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I componenti del nuovo Comitato tutti esperti di settore, si propon- gano di impostare in positivo un valido e più attuale progetto di cac- cia gestita. Tra gli obiettivi più immediati rientrano: I censimenti dei selvatici e predatori; i ripopola- menti mirati e i miglioramenti am- bientali. Con la nomina dei nuovi compo- nenti dell’Ambito Territoriale di Caccia RC1 diventa nuovamente operativo questo importante stru- mento di decentramento tecnico amministrativo attuato dall’ Ammi- nistrazione Provinciale di Reggio C. per la gestione della caccia e del ter- ritorio. Tra i designati figurano esponenti di provata esperienza nel settore di loro competenza. Come è noto fanno parte del Comitato di gestione i rap- presentati della Provincia, i caccia- tori, gli agricoltori, gli am-bientalisti ed i rappresentanti dell’ANCI. “Nella mia qualità di Presidente del nuovo Comitato intendo evidenziare comunque che la Provincia di Reg- gio vanta antiche radici nell’attività venatoria con una grossa presenza di cacciatori su tutto il territorio. L’ intendimento comunque del Comi- tato che ho l’onore di presiedere è quello di progettare una nuova pro- grammazione faunistica nell’ambito territoriale di caccia RC1.” Tra gli obbiettivi più importanti che si pone l’ATC-1 resta quello di uscire defi- nitivamente dalla provvisorietà delle immissioni di selvaggina che, a ragione, non possono che essere definite “pronta caccia” attuando esatte modalità di ripopolamento. Lo scopo quindi dell’ Comitato di gestione resta sempre quello di un maggiore coinvolgimento dell’asso- ciazionismo nell’ottica di una caccia più moderna e responsabile, non solo del mondo venatorio ma anche di quello ambientalista e agricolo. Per far ciò i cacciatori devono sentirsi custodi e responsabili della gestione faunistica di ogni singolo territorio. Fermo restando, che l’ob- biettivo condiviso da tutti i compo- nenti dell’organismo sarà quello della ricostruzione ambientale in grado di assicurare una presenza faunistica ottimale sul territorio. Ciò può avvenire a mio avviso soltanto tenendo conto del grado di vocazio- nalità e della capacità di carico del- l’Ambiente. Rientra quindi nei programmi del nuovo Comitato l’idea di prosegui- re con interventi mirati sui miglio- ramenti ambientali quali elementi utili per contribuire alla nascita di nuclei di popolazione stabili. Sui miglioramenti per tanto mi sento di impegnarmi unitamente a tutto il comitato a percorrere una strada ben precisa che possa dare vantaggi agli agricoltori ed ai cacciatori. Rientra tra l’altro nei programmi del nuovo Comitato l’intenzione di investire le risorse disponibili in una vasta campagna di miglioramenti tecnico-ambientalistici da effettuar- si attraverso un impegnativo accordo con gli agricoltori. Il futuro dell’atti- vità venatoria passa per tanto da una oculata programmazione fatta su base scientifica. Ed è questo che voglio sottoporre al nuovo Comita- to. Il progetto lepre, il progetto fagia- no i bandi per i miglioramenti ambientali dovranno proseguire il loro iter attraverso studi non solo cartografici ma soprattutto con rile- vamenti e verifiche effettuate “sul campo”. Restiamo quindi tutti im- pegnati seriamente ad individuare la strada che possa dare vantaggi ai cacciatori e agli agricoltori. L’im- presa agricola in queste occasioni non solo si qualifica e trae vantaggi ma contribuisce anche alla tutela dell’Ambiente. Bisogna per tanto dare corpo e concretezza a queste iniziative convinti come siamo che la modernizzazione della caccia passa anche attraverso il migliora- mento dei terreni preposti allo svi- luppo della selvaggina. Ambito Territoriale Caccia - RC 1 1 Rinnovati gli Organi di Gestione Le aspettative del mondo venatorio devono coesistere ed integrarsi con quello agricolo soprattutto per la gestione del territorio agro-silvo pastorale e aree protette comprese. Il geom. Domenico Iero è il nuovo Presidente. Fanno parte dell’esecutivo Antonino Lupini, Tino Caminiti, Francesco Spoleti e Siciliano Carmelo. AMBITO TERRITORIALE DI CACCIA – RC1 ATC INFORMA imp OTT 09 (6):ATC INFORMA imp OTT 09 31-10-2009 18:24 Pagina 1

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I componenti del nuovo Comitatotutti espertidi settore,si propon-ganodi impostare in positivo un

valido e più attuale progetto di cac-cia gestita. Tra gli obiettivi piùimmediati rientrano: I censimentidei selvatici e predatori; i ripopola-menti mirati e i miglioramenti am-bientali.Con la nominadei nuovi compo-

nenti dell’Ambito Territoriale diCaccia RC1 diventa nuovamenteoperativo questo importante stru-mento di decentramento tecnicoamministrativo attuato dall’ Ammi-nistrazioneProvincialedi ReggioC.perlagestionedellacacciaedel ter-ritorio.Tra i designatifiguranoesponenti

di provata esperienza nel settore diloro competenza.Comeènotofannopartedel Comitatodi gestionei rap-presentati della Provincia, i caccia-tori, gli agricoltori, gli am-bientalistied i rappresentanti dell’ANCI.“Nella mia qualitàdi Presidentedelnuovo Comitatointendoevidenziarecomunque chela Provincia di Reg-gio vanta antiche radici nell’attivitàvenatoria con unagrossapresenzadi cacciatori sututto il territorio. L’intendimento comunquedel Comi-tato che ho l’onore di presiedereèquello di progettareunanuova pro-grammazionefaunistica nell’ambitoterritoriale di cacciaRC1.” Tra gliobbiettivi più importanti chesi ponel’ ATC-1 resta quellodi usciredefi-nitivamentedallaprovvisorietàdelleimmissioni di selvaggina che, aragione, non possono che esseredefinite “pronta caccia” attuandoesatte modalità di ripopolamento.Lo scopo quindi dell’ Comitato digestione restasemprequello di unmaggiore coinvolgimento dell’asso-

ciazionismo nell’otticadi unacacciapiù moderna e responsabile, nonsolo del mondovenatorio ma anchedi quello ambientalista e agricolo.Per far ciò i cacciatori devono

sentirsi custodi e responsabili dellagestione faunistica di ogni singoloterritorio. Fermo restando,chel’ob-biettivo condivisoda tutti i compo-nenti dell’ organismo sarà quellodella ricostruzione ambientale ingrado di assicurare una presenzafaunisticaottimalesul territorio. Ciòpuòavvenire a mio avviso soltantotenendoconto del gradodi vocazio-nalità e della capacità di carico del-l’Ambiente.Rientra quindineiprogrammi del

nuovo Comitato l’i deadi prosegui-re con interventi mirati sui miglio-ramenti ambientali quali elementiutil i per contribuire alla nascita dinuclei di popolazione stabili. Suimiglioramenti per tanto mi sento diimpegnarmi unitamente a tutto ilcomitato a percorrere una stradabenprecisa chepossa dare vantaggiagli agricoltori ed ai cacciatori.Rientra tra l’altro neiprogrammi delnuovo Comitato l’ intenzione diinvestire le risorsedisponibili in una

vasta campagna di miglioramentitecnico-ambientalistici daeffettuar-si attraverso unimpegnativo accordocongli agricoltori. Il futurodell’atti-vità venatoriapassapertanto daunaoculata programmazione fatta subase scientifica. Ed è questo chevoglio sottoporre al nuovo Comita-to.Il progetto lepre,il progetto fagia-

no i bandi per i miglioramentiambientali dovranno proseguire illoro iter attraverso studi non solocartografici ma soprattutto con rile-vamenti e verifiche effettuate “sulcampo”. Restiamo quindi tutti im-pegnati seriamente adindividuarelastrada che possa dare vantaggi aicacciatori e agli agricoltori. L’i m-presa agricola in queste occasioninonsolo si qualif ica e traevantaggima contribuisce anche alla tuteladell’A mbiente. Bisogna per tantodare corpo e concretezzaa questeiniziative convinti come siamo chela modernizzazione della cacciapassa anche attraverso il migliora-mento dei terreni preposti allo svi-luppodella selvaggina.

Ambito Territoriale Caccia - RC 1 1

Rinnovati gli Organi di Gestione

Le aspettative del mondovenatorio devono coesistere ed integrarsi con quello agricolosoprattutto per la gestionedel territorio agro-silvopastoraleeareeprotette comprese.

Il geom. Domenico Iero è il nuovo Presidente. Fanno parte dell’esecutivoAntonino Lupini, Tino Caminiti, Francesco Spoleti e Siciliano Carmelo.

AMB ITO TE RRITO RIALE D I C AC C IA – RC 1

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1. Gestione faunistico-venatoriarealizzata prioritariamente e princi-palmente attraverso miglioramentiambientali, prevenzione dei danni allecolture con il diretto coinvolgimentodelle imprese agricole;

2. Individuazione e realizzazionedi zone di ripopolamento e catturaper soddisfare le necessità di ripopo-lamento per le specie di interessevenatorio finalizzato al raggiungi-mento della presenza di popolazioniottimali delle medesime specie selva-tiche;

3. Attivazione di un tavolo perma-nente con l’Ente Nazionale ParcoNazionale dell’Aspromonte al fine diottimizzare la gestione faunisticacomplessiva ed avviare sinergie eprogetti condivisi;

4. Coordinare, formare, valorizza-re e supportare le esperienze divolontariato per migliorare ed imple-mentare la partecipazione di agricol-tori , ambientalisti, cacciatori e citta-dini interessati alla gestione del patri-monio faunistico.

Linee di intervento prioritario- Consulenza tecnico scientifica alta-

mente qualificata con ampio curri-culum di esperienze di gestione cherisponda sulle scelte gestionali conrelativa formazione di una figuraprofessionale che in un paio d’annipossa svolgere la medesima fun-zione;

- Censimento e suddivisione dei cac-ciatori per categorie di interessevenatorio (piccola stanziale, ungu-lati e migratoria);

- Raccolta e valutazione di tutti gli

studi e le informazioni disponibilisulle specie di interesse venatoriopresenti stabilmente nell’ambitodella provincia di Reggio Calabria(INFS, MINISTERI, REGIONE, PRO-VINCIA, ENTE PARCO DELL’A-SPROMONTE)

- Lettura, informatizzazione ed elabo-razione dei dati di prelievo riportatisui tesserini venatori messi a dis-posizione dalla Provincia;

- Valutazione di tutti i dati biometricirelativi ai cinghiali abbattuti redattidalle censite squadre di cinghialai.

- Individuazione delle zone vocate alprelievo al cinghiale e coinvolgi-mento dei cacciatori nella gestionedelle aree oggetto di prelievo perprogetti obiettivo di miglioramentiambientali, prevenzione incendiecc.

- Completamento degli studi sullepresenze e potenzialità delle cate-gorie animali di maggiore interessefaunistico-venatorio (piccola stan-ziale, ungulati, migratoria) chiara-mente finalizzati a soddisfare le esi-genze di gestione, con particolareriguardo alle seguenti specie:

- Lepre, coturnice e fagiano;- Cinghiale e capriolo;- Beccaccia, quaglia, allodola, turdidi

e colombaccio;- Progetto di reintroduzione della

specie starna;- Ripristino degli habitat per tutte le

specie migratorie;- Completamento analisi e valutazio-

ne delle possibili tipologie dimiglioramenti ambientali in relazio-ne alle caratteristiche ecologichedel territorio e della specie animalidi interesse gestionale;

- Analisi e valutazione delle possibilitecniche di prevenzione del dannocausato dalla fauna alle coltureagricole;

- Analisi e valutazione delle possibilizone di ripopolamento e cattura perle specie stanziali comprese le areesottoposte a tutela che possanosvolgere la medesima funzione;

- Analisi e valutazione dei possibiliinterventi di ripristino delle zoneumide utili alla specie animali diinteresse venatorio e sociale;

- Valorizzare, formare e sostenereogni forma di partecipazione agliinterventi di gestione da parte delvolontariato (cacciatori, cinofili,guardie volontarie ed escursioni-sti).

- Attivazione di un tavolo permanen-te di lavoro con le istituzione inte-ressate alla gestione faunisticaricadenti sui territori interessati.

- Formalizzare un protocollo di inte-sa con l’Ente Provincia, organo dicontrollo degli ATC, relativo a tuttele attività gestionali;

- Istituzione di una Commisione divalutazione e studio dello statuto edel regolamento degli ATC alfine diproporre le giuste e necessarie pro-poste di modifica;

- Protocollo di intesa con le Associa-zioni venatorie relativo alla conces-sione delle guardie volontarie pertutti i servizi inerenti sui territori(censimenti, antibracconaggio,ripopolamenti, controllo selvagginaimmessa ecc.) sotto il controllo delComando della Polizia Provinciale.

IL PRESIDENTEDomenico Iero

Ambito Territoriale Caccia - RC 12Il documento programmatico, redatto e condiviso da tutte le componenti dell’ATC-RC1, mira asviluppare nel corso del quadriennnio tutte quelle azioni capaci di valorizzare quelle esperienzeche possano migliorare una più corretta e regolata gestione del territorio attraverso il coinvolgi-mento delle categorie interessate.

Programma di LavoroIn sintesi il comitato di gestione ATC-RC1 dovrà mirare alla realizzazione deiseguenti programmi condivisi da tutte le componenti che ne fanno parte:cacciatori, agricoltori, ambientalisti ed enti locali.

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Ambito Territoriale Caccia - RC 1 3

Indirizzi programmatici ATC RC1 2009/2012

Con la stesura di questo programma intendiamo partire proprio da quanto prevede laLegge Nazionale e quindi dai compiti e dalle competenze che vengono assegnati aiComitati di Gestione dalla Legge Regionale 9/96.

PPaarrtteennddoo ddaa qquueessttee ffoonnddaammeennttaallii lliinneeee gguuiiddaa ddeettttaattee ddaallllaa RReeggiioonnee ccii pprrooppoonniiaammoo ddii rraaccccoogglliieerreeiinn ttrree sseettttoorrii bbaassee llee pprrooppoossttee ddii aammmmiinniissttrraazziioonnee,, ggeessttiioonnee eedd iinntteerrvveennttoo cchhee ppooii,, nnaattuurraallmmeennttee,,aannddrraannnnoo iinntteeggrraattee ee ssvviilluuppppaattee nneell ccoorrssoo ddeell qquuaaddrriieennnniioo ccoonn llaa ffaattttiivvaa ccoollllaabboorraazziioonnee ttrraa iillCCoommiittaattoo ddii GGeessttiioonnee ee ll’’AAmmmmiinniissttrraazziioonnee PPrroovviinncciiaallee:: AA)) RRaappppoorrttii ccoonn ll’’uutteennzzaa eedd EEnnttii;; BB)) GGeessttiioo--nnee ddeellll’’aammbbiieennttee ee ddeell tteerrrriittoorriioo;; CC)) PPiiaanniiffiiccaazziioonnee ffaauunniissttiiccaa..

A. Rapporti con l’utenza e con gli EntiDesideriamo dare molto risalto alla comunicazione che, cre-

diamo, possa far superare molti malintesi ed incomprensioni epossa dare all’ATC una immagine positiva di contatto, collabo-razione e concertazione non solo con gli utenti, i cacciatoriiscritti ed ammessi all’ATC, ma soprattutto con le Associazioni,Enti e Comuni con i quali è indispensabile avere un rapporto edun dialogo corretto e leale, nell’esclusivo interesse della gestioneed amministrazione del territorio.

Pertanto desideriamo proporre, con l’aiuto della telematica edelle attrezzature informatiche a disposizione, l’implementazio-ne dei rapporti e delle comunicazioni, a partire dalle scadenzeamministrative di Legge del nostro settore, l’invio della doman-da di ammissione già precompilata ai cacciatori di fuori provin-cia, l’invio, in tempo utile, del bollettino di pagamento dellaquota di iscrizione per i cacciatori residenti nell'ambito territo-riale di caccia, le comunicazioni dei programmi dell’ATC inmateria di gestione faunistica ed ambientale del territorio da tra-smettere alle Associazioni e ai Sindaci dei Comuni interessatiterritorialmente, per far conoscere anche al di fuori del mondovenatorio le attività dell’ATC RC1.

Sempre con riferimento alla comunicazione proponiamo diincrementare le uscite del notiziario ATC INFORMA amplian-dolo ed inviandolo non solo agli iscritti dell’ATC ma a tutte leAssociazioni, Enti e Comuni interessati territorialmente.

Naturalmente per una informazione certa e capillare èopportuno utilizzare il servizio postale ma è altresì utile incre-mentare la comunicazione a mezzo del sito internet dell’ATC.

B. Gestione dell’Ambiente e del territorioL’ATC-RC1 si propone di impiegare molte energie e risorse

sul miglioramento degli habitat, verificando, con opportuni econtinui sopralluoghi e monitoraggi e con la collaborazione divalidi e preparati tecnici faunistici, i siti d'intervento, predispo-nendo ed attivando tutte le sinergie per operare con profitto nelripristino, ove possibile delle aree umide, dei fossi, incrementan-do colture a perdere per l’alimentazione della fauna stanzialee,soprattutto, per la piccola avifauna, di interesse venatorio enon, che sempre più diserta i nostri territori, senz’altro per l’an-damento climatico delle ultime stagioni, ma anche per mancan-za del nutrimento e dell’habitat necessari a trattenerli.

Dopo opportuni e validi censimenti desideriamo proporreun valido programma di controllo dei predatori e carnivori,soprattutto volpe, gazze e corvidi, con i mezzi e nei tempi previ-sti dalla Legge e indicati in dettaglio dall’INFSI per il controllodei predatori con i mezzi più opportuni al territorio interessatoall’intervento, partendo dagli abbattimenti, cattura con trappo-le, censimento e controllo dei nidi delle gazze e corvidi, ecc.

A nessuno sarà sfuggito che la piccola avifauna è quasi scom-parsa dal nostro territorio ed uno dei motivi principali, comechiarito anche dall’Istituto Nazionale della Fauna Selvatica, è lapredazione da parte delle gazze e dei corvidi in generale.

Le gazze predano sia l’avifauna minore d’interesse venatorioquali allodola, merlo, cesena, tordo, passero, peppola, ma hannocaratterizzato la quasi totale scomparsa dello scricciolo, del pen-dolino, usignolo, capinera, pettirosso, verzellino, cardellino, ver-done, fringuello, cuculo, cinciallegra.

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Ambito Territoriale Caccia - RC 14Discorso a parte va fatto per i predatori carnivori tra i quali

la volpe che, senza predatori naturali e un valido controllo daparte dell’uomo, è destinata a colonizzare tutto il territorio, dal-l’alta montagna alla periferia dei paesi e delle città.

C. Pianificazione faunisticaLa pianificazione faunistica è uno degli obiettivi della

Legge157/92 che, investendo tutto il territorio verde, inseguemete ambiziose, e il nuovo Comitato di Gestione deve fare suoquesto obiettivo partendo da principi semplici ma determinanti:– Evitare la casualità del prelievo venatorio;– Superare il concetto dell’ “usa e getta” in campo faunistico;– Ridistribuire i cacciatori dopo la ricognizione scientifica delle

risorse;– Programmare gli interventi per sfruttare in modo più razionale

la fauna selvatica.Ma, nella nostra opinione, l’obiettivo fallirebbe se a questo

sforzo pianificatorio e programmatorio non contribuisse diretta-mente il mondo agricolo.

Il suo coinvolgimento non è marginale; l’agricoltore è, infat-ti, l’operatore del territorio interessato, come e più di altri, aduna tutela intelligente dell’ambiente.

Da un lato le coltivazioni sono esposte agli effetti dannosi diuna linea di protezione ambientale a nostro parere troppo rigo-rosa che favorisce nelle aree protette la moltiplicazione dellafauna senza controllo; parimenti l’agricoltore subisce a volte idanni dall’esercizio venatorio sui suoi terreni.

A nostro parere bisogna tentare una conciliazione tra questedue posizioni, offrendo all’agricoltore una protezione sia daglianimali che dai cacciatori: le sue coltivazioni non debbono esse-re sacrificate alla fauna selvatica che si riproduce spontaneamen-te, né danneggiate dalla pratica venatoria senza risarcimento.

È quindi evidente che le associazioni agricole e quindi gliagricoltori debbono essere tra i nostri migliori alleati nel rag-giungimento degli obiettivi ed i cacciatori debbono meritarsicon i fatti la fiducia accordatagli dalla Legge.

Queste proposte saranno il punto di partenza sul quale svi-luppare un valido progetto di amministrazione dell’ATC RC1per il prossimo quadriennio.

Gestione faunistica del territorio dell’ATC RC1La moderna gestione faunistica, in conformità ai principi di

programmazione delle attività venatorie e di gestione delle tema-tiche ambientali, deve promuovere la ricerca avvalendosi dellacollaborazione della Provincia, delle Associazioni Agricole,Venatorie e Ambientaliste, nonché sostenendo la formazione delpersonale e l'acquisizione di nuove professionalità competenti inmateria di Ambiente, Agricoltura Foreste e Fauna.

È necessario promuovere corsi di formazione organizzati incollaborazione con la Provincia e le Associazioni Venatorie e pre-vedere la conoscenza delle risorse faunistiche e ambientali pre-senti sul territorio attraverso la realizzazione di programmi diattività e progetti specifici, a partire dall'organizzazione infor-matica dei dati e della cartografia.

Le principali attività sono:– La promozione della cultura ambientale/faunistica;– Il censimento delle popolazioni presenti, con particolare

riguardo per la fauna selvatica facente parte di alcuni ecosiste-mi di riconosciuto interesse per le specie soggette a gestione perscopi venatori;

– Il monitoraggio e controllo della fauna selvatica autoctona e alloc-tona avente rilevanza nei riguardi delle attività agricole e fore-stali nei casi in cui questa arrechi danni e rappresenti un poten-ziale pericolo per l'equilibrio di ecosistemi di elevato interesse;

– L' acquisizione delle conoscenze relative all'uso del suolo e delleprincipali attività agricole aventi influenza determinante neiconfronti della fauna selvatica e della conservazione della bio-diversità in zone finalizzate alla produzione e al ripopola-mento.Per gestire la fauna quindi dobbiamo porci degli obiettivi,

operando prima attraverso una attenta analisi della situazioneesistente, poi dei risultati raggiunti, valutando contestualmen-te i metodi operativi adottati al fine di migliorarli sempre dipiù.

La gestione faunistica è così un processo logico-temporalecon quattro fasi distinte ma interdipendenti:a) analisi storica ed attuale;b) individuazione degli obiettivi;c) applicazione delle operazioni gestionali;d) valutazione dei risultati.

Questo vale per tutta la fauna, cacciabile e non.Uno degli obiettivi principali e predominanti per l’ATC è la

conservazione e l’incremento di tutte le specie autoctone dimammiferi ed uccelli, stanziali e migratori, ovviamente in modocompatibile con il massimo rispetto possibile per le produzioniagricole.

Per le specie cacciabili, per le quali si parla di gestione fauni-stico venatoria, obiettivo secondario è quello di garantire un pre-lievo venatorio sostenibile ma sempre più soddisfacente e com-misurato alle popolazioni presenti.

Anche le specie non cacciabili e quelle particolarmente pro-tette necessitano però di attenzione e di gestione faunistica equesta può essere già intrapresa con l’ordinaria attivitàdell’A.T.C., ad esempio nei miglioramenti ambientali che river-sano anche su queste specie una grossa utilità.

Base essenziale per la conoscenza delle popolazioni selvatichesono i censimenti; per molte specie già da anni questi vengonoeffettuati nelle varie modalità previste anche con l’ausilio deicacciatori.

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È stato ampiamente notato che alcuni metodi sono da affi-nare e migliorare, così come le stime di consistenza e densità chene derivano. Questo sarà un punto fondamentale del nostroprogramma di gestione dell’ATC: miglioramento delle tecnichedi censimento e valutazione dei parametri di popolazione.

Per le specie cacciabili ad esempio, a completamento deicensimenti, sarà importantissimo iniziare seriamente a valutare icarnieri, sia in termini quantitativi sia qualitativi(sesso,classi dietà, periodo di abbattimento, biometria, ecc.). I dati sui carnie-ri sono infatti sia un utilissimo strumento di valutazione deirisultati di prelievo conseguiti,ma possono anche costituire unbuon indice di conoscenza di una popolazione.

È ovvio che per alcune specie il monitoraggio dei capiabbattuti dovrà essere esteso anche agli interventi di controllo,come ad esempio per lo Storno, le Gazze, i Corvidi, il Cin-ghiale o la Volpe.

È nostra intenzione proporre un serio programma di con-trollo dei predatori opportunisti, in particolare corvo, gazza evolpe, da attuarsi su tutto il territorio dell’ATC e nel corso ditutto l’anno, con i mezzi e metodi consentiti dalla Legge.

Naturalmente il programma, propedeutico alle future atti-vità di ripopolamento, deve essere preceduto da validi censi-menti, effettuati scientificamente sul territorio dell’ATC e che ciconsentiranno di avere un’idea chiara sulle attività da svolgere ei mezzi da impiegare.

Il passo successivo, quello che veramente darà completezzaad una moderna ed avanzata gestione faunistica, dovrà essere lacorrelazione dei dati faunistici (censimenti,carnieri,abbattimen-ti,ecc.)con le caratteristiche ambientali, per capire approfondita-mente dove e come intervenire con i miglioramenti ambientali.

Infine, riteniamo che l’unico futuro possibile per un’attivitàvenatoria sostenibile, corretta, programmata e socialmente“spendibile” è il passaggio, per tutte le specie oggetto di caccia,ai piani di prelievo commisurati alle popolazioni.

Per fare questo dovranno essere ideate forme di gestione piùaderenti alle necessità e soprattutto, per alcune specie, unità digestione commisurate alla biologia della specie, mantenendol’A.T.C. come unità di coordinamento gestionale e come centrodi attività amministrativa per le funzioni ad esso delegate.

Criteri per la fauna migratoriaGestire popolazioni di uccelli migratori è attualmente molto

più difficile rispetto alla fauna stanziale, poiché ogni specie ècomposta da diverse metapopolazioni che occupano areali dinidificazione, aree di svernamento, rotte migratrici diverse e condiverso comportamento migratorio (stanziali o erratiche, migra-trici parziali, migratrici totali; etc.).

Per molte specie sono scarse o nulle le conoscenze e gli studiscientifici sulla biologia, lo status, le popolazioni, in molti casi èassai difficile censire o conteggiare i selvatici, sia per le loro carat-teristiche comportamentali sia per i periodi di tempo limitatidurante i quali sono contattabili, inoltre sono assai scarse le infor-mazioni sul prelievo venatorio e sul disturbo da esso causato.

In questo quadro poco esaltante è però doveroso sottolinea-re alcuni aspetti positivi che possono aiutare i nostri progetti digestione:– spesso anche pochi dati, raccolti con poco sforzo, risultanoestremamente significativi;

– in molti casi alcuni dati campione sono estremamente rap-presentativi di fenomeni più ampi;

– il coinvolgimento dei cacciatori specialisti è una preziosafonte di informazioni capillarmente diffusa sul territorio;

– azioni di monitoraggio (radiotracking, termocamera, inanel-lamento,etc.) consentono di approfondire le tematiche dimaggior interesse gestionale.Nella gestione dell’avifauna migratrice il maggior numero di

informazioni raccolte consente un miglior approccio alla specieinteressata.

Sulla base dei dati che verranno acquisiti sarà poi possibilepassare alla gestione vera e propria che si baserà sui seguentiaspetti: – identificazione delle zone di nidificazione, sosta e sverna-mento con valutazione delle preferenze ambientali;

– azioni di miglioramento per le varie tipologie ambientali esecondo le presenze specifiche;

– misure di gestione dell’attività venatoria a fini conservativi,con differenziazione secondo le tipologie di caccia e le moda-lità di prelievo.Pertanto proponiamo di riprendere i programmi di miglio-

ramento dell’habitat su tutto il territorio dell’ATC e non solonelle aree chiuse alla caccia.

L’obiettivo è quello di coinvolgere gli agricoltori della pro-vincia con programmi tesi a preservare la fauna stanziale(tuteladei nidi, barre di sfalci) ma anche mirati ad attirare e possibil-mente trattenere la selvaggina migratoria con programmi disemine a perdere, raccolto parziale.

Inoltre per quanto concerne il ripristino ambientale si pro-pone di individuare eventuali fonti, sorgenti rurali, aree umide,dove attuare programmi tesi al ripristino delle aree con l’obietti-vo primario di renderle fruibili per la fauna selvatica, ma senzatrascurare il possibile utilizzo da parte della popolazione per unasempre maggiore integrazione del cacciatore nel tessuto sociale.

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I l rinnovato impegno che mivede protagonista nel governodel territorio, quale rappre-

sentante del settore agricolo e com-ponente del Comitato di Gestionedell’Ambito Territoriale di Cacciadel versante tirreno reggino (ATC-RC1), mi carica di una più intensaresponsabilità non solo nei confron-ti delle imprese agricole, di cui sonoespressione, ma anche verso le altricomponenti sociali ed economicheche compongono l’importante orga-nismo, quali il mondo dell’ambientee quello venatorio.È evidente il ruolo che il legisla-

tore ha voluto assegnare alla compo-nente agricola nella delicata fasedella programmazione e gestionedel territorio, che trova la sua massi-ma espressione nel mettere assiemedifferenti esigenze economiche esociali, nel rispetto della conserva-zione del patrimonio faunistico edambientale, del ruolo dell’agricoltu-ra e di una attività venatoria vera-mente sostenibile.Come è stato illustrato nel tavolo

di lavoro permanente costituito alivello nazionale tra le associazioniambientaliste, le associazioni vena-torie e le Organizzazioni Professio-nali Agricole, per chiedere la so-spensione dell’iter parlamentare deidisegni e dei progetti di legge dimodifica della legge 157/92 “Nor-me per la protezione della fauna sel-vatica omeoterma e per il prelievovenatorio” , vi è la necessità di rilan-ciare e favorire il confronto ed il dia-logo tra le sensibilit à dei diversiattori sociali (agricoltori, ambienta-listi, cacciatori), avendo sempre ariferimento gli interessi collettiviorientati alla conservazione dell’am-biente e della fauna, alla valorizza-zione del delicato sistema rurale, apartire dal lavoro svolto dalle impre-

se agricole, orientato verso produ-zioni di qualità ed esaltando il ruolomultifunzionale che esse svolgononella gestione e manutenzione delterritorio.Ruolo ben delineato dal Decreto

Legislativo del 18 maggio 2001 n.228 “ Orientamento e modernizzazio-ne del settore agricolo, a norma del-l’articolo 7 della legge n. 57/2001”.È proprio sul ruolo multifunzio-

nale che l’ impresa agricola svolgeper la tutela e lo sviluppo del territo-rio ritengo di dovere porre la massi-ma attenzione nel riprendere il lavo-ro che il precedente Comitato diGestione ha svolto, pur nelle diffi -coltà dovute nel mettere assiemesensibilità diverse e nel governare irapporti con gli enti pubblici, qualiRegione e Provincia.Partendo proprio dall’esperienza

passata, appare di fondamentaleimportanza un più stretto raccordocon l’Amministrazione Provincialee con l’Ente Regione al fine di rea-lizzare l’ applicazione rigorosa diquanto previsto dalla legislazionevigente in materia di caccia e salva-guardia dell’ ambiente.

Come rappresentante di Confa-gricoltura sono convinto che i cac-ciatori, quelli veri, rappresentino unimportante e fondamentale presidiosul territorio al quale sarebbe stupi-do rinunciare, come sarebbe sciocconon tenere conto del ruolo e dellavoro delle associazioni ambienta-liste.Appare evidente che tutti i prota-

gonisti che operano sul territorio, inparticolare noi agricoltori, voglionoil bene dell’ ambiente, e questosignif ica che ogni componente,rispettando l’ altra, dovrà impegnarsia lavorare per il bene collettivo met-tendo a disposizione le proprie com-petenze ed il patrimonio di esperien-za acquisito per raggiungere unrisultato condiviso e che abbia qualeobiettivo ultimo, non certo la supe-riorità assoluta di una delle parti incausa, ma il bene dell’ambiente nelsuo complesso e di conseguenzadella comunità.L’attività venatoria rappresenta

sicuramente un ottimo volano di svi-luppo, principalmente per le areemarginali della nostra provincia, epuò divenire, se correttamente gesti-ta, una ulteriore prospettiva econo-mica per accrescere la multifunzio-nalità dell’ azienda agricola, in parti-colare per quanto concerne le azien-de faunistiche venatorie ed agro-turistico venatorie.Il lavoro che attende il nuovo

Comitato di Gestione è tanto edimpegnativo, ma sono pienamenteconvinto che la passione, la profes-sionalità e la volontà che anima tuttii componenti dell’organismo saran-no alla base per l’avvio di un pro-cesso virtuoso finalizzato ad unacorretta e proficua programmazionee gestione del territorio rurale.

Il Vice PresidenteAntonino Lupini

Ambito Territoriale Caccia - RC 16Partendo dalle esperienze passate appare molto utile e importante mettere assiemesensibil ità diverse al fine di un migliore raccordo con gli Enti pubblici interessatinonchè di un più incisivo impegno verso la tutela e la salvaguardia del territorio edelle specie protette.

Per una gestione condivisa

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Ambito Territoriale Caccia - RC 1 7

Ruolo e funzione dell’ATC-RC1

Dopo l’esperienza consolidata degli anni precedenti, ora si può procedere ad una pro-grammazione più responsabile ed oculata soprattutto in materia di ripopolamenti. Irecinti di preambientamento, per lepri, quelli naturali per starne e fagiani sono l’obbiet-tivo che il nuovo Comitato intende perseguire.

NNella mia qualità di segretarioauguro al presidente e a tuttoil comitato di gestione un

sereno e proficuo lavoro.Un pensiero e un ringraziamento va

a tutti i componenti del vecchio comi-tato di gestione, per tutto quello chesono riusciti a fare tra mille ostacoli.

In fondo cosa si chiede a un ATC,si chiede una programmazione seria eoculata della caccia è di spendere benequei soldi che sono il frutto e il sudo-re di tutti i cacciatori Calabresi e Reg-gini in particolare.

Passi avanti ne abbiamo fatto, l’e-sperienza dei ripopolamenti è stataquella che in fondo ci ha fatto capireche per certi tipi di animali non è suf-ficiente visitare un allevamento ecomprare lepri fagiani o coturnici,liberarli su libero terreno sperando inun miracolo che il più delle volte nonavviene.

Ormai credo è consolidato il fattoche i ripopolamenti sono il frutto diun lavoro paziente, di osservazione edi un rapporto di fiducia e collabora-zione tra allevatori e ATC, non facomodo a nessuno dei due soggettiche un ripopolamento vada maleanche perche uno ci perde i soldi el’altro la faccia, d’altra parte è facile e

sciocco scaricare la colpa dei falli-menti sempre su altri senza andare acapire dove e come si può migliorare.

Per nostra fortuna credo che la viaadesso sia meno complicata di primavista l’esperienza ormai consolidata,quando abbiamo fatto un oculatoripopolamento di lepri, magari miglio-rando e ampliando i recinti di ambien-tamento già esistenti, quando abbia-mo consolidato i rapporti con chi giàpossiede recinti naturali per fagiani ostarne, o abbiamo convinto qualcunoa costruirli in luoghi idonei, quandoabbiamo rinsanguato quelle comunitàdi cinghiali esistenti e abbiamo datoascolto ai saggi consigli che gli amicicacciatori ci danno, credo proprio cheabbiamo fatto non dico il nostro dove-re ma siamo a un buon punto.

Di certo l’esperienza dei recinti dipreambientamento è stata, secondomolti cacciatori, molto positiva.

Dobbiamo migliorare e ampliarecertamente, ma indietro non si puòtornare, pensare di comprare lepriadulte e metterle su terreno libero ètornare a un passato che non credo hacontentato nessuno, ricordate i sacchipieni di lepri fatte trovare davanti alla

sede dell’ATC. Le voliere a cielo aperto per i fagia-

ni sono la nuova via che dobbiamo spe-rimentare e con perseveranza adottare,certo in prima avremo difficoltà, masono convinto che col tempo e con l’e-sperienza anche questo sistema darà isuoi frutti positivi, e poi non ci scor-diamo che l’art. 46 della legge Regio-nale 17 maggio 1996 è stato modifica-to con la Finanziaria dello scorso annoe ci impone di comprare in prevalenzaselvaggina Regionale e Italiana.

Se pensiamo ancora di trovare ani-mali allo stato naturale o se qualcunoha ancora quel falso sogno giovaniledelle valchirie che scendono dal nord èbene che se lo scordi, ormai siamo cre-sciuti, le cose le dobbiamo costruire.

Torniamo ai vecchi detti dei nostriavi, donne e buoi dai paesi tuoi, certonon avranno gli occhi azzurri e i capel-li biondi ma almeno sapremmo comegestirle e come migliorarle, di certonon ci lasceranno gli occhi pieni (almomento della liberazione) e le manivuote (a settembre quando si riapre lacaccia).

Il SegretarioFFrraanncceessccoo SSppoolleettii

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Ambito Territoriale Caccia - RC 18

Caccia e questione morale

L 'appuntamento era statofissato ormai da giorni,suono al campanello della

sua casa e viene a ricevermi sullaporta con il suo proverbiale sorri-so sulle labbra, i modi come sem-pre sono gentili e cortesi.La serata è mite, per cui accet-

to volentieri la sua proposta disederci in giardino per fare lanostra chiacchierata, ad osservar-ci, accucciato ai piedi del tavolo ilsuo simpatico cane da caccia bian-co/arancio Fulmine, a naso do-vrebbe essere un incrocio tra unbreton ed un setter inglese. Al lora parliamo di caccia?Naturalmente, siamo qui per que-

sto...Prima vorrei conoscere il suo

pensiero sulla questione morale ingenere.Guardi di questione morale se ne

parla ormai da almeno dieci anni,ma non mi pare che qualcosa siacambiato nel nostro paese, anzi direiche le cose sono peggiorate. Vede, laquestione morale è come un filorosso che attraversa trasversalmentetutti i settori della vita pubblica,dalla politica alla gestione dellapubblica amministrazione, dal lavo-ro alla cultura, dalla scienza all'am-biente, e potrei continuare.......E con l' ambiente come siamo

messi?Male, molto male. A parte le

emergenze globali tipo effetto serra,buco dell'ozono, piogge acide, defo-restazioni selvagge, mi preme sotto-lineare l'emergenza ambientaleriguardo le navi piene di bidoniradioattivi affondate in Calabria. Semalauguratamente sarà accertata lafondatezza delle rilevazioni fatte daun pentito, il disastro ambientale èdi considerevole proporzione, nonpuò essere e non deve essere consi-derato un comune fatto delinquen-ziale, ma bensì un crimine control'umanità. Come si fa ha non capire

che l'uomo uccide se stesso nelmomento in cui uccide la natura. Esiste una questione morale

nella caccia?Assolutamente si, il discorso è

molto ampio e non si può liquidarein due battute, ma anche la caccia ei cacciatori non nè sono immuni.Proviamo a dire qualcosa...D'istinto mi viene da pensare a

chi ancora oggi spara alle specieparticolarmente protette, pochi brac-conieri che sporcano l'immaginedella nobile arte della caccia e deiveri cacciatori, che preciso, e lo scri-va, sono la stragrande maggioranza.È sotto gli occhi di tutti il tam tam

mediatico che si scatena contro ilmondo venatorio ogni volta succe-dono episodi del genere, il dannod'immagine è elevato, ed aggiungo

non è risarcito, tutta la parte sana delmondo venatorio viene ingiusta-mente criminalizzata per qualcunoche ritiene normale abbattere falchi,trampolieri, etc., un deplorevole tiroal bersaglio, mi dice che c'entra lacaccia con tutto ciò?Praticare la caccia è tutta un'altra

storia, sull'attivi tà venatoria portoancora con me gli insegnamentiavuti da mio padre.Ma ci sono anche i controlli?No, solo i controlli non bastano,

il problema è culturale, in quest'am-bito si deve fare ancora molta strada,e tutte le componenti devono fare lapropria parte, dagli Enti alle asso-ciazioni venatorie, dalle associazio-ni di agricoltori ai Comitati diGestione degli ATC.Lei che propone?

INTERVISTA CON GIORGIO PANUCCIO

di A L B E R T O C A L A B R Ò

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Ambito Territoriale Caccia - RC 1 9Una proposta che prossimamente

porterò presso il Comitato ATCRC1, e che mi auguro se accoltafavorevolmente possa diffondersianche presso gli altri ATC, saràquella che in flagranza di reato perl'abbattimento di specie particolar-mente protette, il comitato di gestio-ne territorialmente competente sicostituisca parte civile nel procedi-mento, è venuto il momento di pren-dere decisioni drastiche per contra-stare questo fenomeno.Molto drastiche mi pare...Guardi una decisione del genere

va a favore di tutta la parte sana delmondo dei cacciatori, che, e mi ripe-to, sono la stragrande maggioranzae sono le vere vittime di questi gestiinconsulti. Se affrontiamo un temacome la questione morale, non pos-siamo girarci dall'altra parte comese questo fenomeno per quanto limi-tato non esistesse. E di caccia sostenibile cosa mi

dice?Di questo termine si abusa spesso

sui giornali specializzati e nei con-vegni, ma in realtà spesso mi chiedoquanto sia comprensibile questadefinizione e cosa stiamo facendo

per avere appunto come dice Leiuna caccia sostenibile. In sintesi lacaccia sostenibile dovrebbe soddi-sfare i bisogni del presente senzacompromettere la capacità allegenerazioni future di cacciatori disoddisfare le proprie. Siamo propriocerti che si stia procedendo per lastrada giusta? Siamo certi che stia-mo lasciando ai nostri figli ciò chehanno lasciato a noi i nostri padri?Io penso proprio di no.

Certo il quadro è desolante...Se non modifichiamo il nostro

modo di pensare, che tutto ci è con-cesso e che in natura tutto è preleva-bile, allora l'attivi tà venatoria èdestinata a morire, ma la beffa saràche non muore perchè altri lo hannodeciso, ma purtroppo perchè noi coni nostri scriteriati comportamenti lastiamo conducendo alla morte.L'ap pello che lei lancia, in

fondo, è vero.Più che un appello il mio è un

grido di dolore, questa è un'attivi tàche svolta con passione ed in osse-quio alle leggi è appagante, lo vedonegli occhi di mio figlio ventenneche da pochi anni ha acquisito lalicenza di caccia, quanta passione,amore e trasporto ci mette in que-st'attività indipendentemente dalcarniere finale.Domani andrà a caccia?Penso di no, ma starò ugualmen-

te in contatto con la natura facendo-mi una salutare passeggiata neiboschi alla ricerca di funghi, diconoche questa sarà una buona annata,speriamo bene.Superf luo dirvi che Fulmine ai

piedi del tavolo non l'ha presa bene.

Nuovo ATC-RC1: un commento di Mimmo Aloi

Dopo una lunga PROROGATIO, final-mente, l’Ambito Territoriale di CacciaATC RC1 è decollato.

Il 25 settembre, dopo la ratifica del-l’Ente Provincia, i componenti designatihanno eletto per la durata della secondalegislatura il Presidente Domenico Ieroin rappresentanza delle associazionivenatorie che sarà affiancato, per ilquadriennio, dai Vice Presidenti Antoni-no Lupini della Confagricoltura e da For-tunato Caminiti dell’ANCI mentre, perl’Arcicaccia è stato eletto FrancescoSpoleti a Segretario.

È auspicabile, sull’esperienza passa-ta, che la nuova ATC RC1 (metropolita-na) inizi un assetto più efficiente allaconduzione del più grande ambito dellaCalabria; con la consapevolezza di unrinnovato impegno delle componentiagricole, ambientali e venatorie che cer-

tamente saranno di efficace rappresen-tanza.

L’Unione Nazionale Enalcaccia, con-sapevole del ruolo che ricopre, s’impe-gna a svolgere nel Comitato di Gestionela propria azione propositiva e di stimo-

lo, mentre invita il popolo di cacciatoriunitamente agli ambientalisti ed agri-coltori reciproca collaborazione, finaliz-zata ad una corretta crescita sul territo-rio.

È auspicabile, inoltre, un rapportocontinuo con l’Amministrazione Provin-ciale, soprattutto per definire il ruolodell’ATC in forza al nuovo Piano Fauni-stico Provinciale – certamente varatocon notevole impegno – che dovrà sta-bilire se l’ATC rientra giuridicamente nelruolo pubblico o privato ma, certamente,senza sudditanza alcuna e nello spiritodi reciproca collaborazione.

Al popolo dei cacciatori, degliambientalisti, degli agricoltori e dei rap-presentanti dei comuni, uniti per miglio-rare la crescita della società, un cordia-le “IN BOCCA AL LUPO”.

Domenico Aloi

Il dirigente dell’ENAL Caccia pone il problema degli ATC se gli stessi rien-trano in un ruolo pubblico o privatistico.

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I colori d’autunno non sono piùquelli di una volta. Colpa delcaldo più intenso e prolungato.

Lo si vede soprattutto nelle pianureitaliane e sugli alberi d’alto fustocome per esempio il leccio, la quer-cia, il faggio,il tiglio ecc. In monta-gna comunque le piante sono abitua-te a enormi sbalzi temperatura e icolori delle foglie si stanno adeguan-do. Il cambio di pigmentazione dellefoglie è causato normalmente dall’ al-ternarsi di una notte fredda e di ungiorno caldo.Questo improvviso choc termico

da il via alla fase autunnale di cadutadelle foglie. Ora però negli ultimianni, proprio a causa del grandecaldo, tale sbalzo di temperatura nonsi è verificato con la conseguenza chel’ autunno viene rinviato e l’effettocolore vanificato. In Canada, il rossodelle foglie dell’acero, questo alberocome è noto è disegnato anche nellabandiera nazionale, è diventato piùsfumato, e meno vivo, quasi fossemalato. Le prime ricerche evidenzia-no che la colpa è della temperaturasempre più alta che fiacca la pianta emodifica quei pigmenti che nessunaTV riuscirà ad imitare. Si è altresìaccertato che le foglie poco dopoaver preso il colore cadano subitodall ’albero.Non è tutto: il caldo sempre più

intenso non fa che prolungare l’esta-te, con il risultato che spesso le fogliecadono in questa stagione. Non è rarovedere alberi spoglie anche in agosto.Se così stanno le cose, si rischia dalpunto di vista meteorologico, di per-dere la stagione autunnale , di passa-re dall’ estate all’inverno senza solu-zioni di continuità. Molti studiosi ed esperti si stanno

interrogando su come affrontare il pro-blema. Bisogna dicono capire perchè icolori dei boschi oggi siano menovivi. Il bosco è un organismo vivo ecerca comunque di adeguarsi al climae solo studiando questi fenomeni sipossano capire i mutamenti in atto.Questi cambiamenti provocano

anche piccoli drammi: Le cincialle-gre continuano a depositare le uovanella prima settimana di aprile, per-chè i loro piccoli possano trovaretanti bruchi: ma quando i piccoli cer-cano cibo i bruchi sono già scompar-si. Biologi e botanici hanno scopertoche le piante producono pollini inanticipo rispetto al passato, e allorachi soffre di allergie deve mettersi inallarme anche in mesi nei quali primapoteva respirare.La preoccupazione maggiore co-

munque degli esperti studiosi delclima è questo termometro che con-tinua a salire. La natura se n’è accor-ta e reagisce. Gli uomini ancora no.

Ambito Territoriale Caccia - RC 110

Spariscono i colori d’AutunnoLe foglie ci raccontano come il clima sta cambiando.Le ricerche confermano: il cambiamento climaticomodifi ca i pigmenti.

I selvatici chevengono dal freddo

Beccacce e tordi due selvatici cheamano il freddo, ma per la loro sostaautunnale preferiscono maggiormentele vaste aree di folte boscaglie formateda alberi di querce faggi e conifere nondisdegnando i castagneti e gli spineti cheal sud sono abbondanti.

Le regioni del sud costituiscono unadirettrice certa attraverso il bacino delmediterraneo irradiandosi principalmen-te nel Gargano, in Calabria ed in Basilica-ta. Si spostano in modesti quantitativinelle zone libere dalla neve e scelgono aloro dimora soprattutto i corsi dei fiumi.La caccia alla beccaccia nelle altre regio-ni meridionali è esercitata dalla grandemaggioranza dei cacciatori residenti e daquelli delle regioni limitrofe che inizianola ricerca già nella seconda decade diOttobre. Si tratta come è noto di ungenere di caccia di tipo vagante e di soli-to si utilizzano uno o più cani da fermadressati dotati da ferma solida e di con-senso. È importante l’affiatamento tra icacciatori soprattutto con i cani.

Come dicevamo la caccia alla beccac-cia nel sud è una delle maggiori formedell’attività venatoria. Grande importanzariveste l’ausilio dei cani, che devonoessere dotati come dicevamo di un otti-mo naso e di un buon riporto.Relativa-mente al tiro della beccaccia, va ritenu-to importante la prontezza dei riflessi e lamira del cacciatore, che più delle voltedeve abbattere il selvatico al primo colpostante la velocità della baccaccia di spic-care il volo in mezzo ai boschi.

Parlando comunque della caccia allabaccaccia nelle regioni del Sud è impor-tante rilevare come aspetto negativo latrasformazione continua e scellerata diuna improduttiva politica agraria edindustriale che in pochissimi anni havisto distruggere le migliori zone di cac-cia alle beccacce.

L’altra gravissima piaga della cacciaalla beccaccia riguarda la caccia diaspetto che continua ad essere esercita-ta da bracconieri senza scrupoli e riguar-di nei confronti di cacciatori onesti e irre-prensibili.

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Ambito Territoriale Caccia - RC 1 11

Sono migliaia le specie di piante officinali individuate nella tradizioneculturale di un popolo, o nella ricerca scientifica, utilizzate in campoterapeutico, salutistico, cosmetico e tecnico. Queste piante comunque

introdotte o messe a contatto con un organismo umano, svolgono un'azionefarmacologica. Fin dagli albori dell'umanità l'uomo ha sempre cercato nellanatura, soprattutto vegetale, il rimedio ad ogni suo male: dapprima in modoempirico, attraverso il riscontro casuale delle proprietà benefiche di un'erba,e poi in modo sempre più razionale e scientifico. Sono molte infatti le civil-tà che nel passato fecero uso di diverse forme di medicamenti sia di naturavegetale che animale, come ad esempio gli Egizi, i Greci, i Romani anche sei veri precursori conoscitivi dei segreti delle proprietà farmacologiche dellepiante furono gli Arabi, mediante l'alchimia e studi mirati a capire attraversol'applicazione della chimica le proprietà benefiche di esse.

Bisogna aspettare però il medioevo perchè sorgano le prime istituzioni sco-lastiche, tra cui ricordiamo la Scuola Medica Salernitana, e solo fra la fine del’400 e l'inizio del '500 si affermò la botanica come vera e propria scienza, gra-zie alla creazione di erbari secchi e di orti botanici che permise di indagare, inmaniera più certa, sulle virtù terapeutiche delle piante medicinali.

Lo sviluppo dell’ Agricoltura biologica e la ricerca scientifica sarannocomunque per il futuro fattori determinanti capaci incrementare un settorecome quello della coltivazione delle piante officinali sulle quale molti ope-ratori commerciali stanno puntando. La produzione, l’impresa, il mercato, lacommercializzazione costituiscono anche nella Provincia di Reggio un buonpotenziale patrimonio del settore agricolo tanto da registrare un vero e pro-prio rilancio nel commercio dei prodotti ricavati da queste piante.

Quindi solo per citarne alcune, si scopre come l’alloro, la salvia, lamenta piperina, il basilico, il prezzemolo, l’erba cipollina, l’origano, ilrosmarino, la salvia, il finocchio selvatico, la liquirizia, la camomilla, iltimo, l’ort ica, il cappero, la gramigna, lo zafferano, lo giuggiolofannomuovere un mercato fiorente: La coltivazione di tali piante contribuisce cer-tamente ad integrare il reddito delle Aziende con possibilità d’impiego digiovani imprenditori. Infatti , in questo ultimo periodo la Calabria risulta trale regioni d’I talia per superficie investite alla coltivazione delle piante offici-nali con conseguente crescita anche dell’indotto. Sono aumentati sensibil-mente gli esercizi commerciali per i prodotti estratti dalle piante officinali.Uno sviluppo quindi quello relativo a questo tipo di piante che cresce e siconsolida portando nuove iniziative imprenditoriali e la possibilità di accre-scimento del mercato.Considerato per tanto l’attuale trend è facile ipotizzare il moltiplicarsi di

tali specifiche attività soprattutto in Calabria con conseguente sviluppo delmercato.Si commercializzano soprattutto liquori, profumi, oli vegetali, sci-

Piante Officinaliin CalabriaOgni prato, campo o collina può essere considerata una farmacia.Oggi però alcune specie di queste piante tendono a diminuire acausa dell’abuso indiscriminato di prodotti chimici compresi pesti-cidi, erbicidi e inquinamento delle acque. Anche nella provincia diReggio si consolida il mercato delle piante officinali.

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roppi, creme ,cosmetici, bevande ealimenti diversi. Oggi purtroppol'uso di questi prodotti tende adavere qualche diminuzione in partea causa dei progressi effettuati nelcampo della chimica, in parte perl'inquinamento e l'uso indiscrimina-to dei pesticidi.

Usi ed effetti

Sono ormai da tempo conosciutigli effetti benefici delle piante offi -cinali. Le metodologie di prepara-zione più comuni sono: infuso,decotto e tisana. L'infuso viene generalmente usa-

to per foglie e fiori che presentanoprincipi attivi facilmente alterabili alcalore. Consiste nel lasciare in infu-sione per pochi minuti le parti dautilizzare in acqua bollente.Decotto va attuato con radici,

legni, semi e cortecce. Queste partivengono fatte bollire a fuoco lentoin acqua distillata.La Tisana è costituita dall'asso-

ciazione di più piante medicinaliche devono essere perfettamentedosate. Può essere in decotto o ininfusione.I vantaggi della loro util izzazio-

ne sono:– riduzione dei possibili effetti col-laterali, particolarmente impor-tanti per anziani e bambini;

– migliore disponibilità dei principiattivi per la presenza di sostanzeche favoriscono l'assorbimento;

– efficacia in molteplici casi. La molteplicità di azioni consen-

te di curare con un unico rimediopiù patologie; ciò è dovuto al fatto

che la pianta contiene più principiattivi , ciascuna con una sua attivi tàspecifica; pertanto con lo stressorimedio è possibile affrontare piùproblemi che, altrimenti, richiede-rebbero l'assunzione di più farmacinella stessa giornata.

Le mille vir tùdi alcune piante officinali

Ginepro comune: albero o arbu-sto sempreverde le cui bacche efoglie vengono util izzate per favori-re la digestione, curare reumatismi,catarro bronchiale e d ottimi anchecome diuretici. Malva comune: specie erbacea

perenne con portamento cespuglio-so; l'infuso di foglie e fiori servonoa curare disturbi bronchiale o comesedativo antinfiammatorio; mentre ildecotto può essere usato anchecome lassativo.Orti ca comune: pianta erbacea

perenne caratterizzata da peli urti-canti; le foglie e i germogli giovanisono ottimi per preparare tisanetoniche, utili anche contro il cattivofunzionamento del fegato, il decottodelle radici invece previene forfora ecaduta di capelli .Valeriana: pianta erbacea peren-

ne; usata come tranquillante legge-ro, cura le nevralgie, gli stati d'ansia,l'epilessia, l'ipertensione.Finocchio selvatico: pianta erba-

cea annuale o perenne i cui semivengono usati per infusione controla stitichezza ed insieme all'estrattodelle radici sono un ottimo diureti-co; cura anche i disturbi della dige-stione.

Borragine: pianta erbacea an-nuale; l'infuso di foglie e fiori sonoutili come tonico contro lo stress e ladepressione, riduce febbre e tosse;mentre il decotto dei fiori è utilecontro le lievi intossicazione delfegato e della milza.Tarassaco:pianta erbacea peren-

ne; l'infuso delle foglie serve a cura-re il colesterolo, mentre il decotto diradici viene utili zzato come disin-tossicante per accrescere la secre-zione biliare e favorire la depurazio-ne del fegato.Calendula: pianta erbacea an-

nuale; il decotto dei fiori è un otti-mo rimedio per ottenere lozionilenitive e decongestionanti. L'infusodella pianta è ottimo per curare idolori di stomaco.Primula: pianta erbacea perenne;

l'infuso ottenuto con foglie e fiori èottimo come antistress, analgesico,mentre il decotto di radici essiccateal sole, può essere utili zzato controle influenze.Nepetella: pianta erbacea peren-

ne; l'infuso dell'intera pianta è utileper normalizzare le funzioni gastri-che e rinforzare lo stomaco.Pervinca: elegante pianta erba-

cea perenne; il decotto delle radici èutile come diuretico e per abbassarela pressione, l'infuso di foglie cometonico o digestivo.Melissa: pianta erbacea perenne;

l'infuso di foglie può essere util izza-to come calmante per curare i dis-turbi dell'apparato digerente.Ricino: L’ olio ricavato è lassativo

ed è molto utilizzato in cosmetica.Asparago:Azione diureticaCappero: Azione diuretica dige-

stiva antispasmodica .Queste ed altre piante stanno su-

scitando un grande interesse in rela-zione soprattutto ad una nuova cul-tura acquisita dai cittadini sull’usodi queste particolari erbe.Anche la Regione Calabria ha cer-

cato in questi ultimi tempi a rivolge-re una particolare attenzione alla pos-sibilità di incentivare la coltivazionedi piante officinali capaci di favorirela produzione e lo sviluppo mediantenuovi indirizzi produttivi .

Alberto Calabrò

Ambito Territoriale Caccia - RC 112

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IPresidenti degli Ambiti ter-ritoriali di caccia ATC nomi-nati di recente alla guida di

questi importanti organismi digestione si sono incontratipresso l’Amministrazione Pro-vinciale con l’assessore alramo, dott. Antonio Scali, perdiscutere sugli attuali e futuriprogrammi di intervento sulterritorio di competenza.

All’incontro oltre a Domeni-co Iero – Presidente dell’ATC-RC1, accompagnato dal Segre-tario Francesco Spoleti e Giu-seppe Angiò – Presidente del-l’ATC-RC2 era-no presenti inol-tre il Presidente dei RevisoriNatale Tortora e il funzionarioad-detto al settore Caccia Car-melo Stelitano.

In un clima di grande dis-tensione e collaborazionesono stati posti in discussionetutte le problematiche inerentila gestione della caccia sul ter-ritorio provinciale ed i proget-ti condivisi di gestione, tantoattesi e voluti dal mondovenatorio.

In particolare, gli interventida effettuare sul territorio,saranno incentrati sulleseguenti tematiche:

- progetti di ripopolamentifaunistici sulle zone altamentevocate già individuate dai dueATC;

- progetti di miglioramentiambientali sul territorio, attra-

verso bandi pubblici, conincentivi a favore degli agricol-tori che aderiranno ad effet-tuare culture a perdere, ripri-stino di zone umide ecc.;

- istituzione di un tavolotecnico presso il Parco Nazio-nale dell’Aspromonte per cer-care di individuare una vastazona di intervento dove istitui-re quella zona di ripopola-mento e cattura che, sicura-mente, sarà la base di parten-za della gestione, in quantodovrà fornire quella selvaggi-na autoctona per i futuri ripo-polamenti;

- incarico, attraverso ban-dopubblico, ad un tecnico-fauni-stico di provata esperienzache completi l’analisi dei terri-tori ai fini dell’individuazione

del grado di vocazione dellespecie cacciabili con particola-re riguardo alla specie cinghia-le necessaria per potere pro-cedere all’assegnazione deiterritori a tutte le squadre dicinghialai accreditate pressogli ATC.

- Censimenti mirati su tutti iterritori per l’inviduazionedelle presenze faunistiche altermine della stagione venato-ria in corso.

L’Assessore Scali e l’Ufficioaddetto si sono dichiaratiapertamente disponibili adelargire, agli Ambiti territorialidi caccia, le risorse necessarieper effettuare gli interventisopra elencati, già pervenutinel bilancio dell’Ente da partedella Regione Calabria.

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L’Assessore Provinciale Scaliincontra i responsabili degli ATC

Progetti di ripopolamenti faunistici e ambientali, incentivi a favore degli agricoltori pereffettuare colture a perdere e ripristinare le zone umide. Su questi ed altri problemi si ètrovata una linea comune per migliorare la gestione complessiva degli Ambiti territoriali.

Un incontro utile che lascia ben sperare. Esaminati tutti i problemi peril rilancio tecnico operativo degli ATC.

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Icacciatori italiani sono d’ac-cordo, non bisogna stravol-gere la 157 ma adeguarla

alla normativa Europea.Per i primi di novembre è

riconvocato il tavolo delle tratta-tive per la ripresa dei negoziatisulla modifica dellasuddetta legge.

Cambiare è unobbligo dicono icacciatori perchè èuna legge vecchiadi sedici anani equindi bisogna rive-dere tutti puntiormai superati daitempi. La legge peròva riformata e nonstravolta. E su que-sta linea si ricono-scono anche gliambientalisti e gliagricoltori.

Sul problemadella riforma della157 il senatore Vale-rio Carrara del PDLesprime alcuni con-cetti che non semprecollimano con l’as-sociazionismo. Peresempio la depena-lizzazione dei reatisul bracconaggio,previsti dal decreto èinutile e dannosa.Inoltre prevederel’abbattimento di

alcune specie che in tutti gli altriPaesi europei sono protetteaprirebbe dicono le associazio-ni venatorie e ambientaliste uncontenzioso con la ComunitàEuropea stessa con gravi riper-cussioni sul futuro dell’esercizio

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Ambientalisti, Agricoltori e Cacciatori allo stesso tavolo per modificare una leggevecchia di sedici anni e rivedere i punti che non hanno funzionato non dimenti-cando che oggi anche le Regioni saranno chiamate a legiferare in merito.

I cacciatori italiani sono d’accordo, non bisogna stravolgere la 157 ma adeguarla allanormativa Europea. Il mese di novembre sarà decisivo i provvedimenti da adottare.

Cambiare si può

venatorio. Sono state inseriteper esempio nel nuovo testospecie cacciabili che eranostate tolte a suo tempo dall’e-lenco da parte dell’UnioneEuropea. Quindi bisogna riflet-tere e ragionare prima di

approvare le modifi-che in atto in discus-sione per non tro-varci successiva-mente in grave diffi-coltà con l’UnioneEuropea stessa. NelDecreto presentatodal Senatore Carra-ra diventano cac-ciabili il colino dellaVirginia, il corvo,ilcormorano e uccellidel peso fino a tren-ta grammi comepeppola e fringuel-lo. Nello stessoDecreto Legge l’a-pertura della cacciaverrebbe anticipataalla prima decadedi Settembre conpossibile preapetu-ra alla terza decadedi Agosto. La chiu-sura è prevista inve-ce alla terza decadedi Febbraio proro-gabile fino al 30Giugno solo percorvi e le cornac-chie. Ma sul prolun-

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Ambito Territoriale Caccia - RC 1 15gamento al 30 giugno le asso-ciazioni obbiettano che siamoancora nel periodo della ripro-duzione per tanto e da scartaresimile modifica. È necessarioquindi che ogni variazionevenga trattata preventivamentecon tutti i soggetti interessati.Infatti l’Italia è sotto procedurad’infrazione per colpa di alcuneRegioni che non hanno recepi-to la direttiva Europea

Come è noto i disegni dilegge sulle modifiche della 157presentati dai vari partiti sononumerosi, e diversi è opportu-no a questo punto dicono gliinteressati giungere ad un solotesto unico per velocizzare itempi di attuazione.

Altre modifiche presentatiche potrebbero essere visti conil favore dei cacciatori riguar-dano la possibilità di uscire dalproprio ATC per esercitare lacaccia alla migratoria in altroterritorio.

Cacciatori, ambientalisti eagricoltori allo stesso tavoloinsieme ai parlamentari perdiscutere le modifiche previste.Sui contenuti il confronto èabbastanza duro. L’esperienzaevidenziano le Associazionivenatorie ci dice che bisognatrovare un accordo per far siche questa legge funzionimeglio e nella legalità per nontrovarci dopo tra ricorsi esospensive dei TAR. Quindi nonstravolgimenti ma una leggeadeguata rivedendo tutti puntiche non hanno funzionato equelli richiesti da tempo daparte dei cacciatori.

Bisogna mettere insieme dif-ferenti esigenze sociali ed eco-nomici, nel rispetto della con-servazione del patrimonio fau-nistico, del ruolo degli agricol-tori e di una caccia sostenibile.

Nella nostra penisola possono essere osservate bennove specie, di cui una svernante (smeriglio) unaaccidentale (sacro) e tutte le altre nidificanti.

Lo Smeriglio è molto raro daosservare, anche a causadelle sue abitudini di cac-

cia: vola quasi rasente al terre-no a velocità straordinaria inse-guendo rondini, allodole e altripiccoli uccelli. Per queste suecapacità di volo è moltoapprezzato nella falconeria.

Il falco Sacro, uno dei più grandi falchi esistenti è tipico dellearee deserte. In Italia è raro e di passo irregolare. Per le sue dimen-sioni viene molto apprezzato nella falconeria, anche perchè è ingrado di catturare prede sia in volo, sia a terra; gli arabi infatti loutilizzano per la caccia alle gazzelle.

Il Lanario è anch’esso un falco adattato a climi aridi e deserti-ci. In Italia abbiamo una grossa fetta di tutta la popolazione euro-pea di Lanario. È il falco più piccolo rispetto al Sacro e al Pellegri-no, e in falconeria è piuttosto apprezzato per la sua agilità di voloanche nella cattura di prede a terra.

Il falco Pellegrino è uno dei più famosi e conosciuti per viadelle sue eccezionali doti di volo a velocità. In picchiata esso infat-ti è in grado di superare i 300 chilometri l’ora, ed è specializzatonella cattura esclusiva di uccelli (dalle anatre agli storni). Per le suecapacità di volo è apprezzato dai falconieri. In Italia ormai lepopolazioni di Pellegrino sono in forte ripresa, arrivando ad occu-pare tutte le nicchie riproduttive disponibili ed anche in città dovecacciano soprattutto storni e piccioni.

Il falco della Regina nidifica solo in Sardegna, è molto similenella sua forma normale al Pellegrino. È un agilissimo cacciatoredi piccoli uccelli durante la migrazione.

Il Lodolaio è invece un piccolo falco, ma anch’esso somigliamolto al Pellegrino da cui si distingue, oltre che per le dimensio-ni, anche per la coda lunga, come dice il suo nome è specializza-to nella caccia di piccoli uccelli come le allodole.

Il Grillaio ha le stesse dimensioni del Lodolaio ma somiglia dipiù al Gheppio. Anche in questo caso il suo nome ne tradisce leabitudini alimentari: esso si nutre di insetti, coleotteri, e grilli.

Il Gheppio è forse il falco più comune in assoluto. È possibilevederlo quasi ovunque nelle campagne, ai bordi delle strade,appollaiato sui fili o sui pali del telefono, oppure mentre fa il carat-teristico volo “a spirito santo”, grazie al quale riesce a stare immo-bile nell’aria come un elicottero per scovare meglio le sue prede,costituite da invertebrati e piccoli mammiferi, ma anche da lucer-tole e piccoli uccelli.

Il falco Cuculo è di passo in Italia, arriva nella tarda primaveraper riprodursi in piccole colonie. I membri di una colonia caccia-no spesso tutti insieme e si possono osservare nei campi alla ricer-ca di invertebrati, cavallette, lombrichi e coleotteri.

Falchi d’Italia

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Ci piace ricordare quando anni fa ci reca-vamo in campagna a godere dell’ospitalitàspontanea dei contadini non lo sapevamoma “facevamo” già agriturismo.

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Si mangiava e si dormiva nelle casedei contadini, spesso ci riservavanola “stanza più bella”, con il letto

matrimoniale, poi ci accompagnavano acaccia, a pesca, per funghi o a vendem-miare.

Qualche volta ci fermavamo anche adaiutarli per la vendemmia. Si viveva lastessa vita ed erano ferie d’autunno cheduravano fino all’arrivo delle beccacce:alla sera ci si raccoglieva vicino al caminoa mangiare caldarroste col vino novello esi raccontavano storie fino alle ore picco-le. Loro ci reinsegnavano le verità dimen-ticate del monte e del bosco. Noi li stupi-vamo raccontando la città.

Erano due culture diverse, eppureancora vicine che si reincontravano e sireintegravano: nei loro occhi stupiti, avolte increduli, il sogno di un paradisoche sembrava irragiungibile.

Nei nostri occhi, nelle nostre menti, ilrimpianto di una pace forse irrimediabil-mente perduta.

Qualcosa che ci sfuggiva e che avrem-mo inseguito per tutta la vita. Qualcosache ci era stato tolto e che non avremmopiù riavuto. Tornavamo in città portandocon noi lepri, pernici e beccacce, maanche formaggi, vino, funghi e farina dicastagne.

A loro lasciavamo pochi soldi, davveropochi specie se rapportati a quello che civeniva dato in cambio in quei giorni dipace. E aspettavamo di anno in anno, la

stagione dell’autunno come da bambini siaspettano le feste di Natale.

Poi tutto cambiò: i paesini sperduti suimonti ebbero i loro alberghi ed i lororistoranti. Sparirono le mandrie al pasco-lo ed i vegniti rubati al bosco. In compen-so anche le mulattiere ebbero il loronastro d’asfalto e le osterie con le panchedi legno si trasformarono in “Hotel Para-diso”.

La città non sembrò così più lontana aifigli dei nostri montanari: molti ci rag-giunsero e dopo pochi anni non li ricono-scevi più perchè avevano le nostre stessefacce.

La civiltà del benessere ci stava omoge-neizzando ed inventava sempre nuovi tra-guardi e nuove necessità.

La parola d’ordine in agricoltura eraprodurre quantitativamente e la mono-coltura intensiva partoriva anche unamonocoltura globale che si inventava unlessico nuovo ed affascinante... “terremarginali e musei contadini”. Una granfretta di emarginare e sotterrare unmondo che era fuori dal meccanismo dimercato.

Comunque, l’ospitalità offerta da partedi molti Agriturismi è prettamente a ca-rattere familiare. Accanto all’offerta piùtradizionale che prevede il ristoro, la ven-dita diretta, il pernottamento e l’agricam-peggio, si fanno strada nuove opportuni-tà, frutto di una più marcata sensibilitàsoprattutto verso i cacciatori.

AgriturismoÈ tempo di

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