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1875 Industrializzazione Dopo il 1875 la crisi della navigazione velica, che si ripercosse sull’industria delle costruzioni navali in legno, fece vieppiù risaltare le insufficienze della marina mercantile, bisognosa di essere sviluppata e riorganizzata. Sulle rotte dell’America del Sud, entrarono in gara in quegli anni, la ditta Rocco Piaggio e Figli, il gruppo facente capo ad Edilio Raggio ed altre aziende armatoriali, che ebbero vicende varie, mentre un periodo difficile si aprì per quella del Rubattino. Fin dalla guerra di Crimea e dalla seconda guerra d’indipendenza lo Stato era diventato il cliente più importante di vari settori dell’industria genovese (metallurgico, meccanico e navale, tessile, conciario, alimentare) che dalle commesse ricevute avevano tratto larghi benefici, ma erano stati trascurati gli investimenti per la produzione di beni strumentali e di consumo occorrenti a un mercato in fase di espansione. Al balzo in avanti registrato negli anni cinquanta non era seguito nel decennio successivo un adeguato sviluppo ed una situazione di stasi aveva colto un po’ tutti i settori. In quello metalmeccanico si erano susseguite la liquidazione dell’azienda dei fratelli Orlando, quella degli stabilimenti Robertson di Sampierdarena e di Sestri e la cessione a Nicolò Odero dello stabilimento Westermann di Sestri. Alla stasi che si protrasse ancora per alcuni anni, sfuggirono soltanto la ferriera di Filippo Tassara a Voltri, che, sorta nel 1854 e ampliata nel 1865, raggiunse nel 1874 un notevole livello di attività e l’azienda dei Fratelli Ratto, che da laboratorio artigiano si ampliò fino a possedere due officine, l’una a Sestri Ponente e l’altra a Prà. Lo stabilimento Ansaldo di Sampierdarena, invece, cessò la produzione di locomotive nel 1871, proprio alla vigilia dell’estensione della rete ferroviaria, per dedicarsi alle forniture militari, mettendo così a rischio il suo equilibrio aziendale e provocando una diminuzione dell’occupazione operaia. Inoltre, mentre l’industria meccanica registrava in Italia un forte incremento di attività, nel Genovesato continuavano a mancare

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1875 Industrializzazione

Dopo il 1875 la crisi della navigazione velica, che si ripercosse sull’industria delle costruzioni navali in legno, fece vieppiù risaltare le insufficienze della marina mercantile, bisognosa di essere sviluppata e riorganizzata. Sulle rotte dell’America del Sud, entrarono in gara in quegli anni, la ditta Rocco Piaggio e Figli, il gruppo facente capo ad Edilio Raggio ed altre aziende armatoriali, che ebbero vicende varie, mentre un periodo difficile si aprì per quella del Rubattino. Fin dalla guerra di Crimea e dalla seconda guerra d’indipendenza lo Stato era diventato il cliente più importante di vari settori dell’industria genovese (metallurgico, meccanico e navale, tessile, conciario, alimentare) che dalle commesse ricevute avevano tratto larghi benefici, ma erano stati trascurati gli investimenti per la produzione di beni strumentali e di consumo occorrenti a un mercato in fase di espansione. Al balzo in avanti registrato negli anni cinquanta non era seguito nel decennio successivo un adeguato sviluppo ed una situazione di stasi aveva colto un po’ tutti i settori. In quello metalmeccanico si erano susseguite la liquidazione dell’azienda dei fratelli Orlando, quella degli stabilimenti Robertson di Sampierdarena e di Sestri e la cessione a Nicolò Odero dello stabilimento Westermann di Sestri. Alla stasi che si protrasse ancora per alcuni anni, sfuggirono soltanto la ferriera di Filippo Tassara a Voltri, che, sorta nel 1854 e ampliata nel 1865, raggiunse nel 1874 un notevole livello di attività e l’azienda dei Fratelli Ratto, che da laboratorio artigiano si ampliò fino a possedere due officine, l’una a Sestri Ponente e l’altra a Prà. Lo stabilimento Ansaldo di Sampierdarena, invece, cessò la produzione di locomotive nel 1871, proprio alla vigilia dell’estensione della rete ferroviaria, per dedicarsi alle forniture militari, mettendo così a rischio il suo equilibrio aziendale e provocando una diminuzione dell’occupazione operaia. Inoltre, mentre l’industria meccanica registrava in Italia un forte incremento di attività, nel Genovesato continuavano a mancare iniziative indirizzate alla produzione di macchine per l’industria tessile e per quella tipografica, per la lavorazione dei prodotti agricoli, ecc. Fece eccezione a questo stato di cose l’industriale tedesco Giovanni Hensenberger, il quale nel 1875 impiantò a Sestri Ponente una fabbrica specializzata nella costruzione di telai meccanici. Un forte impulso ricevette, dopo la precedente depressione, il settore metalmeccanico, nel quale nuove iniziative dettero vita nel 1880 alla ferriera di Sestri Ponente della società Raggio e Tassara, nel 1883 a Genova allo stabilimento Cristo del Lagaccio, nel 1887 alle acciaierie della ditta Dufour e Bruzzo a Bolzaneto. Nel tempo stesso crebbe fortemente il carico di lavoro dello stabilimento Ansaldo, che, ripresa la fabbricazione di locomotive per le ferrovie, si potenziò mediante il miglioramento degli impianti e si ampliò con l’acquisto del cantiere Cadenaccio e di altri terreni a Sestri Ponente. Si sviluppò anche l’attività dello stabilimento Wilson e Mac Laren e dell’officina Balleydier in Sampierdarena, che lavoravano sia nel campo metallurgico che nella produzione di beni strumentali; nel 1888 sorse lo stabilimento Delta e nel 1890 si aprì a Sestri quello della Società Giovanni Fossati e C., mentre, in seguito allo scioglimento della Società Raggio e Tassara, la ferriera di Sestri passava in proprietà della Società Ligure Metallurgica interamente controllata dai Raggio. A Genova nacquero inoltre la ditta Cravero e C. per la produzione di macchine utensili e per l’industria delle costruzioni navali, che nel 1890 prese in affitto dal Comune il vecchio cantiere della Foce, e la Società Esercizio Bacini, destinata a primeggiare nel campo delle riparazioni navali, mentre a Sestri Ponente

veniva potenziato da Nicolò Odero il cantiere già appartenente all’ing. Westermann.

1880   Industrializzazione

Nel campo siderurgico primeggiavano allora in Italia la Terni, voluta dallo Stato per sopperire ai bisogni della marina militare, la Società Anonima Ferriere Italiane, fondata in Roma nel 1880, che gestiva stabilimenti a san Giovanni Valdarno, Piombino e Torre Annunziata, e la Società Ligure Metallurgica, costituita a Genova nel 1890 e presieduta da Armando Raggio. Negli ultimi anni del secolo erano sorte altre tre grandi società: nel 1897 a Firenze la Società degli Alti Forni e Acciaierie di Piombino, nel 1899 a Genova (per iniziativa di capitalisti belgi e tedeschi, cui si erano affiancate le Ferriere Italiane e la ditta Raggio) l’Elba Società Anonima di Miniere e Alti Forni; infine, nel 1900 la Società Siderurgica di Savona, costituita con la partecipazione della Terni, della ditta Raggio, di Attilio Odero, Giuseppe Orlando e Giuseppe Tardy. Nel 1902 le azioni dell’Elba passarono alla Siderurgica di Savona e poco dopo attorno all’Elba e alla Terni si formò un potentissimo gruppo industriale e finanziario, che comprendette non solo le industrie siderurgiche già citate, ma anche la maggior parte dei cantieri navali italiani e cioè i cantieri Odero della Foce e di Sestri Ponente, Orlando di Livorno, del Muggiano, di Ancona, Messina e Palermo. Conseguenza della costituzione del trust fu l’aumento dei prezzi dei prodotti siderurgici e specialmente delle carrozze. Anche l’industria delle costruzioni navali godeva di una notevole protezione, sotto forma di premi di costruzione e di riparazione, e a questo titolo nei 17 anni dal 1886 al 1902 essa aveva percepito dallo Stato la somma di 34.994.600 lire, toccata per la maggior parte ai cantieri Ansaldo, Odero e Orlando. Nei primi anni del ‘900 le industrie metallurgiche e navali nel Genovesato – senza tener conto delle aziende minori – erano rappresentate dallo stabilimento della Società Anonima Ferriere di Voltri, appartenente ai fratelli Tassara, dallo stabilimento di Bolzaneto gestito dalle Acciaierie Italiane, dai cantieri navali Odero della Foce e di Sestri Ponente e soprattutto dal complesso Ansaldo. Quest’ultimo – particolarmente specializzatosi nel campo delle costruzioni e riparazioni navali, in concorrenza con i cantieri Odero e Orlando – comprendeva lo stabilimento Meccanico di Sampierdarena, le Fonderie e Acciaierie, l’Officina Elettrotecnica e lo Stabilimento Metallurgico ex-Delta di Cornigliano, il Cantiere navale di Sestri Ponente, l’Officina Allestimento Navi al Molo Giano e l’Officina Riparazioni al Molo Vecchio di Genova. La società Gio. Ansaldo & C., rimasta esclusa dal trust, per potersi assicurare la fornitura dei materiali necessari a resistere alla pressione del trust medesimo, si accordò nel 1903 con la W. G. Armstrong Withworth and Co. Lim., dando vita alla Società An. Gio. Ansaldo-Armstrong, i cui principali azionisti furono i fratelli Bombrini, i fratelli Perrone e la società inglese.

1880  Origini – Organizzazione

Sorgono le prime leghe o associazioni fra operai metallurgici con carattere di resistenza: tra le prime si menziona l’Associazione dei calderai in ferro.

1881   Organizzazione

Si svolge a Genova il XV congresso delle società operaie affratellate alle quali aderivano le leghe metallurgiche. Il congresso mise in evidenza le contraddizioni e il declino mazziniani.

1884   Condizioni di lavoroIl giorno di sabato 2 giugno anno di grazia 1894 (e non al tempo degli schiavi, che allora la salute e la vita di questi costavano denaro a chi li possedeva) gli operai di una fabbrica di qui, entrati al lavoro alle 7, avrebbero dovuto essere lasciati liberi, secondo l’orario, alle ore 19 dello stesso giorno. Avrebbero dovuto insomma lavorare come al solito 12 ore. Invece, poco prima dell’ora indicata per lasciare il lavoro, si intima l’ordine di continuare a lavorare, rimandando la cessazione alle ore 6 del 3 giugno. Computata così la giornata di lavoro, cui furono obbligati uomini, donne e ragazzi, senza riposo e senza cibo, arriva a ben 23 ore. Comandare di simili e immorali e fisicamente dannosissimi prolungamenti di lavoro è da uomo o da belva? V’ha in Italia una legge che limita il lavoro delle donne e dei ragazzi? La mancanza di ogni senso di umanità era il tratto caratteristico dei padroni, che ritenevano lecita qualsiasi prepotenza verso gli operai, la quale si manifestava talvolta in forme particolarmente odiose e sgradevoli, come nel caso, riferito ancora dall’Era Nuova, riguardante uno stabilimento della frazione di Fabbriche: vi ha qui una fabbrica che per la sua vastità è conosciuta sotto il nome di “fabbrica grossa”. In essa, assieme a molti operai, sono addette all’aspo e alle macchinette delle giovani. Esse, oltre all’orario abominevole quale è quello di dover entrare al lavoro alle 6 del mattino e lasciarlo alle ore 10,30 della sera, sono ancora costrette – e questa non sappiamo che disposizione possa essere, e di che mente eccelsa sia essa mai parto – a fermarsi alla porta che loro non si vuole aprire prima, fino alla mezzanotte. Oh! Dove l’hanno lasciato mai il buon senso coloro che sono adorni di tanta gentilezza e di tanta bontà da costringere queste povere giovani a starsi quasi un paio d’ore colle mani in mano, stanche e forse anche affamate?

1888   Origini Camera del Lavoro

I delegati del Partito Operaio si recano a Marsiglia, all’inaugurazione delle Bourse du Travail ravvisandone la necessità di promuovere anche in Italia tale organizzazione.

1890 OrganizzazioneSi accentuavano le manifestazioni dell’antagonismo tra capitale e lavoro, che tuttavia raramente sfociavano in scioperi, per la mancanza di organizzazioni di resistenza, era difficile realizzare l’intesa fra gli operai anche perché la legislazione sugli scioperi puniva ogni accordo (art. 385 e 387 codice penale) di operai diretto alla cessazione del lavoro per ottenere miglioramenti salariali. In questa situazione sorse una lega di lavoro fra operai metallurgici e navali, ambedue con carattere di resistenza.

1892   Organizzazione

Le Società Metallurgiche Genovesi sia di resistenza, sia di mutuo soccorso in prevalenza aderivano al congresso genovese del Partito dei Lavoratori Italiani.

1894 Organizzazione

Il 26 maggio 1894 i rappresentanti delle associazioni d’arti e mestieri indicarono una commissione tra cui il meccanico Dagnino, per preparare l’elezione della Camera del Lavoro. Le leggi eccezionali emanate nell’estate ne impedirono la realizzazione. Il 24 marzo 1895 si costituì la Camera del Lavoro di Sampierdarena.

1895 Condizioni di vitaGiovanni Vacca, uno dei dirigenti della Federazione socialista ligure, così descriveva nel 1895, le condizioni degli ottocento salariati del Cotonificio Italiano di Rivarolo: lavoravano dalle 6,30 della mattina alle ore 8,30 della sera con un brevissimo intervallo di tempo per il cibo ed hanno una paga che in media è certamente inferiore alle due lire. Di più gli operai devono lavorare 15 giorni gratis, per formare un fondo di deposito che sta nelle

mani del padrone fino al licenziamento. Per il passato si pagavano gli operai ogni quindicina (si capisce posticipata), ma ora, col pretesto della rarità degli spezzati, non si pagano gli operai che dopo un mese di lavoro. E se ne intende subito la ragione, quando si pensi che il proprietario che spende lire 1.500 circa al giorno per le paghe degli operai, viene a trattenere una rilevante somma nelle mani per ritrarne un frutto, ossia per fare con essa nuove speculazioni. Gli operai vengono così doppiamente defraudati, perché avendo un rilevante credito con il padrone stesso, devono far debiti per tirare avanti e pagare con usura spesse volte assai elevata il denaro di cui hanno bisogno, o altrimenti devono comprare a credito dai bottegai, costretti allora a ricevere merce più scarsa e scadente. Ma non basta. In altri stabilimenti vi sono per gli operai dei regolamenti più o meno esosi. Ma almeno là una norma costante, sia pur ferrea, c’è. Qui, invece, nemmeno l’ombra di un regolamento: la volontà o il capriccio di un superiore è l’unico regolamento in vigore.

1896 Organizzazione

Si costituisce la Camera del Lavoro di Genova. Dal 19 al 26 gennaio nei locali della società degli operai meccanici ebbe luogo la elezione della Commissione Esecutiva che indisse la elezione per il Comitato o Consiglio o Ufficio Centrale formato dai rappresentanti dei singoli mestieri.

Società Promotrici:

1.       Calderai in ferro e sezione Sestri Ponente2.       Unione Meccanica fra gli operai di bordo3.       Operai Meccanici e Lega di Lavoro4.       Confederazione operaia genovese5.       Dock dell’amicizia6.       M.S. Parrucchieri di Genova e Liguria7.       Artigiana Femminile8.       Miglioramento fra Lavoratori Parrucchieri9.       Amici Sestriere Maddalena10.   Associazione Tipografica11.   Operai e Artigiani Marassi12.   Ebanisti e Falegnami13.   Segatori in Legno14.   Unione Commessi Liberali15.   Società Mutuo Soccorso Conciatori in Pelli16.   Lavoratori Guantai17.   Camera Sindacale Lavoratori Guantai18.   Operai Superba Genova19.   Federazione fra i Confettieri, Pasticcieri, Droghieri ed affini della Liguria20.   Lavoranti Calzolai21.   Fratellanza S. Fruttuoso22.   Federazione Italiana fra i Lavoratori del Libro23.   Sezione Fonditori24.   Società M.S. Operai di Foce25.   Mutuo Soccorso fra gli Amici di Portoria (Balilla)26.   Arti Unite della Stampa27.   Operai e Contadini S. Fruttuoso28.   Circolo Popolare G. Mazzini29.   Artigiani del Cavalletto30.   Panettieri31.   Risorgimento operaio32.   Superstiti Mentana33.   Lega Ferrovieri Italiani Sez. Genova

1900   Lotte – Primo sciopero generaleIl 19 dicembre il Prefetto scioglieva le organizzazioni camerali di Genova e di Sestri Ponente, le leghe dei lavoratori del Porto e quelle metallurgiche-navali. La risposta operaia non si faceva attendere. Il 20 mattina entravano in sciopero 7 mila portuali; e nella stessa giornata la sospensione del lavoro si allargava a macchia d’olio ai cantieri, alle fabbriche, ai servizi, ai trasporti urbani; si estendeva agli stabilimenti metalmeccanici di Sampierdarena, Cornigliano, Sestri e Prà; e coinvolgeva oltre 25 mila lavoratori, provocando l’arresto di tutte le attività economiche. Dinanzi alla paralisi completa della città e della zona, le autorità dovevano ammettere la loro impotenza. Il 22, il governo si trovava costretto a intervenire per sconfessare l’operato del prefetto: e il giorno seguente, le organizzazioni disciolte si ricostituivano in un’atmosfera di trionfo. A Genova, intanto, gli operai procedevano alla rielezione dei membri della disciolta commissione esecutiva della Camera del Lavoro. Il seggio, stabilito nell’ex-oratorio di San Filippo, era presieduto da Pietro Chiesa; dieci tavole con altrettante urne erano state disposte nella sala. Le operazioni di voto, cominciato per alcune urne già alle 17, continuò fino all’una dopo mezzanotte, alla luce di poche candele, non essendovi nell’oratorio né luce elettrica, né gas. La scena, all’indomani, fu descritta dal Corriere Mercantile con queste significative parole: Chi entrava in quella semioscurità, rischiarata da poche fiammelle giallognole e vedeva quel via vai di operai seri e composti che si recavano alle urne riceveva l’impressione tale che difficilmente potrà dimenticare. Pareva un episodio grandioso, per la sua imponenza, della Rivoluzione francese. Al banco stettero quasi sempre l’On. Chiesa e l’Avv. Pellegrini, quest’ultimo dominante la folla con il suo cilindro, in abito rigorosamente nero e guanti, che al mattino forse erano stati bianchi, ma che alla sera non avevano più un colore definibile. L’On.

Bissolati assistette alla votazione e allo spoglio delle schede dalle 21 alle 22: egli si disse meravigliato della serietà, dell’ordine dei nostri operai. I votanti furono 9.200 circa e pochissime furono le schede bianche o nulle. Tutti i candidati presentati dai dirigenti delle leghe furono eletti con votazione plebiscitaria e con scarti di voti insignificanti, risultato questo, che dimostrò, più che la disciplina e la compattezza dei lavoratori, la loro consapevolezza del valore di quelle elezioni:

Eletti Voti Eletti Voti

1 De Giovanni Alessandro Lavoratore in legno

9174 10 Pinferi Riccardo      Muratore 9168

2 Buratti Alessandro   Barbiere

917311

Bosco Marco Metallurgico 9168

3 Genovesi Giuseppe Falegname

917212

Canonica Guido Tipografo 9168

4 Leoni Ricciotti          Tipografo

917213

Torracca Luigi    Scaricatore portuale 9168 

5 Casorati Luigi        Conciapelli

917114

Minetti Giacinto       Calderaio in ferro 9167

6 Besutti Luigi             Pesatore portuale

917115

Reposi Vincenzo Scaricatore portuale 9166

7 Priori Carlo            Commesso commercio

9169 16

Viola Vittorio       Scaricatore portuale 9165 

8 Calda Ludovico       Tipografo

916917

Grossi Paolo             Orefice 9165

9 Nosetti Pietro            Muratore

916918

Rossi Giovanni      Tranviere 9162

1901  Organizzazione

Il 16-17-18 giugno a Livorno si svolge il primo congresso nazionale degli operai metallurgici al quale aderiscono 8 sezioni metallurgiche genovesi rappresentate da Bosco Marco (eletto alla presidenza) e Pietro Chiesa iscritto alla sezione metallurgica di Sampierdarena.

NASCE LA FEDERAZIONE ITALIANA OPERAI METALLURGICI.

1903 Organizzazione

Il 17-18-19-20 maggio a Milano si svolge il 2° Congresso Nazionale della FIOM. La delegazione del genovesato interviene sottoponendo al Congresso la questione del frazionamento. CAVIGLIA, a nome dei compagni liguri e per esplicito mandato avutone dalla Sezione di Genova legge ed illustra la relazione seguente contro il frazionamento della Federazione; egli dice: "Una tra le importanti questioni che il Congresso è chiamato a risolvere nell’interesse della Federazione metallurgica nostra, e specialmente per la Lega metallurgica di Genova, è il frazionamento dell’organizzazione Metallurgica genovese. E cioè vedere se possono esistere delle Leghe aderenti alle Camere di Lavoro, staccate dalla nostra Federazione, composte di operai esercitanti mestieri, che, secondo noi, dovrebbero essere incorporate nella Federazione metallurgica italiana. Infatti il gruppo lattonieri e ottonieri si è staccato dalla nostra Lega, e, quello che più preme, senza giustificato motivo. Così pure gli operai delle Officine elettriche genovesi non vollero più iscriversi alla Lega. Gli operai della Cooperativa calderai di bordo, pur essendo detta Cooperativa aderente alla Camera del Lavoro, non hanno mai aderito alla nostra Lega. Così si dica ancora degli operai ascritti alla Lega e Cooperativa demolitori di navi. Le due Cooperative e la Lega dei demolitori di navi sono aderenti alla Federazione dei Porti, che è composta in massima parte di Caricatori e Scaricatori di mercanzie, i quali nulla di comune hanno coi suddetti lavoratori, se non l’aspirazione di migliorare le proprie condizioni morali ed economiche, e la solidarietà reciproca in caso di sciopero. Solidarietà che potrebbe manifestarsi anche quando gli anzidetti operai metallurgici fossero aderenti alla Federazione dei Metallurgici Italiani. Infatti quando nel novembre del 1902 scioperarono i facchini delle merci varie del Porto di Genova, gli operai metallurgici genovesi contribuirono, a favore dei suddetti scioperanti, con la non indifferente somma di più di mille lire. Di tali questioni riguardanti le anzidette organizzazioni, il Consiglio della nostra Lega occupò lungamente, ed il modo speciale presso la Commissione esecutiva della locale Camera del Lavoro, senza però avere finora ottenuta la minima soddisfazione. Si tennero al riguardo varie adunanze fra il Consiglio della Lega e quello del Comitato regionale, in unione ai capi-gruppo di mestiere esistenti in Lega, per studiare e risolvere nel miglior modo l’anzidetta questione che tanto ci interessa. Infatti il 12 dello scorso marzo in una adunanza tenuta tra il Consiglio, il Comitato regionale ed i capi-gruppo, dopo esaurientissima ed importante discussione, veniva approvato il seguente ordine del giorno: Il Consiglio generale della Lega metallurgica di Genova, convocato in adunanza, in unione al Consiglio direttivo della Sezione, e quello del Comitato regionale metallurgico, la sera del 12 marzo, per discutere in merito ad un sistema concreto d’organizzazione da seguirsi; Considerando che per ragioni di tecnica, i rapporti tra i metallurgici del porto con quelli di altri stabilimenti, sono strettamente connessi per la qualità dell’industria unica che esercitano, non solo in Genova, ma anche in provincia; Tenuto conto che i lavori nel porto sono in massima parte eserciti degli stessi industriali, che hanno altrove stabilimenti del medesimo genere, mandando gli operai di questi in trasferta a bordo di piroscafi, causando così l’instabilità

di ambiente ai medesimi operai, e perciò l’impossibilità di creare un sistema speciale per l’organizzazione per essi; Fatta però eccezione per il personale navigante, dovendo esso osservare le leggi vigenti del Codice di marina mercantile; Deliberando che tutti i metallurgici restino o si inscrivano nelle rispettive Sezioni della Federazione metallurgica italiana delle città dove essi lavorano, stabilendo però rapporti di solidarietà con tutte le altre categorie di lavoratori nell’ambiente ove esplicano la loro azione quotidiana. Invitano perciò la Commissione esecutiva di questa Camera del Lavoro, perché, di comune accordo colla nostra Sezione e col Comitato regionale metallurgico, si stabilisca in proposito un metodo di propaganda allo scopo di sviluppare l’organizzazione metallurgica nel porto. Detto ordine del giorno è stato immediatamente inviato alla Commissione esecutiva della locale Camera del Lavoro, ma finora non abbiamo ancora definito detta vertenza. Quello che intanto a noi piace affermare è che le idee nostre sono in perfetta armonia con le deliberazioni del Congresso delle Camere del Lavoro tenuto a Reggio Emilia il 19-20 ottobre 1901, e cioè nella discussione dello Statuto federale delle Camere di Lavoro al comma b) dell’articolo 2 (aggiunta Quaglino): “Agevolare la costituzione delle Federazioni Nazionali adoprandosi in modo da convincere le Camere del Lavoro o per esse le singole Sezioni, di aderire alla Federazione dei propri mestieri”. Così pure nel n. 9 della “Cronaca del Lavoro” organo della Federazione nazionale delle Camere del Lavoro, appunto un articolo intitolato: Contro il frazionamento delle Federazioni di mestiere, finisce così: “A che spezzettare l’organizzazione di resistenza in mille minuscole e per nulla importanti Federazioni?”. E in ciò ci troviamo pure d’accordo col Comitato Centrale, il quale nel nostro organo federale del 1° luglio 1902, negli atti ufficiali di detto Comitato Centrale non ha preso in considerazione la richiesta della Sezione di Piombino tendente a costruire una Federazione fra i lattonieri. Noi siamo fermamente convinti, che se il Congresso approverà l’ordine delle nostre idee, la causa metallurgica italiana avrà fatto un gran passo per la soluzione delle su esposte, importanti questioni. E onde rimanga traccia di queste nostre idee, presentiamo all’approvazione dei congressisti il seguente ordine del giorno in relazione all’ordine del giorno Verzi testè votato dal Congresso: Il Congresso metallurgico italiano, tenuto in Milano nei giorni 17, 18 e 19 maggio 1903, sentita dai rappresentanti la Sezione di Genova la relazione in merito all’organizzazione di detta città. Fa voti affinchè le Camere del Lavoro d’Italia si occupino seriamente di fare aderire sia i gruppi che i singoli individui alle rispettive Federazioni di mestiere". Caviglia Benato Bulgarini

1904   Organizzazione

I dati statistici sui metallurgici organizzati sono molto incerti, anche perché solo una parte di essi era iscritta contemporaneamente alla Camera del Lavoro e alla Federazione metallurgica, mentre gli altri aderivano o all’una o all’altra organizzazione soltanto. Dal “Bollettino del Lavoro”, vol. 3° (1° sem. 1905) risulta che alla fine del 1904 erano iscritti al C.d.L. di Genova 450 operai metallurgici, 208 a quella di Sampierdarena, 340 a quella di Sestri

Ponente (pp. 8, 736). Gli iscritti alla Federazione metallurgica erano 100 a Bolzaneto, 50 a Busalla, 20 a Prà, 250 a Sampierdarena, 200 a Sestri Ponente. A Genova non v’era alcun iscritto. La lega di Voltri, che nel 1903 era stata una delle più forti con 550 aderenti, nel 1904 non figurava più nella statistica (pp. 87-88). In tutta Italia gli iscritti alla FIOM erano nel 1904 appena 13.313.

1905   IndustrializzazioneNel 1905 – sotto gli auspici della Terni, della Società Siderurgica di Savona (controllata dalla Terni e dai gruppi Odero e Raggio) e della Società Ligure Metallurgica (gruppo Raggio) – si era costituita a Genova la Società Ilva, allo scopo – scrisse l’Einaudi – di “tenere in famiglia le lucrose concessioni” e l’attività si era concentrata negli stabilimenti di Savona, Piombino e Bagnoli. Ma erano nate e si erano sviluppate anche altre imprese, cosicchè le società metallurgiche , che nel 1901 erano in Italia 18 con un capitale complessivo di 70,5 milioni di lire, nel 1907 salirono a 63 con 264,2 milioni e realizzavano elevati profitti. Sopravvenne però la crisi del 1907-1908, che ridusse o annullò gli utili e mise in serie difficoltà le aziende impegnate in lavori di ampliamento degli impianti. L’esame della situazione mise in evidenza la pericolosa e costosa partecipazione del capitale bancario alla formazione del capitale fisso dell’industria e i complessi rapporti costituiti dalle partecipazioni industriali. Era necessario pertanto una sistemazione del settore, che venne attuata nel 1911, con un accordo, a seguito del quale le maggiori aziende siderurgiche, pur conservando ciascuna la propria fisionomia giuridica ed economica, affidarono all’Ilva la gestione industriale dei loro stabilimenti, concentrarono la vendita dei loro prodotti in una società commerciale milanese, la Società Ferro e Acciaio, e ottennero dalle banche una moratoria collettiva. Entrarono allora nel Consorzio Ilva, insieme con altri, lo stabilimento di Bolzaneto della Società Ligure Metallurgica. Due anni dopo, nel 1913, la Società Ferro e Acciaio stipula un accordo con gli uffici di vendita tedesco, belga e francese allo scopo di stabilire i quantitativi massimi di importazione in Italia e di limitare i ribassi speciali di prezzo per l’Italia da parte dei tedeschi. Come si è già detto, allo scopo di fronteggiare le difficoltà che incontrava nel campo siderurgico e navale da parte del trust, l’Ansaldo si era alleata con Armstrong Whitworth e C. Ltd., proprietaria di stabilimenti di artiglieria a Pozzuoli, dando vita alla Società Ansaldo-Armstrong, alla quale aveva conferito lo stabilimento meccanico di Sampierdarena, il cantiere navale di Sestri Ponente, lo stabilimento ex-Delta, le fonderie, le acciaierie e l’officina elettrotecnica di Cornigliano, l’officina allestimento navi di Molo Giano e l’officina di riparazioni navali al Molo Vecchio, un complesso industriale con una capacità di impiego di 16 mila operai. Poiché, però, la società inglese, nonostante l’accordo intervenuto, continuava ad avere intese col siderurgico, l’Ansaldo, dopo aver trovato una nuova soluzione al suo problema, sciolse nel 1912 il legame con l’Amstrong riassumendo la precedente ragione sociale. Nel circondario di Genova, oltre le aziende che nel 1911 entrarono a far parte del consorzio Ilva, si annoveravano ancora nel settore metallurgico lo stabilimento dei fratelli Bruzzo a Bolzaneto, la Ferriera del Riccò a Pontedecimo, le Fonderie Liguri di Sampierdarena e le Ferriere di Voltri (già Tassara), che dopo il 1907, svilupparono la loro potenzialità, costruendo nuovi forni, impiantando nuove officine e allargando il pontile sul

mare per rendere più agevoli le operazioni di scarico. E’ anche da segnalare la trasformazione della vecchia ditta Morteo nella Società per la lavorazione dello zinco Fratelli Morteo (nella quale entrarono i Bombrini), con stabilimenti a Sestri, Borzoli e Multedo. Nell’industria meccanica, poi erano state realizzate due nuove iniziative: a Sestri Ponente, la società San Giorgio, che faceva capo ad Attilio Odero, aveva dato vita ad uno stabilimento per costruzioni meccaniche, elettromeccaniche e ferroviarie, dotato più tardi di una sezione ottica, che acquistò rinomanza per i suoi lavori di alta precisione; a Rivarolo, ad opera del gruppo Piaggio erano sorte le Officine elettromeccaniche. Ancora a Sestri Ponente una nuova impresa nacque nel 1913 nel campo delle costruzioni ferroviarie con le Officine Ferroviarie Liguri (Bagnara).

1905 Organizzazione

Il 25 marzo si svolge a Genova il 1° Congresso Ligure FIOM.

1906   Condizioni di lavoroAgli operai dello Stabilimento Meccanico Ansaldo di Sampierdarena si imponeva di lavorare fino a 14 ore al giorno e si minacciavano di licenziamento coloro che protestavano, ciò che provocò il seguente commento da parte del corrispondente sampiardarenese de Il Lavoro: O lavorare quattordici ore al giorno e logorare l’organismo nell’ergastolo industriale, rinunziare alle cure della famiglia e diventare macchine semoventi, e abbruttirsi poi alla domenica nelle orgie, sole apparenti consolatrici di una settimana di fatiche ininterrotte, o volersi mantenere, altrimenti, uomini e padri e cittadini e preparare così a breve scadenza la miseria e la fame alle proprie creature: ecco il crudele dilemma che la sapienza dei dirigenti lo Stabilimento G. Ansaldo pone dinanzi ai lavoratori che lor danno, ora, a milioni i guadagni. Essi devono volere, fortemente volere che la stolta ingiunzione delle quattordici ore, non solo non debba più mai essere imposta, ma nemmeno pensata; devono saper ripetere tutti, dieci, cento volte, l’esempio dato l’altra sera da un loro compagno, che seppe dignitosamente rispondere un bel no all’ultimo testardo e minaccioso comando del capo di fermarsi al lavoro dopo le 20 […] con tale energica resistenza gli operai dello Stabilimento Ansaldo contribuiranno efficacemente a tener lontana da Sampierdarena nostra la possibilità di una nuova crisi metallurgica, che ricacci la popolazione, a poca distanza da quella assai triste del 1903, in un nuovo periodo di inazione, di strazi, di miserie […] dare due ore di più tutti i giorni, oltre le dieci di lavoro già compiute, e lavorare tutte le domeniche per mesi e mesi, senza riposi, e subire punizioni quando, costrettivi talvolta, si prendono, è concessione già soverchia […].

1907  Organizzazione

A Bologna si svolge il 3° Congresso Nazionale FIOM. Nessun genovese viene eletto nel Comitato Esecutivo; Benato per la Liguria viene eletto nel Comitato Centrale. Il Congresso indicò quale sede centrale quella della FIOM Milano.

1910  Organizzazione

Il 4° Congresso Nazionale FIOM si svolge a Firenze il 13-14-15-16 novembre ed elegge Segretario Generale B. Buozzi.

1912 Organizzazione

Si svolge ad Alessandria l’8 dicembre il Congresso Straordinario.

1915  Organizzazione

Il 7 marzo si svolge il Congresso Regionale Ligure a Sampierdarena.

1916   IndustrializzazioneLo sviluppo industriale determinò un notevole incremento del numero dei lavoratori, come risultò dal censimento del 1911, che nel circondario di Genova accertò 85 mila operai delle industrie (contro i 30 mila circa del 1891), dei quali 30 mila delle industrie metallurgiche, meccaniche e navali (contro 10 mila del 1891). Anche il movimento commerciale del porto di Genova aumentò nello stesso periodo di tempo, la quantità delle merci sbarcate ed imbarcate essendo passata da 4.004.307 tonn. nel 1891 a 7.837.387 tonn. nel 1913. Nonostante i progressi fatti, l’economia genovese attraversava tra la fine del primo e l’inizio del secondo decennio del secolo una fase di depressione e l’apparato industriale appariva ancora assai debole. La crisi dell’industria metallurgica e le ristrutturazioni avvenute negli altri settori industriali ebbero l’effetto di peggiorare la condizione degli operai, che in genere dovettero subire un più intenso sfruttamento e vivere sotto la costante minaccia del licenziamento: una condizione, questa, che ovviamente si ripercosse sulla combattività operaia, diminuendo il numero delle agitazioni. L’entrata in guerra dell’Italia dette inizio ad una profonda trasformazione dell’economia ed in particolare della struttura industriale: le esigenze belliche dettero impulso ad un eccezionale sviluppo delle industrie metallurgiche, meccaniche e navali, ad una straordinaria e rischiosa dilatazione degli impianti, che non teneva conto dei problemi di riconversione e di ridimensionamento, né di quelli sociali che ineluttabilmente si sarebbero presentati nel dopo guerra. Di questo grande moto di espansione provocato dalla guerra, la società Gio. Ansaldo e C. fu nel Genovesato l’esempio più vistoso. L’Ansaldo nel corso di poco più di tre anni, fu la protagonista di un rapido processo di incremento e di concentrazione, che si attuò mediante l’apertura di nuovi stabilimenti, l’ampiamento ed il potenziamento di quelli già esistenti, l’assorbimento di altre imprese e la creazione di un sistema verticale che, partendo dal complesso minerario e dagli impianti idroelettrici della Val d’Aosta, si articolava nei diversi settori della metallurgia, della meccanica, dell’elettrotecnica, della fabbricazione degli esplosivi, della costruzione delle artiglierie, delle costruzioni navali ed aeronautiche ed era integrato da due compagnie di navigazione (Transatlantica Italiana e Società Nazionale di Navigazione) per il trasporto delle materie prime e dalla Banca Italiana di Sconto che da istituto finanziatore, quale era stato dapprima, divenne poi una semplice dipendenza bancaria del complesso industriale. Il capitale della Società, che era di 30 milioni nel 1914, passò a 45 milioni nel 1916, a 100 nel 1917, a 500 nel 1918.

Al fine del 1916 il complesso industriale comprendeva già ben 22 stabilimenti: 1 Stabilimento meccanico    Sampierdarena2 Stabilimento per la costruzione di locomotive    Sampierdarena3 Stabilimento per la costruzione di artiglieria                              Sampierdarena4 Stabilimento per munizioni da guerra Sampierdarena5 Stabilimento per motivi da aviazione Sampierdarena6 Cantieri Savoia

Cornigliano7   Officine costruzione motori a scoppio e a combustione  interna

Cornigliano8   Fonderie di acciaio

Cornigliano9   Acciaierie e fabbrica di corazze Cornigliano10 Stabilimento elettrotecnico Cornigliano11 Stabilimento metallurgico Delta

Cornigliano12 Fonderia di bronzo Cornigliano13 Stabilimento fabbricazione bossoli d’artiglieria

Cornigliano14 Fabbrica di tubi

Cornigliano15 Cantiere aeronautico

Borzoli16 Cantiere navale Sestri Ponente17 Proiettificio Sestri Ponente18 Fonderie di ghisa

Pegli19 Stabilimento per la lavorazione di materiali refrattari

Serravalle Scrivia20 Officine allestimento navi del molo Giano Genova21 Miniere di Cogne Val d’Aosta22 Stabilimento elettrosiderurgico, Alti Forni e Acciaierie

Val d’AostaNel 1917 si aggiunsero le seguenti unità:23 Nuovo stabilimento per la costruzione di artiglieria

Cornigliano24 Cantiere aeronautico n. 2 Bolzaneto25 Cantiere aeronautico n. 3 Torinoe nel 1918 queste altre:26  Stabilimento termo-chimico, tungsteno e molibdeno

Cornigliano27 Cantiere per navi in legno

Voltri28 Cantiere aeronautico n. 4 Torino29 Cantiere aeronautico n. 5 La Spezia30 Cave e fornaci calce cementi Lauriano

Anche l’Ilva ampliò notevolmente gli impianti che essa gestiva nel circondario di Genova, ossia quelli di Sestri Ponente, di proprietà della Società Ligure Metallurgica, e quelli di Bolzaneto, di proprietà della Società Ferriere Italiane. Lo stabilimento di Sestri realizzò notevoli innovazioni, tra

cui la sostituzione della forza a vapore con l’energia elettrica applicata prima ai macchinari dei servizi ausiliari e poi ai treni laminatoi, e arrivò a produrre fino a 47 mila tonnellate all’anno.

1916 Lotte – organizzazioneIl 7 maggio si svolge il Convegno Ligure FIOM. Il 6 gennaio uno sciopero parziale è attuato dai Cantieri Savoia di Cornigliano, non essendo stata concessa mezza giornata di riposo per la festività dell’Epifania: in seguito a ciò vengono deferiti alla giustizia militare per rifiuto di obbedienza quattro membri della commissione operaia che ha presentato la richiesta, mentre un operaio e nove ragazzi dai 14 ai 17 anni sono denunciati per ammutinamento; ad altri venti operai viene revocato l’esonero. Altre agitazioni con sospensioni parziali del lavoro si susseguono nello stesso mese alle Acciaierie e Ferriere Italiane di Bolzaneto, dove per far opera di pianificazione si recano i membri operai del CRMI Ancilotti e Benato, alle Ferriere di Voltri, allo Stabilimento meccanico Ansaldo di Sampierdarena, all’Officina allestimento navi del Molo Giano e al Cantiere Odero della Foce: nei due ultimi stabilimenti sono arrestati e denunciati alla magistratura militare rispettivamente quattro e diciassette operai, in prevalenza ragazzi. Conviene, qui rilevare che, evidentemente per diversità di orientamenti, i rapporti tra la Camera del Lavoro di Genova e la Federazione metallurgica non erano mai stati buoni e la seconda rimproverava alla prima di non essersi adoperata abbastanza per portare i lavoratori della categoria nella Federazione, ciò che la CdL negava. Proprio tra la fine di giugno e l’inizio di luglio, vi era stata una polemichetta al riguardo tra Bruno Buozzi e Ferdinando Barbieri, uno dei segretari della CdL, dopo il congresso nazionale dei metallurgici. Il problema di una migliore collaborazione fra le due organizzazioni venne trattato in una riunione tenutasi il 12 agosto presso la Camera del Lavoro di Genova, con la partecipazione dei consigli direttivi delle leghe metallurgiche del Genovesato aderenti alla stessa CdL, che erano le seguenti: a Genova, Federazione Ligure fornitori, Soc. M.S. e lega Archimede, Lega operai Officine elettriche genovesi, Compagnia elettricisti del porto, Lega aiutanti metallurgici di bordo, Cooperativa metallurgici del porto, Cooperativa fabbri-ferrai, Cooperativa ottonieri e affini, Cooperativa elettricisti; a Sampierdarena, Lega metallurgica; a Cornigliano, Cooperativa calderai in rame; a Voltri, Lega metallurgica, a Pontedecimo, Lega metallurgica. Delle citate organizzazioni soltanto quelle di Cornigliano, Voltri e Pontedecimo aderivano alla Federazione nazionale di categoria. La riunione – alla quale presenziò anche Buozzi, che parlò sul “coordinamento del movimento locale col movimento federale” – si concluse con l’impegno da parte dei convenuti di portare in seno alle rispettive assemblee la questione dell’adesione alla Federazione nazionale. (Il Lavoro, 14 agosto 1916).

1917   Lotte

Fu un anno di grandi e frequenti lotte: il 23-24-25 gennaio 1917 gli operai Allestimenti navi sospendono il lavoro , il 26 anche gli operai dell’Ansaldo scendono in sciopero, il 29 marzo scendono in sciopero i lavoratori del cantiere Odero di Sestri. Il 1° luglio scioperano i lavoratori del proiettificio

Ansaldo, lo stabilimento Fossati, le Officine ferroviarie liguri, si sciopera anche alla Fonderia Ansaldo di Pegli, alle Ferriere di Prà, nei giorni successivi lo sciopero si estende alla S. Giorgio, allo Stabilimento Koerting. Il 30 agosto ad eccezione delle maestranze di Genova aderenti alla Camera del Lavoro riformista, tutte le altre Sampierdarena, Rivarolo, Bolzaneto, Cornigliano, Prà, Voltri, Savona, Vado Ligure, si sono dichiarate solidali e pronte ad associarsi allo sciopero generale qualora fosse proclamato da quelle di Sestri Ponente. Il 17 ottobre le rappresentanze operaie degli stabilimenti metallurgiche di Sestri, Prà, Bolzaneto, Sampierdarena e Genova non ritengono opportuno lo sciopero. A Roma, intanto, il governo emana il decreto luogotenenziale che dichiara lo stato di guerra nella provincia di Genova (ossia, tutta la Liguria meno la provincia di Porto Maurizio). L’agitazione degli operai metallurgici liguri viene così stroncata.

 1918  Organizzazione

Nel Genovesato gli operai organizzati aderivano in parte alla Camera del Lavoro riformista di Genova, in parte a quella sindacalista di Sestri Ponente; un’altra parte non aderiva né all’una né all’altra e faceva capo alle organizzazioni di categoria di diversa ispirazione. La categoria di lavoratori più numerosa era quella dei metallurgici, che assommavano a 70 mila, in grandissima parte occupati negli stabilimenti della Società Ansaldo. Secondo un rapporto del prefetto di Genova al ministero dell’Interno, alla data del 1° novembre 1918, gli operai metallurgici organizzati erano oltre 24mila, così ripartiti: 9.650 (9.050 di Genova e 600 di Sampierdarena) erano iscritti alla Camera del Lavoro confederale del capoluogo, ma non alla FIOM, 250 a Cornigliano aderivano alla CdL di Genova e anche alla FIOM; 3.850 (2.650 di Voltri, 100 di Rivarolo, 300 di Bolzaneto e 800 di Pontedecimo) erano iscritti soltanto alla FIOM; 6.365 (5.965 di Sestri Ponente, 250 di Sampierdarena, 150 di Cornigliano) appartenevano al Sindacato metallurgico e alla CdL sindacalista di Sestri, 4000 di Sampierdarena e Cornigliano erano organizzati dall’Unione metallurgica aderente all’Unione italiana del Lavoro; 150 appartenevano ad un sindacato cattolico. Quanto ai 4.000 aderenti all’Unione metallurgica, nel giro di due mesi, essi passarono, salvo pochissimi, alla FIOM, in seguito a un intenso lavoro svolto da quest’ultima.

1919-20  Lotte – OrganizzazioneA Sestri Ponente in occasione di una agitazione dei lavoratori del Genovesato, si iniziò a sperimentare l’introduzione dei Consigli di Fabbrica, mentre a Genova e Sampierdarena i lavoratori restarono in attesa che la Camera del Lavoro genovese e la FIOM seguissero la consueta procedura burocratica. Così commentava Il Lavoro martedì 17 febbraio: Sostanzialmente la massa operaia sestrese ha seguito ogni linea di condotta ad essa indicata dai suoi dirigenti e cioè entrare nelle officine e nei cantieri, astenendosi però di lavorare se il personale dirigente persiste a rimanere in funzione; accingersi in caso contrario al lavoro, costituendo lì per lì il “Consiglio di fabbrica”, che assuma il comando tecnico e disciplinare dei vari reparti. In tal guisa si intenderebbe dire ai dirigenti: “se volete comandare, fateci rispettare; altrimenti non lavoriamo se non vi allontanate”.

Anche la mattina del 18, mercoledì, gli operai entrarono negli stabilimenti e, come scrisse il quotidiano riformista, ripresero tranquillamente e disciplinatamente il lavoro. Anche oggi come ieri gli operai si presentarono al lavoro nei diversi stabilimenti […] Gli operai, come ieri, penetrarono malgrado il presidio di sodati, negli opifici serrati e iniziarono il lavoro. Lavoravano così nell’ex-proiettificio Ansaldo, nell’ex-stabilimento Fossati e nella fonderia Ansaldo a Moltedo sotto la direzione e la sorveglianza dei loro Consigli di fabbrica. Il lavoro si svolgeva calmo, regolarmente. Nessun incidente era sorto, tanto che i comandanti della forza pubblica preposta a tutela degli stabilimenti avevano persino osservato che era perfettamente inutile la permanenza negli stabilimenti. Nell’ex-stabilimento Fossati, anzi, in direzione si trovava il direttore ing. Canepa, il quale sbrigava tranquillo il suo lavoro, senza molestia alcuna. Ma il principio della proprietà doveva essere salvo. E le autorità lo salvarono inviando vari commissari di polizia, con alcune centinaia di guardie regie, ad intimare agli operai lo sgombero delle officine. In tutti gli stabilimenti di Sestri, dopo la intimazione della polizia, gli operai uscirono senza che avvenissero incidenti. Invece alle fonderie Ansaldo di Moltedo, dove grida e fischi accolsero l’arrivo delle guardie regie, queste imbracciarono i moschetti e, senza intimazioni di sorta, spararono; gli operai risposero con una sassaiuola, al che le guardie ripresero il fuoco verso operai ed operaie ammassati nel cortile: parecchie donne svennero e quattro operai rimasero feriti.

1920  Assalto fascista alla Camera del Lavoro di Sestri.Si svolge a Genova dal 20 al 24 maggio il Convegno Nazionale della Fiom. Circa i Consigli di Fabbrica il convegno espresse l’opportunità che in futuro l’istituzione dei Commissari di reparto potesse servire ad evitare gli errori di “azioni locali avulse dall’azione e dal movimento generale della Federazione” attribuendo alla dirigenza la responsabilità dell’azione di classe dentro e fuori della fabbrica. Nettamente diversa rispetto alla concezione consiliare di Gramsci. Nel Genovesato proseguì l’occupazione delle fabbriche e la borghesia fu risoluta ad una lotta senza quartiere per schiacciare il movimento operaio. La reazione padronale favorì la nascita delle squadre fasciste che usarono violenza come ad esempio a Sestri, la sera del 4 luglio, verso le 22,45, squadre fasciste, dopo aver commesso atti di violenza contro operai isolati, mossero all’attacco della Camera del Lavoro, che da tempo era costantemente presidiata dai lavoratori. Quella sera vi si trovavano un centinaio di operai, sindacalisti, comunisti, anarchici, pronti alla difesa. Ebbe così inizio nella notte una battaglia, alla quale carabinieri e poliziotti, che avevano assistito senza intervenire all’avvicinarsi dei fascisti, presero parte a fianco di questi ultimi; più tardi sopraggiunsero da Genova rinforzi di guardie regie. Nel corso della battaglia furono sparati non meno di 2.500 colpi di moschetto e di rivoltella, furono lanciate numerose bombe a mano ed entrarono in azione tre autoblindate: nonostante questo spreco di munizioni, vi furono solo quattro feriti, tutti fascisti. Dopo aver resistito fino all’alba del giorno successivo i difensori, esaurita ogni possibilità di resistenza, riuscirono per la massima parte a lasciare l’edificio, sfuggendo

all’accerchiamento, e a mettersi in salvo: soltanto nove di essi furono arrestati quando gli assalitori occuparono lo stabile abbandonato. Tutto quanto si trovava alla Camera del Lavoro venne distrutto dai fascisti, che poi appiccarono il fuoco ai locali.

1925   Scioglimento delle Federazioni

Con lo sciopero del marzo del 1925 si concludeva l’attività organizzativa della FIOM. Di lì a poco il Patto di Palazzo Vidoni sancirà la fine del sindacalismo “giolittiano” e si apriva una lunga parentesi storica. Sia nel Convegno interregionale di Milano (15 febbraio 1925), dove lo scontro tra la tendenza comunista e quella riformista si faceva ancora più duro e dove le diverse ipotesi per il futuro non trovarono omogeneità organizzativa (i comunisti sono per i Comitati di agitazione quale primo passo per la clandestinità, i riformisti già intravedevano la prospettiva dello scioglimento), che nel successivo convegno delle Federazioni nazionali professionali e per industria del 20-21 agosto 1925, dove la segreteria della CGDL procedeva allo scioglimento di quasi tutte le federazioni – eccettuata la FIOM e poche altre – creando la Federazione mista, non si intravede più un terreno specifico per il movimento sindacale socialista. Le riunioni, i convegni locali prendono ormai le misure per il definitivo scioglimento; per i comunisti la supplenza del partito in campo sindacale e creazione, come già accennato, dei Comitati di agitazione di fabbrica che agiscono in situazione di clandestinità; per i socialisti riformisti e massimalisti, il partito non può offrire nemmeno la supplenza al sindacato e la crisi politica e sociale li costringerà sin d’ora all’esilio o alla vita privata.

1927 Riorganizzazione nella ClandestinitàNel luglio, a otto mesi dall’emanazione delle leggi speciali e del tribunale speciale, il movimento comunista ed i residui del movimento sindacale sono attivi all’Ansaldo, alle Acciaierie, all’Ansaldo Meccanico, alla S. Giorgio lo testimonia la diffusione di tre numeri di Battaglie Sindacali e di due numeri di Soccorso Rosso. Alla S. Giorgio viene diffuso un giornale interno dell’officina. Il processo di logoramento, la dispersione organizzativa, il disorientamento complessivo dei lavoratori erano in atto già da tempo, ed il deliberato del 4 gennaio con cui si dichiarava sciolta l’organizzazione sanciva solo un dato di fatto. A Genova occorreranno cinque mesi di lavoro clandestino per ritessere faticosamente i rapporti con un numero sufficientemente rappresentativo di

luoghi di lavoro, che giustificasse la ricostruzione della locale Camera del Lavoro. Ne dà notizia un rapporto della sezione organizzativa del partito, in data 1 agosto 1927, precisando che al convegno costitutivo avevano inviato i loro delegati i seguenti gruppi sindacali di fabbrica: Cantiere di Riva Trigoso, Stabilimenti Tessili di Lavagna, Ansaldo di Sampierdarena, Cornigliano e Sestri Ponente, Odero di Sestri Ponente, Fonderia Isola di Prà, Oleifici Nazionali di Rivarolo, Vagonificio di Fegino, S. Giorgio di Sestri Ponente, portuali di Genova e Sampierdarena. A testimoniare però quante illusioni stessero dietro il tentativo di creare un’organizzazione sindacale di massa in condizioni di clandestinità, sta il fatto che la rinascente Camera del lavoro subiva i colpi della repressione già all’atto della sua costituzione: all’appuntamento mancavano i rappresentanti di Genova città, poiché l’elemento che doveva accompagnarli al convegno era stato arrestato la sera precedente. Gli effetti pratici della scelta di dare vita alla CGIL clandestina, fermo restando il valore politico, il significato di sfida e di incoraggiamento a non abbandonare la lotta, si riducono all’opera di reclutamento, alla distribuzione delle tessere, alla riscossione delle quote di iscrizione – che tuttavia sono di poco superiori a quelle del partito e con esse in gran parte coincidono – oltre che alla diffusione dell’organo della Confederazione Battaglie Sindacali, stampato alla macchia. Il numero di settembre u.s. del libello comunista “Avanguardia”(anno 21° n. 7), stampato alla macchia, riportava in terza pagina una diffusa relazione sulla Conferenza giovanile d’officina tenutasi a Genova e precisamente (come oggi abbiamo accertato) nelle vicinanze di Rivarolo. La Questura, pur ritenendo in gran parte esagerate le forze comuniste in provincia, di cui è cenno nel citato libello, non dissimulò la gravità della cosa e decise di agire con la massima celerità e con la massima energia. I dati che suscitavano le preoccupazioni della questura si riferivano alla presenza alla riunione di cinquanta giovani operai “comunisti, senza partito, cattolici e anarchici”, delegati di ventisei stabilimenti di cui i più importanti erano: Società Anonima Ligure Lombarda, Raffinerie Zuccheri, Cantieri Savoia, Trafileria Delta, Cardoneria Nazionale, Stabilimento Meccanico Odero, Stabilimento Meccanico Ligure, Vittoria Ansaldo, Meccanica Ansaldo, Ferrovie di Voltri, Fonderie Osasta, Società Anonima Lavori del Porto; in totale gli operai rappresentati erano circa settemila.

1933  Industrializzazione - Nascita dell'IRI

Il 23 gennaio viene costituito l’I.R.I. – Istituto per la Ricostruzione Industriale e nel 1935 avviene la cessione dei reparti siderurgici dell’Ansaldo alla Società Italiana Acciaierie di Cornigliano (SIAC).

1936  Clandestinità

In un promemoria al capo della polizia, del 13 settembre 1936, in questore di Genova metteva in evidenza una situazione di fermento tra gli operai ponendola in relazione con gli avvenimenti internazionali (governo di Fronte popolare in Francia, situazione della Spagna) e sottolineando con particolare preoccupazione il fenomeno delle assemblee e degli “improvvisati oratori” che prendevano la parola per avanzare rivendicazioni con inconsueta vivacità. Anche se tale fenomeno veniva per il momento attribuito in

prevalenza alla eccessiva tolleranza del segretario dell’Unione sindacale dei lavoratori dell’industria, l’ingegner Massimino, convinto che fosse meglio dare libero sfogo alla manifestazione delle esigenze operaie per poterle meglio controllare. Ma il prolungarsi della situazione anche al di là dell’assunzione da parte di Massimino di una condotta più cauta, spinse le autorità di polizia ad intensificare la vigilanza e la repressione. All’inizio del 1937 una operazione in grande stile condusse all’arresto di molti protagonisti dell’attività cospirativa e del lavoro legale, tra cui spiccavano Luigi Grassi, responsabile del partito in Liguria, Raffaele Pieragostini, Giuseppe Lantero (che diverrà più tardi, nel dopoguerra, segretario provinciale della FIOM) allora fiduciario sindacale dello stabilimento Morteo.

1937  Industrializzazione

Il 2 luglio l’IRI costituisce la Società Finanziaria Siderurgica – Finsider – che viene in possesso dell’intero pacchetto azionario della SIAC, dell’Ilva Alti Forni e Acciaierie d’Italia, Società Terni e Dalmine.

1939 Industrializzazione

A Genova Cornigliano, ad iniziativa della SIAC viene avviata la costruzione di uno stabilimento con cielo altoforno-acciaieria Thomas per la produzione di semilavorati da laminare in stabilimenti del gruppo.

1943  Dalla clandestinità alla ricostruzione della CGIL - Patto di Roma

Nel giugno 1943 Giuseppe Di Vittorio in rappresentanza delle correnti comuniste, Achille Grandi democristiano, Emilio Canevari socialista sottoscrivono il patto di unità sindacale (Patto di Roma) per la costruzione di un sindacato unitario, la CGIL, articolato in Federazioni nazionali di categoria.

1945 24 aprile 1945

Insurrezione di Genova. I lavoratori difendono le fabbriche ed il Porto. Il Generale tedesco Meinhold firma la resa nelle mani dell’operaio Remo Scappini.

1946-50 Industrializzazione

Inizia l’opera di ricostruzione della siderurgia che porta il nome della Finsider “Oscar Sinigaglia”. Nel 1951 la SIAC affida la ricostruzione e l’ampliamento dello Stabilimento di Cornigliano.

  1945 27 aprile – organizzazione

Costituzione della nuova Camera del Lavoro con insediamento della commissione provvisoria di cui fa parte Giovanni Mariani, sindacalista, metallurgico. La Commissione invita i lavoratori all’adesione al sindacato, la risposta fu forte e alla fine del 1945 gli iscritti ai metalmeccanici erano 68.348 pari 55% dei tesserati dell’industria ed al 30% del totale.

1945 5 luglio – Lotte

Scioperano per primi gli operai dell’Ansaldo Meccanico e dell’Allestimento Navi poi l’agitazione si estende a tutte le fabbriche di Sampierdarena, Cornigliano, Rivarolo. Si giunge ad un accordo che stabilisce adeguamenti salariali per operai ed impiegati dell’industria metalmeccanica della provincia, in seguito estesi a tutte le categorie.

1946  OrganizzazioneDal 5 al 9 dicembre a Torino si svolge il 1° Congresso unitario della FIOM. Alla segreteria del congresso per la FIOM di Genova viene eletto Lantero. I lavoratori metallurgici erano 630.000. La mozione unitaria della delegazione di Genova viene presentata da Pizzorno. Intervengono il compagno Mariani di Sestri Ponente, il compagno Pastorino ed il compagno Scala. Il presidente annuncia l’intervento dell’On. Giuseppe Di Vittorio, segretario generale della CGIL. Il nuovo Comitato Centrale elegge a Segretario Generale l’on. Roveda. I due ordini del giorno presentati dalla delegazione di Genova: “La delegazione della provincia di Genova tiene a sottoporre al Congresso il problema delle condizioni igieniche delle attrezzature nelle fabbriche, officine e stabilimenti industriali. Da una inchiesta eseguita dal Comitato Direttivo della FIOM di Genova, è risultato che nella stragrande maggioranza delle aziende, queste attrezzature o mancano del tutto o non hanno i requisiti necessari a soddisfare le minime esigenze che si addicono ad uno stato civile e per conseguenza risultano dannose alla salute dei lavoratori. Su oltre 600 fabbriche tra grandi e piccole, solo una è risultata avere gli spogliatoi, le docce e l’infermeria allo stato igienico richiesto dalla legge. Tutte le altre o mancano totalmente di queste attrezzature, oppure erano

nello stato per cui se non si pone rimedio, possono portare grave nocumento alla salute dei lavoratori ed in special modo ai giovani. La delegazione genovese conscia dell’importanza che riveste questo problema che, restando insoluto, può portare al diffondersi di malattie contagiose quali la tubercolosi, invita il nuovo Comitato Centrale che verrà eletto dal Congresso ad interpretare un’energica azione affinchè in tutte le fabbriche ed officine d’Italia vengano installate in perfette condizioni igieniche infermerie, docce, spogliatoi e refettori, necessari alla tutela fisica dei lavoratori”. “Lavoratori metallurgici italiani, all’atto di iniziare i lavori del primo Congresso Nazionale unitario che si svolge in piena libertà per la riconquistata democrazia: mentre rilevano che questo è il risultato della lotta condotta con tenacia dai lavoratori metallurgici durante oltre 20 anni contro la tirannide fascista: prima che in secondo tempo, in alleanza con le forze dei grandi paesi democratici durante la guerra combattuta per l’affermazione della democrazia in tutto il mondo. Considerando che per il trionfo dei suddetti principi, milioni di lavoratori sono caduti nella cruenta lotta contro il fascismo in tutti i paesi; sentono il dovere di elevare in nome di questi caduti, la loro indignata protesta contro il regime fascista in Ispagna e contro quello monarchico e fascista in Grecia. Mentre inviano ai lavoratori di questi due paesi il loro saluto solidale e fraterno. Riaffermano la loro decisa volontà di sostenere con tutte le loro forze ed i mezzi a loro disposizione la lotta che essi conducono per la riconquista della libertà e l’indipendenza del loro Paese”.

1946  Settembre- Occupati

L’industria meccanica e metallurgica comprende 65.685 lavoratori suddivisi in 59.997 operai e 5.778 impiegati. Le aziende IRI-Ansaldo occupano 39.189 addetti, le siderurgiche SIAC 5611, Ilva 4.156. Tre sono le società private con più di mille dipendenti: Piaggio, Bruzzo (2.000 dipendenti), S. Giorgio (8.260 dipendenti ed il 5 ottobre passerà all’IRI).

1946/47 Consigli di Gestione e Commissioni Interne – Comitati di agitazioniIl sindacato e le commissioni interne spinte da nascenti Comitati di Agitazione (liberamente formatisi tra i lavoratori) impone a Pizzorno (segretario FIOM) di dichiarare che la situazione è molto grave e che occorre prendere una posizione netta. Le Commissioni interne danno le dimissioni perché non riescono a frenare gli operai. Gli operai non vogliono che gli industriali siano dei padroni, ma datori di lavoro. Inoltre Pizzorno denuncia il sabotaggio dell’incremento industriale e la minaccia che gli operai agiscano per conto proprio. Perciò chiede che si faccia una grande dimostrazione che dia la sensazione della forza dei lavoratori. Novellini (facente parte della Commissione interna dell’Ansaldo) afferma che le richieste presentate al prefetto non furono fatte a caso o per semplice capriccio, ma che pervennero da 30.000 operai e che le Commissioni interne altro non sono che l’espressione delle masse. Egli fa notare del resto, che il costo della vita sta troppo aumentando e che del resto detti aumenti erano venuti ancora prima del concesso adeguamento salariale. L’oratore fa quindi notare che gli operai sono disposti a fare dei sacrifici come viene loro richiesto ma desiderano essere equiparati ai lavoratori dell’Italia del Sud. Del

resto essi non rivendicano affatto delle sproporzionalità (sic) ma semplicemente i loro diritti.

1947-48 Si incrina l’unità

Nel febbraio si svolge il 1° Congresso della Camera del Lavoro: vengono designati gli organismi di fatto dai partiti (10 membri PCI, 6 PSI, 4 DC, 2 Comunisti Libertari, 1 PRI) aprendo lo scontro tra due mozioni su questioni quali: rapporto tra sindacato e la politica-diritto di sciopero – uffici di collegamento – serrate.

1948-49 Lotte – Scissione sindacaleIl 14 luglio 1948 viene ferito gravemente Palmiro Togliatti Segretario del PCI. A Genova la reazione dei lavoratori delle fabbriche è immediata (blocchi stradali, attacco alle autoblindo della polizia, alla questura e alla prefettura). La decisione di proseguire lo sciopero, presa a maggioranza della CGIL, diventa il pretesto per consumare la scissione sindacale. Intanto si stava consumando l’unità sindacale. La FIOM, al 2° congresso provinciale (luglio 1949, ad un anno dalla scissione poteva contare su 59.896 iscritti, contro i 65.704 pre divisione sindacale.

1949  2° Congresso Provinciale FIOM - I collettori

Il 16/17 luglio si tenne il Congresso Provinciale FIOM. La relazione fu tenuta da Giuseppe Lantero che tra i temi del congresso (Piano Marshall) denunciava la pressione operata da Confindustria per non trattenere i contributi sindacali . La FIOM supera la difficoltà con i “collettori”, che così Lantero li individuava: “difatti se il collettore avvicina gli organizzati ed è in grado di sentire il polso del loro attaccamento all’organizzazione, deve essere anche in grado di alimentare tale attaccamento, mediante una costante attività di divulgazione dell’opera quotidiana dell’organizzazione, mediante un costante lavoro di chiarificazione di ogni malinteso, di ogni incomprensione. Il collettore deve anche saper fare da portavoce dei desideri degli organizzati presso l’organizzazione".