Alfredo Martini a Parma nel 2011

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www.laseradiparma.it [email protected] SPETTACOLI SABATO 2 APRILE 2011 17 Eventi A vrebbe dovuto esse- re una celebrazione locale per quanto importante, si è tra- sformata nella più grande adunata dei pesi massimi del ciclismo nazionale, con alla testa il grande ct Martini. In città ieri pomeriggio per par- lare ai giovani dalla sala del Consiglio Comunale, la comi- tiva di iridati e fedeli gregari ha poi traslocato nel paradiso in un angolo d’Emilia; da una parte della strada, bambini di tutti i colori che giocano spon- tanei nei prati, guardati a vista dalle mamme che socializza- no. Dall’altra i nonni che sot- to la pergola discorrono in dialetto del Parma calcio, c’è la la per accaparrarsi l’acqua pubblica dal lavatoio comune e per un pomeriggio, alla sala civica del quartiere Cittadel- la in via Bizzozero, si parla di ciclismo che fu, ma anche di quello che verrà. Parma città della bicicletta sta per accogliere il Giro d’Italia, e tutto fa (ottimo) brodo per rinfocolare una passione che, dov’è vera, non crolla mai: il circolo Filippo Corridoni e l’assessorato allo Sport del Comune hanno convocato i ciclisti locali d’un tempo e, benché dilettanti e non volti da palline sulla spiaggia, li riconosci subito perché sono alti e ancora asciutti, arrivano alla rimpatriata sul mezzo di sempre, si salutano calorosa- mente e subito si gettano nei ricordi. Le prime le sono loro, di fronte la cattedra da cui Paolo Gandol, relatore ex cestista ma appassionato del- le due ruote, squaderna i ca- taloghi dei cimeli d’epoca, rispolverati per l’annata in cui il capoluogo ducale è anche città europea dello sport. “Gli Verso il Giro, l’oro della bici a Parma I team d’epoca con Martini e Adorni di ENRICO VERONESE anni d’oro del ciclismo parmen- se” furono i Sessanta, quando nei capanni agricoli in mura- tura delle campagne padane era facile imbattersi nelle scritte inneggianti alla Salvarani, alla Salamini e poi alla SCIC, mar- chi di cucine o elettrodomesti- ci che seppero sfruttare con intelligenza le strettoie del ca- rosello, appoggiandosi all’ago- nismo mastice di un Paese. Come si diceva, presto l’evento si è trasformato del tutto da ciò che avrebbe dovuto essere, in- gigantendo la sua portata: men- tre Gandol(collezionista di quasi 45mila cartoline d’epoca inerenti alla bici) ricordava i prodromi dell’epopea, col tra- sferimento nel 1963 della roma- gnola Ghigi a Parma e l’acco- glienza dei fratelli Salvarani al progetto del direttore sportivo Luciano Pezzi, snocciolando i nomi dei tanti aleri della por- ta accanto -Emilio Casalini, Armani, Ottavio Marchesi e la moglie Florinda Parenti, prima donna professionista d’Italia provenendo dal Belgio- la por- ta della sala si apre a Faustino Coppi, glio dell’indimentica- to campionissimo, a Vittorio Adorni che portò Parma nell’i- ride, a Imerio Massignan gran cerimoniere, ma soprattutto alla leggenda vivente Alfredo Mar- tini, novantenne commissario tecnico azzurro dal 1975 al 1997 e stimolatore degli atleti più grandi. Un ciclone di lucidità e insegnamento morale si è ab- battuto sulla platea degli “anta”, con forte accento toscano Mar- tini prende in mano la situazio- ne e spiega con pochi tratti perché il ciclismo è diverso da tutti gli altri sport: «La discipli- na è tornata a piacere alle mol- titudini perché vedono il passo Gavia sotto la tormenta, e san- no che lassù non si arriva con le pastiglie. Una volta le corse iniziavano alle 6 di mattina, duravano anche 400 km, i cam- pioni erano predestinati per natura, però nel nord Europa avevano già le piste ciclabili appena dopo la guerra. Bettini sarà un grande ct perché ha fatto il gregario prima di diven- tare capitano. Com’era il pove- ro Ballerini, che sapeva ascol- tare e trasmettere». L’Alfredo è un ume in piena, dedica un pensiero al Giro delle Fiandre di domani ricordando Fiorenzo La rimpatriata degli assi del pedale ha felicemente stravolto l’idea iniziale del circolo “Corridoni” Magni e le sue tre vittorie sul Grammont «dove si va più for- te a piedi che in bici», unisce una memoria indelebile alla forza dell’esempio che ha fatto chiedere nell’ambiente il rico- noscimento di senatore a vita. Di quei talenti avvicinabili dal pubblico, a Parma, restano le memorie lunghe un anno: il 7 maggio all’ITC Bodoni verrà inaugurata una mostra docu- mentaria sugli anni d’oro, quan- do il Ducato era capitale mon- diale con la Salvarani che vinceva tutto, una Salamini sfortunata in campo societario e la SCIC che arruolò i miglio- ri su piazza. «Si guadagnava poco», sottolinea Casalini che battè il suo capitano Merckx al Monte Grappa, mentre Adorni rievoca la cronometro vinta nel 1966 a Baganzola dentro lo sta- bilimento dello sponsor, e la querelle con Luigi Salvarani, che lo pagò per non correre dopo l’arrivo di Zilioli. «Si parlava di me come allenatore della nazio- nale quando stavano per nomi- nare Martini, aspettando il mio momento sono invecchiato», scherza il campione del mondo di Imola’68 mentre la commo- zione allontana il tramonto sopra la pianura. p. r. confidential I n principio fu il tormen- tone della crisi, una bene- dizione per chi doveva liquidare il seccatore di turno: “Vorrei pagarti, ma la crisi...”, “non possiamo nanziare il vostro progetto dalla profon- da valenza culturale. Volete incolpare qualcuno? Prende- tevela con la crisi”, “sono in crisi e questa è una rapina”. Oggi regna il culto del taglio; diuso dai sacerdoti del bilan- cio, evoca un immaginario da macelleria (sociale) con i vari politici nelle vesti ideali di Jason o Michael Myers. Tagli, tagli, tagli... la parola entra in circo- lo, colonizza i cervelli e giusti- ca ogni conseguenza. Le vittime designate sono i “ser- vizi pubblici” che forse non ri- spondevano ai nostri sogni da tenore di vita scandinavo, ma nemmeno meritavano l’estin- zione. E così la lama da taglio scintilla nei corridoi delle scuo- le, si materializza tra gli scaf- fali delle biblioteche o cala la sua ombra alata nei reparti ospedalieri: ovunque stana lo “spreco” e recide il “superuo”. A Parma durante l’ultima set- timana, i responsabili dei teatri cittadini hanno premuto il pul- sante dell’allarme rosso. La mia ansia per gli eetti del- le ferite da taglio raggiunge li- velli tali che ho trovato il recen- te “Piranha” molto attuale, quasi documentaristico: giova- di kostedde ni con l’acqua alla gola selvag- giamente martoriati dalle fau- ci di creature preistoriche. Nel lm non c’è scampo alla carne- cina, nella realtà l’unica ri- sposta sembra quella degli eco- nomisti, incoraggiare i consumi... Ecco il dilemma: nire divora- ti o incamminarsi verso il nuo- vo tempio, il grande centro commerciale che con la sua mole enorme e indierente ruba la luce alla mia nestra preferita? Il diavolo si nasconde nei detTAGLI ALCUNI DEI PARTECIPANTI ALLA RIMPATRIATA DI IERI: si riconoscono tra gli altri Alfredo Martini e Vittorio Adorni Florinda Parenti, la parmigiana prima donna ciclista d’Italia Un cimelio della grande stagione ciclistica cittadina (anni ‘60)

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articolo del quotidiano La Sera di Parma

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[email protected] SPETTACOLISABATO 2 APRILE 2011 17

Eventi

Avrebbe dovuto esse-re una celebrazione locale per quanto importante, si è tra-

sformata nella più grande adunata dei pesi massimi del ciclismo nazionale, con alla testa il grande ct Martini. In città ieri pomeriggio per par-lare ai giovani dalla sala del Consiglio Comunale, la comi-tiva di iridati e fedeli gregari ha poi traslocato nel paradiso in un angolo d’Emilia; da una parte della strada, bambini di tutti i colori che giocano spon-tanei nei prati, guardati a vista dalle mamme che socializza-no. Dall’altra i nonni che sot-to la pergola discorrono in dialetto del Parma calcio, c’è la fila per accaparrarsi l’acqua pubblica dal lavatoio comune e per un pomeriggio, alla sala civica del quartiere Cittadel-la in via Bizzozero, si parla di ciclismo che fu, ma anche di quello che verrà.Parma città della bicicletta sta per accogliere il Giro d’Italia, e tutto fa (ottimo) brodo per rinfocolare una passione che, dov’è vera, non crolla mai: il circolo Filippo Corridoni e l’assessorato allo Sport del Comune hanno convocato i ciclisti locali d’un tempo e, benché dilettanti e non volti da palline sulla spiaggia, li riconosci subito perché sono alti e ancora asciutti, arrivano alla rimpatriata sul mezzo di sempre, si salutano calorosa-mente e subito si gettano nei ricordi. Le prime file sono loro, di fronte la cattedra da cui Paolo Gandolfi, relatore ex cestista ma appassionato del-le due ruote, squaderna i ca-taloghi dei cimeli d’epoca, rispolverati per l’annata in cui il capoluogo ducale è anche città europea dello sport. “Gli

Verso il Giro, l’oro della bici a ParmaI team d’epoca con Martini e Adornidi ENRICO VERONESE anni d’oro del ciclismo parmen-

se” furono i Sessanta, quando nei capanni agricoli in mura-tura delle campagne padane era facile imbattersi nelle scritte inneggianti alla Salvarani, alla Salamini e poi alla SCIC, mar-chi di cucine o elettrodomesti-ci che seppero sfruttare con intelligenza le strettoie del ca-rosello, appoggiandosi all’ago-nismo mastice di un Paese.Come si diceva, presto l’evento si è trasformato del tutto da ciò che avrebbe dovuto essere, in-gigantendo la sua portata: men-tre Gandolfi (collezionista di quasi 45mila cartoline d’epoca inerenti alla bici) ricordava i prodromi dell’epopea, col tra-sferimento nel 1963 della roma-gnola Ghigi a Parma e l’acco-glienza dei fratelli Salvarani al progetto del direttore sportivo Luciano Pezzi, snocciolando i nomi dei tanti alfieri della por-ta accanto -Emilio Casalini, Armani, Ottavio Marchesi e la moglie Florinda Parenti, prima donna professionista d’Italia provenendo dal Belgio- la por-ta della sala si apre a Faustino Coppi, figlio dell’indimentica-to campionissimo, a Vittorio Adorni che portò Parma nell’i-ride, a Imerio Massignan gran cerimoniere, ma soprattutto alla leggenda vivente Alfredo Mar-tini, novantenne commissario tecnico azzurro dal 1975 al 1997 e stimolatore degli atleti più grandi. Un ciclone di lucidità e insegnamento morale si è ab-battuto sulla platea degli “anta”, con forte accento toscano Mar-tini prende in mano la situazio-ne e spiega con pochi tratti perché il ciclismo è diverso da tutti gli altri sport: «La discipli-na è tornata a piacere alle mol-titudini perché vedono il passo Gavia sotto la tormenta, e san-no che lassù non si arriva con le pastiglie. Una volta le corse iniziavano alle 6 di mattina, duravano anche 400 km, i cam-

pioni erano predestinati per natura, però nel nord Europa avevano già le piste ciclabili appena dopo la guerra. Bettini sarà un grande ct perché ha fatto il gregario prima di diven-tare capitano. Com’era il pove-ro Ballerini, che sapeva ascol-tare e trasmettere». L’Alfredo è un fiume in piena, dedica un pensiero al Giro delle Fiandre di domani ricordando Fiorenzo

La rimpatriata degli assi del pedale ha felicemente stravolto l’idea iniziale del circolo “Corridoni”

Magni e le sue tre vittorie sul Grammont «dove si va più for-te a piedi che in bici», unisce una memoria indelebile alla forza dell’esempio che ha fatto chiedere nell’ambiente il rico-noscimento di senatore a vita.Di quei talenti avvicinabili dal pubblico, a Parma, restano le memorie lunghe un anno: il 7 maggio all’ITC Bodoni verrà inaugurata una mostra docu-

mentaria sugli anni d’oro, quan-do il Ducato era capitale mon-diale con la Salvarani che vinceva tutto, una Salamini sfortunata in campo societario e la SCIC che arruolò i miglio-ri su piazza. «Si guadagnava poco», sottolinea Casalini che battè il suo capitano Merckx al Monte Grappa, mentre Adorni rievoca la cronometro vinta nel 1966 a Baganzola dentro lo sta-

bilimento dello sponsor, e la querelle con Luigi Salvarani, che lo pagò per non correre dopo l’arrivo di Zilioli. «Si parlava di me come allenatore della nazio-nale quando stavano per nomi-nare Martini, aspettando il mio momento sono invecchiato», scherza il campione del mondo di Imola’68 mentre la commo-zione allontana il tramonto sopra la pianura.

p. r. confidential

I n principio fu il tormen-tone della crisi, una bene-dizione per chi doveva

liquidare il seccatore di turno: “Vorrei pagarti, ma la crisi...”, “non possiamo finanziare il vostro progetto dalla profon-da valenza culturale. Volete incolpare qualcuno? Prende-tevela con la crisi”, “sono in crisi e questa è una rapina”.Oggi regna il culto del taglio; diffuso dai sacerdoti del bilan-

cio, evoca un immaginario da macelleria (sociale) con i vari politici nelle vesti ideali di Jason o Michael Myers. Tagli, tagli, tagli... la parola entra in circo-lo, colonizza i cervelli e giusti-fica ogni conseguenza.Le vittime designate sono i “ser-vizi pubblici” che forse non ri-spondevano ai nostri sogni da tenore di vita scandinavo, ma nemmeno meritavano l’estin-zione. E così la lama da taglio scintilla nei corridoi delle scuo-

le, si materializza tra gli scaf-fali delle biblioteche o cala la sua ombra affilata nei reparti ospedalieri: ovunque stana lo “spreco” e recide il “superfluo”. A Parma durante l’ultima set-timana, i responsabili dei teatri cittadini hanno premuto il pul-sante dell’allarme rosso. La mia ansia per gli effetti del-le ferite da taglio raggiunge li-velli tali che ho trovato il recen-te “Piranha” molto attuale, quasi documentaristico: giova-

di kostedde

ni con l’acqua alla gola selvag-giamente martoriati dalle fau-ci di creature preistoriche. Nel film non c’è scampo alla carne-ficina, nella realtà l’unica ri-sposta sembra quella degli eco-nomisti, incoraggiare i consumi... Ecco il dilemma: finire divora-ti o incamminarsi verso il nuo-vo tempio, il grande centro commerciale che con la sua mole enorme e indifferente ruba la luce alla mia finestra preferita?

Il diavolo si nasconde nei detTAGLI

ALCUNI DEI PARTECIPANTI ALLA RIMPATRIATA DI IERI: si riconoscono tra gli altri Alfredo Martini e Vittorio Adorni

Florinda Parenti, la parmigiana prima donna ciclista d’ItaliaUn cimelio della grande stagione ciclistica cittadina (anni ‘60)