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Robert Bibeau MANIFESTO DEL PARTITO OPERAIO Publibook Ritrovate il nostro catalogo sul sito delle Edizioni Publibook: http://www.publibook.com Questo testo pubblicato dalle Edizioni Publibook è protetto dalle leggi e trattati internazionali relativi ai diritti di autore. La sua stampa su carta è riservata rigorosamente all'acquirente e limitata al suo uso personale. Ogni altra riproduzione o copia, per qualsiasi procedimento che sia, costituirebbe una contraffazione e sarebbe passibile di sanzioni previste dai suddetti testi e particolarmente il Codice francese della proprietà intellettuale e le convenzioni internazionali in vigore sulla protezione dei diritti di autore. Edizioni Publibook 14, rue des Volontaires 75015 PARIS – France Tél. : +33 (0)1 53 69 65 55

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Robert Bibeau MANIFESTO DEL PARTITO OPERAIO Publibook

Ritrovate il nostro catalogo sul sito delle Edizioni Publibook:

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Questo testo pubblicato dalle Edizioni Publibook è protetto dalle leggi e trattati internazionali relativi ai diritti di autore. La sua stampa su carta è riservata rigorosamente all'acquirente e limitata al suo uso personale. Ogni altra riproduzione o copia, per qualsiasi procedimento che sia, costituirebbe una contraffazione e sarebbe passibile di sanzioni previste dai suddetti testi e particolarmente il Codice francese della proprietà intellettuale e le convenzioni internazionali in vigore sulla protezione dei diritti di autore.

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IDDN.FR.010.0119620.000.R.P.2014.030.31500

Questo lavoro è stato oggetto di una prima pubblicazione nelle Edizioni Publibook nel 2014

Sommario

Capitolo uno.Da dove vengono le idee giuste?

Capitolo due.Le classi sociali sotto l’imperialismo

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Due classi antagoniste Le classi sociali La classe operaia La classe capitalista Spoliazione e concentrazione della ricchezza Poveri e sotto-proletari I lavoratori dipendenti imborghesiti La «classe media» Piccola borghesia Piccola borghesia e rivoluzione socialista Le fondamenta della disperazione borghese Lavoratore dipendente – produttività– precarietà Supremazia del proletariato rivoluzionario Autonomia organizzativa del proletariato Lotta di classe e questione nazionale

Capitolo tre.La teoria rivoluzionaria del Partito Operaio Intellettuali proletari e rivoluzione Principi del socialismo scientifico Alleati dei lavoratori e dittatura del proletariato Condizioni dell’insurrezione Condizioni della rivoluzione proletaria

Capitolo quattro.Lotta di classe nell’istanza economica L’imperialismo è la crisi ripetitiva Crisi e misure di austerità Crisi economica sistemica Crisi economica mondiale Crisi economica globale Crisi e sviluppo diseguale Crisi economica anarchica Crisi economica e austerità Salariati pesantemente tassati I ricchi nascondono il loro denaro al fisco Crisi economica e superproduzione Sovvenzioni alle imprese in crisi Speculazione borsistica eccessiva Compagna di strada in disfatta Crediti per compensare i mercati Il credito porta al precipizio Macchina di propaganda pubblicitaria Crollo della base industriale

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Truccare l’austerità lambiccata Il debito esplode e lo Stato implode L’austérità non potrà salvarli Di fronte alle misure di austeritàLa finalità del metodo di produzione imperialista

Capitolo cinque.Lotta di classe nell’istanza politica Stati e nazioni imperialiste Terza via dei «non-allineati» Maggio 1968, il nuovo contratto sociale Lo Stato corporativo Dallo Stato assistenziale allo Stato di polizia Lotta di classe contro lo Stato corporativo Organizzazione di massa e sindacato Elezioni democratiche borghesi

Capitolo sei.Lotta di classe nell’istanza ideologica Lotta sul fronte ideologico Il super-determinismo revisionista

Capitolo sette.La nostra aspirazione, il socialismo La classe operaia al potere Abrogare il profitto L’alternativa proletaria

Note

Capitolo uno.

Da dove vengono le idee giuste?

Le idee, i concetti, le teorie sono i riflessi nel nostro cervello del mondo reale che ci cinge. Si costruiscono nella nostra coscienza in funzione della nostra "prassi”, secondo il ruolo che teniamo nel processo di produzione dei mezzi materiali e intellettuali di sussistenza e di riproduzione delle condizioni organiche della vita in società.1

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Nel Contributo alla critica, dell'economia politica Marx aggiunge: "Nella produzione sociale della loro esistenza, gli uomini annodano rapporti determinati, necessari, indipendenti dalla loro volontà; questi rapporti di produzione corrispondono ad un grado dato dallo sviluppo delle loro forze produttive materiali. L'insieme di questi rapporti forma la struttura economica della società, la fondazione reale sulla quale si alza un edificio giuridico e politico, e a cui corrispondono forme determinate della coscienza sociale. Il metodo di produzione della vita materiale domina in generale lo sviluppo della vita sociale, politica e intellettuale. Non è la coscienza degli uomini che determinano la loro esistenza, al contrario è la loro esistenza sociale che determina la loro coscienza." 2.

Le idee, i concetti, le teorie, materialiste o idealiste, si plasmano nella coscienza dell'essere umano in funzione delle sue condizioni economiche e sociologiche di vita in una società in costante evoluzione. Così, si constata che le classi sociali non producono le stesse idee, né le stesse teorie in fase di crescita economica duratura che in fase di crisi economica e sociale permanente come noi la viviamo oggi.

"L'esistenza determina la coscienza di classe", dicevano Marx ed Engels. Essi non hanno voluto significare con questo che solo un lavoratore poteva comprendere lo sfruttamento di classe dei proletari o poteva descrivere questa oppressione di classe e immaginare il metodo e i rapporti di produzione sui quali riposa questa alienazione. I due autori hanno dato una serie di esempi di proletari alle idee non scientifiche incapaci di superare lo stadio teorico idealista del socialismo utopico.3 Di contro, hanno dimostrato che è possibile per un intellettuale, che vive da anni nel mezzo di una società borghese industrializzata, di conoscere e di comprendere le idee, le concezioni del mondo e la realtà vissuta dai lavoratori. Gli basta indagare scientificamente in questo mezzo socio-economico e avere la preoccupazione di servire i lavoratori piuttosto che una università che fa comunella con una qualsiasi multinazionale assetata di profitti. Lenin l'ha sottolineato, la coscienza di classe "per sé" e la conoscenza scientifica dei principi dello sfruttamento capitalista e della lotta sovversiva per rovesciare questa società sono portate al proletariato dall'esterno della classe che se ne impossessa per farne le sue guide e le sue armi per l'azione rivoluzionaria. L'insieme di queste idee giuste forma un corpus di nozioni, di concetti e di leggi economiche, di principi politici, sociologici e filosofici che servono da prolungamento alla teoria, all'ideologia, al metodo marxista-leninista,. Il Partito Rivoluzionario Operaio si appoggia sui principi del socialismo scientifico che contribuisce a sviluppare, per dirigere le sue attività politiche rivoluzionarie.

Tuttavia, nella società capitalista, uno scoglio monta sulla strada del partito proletario. Nell'Ideologia tedesca Marx lo sottolinea: "Ad ogni epoca, le idee della classe dominante sono le idee dominanti: in altre parole, la classe che è la potenza materiale dominante della società è allo stesso tempo la potenza spirituale dominante. La classe, che dispone dei mezzi della produzione materiale, dispone allo stesso tempo, in questo modo, dei mezzi della produzione intellettuale, così che in generale essa esercita il suo potere sulle idee di coloro a cui questi mezzi fanno difetto. I pensieri dominanti non sono niente altro che l'espressione in idee delle condizioni materiali dominanti, queste sono le condizioni

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concepite come idee, dunque l'espressione dei rapporti sociali che fanno giustamente di una sola classe la classe dominante, dunque le idee della sua supremazia."4.

Come far germogliare o come inculcare delle idee giuste di presa di coscienza dell'oppressione di classe, di resistenza obbligata a questa oppressione e di conquista necessaria del potere di Stato a dei proletari dominati da queste idee borghesi dominanti? Come portare la classe operaia alla coscienza rivoluzionaria? Ogni forza economica, ogni potenza politica, ogni vettore sociale contengono il loro contrario ed è dall'opposizione di questi contrari che nascono il movimento - la lotta di classe - e l'evoluzione. Nella sua pratica quotidiana, la classe operaia si confronta con queste contraddizioni e percepisce più o meno chiaramente che le idee borghesi dominanti contravvengono ai principi della natura, alla realtà sociale percepibile, alle leggi imponderabili dell'economia politica capitalista e alla sua propria esperienza pratica di classe.

Spontaneamente, la classe operaia si accinge a resistere per opporsi agli effetti più evidenti e più devastatori di questa oppressione sui suoi mezzi di sussistenza, sulla sua salute, sulle sue condizioni di lavoro, sulla sua vita sociale e sulle sue condizioni di riproduzione antropologiche. Le forme della lotta di classe e le forme di organizzazione rimangono allora al livello della lotta difensiva per custodire i loro impieghi, talvolta per salvare l'impresa, vale a dire per conservare il loro statuto di dipendente sfruttato.

La classe operaia, per la sua situazione obiettiva nel processo di produzione e di riproduzione del sistema di economia politica imperialista, è molto presente in questa guerra economica di tutti i momenti, ma deve trascendere imperativamente questa forma di lotta di classe per sfociare sul fronte politico là dove si cristallizza il potere dei capitalisti finanziari. Il Partito Rivoluzionario Operaio non disprezza queste forme di lotte economiche spontanee e i suoi dirigenti del partito cercano la parola d’ordine transitoria, realizzabile a breve termine, la classe operaia può avanzare nella sua lotta concreta e nel suo processo di presa di coscienza della necessità del rovesciamento rivoluzionario del capitalismo.

La critica di Lenin a proposito degli orientamenti politici "spontaneisti" e " economisti" non riguarda l’aspetto spontaneo di certe lotte della classe operaia sul fronte economico (scioperi, occupazioni di fabbriche, manifestazioni). Dalla Comune fino ai giorni nostri la classe operaia ha sempre condotto delle battaglie spontanee sul fronte economico per salari migliori, migliori condizioni di lavoro, contro le chiusure di fabbriche, per migliorare il sui potere d’acquisto e assicurare la riproduzione come classe sociale. Queste non sono delle rivendicazioni corporative borghesi come vorrebbero far credere i sinistroidi.

Gli orientamenti politici “spontanei” ed “economisti” sono generati dalla corrente politica anarco-sindacalista che si pavoneggia dicendo che la guerra della classe operaia non deve essere pianificata, né essere organizzata, ma deve seguire piuttosto col naso incollato la spontaneità di "larghe masse popolari" e portare esclusivamente le rivendicazioni economiche come i rialzi di salario, l'aumento del salario minimo (SMIC), gli abbassamenti di tariffe dei servizi pubblici e l'ottenimento di migliori condizioni di lavoro. Gli anarco-sindacalisti, gli anarchici e i trotskisti raccomandano di spingere queste rivendicazioni al massimo in modo che lo Stato borghese, incapace di soddisfarli, crolli spontaneamente o dopo un sciopero generale illimitato che lasci il posto al potere operaio

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improvvisato, disorganizzato e spontaneo. I movimenti di Maggio ‘68 in Europa, la lotta scioperante in Grecia e la Primavera araba ci hanno insegnato l'assurdità di queste chimere economiste-spontaneiste.

Lo sciopero studentesco del 2012 in Québec ha saputo sfuggire a questa piega spontaneista e opportunista e tenersi allo slogan "Fermiamo il rialzo”, rifiutando il rilancio anarco-sindacalista per esigere una "università socialista al servizio della classe operaia all’interno della società imperialista" e lo sciopero studentesco è stato vincente. I figli e le figlie di lavoratori - che formavano il grosso del contingente militante - hanno saputo dimostrare che potevano dirigere correttamente la loro rivolta spontanea sul fronte economico della lotta di classe.

Sicuramente l'evanescenza delle pseudo organizzazioni comuniste canadesi non ha permesso per niente di portare molto in alto questa lotta economica verso la lotta sul fronte politico e ideologico della guerra di classe. La prova ne è che, appena lo sciopero è finito, i numerosi studenti sottomessi ai procedimenti giudiziari da parte dello Stato di polizia sono stati abbandonati alla loro sorte. Questo è ciò che il sostegno politico di un'organizzazione autenticamente operaia rivoluzionaria avrebbe potuto fare la differenza e sostenere la lotta di resistenza studentesca contro lo Stato di polizia.

La missione di presentare delle rivendicazioni transitorie, o di organizzare la resistenza settoriale e congiunturale della classe contro gli assalti dello stato di polizia, della classe capitalista monopolista e dei suoi operai piccoli-borghesi - cinghie di trasmissione del capitale - spettano alle organizzazioni di massa del partito (movimento studentesco, movimento operaio, movimento di lotta delle donne, assemblee autonome di quartieri, ecc.).

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Economismo e spontaneismo

L'economismo è una deviazione politica opportunista che è apparsa nel XIX secolo nei quadri della socialdemocrazia occidentale. Gli economisti pretendevano che la lotta scioperante fosse la chiave del cambiamento sociale e del potere salariale. Anche se la lotta di classe sul fronte economico è la madre di tutte le lotte di classe, questa non basta. Lo sciopero generale illimitato non è che una lotta di resistenza per fare arretrare i padroni. Lenin ha spiegato che tutte queste lotte non cesseranno mai, riprenderanno sempre finché il proletariato non si sarà costituito in partito politico di classe per conquistare politicamente e militarmente tutto il potere statale ed economico.

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Le organizzazioni di massa dirette dal partito non propongono delle rivendicazioni transitorie senza spiegare che queste rivendicazioni si inseriscono in una lotta di resistenza - una lotta difensiva - e dunque per quanto questa lotta possa essere vittoriosa non porterà mai la vittoria definitiva. Tutte queste battaglie saranno sempre a rilevare ciò

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che è ineluttabile nella società capitalista. Solo la rivoluzione socialista potrà mettere un termine a questo alternarsi tra le due classi antagoniste. La sola e unica missione del Partito Rivoluzionario Operaio è di rovesciare il sistema imperialistico moderno. È il suo programma a lungo termine. E’ così che il partito non presenta candidati alle elezioni borghesi. e non riconosce il mito della sedicente legalità o della legittimità "democratica, parlamentare, elettorale" borghese. Lo Stato borghese non può tenere una elezione democratica che metterebbe in causa la sua esistenza e la dittatura della classe capitalista su tutta la società imperialista.

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Sull’esigenza del potere proletario

"Ogni classe che aspira alla dominazione - anche se questa dominazione ha per condizione, come è il caso per il proletariato, l'abolizione di tutta l’antica forma di società e della dominazione in generale –deve prima impossessarsi del potere politico per presentare, anch’essa, il suo interesse come l'interesse generale, a cui è costretta fin dall'inizio". Marx. Engels L'ideologia tedesca. 1846. 5.

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Tuttavia, le organizzazioni di massa (movimenti e associazioni), della classe operaia possono e devono lanciare senza tregua delle nuove parole di ordine esplicite per organizzare la resistenza attiva della classe operaia all'alienazione, allo sfruttamento, all'oppressione, alla edulcorazione delle sue condizioni di vita e di lavoro. La denuncia della privatizzazione di società di Stato precedentemente nazionalizzate dalle pulcinelle governative è un buono esempio di queste lotte di resistenza sul fronte economico. Di contro, non è giustificato lanciare la parola d’ordine di nazionalizzare certe imprese capitaliste, lasciando intendere che la nazionalizzazione dallo Stato capitalista di un'impresa capitalista cambierebbe qualunque cosa sia sulla sua missione di sfruttamento e di estrazione del plusvalore operaio.

Il Partito Rivoluzionario Operaio rivendica l'abolizione della proprietà privata di tutti i mezzi di produzione e di scambi! Il Partito Rivoluzionario Operaio crede semplicemente che l'impresa nazionalizzata resta uno spazio di sfruttamento del lavoro salariato e che i comunisti non hanno dunque da scegliere la formula del capitalismo monopolista di Stato al posto della formula del capitalismo monopolista privato. Questo è perché noi ci opponiamo alla parola d’ordine di nazionalizzazione, perché diffonde l'illusione che l'impresa nazionalizzata potrebbe essere nient’altro che un'impresa capitalista. Analizzando l'evoluzione del capitalismo di libera concorrenza nel capitalismo monopolista, Engels considera come una necessità storica il passaggio del monopolio privato in proprietà capitalista di Stato: "La necessità della trasformazione in proprietà di Stato appare dapprima nei grandi organismi di comunicazione: poste, telegrafi, ferrovie

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(…) Ma né la trasformazione in società per azioni né la proprietà di Stato sopprimono la qualità di capitale delle forze produttive. E lo Stato moderno non è a sua volta che l'organizzazione, che la società borghese si dà per mantenere le condizioni esterne generali del metodo di produzione capitalista contro gli sconfinamenti che vengono dai lavoratori come capitalisti isolati. Lo Stato moderno, qualunque ne sia la sua forma, è una macchina capitalista: lo Stato dei capitalisti, il capitalista collettivo in idea. Più si fanno passare le forze produttive nella sua proprietà, e più diventa in effetti capitalista collettivo, più sfrutta i cittadini. I lavoratori restano dei dipendenti, dei proletari. Il rapporto capitalista non è soppresso, è giunto al contrario ad una svolta. Ma arrivato a questa svolta, si rovescia. La proprietà di Stato sulle forze produttive non è la soluzione del conflitto, ma rinchiude in lei il mezzo formale, il modo di aggrappare alla soluzione. Questa soluzione può consistere solamente nel fatto che la natura sociale delle forze produttive moderne è effettivamente riconosciuta, che dunque il metodo di produzione, di appropriazione e di scambio è messo in armonia col carattere sociale dei mezzi di produzione. E ciò può prodursi solamente se la società prende possesso direttamente e senza sotterfugio delle forze produttive che sono diventate troppo grandi per tutta altra direzione che la sua» 6.

La nazionalizzazione dei monopoli non è dunque in contraddizione con la società capitalista e le sue leggi economiche. Essa è al contrario una conclusione logica. Nel L'imperialismo, stadio supremo del capitalismo, Lenin sviluppa questa tesi spiegando che il capitalismo monopolista di Stato è lo stadio supremo del capitalismo e costituisce l'anticamera del socialismo che nessuna altra tappa saprebbe separarsi dal socialismo. La soluzione del passaggio da uno all'altro che è la rivoluzione proletaria e la conquista del potere di Stato dal proletariato.

Questa tesi di Engels e di Lenin è stata snaturata continuamente dagli opportunisti che si sono sforzati a fare delle nazionalizzazioni il mezzo per accedere al socialismo per la via elettorale e pacifica senza passare dalla rivoluzione proletaria. Ecco come questa corrente fu condannata dall'internazionale comunista che nel 1921 deliberava che : "Rivendicare la socializzazione o la nazionalizzazione dei più importanti rami dell'industria, come lo fanno i partiti centristi, questo è ingannare ancora le masse popolari. I centristi non hanno indotto solamente le masse in errore cercando di persuaderli che la socializzazione può strappare dalle mani del capitale i principali rami dell'industria senza che la borghesia sia vinta, cercando ancora di distogliere i lavoratori dalla lotta vitale per i loro bisogni più immediati, facendo loro sperare un dominio progressivo sulle diverse industrie, le une dopo le altre, dopo cui comincerà la costruzione "sistematica" dell'edificio "economico". Ritornano così al programma minimo della socialdemocrazia, vale a dire alla riforma del capitalismo che è oggi un vero imbroglio controrivoluzionario. Se in questo programma di nazionalizzazione, per esempio dell'industria del carbone, l'idea lasalliana gioca ancora un ruolo per fissare tutte le energie del proletariato su una rivendicazione unica, per farne una leva di azione rivoluzionaria che conduce dalla sua evoluzione alla lotta per il potere, in questo caso noi abbiamo a che fare con una fantasticheria di sognatore: la classe operaia soffre oggi in tutti gli Stati capitalisti di flagelli

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così numerosi e così spaventosi che è impossibile combattere tutti questi carichi schiaccianti e questi colpi proseguendo un obiettivo così sottile completamente immaginario. Bisogna prendere al contrario ogni bisogno delle masse come punto di partenza di lotte rivoluzionario che nel loro insieme, potranno costituire la corrente potente della rivoluzione sociale.””7.

Solo partendo dagli interessi della classe proletaria, la sola e unica classe rivoluzionaria fino alla fine, forgiando e diffondendo largamente delle parole d’ordine al tempo stesso conformi ai suoi interessi e alla missione storica del proletariato (rovesciare l'imperialismo moderno) che i comunisti riescono a trasmettere le idee rivoluzionarie giuste alla classe che ha vocazione di realizzarle.

"Di tutte le classi che, all'ora attuale, si oppongono alla borghesia, solo il proletariato è una classe veramente rivoluzionaria. Le altre classi vanno in rovina e periscono con la grande industria; il proletariato, al contrario, ne è il prodotto più autentico. Le classi medie, piccoli fabbricanti, rivenditori al dettaglio, artigiani, contadini, tutti combattono la borghesia perché è una minaccia per la loro esistenza in quanto classi medie. Esse non sono dunque rivoluzionarie, ma conservatrici; di più, sono reazionarie: cercano di far girare alla rovescia la ruota della storia. Se sono rivoluzionarie, è in considerazione del loro passaggio imminente al proletariato: difendono allora i loro interessi futuri e non i loro interessi attuali; abbandonano il loro proprio punto di vista per mettersi a quello del proletariato »8.

Capitolo due Le classi sociali sotto l’imperialismoDue classi antagoniste

Diversi intellettuali borghesi descrivono l'oppressione capitalista contro la classe operaia e contro i “sotto” proletari come risultante della disuguale distribuzione della ricchezza tra i "cittadini". Questi intellettuali trasformano così un insolubile antagonismo (proletari contro capitalisti) in una ricerca idealista per una maggiore "giustizia sociale" dimostrando la loro incapacità a trascendere la loro visione idealista, monista e riformista.9

Questo approccio moralizzatore li porta ad invocare maggiore assistenza sociale per i meno abbienti e ad esigere tasse supplementari per coprire queste spese deficitarie. I lavoratori mistificati e già supertassati hanno tendenza a denunciare questi sovraccarichi fiscali e il "Fronte unito" dei lavoratori e dei poveri è allora compromesso. Il Fronte Nazionale in Francia, il FPÖ in Austria, Alba Dorata in Grecia e il Tea Party americano reclutano questi operai delusi da questi "sinistroidi" decaduti.

Lo stesso vale nel conflitto per il rialzo delle prestazioni di assicurazione contro la

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disoccupazione ( che sono a carico dei lavoratori attivi) per permettere di mantenere in vita i lavoratori temporaneamente inattivi. I burocrati sindacali e i militanti piccolo-borghesi delle ONG accreditate e sovvenzionate chiedono di rimpatriare la gestione di questi fondi sotto la guida dei rappresentanti dei capitalisti monopolisti che siedono all'Assemblea nazionale del Québec. Quale è l'interesse per il lavoratore di essere costretto dal Québec invece di Ottawa? I protestatari reclamano migliori prestazioni e un allungamento del periodo di assicurazione, racimolando direttamente nelle tasche dei lavoratori attivi che riescono appena a chiudere il loro bilancio. Con questo ritmo non occorre molto tempo perché il Fronte di solidarietà coi beneficiari dell'assicurazione contro la disoccupazione si rompa, delusione di cui il Fronte Nazionale di Francia o il suo equivalente canadese si affretteranno ad approfittare.

È la ragione per la quale i militanti comunisti spiegano sempre, e a più riprese che non c'è nessun interesse a rimpatriare la gestione dei fondi in Québec per ingrossare il patrimonio della borghesia imperialistica quebecchese e i marxisti non cessano di ricordare che tutte queste battaglie sul fronte economico della lotta di classe (assicurazione contro la disoccupazione, assistenza sociale, salario minimo, riduzione delle spese di istruzione scolastica, abbassamento delle tasse, difesa delle casse di pensione e del potere di acquisto) sono solo guerre di resistenza sul fronte economico della lotta di classe, le quali non potranno concludersi mai e sfociare in conquiste permanenti per il proletariato.

Solo la battaglia sul fronte politico della lotta di classe, per il capovolgimento totale e radicale dell'ordine capitalista e per il potere operaio potrà mettere un termine definitivo a questo braccio di ferro dove il lavoratore sarà sempre fregato.

Marx ed Engels hanno descritto e spiegato i differenti metodi di produzione - e i tipi di rapporti di produzione corrispondenti - che hanno costellato la storia dell'umanità. Essi hanno identificato la "Società primitiva = nessuna classe sociale" ; la "Società schiavista = schiavo e uomo libero"; la "Società feudale = servo della gleba e signore"; la "Società capitalista = proletari e borghesi"; ed essi hanno predetto l'avvento della società comunista: "Società socialista fino alla scomparsa di ogni classe sociale e l'avvento del comunismo". E’ chiaro che non esiste nessuna società comunista anche se per intrigo malsano la CIA pretendeva spiare l'URSS e la Cina "comunisti".

Marx ed Engels hanno spiegato che per ciascuna delle società di classe studiata, schiavista – feudale – capitalista) il metodo di produzione egemonico aveva ogni volta prodotto due classi sociali antagoniste intimamente legate una all’altra dai rapporti sociali di produzione. Una classe non può sopravvivere alla scomparsa della sua classe antagonista. Così in Québec, nel 1854, quando il metodo di possedimento feudale signorile fu abrogato da una legge del parlamento dell'Unione (Basso e Alto-Canada) servi della gleba e signori sparirono in quanto classi sociali nello stesso momento del metodo di possedimento feudale 10. La Rivoluzione francese del 1789 accentuando la scomparsa della classe contadina e la sua urbanizzazione, già iniziata durante il secolo precedente, ha provocato l'estinzione dell'aristocrazia contadina e dei feudatari che si sono trasformati in borghesia fondiaria e dell’alta società.

Marx ed Engels hanno aggiunto che il confronto dialettico, la lotta degli opposti tra queste due classi antagoniste costituiscono il motore della storia, da cui l'espressione: "La storia di ogni società fino ai nostri giorni è la storia di lotte di classe". Bisogna notare che in seguito essi non hanno farfugliato l’ordine "Proletario, popoli oppressi, contadini, piccoli-borghesi depauperati e nazioni colonizzate del mondo intero, unitevi!".

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Questa " dimenticanza" da parte loro non era fortuita così come noi lo vedremo nel capitolo seguente.

Le classi sociali

Che cos’è una classe sociale? Che cosa è che definisce una classe sociale, la caratterizza e permette di identificare gli individui per mostrare un'attività politica che mira a mobilitarli per trasformare la società?

Certi dicono che le donne sono il nuovo proletariato. O ancora i lavoratori precari. Ma dividere le classi sociali secondo il sesso o lo statuto no ha senso. È dal punto di vista del posto di un individuo nel processo di produzione che bisogna ragionare. Peraltro, dimentichiamo le molteplici denominazioni che agitatori impazziti e universitari sfatigati, hanno inventato come "classe popolare", "classe media", "classe nazione" (sic), "classe dei padroni", "classe povera" e " classe di funzionari" o ancora "classe di immigrati", altrettante denominazioni sbagliate.

Marx definisce le classi sociali innanzitutto in funzione di un metodo di produzione, vale a dire in funzione del ruolo sociale che giocano un individuo ed il suo gruppo di appartenenza nel processo di produzione dei mezzi di sussistenza, dei mezzi di vita, di scambi e di riproduzione della vita in società. In tal modo, il metodo di produzione capitalista giunto al suo stadio imperialistico di evoluzione si caratterizza dal punto di vista delle classi sociali per l’opposizione riguardante la classe capitalista monopolista proprietaria dei mezzi di produzione e di scambi (distribuzione, commercializzazione e comunicazione) e la classe proletaria che possiede in proprio solo la sua forza lavoro che vende in cambio paga (lavoro necessario) e di cui la borghesia si ostina ad estrarre il plus-lavoro (plusvalore) ridistribuito alle differenti frazioni di capitalisti sotto forma di rendite, dividendi, benefici e profitti di ogni categoria11. Intorno a queste due classi antagoniste principali si ritrova, ci dice Marx, altre classi sociali o segmenti di classi costituiti da impiegati, lavoratori autonomi (ciò che esclude ogni rapporto salariato), da persone che tengono un commercio, o che offrono un servizio particolare destinato alle imprese, alle comunità (servizi municipali, governativi e para-governativi, ecc.) e ai privati (datori di lavoro, impiegati, cittadini).

È qui il vasto campo delle attività terziarie dove l'imprenditore non sfrutta talvolta nessun impiegato, ma offre i suoi servizi tutto compreso, al pezzo, per tempo, per mandato, differenti metodi di remunerazione che sono altrettante forme di inclusione nei rapporti sociali di produzione.

La classe operaia

La classe lavoratrice, o classe laboriosa, o classe operaia è l'insieme degli individui che vendono la loro forza lavoro in cambio paga e che abbandonano il plusvalore prodotto a dei capitalisti proprietari dei mezzi di produzione (attrezzature, macchinari, fabbriche, materie prime ed energia). Inoltre il capitalista è proprietario, in virtù del diritto borghese, delle merci prodotte da questi lavoratori salariati.

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Nella società imperialista moderna, che il datore di lavoro capitalista sia del settore privato o che sia del settore pubblico non cambia niente nel modo di appropriazione del plusvalore né allo statuto di classe dei lavoratori salariati.

Il solo elemento che cambia nel caso un'impresa capitalista monopolista statale, è il modo di espropriare il plusvalore e il ritorno nel circuito di riproduzione allargata del capitale. Il fatto che un lavoratore sia ingaggiato da un'impresa che appartiene allo Stato capitalista non trasforma per niente il suo statuto di lavoratore salariato da cui si estrae il plusvalore. Un montatore di linee dell'Idro-Quebec (società di Stato) è un proletario allo stesso titolo di un operaio ingaggiato dall'EDF France, o da Gas Metropolitana, società iscritta alla borsa di Toronto. Così, il modo per un'impresa del settore pubblico dell'economia imperialistica di ritornare ai capitalisti il plusvalore espropriato ai lavoratori consiste nel vendere la merce prodotta alle altre imprese al di sotto del prezzo che costa e nel trasferire i suoi benefici allo Stato capitalista che ritornerà questo capitale valorizzato nel circuito economico sotto forma di assistenza alla riproduzione della forza lavoro (i servizi di sanità, asili, e istruzione da cui lo Stato prende il carico collettivo), o sotto forma di riduzione dei carichi fiscali imposti alle imprese capitaliste.

L'attività produttiva generatrice del salario e del plusvalore non implica nessun potere di decisione, poche responsabilità e poca attività intellettuale da parte del lavoratore considerato come un'estensione di apparati sempre più sofisticati e sempre più costosi da acquisire e rappresentando un importante capitale costante (Cc) che il tempo di lavoro servirà a rimborsare per produrre un nuovo plusvalore da reinserire nel circuito di riproduzione allargata.

La sola responsabilità che il lavoratore alienato è invitato ad assumere è di riprodurre la sua classe di oppressi. La classe proletaria conta circa due milioni di individui nel Quebec (su una popolazione totale di otto milioni di abitanti). Peraltro, se si aggiunge a questi lavoratori gli impiegati salariati delle istituzioni pubbliche e parastatali il Quebec conta 4 milioni di salariati contribuenti al Regime delle rendite del Quebec, di cui 1,9 milione (il 47%) non partecipano a nessun regime di pensione collettiva né a nessun regime personale. D’altra parte 1,4 milione di lavoratori (circa il 33%), partecipano a l’uno o l'altro dei 750 regimi complementari di pensione, ossia 513 000 salariati nel settore privato e 866 000 impiegati nel settore pubblico. Infine, il Quebec contava nel 2012 1,5 milione di beneficiari di una rendita di pensione in quanto ex dipendenti.12. In Canada, la classe operaia conta meno di dieci milioni di individui su una popolazione totale di 35 milioni di abitanti. Sono incluse anche nel censimento della classe operaia le persone dipendenti dei proletari (coniuge uomo [donna], bambini), quelli che sono temporaneamente privati del lavoro subordinato come i disoccupati (1 325 000 individui, beneficiari o no dei programmi di assicurazione-impiego), e quelli che ne hanno vissuto nel passato (dipendenti pensionati) e che rischiano ogni momento di ritornare sul mercato del lavoro.

Tutti questi lavoratori possiedono solamente la loro forza lavoro per sopravvivere e sono individualmente proprietari di nessun mezzo di produzione. Il fatto che i Fondi di Solidarietà della Federazione dei lavoratori del Quebec raccolga i risparmi di migliaia di lavoratori per investirli nell'acquisto di imprese capitaliste in fallimento dopo guadagni (regali, buste di color bruno e sotto il tavolo) consegnati agli agenti di affari corrotti non fa di questi lavoratori-risparmiatori dei capitalisti; non più che un lavoratore partecipante al consiglio di amministrazione della sua cassa popolare non si trasforma in un capitalista

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finanziario. Almeno finché questo proletario conserva il suo impiego di lavoratore dipendente espropriato del suo plusvalore.

Se un giorno un lavoratore diventa gestore di cassa popolare, perderà il suo statuto di proletario non a causa dell'aumento del suo salario, ma come conseguenza del cambiamento di situazione nei suoi rapporti sociali di produzione. Nelle condizioni normali del sistema di sfruttamento capitalista, il lavoratore vende la sua forza lavoro in libro paga; prende i suoi ordini di un caposquadra e ogni giorno è minacciato di essere licenziato e di ritrovarsi sulla strada senza reddito, con la sua famiglia indebitata ed esasperata.

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Il valore

Il valore è ciò che permette di misurare questi scambi che formano il processo di produzione capitalista. Sotto forma di prezzo, è il valore che permette di far funzionare "la mano invisibile" e anarchica del "mercato" della "libera" concorrenza utopica che cerca di organizzare ed equilibrare bene o male le attività economiche. Senza valore, non di plus-valore, non di misura del frutto del lavoro; non di prezzo, non di commercio, non di ripartizione delle attività tra i differenti rami dell'industria e dell'economia, ecc. In sintesi, senza valore, non di capitale che è solamente il "valore che si valorizza", e la classe laboriosa è l'unica produttrice di valore valorizzante13. ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

È da notare che a forza di migliorare l'efficacia delle macchine (mezzi di produzione) il capitale diminuisce la quantità di lavoro vivo che contiene ogni merce, vale a dire che diminuisce il valore di queste merci. Ora, il capitale non può esistere e riprodursisi senza nutrirsi di "plusvalore” che finisce per decrescere nella misura in cui il valore che la contiene decresce egli stesso; difatti ogni capitalista, a forza di voler diminuire la quantità di lavoro vivo e salariato (ridurre i salari e il tempo di lavoro necessario) finisce per diminuire anche la quantità totale di lavoro vivo fino ad un punto dove il plusvalore non pagato diminuisce lui stesso malgrado l'aumento del tasso di sfruttamento globale (pl/Cv). Questo processo ha per nome l'abbasso tendenziale del tasso di profitto. Ci ritorneremo.

Tocchiamo qui la contraddizione principale del capitalismo - la contraddizione che gli costerà la vita in quanto sistema di sfruttamento dell'uomo prolétarizzato dall’'uomo capitalizzato. Ma non è tutto. Il capitale esiste solamente negli scambi tra proprietari privati di capitali che producono non per loro stessi, ma per gli altri, per la vendita e la realizzazione del valore commerciale.

La classe capitalista

Davanti alla classe proletaria si presenta, antagonista, la classe capitalista monopolista e non monopolista che si suddivide lei stessa in differenti segmenti. L'alta borghesia della finanza, delle industrie, del commercio, delle comunicazioni e dei servizi costituisce la

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classe capitalista monopolista internazionalizzata. La media borghesia sviluppa nuove opportunità di affari e di nuovi mercati innovativi. Essa subappalta per le grandi imprese monopoliste e opera soprattutto a livello nazionale. Costituisce la classe capitalista non monopolista, collocata sotto l'egemonia della precedente. Malgrado i suoi conflitti sporadici con la classe monopolista la borghesia non monopolista non costituisce per niente un alleato del proletariato che non deve mettersi mai sotto la direzione politica di questa classe reazionaria.

I fattori, grandi proprietari fondiari, gli agricoltori specializzati, gli imprenditori forestali, i pescatori-proprietari e gli acquacultori sono tutti dei piccoli capitalisti proprietari privati di mezzi di produzione che impiegano regolarmente una manodopera in soprannumero precaria più o meno abbondante e mal pagata. Li classifichiamo tutti tra i piccoli capitalisti privati.

I fattori capitalisti, i pescatore-artigiani, gli acquacultori, gli imprenditori forestali artigiani sono in questi tempi difficili spinti al fallimento dai grandi capitalisti monopolisti come Monsanto e Cargill nell'agricoltura, Clover Leaf e High Liner nelle aree di pesca, Résolu, Kruger e Cascades nella foresteria e la carta. L'interesse della classe operaia sfruttata da questi piccoli e da questi grandi capitalisti non è di allearsi con i piccoli predatori contro i grandi rapaci, come lo suggeriscono i partiti riformisti e i maoisti, ma di rovesciare tutto questo metodo di sfruttamento che porterà in ogni modo sempre all'assorbimento del piccolo sfruttato da parte del grande sfruttatore monopolista. Con la crescita del subappalto e le loro sottomissioni ai committenti quotati agli indici S&P/TSX i piccoli datori di lavoro capitalisti sono lontano dall’essere tutti al livello di reddito di "alti dirigenti" e subiscono una sorte casuale spesso catastrofica14.

Tra 1973 e 1995, il salario reale dei lavoratori canadesi si è abbassato del 18% mentre i salari reali (salvo l'inflazione), dei dirigenti di imprese aumentavano del 66% dopo la tassazione e del 19% prima della tassazione. Tra 1993 e 1996, i salari dei capi di direzione sono aumentati del 32% e i premi di rendimento del 61% mentre i salari dei lavoratori non si muovevano 15.

Esiste in Canada una piramide di imprese: in cima, cinquecento imprese con più di cinquecento dipendenti (1,0 milione di lavoratori) producono circa il 50% del PIL nazionale; alla base della piramide, migliaia di imprese con meno di dieci dipendenti hanno un'esistenza precaria e la metà di esse dipendono da un solo cliente che, se si rifornisse altrove, trascinerebbe nel loro dissesto finanziario. Tuttavia, gli operai non devono lottare per salvare la pelle di questi capitalisti minacciati di fallimento ; devono lottare per rovesciare questo regime sociale dove i grandi predatori imperialistici si spolpano dei piccoli spasimanti capitalisti 16.

Spoliazione e concentrazione della ricchezza

La ricchezza mondiale è più che raddoppiata tra il 2000 e il 2013, raggiungendo un nuovo record storico di 241 bilioni del dollari USA, con un aumento del 4,9% durante solo l'anno 2013. La crescita economica fittizia (speculazione finanziaria e monetaria) e l'evoluzione demografica tra le nazioni emergenti sono importanti fattori di questa tendenza. La ricchezza media per adulto ha raggiunto un nuova record di 51 600 dollari USA. Si tratta evidentemente di una media che dissimula degli scarti immensi come vedremo presto. Se si esamina più in dettaglio la tendenza mondiale, due paesi attirano l'attenzione. Gli Stati

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Uniti registrano un quinto anno consecutivo di progressione della ricchezza personale sebbene sempre più americani vivono nella povertàSotto l'effetto della risalita dei prezzi dell'immobiliare e del rialzo del mercato delle azioni che ha fatto salire il Dow Jones a dei livelli inediti, gli Stati Uniti hanno potuto iniettare 8,1 bilioni del dollari USA nella fortuna mondiale. Tutti avranno compreso che questo non è che valore di paccottiglia. L'indizio Dow Jones riflette solamente la iper-inflazione che colpisce le borse capitaliste in seguito all'espansione del credito fraudolento e fumoso e alle operazioni del Quantitativo Easing (QE), ripetute dalla Riserva Federale americana.

La disparità crescente dei redditi e del patrimonio tra un'oligarchia narcisista e vorace e l’immensa maggioranze del popolo è una caratteristica comune a tutti i paesi imperialistici. Questa disuguale ripartizione del patrimonio nazionale e mondiale non è la conseguenza di una politica deliberata dei governi, ma il risultato del funzionamento normale dell'economia imperialista, le "cellule" miliardarie attirano verso loro sempre più ricchezze collettive. Secondo l'Ufficio americano del censimento, la ricchezza media netta delle famiglie americane bianche era di 110 730 $US nel 2010. Quella degli Ispanici era per la sua parte solo di 7420 $US e quella dei neri di 4950 $US, ossia rispettivamente 15 e 22 volte in meno! Negli Stati Uniti, il reddito annuo medio delle famiglie ha registrato un abbassamento del 8,3% durante il periodo 2007- 2012. In queste condizioni, la povertà è esplosa. Nel 2012, erano ufficialmente 46,5 milioni di americani che vivevano sotto la soglia di povertà, ossia quasi un sesto della popolazione americana 17. Secondo la stessa stampa borghese, "la povertà è aumentata rispetto alla ripresa economica" americana registrata dal 2010 18. In effetto ci sono oggi non meno di 47 milioni di americani che beneficiano del programma federale di assistenza alimentare contro "solamente" 40 milioni nel 2010. Nel 2012, questo programma di assistenza alimentare è costata la bazzecola di 78,4 miliardi di $US al bilancio federale, ossia una dotazione annua media di più di 1 600 $US per beneficiario 19.

La politica monetaria aggressiva condotta dalla Banca centrale del Giappone (BOJ) si è tradotta in un rialzo spettacolare dell’andamento delle azioni del 52% tra metà 2012 e metà 2013. Tuttavia, in Giappone, il valore delle azioni di imprese è molto basso in paragone col mercato americano. Esse rappresentano meno del 10% della ricchezza finanziaria delle famiglie giapponesi. La politica forte della BOJ ha inoltre fatto cadere il tasso di cambio yen-dollaro USA del 22% da alcuni anni. Perciò, la ricchezza totale delle famiglie in Giappone è diminuita di 5,8 bilioni di dollari USA questo anno, il che rappresenta il 20% della fortuna netta giapponese. Tuttavia il Giappone ha sofferto poco durante la crisi finanziaria mondiale. Infatti anche la ricchezza personale è progredita del 21% tra il 2007 e il 2008. Contrastando nettamente con le prestazioni recenti degli Stati Uniti, la fortuna totale degli imperialisti giapponesi supera nel 2013 solo dell’1% il livello del 2008. Nella maggior parte delle altre regioni del mondo, l'ambiente naturale economico è stato globalmente favorevole all'accumulo di ricchezza. Questo fa si che il Giappone è entrato volontariamente in metodo recessione e il governo giapponese applica una serie di misure di ritorsione con lo scopo di scendere la scala della stagnazione per gradi. La coesione sociale fascista militarista imposta a tutto il popolo giapponese da un secolo permette questo tipo di politica di austerità drastica, ciò che nessun altro popolo sottomesso al giogo imperialistico accetterebbe (salvo forse il popolo tedesco).

La Cina (1,4 bilioni di dollari USA), la Germania (1,2 bilione di dollari USA) e e la Francia (1,1 bilione di dollari USA) sono gli altri paesi dove la variazione di ricchezza ha superato i mille miliardi dl dollari USA nel 2013. In altri otto paesi, ossia l'Italia, il Regno Unito, la

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Spagna, il Messico, la Svezia, l'India, la Corea e il Canada, la fortuna totale è aumentata di più di 200 miliardi dI dollari USA mentre in parecchi di questi paesi la produzione di merci, di beni e di servizi è più o meno progredita. Il rialzo dell’andamento delle azioni e il movimento euro/dollaro leggermente favorevole hanno permesso ai paesi della zona euro di recuperare più della metà delle perdite considerevoli subite 12 mesi prima. "Recupero" dei valori di borsa bidone poiché non addossata ai guadagni reali di produttività o alla disponibilità aumentata di merci ai valori in contante.

Nella categoria più bassa, la metà della popolazione mondiale possiede meno del 1% della ricchezza totale. Il 10% dei più ricchi detengono l’86% delle ricchezze mondiali, e l’1% dei più fortunati rappresentano loro solo il 46% del patrimonio mondiale 20. Proseguiamo la mostra di queste statistiche sconcertanti, alcune migliaia di milionari nel mondo, rappresentando tutti insieme meno di un mezzo di uno per cento della popolazione mondiale (lo 00,15%), possiedono 42 700 000 000000. $ (42,7 mila miliardi di dollari USA), dei valori mondiali. Ricordiamo che in paragone il debito sovrano di più di 193 paesi membri dell'ONU ammontava a 52 mila miliardi di dollari nel 2013 21. C'è infatti concentrazione del capitale, ma c’è tutta questa valorizzazione di questo capitale?

Un frazione altolocata della popolazione accaparra il plusvalore e intasca l'essenziale della rendita fondiaria, dei dividendi su azioni, e dei benefici commerciali. Questi ricchi sono maestri della finanza e si assicurano la proprietà dei mezzi di produzione e dei beni immobiliari e mobiliari. Così, lo 0,5% della popolazione in un paese imperialista come il Canada monopolizza il 35% dei beni collettivi. Negli Stati Uniti solamente, la parte dei redditi al lordo delle imposte del 1% dei più ricchi è aumentata, durante l'ultimo quarto di secolo, dal 8% al 18% dell'insieme dei redditi nazionali 22. Si osserva lo stesso fenomeno in Canada, nel Quebec e in Francia 23.

Ecco un piccolo segmento della popolazione che vive dello sfruttamento del lavoro altrui. A questa cerchia si può aggiungere "gli alti dirigenti” ma ciò aggiunge pochi individui. Gli alti dirigenti che sfuggono al diritto comune del lavoro costituiscono meno del 0,2% dei quadri totali. Essi ricevono una parte della loro remunerazione sotto forma di azioni, il che li trasforma velocemente in azionisti capitalisti 24. Bisogna considerare che tra le 25 più grandi corporazioni monopolistiche nel mondo, 13 si attivano nel settore energetico, il che dovrebbe far comprendere agli scettici le ragioni di tutte queste guerre intorno al golfo Persico 25.

Poveri e sottoproletari

Gli istituti statistici si basano sul reddito individuale e familiare per identificare i poveri e i sottoproletari che vivono o no con l’assistenza sociale. Nelle società imperialiste avanzate, questa frazione di classe è in crescita regolare da quando perdura la crisi economica. Questa frazione di classe partecipa più o meno alla produzione sociale. Vive in parte dell'assistenza sociale dispensata dallo Stato, talvolta da alcune generazioni (i bambini che ricevono l'alloggio sovvenzionato e la fiaccola di assistiti dei loro maggiori). Ci sono più di 375 000 poveri e sotto proletari in Quebec.

In Canada, ci sono tre milioni e mezzo di poveri (disponendo di meno di 11 000 $ per anno per una persona che vive sola) ossia, nel 2004, l’11% della popolazione canadese totale.

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Da questo numero 1,7 milioni di canadesi ricevono il benessere sociale (assistenza dell'ultimo ricorso offerto dai governi provinciali). Dal 2004, la situazione non fa che deteriorarsi per questo segmento di classe 26. Tutti questi individui fanno parte del 15% della popolazione che, tutti insieme, possiedono meno dell’1% del patrimonio nazionale.

Dalla Seconda Guerra mondiale, in un certo numero di paesi occidentali avanzati, il reddito dei diseredati è stato garantito dalla borghesia nell’ambito dello "Stato assistenziale" perché così lo Stato garantiva il consumo e la circolazione delle merci e quindi assicurava il capitale da valorizzare. Inoltre, questa assistenza garantiva la pace sociale, antidoto all'esplosione delle città e delle periferie depresse.

L'approfondimento della crisi sistemica dell'imperialismo moderno rimette in causa questo compromesso storico e porta lo Stato di polizia imperialista ad attaccare con forza questi segmenti di classe che hanno cominciato già a protestare per esigere il mantenimento delle loro prestazioni e del loro potere di acquisto.

La borghesia e i suoi mercenari, attraverso i suoi media al soldo, dopo essersi serviti dei poveri per mantenere il consumo e i profitti, li puntano oggi che li indica alla vendetta popolare mentre è lei stessa che li mantiene in questo stato precario da generazioni. I sotto proletari costituiscono un bacino di reclutamento per l'esercito dei mercenari mafiosi, piccoli criminali di ogni genere e trafficanti di droga. Tutto come i malviventi, le malavita etniche e comunitarie reclutano i loro sbirri del crimine. Le organizzazioni anarchiche e i sinistroidi reclutano ugualmente dei militanti di base sempre pronti a lanciare un lastricato per esigere che "lo Stato assistenziale" mantenga la sua assistenza alla riproduzione dell'indigenza.

Il Partito Operaio non recluta, non mobilizza e non organizza questa frangia di poveri che per far loro sentire che il loro calvario sociale è una conseguenza della decadenza immanente del sistema economico imperialista da cui la classe operaia augura di farli uscire definitivamente affinché tutti reinseriscano la classe dei lavoratori utili, attivi, produttivi e socialisti.

Attenzione tuttavia, la disgregazione avanzata della società imperialistica trascina spesso che si ritrova adesso degli operai attivi produttivi, tra gli immigrati particolarmente, nei servizi di prossimità dove si sfiancano in "laboratori di confezione" urbani clandestini, e guadagnano meno del minimo vitale. Non li cercate nelle statistiche, questi lavoratori veramente poveri non sono censiti da nessuna parte, altra particolarità delle società imperialiste avanzate. Questi operai sfruttati all'eccesso fanno parte dei proletari e per niente dei sotto-proletari. Il Partito Operaio ha il dovere di organizzarli e di mobilitarli per la rivoluzione socialista.

Sempre più individui sfuggono totalmente a ogni censimento come certi settori e quartieri delle megalopoli urbane che sfuggono completamente alla governance municipale e al controllo della polizia repressiva. Negli Stati Uniti, la classe capitalista monopolista preferisce usare la repressione dello Stato di polizia per schiacciare questo segmento di classe e costringerlo a rimanere nelle zone ghettizzate, abbandonate dai servizi di polizia e trascurati dai servizi municipali. Questi sono letteralmente delle "terre di nessuno" urbane che, il giorno dell'insurrezione socialista, saranno dei rifugi per i partigiani anticapitalisti. I militanti comunisti devono conoscere e organizzare queste zone periferiche come i centri

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città "malfamati" così come le popolazioni che li frequentano o li abitano.

Infine, una parte dei poveri può diventare dei salariati, o restare poveri part-time, restare al limite del salario minimo ed essere lo stesso miserabili, e la disoccupazione non risparmiando nessuna categoria a ridiventare nuovi poveri.Poveri e sotto-proletari non sono dunque due categorie isolate, e totalmente separate del salariati. Così, in una città come Winnipeg in Canada il 40% dei senza-tetto (SDF) sono dei lavoratori in occupazione. Le proporzioni sono simili in parecchie città americane e canadesi. Un sociologo concludeva che "tra disoccupazione, sottoccupazione, incertezza dell'attività e precarietà finanziaria dei "lavoratori poveri", è molto verosimilmente tra il quarto e i terzi della popolazione (… ) che hanno, in modo duraturo, delle condizioni di vita segnate dal sigillo dell’estrema difficultà.” 27. Tutto questo significa che la classe capitalista monopolista e il suo Stato hanno risolto, per mantenere i tassi di profitti elevati, di sfruttare tutti questi segmenti di classe fino a salassarli e mettere il loro futuro in pericolo

I lavoratori dipendenti imborghesiti

Nel Canada, in Francia, negli Stati Uniti i lavoratori dipendenti rappresentano il 90% della popolazione attiva. Inoltre, conviene aggiungere a questo conringente i giovani studenti che sono dei lavoratori dipendenti in divenire; i disoccupati che sono dei salariati privati di impiego; i pensionati che sono ex-dipendenti che vivono delle quote dei salariati vecchi e nuovi. È il salariato che regna da padrone dovunque e che domina sociologicamente i paesi imperialisti del mondo. I salariati costituiscono la maggioranza di tutti quelli che hanno solamente la loro forza lavoro da vendere per sopravvivere. Tuttavia, se ogni lavoratore è un salariato, ogni salariato non è un lavoratore.

In Canada, i salari sono compresi tra 385 $/ alla settimana (salario minimo a 10,15 $/ h in Quebec), e più di 2 500 $/ alla settimana con una media di 914 $/ alla settimana (836 $ in Quebec), e una media intorno a 500 $/ alla settimana (nel 2013, circa 3,5 milioni di lavoratrici e lavoratori canadesi guadagnavano intorno a questa media).

La maggioranza dei quadri di imprese sono dei salariati. Con la degradazione del loro status e delle loro condizioni di lavoro, non sfuggono alla sorte comune. Le griglie di valutazione e i parametri personalizzati finiscono in un sistema di "premi individuali", formula con differenze scarse di salario al pezzo vissuto da quantità di lavoratori. I quadri hanno degli orari legali comuni al resto del salariati, anche se le leggi concernenti sono spesso violate e aggirate. Più del 40% tra loro sono passati così sotto il limite della Sicurezza sociale e versano pienamente ai carichi governativi

Nei paesi imperialistici avanzati, lo scarto della media dei redditi dei piccoli quadri salariati con quella degli impiegati e degli operai è sceso dal 3,9% nel 1955 al 2,3% nel1998. Mentre i datori di lavoro si vantano di individualizzare i salari, in effetti li hanno compressi verso il basso della scala (in valore relativo e in valore costante)! Di contro, dagli alti dirigenti pagati in dividendi e in azioni, negli Stati Uniti particolarmente, lo scarto salariale dei Direttori generali con gli operai è passato da un fattore 40 nel 1970 ad un fattore 1000

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nel 2012, mentre si trova tra 189 e 200 in Canada 28.

Nella società imperialista in declino, le funzioni di inquadramento sono diminuite considerevolmente al profitto dei compiti di produzione. Questo è quando i quadri servono come "crumiro" durante i gli scioperi dei lavoratori. Contrariamente al passato, la linea di demarcazione è sempre più sottile tra i "colletti bianchi" e i "colletti blu". In breve, il grande capitale nella sua guerra totale e continua per mantenere i suoi tassi di profitti colpisce duramente i suoi più vicini collaboratori altrettanto come i suoi peggiori nemici. Per tanto, ciò non fa i quadri salariati degli alleati affidabili per i lavoratori.

In definitiva, l'impiego non qualificato aumenta senza che l'impiego di meno diplomati riprenda; questo paradosso porta ad un "declassamento" dei diplomati che, ad un livello dato di diploma, occupano degli impieghi sempre meno qualificati e sempre meno remunerati. Ecco che si spiega in parte questo ritorno recente delle sollevazioni degli studenti universitari nel Quebec, in numerosi paesi di Occidente e in America latina. Gli eventuali piccoli gruppi anticipano già l’essere scartati prima di essere diplomati dalle università.

Le strutture conoscono dei periodi più importanti di disoccupazione; la spada di Damocle dell'Ufficio di impiego plana su essi come sugli altri impiegati. Il ricatto dell’occupazione è sparso dall'alto in basso del salariato. La degradazione delle condizioni di lavoro è generale, l'urgenza riduce la prevedibilità dei compiti e i margini di manovra per realizzarli. Il carico mentale aumenta tanto quanto la gravosità del lavoro. Per una maggioranza crescente di salariati, le pressioni aumentano: aumento del ritmo di lavoro, moltiplicazione delle costrizioni, meccanizzazione più intensa, rapidità infernale di esecuzione, domande molteplici, vigilanza, controllo gerarchico permanente.

La "classe media"

Da anni in sociologia, scienza economica e in scienza politica non c'è che la "classe media", nella letteratura borghese almeno. Addio alla classe operaia. I ricercatori universitari ben pagati compromessi coi laboratori privati hanno inventato questa nuova categoria di salariato, la "classe media" simile a una "piccola borghesia" estensiva ed elastica, formata da funzionari (ogni categoria), di impiegati ad alti redditi, di piccoli gruppi sottopagati, di ingegneri, di tecnici, di insegnanti, di giornalisti deprezzati e di impiegati delle libere professioni pletoriche, tutti attivi nel settore "terziario" ingrossato 29.

Nel 2012, il settore terziario rappresentava il 60% del PIL mondiale e circa il 70% della manodopera attiva nelle società imperialistiche avanzate. La manodopera del settore terziario è costituita solamente da piccoli-borghesi, questa manodopera comprende tutti i lavoratori precari del commercio in dettaglio, del fast food, della professione alberghiera e dei servizi.

Considerando l'immensa diversità delle loro attività, la varietà dei loro mestieri, la disparità delle loro condizioni di lavoro, la molteplicità delle loro abitudini di vita, la "classe media" può essere identificata solamente dal reddito annuo medio dei suoi committenti - questo termine che è evidentemente relativo proprio a ogni mezzo socioeconomico in un'economia imperialistica allo sviluppo disuguale - combinato e per salti anarchici. Il salario medio in un paese come il Canada non corrisponde per niente al salario medio in Uganda o in Botswana. La categoria sociologica "classe media" sarebbe dunque

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caratterizzata dalla natura evanescente di limiti geografici che non possono essere circoscritti, così come dall'instabilità continua dei suoi contorni salariali informali, da cui l'impossibilità di circoscriverla obiettivamente e concretamente.

----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- La classe media

La cosiddetta "classe media" non esiste e la crisi economica sistemica non ci vorrà molto a far sparire questa categoria sociale ai redditi temporaneamente gonfiati grazie alla cattura su grande scala di immensi benefici accaparrati nei paesi neo-colonizzati dalle imprese imperialiste dei paesi avanzati. Del resto, non si pretende la costituzione di una classe media in Cina, in India e in Brasile da quando questi paesi sono entrati in fase imperialistica ascendente mentre la stessa "classe media" è malmenata e in corso di impoverimento nelle società imperialistiche declinanti (Stati Uniti, Canada, Francia, Gran Bretagna, Giappone, ecc.). --------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Noi pensiamo che il concetto di "classe media" sparirà con lo stagflazione generalizzata 30. Affinché il capitale possa rialzare il suo tasso di profitto medio e riprendere il suo processo di valorizzazione e di accumulo, due condizioni complementari devono essere riunite essenzialmente al di là del mantenimento a galla del sistema bancario mondializzato. La prima condizione consiste nel distruggere una grande massa di capitali, non solo sotto le loro forme monetarie, ma anche sotto le loro forme materiali concrete (merci, mezzi di produzione e forze produttive) per ridurne "l'eccedente relativo" e anche per poter ricostruire un sistema di produzione che permetterà di aumentare il tasso di sfruttamento della classe operaia, sebbene questo ultimo sia già molto elevato 31.

Il criterio della ricchezza pecuniaria non è quindi un fattore decisivo per determinare l'appartenenza di classe dunque di un individuo. Una classe sociale non si definisce dal suo livello di reddito anche se talvolta e per un tempo determinato la correlazione è forte tra situazioni sociali e lo stato del reddito familiare. Il capitalista monopolista sarà spesso ricco (finché sia messo in fallimento ed espulso dal suo club privato) e il lavoratore sarà più spesso a reddito modesto e senza patrimonio da tramandare, con talvolta, per un tempo dato, un strato di aristocratici operai iscritti al sindacato ben pagati lavorando per delle grandi imprese monopoliste. Invece, in Sud Africa, i minatori iscritti al sindacato lavorano per delle grande imprese monopoliste, in grandi cantieri e sono tuttavia molto male retribuiti.

Questo vantaggio salariale dell'aristocrazia operaia occidentale è del resto minacciato dalla presente tempesta economica sistemica. Peggio, l'aristocratico operaio non è semplicemente retrocesso e non vede solamente il suo stipendio diminuito; l'operaio ben pagato è spesso decisamente licenziato ad un'età avanzata. Alcuni dirigenti sono più spesso licenziati nello stesso momento dei loro impiegati. La città di Detroit, capitale degli aristocratici operai dell'automobile, è oggi una città fantasma avendo perso la metà dei suoi abitanti, è stata messa sotto tutela dallo Stato del Michigan. Gli esempi del tipo sono

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numerosi nel paese dello Zio Sam 32.

Non è il livello dei redditi che determina l'appartenenza di classe. A titolo di esempio, un piccolo agricoltore guadagna spesso meno di un operaio specializzato, ma l'agricoltore, anche non molto ricco, è proprietario dei suoi mezzi di produzione ed egli non è l'impegnato-salariato di nessuno, ciò che non l'impedisce di essere sfruttato dal suo creditore. L'agricoltore, il piccolo imprenditore forestale e il pescatore possono decidere di adoperare degli impegnati o di licenziarli, di trafficare la loro contabilità siccome possono decidere di vendere le loro proprietà e di intascare la loro rendita dopo avere immagazzinato il loro beneficio commerciale e riorientato la loro produzione in nuove direzioni. Niente di questa autonomia e nessuna di queste manovre sono alla portata del lavoratore salariato che possiede in proprio solo le sue mani per guadagnarsi da vivere.

È il posto di un individuo nel processo di produzione e di riproduzione del capitale che determina i suoi rapporti sociali di produzione e la sua "prassi" che sono i fattori decisivi e determinano molto il suo comportamento economico, politica e ideologico.

Gli apologeti del sistema capitalista amerebbero far credere a un "grande strato sociale medio e centrale" che, lavorando serenamente, ritirerebbe i benefici del sistema e aspirerebbe a beneficiarne di più. Sarebbero milioni di attivi nell'economia americana e canadese che comporrebbero la "classe media", per opposizione a quelli che non lo sono come i poveri e i disoccupati. Perfettamente integrati al mercato del lavoro questi salariati non sarebbero ostili al sistema e lo vorrebbero al contrario più mobile e più proficuo. L'orizzonte del sistema capitalista che è per essi irrinunciabile, basterebbe sforzarsi di migliorarlo e di far meglio camminare l'industria, il commercio, gli scambi, l'innovazione, la produzione e la competizione, per soddisfare i desideri fondamentali di questo "grande strato sociale medio e centrale". Leggendo questa apologia favorevole alla collaborazione di classe e al riformismo, si ritrova nel cuore del corporativismo fascista. Il riformismo è la via reale verso il fascismo e la piccola borghesia ne è la porta-spada abituale. Il grande strato sociale medio e centrale è esistito solamente il tempo di un effimero agitato dell'economia imperialista, ma oggi questo è finito.

Per questa ragione, rigettiamo totalmente il concetto reazionario di "classe media" che è solamente la media delle insufficienze epistemologiche e teoriche degli intellettuali pretenziosi che battono forte che il grande capitale ci getta regolarmente al viso per piacere all'Ego dei piccoli borghesi infiltrati nelle fila operaie.

Piccola borghesia

La piccola borghese comprenderebbe circa il 20% della popolazione attiva-dipendente in Canada, e probabilmente la stessa proporzione nel Quebec, in Francia e nella maggior parte dei paesi imperialistici avanzati. La piccola borghesia è un segmento della classe borghese che non è proprietario dei mezzi di produzione. La maggior parte dei piccoli borghesi operano nei servizi di sostegno alla riproduzione della forza lavoro e questo segmento di classe è al centro della lotta di classe dove serve come cane da guardia e di intermediario tra i capitalisti scaltri e i lavoratori stanchi. La piccola borghesia è un segmento di classe relativamente importante, statisticamente parlando, particolarmente dalla Seconda Guerra mondiale e dall'espansione sfrenata

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dell'imperialismo degenerativo. Questo segmento di classe raggruppa essenzialmente categorie socio-professionali come piccoli commercianti e bottegai, gestori di succursale del commercio e dei servizi. Ci sono anche i quadri di livello inferiore, quelli che sono salariati intermediari non remunerati in proprietà di azioni (stock-option). Ci sono ugualmente nelle loro fila una pletora di professionisti indipendenti come avvocati, notai, farmacisti non-proprietari, medici medici generici e paramedici, così come una varietà abbastanza estesa di professionisti salariati che operano nei servizi privati, pubblici e parastatali come professori di università, insegnanti, infermieri, poliziotti, piccoli ufficiali dell'esercito, architetti e ingegneri, professionisti governativi e para-governativi,burocrati sindacali, consiglieri politici e lobbisti, artisti e intellettuali, giornalisti, animatori della radio e della televisione, tutti questi servi spacconi di opinioni e creatori di consenso, spesso salariati, passabilmente studiosi e che richiedono l'autonomia nella realizzazione della loro professione. I piccoli borghesi non producono nessun plusvalore, ma ostacolano il plusvalore prodotto dai lavoratori che hanno interesse a mantenere in servitù salariata, i loro mezzi di sussistenza dipendenti. I capitalisti li adoperano a compiti specializzati per intrattenere la forza lavoro, limitarla, dirigerla (politicamente specialmente), reprimerla e sfruttarla affinché assicuri l'afflusso massimo di plusvalore verso i differenti settori di attività e verso le imprese affinché il piccolo-borghese ottenga il suo pasto. La piccola borghesia assume molteplici servizi terziari, interni come esterni alle imprese.

Dall'approfondirsi della crisi sistemica lo Stato riduce i carichi fiscali imposti alle imprese aumentando di tanto le imposte e le tasse poggiando direttamente sulle spalle dei salariati, sulla schiena dei lavoratori tanto quanto gli impiegati delle imprese private, pubbliche e parastatali, ciò che comprende evidentemente i piccoli borghesi che imporvvisamente hanno il sentimento di non più essere importanti per i loro padroni capitalisti che li sottomettono poco a poco all'indigenza. Questo fenomeno spinge larghi segmenti della piccola-borghesia, alti dipendenti direttamente colpiti, a radunare le fila dei lavoratori nel loro combattimento per resistere sul fronte economico della lotta di classe.

La differenza tra queste due classi (lavoratori e piccoli borghesi depauperati chiamati anche – Bobo) deriva dal fatto che l'operaio sa, o dovrebbe sapere, che solo la distruzione totale e lo sradicamento completo del sistema di economia politica capitalista può salvare il pianeta e la specie umana dall'estinzione, mentre il piccolo-borghese, incorreggibile dilettante e ostinato idealista, è convinto che alcune buone riforme al metodo di produzione imperialista decadente, che non colpirebbero per niente il suo status sociale, basteranno a rimetterlo in sella per un nuovo ritornello del non essere portato per il lavoro.

Il piccolo-borghese ha un EGO smisurato e la sua istruzione scolastica (spesso universitaria) così come la sua posizione sociale autoritaria, in quanto cinghia di trasmissione e trasmettitore di ordini per i suoi padroni, gli conferisce un grande sufficiente narcisismo. Il piccolo-borghese sa tutto, ubbidisce solamente a colui che lo stipendia e, seduto nel suo salone davanti alla sua televisione tra due bourbon, scompiglia l’intera società. In realtà, non sacrificherà mai la sua vita per altri, e lontano da lui il fucile della rivoluzione socialista.

Conformemente alle sue attività nel processo sociale di produzione e di riproduzione del capitale, delle merci, dei beni e dei servizi da commercializzare, la piccola borghesia è in contatto frequente con la classe operaia e con la classe capitalista che ammira con tutto il suo essere, che venera e che invidia. Un'anima di piccolo predatore capitalista sonnecchia

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nel cuore appassito e meschino di ogni servitore piccolo-borghese maldestro. Nel Quebec, Feu Paul Desmarais, e l'attuale erede Péladeau, Charles Sirois, e Jacques Parizeau sono gli idoli dei piccoli borghesi giunti.

Per quanto concerne la classe operaia essa non deve rimettere mai la direzione delle sue lotte di resistenza sul fronte economico, neanche le sue lotte di conquista del potere sul fronte politico e ideologico tra le mani di questi piccoli furbi subdoli, vacillanti e incerti, sempre pronte al tradimento, cercando di indovinare quale classe si impossesserà del potere, quale classe dominerà la società per predisporsi in anticipo a servire i suoi nuovi padroni. Nella società socialista sovietica (URSS), la piccola borghesia si era infiltrata all’interno del partito bolscevico appena era apparso che l'Armata rossa della classe operaia avrebbe protetto il potere sovietico e la dittatura del proletariato. Una parte dei piccoli borghesi si sono allora portati volontari per gestire – amministrare - coordinare lo Stato sovietico. Mentre un'altra parte aveva preso la strada dell'esilio, commesso viaggiatore del terrore anticomunista, venditore ambulante delle voci del goulag, di esecuzioni sommarie di centinaia di milioni di sovietici (che erano meno di 150 milioni in questa epoca), piangendo il loro paradiso zarista perduto, sperando che tutto ritorni come prima, i ricchi miliardari al potere, i loro servitori piccoli-borghesi in quanto aiutanti ben pagati e i lavoratori nelle loro fabbriche sporche da sgobbare. È per avere dimenticato totalmente questo ordine imperativo di non lasciare mai la direzione dei partiti rivoluzionari nelle mani della piccola borghesia reazionaria che i differenti partiti eurocomunisti francese, italiano, belga, britannico, tedesco, spagnolo, portoghese, ma anche canadese, americano, cubano e cinese, per nominarne solamente alcuni -, sono degenerati verso il revisionismo sotto la guida degli intellettuali piccoli-borghesi depravati.

Dato che nella quasi-totalità dei paesi nel mondo la classe operaia segna il passo, si consuma e si sfianca nelle lotte di resistenza sul fronte economico e non giunge a sviluppare una coscienza di classe "per sè", mirando alla conquista politica esclusiva di tutto il potere di Stato, mentre la marea di piccoli borghesi impoveriti freme per impossessarsi della guida di queste lotte per dirigerli verso le rivendicazioni riformiste favorevoli ad un cambiamento elettorale governativo. Altre vie e mezzi sono raccomandati come la firma di migliaia di petizioni di protesta, espressioni pusillanimi dei loro rancori giovanili; la tenuta di proteste per riforme giuridiche in favore dei poveri di cui l'esempio sublime è la legge quebecchese che vieta la povertà (sic); un'altra legge tipo Carta dei "valori" autenticamente borghesi quebecchesi xenofobi che attacca frontalmente i lavoratori e le lavoratrici immigrati; una legge per tassare le transazioni finanziarie; una legge per vietare la speculazione borsista fraudolenta o l'evasione fiscale illecita nei paradisi fiscali creati e protetti dallo Stato dei ricchi; così come molti altri sperperi dello stesso stampo. Senza contare la propensione della piccola-borghesia per le commissioni di inchiesta pubblica per reintrodurre l'etica nell'amministrazione governativa e la politica nazionale, provinciale, regionale e municipale, deviando così le difficoltà di classi antagoniste verso la palude della socialdemocrazia riformista e verso il decadimento élettorale 33.

Il suo stile di vita narcisistico e dipendente la spinge istintivamente verso l'alta borghesia che serve docilmente. Ma che sopraggiunge una crisi economica come ne arriva regolarmente in regime imperialista e la piccola borghesia è cacciata dal suo appartamento ipotecato, nidificato nella Città, perde i suoi vestiti firmati e la sua grossa cilindrata presa in prestito. La piccola borghesia si arrabbia allora, maledice l'operaio che nega di lavorare di più per guadagnare meno, per permettere ai capitalisti di mantenere i

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loro profitti, sostenere l'impiego, drogare l'economia e i mercati di beni e di servizio sui quali parassita il piccolo borghese oramai squattrinato. Nel mezzo della penuria e della miseria proletaria, dei ciarpami e dei banchi alimentari la piccola borghesia conduce delle campagne per la promozione della povertà volontaria e contro la consumazione intempestiva per colpevolizzare l'operaio di essersi rivoltato contro il suo padrone di laboratorio che gli ha tagliato le sue ore di sfruttati.

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La piccola borghesia secondo Marx

Nella visione di Marx, la piccola borghesia ha poco potere per trasformare la società, perché non può organizzarsi, la concorrenza del mercato che posiziona i suoi membri "gli uni contro gli altri". La piccola borghesia è il cane da guardia sociale dell'alta borghesia, è un segmento di classe intermediario che impegna la sua esistenza come protettore tra l'alta borghesia e la classe operaia o ancora offrendo i suoi servizi a l’una e l’altra classe sociale antagonista.

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La piccola borghesia, isolata, individualista, egocentrica e pedante è molto vulnerabile alle insidie dell'economia e alle trasformazioni sociali che chiama e auspica e teme altrettanto. È la ragione per la quale noi definiamo questo segmento di classe come esitante, codardo, losco, indisciplinato, anarchico e fortemente attirato dal terrorismo mentre la sua elasticità rivoluzionaria è vacillante. Per la sua sopravvivenza, la piccola borghesia è molto dipendente dalla potenza dell'alta borghesia. È la ragione per la quale il Partito Rivoluzionario Operaio deve tenere questo segmento di classe a distanza e impedire questi codardi di infiltrarsi per liquidare la rivoluzione. Come questo segmento di classe è molto ostentato, urlatore, agitato e posizionato alla cerniera tra la classe capitalista e la classe operaia, due nemici irriducibili che vorrebbe riconciliare, il Partito Rivoluzionario Operaio ha il dovere di dirigere prima i suoi colpi più taglienti contro questo segmento di classe irritante - Pigmalione d’avanguardia dei grandi padroni viscidi.

Piccola borghesia e rivoluzione socialista

La classe lavoratrice deve tenersi il più lontano possibile dall'influenza malsana e meschina della piccola borghesia urbana, fluttuante e instabile che non è l'avversario principale del proletariato, ne conviene, ma non costituisce di meno il braccio politico dei grandi padroni.

L'avanguardia della classe lavoratrice cosciente deve rispettare questo segmento di classe e deve impedire di introdurre e di infiltrare le organizzazioni rivoluzionarie della classe operaia come fu il caso negli Stati Uniti, in Francia e in Canada durante gli anni 1970 -1980 (PCO, In Lotta, PCC [ML], Alleanza Bolscevica, PCC, Lega Socialista trotskista e i social-democratici) così come nella maggior parte dei paesi imperialisti che iniziavano allora il loro declino per un effimero ritorno di prosperità. Hanno ripreso dal servizio recentemente con la salita dell'agitazione operaia e studentesca militante.

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Si ricorderà che in questa epoca, nella maggior parte dei paesi imperialisti, appena la crisi conobbe una tregua e l'economia una leggera bonomia, tutti questi orfani di Kautsky, Bernstein, Trotski, Krusciov, Tito, Gramsci e Mao si eclissarono in natura per cercare un buono impiego nelle ONG sovvenzionate, le università e i college, al servizio politico della grande borghese riconciliata, dimostrando un grande fervore per lo Stato borghese temporaneamente riabilitato, abbandonando la classe operaia tradita. Oggi questi sinistroidi richiedono ancora l'intervento dello Stato capitalista dei ricchi quando un segmento o un altro del popolo e dei lavoratori richiede equità, giustizia o che si oppone alla polizia. L'anno scorso sono gli studenti, figli e figlie di lavoratori che hanno affrontato gli sbirri, subito i piccoli-borghesi hanno richiesto una commissione di inchiesta statale per disarmare la resistenza studentesca contro l'arbitrarietà dei ricchi.

La presente " ripresa" della crisi economica sistemica porta dei frammenti della piccola borghesia depauperata da riattivarsi - proponendo oggi di ricreare una varietà di "Partito comunista", di nuove organizzazioni revisioniste e diversi surrogati di partito "comunista" virtualmente ricostruito, cittadino comunitario e realmente pseudo solidale, e tutti quanti, tutti più radicali gli uni che gli altri - a misura della delusione di questi piccoli borghesi frustrati, gettati sul lastrico malgrado tutti i servizi resi ai loro padroni traballanti.

I fondamenti della disperazione borghese

Lo sviluppo caotico, disuguale e combinato del metodo di produzione capitalista anarchico e la divisione internazionale del lavoro che ne consegue hanno trascinato la iper-crescita dei settori terziari di attività (commercio, marketing, servizio, comunicazione, finanza, banca, borsa, assicurazione, istruzione, formazione, cultura, sport, tempo libero, ristorazione, professione alberghiera, viaggio, burocrazia sindacale, ecc.), da cui l'espansione e l'estensione importante degli impieghi per piccoli borghesi accreditati. Questo segmento di classe prolissa, soggettiva, idealista, narcisistica e mistica, aspira a vivere la vita dei milionari, e a scimmiottare, anche miseramente, anche caricaturalmente, la vita delle persone ricche e celebri che gli sono inaccessibili se non attraverso la televisione e gli spettacoli "sfarzosi" di cui la televisione si sforza di abbeverare loro.

Questa moltitudine di borghesi “bobo” trova interesse ad aumentare i prelievi che lo Stato effettua sui redditi dei dipendenti per mantenere i loro impieghi, anche quando subisce con forza questi rialzi di tasse, trovandosi egli stesso al di sotto della quota salariale. Un bel giorno, malgrado queste tasse e queste imposte esorbitanti, l'enorme debito sovrano trascinerà il governo dei ricchi verso il crollo economico. Piuttosto che di rivoltarsi e di arruolarsi nell'esercito proletario del Partito Rivoluzionario Operaio per rovesciare il potere degli oligarchi monopolisti, il piccolo-borghese chiamerà alla solidarietà dell'operaio affinché divida la sua povertà 34.

Ancora recentemente un pezzo grosso, feticcio di questi gradassi e di questi infimi, spiegava alle sue comparse che lo Stato poteva ancora fare proprio e che il tasso di indebitamento sovrano era il modo di calcolare da parte del sovrano. Questo modello keynesiano, infatuato da J.,K. Galbraith, l'economista dei riformisti, non faceva che proporre di ritardare lo scadenzario dei debiti pubblici da rimborsare ai banchieri, occupati a contare i loro benefici anticipati nell'anticamera dell'Assemblea nazionale della "patria" in pericolo 35.

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Il Partito Rivoluzionario Operaio non deve assoggettarsi mai o lasciarsi invischiare o corrompere da questo segmento di classe che, qualunque cosa accada, cercherà sempre di optare per il compromesso di classe, la riforma del sistema, perché il piccolo-borghese crede sempre di avere la scelta dalla sua sofferenza anche se non l'avesse.

È per avere dimenticato o negato queste verità che i differenti partiti politici comunisti, vecchia maniera (kruscioviano), o nuova imitazione (maoista), si sono tagliate dalla loro base sociale e sono andati in rovina - sommersi sotto il trotskismo-intellettualista, la socialdemocrazia elettorale, il titismo che fa autogestioe, l'eurocomunismo effimero, il riformismo antiglobale, l'ecosocialismo populista e l'anarchismo libertario. Ed è la ragione per la quale bisogna ricostruire oggi le organizzazioni rivoluzionarie, dalla loro base operaia fino al loro vertice proletario.

Il piccolo borghese pentito che vorrebbe coalizzarsi oggi con l'operaio dovrebbe essere invitato a fare la sua autocritica sul suo passato politico opportunista, soprattutto se ha amoreggiato con questi burocrati cosiddetti comunisti che erano apparsi nella primavera della crisi per sparire all'estate della ripresa economica. Allora può essere che questo Bobo, avendo tradito i suoi interessi di classe piccolo-borghese, avrà l'umiltà e la devozione richiesta per servire il Partito Rivoluzionario Operaio piuttosto che il suo EGO smisurato.

Lavoratore subordinato – produttività - precarietà

Per fare fronte alla scomparsa dei posti di gestione e di amministrazione così come degli impieghi qualificati, lo Stato imperialista tenta con tutti i mezzi di incoraggiare la proliferazione dei "lavoratori indipendenti" sostituendosi al dipendente corrente. Questi tentativi sono largamente falliti. Quelli che annunciavano all'inizio del millennio la propagazione di milioni di lavoratori indipendenti che lavorano dalla loro residenza grazie ad Internet, non definicono oggi che disoccupati sfaccendati e isolati, talvolta alla ricerca di un impiego dipendente e spesso scoraggiati nel trovarlo.

Il loro numero regredisce malgrado le leggi che li interessano (auto-imprenditori, lavoro a domicilio, micro imprese). Per questi programmi, lo Stato ha favorito l'incremento di un numero di lavoratori precari (interinali, stagionali) insicuri, isolati, facili da sostituire e da sfruttare.

Lo stato canadese ha sostenuto l'aumento del numero di lavoratori part-time:Infine, lo Stato ha tagliato drasticamente nei sussidi e ridotto l'eleggibilità nelle prestazioni di assicurazione contro la disoccupazione, quello che i funzionari dello Stato chiamano il tasso di copertura del regime di assicurazione contro la disoccupazione - un rapporto tra il numero di lavoratori avendo toccato prestazioni e il numero di disoccupati dichiarati. Prima (1990) questo rapporto si situava intorno al 85 % nel 2013, non è più del 36% (503 920 beneficiari per 1380 300 disoccupati canadesi ufficialmente elencati)36. In Canada, il tasso di disoccupazione ufficiale si trova intorno al 8% e 9% in Quebec. In realtà il centro di ricerca IRIS stima che il tasso reale è una volta e mezzo superiore, ossia rispettivamente 12% e 15% 37. Abbiamo visto che si trova intorno al 20% negli Stati Uniti. Tutti questi disoccupati spingono nella schiena dei lavoratori su un "mercato del lavoro" anemico. Tuttavia, malgrado tutte queste misure governative per ridurre i salari, i capitalisti non giungono sempre a ristabilire i tassi di profitto e di plusvalore. La crisi economica è

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veramente universale e sistemica.

Queste condizioni di sfruttamento della forza lavoro colpiscono particolarmente i giovani, le donne, gli immigrati recenti, ma anche i vecchi salariati nelle fabbriche non rinnovate che il padrone ha deciso di sfruttare fino alla corda ed oltre, finché la manifattura vetusta crolla.

Questi rapporti di produzione precarizzati da cui la borghesia sviluppa sistematicamente l’istituzione, in differenti paesi imperialistici, rispondono evidentemente all'obiettivo di aumentare il plusvalore a scapito del lavoro necessario. Ma la borghesia si trova davanti questo paradosso di dover economizzare al massimo sul rialzo del valore del capitale costante (Cc) responsabile dell'abbassamento tendenziale del tasso di profitto e di sfruttare il capitale variabile (Cv), vale a dire il lavoratore dipendente, unica sorgente di plusvalore.

Dagli sforzi in questo senso hanno già portato del resto i suoi frutti in certi paesi. Per esempio, nel 2002-2004 negli Stati Uniti: "i guadagni in termine di produttività del lavoro sono stati stupefacenti: il 4,4% contro una tendenza a lungo termine del 2,3% dopo la Seconda Guerra mondiale. Più stupefacente ancora, questa accelerazione non viene da un aumento sempre più veloce dell'intensità capitalista”38. Si tratta di un aumento dell'intensità del lavoro, dunque, del tasso di plusvalore assoluto senza che il capitale costante (Cc) sia aumentato in proporzione. Ma il sistema di sfruttamento della forza lavoro ha raggiunto il suo limite al di là del quale il lavoratore dipendente non può più rinnovare la sua forza lavoro e va in rovina. È per tentare di rallentare questa tendenza che il presidente americano Barak Obama ha annunciato il rialzo del salario minimo negli Stati Uniti (per lo meno per gli impiegati dello Stato federale).

"Altre "economie" nella parte circolante del capitale, le merci entranti e uscenti, sono state considerate. Sono lo "zero riserve" e ”l’approvvigionamento”, il "Appena in tempo", la fabbricazione chiusa per la vendita. Le scorte di prodotti finali e di forniture intermedie sono del capitale impegnato, pagato che non riporta niente, come ogni macchina, ogni lavoratore immobile. Lo scopo è di ottenere un processo di produzione agile in cui il principio risiede nella "flessibilità", ottenere un processo di produzione per reagire quasi istantaneamente alle fluttuazioni del mercato per impegnare solamente le spese strettamente e immediatamente necessarie, per immobilizzare il minor capitale possibile contrariamente alle rigidità della pesante catena di montaggio fordista.(….) Questa flessibilità ricercata nel processo di produzione conduce direttamente al lavoro precario che caratterizza il rapporto di produzione capitalista contemporaneo.” 39

Il subappalto ha per obiettivo per l'impresa capitalista monopolista di sbarazzarsi del capitale costante facendo sopportare il fardello, in tutto o in parte, ai piccoli imprenditori, ai capitalisti non monopolisti. In casi estremi, ciò può andare fino a "l'impresa senza fabbrica" come la ditta texana Dell, secondo fornitore di computer negli Stati Uniti, che non possiedono nessun impianto di produzione. La società madre non conserva in effetti che le attività superiori di gestione e di ingegneria che gli permettono di conservare per un tempo il dominio sui subappaltatori e di appropriarsi l'essenziale del plusvalore. L'accumulo finanziario resta per un periodo di tempo nei grandi centri metropolitani dei paesi dominanti. Durante questo tempo, nei paesi della periferia l'estorsione del plusvalore è massimale, combinando tutti i metodi: catena

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fordista taylorizzata al massimo, lunghezza della giornata di lavoro, assenza di ferie, forte intensità del lavoro, bassi salari, condizioni di lavoro infernali. Attenzione tuttavia, tutte queste condizioni di sfruttamento massimale nei paesi del subappalto presagiscono abitualmente la nascita di un capitalismo nazionale che si accaparra col tempo non solo la produzione, ma i mercati e il pagamento a rate come l’esempio cinese, indiano, brasiliano, russo e sud-africano lo dimostrano.

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Produttività del lavoratore subordinato

Il lavoratore assunto dall'impresa "subappaltatrice, part-time, fordista, taylorista", deve accettare di lavorare intensamente quando il capitale ha bisogno di lui, e di essere licenziato quando non ne ha più bisogno. Deve essere totalmente disponibile alle esigenze del capitale. Deve subire un'alternanza continua di periodi di lavoro intenso e di disoccupazione, uno spostamento di posto di lavoro al gradimento dei movimenti del capitale (gli operai cinesi sono trapiantati coi loro laboratori da un paese ad un altro). Deve subire gli effetti della nuova divisione mondiale del processo di produzione disuguale, combinata, e per salti. Il lavoro così diviso e intensificato non procura nessun aumento di redditi netti al lavoratore dipendente alienato. Al contrario, il suo pasto è diminuito e aleatorio. Questa è una parte di ciò che designa la nozione di condizioni di lavoro precarizzato e flessibile per una più grande produttività 40-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Questo rapporto precarizzato è quello che tende a generalizzare il capitalismo monopolizzato come mezzo per aumentare la produttività e il plusvalore. Presenta parecchi vantaggi per le imprese a forte intensità di capitale variabile (Cv).

Il lavoro precario non è solo il lavoro intermittente, part-time, ma anche per il lavoratore la moltiplicazione degli impieghi part-time, tutto ciò genera dei salari parziali. I "working poors" (lavoratori poveri) vedono il loro numero crescere negli Stati Uniti (dove sono 97 milioni), nel Regno Unito, in Canada e in Australia, là dove questo sistema si è per primo insediato 41.

Il lavoro di corta durata è adatto alla ricerca del massimo di intensità e di qualità del lavoro espropriato (pluslavoro); il rendimento del proletario è sempre più elevato nelle prime ore della giornata di lavoro: "Come è reso il lavoro più intenso? Il primo effetto della riduzione della giornata di lavoro determinata da questa legge è che la capacità di azione di ogni forza animale e in ragione inversa del tempo durante il quale essa agisce. In certe condizioni, si guadagna in efficacia ciò che si perde in durata.”42. Per quanto riguarda la flessibilità del lavoro subordinato le cose cambiano. In Canada, per esempio, quasi 2 dipendenti su 3 lavorano con orari atipici che sia di notte, nel week-end, a tempo determinato o a periodi imprevisti o spostati.

Perchè funzioni questo sistema di sfruttamento della forza lavoro al più meschino prezzo immaginabile, lo Stato deve entrare in scena e contribuire a spremere il dipendente. È la sopravvivenza stessa della classe proletaria precarizzata che è impegnata – messo sul tappeto del casinò dei capitali.

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Lo sfruttamento della forza lavoro è così intenso e a così meschino prezzo che lo Stato deve completare i salari intermittenti e soprattutto insufficienti per assicurare la riproduzione della forza lavoro. Negli Stati Uniti, il paese più minacciato di implosione economica sotto il peso del credito al consumo e del debito sovrano, segni evidenti mostrano che la salute generale della classe operaia si indebolisce, il che ha costretto lo Stato federale, nel 2012, a insediare un regime universale e obbligatorio di assicurazione contro le malattie, al quale una parte dei lavoratori si è opposta per la buona ragione che la loro povertà è tale che non hanno i mezzi di pagare i premi di assicurazione richiesti dalle imprese private della sanità. Senza contare che un numero di grandi imprese che offrivano precedentemente dei programmi di assicurazioni ai loro impiegati si ritirano per economizzare questi vantaggi sociali e rifilano la fattura allo Stato e ai loro impiegati.

Supremazia del proletariato rivoluzionario

Accanto alle due classi sociali antagoniste si attivano altre classi e segmenti di classe. Ma nessuna di esse può sostituirsi alla classe operaia rivoluzionaria, perché nessuna di queste classi o sezioni di classe è irrimediabilmente costretta a resistere e rovesciare il metodo di produzione e i rapporti di produzione imperialisti per sopravvivere e riprodursi. Solo la classe operaia è spinta per assicurare il suo futuro, il che spiega perché la classe dei proletari sia totalmente rivoluzionaria.

Così i contadini senza terra, i contadini dei paesi arabi, i mezzadri e i lavoratori agricoli senza suolo, ancora numerosi in certi paesi d’Asia, Africa e America Latina (quello che i maoisti chiamano la periferia rurale che circonda i centri metropolitani urbani dove risiedono i proletari imborghesiti) non possono costituire la forza dirigente del movimento rivoluzionario socialista poiché l'interesse del contadino è di arrogarsi un pezzo di terra e degli strumenti aratori privati e di produrre per vendere e immagazzinare la rendita. In un paese dove rimangono dei residui del metodo di produzione agrario feudale, la classe contadina potrà portare il suo sostegno alla rivoluzione socialista, ma verrà un giorno dove la socializzazione della terra e del macchinario agricolo urterà le sue ambizioni di piccoli proprietari terrieri.

Questa non è né la povertà né l'intensità della sofferenza subita o dei sacrifici consentiti da una classe o da un frammento di classe che determinano il suo ruolo storico nel movimento insurrezionale socialista, ma la sua situazione obbligata, costretta nel processo sociale di produzione e di riproduzione collettivo. Più le condizioni economiche e sociologiche di sfruttamento di una classe o di un segmento di classe sono affini a quelle della classe principalmente sfruttata, oppressa e alienata, più grande sarà il suo carattere pugnace per un cambiamento rivoluzionario. Così, a dispetto della gravosità dei compiti agricoli, identico di una parte e dell’altra dell’Atlantico, i lavoratori orticoltori "importati" dal Messico, dal Marocco o dall'Algeria per lavorare come schiavi dipendenti per gli orticoltori periferici delle grandi città occidentali sono più vicini socialmente dei proletari dei paesi industrializzati che dei contadini senza terra, aspirando a diventare proprietario fondiario in Messico, in Marocco, in Algeria e in Brasile.

Autonomia organizzativa del proletariato

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Lenin sottolineava nel 1903: "Più il proletariato è giovane, più i suoi legami di parentela coi contadini sono intimi e recenti, più la percentuale di questi nell'insieme della popolazione è elevata, e più la lotta contro ogni alchimia politica delle "due classi" è importante. In Occidente, l'idea del partito operaio e contadino è semplicemente ridicola. In Oriente, è funesta. In Cina, nelle Indie, in Giappone, è il nemico mortale non solo dell'egemonia del proletariato nella rivoluzione, ma anche dell'autonomia più elementare dell'avanguardia proletaria. Il partito operaio e contadino possono essere solamente una base, una maschera, un trampolino per la borghesia.". Lenin ripetè con tenacia, all'epoca della rivoluzione del 1905: "Diffidare dei contadini, organizzarsi indipendentemente da loro, essere pronti a lottare contro loro che agiscono in modo reazionario o anti-proletario.".

Nel 1906, Lenin aggiungeva: "Ultimo consiglio: proletari e semi-proletari delle città e delle campagne, organizzatevi in modo indipendente. Non vi fidate dei piccoli proprietari, anche molto piccoli, anche se "lavorano" (…) Noi sosteniamo pienamente il movimento contadino, ma non dobbiamo dimenticare che è il movimento di una altra classe, non di quella che deve compiere e compirà la rivoluzione socialista." Infine, nel 1908, egli completava il suo pensiero nei seguenti termini: "Non si può in nessuno modo concepire l'alleanza del proletariato e dei contadini come la fusione di classi differenti o dei partiti del proletariato e dei contadini. Non solo una fusione, ma anche un qualsiasi accordo permanente sarebbe funesto al partito socialista della classe operaia e indebolirebbe la lotta democratica rivoluzionaria“. 43.

Lotta di classe e questione nazionale

Nel Manifesto del partito comunista, Marx ed Engels hanno scritto: "I comunisti non si distinguono dagli altri partiti operai tranne per due punti. Da una parte, nelle differenti lotte nazionali dei proletari, essi mettono avanti e fanno valere gli interessi indipendenti della nazionalità e comuni a tutto il proletariato. D’altra parte, nelle differenti fasi di sviluppo che attraversa la lotta tra proletariato e borghesia, essi rappresentano sempre gli interessi del movimento nella sua totalità".

Lenin spiegava che in ogni società divisa in classi sociali si ritrova una classe sfruttatrice e una classe sfruttata. Il rapporto dialettico conflittuale che lega e oppone queste due classi - queste due forze sociali - determina l'evoluzione politica – ideologica – economica di ogni società. Nella società capitalista, non vi può essere "lotta di liberazione nazionale" o ancora "questione nazionale" all’infuori, o al di sotto del conflitto di classi tra capitalisti-sfruttatori e lavoratori sfruttati 44.

Tenuto conto di questo assioma, il Partito Rivoluzionario Operaio dovrà necessariamente prendere posizione su tutta la questione concreta "di oppressione nazionale" in funzione degli interessi fondamentali della classe operaia, non in quanto sezione di una nazione, ma in quanto segmento della classe lavoratrice internazionale.

Davanti a Lenin si ergono Gramsci e i maoisti, questi revisionisti sciovinisti di nuovo tipo, che propongono di non "cadere di nuovo, nella trappola di confondere Stato e nazione, nel mito borghese ((pazientemente costruito nei secoli) di una "nazione francese" coi suoi "antenati i Gallici"; trappola che ha fatto del primo Partito comunista della Francia, il PC di Thorez, un'appendice "di sinistra" dello sciovinismo "repubblicano"! Riconoscere la multinazionalità della Francia, significa riconoscere le periferiche della costruzione economico/politico/sociale "Francia", significa riconoscere e identificare correttamente le

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"campagne" dalle quali devono spiegarsi la Guerra popolare, in direzione dei Centri del potere capitalista! “45.

Questo a cui Lenin replicava già molto tempo fa: "Il proletariato sostiene il diritto di ogni nazione a disporre di essa stessa fino a e compreso la secessione. Sostenere un principio e un diritto non significa per niente utilizzarlo per frammentare e indebolire le forze della classe operaia in diversi contingenti xenofobe. La guerra di classe del proletariato contro la borghesia è una e indivisibile". Le domande che interpellano il proletariato di fronte all'opzione della secessione nazionale sono le seguenti: quali inconvenienti sociali ed economici porterà alla classe operaia una tale opzione? Quali vantaggi la classe operaia e il popolo trarranno da questa "indipendenza" e da questo Stato borghese sfruttatore e oppressivo così costituito?

"I larghi strati della popolazione conoscono molto bene, per la loro esperienza quotidiana, l'importanza di legami geografici ed economici, i vantaggi di un vasto mercato e di un vasto Stato, ed esse non penseranno a dividersi anche se l'oppressione nazionale e le frizioni nazionali rendono la vita comune assolutamente insopportabile e ostacolano i rapporti economici di ogni tipo.”46. La creazione di una vasta "associazione" di tutte le classi della "nazione patriottica fraterna" è solamente un'illusione, una frode, perché nessuna unità è possibile tra la borghesia imperialistica aggressiva e i suoi tirapiedi nazionali e il proletariato spogliato e oppresso. Se all’inizio del capitalismo si poteva parlare della "comunità culturale" tra la borghesia e il proletariato; con lo sviluppo del capitalismo nel suo stadio imperialistico, l'aggravamento della lotta di classe ha infranto la cosiddetta comunità di interessi nazionale di tutti i cittadini e cittadine della nazione, se non è mai esistita. "Non si può parlare di "valori comuni" di una nazione quando i padroni e i lavoratori di una sola nazione smettono di comprendersi reciprocamente Di quale "comunità del destino e di valori comuni" può essere questione quando la borghese ha sete di guerra, mentre i proletari dichiarano guerra alla guerra? " 47.

Lenin aggiunge a proposito della questione del diritto delle nazioni a disporre di loro stesse, che ciò sia all’interno di un grande Stato confederale o di un piccolo Stato nazionale repubblicano : “In ogni modo, lo sviluppo del capitalismo prosegue e proseguirà, in un unico Stato eterogeneo così come negli Stati nazionali distinti. In ogni caso, il lavoratore dipendente subirà lo sfruttamento e, per combatterlo con successo, occorre che il proletariato sia straniero ad ogni nazionalismo, che i proletari siano per così dire interamente neutri nella lotta della borghesia delle differenti nazioni per la supremazia.”48. La classe operaia subisce, in quanto componente della nazione, un'oppressione razziale, etnica, linguistica, politica o giuridica nell’ambito politico e geografico dello Stato capitalista? Se la risposta è positiva allora il Partito Rivoluzionario Operaio prenderà le difese contro questa oppressione e mobiliterà la classe per resistere a questa aggressione; per estirpare totalmente i fondamenti di questa alienazione razziale, etnica, culturale o linguistica.

Se la classe operaia di una nazione non subisce oppressione nazionale, ma che al contrario la borghesia della nazione di cui fa parte sfrutta e opprima una o parecchie nazioni e/o popoli (le nazioni autoctone e il popolo meticcio in Canada e nel Quebec per esempio) allora il Partito Rivoluzionario Operaio mobiliterà la classe per ripudiare ogni manifestazione di questa oppressione e per sostenere la lotta di liberazione nazionale di

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queste nazioni oppresse fino a e compreso la secessione 49.

Per condurre questa lotta anti coloniale e di liberazione nazionale se necessario il Partito Rivoluzionario Operaio condurrà delle azioni indipendenti e non si metterà mai sotto tutela della borghesia nazionale, o di una delle sue componenti, né si assoggetterà a nessun partito politico borghese, perché le viste e gli interessi di queste classi sociali sono antagoniste.

Il fatto che la piccola borghesia nazionale depauperata subisse le insidie della crisi economica, che i suoi elementi perdono i loro impieghi e vedono crollare il loro stile di vita nella Città e nelle periferie fuori linea non costituisce un'oppressione nazionale, etnica o linguistica e non giustifica per niente che la classe proletaria si mobiliti in soccorso della piccola borghesia in difficoltà, neppure nelle società occidentali dove imperversa il nazional-sciovinismo e la xenofobia che nella società araba e medio-orientale dove imperversa l'integralismo religioso e lo sciovinismo 50.

È alla piccola borghesia, rivoltata e frustrata dalla sorte che gli è riservata dai suoi mentori depravati, portare il suo contributo alla rivoluzione socialista.

L'epoca storica dove le lotte di liberazione nazionale potevano rappresentare un elemento progressista nella lotta anti-imperialista mondiale si è conclusa con la Seconda Guerra mondiale. Il carattere sistemico, integrato, globalizzato e mondializzato del capitalismo al suo stadio imperialistico moderno significa che l'apparente diversità delle formazioni sociali nel mondo non è il riflesso di una varietà di metodi di produzione. Lo sviluppo disuguale, combinato e per salto dell'economia politica imperialistica trascina la coesistenza di reminiscenze di forme sociali e di elementi economici arcaici che costeggiano forme moderne, commerciali, industrializzate, " terziarizzate" di economiaQuesti sono gli ultimi elementi che articolano l'insieme dei rapporti sociali e assicurano l'integrazione delle economie nazionali ritardatarie nella confraternita dei paesi imperialistici mondiali. Così, la cultura del papavero per soddisfare i bisogni dei mercati occidentali nell'Afghanistan dei talebani e del cammello è il fattore determinante dell'evoluzione di questa società patriarcale e del metodo di produzione di questo paese neo-feudale e neocoloniale. Non occorre che il proletariato adotti delle strategie di azione rivoluzionaria molto distinte nelle differenti regioni del mondo dipendente dal loro livello temporaneo di sviluppo economico, industriale e terziario. L'esperienza storica della società di classe dei settanta ultimi anni conferma che differenti formazioni sociali sorte da differenti storie possono perdurare sotto il metodo di produzione capitalista-imperialista moderno, ma che sono tuttavia tutte integrate nell'imperialismo che approfitta delle differenze nazionali, etniche, e culturali per riaffermare la sua egemonia. Le forme di dominio politico della borghesia possono variare da una regione all'altra di un paese, o di un continente, tuttavia in tutti i casi il potere che essi rappresentano è sempre lo stesso imperialismo moderno.

L'idea che la questione nazionale resti aperta in certe regioni del mondo e che perciò il proletariato dovrebbe relegare la sua propria strategia, le sue tattiche e le sue organizzazioni di classe in secondo piano, a vantaggio di un'alleanza con la borghesia nazionale deve essere rigettata. Questo è solamente quando il proletariato si unirà per difendere i suoi interessi di classe che la base di ogni oppressione nazionale sarà inficiata. Il Partito Rivoluzionario Operaio

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rigetta ogni manovra e ogni azione che nuocciono all'unità della classe operaia internazionale.

La questione della rivoluzione proletaria è una questione immediata, posta e da risolvere, e nessuna tappa nazionale democratica borghese, popolare o populista non presuppone la ivoluzione socialista qualunque sia il paese riguardante. Peraltro, è evidente che le condizioni oggettive e soggettive della rivoluzione sono lontane dall’essere riunite, ma sono questi i compiti e niente altro che devono condurre i rivoluzionari lavoratori del mondo intero.

Capitolo tre. La teoria rivoluzionaria del Partito Operaio

Intellettuali, proletari e rivoluzione

Lenin, intellettuale e dirigente rivoluzionario professionale, spiegava che sono gli intellettuali, quegli impegnati sinceramente al servizio del proletariato che, dall'esterno, portano alla classe operaia la coscienza "per sè" (la lotta della classe per la conquista del potere di Stato), vale a dire la coscienza della missione storica per fare avanzare l'umanità. Inoltre occorre che questi intellettuali siano assoggettati a studiare, analizzare, formalizzare e diffondere i risultati delle loro ricerche scientifiche, teoriche, ideologiche, politiche ed economiche per armare la classe operaia sul fronte ideologico della lotta di classe.

Affinché una classe sociale "in sè" (per lei stessa) giochi il suo ruolo politico e soddisfi la sua missione storica, Lenin spiegava che essa doveva prendere obbligatoriamente coscienza della sua esistenza in quanto classe, della sua potenza e della sua missione storica e che essa si organizzi in partito politico di classe per la conquista di tutto il potere politico, economico e finalmente ideologico nella società. Questo significa che il Partito Operaio è, fin dalla sua creazione, uno spazio di centralismo democratico, di libertà operaia e di dittatura del proletariato sugli elementi della borghesia che tentano di infiltrarlo.

Un tale Partito Rivoluzionario Operaio è parte integrante dalla classe proletaria "per sè" e il suo avvento segna il principio del capovolgimento del vecchio metodo di produzione decadente e l'inizio dello sviluppo di un nuovo metodo di produzione e di nuovi rapporti di produzione socialisti. L'antico racchiude il nuovo contro il quale lotta per mantenersi in vita e riprodursi; mentre il nuovo preesiste nell'antico contro il quale lotta per rovesciarlo e così apparire, egemonico.

Lenin ha voluto dire anche che senza teoria rivoluzionaria non si può avere il partito rivoluzionario operaio. La teoria del socialismo scientifico, del materialismo dialettico e storico e il metodo marxista-leninista sono unici, non sono opzionali, né soggetti alle

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tergiversazioni, ai pasticci, alle deformazioni e ad altre contraffazioni.

Inoltre, Lenin aggiunge che senza un partito rivoluzionario operaio non ci sarà mai una rivoluzione socialista proletaria 51. Lenin non ha proclamato la becessità di un Partito dei lavoratori e dei contadini, anche se ha preconizzato il fronte comune di classe con i contadini poveri. Lenn non ha preconizzato la costituzione di un Partito operaio piccolo-borghese, ancora meno di un Partito delle masse popolari e cittadine. Lenin ha dichiarato che il Partito operaio doveva essere un partito dell'avanguardia professionale della rivoluzione proletaria in direzione verso il socialismo.

Principi del socialismo scientifico

Esiste solamente un metodo di analisi politico-scientifica per evitare gli scogli del "cospirazionismo" piccolo-borghese, del revisionismo, antica e nuova formula, del riformismo, dell'opportunismo e di altre tendenze deviazioniste in guerra per la supremazia sulla coscienza operaia.

- Basta tenersi al punto di vista e agli interessi della classe operaia "in se". In effetti, il sostenitore deve sposare gli interessi del proletariato. Concretamente, gli interessi delle altre sezioni di classe che compongono il popolo saranno ben serviti.

- Bisogna adottare imperativamente il metodo di analisi e di attivismo marxista-leninista, e i principi del socialismo scientifico, vale a dire sposare il punto di vista degli elementi coscienti e avanzati della classe operaia “per sé”

Ed è combinando queste due visioni incrociate - che in realtà, come la visione umana, si confondono nel cervello per darne solamente una sola e stessa percezione, vale a dire formarne solamente una sola rappresentazione della realtà, che il militante giunge ad una rappresentazione concreta e soddisfacente della situazione rivoluzionaria concreta.

Se le esperienze politiche ed economiche delle rivoluzioni proletarie ci sono state confiscate dagli agenti della borghesia infiltrata, e se oggi tanto lavoro resta da fare per ricostruire dei veri partiti politici operai rivoluzionari, sul piano teorico e ideologico tuttavia l'interezza delle conquiste, delle esperienze, dei saperii, delle conoscenze scientifiche dei teorici rivoluzionari ci sono disponibili. Una serie di Sostenitori non immaginano anche l'importanza di questa eredità che costituisce un fattore decisivo per l'avanzamento della rivoluzione socialista.

Il Sostenitore deve impossessarsi di questa eredità di lealtà e deve studiarlo e, soprattutto, applicarlo concretamente alla situazione concreta di ogni mezzo di resistenza. State tuttavia attenti prima di tentare di inventare nuovi principi teorici falsamente creativi, o di pretendere di sistemare il socialismo scientifico centenario ad una qualsiasi situazione presumibilmente unica ed originale; assicuratevi di non impegnarvi nella palude dell'opportunismo, del riformismo, del trotskismo, del nazional-socialismo, del social - elettoralismo, del cretinismo parlamentare, del titismo, del preteso marxismo-leninismo "creativo", del revisionismo di tipo antico o nuovo al maoismo, dei verdi e dei no-global, degli intellettuali pseudo rivoluzionari e di molte altre imitazioni. Diffidate della letteratura pedante e ignorante pseudo marxista, ma realmente revisionista e riformista.

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Perché la lotta di classe nelle istanze economiche, politiche e ideologiche si evolva ciascuna ad un ritmo differente in modo concomitante e interdipendente, è indispensabile che i comunisti impongano la dittatura del proletariato nel partito rivoluzionario prima, e sull'insieme dello Stato del proletariato in seguito, sul potere giuridico, poliziesco e militare, negli organismi del potere economico, e infine sul potere e le istituzioni dell'istanza ideologica.

Alleati dei lavoratori e dittatura del proletariat

Il "popolo" è costituito da una amalgama di classi e di segmenti di classi come la classe contadina povera (solamente nel paese neo-colonizzato, perché non resta nessun residuo della classe contadina povera in regime imperialista moderno occidentale), gli artigiani, i piccoli commercianti non monopolisti, l'aristocrazia operaia meglio pagata e potendo allegramente indebitarsi, e la piccola borghesia, questo frammento di classe che gli ideologi borghesi chiamano fraudolentemente la "classe media" sorgente inesauribile di idee, di teorie, di concetti idealistici – mistici – metafisici – utopisti – reazionari - controrivoluzionari e che fornisce, onda dopo onda, i contingenti di soldati d’avanguardia del capitale nella sua lotta accanita contro l’esercito di classe del proletariato 52.

Tutti i concetti che questi idealisti eclettici qualificano come “spontanei”, “creativi”, “originali”, “inediti”, “non dogmatici”, “non conformisti”, "transessuali" e "femministi sovversivi" e anche come "guide per l'azione" spuntano "inopinatamente" nel loro cervello malato e annoiato di piccoli borghesi perversi. Questi concetti sono ripresi e diffusi con entusiasmo dai media al soldo e contaminano il pensiero dei militanti di tutte le classi sociali, compreso il pensiero dei Sostenitori operai. È la ragione per la quale il combattimento di classe sul fronte teorico e ideologico è sempre anche incisivo e decisivo e non deve essere trascurato.

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Dittatura del proletariato

La dittatura del proletariato è un concetto marxista che designa la forma del potere politico di classe durante la fase transitoria tra la società capitalista e la società comunista. È durante la rivoluzione del 1848 che appare per la prima volta l'espressione compiuta di "dittatura di classe del proletariato". Prima, Marx ed Engels parlavano solamente del "proletariato organizzato in classe dominante". In Marx, il termine proletariato non significa " le persone povere", ma quelli che lavorano e producono plusvalore, vale a dire la classe operaia. La "dittatura del proletariato" è stata dunque, per lui, l'esercizio del potere politico per la classe operaia nel suo insieme, e nel suo proprio interesse. I suoi riferimenti alla "dittatura del proletariato" dimostrano tutti che comprendeva con ciò l'esercizio del potere politico dalla classe operaia in una cornice democratica socialista dove la borghesia non aveva il tempo libero di organizzare la contro-insurrezione. ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Per schematizzare grossolanamente potremmo dire che la lotta di classe comincia nell'istanza economica, si propaga nell'istanza politica e pervade l'istanza ideologica, poi ritorna dal livello ideologico verso il livello politico ed economico, e questo processo si intrica e prosegue instancabilmente, ma poggia sempre sulle contraddizioni economiche -

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sulla produzione e lo scambio dei mezzi di sussistenza e di riproduzione delle classi sociali.

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La dittatura del proletariato secondo Lenin

"L’essenza della teoria di Marx dello stato è stata dominata solamente da coloro che si rendono conto che la dittatura di una sola classe è necessaria non solamente per ogni società di classi in generale, non solo per il proletariato che ha rovesciato la borghesia, ma anche durante l’intero periodo storico che separa il capitalismo dalla “società senza classe" del comunismo." Lenin. Lo Stato e la rivoluzione. 1917.

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Condizioni dell’insurrezione

Un metodo di produzione e i suoi rapporti di produzione producono il loro contrario, vale a dire le condizioni del loro rovesciamento e del loro superamento. Così, la società capitalista produce il proletariato e socializza le forze produttive, i mezzi di scambi e le capacità di comunicazione, pure continuando ad imporre la proprietà privata capitalista dei mezzi sociali di produzione, di scambi e di comunicazione. Marx sottolineava tuttavia che un metodo di produzione - una formazione sociale - non sparisce "mai prima che siano sviluppate tutte le forze produttive che è abbastanza larga per contenere»53. Questo significa che "finchè l’imperialismo disporrà di una riserva di accumulo nei paesi economicamente più superati dove una grande parte della popolazione vive ancora di una agricoltura di sussistenza in margine della grande industria, il metodo di produzione capitalista [al suo stadio imperialistico moderno] disporrà di una riserva di crescita potenziale per l'estensione delle sue forze produttive, dei suoi mezzi di produzione, per l'accumulo del plusvalore e dei profitti da reinvestire per la sua riproduzione allargata" ? Si può dedurre da questa riflessione fatta da Marx nel 1859 che "la classe capitalista monopolista mondiale potrà continuare ad utilizzare una parte dei profitti spogliati nei paesi dominati del Terzo Mondo per corrompere l'aristocrazia operaia e la piccola borghesia dei paesi imperialistici declinanti o ascendenti in Occidente."? 54

Per niente, basta osservare gli assalti ripetuti dell'alta borghesia in tutti i paesi dell’Occidente contro questo che i riformisti di sinistra come di destra chiamano le "esperienze sociali" della "classe media" in una pletora di misure dette "di austerità" per comprendere che il tempo presente non è più allo Stato assistenziale per i piccoli-borghesi depauperati che sono tutti intimati di stringersi la cintura e di inclinarsi davanti ai loro padroni capitalisti che malgrado l'enorme riserva di lavoratori del Terzo Mondo non giungono più a mantenere i loro tassi di profitti e dunque ad assicurare la riproduzione allargata del sistema di sfruttamento e di espansione imperialistica moderna.

La corrente di pensiero economista kautskista applica meccanicamente gli aforismi pubblicati da Marx alla fine del XIX secolo e dimentica di confrontare le loro comprensioni degli scritti di Marx con la realtà concreta che li cinge. La crisi economico dell'imperialismo moderno è sistemica globale e mondiale e ciò malgrado il fatto che resta delle risorse e

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delle forze produttive da bardare e da sfruttare. Bisogna rileggere il precetto di Marx e si nota che egli sottolinei che un metodo di produzione - una formazione sociale - non potrà "mai [essere definitivamente rovesciato] prima che siano sviluppate tutte le forze produttive che è abbastanza larga per contenere", ciò che non riferisce affatto alla disponibilità delle risorse naturali e dei lavoratori salariati da sfruttare, ma alla capacità per questo metodo di produzione, per questa formazione sociale, di assicurare lo sviluppo e lo sfruttamento per le finalità del sistema di economia politica, in vigore nella formazione sociale concernente.

Inoltre, gli economisti scocchi negano che sotto l'imperialismo moderno lo sviluppo economico prosegua in modo disuguale, combinato e a grandi balzi e che questo processo produca una divisione internazionale del lavoro globalmente integrato dove alcuni paesi hanno come funzione di estrarre le risorse dal suolo, dal mare, dalla natura, mentre altri hanno per "missione" di trasformarli e altri paesi, altri salariati, di consumarli per generare le condizioni del prossimo ciclo di riproduzione allargata del capitale per un nuovo ciclo di valorizzazione dei profitti. Noi osserviamo, con Lenin, che il metodo di produzione capitalista al suo stadio imperialistico moderno ha sviluppato tutte le forze produttive, non potenzialmente disponibili, ma che è abbastanza largo per contenere (riprodurre e valorizzare).

Non siate stupiti se osservate che il grande capitale imperialistico moderno è disposto a distruggere la metà dell'umanità per assicurare la ripresa di questo processo di produzione – valorizzazione - riproduzione allargata del capitale finanziario, finalità ultima di questo metodo di produzione che ha creato la borghesia come classe, e che la borghesia ha sviluppato come società.

La crisi economica sistemica, globale e mondiale e l'evoluzione imperialistica ineluttabile, con le sue guerre di rapina, le sue guerre inter-imperialiste e le sue divisioni innumerevoli tra differenti fazioni capitaliste per l'egemonia sull'apparato di Stato borghese e la supremazia per l'accumulo di profitti che creano essi stessi queste condizioni esterne sulle quali la classe operaia e il suo partito hanno poco ascendente, ma da cui devono sapere approfittare.

Il ruolo del Partito Rivoluzionario Operaio a questo tappa pre-insurrezionale si confina nell’osservare, analizzare la congiuntura, stimolare le contraddizioni intercapitaliste, nell’opporsi all'ingerenza e all'intervento dello Stato di polizia e a forgiare l'unità della classe operaia in lotta. Il Partito non deve lasciare né ai capitalisti né alla loro avanguardia - cinghia di trasmissione piccolo-borghese – di scindere l'unità di classe degli operai da temi fraudolenti come la laicità dello Stato borghese, il razzismo, la xenofobia, lo sciovinismo nazionale, la re-industrializzazione, la riforma del sistema monetario e bancario, le elezioni borghesi e altre birichinate. Il ruolo del PRO è di organizzare la resistenza di classe nelle tre istanze della lotta per preparare l'insurrezione in vista del sollevamento degli operai avanzati sotto la direzione del loro partito di avanguardia.

Per i rivoluzionario proletari, condurre uno sciopero non mira tanto a strappare un rialzo salariale, o ha fermato un rialzo delle spese di scolarità ma ad acquisire esperienza nella lotta di classe e ad accumulare forze rivoluzionarie. È la responsabilità dei lavoratori impegnati in ogni combattimento sul fronte economico di vendere cara la loro forza lavoro. Altre missioni del Partito consistono nello stabilirsi solidamente nella classe, nelle fabbriche, nelle istituzioni e nelle organizzazioni popolari di quartiere e sul posto di

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sviluppare la propaganda e l'agitazione.

L'insurrezione partirà dai grandi centri urbani, dal cuore delle megalopoli, dai loro quartieri penalizzati, si distenderà per onde successive verso i quartieri operai e verso le vaste zone industriali sfruttate e fatiscenti. Questo è il momento in cui la classe operaia si metterà in marcia, che i rivoluzionario raggruppati nel Partito Rivoluzionario Operaio dovranno assicurare la progressione di questa insurrezione alle molteplici voci e alle numerose vie, fino là dirette dagli elementi agitati della piccola - borghesia in missione di liquidazione del movimento insurrezionale. Si tratterà allora di imporre l'egemonia di classe del proletariato sulla rivolta per trasformarla in rivoluzione per la conquista del potere di Stato.

Affinché l'insurrezione proletaria sia vittoriosa, e porti la conquista e il controllo dell'apparato di Stato, la classe dovrà essere diretta dal suo Partito, unico, centralizzato, diretto dalla teoria marxista-leninista, determinata e solidamente impiantata nella classe che influenza e dirigere verso la conquista dell'apparato di Stato. Nessuna riforma è soddisfacente e non cercherà di scampare il capitalismo, a migliorarlo, né ad aiutarlo a funzionare. Il Partito Rivoluzionario Operaio vuole sradicare l'imperialismo e tutti i suoi tentacoli vampireschi per erigere un mondo nuovo, il socialismo.

Condizioni della rivoluzione proletaria

Davanti a tanti guai dei proletari perché se pochi ribelli, perché questa apparente "passività" degli oppressi, perché questa supposta apatia di li sfruttati di fronte a tanta iniquità, di crimini contro l'umanità e perché non la rivoluzione adesso che è tempo ?

Il fatto è che un numero di condizioni sono richieste affinché ci sia sollevamento, rivolta operaia e popolare, poi eventualmente insurrezione, rivoluzione e capovolgimento del vecchio ordine economico e la sua sostituzione con un nuovo sistema sociale, economico e politico. Ricordiamo che il fatto di riunire un milione di manifestanti non costituisce una rivoluzione. Il presidente Charles de Gaulle verso la fine degli avvenimenti del Maggio 68 in Francia, ritornando dalla base militare di Baden-Baden dove aveva consultato i suoi generali a proposito dello schiacciamento insanguinato del sollevamento studentesco, aveva riunito un milione di passeggiatori solitari per sostenere il suo potere reazionario.

Non basta neanche ottenere la partenza alla pensione prematura di un tiranno munito di un paracadute dorato di lasciare i generali designati dal dittatore decaduto inseguire la loro oppressione come se niente fosse accaduto per dichiarare la "rivoluzione" compiuta. Di fatto, ciò somiglia più ad una rivolta abortita. Fortunatamente, i giovani egiziani e i lavoratori tunisini inseguono la loro resistenza nel più grande silenzio mediatico.

La prima condizione di una rivoluzione proletaria è portata da una crisi economica profonda che getta sul lastrico milioni di sfaccendati. Questa condizione è già confermata in numerosi paesi sottosviluppati e questa condizione è in via di perfezionamento in parecchi paesi occidentali: "La vita della maggior parte dei salariati americani è così difficile, essi sono talmente nella sopravvivenza che ciascuno diventa obnubilato dal suo fare personale. I disoccupati manifestano una grande tristezza esistenziale, (.) queste persone sono concentrate sulla loro sopravvivenza non sulla storia della loro vita. Ciò li mette in collera o li rende nostalgici ( tassi di suicidio in rialzo oppure carneficine spontanee in un supermercato NDLR). I salariati hanno così poche garanzie sociali che si

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trovano sempre delle persone per lavorare per salari inferiori, o per durate più corte. Ciò crea una flessibilità che spinge verso un mercato del lavoro dove la precarietà diventa la norma.»55.

Negli Stati Uniti, dal 1990, il salario degli operai non qualificati è sceso del 25%. La disoccupazione reale, completa o parziale, sfiora il 20%, è il doppio dei non bianchi. Negli Stati Uniti i poveri contano più di 97 milioni di individui considerati a basso reddito (working poor), e 46 milioni di cittadini sono veramente poveri e vivono del soccorso dello Stato, una statistica in rialzo regolare dal 1980. Il cumulo del debito dello Stato, delle imprese e delle famiglie americane raggiunge il 350% del PIL nazionale. Tra il 2008 e il 2013, cinque milioni di famiglie sono stati cacciate dal loro focolare, parecchie di queste famiglie occupano i parchi pubblici, gli edifici municipali e le case abbandonate nei centri città 56. Abbiamo persone che vivono nelle vecchie gallerie della metropolitana di Kansas City. Il reddito medio di una famiglia bianca è di 110 000 $ per anno, quello di una famiglia ispanica è di 7 500 $, mentre quello di una famiglia afroamericana è di 4 000 $ per anno. Più del quarto degli americani vivono in condizioni precarie e insalubri.

Gli immigrati "importati" di Asia e di America Latina vanno ad aumentare la pressione sugli impieghi e sui salari di miseria mentre in Europa li fanno venire dall'Europa dell'Est, dall’Africa e dal Medio Oriente. Ciò che stupisce è veramente che non ci siano più rivolte e agitazioni sociali nel mezzo di questi oceani di disperazione.

È questa la vera insicurezza della vita in America e in'Europa in fallimenti piuttosto che la pseudo minaccia-spettacolo di fuoco di Bin Laden e di Al Qaida. Per molti versi, la società americana offre delle condizioni di vita e di sopravvivenza (mortalità infantile, malattie contagiose, livello di scolarità, scarto di reddito, povertà, omicidi, violenze urbane, ecc.) che si ritrovano nei paesi sottosviluppati e tuttavia la rivolta è nascosta e liquidata abitualmente dopo effimeri voli pindarici. Per concludere, le condizioni materiali ed economiche della rivoluzione maturano velocemente e la presente crisi in ripresa li farà evolvere rapidamente.

La seconda condizione richiesta riguarda la classe dirigente che non deve più sapere governare né risolvere le contraddizioni che la lacerano in parecchie fazioni ed in parecchie alleanze agli interessi opposti. Questa condizione sembra riunita negli Stati Uniti dove il Congresso paralizza l'esecutivo. Di condizioni simili si profilano in Europa in seguito alla crisi del debito sovrano e alla messa in quarantena dei paesi ricalcitranti. La “classe" politica europea è in decadenza e offre lo spettacolo desolante di buffoni ignari e di imbroglioni incapaci. Questa condizione è tanto presente nei paesi del Medio Oriente, in Africa e in parecchi paesi dell'Asia.

La Terza condizione riguarda la classe dominante che vede affondare l’interesse della sua immensa "corrente” mediatica incaricata di produrre ignoranza, consenso e flessibilità. Senza questo parafulmine idiosincrasico, è la comunità degli alienati nel suo insieme che rischia di esplodere, terrorizzata davanti alla violenza scatenata di certi suoi alienati. Il Partito rivoluzionario ha allora il dovere di intervenire per ristabilire la sicurezza comunitaria. Questa condizione non è soddisfatta per niente nei paesi sviluppati malgrado le avanzate dei media alternativi che rimangono tuttavia marginali.

Tuttavia, la partecipazione all'elezioni bidone e la propaganda "democratica" borghese in netta regressione danno un indizio della disaffezione della popolazione che non si fa più alcuna illusione a proposito di queste operazioni di digressioni elettorali. È qui che spunta

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la consorteria dei partiti di "sinistra" avendo per missione quella di abbindolare, piagnucolare, implorare, scoraggiare e riformare il sistema, ma mai e poi mai di rovesciare il vecchio ordine di economia politica per fare posto ad una società veramente socialista.

Se negli anni dell'imperialismo trionfante (1960 -1990), erano spariti tutti dalla scena politica, sono ricomparsi all’improvviso dallo strato come funghi euforizzanti e moltiplicano i colloqui dal nuovo sviluppo della crisi capitalista nel 2008. I gruppuscoli della sinistra riformista formano la quinta colonna degli indignati frustrati in seno al movimento operaio. Essi sono incaricati di distillare il loro veleno utopista e riformista per assicurare la sopravvivenza dell'imperialismo. La classe operaia e il suo partito devono affrontare questo vortice riformista piccolo-borghese e allontanarlo dalla loro strada.

La Quarta condizione riguarda la borghesia che deve perdere il controllo del suo immenso apparato di polizia, giudiziario, carcerario e militare repressivo senza il quale lo Stato borghese non saprebbe sopravvivere un istante. Questa condizione non è raggiunta in nessun paese d’Occidente. Tuttavia questa condizione matura molto velocemente e si materializzerà durante il processo di insurrezione chiamato a diventare una "Rivoluzione". In Egitto, la borghesia e il suo esercito hanno saputo manovrare lasciando temporaneamente il controllo di una parte dell'apparato di Stato agli islamici che hanno potuto porsi come giustiziere attirando verso il suo esercito fascista l'appoggio di una parte della popolazione oppressa che chiama per il ristabilimento del dittatura borghese-militare di un tempo. L'esempio egiziano ci insegna molto sul ruolo della piccola borghesia di sinistra che ostacola l'unità dei lavoratori contro la dittatura militare innalzando lo spaventapasseri dell'islamismo come un luogo destinato ad assicurare il mantenimento della dittatura militare. L'Algeria ha conosciuto una tale conclusione precedentemente così come la Tunisia.

La Quinta condizione riguarda i lavoratori dominati e sfruttati che devono entrare massicciamente in azione, sollevarsi e rivoltarsi globalmente, muniti di una coscienza sufficiente nei confronti delle turpitudini del regime economico e politico capitalista e della sua incapacità a risolvere i loro problemi di sopravvivenza quotidiana. Contrariamente a ciò che propagano gli opportunisti, i riformisti, i social-democratici, i pseudo comunisti e i sinistroidi, questo sentimento è più largamente diffuso di quanto sembri superficialmente. Se le lavoratrici e i lavoratori americani ed europei non si sollevano, ciò è dovuto a delle insufficienze precise e mai ammesse che noi andiamo ad esaminare adesso.

Il proletariato americano vive da anni in un Stato di polizia travestito (quello che nega la pseudo sinistra americana) ed egli conosce la crudeltà della sua classe dirigente senza pietà. La repressione poliziesca e militare sanguinairia spiega in grande parte la prudenza del proletariato americano e la sua poca sollecitudine a lanciarsi in una rivolta armata. Il proletariato americano sa di istinto che il giorno in cui si solleverà tutto dovrà andare molto rapidamente ed egli dovrà colpire direttamente la bestia alla testa di un colpo mortale. Ogni esitazione, ogni compromesso gli sarà costato caro. I rivoltosi dovranno avere allora fiducia nella direzione che si proporrà per dirigerli. Il proletariato americano sa già che l'aristocrazia operaia e la burocrazia sindacale pervertita non possono offrirgli questa direzione.

Quando questi lavoratori, che la meschinità piccolo-borghese denigra allegramente e qualifica allegramente come aristocratici operai, si metteranno in marcia, scopriranno improvvisamente la loro forza e la loro potenza che ne imporrà ai loro dirigenti-gangster e subdoli e ai tirapiedi piccoli-borghesi, ciò provocherà delle defezioni in seno all'immenso

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apparato repressivo dello Stato. Questo si disperderà velocemente, indebolendo il nemico di classe e rinforzando il campo della rivolta. Alcuni paesi che hanno conosciuto la " Primavera araba" sono passati molto vicino a conoscere questa condizione imperativa, ma un ingrediente mancante ha provocato la liquidazione di questi differenti movimenti.

La Sesta condizione senza la quale niente è possibile riguarda lo stato di preparazione ideologica e organizzativa del campo dei lavoratori in rivolta. Non ci può essere movimento rivoluzionario senza teoria rivoluzionaria, vale a dire senza una comprensione scientifica del sistema economico moribondo che non chiede altro che rendere l'anima e che la borghesia si sforzi di conservare. Dalla coscienza "in sè" e dalle lotte di resistenza spontanee sul fronte economico, la classe lavoratrice, quella incaricata dalla storia di essere il becchino dell'antico e l'ostetrico del nuovo regime di società, deve acquisire una coscienza "per-sè" dalla sua missione storica, e lanciarsi anche alla conquista di tutto il potere di Stato, rovesciare la vecchia classe dirigente e il suo potere dittatoriale, (anche se porta il nome di democrazia borghese) e stabilire una nuova struttura legale di governo e un nuovo potere politico e militare.

Tutto questo non può essere messo in opera e realizzato concretamente che se la classe operaia si è munita innanzitutto del suo partito di avanguardia autentica che non desidera né partecipare a elezioni borghesi, né collaborare alla gestione dell'apparato di Stato borghese. Un partito dotato di un'organizzazione militare di lotta per la presa del potere di Stato. Senza un tale partito rivoluzionario al servizio del proletariato, che cumula l'esperienza di lotta della classe, munita di un'ideologia rivoluzionaria, nessuna rivoluzione proletaria è impossibile.

In modo evidente, queste sei condizioni per una rivoluzione riuscita e il capovolgimento di questo regime putrefatto non sono riunite in nessuno paese. Nella maggior parte dei paesi, se ne è lontano e le divisioni interne in seno al movimento dei rivoltosi sono tali che altre delusioni sono temute. Nella Russia zarista, nel 1905, ben poche di queste condizioni sussistevano eppure dodici anni più tardi, nell'ottobre 1917, erano tutte maturate e il mondo ha vacillato..

Capitolo quattro

Lotta di classe nell’istanza economica

L’imperialismo è la crisi ripetitiva

L’imperialismo moderno è lo stadio supremo di evoluzione del metodo di produzione capitalista. Sotto l’imperialismo moderno la lotta tra le classi antagoniste – proletariato e borghesia – si sviluppa su tre livelli, o, se preferite, su tre istanze concomitanti, differenti e interdipendenti, l’istanza economica, la base materiale che serve da supporto alle altre due, l’istanza politica (la base decisionale e il luogo del potere) e l’istanza ideologica (il pensiero organizzato, strutturato e diretto).

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La lotta si sviluppa quotidianamente nella sfera economica, è la lotta di resistenza operaia, da cui la lotta scioperante per mantenere le condizioni di sfruttamento della forza lavoro a dei livelli tollerabili e per mantenere il potere d’acquisto e le condizioni di riproduzione della forza lavoro a dei livelli socialmente accettabili.Questa lotta di resistenza è indipendente dalla volontà dei sostenitori e si sviluppa quotidianamente anche tra l’aristocrazia operaia imborghesita.

Nei paesi imperialisti avanzati la piccola borghesia e l’aristocrazia operaia beneficiano occasionalmente di condizioni di vita superiori e ciò basta per farli sognare e portarli a mitizzare la realtà e a far loro credere che la vita è più agevole di quanto creduto, finché un crac borsistico (1929, 1991, 2001, 2011), una crisi finanziaria (1907, 1980, 1987 e 2008) o una guerra multinazionale ((1914-1917, 1939-1945, 1950-1953, 1954-1975, 2001-2013) o una serie di guerre localizzate (dozzine dal 1945) si incaricano qui e là, o dovunque al tempo stesso, di cancellare queste avanzate salariali e sociali temporanee, pagati direttamente i surplus di plusvalore confiscati agli operai dei paesi industrialmente arretrati, o creati in maniera fittizia, inflazionistica dal credito finanziario incontrollato 57.

Dal 2008, una tale congiuntura si staglia e si osserva l'eccitazione frenetica dei fratelli dialoganti piccolo borghesi e dei “squali" della finanza che si agitano per cancellare questi ricordi amari dalla memoria della plebe operaia. Tutto questo dopo avere salutato la fine della lotta delle classi, la morte di Marx e del Capitale e avere promosso la teoria razzista e fascista dello shock delle civiltà 58.

Oggi, la piccola borghesia universitaria si rimette in pista e giura i suoi grandi dei che la situazione presente è molto differente - che bisogna dare prova di immaginazione creatrice e soprattutto evitare il dogmatismo, perché la teoria del socialismo scientifico e il metodo marxista-leninista dovrebbero secondo loro essere tagliati e adattati alle nuove cantilene di questi servitori della borghesia

In regime capitalista, allo stadio imperialistico moderno, la lotta di classe sul fronte economico non è mai terminata - essa va di flusso in riflusso secondo la congiuntura economica. Che 30 000 o 80 000 minatori sudafricani facciano sciopero per dei salari un poco meno miserabili e il grande capitale internazionale - le multinazionali minerarie e le loro casa-madri finanziarie - attacca i salari degli operai dei paesi evoluti dove il minerale (platino, oro, stagno, diamante) è trattato e trasformato per essere venduto sui mercati internazionali. Si può contare che i prezzi saranno alzati a meno che i concorrenti di questo monopolio minerario non ne approfittino per abbassare i loro prezzi e così assorbire il monopolio anglo-sud-africano in difficoltà.

Così va' la guerra di classe tra i capitalisti, congiuntamente a quella che essi conducono contro la classe operaia. Questa guerra economica, che i media "tradizionali” dissimulano, è il fondamento di tutte le altre forme di lotta di classe; questa ne è la forma primordiale e fondamentale, ma questa resistenza è insufficiente e non determinante.

Il Partito Rivoluzionario Operaio deve essere intimamente legato a queste lotte e renderne conto in tutta la classe - spiegando tuttavia che di tali battaglie sul fronte economico, per quanto necessarie non cesseranno mai - e dovranno sempre essere riprese finché la classe non avrà preso il controllo dell'apparato di Stato, per nazionalizzare senza compensazione tutti i mezzi di produzione, di scambi e di comunicazione per costruire un

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nuovo metodo di produzione e nuovi rapporti sociali di produzione socialista.

Che la guerra di classe nell'istanza economica si inasprisca in Francia o in Quebec, nel campo dei lavoratori di alluminio per esempio, e le multinazionali dell'alluminio organizzeranno la delocalizzazione della produzione della Francia (St-Jean de Maurienne)59 o del Québec (Saguenay, Alma, Shawinigan)60 per trasferire la loro produzione verso la Cina, l'India o la Russia dove apriranno nuove unità per sfruttare operai meno pagati, meno organizzati, più repressi e più facili da sfruttare; per un certo tempo solamente, finché questi ultimi arraffano anch’essi i loro cartelli e le loro banderuole, si organizzano e richiedono migliori stipendi per la vendita della loro forza lavoro di miseria.

Crisi e misure di austerità

Crisi economica sistemica La crisi economica è il sintomo più apparente della disfunzione profonda dell'insieme del metodo di produzione e di scambio imperialista moderno. Il sistema economico capitalista non riesce più a risolvere le sue contraddizioni interne e ad assicurare la valorizzazione del capitale, l'accumulo dei profitti, e la sua riproduzione allargata. Ogni componente del sistema è deficitario nel suo funzionamento interno e nelle sue interrelazioni con le altre componenti economiche (moneta, credito, borsa, banca, industria, energia, commercio, trasporto, manodopera, ricerca, consumo, comunicazione, ecc.). Inoltre, questa crisi economica porta poco a poco nei guai tutto l'edificio caotico del sistema politico democratico borghese e colpisce profondamente la morale, l’etica e l’ideologia borghese. Ecco perché noi diciamo che la crisi economica è sitemica 61.

Crisi economica mondiale

Le economie nazionali indipendenti non esistono più sulla terra da nessuna parte. Nessuna economia nazionale, nessun paese è oggi economicamente indipendente o staccati dal sistema globale e mondiale dell'economia imperialistica moderna. Questo include gli Stati Uniti di America, la superpotenza declinante, così come la Cina imperialistica, la superpotenza ascendente. Questo postulato implica che nessuna soluzione locale, regionale o nazionale è considerabile per mettere fine a questa crisi sistemica. Se soluzioni ci fossero queste potrebbero essere solo mondiali. È la ragione per la quale diciamo che la crisi economica è sistemica e mondiale.

Crisi economica globale Tutte le sfere e tutti i settori dell'economia, compresa l'agricoltura iper-meccanizzata, l'industria robotizzata, l'energia idroelettrica, nucleare, fossile e rinnovabile, l'industria mineraria, i luoghi di pesca, il settore forestale, il turismo, la costruzione, i trasporti, le telecomunicazioni, l’alimentazione, il tessile e il vestito, l'alloggio, il commercio all’ingrosso e di dettaglio, le banche e i fiduciari, i fondi pensione, il credito, le monete nazionali, la borsa, il consumo in generale e la governance municipale, provinciale, nazionale e multinazionale subiscono tutti globalmente la crisi economica sistemica. Ecco perché diciamo che la crisi economica è sistemica, mondiale e globale.

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Crisi e sviluppo disuguale

Lo sviluppo storicamente differenziato dell'economia politica imperialistica moderna partendo dal metodo commerciale al metodo industriale, poi al metodo finanziario; unito alla ripartizione disuguale delle risorse naturali, delle energie fossili, della mano d’opera qualificata e non qualificata, dei mezzi di produzione e di conseguenza della potenza militare, hanno portato a una nuova divisione internazionale del lavoro, da cui è sorto uno sviluppo economico disuguale, da un paese ad un altro e da una regione ad un'altra sul globo - tutti questi paesi essendo connessi gli uni con gli altri, tuttavia essi sono tutti interdipendenti - ogni paese avendo un ruolo specifico da giocare nell’ambito dello sviluppo imperialistico anarchico. Ora, la crisi economica si avvia nei paesi del Sud-est asiatico, talora è in Giappone, talora è la borsa di New York che si infiamma e talora è l'euro che si strangola, ma in seguito tutte le altre economie sono trascinate nella recessione. È la ragione per la quale diciamo che la crisi economica sistemica mondiale e globale è la conseguenza dello sviluppo internazionale disuguale, composto, e a balzi.

Crisi economica anarchica

Il sistema economico e sociale – il metodo di produzione in definitiva – nel quale il Québec, il Canada, la Francia, gli Stati Uniti e gli altri paesi del mondo si evolvono e sopravvivono – bene o male - è anarchico e non pianificato. E’ il prodotto della “libera impresa”, del “libero mercato” e della concorrenza selvaggia tra monopoli che si appropriano di tutti i mezzi di produzione e di scambi e tutte le risorse per il loro beneficio esclusivo. Il sistema economico imperialista anarchico è il prodotto dell'accumulo sfrenato di profitti mirabolanti, accaparrati da un piccolo strato di capitalisti monopolisti (la concentrazione genera una più forte concentrazione come per induzione). Esso porta la concentrazione del patrimonio mondiale nelle mani di una cricca di ricchi narcisisti di cui, sembra, circa un centinaio di multimiliardari deterrebbero la metà delle ricchezze mondiali 62. Mentre dall’altra parte dello specchio due miliardi di uomini sopravvivono con meno di 2 dollari al giorno (730 $ all’anno) il che chiaramente non costituisce un mercato redditizio per lo smaltimento delle merci sovrabbondanti. Queste sono le ragioni per le quali noi diciamo che la crisi economica sistemica è discorsiva, ricorrente e anarchica e non può essere regolata all’interno del sistema economico imperialista.

Crisi economica e austerità

Le politiche di austerità messe in campo dai differenti governi, amministrazioni municipali, governi provinciali, parlamenti nazionali, e organismi multinazionali, che mirano tutti a preservare i profitti delle imprese private, che siano piccole, medie o grandi, e a salvaguardare i dividendi degli oligopoli, i benefici degli squali della finanza, i redditi delle banche e dei miliardari privati. Il modo con cui i governi tentano di salvare le imprese private dal fallimento e dall'erosione dei loro profitti, consiste nel trasferire il fardello della crisi economica sulla schiena dei dipendenti, dei lavoratori, dei disoccupati e delle loro famiglie, dei poveri e anche dell'aristocrazia operaia e della piccola borghesia che vedono

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le loro tasse e le loro imposte, le loro pigioni, e i loro prestiti aumentare più rapidamente dei loro redditi. È la ragione per la quale diciamo che le politiche di austerità non sono le cause, ma le conseguenze della crisi economica sistemica mondiale e globale dell'imperialismo moderno.

Lavoratori dipendenti pesantemente tassati

Noi osserviamo i rialzi di tasse come quella del TVQ ( tassa sul valore aggiunto nel Québec che è passato al 9,5% nel 2012) e i sovraccarichi di imposta prelevata direttamente sui salari di tutti i dipendenti che formano il 90% dei lavoratori attivi. Osserviamo gli aumenti degli oneri sociali uniti ai rialzi di tariffazione dei beni e dei servizi prodotti e distribuiti dallo Stato. Il costo dei servizi pubblici e le tasse al consumo sono prelevati direttamente all'acquisto, mentre le tasse municipali e scolastiche sono calcolate sul valore della proprietà fondiaria (che il 66% di famiglie affittuarie di Montreal pagano sotto forma di rialzo di affitti), il che lascia ai dipendenti poca capacità di frodare il fisco. Ciascuno è in diritto di chiedersi quale sono le vere mire dello Stato di polizia quando lancia delle campagne isteriche a proposito della frode fiscale generalizzata da parte dei lavoratori dipendenti. Durante questo tempo, i salari stagnano o regrediscono provocando il depauperamento dell'aristocrazia operaia, della piccola borghesia e di tutti i lavoratori dipendenti. Queste sono le ragioni per le quali noi diciamo che bisogna rigettare questi propositi menzogneri da parte dello Stato di polizia, dei media complici e combattere gli aumenti di affitti, di tasse, di imposte e delle tariffe dei servizi pubblici.

I ricchi nascondono il loro denaro al fisco

Niente si è fatto per impedire l'evasione fiscale dei miliardari e delle imprese multinazionali apolidi che nascondono quindicimila miliardi di dollari nei rifugi fiscali "offshore". Quasi la metà di tutte le transazioni finanziarie internazionali transitano da questi paradisi illegittimi per miliardari indifferenti e golosi. Tutte le organizzazioni internazionali tollerano e incoraggiano segretamente queste pratiche, mentre si lamentano pubblicamente in maniera ipocrita. Da parecchi anni, i santoni degli Stati capitalisti criticano l'evasione fiscale attraverso i "paradisi fiscali", queste entità di nessun diritto internazionale che minano le fiscalità nazionali. Tuttavia, un numero di questi paesi infimi mantengono sul loro territorio tali paradisi fiscali fraudolenti 63. Questa combinazione di "nascondigli fiscali illeciti" dissimula altre esenzioni e scappatoie fiscali legali ma immorali, secondo le norme e i valori operai, per lo meno.

Le fiscalità differenziate delle imprese, delle banche e delle compagnie di finanziamento e i loro derivati negligenti sono legati intimamente al processo di internazionalizzazione dell'attività economica generale. In un contesto economico fortemente " liberalizzato", in seguito agli accordi economici e commerciali globali – NAFTA e Unione europea, Accordi Asia-Pacifico, accordi pilotati dall'OMC 64 - in una congiuntura dove le tecnologie dell’informazione permettono delle comunicazioni in tempo reale, dove la produttività del lavoro operaio è in aumento nei paesi emergenti (maggiormente rispetto ai paesi sviluppati), dove il trasporto delle merci è sempre meno costoso, non è stato mai anche

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facile disperdere le differenti fabbriche del processo di produzione-assemblaggio e le differenti componenti di un'impresa redditizia e di operarli a distanza, spostando i redditi e le spese secondo le convenienze. L'"ottimizzazione fiscale" (pagare meno tasse e minimi canoni) non è la causa, ma il risultato normale di questo fenomeno che porta la conversione delle rendite e dei dividendi in valute straniere che generano l'evasione fiscale generale e il reato delle frontiere nazionali (quando ne resta), ponendo gli operai del Canada in competizione con gli operai cinesi, indiani e indonesiani per il più grande vantaggio dei raccoglitori di profitti 65. Non sono gli operai e i piccoli dipendenti che frodano il fisco, come la propaganda governativa e quella dei media al soldo vorrebbero farcelo credere. Sono gli azionisti delle compagnie private, gli alti dirigenti, i "tosatori di buoni sconto", i miliardari, gli speculatori e gli agenti di borsa, i criminali mafiosi con redditi ricchi, i membri dei consigli di amministrazione che accumulano i milioni ($) e i membri dei consigli di direzione pagata in azioni e in "stock option” che ottengono generosi sgravi fiscali e paracaduti dorati, oltre a nascondere il loro denaro nei paradisi fiscali con la complicità di tutti gli Stati nazionali e quella delle organizzazioni della governance internazionale (FMI, BM, OCSE, Swift, Libor, NAFTA, CPI, ONU, OMC, ecc.) 66. È totalmente impossibile rovesciare questa tendenza alla frode fiscale dei ricchi e per i ricchi poiché sono questi stessi tiranni che comandano gli Stati di polizia – da adulatori interposti 67. Peggio, se uno Stato borghese si accorgesse di tassare le ricchezze con equità, questi evaderebbero verso cieli nefasti e compassati e mettersi al riparo di un ombrello fiscale compiacente È la ragione per la quale diciamo che la soluzione allo scandalo dell'evasione fiscale sarà mondiale, globale e contro l'economia politica imperialista moderna 68.

Crisi economica e sovrapproduzione

Da quando il sistema di economia politica capitalista è passato dallo stadio capitalista industriale di sviluppo allo stadio monopolista finanziario e dunque alla fase imperialistica moderna "il grande problema della produzione capitalista non è più di trovare produttori e di decuplicare le loro forze produttive, ma di portare alla luce consumatori, di eccitare i loro appetiti e di creare loro dei bisogni artificiali" 69. Quello che i diversi piani di governo strappano ai consumatori - ai lavoratori - ai dipendenti, pagatori di tasse con una mano, lo restituiscono ai banchieri e alle imprese private con l'altra mano, ma quello che fanno le imprese, i negozianti e i commercianti non riescono più a vendere le loro merci e i loro servizi, perché i loro clienti – contribuenti – lavoratori - consumatori non hanno più sufficientemente denaro per acquistare i prodotti che si offre loro a profusione sui mercati di consumo. A questo processo di richiesta del potere di acquisto si aggiunge l'inflazione dei prezzi che defrauda i denari degli impiegati e la disoccupazione che finisce di minare completamente il potere di acquisto dei dipendenti. È la ragione per la quale noi diciamo che la crisi economica sistemica è una crisi di sovrapproduzione in un mondo di privazione.

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Sovvenzioni alle imprese in crisi

Lo Stato cosiddetto democratico e gli Stati che non sono ricoperti di nessuna patina di democrazia elettorale borghese, sono alla mercé dei ricchi e non sono al servizio del pubblico, del cittadino, del contribuente, del pensionato, del paziente, dello studente, dell'elettore, del disoccupato o del lavoratore. Le politiche borghesi sono al servizio di banchieri, miliardari, azionisti delle multinazionali tra zone di confine, di quelli che finanziano le loro elezioni e assicurano loro una buona copertura mediatica. I governi e i parlamenti adottano delle leggi per servire le imprese - per garantire i loro benefici, i loro profitti, le loro rendite e i loro dividendi. Gli sforzi finanziari consentiti sono giganteschi da parte dello Stato dei ricchi - sotto forma di sovvenzioni (nel Québec, si calcolano 2300 programmi di sovvenzioni governative che cumulano 3,3 miliardi $ di aiuti annualmente), ma anche, sotto forma di contributi di congedi per i fondi pensione, sotto forma di scarico di oneri sociali e municipali e di sgravio fiscale di tasse per le categorie private. Nel 2014, nel Québec, una impresa paga un massimo di 26,90% d’imposta sui suoi benefici netti, ossia il 15% al federale e l’11,90% al provinciale 70. Di contro, la tassa d’imposizione di un lavoratore dipendente può salire fino al 55% (provinciale e federale). Ed è la ragione per la quale noi diciamo (senza illusione!) che i governi dovevano tassare i ricchi e le imprese private piuttosto che sovvenzionarle. I governi dei ricchi non lo faranno mai, perché sarebbero licenziati subito e ritornati all’opposizione 71.

Bisogna essere consapevoli che i governi borghesi non possono cambiare niente poiché nel momento in cui uno Stato fa finta di alzare le tasse, i canoni minerari, le "monarchie" petrolifere, forestali, pesca d’altura, o che suggerisce di aumentare le tariffe privilegiate dell’elettricità (0,04 $ il kilowatt), le categorie multinazionali minacciano di chiudere le loro fabbriche canadesi e di trasferirle in un paese con un governo più conciliante. I proletari sono posti davanti all'equivoco di richiedere il rialzo dei canoni, delle tasse e delle imposte di imprese poi di perdere il loro lavoro. Comunque, le recriminazioni della classe operaia non hanno alcun effetto sul segmento di classe degli adulatori solidamente conferito ai loro padroni, i plenipotenziari dell'economia. È la ragione per la quale diciamo che la mondializzazione e la globalizzazione dell'economia imperialista moderna rendono queste minacce efficaci.

Per di più, gli aiuti governativi in capitale di rischio non mirano in nessun modo a compensare la mancanza di liquidità capitalista poiché le imprese private canadesi hanno immagazzinato 600 miliardi di incassi (2013) in previsione di opportunità di affari straordinari 72. Le compagnie monopoliste canadesi traboccano di capitali come le imprese di tutti i grandi paesi imperialistici. Quello che manca non sono i capitali da investire, ma sono i mercati redditizi da conquistare, le opportunità di affari dove investire, e le opportunità di spogliare i dipendenti. Senza mercati solvibili è inutile investire per produrre nuove merci che andranno a ingombrare gli inventari. È la ragione per la quale diciamo che malgrado l'aiuto governativo alle imprese capitaliste monopoliste, la crisi economica sistemica continua il suo crollo inesorabile.

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Speculazione borsistica eccessiva

La crisi economica del 2008, qualche volta chiamata Grande Recessione, è una catastrofe nella quale sono entrati la maggior parte dei paesi industrializzati in seguito al crac borsistico dell'autunno 2008, anch’esso conseguenza della crisi dei "subprimes" del 2007. Nel dicembre 2007, gli Stati Uniti sono stati i primi a entrare in recessione, seguiti da parecchi paesi europei durante l'anno 2008 73. La Francia è entrata in recessione solo nel 2009. Il Canada è scampata per poco, ma non senza conseguenze. Questa crisi economica mondiale è considerata come la peggiore dalla Grande Depressione.

Nell'estate 2007, in America, i mutui ipotecari tossici sono stati l’elemento detonatore della crisi finanziaria che ha determinato la crisi economica del 2008-2010. L'origine è stata sottolineata da un comunicato emesso nell'agosto 2007 da un banchiere francese che indicava che la sua banca sospendeva la quotazione di tre dei suoi fondi a causa dell’ "evaporazione completa delle liquidità" di certi mercati americani. Traducendo questo ukase singolare in linguaggio vernacolare. Questo significava che dall'oggi al domani del denaro, del capitale speculativo era "evaporato" (sic), era sparito, il banchiere non sapeva dove, né come. Questo enigma è maggiore per la comprensione del funzionamento del sistema di economia imperialistica. Ci ritorneremo.

Se non hanno da soli provocato una crisi di una tale ampiezza, i mutui ipotecari ad alto rischio sono stati l'elemento detonatore del movimento che ha scosso tutto il sistema bancario-finanziario in difficoltà:

-il trasferimento di crediti in sofferenza delle banche verso il mercato borsistico, quello che gli agenti di borsa chiamano la cartolarizzazione di questi supposti "attivi" parassiti;

-la creazione di attivi complessi e opachi, del tipo “piramide di Ponzi e truffa borsistica;

-la complicità delle agenzie di Rating che non valutavano i rischi di questi "attivi" tossici;

-l'applicazione di norme contabili dette di "valore equo";

-le carenze sentite dagli organi regolatori da correggere i “difetti” in un contesto dove il sistema bancario-borsistico è stato largamente deregolamentato, globalizzato e mondializzato;

-la manipolazione dei tassi di interesse sui prestiti dai "too big to fail”. (troppo grande per fallire) come il tasso Libor. All'epoca della crisi del 2008, il valore totale degli attivi detti tossici (di cui i subprimes) è stimato a circa 800 miliardi di dollari e le perdite indotte dalle banche si trovano tra 2200 e 3600 miliardi di dollari nel mondo. La capitalizzazione borsistica mondiale è scesa di quasi il 50% nel 2008, passando da 62 747 miliardi di $, fine 2007, a 32 575 miliardi di $, fine 2008, ossia una perdita di 30 000 miliardi di $, o 30 volte più della perdita originale. L'edificio finanziario era crollato come un castello di carte. È ciò che si riprodurrà nel prossimo crac borsistico 74.

"In altre parole il prezzo della diffidenza, dovuta agli anticipi del mercato, comparata al valore reale delle cose. Tanto più che dal lato dell'economia reale (sic), non c'è stata

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distruzione di valore dell'apparato di produzione né dei clienti potenziali delle imprese (citiamo l'esempio delle compagnie aeree di cui il valore borsistico è sceso al di sotto del valore degli attivi che corrispondono agli aerei in loro possesso). Semplicemente, il mercato anticipa per diffidenza e pessimismo perdite future che ammonta al presente, in valore attuale netto, attraverso il corso della borsa.", cavilla l'economista. È la ragione per la quale noi affermiamo che la speculazione borsistica diabolica è incontrollabile 75.

Compagna di strada in disfatta .

Il crac borsistico del 2008 che ha portato alla Grande Recessione , nella quale incidentalmente sguazziamo da tempo, fu il risultato imprescrittibile dell'evoluzione naturale e normale del sistema di economia imperialista moderna. Riassumiamo semplicemente la concatenazione di questo processo obbligato. Semplificando noi diremo che al principio c'era una società avente dei bisogni da colmare e offrendo un mercato:

Il primo movimento di questo dramma shakespeariano sopraggiunge quando un agente economico (i capitalisti), si impossessa della proprietà e così del potere economico, politico e ideologico e propone non dei beni e dei servizi per colmare questi bisogni molteplici e vari, questo agente economico propone delle "merci" al loro valore di produzione, vale a dire dei prodotti usciti dalle sue fabbriche, dalle sue manifatture, dai suoi laboratori di servizio, dai suoi cantieri di costruzione, dai suoi mezzi di trasporti e di comunicazione che appartengono tutti agli azionisti-proprietari dei mezzi di produzione, di scambi e di comunicazione. Questo “agente economico” capitalista privato sviluppa queste funzioni di produzione, di scambi e di comunicazione per l'unica ragione di intascare dei profitti a profusione poi di reinvestirli per avviare un nuovo ciclo economico vantaggioso. La motivazione del proprietario privato dei mezzi di produzione, di scambi e di comunicazione non è di soddisfare i bisogni sociali della popolazione, ma di soddisfare i suoi azionisti.

Il secondo movimento di questo dramma shakespeariano sopraggiunge nel momento in cui in questa corsa alla produzione di merci e di servizi per fare sgorgare il plus-lavoro, fonte del massimo profitto delle mani dell'operaio spogliato, arriva il contrario e più il processo si industrializza, si meccanizza, si automatizza e si robotizza, più il profitto si riduce, più il capitalista esige produttività da parte del lavoratore dipendente, per ottenere più plus-lavoro da spogliare, e meno resta di salari reali ai lavoratori dipendenti per consumare e avviare un nuovo ciclo di produzione-consumo-accumulo. Più la produttività è elevata e più la quantità di merce prodotta in un determinato tempo è grande e meno parte di “mercato” contiene preziosi plus-valore-profitto. Il mercato solvibile restringe nello stesso tempo del lavoro necessario e il salario mentre le capacità di produzione si intensificano e inondano i mercati di consumo di prodotti aventi sempre meno valore commerciale, mentre meno clienti sono in grado di acquistare-consumare-distruggere.

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Merce

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Il concetto di merce è centrale nella teoria marxista. Sotto il metodo di produzione capitalista, un bene o un servizio è trasformato in merce dalla virtù della proprietà privata dei mezzi di produzione, di scambi e di comunicazione. Vale a dire che la merce rinchiude l’essenza dei rapporti di produzione capitalista. I rapporti sociali di produzione capitalista trasformano la natura del prodotto, che è di colmare un bisogno - valore d’uso - in valore di scambio o valore commerciale che costituisce oramai la sua nuova natura in cui la merce può essere trasformata in denaro, e da capitale morto ridivenire capitale vivente, vale a dire denaro per acquistare la merce "forza lavoro" per fargli produrre del plus-lavoro - unica sorgente di plusvalore trasformabile in profitto.

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Dato che il beneficio dei banchieri, dei finanzieri, degli agenti di borsa sono tutti tratti dal plusvalore – dal plus-lavoro spogliato agli operai - e dunque dal capitale finanziario attivo e produttivo, il restringimento dei mercati porta al rallentamento della produzione e del ciclo di riproduzione allargata del capitale, il che provoca automaticamente l'abbassamento dei profitti per tutti gli “agenti” del sistema economico.

Il terzo movimento di questo dramma porta gli agenti di borsa, i mediatori, i banchieri e i finanziatori a immaginare di spargere largamente il credito al consumo per fare consumare ai lavoratori dipendenti impoveriti il loro stipendio anticipato. Essi sperano così di continuare a intascare la loro parte dei profitti che non saranno probabilmente mai prodotti poiché la crisi economica sistemica si approfondisce. Disperati, i banchieri e i finanziatori aggiungono questa “soluzione” del credito illusorio e ostentato per evitare la bancarotta con la creazione di "prodotti" finanziari illegali, fraudolenti e mafiosi che, alla prima fiammata borsistica, si consumano e volano in polvere, ciò che il banchiere francese aveva chiamato questa "l'evaporazione completa delle liquidità", la scomparsa della moneta falsa, del capitale fittizio che in realtà esiste solamente sul palinsesto.

Dal 2008 politici corrotti, banchieri disonesti, economisti ossequiosi, periti ingegnosi e giornalisti complici lacerano le loro camicie sul sagrato delle banche e dei posti finanziari che occupavano i manifestanti indignati, abiurando i loro crimini e giurando che misure di controllo saranno instaurate, che altre saranno rinforzate, che l'egemonia del capitale finanziario è finita e che tante cose cambieranno. Niente è cambiato secondo gli stessi mediatori e nel 2010 la Grecia era travolta (il 45% dei greci vivono oggi sotto la soglia di povertà) e nel 2012 le banche di Cipro crollavano sotto le forche caudine degli Attila della finanza internazionale. La Spagna e il Portogallo sono scossi e il Brasile saccheggiato. È la ragione per la quale noi diciamo che la crisi finanziaria è la compagna di strada dell'imperialismo oligarchico e anarchico76.

Crediti per compensare i mercati

Noi abbiamo precedentemente "discusso" a proposito del credito sfrenato disponibile dovunque per consumare, Dobbiamo approfondire adesso questa truffa montata dai

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"truffaldini". Per compensare la diminuzione delle vendite conseguenti al calo dei redditi reali e del potere di acquisto erosi dei dipendenti, i banchieri e i finanziatori hanno accordato dei mutui ipotecari sui quali hanno speculato; le compagnie private del settore della fabbricazione (automobili, mobili, elettrodomestici, apparecchi elettronici), si sono messi a prestare anch’esse, i commercianti al dettaglio e le grandi superfici hanno aperto il credito al consumo a profusione.

Durante l'anno 2013, il credito al consumo che esclude i le ipoteche e i prestiti studenteschi sono aumentati dal 5 al 8% per mese negli Stati Uniti mentre il PIL ha registrato una stagnazione. I crediti personali ammontavano a 3 087 miliardi di dollari nel 2013 negli Stati Uniti 77. Le proporzioni sono equivalenti nell’Europa occidentale e negli altri paesi d’Occidente.

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L’Occidente imperialista moderno

L’Occidente imperialista moderno è composto dagli Stati Uniti d’America, dal Canada, dall’Aistralia e dalla Nuova Zelanda, dal Giappone, dalla Germania e dall’Austria, dal Regno Unito e dall’Irlanda, dalla Francia, il Belgio, il Lussemburgo, i Paesi Bassi, l’Italia, la Spagna, il Portogallo, la Grecia, la Svizzera, i paesi scandinavi e Israele. Nel 2013, questi 23 paesi (su 203) riunivano 921 milioni di abitanti (il 14% dell'effettivo mondiale); raggruppavano 716 dei 1.455 miliardari sulla Terra; cumulavano 237 delle 300 più grandi corporazioni monopoliste; totalizzando 41645 miliardi di dollari di PIL (il 58% del totale mondiale). Questi 23 paesi hanno effettuato 1 080 miliardi di dollari di spesa militare (il 65% del totale mondiale nel 2010). Il loro reddito annuo medio si trova tra 23 000 $ e 115 000 $ per abitante. Al contrario, circa 2 miliardi di individui vivono sotto la soglia di estrema povertà, ossia meno di 2 $ al giorno 78.

In Canada, il credito al consumo (escludendo le ipoteche) è passato da 438 milioni a 522 milioni di dollari tra il 2009 e il 2013, un rialzo superiore a quello del PIL e all’indice d’inflazione. Questo uso sfrenato di credito - di denaro in realtà - fa solamente approfondire la crisi finanziaria e monetaria e ritardare la scadenza del crac borsistico che eventualmente proietterà le economie nazionali, le economie occidentali e l'economia mondiale in una depressione catastrofica 79.

Tutti questi prestiti sono denaro messo in circolazione prima di essere passato per il ciclo di valorizzazione del capitale per mezzo della produzione di merci o di servizi e il ciclo di riproduzione del capitale da dove i padroni liberano il loro profitto (dividendi, benefici, rendite). Il credito è denaro inflazionistico messo sul mercato dai profitti anticipati non ancora materializzati.

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L'acquisto a credito è il consumo attuale di un salario virtuale che il lavoratore dipendente non potrà probabilmente mai toccare poiché la disoccupazione, la stagnazione dei salari, i rialzi di tasse e di imposte unite all'inflazione verranno a incassarlo. Senza contare che per questi prestiti il lavoratore dipendente ha appena ridotto il suo potere di acquisto del valore degli interessi che dovrà sborsare senza consumare (l'interesse sul prestito è il profitto del banchiere usuraio). Ecco perché i governi si preoccupano tanto del livello di indebitamento delle famiglie che ha raggiunto il 164% nel 2013 in Canada. Sotto differenti forme, i canadesi prendono in prestito 100 miliardi di dollari ogni anno. Complessivamente, le famiglie canadesi devono 1.600 miliardi di dollari mentre i loro beni immobiliari - le loro residenze - sono sopravvalutate dal 30% al 60% dipendente dalle fonti. Per l'errore dei banchieri, le famiglie canadesi vivono spesso nell'indigenza, al di sotto dei loro mezzi e basterà un rialzo dei tassi di interesse perchè la finanza e l'economia crollino e affondino irrimediabilmente. Ecco perché la Banca del Canada e la Riserva federale negli Stati Uniti per il momento non aumentano i loro tassi di interesse di riferimento 80.

L'insieme di questa problematica del debito delle famiglie, unito al debito sovrano degli Stati capitalisti che aggiunge il suo fardello sulla schiena dei lavoratori dipendenti ci porta a dire che una crisi del credito esploderà in seguìto ad un crollo borsistico anticipato o in seguito ad una svalutazione delle monete.

Il credito porta al precipizio

Voi avrete notato che i diversi gradi di governo non possono fare niente contro questo flagello iscritto negli ingranaggi del funzionamento interno dell'economia imperialistica moderna. L'impressione e la diffusione massiccia di denaro (Quantitative Easing) particolarmente dal governo americano (85 miliardi di dollari inflazionistici sono iniettati nell'economia mondiale ogni mese) e l'accesso sfrenato al credito provocano l'inflazione dei prezzi al consumo perché il denaro è lui stesso una merce (è la merce universale, il talismano che deve trasformare tutta una altra merce in denaro). In quanto merce universale, il denaro (sotto forma di monete, carte di credito, ipoteche, azioni, profitti, risparmi bancari) rappresenta quantità di beni e di servizi disponibili sul mercato per facilitarne lo scambio. Secondo la legge dell'offerta e della domanda il punto di equilibrio, ossia, non il valore, ma il prezzo medio di un bene, è fissato dal punto di incontro della curva dell'offerta e della domanda di questo bene. Questa legge fissa non solo il prezzo, ma anche le quantità da produrre di questa merce, ci sarebbe sotto penuria, ci sarebbe al di sotto surplus di inventari. Il mercato capitalista "libero" non sa pianificare in nessun modo e si trova così sempre in reazione all'evoluzione dell'insieme dell'economia, sia nella penuria, sia nelo spreco e nel saccheggio dei surplus.

Ritorniamo al prodotto denaro che, diventando sempre più abbondante, mentre la disponibilità degli altri prodotti rimane relativamente stabile, ne consegue che il valore simbolico del prodotto "denaro" diminuisce e che occorre fare di più per acquistare un bene o un servizio di cui il valore commerciale, contrariamente al prodotto denaro, è fissato dalla quantità del prodotto "forza lavoro" che essa contiene. È la ragione per la

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quale diciamo che le differenti monete speculative - a tassi di cambio fluttuante sul mercato internazionale - saranno svalutate dopo il crac borsistico.

Macchina di propaganda pubblicitaria

Questi differenti processi economico-finanziari determinano la riduzione drastica delle capacità di consumo dei lavoratori dipendenti. Il salario di un lavoratore che è una quantità fissa "non variabile", ogni dollaro guadagnato permette di acquistare sempre meno merci al prezzo inflazionistico del mercato, il che provoca l'accumulo di scorte nei magazzini e di invenduti nei magazzini di cui i capitalisti esigono la distruzione, piuttosto che la distribuzione gratuita o a prezzo bassissimo. Si ribatterà che i saldi sono ovunque abbondanti e importanti sui mercati privati, questo è falso. Le merci smerciate all'epoca di questi saldi rappresentano solamente una piccola parte dei prodotti in surplus e di invenduti. D’altra parte, queste vendite al ribasso (quando il ribasso c'è ma non è sempre il caso) fanno solamente minare i mercati, ipotecando le vendite susseguenti.

È la ragione per la quale l'immenso apparato di pubblicità commerciale, unito al gigantesco apparato di propaganda mediatica (radio –televisione – giornali – internet – pubblicazioni – posta), che si diffonde dovunque, non ha per vocazione di informare il pubblico, ma di fare acquistare e consumare in modo sconsiderato (osservare che le emissioni di televisione, di radio e gli articoli di giornali sono là solo per riempire lo spazio-tempo tra due pubblicità commerciali) e spesso i teleromanzi e le altre "soap opera" teletrasmesse o radiodiffuse mirano solamente a rinforzare il bisogno fittizio di cui vi siete impregnati lo spirito durante la pubblicità. Questa propaganda pubblicitaria è veramente un assalto contro i lavoratori, i lavoratori dipendenti, mirando ai programmi per "avere quantità di cose che fanno desiderare una altra cosa, perché la felicità è avere dei beni pieni i suoi armadi… ah il male che ci può fare”, canta il menestrello.

È interamente inadatto da parte dei piccoli-borghesi che si agitano in favore della "povertà volontaria" di tentare di colpevolizzare gli operai di essere responsabili del consumo eccessivo generato da questi immensi apparati di propaganda pubblicitaria. Quando un nuovo sistema di economia politica sarà costruito per soddisfare i bisogni delle persone che lavorano - senza obbligo di accumulo di profitti capitalisti per assicurare la riproduzione allargata del sistema di economia politica - sarà inutile spingere al consumo eccessivo produttore di plusvalore e di profitti poiché il proseguimento del massimo profitto non sarà più il motore dell'economia. Questo è perché noi diciamo che il solo modo di uscire da questo sistema di consumo ad oltranza è di cambiare le basi dell'economia politica e di rovesciare questa società di consumo in pericolo.

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Delocalizzazione delle imprese

La delocalizzazione è questo processo per la quale imprese monopolistiche che hanno la loro sede nelle metropoli occidentali chiudono le loro fabbriche nel loro paese di origine e

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chiudono le loro succursali impiantate in un paese vassallo, dove i salari hanno aumentato, per dei trasferimenti nei paesi emergenti dove i salari sono meno impressionanti e di cui il pluslavoro (plusvalore) è conseguente. Questo processo può segmentare la catena di produzione industriale e può portare la distribuzione delle fabbriche su parecchi continenti introducendo una nuova divisione internazionale del lavoro. Questo processo è in corso da parecchi anni, da quando il trasferimento di macchine utensile, robot e di tecnologie; unito alla riduzione del costo dei trasporti; associato al rialzo dell’istruzione scolastica della manodopera salariata hanno assicurato l'aumento della produttività in parecchi paesi sottosviluppati

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Crollo della base industriale

L'insieme di questo processo economico, portando il restringimento dei mercati, la riduzione del potere di acquisto dei lavoratori dipendenti, i surplus di inventari da distruggere per mantenere i mercati sussidiari, porta invariabilmente delle chiusure di manifatture, il che aggrava di tanto la disoccupazione alla quale si aggiunge il problema della delocalizzazione delle fabbriche d’Occidente verso i paesi d’Oriente (fenomeno iniziato negli anni 1970) - verso la Cina "comunista", particolarmente.

I governi d’Occidente, che siano di livello provinciale, nazionale o multinazionale non possono fare niente per impedire questi rialzi di produttività che le corporazioni capitaliste monopoliste hanno tanto cercato, questi cali di costi dei trasporti e in conseguenza questi trasferimenti di fabbriche e questi aumenti di profitti che sono il motore dell’economia.

Bisogna ricordarsi sempre che lo scopo del funzionamento dell'economia capitalista monopolista non è di provvedere ai bisogni sociali delle popolazioni concernenenti, ma di assicurare la riproduzione allargata dell'economia (metodo di produzione e di scambi) appoggiandosi sulla valorizzazione del capitale il che necessita la produzione dei profitti. È la ragione per la quale diciamo che la ricollocazione industriale non è la causa della crisi economica sistemica, ma una conseguenza di questa crisi dei profitti indeboliti.

Truccare l'austerità lambiccata

Fate attenzione alle statistiche che gli Stati imperialistici e i loro istituti di ricerca fabbricano e pubblicano a proposito dell'inflazione, del rialzo dei prezzi, degli aumenti dei salari, dei redditi, della disoccupazione, dei deficit di bilancio.e dell’indebitamento delle famiglie. Essendo totalmente incapace di regolare questi problemi economici l'apparato statale aggiusta le statistiche, modifica i parametri e cambia le variabili per il calcolo degli indici e pubblica sistematicamente dati erronei sullo stato dell'economia. Queste statistche lambiccate sono diventati degli strumenti di propaganda per placare o orientare la rabbia dei lavoratori dipendenti In Québec recentemente il ministro delle Finanze ha rinviato di un anno il raggiungimento del deficit zero ( l'equilibrio fiscale tra i redditi e le spese governative). Per conseguire questo ha previsto una crescita del PIL del Québec del 3,5% nel 2016, il che è ridicolo e falso.

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Anche gli economisti borghesi ossequiosi non hanno potuto confermare queste sciocchezze e parecchi hanno criticato aspramente 81. Vi preghiamo di prendere nota che nel 2001 l'Assemblea nazionale del Québec ha adottato un legge prescrittiva che obbliga il governo a raggiungere l'equilibrio di bilancio (deficit zero). Questa legge non è stata mai applicata da quando è stata adottata 82.

Lo stesso vale per una legge adottata al Salone blu (chiamato il Salone della Razza dal defunto primo ministro fascista Maurice Duplessis), che esige la lotta contro la povertà. Da allora, lo Stato di polizia non ha smesso di aggredire i poveri senza mai fare niente contro la povertà. È la ragione per quale noi affermiamo che i bilanci governativi non saranno in pareggio prima di un numero di anni - probabilmente non prima del prossimo crac finanziario anticipato.

Il debito esplode e lo Stato implode

Sforzandosi ha aumentato continuamente i suoi aiuti alle imprese private, per i suoi propri interessi; tentando di ridurre i carichi fiscali delle multinazionali e dunque di indebolire i suoi redditi di fiscalità; raggiungendo il limite dei carichi imponibili ai privati, agli operai, ai lavoratori dipendenti, agli aristocratici operai e ai piccoli borghesi super-tassati, lo Stato dei ricchi si è affrettato di prendere in prestito e di indebitarsi sul mercato obbligazionista privato. È qui un altro modo per il quale lo Stato trasferisce il denaro pubblico ai capitalisti privati. I banchieri e i finanziatori comandano la manovra a monte e raccolgono a valle il gruzzolo. Essi raccomandano i prestiti governativi, prestano ad alti tassi, abbassano la quota di credito degli Stati e manipolano, fraudolentemente, i tassi di interesse sui prestiti, poi prestano e intascano i rimborsi gravati di forti interessi. Il debito sovrano di quasi tutti gli Stati industrializzati (ma anche dei paesi sottosviluppati) è esorbitante, non smette di aumentare e non potrà mai essere rimborsato… questo è sicuro.

Gli Stati capitalisti vivono a credito. Finito lo Stato assistenziale e la sua manna abbondante - le briciole sacrificate agli aristocratici operai e il paté per i piccoli borghesi complici. Gli Stati in fallimento emettono della moneta di paccottiglia, riducono le spese pubbliche ed eliminano i servizi, questo è ciò che chiamano l’austerità. Essi aumentano i loro prelievi sulla massa del capitale per tassazione indiretta e spingono al fallimento statale come in Grecia, nel Portogallo, a Cipro, in Spagna e presto in numerosi altri paesi.

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Lo Stato assistenziale

Dopo avere servito allo sviluppo dell'economia capitalista in ciascuno dei paesi imperialisti d’Occidente lo Stato assistenziale è sopravvissuto per un tempo alla concorrenza imperialista tra il blocco atlantico e il blocco sociale imperialista sovietico, poi tra la NATO e il BRICS. Lo Stato assistenziale ieri ancora "generoso” dei suoi oboli per gli assistiti sociali, i disoccupati, le ONG, gli impiegati governativi, gli aristocratici operai riconoscenti e i piccoli-borghesi cortesi si vedono assegnare oggi il ruolo di canalizzare la più grande

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parte dei redditi dello Stato direttamente verso le tasche dei miliardari del capitale monopolista per bloccare l'abbassamento tendenziale del tasso di profitto, prestazione tuttavia impossibile da realizzare. Lo Stato assistenziale è oggi sacrificato, i suoi programmi sociali, ciò che i riformisti chiamano loro "esperienze sociali", sono liquidati per liberare dei crediti per l'impresa privata e pagare i redditieri

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Durante questo tempo, un modello dell'economia capitalista spiega ai burocrati del governo pechista che il Québec può fare meglio e indebitarsi maggiormente nei confronti dei banchieri e dei plebei. L'ex-primo ministro ed ex-economista Jacques Parizeau spiega che per far sembrare ancora più snello il debito sovrano del Québec basta cambiare sistema contabile, e al posto di pubblicare il debito secondo il concetto del "debito grezzo", o ancora secondo il concetto del "debito netto", propone di calcolarlo e di pubblicarlo secondo il concetto della "somma dei deficit cumulati". Se inoltre, il governo evita come fanno gli Stati Uniti di utilizzare la norma contabile severa dell'IFRS (Internazionali Financial Reporting Standards) e adotta la convenzione contabile statunitense - più accomodante - per il calcolo dei redditi, delle spese, dei beni immobili e degli ammortamenti, se riesce – almeno sulla carta - a ridurre il debito pubblico dal 117% a "solamente" il 65% del PIL "nazionale" quebecchese (sic). E ciò, senza avere rimborsato un soldo in più ai creditori 84. Durante questo tempo, il debito pubblico provinciale è stimato sempre a 300 miliardi di dollari, ma la sua "leggerezza" relativa permette di sperare di poter maggiormente ipotecare l'avvenire.Ogni paese attraverso il mondo può utilizzare questo gioco di prestigio contabile per chiedere maggiori prestiti.

Il debito grezzo sovrano canadese ha raggiunto ora la somma astronomica di 1.437 miliardi di dollari (2012). Quello del Québec ha raggiunto i 300 miliardi di dollari ossia il 120% del PIL provinciale (2014). Combinato al debito federale, il debito pubblico si eleva a circa 38,000 $ per quebecchese, a cui si aggiunge il debito personale di ogni individuo. Inutile tergiversare, la maggior parte dei lavoratori dipendenti non riusciranno mai a rimborsare questo debito pubblico e questo debito privato. I ricchi che avrebbero i mezzi di rimborsare il debito dello Stato fuggono e espatriano in altri paesi come fu in Germania intorno al 1930, in Russia intorno al 1989, e come lo è in Grecia, a Cipro, in Spagna e in Francia. È la ragione per la quale noi affermiamo che la moneta canadese crollerà e il governo si libererà dei suoi debiti svalutando il dollaro, deprezzando in proporzione i risparmi, i fondi pensione, le carte commerciali e il valore delle proprietà di tutti i cittadini canadesi. Non sarà diversamente negli Stati Uniti e in tutti i paesi dove imperversa l'imperialismo moderno.

L’austerità non potrà salvarli

Da misure politiche e finanziarie dette "neoliberali" lo Stato dei ricchi imperialisti favorisce lo sviluppo della sua falange nazionalista della grande famiglia dei capitalisti internazionali. Questo Stato non vuole né può essere utilizzato per fermare i capitalisti monopolisti finanziari che lo dirige e lo comanda. Il governo borghese non può mordere la mano che lo

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nutre. Lo Stato assistenziale nazionale borghese dei ricchi nel Canada, in Francia, negli Stati Uniti o in Cina non può favorire i salariati della sua propria nazione senza attirarsi delle misure di ritorsione da parte degli organismi plurinazionali della governance imperialista mondiale. La tappa della lotta di classe detta "nazionale" per scampare il suo Stato assistenziale nazionale è compiuta - è venuto il tempo della lotta di classe internazionale contro lo Stato dei ricchi imperialisti mondializzati e globalizzati

Tutte le misure e le politiche di austerità messe in campo dalle amministrazioni comunali e dai governi dei paesi industrializzati, e anche da quelli dei paesi sottosviluppati, per uscire dalla crisi si sono rivelate inefficaci, inoperanti, o peggio non sono state mai applicate. Peggio, spesso queste misure di austerità hanno contribuito a peggiorare la situazione economica, sociale e politica nazionale. Altre misure suggerite dalla pseudo-sinistra non sono mai state adottate dai governi borghesi ai servizi dei ricchi e per ovvi motivi, là dove sono state applicate si sono rivelate catastrofiche (Argentina, Islanda, Bolivia, Ecuador).

Nessun economista riformista di sinistra come di destra vuole ammetterlo, ma essi non sanno correggere questo sistema di economia politica che va in rovina. Non sanno neanche prevedere quello che accadrà in seguito all'applicazione di questo o quel cataplasma su questa cura, né quello che accadrà se non applicano nessuna misura di austerità. Non possono fare niente se non prolungare l'agonia di questo sistema decrepito.

Per ciascuna delle proposte riformiste di austerità di destra, esiste una contromisura riformista detta di sinistra. Tutte queste misure sono state provate. Tutte sono fallite, perché nessuna si attacca alle sorgenti profonde della crisi economica sistemica, nessuna ha dato i risultati sperati. Oppure i salariati si lasciano abbindolare e la classe operaia aderisce a queste balle riformiste che pretendono di regolare la crisi economica sistemica globale e mondiale da alcuni trucchi di prestigiatore contro gli scrocconi e i prevaricatori, pianificati dai governatori, dei politici imbonitori. Oppure, la classe operaia resiste alle misure di austerità che gli sono imposte e tornano questi belli parlatori piccoli-borghesi, burocrati sindacali e grandi capitalisti monopolisti alle loro birichinate economiche ritrite. Nessuno paese al mondo è al riparo dalla crisi economica sistemica, questo perché affermiamo che non esiste nessuna soluzione nazionale per uscire dalla crisi economica sistemica mondiale salvo uscire dal sistema di economia politica imperialistica.

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Misure di austerità

Tobin Tax sulle transazioni borsistiche e finanziarie.- Legiferare per vietare i paradisi fiscali e bloccare l'evasione fiscale. - Legiferare contro la speculazione borsistica e la malversazione finanziaria. - Aumentare le tasse e le imposte dei privati. - Ridurre le imposte e i canoni delle imprese per asscurare la ripresa. – Aumentare i prezzi.- Congelare i prezzi e i salari. –Ridurre il salario minimo. - Alzare le tariffe per i servizi pubblici. - Aumentare il prezzo dell'energia. - Aumentare le quote per il sussidio di

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disoccupazione e ridurre le prestazioni. - Ridurre la quantita di denaro disponibile sui mercati. - Ridurre il credito al consumo. - Restringere l'accessibilità ai mutui ipotecari. - Aumentare i tassi di di interessi sui prestiti. - Adottare una legge che costringa l’equilibrio di bilancio e fiscale. - Comprimere i regimi di pensione. - Aumentare la produttività dei lavoratori dipendenti. - Alzare le barriere doganali per proteggere il mercato nazionale.

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Di fronte alle misure di austerità

Richiedere vantaggi da misure di austerità di sinistra come di destra e implorare la clemenza dei ricchi affinché applichino le politiche di austerità per uscire del marasma economico. Poi, piagnucolare perché i politici che amministrano il potere statale col permesso dei capitalisti non possono fare altro quello che già fanno, ossia la messa in liquidazione dello Stato e dei salariati impoveriti. Le leggi inespugnabili dell'economia capitalista li sprofondano sempre più nella crisi sistemica mondiale e globale e se i capitalisti monopolisti potessero uscire dalla crisi lo farebbero.

L'alternativa consiste nel condurre ognuno nel suo mezzo di lavoro, nel suo mezzo sociale, nel suo quartiere, nella sua città e nel suo paese, la guerriglia di resistenza di classe contro ogni misura di austerità che colpisce i lavoratori, gli studenti, i disoccupati; contro i rialzi di pigioni e contro le espulsioni delle residenze e degli alloggi; contro il rialzo delle tariffe di elettricità; contro il rialzo delle tariffe dei trasporti urbani o di tutto l’altro servizio pubblico; per l'aumento delle sovvenzioni alla casa popolare; contro l'imborghesimento dei quartieri operai; contro l'arresto del servizio postale e i rialzi di tariffe; per il diritto di affiggere, manifestare, esprimersi; rigettare la propaganda della borghese che tenta di dividerci e di isolarci e condurre l’informazione attraverso i media sociali; rifiutare di giocare i delatori dei frodatori (i miliardari, capitalisti monopolisti sono i frodatori più che essere degli spogliatori,; rifiutare che si aumenta le tariffe degli asili; combattere la carta sciovinista e xenofoba di esclusione anti-lavoratrice; fare sciopero appena il datore di lavoro reca offesa ai nostri diritti e alle nostre libertà, ogni volta che schernisce la convenzione collettiva che egli ha firmato, o che nega di pagare il salario che i lavoratori giudicano ragionevoli; tenere delle linee di picchetto stagno che chiude l'accesso delle fabbriche ai "crumiri" reazionari; sostenere gli scioperi operai; manifestare la nostra unità operaio-salariato e lavoratori immigrati tutto l'anno e il Primo Maggio in particolare; opporsi alla privatizzazione di ogni impresa pubblica, di ogni servizio pubblico ; rifiutare i loro oleodotti petroliferi e di gas, la loro linea di elettricità ad alta tensione e la loro energia nucleare di insicurezza inquinante; opporsi al deterioramento dei servizi pubblici; denunciare l'inquinamento e il saccheggio dell'ambiente naturale e licenziare i politici mafiosi e i poliziotti corrotti.

Non ci appartiene per niente a noi proletari, lavoratori, disoccupati, pensionati, studenti, artigiani, assistiti sociali e poveri di trovare delle soluzioni alla disfunzione del sistema economico-politica decadente, sistema sul quale noi non abbiamo nessuna presa e che non potremo fare funzionare mai, diversamente che nel modo programmato – vale a dire per valorizzare il capitale - accumulare il massimo di dividendi e di rendite a favore dei ricchi e assicurare così la riproduzione allargata del capitale privato monopolista che ci proietta nella tormenta. Dobbiamo costruire un nuovo metodo di produzione - un metodo di produzione pianificato fatto dalla donna e l'uomo operaio a beneficio dell'uomo e della donna salariata.

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------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ Accumulo e concentrazione della ricchezza

Il 10% dei più ricchi del pianeta detengono l’ 86% delle ricchezze mondiali. L’1% dei più fortunati concentrano il 46% del patrimonio globale. C'è infatti concentrazione della ricchezza in un piccolo numero di mani monopolistiche 86. In Francia per esempio si osserva un forte grado di concentrazione e di accumulo monopolistico del capitale produttivo: "mille imprese con più dei mille salariati (3,4 milioni di lavoratori) producono circa il 50% del PIL ; mentre in basso della scala industriale, un milione di imprese con meno di dieci salariati (ugualmente 3,4 milioni di lavoratori) hanno un'esistenza precaria”»87. Le proporzioni sono le stesse negli Stati Uniti e in Canada

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La finalità del metodo di produzione imperialista

Può sembrare superfluo polemizzare a proposito della finalità del sistema di economia politica capitalista. Tuttavia, questa questione è al cuore della contraddizione fondamentale che, come un cancro, corrode il metodo di produzione imperialistico moderno.

Sulla base di una lettura superficiale dei classici un clan di esegeti sostiene che la finalità del capitalismo, ivi compreso al suo stadio imperialistico, è di tesaurizzare e accumulare il più capitale possibile. In altri termini, ciò che farebbe salivare i miliardari questo sarebbe l'accumulo tra le loro mani della più grande fortuna immaginabile. Secondo questi corifei, l'applicazione di questa legge porterebbe l'accumulo e la concentrazione dei capitali tra le mani di alcuni privilegiati, privati e imprese private privilegiate. Sembrerebbe che il dibattito sia chiuso e che il nodo gordiano sia troncato. La finalità del processo di sviluppo economico imperialistico sarebbe proprio l'accumulo. Di conseguenza, la contraddizione dialettica fondamentale del sistema capitalista dovrebbe vedere affrontarsi le forze di accumulo che si oppongono alle forze che impediscono l'accumulo del capitale e delle ricchezze. Questa contraddizione principale porterebbe la successione delle crisi economiche sistemiche che si conosce da sempre e, eventualmente, il crollo del metodo di produzione imperialistico incapace di accumulare e di concentrare più capitale.

I fatti economici, finanziari e bancari contraddicono tuttavia questo postulato. Se la finalità del sistema imperialistico è di accumulare e, se l'accumulo e la concentrazione non si indeboliscono, non dovremmo subire allora nessuna crisi economica sistemica dell'imperialismo moderno. Certo, potremmo osservare molto sconforto sociale, moltissimo astio e collera operaia, l'incremento della povertà, ma non dovremmo osservare nessuna crisi economica di un sistema imperialistico che prosegue in avanti la sua marcia spinta dalla sua venalità per accumulare.

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Tuttavia, nel momento in cui l'accumulo e la concentrazione del capitale sono più fenomenali della storia mondiale, mai la crisi del sistema è stata così profonda e grave, al punto di minacciare di trascinare l'insieme dell’impalcatura - borsista, banchiere, finanziatore, traballante insicuro e decadente. Un numero di economisti, presentano l'ipotesi che il sistema imperialistico di accumulo distruggerà prossimamente grandi quantità di risorse e di mezzi di produzione: "Affinché il capitale possa rialzare il suo tasso di profitto medio e possa riprendere il suo processo di valorizzazione e di accumulo, due condizioni complementari devono essere riunite al di là del mantenimento a galla del sistema finanziario: prima condizione, distruggere una grande massa di capitali, non solo sotto le loro forme finanziarie, ma anche sotto le loro forme realizzate per ridurne "l'eccedente" e anche per poter ricostruire un sistema di produzione che permetta - seconda condizione - di aumentare il tasso di sfruttamento (pl/Cv), mentre ridurre la composizione organica del capitale, oggi, non è che una possibilità secondaria.”88.

In un secolo (1914 -2014), non meno di due guerre mondiali (1914-1918, 1939 -1945), e alcune guerre multinazionali (1950-1953, 1954-1975, 1991-2001 e 2003 -2011), in più decine di guerre locali hanno causato immense distruzioni di risorse, di forze produttive e di mezzi di produzione, di distruzione di capitali in definitiva 89.

Ciascuna di queste catastrofi (per gli operai sacrificati e i popoli immolati) ha rilanciato il processo di valorizzazione e di accumulo e stimolato il processo di riproduzione allargata del capitale riducendo temporaneamente la sua composizione organica (Cc/Cv) e invertendo sporadicamente la tendenza all'abbassamento del tasso di profitto, due vettori che impacciano la riproduzione allargata del capitale. la tendenza all'abbassamento del tasso di profitto, due vettori che ostacolano la riproduzione allargata del capitale.

La classe capitalista monopolista è incitata ad avventurarsi in un nuovo olocausto operaio per distruggere una grande parte delle risorse immagazinate, dei mezzi di produzione immagazzinati, delle forze produttivie inutilizzate, altrettanto di capitale accumulato, ma paralizzato (non produttivo), per assicurare la ripresa del processo di riproduzione allargata del capitale drogando temporaneamente i tassi di profitti. Che lo vogliano o no gli imperialisti dovranno saccheggiare una grande parte dell'umanità se desiderano rimettere in marcia il loro metodo di produzione moribondo.

Un gran numero di riformisti pensano, sull'esempio dei loro predecessori utopisti e così come la signora Christine Lagarde del FMI che il sistema sociale ed economico capitalista è un eccellente regime economico, ma sofferente di un grande tormento, che è perfettamente possibile correggere, dicono loro. La soluzione, per rilanciare l'imperialismo in crisi, sarebbe "Più giustizia distributiva per più crescita" farfugliano tutti in coro: "il Fondo monetario internazionale (FMI) continuerà a fare pressione in favore di beni e di servizi pubblici di qualità, la priorità che è la protezione e l'aumento delle spese sociali che mirano a ridurre la povertà e l'esclusione, ha assicurato Christine Lagarde” 90.

Secondo questi plutocrati, spetta allo stato democratico borghese, presumibilmente posizionato oltre la mischia della lotta di classe, assicurare una migliore distribuzione dei frutti dell'accumulo capitalista. Secondo questi sacrestani capitalisti, il Robin dei boschi dei tempi moderni deve rubacchiare alcuni denari ai finanziatori per darne ai diseredati e

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distribuirne di più agli astiosi piccoli-borghesi e allora vivremo tutti al Nirvana. Meno accumulo e più equità ecco la panacea. Evidentemente, se questa "soluzione" funzionava ciò si saprebbe.

Questo postulato utopista deriva logicamente dal precetto precedente che la finalità del sistema capitalista sarebbe l'accumulo concentrazione dei capitali piuttosto che il loro reinvestimento per un nuovo ciclo di riproduzione allargata. Tuttavia, se c'è attualmente crisi sistemica dell'imperialismo questo non è dovuto ad una deficienza del processo di accumulo (che sta molto bene), ma alle contigenze della riproduzione allargata del capitale. Il capitale non sa più generare plusvalore in quantità sufficiente, ecco la sorgente della crisi economica endemica e sistemica.

La crisi economica sistemica non è dovuta agli eccessi finanziari di una politica "neo-liberale", bensì ad un abbassamento tendenziale del tasso di profitto provocato dalla composizione organica del capitale sempre più sfavorevole che provoca un fenomeno di sovraccumulo di provviste e di merci e il sottoconsumo di queste merci stoccate; aggravata da una iper-profusione di capitale finanziario inutilizzato, ossia senza valore commerciale, del capitale morto, dei soldi falsi. A partire dal 2008, al di là del salvataggio del sistema finanziario che gli Stati erano nell'obbligo di intraprendere urgentemente bisogna esaminare come i capitalisti e i loro funzionari statali hanno operato a raddrizzare il tasso di profitto nella situazione concreta dell'imperialismo obsoleto.

"Con la crisi, le leggi del mercato agiscono ciecamente. Il capitale costante è deprezzato. Imprese in difficoltà possono essere ricomprate a basso prezzo. I prezzi delle materie prime crollano. I salari sono ridotti al minimo sotto la pressione di una disoccupazione massiccia. Ci sono dei fattori favorevoli ad una correzione del tasso di profitto. Tuttavia, essi sono limitati, perché, nello stesso momento in cui questi fenomeni si verificano, la composizione organica (Cc/Cv) resta elevata poiché l'importanza del capitale fisso resta preponderante, che il consumo diminuisce nello stesso momento della quantità di lavoro vivente utilizzata. Una forte distruzione di capitali segnata da debiti non rimborsati, da fallimenti, da chiusure di fabbriche è evidentemente molto più efficace per rialzare il tasso di profitto” 91. Quale è l'interesse di riaffermare la finalità del metodo di produzione imperialistico moderno? Per il Partito Rivoluzionario Operaio (PRO) questa legge inevitabile dell'economia imperialistica è cruciale, perché indica che non sono tanto le statistiche a proposito dell'accumulo e della concentrazione del capitale tra alcuni mani ricchissime che dobbiamo osservare ed analizzare con cura per comprendere lo stallo e il crollo imminente del metodo di produzione imperialistico declinante, bensì gli indizi che portano al rallentamento e l'affanno del processo di riproduzione allargata del plusvalore e dei profitti, e le difficoltà che ciò provoca non nell'accumulo, ma nel reinvestimento produttivo del capitale.

Le azioni politiche e di resistenza economico dei Sostenitori del PRO non devono condurre gli operai a piagnucolare per ottenere una ridistribuzione "equa" del denaro, del capitale e dei profitti a vantaggio dei poveri, ma orientarsi verso la paralisi dell'apparato produttivo. Meno plusvalore e meno profitti significano meno capitale produttivo da reinserire nel processo di riproduzione allargata e in definitiva il fallimento inevitabile e il crollo ineluttabile del sistema imperialistico nel suo insieme. I comunisti non sono invidiosi della ricchezza dei miliardari. I comunisti comprendono semplicemente che il metodo di produzione e il sistema sociale imperialistico che perpetuano questa iniquità a smettere di

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evolversi e si spegne rabbiosamente nella guerra e i tormenti. È tempo che lo conduciamo alla sua sepoltura.

In sintesi, il metodo di produzione imperialistico moderno non può continuare a svilupparsi secondo questi assiomi, questi postulati e queste leggi inerenti di funzionamento. È futile tentare di rianimarlo o di riformarlo. Questo sistema si è imbarcato da parecchi anni in una spirale catastrofica e nessuno ne può scampare. Verrà un tempo dove bisognerà dargli il colpo di grazia e finire la bestia immonda, ciò che costituisce la missione del proletariato.

Capitolo cinque. Lotta di classe nell’istanza politica

Stati e nazioni imperialisti

L'imperialismo moderno non si riduce soprattutto alla politica egemonica di una superpotenza o di un altra. L'imperialismo moderno è il metodo di produzione capitalista spinto al suo estremo limite. Oggigiorno, ogni paese sulla terra è sottomesso al metodo di produzione ed ai rapporti di produzione imperialistici moderni. Ogni apparato di Stato gestisce e controlla un paese retto e integrato al sistema di economia politica imperialistica; sia che questo Stato è dominante, economicamente sviluppato; sia che questo Stato è dominato e assoggettato, ma è sempre integrato ad un'alleanza imperialistica o ad un'altra e all'insieme delle interrelazioni connesse inestricabili che danno ad ogni Stato il suo ruolo e la sua funzione nella divisione internazionale del lavoro imperialistico globale e mondiale.

Lo Stato imperialistico riunisce lo Stato Maggiore della classe dominante nazionale assoggettata all'autorità del frammento di classe borghese che dirige in definitiva l'insieme della società. Nella società imperialistica, i capitalisti monopolisti finanziari sono egemonici e dirigono ciascuna delle frazioni della classe al potere. Lo Stato imperialistico moderno è disposto a giocare la carta democratica parlamentare purché questo gioco elettorale di sedia musicale non rimetta mai in causa il funzionamento economico, politica e ideologico della società imperialista.

Nell'eventualità in cui una formazione politica rimetterebbe in causa un qualsiasi principio fondatore della società capitalista, l'apparato permanente di Stato - questo apparato di alti funzionari e di ufficiali che mettono le radici al loro posto mentre gli effimeri politici passano e muoiono - avrà subito fatto riportare l'ordine, vale a dire scostare i guastafeste dagli arcani del potere e di ristabilire la "giustizia dei ricchi" e la legalità imperialista. Ogni operaio militante lo comprende consapevolmente ed è la ragione per la quale lascia ragliare gli incensatori piccolo- borghesi esibendo le loro futili schede elettorali ridicole.

Una legge fondamentale del metodo di produzione e dei rapporti di produzione imperialistici - una legge non scritta e non votata da nessuna assemblea - ma che trascende tutte le carte dei diritti e libertà cittadine e tutte le regole giuridiche - stipola che: il potere economico dei capitalisti e il potere politico della borghesia non sono minacciati né aboliti in mancanza di ciò saranno ristabiliti e imposti con tutto il peso della legge dalla giunta militare. Va inteso che l'esercito è al servizio dei ricchi come in Egitto, in Tunisia, in Turchia, in Siria e negli Stati Uniti!

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Qualunque sia la grandezza del paese o la potenza economica di un Stato borghese, dal momento che questo Stato e la sua classe dominante sottomettono gli operai al lavoro salariale e all'appropriazione privata del plusvalore e dei mezzi di produzione e di scambi, questo Stato capitalista si integra totalmente al sistema imperialistico mondiale, in seno ad una delle alleanze internazionali, per giocare un ruolo specifico nel processo di produzione semplice e di riproduzione allargata secondo la divisione internazionale del lavoro in vigore.

Da questo punto di vista, la Svizzera il Lussemburgo, Singapore, Haiti e il Canada sono degli esempi probanti di questa integrazione imperialistica sistemica. Sono dei paesi imperialistici allo stesso titolo che gli Stati Uniti, la Francia o la Cina, ma che mostra una potenza spesso modesta. Il termine imperialismo non significa "potenza politica di aggressione militare" come pretendeva Kautsky ma integrazione all'economia politica sistemica, globalizzata e mondializzata.

Terza via dei "non allineati"

Secondo la teoria revisionista dei tre mondi, prolungamento della teoria revisionista kruscioviana della coesistenza pacifica, appendice della teoria revisionista Kautskista dell’iper-imperialismo, una serie di paesi vivrebbe sotto un terzo sistema di economia politica. Questi paesi non sarebbero né socialisti, né capitalisti-imperialisti, ma piuttosto dei paesi "non allineati" che vivono in una economia politica "non allineata" terzo-mondista (sic). I maoisti pretendono anche che questi paesi rappresenterebbero la campagna mondiale che circonda i centri urbani mondiali ripartiti nei paesi imperialisti occidentali. Questi sofismi provengono dal pensiero di Mao Tse Toung e dalla teoria di Deng Xiaoping diffusa alla fine degli anni settanta e proclamata di nuovo dall'Assemblea popolare nazionale della Repubblica popolare di Cina riunita in Conferenza consultiva a Pechino il 27 settembre1997 92. È importante ricordare che nel 1955 Zhou Enlai (Cina), Soekarno (Indonesia), Nehru (India), Tito (Iugoslavia), Nasser (Egitto), e il principe Norodom Sihanouk (Cambogia) così come i rappresentanti di 29 paesi si sono riuniti a Bandung, in Indonesia, per promuovere questa terza via, quella dei "non allineati", quella di un "terzo mondo", in un doppio rifiuto del campo socialista e del campo imperialista come se esistesse sulla Terra un terzo sistema di economia politique 93. Notate che questo incontro indonesiano dei "non allineati" è avvenuto dieci anni prima della notte della "Gestapo". Il 30 settembre 1965, un milione di contadini e di operai membri del PKI (Partito comunista indonesiano) furono assassinati dall'esercito indonesiano "non allineato" sotto supervisione della CIA molto allineata 94. Nessuno riesce a descrivere questo nuovo metodo di produzione, questa nuova economia politica che non sarebbe né imperialista, né social-imperialista, né socialista, via d’uscita di paesi detti "non allineati". Quale sarebbe il metodo di produzione e quale sarebbero i rapporti di produzione che prevalgono in questo terzo mondo al quale sognavano i maoisti alcuni anni prima che il neoconservatore Samuel Huntington presenti la sua teoria del conflitto delle civiltà che separano il cielo e la Terra come Giorgio W. Bush e Osama Bin Laden, i crociati da un lato e gli atei da uccidere dall'altro e viceversa. Nel bel mezzo di

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questo arraffare sono previsti i limbi, oasi d mendicanti troppo piccoli o troppo poveri per essere invitati al tavolo dei luoghi comuni, entità indegne del conflitto delle civiltà 95.

Adesso che il social-imperialismo sovietico è crollato, la mistica del non allineamento ha ancora qualche buon anno davanti a lei poiché il XVI Summit dei paesi cosiddetti non allineati ha riunito 120 Stati a Tehran nell’agosto 2012 96. C'era di tutto in questa assemblea variegata tranne i paesi "non allineati". L'Egitto sotto tutela americana interagiva con l'Arabia Saudita sotto monarchia feudale appartenente egualmente al campo americano. La Costa-d'Avorio sotto dominio francese interagiva con la neocolonia camerunense e maliana (che subirà l'occupazione della Francia-Africa, alcuni mesi più tardi), e l'India sedendo davanti al Sud Africa, alcuni giorni prima che gli eserciti di questi due paesi reazionari non massacrino decine di loro operai sotto-pagati 97.

Quale di questi 120 paesi non era o non è più retto dal metodo di produzione e dai rapporti di produzione imperialista? Quale di questi 120 popoli non soffriva sotto dominio imperialistico mondializzato con la complicità compiacente dei suoi dirigenti a loro volta dominanti (localmente), e dominati (nei confronti del loro potere di tutela)? Che cosa resta di questa utopica via degli "non allineati - Nuovo Mondo culturale - teoria dei tre mondi e Scontro di civiltà". Dove sono i paesi che non sono assoggettati ad una potenza imperialista o che non spoglia nessun altro paese capitalista?

Oggigiorno, tutti i paesi del globo sono assoggettati ad un sistema unico di economia politica. Sono sottomessi tutti alle leggi del mercato imperialista che l'economista J.K.Galbraith presenta in questo modo: "L'economia di mercato è descritta volentieri come un'eredità antica. All'occorrenza, è una truffa, o più esattamente un errore comunemente ammesso. Troppe persone apprendono l'economia nei manuali che mantengono ancora i dogmi della produzione concorrenziale dei beni e dei servizi e della capacità di acquistare senza ostacoli. Può esserci, in effetti, che uno o alcuni venditori abbastanza potenti e persuasivi per determinare ciò che le persone acquistano, mangiano e bevono“ 98. In quarant' anni l'orizzonte economico, ideologico e geopolitico si è sfoltito e se il mondo è sempre bipolare, non oppone più il sistema di imperialismo americano al sistema di social-imperialismo sovietico, ma oppone oramai il mondo del lavoro-socializzato, senza potere, ma pieno di speranza, al mondo del capitale finanziario privato, monopolistico, anarchico, caotico, onnipotente, decadente e disperato. Tra i due, una cerchia di tirapiedi che vendono i loro servizi, agli imperialisti francesi, agli imperialisti britannici, agli imperialisti giapponesi, agli imperialisti americani, agli imperialisti russi, agli imperialisti cinesi. Certi "nazionalisti operai" vorrebbero che la classe proletaria sacrifichi la sua vita per "liberare" questi servitori plenipotenziari dal giogo dei loro padroni autoritari.

Non c'è più nessuna tappa intermedia, nessuna democrazia popolare, nessuna lotta di liberazione nazionale borghese, tra qui ed adesso, e la società nuova che chiama i proletari oppressi e alienati ad uscire dall'inferno del capitale, dal giogo di un'alleanza imperialista o di una altra 99.

Maggio 1968, il nuovo contratto sociale

Esaminiamo adesso l'articolazione dei rapporti di forza tra ognuna delle classi sociali nelle tre istanze della lotta di classe attraverso l'esame della crisi sociale studentesca in uno

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Stato-nazione imperialista alla fine degli anni sessanta. Questi avvenimenti sono importanti perché hanno segnato una svolta nell'evoluzione sociale dopo la Seconda Guerra mondiale.

In Francia, nell’Europa occidentale, in Canada, dopo il movimento di Maggio ‘68, una serie di organizzazioni opportuniste fecero la constatazione riformista, che le rivolte studentesche, sopraggiunte nel bel mezzo di un periodo di espansione economica e culturale imperialista, trovavano le loro spiegazioni negli sconvolgimenti della sovrastruttura ideologica e culturale e non nelle trasformazioni dell'infrastruttura economica e lo spiegamento delle contraddizioni dei rapporti di produzione imperialistici moderni. La moltiplicazione dei diplomati universitari concomitanti alla diminuzione dei posti e degli impieghi nella sovrastruttura terziaria ipertrofica provocò questa collera spontanea degli studenti.

Questo è per forzare i viali dell'ascensione sociale piramidale e ottenere la loro "giusta parte" dei benefici dello sfruttamento della classe operaia e della spoliazione delle neo-colonie che gli studenti dei paesi capitalisti avanzati hanno strapazzato i loro antenati durante questo mese confuso di maggio 100.

Un processo economico di adeguamento dell'infrastruttura industriale e della sovrastruttura amministrativa e governativa (terziaria), per la delocalizzazione delle fabbriche degli Stati Uniti in direzione dell'Europa e dell'Asia (Giappone, Corea, Taiwan, Hong Kong, Singapore), così come una riorganizzazione della sovrastruttura di sfruttamento dei paesi neo-colonizzati che regolano temporaneamente questo paradosso e riportando una relativa prosperità corredata con la pace sociale. In questa epoca, certi economisti borghesi valutavano che l'industria americana installata nell’Europa dell'Ovest formava la seconda potenza economica mondiale. I movimenti sociali di Maggio 1968 in Francia, in Europa e in America si conclusero con una "pace" sociale mitigata, risultato di un nuovo patto sociale firmato tra la burocrazia sindacale e i Consigli dei ministri dei Governi occidentali sotto l'occhio complice delle organizzazioni e partiti politici della sinistra plurale e travestita. Questo patto sociale durerà trenta anni (1970 -2000) 101.

Susseguentemente alle crisi economici del 2001 e del 2008 che non finivano più di saccheggiare l'economia, la classe capitalista dei paesi industrializzati ha lacerato questo patto sociale e ha lanciato, in modo concertato, dagli assalti ripetuti contro i lavoratori e i gruppi sociali dei paesi occidentali, pure riorientando i suoi investimenti in direzione dell'Asia emergente e domani in direzione dell'Africa divergente. La classe dei capitalisti monopolisti intensifica e accelera il processo di delocalizzazione delle industrie a forte coefficiente di manodopera – capitale variabile importante (Cv) – a debole valore aggiunto (a causa di una debole meccanizzazione) e dunque a forte plusvalore assoluto. Notiamo tuttavia che questo processo di supersfruttamento della forza lavoro giunge al suo termine e richiede degli sforzi considerevoli per essere redditizi.

Lo stesso per una parte delle fabbriche a forte coefficiente di capitale costante (Cc), industrie innovative, automatizzate e robotizzate che furono delocalizzate verso i paesi emergenti. La classe capitalista monopolista dei paesi ascendenti (Cina, Corea del Sud, India, Taiwan, Indonesia, Iran) approfittò di questo movimento per integrarsi con

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l'imperialismo dominante e, trattandosi della Cina, per ottenere un posto in cima alla gerarchia mondiale 102.

Per rimanere sul campo delle difficoltà oggettive che incontra la borghesia per riprodurre il capitale e, con esso, la società imperialista, bisogna constatare l’esaurimento deile contro tendenze all'abbassamento del tasso di profitto che ha potuto mettere in opera in questi venti ultimi anni 103.

Si conoscono le tre principali misure messe in atto dagli Stati imperialistici e gli imprese monopoliste:

- l'aumento del tasso di sfruttamento della manodopera per la precarizzazione degli impieghi e delle condizioni di impiego;

- la mondializzazione del commercio e della produzione industriale che ha permesso la segmentazione e l'esternalizzazione della produzione, l'espansione degli scambi e del commercio, contribuendo all'abbassamento dei salari;

- l'ipertrofia del credito che ha drogato il commercio, particolarmente sostenendo artificialmente la domanda nei paesi imperialistici declinanti, i principali consumatori del pianeta. La crisi attuale cominciata nel 2008 segna la fine degli effetti "benefici" di questo sistema contro-tendenziale che è stato chiamato neo-liberismo, che non ha niente di liberale. Questa crisi rispondeva allo stallo dei metodi “fordismo-taylorismo” aperti negli anni 1970 maniifestando i limiti incontrati dall'incremento del plusvalore relativo (pl). La borghesia monopolista ha risposto da una intensa offensiva in via di crescita il plusvalore assoluto e per abbassare i salari relativi (inflazione tagliata), e lo stesso, in parecchi paesi, ridurre i salari assoluti. Il doping massiccio dei mercati per il credito sfrenato ha portato solamente una remissione temporanea così come si può constatarlo dall’affanno del sistema finanziario.

In quanto agli effetti "benefici" del globalizzazione-mondializzazione dell'economia imperialista, si esauriscono inesorabilmente. La continuazione degli abbassamenti dei costi di produzione cozza contro i salari già estremamente bassi e con le insurrezioni popolari contro la miseria, contro l'imperialismo, e contro i gravi danni ecologici che la borghesia comincia a tenere in considerazione sporadicamente, almeno nella misura in cui può essere vittima, o peggio, nella misura in cui questi cataclismi hanno un impatto grave sui costi di produzione e dunque sulla valorizzazione del capitale.

Questo quadro scuro non significa per quanto l'imperialismo decadente crollerà qui senza che la classe rivoluzionaria non l'abbatta consapevolmente. Questo mostra solamente che i mezzi messi in opera non bastano a rilanciare la valorizzazione del capitale, da cui l'impegno dei principali Stati imperialisti che mirano a salvare il sistema finanziario a forza di migliaia di miliardi di dollari e a fornire al capitale il plusvalore che lo richiede

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Lo Stato corporativo

Non è casuale che nei paesi sviluppati come la Francia ed il Canada, lo Stato fornisca quasi la metà del reddito molto modesto di un proletario ordinario e maggiormente per un sotto-proletario. A posteriori, nell'insieme delle società imperialiste ci dirigiamo verso la trasformazione dello Stato liberale borghese in Stato imperialista corporativo. Si constata questo processo dall'accelerazione della tendenza dell’assunzione da parte dello Stato del mantenimento e della riproduzione della forza lavoro 104. Lo Stato imperialista assicura una parte crescente del reddito degli operai, attraverso le prestazioni di redditi indiretti e anche dal salario diretto (Lo Stato è spesso il più grande datore di lavoro nazionale), sia defraudando questi redditi il più possibile, sia con la degradazione degli assegni sociali, la riduzione dei servizi di salute e di istruzione,e aumentando le imposte che i poveri stessi pagano. In Francia, l’imposta di base è passata al 12,1% in una ventina di anni mentre il contributo padronale "al finanziamento della protezione sociale è passato dal 44% del totale nel 1981 al 37% nel 2006". Si potrebbe fare la stessa constatazione per tutti i grandi paesi imperialistici del mondo 105.

Si è lontani dal cosiddetto disimpegno dello Stato neoliberale di cui le sinistre di ogni specie ci drizzano le orecchie. È tutto il contrario. Si è visto l'ampiezza dell'impegno dello Stato dei ricchi per quello che riguarda il salvataggio delle banche e delle istituzioni del settore finanziario. Lo si vede adesso nella ristrutturazione dei rapporti di produzione e nella presa in consegna di una parte crescente del reddito operaio e sotto-proletario, vale a dire nel mantenimento e nella riproduzione della forza lavoro.

Esiste una correlazione stretta tra l’intervento aumentato dello Stato nella gestione della flessibilità degli impiegati, del posto di lavoro e del compito e nel fatto che lo Stato imperialista è il rappresentante e l'agente del capitale globale. Oggi, l'interesse di ogni capitalista privato è direttamente dipendente dalle condizioni generali della valorizzazione del capitale, condizioni che sono l’affare dello Stato, il grande finanziatore e il grande coordinatore. Al capitale globalizzato (in seguito all'estinzione della proprietà privata personale, familiare e di clan dei mezzi di produzione), corrisponde la gestione globalizzata dallo Stato degli oligarchi. Il legame è oramai organico tra lo Stato corporativo e la classe capitalista monopolista nei paesi imperialistici dominanti che nei paesi imperialisti dominati.

Il plusvalore è aumentato per l'abbassamento del costo dei salari. Lo Stato finanzia questo abbassamento con l'alleggerimento degli oneri sociali e dei prelievi obbligatori pagati dalle imprese e, d’altra parte, incaricandosi lui stesso di pagare una parte crescente del reddito degli operai, reddito che egli compressa parallelamente favorendo il lavoro precario, diminuendo l'importo degli assegni sociali e aumentando gli oneri sociali per il salariato. Così il mantenimento e la riproduzione della forza lavoro sono sempre più assicurati dallo Stato corporativo, mentre l'uso di questa forza e l'accumulo del profitto restano nelle mani di ogni capitalista privato. Dall’espediente dell'aumento del debito pubblico, delle imposte e delle tasse indirette è finalmente il lavoratore contribuente che sovvenziona l'abbassamento crescente del costo del lavoro salariato di cui beneficiano i capitalisti. Ciò non è solamente un colmo dello sfruttamento e della povertà ma un deficit di bilancio evidente per lo Stato corporativo 106.

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Marx lo faceva notare ne Il Capitale: " Più il lavoro guadagna in risorse e in potenza… più la condizione di esistenza del dipendente, la vendita della sua forza, diventa precaria. È questa legge che stabilisce una correlazione fatale tra l’accumulo del capitale e l'accumulo della miseria…“ 107.

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Lo Stato sotto l'imperialismo moderno

Lo Stato, diceva Lenin, è una macchina destinata a mantenere il dominio di una classe su un altra. Lo Stato capitalista è il consiglio di amministrazione o lo Stato Maggiore della classe dominante - l'alta borghesia finanziaria. Lo Stato borghese mantiene il dominio della classe capitalista sulla classe proletaria e su tutte le altre classi e frazione di classi della società borghese 108. Nelle condizioni della inasprita crisi imperialista, il ruolo dello Stato corporativo e di polizia è essenziale, perché è l’unico che possiede la forza coercitiva per imporre ai proletari e a tutti i dipendenti gli sconvolgimenti che aggraveranno le loro condizioni di vita (di riproduzione della forza lavoro) e le loro condizioni di sfruttamento al lavoro, la posta in gioco è di ottenere un'estorsione di plusvalore supplementare (plusvalore assoluto, relativo o extra) mentre la produttività è stata spinta già al massimo.

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Dallo Stato assistenziale allo Stato di polizia

Sotto il metodo di produzione imperialista moderno, in fase globale e mondiale, lo Stato è a volte qualificato come provvidenziale, imparziale, caritatevole, interventista ed è a volte qualificato come dannato, parziale, sbagliato, meschino, repressivo e non interventista. Lo Stato è a volte stigmatizzato come "dittatoriale" e a volte come "neo-liberale" - comprendere che è presentato allora come favorevole alla deregolamentazione e al non intervento negli affari economici, monetari, borsistici, finanziari dei capitalisti. Lo Stato è anche qualificato come interventista, come puntiglioso nelle sue regolamentazioni e socialista nei suoi interventi nei confronti dei salariati. Pertanto, si tratta sempre dello stesso Stato borghese totalmente controllato dalla classe dominante di cui la governance è affidata la maggior parte del tempo a dei rappresentanti della piccola e media borghesia.

Quando il sistema di economia politica è in crisi sistemica, aumenta il tasso di profitto e di plusvalore diventando un problema che riguarda tanto più ogni capitalista che si tratta di non essere quello che sarà eliminato dalla guerra di classe inter-capitalista, ma piuttosto, è quello che conserverà la migliore capacità di riprodursi. Questo problema riguarda lo Stato borghese, lo Stato Maggiore della classe capitalista.

Gli Stati devono, in effetti, contribuire a riprodurre le società che organizzano e allora in società borghese-imperialista, essi devono tentare di mantenere i capitali produttivi e proficui, e mantenere gli impieghi, unica sorgente di plusvalore e anche sostenere i centri finanziari dove avvantaggiono i profitti delle multinazionali. La crisi acuisce così la concorrenza inter-imperialista portata ad una sommità di carattere pugnace nello stesso momento in cui favorisce una concentrazione aumentata dei capitali monopolisti. La

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concentrazione dei capitali che non sono l'obiettivo, ma il risultante della concorrenza monopolistica inasprita e una delle sue condizioni obbligate.

E per guadagnare questa guerra di classe in favore dei capitalisti - finché non degenera in scontro militare – la priorità è di aumentare il tasso di sfruttamento della classe operaia, di modificare gli antichi rapporti di produzione divenuti obsoleti per adattarli alle nuove condizioni di riproduzione allargata del capitale.

L’estrazione del plusvalore relativo costituisce un metodo di sfruttamento relativamente indolore, perché l'aumento del plusvalore appare come proveniente dal perfezionamento del macchinario dunque da ciò sembra essere il "contributo" del capitale. Inoltre, come questi guadagni di produttività inducono una una produzione più massiccia e abbassano i prezzi delle merci, essi possono permettere, in una fase di crescita economica, di abbandonarne alcune briciole agli operai e di aumentare un po' il loro potere di acquisto riducendo pure il loro tempo di lavoro 109.

Invece l’estrazione del plusvalore assoluto nel quale si impegna il capitalismo monopolista moderno è una forma molto più evidente di sfruttamento. L'aumento dell’estrazione del plusvalore (chiamato aumento di produttività dai datori di lavoro e loro compari), appare in modo netto come proveniente interamente dal contributo del lavoro dipendente. Il tempo di lavoro operaio è allungato, intensificato, flessibilizzato, e, peggio ancora, sempre meno retribuito. Occorrerà dunque una violenza aumentata dello Stato di polizia per imporre la distruzione delle "conquiste sociali", facendo credere che occorre mettere in primo piano il rilancio dell'impiego, il che giustifica l'applicazione delle misure di sfruttamento radicali del proletariato. Queste trasformazioni dei rapporti sociali da molto tempo iniziate sono accentuate nell’ambito della crisi scatenata nel 2008.

A tal fine, lo Stato capitalista dovrà abbandonare i suoi ultimi orpelli democratici e diventare apertamente mercenario, "neo-liberale" e totalitario. Questo processo è già in corso. Lo Stato borghese dovrà ugualmente mettere in gioco la sua egemonia per provare a unire il popolo - che si qualificherà come "nazione che vuole riconquistare il suo patrimonio" – dietro di sé nelle battaglie e le guerre che si moltiplicheranno tra alleanze imperialiste rivali per il dominio e l'accaparramento delle ricchezze mondiali.

Per fare ciò, lo stato si prodigherà a fare apparire la concorrenza tra capitalisti monopolisti come una concorrenza tra i popoli, o tra le "nazioni" sovrane dominate e "nazioni" dominanti, sfruttatrici e oppressive. La nazione e il popolo francese saranno chiamati a resistere alla nazione e al popolo tedesco dominatore e a isolarsi dietro le frontiere della "patria" invasa. La nazione quebecchese sarà invitata a separarsi dal resto del Canada affinché i capitalisti monopolisti quebecchesi firmino direttamente delle intese di libero scambio con gli imperialisti canadesi, europei e americani e accaparrino le risorse petrolifere e del gas.

La "nazione" americana e il popolo americano saranno invitati a chiudere le loro frontiere agli immigrati e ai prodotti stranieri mentre l'industria nazionale è incapace di rilanciare la produzione delle attrezzature industriali pesanti che permettono di produrre le macchine e i robot industriali necessari alla preparazione di merci in serie per colmare i bisogni del mercato. Insomma, i popoli saranno invitati ad immolarsi per la salvezza della loro "patria"

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in pericolo come la borghesia ha proposto loro molte volte nel passato, a ciascuna delle crisi sistemiche del metodo di produzione imperialista.

Queste guerre terroristiche tra capitalisti sono già presentate come missioni civilizzatrici che mirano ad imporre "i diritti dell'uomo" e lei "democrazia" capitalista 110.

Lo Stato progressista è un'utopia venduta dalla sinistra riformistica prostrata per oscurare la coscienza operaia nelle lotte decisive che dovrà condurre durante i prossimi anni. Questo è perché conviene affrontare in maniera prioritaria mostrando dove conducono tutte le politiche che raccomandano di rinforzare lo Stato e l'intervento statale.

Questi richiami all'interventismo statale e questo frignare confrontato con la decadenza dello “Stato assistenziale" hanno avuto e avranno delle molteplicii conseguenze sulla lotta di classe del proletariato. Dapprima rinforzare il totalitarismo statale implica una repressione aperta e brutale contro la classe operaia, gli studenti e gli immigrati e qui la difficoltà per molti lavoratori è di comprendere che si tratta dello Stato borghese, qualunque sia il partito e la fazione che dirige il governo al potere.

I riformisti di ogni stampo, particolarmente i piccoli borghesi della sinistra "progressista", si lagnano a proposito dello Stato spilorcio che non accorda loro nessuno sostegno, sempre meno sovvenzioni, sempre meno sussidi, mentre i programmi sociali passano sotto le forche caudines dello Stato "liberticida" il quale spinge l'oltraggio fino a trasferire questi fondi economizzati direttamente nelle tasche dei miliardari affamati di profitti.

I sinistroidi stupiti gridano come dei maleducati contro lo Stato che li ha traditi. Come no, lo Stato era "assistenziale" quando si trattava di assicurare l'espansione dei mercati e la conquista di nuove zone di sfruttamento della forza lavoro per garantire la riproduzione allargata del capitale. Lo stesso Stato diventa di polizia quando si tratta di reprimere gli operai rivoltosii e i loro alleati (impiegati, pensionati, studenti, immigrati), resistendo per salvaguardare il loro potere di acquisto e le loro condizioni di lavoro sacrificate sull'altare della produttività e del profitto decimato.

Il disimpegno dello Stato dall'attività economica e dall'assistenza pubblica è del tutto mitico. Al contrario, si assiste nella maggior parte dei paesi imperialisti, a seconda dell’approfondimento della crisi sistemica, alla gestione da parte dello Stato corporativo del mantenimento della classe operaia e dei sottoproletariati, senza parlare delle modifiche che intervengono nella sovrastruttura statale, giuridica e mediatica. Tutto ciò contribuisce a edificare un apparato statale corporativo e di polizia. Da cui l'antifona martellata giorno dopo giorno dai loro incensatori: l'unica variabile di adeguamento possibile per le imprese consiste nel ridurre i costi salariali con l'aumento della produttività, il che richiede una soluzione comune e drastica in tutti i paesi imperialisti ricchi e meno ricchi, l'abbassamento globale degli oneri sociali e fiscali delle imprese già fortemente indebolite. Oggi, in molti paesi i salari non rientrano che all'altezza del 60% nella composizione del reddito delle famiglie. Ciò significa che il 40% dei redditi di una famiglia media o povera provengono dallo Stato. Pertanto in assoluto questi trasferimenti verso le famiglie sono costantemente ridotti oltre a subire l'inflazione sui prezzi e la speculazione sulle valute. Tuttavia, le proporzioni sono oggi più importanti rispetto all’epoca dello Stato assistenziale (!).

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Il rafforzamento del ruolo dello Stato corporativo nella crisi produce solo distruzioni e catastrofi non solamente per i proletari, ma per le comunità e i gruppi popolari (impiegati, immigrati, pensionati, studenti, mendicanti). Ma se la crisi si risolve solamente dalle distruzioni, perché non scegliere di distruggere il capitalismo? Si può, e si deve, nessuna riforma né altra soluzione valida è considerabile. Bisogna comprendere quello che spinge il capitale a distruggere così tante risorse e ricchezze, mezzi di produzione, merci che contengono anche le condizioni della distruzione del capitale, dell'abolizione dell'appropriazione privata dei mezzi di produzione. La crisi sistemica rivela quanto queste condizioni sono mature. Spetta ai Sostenitori dal Partito Rivoluzionario Operaio di lavorare a dimostrarlo: ciò che conduce alle peggiori catastrofi nel quadro di un capitalismo "rinnovato", può condurre a creare una società di operai, liberi ed emancipati.

Lotta di classe contro lo Stato corporativo

L’émergenza dello Stato corporativo modifica sistematicamente i rapporti di produzione, modificando la superstruttura statale, giuridica, fiscale, di polizia e mediaticao, tutto ciò tendendo ad amalgamarsi in un solo e stesso apparato totalitario e di polizia. E’ormai contro lo Stato di polizia nel suo insieme che gli operai devono costituirsi come classe in rivolta, e non più, solamente, affrontando localmente questo o quel capitalista privato. L’imperativa trasformazione della lotta della classe operaia dall’istanza economica verso l'istanza politica in nessuna altra parte è più evidente che sotto l'imperialismo mondializzato supervisionato dagli Stati corporativi e di polizia.

Il Partito Rivoluzionario Operaio deve prendere tutta la misura di questa realtà e deve sviluppare le sue politiche di opposizione e di insurrezione tenendo conto di questa dinamica reazionaria. Così, i proletari hanno davanti a loro il capitale meno come datori di lavoro e padroni privati che come un padrone globale con lo stato corporativo e di polizia come pianificatore e organizzatore superiore della classe capitalista monopolista. Lo Stato è sotto botta e sotto il controllo della classe capitalista monopolista finanziaria di cui diventa lo strumento di pianificazione e di organizzazione della repressione e dello sfruttamento. È l'evoluzione stessa del sistema monopolista imperialista di Stato che costringe il proletariato, i suoi alleati e il suo partito a concentrare tutti i loro sforzi contro lo Stato in vista della conquista e della supremazia. E ciò non si farà certamente per l'accumulo di volantini che la borghesia distribuisce agli elettori meritevoli tutti i cinque anni e più frequentemente in periodo di crisi imminente.

Frammenti della borghese piccola e media spazzata via dal grande capitale che li avrà messi in fallimento si avvicineranno per condurre delle scaramucce di resistenza sporadica affinché li ristabilisse nei loro status di parassiti capitalisti. La classe operaia può essere simpatica a queste dispute inter-capitaliste, ma in nessun caso deve infeudare le sue proprie attività -, e la sua guerra di classe anti-imperialista a questi scontri episodici.

Organizzazione di massa e sindacato

Spontaneamente la classe operaia conduce la lotta di classe sul fronte economica, particolarmente la lotta scioperante - perché lo Stato attacca i regimi di pensione; o trasferisce in molteplici modi il peso della crisi economica sulla schiena dei lavoratori; o lascia aumentare i prezzi dei beni di prima necessità; o specula sulle monete. Lo Stato riduce i servizi destinati alla riproduzione della forza lavoro mentre i capitalisti tengono i salari rigorosamente chiusi; mentre il salario minimo è mantenuto ad un livello

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così basso che alcuni operai sono minacciati di morire al lavoro come dei condannati; mentre altri cumulano due o tre impieghi precari, part-time e male pagato per far quadrare i conti.

La classe operaia si è dotata di organizzazioni di massa per dirigere le sue lotte di classe, organizzazioni che il grande capitale si è affrettato di corrompere, di traviare e di reclutare al suo servizio. Un certo numero di sindacati operai sono diventati delle organizzazioni di collusione coi padroni - delle cinghia di trasmissione per tirapiedi incaricati di mantenere la lotta di classe nelle routine accettabili dal capitale. I loro compiti, si riassumono nel trattare il prezzo di vendita della forza lavoro operaio e delle altre categorie di dipendenti e a identificare gli elementi militanti per consegnarli agli sbirri legali (di polizia e armati di mestiere) e illegali (agenzie di mercenari privati, criminali, banditi, di malavita e agenzie di sicurezza) incaricati di reprimere gli operai e i loro alleati.

La classe operaia non ha bisogno di edificare il suo Partito Rivoluzionario Operaio per portare a buon fine le lotte di classe sul fronte economico. La classe operaia conduce questa guerra in modo spontaneo e sviluppa istintivamente la sua coscienza di classe "in sè" - per la difesa del suo potere di acquisto e delle condizioni di riproduzione della sua forza lavoro (pensioni, servizi sociali, istruzione, cure mediche, sport, cultura e tempo libero).

Il Partito Rivoluzionario Operaio è necessario per raggruppare, sistematizzare, radicalizzare, ma soprattutto illuminare il senso di queste lotte sparse, sporadiche, localizzate e portarle a un livello superiore, al livello dell'istanza politica, il livello dove la classe è cosciente della sua forza "per sè". La classe diventerà così cosciente dei limiti di queste lotte economiche e della necessità imperativa di superarle.

Spontaneamente, i lavoratori di Montreal e del Quebec hanno ideato le Assemblee Popolari Autonome di Quartieri. Queste Assemblee popolari raggruppano degli elementi di differenti classi sociali. Esse mirano a organizzare la resistenza popolare nei quartieri. Queste organizzazioni conducono dei combattimenti per la difesa dei diritti democratici (diritti di manifestare, di affiggere, di tenere un assemblea, di esprimersi, di organizzarsi, libertà di pensare e anche di praticare la sua religione, ecc.). Queste Assemblee organizzano la resistenza contro i rialzi di tariffe nei servizi pubblici (trasporti, elettricità, pigioni sociali). Esse organizzano la resistenza contro la demolizione di alloggi poco dispendiosi, di edifici pubblici - ospedali e CLSC per esempio, ed esse esigono la costruzione di case popolari. Queste APAQ lottano contro la privatizzazione o l'eliminazione pura e semplice dei servizi pubblici (trasporto urbano, acqua potabile, servizi sanitari, gestione degli scarti, servizio di protezione contro gli incendi, servizi di salute, servizio postale, ecc.) e combattono per l'ottenimento di spazi verdi, di parchi, di piste ciclabili, di biblioteche, di asili, di scuole di vicinanza e per i banconi alimentari e delle cianfrusaglie altrettanto di campi dove la classe operaia deve condurre delle lotte di resistenza accanita per assicurare la riproduzione della sua forza lavoro nelle condizioni accettabili 111.

Queste lotte sono in legame diretto con le lotte di resistenza che conduce la classe sul fronte economico della lotta nella fabbrica, sui cantieri di costruzione, nel porto e gli aeroporti e nei posti di lavoro in generale.

La classe operaia deve investire queste organizzazioni di lotta militante, e prenderne la direzione. La classe deve imporre la sua direzione di classe affinché queste organizzazioni

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di massa diventino al momento opportuno dei centri di organizzazione dell'insurrezione proletaria. Solo la classe operaia è rivoluzionaria fino in fondo e solo essa può e deve assumere la direzione di queste associazioni di combattimento sociale e popolare in unione con la lotta economica in fabbrica così come in coordinamento con la lotta sul fronte politico nei quartieri e nei municipi. Non per impossessarsi del potere municipale in municipio, che sarebbe molto futile prima della rivoluzione sociale proletaria, ma per agguerrirsi nel combattimento pratico, sul campo, in preparazione dell'insurrezione generale.

Vale lo stesso anche nelle lotte economiche per la vendita della loro forza lavoro. Gli operai devono imperativamente condurre e dirigere le loro lotte scioperanti di rivendicazione salariale e per migliori condizioni di lavoro, ma non è indispensabile né anche consigliare che i comunisti si impossessino della direzione formale dei sindacati borghesi. Questo compito sarà compiuto durante la stessa lotta insurrezionale, nel momento in cui la classe operaia richiederà una direzione rivoluzionaria per dirigerla nel suo combattimento finale. Da qui ad allora, la partecipazione dei militanti del PRO nelle lotte sindacali e sociali popolari mirerà rigorosamente a provare il loro valore nel combattimento di classe, ad acquisire esperienza utile, a identificare ed accumulare delle nuove forze rivoluzionarie in previsione dell'insurrezione.

Nonostante quanto detto in precedenza, il Partito Rivoluzionario Operaio non deve mai dimenticare che la sua missione storica è molto più strategica che dirigere degli scioperi, delle manifestazioni, delle occupazioni o di solidarizzare con le lotte spontanee degli operai. Del resto, il Partito Operaio non può solidarizzare con la classe operaia poiché è parte integrante della classe - non solidarizza con sé stessa. Nell’ambito economico della lotta, la missione del Partito Rivoluzionario Operaio è di pubblicizzare i combattimenti locali, di alimentarli e di canalizzarli verso l'insurrezione presentando l'alternativa della presa di controllo totale dell'apparato di Stato corporativo di polizia, per poi assicurare l'egemonia della classe sull'economia nel suo insieme, pubblica e privata espropriata, non dal partito delle "masse popolari", ma dal partito dell'avanguardia proletaria. Non sono le masse che fanno la storia, ma le classi sociali, in particolare la classe proletaria sotto l'imperialismo moderno.

Lo Stato e i media prendono delle infinite precauzioni per rendere fumose queste lotte sul fronte economico e quelle che si svolgono nell'istanza politica. Ecco, una delle prime missioni del Partito Operaio, dimostrare l'intima relazione organica che collega le lotte nell'istanza economica a quelle condotte nell'istanza politica.

Lo Stato è presentato dall'insieme della cricca dei sinistroidi come al di sotto delle classi sociali "lo Stato del bene collettivo cittadino", lo Stato giusto e imparziale, oppure, lo Stato inopinatamente compromesso e corrotto, distolto dalla sua missione storica da individui malevoli - parlamento e governo devono, secondo loro, essere riconquistati dalla forza delle urne e la potenza delle schede elettorali in favore dei giustizierii di torti della sinistra arcobaleno.

Evidentemente, questa omelia fortemente apprezzata dai media irreggimentati è largamente diffusa. Questi "persone superate" tengono anche “Assemblee popolari" e "Scuole estive" per permettere ai loro catecumeni di ammirare le prestazioni di questi cacicchi sinistroidi 112.

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Se inavvertitamente venisse in mente a una frazione della borghesia nazionale, non sollecitata e non cooptata dalle più alte autorità del potere internazionalizzato, di porsi come arbitro locale degli interessi del grande capitale, senza avere ottenuto l’avallo del loro padrone finanziario, sarà sempre tempo come nel Cile di Allende, il Venezuela di Chavez, la Bolivia di Morales, la Cuba di Castro, il Congo di Lumumba, l'Algeria di Boumediene, l'Iran di Mossadegh, la Costa-d'Avorio di Gbagbo, la Libia di Gheddafi e in altri paesi neo-colonizzati in Africa, in Asia e in America latina di rovesciare questi pretendenti inopportuni con la forza delle armi, la potenza delle urne "democratiche borghesi", con l'embargo commerciale e finanziario, con l'infiltrazione nell'amministrazione statale, e di far rendere gola a questi liberatori nazionalisti sfrontati ed imprudenti.

Non appartiene al Partito Rivoluzionario Operaio organizzare la guerra di resistenza e versare il sangue della classe operaia per mantenere questi palloni gonfiati capitalisti nazionalisti sul trono nazionale per garantire il loro ruolo di commissionari dell'imperialismo planetario per gli affari nazionali. Il Partito Rivoluzionario Operaio deve approfittare di queste tensioni e di questi conflitti molteplici tra differenti fazioni capitaliste per immischiarsi tra le parti, fare il pieno di energia, accumulare forze rivoluzionarie (militanti agguerriti), prendere esperienza nella lotta di classe e prepararsi a rovesciarli e buttare fuori contemporaneamente i capitalisti nazionali (ogni orientamento e ogni fazione confusa), e i rappresentanti dell'imperialismo internazionale, ciascuno nel suo paese a titolo di contributo alla lotta anti-imperialista mondiale.

Sul fronte politico della lotta di classe la cosa più importante per la borghesia è che mai il proletariato non sia organizzato e diretto per la conquista del potere di stato, condizione indispensabile alla sua supremazia per l'edificazione del metodo di produzione socialista. Questa missione di tradimento di prima linea, contorta e rischiosa, è interamente assegnato a una sfilza infinita di partiti raccolti in fronti uniti della "sinistra" populista.

Un partito politico, qualunque sia e malgrado le sue pretese universaliste, non è mai il partito di una classe o di un segmento di classe. Il Partito Rivoluzionario Operaio non fa eccezione alla regola. Non è e non può essere il partito del popolo nel suo insieme, né il partito delle "masse popolari" ; né il partito delle classi "medie e cittadine". Al contrario, è il partito dell'avanguardia rivoluzionaria rappresentante della classe operaia. È il partito che milita e opera nell'interesse del popolo, perché l'interesse del popolo concorda perfettamente con quello della classe operaia.

Per concludere sull'assoluta necessità del carattere proletario del Partito Rivoluzionario Operaio, precisiamo che un militante della causa del comunismo non deve attardarsi a inveire se è l'idealismo che genera il dogmatismo o l'inverso…ma, come diceva Lenin, egli deve “ fare sua questa idea che il movimento della dialettica istorica c'impone di riflettere su questo principio fondamentale del marxismo che vuole che solo il partito politico della classe operaia, vale a dire il partito comunista, sia in misura di raggruppare, educare e organizzare l'avanguardia del proletariato e di tutte le masse laboriose. Questa avanguardia è solo in grado di resistere alle inevitabili oscillazioni piccolo-borghesi di queste masse, alle inevitabili tradizioni e recidive della ristrettezza corporativa o dei pregiudizi corporativi nel proletariato, e di dirigere tutte le attività dell'insieme del proletariato, vale a dire dirigerlo politicamente e dal suo intermediario, dirigere tutte le masse laboriose.” 113.

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Elezioni democratiche borghesi

Per le organizzazioni politiche riformiste, è la sovrastruttura politica che comanda l'infrastruttura economica come il cervello comanda il corpo del cittadino. Dunque, secondo sinistroidi e riformisti l'evoluzione dell'infrastruttura economica ubbidisce alle decisioni dei politici, dei teorici, dei teologi e ai desideri dei cittadini che basta mobilitare in grande numero affinché dalla loro trasformazione morale individuale e la loro meditazione personale combinata alla potenza della loro scheda elettorale "democratica" impongano i loro diktats alle armi, ai capi, ai funzionari (politici e quadri governativi) e ai capitalisti in definitiva.

Questo sofisma permette poi di giustificare il sermone dei "socialisti utopisti" e dei riformisti che, pazientemente, tentano di convincere la folla in movimento ed evanescente di aderire al loro programma che, una volta applicato - quando la potente classe capitalista avrà affidato loro la governance degli affari parlamentari - si rivela altrettanto catastrofica come quella dei loro predecessori. Sinistra, centro o destra dello scacchiere politico se non è zuppa è pan bagnato, finisce per comprendere l'operaio scoraggiato. Questo proletario visionario decide allora di non muoversi più in occasione dell'elezioni bidone, di non interessarsi più in queste mascherate elettorali che aspettano il giorno dove una vera alternativa operaia rivoluzionaria si presenterà. È allora il ruolo del burocrate sindacale, del politico bacato, del catecumeno riformista, del sinistroide mistico, del revisionista élettorale di convincerlo di ritornare a votare.

Al tempo dell'imperialismo non è più ammissibile riconoscere la legittimità del processo democratico borghese partecipando alle elezioni organizzate dal capitale per disarmare ideologicamente e politicamente la classe operaia e fargli accettare e interiorizzare la legalità borghese.

In molti paesi, gli operai hanno compreso di istinto - verso e contro il parere della piccola borghesia, adepta del cretinismo parlamentare - che queste mascherate elettorali erano solamente ipocrisie dove la scelta degli insubordinati non potrà mai essere compresa e né ammessa. E anche se un partito cosiddetto proletario si impossessava del parlamento dei commercianti e dei briganti industriali e finanziari, ciò non gli darebbe nessuna presa sui corpi polizieschi, l'esercito, le università, i mezzi di produzione, di commercializzazione e di comunicazione, né sul sistema di giustizia dei ricchi.

L'operaio che ripudia ogni partecipazione alle elezioni bidone ha totalmente ragione di comprendere:

- che non è in questo modo che la sua classe si impossesserà del potere di Stato e;

- che il suo partito imporrà la nazionalizzazione senza compenso di tutti i mezzi di produzione, di scambio e di comunicazione, il che non sarà mai tollerato dalla classe dei capitalisti privati.

Alla piccola borghesia, ai burocrati sindacali e ai criminali riformisti che dividono il letto della polizia e dei suoi amici, tutto è stato detto a proposito delle elezioni della borghesia. Noi non partecipiamo presentando dei candidati, ma esigiamo che esse siano mantenute

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come simbolo che i capitalisti finanziari mantengono la loro facciata democratica borghese, ciò che preferiscono fino a prova contraria.

Durante la Prima e Seconda Guerra mondiale, gli Stati fascisti totalitari si sono lanciati alla conquista delle terre appartenenti alle vecchie metropoli imperialiste e contro gli Stati imperialistici detti "democratici". Contrariamente a ciò che pretendono certi analisti la classe capitalista monopolista non desidera queste guerre globali inter-imperialiste e tenta di evitarle. Queste guerre costano caro, distruggono ricchezze che appartengono agli imperialisti, fanno perire immense forze produttive, tagliano gli approvigionamenti di carburante, in materie prime e riducono, almeno in parte, la produzione di plusvalore e il meccanismo di riproduzione allargata del capitale.

I capitalisti monopolisti non apprezzano questi sconvolgimenti, ma sono costretti dalle leggi ineluttabili dello sviluppo dell'economia. La classe capitalista monopolista ha constatato bene che dopo ciascuna delle grandi guerre mondiali e anche dopo le guerre multinazionali contenute e arginate come in Corea, nel Vietnam e nel Vicino Oriente l'imperialismo ne usciva indebolito talvolta al punto che paesi interi sfuggissero alla sua egemonia (URSS, Cina, paese dell'est, Vietnam, Corea, Cuba, Angola, ecc.). La classe capitalista monopolista internazionale ha scoperto che la classe operaia poteva approfittare di ciascuna di queste opportunità di indebolimento e di questi momenti di lacerazione inter-imperialiste per impossessarsi del potere, in uno o in alcuni paesi particolari. Fortunatamente per essa, i rivoluzionari marxisti-leninisti inesperti non hanno saputo maii preservare queste avanzate degli operai e oggi tutto è da ricominciare. Tuttavia, la borghesia sa che l'osserviamo e che alla prossima occasione ci rimetteremo in marcia e questa volta, più ricchi dalle esperienze passate, i comunisti faranno meglio e contiamo bene di riuscire l'edificazione della società socialista.

Capitolo sesto

Lotta di classe nell’istanza ideologica

Lotta sul fronte ideologico

Classi e segmenti di classe si presentano sulla scena politica per protestare contro il deterioramento delle loro condizioni di vita e di lavoro. I verdi, gli eco-socialisti, i no-global, i neoliberali compassati, la “società civile cittadina” sperduta, i troskisti irrequieti, gli anarchici sovraeccitati, i revisionisti pessimisti, i nazionalisti socialisti isterici, i loro amici islamici-jihadisti, i nazionalisti sciovinisti si sono tutti dati la mano per adempiere alla loro missione di fuorviare la classe operaia affinché essa non abbandoni mai la lotta economica verso la lotta politica, poi ideologica, affinché mai i proletari pongano la questione della rivoluzione e del rovesciamento radicale del capitale.

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Per schematizzare in maniera grossolana, noi potremmo dire che la lotta di classe comincia nell’istanza economica, si propaga nell’istanza politica e invade l’istanza ideologica e questo processo si ingarbuglia e prosegue instancabilmente. Si avvia sempre sulle basi economiche – sulla produzione e lo scambio dei mezzi di sussistenza della specie umana contemporanea.Non è peccare di “economismo” se l’affermiamo 114.

Dopo il rovesciamento del socialismo in URSS, la classe operaia ha ben poca presenza nell’istanza politica della lotta di classe. Affinché questo cambiamento sia possibile, è imperativo condurre la guerra di classe sul fronte ideologico. Perché è buono su questo fronte teorico-scientifico-ideologico che la borghesia si sia sforzata per screditare e allontanare l'alternativa operaia socialista.

La classe capitalista monopolista sa già tutto ciò, e affinché mai il suo nemico irriducibile, la classe operaia, non l'espropri e lo allontani dal potere, gli è stato necessario impegnare la lotta di classe in appoggio del fronte politico - nell'istanza ideologica, vale a dire, al livello dell’informazione e delle comunicazioni, sul fronte della teoria rivoluzionaria, dell'analisi economico-scientifica, della comprensione delle ragioni dell'alienazione e dello sfruttamento della classe operaia e dei suoi alleati, gli altri salariati. Senza teoria rivoluzionaria non c’è partito rivoluzionario e non c’è rivoluzione.

È la missione degli intellettuali sinistroidi e dei piccoli-borghesi " progressisti" col compito di compromettere il movimento operaio e di ostentare la poca stima che hanno per il socialismo scientifico, la teoria della rivoluzione, la metodologia marxista-leninista, sempre pronti a vilipendere il militante "provinciale", distribuendo allegramente l'anatema di "dogmatico" nei confronti di chiunque difenda i principi del marxismo-leninismo che questi pedanti vorrebbero dominare al rango di strumenti antiquati.

Purtroppo, le esperienze politiche ed economiche di queste rivoluzioni ci sono state confiscate dagli agenti infiltrati della borghesia. Se oggi tanto lavoro resta da fare per ricostruire dei veri partiti politici rivoluzionari, tuttavia sul piano teorico e ideologico l'integrità delle competenze e delle conoscenze scientifiche tramandate dai teorici rivoluzionari è alla nostra portata. Un numero di Sostenitori non immaginano l'importanza di questa eredità che costituisce attualmente il fattore decisivo per l'avanzamento della rivoluzione socialista115 .

Questo sapere scientifico ci permette di osservare, di analizzare, di comprendere e di prevedere l'evoluzione del metodo di produzione imperialistico moderno. Nessun economista, politico o intellettuale borghesi dispone di una tale arma scientifica. È la ragione per la quale essi errano qua e là pontificando a proposito del futuro dell'euro e dell'arricchimento dalla speculazione sulla moneta. Valutano a proposito del cedimento del dollaro e dell'esplosione disordinata del credito o ancora a proposito dell'implosione del gigantesco debito sovrano. Essi inveiscono contro il sistema bancario bonario e a proposito delle finanze pubbliche catastrofiche. Analizzano a proposito dell'industria e dell'economia in crisi senza comprendere niente, senza spiegare nulla, senza prevedere nient’altro che la "ripresa" che non viene mai. Alcuni economisti piccolo-borghesi, cosiddetti progressisti, implorano i tirapiedi politici affinché facciano oltre di ciò che non ha funzionato mai e di aiutare le imprese private affinché tirino fuori l'economia dalla crisi sistemica 116.

Di pseudo concetti che gli idealisti eclettici qualificano come "spontanei", "creativi", "originali", "inediti", "non dogmatici" e "non conformisti", e anche come "guide per

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l'azione" abbondano nel loro cervello disturbato. Questo miscuglio è ripreso e diffuso con entusiasmo dai media al soldo e contaminano il pensiero dei militanti di tutte le classi sociali, compreso il pensiero dei sostenitori del movimento operaio. È la ragione per la quale il combattimento di classe sul fronte teorico e ideologico è sempre tanto incisivo e decisivo.

Questo combattimento sul fronte ideologico della lotta di classe, il Partito Rivoluzionario Operaio l'avvio prima contro tutte le organizzazioni e tendenze revisioniste, opportuniste e riformiste. La demarcazione deve essere netta ed evidente tra tutte queste tendenze borghesi e la teoria marxista-leninisti della rivoluzione, l'unica guida per l'azione del Partito Rivoluzionario Operaio. Senza vittoria della teoria marxista-leninista è impossibile sperare nella vittoria della rivoluzione socialista.

E’ compito del Sostenitore impossessarsi di questa eredità di lealtà teorica e di studiarla e, soprattutto, di applicarlo concretamente alla situazione concreta di ogni mezzo resistente. State tuttavia attenti prima di tentare di inventare nuovi precetti teorici falsamente creativi, o di tentare di ovviare al socialismo scientifico centenario per adattarlo ad una qualsiasi situazione unica e singolare. L'eurocomunismo, il maoismo, il titismo hanno tutti dimostrato la pericolosità delle tesi scioviniste nazionaliste. Assicuratevi di non impegnarvi nella palude dell'opportunismo e del riformismo degli intellettuali pseudo rivoluzionari e di molti dei loro incensatori. Diffidatevi della letteratura pedante, ignorante e cripto-fascista.

A tutti quelli che vogliono contribuire alla conquista del potere di Stato sotto l'egemonia del proletariato, è chiesto di temere di deviare da un iota degli insegnamenti duramente acquisiti dall’esperienza rivoluzionaria dei nostri padri de la Comune (1871, della Rivoluzione bolscevica di ottobre (1917, e della Liberazione (1945).

Perché la lotta di classe nelle istanze economiche, politiche e ideologiche possa evolversi ciascuna ad un ritmo differente, ma in modo concomitante e concordante, è indispensabile che i militanti impongano il centralismo democratico e la dittatura del proletariato prima nel Partito Operaio, poi dopo la conquista del potere sull'insieme dello Stato del proletariato, e sul potere giuridico, poliziesco e militare così come nelle istituzioni del potere economico, poi sulle questioni dell'istanza ideologica.

Il "popolo" è costituito di un amalgama di classi e di segmenti di classi come la classe contadina povera (solamente in un paese neo-colonizzato, perché non resta nessun residuo della classe contadina povera in regime imperialistico occidentale), gli artigiani, i piccoli commercianti non monopolisti, l'aristocrazia operaia meglio pagata e potendo indebitarsi allegramente, la pedante piccola borghesia, un segmento di classe particolarmente confusa, amalgama che gli ideologi borghesi chiamano fraudolentemente la "classe media". Dalla sua pratica sociale la piccola borghesia è una sorgente inesauribile di idee, di teorie, di concetti idealistici – mistici – metafisici – utopisti – reazionarie - controrivoluzionarie e fornisce, colpo dopo colpo, i contingenti di soldati idealistici che il capitale recluta nella sua lotta accanita contro l'esercito di classe materialista dialettico del proletariato 117.

Il Partito Rivoluzionaria Operaio organizza e dirige la classe operaia alla quale si aggiunge secondo la congiuntura determinata componente del popolo. Tuttavia, le direzioni ideologiche e politiche della lotta non devono incombere mai o essere abbandonate a

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l’uno o l'altro di questi componenti alleati ed esse devono rimanere solidamente nelle mani dell'organizzazione rivoluzionaria proletaria.

Il superdeterminismo revisionista

Lo sviluppo disuguale, combinato e sfasato della lotta di classe nelle tre istanze economico-politico- ideologico avrà per conseguenza che dopo la presa del potere della classe operaia a livello politico poi economico la coscienza del proletariato e dei suoi alleati sarà impressa di idee, di concetti, di teorie, di pregiudizi idealistici anti-scientifici, narcisistici, individualisti, religiosi e controrivoluzionari, generati direttamente da centinaia di anni di pratiche sociali, economiche, politiche e ideologiche borghesi (istruzione, formazione, ricerca, informazione, comunicazione, tempo libero, arti e cultura) e dei migliaia di anni di proselitismo religioso. Queste idee ereditate dal passato, non spariranno come per incanto nello stesso momento in cui si spegneranno il diritto borghese, la proprietà privata delle risorse e dei mezzi di produzione, di scambi e di comunicazione, nello stesso momento in cui sopraggiungerà la fine dell'espropriazione privata del plusvalore operaio.

Occorrerà del tempo, di nuove prassi sociali, di nuovi rapporti di produzione generati da un nuovo metodo di produzione socialista prima che le mentalità, i costumi, le idee, le coscienze di classe, collettiva ed individuale, siano trasformate totalmente per adattarsi al nuovo metodo di produzione socialista. Durante questa lenta trasformazione collettiva e individuale i residui dei rapporti sociali individualistici mistici e venali borghesi saranno impegnativi ossessivi e sempre presenti nella coscienza delle persone venute dal passato.

Il potere del proletariato assicurerà la democrazia e il diritto di espressione e di rappresentazione per il popolo con pieno diritto di revoca degli eletti che non difenderebbero i diritti collettivi e individuali socialisti. Ma la borghesia non avrà l'autorizzazione di complottare per rovesciare il potere socialista118.

Contrariamente a Kautsky, Antonio Gramsci, e Louis Althusser e dei modelli della Grande Rivoluzione culturale proletaria - noi non crediamo assolutamente che la sfera ideologica “superdetermina" l'istanza economico della lotta di classe; né che la sfera ideologica e culturale della lotta conosca uno sviluppo totalmente indipendente dall'istanza economica. Il rovesciamento del potere capitalista non si effettuerà prima al livello culturale e ideologico per diffondersi poi alla impalcatura politica, poi economica. Si tratta di concezioni idealistiche e riformiste, anti materialiste e anti dialettici 119.

Kautsky, il padre del “superdeterminismo” dell'istanza politica e ideologica sull'istanza economica, descriveva il sistema iper-imperialistico non come un stadio dell'evoluzione del metodo di produzione capitalista, ma come emanazione di una politica di volontariato sostenuta dai politici capitalisti: "L'imperialismo è un prodotto del capitalismo industriale altamente evoluto. Consiste nella tendenza che ha ogni nazione capitalista industriale ad accaparrarsi o ad assoggettarsi da regioni agrarie sempre più grandi, qualunque siano le nazioni che le popolano".

Gli esegeti di Kautsky, Gramsci, Mao-Tsé – Toung e della Grande Rivoluzione culturale proletaria in Canada sono state ancora più esplicite specificando che "Il dominio culturale del Canada dall'imperialismo americano è totale (….) Noi abbiamo sottolineato che a causa dell’intensificazione della contraddizione tra gli imperialisti americani, i loro lacchè, e

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il popolo canadese, a livello culturale, la contraddizione nella sfera economica era, temporaneamente, relegata a una posizione secondaria. Perciò, i piccoli-borghesi, specialmente gli studenti nelle università, sarebbero i primi a sollevarsi (...) le masse studentesche sono oppresse dalla cultura imperialista e la loro rivolta trova la sua origine nell'espansione imperialista”120.

Le idee degli uomini vengono dalla loro prassi, dalle loro attività di classe, dalle loro attività di produzione dei beni e dei servizi necessari per il loro sostentamento.Le idee sono il riflesso nel cervello delle cose che ci cingono e delle attività che conduciamo. La classe operaia rivoluzionaria diretta dal suo partito politico rivoluzionario, ispirandosi alla teoria scientifica rivoluzionaria, dovrà sconvolgere il mondo economico e politico che ci cingono affinché delle nuove idee, concetti, principi spuntino da questa nuova realtà concreta e appaiono all'evidenza dell'osservazione, dell'analisi, della comprensione scientifica e si diffondono tra la classe prima e tra l'insieme del popolo in seguito.

Conveniamo tuttavia che i cambiamenti di mentalità, le trasformazioni morali, intellettuali e sociali hanno la loro propria linea temporale e si modificano più lentamente dei vettori economici, politici, giuridici o militari. La società socialista dovrà evolversi e trasformarsi nel periodo prima dell'egemonia delle idee nuove. Questo processo di decontaminazione delle idee - delle teorie - dell'ideologia borghese - sarà lungo, fastidioso e pericoloso. Sono delle contraddizioni in seno alla classe operaia e in seno al popolo che dovremo risolvere su una base non antagonista con l'aiuto del tempo, delle spiegazioni e della persuasione.

Capitolo settimo La nostra aspirazione, il socialismo

La classe operaia al potere

Come periodo di transizione tra la società imperialista che maltratta quotidianamente i lavoratori sottoponendoli per la maggior parte alle torture di un lavoro eccessivo, ai pericoli dei cantieri omicidi, delle miniere e fabbriche contaminate e inquinate; alla minaccia della disoccupazione; il socialismo, società liberata dallo sfruttamento e dovendo condurre al comunismo, non potrà fare l’economia di un certo grado di repressione contro le rimanenze della classe capitalista monopolista (spogliata delle loro proprietà ma in agguato nell’anticamera ad attendere la loro rivincita); contro anche il grande capitale finanziario, dei suoi scagnozzi e dei suoi compari piccolo borghesi, sperando di trarre la loro spilla dal gioco e vendersi poco per bene.

La società borghese “democratica per i ricchi” conosce bene questa problematica e queste pratiche di contenimento contro gli operai militanti e i loro sostenitori. Schiacciatevi, operai-student-impiegati e voi sarete dissanguati senza essere manganellati. Se resistete, sarete

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dissanguati e manganellati "democraticamente". In altri termini, sotto l'imperialismo in crisi, la frontiera è sottile tra il tono "democratico" di "provoca sempre", e il tono fascista del "chiudi la tua bocca".

Molto tempo dopo la loro espropriazione senza indennizzo, i vecchi sfruttatori continueranno a nutrire il loro rancore e il loro sogno di ritorno al potere e a fomentare complotti miranti a rovesciare il nuovo ordine economico e politico socialista proletario (basta osservare questa politica di rivincita anti-operaia, che si esercita nella ex Unione Sovietica, in Russia, in Ucraina e in tutti gli ex paesi dell’Est e in Cina).

Qualunque Stato socialista sia, dal punto di vista dei ricchi, assimilabile a una “dittatura del proletariato” è completamente comprensibile. Per la grande massa dei lavoratori, studenti e dipendenti – che in precedenza erano sfruttati e spogliati ., il socialismo sarà sinonimo di libertà e di diritto rinnovati: assicurazione di poter lavorare senza conoscere mai i tormenti della disoccupazione o del lavoro precario.Estensione della democrazia operaia alla gestione dell’impresa. Diritto di esercitare un controllo diretto (e compreso post-elettorale) sull'insieme degli eletti che gestiscono l'apparato di Stato (nazionale, regionale e municipale); dai funzionari fino agli amministratori di imprese, così come dei gestori della giustizia, della polizia e dell’esercito che organizzeranno la repressione delle cospirazioni ordite dalle reminiscenze della borghesia. Affinché l'operaio godesse di libertà, la borghesia vedrà la sua libertà ristretta, il tempo che questa classe parassitaria si depuri della sua ideologia totalitaria

Questo meccanismo sarà certo, come lo è stato in URSS e in Albania durante i decenni di potere socialista all'origine di una tensione continua in seno all'apparato statale che la borghesia ha demonizzato e calunniato, spaventata di essere un giorno confrontata. Una vera democrazia operaia non saprebbe fare l'economia della vigilanza e della pulizia permanente dell'apparato governativo e delle sue direzioni giudiziali, poliziesche e militari. Non esistono altri mezzi per prevenire la formazione di una nuova casta dirigente e di una nuova classe sfruttatrice in seno ad un apparato di direzione tanto potente che sarà lo Stato socialista, detentore del potere economico e politico, la vera indipendenza che è nei confronti di tutti i capitalisti,

Abrogare il profitto

Questa vigilanza proletaria di tutti gli istanti è necessario per chi desidera preservare i benefici che risultano dal nuovo ordine sociale! Il socialismo mette fine alla concorrenza tra i lavoratori per l'impiego e i salari mettendo fine alla concorrenza per la produzione di beni e servizi e permette la nascita di una nuova ideologia fondata sulla certezza di non lavorare per ingrassare una classe di parassiti, ma di lavorare per il suo benessere e quello della sua comunità in un'economia non anarchica, ma pianificata. Nella società socialista, il diritto al lavoro è il primo diritto, il più fondamentale.

Sotto il socialismo, la produzione e l'accesso ai beni e ai servizi non sarà più determinato dall’esigenza di produrre al minore costo per accumulare sempre maggiori profitti da reinvestire per un nuovo ciclo di valorizzazione del capitale privato; o ancora dall’esigenza di fare fronte alla concorrenza accanita di imprenditori privati, perché questi saranno stati tutti espropriati. L'economia nazionale sarà protetta da barriere doganali che vietano lo scarico di merci straniere. Lo scambio con i paesi stranieri si farà liberamente su base di

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reciprocità e di vantaggi reciproci liberamente accettati.

L'accesso ai beni e ai servizi sarà determinato dalla pianificazione socialista e l'aumento della produttività del lavoro affinché ciascuno possa provvedere ai suoi bisogni e ai bisogni di tutti i suoi. Bisogni in beni di consumo correnti, estensione della gratuità delle cure di salute, dell'istruzione, della formazione, e dei trasporti. Accesso per tutti ad un alloggio decente e gratuito. Accesso al tempo libero, agli sport e all'arricchimento morale e culturale per tutti quelli che parteciperanno all'economia generale della società, mentre "l'ozioso andrà ad alloggiare altrove".

Sotto la dittatura del proletariato, il lavoratore dipendente sparirà poco a poco. Rimarrà un tempo come "supplemento" per acquistare dei semi per il suo giardino, della pittura per il suo alloggio, dei vestiti per i suoi bambini, dei libri per i buoni momenti. Per tutti i beni e i servizi che non saranno gratuiti, lo Stato socialista del proletariato fisserà dei prezzi bassi per il consumo alimentare, del vestiario, energetico, culturale e il tempo libero. A lungo termine, il socialismo abolirà questo vitello d’oro che è il denaro, "questo intermediario universale” (Karl Marx, Manoscritti del 1844). Il socialismo non abolisce la proprietà privata limitata, tuttavia, mai nessun mezzo di produzione e di scambio proprio come i grandi mezzi di comunicazione non saranno capitalisti privati.

La società socialista sarà la società dei lavoratori. Punto di spazio per il truffatore, lo spogliatore, il parassita. Evidentemente, tutto ciò spaventa gli espropriatori di plusvalore, i predatori di benefici e gli spogliatori di dividendi! In altre parole, la legge dello sviluppo economico e sociale non sarà più la corsa ai profitti massimi e al reinvestimento improduttivo per un nuovo ciclo di rivalutazione economica a favore di una minoranza di parassiti. La legge fondamentale dello sviluppo economico socialista pianificato tenderà irrimediabilmente e in definitiva verso il principio "Da ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo i suoi bisogni".

Il ripudio delle leggi del massimo profitto, dell'accumulo massimo e del reinvestimento allargato comporteranno che non sarà più richiesto di sacrificare l'ambiente naturale e di distruggere irrimediabilmente la Terra madre nutritiva (nutritiva, evdentemente grazie al lavoro operaio), nell'unica preoccupazione di arricchire una cerchia di plutocrati avviliti. Gli operai ed il popolo non hanno nessuno interesse a distruggere il pianeta, culla della loro sopravvivenza e della loro riproduzione allargata. Solo il socialismo può salvare l'umanità minacciata dalla ricerca del profitto distruttore e dalla riproduzione anarchica del capitale parassita schiavista.

L'alternativa proletaria

L'instaurazione e la difesa del metodo di produzione e del regime socialista di economia politica pianificata sono delle lotte di tutti i giorni dove il proletariato e la sua avanguardia hanno subito purtroppo dei contraccolpi. Nella vecchia Europa feudale arcaica, la borghesia ha battagliato più di due secoli prima di abbattere il regime oppressivo aristocratico feudale e sostituirlo con il sistema borghese - capitalista. È comprensibile che gli operai abbiano bisogno di accumulare forze ed esperienza prima di riuscire a sostituire radicalmente e totalmente il regime oppressivo borghese decadente con un regime che abolirà ogni forma di sfruttamento dell'uomo sull'uomo.

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Alcuni decenni fa i proletari e i lavoratori del mondo intero hanno certamente subito un contraccolpo maggiore con la ristorazione del capitalismo in URSS ed in Albania.Pertanto, non c'è alternativa al socialismo. I miti riformisti che cercano di forgiare un capitalismo a viso umano, o a imporre un nuovo ordine economico mondiale, miti largamente sostituiti dai media borghesi agli ordini e da tutti i gruppuscoli della "sinistra" non hanno altri obiettivi che abbindolare la classe proletaria e di distogliere gli alleati dei lavoratori dalla via socialista rivoluzionaria. Questa terza via è solamente un'illusione avanzata dai piccoli borghesi delusi dal capitalismo e incapaci di sormontare il loro spavento della violenza rivoluzionaria, la loro sottomissione al parlamentarismo borghese, al riformismo, alla pretesa via pacifica verso il socialismo, il loro timore di perdere i loro magri vantaggi di funzionari della borghesia che perderanno in ogni modo.

Non c'è una terza via, e non ci sarà un nuovo ordine economico mondiale, ancora meno vie dei non allineati. Così come ci sono solo due classi antagoniste: gli sfruttatori e li sfruttati, e si può avere solo l'abolizione dello sfruttamento o la perpetuazione della schiavitù salariale. Quando l'insurrezione proletaria, diretta dal partito del proletariato esploderà si riuniranno quelli che lo vorranno; nel frattempo il proletariato deve tenersi quanto lontano possibile dall'impudenza e dagli armeggi della grande, media e piccola borghesia, braccio fiero del capitale che mira a disorientare e a liquidare il movimento rivoluzionario e ad allontanarlo dal Partito Rivoluzionario Operaio verso la palude del riformismo, del compromesso di classe e della collaborazione tra lo sfruttatore, lo spogliatore e lo sfruttato. Il metodo di produzione capitalista ha fatto il suo tempo ed è tempo che renda le chiavi della città operaia ai suoi proprietari, i proletari.

Nel Manifesto del partito comunista, Marx ed Engels sono stati chiari e precisi a proposito della missione storica del partito del proletariato: "I comunisti si rifiutano di mascherare le loro opinioni e le loro intenzioni. Proclamano apertamente che i loro scopi non possono essere raggiunti che con il capovolgimento violento di tutto l'ordine sociale passato. Che le classi dirigenti tremino davanti ad una rivoluzione comunista! I proletari non hanno niente, da perdere sono solo le loro catene. Hanno un mondo da conquistare.".

Note1 La prassi è l'insieme delle pratiche per le quali l’uomo trasforma la natura e il mondo, ciò che l'impegna nella struttura sociale che determinano i rapporti di produzione ad una data fase della storia. Fonte: http://www.cnrtl.fr/definition/Praxis.

2 K. Marx (1859) Contributo alla critica dall’economia politica.

3 F. Engels (1892) Socialismo utopico e socialismo scientifico.http://marxisme.fr/download/Engels_Socialisme_utopique_et_socialisme_scientifique.pdf

4 K. Marx, F. Engels (1845) L’ideologia tedesca.

5 K. Marx, F. Engels (1845) L’ideologia tedesca.http://classiques.uqac.ca//classiques/Engels_Marx/ideologie_allemande/Ideologie_allemande.pdf

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6 ROCML (13.02.2013) A proposito della parola d’ordine di nazionalizzazione.http://rocml.org/a-propos-du-mot-dordre-de-nationalisation/

7 ROCML (13.02.2013) A proposito della parola d’ordine di nazionalizzazione.http://rocml.org/a-propos-du-mot-dordre-de-nationalisation/

8 K. Marx, F. Engels (1848) Manifesto del Partito comunista, Editionenumerica. P. 5. http://classiques.uqac.ca/classiques/Engels_Marx/manifeste_communiste/Manifeste_communiste.pdf

9 K. Marx (1847) Miseria della Filosofia.[http://www.marxists.org/francais/marx/works/1847/06/km18470615.htm].

10 Possedimento feudale signorile.[http://www.francoidentitaire.ca/ quebec/texte/T3230.htm].

11 La rendita è un reddito proveniente di un patrimonio, o un reddito ottenuto da un investimento. Un dividendo è la parte di beneficio ripartito tra i differenti azionisti di un'impresa. Il beneficio è il guadagno intascato dal commerciante. Il profitto secondo gli economisti borghesi è una remunerazione variabile, incerta ma sperata, del rischio preso dal detentore di un capitale investito. Il profitto è generato dal plusvalore, questa parte della giornata di lavoro dell'operaio non remunerata che espropria il capitalista proprietario dei mezzi di produzione.

12 http://www.ledevoir.com/economie/actualiteseconomiques/375995/4-milliards-par-annee-pour-une-rente176longevite?utm_source=infolettre-2013-04-18&utm_medium=email&utm_campaign=infolettre-quotidienne ethttp://www.politicoglobe.com/2012/11/amelioration-des-regimes-deretraite/

13 T. Thomas (2009) La crisi. Quale ? E dopo ? P. 106.http://www.les7duquebec.com/7-au-front/la-politique-du-capital-dansla-crise/

14 [http://www.lesaffaires.com/classements/les-500/liste].

15 R. Tremblay (1.03.1997) Gli affari. P. 6.

16 [http://fr.wikipedia.org/wiki/Liste_d'entreprises_canadiennes]

17 Le Figaro (17/09/2013) 46,5 milioni di poveri negli Stati Uniti.

18 Reuters (17/09/2013) Aumento della povertà negli USA nonostante la ripresa economica.

19 New York Times.com (07.11.2013) Tagli nel cibo timbra scelte forzate forti sui poveri..

20 https://www.credit-suisse.com/ch/fr/news-andexpertise/research/credit-suisse-research-institute/publications.html

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21 http://www.economist.com/content/global_debt_clock ethttp://fr.wikipedia.org/wiki/Portail:ONU

22 http://www.ledevoir.com/economie/actualiteseconomiques/378357/0-5-de-la-population-accapare-35-desavoirs?utm_source=infolettre-2013-05-16&utm_medium=email&utm_campaign=infolettre-quotidienne

23 [http://les7duquebec.org/7-au-front/faisons-payer-les-riches/].

24 [http://www.statcan.gc.ca/daily-quotidien/121207/dq121207cfra.htm ].

25 [http://fr.wikipedia.org/wiki/Fortune_Global_500_(2012) ].

26 [http://www.ccsd.ca/index.php/fr/].

27 G. Filoche (Febbraio 2012) Le cosiddette classi medie..http://www.marianne.net/gerardfiloche/Il-n-y-a-pas-de-classemoyenne-ni-des-classes-moyennes_a33.html

28 http://www.mondialisation.ca/usa-10-chiffres-qui-disenttout/5310915 et http://www.congresdutravail.ca/centredaction/ensemble-pour-un-monde-plus-juste/salaires-d-cents

29 In economia borghese, il settore terziario, tra i tre settori economici della contabilità nazionale, è definito dall’esclusione degli altri due settori: raggruppa tutte le attività economiche che non fanno parte del settore primario o del settore secondario. Si tratta del settore che produce servizi. Il settore primario comprende le attività legate all'estrazione delle risorse naturali o lo sfruttamento diretto del suolo, del sottosuolo e dell'acqua, ossia l'agricoltura in senso molto largo, le miniere ed estrazione delle energie fossili (senza la seconda trasformazione), i luoghi di pesca (senza trasformazione della risorsa), la silvicultura o foresterie (senza comprendere la trasformazione della risorsa in prodotto finito), la caccia e la trappola. Il settore secondario comprende tutte le attività di trasformazione della materia prima, ossia l'industria manifatturiera, la costruzione e i trasporti in ogni genere. http://fr.wikipedia.org/wiki/Secteur_tertiaire

30 La stagflazione è l'inflazione dei prezzi associati alla stagnazione, anzi ad un indietreggiamento della produzione e dell'accumulo del capitale, vale a dire del reinvestimento proficuo (riproduzione allargata).

31 T. Thomas (2009) La crisi. Quale ? E dopo ? P. 75.http://www.les7duquebec.com/7-au-front/la-politique-du-capital-dansla-crise/

32 http://centpapiers.com/regard-sur-les-usa-les-pauvres-et-ladictature-des-marches/ et http://www.mondialisation.ca/usa-10-chiffres-qui-disent-tout/5310915

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33 [http://www.agoravox.fr/tribune-libre/article/la-petite-bourgeoisiede-kennedy-a-102285].

34 http://www.pauvrete.org/seuildepauvrete.html

35 [Errore ! Riferimento del collegamento ipertestuale non valido.].

36 http://www.progressive-economics.ca/2013/09/19/black-day-for-eiin-july/

37 http://www.iris-recherche.qc.ca/blogue/quest-ce-que-le-taux-dechomage

38 M. Aglietta e L. Berrebi (2007) Disordini nel capitalismo mondiale. Odile Jacob. Parigihttp://www.alternatives-economiques.fr/desordres-dans-lecapitalisme-mondial-par-michel-aglietta-et-laurentberrebi_fr_art_210_24974.html

39 T. Thomas (2009) La crisi. Quale ? E dopo ? Pages 84-85.http://www.les7duquebec.com/7-au-front/la-politique-du-capital-dansla-crise/40 J. Aubron. N. Ménigon. J.-M. Rouillan. R. Schleicher (2001) Il Proletario Precario, note e riflessioni sul nuovo soggetto di classe. Parigi. Acratie.

41 http://www.agoravox.fr/actualites/economie/article/industria liserla-grece-et-l-111497.

42 K. Marx Il Captale. I, 2. P.93. 43 Critica delle Tesi fondamentali del progetto di programma dell’Internazionale Comunista, giugno 1928, Cap. III. P.7.

44 R. Bibeau (2012) Imperialismo e questione nazionale.http://www.robertbibeau.ca/imperialisme.pdf

45 [http://servirlepeuple.over-blog.com/article-declaration-unitaire-desmaoistes-de-l-etat-fran-ais-1197279 74.html].

46 V. Lénin (1969) Sulla politica nazionale e l’internazionalismo proletario. Edizioni dell’Agenzia Novosti. Mosca. P. 40.

47 J. Stalin (1979) Il marxismo e la questione nazionale. Edizioni 8 Nëntori. Tirana. P. 53.

48 V. Lénin (1969) Sulla politica nazionale e l’internazionalismo proletario. Edizioni dell’Agenzia Novosti. Mosca. P. 42.

49 R. Bibeau (2012) Imperialismo e questione nazionale.http://www.robertbibeau.ca/imperialisme.pdf

50 R. Bibeau (2013) Inttegralismo islamico contro sciovinismo nazionalista.[http://www.les7duquebec.com/7-au-front/integrismeislamiste-

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vis-a-vis-chauvinisme-nationaliste/].

51 V. Lénin (1902) Che fare ?http://www.marxists.org/francais/lenin/works/1902/02/19020200.htm

52 G. Filoche (Febbraio 2012) Le cosiddette classi mediehttp://www.marianne.net/gerardfiloche/Il-n-y-a-pas-de-classemoyenne-nides-classes-moyennes_a33.html].

53 K. Marx (1859) Contributo alla critica dall’economia politica.

54 V. Gouysse (2013) Le classi sociali sotto l’imperialismo.http://marxisme.fr/imperialisme_et_classes_sociales.htm

55 V. Gouysse (2011) 2010-2011 : Il risveglio del dragone sta accelerando ! P.141.

56 http://www.mondialisation.ca/usa-10-chiffres-qui-disenttout/ 5310915

57 [http://fr.wikipedia.org/wiki/Krach]

58 S. Huntington (1997) Lo choc delle civiltà.[http://fr.wikipedia.org/wiki /Samuel_Huntington].

59 [http://www.la-croix.com/Actualite/France/Une-usine-d-aluminiumde-Mauri enne-reprise-par-un-groupe-allemand-2013-07-13-985863].

60 [http://www.radio-canada.ca/regions/mauricie /2013/08/07/005-shawinigan-alcan-usine.shtml].

61 http://www.les7duquebec.com/7-au-front/la-crise-economiquemondiale-et-lausterite-premiere-partie/

62 http://www.latribune.fr/actualites/economie/international/20140124trib000811681/qui-sont-ces-85-milliardaires-dont-la-fortune-equivauta-celle-de-la-moitie-de-l-humanite.html

63 http://fr.wikipedia.org/wiki/Paradis_fiscal#Liste_grise

64 Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC)http://fr.wikipedia.org/wiki/Accord_g%C3%A9n%C3%A9ral_sur_les_tarifs_douaniers_et_le_commerce ethttp://www.actionplan.gc.ca/fr/nouvelles/ceta-aecg/canada-conclutaccord-commercial-historique-lunion

65 Tutti avranno compreso che i singhiozzi dei sostenitori quebecchesi della sovranità, che mirano a separarw il Quebec dal resto del Canada per il cosiddetto erigere delle frontiere e delle barriere tariffarie intorno ad un Quebec imperialistico totalmente integrato alle alleanze commerciali sopra-continentali, costituiscono una battaglia reazionaria di retroguardia senza alcuno interesse per la classe operaia del Quebec e canadese internazionalizzata.

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http://www.legrandsoir.info/montages-financiers-desentreprises-quand-les-etats-perdent-le-controle.html

66 http://fr.wikipedia.org/wiki/Liste_d’organisations_internationales

67 http://www.lapresse.ca/actualites/national/201304/04/01-4637782-paradis-fiscaux-46-quebecois-sont-mis-en-cause.php#Scene_1 ethttp://www.rts.ch/video/info/journal-19h30/4800517-offshore-leaks-lanalyse-de-myret-zaki-redactrice-en-chef-adjointe-du-magazinebilan.html

68 http://fr.wikipedia.org/wiki/Paradis_fiscal

69 P. Lafargue (1880) Il diritto al piacere.http://fr.wikipedia.org/wiki/Le_Droit_%C3%A0_la_paresse

70 http://www.iris-recherche.qc.ca/blogue/les-taux-dimposition-desentreprises-au-quebec

71 La famiglia dei miliardari Bombardier-Beaudoin, per mezzo della loro holding il Gruppo Beaudier, riceverà 350 milioni di dollari di aiuto dallo Stato del Quebec per costruire un cementificio a Port-Daniel in Gaspésie in Canada.http://affaires.lapresse.ca/economie/quebec/201401/29/01-4733452-quebec-injectera-350-millions-a-port-daniel.php

72 http://www.les7duquebec.com/7-au-front/surabondance-decapitaux-toxiques-dans-les-pays-imperialistes/

73 La stima delle perdite borsistiche varia enormemente da un economista a un altro, indice dell’anarchia che regna.http://fr.wikipedia.org/wiki/Crise_%C3%A9conomique_mondiale_des_ann%C3%A9es_2008_et_suivante s

74 La Cartolarizzazione (securitization in inglese) è una tecnica finanziaria che consiste nel trasferire a investitori dei cosiddetti attivi finanziari come dei crediti (per esempio delle fatture emesse non saldate, o dei prestiti in corso), trasformando questi crediti, dal passaggio attraverso una società ad hoc, in titoli finanzieri, emessi sul mercato borsistico. Il prodotto finanziario solforoso è venduto agli speculatori borsistici come la Cassa di Deposito e di Investimento del Quebec che possedeva miliardi di dollari di valori rischiosiFonte:http://fr.wikipedia.org/wiki/Titrisation

75 http://blogs.mediapart.fr/blog/marie-anne-kraft/280309/bilanfinancier-mondial-et-lecons-de-la-crise

76 É. Toussaint (2014) Come le banche e i governi distruggono le misure di salvaguardia. http://www.legrandsoir.info/comment-lesbanques-et-les-gouvernants-detruisent-les-garde-fous.html

77 http://affaires.lapresse.ca/economie/etats-unis/201401/08/01-4726826-e-u-le-credit-a-la-consommation-ralentit-sa-hausse.php

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78 http://www.inegalites.fr/spip.php?article381

79 http://www.statcan.gc.ca/tables-tableaux/sum-som/l02/cst01/fin20-fra.htm

80 http://www.radio-canada.ca/nouvelles/Economie/2013/12/13/002-endettement-dette-canadiens.shtml

81 http://argent.canoe.ca/nouvelles/quebec-reporte-lequilibrebudgetaire-28112013

82 http://www2.publicationsduquebec.gouv.qc.ca/dynamicSearch/telecharge.php?type=2&file=/E_12_00001/E12_00001.html

83 http://www.les7duquebec.com/trouvailles/le-plus-grand-scandalede-manipulation-de-prix-de-tous-les-temps/

84 http://www.les7duquebec.com/actualites-des-7/jacques-parizeau-dela-rhetorique-au-sophisme/

85 R. Bibeau (2014) http://www.les7duquebec.com/actualites-des-7/lemanifeste-des-economistes-progressistes-contre-lausterite/

86 http://www.marianne.net/gerardfiloche/Il-n-y-a-pas-de-classemoyenne-ni-des-classes-moyennes_a33.html

87 T. Thomas (2009) La crisi. Quale ? E dopo ? P. 75.http://www.les7duquebec.com/7-au-front/la-politique-du-capital-dansla-crise/. Le Crash s’en vient : http://publicationsagora.fr/pack/ssw3b/?code=ESSWP803&a=3&o=38&s=74&u=59913&l=614&r=MC&g=0

88 http://fr.wikipedia.org/wiki/Guerre_de_Cor%C3%A9e ethttp://fr.wikipedia.org/wiki/Guerres_de_Yougoslavie ethttp://fr.wikipedia.org/wiki/Guerre_du_Vi%C3%AAt_Nam ethttp://fr.wikipedia.org/wiki/Guerre_d’Irak

89 http://fr.wikipedia.org/wiki/Guerre_de_Cor%C3%A9e ethttp://fr.wikipedia.org/wiki/Guerres_de_Yougoslavie ethttp://fr.wikipedia.org/wiki/Guerre_du_Vi%C3%AAt_Nam ethttp://fr.wikipedia.org/wiki/Guerre_d’Irak

90 http://www.ledevoir.com/economie/actualiteseconomiques/378357/0-5-de-la-population-accapare-35-desavoirs?utm_source=infolettre-2013-05-16&utm_medium=email&utm_campaign=infolettre-quotidienne

91 T. Thomas (2009) La crisi. Quale? E dopo ? P. 69.http://www.les7duquebec.com/7-au-front/la-politique-du-capital-dansla-crise/

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92 La théorie de Deng Xiaoping (1997)http://french.china.org.cn/archive2006/txt/2003-02/12/content_2059515.htm e La teoria del presidente Mao sulladivisione in tre-mondi. (1977) http://editionsproletariennes.org/Dochml/presse/brochures/Pcc/t3m/t3m.htm

93 A proposito della conferenza di Bandung.http://fr.wikipedia.org/wiki/Conf%C3%A9rence_de_Bandung

94 http://fr.wikipedia.org/wiki/Indon%C3%A9sie#La_p.C3.A9riode_Soeharto

95 http://fr.wikipedia.org/wiki/Samuel_Huntington

96 http://www.alterinfo.net/Affluence-record-a-Teheran-et-defaite-des-USA-UE-au-sommet-des-non-alignes_a80818.html

97 http://www.afriqueexpansion.com/depeches-afp/5189-afriq%20uedu-sud-le-travail-reprend-a-marikana-tension-dans-dautres-mines.html

98 J.K.Galbraith http://fr.wikipedia.org/wiki/John_Kenneth_Galbraith

99 BRICS è un acronimo che rappresenta l’alleanza del Brasile, della Russia, dell’India, della Cina e del Sud Africa.

100 [http://les7duquebec.org/7-au-front/mai-2008-le-printempsdevoye-2e-partie/].

101 [http://les7duquebec.org/7-au-front/du-printemps-occidental-mai-68-au-printemps-devoye-mai-2008/].

102 R. Bibeau (2013) Dalla primavera occidentale alla primavera canaglia.http://les7duquebec.org/7-au-front/du-printemps-occidental-mai-68-au-printemps-devoye-mai-2008/

103 Spiegate da Marx (C III, capitolo,14), danno la risposta a questa domanda. Il problema, fa notare non è tanto spiegare perché il tasso di profitto tende ad abbassare, ma perché questo abbassamento "non è stato più importante o più veloce" C., III,1. P 245

104 Evidentemente questa assunzione esisteva già nei campi come l'istruzione, la salute, l'alloggio, ecc. Vedere T. Thomas (2002) Lo Stato e il Capitale, Parigi, Albatroz.

105 Si può aggiungere che questo gioca anche per i piccoli, e soprattutto per i grossi capitalisti agricoli: "un contadino francese tocca in media annuale 20.000 euros di aiuti, ma il 9,4% ricevono più di 50.000 euro e si ripartiscono il 34% della busta…le sovvenzioni rappresentano la metà dei 71.000 euro di eccedente grezzo di sfruttamento di una fattoria media" Ibidem. Così il lavoratore paga due volte il suo cibo: una volta per la tassa ed una volta quando l'acquista.

106 R. Bibeau (2014) Gli ostaggi dell’Hydro-Québec e dell’Alcoa.

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http://www.les7duquebec.com/non-classe/les-otages-dhydro-quebecet-dalcoa/

107 K. Marx (1975) C. I, 3. P.87-88.

108 [http://www.agoravox.fr/actualites /economie/article/le-declin-de-limperialisme-132267].

109 Durante gli anni del dopoguerra diversi fattori hanno giocato in favore della classe operaia. Così è l'indebolimento della borghesia seguito dal periodo fascista che divise le sue forze - lacerate tra l'opzione pseudo-democratica e le opzioni apertamente fasciste - opposizione che beneficiò alle organizzazioni operaie e popolari, beneficio che le differenti forme di riformismo si incaricarono di vendere e di liquidare. Ci fu anche la volontà della borghesia di eliminare l'influenza del comunismo. Riteniamo tuttavia che "lo Stato Assistenziale" riguarda solamente alcuni paesi imperialistici avanzati (una trentina di Stati occidentali tutto al più, il Giappone che fa parte dell'area di organizzazione economica occidentale).

110 T. Thomas (2009) La crisi. Quale ? E dopo ? Pages 79-89.http://www.les7duquebec.com/7-au-front/la-politique-du-capital-dansla-crise/ e http://www.legrandsoir.info/oui-la-guerre-c-est-la-franceimperialiste.html.

111 http://apa-montreal.info/ , https://www.facebook.com/groups/apa.montreal/

112 [http://www.les7duquebec.com/7-au-front/les-orphelins-de-maoen-congres/].

113 V. Lénin (1921) Progetto preliminare di risoluzione al Decimo Congresso del Partito comunista di Russia sulle devianze sindacaliste e anarchiche nel nostro Partitoi. Opere Complete. Mosca.

114 V. Lénin (1902) Che fare ? http://marxiste.fr/lenine/que.pdf

115 Ritroviamo la biblioteca numerica delle opere dei classici del comunismo su Internet all’indirizzo seguente: http://marxisme.fr/

116 http://www.les7duquebec.com/actualites-des-7/le-manifeste-deseconomistes-progressistes-contre-lausterite/

117 G. Filoche (Febbraio 2012) Le cosiddette classi medie[http://www.marianne.net/gerardfiloche/].

118 R. Bibeau. V. Gouysse (2013) Il socialismo, sola alternativa alcapitalismo. [http://www.les7duquebec.com/7-au-front/le-socialismeseule-alternative-au-capitalisme/].

119 Su Louis Althusser e la sua opera strutturalehttp://fr.wikipedia.org/wiki/ Louis_Althusser.

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120 PCC (ML) (1970) Rapporto politico. Edizioni Norman Bethune.Montréal. P. 18.

121 [http://polpresse.blogspot.fr/2013/06/le-socialisme-seule-alternative-au.html].