Intelligenze Muliple e Stili Cognitivi

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ACQUISIZIONE ED APPRENDIMENTO

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Breve sunto sulle intelligenze multiple di Gardner e sui vari stili congnitivi

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ACQUISIZIONE ED APPRENDIMENTO

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Secondo l’ipotesi dell’acquisizione-apprendimento di Krashen, vi sono due sistemi per sviluppare la competenza di una lingua, acquisizione e apprendimento. Con la prima si intende l’acquisizione di una L2 che abbia luogo in modo analogo a L1, in modo implicito e inconscio. Con apprendimento si intende invece uno sviluppo linguistico esplicito, formale, che ha luogo in ambito scolastico.

I due processi sono indipendenti e quello di acquisizione è visto come il più importante in quanto governa la performance. All’apprendimento è attribuito un ruolo limitato, di monitoraggio per il controllo e l’autocorrezione della produzione linguistica. Non porta all’uso naturale della lingua.

L’input necessario per l’acquisizione è dato dal contesto linguistico informale, mentre un contesto formale come quello scolastico accresce la competenza. E’ proposta poi una distinzione fra con-testi linguistici informali di tipo esposizione e contesti di tipo intake, intendendo con intake quella parte dell’input effettivamente assimilata dall’apprendente.

Stephen D. Krashen è uno degli studiosi che maggiormente hanno influenzato le più moderne teorie sull’apprendimento di una lingua.

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1. Distinzione tra acquisizione e apprendimento. Krashen distingue due processi

fondamentali attraverso cui si impara una lingua: l’acquisizione, un processo inconscio, e

l’apprendimento, un processo conscio rivolto alla forma linguistica. L’acquisizione per

Krashen è profonda, stabile, e genera comprensione e produzione linguistica con processi

automatici mentre l’apprendimento, razionale e volontario, è di durata relativamente breve e

funge da monitor per l’esecuzione linguistica. Riguardo alla possibilità se l’apprendimento

razionale possa trasformarsi in acquisizione, la risposta di Krashen è di solito negativa.

I CINQUE PRINCIPI ENUNCIATI DA S. KRASHEN

2. Ipotesi del monitor. Il monitor è quella parte del sistema interno dell’apprendente

responsabile dell’elaborazione linguistica consapevole. Il monitor varia a seconda dell’età,

dello stile cognitivo e delle modalità di apprendimento della L2.

3. Ipotesi dell’ordine naturale. Le regole (grammaticali) della L2 vengono acquisite

attraverso un ordine naturale. Per Krashen l’ordine vale quando le regole sono acquisite, ossia

imparate inconsciamente, poiché se esse sono apprese, quindi applicate consapevolmente, è

possibile che gli apprendenti non seguano l’ordine naturale.

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4. Ipotesi dell’input. Secondo Krashen l’unico modo per far progredire

l’acquisizione consiste nell’esposizione all’input. Aggiunge inoltre che le persone

acquisiscono una lingua straniera solo se ricevono un input comprensibile e i loro

filtri affettivi sono sufficientemente bassi da permettere l’ingresso dell’input stesso.

L’input cioè deve situarsi nella corretta posizione lungo l’asse dell’ordine naturale di

acquisizione, cioè immediatamente dopo l’input che fino a quel momento è stato

acquisito. Da qui la nozione di i + 1, che sarebbe il livello dell’input a cui uno

studente dovrebbe essere sottoposto per procurargli acquisizione: il livello (i) a cui

si trova lo studente + 1.

5. Ipotesi del filtro affettivo. Con questa ipotesi Krashen spiega perché gli

apprendenti esposti a una stessa quantità di input comprensibile, abbiano tempi e

esiti di apprendimento diversi. Per Krashen non tutto l’input viene utilizzato; una

parte viene tagliata da un filtro che si alza e si abbassa in base a fattori affettivi

quali il desiderio di integrarsi nella nuova cultura, l’ansia, l’autostima, ecc…

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Le differenze cognitive messe in atto durante i processi di apprendimento si

riassumono in due diversi filoni: l’uno ha come obiettivo la riflessione sul

concetto stesso di intelligenza, l’altro l’analisi delle specifiche modalità di

apprendimento, vale a dire gli stili cognitivi.

LE INTELLIGENZE MULTIPLE E GLI STILI COGNITIVI

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Il primo psicologo che ha parlato delle Intelligenze Multiple è stato

Howard Gardner in "Frames of mind" pubblicato nel 1983. Il punto di

partenza della sua teoria è la convinzione che sia errato ritenere che ci

sia qualcosa chiamata “intelligenza” che possa essere obiettivamente

misurata e ricondotta ad un singolo numero, ovvero ad un punteggio “IQ”.

Secondo Gardner, ogni persona è dotata di almeno sette intelligenze

ovvero, è intelligente in almeno sette modi diversi. Ciò significa che

alcuni di noi possiedono livelli molto alti in tutte o quasi tutte le

intelligenze, mentre altri hanno sviluppato in modo più evidente solo

alcune di esse. Tuttavia è importante sapere che ognuno può sviluppare

tutte le diverse intelligenze fino a raggiungere soddisfacenti livelli di

competenza

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Gardner sostiene pertanto che tutti possiamo sviluppare le nostre

diverse intelligenze se siamo messi nelle condizioni appropriate di

incoraggiamento, arricchimento e istruzione. Inoltre le intelligenze

sono strettamente connesse tra di loro e interagiscono in modo molto

complesso. Un esempio molto semplice e significativo lo possiamo trovare

nella vita di tutti i giorni nell'atto di cucinare una pietanza. Ciò mette in

moto e in relazione più di una delle nostre intelligenze: leggere la ricetta

(intelligenza verbale); calcolare gli ingredienti necessari (intelligenza

matematica); tenere conto dei gusti personali (intelligenza intrapersonale)

e di quelli altrui (intelligenza interpersonale). Se ciascuno è cosciente delle

proprie intelligenze più forti e di quelle più deboli, può usare le più forti per

sviluppare o compensare quelle più deboli.

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LE SETTE INTELLIGENZE

Intelligenza logico/matematicaCapacità di usare i numeri in maniera efficace e di saper ragionare bene. Questa intelligenza include sensibilità verso principi e relazioni, abilità nella valutazione di oggetti concreti o astratti.

Intelligenza linguistico/verbaleCapacità ad usare le parole in modo efficace, sia oralmente che per iscritto. Questa intelligenza include padronanza nel manipolare la sintassi o la struttura del linguaggio, la fonologia, i suoni, la semantica, e nell'uso pratico della lingua.

Intelligenza kinesteticaAbilità nell'uso del proprio corpo per esprimere idee e sentimenti e facilità ad usare le proprie mani per produrre o trasformare cose. Questa intelligenza include specifiche abilità fisiche quali la coordinazione, la forza, la flessibilità e la velocità.

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Intelligenza visivo/spazialeAbilità a percepire il mondo visivo/spaziale accuratamente e operare trasformazioni su quelle percezioni. Questa intelligenza implica sensibilità verso il colore, la linea, la forma, lo spazio. Include la capacità di visualizzare e rappresentare idee in modo visivo e spaziale.

Intelligenza musicaleCapacità di percepire, discriminare, trasformare ed esprimere forme musicali. Capacità di discriminare con precisione altezza dei suoni, timbri e ritmi.

Intelligenza intrapersonaleRiconoscimento di sé e abilità ad agire adattivamente sulla base di quella conoscenza. Avere una accurata descrizione di sé; coscienza dei propri stati d'animo più profondi, delle intenzioni e dei desideri; capacità per l'autodisciplina, la comprensione di sé, l'autostima. Abilità di

incanalare le proprie emozioni in forme socialmente accettabili.

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Intelligenza interpersonaleAbilità di percepire e interpretare gli stati d'animo, le motivazioni, le intenzioni e i sentimenti altrui. Ciò può includere sensibilità verso le espressioni del viso, della voce, dei gesti e abilità nel rispondere agli altri efficacemente e in modo pragmatico.

Gardner ha aggiunto successivamente un'ottava intelligenza, quella naturalistica. Oggi è forte l'impatto con i problemi dell'ambiente e sono evidenti le grandi dosi di intelligenza e sensibilità richieste per salvare l'ambiente dal degrado, dall'abbandono, dal depauperamento; per salvare specie animali dall'estinzione; per preservare foreste pluviali dalla distruzione totale che causerebbe cataclismi climatici; per proteggere animali dallo sfruttamento frenato, dall'abbandono, dalla vivisezione, dalla violenza imposta; per proteggere dall'estinzione piante tropicali medicinali utilizzate per combattere gravi malattie e forme tumorali; per ridurre l'inquinamento di intere regioni che provoca effetti devastanti sulla salute degli uomini; per rendere le nostre città più vivibili, i nostri cibi più sani, le nostre case più sicure.

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Le dicotomie di Cesare Cornoldi e Rossana De Beni

La ricerca sugli stili cognitivi ha messo in risalto diverse tipologie che si riferiscono a tendenze particolari negli atti del percepire, ragionare, memorizzare, risolvere un problema. Lo stile viene spiegato come una caratteristica modalità di elaborazione dell’informazione o come la tendenza costante ad usare una determinata classe di strategie nell’affrontare un compito. Tali condotte sono adottate naturalmente, si manifestano in maniera identica nel tempo, si estendono a compiti diversi e sono altresì in grado di influenzare anche aspetti della personalità: le interazioni sociali, gli atteggiamenti e le reazioni emotive.Cesare Cornoldi e Rossana De Beni propongono un modello basato su cinque dicotomie.

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• Lo stile globale-analitico rinvia ad una polarità nata essenzialmente attorno agli studi sulla percezione, e si riferisce alla modalità prevalente in base alla quale viene analizzata una configurazione. Rimanda alla tendenza, propria di ciascuno individuo, di vedere, di preferenza, prima la “foresta o gli alberi”, di privilegiare una percezione di dettaglio o d’insieme.

• Lo stile sistematico-intuitivo si caratterizza per una procedura a piccoli passi, dove vengono analizzati e presi in considerazione tutti i possibili dettagli, mentre lo stile intuitivo si esprime in prevalenza su ipotesi globali che poi cerca di confermare o confutare. Entrambi possono condurre a soluzioni soddisfacenti: lo stile intuitivo può risultare rapido nel prospettare una possibile soluzione, ma il ragionamento può essere approssimativo e limitarsi alla prima ipotesi confermata; lo stile sistematico abbisogna di più tempo e, teoricamente rende possibile una soluzione più certa, ma il rischio è quello di soffermarsi troppo sui dettagli.

• Lo stile visuale-verbale si basa sulla distinzione tra individui che preferiscono il codice linguistico ed altri che sono più a loro agio nell’utilizzo del codice visuospaziale.

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•Lo stile impulsivo-riflessivo si basa sui tempi decisionali e riguarda i processi di valutazione e decisione nella risoluzione di un compito cognitivo particolarmente difficile. Al contrario degli altri stili presentati in precedenza, i quali non contengono al loro interno una polarità più efficace o più premiante in assoluto, la riflessività viene considerata più adattiva, mentre valori estremi di impulsività possono, in alcuni casi, essere considerati come espressione psicopatologica bisognosa di considerazione e di attenzione specifica. Tuttavia è bene precisare come, anche nell’ambito degli apprendimenti scolastici, esistano occasioni in cui risposte impulsive si rivelano più utili, pertanto anche una attenzione alla polarità non riflessiva può servire a riconoscere l’importanza della rapidità e a valorizzare talune caratteristiche del soggetto impulsivo.

• Lo stile dipendente-indipendente riguarda in particolare le differenze individuali nell’attenzione deliberata, la quale si riferisce all’ambito cognitivo della percezione. E’ uno stile che consente di discriminare e riconoscere con più o meno velocità una figura semplice collocata all’interno di una configurazione complessa. I “dipendenti dal campo” riescono con più difficoltà ad individuare e discriminare la figura semplice perché più attratti dall’insieme della configurazione e riescono con molta difficoltà ad estrarre gli elementi di riferimento dal contesto.

(Cit. P. Manfredini)

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In sintesi…

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Proposte didattiche basate sugli stili di apprendimento (modelli VAK e Felder-Silverman)

Gli stili di apprendimento sono concordemente definiti come le tecniche preferite o prevalenti di funzionamento del cervello nel momento in cui ci si trova ad affrontare l’acquisizione di nuove informazioni. Più in generale, grazie agli esperimenti condotti da psicologi e studiosi dell’apprendimento si è potuto notare come ciascun individuo tenda ad acquisire e a gestire informazioni in modo diverso. Per fare alcuni esempi pratici, alcuni studenti si trovano immediatamente a loro agio con dati ed informazioni concrete, mentre altri gestiscono con impressionante facilità teorie e modelli astratti. Oppure, alcuni recepiscono più agevolmente informazioni presentate mediante un supporto visivo (immagini, diagrammi, schemi) mentre altri preferiscono le spiegazioni orali.

Anche concetti propri del linguaggio quotidiano come l’introversione e l’estroversione hanno un corrispettivo negli studi sugli stili di apprendimento: si è notato infatti come alcuni studenti ricavino un notevole beneficio dall’interazione con il resto della classe, mentre altri hanno bisogno di lavorare in modo individuale.

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Dal punto di vista dell’insegnante, la conoscenza degli stili d’apprendimento è uno strumento da non sottovalutare. Gli stili d’apprendimento hanno infatti il loro corrispettivo negli stili d’insegnamento, ovvero le preferenze del docente nella scelta e nella presentazione del materiale e delle attività di classe.

L’UTILITÀ DEGLI STILI DI APPRENDIMENTO PER L’INSEGNANTE

E’ quindi molto importante che l’insegnante conosca non solo l’esistenza di vari stili d’apprendimento, ma anche sia il più possibile a conoscenza delle caratteristiche individuali di ciascuno studente. Conoscere i punti deboli e i punti di forza degli studenti, rivolgersi a ciascuno secondo le modalità che gli sono più congeniali e modulare lo stile d’insegnamento per centrarlo il più possibile sul discente possono migliorare molto la didattica ed il clima di classe. Lo scopo, tuttavia, non è quello di utilizzare sempre e solamente le modalità che ogni singolo studente preferisce.

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Numerose ricerche hanno chiarito come l’apprendimento più efficace e produttivo sia tipico di quegli studenti che mostrano un altro grado di equilibrio nelle preferenze tra i vari stili cognitivi e d’apprendimento, e flessibilità e versatilità nell’uso delle diverse strategie, dimostrandosi capaci di utilizzare anche strategie tipiche dello stile d’apprendimento contrario a quello che è loro più congeniale. La vera meta educativa è infatti quella di rendere gli studenti il più possibile in grado di utilizzare un ampio spettro di strategie.

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IL MODELLO VISUAL, AUDITORY, KINESTHETIC (VAK)

Il modello VAK si basa sui tre principali recettori sensoriali, cioè la vista, l’udito e le funzioni legate al movimento, e ha lo scopo di determinare la funzione prevalente. In una situazione di apprendimento, infatti si usano tutti e tre gli strumenti, ma uno solo, o a volte una combinazione di due di essi, tende a prevalere sugli altri. Lo stile dominante, tuttavia, può non essere sempre lo stesso, ma può variare a seconda della situazione o del compito da affrontare.

Stile Visivo: Gli apprendenti che preferiscono lo stile visivo in generale ricordano meglio ciò che possono vedere. Sono comunque suddivisi in due ulteriori categorie: visivo-linguistico e visivo-spaziale. Chi preferisce lo stile visivo-linguistico impara attraverso il linguaggio scritto, cioè con attività di lettura o scrittura. Chi preferisce lo stile visivo-spaziale, invece, impara attraverso grafici, tabelle disegni e videoproiezioni.

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Stile Auditivo: Gli studenti con prevalenza dello stile auditivo hanno bisogno di ascoltare ciò che devono imparare. Amano la lettura ad alta voce e a volte ripetono a voce alta o parlano tra sé e sé mentre studiano. Possono avere difficoltà con i compiti scritti mentre lavorano molto bene nelle situazioni di dialogo con altri studenti. Amano registrare e riascoltare le lezioni.

Stile Cinestetico: Chi è orientato verso lo stile cinestetico ha bisogno di toccare oggetti e di essere in movimento. Questi studenti non riescono a concentrarsi se sono costretti a stare immobili per lungo tempo, amano prendere appunti ed essere coinvolti in varie attività durante le lezioni. Hanno spesso necessità di pause frequenti.