Amatevi come io vi ho amato - Progetto Ruah: cristiani ... · Sul posto, dopo pochi minuti, è...

16
Progetto Rùah – Cristiani omosessuali in cammino Gruppo FGEI (Federazione Giovanile Evangelica in Italia) Chiesa Metodista e di Trieste Amatevi come io vi ho amato (Gv 13,35) Veglia di Pentecoste per le vittime dell’omofobia, della transfobia e di ogni discriminazione Sabato 14 maggio 2016 – ore 20.30 Presso Chiesa Metodista scala dei Giganti, 1 Trieste

Transcript of Amatevi come io vi ho amato - Progetto Ruah: cristiani ... · Sul posto, dopo pochi minuti, è...

Progetto Rùah – Cristiani omosessuali in camminoGruppo FGEI (Federazione Giovanile Evangelica in Italia)

Chiesa Metodista e di Trieste

Amatevi come io vi ho amato(Gv 13,35)

Veglia di Pentecoste per le vittimedell’omofobia, della transfobia

e di ogni discriminazione

Sabato 14 maggio 2016 – ore 20.30Presso Chiesa Metodista scala dei Giganti, 1 Trieste

ACCOGLIENZAVi diamo il benvenuto a nome di Progetto Ruah, della Chiesa Metodista e della Federazione Giovanile Evangelica in Italia.

Per il quarto anno consecutivo abbiamo organizzano questa veglia in ricordo delle vittime dell’omofobia, della transfobia e di ogni discriminazione, in comunione con i cristiani provenienti da diverse confessioni e cammini di fede che in prossimità del 17 maggio, giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia, si riuniscono per vegliare insieme e pregare per tutte le vittime della violenza e dell’odio, alimentati dall’intolleranza le differenze.

Quest’anno il versetto scelto per guidare e unire le veglie che si svolgono in centinaia di città è “Amatevi come io vi ho amato”. Nella vigilia di Pentecoste, pregheremo perché il Signore mandi sempre il suo Spirito ad illuminare le nostre menti e a scaldare i nostri cuori, per imparare a vivere davvero come fratelli capaci di accoglienza, perdono e comunione.

Ci prepariamo a vegliare ... ascoltando in silenzio i rumori e le voci della città.

PRIMO MOMENTO: l'omofobia

Trieste, picchiati davanti ai taxi per un bacio gaySi sono dati un bacio in via Giacinto Gallina. Hanno sentito un fortefischio.

E, all’improvviso, sono stati presi a pugni. L’aggressore è fuggito abordo di un taxi. E loro si sono ritrovati a terra. Colpiti e feriti, soloperché gay. L’uno ha riportato la frattura del setto nasale e dellamascella. L’altro, escoriazioni varie.

«Stavamo rientrando a casa con una nostra amica. Quando siamoarrivati in via Gallina abbiamo udito un forte fischio eseguito da un

ragazzo dall’apparente età di vent’anni, capello corto castano scuroe maglietta bianca, che si trovava in compagnia di tassistiappoggiato al muro. Con tale suono voleva sicuramente dimostrareil suo disappunto poiché ci eravamo baciati».

I due spiegano di essersi girati verso il ragazzo che «all’improvviso,senza ragione, ha sferrato a uno dei due un forte pugno allozigomo sinistro che lo ha fatto cadere a terra in stato disemincoscienza». Non pago, l’aggressore ha lanciato un insultoinequivocabilmente omofobo e, «come una furia», ha colpito ancheil ventiquattrenne «sferrandogli un primo pugno al centro dellafronte che gli ha rotto gli occhiali e altri pugni al corpo che l’hannofatto cadere».

La ragazza che accompagnava la coppia ha cercato di fermarel’aggressore. Lo ha implorato di smetterla, chiedendogli il motivodell’aggressione, mentre i due amici erano a terra. Invano. A quelpunto uno dei due è riuscito ad rialzarsi a fatica e ha chiamato il113 mentre il suo compagno si è rivolto all’aggressore e gli hachiesto il motivo della sua azione, ricevendo una risposta pesante.Pesantissima. Poi lo stesso aggressore ha cercato di andarsenementre il ragazzo più giovane e la sua amica tentavano ditrattenerlo. Invano perché, denunciano le due vittime, il giovane inmaglietta bianca ha ricevuto l’aiuto di un tassista «che avevaassistito alla scena e che, senza prestare alcun soccorso o chiamarela Polizia o la Croce Rossa o comunque tentare di fermarel’aggressore», gli ha assicurato la via di fuga: «Gli ha fatto strada finoa un taxi bianco condotto da una donna che è partita velocementeallontanandosi dal luogo».

Sul posto, dopo pochi minuti, è arrivata una volante della polizia. Ledue vittime hanno chiesto l’intervento di un’ambulanza del 118. Ein pochi minuti sono stati trasportati a Cattinara. Sotto choc edoloranti.

"In seguito la Polizia di Stato di Trieste ha individuato i responsabilidell’aggressione.

Le indagini sono scattate immediatamente dopo il fatto e, grazieall’intenso lavoro degli investigatori della Polizia e ad alcunetestimonianze, è stata ricostruita la dinamica dei fatti e identificate lepersone coinvolte, tra le quali risulta esserci un minorenne.”

(Articolo di cronaca del 2 aprile 2016)

Un fischio, e qualcosa che t'arriva addosso all'improvviso e titravolge. Sembra quasi si parli di un vento di tempesta che s'èscaraventato su due persone che, semplicemente, stavano vivendoun momento d'amore.

Il vento.

Nel vangelo di Giovanni, al vento di tempesta della violenza umana,Gesù oppone un altro vento, il vento dello Spirito, il ventodell'amore.

Ascoltiamo:

Gesù rispose a Nicodemo: “Non ti meravigliare se ti ho detto:- Bisogna che nasciate di nuovo! Il vento soffia dove vuole, etu ne odi il rumore, ma non sai né da dove viene né dove va:così è di chiunque è nato dallo Spirito

(Giovanni 3, 7-8)

È, questo “vento-Spirito” di Gesù, una bellissima immaginedell'amore, anche del nostro amore umano che – se è autentico evero – sboccia sempre dall'amore di Dio.

Chi di noi sa da dove viene l'amore? Chi sa dove mai nasce? Chipuò dire di sapere perché ama quella certa persona e non un'altra?Nell'amore che ci sospinge l'uno incontro all'altro, c'è sempre unadimensione di mistero, come nel vento che corre nella notte earriva su te, ti porta i suoi profumi, ti avvolge e ti accarezza.

Siamo qui per ricordare a noi stessi ed a tutti e a tutte che non c'èsolo il vento turbinoso della violenza che spesso si scatena ecolpisce gli innocenti, ma che anche e soprattutto spira nel mondoil vento d'amore di Dio, la forza del suo Spirito che porta in sé la vita,dilata le narici, apre le bocche, colma i cuori.

Sì, questo vento di Dio di cui Gesù ci parla questa sera, percorre ilmondo, arriva da lontano, porta diversità, ci avvicina gli uni gli altri,in qualche modo ci fa “nascere di nuovo”, ci dà la forza e la gioiache ci servono per accoglierci a vicenda, senza paura e conriconoscenza.

Che questo “vento che soffia dove vuole, e tu ne odi il rumore, manon sai né da dove viene né dove va” si trasformi per noi nellaParola dell'amore di Gesù:

Io vi do un comandamento nuovo, che vi amiate gli uni glialtri. Come io vi ho amati, anche voi amatevi gli uni gli altri.Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, seavete amore gli uni per gli altri.

(Giovanni 13, 34-35)

L'antico filosofo Platone diceva che l'amore è figlio di povertà ebisogno, che nell'amore allora non manca mai la ricerca delpossesso dell'amato che soddisfi, appunto, il mio bisogno piùprofondo, trasformi in ricchezza la mia povertà. E certo, nell'amorereciproco, questo accade, ed è bello che accada.

Gesù ci ha detto che l'amore con il quale ci ama non è un dono datenere per noi. Chi è amato da Gesù diventa un sole e, comeappunto il sole. Non trattiene in se stesso la sua luce, ma la irradiaall'intorno come splendore e vita; ed è così che gli dà testimonianza.

Nel racconto del triste fatto di cronaca di via Gallina, da una partec'era “un bacio”, l'atto dell'amore per eccellenza, dall'altro “un fortepugno”, l'atto della violenza per eccellenza.

Certo, noi sappiamo che il cuore di Gesù è così grande che, in storiecome questa è capace di amare anche l'aggressore. Ma fra chi donaun bacio e chi sferra un pugno, chi di fatto mette in pratica il suo“comandamento nuovo di amarsi gli uni gli altri”?

TUTTI INSIEME

Il Signore, l’Eterno, m’ha aperto l’orecchio, ed io non sonostato ribelle e non mi son tratto indietro.Ho presentato il mio dorso a chi mi percoteva, e le meguance, a chi mi strappava la barba; io non ho nascosto ilmio volto all’onta e agli sputi.Ma il Signore, l’Eterno, m’ha soccorso; perciò non sono statoconfuso; perciò ho reso la mia faccia simile ad un macigno, eso che non sarò svergognato.Vicino è colui che mi giustifica; chi contenderà meco?compariamo assieme! Chi è il mio avversario? Mi vengavicino!Ecco, il Signore, l’Eterno, mi verrà in aiuto; chi è colui che micondannerà? Ecco, tutti costoro diventeranno logori comeun vestito, la tignola li roderà.

(Isaìa 50, 5-9)

SECONDO MOMENTO:ero affamato, assetato, nudo, in carcere...

Dal Vangelo secondo Matteo

Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gliangeli con lui, siederà sul trono della sua gloria.

Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separeràgli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dallecapre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre allasinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra:“Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regnopreparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché hoavuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e miavete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo emi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere esiete venuti a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno:“Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamodato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere?

Italiano, età media 46 anni, sposato con figli, titolo di studio medio-basso, disoccupato o lavoratore precario: è questo l'identikit tipo dell'uomo/ donna povero bussa alle porte della Caritas. Chiede aiuto soprattutto per risolvere piccoli e grandi problemi economici, trovare lavoro o casa, uscire da situazioni familiari difficili (separazione e divorzio) o per procurarsi un medicinale costoso. Il pianeta povertà è pressoché stabile, secondo l'Istat, con il 10,3 per cento delle famiglie in condizione di indigenza. Percentuale sensibilmente aumentata dal 2013 ad oggi. Nel sud e nelle isole la percentuale sale fino al 15%, decisamente più elevata rispetto a quella delle regioni del Centro (6,3%) e del Nord (4,9%).

Questo l’elenco delle richieste più frequenti con cui arrivano in Caritas: il pagamento della bolletta dell'energia elettrica o del telefono, la possibilità di avvalersi di un servizio di mensa, del vestiario, dei sussidi economici, ma anche di una consulenza legale soprattutto in casi di separazione dal coniuge.

Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto,o nudo e ti abbiamo vestito?

Scriveva Don Lorenzo Milani: “Se voi però avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri miei stranieri”.

Ho un ricordo nitido nella mente, ero andato in vacanza a Parigi, lo scorso anno, con un gruppo di preti; mi ritrovai da solo sotto l’arco della porta di Saint Denis, mi imbattei in una scena forte, nei suoi contenuti, c’era un clochard che era seduto su una panchina, la stava preparando per la notte, tra il caos e la confusione della metropoli parigina, si è alzato rapidamente prendendo le sue cose eha iniziato a camminare con la sua casa, un enorme valigia sulla mano destra e nell’altra una radiolina, era molto magro, pelle e ossa, sfinito, trascinava la sua casa; inciampa, battendo la testa sul ciglio del marciapiede, è disteso a terra, in un lago di sangue, c’erano molti passanti, ma sono rimasti indifferenti alla scena che si era svolta dinanzi ai miei occhi, sono corso incontro a quest’uomo el’ho raccolto, cercando di dargli un primo soccorso, mi colpì vedere quell’uomo, i suoi occhi mi guardavano fissi negli occhi, leggevo in lui un forte senso di smarrimento, paura, ma c’era qualcosa di strano in lui, una luce di gioia, qualcuno si è preso cura di me, era gioioso, contento, venne poco dopo un ambulanza e lo portarono via…

(Testimonianza di un Don Andrea tratta dal web)

Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamovenuti a visitarti?

Ricordo la mia detenzione nel carcere di Ancona. Era fuori dalla città, in una costruzione vecchia, in pietra: appena lo vidi pensai allecantine [degli altri carceri in cui mi avevano rinchiuso], e gia mi sentivo quell'umidità nelle ossa. Ma, mentre mi predisponevo a marcire li per qualche mese, fui chiamata dal maresciallo, nel suo ufficio; con lui erano presenti anche il direttore del carcere ed una signora che seppi poi essere sua moglie. Fu proprio lei a parlare:

voleva prendersi a cuore la mia situazione e mi garantì il suo appoggio: "Avresti bisogno di ben altro: ma cosa ci fai tu in un carcere?”. “Sapesse quante volte me lo sono chiesto, signora”.

Mi accompagnarono dentro la sezione, dove ci accolse un silenzio tombale. Tutti gli occhi erano su di me e scorrevano in continuazione su e giù per il mio corpo come a cercare una spiegazione, qualcosa che aiutasse a catalogare, a definire la mia categoria di appartenenza. A quegli sguardi interrogativi provò a dare una risposta il maresciallo: “Vedete questa persona?”. Si mi vedevano eccome. "È un detenuto, come tutti voi, anche se non ha mai commesso neppure uno dei vostri reati. È un uomo, ma ha un’identità femminile. Dentro di se si sente una donna” … Ebbi una cella tutta per me da cui si poteva vedere il mare e mi fu data anche l’opportunità di passeggiare con gli altri mentre una guardia accanto a me controllava tutto ciò che succedeva.

(Da “il volo” di Sandra “Jovanka” Alvino” – Diple edizioni pag. 68)

E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello cheavete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avetefatto a me”.

(Matteo 25, 31-40)

Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontanoda me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo eper i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete datoda mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, erostraniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avetevestito, malato e in carcere e non mi avetevisitato”. Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando tiabbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo omalato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora eglirisponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che nonavete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto ame”.

(Matteo 25, 41-45)

“Nell'emergenza rifugiati l'Europa sta perdendo se stessa”, dichiaraFilippo Grandi Alto commissario Onu per i rifugiati. “I bambini mortinel mare Egeo sono uno scandalo che chiama in causa lamancanza di solidarietà di un continente intero, in cui cresconobarriere ed egoismi

Da una parte flussi imponenti di persone che scappano dallaguerra, dall’altra un’Unione Europea che non si dimostra capace diaccoglierli come imporrebbero umanità e convenzioniinternazionali e alza muri, mentre ci sono parti politiche che stannovolutamente impaurendo i cittadini”.

Sono cresciuto in un continente di frontiere chiuse, ora rischiamo ditornarci. L'Europa ha preso degli impegni che non sta mantenendo.Gli hotspot per l'identificazione di chi arriva non sono ancorapienamente in funzione. I ricollocamenti tra i vari paesi Ue deirifugiati arrivati in Italia e Grecia sono ancora fermi. I rimpatri di chinon ha diritto all'asilo non funzionano”

Gli fa eco Junker, presidente della Commissione Europea: “Mipreoccupa il fatto che l’accoglienza sia sempre meno radicata neinostri animi. Quando parliamo di migrazioni parliamo di esseriumani, come noi. Mi preoccupa vedere che una parte dellapopolazione le respinge. Campi profughi dati alle fiamme, barconirimandati indietro, violenze contro i richiedenti asilo osemplicemente l’indifferenza di fronte alla miseria e al bisogno. Nonè questa l’Europa”.

CANTIAMO TE

Cantiamo te, Signore della vita il nome tuo è grande sulla terra.Tutto parla di te e canta la tua gloria. Grande tu sei e compi meraviglie tu sei Dio.

Cantiamo te, Amore senza fine, tu che sei Dio, lo Spirito del PadreVivi dentro di noi e guida i nostri passi,accendi in noi il fuoco dell’eterna carità

Dal vangelo secondo Giovanni

«Io sono la vite vera e il Padre mio è l'agricoltore. Ogni tralcioche in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che portafrutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, acausa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e ioin voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso senon rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete inme. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui,porta molto frutto, perché senza di me non potete farnulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcioe secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lobruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono invoi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo èglorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiatemiei discepoli.

Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi.Rimanete nel mio amore. Se osserverete i mieicomandamenti, rimarrete nel mio amore, come io hoosservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suoamore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voie la vostra gioia sia piena.

Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altricome io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande diquesto: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete mieiamici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi,perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi hochiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre miol'ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io hoscelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto eil vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiedereteal Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando:che vi amiate gli uni gli altri.

(Giovanni 15,1-17)

“Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta moltofrutto”.

Vi invitiamo a pensare una preghiera, un pensiero, un invocazionee a scriverla sul retro del foglio che trovate nell’ultima pagina dellibretto.

4. CONCLUSIONE: rimanete nel mio amore

“Io sono la vite, voi i tralci.”

Intercalati dal canto, uniamo i nostri tralci nella vite, per noisimboleggiata dalla croce, che da strumento di morte diventa, perl’azione dello Spirito, legno vivo, fonte di vita buona, di vita piena, difesta e comunione.

Chi desidera, prima di attaccare il suo foglio, può formulare unapreghiera o un augurio, oppure leggere l'invocazione che hascritto.

LEGGIAMO INSIEME

Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l'amore è da Dio echiunque ama è nato da Dio e conosce Dio. Chi non amanon ha conosciuto Dio, perché Dio è amore. In questo si èmanifestato per noi l'amore di Dio: che Dio ha mandato ilsuo Figlio unigenito nel mondo affinché, per mezzo di lui,vivessimo. In questo è l'amore: non che noi abbiamo amatoDio, ma che egli ha amato noi, e ha mandato suo Figlio peressere il sacrificio propiziatorio per i nostri peccati. Carissimi,se Dio ci ha tanto amati, anche noi dobbiamo amarci gli unigli altri.

(Prima lettera di Giovanni 4,7-11)

INSIEME

Padre nostro, che sei nei cieli…

CANTO: BEATITUDINE (Dove due o tre sono riuniti)

Dove due o tre sono riuniti nel mio nome io sarò con loro, pregheròcon loro,amerò con loro perché il mondo venga a te, o Padre,conoscere il tuo amore è avere vita con te.

Voi che siete luce della terra, miei amici, risplendete sempre della vera luce, perché il mondo creda nell’amore che c’è in voi, o Padre,consacrali per sempre e diano gloria a te.

Ogni beatitudine vi attende nel mio giorno, se sarete uniti, se saretepace, se sarete puri, perché voi vedrete Dioche è Padre, in Lui la vostra vita gioia piena sarà.

Voi che ora siete miei discepoli nel mondosiate testimoni di un amore immenso, date prova di quella speranza che è in voi, coraggio, vi guiderò per sempre, io rimango con voi.

Spirito che animi la Chiesa e la rinnovi, donale fortezza, fa’ che sia fedelecome Cristo che muore e risorge perché il regno del Padresi compia in mezzo a noi e abbiamo vita con lui. (2 v.)

Per informazioni: [email protected]

http://progettoruah.wordpress.com040 - 977.60.59