Allegato N.9 - Novembre 2009

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I CONTRIBUTI DEI GRUPPI DI LAVORO DELL’ORDINE

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I CONTRIBUTI DEI GRUPPIDI LAVORO DELL’ORDINE

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ABUSO E MALTRATTAMENTO INFANTILE

Coordinatore: Antonino Sammartano - ConsigliereComponenti: A. M. Di Vita (Università di Palermo) - M. V. Randazzo (Tribunale dei Minori - Palermo) - Avv. M. V. CaiozzoI. Adamo (consigliere) - A. Giostra (Psicologo) - G. Spitale (Psicologo) - D. Grasso (resp. Reg. CISMAI) - F. Vitrano (Neuropsichiatra Infantile)A. Xibilia (Psicologo) - S. Tinti Barraja (Psicologo) - R. Cantale (Psicologo)

CONSULTORIO FAMILIARI IN SICILIA E RUOLO DEGLI PSICOLOGI

Coordinatore: Paolo Bozzaro - ConsigliereComponenti: A. Nicita (Psicologo) - D. Agosta (Psicologo) - S. Verdura (Psicologo) G. Infurchia (Psicologo) - F. Castrogiovanni (Psicologo)C. Riggi (Psicologo) - A. Misuraca (Psicologo) - M. Cannata (Psicologo) - R. Mastrosimone (Psicologo) - P. Aparo (Psicologo)

DISAGIO PSICHICO

Coordinatore: Maria Teresa Noto - ConsigliereComponenti: M. Y. Auteri (Psicologo) - S. Cardella (Psicologo) - G. Di Buono (Psicologo) - M. R. Graziano (Psicologo) - G. Merlo (Psicologo)R. Pezzano (Psicologo) - V. Schirò (Psicologo)

IL RUOLO DELLO PSICOLOGO NELLA CRISI DEL LEGAME DI COPPIA E TUTELA DEL MINORE

Coordinatore: Antonino Sammartano - ConsigliereComponenti: S. Cardella (Psicologo) - T. Favaloro (Psicologo) - M. Santoro (Psicologo) - R. D’Agata (Avvocato)F. Micela (Giudice Tribunale Palermo) - L. Iannelli (Giudice Tribunale Palermo) - A. M. Ruvolo (Psicologo)A. Pardo (Giudice Tribunale per i Minori Palermo) - L. Petrucci (Giudice Tribunale Palermo)

PROFESSIONE E POLITICHE SOCIALI

Coordinatore: Ilenia Adamo - ConsigliereComponenti: L. Costa (Consigliere) - P. Bozzaro (Consigliere) - A. Sammartano (Consigliere) - A. Giostra (Psicologo)C. Mangiafico (Psicologo) - A. Giampino (Psicologo) - P. Providenza (Psicologo) - M. Lo Turco (Psicologo)S. La Rosa (Assessorato alla Famiglia, Responsabile Ufficio di Piano) - V. Borruso (Componente cabina di regia regionale L. 328/00)

PSICOLOGIA DELL’EMERGENZA

Coordinatore: Melita Ricciardi - ConsigliereComponenti: F. Venerando (Coordinatore del Comitato Regionale di Protezione Civile) - S. Cannavà (Psicologo) - C. Messina (Psicologo)G. Panebianco (Psicologo) - R. Cafiso (Psicologo)

PSICOLOGIA SCOLASTICA E DELL’EDUCAZIONE

Coordinatore: Antonino Marù - ConsigliereComponenti: E. Spataro (Psicologo) R. Chianese (Psicologo) - G. Castriciano (Psicologo) - M. Gentile (Psicologo) - G. Traina (Psicologo)

PSICOTERAPIA

Coordinatore: Gina Merlo - ConsigliereComponenti: S. Ciavirella (Consigliere) - M. T. Noto (Consigliere) - F. A. Tolentino (Psicologo) - F. Testa (Psicologo)

ORGANIZZAZIONE DELLA SETTIMANA DELLA PSICOLOGIA

Coordinatore: Maurizio Cuffaro - ConsigliereComponenti: F. Giardina (Presidente) - P. Bozzaro (Consigliere) - R. Pagano (Consigliere - Segretario) - S. Amico (Consigliere - Tesoriere)L. Costa (Consigliere) - M. T. Noto (Consigliere)

I GRUPPI DI LAVORO

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La costituzione dei gruppi di lavoro, finalizzata all'’approfondimento di speci-fiche tematiche, ha rappresentato una delle esperienze più significative di que-sta consiliatura. Intanto essi hanno permesso di coinvolgere nelle attività delConsiglio dell’Ordine circa ottanta colleghi, che hanno sviluppato nel tempo deipercorsi di condivisione e di confronto, producendo alla fine dei contributi diriflessione e, in alcuni casi, delle proposte operative estremamente interessanti.Positiva anche l’apertura di alcuni gruppi di lavoro anche ad altri professionisti(magistrati, avvocati, medici…), che hanno avuto la possibilità di conosceremeglio, dall’interno, alcune nostre specificità di lettura e interpretazione dei datie che ci hanno permesso di avviare un confronto e uno scambio reciproco.

Dei nove gruppi inizialmente programmati (abuso e maltrattamento infantile,consultori familiari e ruolo degli psicologi, il disagio psichico giovanile, crisi dellegame di coppia e tutela del minore, politiche sociali, emergenze, carta dei ser-vizi delle scuole di psicoterapia, settimana della psicologia) ben otto hanno rag-giunto il traguardo: non solo il momento pubblico della restituzione alla comuni-tà attraverso un seminario o un convegno, ma la produzione di materiali (libri,documenti, articoli), che testimoniano il buon lavoro effettuato.

Alcuni di questi contributi vengono ospitati in questo numero della rivista;altri sono stati già pubblicati nei numeri precedenti; altri ancora – come le“Carte dei servizi” delle scuole di psicoterapia presenti in Sicilia o le Attivitàpsicologiche nei Consultori Familiari – sono usciti in volumi separati.

Il progetto finale è di raccogliere tutti i materiali prodotti, di inserirli in unarchivio digitale, consultabile attraverso il sito, da poter stampare o da poter“scaricare” direttamente sul proprio computer. Un ringraziamento ai Consiglieriche hanno coordinato i vari gruppi di lavoro e ai colleghi che con la loro parte-cipazione hanno permesso di raggiungere questi risultati.

Un solo rammarico resta per il nono gruppo di lavoro, che ha avuto una gesta-zione più difficile forse per la complessità della iniziativa programmata, ma checi ha permesso infine di verificare le capacità progettuali dei colleghi, con i limi-ti ma anche con le risorse che una professione in progress infine riesce ad espri-mere.

Paolo BozzaroCoordinatore Area Funzionale Professione e Lavoro

sommario

ALLEGATO ANNO XII - NUMERO 9

Aut. Trib. di Palermo, n° 29/98del 17/19-11-1998

REDAZIONE:Viale Francesco Scaduto, 10/B

90144 PalermoTel. 091 6256708 - 840500290

Fax 091 7301854www.oprs.it

e-mail: [email protected]

DIRETTORE RESPONSABILEFulvio Giardina

COORDINAMENTO EDITORIALERoberto Pagano

COMITATO DI REDAZIONEIlenia Adamo, Paolo Bozzaro,

Claudio Casiglia, Sebastiano Ciavirella,Maurizio Cuffaro

CHIUSO IN REDAZIONEil 14 Novembre 2009

IMMAGINE DI COPERTINAPer gentile concessione dell’autore

Michele Ciacciofera“Ortigia”

(2003, olio su tela, cm 80x100)

GRAFICA & IMPAGINAZIONEWe-group

Sede legale: via R. Franchetti, 18/A95100 Catania

Tel. 095 503584 - Fax 095 437657www.wegroupsrl.com

e-mail: [email protected]

STAMPAWe-group s.r.l.

GdL - Psicologia dell’emergenza• Terremoto in Abruzzo: l’esperienza dello psicologo

dell’emergenza pag. 4• Elenco degli Psicologi dell’emergenza - Task Force pag. 6

GdL - Psicologia della sicurezza stradale• Lo psicologo nelle autoscuole pag. 7• La Provincia di Palermo promuove il villaggio

della sicurezza stradale pag. 8

GdL - Psicologia scolastica e dell’educazione• Psicologia scolastica: verso la costruzione di una identità pag. 10

GdL - Disagio psichico• IL DISAGIO PSICHICO GIOVANILE Riflessioni sull’attività

svolta dal gruppo di lavoro pag. 16• Giornata di Studio “L’Universo giovanile

tra potenzialità e rischio” pag. 20

GdL - La tutela psicologica del minore nel contesto del conflitto di coppia• Riflessioni sull’attività svolta dal gruppo di lavoro pag. 24

GdL - Abuso e maltrattamento infantile• Riflessioni sull’attività svolta dal gruppo di lavoro pag. 26

I CONTRIBUTI DEI GRUPPIDI LAVORO DELL’ORDINE

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Gruppo di lavoro: psicologia dell’emergenzaCoordinatore: Melita Ricciardi - ConsigliereComponenti: F. Venerando (Coordinatore del Comitato Regionale di Protezione Civile) - S. Cannavà (Psicologo)

C. Messina (Psicologo) - G. Panebianco (Psicologo) - R. Cafiso (Psicologo)

Melita Ricciardi - psicologo

Sono più di 65.000 gli sfollati peril sisma in Abruzzo, 20.000 lepersone alloggiate in alberghi e

in case private, 40.000 nelle tende;120 i campi con riscaldamento e assi-stenza sanitaria. A distanza di diversesettimane dalla prima scossa di terre-moto in Abruzzo le immagini dellemacerie e la visione dei morti hannocreato nella popolazione emotività esconcerto. L’emergenza non è ancoracessata, si contano i danni e moltefamiglie soffrono non solo il disagio delpost-terremoto ma anche il freddo e lapioggia che non intendono desistere.

Il Dipartimento di Protezione Civileha dimostrato tempestività ed effica-cia, la macchina si è subito messa inmoto coordinandosi con comuni e pro-vincia. Vi è stata una perfetta sinergiatra vigili del fuoco, Provincia, Regione,Esercito e Forze dell’Ordine. Sonostate attivate le Associazioni di volon-tariato che hanno garantito assistenzaalla popolazione in condizioni veramen-te molto difficili Sono state costituitedelle squadre di volontari h/24 chehanno soccorso e sistemato i cittadiniin campi e tendopoli superando i limitidi un territorio all' 80 % montano. Metàdella popolazione aquilana è stata spo-stata in altre città e paesi, soprattuttosulla costa adriatica.

Anche gli psicologi, e in particolaregli esperti in psicologia dell’emergen-za, si sono mobilitati per organizzare isoccorsi ai traumatizzati.

Le squadre di psicologi coordinatedal Dipartimento di Protezione Civile

coprono tutti i diversi COM (CentriOperativi Misti, ciascuno dei quali sioccupa di una particolare area del ter-ritorio coinvolto dal sisma), con team dipsicologi dell'emergenza integrati fun-zionalmente con le direzioni dei campie dei servizi sanitari.

Le reazioni più immediate che pre-sentano le vittime colpite dall’eventosono: attacchi di panico, blocchi dellaparola, blocchi emotivi, stati depressivi

o agitazione psicomotoria.Ridurre l’incidenza di questi fattori

rappresenta un obiettivo adeguato neiconfronti di chi si porterà dietro per tantotempo questa sofferenza interiore.

L’assistenza psicologica è gestitadall’associazione Psicologi per iPopoli, dalla PEA, Psicologi EmergenzaAbruzzo, e da altre organizzazioni uma-nitarie con gruppi di intervento psico-logico.

Erano le 3.32 del 6 aprile. “Dormivano tutti. All'improvviso si è sentito il letto sussultare,forte, sempre più forte. Ho acce-so la luce, e ho visto il lampadario che oscillava velocemente. Le ante di tutti i mobili hanno cominciato a sbattere forte.Gente che urlava, neonati che piangevano, bambini che chiamavano la mamma, ambulanze che correvano a sirene spie-gate. Sembrava di essere in un incubo. E invece era la realtà. Cruda e terribile realtà. Abito ad un'ora da L'Aquila, epicentrodel terremoto” . (La TESTIMONIANZA di un terremotato)

Terremoto in Abruzzo: l’esperienza dello psicologo dell’emergenza

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Il servizio psicologico garantiscegruppi di ascolto, di autoaiuto, gruppidiscussione e di debriefing per i soc-corritori, al fine di limitare l’eventualeburn out o crollo emozionale.

Il primo aiuto si concretizza in un"intervento di normalizzazione delleemozioni" e nella prevenzione delDisturbo Post Traumatico da Stress edelle altre conseguenze psicologichedel terremoto (ansia, paura, rabbia,vergogna per aver bisogno di aiuto,senso di colpa per essere sopravissu-ti, reazioni psicosomatiche).

Successivamente si punta di più adun lavoro di psicologia di comunità(empowerment sociale, sviluppo dellerisorse psicosociali locali, etc.).

Gli sfollati sono persone molto pro-vate. Il tempo per loro si è fermato edhanno un enorme bisogno di normaliz-zazione delle emozioni.

È molto importante, ribadire a piùriprese, che le loro sono reazioni norma-li ad un evento anormale, perché rimugi-nare gli stessi pensieri angoscianti(sento continuamente quel boato, nonposso più vivere, non sarà più la vita diprima ecc.) porta a determinare ulterioreallarme. Quando lo stato dissociativo èmolto intenso e le persone rifiutano diparlare è necessario rispettare la lororisposta emozionale.

La popolazione è allarmata nonvogliono rientrare nelle proprie caseperché si temono altre scosse. Molti

esprimono attesa e incertezza pertan-to insistere sul rientro non migliorereb-be le loro condizioni psicologiche.

Tanti sono stati i feedback sull’utili-tà dell’assistenza psicologica da partedella popolazione coinvolta sia dairesponsabili dei campi che dai dirigentidella Protezione Civile.

L'obiettivo di coloro che assistono èrecuperare psicologicamente le perso-ne che improvvisamente hanno persotutto, in particolare la propria sicurezza,i propri punti di riferimento, dare unarisposta competente ed efficace albisogno di ascolto e di supporto diven-ta prioritario.

In queste settimane abbiamo assi-stito ad una partecipazione continuati-va da parte di psicologi che hannodimostrato una straordinaria efficienza,solidarietà e competenza. Grazie allamassiccia presenza e al tempestivo

intervento, infatti, si è potuto e si potràassicurare l'assistenza non solo in que-sta fase di emergenza, ma soprattuttonel lungo periodo post emergenza,quando la comunità colpita dal terre-moto si troverà a combattere inevitabil-mente emozioni come la disperazione,la tristezza e l’impotenza.

TASK FORCE PSICOLOGI DELL’EMERGENZA REGIONE SICILIA IMPEGNATI IN ABRUZZO E A MESSINA• MISSIONE TERREMOTO ABRUZZO dal 23.05.2009 all’01.06.2009: Maria Moschetto, Maria Parisi, Renata RussoDal 8 al 15 Luglio 2009: Irene La Rocca, Claudia Marino, Concetta Mezzatesta, Antonella Postorino, Elena Torrente • EMERGENZA ALLUVIONE MESSINA E PROVINCIADal 02/10/2009: Irene La Rocca, Paola Bellomo, Concetta Mezzatesta, Antonella Postorino, Deborah Caprara,Maria Parisi, Maria Moschetto, Rosa Leonardi, Arturo Panetta, Alessandro Raieli, Sebastiano Iaia, Renata Russo,Valentina botta, Alberto Orma, Calì Cristina, Antonietta Di Marco, Daniela Maimone, Piera Vitale, Caterina VaccariIvano Palmeri, Roberta Migneco, Antonella Lisi, Enzo Crapanzano, Irene Barca, Manuela Croce, Lara Di Venti.

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PROTOCOLLO D’INTESA PER IL CONCORSO DEGLI PSICOLOGI SICILIANI

NELLE ATTIVITA DI PROTEZIONE CIVILE

ELENCO DEGLI PSICOLOGI DELL’EMERGENZA - TASK FORCEAggiornato a giugno 2009 (ordine alfabetico)

1. Accardi Maria Luisa2. Accardo Giovanna3. Addelfio Giovanna4. Adelfio Fabrizio5. Aiello Arcangela 6. Alaimo Stefania7. Alesi Dario8. Alioto Tiziana9. Arezzo di Trifiletti Elvira Maria10. Altavilla Stefania11. Barca Irene Lilla12. Barone Rosalia13. Battiato Antonino14. Bella Rosaria Daniela15. Bellomo Paola16. Benigno Emanuela17. Biancheri Maria Fabiola18. Blanco Daniela19. Bonanno Sabina Maria Rita20. Bredice Daniela21. Bruschetta Simone22. Calì Cristina Felice23. Cammalleri Marcella24. Cammalleri Maria Ausiliaria25. Cammarata Maria26. Cammisa Alessio27. Campolo Lorena28. Cannavà Francesco29. Cannavà Salvatore30. Cantali Grazia31. Cannata Jlenia32. Caponnetto Pasquale33. Caprara Deborah34. Cascio Valentina35. Cassarà Rosalinda36. Castiglione Lilli37. Castronovo Antonio38. Chiarchiaro Gloria39. Ciatto Giuseppa40. Ciccarello Laura41. Cicero Claudia42. Cinque Viviana43. Clemente F. Paola44. Coccellato Concetta45. Collovà Maria Chiara46. Collura Sebastiana47. Comito Francesca48. Condorelli Giovanna49. Contentezza Rosalba50.51. Cortese Valentina52. Croce Manuela53. Croce Salvatrice54. Cuccia Rosa55. Cucuzza Nicoletta56. Cumbo Marcella57. D’Avenia Rosario58. De Gaetano Maria59. De Luca Virginia60. Di Bella Daniela61. Di Biasi Loredana62. Di Cara Giovanna63. Di Francesca Maria64. Di Francesco Giacoma65. Di Liberto Giusi66. Di Natale Paola Maria67. Di Oriente Andrea68. Di Rosa Omaira69. Di Venti Lara70. Di Pasquale Giovanna71. Esposito Gabriella72. Favarò Tiziana

73. Ficarra Marco74. Fiorica Valentina75. Foderà Marcella76. Frisella Simona77. Gallo Franca78. Gasparini Floria79. Girgenti Giuseppina80. Gioffrè Giovanna81. Girelli Davide Nicola82. Gitto Silvia83. Giunta Benedetta84. Grassi Silvia85. Greco Francesco86. Greco Lucchina Laura87. Grifò Rosa Salvatrice88. Guida Rosalba89. Iacolino Antonio90. Iacono Antonio91. Iaia Sebastiano92. Indovina Margherita93. Ingenio Lucia94. Intagliata Fabiana95. Izzo Rosa96. La Franca Maria97. La Monica Antonella98. La Paglia Maria99. La Piana Luisa 100. La Rocca Irene101. La Rosa Maria102. La Torre Massimo103. Leonardi Rosa104. Licata Nicoletta105. Lisi Antonella106. Lo Greco Evelina107. Lo Iacono Anna Maria108. Loiacono Elvira109. Lombardi Mariadele110. Lombardo Francesca Paola111. Lumia Giusy112. Lunetta Alessandro113. Lupo Laura114. Maio Monica115. Mallia Venerina116. Mannuccia Luigia117. Marciante Francesco118. Marino Claudia119. Martinez Odette120. Mazzeppi Sonia Desirèe121. Mazzola Barbara122. Meli Alessandro123. Meli Pina Maria124. Melodia Caterina125. Merlina Christian126. Messina Claudia127. Messina Sebastiano128. Mezzatesta Concetta 129. Migneco Roberta130. Militello Eva131. Mistretta Maria Gabriella132. Moceo Maria133. Monaco Crea Valentina134. Monici Tindara135. Mortillaro Mariangela136. Moschetto Maria137. Musumeci Martina 138. Naccari M.Grazia139. Nicolosi Rossana140. Orma Alberto Giuseppe141. Palermo Maria Grazia142. Palillo Davide143. Palmeri Ivano144. Parisi Maria

145. Parisi Maria Diletta146. Parlato Brunella147. Passalacqua Serena148. Patti Manuela149. Pellerone Monica150. Pettinato Enrica151. Piazza Ivana152. Piccione Lidia153. Pino Giusy154. Piombino Enrica155. Pittari Cristina Maria156. Postorino Antonella157. Principato Pietro158. Privitera Maria Teresa159. Provenzano Maria Caterina160. Puglia Antonella161. Pulvirenti Maria Rita162. Ragusa Maria Grazia163. Raieli Alessandro164. Roccaforte Gabriella 165. Romanotto Eliana166. Rosini Roberta167. Rossini Oliva Daniela168. Russo Renata Immacolata169. Sammartano Maria Teresa170. Samperi Irene171. Sampieri Monica172. Sapuppo Rosaria 173. Savoca Valentina174. Scalia Tiziana175. Scavuzzo Pieraldo176. Sciangula Rita177. Scicolone Angela178. Seidita Leonardo179. Sicali Santa180. Signorello Francesca181. Silvia Mariangela182. Sirchia Francesca Maria183. Sirni Valentina184. Sortino Vanessa185. Spada Michele186. Stefano Claudia187. Tarantolo Tiziana188. Taschetti Mersia189. Terzo Massimiliano190. Testa Caterina191. Tinnirello Monica192. Tobia Tiziana193. Torrente Elena194. Traina Giuseppina195. Traina Rosalinda196. Tramonti Azzurra197. Travaglini Maria198. Urso Viviana199. Vaccari Caterina200. Valenti Francesca201. Valenti Laura202. Valenti Tiziana203. Valvo Maria Antonietta204. Varisco Licia205. Vegna Elisa206. Vella Gabriiella207. Vella Rosaria208. Vendra Jenny209. Venezia Giuseppe210. Verdirame Christian211. Vetri Susanna212. Vinciguerra Maria Pia213. Vinciguerra Rosaria214. Virone Stefania215. Zambuto Sitra Concetta216. Zummo Livia

N. COGNOME NOME N. COGNOME NOME N. COGNOME NOME

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Gruppo di lavoro: psicologia della sicurezza stradaleCoordinatore: Melita Ricciardi - ConsigliereComponenti: Gen. N. Purpura (Polizia Municipale) - Gen. A. Sireci (Polizia Stradale) - Dott. L. Indiveri (Consorzio Nazionale Guida

Difenziva) - Prof.ssa Cassaniti Mastroieni (Pres. Ass. Vittime della Strada) - M. Dorfer (Psicologo)Dott. F. Spallina (Provincia Regionale Palermo) - Dott.ssa L. Rositani (Ufficio scolastico Regionale)Dott.ssa R. Imperato (Provincia Regionale Palermo) - S. Amico (Consigliere Tesoriere) - A. C. Casiglia (Vice Presidente Ordine Sicilia) - L. Costa (Consigliere) - P. Bozzaro (Consigliere).

Melita Ricciardi - psicologo

Tra i conducenti morti a seguitodi incidente stradale i più colpitisono i giovani; la fascia di età

che presenta il valore massimo è quel-la tra 25 e 29 anni mentre per i feriti lafrequenza più elevata si colloca in cor-rispondenza della fascia di età tra 30 e34 anni (29.882). Ogni giorno in Italiasi verificano in media 633 incidentistradali, che provocano la morte di 14persone e il ferimento di altre 893.

Nel complesso, nell’anno 2007sono stati rilevati 230.871 incidentistradali, che hanno causato il decessodi 5.131 persone, mentre altre325.850 hanno subito lesioni di diversagravità (fonte Fondazione ANIA - ISTAT).

La strada “uccide” sia per le infra-strutture che per il fattore umano, diconseguenza incrementare il program-ma di prevenzione e sensibilizzazionesulla sicurezza diventa una priorità.

ll 29 Novembre 2007 il ConsiglioNazionale dell’Ordine degli Psicologi hastipulato un protocollo d’intesa con ilConsorzio Nazionale Guida Difensiva ela CONFEDERTAAI (ConfederazioneTitolari Autoscuole Agenzie d’Italia).

Per la prima volta in Italia, a segui-to di tale protocollo, parte dalla regio-ne Sicilia il progetto pilota “Psicologiae Sicurezza Stradale”, suddiviso in duecorsi di formazione (Palermo eCatania) e coordinato dall’Ordine degliPsicologi della Sicilia, rivolto a psicolo-gi che dovranno effettuare docenzenelle autoscuole.

Al fine di attivare sinergie tra entidove si confrontino Sicurezza eProtezione sono stati coinvolti: ilMinistero delle Infrastrutture e deiTrasporti Direzione generale territorialedel Sud e Isole, la Polizia di StatoCompartimento della Polizia Stradale diPalermo e di Catania, la DirezioneCentro Prove Autoveicoli di Palermo e

Catania del Ministero dei Trasporti, ilConsorzio Nazionale Guida Difensiva, laConfedertaai, l’Ufficio ScolasticoRegionale per la Sicilia, l’AssociazioneNazionale Familiari e Vittime dellaStrada, il Dipartimento Dipendenzepatologiche - ASL di Palermo e diCatania, l’Azienda Sanitaria di Bolzano -Servizio di Psicologia Viaria (primo ser-vizio sperimentale in Italia), i Consorzidelle autoscuole di Palermo, Agrigento,Trapani, Catania, Messina e Ragusa.

Il progetto ha coinvolto 240 psico-logi siciliani per garantire in modocapillare una sperimentazione ed unacampagna di sensibilizzazione e pre-venzione sulla sicurezza stradale.

Questi professionisti, formati nel-l’ambito della psicologia del traffico,offriranno la loro collaborazione anchenel settore delle prove di guida difensi-va. La guida anticipante o guida difen-siva è una forma di addestramento perconducenti di veicoli. Il suo obiettivo èridurre gli incidenti stradali anticipandosituazioni pericolose, prevenendosituazioni avverse potenzialmente peri-colose oppure gli errori degli altri con-ducenti o pedoni.

Il programma del corso si è artico-lato nei seguenti moduli: conoscenzedi base della Psicologia del Traffico;modelli e teorie del comportamentonella circolazione stradale; psicologiadel traffico e formazione dei conducen-ti; Alcol, droghe, farmaci e gli effetti

sulla guida; il Codice della Strada. Lo psicologo ha la funzione di spie-

gare quanto incidono l’alterazione dellefunzioni fisiche e psichiche nella condot-ta di guida e nella gestione del veicolosu strada. Altra novità importante delprogetto sperimentale riguarda il coinvol-gimento delle famiglie nelle autoscuole,aiutare i genitori nel difficile ruolo dimodellamento dei propri figli sottoli-neando l’importanza dei comportamentiadattivi. Se, ad esempio, il genitore nonallaccia la cintura di sicurezza, probabil-mente il figlio seguirà questo cattivoesempio. In questo modo, si vuoleanche lanciare un messaggio agli adulti,educandoli a tenere un comportamento,sotto questo profilo, adeguato.

L’Obiettivo primario delle iniziativedell’Ordine degli Psicologi della Siciliaè la diffusione della cultura della pre-venzione e della sicurezza al fine digarantire la collaborazione professio-nale degli psicologi in settori come leautoscuole e nelle campagne di pub-blicità sociale.

“Impartire tecniche di guida ai gio-vani non basta a ridurre l’incidentalità,afferma Fulvio Giardina Presidentedell’Ordine degli Psicologi della Sicilia,è necessario formare automobilisticonsapevoli dei rischi legati al fattoreumano. Si è stipulato il protocollo pereffettuare progetti mirati alla gestionepsicologica della vulnerabilità emozio-nale e comportamentale.

Le autoscuole che aderiranno all’ini-ziativa esporranno un bollino di qualità -continua Giardina - che attesterà quelvalore aggiunto finalizzato al migliora-mento dei comportamenti su strada”.

Quanto più efficace sarà il trasferi-mento di un patrimonio di conoscenzeverso i cittadini, tanto più produttiverisulteranno le politiche di prevenzionee le azioni da realizzare.

Lo psicologo nelle autoscuole

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Melita Ricciardi - psicologo

Dal 25 al 27 marzo “tre giorni”dedicati alla sicurezza stradale.Una manifestazione organizzata

dalla Provincia Regionale di Palermo incollaborazione con istituzioni, enti, asso-ciazioni di volontariato e imprese cheoperano in questo campo. Insieme perinformare e sensibilizzare l’opinione pub-blica su un tema così importante - affer-ma il presidente della Provincia regiona-le di Palermo Giovanni Avanti - lavoriamosul fronte della divulgazione di una cor-

retta educazione stradale ma anchedegli interventi strutturali per migliorarela rete viaria del territorio, c’è tanto dafare soprattutto nei confronti delle gio-vani generazioni che devono prenderecoscienza di un problema sociale chenel nostro Paese è diventato vera e pro-pria emergenza, lo dimostrano i datisempre più allarmanti.

Il Presidente Giovanni Avanti hainaugurato il “villaggio” della sicurezzastradale, articolato attraverso uno spe-cifico percorso dove ricevere materialeinformativo, porre domande, visionare eprovare mezzi ed attrezzature.

Grazie all’iniziativa i cittadini hannoricevuto indicazioni su come guidare in

condizioni psicofisiche adeguate, cono-scere le attrezzature utilizzate dalleForze dell’Ordine (Autovelox, Alcool-test,etilometri) ed assistere ad un’operazio-ne di soccorso di vittime di incidentistradali, attraverso una simulazionecurata dalla Croce Rossa Italiana.

Nei vari stand erano presenti medici,psicologi, rappresentanti delle Forzedell’Ordine (Carabinieri, Polizia Stradale,Polizia Municipale), dell’Università edelle associazioni di volontariato che

illustravano come sviluppare le abilità ele capacità per circolare in sicurezza.

In particolare come ridurre i compor-tamenti a rischio di incidente spessocausati da: guida in stato di ebbrezza,segnaletica carente, non rispetto delleregole del codice stradale.

La presenza delle autorità nazionalidel settore come il Ministerodell’Interno, il Ministero dei Trasporti, ilMinistero della Gioventù, ha permessodi sviluppare non solo un momento diconfronto, ma anche di proposta.

Insieme ad amministratori, rappre-sentanti di istituzioni, enti ed associa-zioni del settore sono stati affrontatitemi quali: problematiche e possibili

soluzioni per attuare una migliore sicu-rezza stradale in Italia e come migliora-re l’efficacia della divulgazione sulletematiche della sicurezza stradale,soprattutto nei confronti dei giovaniutenti.

Elisabetta Mancini, vice questoreaggiunto del Servizio polizia stradale delMinistero dell’Interno, ha rilevato che“occorre una comunicazione più effica-ce di quella attuale,una comunicazioneche attivi le emozioni dei giovani, par-

lando ai loro cuori per arrivare al cervel-lo. Attualmente i giovani acquisiscono laconsapevolezza del rischio solo inseguito ad incidenti che riguardano loroo amici e parenti, bisogna invertire que-sto processo”.

Un contributo rilevante è stato offer-to dal Consorzio Nazionale GuidaDifensiva, grazie all’utilizzo di attrezzatu-re multimediali e ad un simulatore crashtest a 10 km/h, e da Quattroruote cheper la prima volta in Sicilia ha fornito unsimulatore di guida per mezzi pesanti.

Ciò ha permesso di entrare in sin-tonia con i giovani garantendo loroun’azione educativa sicuramente piùincisiva.

La Provincia di Palermo promuove il villaggio della sicurezza stradale

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Giancarlo Dosi, coordinatore delSistema Ulisse dell’Istituto superiore diSanità-Ministero dei Trasporti, ha postol’accento “sull’uso dei sistemi di sicu-rezza che è ancora troppo basso.Incrementare quindi la prevenzione elimitare i comportamenti a rischio, solocosì sarà possibile fronteggiare la preoc-cupante escalation di incidenti stradali”.

Il prossimo appuntamento dellaProvincia di Palermo sarà l’apertura delprimo osservatorio sulla sicurezza stra-dale con il contributo della RegioneSiciliana.

Un osservatorio per monitorare ilfenomeno e soprattutto per strutturareuna fase di formazione e informazione.

La Provincia regionale di Palermo è

capofila nel campo dell'area formativa edivulgativa insieme alle Province diMessina, Ragusa e Caltanissetta.

“L'osservatorio - sottolinea Avanti -nasce dall'esigenza di rafforzare il pianodell'informazione e della sensibilizzazio-ne, a partire dalle scuole. Nella mianuove veste di Presidente dell'Unioneregionale delle Province siciliane coin-volgerò anche le altre amministrazioniper arrivare alla costituzione di 9 osser-vatori, uno in ogni provincia, e gettare lebasi poi per un osservatorio regionale”.

Intervenire pertanto con campagnemirate e coinvolgere più istituzioni per-mette di garantire una migliore educa-zione stradale e contemporaneamenteuna riduzione degli incidenti.

Per la prima volta in piazzainsieme alle istituzioni glipsicologi per la sicurezzastradale.

In questa cornice divulgativa siinserisce l’Ordine degli Psicologidella Regione Sicilia. L’interventodello psicologo si rivolge ai genito-ri, agli studenti delle scuole di ogniordine e grado, ad istruttori edinsegnanti di autoscuole, a condu-centi di veicoli e a neopatentati.

Lo psicologo dispensa informa-zioni riguardo gli effetti dell’alcol,il consumo di droghe, la velocitàinadeguata, l’affaticamento comefattore che influenza il comporta-mento umano aumentando ilrischio di incidenti stradali.

La riflessione psicologica all’in-terno di tale iniziativa promossadalla Provincia di Palermo partedal presupposto che il comporta-mento alla guida è influenzato davarianti psicologiche quali la ricer-ca di sensazioni forti, la capacitàdi giudizio inadeguata e la fortesuscettibilità all’influsso dei pari.

Dunque non solo legalità erispetto delle regole, quando sitratta di circolazione stradale, masicurezza e salute psicofisica pertutelare il bene più prezioso quel-lo della vita.

L’obiettivo dell’iniziativa si è con-cretizzato nell’esigenza di promuo-vere comportamenti più corretti allaguida e su strada, al fine di preve-nire e ridurre gli incidenti stradaliproponendo ai giovani, motociclistied automobilisti, stili di comporta-mento quali: l’uso del casco, glieffetti della velocità e dell’impor-tanza delle cinture di sicurezza,oltre che dei rischi di guida sottoeffetto di alcool e droghe.

È noto che i traumi, in particola-re quelli della strada, possonoessere largamente evitati adottan-do semplici comportamenti pru-denti e difensivi.

Coinvolgere i giovani e le istitu-zioni permette di incentivare legiuste sinergie al fine di rispon-dere ad una crescente esigenzadi sicurezza.

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Gruppo di lavoro: psicologia scolastica e dell’educazioneCoordinatore: Antonino Marù - ConsigliereComponenti: E. Spataro (Psicologo) - R. Chianese (Psicologo) - G. Castriciano (Psicologo)

M. Gentile (Psicologo) - G. Traina (Psicologo)

Giusy Castriciano - psicologo

Il gruppo di lavoro sulla PsicologiaScolastica si costituisce a febbraio2007 con l’obiettivo di ridare impul-

so alla psicologia scolastica promuo-vendo, al tempo stesso, la professionedi psicologo nel settore educativo.

L’analisi dell’excursus storico-socia-le, attraverso cui si è sviluppato eaccreditato l’operato dello psicologo ascuola, mostra come le esperienze diPsicologia Scolastica ancora oggi sianovarie, mancando un modello di riferi-mento comune. Molte sono legate allarealizzazione di PON, POR, o progettiinseriti nei POF e riguardano in generela conduzione di sportelli di ascolto,percorsi formativi per docenti, laborato-ri per gruppi di alunni. Si tratta di attivi-tà discontinue attuate a fronte di unridotto numero di ore, con inevitabiliricadute negative in termini di efficacia.Se si vogliono creare presupposti cultu-rali forti, tali da produrre un cambia-mento graduale ma incisivo nei proces-si educativi, l’intervento dello psicologoa scuola deve essere continuo e globa-le, pertanto rivolto non solo agli stu-denti ma a docenti, dirigenti, famiglieed operatori. Forti di questa consape-volezza, come gruppo di lavoro, si èoperato su più livelli: • Rilanciare la psicologia scolasticaavviando un dibattito ed un confrontointerno alla nostra comunità.• Proporre un modello operativo funzio-nale.• Realizzare indagini conoscitive, atte afotografare le realtà giovani-scuola-dis-agio-territorio.• Divulgare attività di formazione speci-fica per gli psicologi interessati ad inve-stire la propria professionalità nellascuola.

Con queste premesse sono state

avviate diverse attività di indagini cono-scitive, analisi e proposte operative:• Indagine conoscitiva sulle prepotenzevissute e/o percepite su un campionedi studenti frequentanti gli IstitutiSecondari di primo grado delle ProvinceSiciliane.• Ricerca sulla percezione che iDirigenti Scolastici delle scuole prima-rie e secondarie di primo e secondogrado hanno dello psicologo scolastico.• Indagine sull’incidenza del disagiominorile in ambito regionale attraversola valutazione di indicatori quali, la dis-persione scolastica, il numero di minorisegnalati ai vari USSM e quelli affidatiai Servizi Sociali.• Proposta di un modello operativo dipsicologia scolastica: Le Buone Prassi.• Proposta di legge che prevede l’isti-tuzione del servizio di psicologia scola-stica da presentare alla Regione Sicilia.

I risultati relativi a quanto è statoprodotto dal gruppo di lavoro sono statipresentati nell’ambito della Giornata di

Studio “L’Universo giovanile tra poten-zialità e rischio” all’interno dellaSessione “Lo psicologo nel contestoscolastico” che si è tenuta a Palermoil 28 maggio scorso.

A introdurre i lavori è stato l’inter-vento di Fulvio Giardina, Presidentedell’Ordine, il quale ha presentato i temidella giornata sensibilizzando, da subi-to, la platea sui fenomeni di violenzagiovanile e sul significato di un impegnoserio e continuo degli psicologi per pro-gettare e promuovere il benesseresociale. A conclusione del suo interven-to ha suggerito una raccolta firme, tratutti i cittadini, a sostegno della propo-sta di legge sulla Psicologia Scolastica.

Il primo intervento della mattinata èstato curato da Antonino Marù,Consigliere dell’Ordine e coordinatoredel Gruppo, il quale ha trattato il tema“Il cammino della Psicologia scolasticain Sicilia: dalle origini alle BuonePrassi”. Partendo dall’esperienza delservizio socio-psico-pedagogico istituitonel 1981 a Ragusa, ha definito la psi-cologia scolastica come “Servizio diassistenza e consulenza psico-educati-va rivolto a studenti, famiglie e docenti”in rete con le altre agenzie del territorio.La scuola viene descritta come luogo diincontro di storie di vita, di aspettative,di sogni e desideri che intrecciandosi apaure e frustrazioni, fanno da sfondo alconsolidamento dell’identità degli stu-denti. Nella visione proposta da Marù,lo psicologo diviene parte integrantedel “luogo” scuola, che prima ancora diessere uno spazio fisico è uno spaziomentale. Lo psicologo scolastico deveconoscere i ruoli agiti e le dinamicherelazionali attivate da alunni, docenti efamiglie, deve essere in grado di inter-cettare precocemente il manifestarsi di

Psicologia scolastica: verso la costruzione di una identità

L’universo giovaniletra potenzialità e rischioPRIMA SESSIONELo psicologo nel contesto scolastico

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forme di disagio, comprendere dove unprocesso si è interrotto, offrire un luogodi ascolto e di elaborazione di eventicritici e fornire consulenza per una fat-tiva politica educativa scolastica. Lopsicologo, dunque, non si impone comeprofessionista detentore assoluto disaperi, ma si propone come consulentee promotore del “fare insieme”.L’immagine auspicabile di psicologoscolastico è, per Marù, quella di un pro-fessionista che opera per la promozio-ne del benessere e la prevenzione deldisagio. Con queste premesse è statorealizzato l’opuscolo “Le BuonePrassi”, proposta di un modello opera-tivo, che vuole essere la sintesi dellevarie esperienze di psicologia scolasti-ca nel territorio siciliano ed al tempostesso un orientamento per la costru-zione di un’identità professionale.

Il secondo intervento, “Dati sul dis-agio scolastico in Sicilia: indagine cono-scitiva sulla percezione del ruolo dellopsicologo a scuola”, è stato curato daMaurizio Gentile (psicologo, responsa-bile servizio psicopedagogico USR) cheha presentato i risultati dell’indaginecondotta nell’anno scolastico2008/2009 dall’Ordine in collaborazio-ne con l’Ufficio Scolastico Regionale.L’intento principale di questa indagineè stato quello di conoscere quale è lapercezione che i dirigenti scolastici sici-liani hanno della figura dello psicologotra i banchi. Il questionario, con rispo-ste a scelta multipla, strutturato daquesto gruppo di lavoro, in collabora-zione con l’Ordine degli Psicologi delVeneto, è stato inviato tramite postaelettronica, a tutti i Dirigenti degli istitu-ti scolastici della Sicilia. L’analisi deidati raccolti mostra diversi aspetti inte-ressanti sottolineati da Gentile nellasua relazione. Innanzitutto, è stata rile-vata la buona partecipazione dei diri-genti scolastici (62% del campionetotale) che hanno aderito alla compila-zione del questionario, con una preva-lente partecipazione degli istituti com-prensivi (41%), a cui seguono i circolididattici (26%), la scuola secondaria disecondo grado (22%) e in coda gli isti-tuti secondari di primo grado (11%).L’88% del campione considera laPsicologia scolastica utile per affronta-re le problematiche connesse al dis-agio socio-scolastico con un 81% che,negli ultimi anni, ha fatto ricorso a psi-

cologi prevalentemente per interventimirati e strutturati, con un impegno ora-rio annuo inferiore alle 20 ore, denun-ciando, come previsto, una presenzasporadica e limitativa dello psicologo ascuola. Dall’indagine si evince come gliambiti di intervento in cui viene ricono-sciuta la figura dello psicologo sonosoprattutto relativi alle Difficoltà diapprendimento (27%), Progetti di spa-

zio-ascolto e/o C.I.C. (25%) con un datoallarmante, solo il 10% relativo allaFormazione dei genitori. Appare, quindi,evidente, come ha sottolineato Gentile,che una percentuale così bassa, lasciainterpretare una scarsa attenzione alruolo della famiglia; soprattutto nelperiodo storico-sociale in cui viviamo eche vede proprio la famiglia quale“anello debole” della catena educativa,è fondamentale sostenere la genitoria-lità, ricordando che è proprio il contestofamiliare il luogo deputato alla costru-zione e strutturazione della personalitàdell’individuo. A questo va aggiunto chele attività di formazione per i genitori

promosse dalla scuola e nella scuola,sensibilizzano e facilitano i rapporti dicollaborazione con i docenti, favorendoun lavoro di squadra con comuni finali-tà educativo-costruttive. Per quantoconcerne l’area delle aspettative (grafi-co 1) dall’indagine si evidenzia come il68% dei dirigenti ritiene molto utile lapsicologia scolastica per la formazionedegli studenti soprattutto per le aree

riguardanti il successo scolastico, larimotivazione allo studio, la prevenzionedel bullismo, la prevenzione delle dipen-denze, l’integrazione, l’educazione affet-tivo-sessuale e tutto ciò che riguarda lasalute e la convivenza civile.

Per quanto concerne la presenzalavorativa degli psicologi il 54% dei diri-genti intervistati vorrebbe uno o più psi-cologi inseriti nel proprio organico ed un40% li vorrebbe per migliorare l’offertaformativa, che sommando si può consi-derare un parere affermativo per il 94%del campione, dato decisamente inco-raggiante (grafico 2).

Il relatore, a conclusione del suo

Grafico 1: Quale potrebbe essere il grado di utilità della psicologia scolastica per la formazione degli studenti ?

Grafico 2: La Scuola dovrebbe disporre di uno o più psicologi inseriti nel proprio organico

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intervento, propone una riflessione sullereazioni delle famiglie quando viene lorosuggerito di rivolgersi ad uno psicologo.

Come si evince dal grafico 3, lafamiglia di fronte a questa proposta

appare attenta, interessata ma altret-tanto preoccupata e prevenuta a dimo-strazione del fatto che, ancora troppospesso, l’intervento dello psicologoviene associato al disagio conclamato enon alla promozione del benessere.

Gentile invita la comunità degli psi-cologi a promuovere una definizione piùchiara del ruolo dello psicologo nei con-testi educativi allontanando il luogocomune della patologia. A questo propo-sito ritiene incoraggiante evidenziare unfattore fortemente significativo chemanifesta un ottimistico cambio di ten-denza e apre speranze per il futuro, lad-dove l’89% dei dirigenti dichiara che sela scuola fosse dotata di adeguati finan-ziamenti, farebbe ricorso al servizio dipsicologia scolastica. L’analisi di talirisultati, estrapolati dalla ricerca condot-ta, rappresenta un quadro abbastanzapositivo e fortemente propositivo in ter-mini di valorizzazione della funzione dellopsicologo a scuola; questi fattori stati-stici infatti, oltre a far auspicare prospet-tive future di inserimento, aggiungonosenso e rafforzano la motivazione all’o-perosità di quanti si occupano e credononella psicologia scolastica.

Con l’intervento di Claudio Casiglia,vicepresidente dell’Ordine, viene pre-sentata l’altra indagine promossa dalgruppo di lavoro di psicologia scolasti-ca e dell’educazione “La mia vita ascuola: il fenomeno delle prepotenzetra gli alunni delle scuole medie deicapoluoghi della Sicilia”. Il relatore,

prima di trattare i dati della ricerca con-dotta, propone un approfondimento perriconoscere e distinguere le condottecomportamentali aggressive, tra prepo-tenza e bullismo. Gli atti di prepotenza

a scuola, infatti, rappresentano, comedimostrano gli studi di Roland eOlweus, condotte comportamentalisporadiche e, fondamentalmente, nonindirizzate sempre verso un'unica per-sona; il bullismo, invece, viene definitocome una forma di violenza duratura,fisica o psicologica, perpetrata da unapersona o da un gruppo contro un terzoche non è in grado di difendersi.

Esistono diversi tipi prepotenze e sipossono distinguere in:• fisiche: colpi, calci, pugni, sottrazio-ne di oggetti personali• verbali: prese in giro, scherno o dileg-gio (anche tramite nuove modalità quali e-mail e telefono)

• esclusione sociale: «Non puoi gioca-re con noi»• indirette: diffusione di calunnie, inti-mazione ai compagni di non giocarecon qualcuno.

Per definizione perché un atto vio-lento rientri, invece, nell’ambito del bul-lismo, deve verificarsi almeno unavolta la settimana per un mese.

Vengono così riassunte le caratteri-stiche peculiari del bullismo:1) Intenzionalità, cioè il fatto che ilbullo mette in atto premeditatamentedei comportamenti aggressivi con loscopo di offendere l’altro o di arrecar-gli danno. Il comportamento di bulli-smo non è il frutto di un’azione impul-siva legata a un momento di rabbia.(Sistematico vs reattivo)2) Persistenza: sebbene anche un sin-

golo episodio possa essere considera-to una forma di bullismo, l’interazionebullo-vittima è caratterizzata dalla ripe-titività di comportamenti di prepotenzaprotratti nel tempo.3) Asimmetria di potere, si tratta di unarelazione fondata sul disequilibrio e sulladisuguaglianza di forza tra il bullo cheagisce, che spesso è più forte, o soste-nuto da un gruppo di compagni, e la vit-tima che non è in grado di difendersi. 4) Tipologie diverse con cui si manife-sta. Nonostante spesso si pensi al bul-lismo fisico, dobbiamo ricordare che ilcomportamento d’attacco può essereperpetrato anche con modalità verbalidi tipo diretto (offese e minacce) e conmodalità di tipo psicologico e indiretto(esclusione e diffamazione).

Recentemente si è affermataanche una nuova modalità di vessazio-ni che si avvale di strumenti imperso-nali quali le nuove tecnologie eInternet.5) Natura sociale del fenomeno. Cometestimoniato da molti studi, l’episodioavviene frequentemente alla presenzadi altri compagni – spettatori o compli-ci – che possono assumere un ruolo dirinforzo del comportamento del bullo osemplicemente sostenere e legittimareil suo operato.

In Italia, prosegue Casiglia, gli epi-sodi di bullismo avvengono per l’85%in presenza di coetanei, per le prepo-tenze questa condizione non sembranecessaria. Il bullismo è un fenomenoin crescita, in aumento del 5% rispettoall’anno precedente. Nelle scuole ita-liane 8 ragazzi su 10, nel corso del2006, hanno vissuto da vicino fenome-ni riconducibili al bullismo, come vitti-me o come spettatori e il dato allar-mante è che anche se la maggioranzadegli alunni sostiene di non apprezzaregli atti di prepotenza, una minoranzasignificativa dichiara che potrebbe met-terli in atto.

Casiglia nella sua relazione richia-ma l’attenzione su alcuni fattori emer-genti dall’indagine, in particolare il68% dei maschi intervistati ammettonodi aver subito varie forme di prepoten-ze, un numero decisamente significati-vo. Sconcerta anche un altro dato, lesensazioni provate nell’assistere adatti di prepotenza sono per l’80% dirabbia, con una percentuale disarman-te del 55% che prova indifferenza.

Grafico 3: Nei casi in cui la scuola ha suggerito alla famiglia di rivolgersi allo psicologo, qua-l'è stata la reazione della famiglia ?

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Osservando anche altri parametri, ilrelatore sottolinea quanto sia utileconoscere un altro dato: i luoghi doveprincipalmente gli atti di prepotenzavengono agiti sono proprio gli ambientiscolastici, in particolare nei momentidi ricreazione, all’uscita, ma con unapercentuale degna di considerazionedel 10% che dichiara in aula e durantele lezioni. Il relatore conclude eviden-ziando quanto sia importante non rima-nere indifferenti di fronte a percentualicosì elevate di prepotenze rispetto alterritorio nazionale, numeri che tradu-cono e denunciano un diffuso disagiosociale e giovanile in particolare. Se igiovani rappresentano la società pre-sente e futura, urgono interventi piùcapillari e continui nelle scuole daparte di professionisti che sostengano

le istituzioni scolastiche nella promo-zione di una cultura del rispetto e dellaprosocialità.

La Giornata Studio è proseguita conla presentazione, curata da RitaChianese, della “Proposta di legge sullaistituzione del servizio di psicologia sco-lastica”, proposta dal Gruppo di lavoro eapprovata dall’Ordine. La relatrice ha evi-denziato come negli ultimi anni si sianosusseguiti almeno 13 disegni di leggesul tema della psicologia scolastica, maancora oggi, rispetto alla realtà europea,l’Italia rimane l’unico paese sprovvisto ditale servizio, fatta eccezione delleRegioni Puglia e l’Abruzzo. L’esigenza didotarsi di un servizio di psicologia scola-stica nasce da una serie di rilievi, relati-vi al 2006-2007, quali: • I dati forniti dai servizi sociali deinove capoluoghi di provincia, chedenunciano una significativa presenzadi minori in condizioni di disagio psico-logico, familiare e sociale, cui si aggiun-gono numerosi minori extracomunitaricon le inevitabili problematiche di inte-grazione culturale e valoriale.

• Altro dato che suscita doveroseriflessioni, è il numero dei soggettisegnalati dal Dipartimento di GiustiziaMinorile in totale n. 3148 pari al 15%del totale nazionale. Nello specifico: • Palermo (Palermo, Agrigento, Trapani)

N. 1165.• Messina N. 432.• Caltanisetta (Caltanisetta, Enna)

N. 182.• Catania (Catania, Siracusa, Ragusa)

N. 1369.Per la stesura del disegno di legge,

modalità organizzative, finalità edambiti di intervento, si è fatto riferi-mento alla lunga esperienza (28 anni)di psicologia scolastica attuata inquasi tutti i comuni della Provincia diRagusa e nel comune di Marsala (4anni). Le buone pratiche sperimentate

e riprese nel disegno di legge vedonolo psicologo come parte della strutturascolastica e non come un espertodalle consulenze “mordi e fuggi”. Nonpiù una concezione di “consulenza” dalcarattere episodico ma una concezionepiù innovativa e produttiva di “servizio”caratterizzato da stabilità, organicità esviluppo. La relatrice cita alcuni artico-li evidenziando i fattori che conferisco-no qualità a questa proposta di legge.Gli articoli 3 e 4 chiamano in causa sia

L’U.S.R. in quanto referente natura-le per le scuole, che l’Ordine Regionaledegli Psicologi a garanzia della qualitàprofessionale, senza contropartite poli-tiche. Ancora, nell’art.8 si prevede un’attività di coordinamento suddivisa indue unità: una provinciale e l’altraregionale. Tale attività di coordinamen-to serve a tracciare una modalità ope-rativa unica, che risponda ad una visio-ne globale e condivisa dello psicologoa scuola, tenendo conto della peculia-rità territoriale. Il coordinamento devedare una fisionomia chiara, capace dicomunicare alla società come, quando

e perché interviene lo psicologo scola-stico.

Infine la norma transitoria, l’art.9che prevede l’avvio del servizio per 3anni scolastici consecutivi, limitata-mente agli istituti dei nove capoluoghidi provincia. Questa norma è statainserita solo per evitare che l’impattoeconomico possa pregiudicare l’avviodel servizio. Si auspica che un avvio gra-duale permetta alla Regione di verifica-re il rapporto costo-benefici di questoservizio. In conclusione, Chianese, rivolge a tuttii colleghi un appello: essere compattinel promuovere questa iniziativa legis-lativa che si traduce in promozionedella Psicologia Scolastica e degli psi-cologi che esplicano la propria profes-sionalità negli ambiti educativi.

Denso di stimoli e apprezzate pro-vocazioni è stato l’intervento, sul tema“Formazione dello psicologo scolasti-co”, curato da Rosalba Larcan, docen-te all’Università di Messina. La relatri-ce esordisce focalizzando l’attenzionesulla centralità della formazione: unprofessionista competente, adeguata-mente formato, rappresenta una risor-sa per la scuola. Una scuola che cam-bia e che è costretta ad adattarsi almutare della società. Si presenta ainostri occhi un quadro di fragilità socia-le che coinvolge tutti i settori educativi,dalla famiglia, alle istituzioni pubblicheed alla scuola in particolare. Vienesempre più affidato, infatti, all’istituzio-ne scuola un compito assai difficile,ponendola in una condizione di frontie-ra. È in questo contesto che gli psico-logi si trovano ad operare, fronteggian-do troppo spesso i pregiudizi legati aduna visione non chiara della funzione edell’investimento della propria profes-sionalità. Secondo la Larcan si deveperseguire insieme un proposito fonda-mentale: bisogna lavorare per costruire

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una solida identità dello psicologo cheinteragisce nella scuole; la relatricepropone un profilo preciso dello psico-logo scolastico, che non può prescinde-re da una buona formazione; egli devepossedere qualità personali e profes-sionali: sapere, saper fare, saper esse-re. Diviene necessario, pertanto, pro-grammare una formazione di qualitàper dotare i professionisti di quellecompetenze teoriche e di quelle abilitàpratiche specifiche, non solo per lastrutturazione di una identità professio-nale riconosciuta, ma soprattutto affin-ché si possa intervenire incisivamentesul processo evolutivo dell’individuo edi conseguenza della collettività.

La Giornata di Studio si è chiusacon l’intervento di Paolo Bozzaro, (con-sigliere dell’Ordine - coordinatoredell’Area funzionale professione e lavo-ro), che ha disquisito su “Psicologiascolastica e funzione docente”, affron-tando la tematica del burn-out, rischioa cui è sempre più esposta la classedocente. È frequente scorgere nei volti,nei comportamenti degli insegnantidemotivazione e delusione, si ravvisaun senso di abbandono a se stessi inuna società sempre più complessa che

vede la scuola come contenitore unicoin cui viene amplificato il disagio socia-le. Appare evidente, come precisaBozzaro, l’urgenza di trasmettere aidocenti nuove competenze, proporretecniche efficaci di intervento, poten-ziare abilità di fronteggiamento; ènecessario agire in un ottica di preven-zione, attrezzando il docente di idoneistrumenti metodologici che gli permet-tano di affrontare gli eventi negativicorrelati sia alla vita personale che pro-fessionale. Bisogna intervenire sulsistema organizzativo scuola, operaresulla collettività ma soprattutto biso-gna non dimenticare che la scuola nonè luogo di cura ma di prevenzione, diformazione e di scambio.Si conclude così, la Giornata di Studioper la Psicologia scolastica sviluppata-si attraverso un percorso che ha per-messo, grazie agli autorevoli interventi,di approfondire, in un continuum di pro-poste e opinioni, tematiche di impo-nente interesse.

L’Ordine degli Psicologi ed il Gruppodi lavoro di Psicologia scolastica e del-l’educazione, alla luce di quanto ana-lizzato e approfondito in questi anni,nell’intento di proseguire il lavoro

avviato per la promozione della nostraprofessione, si propongono per il pros-simo anno, insieme alla realizzazionedi altri progetti, di organizzare giornatestudio itineranti nei capoluoghi di pro-vincia della Sicilia con l’obiettivo di :• proporre metodologie di progettazio-ne per l’attivazione di nuovi servizi diPsicologia scolastica; • offrire opportunità di confronto dovesarà possibile scambiarsi proposte,pareri ed esperienze;• implementare il senso di apparte-nenza per un “fare e sentire comune”.Come Gruppo di lavoro proviamo gran-de soddisfazione per quanto realizzatoin questi due anni di attività a serviziodella Psicologia Scolastica.

Un’ultima riflessione…La strada perl’affermazione della Psicologia e, dellaPsicologia Scolastica in particolare, èstata lunga e tortuosa ed ancora nedobbiamo percorrere, ma ci muove unacertezza conquistata in tanti anni dilavoro a contatto con gli studenti, pos-siamo intervenire sull’emergenza edu-cativa, possiamo operare per la preven-zione del disagio giovanile, possiamoadoperarci per promuovere il benesse-re sociale…vale la pena perseverare!

La versione elettronica è presente sul sito

www.oprs.it

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Art.1 Istituzione e finalità del servizio di psicologia scolastica1. La Regione Sicilia a Statuto Speciale istituisce il servizio di psicologia sco-lastica.2. La Regione Sicilia regola la materia di cui alla presente legge nel rispettodello statuto speciale e delle relative norme di attuazione. 3. Scopo del servizio di psicologia scolastica, quale supporto all’attività dellesingole istituzioni scolastiche e delle famiglie, è quello di: a) contribuire al miglioramento della vita scolastica sostenendo lo sviluppoarmonico dell’alunno, operando per la prevenzione del disagio socio-relazio-nale e per la promozione del benessere; b) fornire consulenza all’organizzazione scolastica.

Art. 2 Criteri per l’organizzazione del servizio di psicologia scolastica1. L’organizzazione del servizio di psicologia scolastica dovrà prevedere il ricor-so all’opera di psicologi singoli o associati, regolarmente iscritti all’ordine pro-fessionale, mediante apposite convenzioni stipulate ai sensi della normativavigente, al fine di far fronte con continuità a tutte le esigenze rilevate.2. Le istituzioni scolastiche, nell’ambito della loro autonomia didattica, organizzati-va, di ricerca e sperimentazione, si avvalgono, previa richiesta all’Ufficio ScolasticoRegionale, dei servizi di psicologia scolastica, al fine di predisporre i progetti diintervento, sulla base della valutazione complessiva dei problemi rilevati.

Art. 3 Criteri di accesso al servizio di psicologia scolastica1. Le Istituzioni Scolastiche che intendono avvalersi del servizio di psicologiascolastica, devono avanzare formale richiesta all’Ufficio Scolastico Regionale.

Art. 4 Modalità di accreditamento dei professionisti1. Al fine di garantire un servizio di qualità che tuteli il sano e armonico svilup-po delle personalità degli alunni, viene istituito presso l’Ufficio ScolasticoRegionale un apposito elenco di psicologi scolastici, cui potranno accedere leIstituzioni Scolastiche primarie, secondarie di primo grado e gli Istituti com-prensivi. 2. L’inserimento degli psicologi scolastici nel suddetto elenco è subordinato alpossesso di requisiti di formazione e di comprovata esperienza professionale,che verranno definiti con apposito protocollo d’intesa tra l’Ufficio ScolasticoRegionale e l’Ordine degli Psicologi della Regione Siciliana.

Art. 5 Compiti ed attività del servizio di Psicologia Scolastica1. Le attività svolte dal servizio di psicologia scolastica, che costituisce parteintegrante del Piano dell’Offerta Formativa, comprendono:a) Attività di consulenza e sostegno ai docenti, agli alunni e ai loro genitori siain forma collegiale che individuale. Gli interventi di consulenza individuale aglialunni sono effettuati previo consenso dei genitori.b Partecipazione alla progettazione ed alla valutazione di iniziative, sperimen-tazioni e ricerche che riguardano l’organizzazione del servizio scolastico nelsuo complesso o nei suoi settori organici;c) Promozione di attività di formazione per gli operatori scolastici;d) Attività di orientamento finalizzata alla promozione e al coordinamento delleattività di orientamento scolastico e professionale, alla promozione di studi sufenomeni di abbandono e insuccesso scolastico, alla promozione di un climacollaborativo all’interno della scuola e fra la scuola, la famiglia e il territorio.2. E’ compito della psicologia scolastica:a) Operare in collegamento con altri servizi territoriali, fatte salve le rispettivecompetenze;b) Redigere relazioni sulle esigenze individuate e sugli interventi attuati;c) Curare la raccolta e il mantenimento di specifica documentazione sugliinterventi effettuati e sui risultati raggiunti.3. E’ compito dell’Istituto scolastico, che usufruisce del servizio, fornire unlocale idoneo e funzionale al perseguimento degli obiettivi di cui al D.Lgs.196/03 in materia di privacy, sia per quanto attiene allo svolgimento dei col-loqui, che alla tenuta del materiale sensibile. Il titolare del trattamento dei datiè lo psicologo incaricato.

Art. 6 Monitoraggio e Valutazione del servizio di Psicologia Scolastica

1. Al fine di monitorare l’efficacia degli interventi di psicologia scolastica vieneistituito un comitato tecnico-scientifico composto da:- L’Assessore alle Pubblica Istruzione della Regione Sicilia, o Suo delegato, conla funzione di coordinatore.- Un docente universitario, con comprovate competenze in campo psico-socio-educativo designato dalla facoltà di psicologia;- Un componente designato dall’Ufficio Scolastico Regionale; - Due delegati dell’Ordine degli Psicologi della Regione Siciliana, individuatitra coloro che hanno maturato esperienza nel campo psico-socio-educativo.2. Ai componenti del suddetto comitato spetta un’indennità di presenza perseduta.3. Il comitato tecnico-scientifico è tenuto, al fine di ogni anno scolastico, a redi-gere una relazione inerente all’andamento del servizio, alla valutazione dei risul-tati, nonché ad avanzare proposte innovative per il successivo anno scolastico.

Art. 7 Periodo di attuazione del servizio. Rapporto psicologi/alunni.Compensi1. Al fine di attuare il servizio di psicologia scolastica, il rapportoPsicologi/alunni è in media di uno ogni settecento (700), anche su più IstitutiScolastici.2. Il periodo di attuazione di servizio segue l’andamento dell’anno scolastico,ovvero dal 1 Settembre al 30 Giugno 3. Il numero mensile di ore per ogni psicologo scolastico è pari a 80.4. Il rapporto di lavoro tra gli Istituti Scolastici e lo psicologo scolastico è ditipo libero professionale.5. Nell’ipotesi che l’Istituto scolastico sottoscriva una convenzione, per l’attua-zione del servizio in oggetto, con un singolo o associazione di psicologi, saràquesto/a a fatturare all’istituto le prestazioni. 6. Il compenso orario farà riferimento al tariffario dell’Ordine degli Psicologi:“psicologia dell’educazione e dell’orientamento”- consulenze psico-educativeper conto di enti pubblici o privati con impegno orario predeterminato.

Art. 8 Attività di coordinamento1. Al fine di ottimizzare le azioni del servizio di psicologia scolastica vengonoistituite due unità di coordinamento:-Unità di coordinamento provinciale, composta da tutti gli psicologi dei variIstituti Scolastici, i quali individuano al loro interno un referente provinciale edun segretario. Tale gruppo di coordinamento avrà sede presso l’UfficioScolastico Provinciale e le riunioni di coordinamento saranno indette a caden-za mensile dal referente provinciale.- Unità di coordinamento regionale, composta da tutti gli psicologi referenti diogni provincia, che a loro volta individuano un referente regionale ed un segre-tario. Tale gruppo di coordinamento avrà sede presso l’Ufficio ScolasticoRegionale e le riunioni di coordinamento saranno indette a cadenza bime-strale dal referente regionale. Per l’attività di coordinamento sia provincialeche regionale, sono previste 10 ore supplementari mensili. 2. Compito delle unità di coordinamento è quello di:- Curare la raccolta ed il mantenimento di specifica documentazione sugliinterventi effettuati e sui risultati raggiunti;- Armonizzare gli interventi mediante la definizione e la condivisione di linee guida;- Promuovere e diffondere le buone pratiche nel rispetto della singola forma-zione professionale e della specificità del territorio in cui agisce il servizio.

Art.9 Norma transitoria1. Nelle more dell’entrata a regime del servizio di psicologia scolastica, que-sto potrà essere avviato per tre anni scolastici consecutivi, quale momento diverifica della sua efficacia, presso tutti gli Istituti Comprensivi, Primari eSecondari di primo grado, limitatamente ai nove capoluoghi di Provincia. I sud-detti istituti potranno avanzare formale richiesta del servizio, secondo le moda-lità previste dall’art.3. A conclusione del triennio, il comitato tecnico-scientifi-co di cui all’art.6 relazionerà all’Assessorato Regionale alla Pubblica Istruzionein merito all’efficacia prodotta dal servizio stesso, alla promozione del benes-sere psicosociale, alla prevenzione e al contrasto del disagio minorile e allaproposta di una progressiva estensione del servizio.

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ORDINE DEGLI PSICOLOGI DELLA REGIONE SICILIANAProposta del disegno di legge sull’istituzione del Servizio di Psicologia Scolastica

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Gruppo di lavoro: disagio psichicoCoordinatore: Maria Teresa Noto - ConsigliereComponenti: M. Y. Auteri (Psicologo) - S. Cardella (Psicologo) - G. Di Buono (Psicologo) - M. R. Graziano (Psicologo)

G. Merlo (Consigliere) - R. Pezzano (Psicologo) - V. Schirò (Psicologo)

Maria Teresa Noto - consigliere coordinatore del gruppo di lavoro

Imotivi fondamentali che mi hanno spinto a sceglierel'area del disagio giovanile nella fascia di età 18/25come luogo di approfondimento, sono stati sostanzial-

mente due: 1. la ritengo una fascia di età che sfugge alle possibili inter-cettazioni ma che vari segnali indicano come ricca di vastearee di problematicità;2. la promozione della professione dello psicologo che è frai compiti prioritari dell'Ordine degli Psicologi.

In tale ambito di ricerca ho intravisto delle opportunitàinteressanti. Abbiamo così iniziato il percorso del gruppo dilavoro sul disagio psichico. Abbiamo così pensato di dare uncontributo di approfondimento, uno spazio per fermarci ariflettere sulle nostre modalità di lavoro.

Spesso, travolti (soprattutto nei servizi) dalla frenesiadel “poco tempo”, dalle necessità quotidiane sempre impel-lenti ed urgenti, non osserviamo nel modo più adeguato ciòche si presenta alla nostra attenzione.

Abbiamo notato che ciò che è in embrione nella fascia dietà 18-25 (ed anche molto prima), spesso, a trent'anni loritroviamo nei servizi in soggetti con patologie conclamate ocon una strutturazione di personalità che ha alla base pro-fonde fragilità consolidate nel tempo.

Un intervento precoce forse non avrebbe creato né l'ag-gravamento né la cronicizzazione.

La collaborazione con il gruppo di lavoro è stata fonda-mentale così come l'aiuto dei tirocinanti e degli esperti quipresenti, che oltre a collaborare ci hanno permesso l'inda-gine stessa.

Mi riferisco al P. S. dell'Ospedale Cervello e ai Medici difamiglia di Palermo e Catania. Il contributo di esperti comeil prof. Di Maria, il dott. Mulè, oggi libero professionista, maper lungo tempo operatore di strutture pubbliche e dirigentedel settore di salute mentale di Palermo, la presenza del pri-mario del P. S. dell'Ospedale Cervello dott. De Simone e delrappresentante della F.I.M.M.G. dott. Spicola hanno arric-chito e qualificato ulteriormente il nostro contributo.

Siamo partiti dalla considerazione che la fascia di età18-25 circa sfuggendo ad un'individuazione precoce potevacostituire un'area di ricerca interessante nel grandi areeurbane di Palermo e Catania.

Queste come tutte le grandi città sono anche dei grandicontenitori di intere zone a rischio di disagio psichico.

L'interesse particolare per quest'area di età estendibile

fino ai trent'anni è stata dettata dal fatto che proprio que-sta fascia subisce l'influenza dei profondi cambiamenti eco-nomici, ambientali e culturali.

Manifesta di conseguenza problematiche che vannodalle nuove fobie generate da angosce esistenziali, origina-te da fenomeni sociali di massa (povertà, ambiente, epide-mia, disastri ecologici, insieme ai miti della bellezza e delsuccesso, la culturale digitale ecc, ecc...).

Fobie non solo scatenate da cause esterne, dai nemicivisibili, ma altre ancora che si annidano dentro incrinano l'Ioe abbattono l'autostima generando, senso di inadeguatezza einsicurezza.

Questa quasi sempre viene somatizzata in varie formefino ad arrivare alle ossessioni (per es. sulla forma-corpo)che deve corrispondere sempre più a dei parametri ideali,come se, la forma-corpo potesse divenire sostitutiva di con-tenuti interni (espressione di un vuoto esistenziale profon-do!). Degenerazione questa della “cultura dell'apparire” lecui vittime prescelte sono i nostri giovani. Tali trasforma-zioni sono la manifestazione paradossale di una societàche pur coinvolgendo un numero sempre maggiore di indi-vidui non è in grado di offrire strumenti adeguati, per argi-nare e prevenire, i fenomeni degenerativi che essa stessamette in atto.

Questo determina conseguenze nel mondo psichico inaree sempre più vaste della popolazione, si autoalimenta ecresce in un allarmismo costante. Viene silenziata un'inquie-

IL DISAGIO PSICHICO GIOVANILE Riflessioni sull’attività svolta dal gruppo di lavoro

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tudine e se ne crea un'altra, un attimo prima non contempla-ta, (ultimissima influenza suina e nucleare in Corea del Nord).

Tali processi invisibili vengono subiti, introiettati, senzaavere il tempo di essere razionalizzati, elaborati, provocandopertanto forme di sofferenza nuove.

Osserviamo così atteggiamenti che vanno dalla passivi-tà all'impulsività, a sempre nuove ossessioni e fragilità mul-tiformi a stati di insicurezza generalizzata assolutamentegravi.

Solo alcune manifestazioni di questo disagio arrivano allestrutture sanitarie: CSM, molte al PS, moltissime ai medici difamiglia. giungono sottoforma prevalentemente di ansiasomatizzata, panico, insicurezza multiforme ecc. ..

Se è vero che il disagio psichico si configura sempre piùcome disagio esistenziale che spesso va dall'anedonia alnichilismo come dice Galimberti nel “L'ospite inquietante”:“Le famiglie si allarmano, la scuola non sa più cosa fare,solo il mercato si interessa di loro per condurli sulle vie deldivertimento e del consumo, dove ciò che si consuma nonsono tanto gli oggetti che di anno in anno diventano obso-leti, ma la loro stessa vita, che più non riesce a proiettarsiin un futuro capace di fare intravedere una qualche pro-messa.

Il presente diventa un assoluto da vivere con la massimaintensità, non perché questa intensità procuri gioia ma per-ché promette di seppellire l'angoscia che fa la sua compar-sa, ogni volta che il paesaggio assume i contorni del deser-to di senso”. Ciò si allarga a macchia d'olio se si associa aduna sorta di “Analfabetismo Emotivo”che non consente diconoscere i propri sentimenti e di chiamarli per nome.

La conseguenza è che la comunicazione privilegiata èquella che avviene attraverso i mezzi elettronici, filtri ineso-rabili ed efficaci delle emozioni. Se è vero che il disagio psi-chico non è più solo psicologico, ma anche culturale e socia-le. Se la sofferenza psichica si alimenta a causa di una mol-teplicità fattori, ed è anche conseguenza di diffuse aree diparcheggio, da quelle culturali e formative (università,masters, corsi super specialistici ecc...) a quelle del lavoroprecario.

Se è così è nostro dovere, come professionisti, affinareed aggiornare la capacità di lettura e di diagnosi psicologi-ca cominciando a riflettere sui nuovi strumenti di lettura,meno condizionati da quelli classici della salute mentale, suun intervento clinico che cerchi di caratterizzarsi sempre piùcon una rinnovata capacità di radicarsi nel sociale. Facendocosì diventare il sociale anch'esso attore del percorso tera-peutico che si dovrà sempre più caratterizzare come inter-vento socio-sanitario. In merito “alle nuove caratteristichedel sociale” sempre più presenti nelle dinamiche psichiche,c'è da sottolineare che nella nostra Regione a tutto ciò siaggiungono pressioni sociali ancora più inquietanti (illegali-tà diffusa, criminalità), atteggiamenti e comportamenti chesono espressione di una diffusa cultura mafiosa e che pro-vano spesso sofferenza ed emarginazione. Come ci siattrezza a tutto ciò? Esiste la possibilità di procedere adun'analisi aggiornata? È possibile pensare di utilizzare stru-menti di intervento nuovi che, insieme a quelli già esistenti,aprano la strada ad un lavoro di prevenzione che, avendocome focus il benessere, veda la nostra professione diveni-

re “agente di provocazione culturale e di cambiamento”? Ilcapitolo della prevenzione primaria, da troppo tempo disat-teso, ci dà un'opportunità, percorriamolo insieme ai medicidi famiglia partendo dalla considerazione che circa il 70%

della popolazione si rivolge su problemi riguardanti la salu-te mentale ai medici di famiglia (come risulta dalla RICERCAESEMED di Di Girolamo dei paesi europei tra cui l'Italia).

Diventa forse necessario iniziare un percorso di integra-zione che veda come attori Ordine degli Psicologi e F.I.M.M.G.in Sicilia, al fine di suggerire momenti formativi comuni (semi-nari o cicli di seminari), con l'obiettivo di trovare strategiecomuni. Si tratta di pensare e suggerire spazi-forme di ascol-to e di intervento che diventino una risorsa aggiuntiva per iservizi già esistenti, questi ultimi, infatti, sono inefficaci a con-tenere la “domanda di aiuto” che si arena spesso in lungheliste di attesa che la disperdono nuovamente e ne aumenta-no il rischio di patologizzazione.

Per ciò che attiene alla prevenzione primaria per la pro-mozione della professione va sottolineato come sia neces-sario ripartire dalla ricerca e quindi dalla capacità di cono-scere la domanda, dalla conseguente programmazione dellerisorse che vanno finalizzate. Se ciò non avviene non è pos-sibile allargare le occasioni professionali per i giovani psi-cologi (come già evidenziato a Siracusa nel ConvegnoNazionale nel giugno 2008 a cura dell'Ordine Nazionale). Inquesto senso la prevenzione primaria è materia sia degliE.L. attraverso la 328, ma anche dei progetti europei fina-lizzati ad aree di interesse emergente. In riferimento a ciò,all'interno dei progetti per area a rischio (p.es. urbane), èpossibile costruire sinergie tra operatori sanitari e socialicoinvolti.

Potremmo pensare ad un'ipotesi di promozione di pro-getti sulle grandi aree urbane di Palermo e Catania. Questopotrebbe rientrare all'interno dell'idea di un “PianoEmergenza Giovani” delle aree urbane (Pa e CT) a partire daiquartieri a rischio che sono certamente compresi fra le areedi interesse emergente che potrebbero a tal fine esserefinanziate.

L'emergenza non è solo quella collegata alle catastrofinaturali, ma come si evidenzia dal “Patto Europeo per laSalute Mentale ed il Benessere del 18/06/08” ribadito piùdi recente nella relazione del febbraio 2009, è soprattutto

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anche quella di adottare il Piano di Azione per la SaluteMentale ed il Benessere dei cittadini al fine di migliorare lavalutazione dei bisogni a livello nazionale ed europeo conparticolare riguardo, come sottolineato dalla relazione, ai gio-vani e agli anziani.

Come si evidenzia le linee programmatiche europee esi-stono così come i finanziamenti ad esse collegati.

Le indicazioni provenienti dall' Europa sono un motivo inpiù per ribadire che essendo Palermo e Catania grandi areeurbane, ricche di contrasti, con molti quartieri a rischio,potrebbero essere due città adatte ad avviare progetti cheapprofondiscano il bisogno psichico fra i giovani.

Questo è stato possibile su altri temi in altre città, portosolo alcuni esempi: a Novara è stato avviato un progettoeuropeo sugli attacchi di panico e sull'ansia generalizzata;a Milano, al Fate Bene Fratelli, un altro progetto è statofinanziato per studiare gli effetti di una sperimentazione suun gruppo di volontari affetti da depresssione non sottopo-sti a cura farmacologica.

È stato finanziato un progetto che a partire dalla consi-derazione che l'8,2% degli adolescenti (che sono quelli chepoi rientrano nella fascia 18/25) soffre di disturbi psichicinell'Italia urbanizzata, finalizzato a costruire una rete di ser-vizi destinata alla preadodolescenza ed è centrato sul checkup psicologico (a cura dell'ex presidente dell'Ordine degliPsicologi della Lombardia dott. Bergonzi).

Per quanto ci riguarda nella nostra Regione si tratta di rior-ganizzare le risorse esistenti frammentate organizzandole inpercorsi socialmente validati e condivisi. Solo così sarà pos-sibile intervenire sulla sofferenza nelle situazioni a rischio esi creerà nuova occupazione.

Riassumendo si potrebbe pensare a progetti di inter-vento finalizzati alle emergenze giovani, a Palermo eCatania, in quanto aree urbane ad alto rischio. Perchè, seciò è stato possibile in altre città, su altri temi di interesseemergente, perchè non può essere finalizzato in Sicilia inrapporto ad un approfondimento della problematica post-adolescenziale che riteniamo necessiti di un'attenzione par-ticolare? Inoltre perchè non ipotizzare uno Spazio Neutro traDipartimento di Salute Mentale ed N. P. I. che consente di

accogliere la sofferenza psichica giovanile, evitando un eti-chettamento precoce che il giovane dalla possibilità di unaiuto? Questo spazio dovrebbe essere concepito con moda-lità e tempi più adeguati a questo particolare tipo di utenzae agli operatori stessi che hanno la necessità di guardare aquesto fenomeno del mondo psichico giovanile con occhidiversi e con strumenti adatti ad un fenomeno, che ancheper loro, si caratterizza come nuovo. Nell'ambito della prevenzione primaria, una struttura similepotrebbe essere di notevole supporto.

Inoltre, se come abbiamo visto, c'è una domanda cre-scente di aiuto che afferisce al P. S. e, successivamente, siperde, potremmo riflettere sulla possibilità di un'esperienzapilota, un punto di osservazione, per un anno (?), uno spor-tello di ascolto che sia di aiuto ed intercetti le problemati-che presenti in un'area di emergenza.

Potrebbe essere un primo momento che valuti la neces-sità o meno di una successiva risposta più articolata. Per quanto riguarda la F.I.M.M.G. non ci rimane, come giàprima detto. che avviare un percorso comune. Se ognuno dinoi farà una piccola parte, contribuiremo a dare una rispo-sta alla domanda di benessere psichico, attiveremo risorseche occuperanno giovani operatori della Salute, favoriremola crescita della solidarietà che ha tanta parte nel benes-sere individuale e collettivo.

A seguire vengono illustrati i risultati dell'indagine cheabbiamo svolto a Palermo e Catania.

L’indagine si è articolata partendo da un’intervista strut-turata ai medici di famiglia, agli psicologi del pubblico e delprivato e ai medici del pronto soccorso sul tema del disagiogiovanile nell’età compresa tra i 18 ed i 25 anni. Nell’intervista, era semplicemente richiesto il numero di casivisitati nell’arco del 2008 rispetto a 4 aree: 1 - eccessiva attenzione al corpo a) immagine, b) salute,c) somatizzazione; 2 - uso eccessivo di internet; 3 - dis-turbi dell’identità di genere; 4 - difficoltà ad accettarenorme e regole a) tendenza alla trasgressione, b) tenden-za all’illegalità, c) comportamenti aggressivi, d) uso disostanze in maniera sporadica ed occasionale, e) condot-te antisociali).

Al professionista è stato richiesto quale tipologia dirisposta terapeutica aveva messo prevalentemente in attotra: farmacologica, psicologica. psicoterapica, integrata.Infine è stato chiesto quale poteva essere, secondo lui, ilfattore determinante prioritario, causa dell’attuale disagiogiovanile.

soggetti di età 18-25 visitati e incidenza della presenza didisagio psichico

Soggetti

visitati

Soggetti con disagio

psichico

Medici di famiglia 6250 1991 (31.8 %)

Psicologi 592 140 (23.64 %)

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Per quanto concerne il Pronto Soccorso va precisato chei dati non sono stati ricavati dall’intervista al medico (comeper i medici di base e gli psicologi), ma sono stati ricavatigrazie ad una gentile collaborazione con il P. S. che ce li haforniti dal sistema informatico.

I dati non evidenziano consulenze per l’uso eccessivo diinternet o per disturbi di identità di genere, mentre piuttostoper gli attacchi di panico o per i tentativi di suicidio. Il totaledei soggetti con disagio psichico sui 5837 accessi sono statidel 8%. Anche qui spicca il dato riferito alla somatizzazione.Riteniamo opportuno evidenziare il dato riferito agli abban-doni al P. S., perché presumibilmente, così come comunicatodai medici del P. S. di veterana esperienza, sono riconducibi-li a problemi di disagio psichico. Ne consegue che compa-rando le percentuali sul disagio, quella del P. S., consideran-dogli abbandoni, potrebbe verosimilmente salire al 15%.

La risposta terapeutica suggerita dai medici di famiglia èprevalentemente farmacologica. La risposta degli psicologi èessenzialmente integrata. Per quanto riguarda i fattori chepotrebbero determinare l’attuale situazione di disagio giova-nile, sono state ipotizzate, più o meno in egual misura, causeriferite alla famiglia, alla società, alla scuola, ai mass media. Commento dei dati

Dall’analisi dei dati emerge con evidenza, in tutti gli ambi-ti esaminati, la prevalenza dei disturbi relativi all’ansia e allasomatizzazione come motivazione alla richiesta di aiuto. Talerisultato suggerisce una duplice considerazione: da un lato isintomi d’ansia, a differenza di altri, risultano facilmente rico-noscibili ai soggetti come indicatori di un problema sanitario,dall’altro segnalano e confermano, nella fascia giovanile, ladiffusa difficoltà di esprimere, vivere, nominare e trattare ilproprio mondo emotivo. Tale fenomeno, definito come “anal-fabetismo emotivo”, manifesta la tendenza giovanile a sco-tomizzare il dolore e a ricercare il piacere, vivendo all’internodi un modello edonistico secondo i dettami della culturavigente e le necessità consumistiche del mercato delle eco-

nomie avanzate.Viceversa i dati relativi ad altri ambiti problematici esa-

minati, quali l’uso eccessivo del computer, le tendenze allatrasgressione e all’illegalità, i disturbi relativi all’identità digenere o quelli inerenti all’immagine corporea, sono scarsa-mente rappresentati rispetta a quanto ci si sarebbe atteso.

Tale dato è parzialmente spiegabile in considerazionedella percezione assente o debolmente presente, del disagioo del rischio contenuto in tali emergenze problematiche.

Tra gli operatori selezionati nella nostra indagine, il medi-co di base risulta quello che più frequentemente ed in primaistanza, viene a contatto con queste difficoltà. Riteniamo checiò avvenga sia in ragione dell’ampio bacino di utenza che alui fa riferimento, sia in funzione di una sua minore connota-zione professionale specifica, che suscita minori resistenzein ordine ai pregiudizi che in generale gli operatori che simuovono nell’ambito della salute mentale.

I dati del Pronto Soccorso evidenziano, come era preve-dibile,una maggioranza assoluta di disturbi d’ansia in faseacuta, oltre ad un alto numero di disturbi collegati all’assun-zione di sostanze psicotrope. Dato significativo è la consi-stente quantità di abbandoni, durante l’attesa, di casi valu-tati durante il triage come sindrome ansiosa, che esitano inuna risoluzione spontanea.

L’intervento degli operatori del Pronto soccorso, non conti-nuativo e rivolto solo alla fase acuta del sintomo, potrebbecomunque assumere una funzione di orientamento e inviorispetto al medico di base o ai Servizi specialistici sul territorio.

Dall’indagine condotta, tuttavia, si evince che la maggio-ranza di questi casi non dà corso all’invio e non raggiungequindi gli operatori e i servizi suggeriti. Sarebbe utile quindiconfigurare delle procedure di collegamento tramite metodo-logie prefissate e verificate che siano in grado di promuove-re e sostenere il Pronto Soccorso nella sua funzione di nododi una rete. Ciò pare particolarmente utile se la precocitàdella risposta degli operatori specialisti riesce ad evitare la

Aree del disagio psichico: 1a immagine; 1b salute; 1c somatizzazione; 2 uso eccessivo di internet; 3 disturbi dell’iden-tità di genere; 4a tendenza alla trasgressione; 4b tendenza all’illegalità; 4c comportamenti aggressivi; 4d uso di sostan-ze in maniera sporadica ed occasionale; 4e) condotte antisociali.

1a 1b 1c 2 3 4a 4b 4c 4d 4e Tot.

medici 225 232 1045 222 28 46 14 85 45 491991

31.8%

% 11.3 11.7 52.4 11.5 1.4 2.3 0.7 4.2 2.2 2.4

psicologi 9 11 42 8 11 12 7 15 15 10140

23.64%

% 6.4 7.8 30 5.7 7.8 8.6 5 10.7 10.7 7.1

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Giornata di Studio“L’Universo giovanile trapotenzialità e rischio”Palermo 28 maggio 2009

Sintesi dell’intervento del Dott.Manlio De Simone - Direttore U.O.MCAU A.O. Cervello.

“Il pronto soccorso ha da semprerappresentato per la sua mission, unosservatorio-frontiera sul territorio.

La utenza affetta da varia patologiaafferisce pertanto a questa grande ecaotica postazione.

Negli anni via via Noi operatori assi-stiamo sempre più ad un incrementodegli accessi per patologie di tipo fun-zionale con fasce di età variabile, macon una maggiore incidenza semprepiù, giovanile.

L’età presa in considerazione nellacomunicazione presentata dall’ ordinedegli Psicologi, è tra i 15, ed i 25 anni,in un periodo abbastanza significativo(circa 10 mesi) Il casi arruolati sono

intorno a 5-6 mila.Da una valutazione critica emergono

alcune considerazioni:- sempre più giovani, in una società deiconsumi, hanno difficoltà nella vita direlazione e di maturazione e crescita.- Il percorso in P.S. non da una rispostaefficace e di recupero ed è restrittivocon il suo approccio fugace.

Si limita ad un trattamento farmaco-logico sintomatico, e si avvale di un col-loquio preliminare psichiatrico, ma nonaffronta organicamente il problema.

Di sicuro è slegato, e non limita irisvolti che nel proseguo della vita deinostri giovani si conclamerà in unapatologia della società.

Auspicabile pertanto mi sembra chesi possa nell’ immediato futuro creareuna catena i cui anelli comprendano,non solo i servizi ospedalieri di PS. ePsichiatria, il territorio con i Medici difamiglia ma un anello critico, il suppor-to Psicologico, che risulti determinante,per la crescita ed il recupero di questafascia debole.”

Sintesi dell’intervento del Dott. LuigiSpicola della F.I.M.M.G.

"Ritengo assolutamente fondamen-tale avviare, come proposto dall'OrdinePsicologi della sicilia, un confronto congli psicologi. Nel lavoro dei medici di

famiglia sempre più s'incontrano pato-logie che sono prevalentemente funzio-nali.

Spesso invece patologie organichevengono aggravate da forme rilevanti didisagio psichico.Altre volte ancora ilmedico di famiglia si trova di fronte adisturbi psichici che necessitano di uninvio specialistico: in questa occasionespesso comincia un tortuoso percorsoche molte volte si arena e patologizza oaggrava la patologia psichica presentein forma iniziale. Cominciare ad avviareattraverso seminari come propostodall'Ordine degli Psicologi seminaricomuni fra medici di famiglia e psicolo-gi per stabilire un percorso comune nonpuò che contribuire a migliorare il mododi guardare al paziente come unità psi-cofisica.

Abbiamo rivolto al Professore DiMaria tre domande che riguardano icontenuti da lui approfonditi alla tavo-la rotonda “Le dimsioni del malesseretra psiche e società” inserita nellaGiornata di Studio.

1. Secondo la sua lunga esperienza cli-nica, qual è il suo pensiero sui giovanie sulle loro forme di disagio?Il vertice di osservazione dal quale mipongo è quello antropologico e storici-

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strutturazione dei sintomi in forme stabili ed organizzate,ossia a prevenire il diventare malattia/disabilità del disagio.Rispetto agli elementi raccolti dai medici e dagli psicologi,emerge inoltre l’opportunità di fornire frequentemente rispo-ste integrate (psicologiche e farmacologiche) che riescano asfruttare le sinergie tra le competenze della propria profes-sione e quelle delle altre specialità. Sia gli uni che gli altriinfatti dichiarano in maggioranza di ritenere limitante ricorre-re esclusivamente ai propri strumenti.

In conclusione, le persone con disagio continuano amanifestare la loro spiccata preferenza a rivolgersi al MMGpiuttosto che ai servizi specialistici, ma si vuole evidenziare

il fatto che molti MMG lavorano e la collaborazione tra MMGed altri servizi è affidata alla sensibilità ed alla disponibilitàdei singoli professionisti.

È quindi opportuno porsi come obiettivo quello di costrui-re un rapporto/relazione più strutturato e codificato tra MMGe psicologi attraverso strumenti riconosciuti da entrambi ingrado di articolare efficacemente il percorso che deve intra-prendere un soggetto con disagio psicologico per avere unarisposta adeguata alla sua richiesta di aiuto. Ma si trattaanche di pensare a nuovi spazi-forme di ascolto e di inter-vento che diventino una risorsa aggiuntiva per i servizi giàesistenti.

L’universo giovaniletra potenzialità e rischioSECONDA SESSIONEL’universo giovanile tra potenzialità e rischio

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stico, quindi non farò riferimento a pul-sioni né a istinti, ma ad un vertice pret-tamente gruppo analitico e della teoresigruppoanalitica. Molti sociologi hannoparlato di passioni tristi, di affetti liquidi,e aggiungerei una dimensione di egola-tria, che caratterizza fortemente ilmondo giovanile di oggi, ed al contempopermea tutto il sociale. Ritengo che unprimo problema sia una vera bulimiamal sana, che possiamo definire comeuna sorta di sensazione di non sazietà,che è tipica del tempo in cui viviamo,cheinaridisce i giovani, che induce a ingur-gitare quantità sempre più smodate distimoli e informazioni, esperienze, senzariuscire a metabolizzarne nessuna. Dueesempi possono essere utili: l’Eros aitempi di internet, vicende legate a face-book. Inoltre c’è un problema di velocità,di ingordigia, che ostacola la profonditàdel pensiero e l’istaurarsi di relazionimature e consapevoli.

Un secondo problema, a mio parere,è il narcisismo. Sempre di più oggi visono dimensioni narcisistiche dilaganti,che arrivano fino a forme di voyeurismo,esibizionismo, basti pensare, all’uso deicellulari ed uso della rete, stanze chatetc...che ha ridotto il sentimento diappartenenza alla gens, alla polis, allacomunità di riferimento.

2. “fra psiche e società” è possibileipotizzare che la società ha un pesodominante sulla formazione psichicadell’individuo?

Organizzazione mentale e organizza-zione sociale sono a specchio: ciò che è

dentro è fuori, e ciò che è fuori è dentro.Trovo artificiale la separazione tramondo intrapsichico e intrasociale. Idue mondi si influenzano a vicenda. Ilsociale penetra dentro l’individuo, ilquale a sua volta contagia il sociale,che a sua volta contagia l’individuo ecosì all’infinito. Da questo punto divista, quando parliamo di psicopatolo-gia, o comunque di disagio, dobbiamofare riferimento, alla relazione strettache c’è tra mondo interno e mondoesterno. In generale direi che dobbiamoparlare di psicopatologia sociale all’in-terno di quello che può essere definitoun circolo vizioso.. Il primo nodo proble-matico è l’avidità; oggi viviamo in unadimensione sociale in cui l’avidità, èimperante. Un secondo problema è ilnarcisismo, un altro è la dilagante indif-ferenza sulle pratiche della convivenza,manca un’etica delle istituzioni.

3. Analfabetismo emotivo che nepensa?L’analfabetismo emotivo è dilagante, èpiù preoccupante di quelle che poi sonole sue manifestazioni visibili come il bul-lismo. Bisogna aiutare a costruire dellerelazioni reali non virtuali, significative.È necessario a partire dalle relazioniconsapevoli. All’interno di contesti scuo-lastici é noto a tutti come l’alessitimiasia una patologia dilagante. La psicolo-gia possiede un know how necessarioper vincere questa sfida, dalle tecnichedi gruppo alla psicologia clinica dicomunità e al lavoro di strada, dalle tec-niche di gruppo role playing e giochi di

simulazione, e strutture per lavorarecon il gruppo e attraverso il gruppo. Lalezione di Kurt Lewin è attuale: “ciò cheil gruppo può avere guastato il gruppopuò sanare”. C’è anche un compitoimportante per noi psicologi nell’imme-diato futuro, si tratta della capacità disvelare le collusioni tra campo mentalee sociale, tra istituzioni interne e ester-ne, è nostro compito svelare tale collu-sione per praticare una scienza psicolo-gica della fondazione. Gia Shopenhauerl’aveva definita come eudemologia,ricerca del bene comune, del bene di secapace di rinforzare il progetto eupsi-chico cioè una psicologia come scienzadel benessere. La ricerca del benecomune passa attraverso il rispettodelle leggi e attraverso l’etica degliaffetti ma soprattutto attraverso lacapacità di sapere scegliere bene.Quello che io auspico è una psicologiaclinica come metodo, che non sia psi-copatologia e psicoterapia, ma una psi-cologia clinica dei gruppi, della comuni-tà e del sociale, del benessere, una cli-nica intesa non come cura secondo ilmodello medicalista ma una clinica chesia veramente capace di essere una cli-nica del prendersi cura. Concludendo,ritengo sia necessario transitare, nellapratica operativa quotidiana, dalla psi-cologia come scienza intorno alla psi-che, alla psichica, intesa come, discorsosulla dinamica della psiche, sul suomodo di essere e di essere bene, sulsuo modo di proporre esiti di relazionigenerative, complementari e reciproca-mente trasformative.

Intervento del Dott. M. Mulè dal titolo“Disagio giovanile e Comunità”Dobbiamo ammetterlo: quando il nostrosguardo di operatori e di studiosi dellapsiche si allontana dall’individuo e dallafamiglia; quando tenta di scrutare oltre ilpiccolo gruppo, si rivela offuscato, appan-nato. Potremmo anche dire, utilizzandouna metafora, che soffriamo di miopia eperciò la vista di scenari ampi e comples-si si rivela incerta, confusa.

Il patrimonio di conoscenze che si èaccumulato in quest’ultimo secolo con illavoro di Freud e della psicoanalisi e neglianni successivi con i contributi della tera-pia familiare, della cognitivo comporta-mentale, delle stesse neuroscienze

hanno ampliato certamente l’esplorazio-ne del soggetto e della sua vita mentalequale si sviluppa e si realizza nei contestiintrapsichici ed interpersonali, ma soloraramente sono stati offerti squarci diluce che illuminassero le fitte correlazionie direi anche le matrici costitutive che lolegano al sociale e che fin dal momentodella nascita fondano il soggetto, pro-muovendone la salute o provocandonelimitazioni e sofferenza.

Nella storia dell’uomo altri hanno ten-tato di assolvere a tale funzione: e sonostati i filosofi, i tragici greci, le religioni, iprofeti.

Ma chi erano i profeti?Contrariamente al senso che comune-

mente si dà a questo termine, profeta nonè colui che prevede il futuro, non è l’indo-vino che annuncia gli eventi che incombo-no su una comunità. Il profeta è colui cheguarda al presente dell’uomo, scruta ilsenso del suo vivere e la sua parola ciparla del vivere bene e del vivere male, del“ben-essere” e del “ mal-essere”.

Umberto Galimberti, quando scrive“L’ospite inquietante”, si pone come unprofeta, Erich Fromm è stato tenace-mente profetico per tutta la sua vita nonsolo scrivendo libri ma accettando diparlare in una serie di conversazioniradiofoniche rivolte al popolo tedesco sutematiche attuali e drammatiche quali ilnazismo, la distruttività umana, il domi-

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nio del superfluo, etc.Profetico voleva essere Carlo Marx,

nella sua vocazione umanistica e nellasua esigenza di liberazione dell’umanità,al di là delle indicazioni politiche e soprat-tutto delle sue traduzioni aberranti e dis-umanizzanti.

Vorrei segnalare anzitutto un principioispiratore che ritroviamo sempre nellevisioni che abbiamo definito profetiche.

Questo principio si ritrova come ele-mento fondativo nelle religioni teiste enon teiste, in Gandhi e in Martin LuterKing, in A. Schweitzer e nell’anonimo fratecambogiano missionario nel Darfur: que-sto principio è la fede nell’uomo, la fidu-cia nelle potenzialità umane anche lad-dove sta dominando il degrado e la piùprofonda regressione.

Certo, la storia dell’uomo e soprattut-to lo sguardo al secolo appena trascorsonon ci conforta: guerre mondiali, perse-cuzioni, rifiuto violento di chi cerca di var-care le barriere che il mondo opulento haeretto verso chi muore di fame o di guer-ra, ed infine il saccheggio delle risorse delpianeta e l’offesa alla natura che si starivoltando contro di noi.

Il popolo ebraico, che pure non erastato risparmiato da guerre, persecuzionie carestie, aveva creato l’utopia dei tempimessianici: per quanto lunga potrà esse-re la strada, arriverà il momento in cui illupo e l’uomo potranno vivere in pace, untempo in cui si realizzerà l’armonia e laconvivenza gioiosa tra uomo e uomo, tral’uomo e la natura.

Forse alcuni di voi si chiederannodove sto andando con questi discorsi equanto ci stiamo allontanando dallanostra pratica e dalla nostra operatività.

A mio parere queste istanze utopichepossono e debbono entrare nel rapportocon l’altro, che sia educativo o che siaanche strettamente clinico.

Cercherò di sostenere questa affer-mazione attraverso dati provenienti dallaclinica.

Negli ultimi anni ha avuto notevolesuccesso in ambito psicoterapeutico unmodello che molti di voi conosceranno eche ha preso il nome di teoria dellapadronanza-controllo e successivamentedel funzionamento mentale superiore ela-borato da un gruppo di ricerca di S.Francisco.

È un modello accolto favorevolmentesia in ambito psicodinamico che in ambi-

to cognitivo e che ha una specificità: nonderiva infatti da una preesistente teoriadella psiche, essendo stata costruita apartire dallo studio di migliaia di registra-zioni di sedute di psicoterapia realizzatein setting di varia ispirazione.

Credo che il punto di partenza di que-sta ricerca sia stato il dato di una certaequivalenza nell’esito e nell’efficacia dellevarie psicoterapie e da qui l’esigenza diindividuare quali interventi si rivelavanoefficaci e quale denominatore comunecondividevano.

Di questa teoria faccio cenno sola-mente ad un elemento fondamentale,che ci riporta al discorso che stiamofacendo.

I ricercatori trovarono che gli inter-venti risultavano efficaci quando erano “pro-plan”, e cioè coerenti con un pianoinconscio di guarigione già presente nelvissuto profondo del paziente.In altri termini il pensiero di questi ricer-catori molto pragmatici è che ogni pazien-te inconsciamente conosce la strada perun percorso verso il benessere, e quelloche un terapeuta deve fare è capire lasua configurazione ed assecondarne ladirezione.

Chi ha letto il libro di U.Galimberti suigiovani potrà riconoscere una sintonia traquanto affermato dalla Scuola di SanFrancisco e l’invito, contenuto nella prefa-zione al libro, di guardare alla salute comeendaimonia, come l’arte di realizzare conmisura il dàimon, le proprie specifiche qua-lità che premono alla ricerca di esistenza.

Dunque dicevamo la fede nell’uomo.Ma avere fede nell’uomo non significa

scotomizzare i mali dell’uomo, anzi ci puòessere possibilità di crescita umana soloattraverso la consapevolezza dei processiinvolutivi che convivono con il bisogno dievoluzione o se volete di individuazione,per usare un termine caro a Jung.

Processi involutivi che non riguardanosolo il singolo individuo, ma che debbonoessere guardati nello scenario più ampiodella vita sociale cui inestricabilmentesono intrecciati.

Sto richiamando qui la necessità disuperare il pregiudizio individualistico chenegli ultimi tempi ha preteso di guardareall’uomo come ad una realtà quasi auto-noma e non più come il nodo di una rete,per dirla con Fulcks.

E. Fromm è l’autore, fra quelli checonosco, che ha provato con più insisten-

za e convinzione ad esplorare il cosiddet-to carattere sociale, cioè quei modi diessere che provengono dalla comunità incui si vive. Lo ha fatto attraverso unaricerca che utilizza certo materiale trattodalla sua esperienza di analista, maanche dallo studio delle religioni, dellastoria, della economia, del pensiero filo-sofico, dell’antropologia.

Questo modo di indagare l’uomo, dauna posizione definibile come umanesi-mo radicale, lo colloca in modo originalenello scenario del mondo psicoanaliticoche non ha mai rinnegato, rivendicandotuttavia libertà ed autonomia di pensiero:autonomia ma non isolamento, chè anzi irapporti intessuti nel tempo con studiosidi varia provenienza per ambiti disciplina-ri e geografici hanno sempre caratterizza-to la sua vita.

Cosa voleva indicare Fromm quandoparlava di carattere sociale? Volevasegnalare un processo, sottile e sotterra-neo, che agisce sull’individuo attraversosoprattutto la famiglia, tramite il qualevengono interiorizzate norme, ideologie,comportamenti che sono funzionali alsistema socioeconomico di quel momen-to storico.

Il soggetto crede di scegliere, in realtàubbidisce ad un sistema che lo ha forgia-to in modo che egli vuole ciò che risultafunzionale al mantenimento del sistemastesso.

Così, per esempio, era funzionale alcapitalismo della prima metà del secoloscorso il “carattere accumulante” così effi-cacemente descritto da Verga attraverso ilpersonaggio di Mastro Don Gesualdo. Algiorno d’oggi è molto più difficile imbatter-si in persone con tale carattere.

Si è affermato e sta dominando unaltro carattere, che Fromm ha chiamatorecettivo, perché orientato a prendere, adincorporare quanto può riempire, cercan-do comunque sempre il bene fuori da sée mai attingendo a se stessi.

È “l’homo consumens”, indispensabileper mantenere positivo il PIL che nondeve mai fermarsi o decrescere, perchéaltrimenti crolla il sistema.T utti abbiamo presenti gli inviti rivolti aicittadini, anche in questi tempi di crisi, adessere ottimisti: “ comprate” , “ consuma-te” è diventata la parola d’ordine delnostro Presidente del Consiglio.

Ma non c’è più neanche bisogno del-l’esortazione del Capo del Governo.

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Chi riuscirebbe più a fermare il biso-gno di cambiare l’auto con una nuova, seappena gli è possibile, magari con l’aiutodi una finanziaria? Chi riuscirebbe a ridur-re le spese per telefonini e telefonate digiovani e meno giovani ormai tenace-mente attaccati al cellulare?

L’homo consumens descrive solo unaspetto dell’orientamento caratterialedell’uomo contemporaneo nel mondocosiddetto occidentale.

Un altro aspetto si concretizza nellatipologia che Fromm ha denominato “carattere mercantile”.

È questo un modo di porsi agli altri edal mondo non a partire dalle qualitàumane ma spinti dal bisogno di piacere,di piazzarsi spuntando il massimo delprezzo, come si fa in un mercato o con lavetrina di un negozio dove si espongono iprodotti più accattivanti. Non so se giàtrent’anni fa, quando Fromm descriveva ilcarattere mercantile, in America ci fosse-ro le “veline”. Ma veline non sono anchei soggetti pubblici impomatati che siaddestrano ad apparire “gradevoli” piutto-sto che competenti, onesti, autentici?

Quanto conta oggi per il successol’onestà, la competenza, l’autenticità equanto invece l’apparenza, l’abilità nelcomunicare, l’efficienza nell’avere suc-cesso, a prescindere dai mezzi che ven-gono utilizzati?

Quanto influisce tutto questo nel dis-turbo dell’immagine corporea, così fre-quente nei disturbi del comportamentoalimentare?

Voglio accennare ancora ad un altroorientamento caratteriale definito daFromm “uomo cibernetico”.

Qui si vuole indicare il rapporto con latecnica, con quanto è stato creato dal-l’uomo per agire sulla realtà e per amplia-re le possibilità della propria vita: pensia-mo, per esempio, all’invenzione degliaerei, ai mezzi di comunicazione ed allastraordinaria possibilità che ci offrono divita e di conoscenza.

Ma pensiamo anche alla bomba atomi-ca, pensiamo all’impoverimento delle risor-se, agli effetti disastrosi dell’industria sullavita del pianeta. C’è il rischio che la tecnicanon sia più uno strumento al servizio del-l’uomo, ma che l’uomo si pieghi diventandosuccube della tecnica, che l’oggetto tecno-logico diventi oggetto di adorazione.

Così si esprime Fromm: “L’uomo pren-de un pezzo di legno e lo divide in due

parti; con una accende il fuoco, con l’al-tra può farne una statua ed adorarla.”

Il pericolo dell’idolatria, cioè della ten-denza umana a collocare aspirazioni epotenzialità fuori da sé, alienandosi, non èconfinabile al mondo giudaico e cristiano,che tanto vi ha insistito, ma è un rischiosempre presente nella condizione umana.

Ho usato il termine “ alienazione”: èun termine che può servire a conden-sare in una sola parola tanti modi diessere descritti prima con la carattero-logia sociale.

Alienato è chi, in vario modo ed invarie forme, non riesce a trovare dentro disé le risorse per una vita che abbia comeelementi fondativi la fiducia, la creatività,l’amore, la verità, la conoscenza, la giusti-zia, la tenerezza.

Quale possibilità è data all’uomo direalizzarsi, come ci ammoniva Dante,secondo virtude e conoscenza?

Qui ritorna il valore che possono avereper l’uomo le sue utopie, la fede nei tempimessianici, come si diceva prima, perquanto lontani possano apparire.

Fromm utilizza la metafora della can-dela, di una singola candela che, se acce-sa, non potrà certo illuminare a giornocome fa il sole, ma potrà tuttavia trasfor-mare una condizione di buio accecanteanche con la sua flebile luce.

Proviamo adesso a tirare le fila deldiscorso.

La riflessione, condotta attraverso isecoli, sulla condizione umana, sembraparlarci di una duplice possibilità presen-te nell’uomo, di una alternativa o quantomeno di due direzioni possibili.

Di volta in volta queste due direzionisono state indicate con termini diversi:l’invito alla consapevolezza, il conosci testesso di Socrate ed i principi umanisticidell’Illuminismo (liberté, fraternité, egali-té) hanno in comune un’istanza di cresci-ta umana. Restando più vicini ai nostritempi ed ai nostri linguaggi, possiamoaffermare che in ognuno di noi c’è unessere fondato dall’altro ed una possibili-tà di ricostruirsi (l’eteronomia e l’autono-mia o l’autopoiesi nel linguaggio di DiegoNapoletani).

In ognuno di noi è possibile ricono-scere una “ linea arretrata” ed una “ lineaavanzata”, per usare il linguaggio delcompianto Sergio Piro, una aspirazioneall’esserci ed una tendenza ad una vitainconsapevole ed alienata, nel linguaggio

di Fromm.Certo è che un lavoro come il nostro,

se non vuole essere solamente riparativo,se aspiriamo ad essere “ tecnici della libe-razione” secondo una felice espressionedi Sergio Piro, comporta un allargamentodi orizzonti ed un fitto dialogo con altrisoggetti ed altre discipline, uscendo fuoridalla nicchia che rischia di imprigionarci.E gli strumenti, al di là della dimensioneclinica, sono quelli della consapevolezza edella creatività.

Alcune esperienze che abbiamo fattonegli anni passati, che ci hanno visto lavo-rare accanto ad artisti che utilizzavano lascrittura creativa o la drammatizzazioneci confortano, perché ci hanno fatto vede-re altri setting ed altri strumenti efficacinel promuovere la crescita e la creativitàdei ragazzi che hanno partecipato.

Ed anche quando ci troviamo nellasituazione clinica dovremmo ricordarciche abbiamo la possibilità, come racco-mandava Armando Bauleo, di guardare alnostro paziente come rappresentante diun gruppo più ampio che vive difficoltàsimili, come una sorta di ambasciatoreche parla a nome di una comunità cuiappartiene.

Un esempio di questa possibilità ci èofferta, ad esempio, da A. Correale chevede dietro ai pazienti borderline unacondizione umana molto più estesasoprattutto nelle nuove generazioni e checondivide, magari a livello sub-clinico, ladifficoltà a fare sedimentare le esperien-ze, a farne una costruzione narrabile, amuoversi nel mondo avendo acquisitouna struttura sufficientemente solida daassimilare l’esperienza senza essere con-tinuamente spostati in un movimentocaotico ove manca una direzione (è la“stabile instabilità” di cui parlano imanuali diagnostici).

Rossi Monti guarda allo stesso feno-meno come ad una alterazione del vissutotemporale che egli denomina con un neo-logismo, “momentizzazione”, atto ad indi-care una frammentazione della esperienzain tanti momenti che stentano ad organiz-zarsi in una storia ed in un progetto.

In ogni caso ricordiamoci, noi adulti,nella qualità di genitori o educatori oppu-re operatori nell’ambito della salute men-tale, del monito di Winnicot, il quale ciavvertiva che la creatività può svilupparsise, ma solamente se, c’è qualcuno chesia capace di rispecchiarla.

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Gruppo di lavoro: la tutela psicologica del minore 

nel contesto del conflitto di coppiaCoordinatore: Antonino Sammartano - ConsigliereComponenti: S. Cardella (Psicologo) - T. Favaloro (Psicologo) - M. Santoro (Psicologo) - R. D’Agata (Avvocato)

F. Micela (Giudice Tribunale Palermo) - L. Iannelli (Giudice Tribunale Palermo) - A. M. Ruvolo (Psicologo)A. Pardo (Giudice Tribunale per i Minori Palermo) - L. Petrucci (Giudice Tribunale Palermo)

Antonino Sammartano - consigliere coordinatore del gruppo di lavoro

Il gruppo si è costituito a partire dall’esigenza di riflette-re e focalizzare le questioni concernenti il contributodella figura dello psicologo nell’ambito dei processi di

separazione e divorzio, all’interno dei quali è necessariotenere presenti una molteplicità di fattori:1. la necessità degli adulti di affrontare tematiche

concrete (economiche, organizzative) all’interno di una trattazione emotiva dei nodi relativi al fallimento della coniugalità;

2. la necessità dei minori di essere ascoltati e tutelati nei loro bisogni e di poter contare su una rete familiare che riesca a sopravvivere alla crisi del legame di coppia.Il sistema giudiziario (Giudici, Avvocati, Consulenti

Tecnici), delegato a gestire l’iter separativo e a definire laseparazione nei suoi molteplici aspetti, ha come obiettivoprioritario quello di assumere decisioni concrete che hannorefluenze, sia sull’esito del percorso stesso, sia sullacostruzione del futuro familiare.

La maggior sensibilità verso le complesse tematicherelative alla separazione coniugale e al conflitto di coppia haportato sempre più alla attivazione delle strutture sociali esanitarie che si trovano a confrontarsi e dialogare con gliattori della vicenda e con le logiche del sistema giudiziario.

La necessità di promuovere una migliore comunicazioneed un confronto costruttivo tra tali sistemi è alla base dellascelta di costituire un Gruppo di Lavoro multidisciplinare cuihanno partecipato magistrati del Tribunale Ordinario, delTribunale per i Minorenni, Avvocati, accanto a Psicologi conesperienza nel campo delle Consulenze Tecniche, dei ServiziSanitari e della Mediazione Familiare.

Il Gruppo di Lavoro ha iniziato a riunirsi a partire dalmese di marzo 2008, incontrandosi con cadenza mensile.

La composizione multidisciplinare ha reso necessario unlavoro di riflessione e di scelta dei temi che corrispondessealla complessità delle questioni e dei punti di vista.

Tale lavoro si è, quindi, articolato attraverso una serie dipassaggi, a partire dai dati statistici sul fenomeno delleseparazioni, raccolti presso il Tribunale Civile:1. sul numero di separazioni pronunciate in Sicilia

negli ultimi 5 anni;

2. sulle modalità di affido dei figli;3. sui tempi medi di durata dei procedimenti;4. sui numeri di separazioni consensuali e giudiziarie;5. sul numero di separazioni giudiziali trasformate

in consensuali e viceversa.Inizialmente, si è provato ad individuare gli snodi fonda-

mentali e le criticità del percorso giudiziario, sia ordinario,sia minorile (sulle questioni relative alle separazioni è com-petente, infatti, il Tribunale per i Minorenni laddove si trattidi coppie di fatto con figli minori).

LA TUTELA PSICOLOGICA DEL MINORE NEL CONTESTO DEL CONFLITTO DI COPPIARiflessioni sull’attività svolta dal gruppo di lavoro

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Si é dato, in particolare, ampio spazio alla discussionesull’importanza dell’Udienza Presidenziale, nel corso dellaquale vengono assunti i primi provvedimenti provvisori edurgenti, che spesso rimangono in vigore anche per anni. Ilgruppo di lavoro ha, pertanto, ritenuto opportuno strutturareuna griglia, atta ad acquisire una serie di elementi conosci-tivi, utili per calibrare il più possibile i provvedimenti provvi-sori sulle reali esigenze dei figli minori.

Si è riflettuto, altresì, sull’opportunità di sviluppare unagriglia di indicatori, per poter differenziare e definire, conmaggior precisione, le situazioni in cui la conflittualità dicoppia, anche accesa, non lede in maniera significativa l’a-deguatezza delle funzioni parentali, da quelle in cui vengonodenunciate, o lasciate intendere, situazioni di maltratta-mento e/o di abuso, sia fisico che psicologico (sul coniugee/o sui figli).

Si è anche ragionato sulla possibilità di fornire occasio-ni e contesti di ascolto e supporto ai genitori nella delicatafase che intercorre fra la presentazione del ricorso per sepa-razione e la prima Udienza Presidenziale, nel corso dellaquale vengono, di fatto, già configurati movimenti riorganiz-zativi della famiglia, spesso in assenza di una comunicazio-ne diretta tra i coniugi e con una tendenza ad agiti impulsi-vi. Si é, quindi, ritenuta l’opportunità di informare la coppiadi tale, possibile risorsa, attraverso uno stampato predispo-sto ad hoc.

Se esiste, infatti, uno strumento già codificato, quale laMediazione Familiare, questa però non è presente in manie-ra capillare sul territorio, né risulta sempre compatibile conle risorse e le caratteristiche personali della coppia, o attua-bile nel momento iniziale del percorso separativo.

Si è approfondito, pertanto, il tema relativo agli indicato-ri di mediabilità della coppia e, conseguentemente, allaopportunità di un invio da parte dell’Autorità Giudiziaria, allafunzione centrale dei legali ed, infine, ad altri percorsi diascolto e sostegno alternativi.

Di particolare utilità è stato approfondire il tema dellafunzione degli Avvocati, che frequentemente, quanto menonella prima fase della separazione, sono gli unici interlocu-tori dei coniugi. Il difensore ha un peso significativo in quan-to accoglie e rappresenta le istanze del proprio assistito,ponendosi come interfaccia fra questi, l’altra parte, il siste-ma giudicante, gli eventuali tecnici.

La particolare delicatezza dell’operare nel campo deldiritto di famiglia ha spinto anche il mondo dell’avvocaturaad interrogarsi, sia sulle proprie funzioni e metodologie, siaad attivare percorsi formativi specifici; anche tali tematicheche sono state oggetto di riflessione nel gruppo.

Ci si é confrontati sui ruoli, altrettanto delicati e com-plessi, del Consulente Tecnico d’ufficio e di parte e sull’op-portunità che l’intervento peritale sia impostato secondomodalità dinamico-interattive ed orientato verso l’avvio diprocessi di cambiamento e di ri-definizione/ri-assunzionedei ruoli genitoriali, a prescindere dallo scisma coniugale.

Altro ambito di ragionamento, di riflessione e di confron-to è stato quello relativo al frequente intrecciarsi del proce-dimento ordinario con quello minorile.

Questa possibile sovrapposizione dei due procedimentipone, infatti, specifiche necessità inerenti la complessità

della gestione/coordinamento tra i diversi organi giudiziari,nonché la complessità, per lo psicologo e per l’operatoresociale, di muoversi all’interno di tale intersezione di logichegiuridiche differenziate, di procedure diversificate nei tempi,di mandati e funzioni differenti, mantenendo la capacità didelimitare le proprie competenze con chiarezza e di definireprocedure efficaci e sufficientemente codificate del propriooperare.

La consapevolezza che il lavoro in ambito psico-giudizia-rio si situa all’interno di sistemi complessi, rende, infatti,opportuno interrogarsi sulla necessità di integrare la propriaformazione di base con percorsi formativi specifici, che aiu-tino l’operatore delle professioni di aiuto ad orientarsi effi-cacemente e mostrarsi all’altezza delle responsabilità chegli sono affidate e che assume.

La nostra professione è chiamata, quindi, a mantenerealto il livello di attenzione e riflessione su questi temi e asviluppare e promuovere linee formative adeguate alle esi-genze di un settore che necessita di competenze specifichee di elevata deontologia professionale.

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Gruppo di lavoro: abuso e maltrattamento infantileCoordinatore: Antonino Sammartano - ConsigliereComponenti: A. M. Di Vita (Università di Palermo) - M. V. Randazzo (Tribunale dei Minori - Palermo) - Avv. M. V. Caiozzo

I. Adamo (consigliere) - A. Giostra (Psicologo) - G. Spitale (Psicologo) - D. Grasso (resp. Reg. CISMAI)F. Vitrano (Neuropsichiatra Infantile) - A. Xibilia (Psicologo) - S. Tinti Barraja (Psicologo)R. Galante (Psicologo) - R. Cantale (Psicologo)

Antonino Sammartano - consigliere coordinatore del gruppo di lavoro

L’obiettivo che mi ero dato e che avevo proposto alGdL era quello di recepire tutta una serie di lineeguida sull’abuso emesse da società scientifiche

come la s.i.n.p.i.a e il CISMAI, le Linee Guida adottate daalcune regioni italiane come l’Abruzzo, per dare vita all’in-terno dell’Ordine e quindi all’interno della comunità deglipsicologi siciliani ad un dibattito ed un confronto sull’ar-gomento, con l’obiettivo di arrivare ad un “possibilemodello organizzativo” omologabile in tutto il territorioregionale. Quindi il tentativo di funzionare come Ordinedegli Psicologi come interfaccia istituzionale della regionesiciliana, spingendola ad emanare le “ linee di indirizzo inmateria di abuso sessuale sui minori”.

L’Ordine come istituzione che svolge una funzione poli-tica (politica della professione).

Ovviamente, al di là dello specifico psicologico, trat-tandosi di una materia multidisciplinare, all’interno delGdL coesistevano diverse figure professionali, avvocati,magistrati, n.p.i., il mondo dell’università e della ricerca ,colleghi dei servizi che lavorano in strutture che ospitanobambini abusati, esperti di psicologia giuridica che lavora-no in ambito peritale.

Tutto questo con l’intento di condividere con i colleghisiciliani interessati alla problematica, una serie di que-stioni, fare emergere il fenomeno e sapere gestire tutto ilprocesso con dei protocolli condivisi.TUTTO QUESTO PER:1. lo sviluppo di un linguaggio comune e definizione

di un modello di intervento condiviso tra i diversi professionisti (saper dialogare all’interno);

2. l’acquisizione di specifiche competenze da parte dei professionisti (saper fare);

3. la diffusione di un modello di intervento stabilito (saper promuovere cambiamenti);

4. definizione di procedure condivise all’interno dei vari distretti socio-sanitari (saper costruire una identità del sistema professionale);

5. promuovere il collegamento con i servizi presenti sul territorio e le strutture giudiziarie (saper dialogare con l’esterno).Quello che è emerso sin dall’inizio all’interno del GdL

è stato il bisogno di conoscere il fenomeno Abuso in rela-zione al territorio di riferimento, facendo un lavoro di ascol-

to, un confronto ed elaborazione dei “diversi punti di vista”sulle rappresentazioni del problema, sulle criticità presen-ti, raccogliendo dei dati che poi sono diventati “dati suibisogni formativi degli psicologi siciliani in riferimentoall’abuso” per poter arrivare alla soluzione dei problemi.

In ogni caso, un punto di arrivo poteva essere la crea-zione di un modello, come il “modello Sicilia” per le ado-zioni internazionali, comunicabile ad altre professioni, inmodo da evitare inutili equivoci ed incomprensioni nelcorso del lavoro sui casi di abuso.

Ci siamo chiesti come raccogliere questi dati in Sicilia,quali strumenti utilizzare e chi dovevano essere i destina-tari dello strumento.

Si è parlato di conferenze, di seminari da fare con tuttii colleghi.

Un‘altro punto che è emerso all’interno del GdL è statoquello di recuperare la dimensione clinica della questionee di non fare rimanere la problematica dell’abuso solo, oprevalentemente, all’interno della dimensione sociale.

A tal proposito è stato attenzionato il problema dellapresa incarico dell’abusante e dell’attività formativa destina-ta ai giovani che intendono occuparsi di tale problematica.

Altro punto che è emerso sono state le criticità chepossono presentare gli operatori sul piano emotivo, comei meccanismi di negazione e la mancanza di capacitàempatiche.

Quindi, ancora una volta è emerso il problema della for-mazione, però rispetto ad uno specifico che è la sferaemotiva, la soggettività dell’operatore e di come spessomolti di noi affrontiamo il problema dell’abuso con unametodologia poco chiara, prevalentemente in ambitopsico-giuridico.

Io personalmente ho ricevuto diverse mail, soprattuttoall’inizio della costituzione del GdL, da parte di colleghiche operano nel campo della psicologia giuridica ed in par-ticolar modo i consulenti tecnici, raccomandando sentita-mente i colleghi che operano nel campo dell’Abuso, spe-cie se giovani e alle prime esperienze, ad attenersi scru-polosamente agli assunti metodologici specifici ed ai pro-tocolli convenzionali consolidati ed accettati dalla comuni-tà scientifica e professionale e chiedendo all’Ordine dichiarire questa delicata materia con “appositi momenti disensibilizzazione e di formazione specifica”.

AbUSO E MALTRATTAMENTOINFANTILERiflessioni sull’attività svolta dal gruppo di lavoro

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QUINDICi si è posti il problema di come diffondere e far per-

venire a tutti i colleghi che trattano casi di abuso “culturae metodologia”.

Alla fine di un lungo dibattito, dove ci si è interrogati suquali strumenti utilizzare, si e deciso di realizzare quattrogiornate di lavoro agganciate alle quattro corte d’appellodella nostra regione e cioè: Palermo, Catania, Caltanisettae Messina. Poi sono state ridotte a due: Palermo eCatania.

Si è pensato di affrontare delle tematiche diverse perogni incontro con degli interventi preordinati nel tentativodi cogliere un “assortimento di esperienze” provenienti darealtà diverse. Inoltre si era pensato ad un momento diriflessione e di elaborazione strutturando dei piccoli grup-pi ogn’uno dei quali doveva affrontare delle aree tematichecon dei reporter per poi riportare il tutto in plenaria.

È stato messo a punto un questionario che è statofatto compilare a tutti i convegnisti che hanno parteci-

pato ai due eventi di Palermo e Catania. Al convegno del7-maggio di Palermo “Modelli e prassi sul fenomeno del-l’abuso e maltrattamento infantile” e a quello di Cataniadel 25 Maggio “Linguaggi e percorsi della rivelazione”hanno partecipato complessivamente più di 450 colleghi.

Il lavoro rispetto ai suoi obiettivi è rimasto incompiutoperò rimane la speranza per il futuro che si possa svilup-pare sempre più un discorso sulle buone pratiche dellopsicologo rispetto all’Abuso, per arrivare a delle procedu-re condivisibili da utilizzare in tutti i vari momenti del feno-meno, dalla segnalazione al percorso giudiziario, per con-solidare e rafforzare quelle strategie di intervento chenecessariamente devono essere trasversali a tutte le poli-tiche del settore, da quello sociale a quello sanitario, daquello educativo a quello giudiziario e della comunicazionee di fare ciò partendo da noi, cercando di svelare a noistessi la nostra umanità nascosta per prenderci cura del-l’umanità ferita.

Page 28: Allegato N.9 - Novembre 2009