno. Nel Nord-Est l’alimentazione è più calorica e ricca di grassi, con meno carboidrati e fibre. Secondo il rapporto, inoltre, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige ed Emilia-Romagna costituirebbero un’area poco soggetta ai cambiamenti negli acquisti di cibo, dove pesano maggiormente le tradizioni consolidate. Spostandosi nell’ Italia centrale si riscontra la preferenza più marcata per una nutrizione proteica, ricca di carne e formaggi, a fronte di quantità inferiori di carboidrati, zuccheri e fibre. In Toscana, Umbria, Marche, Lazio e Sardegna, tuttavia, sembra discreta la propensione ai cambiamenti, con dati mutati maggiormente negli ultimi dodici mesi. Al Sud e in Sicilia, infine, spicca il consumo di carboidrati e zuccheri, trainati dagli acquisti di pasta, pane e dolci. La tradizione mediterranea, inoltre, sembra emergere nelle percentuali di grassi, più basse rispetto al dato nazionale.

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VEGETARIANI E VEGANI AUMENTANO In base ai dati del secondo rapporto Immagino, l’alimentazione in Italia sembra orientarsi maggiormente verso le diete vegetariane e vegane, tema che avevamo già approfondito in un precedente articolo sul rapporto Eurispes Tra il 2016 e il 2017, le vendite dei cibi veg sarebbero aumentate del 10,5%, all’interno di un fenomeno trasversale, attecchito prima nel Nord-Est e radicatosi nel Nord-Ovest e al Centro, ma che, seppure in ritardo, si sta diffondendo rapidamente anche nel Meridione. Questa espansione sarebbe dovuta principalmente all’impatto dell’offerta, grazie al lancio di nuovi prodotti e alla valorizzazione di cibi tradizionali in chiave veg. Tra i nuovi cibi, le zuppe e i secondi vegetariani alternativi alla carne si sono imposti in modo rilevante, incontrando il gradimento dei consumatori. L’affermazione di questo stile, inoltre, rientra nell’ aumentata sensibilità per le tematiche ambientali e per il cruelty free, che in base al rapporto sembrano più forti fra i single e fra le coppie under 35. Di conseguenza, in queste categorie si afferma la propensione verso il biologico e i prodotti naturali, ecologici, senza coloranti e conservanti – come i nitriti e i nitrati – e con pochi zuccheri. 1901-2015: DALLA SOTTONUTRIZIONE AL SOVRAPPESO Dopo averne approfondito lo stato attuale, è interessante considerare anche l’evoluzione vissuta dall’alimentazione in Italia. A questo proposito, uno studio di Italiani.Coop ha approfondito i cambiamenti nei consumi alimentari nel nostro Paese, dal 1901 al 2015, con alcune previsioni per il futuro. Nel primo decennio del Novecento, in un anno si consumavano circa 15 chili di carne e 200 chili di pane e pasta a testa, numeri rivoluzionati tra gli anni Sessanta e Novanta, quando il consumo di carne è triplicato. Sul piano della salute, si è passati dalla sottonutrizione di un terzo della popolazione negli anni Trenta, al sovrappeso, che oggi riguarda quasi il 60% degli italiani, con il 21% di obesi, dati preoccupanti soprattutto in merito all’obesità infantile. (https://www.ilgiornaledelcibo.it/alimentazione-in-italia-studi/)

TESTO 1 – SLLa Norvegia è la più felice, ma è l’Italia la patria della vita sana.

Ecco perché Giulia Melodia Secolo d’ Italia, 21 Marzo 2018 La Norvegia sarà pure il posto più felice del mondo, ma è l’Italia la patria della vita sana e della longevità. Con grande gioia e sorpresa di tutti, infatti, al di là di mode salutiste e di epopee gastronomiche, tra recessione economica

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e cali demografici, è il Belpaese il posto più salubre del mondo: parola del Bloomberg Global Health Index che piazza lo stivale in vetta alla prestigiosa hit che vede ben 163 competitor in classifica. È l’Italia la patria della vita sana Proprio così: in barba a recessione economica e flessione delle nascite, nonostante una ripresa economica sempre di là da venire, le pensioni da fame, la crisi occupazionale ormai arrivata a preoccupanti livelli endemici e un debito pubblico tra i più alti al mondo, ormai quasi insanabile, gli italiani riescono a resistere. A sopravvivere. Di più: a vivere in salute e a lungo. Dati alla mano, certificati e presentati con la veridicità dei calcoli proporzionali e dei parametri percentuali, l’indagine del Bloomberg Global Health Index assevera al di là di ogni ragionevole dubbio che un bambino nato in Italia ha un’aspettativa di vita di almeno 80 anni, contro i 52 di un suo omologo venuto alla luce in Sierra Leone, paese tristemente all’ultimo posto della classifica. Una graduatoria che vede gli americani, per esempio, piazzarsi solo al 34esimo posto: non sono loro, del resto, il Paese che decisamente più degli altri è afflitto dalla piaga dell’obesità – chiaro sintomo di una alimentazione insalubre e pericolosa – e di tutti i conseguenti rischi alla salute connessi? Ecco perché siamo i più longevi (nonostante tutto) Non solo: stando al report e alla sua classifica, gli italiani stanno meglio anche di canadesi e britannici, più soggetti ai danni causati dall’ipertensione, dal colesterolo e dai disturbi mentali. Insomma, con buona pace dei felici norvegesi e dei risoluti svedesi, siamo proprio noi italiani quelli più in salute, grazie anche all’elevato numero di camici bianchi a nostra disposizione e, naturalmente, alla qualità dell’offerta medica garantita su tutti i fronti. Una quotidianità sana, la nostra, il cui elisir di lunga vita è, senza ombra di dubbio, dato dall’alimentazione made in Italy, notoriamente varia e ricca soprattutto di verdure, da condire con olio extravergine di oliva (con buona pace di importazioni extra-europee), l’ingrediente principale delle nostre ricette sane e gustose. Ma sul podio, naturalmente, non siamo soli: e allora, primatisti della salute senza rivali, dividiamo comunque il podio con Islanda e Svizzera, seguite a stretto giro da Singapore e Australia. Tuti posti, a partire dal nostro, baciati dal sole.

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TESTO 2 _ BENESSERE FISICO E MENTALE6 regole per trasformare lo stress ‘cattivo’ in stress ‘buono’

Il solo pensiero della sessione estiva vi causa mal di pancia ed insonnia? Scoprite la differenza tra stress buono e stress ‘cattivo’. Come fare per ridurre gli effetti negativi dell’ansia ed arrivare agli esami in tutta tranquillità? Siamo nel pieno del secondo semestre e con il pensiero siete già al tour de force a cui vi costringerà l’incombente sessione estiva? Se questo vi procura mal di pancia, un po’ di insonnia ed anche un certo bisogno di mangiare ad ogni ora del giorno, lo stress è arrivato e voi siete le sue vittime. Ma come ridurlo in maniera da affrontare con più tranquillità lo studio in vista degli esami? Lo rivelaSkuola.net. Lo stress altro non è che una sindrome in risposta ad una serie di eventi che mettono sotto pressione, e questo può essere positivo o negativo. Nel primo caso ci troviamo di fronte all’Eustress, ossia a quello stress che convogliamo in energie produttive che, carichi di adrenalina, ci permettono di lavorare, studiare e svolgere tutte quelle attività che facciamo quotidianamente. Nel secondo caso, invece, ci troviamo di fronte al Distress, lo stress cattivo che ci fa sentire continuamente sotto pressione causandoci malesseri emotivi e fisici. A questo punto diventa necessario trasformare lo stress in Eustress. Farlo è possibile, attuando tutta una serie di comportamenti atti a ridurre il Distress e a farvi vivere serenamente il periodo di studio che vi separa dagli esami. Prima di tutto è fondamentale: 1. Evitare di fare accumulare lo studio negli ultimi giorni che vi separano dalla data dell’esame: organizzatevi, create una piccola tabella di marcia ed iniziate a studiare già da ora sui vostri appunti; 2. Fate delle pause: aiutano la mente a non affaticarsi troppo e ad ossigenarsi. Stare tutto il giorno sui libri non giova alla vostra salute, quindi spezzate i momenti di studio e concedetevi una breve vacanza per recuperare le energie tra la fine del semestre e l’inizio della sessione estiva. 3. Alternate i momenti di studio individuale a quello in compagnia: ripetere le nozioni e gli argomenti studiati insieme ai propri amici di corso rende lo studio meno pesante e più semplice. Inoltre, condividere la vostra “pena” con i vostri compagni di sorte vi aiuterà ad allentare la tensione tipica dello stress; 4. Mangiare, ma correttamente: lo stress spesso ci porta a cercare qualcosa da sgranocchiare in diverse ore del giorno e, spesso, anche della notte. Se proprio non riuscite a

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frenare il bisogno di aver qualcosa da masticare, mangiate tutti quei cibi utili a ridurre lo stress: pesci grassi, salmone, verdure a foglia verde scuro, manzo, legumi e cereali integrali che sono i cosiddetti “cibi del buonumore”; 5. Fate attività sportiva: una corsa al parco, una passeggiata o un pomeriggio in palestra aiutano il corpo a scaricare la tensione; 6. Evitate alimenti stimolanti: no al troppo caffè, al the e alle sigarette che, se usati in eccesso, non fanno altro che aumentare il vostro livello di stress negativo. Seguendo queste semplici indicazioni sarà possibile trasformare lo stress ‘cattivo’ in una inesauribile fonte di energia che contribuirà al raggiungimento dell’obiettivo finale.

1.4.1 Benessere fisico e mentale – Scheda di lavoro 2

1. Comprensione del testoIndicare in quale consiglio (colonna di sinistra) si suggerisce di fare quanto indicato nella lista della colonna di destra:

TESTO 3

1) Consiglio n.1 ☐2) Consiglio n. 2 ☐3) Consiglio n. 3 ☐4) Consiglio n.4 ☐5) Consiglio n.5 ☐6) Consiglio n.6 ☐

a) tenere conto dell’ effetto che certi alimenti hanno sulla mente

b) uscire con gli amici per rilassarsi e smaltire lo stress dello studio

c) non lasciar accumulare lo stress

d) pianificare il lavoro

e) alternare i momenti di studio con delle pause per mangiare uno snack

f) mangiare cibi che piacciono e che mettono di buonumore

g) concedersi del tempo per ricaricarsi

h) moderare l’ uso di sostanze eccitanti

i) parlare con chi sta vivendo la stessa esperienza

j) mangiare spesso perché aiuta a ridurre lo stress

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Lo sport, un antidepressivo naturale Claudia Monaco ondanews.it

Lo sport fa bene, si sa, al corpo e alla mente. “Mens sana in corpore sano” dicevano i latini: sembrerebbe, infatti, che i benefici dello sport non si limitino al benessere psicofisico, ma che lo sport possa essere anche molto efficace contro la depressione. Ne abbiamo parlato nel nuovo appuntamento della rubrica di Ondanews “Psicologica..mente” con la psicologa e psicoterapeuta Dott.ssa Caterina Lauria. D. – Quali sono i benefici dello sport per la mente? R. – Lo sport aiuta a sentirsi sereni e rilassati, scarica lo stress e fa bene all’umore. Alcuni sport e attività motorie richiedono spiccate capacità di concentrarsi, di gestire le proprie emozioni, di evitare le distrazioni, di tollerare la frustrazione e l’ansia, di riprendersi da una sconfitta e di saper gestire il momento decisivo. Tutto ciò, in termini psicologici, si traduce in una maggiore sicurezza in se stessi e nelle proprie abilità e quindi aumento dei livelli di autostima e di autoefficacia ed una emotività più equilibrata. L’esercizio fisico a tutte le età e senza differenze di genere è un mezzo per migliorare l’immagine di sé ed in generale il sé fisico. Basti pensare al fatto che proprio persone con bassa autostima, come le persone obese, gli anziani ed i malati traggono maggiori effetti dall’attività fisica. D. – Può liberare la mente da problemi, ansie ed emozioni disfunzionali? R. – Lo sport oltre ad avere una funzione di scarica dello stress e delle ansie svolge, come alcuni studi scientifici hanno dimostrato, un effetto antidepressivo molto efficace. Quest’azione è molto evidente nelle depressioni di tipo “nevrotico” di cui ciascuno di noi può soffrire in alcuni momenti della vita. Per le depressioni di tipo psicotico le cose cambiano, in quanto si tratta di malattie molto gravi per le quali occorre l’opera dello specialista. L’attività fisica può agire come antidepressivo, migliorando il tono dell’umore, rilassa ed annulla gli effetti dello stress e dell’ ansia ed è il miglior antidoto per le malattie psicosomatiche. Infine l’esercizio fisico ha effetti positivi sulla qualità del sonno e si rivela utile per chi soffre di insonnia. Nei disturbi d’ansia caratterizzati dalla ricorsività del pensiero, l’ attività fisica praticata ha un effetto distraente, oltre ad aumentare l’autostima e a migliorare la percezione del sé fisico. D. – Quali sono gli effetti dello sport a livello cognitivo? R. – Alcuni studi recenti hanno dimostrato che il movimento aumenta l’apporto di sangue ai tessuti e quindi anche al cervello, comprese le aree dove risiedono la capacità di apprendere, l’attenzione e la memoria; agilità fisica e agilità mentale andrebbero quindi di pari passo.

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L’attività fisica sarebbe in grado di stimolare l’intelligenza attivando nuovi circuiti neuronali su cui si sviluppano capacità intellettuali diverse e superiori. E quindi può essere una forma di aiuto sia per gli studenti che hanno bisogno di molta concentrazione che per gli anziani che iniziano ad avere difficoltà cognitive. D. – Quali sono le pratiche sportive adatte al benessere psicofisico che consiglia? R. – Credo che ogni attività fisica vada bene, sicuramente va scelta in base ai propri interessi e attitudini. Le attività di gruppo aiutano maggiormente nell’acquisizione delle abilità psicosociali e affettive rispetto alle attività in solitario. Lo sport può davvero essere considerato un importante fattore autoprotettivo della salute fisica e psicologica, in grado di influenzare in maniera positiva la qualità della vita e di aiutare sia nella cura che nella prevenzione dell’insorgenza di psicopatologie. Mi sento dunque di consigliarlo a tutti, nei modi e con la frequenza più adatta ad ognuno di noi.

Testo 3 Scheda di lavoro 1. Comprensione del testo Riassumi nella tabella le informazioni fornite nel testo riguardo ai benefici dello sport: Livello fisico

Livello emotivo

Livello cognitivo

Vocabolario tematico 

valori  individuali valori  nazionali

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Benessere mentale

Cosa sai dello stress? Quali sono i sintomi più comuni? Cosa accade nel nostro cervello quando siamo sottoposti a stress? In che modo lo stress può essere positivo?

Paper 2: Comprensione scritta

Leggi il Testo 2 ‘Sei regole per gestire lo stress da esame’ e poi fai la scheda di lavoro 2

 Verso l’ esame Paper 1

 SL (250-400parole) /  HL (450-600 parole)  

1. Manca una settimana agli esami di IB e ti senti molto stressato: scrivi una pagina di diario in cui descrivi come ti senti.

2. Un tuo amico/una tua amica ti ha scritto un’ email in cui ti confida di essere molto in ansia per gli esami Scrivigli/le un’ email in cui gli/le dai consigli per gestire al meglio la situazione..

Conceptual understanding

Scegli alcuni dei consigli del testo 2 e riutilizzali sotto forma di consigli nella email. Quali cambiamenti dovrai fare per la nuova tipologia di testo? Quali strutture linguistiche dovrai usare? Quale registro linguistico?

Grammatica in contesto

Condizionale presente Espressioni per esprimere consigli ed opinioni 

Perché non … + presente indicativo Dovresti…/Non dovresti + infinito presente Al posto tuo… Se fossi in te… Secondo me… + condizionale presente

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Bellezza

Domande guida

Che cos’è la bellezza? È possibile darne una definizione unica e uguale per tutti? è un fattore biologico (e universale) o è vero che ‘è negli occhi di chi guarda? La cultura di appartenenza influenza o determina il nostro concetto di ‘bello’? Che ruolo hanno i media nella definizione di un modello estetico dominante? Qual è l’ ideale di bellezza a cui ci conformiamo? Modificare il proprio aspetto è un diritto o l’ espressione di un problema?

TESTO 1

La bellezza non è un mito (e il cervello sa riconoscerla)Daniele Monti27esimaora.corriere.it, 9 ottobre 2015A quanti/e hanno pensato: «La bellezza è un mito, il vero splendore viene da dentro». Al 70% di donne che ad un sondaggio di Episteme su bellezza e felicità aveva risposto: «Mi sento più bella quando sto bene con me stessa». A chi aveva cominciato a credere al fiorire di un’idea «democratica» di bellezza, in cui ciascuno/a con I propri difetti potesse trovare cittadinanza. Doccia fredda per tutti. Nature dedica un approfondimento alla bellezza e il risveglio è brusco: non è «questione di gusti», la bellezza oggettiva esiste, fornisce informazioni giudicate affidabili su età, fertilità, salute e il nostro cervello è ben allenato a riconoscerla. «Gli esseri umani sono ossessionati dalla bellezza. E quando si trova un’ossessione come questa, ci deve essere qualcosa di più profondo che non una semplice norma culturale», dice KarlGrammer, antropologo a Vienna, fra i pionieri degli studi sull’attrazione e voce del dossier di Nature.Non sono state le attrici prima e le modelle dopo a plasmare la nostra idea di avvenenza, illudendoci che l’enfasi con cui oggi si parla delle «imperfezioni» di questa o quella top fosse il primo segnale di una diga che collassa. Certo, possono avere avuto un’influenza, continua Grammer, «ma solo su una scala molto piccola». Il giudizio estetico è invece una miscela complessa di fattori genetici, culturali e oggettivi, che hanno bisogno di tempo — molto tempo — per evolversi. E qual èdunque la vera bellezza? È il volto della regina Nefertiti, come ci è stato tramandato dal busto, vecchio 3.300 anni, custodito al Neues Museum di

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Berlino: labbra carnose, zigomi alti, occhi allungati. Di quell’antico Egitto sprofondato in una storia abissalmente lontana è rimasta dunque un’idea di bellezza che ancora resiste.I nuovi strumenti delle neuroscienze avrebbero individuato le caratteristiche che ci fanno definire un volto attraente. Simmetria e dimorfismo sessuale (femminilità e mascolinità) innanzitutto. Una faccia simmetrica indica uno sviluppo sano, privo di malattie genetiche o malattie infettive. Un volto molto femminile — le labbra, glizigomi e gli occhi di Nefertiti — richiama l’idea di fertilità. E quando ci imbattiamo in un volto così, difficile resistergli: alcune aree cerebrali vengono stimolate, generando sensazioni piacevoli, «vedere un volto attraente ci fa sentire come se avessimo appena vinto dei soldi, vederne uno poco attraente come se li avessimo appena persi». Il cervello dunque risponde rapidamente e automaticamente alla bellezza, alla quale associa un’idea morale di bontà complessiva, con tutti i risvolti pratici (e inconsci) che questo comporta (persino sulle decisioni giudiziarie). Quindi, partita chiusa? «Per un lungo tempo la bellezza è stato un segnale non falsificabile. Ma ora le cose sono cambiate». Le labbra, gli zigomi, gli occhi di Nefertiti sono diventati beni acquistabili. «Avremo bisogno di altre 10 o 20 generazioni di chirurgia plastica per vedere gli effetti evolutivi». Ingannare il cervello non è semplice, i segnali che capta sono molti: «Si può cambiare la simmetria del volto — chiude Grammer—. E poi inciampare sull’odore emanato dal corpo».

1.4.2 Bellezza – Testo 1 Scheda di lavoro

1. Comprensione del testo

Segna quali delle seguenti affermazioni sono contenute nel testo:

a. Il concetto di ‘bellezza soggettiva’ è rassicurante

b. L’ idea di bellezza è collegata alla riproduzione

c. La bellezza dipende dall’ immagine che abbiamo di noi stessi

d. L’ idea di bellezza non è cambiata nel tempo

e. Non siamo attratti da volti con tratti irregolari

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f. Consideriamo attraente un uomo con tratti non eccessivamente virili

g. La bellezza per il nostro cervello è sinonimo di salute

h. L’ apprezzamento della bellezza non ha effetti sul nostro comportamento

i. La bellezza genera reazioni emotive positive

2. Analisi del lessico

Basandoti sui paragrafi 1, 2 e 5 rispondi alle seguenti domande:

a. Quale espressione del par. 1 sottolinea che l’ ‘idea democratica di

bellezza’ sarebbe positiva?

…………………………………………………………………………………………………………

………………………

b. Quale espressione nel par. 1 si riferisce allo spegnersi dell’

entusiasmo ?

…………………………………………………………………………………………………………

………………………

c. Quale espressione del par. 1 indica qualcosa di inaspettato?

…………………………………………………………………………………………………………

………………………

d. L’ espressione ‘una diga che collassa’ nel par. 2 indica:

☐ il cambiamento di un modo di pensare

☐ un evento inaspettato

☐ una catastrofe

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e. Quale espressione è utilizzata nel par. 4 per indicare una cosa decisa in

modo definitivo?

…………………………………………………………………………………………………………

………………………

f. Il termine ‘inciampare’ alla riga 39 è utilizzato con il significato di:

☐ commettere un errore

☐ rivelare una verità

☐ incontrare un ostacolo

Roberto Saviano e Ashley Graham: dialogo sulla bellezza R. Saviano, d.repubblica.it 24 Marzo 2017 Lo scrittore Roberto Saviano cerca risposte in un dialogo con Ashley Graham. La top che ha fatto della riscrittura del canone estetico una missione. Cos’è la bellezza? Una feroce ossessione contemporanea. Ma davvero è possibile ridurla a pesi e misure? L’ossessione è la bellezza. Per quanto si possa fingere che esista altro calibro di valutazione e ribadire che in fondo sia solo giudizio di superficie, è la bellezza a misurare l’iniziale simpatia verso l’altro. È la prima selezione, l’immediata valutazione.

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Chiunque non si accorga di questo sta barando. Il nostro tempo è ossessionato dal bello. Ma cos’è la bellezza, questa dannata? Ciò che viene considerato bello non è ciò che rende l’uomo e la donna felici. Più indago la bellezza, più comprendo che il canone di bellezza che l’Occidente ha scelto e imposto risponde a un intimo desiderio di infelicità. Mi ha creato sempre un senso di oppressione pensare alla misurabilità della bellezza, perché il corpo diventa un nemico contro cui combattere. E se ogni epoca ha prodotto un suo canone e ha considerato il corpo spazio da modellare e manipolare – come accade per le donne giraffa Kayan, per i tatuaggi maori – il canone attuale è fuori sincrono: tende all’esclusività nell’era della massima condivisione. E si traduce nel raggiungimento di misure innaturali, di un corpo raro e non “perfetto”, perché le donne e gli uomini che oggi consideriamo bellissimi non lo sarebbero stati agli occhi di un ateniese o di un italiano degli anni Cinquanta. Quei corpi sono esche che devono blandire la nostra anima. Fermano il tempo: adolescenti cristallizzate, bambine cresciute le cui forme e proporzioni sono lontane da quelle di una donna matura. Corpiesche perché ricorderanno sempre il corpo immaturo dei sogni non ancora infranti. Dalle modelle che chiamavamo confidenzialmente per nome (Naomi, Cindy, Eva, Carla) alle modelle manichino: corpi efebici nei cui abiti si vorrebbe entrare per sentirsi parte di una élite. Questo scollamento tra reale e ideale l’ho conosciuto nel lavoro che in Italia svolge Elisa D’Ospina. Modella “curvy” (definizione che trovo angusta, quasi si trattasse di bellezza fuori categoria), è stata lei a iniziarmi a un’estetica che deve essere considerata una strada da scoprire e non un obiettivo da raggiungere. E l’attenzione a questi dibattiti mi porta a conoscere Ashley Graham, di cui un giorno posto una foto sui miei social: una foto di lei in bicicletta con un vestito leggero che le scopre le gambe. In poco tempo, inaspettatamente, diventa virale e arriva a milioni di persone: mostrare la cellulite è sembrato un inno alla libertà. Ashley sa che ho condiviso la sua foto e ho diffuso il suo messaggio. Per questo ha deciso di incontrami. Ci vediamo a New York, lei è accompagnata da suo marito Justin, ragazzo afroamericano di origini calabresi. Io porto con me la mia barba lunga e folta, compagna di vita, maschera di protezione. Spunta qualche pelo bianco che non avverto come un tradimento, ma è bibliografia del tempo. Facciamo qualche foto. Lei è a suo agio, io impacciatissimo come sempre davanti a un obiettivo. Il fotografo non sembra soddisfatto, poi iniziamo a ridere ed esce una foto bellissima: la felicità di un attimo può essere sincera e

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contagiosa. Ashley ha occhi orientali e zigomi nativi dolci. 40 45 50 55 60 65 70 75 80 85 Ashley, cos’è la bellezza? «In genere sono gli altri a dire cos’è, che tipo devi essere, che colore deve avere la tua pelle. Invece ora siamo noi a dare forma alla nostra bellezza. Che nasce sempre dal cuore. È come batterci per i nostri diritti». Sono convinto che la bellezza non è misurabile, ma è, esiste. Tu, attraverso il tuo lavoro, hai ricalibrato l’immagine femminile. Lo vivi come una missione? O tutto questo è capitato per caso e volevi solo fare la modella? «Io volevo solo fare la modella. Poi qualcuno mi disse che una fan su Facebook aveva scritto che mi seguiva da sempre e che la mia carriera le aveva cambiato la vita. Allora mi sono detta: forse un po’ di voce in capitolo ce l’ho. La gente non vuole essere etichettata. Piano piano la voglia di far capire alle donne che devono essere se stesse è diventata un’esigenza. Oggi ho la consapevolezza di me stessa e di quello che ogni donna deve comprendere: il tuo corpo sei tu, sei quella che sei». Nella cultura artistica rinascimentale le tue forme sarebbero state considerate perfette, archetipo della bellezza. Poi i canoni sono cambiati. Tu percepisci la tua come una “bellezza altra” o vuoi rompere le categorie? «Sto provando a ridefinirne il concetto. Ci sono sempre stati dei trend: prima c’era Twiggy, poi Kate Moss, che incarna una bellezza atletica e sportiva. Io lotto perché la bellezza curvy diventi normale. Perché le donne smettano di pensare al peso. Abbiamo lasciato che i media paragonassero continuamente le nostre caratteristiche fisiche. Ma le persone vogliono parlare di bellezza in altri modi. Io, già a 12 anni, sapevo che tra tutte le mie amiche ero la ragazza più robusta, però non è mai stato un grosso problema per me. Solo dopo, quando arrivai a New York e presi peso a causa della vita da studentessa, le agenzie iniziarono a dirmi che avrei dovuto perderne se avessi voluto fare la modella. le agenzie iniziarono a dirmi che avrei dovuto perderne se avessi voluto fare la modella. Ero oversize anche rispetto alla categoria curvy. Ho sempre avuto una personalità frizzante e chiacchierona, una risata molto acuta, un seno grande: rompevo davvero tutte le regole. Il mio agente mi disse: se vuoi avere ancora più successo devi perdere peso. Ma sono un’anticonformista nata. Presi ancora più peso, ma non me ne sono fatta un problema: non sarai mai felice se cerchi di entrare nelle categorie che ti impongono gli altri. Io ho iniziato a esserlo quando sono uscita dagli schemi». Ho sempre trovato odioso il modo di consolare chi è insoddisfatto del proprio aspetto. “Non c’è solo la bellezza” o “conta ciò

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che sei dentro” sono espressioni che acuiscono il problema, non lo risolvono. Cosa diresti a un’adolescente che si sente a disagio con il suo corpo? Cosa diresti a una madre che vede sua figlia infelice perché non rientra nei canoni di bellezza dettati dai like sui social? «La cosa per cui sono molto grata a mia madre è che non si è mai guardata allo specchio dicendosi “Sono grassa, ho bisogno di un lifting”. È robusta, ha le ossa grandi, come me. È stata una fortuna avere una madre così, perché l’educazione parte da ciò che viviamo in casa, da quello che i genitori ci insegnano, basi davvero fondamentali per come crescerai e come sarai in futuro. Mia madre era sicura di sé, non si lamentava del suo corpo, a differenza di molte delle madri che vediamo oggi sui social network. Molte di loro dichiarano di aver bisogno di sistemare questo e quest’altro di sé davanti ai figli, sia maschi che femmine. Alle donne della mia età, così come alle ragazze quando le incontro nelle scuole, dico spesso: guardatevi allo specchio, identificate le parti del vostro corpo e parlate con ognuna di esse. Vedete le vostre cosce un po’ grosse? Potreste dir loro “Come siete sexy!”, oppure dire a voi stesse “Ti amo, ti voglio bene, sono io e va bene così”. Smettiamola di usare parole negative per descrivere il nostro corpo. Io stessa, nonostante abbia combattuto una vera lotta con il mio, ho smesso di usarle, per descrivermi. È un processo lungo e complicato, ma alla fine si può arrivare ad amarsi».

È possibile che i social network abbiano creato una nuova regola: se è erotico, è bello? «Tutto è relativo: essere sexy o erotiche è semplicemente uno stato mentale. Per alcuni lo è, per altri no. Con le mie misure è tutto amplificato. Con le misure più grandi è tutto più grande. Il sedere più grande è ancora più sexy, il seno più grande è considerato ancora più sexy, a differenza delle classiche modelle». In Europa, le tue misure, anche nella categoria plus size, sono considerate eccessive, eppure secondo me corrispondi perfettamente all’idea di bellezza femminile propria della cultura italiana. Io, se devo immaginare una bella donna, la vedo con le tue forme. Perché tanta diffidenza da parte delle case e delle riviste di moda europee? «Nonostante io faccia la modella da diciassette anni, per quindici anni l’Europa non mi ha voluta: ero ancora più di una plus size, più di una taglia forte, ancora più robusta. Negli ultimi due anni, invece, sono diventata molto più popolare: mi fa molto piacere, perché prima nella categoria taglie forti c’erano modelle piuttosto magre. La gente e le clienti erano disorientate.

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Hanno capito che devono ampliare i loro orizzonti». Quindi l’Europa, patria della moda, ha categorie quasi fondamentaliste e fatica a cambiare i suoi canoni? «Sì, assolutamente. Forse è più facile negli Stati Uniti perché il 60-70% delle donne americane appartiene comunque alla categoria taglie forti. Probabilmente è giusto anche il tuo punto di vista: a oggi, non abbiamo ancora visto taglie forti sulle passerelle europee, mentre negli Stati Uniti ci sono». Ogni tanto nascono polemiche contro le riviste che hanno proposto tue foto ritoccate, perché Ashley Graham è ormai molto più che una modella: incarna un nuovo modo, più concreto e reale, di rappresentare la bellezza. Mi chiedo se l’uso di Photoshop non costringa in un certo senso uomini e donne ad ambire a un ideale irreale e irraggiungibile. Che rapporto hai con le immagini ritoccate? «Chiaramente quando falsificano il corpo non sono assolutamente d’accordo. Quando invece migliorano le foto, magari una ruga cancellata, un po’ di cellulite nascosta, per me non è un problema. Io stessa a volte posto delle mie foto ritoccate su Instagram, ma - è chiaro - non faccio cambiamenti esagerati». Non hai paura che un hater ti attacchi dicendo: falsifichi il tuo aspetto che è anche il simbolo della tua campagna? «Succede, ma non ho paura. Ci sarà sempre qualcuno che ti giudica e ti critica. Ho provato a spiegarmi e a confrontarmi, a volte sono riuscita a farmi capire, altre volte no. Avere una bella immagine ritoccata non è un grosso problema perché la moda è anche fantasia: può essere reale, cruda, può darti voce, può essere denuncia, ma è anche il regno della creatività e del sogno». Quando si guarda una modella plus size ci si sente accolti. Lontani da ogni senso di colpa. Si ammira la bellezza, si ammirano le forme e non si pensa a mettersi a dieta. Una sorta di riconciliazione. Mi chiedo, però: c’è una disciplina alimentare nel tuo lavoro, a parte cercare di mangiar sano per stare bene? «Per quanto riguarda il cibo e l’allenamento sono altalenante. A volte mangio super sano e mi alleno, altre volte sono meno precisa. Vado a fasi. Mi accorgo che se vado in palestra tre volte alla settimana e mangio bene, anche il mio fisico sta bene. Però confesso di non avere dei parametri e delle regole standard, sono semplicemente contenta di come sono. Non promuovo l’obesità e nemmeno l’anoressia, ma lo star bene con il proprio corpo».Un’ ultima domanda. Mi interessa saperlo perché sono uomo, e perché credo che nessuno si salvi dal giudizio, impietoso, del prossimo. Hai detto che le donne non giudicano gli uomini misurandoli: è davvero così o anche le donne stanno iniziando a misurare la bellezza degli uomini?

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«Tutti giudicano tutti, gli uomini giudicano le donne, le donne misurano gli uomini. Le donne però escono con un uomo anche se non ha un fisico perfetto: per una donna l’aspetto non è così determinante. Per gli uomini è diverso. La prima cosa che guardano in una donna, come un prerequisito per uscirci, è il fisico». Mi osserva, occhi socchiusi, divertiti e tace: “Non osare dire che non sia così”. Non l’ha detto, non c’era bisogno di dirlo. Ringrazio Ashley Graham per le ore trascorse insieme. Tempo prezioso. È stata una lunga discesa nella complessità del bello, per cercare di sottrarlo all’angusto perimetro della misurabilità. Ci salutiamo. Sulla strada del ritorno cammino a passo spedito e penso alle parole che il giornale per cui Anna Politkovskaja scriveva, la Novaja Gazeta, le dedicò: “Anna era bella e con il passare del tempo diventava sempre più bella, perché in età adulta dal viso inizia a trasparire l’anima”. Più passa il tempo, più il corpo ci somiglia, lasciando traccia di tutto ciò che siamo: ecco, questa per me è la definizione più bella di bellezza. http://d.repubblica.it/moda/2017/03/24/news/roberto_saviano_intervista_ashley_graham_tema_bellezza-3465525/

TEST 4Noi uguali a voi Monica Marelli, 28 maggio 2013 Interventi che modificano la forma di occhi, naso, labbra. Ma l'omologazione estetica è un'illusione Una volta era il "nasino alla francese". Era l'idea fissa delle donne europee quando volevano correggere una gobbetta insolente. Oggi la globalizzazione ha uniformato in tutto il mondo i modelli estetici, facendoli convergere sui canoni di bellezza del "vecchio mondo". Il naso alla francese è diventato più in generale un "naso all'occidentale", così come il taglio degli occhi, la forma degli zigomi e della bocca. Secondo gli ultimi dati della American Society for Aesthetic Plastic Surgery, in Italia, per la crisi calano le richieste di chirurgia plastica ma aumentano del 12% gli stranieri che vogliono occidentalizzarsi. Si parla infatti di chirurgia plastica "etnica", che interessa 1/4 degli oltre 11 milioni di interventi che avvengono in USA, mentre in Oriente aumenta del 20% all'anno la richiesta per avere occhi meno a mandorla e più rotondi. Quello che conta infatti è cancellare, smussare, sbiadire i segni dell'appartenenza etnica. In tutte le grandi città asiatiche l'industria della bellezza è uno dei maggiori business del momento: mentre noi combattiamo per far

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capire alle giovani donne quanto sia importante l'istruzione per avere un buon lavoro ed essere indipendenti, si moltiplicano le scuole per modelle e serpeggia la convinzione che la bellezza e la perfezione fisica ad assicurare denaro, felicità e amore. Queste attenzioni per l'estetica crescono soprattutto tra la gente comune: ancor oggi, per esempio, la pelle chiara è vissuta come scorciatoia per il successo. Negli Stati Uniti, come ha dimostrato una ricerca della Brandeis University del Massachusetts, a parità di mansioni i bianchi guadagnano di più degli afroamericani e hanno una ricchezza media che è cinque volte superiore. Osserva il professor Mario Dini, specialista in chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica a Firenze e Milano: "È un fenomeno tutt'altro che marginale e dalle complesse implicazioni psicosociali che il medico non può sottovalutare".Gli interventi più richiesti? "La cantoplastica, ossia il rimodellamento degli occhi orientali per renderli meno 'a mandorla', la rinoplastica per donne e uomini mediorientali e per gli afroamericani che richiedono anche la cheiloplastica, ossia la riduzione del volume delle labbra, e la liposuzione per il rimodellare il fisico". Davanti a un fenomeno sociale di questa portata l'antropologa culturale Genevieve Makapingosserva come le conseguenze di questo strano autorazzismo siano profonde e pericolose: "Chi cerca di eliminare o minimizzare i propri tratti originari non sarà mai del tutto assimilato al modello occidentale e si troverà discriminato anche dal proprio gruppo sociale. Assecondando le loro richieste si rischia di confinare queste persone in un limbo culturale". Continua il professor Dini: "C'è chi crede che intervenendo sul corpo possa cambiare la propria vita. La maggior parte delle volte non è così. Per esempio, se oggi è normale che una donna senza seno voglia ingrandirlo per piacersi di più e accrescere la propria autostima, gli interventi per modificare i tratti etnici sono invece psicologicamente più delicati. Il paziente straniero spera che il bisturi possa essere il "mezzo" per rinascere e questo non è possibile. Il volto "globale" alla fine è un'illusione”. [5] 45 Conclude la dottoressa Makaping: "L'omologazione non è la soluzione. I vari tipi di bellezza vanno valorizzati proprio per le loro peculiarità. Il modello "donna longilinea, bionda e bianca" è solo un prodotto dei media. Ormai tutti conosciamo i trucchi che permettono di creare questi "ultracorpi" al computer, che tra l'altro non esistono nella vita reale. Cercare di migliorarsi esteticamente è legittimo e in certi casi va sostenuto; trattamenti che invece vogliono cancellare un tratto etnico vanno analizzati con estrema attenzione".

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(http://d.repubblica.it/beauty/2013/05/28/news/chirurgia_estetica_etnica1671932/)

Vocabolario tematico 

canoni estetici  aspetto fisico  autostima  insicurezza  svalutazione  accettazione di sé  stima  vanità  chirurgia estetica  chirurgia plastica  giovanilismo   ritocco  (ritocchino)  rifarsi, rifatto 

Già da alcuni anni è aumentato in tutto il mondo il ricorso a pratiche di medicina estetica e chirurgia plastica per modificare i tratti esteriori allo scopo di minimizzare gli elementi distintivi e caratterizzanti l’origine etnica. 

Cosa pensi della chirurgia estetica etnica? Significa cancellare e rifiutare la propria identità culturale? Puoi approfondire l’ argomento leggendo il  Testo 4, ‘Noi come voi’

Produzione orale: Dibattito Tenendo presenti le informazioni reperite in questa unità (e

approfondendo i temi proposti, se necessario) simulare un dibattito televisivo sul tema ‘La bellezza: privilegio o schiavitù?’. Al dibattito dovranno essere presenti:

esponenti della  comunità scientifica (specialista in disturbi alimentari, uno psicologo, sociologo…)

esponenti del mondo della moda (stilista, modelli…)  esperti di comunicazione mass mediatica 

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pubblico di adolescenti che interverrà con domande, commenti e testimonianze.