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Acquafredda nel XIX secolo Agli inizi dell’Ottocento, il villaggio di Acquafredda forse non era pro- prio come lo descrive, verso la fine dello stesso secolo, l’avvocato Carlo Pesce nella sua rievocazione del martirio del patriota liberale Costabile Carducci, cioè quasi come “un oasi fra sterili rupi”, dove “bianche e vispe casette” sorgevano “in mezzo alla più ubertosa vegetazione, tra fragranti agrumeti e giganteschi carrubi, fra spinose piante di fichi d’India, appese alle roccie come deformi cariatidi, ed in mezzo a verdeggianti giardini”. 1 Il villaggio che traspare da alcuni documenti dei primi decenni del XIX secolo appare una realtà molto più modesta. Lo Stato di Sezione di Maratea del catasto rettificato in esecuzione al decreto 10 giugno 1817, ci parla di una popolazione composta quasi esclusivamente di “bracciali”; i pochi “civili”, possessori delle maggiori estensioni di terre e delle case di abitazio- ne più grandi, sono tutti di fuori, di Maratea. (DOC.1) Fra le donne, molte le filatrici. Gli unici opifici sono tre trappeti, come si ricava da uno “stato dei patentabili” del 1811: in particolare, agli articoli 107-109, vengo- no citati tre “trappeti gentimoli per uso pubblico”, di cui due nel villaggio ed uno alla strada “Sotto la Chiesa”. (DOC. 2) Collegabili, i trappeti, alla discreta estensione di oliveti che si affiancava ai terreni seminativi, ai piccoli orticelli, ai vigneti, ai querceti e ai ficheti. La proprietà Fiorenzano Non un “castello incantato”. Non un “feudo satrapesco”. 2 No, nulla di tutto ciò è stata Villa Nitti. Ma luogo di memorie sì, luogo di storie e di leggende. Quando, nel 1968, a cento anni dalla nascita di Francesco Saverio Nitti, il giornalista Antonio Barolini si recò ad Acquafredda ad intervistare il nipote Giampaolo, fu probabilmente quest’ultimo a riferirgli che la villa era stata edificata “sul basamento circolare di una torre” se non, addirittura, “di un antichissimo tempio fortificato”. 3 Anche la toponomastica locale sembra rinviare a secolari tradizioni orali. Il luogo in cui sorge l’attuale villa, infatti, è indicato in documenti del sec. XIX con il toponimo “Sotto la Chiesa”, ma anche come “Cigliaro di S. Pietro”, in dialetto Santupetu, il quale individuerebbe, in particolare, la piattaforma di scogli che, a cominciare dalla spiaggia di Grotta della Scala, si estende fin sotto il promontorio ove sorge la villa. Secondo la tradizione locale, il toponimo Santupetu avrebbe avuto origine dall’antica presenza di un tempietto dedicato a san Pietro, oggi scomparso, nei pressi del quale, in tempi lontani, si svolgeva una fiera molto importante. 4 Solo leggende, forse. Ma le leggende, si sa, sono spesso tutto ciò che rimane di una storia troppo antica per essere ricordata e raccontata nei suoi contorni reali. In verità, gli occasionali rinvenimenti di cocci di epoca romana nei din- torni dell’attuale villa paiono confermare l’antica frequentazione del sito. La stessa torre circolare di cui scrisse il giornalista Barolini, lungi dall’essere il frutto di fantasie locali, è probabilmente identificabile in una struttura di fondazione imprecisata, successivamente inglobata nelle murature della parte più antica della residenza nittiana coincidente, per quello che ne 27 VILLA NITTI A MARATEA: IL LUOGO DEL PENSIERO Da proprietà Fiorenzano a Villa Nitti. Storie di contadini, patrioti ed emigranti.

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Acquafredda nel XIX secolo

Agli inizi dell’Ottocento, il villaggio di Acquafredda forse non era pro-prio come lo descrive, verso la fine dello stesso secolo, l’avvocato CarloPesce nella sua rievocazione del martirio del patriota liberale CostabileCarducci, cioè quasi come “un oasi fra sterili rupi”, dove “bianche e vispecasette” sorgevano “in mezzo alla più ubertosa vegetazione, tra fragrantiagrumeti e giganteschi carrubi, fra spinose piante di fichi d’India, appesealle roccie come deformi cariatidi, ed in mezzo a verdeggianti giardini”.1

Il villaggio che traspare da alcuni documenti dei primi decenni del XIXsecolo appare una realtà molto più modesta. Lo Stato di Sezione di Marateadel catasto rettificato in esecuzione al decreto 10 giugno 1817, ci parla diuna popolazione composta quasi esclusivamente di “bracciali”; i pochi“civili”, possessori delle maggiori estensioni di terre e delle case di abitazio-ne più grandi, sono tutti di fuori, di Maratea. (DOC.1) Fra le donne,molte le filatrici. Gli unici opifici sono tre trappeti, come si ricava da uno“stato dei patentabili” del 1811: in particolare, agli articoli 107-109, vengo-no citati tre “trappeti gentimoli per uso pubblico”, di cui due nel villaggioed uno alla strada “Sotto la Chiesa”. (DOC. 2) Collegabili, i trappeti, alladiscreta estensione di oliveti che si affiancava ai terreni seminativi, ai piccoliorticelli, ai vigneti, ai querceti e ai ficheti.

La proprietà Fiorenzano

Non un “castello incantato”. Non un “feudo satrapesco”.2 No, nulla ditutto ciò è stata Villa Nitti.

Ma luogo di memorie sì, luogo di storie e di leggende. Quando, nel 1968, a cento anni dalla nascita di Francesco Saverio Nitti,

il giornalista Antonio Barolini si recò ad Acquafredda ad intervistare ilnipote Giampaolo, fu probabilmente quest’ultimo a riferirgli che la villa erastata edificata “sul basamento circolare di una torre” se non, addirittura, “diun antichissimo tempio fortificato”.3

Anche la toponomastica locale sembra rinviare a secolari tradizioni orali.Il luogo in cui sorge l’attuale villa, infatti, è indicato in documenti del sec.XIX con il toponimo “Sotto la Chiesa”, ma anche come “Cigliaro di S.Pietro”, in dialetto Santupetu, il quale individuerebbe, in particolare, lapiattaforma di scogli che, a cominciare dalla spiaggia di Grotta della Scala,si estende fin sotto il promontorio ove sorge la villa. Secondo la tradizionelocale, il toponimo Santupetu avrebbe avuto origine dall’antica presenza diun tempietto dedicato a san Pietro, oggi scomparso, nei pressi del quale, intempi lontani, si svolgeva una fiera molto importante.4

Solo leggende, forse. Ma le leggende, si sa, sono spesso tutto ciò cherimane di una storia troppo antica per essere ricordata e raccontata nei suoicontorni reali.

In verità, gli occasionali rinvenimenti di cocci di epoca romana nei din-torni dell’attuale villa paiono confermare l’antica frequentazione del sito.La stessa torre circolare di cui scrisse il giornalista Barolini, lungi dall’essereil frutto di fantasie locali, è probabilmente identificabile in una struttura difondazione imprecisata, successivamente inglobata nelle murature dellaparte più antica della residenza nittiana coincidente, per quello che ne

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VILLA NITTI A MARATEA: IL LUOGO DEL PENSIERO

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rimane, nella stanza a forma circolare simpaticamente battezzata, dai ragaz-zi della famiglia Nitti, col nome di “silurificio”.

E proprio intorno a questa antica torre e al sito su cui essa sorge, siintrecciano gli eventi della storia più recente, tanto da farne luogo dimemorie e di storie. Storie di contadini e di patrioti, storie di povertà e diemigrazione.

L’attestazione più antica, sinora rintracciata, del nucleo originario dellavilla e del fondo sul quale essa si venne successivamente sviluppando, ècontenuta in un registro delle partite del Catasto provvisorio del Comune diMaratea, all’articolo 507: il proprietario è Antonio Fiorenzano di Giovanni,“bracciale” di Acquafredda. Il fondo in contrada “Sotto la Chiesa”, insiemead una casa di due vani, sono individuabili ai numeri 786-790. Il fondo,dell’estensione di 4 tomoli e 36 misure e con una rendita netta di poco piùdi 15 ducati, risulta adibito in parte ad orto secco, in parte a vigneto, inparte a terreno seminatorio. In esso è compreso anche un ovile. (DOC. 3)

In un atto stipulato dal notaio Biase Vita di Maratea leggiamo che ilfondo, insieme alla casa, furono venduti da Francesca Bruno, vedova diAntonio Fiorenzano, al ramaio Felice Bruno, e successivamente, il 15marzo 1832, riacquistati da Giovannangelo e Biase Fiorenzano, figli diAntonio e di Francesca Bruno, per la somma di 500 ducati. (DOC. 4)

La casa appare successivamente nel registro delle partite del Catastourbano di Maratea, al numero di partita 279, intestata a Giovanni AngeloFiorenzano. La casa risulta costituita da tre vani distribuiti su due piani.(DOC. 5)

La “bizzarra casetta a forma circolare” del sacerdote Peluso

Nel periodo in cui ne fu proprietario Giovannangelo Fiorenzano, la casafu la muta testimone dei tristi eventi accaduti ad Acquafredda nelle duegiornate del 4 e 5 luglio 1848: l’avvistamento di una piccola brigata di gio-vani patrioti e il loro fortunoso approdo sulla spiaggia del “porticello”, cui

seguirono l’aggressione contro di essi organizzata dal perfido sacerdoteVincenzo Peluso, i disperati tentativi di fuga, la loro cattura e la successivauccisione del patriota liberale Costabile Carducci.

Grazie infatti alle ultime ricerche archivistiche, l’antica torre inglobatanelle mura della parte più antica di Villa Nitti sembra ormai identificabilecon certezza con quella “bizzarra casetta a forma circolare” nella quale, nel-l’estate del 1848, si era rifugiato il sacerdote Vincenzo Peluso di Sapri, biecafigura di reazionario, mandante dell’efferata uccisione di CostabileCarducci.5

L’avvocato Carlo Pesce, nella sua rievocazione del martirio del patriotaliberale, descrive l’edificio come una villa “piccola, per quanto deliziosa epittoresca”, ma lo colloca erroneamente sul promontorio della Rotondella,situato a sud di quello sul quale oggi sorge la villa.

Anche in alcune testimonianze rese al processo celebrato per i fatti del 4e 5 luglio si parla del “piccolo casino a forma di torre” che il Peluso si sareb-be fatto costruire in Acquafredda. (DOC. 6) A questa stessa fonte, proba-bilmente, dovette attingere Francesco Raeli, allorquando scrisse della “casu-pola a forma di torretta” fatta costruire dal Peluso. Quest’ultima asserzione,in verità, non pare corrispondere al vero: del nome del Peluso, del resto,non si trova traccia fra i proprietari registrati nei volumi del Catasto provvi-sorio di Maratea.

Notizie storicamente più fondate si ritrovano nell’opera in due volumidi Matteo Mazziotti dal titolo Costabile Carducci ed i moti del Cilento nel1848. Il Mazziotti infatti, facendo riferimento alla stessa casa rurale, affer-ma che ne era proprietario “un certo Giovanni Florenzano” e che in essa“dimorava da parecchi mesi il vecchio prete Peluso, che fuggito da Sapri nelgennaio a l’avvicinarsi delle bande cilentane, si era dipoi sdegnosamenteappartato in quella casa solitaria.”6 In verità, tanto solitaria quella casa nonfu, in quelle tristi ore in cui si consumarono i tragici eventi del 1848; negliatti del processo, infatti, essa viene più volte descritta come luogo di ritrovodi quelle persone che, nelle mani del Peluso, si trasformarono in più omeno inconsapevoli strumenti di violenza e di morte.

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Successivamente, la casa passò in proprietà ai figli di Giovannangelo e fucaricata al numero di partita 1007. Su questo foglio catastale, per la primavolta, viene esplicitata la sua destinazione ad uso di caserma delle guardie

doganali. Quest’ultime dovettero trasferirsi nel fabbricato dei Fiorenzanodopo l’abbandono della precedente loro sede, ubicata nella vicina torre cin-quecentesca sul promontorio della Rotondella. (DOC. 7)

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Matteo Mazziotti, Costabile Carducci ed i moti del Cilento nel 1848, Roma-Milano, 1909.A sinistra, ritratto del patriota Costabile Carducci.

Carlo Pesce, Costabile Carducci e il drammad’Acquafredda, Lagonegro, 1905.

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L’inizio delle liti

Il 3 novembre 1885, con atto del notaio Nicola Marini di Maratea, i figlidi Giovannangelo Fiorenzano - Biagio, Giovanni, Angelica, Maria, Rosa, eMariarosa - vendettero il fabbricato addetto a caserma delle guardie doganali,insieme alla cisterna e al fondo circostante, a Biagio Limongi, anch’egli abi-tante nel villaggio di Acquafredda, riservandosi solo il diritto “di scendere perla via che esiste nel cigliaro battuta dalle Guardie doganali per accedere nellasottoposta scogliera”. Il fondo confinava con le proprietà di GiovanniFiorenzano, con “gli scogli del mare” e, dall’altra parte, con la proprietà diRaffaele Bruno. La vendita fu conclusa per la somma di £. 1500.

Divenuto proprietario Biagio Limongi, la storia della villa si intreccia,seppure in maniera indiretta, con la storia di quel fenomeno complesso edirompente che fu la grande emigrazione lucana. I contorni del fenomenonella piccola frazione di Acquafredda saranno ben sintetizzati, nel 1914, inuna istanza inviata dagli abitanti di Acquafredda al ministro dei Lavoripubblici diretta ad ottenere un miglioramento della viabilità locale:

Per mancanza di strade il villaggio non ha vita propria, e perciò gli abitanti,per oltre due terzi, emigrano per la Francia, Algeria ed America.La popolazione presente oscilla sulle 600 persone, compresi i forestieri; oltremille persone vivono all’estero e pochi son coloro che hanno la fortuna dirimpatriare!7

Fra i paesi dell’America del Sud dove si stabilirono molti marateoti fu ilVenezuela. E proprio da una storia di affari in questo paese traggono originele lunghe vicende giudiziarie che per molti anni ebbero come oggetto il fab-bricato preesistente all’attuale villa ed il fondo circostante.

Il 2 agosto del 1891, infatti, Biagio Limongi rilasciò a DomenicoGuerriero, anche di Acquafredda, obbligazione per la somma di £. 4000 darestituire dopo un solo anno per certi “oggetti di negozio” comprati dalGuerriero in La Vela, nella Repubblica del Venezuela. Ma non avendoadempiuto agli obblighi assunti, l’8 novembre 1893 il Tribunale civile e

penale di Lagonegro condannò il Limongi a pagare £. 4000 più gli interessisu detta somma alla ragione del 12% dal 2 agosto 1892 sino alla totale sod-disfazione. Due anni dopo, non avendo ancora il Limongi sciolto il suodebito, il Guerriero promuoveva contro di lui giudizio di espropriazione edil Tribunale di Lagonegro, con sentenza del 30 gennaio 1895, si esprimevaper la vendita all’asta dei beni immobili del debitore, tra i quali, al punto 6,figurava la “casa d’abitazione addetta a Caserma delle Guardie di Finanza incontrada Sotto la Chiesa”, e al punto 7 il “fondo nella stessa contrada pro-spiciente al mare”.

La perizia per la stima dei beni immobili da espropriare fu affidata all’a-grimensore Nicola Roncaglione di Lagonegro il quale, facendosi accompa-gnare da un uomo pratico dei luoghi, diede inizio alle operazioni il 30marzo 1895, cominciando proprio dal fondo nella contrada “Sotto laChiesa” e dalla casa adibita a caserma delle guardie di Finanza.

Dalla perizia del fondo rustico emerge l’immagine di un podere in statodi abbandono, dell’estensione complessiva di 2450,23 mq, i cui confinicoincidono con quelli già descritti nella vendita del 1885. Lasciato senzacure da almeno un anno, il fondo era adibito per 2250,23 mq alla coltiva-zione di frumento, per la restante parte a ficodindieto. Tenuto in ammini-strazione diretta, da esso si ricavava un reddito netto pari a £. 67,52.

Nella perizia della caserma delle guardie di Finanza troviamo una sin-tetica descrizione del fabbricato. La facciata principale era rivolta verso ilmare, e una piccola gradinata dava accesso all’interno. I vani del pianoterra erano costituiti da una cucina, da una saletta adibita a sala da pran-zo, da un dormitorio con cinque letti per le guardie. Al primo piano erainvece “una stanzetta di forma circolare” con piccolo loggiato in muraturarivolto verso il mare che dava accesso “al retrè”. Al fabbricato appartenevainoltre un pozzo in pessimo stato di manutenzione e privo di acqua.Tutto il fabbricato, in generale, appariva assai malandato: le spese per ilriattamento dell’interno, per l’intonaco esterno e per l’accomodo dellatettoia venivano calcolate in non meno di £. 300. Dal fitto dell’immobilealle guardie di Finanza il proprietario ricavava una rendita annua lorda di

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£. 195. Da tale cifra, detratta l’imposta fondiaria e le annuali spese dimanutenzione, si poteva ricavare una rendita netta pari a £. 160,62.(DOC. 8)

La fine delle liti e l’acquisizione da parte di Giuseppe Marsicano

Il 30 maggio 1895 il Tribunale di Lagonegro autorizzava la vendita, indanno del Limongi, degli immobili da questi posseduti in agro diAcquafredda, tra i quali la casa addetta a caserma delle guardie di Finanzain contrada “Sotto la Chiesa” ed il fondo circostante. Nella sentenza si indi-cava a quali articoli del Catasto fabbricati e del Catasto terreni di Maratea ilfondo e la casa erano rispettivamente riportati: la casa all’art. 1262, il fondocircostante all’art. 3551. Gli incanti sarebbero stati aperti sulla base delprezzo di stima eseguita dal perito Roncaglione: per la casa £. 2277; per ilfondo £. 1125,33.8

Ma, rispetto agli altri immobili del Limongi, intorno al fabbricato adibi-to a caserma delle guardie di Finanza la vicenda giudiziaria si complicòulteriormente. Con atti del 14 e 18 novembre 1895 intervenne infatti nelgiudizio di espropriazione la signora Anna Felicia Faraco. Costei fece pre-sente che, con scrittura privata del 21 luglio 1893, la casa era stata vendutada Biagio Limongi ad un cittadino di Rivello, Salvatore Calabria. Con attopubblico del 4 giugno 1895, poi, il Calabria aveva alienato l’immobile allaFaraco la quale, ritenendosene la legittima proprietaria, ne chiedeva la sepa-razione dagli altri fondi che sarebbero stati esposti in vendita. L’alienazionedella casa a favore di Salvatore Calabria, però, non fu ritenuta efficace dalTribunale, dal momento che il relativo titolo era stato trascritto allaConservazione delle Ipoteche di Potenza l’11 novembre 1893, cioè lo stessogiorno e sotto lo stesso numero d’ordine con il quale era stata iscritta indanno del Limongi l’ipoteca giudiziale per il credito del Guerriero: la con-temporanea trascrizione di un titolo d’acquisto e l’iscrizione d’ipoteca sul-

l’immobile alienato con quello stesso titolo, secondo il Tribunale, non valevaad eliminare gli effetti della seconda. Con sentenza dell’11 dicembre 1895,conseguentemente, la vendita del fabbricato fu dichiarata inefficace rispettoal creditore ipotecario Domenico Guerriero, e l’istanza di separazione furigettata.9

Nella stessa data, espletata la vendita giudiziale, il Tribunale dichiaravaDomenico Guerriero acquirente degli immobili espropriati al Limongi, trai quali: la casa addetta a Caserma delle guardie di Finanza per il prezzoofferto in £. 2950; il fondo circostante per il prezzo offerto in £. 1515.(DOC. 9)

La vicenda giudiziaria non era però destinata a finire subito. DomenicoGuerriero, infatti, aggiudicatario degli immobili esposti in vendita, nonadempì agli obblighi di legge trascurando di pagare la somma dovuta al cre-ditore graduato Francesco Faraco. Con atto dell’11 agosto 1898, pertanto,il Faraco proponeva istanza di rivendita degli immobili precedentementeaggiudicati a Domenico Guerriero. Accogliendo il ricorso, il 2 settembre1898 il Tribunale di Lagonegro ordinava la rivendita in danno del Guer-riero. Tra gli immobili figurava anche il fondo rustico con casa di abitazio-ne in contrada “Sotto la Chiesa” e “Cigliaro di S. Pietro”, riportati – si spe-cificava nella sentenza – nel Catasto rustico all’art. 4208 della sezione H, nn.787-788 bis, e nel Catasto urbano al n. 1262. (DOC. 10)

Dopo molte udienze andate deserte, il 9 aprile 1902, espletato final-mente il pubblico incanto, il Tribunale di Lagonegro dichiarava GiuseppeMarsicano, possidente di Acquafredda, compratore di tutti i lotti. Il fondoin contrada “Sotto la Chiesa” con casa di abitazione, messo in vendita per ilprezzo di £. 446,50, veniva aggiudicato per £. 460.10

Il medico Biagio Tarantini di Maratea, però, interveniva nell’ormai piùche decennale vicenda imponendo l’aumento del sesto sul prezzo diaggiudicazione del fondo “Sotto la Chiesa”. Riaperti gli incanti, il prezzofu portato a £. 536,66: il 4 giugno 1902 il Tribunale dichiarava GiuseppeMarsicano definitivo compratore del fondo rustico per il prezzo di £.1310.

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La costruzione della “Villa S. Pietro” e l’acquisizione da parte di Nitti

Negli anni successivi, Giuseppe Marsicano ampliava l’estensione dellaproprietà. Con atto del notaio Luigi Marini d’Armenia di Maratea del 10aprile 1904, ad esempio, egli acquistava da un figlio di GiovannangeloFiorenzano, Biagio, oltre al dominio diretto di un fondo confinante con illido e con le proprietà di Giovanni Fiorenzano, Costantino Faraco e RosaFiorenzano, anche una piccola estensione di terreno nel luogo detto “CiglioS. Pietro”, confinante per una parte con le sue stesse proprietà, dalle qualilo divideva un “grosso macigno”. Nello stesso giorno, il Marsicano acqui-stava da Orsola Fiorenzano un altro fondo sito nel luogo “Ciglio di S.Pietro” confinante con le proprietà di Biagio e di Maria Rosa Fiorenzano.

Il figlio di Giuseppe, Giovanni, reduce da una fortunata impresa com-merciale in Brasile11, continuò ad ampliare la proprietà e, con atto del 29gennaio 1913 stipulato dal notaio Luigi Marini d’Armenia, acquistò daBiagio Fiorenzano, per la somma di £. 5000, il fondo del quale il padreaveva già acquisito nel 1904 il dominio diretto. Il fondo, che nell’atto vienedetto sito in località “Sotto la Chiesa” o “Sotto la Ferrovia”, conteneva car-rubi, ulivi e seminativo. Con questa vendita si estingueva il diritto, di cuiaveva goduto il Fiorenzano in base all’atto del 10 aprile 1904, di passare perla proprietà Marsicano e di “uscire al mare”. Sui terreni acquistati ilMarsicano, in base a quanto riferiscono autori locali, avrebbe piantatoaranci, limoni, ciliegi, banani, fichi oltre ad un esteso vigneto che gli avreb-be permesso di ottenere una considerevole produzione di vino che presentòcon grande successo in diverse esposizioni nazionali e persino internaziona-li. Nella nota di un corrispondente da Acquafredda pubblicata nel febbraiodel 1914 su “Il Lucano” si legge:

Il signor Giovanni Marsicano che viveva al Brasile da oltre 40 anni, hadovuto per una lunga malattia tornare fra noi. E’ qui da 7 anni. Fece acqui-sto di un terreno in contrada Cigliaro di S. Pietro dove nel 1848 abitava unprete di Sapri, tal Vincenzo Peloso, compare di Ferdinando II, il quale feceuccidere il Colonnello Costabile Carducci […] Il Marsicano comprò questo

terreno: non vi era altro che una casetta vecchia e semi diruta e alcune pian-te semprevive. Ha fatto lavorare il terreno, piantando circa 8000 viti datavola e da vino, circa 500 d’aranci, limoni, ciliegi, banani, (cagiù) ulivi,fichi ecc. Le viti che qui vegetano bene sono quelle del Lagrima Cristi. Ilprimo vino fatto da lui fu nel 1908. Nel 1912 lo ha mandato a diverseEsposizioni, di Napoli, Roma, Parigi, Barcellona, Montevideo, e ultima-mente a Londra. Da tutte ha ottenuto il Gran Premio con Medaglia d’Oro.Io credo che anche ciò è onore di questa Borgata e anche della Provincia;però bisogna notare che egli ha speso in questa produzione circa 150 milalire e ancora non ha finito.12

Nella sua opera di miglioramento ed ampliamento del fondo, GiovanniMarsicano non trascurò di far oggetto delle sue cure anche la casa in essocompresa. Lo stesso Matteo Mazziotti, il già citato autore dell’opera suCostabile Carducci, scrive che fu proprio Giovanni a trasformare la casa inun elegante villino.13 La notizia trova conferma nell’atto di acquisto delfondo e della casa da parte di Francesco Saverio Nitti del 4 settembre 1920.Nell’atto infatti si specifica che Giovanni Marsicano, sul sito dell’anticacasa colonica, fece costruire per suo conto e a sue spese una casina compo-sta da due piani. Al pianterreno vennero realizzati cinque vani: stanza dapranzo, cucina, cantina, ripostigli per botti, tini, bottigliera. Al primopiano furono ricavati invece sette vani: quattro guardavano il mare ed eranofiancheggiati da un loggiato munito di ringhiera di ferro; tre camere eranoesposte ad est. Una comoda scala di pietra da taglio, munita di relativi para-petti in ferro, conduceva alla scogliera ed alla spiaggia adiacente. Insiemealla casa, Giovanni Marsicano fece costruire anche altre costruzioni, proba-bilmente due fabbricati per uso campestre. Tutta la tenuta venne delimitatada muri.

Con testamento del 28 maggio 1914 Giovanni Marsicano nominavasuoi eredi la moglie Angela Muccillo ed il fratello Pasquale. Quest’ultimo,con testamento del 5 ottobre dello stesso anno, istituiva erede universale lacognata, la quale venne così a raccogliere nelle sue mani tutta l’ereditàMarsicano. Angela Muccillo sposava poi in seconde nozze Biagio Passeri.

Come si legge nel contributo di Antonio Giovannucci su questo volu-

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me, dovette essere probabilmente il senatore Giuseppe De Lorenzo a segna-lare la villa dei coniugi Passeri a Francesco Saverio Nitti, il quale era allaricerca di un luogo tranquillo dove riposarsi e dove il figlio Vincenzo avreb-be potuto riprendersi dalle ferite riportate in guerra. Sulla scogliera lucana,del resto, la moglie Antonia avrebbe ritrovato un ambiente per molti aspettisimile all’amata costiera amalfitana di cui era originaria.14

Nel mese di aprile del 1920, sicuramente dopo vari sopralluoghi, l’ac-quisto era già deciso. Sul “Giornale di Basilicata” dell’1-2 maggio di quel-l’anno, infatti, leggiamo che qualche giorno prima si erano recati adAcquafredda la moglie di Nitti, donna Antonia, accompagnata dalla figliaLuigina, da una nipote e dal senatore De Lorenzo. Donna Antonia, ricevu-ta alla stazione da una rappresentanza dell’amministrazione comunale e damolta popolazione, visitò la villa dei Passeri dove le fu offerto un “sontuosobanchetto” e ripartì subito dopo per Napoli acclamata “lungamente dallapopolazione”.15

Dalla moglie dovette arrivare il benestare definitivo e solo qualche gior-no dopo, il 4 maggio, con atto del notaio Francesco Stame di Roma,Francesco Saverio Nitti costituiva suo mandatario speciale il senatore DeLorenzo, perché per suo conto, nome, vece ed interesse acquistasse la “pic-cola casa con fondo annesso di proprietà dei coniugi Passeri, situata nellafrazione di Acquafredda…” (DOC. 11)

Il 4 settembre 1920, con atto del notaio Vincenzo Passalacqua diNapoli, Angela Muccillo vendette a Francesco Saverio Nitti la “casina” conannesso territorio, detta “Villa S. Pietro”. La vendita comprendeva tutte lenuove costruzioni e i relativi fondi. La proprietà venduta, si specificavainfine, era riportata nel Catasto rustico al n. 6069 intestato ad AngelaMuccillo, e confinava con i beni di Giovanni Fiorenzano, Raffaele Bruno,degli eredi di Giovannangelo Florenzano, dei Faraco, con il demaniocomunale ed il lido del mare. Venne stabilito il prezzo di £. 40.000 in con-tanti. (DOC. 12)

A distanza di quasi un mese dall’acquisto, nella notte fra l’1 ed il 2 ottobre1920, Nitti si recò “in forma privatissima” ad Acquafredda, probabilmente

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“Il Lucano” del 18-19 febbraio 1914, p. 2.

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per sovrintendere all’inizio dei lavori di ampliamento e ristrutturazione dellavilla. Lo accompagnavano il deputato Michele Gioia e Giuseppe DeLorenzo.16 Un’altra visita ai lavori della Villa Nitti la compì il 12 luglio 1921,come risulta dall’agenda di quell’anno.17 (DOC. 13)

Successivamente all’acquisto, Nitti ampliò la proprietà acquistando daFrancesca Faraco, per il prezzo di lire 500.000, una zona di terreno nellafrazione Acquafredda, confinata da un lato con la strada interprovinciale incostruzione, dal lato opposto con la sua stessa proprietà e dagli altri lati conMariarosa Faraco e Maria Fiorenzano. Il terreno, dell’estensione di mq 70,era sito nella località “Grotta della Scala” o “Sotto la stazione ferroviaria”,ed era riportato nel vecchio catasto all’art. 275, mentre nel nuovo catastoera una porzione della particella n. 81.

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“Giornale di Basilicata” dell’1-2 maggio 1920, p. 1.

DOC. 1. Archivio di Stato di Potenza, Catasto provvisorio, Stato di Sezione di Maratea (1817).

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DOC. 2. Archivio di Stato di Potenza, Direzione delle contribuzioni dirette, Stato dei paten-tabili di Maratea, 1811.

DOC. 3. Archivio di Stato di Potenza, Catasto provvisorio, Comune diMaratea, Registri delle partite, articolo 507 intestato ad Antonio Fiorenzano.

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DOC. 4. Maratea, 15 marzo 1832. Atto del notaio Biase Vita con il quale il fondo Sottola Chiesa viene riacquistato da Giovannangelo e Biase Fiorenzano. Archivio di Stato diPotenza, Archivi notarili, Distretto di Lagonegro, I versamento, vol. 5593, cc. 54r - 55v.

DOC. 5. Archivio di Stato di Potenza, Catasto urbano, Comune di Maratea, Registri dellepartite, partita 279 intestata a Giovanni Angelo Fiorenzano.

DOC. 6. Potenza, 7 marzo 1849.Processo a carico di Vincenzo Peluso e altri; testimonianza resa da Pasquale Raele (particolare).Archivio di Stato di Potenza, Atti e processi di valore storico, b. 76, fasc. 2, c. 59r.

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DOC. 7. Archivio di Stato di Potenza, Catasto urbano, Comune di Maratea, Registri dellepartite, partita 1007 nella quale viene esplicitata la destinazione del fabbricato ad uso dicaserma delle guardie doganali.

DOC. 8. Lagonegro, 21 aprile 1895. Prima pagina della perizia di Nicola Roncaglione sulfondo “Sotto la Chiesa” e sulla caserma della Guardie di Finanza. Archivio di Stato diPotenza, Tribunale civile e penale di Lagonegro, Atti di espropriazione e graduazione, b. 28:Giudizio di spropriazione promosso da Guerriero Domenico, da Acquafredda, controLimongi Biagio, da Acquafredda. Nelle pagine seguenti il testo integrale.

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Perizia di Nicola Roncaglione, perito agrimensore.21 aprile 1895. (Archivio di Stato di Potenza, Tribunale civile e penale di Lagonegro, Atti di espropriazione egraduazione, b. 28: Giudizio di spropriazione promosso da Guerriero Domenico, daAcquafredda, contro Limongi Biagio, da Acquafredda)

Egli si avvale di un uomo pratico dei luoghi che lo accompagna in tutte le operazioni nei 4giorni che impiegò per espletare tutte le operazioni di campagna.Il giorno 30 aprile comincia le operazioni nel fondo sito alla contrada “Sotto la Chiesa” enella caserma delle Guardie di Finanza, continuando nei tre giorni successivi negli altrifondi.

1°Stima del podere denominato Sotto la Chiesa, posto in Acquafredda, frazione del Comunedi Maratea, Circondario di Lagonegro, provincia di Potenza, di proprietà del sig. BiagioLimongi, confinante ad Oriente con gli eredi di Giovanni Angelo Fiorenzano, aSettentrione con Raffaele Bruno ed eredi di Giovanni Angelo Fiorenzano e con la casermadelle Guardie di Finanza, ad Occidente con la scogliera del mare sottostante, a mezzogior-no con gli eredi di Giovanni Angelo Fiorenzano. Eseguite le opportune misure si ottenne l’estensione totale del fondo in metri quadrati2450,23. Su detto fondo gravita un censo a favore degli eredi di Giovanni AngeloFiorenzano di carlini 28, pari a lire 11,90.Il sistema di cultura, come si rileva dai fondi limitrofi, poiché il fondo in discorso que-st’anno non è stato in nessun modo coltivato, è il seminatorio, tranne la parte prospicienteal mare che per una superficie di mq 200 è tenuta a ficodindieto in discreto stato di coltu-ra.Il fondo è tenuto in amministrazione diretta. La superficie totale di mq 2450,23 risulta così divisa:

Seminatorio mq 2250,23Ficodindieto mq 200,00

Tornano mq 2450,23

ProdottiFrumento ettolitri 5 a £. 18… £. 90,00 Paglia £. 4,00

Totale produz. lorda £. 94,00

Spese per la coltivazione e raccolta del frumento riferentisi a mq 2250,23 di terreno.Aratura in settembre mezza giornata di un paio di buoi £. 2,00Lavori per la semina 1 giornata di un paio di buoi £. 4,00Semenza ett. 0,50 a £. 18 l’ettol. £. 9,00Lavoro di spargimento £. 1,00Scertatura opre 2 di donna a £. 1 £. 2,00Mietitura ed accovonatura opre 3 a £. 2 £. 6,00Trebbiatura £. 3,00

Totale spese £. 27,00

Riepilogo Reddito lordo del fondo seminatorio £. 94,00Spese per coltivazione e raccolta £. 27,00Censo a favore eredi di Angelo Fiorenzano £. 11,90Reddito netto del seminatorio £. 55,10

Spese per portare il ficodindieto in pieno frutto cogli interessi composti del 5 per centoper anni 7, riferentisi a mq 200 di superficie con un numero di 20 piante in buono statodi produzione £. 8,79.Prodotto annuoIn media 4000 fichi d’india a £. 4 il migliaio £. 16,00

Spese annuali di coltura £. 2,00Quota annua delle spese del ficodindieto in £. 8, 79ammortizzata al 6% all’anno £. 1,58

Totale spese £. 3,58

RiepilogoReddito lordo del ficodindieto £. 16,00Detratte le spese in £. 3,58

Reddito netto del ficodindieto £. 12,42

Reddito netto del seminatorio £. 55,10Reddito netto del ficodindieto £. 12,42Reddito netto del fondo Sotto la Chiesa £. 67,52

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Tenuto a calcolo le circostanze di località dello stabile la rendita netta la capitalizzo inragione di £. 100 per ogni lire 6, e quindi il valore capitale del fondo risulta di £. 1125,33diconsi lire millecentoventicinque e centesimi trentatre.

2°Stima del fabbricato addetto a Caserma delle guardie di Finanza sito in contrada “Sotto laChiesa” di proprietà del sig. Biagio Limongi confinante ad oriente ed a mezzogiorno colfondo “Sotto la Chiesa” di proprietà dello stesso Biagio Limongi a Settentrione con glieredi di Giovanni Angelo Fiorenzano ad occidente col ficodindieto di proprietà dello stes-so Limongi Biagio e con la scogliera del mare sottostante.La facciata principale guarda il mare; e dà accesso all’interno una piccola gradinata ancheessa rivolta al mare.L’intero fabbricato si compone di una cucina di una saletta adibita a sala da pranzo, di undormitorio capace di cinque letti per le guardie, a piano terreno; di una stanzetta di formacircolare al primo piano con piccolo loggiato in muratura che guarda il mare e che dàaccesso al retrè. Al fabbricato appartiene un pozzo che attualmente è in pessimo stato dimanutenzione ed è privo di acqua.Il fabbricato in generale è malandato per mancanza di manutenzione quindi per riatta-mento dell’interno del fabbricato, per l’intonaco esterno e per l’accomodo della tettoiaoccorre una spesa di non meno di £. 300, e £. 100 per l’accomodo del pozzo facente partedel fabbricato; queste spese naturalmente vanno detratte dal valore capitale del fabbricato.Occorrono altresì £. 10 annue per la manutenzione dei diversi membri del fabbricato istes-so. Il proprietario percepisce una rendita lorda di £. 195 annue, derivanti dal fitto delloimmobile.Detratte la fondiaria in £. 24,38 e le spese di manutenzione in £. 10 annue si ha che larendita netta del fabbricato è di £. 160,62.Tale rendita capitalizzata in ragione di lire 100 ogni 6 lire dà il valore del fabbricato in £.2677,00, diconsi lire duemilaseicentosettantasette.Detratte dal valore capitale di £. 2677, le spese urgenti in £. 400 per rimettere lo immobi-le in buono stato si ha che il valore effettivo dello immobile è di £. 2277, diconsi duemila-duecentosettantasette.

…Valore dell’intera proprietà £. 6239,93.

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DOC. 9. Lagonegro, 11 dicembre 1895. Sentenza del Tribunale di Lagonegro con la qualeDomenico Guerriero viene dichiarato acquirente degli immobili espropriati al Limongi.Archivio di Stato di Potenza, Tribunale civile e penale di Lagonegro, Sentenze di vendita,anno 1895, n. 16.

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DOC. 10. Lagonegro, 2 settembre 1898. Sentenza del Tribunale di Lagonegro con laquale viene ordinata la rivendita in danno del Guerriero. Archivio di Stato di Potenza,Tribunale civile e penale di Lagonegro, Sentenze civili, 1898, II semestre, n. 161.

DOC. 11. Roma, 4 maggio 1920. Francesco Saverio Nitti costituisce suo mandatario spe-ciale il sen. Giuseppe De Lorenzo, perché per suo conto acquisti la “piccola casa confondo annesso di proprietà dei coniugi Passeri, situata nella frazione di Acquafredda…”Archivio della Regione Basilicata, Fascicolo Villa Nitti.

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Napoli, 4 settembre 1920. Atto di acquisto di “Villa S. Pietro” da parte di FrancescoSaverio Nitti.Archivio della Regione Basilicata, Fascicolo Villa Nitti.

DOC. 13. Agenda di Nitti del 1921, annotazione del 12 luglio.Archivio Centrale dello Stato, Francesco Saverio Nitti, b. 3.

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Note

1) Cfr. C. PESCE, Costabile Carducci e il dramma d’Acquafredda. Conferenza tenuta inLagonegro li 3 giugno 1894, Lagonegro, Tipografia Lucana Matteo Tancredi, 1905, p. 14.

2) Cfr. Cirano, Acquafredda, in “La Basilicata nel mondo”, 1, luglio-agosto 1924 (rist.anast., Matera, BMG Editrice, 1983), p. 20.

3) A. BAROLINI, A cent’anni dalla nascita. La casa di Nitti, in “Corriere della Sera”, 9settembre 1968.

4) S. DE NICOLA, Francesco Saverio Nitti ad Acquafredda di Maratea. Ricordo di unapresenza che ci onora, in “Il Sirino”, n. 1-2, gennaio-febbraio 2004, p. 5; J. CERNIC-CHIARO - V. PERRETTI, L’antica “terra” di Maratea nel secolo XVIII, Potenza, Casaeditrice Il Salice, 1992, pp. 382-383; T. POLISCIANO, Maratea. Quando il paneaveva il sapore del mare, Roma, Newton & Compton editori, 2004, p. 290.

5) F. RAELI, Costabile Carducci e il dramma di Acquafredda, Bari, Ditta editrice “LaItaliana”, s.d., p. 8, nota 1; C. PESCE, Costabile Carducci e il drammad’Acquafredda… cit., pp. 15, 17; T. POLISCIANO, Maratea. Quando il pane… cit.,pp. 274-278.

6) Cfr. M. MAZZIOTTI, Costabile Carducci ed i moti del Cilento nel 1848, Roma-Milano, Società editrice Dante Alighieri, 1909, vol. II, p. 6.

7) Il grido di Acquafredda, in “Il Lucano”, n. 752 del 18-19 febbraio 1914, p. 2.8) Archivio di Stato di Potenza (d’ora in poi ASPZ), Tribunale civile e penale di

Lagonegro, Sentenze civili, 1895, I semestre, n. 116.9) Ibid., II semestre, n. 218.10) ASPZ, Tribunale civile e penale di Lagonegro, Atti di espropriazione e graduazione, b.

28: Giudizio di spropriazione promosso da Faraco Francesco, di Costantino, daAcquafredda, contro Guerriero Domenico, di Giovanni, da Maratea.

11) Su Giovanni Marsicano cfr. T. POLISCIANO, Maratea. Quando il pane… cit., pp.278-279.

12) Il grido di Acquafredda cit., p. 2.13) Cfr. M. MAZZIOTTI, Costabile Carducci… cit., vol. II, p. 6, nota 2.14) Cfr. Il recupero di villa Nitti a Maratea tra memoria e progetto, a cura di Poliedra,

Avigliano, Tipografia Pisani, 2001, p. 51.15) Cfr. “Giornale di Basilicata”, n. 18, 1-2 maggio 1920, p. 1.16) E. D’AURIA, Carteggio fra Giovanni Amendola e Francesco Saverio Nitti (1919-1925),

in “Clio”, n. 1-4, gennaio-dicembre 1975, p. 168; “Giornale di Basilicata” del 2 otto-bre 1920.

17) Archivio Centrale dello Stato (d’ora in poi ACS), Francesco Saverio Nitti, b. 3, Agenda1921, annotazione del 12 luglio.

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