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La musica lucana da Gesualdo ai riti delle tradizioni popolari Principi e contadini

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Principi e contadiniLa musica lucana da Gesualdo ai riti delle tradizioni popolariLe maschere del Carnevale di TricaricoI campanacci di San Mauro ForteUn gruppo di musicisti viggianesi dell’800 -foto: Archivio Graziano Accinni -EthnosI riti arborei: il Maggio di AccetturaLa musica lucana ha origini ataviche e popolari. E’ legata ai cicli della vita e delle stagioni, al sacro e al profano. Liberatoria, evocativa, espressione di gioia estrema o acuta sofferenza, da sempre dà voce alla

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La musica lucana da Gesualdo ai riti delle tradizioni popolari

Principi e contadini

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IN AUTOMOBILEA3 uscite a:SicignanoAtena LucanaMaratea-Lagonegro NordLagonegro SudLauria NordLauria Sud

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Brochure a cura di Laura Arcieri, Giuseppe Melillo, Michele Russomannoper Immaginapoli

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La musica lucana ha origini ataviche e popolari. E’ legata ai cicli della vita e delle stagioni, al sacro e al profano. Liberatoria, evocativa, espressione di gioia estrema o acuta sofferenza, da sempre dà voce alla composita anima della Basilicata e vive anche nei versi di poeti lucani quali Orazio, Sinigalli, Scotellaro.Di paese in paese. Nelle aree agricole ma anche nei centri urbani, le numerose feste lucane sono caratterizzate da una forte singolarità musicale come accade a Matera(H4) con le matinate, a Viggiano(D7) con Il ballo delle cente, a Tricarico(F5) con la taranta, nei centri arberëshe della Val Sarmento, dove, pur essendo cattolici, ancora si pratica il rito greco-bizantino, interamente cantato.

La musica arberëshe

La musica arberëshe di San Costantino(G9) e San Paolo Albanese(G9) (gli altri tre comuni lucani arberëshe sono dislocati nel Vulture: Barile(C3), Maschito(C3) e Ginestra(C3), è quasi esclusivamente vocale e trae origine dalla grande tradizione polifonica balcanica. I canti tipici vengono chiamati Vjesh e sono per lo più bivocali con una voce principale femminile, solitamente la più acuta, e una seconda rappresentata da un coro che canta all’unisono. Il repertorio comprende i canti di nozze, quelli di lavoro e, di rado, anche quelli di carattere storico e lirico.I canti di San Paolo sono principalmente divisi in due parti; c’è una certa fissità melodica e le voci sono sempre molto tese, talvolta quasi lacerate. Nei canti di S.Costantino c’è, invece, una maggiore vivacità melodica e un impianto polifonico più marcato: si possono ascoltare anche tre e quattro voci. Quando al canto si unisce la danza, si parla di vallja. Oggi poco praticata, si svolgeva lungo le strade e le piazze del paese in occasione di avvenimenti importanti che coinvolgevano tutta la comunità.

La musica sacra e popolare

Molto partecipate e con una cospicua presenza di musicisti sono poi i pellegrinaggi ai santuari mariani, da quello di Viggiano(D4) e del Pollino a quello del Carmine ad Avigliano(C4) e di Pierno a San Fele(B4), la festa della Madonna della Bruna di Matera, i riti della Settimana Santa nel Vulture-Melfese, le celebrazioni in onore di santi, tra cui dominano numericamente quelle di S.Rocco e S.Antonio da Padova. Manifestazioni che abbracciano l’intera regione e costituiscono un vero e proprio circuito devozionale-musicale.Oltre che di semplice accompagnamento la musica svolge anche una funzione regolatrice del caos e della folla nel caso dei culti arborei che, in ogni loro fase (il taglio degli alberi, il trascinamento, l’innalzamento e la scalata) sono scanditi da nenie ritmiche dal sapore antico, intense nei momenti di maggiore sforzo fisico.Il Maggio di Accettura(F6) e gli altri matrimoni tra alberi sono vissuti tanto più fortemente quanto maggiore è la partecipazione alle jam sessions sonore che fanno da contorno agli stessi eventi rituali. I suoni della festa di Accettura, nello specifico, sono costituiti da

esecuzioni di flauti e percussioni spesso di provenienza pugliese (bassa musica o bassa banda) e da libero intervento di organetti e zampogne. Protagonisti anche del Carnevale, i suoni diventano rumorosi, come quelli dei campanacci di Tricarico(F5), Aliano(F7) e di San Mauro Forte(F6), per contraddistinguere gli sberleffi e le sfilate delle maschere antropomorfiche. Canti popolari mestamente accompagnano, invece, i lamenti funebri. E proprio in questi ultimi, secondo l’antropologo Ernesto De Martino, che promosse nel 1952 una spedizione in Lucania, a cui parteciparono anche l’etnomusicologo Diego Carpitella e il fotografo Franco Pinna, risiedono le radici più profonde della tradizione lucana.

Un gruppo di musicisti viggianesi dell’800 -foto: Archivio Graziano Accinni -EthnosUn gruppo di musicisti viggianesi dell’800 -foto: Archivio Graziano Accinni -Ethnos

Le maschere del Carnevale di TricaricoLe maschere del Carnevale di Tricarico

I campanacci di San Mauro ForteI campanacci di San Mauro Forte

I riti arborei: il Maggio di AccetturaI riti arborei: il Maggio di Accettura

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Tradizioni musicali

Di padre in figlio. Di generazione in generazione. L'arte di costruire strumenti musicali in Basilicata si è tramandata nei secoli. Molti strumenti musicali venivano costruiti artigianalmente da pastori e contadini, sin dal ‘500. A questi si affiancarono, nel XVII sec., gli organi a mantice dalle casse dipinte e intagliate, veicolo di musica colta nelle celebrazioni liturgiche.La ciaramella e l’organetto di numerosi borghi lucani, la surdulina del Pollino, il tamburello, l’arpa di Viggiano, le traccole e la cupa cupa. Strumenti per la cui realizzazione è necessaria grande abilità e, soprattutto per realizzare zampogne e ciaramelle, anche una specifica attrezzatura composta da tornio e alesatoi. Meno complicata è la costruzione delle surduline, spesso lavorate a coltello, e quella dei tamburelli, per i quali ci si serviva tra l’altro dei cerchi dei setacci e di pelli da capra. Il cupa cupa, sia fatto di membrana di pelle animale sia di stoffa, era frutto di lavoro domestico. L’organetto, diffuso soprattutto nella Basilicata nord occidentale, viene di consueto acquistato durante fiere e pellegrinaggi.

Grandi musicisti classici lucani

A caratterizzare il panorama musicale lucano non mancano importanti testimonial. Il grande madrigalista, Gesualdo da Venosa, ottavo conte di Conza e terzo principe di Venosa(C2), virtuoso del cromatismo, un procedimento fatto di urti e dissonanze. E’ una figura che ha affascinato non solo grandi compositori ma anche scrittori e registi e a lui è dedicato il Conservatorio di musica del capoluogo lucano. La sua “violenza melodica”, come l’ha definita il critico musicale Guido Pannain, si riduce sovente a una ricercatezza d’effetti fonici manifesta nei sei libri di madrigali composti da un uomo aristocratico colto ma irrequieto, assassino di sua moglie e del suo amante. Noto sempre per madrigali è Marcantonio Mazzone, musicista apprezzato a Napoli, Salerno, Venezia e Mantova dove fu al servizio di Vincenzo I Gonzaga. E degni di menzione sono inoltre: Giovanni Maria Trabaci, compositore, organista e maestro della reale Cappella di Napoli, che compose 169 opere di musica sacra e 165 per strumenti vari ; Egidio Romualdo Duni di cui porta il nome il conservatorio della città dei

Sassi. Duni compose 23 opere e la sua spiccata passione per il teatro lo portò fino a Parigi dove divenne direttore della Commedie Italienne e iniziatore dell’opera-comique. Anche il padre del canto gregoriano, Giovanni Obadiah, ha origini lucane e il teatro della sua città natale, Oppido Lucano(E4), è a lui dedicato.

Il compositore Egidio Romualdo Dunial pianoforte

Il compositore Egidio Romualdo Dunial pianoforteBrindisi di Montagna. Lo spettacolo della GranciaBrindisi di Montagna. Lo spettacolo della Grancia

Potenza. Militari musicistifoto: Archivio Graziano Accinni -Ethnos

Potenza. Militari musicistifoto: Archivio Graziano Accinni -Ethnos

Matera. La Madonna della BrunaMatera. La Madonna della Bruna

Folla al Pollino Music FestivalFolla al Pollino Music FestivalArpa popolarefoto: Archivio Graziano Accinni -EthnosArpa popolarefoto: Archivio Graziano Accinni -Ethnos

Musica Metal a Chiaromonte: l’Agglutination Metal FestivalMusica Metal a Chiaromonte: l’Agglutination Metal Festival

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Antichi strumenti musicali

SURDULINAÈ la più piccola delle zampogne italiane ed è diffusa in alcune zone della Basilicata (l’area del Pollino) e della Calabria settentrionale. Lo strumento si inserisce nella categoria dei clarinetti doppi ed è composto da quattro charter di uguale dimensione con quattro fori digitali e da due bordoni di lunghezza regolabile, posti in un blocco tronco-conico alla cui estremità superiore è legato l’otre, ricavato da una pelle di capretto rivoltata.Un famoso costruttore e suonatore di surdulina è stato il lucano Carmine Salomone.

CUPA CUPAE’ un tamburo a frizione costituito da un recipiente, di solito in terracotta, in legno o di latta, coperto da stoffa o da una membrana, in pelle di capretto o capra, e da una canna lunga e sottile. Quest’ultima viene legata al centro della membrana che la avvolge in punta ed è tenuta ferma da uno piccolo spago. Il suono viene prodotto strofinando la mano sulla canna, e mettendo così in vibrazione la membrana tesa. Il suonatore deve essere molto abile a ricavare le varianti dell’accompagnamento da un’unica nota. E’ usato soprattutto durante il Carnevale per accompagnare i canti e nel periodo natalizio ad Aliano, come ricorda lo scrittore Carlo Levi nel suo romanzo “Cristo si è fermato a Eboli”.

CIARAMELLAE’ uno strumento musicale popolare aerofono della famiglia degli oboi con ancia doppia, cameratura conica e senza chiavi. E’ chiamato totarella nella zona del Pollino e cornamusa nella collina materna. Il modello lucano presenta otto fori digitali e un’estensione di nove suoni diatonici. Molto usato in Val d’Agri e in Campania congiuntamente alla zampogna a chiave.

ARPAFamosa è quella di Viggiano legata alla tradizione dei musicisti girovaghi del '700 e poi evolutasi nella grande scuola flautistica che fa capo a Leonardo De Lorenzo. I suonatori d'arpa viggianesi sono rappresentati nel

presepe del Museo di San Martino, a Napoli. Ancora oggi l'azienda leader mondiale nella costruzione delle arpe, la Salviharps, appartiene ad una storica famiglia viggianese e l’ultimo suonatore in attività è stato Rocco Rossetti.

ORGANETTOLa fisarmonica diatonica , conosciuta col nome popolare di organetto, è uno strumento a mantice e si può definire l’antenato della fisarmonica. Quello lucano è a due, quattro e otto bassi. E’ maggiormente diffuso in provincia di Potenza(C5) e nell’area del Vulture. Viene adoperato in sostituzione della zampogna o come strumento melodico.

TRACCOLESono idiofoni in legno che contengono all’interno una “linguetta” poggiante su di una ruota dentata posta a sua volta all’interno dello stesso telaio e imperniata su un manico esterno. Vengono utilizzate durante i riti della Settimana Santa. A San Giorgio Lucano(G8) sostituivano il suono delle campane durante la processione del Venerdì Santo.

TAMBURELLOIl tamburello usato in Basilicata è costituito da piattini e da una membrana fatta di pelle di capra. Il diametro del membranofono è di circa 30 cm. Viene suonato con tre colpi in sequenza veloce con un movimento di semirotazione della mano.

Pasquale Sinisgallie l’arpa popolare dellaVal d’Agrifoto: Archivio Graziano Accinni -Ethnos

Pasquale Sinisgallie l’arpa popolare dellaVal d’Agrifoto: Archivio Graziano Accinni -Ethnos

Il madrigalista assassino:Gesualdo da Venosa

Il madrigalista assassino:Gesualdo da Venosa

foto: Archivio Graziano Accinni -Ethnosfoto: Archivio Graziano Accinni -Ethnos

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