Alla ricerca di intelligenze...

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1500 antenne radio, ciascuna delle quali ha un diametro di 100 metri. Le singole antenne dovrebbero essere collegate, oltre che le une con le altre, con un grande sistema di calcolatori. L'effettiva area di raccolta dei segnali del sistema Ciclope dovrebbe supe- rare, di alcune centinaia di volte, quella di ogni telescopio esi- stente e dovrebbe essere in grado di rivelare anche segnali rela- tivamente deboli, quali le comunicazioni radio interne di una civiltà distante persino parecchie centinaia di anni luce. L'edifi- cio di controllo, mostrato nel centro dell'installazione, dovrebbe comprendere un osservatorio dotato di un normale telescopio. I; uomo è solo nell'universo? Op- pure esistono altrove negli spa- zi altri esseri intelligenti che da mondi assai dissimili si pongono lo stesso interrogativo? Vi sono civiltà più progredite capaci di stabilire comunica- zioni interstellari e di sviluppare una trama di società intercomunicanti attra- verso l'intera nostra galassia? Queste domande, che sono rimaste a lungo monopolio della teologia e della nar- rativa fantascientifica, ora, per la pri- ma volta nella storia umana, vengono prese in considerazione dalla scienza sperimentale. Dallo studio dei movimenti di un certo numero di stelle vicine, ci è sta- to possibile stabilire la presenza, al- trimenti inosservata, di corpi compagni orbitanti intorno a esse, aventi massa simile a quella di grandi pianeti. In ba- se all'attuale grado di conoscenza dei processi che furono all'origine della vita qui sulla Terra, siamo convinti che processi analoghi dovrebbero esse- re abbastanza comuni nell'universo. Poiché quei fattori che chiamiamo in- telligenza e tecnologia possiedono un elevato valore in rapporto alla soprav- vivenza, appare probabile che eventua- li forme di vita primitiva sui pianeti di altre stelle, evolvendosi per molti miliardi di anni, abbiano potuto occa- sionalmente sviluppare forme di intel- ligenza e di civiltà, oltre che esprimere un'avanzata tecnologia. Inoltre, noi sul- la Terra disponiamo attualmente di tut- ti gli strumenti tecnologici necessari per poter comunicare con altre even- tuali civiltà disseminate nelle profon- dità dello spazio. Poiché, al presente, ignoriamo quanto possa essere effettivamente diffusa la vita extraterrestre, ogni tentativo volto a ipotizzare il numero di civiltà a uno stadio « tecnico » presenti nella nostra galassia non può che condurci necessa- riamente in un vicolo cieco. D'altra parte disponiamo, quale sicura base di riflessione, di alcuni fatti di rilevante importanza. C'è ragione di credere che sistemi solari si formino abbastanza fa- cilmente e che essi siano abbondanti nelle vicinanze del Sole. Nel nostro sistema solare, per esempio, sono con- tenuti tre « sistemi solari » in miniatu- ra: i sistemi di satelliti di Giove (con 13 satelliti), di Saturno (con 10) e di Urano (con 5). Comunque siano co- stituiti questi sistemi, balza agli occhi il fatto che quattro di essi si sono for- mati nelle nostre immediate vicinanze. La sola tecnica attualmente disponi- bile per individuare sistemi planetari di stelle vicine si ricollega allo studio delle perturbazioni gravitazionali indot- te da tali pianeti nel movimento della stella madre. Si immagini una stella vicina che, in un periodo calcolabile in decenni, si muova in modo misura- bile rispetto allo sfondo costituito da stelle più distanti. Si supponga che que- sta stella possieda una compagna invi- sibile in rivoluzione intorno a essa se- condo un'orbita il cui piano non coin- cida con la nostra linea di vista della stella. Sia la stella sia la compagna ruotano intorno a un comune centro di massa. Il centro di massa descriverà una traiettoria rettilinea contro lo sfon- do stellare e quindi la stella luminosa traccerà un percorso sinusoidale. L'esi- stenza dell'oscillazione ci permette di dedurre l'esistenza della compagna. I- noltre, in base al periodo e all'ampiez- za dell'oscillazione, possiamo calcolare il periodo e la massa della compagna. La sensibilità di questa tecnica, tutta- via, è sufficiente soltanto per rilevare le perturbazioni indotte da un pianeta di grande massa orbitante intorno a una delle stelle più vicine. L a stella singola più vicina al Sole è la stella di Barnard, una nana ros- sa piuttosto fioca, distante circa sei an- ni luce (Alpha Centauri pur essendo più vicina, fa parte di un sistema di stelle triplo). Osservazioni effettuate per un periodo di 40 anni da Peter van de Kamp, dello Sproul Observatory pres- so lo Swarthmore College, suggeriscono « Ciclope» è la denominazione data a un sistema che è stato proposto come dispositivo per la ricezione di segnali pro- venienti da eventuali civiltà extraterrestri: si tratta di un'installazione composta da che la stella di Barnard abbia almeno due compagne scure, ciascuna avente massa confrontabile con quella di Gio- ve. La conclusione di van de Kamp è però tuttora parzialmente controversa, a causa delle grandi difficoltà che le osservazioni comportano. Suscita forse interesse anche maggiore il fatto che circa metà del gruppo di pressappoco una dozzina di stelle singole più vicine al Sole sembra possedere compagne scure aventi massa da una a 10 volte più grande di quella di Giove. Inoltre, da molti studi teorici intorno alla for- mazione di sistemi planetari attraverso la condensazione di nubi di gas e pol- vere interstellari, risulta che la nascita di pianeti accompagna frequentemente, anche se non inevitabilmente, la na- scita di stelle. Sappiamo che le molecole dominan- ti negli organismi viventi terrestri sono le proteine e gli acidi nucleici, le prime formate da amminoacidi, i secondi da nucleotidi. L'atmosfera primordiale del- la Terra, come quella del resto dell'u- niverso, era ricca di idrogeno e di suoi composti. Mettendo in contatto i- drogeno molecolare (H2), metano (CH4), ammoniaca (NH 3) e acqua (H20), in presenza virtualmente di ogni sorgente intermittente di energia in grado di rompere legami chimici, si ha come risultato la formazione, con rese note- volmente elevate, di amminoacidi, zuc- cheri e basi azotate, cioè dei costituenti chimici dei nucleotidi. Per fare un e- sempio, è possibile, a partire da esperi- menti di laboratorio, determinare la quantità di amminoacidi prodotti per ogni fotone di radiazione ultravioletta; parallelamente, è possibile, basandosi sulle nostre conoscenze circa l'evoluzio- ne delle stelle, calcolare la quantità di radiazione ultravioletta emessa dal So- le nel corso dei primi miliardi di anni di esistenza della Terra. Gli amminoa- cidi, inoltre, si frammentano spontanea- mente a una velocità che è funzione della temperatura ambientale. Combi- nando queste circostanze, siamo in gra- do di calcolare la loro abbondanza al- 71r- lo stato stazionario all'epoca in cui eb- be origine la vita sulla Terra. Se am- minoacidi in tale abbondanza venisse- ro aggiunti agli oceani attuali, ne risul- terebbe una soluzione contenente l'uno per cento di questi ' composti. Questa è approssimativamente la concentrazio- ne in amminoacidi delle migliori quali- tà di brodo di pollo in scatola, una soluzione che è in grado di soddisfare il fabbisogno vitale. L 'origine della vita e dei mattoni chi- mici che la costituiscono non so- no la stessa cosa, ma a questo propo- sito si registra un continuo e produtti- vo avanzamento degli studi di labora- torio intorno alle modalità di legame degli amminoacidi e dei nucleotidi in sequenze molecolari rispettivamente si- mili alle proteine e agli acidi nucleici. Ricerche sul modo in cui corte catene di acidi nucleici si replicano in vitro hanno fornito indicazioni che si ricol- legano all'esistenza di codici genetici primitivi per la traduzione delle infor- Alla ricerca di intelligenze extraterrestri E quasi certo che nell'universo esistano civiltà molto più avanzate della nostra e le probabilità di individuarne una sono tali da giustificare un notevole e vasto impegno di ricerca di Cari Sagan e Frank Drake ' • 74 75

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1500 antenne radio, ciascuna delle quali ha un diametro di 100metri. Le singole antenne dovrebbero essere collegate, oltre che leune con le altre, con un grande sistema di calcolatori. L'effettivaarea di raccolta dei segnali del sistema Ciclope dovrebbe supe-rare, di alcune centinaia di volte, quella di ogni telescopio esi-

stente e dovrebbe essere in grado di rivelare anche segnali rela-tivamente deboli, quali le comunicazioni radio interne di unaciviltà distante persino parecchie centinaia di anni luce. L'edifi-cio di controllo, mostrato nel centro dell'installazione, dovrebbecomprendere un osservatorio dotato di un normale telescopio.

I;

uomo è solo nell'universo? Op-pure esistono altrove negli spa-zi altri esseri intelligenti che da

mondi assai dissimili si pongono lostesso interrogativo? Vi sono civiltà piùprogredite capaci di stabilire comunica-zioni interstellari e di sviluppare unatrama di società intercomunicanti attra-verso l'intera nostra galassia? Questedomande, che sono rimaste a lungomonopolio della teologia e della nar-rativa fantascientifica, ora, per la pri-ma volta nella storia umana, vengonoprese in considerazione dalla scienzasperimentale.

Dallo studio dei movimenti di uncerto numero di stelle vicine, ci è sta-to possibile stabilire la presenza, al-trimenti inosservata, di corpi compagniorbitanti intorno a esse, aventi massasimile a quella di grandi pianeti. In ba-se all'attuale grado di conoscenza deiprocessi che furono all'origine dellavita qui sulla Terra, siamo convintiche processi analoghi dovrebbero esse-re abbastanza comuni nell'universo.Poiché quei fattori che chiamiamo in-telligenza e tecnologia possiedono unelevato valore in rapporto alla soprav-vivenza, appare probabile che eventua-li forme di vita primitiva sui pianetidi altre stelle, evolvendosi per moltimiliardi di anni, abbiano potuto occa-sionalmente sviluppare forme di intel-ligenza e di civiltà, oltre che esprimereun'avanzata tecnologia. Inoltre, noi sul-la Terra disponiamo attualmente di tut-ti gli strumenti tecnologici necessariper poter comunicare con altre even-tuali civiltà disseminate nelle profon-dità dello spazio.

Poiché, al presente, ignoriamo quantopossa essere effettivamente diffusa lavita extraterrestre, ogni tentativo voltoa ipotizzare il numero di civiltà a unostadio « tecnico » presenti nella nostragalassia non può che condurci necessa-riamente in un vicolo cieco. D'altra

parte disponiamo, quale sicura base diriflessione, di alcuni fatti di rilevanteimportanza. C'è ragione di credere chesistemi solari si formino abbastanza fa-cilmente e che essi siano abbondantinelle vicinanze del Sole. Nel nostrosistema solare, per esempio, sono con-tenuti tre « sistemi solari » in miniatu-ra: i sistemi di satelliti di Giove (con13 satelliti), di Saturno (con 10) e diUrano (con 5). Comunque siano co-stituiti questi sistemi, balza agli occhiil fatto che quattro di essi si sono for-mati nelle nostre immediate vicinanze.

La sola tecnica attualmente disponi-bile per individuare sistemi planetaridi stelle vicine si ricollega allo studiodelle perturbazioni gravitazionali indot-te da tali pianeti nel movimento dellastella madre. Si immagini una stellavicina che, in un periodo calcolabilein decenni, si muova in modo misura-bile rispetto allo sfondo costituito dastelle più distanti. Si supponga che que-sta stella possieda una compagna invi-sibile in rivoluzione intorno a essa se-condo un'orbita il cui piano non coin-cida con la nostra linea di vista dellastella. Sia la stella sia la compagnaruotano intorno a un comune centrodi massa. Il centro di massa descriveràuna traiettoria rettilinea contro lo sfon-do stellare e quindi la stella luminosatraccerà un percorso sinusoidale. L'esi-stenza dell'oscillazione ci permette didedurre l'esistenza della compagna. I-noltre, in base al periodo e all'ampiez-za dell'oscillazione, possiamo calcolareil periodo e la massa della compagna.La sensibilità di questa tecnica, tutta-via, è sufficiente soltanto per rilevarele perturbazioni indotte da un pianetadi grande massa orbitante intorno auna delle stelle più vicine.

La stella singola più vicina al Sole èla stella di Barnard, una nana ros-

sa piuttosto fioca, distante circa sei an-

ni luce (Alpha Centauri pur essendopiù vicina, fa parte di un sistema distelle triplo). Osservazioni effettuate perun periodo di 40 anni da Peter van deKamp, dello Sproul Observatory pres-so lo Swarthmore College, suggeriscono

« Ciclope» è la denominazione data aun sistema che è stato proposto comedispositivo per la ricezione di segnali pro-venienti da eventuali civiltà extraterrestri:si tratta di un'installazione composta da

che la stella di Barnard abbia almenodue compagne scure, ciascuna aventemassa confrontabile con quella di Gio-ve. La conclusione di van de Kamp èperò tuttora parzialmente controversa,a causa delle grandi difficoltà che leosservazioni comportano. Suscita forseinteresse anche maggiore il fatto checirca metà del gruppo di pressappocouna dozzina di stelle singole più vicineal Sole sembra possedere compagnescure aventi massa da una a 10 voltepiù grande di quella di Giove. Inoltre,da molti studi teorici intorno alla for-mazione di sistemi planetari attraversola condensazione di nubi di gas e pol-vere interstellari, risulta che la nascitadi pianeti accompagna frequentemente,anche se non inevitabilmente, la na-scita di stelle.

Sappiamo che le molecole dominan-ti negli organismi viventi terrestri sonole proteine e gli acidi nucleici, le primeformate da amminoacidi, i secondi danucleotidi. L'atmosfera primordiale del-la Terra, come quella del resto dell'u-

niverso, era ricca di idrogeno e disuoi composti. Mettendo in contatto i-drogeno molecolare (H2), metano (CH4),ammoniaca (NH 3) e acqua (H20), inpresenza virtualmente di ogni sorgenteintermittente di energia in grado dirompere legami chimici, si ha comerisultato la formazione, con rese note-volmente elevate, di amminoacidi, zuc-cheri e basi azotate, cioè dei costituentichimici dei nucleotidi. Per fare un e-sempio, è possibile, a partire da esperi-menti di laboratorio, determinare laquantità di amminoacidi prodotti perogni fotone di radiazione ultravioletta;parallelamente, è possibile, basandosisulle nostre conoscenze circa l'evoluzio-ne delle stelle, calcolare la quantità diradiazione ultravioletta emessa dal So-le nel corso dei primi miliardi di annidi esistenza della Terra. Gli amminoa-cidi, inoltre, si frammentano spontanea-mente a una velocità che è funzionedella temperatura ambientale. Combi-nando queste circostanze, siamo in gra-do di calcolare la loro abbondanza al-

71r-

lo stato stazionario all'epoca in cui eb-be origine la vita sulla Terra. Se am-minoacidi in tale abbondanza venisse-ro aggiunti agli oceani attuali, ne risul-terebbe una soluzione contenente l'unoper cento di questi 'composti. Questaè approssimativamente la concentrazio-ne in amminoacidi delle migliori quali-tà di brodo di pollo in scatola, unasoluzione che è in grado di soddisfareil fabbisogno vitale.

L'origine della vita e dei mattoni chi-mici che la costituiscono non so-

no la stessa cosa, ma a questo propo-sito si registra un continuo e produtti-vo avanzamento degli studi di labora-torio intorno alle modalità di legamedegli amminoacidi e dei nucleotidi insequenze molecolari rispettivamente si-mili alle proteine e agli acidi nucleici.Ricerche sul modo in cui corte catenedi acidi nucleici si replicano in vitrohanno fornito indicazioni che si ricol-legano all'esistenza di codici geneticiprimitivi per la traduzione delle infor-

Alla ricerca di intelligenzeextraterrestri

E quasi certo che nell'universo esistano civiltà molto piùavanzate della nostra e le probabilità di individuarne una sonotali da giustificare un notevole e vasto impegno di ricerca

di Cari Sagan e Frank Drake

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RICERCATORE OSSERVATORIO DATA FREQUENZA OLUNGHEZZA D'ONDA OBIETTIVI

DRAKE NRAO 1960 1420 MEGAHERTZ EPSILON ERIDANITAU CETI

TROITSKY GORKY 1968 21 E 30CENTIMETRI

12 STELLE VICINESIMILI AL SOLE

VERSCHUUR NRAO 1972 1420 MEGAHERTZ 10 STELLE VICINE

TROITSKYRETEEURASIATICA,GORKY

1972 FINOA ORA

16, 30 E 50CENTIMETRI

SEGNALIPULSATI DATUTTO IL CIELO

ZUCKERMANPALMER

NRAO 1972 FINOA ORA

1420 MEGAHERTZ_600STELLE VICINESIMILI AL SOLE

KARDASHEVRETEEURASIATICA,I CR

1972 FINOA ORA

PARECCHIESEGNALIPULSATI DATUTTO IL CIELO

BRIDLEFELDMAN

ARO 1974 FINOA ORA

22,2 GIGAHERTZ PARECCHIESTELLE VICINE

DRAKESAGAN

ARECIBO 1975 (INCORSO)

1420, 1653 E2380 MEGAHERTZ

PARECCHIEGALASSIE VICINE

Gli sforzi finora compiuti per captare segnali irradiati verso la Terra da altre civiltàsono stati infruttuosi, ma il numero di stelle esaminate è meno dello 0,1 per centodel numero che dovrebbe essere esplorato perché possa sussistere una ragionevolepossibilità statistica di scoprire una civiltà extraterrestre. « NRAO » è il NationalRadio Astronomy Observatory a Green Bank, nella Virginia Occidentale; « Gorky » èl'antenna dell'Università di Gorky in URSS; « Rete eurasiatica » è un sistema di anten-ne operanti in URSS sotto la direzione di V.S. Troitsky dell'Università di Gorky e diN.S. Kardashev dell'Istituto per ricerche cosmiche (ICR) dell'Accademia delle scienzedell'URSS; ARO)) è l'Algonquin Radio Observatory di Algonquin Park, in Cana-da; « Arecibo » è la radioantenna radar dell'Osservatorio di Arecibo a Porto Rico.

0.1

1 1, 420

10 102

o3

o4

FREQUENZA (GIGAHERTZ)

Lo spettro radio del cielo rilevato dalla Terra è piuttosto di-sturbato. Qualsiasi radiotelescopio capta la radiazione di fondoa tre kelvin (linea in grigio), il residuo della primordiale palladi fuoco del « big bang ». La radiazione di fondo comincia adattenuarsi a circa 60 gigahertz (miliardi di cicli per secondo).A questa frequenza, il rumore quantistico associato a ogni ra-diazione elettromagnetica (linea in nero tratteggiata) cominciaa predominare e il livello complessivo di disturbo aumenta.Il disturbo proveniente dall'interno della nostra galassia (lineain colore intenso) è principalmente dovuto alla radiazione disincrotrone emessa da particelle che si muovono a spirale intor-no alle linee di forza di campi magnetici. Queste tre fonti di

disturbo delimitano, nel loro insieme, una regione abbastanzaampia nello spettro radio, compresa tra 1 e 100 gigahertz, cherisulterebbe quasi identica per osservatori posti nelle vicinanzedel Sole o in analoghe regioni della Galassia. Anche l'atmosfe-ra della Terra è fonte di disturbo (linea in colore chiaro), per-ché le molecole di acqua e di ossigeno assorbono e reirradianoenergia a 22 e 60 gigahertz rispettivamente. La combinazionedi tutte le fonti di disturbo fornisce la curva in nero, che rap-presenta il rumore totale del cielo rilevabile dalla Terra. Lalinea verticale tratteggiata in colore è la frequenza della tran-sizione di inversione di spin dell'elettrone in un atomo diidrogeno non ionizzato, alla frequenza di 1,420 gigahertz.

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I

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1o3

10

mazioni contenute negli acidi nucleicinel patrimonio informativo delle pro-teine, sistema questo che potrebbe averpreceduto i complessi meccanismi, pre-sieduti da ribosomi e da enzimi atti-vanti, di cui si servono ora le celluleper la fabbricazione di proteine.

Negli esperimenti di laboratorio, siottengono anche grandi quantità di unpolimero brunastro che sembra sia co-stituito principalmente da lunghe cate-ne di idrocarburi. Le caratteristichespettroscopiche del polimero presentanoanalogie con quelle delle nubi rossastrepresenti su Giove, Saturno e Titano, ilmaggior satellite di Saturno. Poiché leatmosfere di questi corpi celesti sonoricche di idrogeno e sono simili all'at-mosfera primitiva della Terra, la coin-cidenza non è sorprendente. Ciò che,nondimeno, riveste notevole importanzaè la possibilità che Giove, Saturno eTitano siano vasti laboratori planetariimpegnati in sperimentazioni di chimicaorganica prebiologica.

Ulteriori prove circa l'origine dellavita provengono dal passato geologicodella Terra. Sottili strati di rocce sedi-mentarie, antiche da 2,7 a 3,5 miliardidi anni, rivelano la presenza di minu-scole inclusioni del diametro di un cen-tesimo di millimetro. Queste inclusionisono state identificate come batteri ealghe azzurre da Elso S. Barghoorn del-la Harvard University e da J. WilliamSchopf della Università di Californiaa Los Angeles. I batteri e le alghe az-zurre sono organismi progrediti e de-vono perciò essere essi stessi i benefi-ciari di una lunga storia evolutiva. Tut-tavia, né sulla Terra né sulla Luna esi-stono rocce più antiche di quattro mi-liardi di anni; prima di questa data,infatti, si ritiene che la superficie dientrambi i pianeti, nello stadio finaledella loro accrezione, fosse fusa. Per-tanto, il tempo disponibile per l'avven-to della vita sembra sia stato breve:poche centinaia di milioni di anni almassimo. Poiché la vita trasse origine

sulla Terra in un arco di tempo assaipiù breve dell'età presente del nostropianeta, questa circostanza avvalora laevidenza che l'origine della vita costi-tuisca un evento altamente probabile,almeno sui pianeti provvisti di abbon-dante disponibilità di gas ricchi di idro-geno, acqua allo stato liquido e fontidi energia.

Fino a quando, tuttavia, non avremoidentificato almeno un esempio di

vita extraterrestre, questa conclusionenon può essere considerata come sicura.Ricerche in tale direzione rappresenta-no uno degli obiettivi della missioneViking, nel cui programma è previstala discesa di un veicolo sulla superficiedi Marte per l'estate del 1976. Questoveicolo avrà il compito di condurre laprima rigorosa indagine sull'esistenzadella vita in un altro pianeta. Il modu-lo di atterraggio Viking è in grado dicompiere tre distinti tipi di esperimentiintorno al metabolismo degli ipotetici

microrganismi marziani e un tipo diesperimento per accertare la presenzadi attività chimica organica nel materia-le di superficie di Marte; inoltre, incor-pora un sistema per riprese televisiveche dovrebbe riuscire a rivelare l'esi-stenza di organismi macroscopici.

L'intelligenza e la tecnologia si sonosviluppate sulla Terra in un'epoca chesi colloca circa a metà strada nel pe-riodo stabile dell'arco di esistenza delSole. L'intelligenza e la tecnologia com-portano ovvi vantaggi dal punto di vi-sta selettivo, per lo meno fino all'attua-le stadio evolutivo, in cui la tecnologiaproduce anche effetti quali il pericolodi catastrofi ecologiche, l'esaurimentodelle risorse naturali e la minaccia diguerre nucleari. A patto che non si ve-rifichino tali disastrose prospettive,l'ambiente fisico terrestre è destinato amantenersi stabile ancora per molti mi-liardi di anni. Può darsi che il numerodei singoli gradini che è stata costrettaa percorrere l'evoluzione dell'intelligen-za e della tecnologia sia così elevato,e quindi così improbabile, che nessunpianeta abitato possa sviluppare unaqualche civiltà tecnica. t anche possi-bile — qualcuno direbbe probabile — chele civiltà tendano ad autodistruggersia uno stadio corrispondente al nostrolivello di sviluppo tecnologico. D'altraparte, se è vero che nella nostra galas-sia esistono almeno 100 miliardi di pia-neti biologicamente idonei, se l'originedella vita è un evento altamente proba-bile, se l'evoluzione ha avuto a dispo-sizione miliardi di anni su ciascuno ditali pianeti e se ammettiamo che ancheuna piccola rappresentanza di civiltàtecniche sopravviva ai primi stadi diprogresso tecnologico, allora il numerodi civiltà tecniche dissiminate nella no-stra galassia potrebbe essere assai ele-vato.

Tentare una stima del numero di taliciviltà costituisce ovviamente un eserci-zio destinato a sprofondare in un maredi incertezze. Le opinioni di coloro chesi sono cimentati con questo problemadivergono in modo significativo. La no-stra più attendibile congettura è chenella nostra galassia esistano almeno unmilione di civiltà a uno stadio inferio-re o superiore all'attuale livello di svi-luppo tecnologico della Terra. Nell'ipo-tesi di una loro distribuzione statisticacasuale nello spazio, la distanza tra noie la civiltà più vicina dovrebbe esseredi circa 300 anni luce. Di conseguen-za, ogni informazione che venisse scam-biata tra noi e la civiltà più vicina ri-chiederebbe almeno 300 anni per unviaggio di sola andata e 600 anni perun viaggio di andata e ritorno (doman-da +risposta).

La radiazione elettromagnetica rap-

presenta il mezzo più veloce e di granlunga più economico per stabilire talecontatto. Sulla base delle previsioni cir-ca i futuri sviluppi tecnologici sullaTerra, del costo per fotone e dell'en-tità dell'assorbimento delle radiazionida parte delle polveri e dei gas inter-stellari, le radionde si presentano comeil più efficace e meno dispendioso si-stema di comunicazione interstellare.Benché non si possa escludere a prioril'idea di utilizzare veicoli spaziali inter-stellari, è comunque evidente che essicostituirebbero mezzi di comunicazio-ne più lenti, più costosi e problematici.

Poiché noi abbiamo acquisito la ca-pacità di realizzare comunicazioni ra-dio interstellari soltanto da pochi decen-ni, non esiste virtualmente la possibili-tà che una qualche civiltà con cui ve-nissimo in contatto fosse altrettantoarretrata della nostra. Sembra inoltreche sia esclusa ogni possibilità di dia-logo se non con civiltà assai longevee pazienti. Alla luce di queste circo-stanze, che sarebbero comuni a tuttele civiltà nella nostra galassia e nellostesso tempo deducibili da parte loro,

ci appare perfettamente possibile chemessaggi radio di sola andata venganoirradiati proprio in questo momentoverso la Terra da radiotrasmettitorisituati su pianeti orbitanti intorno adaltre stelle.

Per intercettare tali segnali, noi dob-biamo arguire o dedurre la loro fre-quenza di emissione, l'ampiezza dellabanda di frequenza, il tipo di modula-zione e infine la stella trasmettitrice delmessaggio. Anche se è tutt'altro chefacile formulare congetture precise, ilproblema è tuttavia meno difficile diquanto potrebbe sembrare.

La maggior parte dello spettro diradiofrequenze astronomiche è piutto-sto disturbata (si veda l'illustrazionenella pagina a fronte). Alla sua confi-gurazione contribuiscono la materia in-terstellare, la radiazione di fondo a trekelvin, testimonianza residua della sto-ria primeva dell'universo, il rumorestrettamente connaturato col funziona-mento di ogni rilevatore e l'assorbimen-to di radiazioni da parte dell'atmosferaterrestre. Questa ultima fonte di distur-bo può essere esclusa collocando un

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La Terra è luminosa a frequenze compre-se tra 40 e 220 megahertz a causa delleradiazioni provenienti dalle trasmissioniradio MF e televisive VHF. La potenza

3000 irradiata dalle stazioni è rappresentata co-me media riferita a riquadri di territo-

9000 rio di cinque gradi di latitudine per cin-que gradi di longitudine. La luminosità

radio è equivalente alla temperatura alla quale ciascuna zonaterrestre dovrebbe venire innalzata per produrre un'emissioneradio quale quella effettivamente osservata. Le tre aree più lu-minose sono quelle in cui sono localizzati tre sistemi radarparticolarmente potenti: l'antenna radio dello Haystack Obser-vatory nel Massachusetts, che opera a una lunghezza d'onda di3,75 centimetri e fornisce una temperatura di luminosità di 2,3 xx 10" kelvin; la radioantenna radar dell'Osservatorio di

Arecibo, che opera a una lunghezza d'onda di 12,6 centimetrie fornisce una temperatura di luminosità di 1,4 x 10 22 kelvin;l'antenna da 60 metri del Jet Propulsion Laboratory di Goldsto-ne, California, che opera a una lunghezza d'onda di 12,6 centi-metri e fornisce una temperatura di luminosità di 0,2 x 10 9 kel-vin. Tali sistemi irradiano una potenza così elevata che, a quel-le lunghezze d'onda e nella direzione del loro raggio, risultano piùluminosi del Sole e sarebbero captabili a distanze interstellari.

radiotelescopio nello spazio, mentre glialtri disturbi sono ineliminabili sia pernoi, sia per ogni altra civiltà.

Lo spettro del disturbo radio presen-ta, comunque, un minimo pronun-

ciato. In corrispondenza del minimo, onelle sue vicinanze, compaiono nume-rose frequenze naturali che sarebberoidentificabili presso ogni società scienti-ficamente avanzata. Si tratta delle fre-quenze di risonanza emesse dalle mole-cole e dai radicali liberi più abbondan-ti nello spazio interstellare. Quella cheforse può essere considerata la menocontroversa di queste risonanze è lafrequenza di 1420 megahertz (milionidi cicli per secondo). È la frequenzaemessa quando l'elettrone, ruotante suse stesso in un atomo di idrogeno, « siribalta » spontaneamente in modo chela sua direzione di spin sia opposta aquella del protone costituente il nucleodell'atomo di idrogeno. La frequenzadi 1420 megahertz della transizione diinversione di spin dell'idrogeno fu perla prima volta presa in considerazionecome un possibile canale di comunica-zione interstellare nel 1959, da partedi Philip Morrison e Giuseppe Cocconi.Tuttavia, questo canale può essere trop-po disturbato per comunicazioni, peril preciso motivo che l'idrogeno, il piùabbondante gas interstellare, assorbeed emette radiazioni proprio a quellafrequenza. La quantità di altri canalipossibili di comunicazione non è eleva-ta, cosicché la localizzazione di quelloidoneo non dovrebbe presentare ecces-sive difficoltà.

Questo tipo di logica non ci può in-vece aiutare a formulare ipotesi circal'ampiezza della banda di frequenzautilizzabile per comunicazioni interstel-lari. Quanto più ristretta è la banda,tanto più lontano può essere trasmessoun segnale prima che diventi troppodebole per essere captato. In compen-so, quanto più ristretta è l'ampiezzadi banda, quanto più limitate sono leinformazioni che il segnale è in gradodi trasportare. t quindi necessario ac-cettare un compromesso tra il deside-rio di inviare un segnale quanto piùlontano possibile e il desiderio di co-municare la massima quantità di in-formazioni. Può darsi che vengano in-viati segnali semplici con ristretta am-piezza di banda allo scopo di aumenta-re la loro probabilità di ricezione, comepure non è escluso l'invio di segnaliricchi di informazioni con estesa am-piezza di banda, nel tentativo di realiz-zare una comunicazione rapida e a lar-go raggio. I segnali con estesa ampiezzadi banda sarebbero destinati a quelleciviltà progredite e lungimiranti che ab-biano investito cospicue risorse nella

realizzazione di grandi sistemi riceventi.In pratica, quando si compiono ri-

cerche intorno al segnali, non è neces-sario ipotizzare l'esatta ampiezza dibanda; ciò che conta è arguire la mi-nima ampiezza di banda. È possibilecomunicare nello stesso tempo su mol-te bande ristrette adiacenti. Ciascunodi questi canali può essere studiato sin-golarmente e i dati raccolti da parec-

TEMPERATURE DI LUMINOSITÀ(MILIONI DI KELVIN)

20 300

111 90 900

chi canali adiacenti possono essere com-binati in modo da fornire un risultatoequivalente a quello ottenibile con uncanale più esteso, ma col vantaggiodi eliminare ogni perdita di informa-zioni o di sensibilità. Tale proceduraviene relativamente semplificata conl'aiuto di un calcolatore; negli studisui pulsar questa è diventata una prati-ca comune. In ogni caso, noi dovrem-

mo tenere sotto osservazione il massi-mo numero di canali, poiché è possibi-le che la civiltà emittente non stia tra-smettendo su una delle frequenze « na-turali », come i 1420 megahertz.

Noi ora non sappiamo, naturalmente,su quale stella in particolare di-

rigere il nostro ascolto. Il modo piùtradizionale di affrontare questo pro-

blema è quello di puntare i nostri ri-cevitori verso stelle che siano piutto-sto simili al Sole, a cominciare dallepiù vicine. Due stelle vicine, EpsilonEridani e Tau Ceti, entrambe distanti12 anni luce, furono scelte come can-didate per il progetto Ozma, la primaricerca sull'esistenza di intelligenza ex-traterrestre compiuta per mezzo di unradiotelescopio da uno di noi (Drake),

nel 1960. Il progetto Ozma, che deve ilsuo nome al mago di Oz, personaggiodi racconti per bambini di L. FranckBaum, rimase « in onda » per quattrosettimane a 1420 megahertz, ma conrisultati negativi. Da allora furonocompiuti altri studi, ma nessuno ebbeesito positivo, nonostante taluni falsiallarmi che fecero supporre il contra-rio. Questi fallimenti non destano me-

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NUMERI ATOMICIDI IDROGENO,CARBONIO,AZOTO,OSSIGENOE FOSFORO111111

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NUMERO DINUCLEOTIDINEL DNA

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DOPPIA ELICADEL DNA

ESSERE UMANO

I

ALTEZZADELL'ESSEREUMANO

SISTEMA SOLARE(LA TERRA E'SPOSTATA VERSOL'ESSERE UMANO)

POPOLAZIONEUMANADELLA TERRA

DIAMETRODEL TELESCOPIO

TELESCOPIODI ARECIBO

-.--",,TRASMITTENTEIL MESSAGGIO

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FORMULE DIZUCCHERI EDI BASI NEINUCLEOTIDIDEL DNA

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Il messaggio di Arecibo in codice binario fu trasmesso nel 1974 verso il Grande Am-masso di Ercole dall'antenna da 305 metri di Arecibo. Il messaggio viene decodificatosuddividendo i caratteri in 73 gruppi consecutivi di 23 caratteri ciascuno e, dopoaver sistemato i gruppi in sequenza l'uno al di sotto dell'altro, leggendo da destraa sinistra e dall'alto in basso. Il risultato è un messaggio visivo (Si veda l'illustrazionenella pagina opposta) che può essere più facilmente interpretato sostituendo un qua-drato bianco a ciascuno O del codice binario e un quadrato nero a ciascun 1.

raviglia: basti pensare che, se si am-mette l'esistenza di un milione di civil-tà in una galassia formata da circa 200miliardi di stelle, noi dobbiamo diri-gere i nostri ricevitori verso almeno200 000 stelle prima di avere una qual-che probabilità statistica di captare unsingolo messaggio extraterrestre. Finoa ora, noi abbiamo prestato ascoltosolo a poco più di 200 stelle. In altreparole, abbiamo compiuto appena lo0,1 per cento dello sforzo necessario.

Al presente, disponiamo di una tec-nologia perfettamente adeguata sia pertrasmettere che per ricevere i messag-gi attraverso incommensurabili distan-ze interstellari. Per esempio, se il ra-diotelescopio da 305 metri installatonell'Osservatorio di Arecibo a PortoRico trasmette messaggi al ritmo di un

bit (cifra binaria) per secondo, conampiezza di banda di un hertz, il se-gnale potrebbe essere ricevuto da unidentico radiotelescopio dovunque nel-la Galassia. Per contro, il telescopio diArecibo potrebbe intercettare un se-gnale simile trasmesso da una distanzacentinaia di volte più grande di quella,da noi stimata in 300 anni luce, checi dovrebbe separare dalla più vicinaciviltà extraterrestre.

Una ricerca compiuta su centinaiadi migliaia di stelle nella speranza dicaptare un messaggio esigerebbe unostraordinario impegno e richiederebbeprobabilmente parecchi decenni di tem-po. Sembra improbabile che qualcunodei più potenti radiotelescopi disponi-bili possa essere distolto dal suo nor-male lavoro per essere totalmente asse-

gnato a un tale intenso programma. Ilsolo sistema realmente attuabile peresplorare in modo rigoroso l'esistenzadi intelligenze extraterrestri sembra es-sere legato alla costruzione di uno opiù radiotelescopi, da destinarsi, forseper la metà del loro tempo operativo,allo scopo esclusivo di questa ricerca.Il costo di una simile impresa si aggi-rerebbe intorno ad alcune decine dimilioni di dollari.

F inora abbiamo preso in considera-zione l'eventualità di ricevere mes-

saggi intenzionalmente trasmessi allaTerra da un'altra civiltà. Una possibi-lità alternativa che ci si potrebbe pre-sentare è quella di inserirci « furtiva-mente » nella rete di radiofrequenzeimpiegate da una civiltà extraterrestreper le proprie comunicazioni interne.Una simile rete di radiofrequenze po-trebbe rivelarsi con chiara e immedia-ta evidenza. Sulla Terra, per esempio,è in funzione un nuovo sistema radarper studi planetari, abbinato al telesco-pio dell'Osservatorio di Arecibo, chetrasmette un segnale su una ristrettaampiezza di banda, tale che, se fossecaptato da un'altra stella, risulterebbeda 1 milione a 10 miliardi di volte piùluminoso che non il Sole alla stessafrequenza. Inoltre la Terra, a causadella sua fitta rete di trasmissioni ra-dio e televisive, è estremamente lumi-nosa a lunghezza d'onda di circa unmetro (si veda l'illustrazione nelle duepagine precedenti). Se i pianeti di altreciviltà possedessero una luminosità ra-dio paragonabile a quella che derivaalla Terra solo dalle trasmissioni televi-sive sarebbero facilmente identificabili.Tuttavia, a causa della complessità deisegnali e della loro non specifica e-missione in funzione della Terra, unaloro intercettazione sarebbe subordina-ta alla disponibilità di un ricevitore as-sai più elaborato e sensibile di ognisistema radiotelescopico attualmente innostro possesso.

Un simile sistema è stato progettato,in via preliminare, da Bernard M. Oli-ver, della Hewlett-Packard Company,che ha diretto uno studio finanziatodall'Ames Research Center della Na-tional Aeronautics and -,pace Admini-stration. Il sistema, denominato Ciclo-pe, sarebbe costituito da un gigante-sco radiotelescopio abbinato a un com-plesso sistema di calcolatori. Quest'ul-timo sarebbe destinato a svolgere al-cuni compiti specifici: discernere, nel-la massa di dati raccolti dal telescopio,quei segnali che portassero il marchiodell'intelligenza; combinare numerosicanali adiacenti, allo scopo di costrui-re segnali di varie effettive ampiezze dibanda; elaborare i risultati delle anali-

Il messaggio di Arecibo in immagini, e corredato di traduzione,mostra la versione binaria del messaggio decodificato. Ciascunnumero usato porta un contrassegno che ne indica l'inizio.Quando tutte le cifre di un numero non possono prendereposto in una linea, le cifre sovrabbondanti sono riportate sottola cifra meno significativa. (Il messaggio deve essere orientato

in tre differenti direzioni per consentire la lettura di tutti inumeri mostrati.) Le formule chimiche si riferiscono ai com-ponenti della molecola di DNA: il gruppo fosfato, lo zuccherodesossiribosio e le basi organiche. L'altezza dell'uomo e ildiametro del telescopio sono espressi in unità della lunghez-za d'onda usata per trasmettere il messaggio: 12,6 centimetri.

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La placca incisa sui veicoli spaziali Pioneer, lanciati alla volta di Giove, rappresenta unsintetico messaggio grafico che dovrebbe riuscire a superare i confini del sistema solare.

L'antenna da 305 metri del sistema radio-radar dell'Osservato-rio di Arecibo è realizzata con pannelli di alluminio perforato,la cui forma sferica è accurata entro un margine di 3,2 milli-

metri, lungo l'intera superficie dell'antenna di circa 8 ettari.La struttura sospesa sopra l'antenna contiene l'apparato ricetra-smittente del sistema. Le sale di controllo sono in basso a destra.

si automatiche relative a ogni concepi-bile forma di comunicazione interstel-lare in modo da renderli intellegibiliai ricercatori.

La costruzione di un radiotelescopiodi enorme apertura che si compor-

ti come una singola antenna richiede-rebbe costi proibitivi. Il sistema Ciclo-pe rappresenterebbe invece un capitaleben investito in quanto permetterebbedi collegare molte antenne individuali in

modo che agiscano all'unisono. Que-sto concetto è già praticamente operan-te nel sistema detto Very Large Array(« installazione molto grande ») attual-mente in costruzione nel New Mexico.Il Very Large Array è una installazio-ne costituita da 27 antenne, ciascunadel diametro di 24 metri, disposta se-condo una Y avente ciascun bracciolungo 16 chilometri. Il sistema Ciclopedovrebbe essere assai più grande. Ilsuo attuale progetto prevede 1500 an-

tenne del diametro di 100 metri cia-scuna, e tutte collegate elettronicamen-te sia l'una con l'altra sia col sistemadi calcolatori. L'installazione dovrebberisultare la più compatta possibile madovrebbe ricoprire approssimativamen-te una superficie di circa 65 chilometriquadrati.

L'effettiva area di raccolta dei segna-li dovrebbe, in questo sistema, supe-rare di alcune centinaia di volte quel-la di ogni radiotelescopio esistente e

dovrebbe essere in grado di rilevareanche segnali relativamente deboli, qua-li per esempio trasmissioni televisiveprovenienti da civiltà distanti persinoparecchie centinaia di anni luce. Inol-tre Ciclope sarebbe destinato a diven-tare lo strumento ricevente per eccel-lenza di segnali elettivamente direttiverso la Terra. Una delle principaliprerogative del sistema Ciclope è chela sua realizzazione dovrebbe poterprescindere da qualsiasi ulteriore inno-vazione tecnologica, in quanto le tec-niche elettroniche e di computerizza-zione necessarie sono già sviluppate inmodo soddisfacente. Si tratterebbe so-lo di costruire un gran numero di e-lementi, come quelli che già siamo ingrado di produrre. Oltre che come colos-sale mezzo di esplorazione alla ricercadi intelligenze extraterrestri, il sistemaCiclope dovrebbe anche affermarsi co-me uno straordinario strumento per ef-fettuare studi radar dei corpi del siste-ma solare, indagini radioastronomichetradizionali negli spazi esterni al siste-ma solare e per seguire la traiettoriadei veicoli spaziali a distanza superioreal raggio di azione degli attuali ricevitori.

Il costo previsto del sistema Ciclope,pressappoco 10 miliardi di dollari,

rappresenta una spesa forse proibitivanella situazione presente. Inoltre, l'ar-gomento, che fa leva sulla possibilitàdi inserimento nella rete di radiofre-quenze di civiltà extraterrestri, non ècompletamente persuasivo. Cinquantaanni fa, prima che le trasmissioni ra-dio diventassero un fatto corrente, laTerra era un pianeta muto alle lun-ghezze d'onda radio. Tra cinquanta an-ni, in seguito allo sviluppo di cavi te-levisivi e di satelliti per comunicazioni,che trasportano segnali in un fascioristretto, la Terra potrebbe di nuovodiventare muta. È quindi ammissibileche pianeti come la Terra appaianoconsiderevolmente luminosi a lunghez-ze d'onda radio forse solo per un se-colo rispetto ai miliardi di anni dellaloro storia. La probabilità di scoprireuna civiltà durante un così breve pe-riodo della sua storia è forse tropposcarsa per giustificare la costruzione diun sistema come Ciclope. Può anchedarsi che nell'universo vi siano esseriche normalmente stabiliscono l'esisten-za di intelligenze extraterresti con ra-diotelescopi di tipo più tradizionale. Cio-nondimeno, sembra evidente che le no-stre probabilità di scoprire l'esistenzadi civiltà extraterrestri saranno più nu-merose se ci impegneremo a fondo inquesto scopo.

In che modo potremmo acquisire lacertezza che un particolare segnale ra-dio sia stato deliberatamente inviato

da un essere intelligente? t facile idea-re un messaggio che sia inequivocabil-mente artificiale. I primi 30 numeri pri-mi, per esempio, sarebbero difficilmen-te ascrivibili a un qualche fenomenoastrofisico naturale. Un messaggio sem-plice di questo tipo potrebbe essere unsegnale fisso unito a un messaggio. Ilmessaggio informativo successivo po-trebbe avere molte forme e consisteredi un enorme numero di bit. Un me-todo di trasmissione di informazioniche inizi con concetti semplici per poiprogredire verso concetti via via piùcomplessi è quello per immagini (siveda l'illustrazione a pagina 81).

Vale la pena di menzionare un ulti-mo metodo per impostare una ri-

cerca circa l'esistenza di intelligenzeextraterrestri. Se veramente esistono ci-viltà più avanzate della nostra di mi-gliaia, se non di milioni, di anni, èperfettamente plausibile che esse pos-sano trasmettere comunicazioni radiosu immense distanze, forse addiritturasulle distanze dello spazio intergalatti-co. Noi ignoriamo, naturalmente, quan-te civiltà avanzate potrebbero esserviin rapporto al numero di civiltà piùprimitive sul tipo di quella terrestre,tuttavia dobbiamo ammettere che mol-te di queste più antiche civiltà sianonecessariamente localizzate in galassiepiù antiche della nostra. Per queste ra-gioni, è possibile che la maggior partedei segnali radio più chiaramente in-tellegibili lanciati da altre civiltà pro-vengano dal di fuori della nostra ga-lassia. Il numero relativamente piccolodi questi trasmettitori extragalattici po-trebbe essere abbondantemente com-pensato dalla maggior potenza dei lo-

ro segnali. A un'opportuna frequenza,essi potrebbero anche manifestarsi co-me i più luminosi radiosegnali circo-lanti nel cielo. Pertanto, come alterna-tiva all'esame delle stelle più vicineaventi le stesse caratteristiche spettralidel Sole, ci si offre l'esame delle galas-sie più vicine. Galassie a spirale sultipo della Grande Nebulosa di Andro-meda si presentano come ovvie candi-date, tuttavia le galassie ellittiche sonoassai più antiche e in uno stadio evo-lutivo molto più avanzato; potrebbe-ro presumibilmente ospitare, quindi, ungrande numero di civiltà estremamen-te progredite.

Potrebbe esservi una sorta di leggebiologica decretante che esistono nu-merose strade che conducono all'intel-ligenza e alla tecnologia e che ogni pia-neta abitato ha la possibilità di rag-giungere un simile risultato a pattoche gli sia dato il tempo necessario ea condizione che non si autodistrugga.Su pianeti diversi dal nostro ci si at-tende che la biologia della materia vi-vente differisca da quella terrestre acausa sia della natura statistica delprocesso evolutivo, sia dell'adattabilitàdella vita. È comunque possibile chela scienza e la tecnica siano abbastan-za simili alle nostre, poiché ogni ci-viltà che sia impegnata in radiocomu-nicazioni interstellari, non importa do-ve essa si trovi, deve fare i conti conle stesse leggi della fisica, dell'astrono-mia e della tecnologia delle radioco-municazioni da noi affrontate.

potremmo noi stessi inviare messaggi?Ovviamente, noi non sappiamo an-

cora dove poterli dirigere nel modopiù efficace possibile. Un messaggio

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STUDI BOMPIANI

Angelo BaraccaSilvio BergiaLa Tiraledelle alte energieTra i frutti essenziali della re-cente "rivoluzione culturale"studentesca c'è la consapevo-lezza della non neutralità dellascienza. In questo libro, taleassunto si applica alla fisica eal suo nucleo "fondamentale",lo studio delle particelle, doveil meccanismo di sviluppo por-ta verso macchine sempre piùgigantesche, esperimenti co-stosissimi, personale pletori-co: verso "la spirale delle alteenergie", tutta condizionatadalla strumentazione e dairapporti produttivi ad esclu-sione di ogni altra alternativapossibile. Il testo, rigoroy:i masempre comprensibile, esplorala struttura della disciplina eanalizza minuziosamente imeccanismi di sviluppo (e dicondizionamento e di potere)che imprigionano la fisica delleparticelle. L. 4.000

I problemi dicui la culturatradizionalenon si occupa.STUDI BOMPIANI

è già stato trasmesso verso il GrandeAmmasso di Ercole per mezzo del ra-diotelescopio di Arecibo, ma solo co-me una specie di simbolo delle possi-bilità raggiunte dalla nostra tecnologiadelle radioemissioni. Ogni segnale ra-dio che inviamo risulterebbe captabilea distanze interstellari a condizione diessere più luminoso dell'uno per cen-to circa del Sole alla stessa frequenza.In effetti, durante gli ultimi decenni,qualcosa come circa 1000 di tali se-gnali al secondo, emessi nel corso del-le comunicazioni interne quotidiane,hanno abbandonato la Terra. Questoavamposto elettromagnetico del genereumano è ora distante circa 20 anni lu-ce e continua ad allontanarsi alla ve-locità della luce. Il suo fronte di ondesferiche, espandendosi come fanno icerchi prodotti da un sasso lanciatonell'acqua di uno stagno, investe ognianno circa 20 nuove stelle, trasportan-do accidentalmente la notizia che gliesseri umani hanno acquisito la facol-tà di dialogare attraverso gli spazi in-terstellari.

Un altro tipo di messaggio è statoda noi inviato: si tratta di due plac-che incise che viaggiano applicate al-l'esterno del Pioneer 10 e del Pioneer11. Questi veicoli spaziali, i primi ma-nufatti umani che usciranno dai confi-ni del sistema solare, continueranno illoro viaggio senza fine attraverso lanostra galassia a una velocità di circa16 chilometri al secondo. Il Pioneer 10è stato accelerato dal campo gravita-zionale di Giove fino a raggiungere lavelocità di fuga dal sistema solare il3 dicembre 1973. Il Pioneer 11 è pas-sato rasente Giove il 4 dicembre 1974e si dirigerà su Saturno prima di ve-nire accelerato verso le lontane regio-ni della Galassia.

Le placche, identiche per entrambii veicoli, sono state ideate da noi e daLinda Salzman Sagan. Ciascuna plac-ca, di alluminio anodizzato d'oro, mi-sura 15 x 23 centimetri. Queste « cartoli-ne d'auguri » cosmiche portano incisa laposizione della Terra e l'epoca di co-struzione e di lancio del veicolo spazia-le. La posizione del Sole è localizzatafacendo riferimento a 14 pulsar. I pe-riodi precisi dei pulsar sono espressiin codice binario per permetterne l'i-dentificazione. Poiché i pulsar sono o-rologi cosmici che stanno rallentandoin modo praticamente costante, la dif-ferenza tra i periodi dei pulsar al mo-mento del recupero del veicolo spazia-le e i periodi indicati sulla placca per-metteranno, a ogni civiltà tecnicamen-te sofisticata, di dedurre l'anno dilancio del veicolo verso la sua epicamissione. Le unità di tempo e di lun-ghezza sono espresse in termini di fre-

quenza della transizione di inversionedi spin dell'idrogeno a 1420 megahertz.Per consentire l'esatta localizzazionedella provenienza del veicolo spaziale,viene fornito un grafico del sistema so-lare. La traiettoria del veicolo vienemostrata mentre si distacca dal terzopianeta, la Terra, fino a passare rasen-te al pianeta Giove, allontanandosene.La deviazione oltre Saturno del Pio-neer 11 non era stata programmata nelmomento in cui furono realizzate leplacche. Da ultimo, le placche raffigu-rano un uomo e una donna della Ter-ra nel 1973. Ci si è sforzati di conferirealle immagini caratteristiche compren-sive di tutte le ra77e. La loro altezza,oltre a essere mostrata in rapporto al-le dimensioni del veicolo spaziale, èanche indicata da un numero binarioespresso in termini della lunghezza dionda della linea spettrale a 1420 me-gahertz (21 centimetri).

Queste placche sono destinate a es-sere le più longeve realizzazioni del-l'uomo, poiché sopravviveranno vir-tualmente intatte per centinaia di mi-lioni, forse anche miliardi, di anni nel-lo spazio. Quando la tettonica a zolleavrà completamente modificato la fi-sionomia dei continenti, quando tuttele attuali forme di territorio terrestresaranno state livellate, quando la ci-viltà si sarà profondamente trasforma-ta e quando gli esseri umani si saran-no forse evoluti verso qualche altraspecie di organismi, queste placche e-sisteranno ancora. Esse mostrerannoche, nell'anno da noi chiamato 1973,esistettero organismi, raffigurati nelleplacche, che si preoccuparono abba-stanza di quale fosse il posto da essioccupato nella scala gerarchica di tuttigli esseri intelligenti, da rendere parte-cipi altri esseri delle conoscenze acqui-site su se stessi.

Fino a che punto ce ne preoccupia-mo? Abbastanza da impegnarci in

modo apprezzabile con i tipi di tele-scopi esistenti nella ricerca di altre for-me di vita nell'universo? Abbastanzada sperimentare un'iniziativa di mag-gior peso come il progetto Ciclope chepotrebbe rafforzare la possibilità di far-ci attraversare la fatidica soglia, met-tendoci alla fine in comunicazione conuna varietà di esseri extraterrestri, lacui eventuale esistenza arricchirebbeinevitabilmente la specie umana oltreogni immaginazione? La reale doman-da che dobbiamo porci non è come,poiché il come lo sappiamo, bensìquando. Se ci fossero abbastanza uo-mini a preoccuparsene, la soglia po-trebbe essere attraversata mentre lamaggior parte degli abitanti della Ter-ra è ancora in vita.

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