Governare l’innovazione nel mercato che si trasforma · ALFREDO MARTINI Direttore di Civiltà di...
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Governare l’innovazione nel mercato che si trasforma
ANNO II | N. 02 2016
MaGaziNe
Marco amoroso Massimo Calzoni Federico Caner Carlo CappaiMauro Cazzaro Paolo CesareAndrea ComarRoberto Contessi Paolo Conti Claudio De albertisFabrizio Dell’Uomo Gianfranco Dioguardi
Alessandro GenovesiAlberto La RoccaDario Mantovanelli Alfredo MartiniThomas MiorinVladimir NanutLorenzo Orsenigo Marco PanaraMario PanizzaStefano Petrucci Piero PetruccoFabrizio Rossi Prodi
Giovanni Salmistrari Stefano Schiavon M. Alessandra SegantiniGraziano TilattiSabrina Tonutti Piero TorrettaStefano UsseglioFrancesco Venier Alessandro VeronaMarco Visconti Paolo zilli
Contributi di:
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Da un paio d’anni Civiltà di Cantiere ha messo al centro della propria rifles-
sione il cambiamento profondo che caratterizza il mercato italiano delle co-
struzioni. Una riflessione che non poteva non trovare un momento di con-
fronto con l’intera filiera. Da qui la scelta di promuovere e organizzare il 23
e 24 settembre a Udine una conferenza nazionale, con presenze di valore
internazionale, i cui atti vengono anticipati in questo numero della rivista.
Tema centrale dell’evento e del numero è l’innovazione come chiave di let-
tura della trasformazione in corso e di interpretazione degli scenari futuri.
La conferenza ha l’obiettivo di presentare punti di vista molto diversi, coin-
volgendo anche manager e analisti apparentemente “lontani” dal settore,
così da proporre una lettura del mercato delle costruzioni dove i contesti
assumono un valore determinante e i processi di innovazione legati alla di-
gitalizzazione, a una percezione diversa delle cose o alle profonde modifi-
che sociali esigono un cambiamento di mentalità da parte degli attori delle
costruzioni.
In tre sessioni e per un giorno e mezzo, in occasione del quarantennale del
terremoto che ha colpito il Friuli nel 1976, favoriremo un confronto partendo
dai principali fenomeni che stanno profondamente mutando le stesse re-
lazioni tra le persone e condizionando i modelli di business del futuro, così
come il rapporto tra produzione, consumo e lavoro. Per poi spostare l’atten-
zione sul mercato delle costruzioni approfondendo, anche con l’aiuto dei
ricercatori dell’università di Berkeley e dello studio Zaha Hadid Architects di
Londra, le nuove frontiere della domanda abitativa, il ruolo della digitaliz-
zazione, le potenzialità offerte da modelli e soluzioni a forte industrializza-
zione. Nella consapevolezza che rispetto al passato il mercato ha mutato e
allargato i propri confini e che la sfida della competizione si vince in misura
sempre maggiore mettendo in campo nuove e più forti competenze. Le best
practice che verranno illustrate nell’ultima sessione caleranno l’analisi nella
concretezza delle cose fatte, evidenziando l’affermarsi di “una nuova cul-
tura del costruire”.
Oltre alla sintesi di alcune relazioni, il numero riporta opinioni, interviste
e contributi sul tema del rapporto tra innovazione e trasformazione arric-
chendolo di prospettive senza tralasciare alcuni temi di forte attualità.
Una riflessione sul rapporto tra innovazione e trasformazione
ALFREDO MARTINI
Direttore
di Civiltà di Cantiere
EDITORIALE
Sommario
EDITORE E PROPRIETÀ
EDITORIALE
Strategie &
Comunicazione Srl
Via P. Carnabuci, 27
00139 Roma
DIRETTORE
RESPONSABILE
ED EDITORIALE
Alfredo Martini
CAPOREDATTORE
Maria Cristina Venanzi
REDAZIONE
Martino Almisisi
Mimosa Martini
Viola Moretti
PROGETTO GRAFICO
E IMPAGINAZIONE
Aurora Milazzo
In copertina
e in questa pagina
L’Heydar Aliyev Center
di Zaha Hadid Architects
a Baku, capitale
dell’Azerbaijan
(foto Hufton+Crow)
EDITORIALE di Alfredo Martini
Una riflessione sul rapporto tra innovazione e trasformazione (p.1)
MANIFESTO
Civiltà di Cantiere: per una nuova cultura del costruire (p.4)
OPINIONI
Affrontare la complessità (p.6) - La rischiosa innovazione del nuovo Codice
degli appalti (p.8) - Normazione, pilastro di crescita e competitività (p.9) -
Le parole chiave per la ripartenza del settore delle costruzioni (p.12)
- Digitalizzazione: serve un percorso di sistema (p.14) - L’ineluttabile
attrazione del mercato estero (p.17)
INTERVISTE
Prodotti e non commesse al centro della strategia imprenditoriale (p.22)
OMAGGIO A ZAHA HADID
Una nuova spazialità, espressione della contemporaneità (p.24)
INNOVAZIONE E TRASFORMAZIONE
Come la quarta rivoluzione industriale cambierà la società (p.29) -
Modelli di business nell’era digitale (p.31) - Verso i Living services (p.34)
INNOVAZIONE E COSTRUZIONI
Il mercato di fronte alla sfida della trasformazione (p.38) – Il futuro sta
nell’industrializzazione (p.41) - Benessere: il nuovo paradigma per l’edi-
lizia (p.44) – Sistemi digitali per sposare qualità e rapidità (p.48)
INNOVAZIONE E FORMAZIONE
Tavola rotonda: Più manager, nuovi tecnici, operai diversi (p.52) -
Il Rapporto Formedil 2016 (p.57)
40 ANNI DAL TERREMOTO
Dare una prospettiva all’industria edilizia (p.62) - Comprendere il
mercato con la forza della collaborazione (p.63) - Il contributo
di artigianato e piccole imprese al cambiamento (p.65) - Recupero
della memoria e identità dei luoghi. L’esempio del Friuli (p.66)
- Udine 2024, ricostruire il futuro (p.70)
INNOVAZIONE E SPERIMENTAZIONE
Edificio 2226, manifesto dell’abitare massivo (p.75) - Una torre
sostenibile a Lodi (p.78) - Cenni di cambiamento a Milano (p.81)
- Una casa per anziani a cinque stelle (p.84) - Edu-Care: ci prendiamo
cura delle scuole (p.87)
INNOVAZIONE E TERRITORIO
Nel Veneto in ripresa costruzioni ancora indietro (p.90) - Dai fondi
europei opportunità per ricerca, manutenzione e riqualificazione (p.93)
- Rinnovare il sistema di rappresentanza, un’esigenza imprescindibile
(p.95) - Le incongruenze del nuovo Piano paesaggistico del Lazio (p.96)
- Premiare sostenibilità edilizia e innovazione progettuale (p.98) - Il
contributo dei giovani imprenditori nel mercato che cambia (p.100)
4 5 CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 2016
Manifesto CIVILTà DI CANTIERE: PER UNA NUOVA CULTURA DEL COSTRUIRE
La consapevolezza del cambiamento è il fulcro intorno al quale imprendito-
ri e imprese di costruzione devono ritrovare una nuova identità e un nuovo
posizionamento. L’analisi del mercato, così come si è venuto a configurare
in questi ultimi anni, deve essere il terreno di studio e deve orientare le
imprese verso scelte rigeneratrici per cogliere le opportunità del futuro. In
questo nuovo scenario dove i paradigmi di riferimento culturale sono com-
pletamente diversi rispetto a quelli che hanno guidato il mercato edilizio e
le relazioni tra domanda e offerta da oltre cinquant’anni, le imprese devono
modificare in gran parte la loro natura. Devono scegliere dove posizionar-
si, comprendere che il sistema di relazioni con la domanda deve necessa-
riamente essere diverso e che i parametri di valutazione saranno sempre
più orientati verso le prestazioni e i servizi a valore aggiunto. Grazie alla
rivoluzione tecnologica e ai nuovi media il cliente è più consapevole e ha
nuovi strumenti per valutare e scegliere. Al centro del mercato non vi è più
la domanda di un’abitazione o di un edificio, bensì la richiesta di garanzia di
Saper cogliere le opportunità del cambiamento
livelli di prestazioni adeguati e misurabili sul piano dei consumi energetici,
dei costi di manutenzione, di isolamento, di comfort e di accessibilità alla
fruizione del bene. E ciò vale anche per il non residenziale, dove sicurezza e
comfort si coniugano con le nuove norme sulla salute dei lavoratori e sulle
caratteristiche dell’ambiente di lavoro. Pertanto sono richieste nuove com-
petenze, in una dimensione di impresa (o di rete di imprese) nuova, in cui
specializzazioni e professionalità si coniughino in un modello organizzativo
adeguato, sempre più orientato a una logica industriale. Le soluzioni co-
struttive che si vanno affermando sul mercato sembrano rispondere meglio
alle nuove esigenze rispetto a materiali e soluzioni tradizionali, ma richie-
dono nuove conoscenze e una gestione del processo totalmente diverso
da quello dominante fino a dieci anni fa. Ingegnerizzazione, industrializ-
zazione e digitalizzazione diventano fattori intorno ai quali l’impresa me-
dia deve costruire e consolidare la sua forza competitiva. La micro edilizia
resterà certo un ambito importante del mercato, ma non potrà più pesare
per il 70 per cento o più come nel passato recente. Una nuova stagione si
deve necessariamente aprire, ma perché essa rappresenti una prospettiva
concreta di nuove opportunità vi è bisogno di imprese diverse da quelle del
passato: più consapevoli, più strutturate, più inclusive, più aperte all’inte-
grazione e alla collaborazione verticale e orizzontale, dotate di competenze
(interne o esterne) progettuali, gestionali e finanziarie.
DIECI REgOLE PER ESSERE COmPETITIVI
1. Rinunciare a pensare che sia possibile tornare alle dinamiche di mercato di dieci anni fa.
2. Accettare di misurarsi con il cambiamento, intravedendo in esso nuove opportunità.
3. Adottare l’innovazione e la ricerca come fattori strategici della competizione, valorizzando in quest’otti-
ca le opportunità di investimento.
4. Sfruttare le potenzialità della rivoluzione digitale applicando le nuove soluzioni ai processi organizzativi
interni, al processo produttivo e gestionale dell’edificio, alle attività di marketing.
5. Analizzare le competenze interne all’impresa, individuando le esigenze formative e di acquisizione di
nuove professionalità esterne.
6. Porre al centro del proprio modello aziendale e produttivo il concetto di sostenibilità economica e am-
bientale.
7. Ripensare il proprio modello organizzativo e operativo, mostrando apertura verso l’applicazione di nuovi
modelli di business.
8. Individuare gli ambiti di mercato più consoni alle caratteristiche dimensionali e di storia dell’impresa alla
luce delle nuove esigenze della domanda, del quadro normativo e delle nuove soluzioni costruttive.
9. Posizionarsi sul mercato in modo inclusivo, aperto e collaborativo, in una logica di rete estesa a tutti i
nuovi attori rilevanti per il mercato.
10. Dotarsi di strumenti di garanzia nei confronti delle committenze e dei clienti finali.
A cura di
A.M. e P.C.
Missione di Civiltà di Cantiere è sostenere un processo di consapevolezza e crescita culturale che abbia come protagoniste le piccole e medie imprese, senza le quali non può esservi una reale crescita qualitativa e di competenze. Per realizzare questo obiettivo Civiltà di Cantiere si propone come fulcro di una piattaforma di servizi in grado di consentire alle Pmi delle costruzioni di adeguarsi al cambiamento e di riposizionarsi secondo le “Dieci regole per essere competitivi”.
Una piattaforma di servizi finalizzata a:• far crescere la consapevolezza del cambiamento attraverso attività di incontro e di conoscenza, met-
tendo al centro esperienze e racconti di imprenditori in una logica di scambio e di relazione tra i diversi operatori della filiera per mettere a fuoco le diverse potenzialità dell’offerta produttiva;
• mettere a disposizione delle imprese aderenti alla piattaforma la rivista Civiltà di Cantiere e la sua rete relazionale, per promuovere attività progettuali e costruttive;
• valorizzare le potenzialità degli strumenti di comunicazione digitali e tradizionali per incrementare la diffusione della conoscenza e delle informazioni a vantaggio delle imprese aderenti;
• sviluppare percorsi di ricerca e di analisi su ambiti di mercato specifici, partendo da esperienze di suc-cesso per trasformarle in modelli progettuali di riferimento;
• supportare imprese e organizzazioni nel dialogo con le committenze (pubbliche e private) e con gli enti locali;• creare tavoli mirati su opportunità concrete finalizzati alla creazione di reti di impresa per attivare pro-
poste e progetti innovativi, sia dal punto di vista delle soluzioni che dei modelli di business;• progettare e realizzare soluzioni digitali a supporto del processo costruttivo e gestionale degli edifici.
LA PIATTAfORmA DI CIVILTà DI CANTIERE
CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 20166 7
Affrontare la complessità
Tutti i diversi protagonisti dei processi produttivi, a cominciare dalle imprese fino agli utenti finali, possono contribuire a introdurre inno-vazione nel sistema edilizia.
Il nuovo millennio è sempre più caratterizzato dal cambiamento, ormai
divenuto rapido, intenso, turbolento e quindi di difficile programmabili-
tà, espressione di una complessità che per essere governata impone, in
particolare in ambito imprenditoriale, risposte innovative immediate e
continue nel tempo. Diviene così nuovamente attuale il pensiero dell’e-
conomista austriaco Joseph Alois Schumpeter (1883-1950) che indicava
l’impresa e l’imprenditore quali principali protagonisti nell’introduzione
di innovazione nel sistema economico. E per meglio affrontare le conse-
guenze della complessità emergente è anche utile riandare alla “teoria
dei sistemi” dello studioso viennese Ludwig von Bertalanffy (1901-1972),
basata appunto sull’analisi dei fenomeni complessi attraverso l’osser-
vazione critica degli elementi che li determinano, in costante e continua
interazione fra loro e pertanto in grado di influenzarsi reciprocamente.
Il settore edilizio non è certo esente da queste tendenze generali seb-
bene la sua produzione sia volta a realizzare prodotti caratterizzati da
tradizioni consolidate difficili da modificare. Eppure, la necessità di in-
novazione si impone sempre più e anche in questo particolare settore
l’applicazione generalizzata del concetto di “sistema” può facilitarne
l’introduzione.
Un sistema, quello edilizio, che va anzi tutto considerato nel suo conte-
sto generale individuando con chiarezza le interazioni spesso non evi-
denti fra tutti i diversi protagonisti dei processi produttivi - promotori
pubblici e privati, progettisti, imprenditori, clienti utilizzatori dei pro-
dotti finali – così da rendere ciascuno di essi propositore di innovazioni
da diffondere poi nelle diverse specifiche attività.
Immaginazione creatrice per i soggetti pubbliciLe amministrazioni pubbliche e private devono pensare i nuovi interven-
ti alla luce di un’innovativa immaginazione creatrice. In questo senso
esempi significativi provengono dalla Francia: il sindaco di Parigi Anne
Hidalgo ha promosso un concorso di idee progettuali che ha per tema
Paris doit se réinventer a chaque instant con l’obiettivo di rinnovare tut-
Opinioni
GIANFRANCO
DIOGUARDI
Professore ordi-
nario di Economia
e organizzazione
aziendale al
Politecnico di
Bari, cavaliere del
lavoro, presidente
della Fondazione
Dioguardi,
svolge attività
imprenditoriale
e consulenziale.
Ha pubblicato
numerosi libri
ed è presente
in diversi consigli
di ammini-
strazione,
direttivi
e scientifici
di imprese, riviste,
istituzioni pub-
bliche e private.
Il progetto del
gruppo guidato
da Jacques Ferrier
Architectures,
vincitore del
concorso per
progetti urbani
innovativi
reinventer-paris per
la riqualificazione
del sito Ternes-
Villiers a Parigi,
uno dei 23 oggetto
della competizione
finalizzata a
valorizzare idee
e talenti.
Per saperne di più:
www.reinventer.
paris/fr
te le componenti urbane della metropoli così da proiettare verso il fu-
turo una sperimentazione edilizia di ampiezza inedita proprio quanto
a innovazione progettuale. Si auspica così di poter promuovere ricerca
per soluzioni inedite tese a reinventare gli attuali canoni del costruire.
Ancora, sempre in Francia, il quotidiano Le Monde ha organizzato (per
il 18 settembre 2016) un dibattito esplorativo fra gli architetti Jacques
Herzog e la nostra Paola Viganò riguardo l’evoluzione della professione
di architetto, un’evoluzione che sappia adeguarla alle esigenze imposte
dall’attuale complessità delle megalopoli reinventando regole e proce-
dure relative ai processi costruttivi e al governo organizzativo della com-
plessità urbana.
Nuove alleanze delle imprese con progettisti e cittadini Oggi l’innovazione interessa in particolare gli architetti progettisti im-
pegnati anche nell’applicazione di tecniche progettuali innovative fra
le quali il Bim, Building Information Modeling, da sviluppare in stret-
ta collaborazione con le imprese esecutrici grazie a una nuova alleanza
da rendere operativa proprio nel corso del processo costruttivo. D’altra
parte le imprese di costruzione, pur operando nel contesto di un’antica
alta artigianalità propositrice di elevata qualità, devono impegnarsi in
una sensibile terziarizzazione del prodotto edilizio e delle sue compo-
nenti sempre più espressione di alte tecnologie. Emerge così anche la
necessità di nuovi processi formativi, rivolti al territorio con l’obiettivo
di “educare” gli utilizzatori finali al migliore uso e alla conservazione dei
prodotti edilizi attivando processi innovativi di manutenzione program-
mata grazie ancora a nuove alleanze operative fra imprese e cittadini
impegnati a garantire nel futuro le performance e la qualità d’uso delle
costruzioni realizzate.
8 9 CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 2016
Innovare non sempre è un fatto positivo se tempi e modi non corrispon-dono al contesto su cui si va ad impattare.
Il valore di un’innovazione risiede nella sua capacità di cambiare in meglio un
processo o una condizione. Diverso è quando, pur avendo in sé potenzialità di
questo tipo, per questioni estranee alla sua funzione finisce per produrre effetti
negativi. È questo per alcuni versi il caso del nuovo Codice degli appalti. In par-
ticolare appare evidente come questa riforma debba collocarsi all’interno di un
piano di politiche industriali che, soprattutto per il settore dell’edilizia, non può
più tardare. E questo per diversi motivi: dalle esigenze del territorio che chiama-
no in causa la sicurezza idrogeologica, la rigenerazione urbana e uno sviluppo
e adeguamento Infrastrutturale, a una ripresa degli investimenti che determi-
nerebbero un indubbio effetto positivo sul Pil. Per non parlare dell’importanza
di valorizzare l’attuale assetto di bilancio, innovato con le riforme riguardanti
il pareggio di bilancio degli enti locali, la tempistica di approvazione dei bilanci
stessi e l’inserimento della clausola di flessibilità ottenuta dalla Commissione
europea. Lo scenario sembrava adeguato a consentire una reale ripresa già nel
2016. Un anno di svolta proprio grazie alle potenzialità offerte dalle maggiori
risorse liberate dalla flessibilità e dal superamento del patto di stabilità interno,
cui si aggiungevano le risorse provenienti dai fondi Ue per le opere di interesse
del settore delle costruzioni. Il Centro studi Ance ha dati puntuali sugli effetti
economici derivanti dalla ripresa degli investimenti anche su piccole opere, a
fronte di una pubblica amministrazione in grado di muovere le leve finanziarie a
disposizione in modo efficiente e rapido, senza blocchi derivanti da situazioni di
difficoltà e timori nell’applicazione delle nuove regole.
Ed ecco che un’innovazione, come è stata da molti chiamata, rappresentata dal
nuovo Codice degli appalti, approvato rapidamente per esigenze europee senza
un’attenta analisi degli effetti sul più generale contesto economico e sociale,
sta producendo un effetto di arresto. Una riforma che incide pesantemente non
solo in termini di mancata ripresa del mercato dei lavori pubblici e delle costru-
zioni, ma anche sul piano più generale delle prospettive di crescita del paese e
sul dare risposte rapide ed efficaci a esigenze da tempo non soddisfatte. Non si
tratta quindi solo o tanto di criticare il provvedimento per carenze o criticità pro-
cedurali, quanto di evidenziare come un complesso normativo così importante
e portatore indubbiamente di processi innovativi per cause legate alla gestione
e a scarsa visione politica oggi si trasformi in un fattore ulteriore di recessione.
La rischiosa innovazione del nuovo Codice degli appalti
GIOVANNI
SALMISTRARI
Dal 2015 presidente
di Ance Veneto,
è amministratore
unico dell’impresa
veneziana
Costruzioni e
Restauri
G. Salmistrari Srl,
attiva sin dal 1905.
Opinioni
STEFANO
PETRUCCI
Dal 2008 è
presidente di
Ance Lazio ed è
amministratore
unico dell’impresa
familiare romana
Sarfo appalti
e costruzioni Srl.
Opinioni
PIERO TORRETTA
Dal 2008 è
presidente di Uni,
l’Ente nazionale
italiano
di unificazione
che fa parte anche
dell’organizzazione
di normazione
europea Cen
e mondiale Iso,
in rappresentanza
dell’Italia.
Imprenditore,
in precedenza è
stato presidente
di Assimpredil-Ance
e ha ricoperto
vari ruoli
in diversi altri enti e
associazioni fra cui
Confindustria, Ance,
Assolombarda,
Cnr.
Normazione, pilastro di crescita e competitività
La consensualità che sta alla base della definizione delle norme tecniche ne fa uno strumento essenziale per garantire che l’innovazione vada a van-taggio di tutti, compreso l’utente consumatore.
A fine giugno al Congresso nazionale degli ingegneri italiani è stata presen-
tata la convenzione tra Uni e Cni che consente a tutti gli ingegneri iscritti
all’Ordine una facile consultazione di tutta la Biblioteca tecnica normativa,
costituita da 22.440 norme. La convenzione soddisfa una legittima esigenza
di informazione che, in un mondo che cambia a una velocità sino a ieri im-
pensabile, rappresenta di per sé un elemento di democrazia e di eguaglian-
za sia per l’impresa (solo il 14 per cento conosce le potenzialità di Industria
4.0), sia per i lavoratori, che per il 45 per cento non possiedono conoscenze
adeguate alle nuove economie. Ma se l’accesso all’informazione è importan-
te, altrettanto importante è la partecipazione all’elaborazione delle norme
tecniche, che sono “volontarie, democratiche, trasparenti e consensuali”.
Come in ogni processo democratico la partecipazione può essere diretta o
delegata. I corpi intermedi, i sistemi di rappresentanza, hanno anche questa
funzione: rilevare i bisogni e rappresentarli ai tavoli della normazione in un
confronto aperto e leale con gli altri portatori di esperienze, conoscenze ed
interessi al fine di definire una posizione condivisa. Senza condivisione una
norma tecnica non può essere approvata e, una volta definita, rappresenta
lo stato dell’arte, lo standard di un prodotto, di un processo, di un servizio.
Innovare partendo dalla regola dell’arteLa partecipazione all’elaborazione delle norme riguarda sia le materie com-
plesse che disegnano i nuovi scenari della competitività, sia le materie più
semplici, che definiscono lo stato dell’arte di modi di fare e produrre consoli-
dati e che spesso sono espressione dei nostri valori, della nostra cultura, del
nostro “made in”. La competitività infatti è fare bene le cose tradizionali, per
essere pronti a fare nel modo migliore le cose innovative.
Un auspicio soprattutto per i settori con forte impatto sulla competitività
del paese e sugli interessi delle persone, come quello delle costruzioni e dei
lavori pubblici, ancora oggi governato più da regole amministrative che da
regole tecniche. Utilizzare in modo conforme il calcestruzzo, posare bene un
pavimento, un pannello isolante, un serramento, un impianto idrosanitario
è fondamentale per la buona riuscita del prodotto finale e per la soddisfa-
10 11 CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 2016
zione e la sicurezza d’uso del consumatore utente. Un modo per evitare gli
scivoloni della spesa fuori controllo, ma anche un aspetto imprescindibile se
si vuole che le innovazioni di prodotto non si disperdano nell’installazione e
messa in opera affidata, senza regole, a soggetti non qualificati.
Per fare grandi passi in avanti nell’innovazione, per essere protagonisti di
Industria 4.0, bisogna partire dalle piccole cose di tutti i giorni, soprattutto
da quelle che si danno per scontate e conosciute per definizione. Molti pro-
dotti, molti servizi, se realizzati in modo non conforme non possono essere
richiamati per essere sostituiti e molte imprese non sono in grado di pagare
indennizzi. Per questo la regola dell’arte è un concetto “preventivo” e non
può avere solo applicazione sanzionatoria o repressiva dopo una lite giudi-
ziaria dispendiosa.
Il collegamento con l’innovazione è automatico. Posso innovare solo ciò che
faccio, ciò che faccio bene in quanto ho consolidato conoscenze, competen-
ze, abilità, ho riconosciuto e condiviso modi di fare. L’innovazione non può
essere una fuga in avanti. Un modo per tentare di risolvere ciò che non va,
superando i limiti dei comportamenti o del sapere dell’uomo e del sapere
o poter fare delle organizzazioni. Innovazione non può essere solo la rimo-
dulazione di un sistema che affida all’efficienza della digitalizzazione, della
robotica, della stampante 3D, quanto oggi l’uomo non fa bene o non fa in
modo sufficientemente “economico”.
L’innovazione, l’automazione, la digitalizzazione non possono essere un av-
versario. Devono essere uno strumento per la crescita della consapevolezza
delle persone e del loro benessere diffuso. Per questo servono conoscenze,
competenze e abilità adeguate, l’unico modo per combattere e contrastare le
diseguaglianze, che sono prima di tutto di cultura e poi d’interesse.
Il binomio strategico normazione-innovazioneL’innovazione, la digitalizzazione, l’economia circolare sono elementi cardi-
ne della rivoluzione industriale 4.0 e dei suoi obiettivi per l’ottimizzazione
dei processi, la riduzione dei tempi di produzione e di assistenza, la valo-
rizzazione delle professioni e dei mestieri, la riduzione degli scarti, l’indivi-
duazione delle esigenze dei consumatori utenti. Anche nella produzione si
è aperta la nuova era della conoscenza in nome dell’interoperatività e della
sostenibilità.
In questo la normazione giocherà un ruolo centrale, sia nella definizione degli
standard tecnologici, sia nella competizione del mercato globale, sia nell’ac-
cesso all’informazione a tutti i livelli della filiera della produzione, comprese
le piccole imprese e i professionisti. Per questo molti governi fondano la loro
strategia di competitività sul binomio innovazione-normazione. Così è per
molti partner e competitor europei come la Germania per la manifattura, la
Gran Bretagna per le costruzioni e i servizi, la Francia, il cui ministro per l’In-
dustria e la digitalizzazione ha invitato la normazione francese a un patto
con la normazione tedesca.
“Le norme sono elemento chiave per l’innovazione e il progresso del Mercato
unico europeo”, dicono tutti i documenti del parlamento europeo. “Sono es-
senziali per sostenere la competitività e la crescita, consentono di mantene-
re la leadership nel mercato globale e possono contribuire al benessere della
società in termini di salute, sicurezza e ambiente”.
Per questo, per dare un senso alle parole, per garantire che tutte le realtà
economiche siano rappresentate e tutto non si riduca a una occasione per
pochi, è imprescindibile che si strutturi un “ecosistema italiano dell’innova-
zione”. Occorre però superare l’Italia dei mille campanili, degli interessi par-
ticolari e delle contrapposizioni e affermare una logica sistemica che porti a
una piattaforma programmatica condivisa da tutti gli attori, attraverso cui
coordinare e definire una sinergia tra il mondo delle imprese, delle profes-
sioni, delle università e della ricerca per una “via italiana alla innovazione”.
Gioco di squadra per garantire interessi e opportunità Una sinergia che potrebbe trovare nella normazione - per la sua funzione di
strumento per l’innovazione, sostegno per la competitività e la crescita – e
in Uni per quanto riguarda il nostro paese il luogo ideale dove le esigenze dei
vari stakeholder possono essere messe a fattor comune in un ottica win-win.
Per questo più che idee, progetti, roadmap proposti dai singoli attori serve
un gioco di squadra dei sistemi di rappresentanza del mondo della produ-
zione e delle professioni, per convergere verso una “posizione paese”. Per
questo servono forti, stabili e coordinate alleanze. Il tutto però si colloca in
un contesto in cui politiche e azioni devono essere coerenti. Per questa ra-
gione nel Mercato unico europeo vige il principio del “nuovo approccio” che
è la quintessenza della sussidiarietà (il diritto mite, la regola che nasce dal
basso) e dell’armonizzazione, per cui al fine di garantire la libera circolazione
nel mercato non può esistere una pluralità di norme che disciplina una stessa
materia, ma deve esistere una sola norma comunitaria.
Facile a dirsi, difficile a farsi in un sistema in cui sempre più sembrano pre-
valere gli interessi delle frontiere nazionali. La libera circolazione è però non
solo un’opportunità, ma una necessità inderogabile per lo sviluppo armoni-
co, coordinato, pacifico dei territori e delle genti. Uno strumento per la pace.
Se non si vuole che l’innovazione, l’automazione, la digitalizzazione siano
un’opportunità per pochi è indispensabile che la normazione sia presidiata
affinché siano assicurati le idee, gli interessi e le opportunità di tutti. Serve
però coordinamento e collaborazione: il triangolo della qualità si basa su due
pilastri istituzionali no profit, Uni e Accredia, e su un pilastro privato, gli enti
di certificazione, che operano sul mercato. L’equilibrio del triangolo dipende
da comportamenti coerenti e funzionali dei tre pilastri.
Opinioni
CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 201612
Le parole chiave per la ripartenza del settore delle costruzioni
Sostenibilità delle opere secondo protocolli affidabili e gestione di tutto il processo di realizzazione con strumenti innovativi sono condizioni ne-cessarie per una ripresa basata su qualità e trasparenza.
Il mercato delle costruzioni è in forte crisi e, da molte parti, ci si lamenta che que-
sto governo non abbia rivolto sufficiente attenzione a un settore che ha un’inci-
denza non secondaria sul Pil nazionale, mettendo in campo scarse risorse finan-
ziarie. Sicuramente questa è una scelta politica. Ma dobbiamo anche chiederci
il perché. La risposta è che c’è la convinzione che si tratti di un settore corrotto,
polverizzato in tante piccole imprese non strutturate, dove prevale la rinuncia
se non l’avversione per la trasparenza e la legalità. È qui che va individuata la
ragione della mancanza di una vera politica industriale per le costruzioni. Gover-
no e Parlamento puntano sui controlli potenziando l’Anac e su un cambiamento
rilevante delle regole con il nuovo Codice degli appalti pubblici. Con l’obiettivo di
moralizzare e cambiare il settore attraverso una riforma sostanziale dei compor-
tamenti dei diversi attori che operano sul mercato. Quel che serve è la volontà
del sistema imprenditoriale di fare una scelta chiara e decisa per far “crescere” il
settore, nel segno della trasparenza e della qualità.
Ecco che allora la qualità del costruire diventa un elemento fondamentale e im-
prescindibile per far ripartire il settore, come prevede del resto il nuovo Codice de-
gli appalti. Qualità non solo degli operatori, ma anche delle stazioni appaltanti.
Ma soprattutto qualità dei progetti e delle opere realizzate. Ma come misurarla?
Con quali strumenti? Si parla ormai solo di offerta economicamente più vantag-
giosa. Come facciamo realmente a oggettivare la vantaggiosità di una soluzione
rispetto a un’altra? Ci vogliono strumenti oggettivi e sistemi di rating, come i
protocolli americani Leed ed Envision, sistemi affidabili che hanno un ampio ri-
conoscimento internazionale, così da assicurare qualità e trasparenza.
Sostenibilità e Bim, due aspetti che si integranoDel resto il diverso valore e la convenienza di una soluzione rispetto a un’al-
tra non possono essere misurati solo sulla base del costo di pura realizzazione
dell’opera, come è stato fatto finora, ma bisogna considerare tutto il ciclo di vita
dell’opera stessa e i costi ad esso associati. È ormai assodato che la mancanza
di sostenibilità rappresenta un onere economico, soprattutto se si considera
tutto il periodo di vita utile. Parametri e criteri che sono alla base dei protocolli
Leed ed Envision. In sintesi la sostenibilità, parte integrante di un protocollo che
Opinioni
LORENZO
ORSENIGO
Direttore
generale di ICMQ
Spa, organismo
di certificazione
operante nel
settore delle
costruzioni. Dal
2011 è inoltre
presidente
di Conforma,
associazione
degli organismi
di certificazione
ispezione prove
taratura.
ne permetta una verifica di terza parte per l’ottenimento della certificazione,
unitamente alla “opportuna” gestione con un sistema Bim (Building Informa-
tion Modeling) che documenti tutto lo sviluppo del progetto, è un elemento
che favorisce la trasparenza e che può dare un contributo determinante al pro-
cesso di rinnovamento del mercato italiano delle costruzioni. Inoltre l’adozione
del Bim, sempre più utilizzato e consigliato sia a livello europeo, sia dal nuovo
Codice degli appalti per la gestione degli appalti pubblici, cambia radicalmen-
te le modalità di gestire il processo di progettazione e di realizzazione delle
opere. È un cambiamento culturale che porta un’innovazione significativa nel
settore e ha notevoli implicazioni sulla “qualità”, intesa nel suo senso più am-
pio. Sono percorsi che il settore manifatturiero ha già svolto da molti anni. È
fondamentale che le aziende evolvano i propri processi aziendali verso una di-
gitalizzazione spinta delle attività che sovraintendono alla progettazione, alla
realizzazione e alla manutenzione delle opere. Le parole chiave per il futuro del
settore costruzioni sono poche ma chiare: sostenibilità e Bim sono quindi tra
queste. E i due aspetti si integrano alla perfezione: non è pensabile sviluppare
il progetto di un’infrastruttura sostenibile, per esempio secondo quanto richie-
sto da Envision, senza una metodologia che sfrutti appieno i sistemi di model-
lazione elettronica. Tutto ciò comporta necessariamente un rinnovamento che
è la condizione essenziale per la ripartenza di tutto il settore.
14 15 CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 2016
Digitalizzazione: serve un percorso di sistema
Opinioni
Introdurre il Bim nel settore delle costruzioni non è solo e tanto una que-stione di software, quanto di processi e di interazione fra i diversi soggetti. E l’ente pubblico può svolgere un ruolo importante.
L’introduzione del Bim (Building Information Modeling) anche nel nostro pae-
se è divenuto di particolare attualità in seguito alla sua introduzione nel nuovo
Codice degli appalti. Il Bim infatti nei paesi del Nord Europa già da alcuni anni è
molto diffuso e in alcuni casi il suo utilizzo è obbligatorio. Sui mercati esteri si
tratta di un modello ormai sempre più considerato come imprescindibile: o si
utilizza il Bim oppure non è possibile partecipare ad alcuna gara. Possiamo af-
fermare che tutti i grandi progetti degli ultimi anni a livello internazionale, sia
infrastrutturali, sia relativi all’edilizia civile o industriale, sono stati realizzati
con modalità Bim. Il nuovo codice ne prevede l’adozione secondo modalità e
tempistiche che saranno oggetto di linee guida Anac di prossima emanazione.
Un progetto comune nel segno dell’innovazioneAlla luce di queste premesse appare indispensabile per il sistema di rappre-
sentanza dei diversi operatori della filiera, così come delle stazioni appaltanti
anche in vista dell’introduzione delle centrali di committenza, avviare un per-
corso comune che faccia crescere una cultura della progettazione e del costruire
nel segno dell’integrazione e di un’innovativa gestione dei dati. La regione ed
enti di ricerca appositamente creati possono svolgere un ruolo importante per
aiutare il sistema imprenditoriale e la pubblica amministrazione a utilizzare al
meglio le potenzialità dell’innovazione. Ciò appare tanto più necessario in re-
gioni come il Friuli Venezia Giulia dove il settore dell’edilizia e delle costruzioni
è particolarmente rilevante, in considerazione anche del fatto che l’affermarsi
del Bim a livello internazionale e nazionale può consentire di ridurre il divario
competitivo. Si tratta allora di mettere a punto un progetto volto a favorire una
crescita degli attori locali attraverso un’adeguata formazione in grado di met-
terli in condizione di cogliere le potenzialità del Bim attrezzandosi per utiliz-
zarlo al meglio. Quel che va perseguito non è ovviamente un semplice piano
formativo per l’introduzione di un nuovo strumento software, bensì un percorso
basato sulla consapevolezza che questi modelli digitali sono intrinsecamente
legati all’intero processo di realizzazione di un’opera pubblica o privata: studio
di fattibilità, progettazione architettonica, strutturale e impiantistica, compu-
tazione, programmazione delle risorse e piano delle attività, quantificazione
PIERO PETRUCCO
Amministratore
delegato di Icop
Spa, azienda di
Basiliano (Udine)
specializzata
in microtunnel
e fondazioni
che compete
con successo
sul mercato
internazionale
delle infrastrutture.
economica, esecuzione, adattamento delle varianti, redazione degli as-built,
gestione dell’opera nel suo ciclo di vita (manutenzione). Un percorso che deve
vedere la partecipazione congiunta, sin dalle prime fasi, di tutti gli attori: impre-
se, associazioni di categoria, professionisti, enti di formazione e di ricerca; così
che ciascuno possa fornire i propri specifici apporti alle diverse fasi dell’ideazio-
ne, della progettazione, della realizzazione e della gestione di un’opera.
Non solo formazione, ma sperimentazioneAccanto alla parte formativa sui sistemi informatici più comunemente utiliz-
zati va prevista dunque un’analisi delle procedure e delle interfacce coinvolte
nelle diverse fasi del processo, implementando sistemi e modalità di lavoro in
grado di incidere in profondità sulla realizzazione di un progetto. Molto impor-
tante sarebbe anche poter sperimentare l’applicazione dei modelli Bim su un
paio di opere (possibilmente una di nuova costruzione e una di intervento sul
costruito), da considerare quali prototipi. così come enti di ricerca appositamen-
te creati. È qui che la regione potrebbe svolgere un ruolo propulsore sostenendo
l’avvio della fase sperimentale con una partecipazione attiva e paritaria dei sog-
getti pubblici e privati interessati. Così come andrebbe individuato un soggetto
di coordinamento che nel caso del Friuli potrebbe essere Friuli Innovazione, con-
siderata l’esperienza di questi enti nella gestione di progetti complessi anche su
scala europea. Un’attività come quella prospettata, dove la formazione venga
inserita in un percorso più ampio di vera e propria sperimentazione, secondo
approcci innovativi e in una logica di sistema, consentirebbe anche la redazione
di linee guida ad uso delle centrali di committenza che in futuro intenderan-
no utilizzare la metodologia Bim. Vi è infine un’altra questione che riguarda i
dati, ovvero l’interoperabilità delle piattaforme “a mezzo di formati aperti non
proprietari, al fine di non limitare la concorrenza tra i fornitori di tecnologie e il
coinvolgimento di specifiche progettualità tra i progettisti” (art. 23 dlgs 50).
Si tratta di un aspetto non certo marginale, ma invece di centrale rilevanza,
soprattutto per un ente pubblico come la regione, chiamata a confrontarsi con
lo stato attuale delle sperimentazioni che non hanno ancora raggiunto la ne-
cessaria maturazione.
17
L’ineluttabile attrazione del mercatoestero
Proporsi sul mercato internazionale è un terreno difficile ma oggi forse necessario anche per imprese di piccole dimensioni e richiede nuovi approcci e nuove competenze.
Oggi per una piccola impresa che opera in un contesto locale è sempre più diffici-
le sopravvivere. Anche per chi da sempre ha un atteggiamento positivo e presta
grande attenzione all’innovazione e alle nuove esigenze della domanda lo scena-
rio resta cupo. Molti sono i fattori che incidono negativamente, ma al primo posto
dobbiamo mettere la questione del finanziamento. Per un’attività di promozione
immobiliare come quella che caratterizza la nostra impresa, così come tante altre
che in questi anni hanno rinnovato approccio, soluzioni costruttive e relazioni con
la clientela, è essenziale poter contare su partner finanziari di fiducia, che credono
in noi. Ebbene, oggi trovarli è molto difficile e forse impossibile. E senza benzina
la macchina non può partire. Il fatto più grave è che il mercato sarebbe favorevole,
in quanto i costi delle aree si sono molto abbassati e con un interlocutore finan-
ziario affidabile sarebbe possibile attivare operazioni dove il nostro know how,
accumulato in anni di investimento sulla conoscenza e su una sperimentazione
avanzata, consentirebbe di offrire prodotti di qualità a prezzi compatibili, rispon-
dendo a una richiesta concreta. Così oggi molte aziende che hanno investito per
riposizionarsi in modo innovativo rispetto alle nuove esigenze della domanda e in
linea con criteri di sostenibilità ambientale e di benessere abitativo non possono
dare il loro contributo e mettere a valore questi investimenti. Ecco che allora an-
che noi abbiamo iniziato a guardare al mercato estero, il che richiede attenzione
estrema, una cultura più aperta, una conoscenza adeguata della lingua inglese.
Condizioni essenziali ma non sufficienti, in quanto è necessario dotarsi anche di
un sistema di servizi che all’estero sono essenziali e che rispetto al nostro merca-
to richiedono competenze più evolute. Ed è qui che entra in gioco il cambio gene-
razionale. Molti di noi stanno mettendo in campo con nuove prospettive la risorsa
rappresentata dai propri figli. Da qui partiamo per una nuova avventura, offrendo
i nostri prodotti sui mercati esteri sotto due profili differenti. Il primo è legato
all’offerta tradizionale, dove a fare la differenza sono la qualità dell’appartamen-
to e la collocazione all’interno di un’area turistica ad elevata attrattività che ha al
centro Venezia. Il secondo profilo è invece quello di diventare partner di investi-
menti all’estero mettendo a valore la nostra qualità progettuale e realizzativa con
un’offerta di forte innovazione. È quell’allargamento dei confini che sta alla base
della lettura di Civiltà di Cantiere e che rappresenta un terreno nuovo e probabil-
mente imprescindibile anche per una piccola impresa tradizionale.
Opinioni
MAURO
CAZZARO
Guida la Cazzaro
Costruzioni,
azienda veneta
a conduzione
familiare che da
sempre pone
un’attenzione
costante
alla qualità,
all’evoluzione
dei sistemi
costruttivi e, negli
ultimi anni, agli
aspetti energetici
e ambientali.
L’impresa è
partner di Civiltà
di Cantiere.
Saletto di Piave (TV) Via Molinetto, 71 - Tel. 0422 686118 - Fax 0422 988154 - Cell. 348 3550200/2/3www.mosolecorradosrl.com - [email protected] - INDIRIZZO PEC: [email protected]
coperture metallicheimpermeabilizzazionimanti in PVCisolamenti termoacustici industriali e civiliincapsulamento e bonifica coperturein cemento e amiantoassistenza tecnicapolizza assicurativa RCT postumaposa fotovoltaico
Governare l’innovazione nel mercato che si trasforma
Teatro Giovanni da Udine
Giornate nazionali della formazione edile 2016In collaborazione con:
Registrazioni www.constructionconference.it
Governare l’innovazione nel mercato che si trasformaPer riflettere sul ruolo dell’innovazione in un settore tradizionalmente resistente al cambiamento che oggi appare obbligato ad operare una trasformazione sistemica. Una mutazione che si innesta su un tessuto imprenditoriale e di competenze che va rivalutato in una logica industriale, verso un riposizionamento strategico del settore che passa attraverso una rinnovata consapevolezza di cambiamento interno ed esterno e delle nuove esigenze della domanda.
PROGRAMMA
VeneRdì 23 setteMbRe
Ore 10.30
Saluti istituzionaliFurio Honsell (Sindaco di Udine)
Roberto Contessi (Presidente ANCE Udine)
Un manifesto per il futuroCiviltà di Cantiere
Ore 11.00
INNOVAZIONE & TRASFORMAZIONE
Competere nella complessitàAlberto Felice De Toni (Rettore Università degli studi di Udine)
Innovazione, Tecnologia e LavoroMarco Panara (Coordinatore Affari e Finanza de La Repubblica)
Innovation Management & Business TransformationFrancesco Venier (Associate Dean for Executive Education at
MIB Trieste School of Management)
La velocità del cambiamento: l’evoluzione dei paradigmiPaolo Conti (Managing Director Accenture Digital)
Ore 13.00
Lunch Break
MAIN PARTNER
PARTNER ISTITUZIONALI
Da un’idea di Alfredo Martini, Paolo Cesare e Piero Petrucco
TECHNICAL PARTNER
Sabato 24 Settembreore 9.30Saluti IstituzionaliMariagrazia Santoro (Assessore alle Infrastrutture e al Territorio
della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia)
Interventi introduttiviGraziano Tilatti (Presidente Confartigianato FVG)
Carlo Nicolini (Presidente ISTECO)
Francesco De Bettin (Presidente e Amministratore Delegato DBA Group)
ore 10.00INNOVAZIONE & SPERIMENTAZIONE (
Edificio 2226 - Dario Mantovanelli (Marketing Manager Wienerberger Italia)
La torre sostenibile - Marco Visconti (Architetto Studio MARCO VISCONTI
Architects)
Industrializzazione dei processi costruttivi in c.a. - Andrea Floreani (Responsabile commerciale Gruppo Pittini)
Nuovi modi di abitare - Fabrizio Rossi Prodi (Architetto Studio ROSSIPRODI
ASSOCIATI)
RELAXXI, la residenza per anziani a 5 stelle - Mauro Cazzaro (Architetto
Cazzaro Costruzioni)
Educare allo spazio, uno spazio per educare - M. Alessandra Segantini
(Architetto Studio C+S Associati)
Edifici senza pensieri - Antonio Bosio (Product and Solutions Director
SAMSUNG ELECTRONICS)
ore 12.30In ricordo di Zaha Hadid. Metodi e sperimentazione nella ricerca di un’este-tica contemporanea - Marco Amoroso (Lead Architect at ZAhA hADID Architects)
ore 13.00Chiusura dei lavori On. Paolo Coppola (Consigliere Politico per l’Agenda Digitale del Ministro
per la Semplificazione e Pubblica Amministrazione)
Governare l’innovazione nel mercato che si trasforma
PARTNER CIVILTÀ DI CANTIERE
ORDINI PROFESSIONALI
PARTNER
COLLEGIO DEI PERITI INDUSTRIALI E DEI PERITI INDUSTRIALI LAUREATI DELLA PROVINCIA DI UDINE
Architetti (6 CFP il 23 settembre e 3 CFP il 24 settembre)Geometri (3 CFP il 23 settembre e 2 CFP il 24 settembre)Periti Industriali (3 CFP il 23 settembre e 2 CFP il 24 settembre)
RILASCIO CREDITI
Governare l’innovazione nel mercato che si trasforma
Ore 14.00SalutoAndrea Comar (Presidente Ance FVG)
Interventi introduttiviClaudio De Albertis (Presidente ANCE)Arnaldo Redaelli (Presidente ANAEPA-Confartigianato Edilizia)
INNOVAZIONE & COSTRUZIONI
Il mercato Italiano delle Costruzioni: nuovi confini e nuove competenzeAlfredo Martini e Paolo Cesare (Civiltà di Cantiere)
Benessere: il nuovo paradigma per l’edilizia Stefano Schiavon (Assistant Professor at UC Berkeley)
Riqualificazione e industrializzazioneThomas Miorin (Presidente RE-Lab)
La sfida della digitalizzazione nell’ediliziaPaolo Zilli (Senior Associate ZAHA HADID Architects)
Ore 16.00
Le nuove frontiere della formazione:più manager, nuovi tecnici, operai diversiMassimo Calzoni (Presidente FoRmEDIL)Alessandro Genovesi (Segretario Generale FILLEA-CGIL)Vladimir Nanut (Dean of mIB Trieste School of management)Anna Osello (Solutions Associate Professor Politecnico di Torino)Mario Panizza (Rettore Università degli studi RomA TRE)
Ore 17.00
40 anni dal terremoto. 1976-2016: verso Udine 2024Alessandro Verona (Architetto)
Ore 17.30Intervento istituzionaleDebora Serracchiani (Presidente Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia)
PARTNER TERRIToRIALI
22 23 CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 2016
Prodotti e non commesse al centro della strategia imprenditoriale
Secondo Claudio DE ALBErTIS è quando l’impresa si pone come interlo-cutore qualificato di potenziali investitori immobiliari, e non come esecu-trice di lavori per conto di terzi, che si produce reale innovazione in quanto fattore essenziale di competitività.
Claudio De Albertis non è solo il presidente di Ance e della Triennale di Milano,
è anche un imprenditore che negli ultimi anni, insieme ai suoi due figli, ha ac-
cettato la sfida del cambiamento, avviando un percorso vincente di riposizio-
namento sul mercato. Un percorso dove il concetto di innovazione assume un
significato e un valore trasversale che riguardano innanzitutto l’approccio im-
prenditoriale. “Oggi un’impresa che intenda vincere la sfida della crisi e restare
sul mercato con prospettive concrete di successo deve anzitutto decidere dove
collocarsi. In questo profondo processo di scombussolamento e di ridefinizio-
ne del mercato delle costruzioni, per un’impresa come la Borio Mangiarotti è
stato determinante scegliere cosa volevamo essere e diventare. Un’impresa
che voglia proseguire un percorso di valore come promotore e come costrutto-
re non può che imboccare la strada che porta a un rafforzamento strutturale,
con forti investimenti per dotarsi di elevate e nuove competenze sul piano
dell’analisi di mercato, di strumenti innovativi di gestione e inglobando fun-
zioni strategiche connesse alla progettazione. Il che vuol dire amplificare i
confini tradizionali del modo di essere e di fare impresa. In un mercato dove
circola sempre meno denaro, con un sistema finanziario che considera spes-
so l’investimento immobiliare come una soluzione ad alto rischio, la nostra
strategia è stata quella di diventare un interlocutore a elevata competenza e
capacità tecnica e analitica per potenziali investitori interessati a operazioni
immobiliari innovative e garantite. Questo sia in Italia che all’estero. Di fatto
ha significato innestare su un’attività di qualità ampiamente riconosciuta una
storia nuova, intercettando esigenze emerse dal cambiamento”.
In quale misura le innovazioni intese come soluzioni tecnologiche, ma anche come ingegnerizzazione dei processi e digitalizzazione, costituiscono un fatto-re rilevante di competitività?Alla base di tutto resta la capacità dell’imprenditore di decidere in quale mercato
stare. Volendo sintetizzare al massimo ciò vuol dire scegliere se porre al centro
della strategia il prodotto o la commessa. È qui che l’innovazione fa la differen-
za, ovvero che diventa un fattore centrale sul piano della competitività piuttosto
Interviste
A cura di
ALFREDO MARTINI
CLAUDIO DE
ALBERTIS
Imprenditore
milanese, è
amministratore
delegato della
Borio Mangiarotti
Spa, impresa
familiare milanese
fondata nel
1920. È inoltre
presidente di Ance,
l’Associazione
nazionale
costruttori edili
e della Triennale
di Milano.
che uno strumento indotto cui adeguarsi sulla base della richiesta di un sogget-
to terzo. Nel nostro caso l’innovazione è decisamente un elemento strutturale
che caratterizza il nostro stare sul mercato. Ingegnerizzazione di processo, forte
strutturazione organizzativa, innesto progressivo di competenze finanziarie ol-
tre che tecniche sono tutti fattori essenziali con cui fare i conti e con i quali mi-
surarci quotidianamente. Perché questi sono gli elementi che ci differenziano e
fanno sì che le nostre proposte siano credibili. Garantire quel che si offre è oggi la
chiave per avere successo. Un successo che si misura sulla qualità del prodotto
immobiliare che noi proponiamo e cui si lega tutta la catena del valore, dall’advi-
soring alla progettazione, alla costruzione, fino alla manutenzione e alle relative
garanzie. Totalmente diverso è un approccio che ha come riferimento la com-
messa invece del prodotto. In questo caso l’evoluzione e l’attenzione all’inno-
vazione dipendono dalla capacità esterna di un committente: l’impresa ha una
funzione meramente operativa e di conseguenza i suoi margini di crescita e di
evoluzione risultano limitati. E si tratta della stragrande maggioranza delle im-
prese italiane. È chiaro che il nostro modello di business è molto diverso da
quello di chi si misura su scelte e caratteristiche definite da altri, in un contesto
come quello italiano dove i livelli di competenza tecnica e progettuale risultano
mediamente bassi. Un processo reale e ampio di crescita non può che partire
dal pubblico e da una capacità di pianificare percorsi e processi strettamente
collegati a una logica di politica industriale del settore. Una scelta forte e con-
sapevole che tuttavia non sembra trovare alcun riscontro oggi nel nostro paese,
come dimostra anche la vicenda del nuovo Codice degli appalti.
Oggi si parla tanto di digitalizzazione e di Bim, che la sua impresa ha già utliz-zato. Come valuta il dibattito in corso e quali prospettive vede sul piano della concreta applicazione di questo modello nel mercato italiano delle costruzioni?Non sono ottimista. Si tratta di modelli complessi che richiedono investi-
menti, competenze e soprattutto adeguati tempi di sperimentazione e di
applicazione. Dalla nostra esperienza emerge con forza come sia essenzia-
le una logica di filiera, ovvero una collaborazione consolidata tra i diversi
soggetti chiamati a lavorare sul modello: fornitori, applicatori, consulenti. Il
successo di un buon utilizzo del Bim dipende moltissimo da questo aspetto.
Ho l’impressione che intorno al Bim si stia attivando, come è già successo
in passato con altre improvvise “novità”, una nuova opportunità di business
per tutta una serie di soggetti senza preoccuparsi di garantire un utilizzo
coerente con gli obiettivi di crescita della filiera, in una logica di concreta
integrazione intorno a questo nuovo modello. Anche questa questione do-
vrebbe trovare posto all’interno di una organica proposta a sostegno di una
reale industrializzazione dell’edilizia sotto tutti i suoi punti di vista, in grado
di considerare tutti i soggetti coinvolti, individuando adeguate risorse e de-
finendo un mirato piano di azioni.
25 24 CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 2016
Una nuova spazialità, espressione della contemporaneità
Fra i protagonisti del panorama architettonico degli ultimi anni, Zaha Hadid ha realizzato quello che si credeva impossibile.
La rapidità con cui la notizia della prematura scomparsa di Zaha Hadid ha fatto
il giro del mondo e l’eco che questo evento ha avuto su tutti i media insieme
alle testimonianze di cordoglio dei più importanti esponenti dell’arte e dell’ar-
chitettura hanno fatto subito comprendere l’immensità della perdita per tutto il
mondo della cultura e della società contemporanea.
Negli ultimi trent’anni forse nessuno più di lei ha lasciato un segno così decisivo
nel panorama architettonico attuale insieme a un’eredità di edifici a testimo-
nianza della sua visione del mondo e della sua estetica. Prima donna a vincere il
Pritzker Prize e la Riba Gold Medal, due volte vincitrice dello Sterling Prize, questi
sono solo alcuni tra i prestigiosi riconoscimenti che ha ottenuto nella sua straor-
dinaria carriera.
Oggi Zaha Hadid Architects è un’importante realtà nel mondo dell’architettura e
del design e lo studio, con uno staff internazionale di circa 400 persone, continua
a portare avanti il messaggio e la visione del mondo del suo fondatore sotto la
guida di Patrick Schumacher, partner dello studio sin dai primi anni. La filosofia
L’architetto
Zaha Hadid,
scomparsa il 31
marzo 2016 (foto
Brigitte Lacombe).
Omaggio a Zaha Hadid
dello studio è sempre quella di esprimere e realizzare un’architettura adeguata
allo zeitgeist, espressione del dinamismo e della complessità della società con-
temporanea.
Lo stesso linguaggio architettonico dello studio Zaha Hadid Architects ha subito
un’evoluzione negli anni, riflesso di una società in continua trasformazione. Con-
cetti come ricerca, sperimentazione, innovazione hanno sempre fatto parte del
dna della produzione dello studio e continueranno sempre a costituire lo stimolo
per un’architettura rivolta al futuro.
Gli anni della formazioneLa storia personale di Zaha Hadid e la sua formazione, i suoi studi all’Architectu-
ral Association di Londra nei primi anni ’70, sono fondamentali per comprendere
i suoi inizi e quanto fosse già rivoluzionaria la sua visione di uno spazio nuovo. In
quegli anni l’AA di Londra era una vera e propria fucina di ricerca e sperimentazio-
ne e operava in un generale clima “ribelle” di contestazione che ha influenzato
tutti i settori della società, non solo nel campo dell’architettura ma anche della
moda, della musica e dello spettacolo.
Già i suoi primi dipinti e progetti mostrano qualcosa che non si era mai visto pri-
ma: una nuova spazialità, fatta di prospettive distorte, molteplici punti di vista e
libertà da ogni forza di gravità, che assorbiva la lezione del Suprematismo russo
di Malevich e portava all’estremo i limiti dell’architettura tradizionale.
L’energia della ricerca dei suoi primi anni trova compimento nella prima realiz-
zazione: la stazione dei pompieri per il Campus Vitra a Weil-am-Rhein, dove le
superfici di cemento emergono dal terreno come lame affilate, si intersecano,
definiscono lo spazio che in un continuo rimando di riflessi e punti di vista perde
la sua convenzionale distinzione tra esterno e interno.
Lo spazio come un insieme organico e fluidoIn tutti gli anni successivi la ricerca di questa nuova spazialità e di un linguaggio
architettonico che la esprimesse è sempre stato l’elemento che ha caratterizzato
l’approccio a ogni progetto. Lo spazio, inteso come il territorio urbano o il paesag-
gio naturale, è sempre stato considerato come un insieme organico, un tessuto
continuo dove la transizione tra i diversi elementi (artificiale/naturale, interno/
esterno) avviene senza confini netti ma in maniera graduale e sfumata. Concetti
come flusso, sciame, cluster, campi gravitazionali sono spesso presenti nella ri-
cerca e metodologia progettuale dello studio che negli anni si sono evolute fino
a formare una vera e propria sintassi che include un ampio repertorio di soluzioni
spaziali.
Il gradiente diventa lo strumento principale di una matrice parametrica che per-
mette l’articolazione e la variazione di un elemento, mai la sua ripetizione. Il ri-
sultato di questo processo integrato di relazioni dinamiche, di comportamento
è uno spazio architettonico che ha la stessa complessità e coerenza delle forme
MARCO
AMOROSO
Ingegnere,
dal 2009 collabora
con lo studio Zaha
Hadid Architects
e in questi anni
ha lavorato
ai progetti
della Torre e del
Podium commer-
ciale CityLife
a Milano e del cen-
tro commerciale
Jesolo Magica.
Attualmente è
Lead Architect
del progetto della
nuova stazione
della metro Kafd
a Riyadh (Arabia
Saudita).
CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 201626 27
della natura. Come la natura trova una sua intrinseca struttura complessa che si
adatta alle diverse condizioni contingenti di spazio e tempo, allo stesso modo lo
spazio costruito contemporaneo è il risultato di un processo integrato e dinamico
di un network di diverse relazioni spaziali e sociali, come i comportamenti dell’u-
tente o i suggerimenti forniti dal contesto.
Esempi di questa spazialità dinamica sono gli atrii di ingresso del Maxxi di Roma
e della Dominion Tower di Mosca, gli interni della fabbrica Bmw a Lipsia, le corti
interne della Jockey Club Innovation Tower a Hong Kong. Tutti accomunati dalla
fluidità e continuità di uno spazio interno che si dilata sia orizzontalmente che
verticalmente e che permette al visitatore in ogni punto di avere una percezione
completa di come si articola lo spazio e di poter comprendere e scegliere il proprio
percorso all’interno dell’edificio.
Edifici come il Maxxi di Roma, il padiglione LF One a Weil am Rhein, il Museo dei
trasporti di Glasgow, l’Evelyn Grace Academy a Londra sono tutti caratterizzati
da una spazialità definita da un sistema di flussi dinamici suggeriti dal tessu-
to urbano circostante, dal movimento degli utenti sia nello spazio interno che
esterno, dalle suggestioni fornite dal paesaggio o dal contesto circostante.
Una ricerca continua, supportata dall’innovazione digitaleNel corso di questi anni la ricerca spaziale è sempre stata supportata da un’ade-
guata ricerca progettuale anche nelle altre discipline. Il Phaeno Science Centre
a Wolfsburg non sarebbe stato possibile senza un innovativo approccio anche
nella progettazione strutturale. Il superamento della tradizionale differenza tra
superfici orizzontali e verticali e la realizzazione di una sorta di paesaggio artifi-
ciale a supporto della piastra principale hanno richiesto di studiare la superficie
d’appoggio dell’edificio come un’unica entità completa, per comprendere – at-
Esterno dell’Heydar
Aliyev Centre a
Baku, Azerbaijan
(Hufton +Crow
Photographers).
Omaggio a Zaha Hadid
traverso modelli di software avanzati - il comportamento di una geometria cosí
articolata.
Una continua attenzione alla fattibilità realizzativa è sempre stata una priori-
tà e anche questo ha richiesto una continua sfida alle metodologie tradizionali
attraverso la ricerca e l’utilizzo di software innovativi. Progetti dalle geometrie
complesse come il Galaxy Soho a Pechino, l’Aquatics Centre a Londra o l’Heydar
Aliyev Centre a Baku sono stati possibili solo attraverso l’adozione di una piatta-
forma digitale sin dall’inizio della progettazione. L’integrazione con un sistema
Bim come strumento principale di gestione del processo progettuale, poi, per-
mette la gestione di queste geometrie complesse, la loro razionalizzazione, la
condivisione di un modello comune tra i progettisti delle diverse discipline ma
permette anche un dialogo con le imprese e il cliente che possono quantificare i
diversi componenti e immediatamente visualizzare il risultato finale.
Tra gli edifici di recente realizzazione quello che forse esprime in maniera più
suggestiva ed emozionante questa nuova spazialità è l’Heydar Aliyev Centre a
Baku. Le tre diverse funzioni, biblioteca, museo e centro congressi, vengono ri-
solte in un continuum spaziale che accompagna il visitatore in una costante ed
eccitante scoperta, mentre all’esterno è lo stesso paesaggio artificiale che si in-
crespa, si solleva dal terreno quasi con un moto ondoso fino a formare il volume
dell’involucro dell’edificio.
L’utilizzo innovativo di materiali tradizionaliLo studio di nuove forme e geometrie, di superfici complesse ma allo stesso tem-
po riproducibili attraverso rigorose regole matematiche - e quindi più facilmente
realizzabili - è una delle principali attività del gruppo di ricerca interno di Zaha
Hadid Architects, Code (Computation Design Group), che si propone come sup-
porto attivo alla progettazione. Attraverso l’utilizzo di modelli parametrici digi-
tali l’obiettivo è creare nuove forme e prevedere le loro diverse prestazioni e il loro
comportamento senza ricorrere più a modelli fisici reali. La ricerca per Zaha Hadid
Architects è stata anche la sfida per utilizzare materiali tradizionali con tecniche
innovative. I pannelli della copertura delle stazioni ferroviarie di Innsbruck rap-
presentano un utilizzo innovativo di un materiale come il vetro, ottenuto attra-
verso lo stampo di forme geometriche definite attraverso un modello digitale. Il
Padiglione mobile d’arte Chanel invece è un esempio di una struttura modulare
leggera che può essere rapidamente montata e smontata per essere trasportata
in un percorso itinerante.
La Serpentine Sackler Gallery a Londra e l’ampliamento del Middle East Centre
al St Antony’s College di Oxford, di recente inaugurazione, sono due interessanti
esperimenti di dialogo tra passato e presente, in cui i nuovi spazi affermano la
loro contemporaneità non solo attraverso una nuova spazialità interna, ma an-
che con la scelta di nuovi e differenti materiali in una dialettica di contrasto con
il costruito. L’ampliamento dell’edificio di Londra, originariamente un deposito
29 CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 201628
Interno della torre
per uffici Dominion
a Mosca, Russia
(Hufton +Crow
Photographers).
Omaggio a Zaha Hadid
di polveri di epoca vittoriana all’interno dei Kensington Gardens, è definito da
uno spazio interno fluido e scultoreo caratterizzato da colonne portanti aperte
alla loro sommità da cui entra la luce naturale e da una tensostruttura di coper-
tura che, pur essendo parte integrante della struttura stessa, appare sospesa
su una vetrata continua che come un nastro trasparente racchiude l’involucro
e avvolge lo spazio.
Le opere realizzate in tutto il mondo e una filosofia progettuale che si applica
ad ogni scala, da quella urbana fino all’interior e product design, sono un patri-
monio prezioso che Zaha Hadid lascia in eredità. Lo studio, che ha assorbito lo
spirito pioniere e coraggioso della sua fondatrice, continuerà sempre a realiz-
zare architetture che possano emozionare e stupire, cercando di anticipare la
visione di un mondo futuro.
Innovazione e trasformazione
MARCO PANARA
Giornalista de
“la Repubblica”,
attualmente cura
il supplemento
Affari & Finanza.
Ha pubblicato
tra gli altri
La malattia
dell’Occidente.
Perché il lavoro
non vale più
(Laterza, 2010) e
il suo ultimo libro
è Nomenklatura.
Chi comanda
davvero in Italia
(Laterza, 2014).
Come la quarta rivoluzione industriale cambierà la società
Interconnessione e velocità sono le caratteristiche del cambiamento in atto, che non riguarda solo la produzione e il lavoro e che presenta molte in-cognite. L’unico modo vincente per afffontarlo è comprenderlo e governarlo.
Alla quarta rivoluzione industriale, che sta nascendo, l’aggettivo industriale
va stretto. Perché se il mondo della produzione ne sarà cambiato radicalmen-
te, l’impatto su quello che accade fuori dalle mura delle fabbriche non sarà da
meno. Questa rivoluzione cambierà le nostre vite ancora di più, non per tutti e
non necessariamente per il meglio. Ci saranno, come sempre, vincitori e vin-
ti, tra paesi e tra gruppi sociali e le sfide che governi e classi dirigenti saranno
chiamati ad affrontare saranno enormi, sul piano sociale, politico, economico
e giuridico. La prima certezza riguarda il lavoro, e non è positiva. Solo da qui al
2020, secondo il Future of Jobs Report elaborato dal World Economic Forum,
nelle principali economie saranno cancellati oltre 5 milioni di posti di lavoro.
Cinque milioni è il netto tra i 7 milioni che scompariranno soprattutto nei lavori
d’ufficio, nelle produzioni manifatturiere e nell’edilizia e i due milioni di posti
di lavoro che saranno creati nelle attività manageriali, finanziarie, informati-
che, commerciali ed educative. Poi, come è avvenuto nelle rivoluzioni industriali
passate, si creeranno nuovi posti, ma c’è un gap temporale tra la distruzione di
lavoro obsoleto e la creazione di lavoro nuovo. In questo gap le tensioni sociali
aumenteranno e cresceranno anche i costi dello stato sociale mentre diminuirà
il prelievo fiscale sul lavoro e quindi la possibilità di sostenere il reddito di coloro
che saranno espulsi e, indirettamente, i consumi. La polarizzazione dei redditi
aumenterà e con essa le disuguaglianze, che aggiungeranno benzina al fuoco
delle tensioni sociali. Mentre l’aumento della vita media che la genetica favorirà
accentuerà lo stress dei conti pubblici. Poichè in questa partita ci saranno non
solo classi vincenti e classi perdenti, ma anche paesi vincenti e paesi perdenti, si
accentueranno i flussi migratori, con le complessità che comportano.
Industria 4.0, la digitalizzazione dei processiLa parte industriale di questa rivoluzione è quello che in Germania hanno chia-
mato Industria 4.0: l’insieme di innovazioni basate sulla digitalizzazione dei
processi, con macchine sempre più intelligenti e connesse che comunicano tra
loro, e sulla diffusione delle stampanti 3D che consentono di produrre oggetti
accumulando strati di materiale. Già gli effetti della sola parte manifatturiera
di questa rivoluzione saranno dirompenti, in termini di posti di lavoro distrut-
30 CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 2016 31
ti, oltre un milione e 600 mila di qui al 2020 solo nel manifatturiero nei paesi
industralizzati, ma anche di processi produttivi e distibutivi, organizzazione
del lavoro, strategie aziendali. Ma ancora più dirompenti saranno gli effetti sui
prodotti. La comunicazione tra oggetti non riguarderà solo le automobili, i dro-
ni e i robot industriali. Tutti i nostri elettrodomestici, terminali di varia natura
e anche abiti, saranno connessi. È il già famoso Internet of Things, l’Internet
delle cose, che consentirà risparmio energetico, efficienza e gestione a distanza
pressoché di tutto. Le nostre case saranno piene di sensori all’interno e i palaz-
zi all’esterno. La connessione così granulare e reticolare produrrà una quantità
enorme di dati (big data) che saranno elaborabili grazie alle colossali capacità di
calcolo che sappiamo ormai mettere in campo e consentiranno di ottimizzare
quasi tutto, dal traffico nelle città alla logistica. Si vedono già i vincitori proba-
bili di questa epocale trasformazione. La platform economy, i vari Facebook,
AirBnB, Uber, Amazon, sono tutti americani, imprese giovani che stanno cam-
biando il modello di capitalismo: Amazon, il più grande mercante del pianeta,
non possiede un solo negozio, Uber una sola autovettura, AirBnB neanche una
stanza d’albergo. E sono i leader globali nel commercio, nel trasporto urbano
degli individui e nell’ospitalità.
La velocità esponenziale dell’innovazioneQuesta quarta rivoluzione industriale ha due caratteristiche che la distinguo-
no dalle precedenti: l’interconnessione e la velocità. Negli anni a venire si in-
trecceranno sempre di più le tecnologie It, l’intelligenza artificiale, la genetica,
la biologia, i nuovi materiali, i big data e tante altre cose ancora. La velocità
dell’innovazione da lineare diventa esponenziale, con effetti su produzione e
consumi, durata e qualità della vita, energia e ambiente, politica e tasse, occu-
pazione, migrazioni, stabilità sociale, etica, diritto, filosofia. Il mondo si divide-
rà tra i paesi che sapranno cavalcare la trasformazione e quelli che cercheranno
di difendere il vecchio modello.
In questo scenario il primo problema che emerge è chi regola l’evoluzione tecno-
logica. Il livello nazionale sembra non bastare più, si può addirittura scatenare
una concorrenza etica al ribasso tra paesi per attrarre la ricerca sul proprio terri-
torio. Il secondo problema è come regolare l’innovazione senza bloccarla e fare
in modo che resti al servizio dell’uomo. Il terzo, che sta però in cima a tutti, è
in base a quali principi. C’è poi un altro aspetto della regolazione, che riguarda
la privacy e l’autonomia di giudizio, di valutazione, di scelta quando l’utilizzo
avanzato dei big data sarà a disposizione delle grandi compagnie e anche dei
governi. Le inquietudini che il cambiamento porta con sé sono molte, ma il cam-
biamento non si ferma, né sarebbe bene che lo facesse per tutto quello che di
positivo può portare, ed è molto, alle generazioni a venire. Chiudersi all’inno-
vazione è la ricetta sicura per la marginalizzazione e l’impoverimento, l’unica
strada è comprenderla e governarla.
Innovazione e trasformazione
Innovazione e trasformazione
FRANCESCO
VENIER
È Associate Dean
for Executive
Education della
Mib Trieste
School of
Management,
dove dirige il
Master Executive
Mba, è docente
di organizzazione
aziendale presso
l’Università di
Trieste ed è stato
Research Fellow e
Visiting Professor
presso università
in Cina, Regno
Unito e Austria.
modelli di business nell’era digitale
Le nuove tecnologie sono il motore della globalizzazione e stanno cam-biando radicalmente il modo di fare impresa. Il settore delle costruzioni è ancora molto indietro, ma per questo le potenzialità sono enormi.
Non è un’esagerazione utilizzare la parola rivoluzione quando parliamo di
come i modi di produrre, e di conseguenza le nostre vite, sono cambiati negli
ultimi tre decenni. Oggi noi tutti facciamo affidamento sull’Ict, Information
and communication technology e su strumenti che ci permettono di control-
lare e coordinare processi produttivi distribuiti su tutti i continenti come se
fossero svolti in un’unica fabbrica, la cosiddetta global supply chain. I robot
diventano sempre più intelligenti e autonomi e così ce li ritroviamo non solo
in fabbrica, ma anche in cantiere, in ospedale, al ristorante, in casa e sulle
strade dove stanno per arrivare le auto e i camion che si guidano da soli. Le
reti permettono alle imprese di allocare anche il lavoro intellettuale sfrut-
tando i vantaggi comparati dei diversi mercati del lavoro. L’intelligenza arti-
ficiale (Ai) prende sempre più decisioni al posto nostro in sempre più ambiti,
dagli studi medici agli studi legali, alle università, agli studi di progettazione.
Sono le Ict il vero motore della globalizzazione, gli strumenti che, rendendola
tecnicamente possibile, l’hanno resa inevitabile. E la globalizzazione paga,
producendo il più spettacolare processo di sviluppo e creazione di posti di
lavoro nella storia, facendo passare gli occupati dai 2,3 miliardi del 1991 ai 3,1
miliardi del 2011. Tuttavia questo sviluppo non è una mera crescita additiva
dei posti di lavoro, bensì una trasformazione profonda sia del modo di lavo-
rare, sia dei luoghi di produzione della ricchezza, che sta ridisegnando le pro-
spettive di tutti i paesi, di tutti i settori ma soprattutto che sta trasformando
tutti i modelli di business.
Dal prodotto al servizioAlcuni esempi: a San Francisco Uber produce già ora il triplo dei ricavi dell’in-
tero settore dei taxi e delle limousine e vale 10 volte la Hertz. Senza posse-
dere una sola camera AirBnB ha più camere in vendita del gruppo alberghiero
Hilton e vale il doppio, ma AirBnB ha 800 dipendenti, Hilton ne ha 152mila.
Kickstarter, la piattaforma di crowdfunding, fornisce ai suoi maggiori utenti
decine di milioni di dollari, cifre che un tempo richiedevano fondi di investi-
mento di primo livello. Alibaba, il sito di ecommerce, vale 200 miliardi e non
ha un singolo negozio, Walmart ne vale 190 ma deve gestire 11mila punti ven-
CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 201632 33
dita di proprietà. E la lista continua: upwork.com, freelancer.com, momcorps.
com, helpling.com sono tutte piattaforme di enorme successo negli Usa e
stanno trasformando il lavoro professionale di vario tipo in un servizio paga-
to a consumo. Addirittura, nel caso di Mechanical Turk (mturk.com), il lavoro
di programmazione offerto è svolto da software engineers di paesi in via di
sviluppo ed è un esempio di delocalizzazione, che abbatte il prezzo per quel
servizio nei paesi ricchi e lo alza nei paesi in via di sviluppo. La stessa cosa fa
l’italiana Centervue che offre all’interno dei negozi Wal Mart un servizio low
cost di diagnosi della retina che usa medici indiani.
Tutte queste aziende hanno successo perché invece di usare modelli di busi-
ness tradizionali sfruttano le opportunità offerte dalle tecnologie e dalle reti
digitali per mettere in contatto domanda e offerta in modi nuovi e vendere
sempre di più il servizio anziché il prodotto. E non è una questione che riguar-
di le sole nuove imprese. Sempre più imprese tradizionali che basavano i loro
ricavi sulla vendita di prodotti stanno trasformandosi in fornitori di servizi
veicolati attraverso il prodotto, che diventa di fatto una piattaforma. Si pen-
si ad esempio alle fotocopiatrici e stampanti, un tempo oggetti che si acqui-
stavano. Oggi nessuna impresa ormai le compera più, ma di fatto le riceve
gratis dal fornitore come componente di un pacchetto che in cambio di un ca-
none si occupa di tutto, dalla manutenzione alla sostituzione con modelli più
efficienti e performanti quando è il momento. Attraverso il prodotto diven-
tato piattaforma, Xerox, il venditore delle fotocopiatrici di ieri, oggi offre uno
spettro di servizi a valore aggiunto (e margine) molto ampio: arriva a fornire
formazione ai team di progetto, soluzioni di gestione documentale, servizi
di tutela della proprietà intellettuale, servizi di ottimizzazione del risparmio
energetico, servizi di prototipazione, il tutto usando il suo vecchio prodotto,
abilitato digitalmente e trasformato in una piattaforma.
Creare valore sfruttando le reti digitaliQuesta è l’alba di un nuovo ambiente competitivo. Nei paesi avanzati la
competizione tra imprese non si basa più solo sulla qualità, la velocità, l’ef-
ficienza e l’innovazione dei processi produttivi, ma sulla capacità di inven-
tare nuovi modi di creare valore e trasferirlo al cliente. In altri termini, sulla
capacità di innovazione dei business models.
Ma per vedere e cogliere le enormi opportunità offerte dalle tecnologie di-
gitali servono nuove competenze, capacità, saperi (digital literacy e digital
soft skills), di cui abbiamo bisogno per partecipare pienamente e beneficiare
della nostra società iper-connessa e di un’economia sempre più basata sul-
la conoscenza e sulla capacità di fare e gestire in rete tra persone e con le
macchine.
Le reti digitali stanno cambiano le regole del business. Questa trasformazio-
ne ha già avuto luogo negli ultimi decenni in settori quali l’editoria, i media,
le telecomunicazioni, stravolgendo aziende e modelli di business e oggi sta
travolgendo ogni settore, ogni mestiere, ogni impresa. E mentre gli inve-
stimenti, i migliori talenti e i clienti stanno spostandosi verso organizza-
zioni capaci di capire e creare valore sfruttando le reti, il performance gap
tra gli early e i late adopter si sta allargando. Quindi la questione non è se
le nostre organizzazioni debbano o meno cambiare, ma quando e quanto.
Come titola un libro uscito a luglio 2016 per i tipi dell’Harvard University
Press, siamo di fronte a un Network Imperative, una chiamata all’azione
per tutti gli imprenditori e i manager affinché abbraccino modelli di busi-
ness basati sullo sfruttamento delle reti digitali e sociali. I benefici sono
innegabili. Le aziende che fanno leva sulle piattaforme per co-creare e con-
dividere valore stanno performando radicalmente più del mercato, cresco-
no più rapidamente e hanno costi marginali più bassi.
Saremo capaci di affrontare il cambiamento?Credo quindi che i cambiamenti più grandi debbano ancora venire e che
ogni organizzazione, ogni professionalità dovrà trasformarsi o scomparire.
Per progredire come imprese e realizzarci come individui in questo nuovo
mondo dovremo imparare a vedere opportunità al di là delle risorse che
abbiamo a disposizione, a correre i rischi e accettare le tensioni necessarie
a reperire le risorse per cogliere tali opportunità difendendo la nostra vi-
sione e facendola evolvere, dovremo imparare a collaborare all’interno di
team composti da persone e macchine sempre più intelligenti. L’impresa
dovrà imparare a far leva sul capitale umano di cui dispone in modi nuovi,
governando le persone usando al minimo la gerarchia, creando il contesto
di lavoro adatto alla valorizzazione della conoscenza e sviluppando l’eser-
cizio della leadership autorevole, non autoritaria. Ne saremo capaci?
McKinsey ha appena presentato una ricerca da cui risulta che tra tutti i
settori dell’attività economica non agricola, il settore delle costruzioni è
quello meno digitalizzato, quello in cui i vecchi modelli di business soprav-
vivono maggiormente, ma proprio per questo è anche quello con il maggio-
re potenziale di innovazione e disruption dei vecchi modelli.
Le opportunità per gli operatori sono enormi: chi saprà interpretare e in-
tegrare meglio in nuovi modelli di business le innovazioni nelle tecnologie
costruttive, nella gestione del cantiere, nelle fasi a monte e a valle, inte-
grandosi magari con i progettisti dei sistemi delle smart cities del futuro,
avrà la possibilità di sfruttare i vantaggi di prima mossa. Ma per coglierla
c’è bisogno di un dibattito focalizzato e ad alto livello tra gli operatori,
i ricercatori e i diversi stakeholder politici ed economici. È un dibattito
già avviato nei paesi più avanzati e Civiltà di Cantiere potrebbe essere il
luogo dove innescare e sviluppare questo dibattito in Italia per rilanciare
il settore.
Innovazione e trasformazione
CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 201634 35
Innovazione e trasformazione
Verso i Living Services
La digitalizzazione modifica il concetto di servizio, introducendo la personalizzazione di massa e servizi digitali evoluti capaci di adattarsi in tempo reale al cambiamento delle esigenze. Anche la fi-liera dell’edilizia dovrà adeguarsi di conseguenza.
La rivoluzione digitale in corso da oltre due decenni ha offerto un
sempre crescente numero di scelte e opportunità a clienti, cittadini e
utenti. Negli anni novanta abbiamo assistito all’alba del web, con la
diffusione dei desktop, l’introduzione della ricerca on line, la cataliz-
zazione di masse di utenti verso il web e i primi esperimenti di econo-
mia digitale. Gli anni duemila hanno portato la penetrazione di massa
degli smartphone, la nascita degli ecosistemi delle app e del cloud
storage (conservazione dei dati su server virtuali e remoti), l’avvento
della geolocalizzazione e dei servizi real-time.
Il decennio attuale sta segnando l’avvento degli ambienti connessi e
dell’Internet of Things, in un contesto sottoposto alla spinta di due
forze imperanti: la digitalizzazione di tutto, prodotti costruiti con
tecnologia intelligente e connessi in rete, e le aspettative “liquide”
dei consumatori, con bisogni mutevoli e sempre alla ricerca della mi-
gliore esperienza. La capacità di individuare le tendenze sociali e di
coniugarle efficacemente con le innovazioni tecnologiche è la chiave
di volta per restare competitivi in un contesto di mercato complesso
e dinamico.
Prevedere i trend digitali per adeguare in tempo il businessQueste tendenze non riguardano solo la tecnologia, ma anche la pro-
gettazione di servizi, prodotti e soluzioni in grado di seguire effica-
cemente il cambiamento sociale in atto, frutto di una fondamentale
trasformazione culturale che sta prendendo piede in molte organizza-
zioni e società. “Alla luce di un’innovazione che avanza con ritmi sem-
pre più serrati e delle aspettative crescenti dei consumatori, è diven-
tata sempre più importante per le aziende la capacità di individuare i
trend digitali che nel prossimo futuro impatteranno sul business” ha
dichiarato Massimo Morielli, responsabile di Accenture Digital. “Solo
così le aziende saranno in grado di dotarsi delle competenze e profes-
sionalità digitali necessarie per affrontare il cambiamento”.
PAOLO CONTI
Paolo Conti è
Managing Director
di Accenture
Digital, con oltre 19
anni di esperienza
in azienda, la
maggior parte
dei quali spesi
su programmi
complessi di Digital
Transformation
and Innovation
in diversi settori
industriali. È
esperto nella
definizione di
modelli di business
per l’applicazione
di soluzioni digitali
innovative e
globali (Internet
of Thinghs).
A riguardo Accenture ha condotto un’analisi dei trend digitali più
significativi che trasformeranno il design, le organizzazioni e la so-
cietà già a partire dall’anno in corso (Rapporto annuale Fjord trends
2016, trends impacting design and innovation). Alla base delle nuove
tendenze, secondo Accenture, c’è una spinta continua verso i Living
Services: una nuova generazione di servizi digitali evoluti, in grado di
apprendere e adattarsi in tempo reale alle esigenze degli utenti e del
contesto d’utilizzo. Oggi siamo in grado di combinare le nuove tec-
nologie per offrire un nuovo livello di intelligenza, rivoluzionando la
nostra capacità di creare servizi interessanti, in grado di trasforma-
re il nostro modo di vivere rimuovendo l’esecuzione di compiti banali
e anticipando le nostre esigenze. Ad esempio, in casa si potrà rego-
lare il riscaldamento, l’intensità della luce o il volume della musica
Dove sperimenteremo i Living Services secondo Accenture Digital
Fonte: Fjord, The Era of Living Services
CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 201636 37
Innovazione e trasformazione
GLOSSARIO
Wearables
Dispositivi portabili
o indossabili.
Nearables
Dispositivi statici,
ma dotati di sen-
sori che si attivano
in prossimità di
altri dispositivi.
Big data
Raccolta di dati
così estesa da ri-
chiedere tecnologie
e metodi specifici
per il suo utilizzo.
adattandosi alle preferenze delle persone presenti nella stanza, pren-
dendo in considerazione variabili quali il tempo, la temperatura e il
modello comportamentale individuale o di gruppo. I Living Services
riguarderanno tutti i settori dei servizi alla persona (sanità, trasporti,
assicurazioni, utilities, sicurezza, finanza, commercio), richiedendo
un ripensamento anche degli edifici e delle infrastrutture al fine di
adeguare il palcoscenico alle future esigenze.
Dal modello taglia unica alla personalizzazione di massaSecondo il rapporto Fjord trends 2016, l’esigenza di personalizzazione
e la necessità di risposte real-time sono i meta-temi che metteranno
le aziende di fronte a una serie di sfide e opportunità, richiedendo alle
organizzazioni leader soluzioni concrete che vadano in questa direzio-
ne. Tutto sta diventando sempre più piccolo e veloce; questo richiede
alle aziende di cambiare rapidamente, di rendere flessibile la loro tec-
nologia e di evolvere il loro approccio alla progettazione in senso lato.
Il futuro ci proietta verso la transizione dalla modalità one-size fits all
(taglia unica) alla personalizzazione di massa dei servizi, segnando un
cambiamento rivoluzionario nel rapporto tra cliente e fornitori di ser-
vizi che richiederà una ristrutturazione delle filiere industriali e delle
relazioni operative.
Mano a mano che la digitalizzazione cambierà la nostra idea di servi-
zio e che il mondo diventerà sempre più connesso, le aziende avranno
bisogno di comprendere come operare in questo nuovo contesto e tra-
sformare i cambiamenti in opportunità.
Le principali tendenze secondo Fjord trends 2016
Guarda. Gli oggetti ti ascoltano Oggi molti di noi utilizzano dispositivi che ci incoraggiano a correre di
più o mangiare meglio. Dai wearables ai nearables, gli ultimi device di
oggi ascoltano e rispondono. Che si tratti letteralmente di ascoltare i
nostri comandi vocali, oppure i flussi di dati che creiamo, i dispositivi
apprendono dagli utenti e rispondono in tempo reale attraverso la crea-
zione di esperienze ad hoc, “micro-momenti”.
I servizi e le “buone maniere” La crescita dei big data impone una straordinaria responsabilità. Le
aziende leader di mercato sanno che la fiducia digitale va guadagna-
ta. Realtà come Microsoft hanno abbracciato il concetto di privacy by
design e stanno integrando da subito gli standard sulla privacy nelle
nuove tecnologie e prodotti.
La scomparsa delle appTutta quella quantità di applicazioni monouso della nostra vita quo-
tidiana sparirà man mano che le app verranno distribuite su piatta-
forme o atomizzate in servizi di terze parti. La prossima ondata di
app potrebbe anche non richiedere l’interazione umana per essere
attivata.
La democratizzazione del lussoL’esperienza digitale ha democratizzato il lusso ed elevato il nostro
standard di vita rendendo accessibili a tutti servizi una volta appan-
naggio di poche persone come l’autista personale (vedi Lyft) o l’assi-
stente virtuale (vedi Facebook M).
Con il design la pubblica amministrazione si avvicinaI governi stanno ripensando la citizen experience, passando da un ap-
proccio unico valido per tutti a servizi su misura personalizzati in base
ai bisogni individuali. Negli Stati Uniti e nel Regno Unito la pubbli-
ca amministrazione ha ridisegnato l’esperienza digitale dei cittadini,
producendo anche guide dettagliate in merito.
Salute, la nuova ricchezzaLa capacità di monitorare, attraverso la tecnologia, il proprio stato
di salute non è più dominio di un piccolo gruppo di esperti. Sono
sempre di più i consumatori che usano la tecnologia per misurare il
loro benessere. Negli Stati Uniti agenzie assicurative come Kaiser
Permanente e Aetna stanno aprendo le loro piattaforme a terze parti
per consentire la creazione di servizi di Quantified Self, sulla base
dei dati a loro disposizione integrati con wearables, app e servizi di
terze parti.
La realtà virtuale (Vr) diventa realtàNon più una fantasia futuristica, la Vr vedrà nel 2016 il suo debutto
con le prime versioni consumer di prodotti di aziende come Sony, Ocu-
lus e Samsung pronte a entrare sul mercato. La Vr supererà i confini
del gioco per trovare nuovi utilizzi, dalla ricerca scientifica al turismo
virtuale, all’apprendimento immersivo.
Dover pensare a meno coseLa velocità dell’innovazione porta con sé un ciclo senza fine di deci-
sioni e scelte. I servizi in grado di anticipare le esigenze dei consuma-
tori, suggerendo soluzioni o automatizzando le decisioni più semplici,
come Google Now on Tap, possono facilitarne la vita.
GLOSSARIO
Privacy by design
Tenere conto
delle esigenze
di riservatezza
e protezione dei
dati personali sin
dalla fase di
progettazione di
nuove tecnologie
e prodotti.
Citizen
experience
Cittadino
visto come
consumatore e
quindi abituato a
livelli di qualità,
servizio,
comunicazione
tipici dell’impresa
privata.
Quantified Self
Utilizzo della
tecnologia per
acquisire i dati
riguardanti gli
aspetti della vita
quotidiana di
una persona.
CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 201638 39
Innovazione e costruzioni
Il mercato di fronte alla sfida della trasformazione
Fattori economico-finanziari e socio-culturali hanno determinato un cambiamento epocale della domanda in edilizia, cui gli operatori devono rispondere con un cambiamento nei processi organizzativi e nell’offerta.
Nella seconda metà del Novecento il settore delle costruzioni di fatto ha te-
nuto in piedi l’economia italiana, consentendole di crescere, anche se di poco,
e di non cadere in recessione. Fino alla metà degli anni Duemila, inoltre, le
condizioni di contesto e scelte di politica economica orientate a sostenere
investimenti in infrastrutture e opere pubbliche hanno fatto sì che l’edilizia
costituisse una fetta rilevante del Pil nazionale. La crescita demografica e
l’intensificazione dei processi di urbanizzazione hanno determinato per un
decennio un volume della domanda, soprattutto di nuove abitazioni, supe-
riore all’offerta. Ciò anche grazie a un contesto favorevole sul piano della di-
sponibilità finanziaria da parte delle famiglie e delle imprese, cui hanno cor-
risposto una buona capacità di risparmio e una generale convenienza verso
l’investimento immobiliare. Un contesto che ha favorito anche il potere di
acquisto, visto che mediamente l’estinzione di un mutuo sulla prima casa
avveniva da parte di un salariato in circa 9-10 anni. Queste condizioni hanno
contraddistinto per anni un mercato con bisogni dell’utenza prevalentemen-
te funzionali, legati agli aspetti basilari del “prodotto edificio”, nonché una
domanda tendenzialmente anelastica rispetto ai prezzi. Con la conseguenza
che il sistema dell’offerta, gestito soprattutto dalle imprese di promozione
immobiliare vecchie e nuove, affermatesi sulla scia del boom del mercato
e della facilità con cui era possibile attivare iniziative immobiliari, era foca-
lizzato sull’evasione della domanda, presentando una capacità produttiva
adeguata. Le caratteristiche del prodotto non rappresentavano un fattore di
competizione rilevante per il mercato e il valore del bene era determinato,
in maniera spesso anche artificiale, proprio dall’incremento della domanda.
Solo in misura secondaria alla domanda si abbinava un valore di tipo qualita-
tivo, spesso centrato sulla localizzazione e su “benefit” esterni alla funziona-
lità e alla qualità dell’edificio/appartamento.
Gli anni del disequilibrio e l’affermarsi di una domanda “liquida”L’inversione del ciclo nella seconda metà del primo decennio del Duemila,
inevitabile da un punto di vista congiunturale, per una serie di fattori endo-
geni ed esogeni alle costruzioni è poi sfociato in una crisi strutturale dalle
caratteristiche dirompenti: un calo degli investimenti pari a un terzo del va-
lore del 2007, un dimezzamento delle nuove costruzioni, la perdita di oltre
700mila posti di lavoro e l’uscita dal mercato di decine di migliaia di imprese.
La “naturale” inversione del ciclo si è infatti innestata su una crisi finanziaria
epocale che ancora una volta ha visto l’edilizia esserne causa ed effetto. La
crisi, scatenata dalla bolla immobiliare americana e dal fallimento di grandi
gruppi internazionali, ha determinato anche nel nostro paese una riduzione
del reddito e del potere di acquisto delle famiglie ed è stata accompagnata da
una contrazione delle opportunità di lavoro, da maggiore flessibilità e minori
sicurezze soprattutto per quanto riguarda le nuove generazioni. Senza con-
tare l’effetto non secondario della progressiva stretta creditizia. La conse-
guenza è stata una drastica riduzione della domanda, cui ha corrisposto una
contrazione rilevante delle risorse e degli investimenti. Parallelamente si è
assistito a un eccesso di offerta di nuove abitazioni sul mercato, determina-
ta da un’errata stima delle dinamiche espansive (contrazione quantitativa)
e da un’offerta non più compatibile con le condizioni di contesto (manca-
to o tardivo adeguamento dei prezzi). Si è cioè determinato uno squilibrio
del mercato che è ancora in corso, aggravato da un cambiamento sociale e
culturale che sta producendo una profonda trasformazione sul piano delle
caratteristiche della domanda, che possiamo definire “sempre più liquida e
sempre più articolata”. La crisi è il risultato di una sovrapposizione di fatto-
ri economico–finanziari e di fattori culturali fortemente orientati verso una
crescente attenzione ai temi della sostenibilità e della difesa dell’ambiente.
Cui si accompagnano scelte politiche e un’evoluzione normativa, parte di una
strategia globale che si prefigge obiettivi quali l’abbattimento dei consumi
energetici e una maggiore attenzione agli impatti ambientali. Ciò in un con-
testo di rilevante trasformazione sociale per effetto del ridimensionamento
della natalità, dell’aumento della popolazione anziana, della crescita delle
famiglie mononucleari, della forte pressione immigratoria. Fattori che hanno
determinato un cambiamento del mercato a favore della riqualificazione del
patrimonio esistente in una logica di “consumo di suolo zero”. Con il risultato
che oggi non solo il mercato delle costruzioni è tornato a valere dimensional-
mente come negli anni Settanta, al tempo della prima crisi energetica, ma
che a guidare il nuovo ciclo è una domanda di rigenerazione che si concretizza
in un trend di investimento verso la riqualificazione e la sostituzione edilizia,
così come verso la difesa del territorio e la manutenzione programmata.
Occhi nuovi aperti all’innovazioneLa trasformazione è così radicale che richiede da parte dei diversi attori delle
costruzioni la capacità di guardare le cose con occhi diversi. Perché il mon-
do e il mercato in cui siamo chiamati a operare ha assunto forme nuove
e inaspettate, dove gli strumenti e le soluzioni a disposizione richiedono
PAOLO CESARE
Co-fondatore
di Civiltà di
Cantiere, ha una
lunga esperienza
nella consulenza
direzionale e Ict.
ALFREDO MARTINI
Fondatore di
Civiltà di Cantiere
e amministratore
unico di Strategie
& Comunicazione
Srl, è giornalista
e consulente in
comunicazione
per il mondo delle
costruzioni.
CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 201640 41
competenze diverse dal passato e soprattutto una mentalità nuova, aper-
ta al confronto con il cambiamento e disposta a recepire le grandi opportu-
nità offerte dall’innovazione. Innovazione di processo e di prodotto, digi-
talizzazione, marketing innovativo, nuovi modelli di business sono alcuni
degli aspetti non più trascurabili per approcciare il mercato con efficacia
nel futuro prossimo. Le ripetute ondate di rivoluzione tecnologica e digita-
le, di cui il Bim rappresenta solo una parte, si sono abbattute anche sulle
costruzioni, impattando le modalità costruttive e le relazioni tra domanda
e offerta. Tutto ciò che ha a che fare con l’evoluzione tecnologica - dal-
la centralità assunta da Internet nella comunicazione e nell’informazione
alla diffusione esponenziale degli smartphone, dai servizi connessi alla
mobilità delle informazioni alle nuove frontiere dell’Internet of Things e
delle Smart Things, fino ad applicazioni come il “Rendering immersivo” o
la Robotic Automation – comporta rilevanti potenzialità di rinnovamento
da parte del sistema delle imprese, ponendolo di fronte a utenti sempre
più esigenti e consapevoli.
Nel progettare un edificio, oggi è indispensabile prendere in debita con-
siderazione, oltre agli elementi funzionali di base, tutte le caratteristi-
che che intercettano i nuovi bisogni e le nuove tendenze. Il concetto di
prodotto/servizio si estende, grazie alla rilevanza di aspetti quali design,
accessori, garanzia, tecnologia, servizi inclusi preinstallati, manutenzione
programmata, modalità di pagamento. Per virare con decisione verso un ri-
posizionamento diventa essenziale dare risposte adeguate a queste nuo-
ve esigenze trovando un equilibrio fra investimenti, costi e ricavi, ricorren-
do anche a modelli di business profondamente diversi da quelli dominanti
prima della crisi. Ciò implica prendere atto dei nuovi confini del mercato e
della necessità di inglobare nuove competenze a tutti i livelli organizzativi
e di sistema. La filiera si è estesa a comparti un tempo inesistenti o del
tutto esterni alle dinamiche del settore: provider di contenuti e operatori
dei media, produttori di elettronica di largo consumo, integratori di servizi
digitali, ma anche operatori del mercato assicurativo e bancario diventati,
soprattutto in alcuni mercati quali quello inglese, parte integrante dell’of-
ferta del bene/servizio abitazione.
Questa rivoluzione, calata in un contesto dinamico caratterizzato dalla ri-
duzione della durata dei cicli economici, dalla continua innovazione, da
trend sociali mutevoli e da esigenze liquide del consumatore-cittadino-
utente-lavoratore, richiede la capacità di identificare nuove soluzioni in-
tegrate e l’audacia di trovare il modello più adeguato: sempre più housing
sociale, project financing, rent to buy, noleggio con riacquisto diventeran-
no per gli operatori del mercato alternative valide, la cui implementazione
richiederà una sempre maggiore interlocuzione fra imprese un tempo ap-
partenenti a settori totalmente distinti.
Innovazione e costruzioni
Innovazione e costruzioni
Il futuro sta nell’industrializzazione
Le possibilità offerte dallo sviluppo tecnologico consentono ampi margi-ni di efficientamento dei processi edilizi. E in prospettiva la prefabbricazio-ne è destinata a incidere per il 60 per cento, diventando il sistema costrutti-vo più diffuso.
Tutti i settori industriali vivono ciclicamente processi di cambiamento che ne
mutano i connotati. Passaggi forti di discontinuità, simili a quelli che hanno
coinvolto il settore della mobilità negli anni ’20 o le telecomunicazioni negli
anni ’90, stanno per interessare oggi le costruzioni, una delle industrie che ha
più caratterizzato il nostro paese. Al punto che la parola stessa “edilizia” non
sarà più in grado di rappresentarne i confini, di definirla.
Le vecchie formule su cui ha vissuto l’industria italiana negli ultimi decenni
non funzionano più. Quando i modelli di business hanno consentito interes-
santi margini di redditività non hanno tuttavia permesso uno sviluppo dura-
turo: l’edilizia è infatti uno dei pochi ambiti in cui l’evoluzione della domanda
e la competizione hanno avuto così poca rilevanza nell’aumentare i livelli di
qualità, innovazione e produttività. I risultati sono evidenti, anche a livello
internazionale: mentre l’industria manifatturiera conquistava nuove vette di
efficienza, la produttività del lavoro nel settore edile ha avuto un andamento
quasi piatto.
Il divario che si è creato è enorme: se l’indice di produttività per addetto nel
manifatturiero è di circa il 90 per cento, quello del settore costruzioni è me-
diamente di poco superiore al 40 per cento. Seppure il settore immobiliare è
caratterizzato da una fase in cantiere, per sua natura con livelli di efficienza
nettamente inferiori all’industria, la sua inerzia all’evolvere diventa evidente
se confrontata con l’industria dell’auto che dal 2010 ad oggi ha aumentato la
produttività del 35 per cento.
I fattori di trasformazioneDiverse sono le cause che stanno portando a questo radicale processo di tra-
sformazione. Una nuova domanda, innanzitutto: il volume delle nuove abi-
tazioni prodotte è infatti calato drasticamente (tornando ai livelli degli anni
’50) e pesa meno del 9 per cento sul totale del settore. Ben il 72 per cento del
valore è invece recupero edilizio e manutenzione, di cui poco meno della metà
ordinaria: una fetta importante dell’edilizia si sta trasformando quindi in ser-
vizi con tutto ciò che questo comporta. Nuovi protagonisti, nuovi contratti,
THOMAS MIORIN
Fondatore di
REbuild, presidente
di RE-Lab e
responsabile
dell’Area
Innovazione
di Habitech,
il Distretto
tecnologico
dell’energia e
dell’ambiente.
È co-fondatore
di Axelera,
associazione
per una nuova
leadership nella
comprensione
delle dinamiche e
tecnologie di tipo
esponenziale.
CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 201642 43
nuova finanza, nuove competenze. Un altro importante segmento dell’edili-
zia è stato inoltre inglobato nelle rinnovabili e nell’impiantistica. Fenomeno
questo che va considerato contestualmente ai relativi sistemi di gestione e
controllo, con l’esplodere dell’Internet of Things, ovvero dell’espansione di in-
ternet al mondo degli oggetti e dei luoghi, che diventano riconoscibili e intera-
genti. Un nuovo ponte che non solo rafforza l’interdipendenza del costruito con
l’energia, ma che apre alla dimensione digitale, virtuale. Fattori non meno
importanti di trasformazione sono l’innovazione e lo sviluppo tecnologico.
Si stanno infatti moltiplicando nuovi materiali, uso di robot e intelligenza
artificiale per la produzione e il cantiere, stampa 3D e tecnologie additive
che vengono ora applicate con successo alle costruzioni. L’edilizia è quindi
un comparto non solo composto da segmenti che acquisiscono una sempre
maggiore dimensione e centralità (impiantistica), ma anche caratterizzato
da processi interni, come la digitalizzazione, che sfumano e ridefiniscono i
contorni, la supply chain e il profilo dei suoi protagonisti.
Industrializzare l’ediliziaTuttavia il fenomeno che più segnerà l’evoluzione dell’edilizia è l’industrializ-
zazione. A differenza di molti altri settori che hanno visto proliferare processi
industriali in tutte le fasi del processo di trasformazione, la filiera edilizia
si caratterizza per una forte industrializzazione delle sue fasi a monte - la
produzione di componenti - e da una gestione in sito del cantiere che lascia
spazio a varianti in corso d’opera, revisioni progettuali, ritardi ed errori ad alto
impatto su tempi, costi e prestazioni.
Se si pensasse all’edificio come a un prodotto industriale, si potrebbe dire che
nel suo ciclo di vita le fasi di ingegnerizzazione e assemblaggio, finitura e ge-
stione post vendita presentano ampi margini di efficientamento. Non solo:
si potrebbe aggiungere che risultano deboli anche altri ambiti: la funzione del
marketing ad esempio – volta a creare domanda o ad accorciare la distanza
dalla produzione al cliente - e l’automazione flessibile, centrale nella sua ca-
pacità di produrre varietà senza perdere i vantaggi della produzione seriale.
I nuovi operatori dell’edilizia futura stanno perseguendo già da ora una chiara
strategia di investimento volta a:
• aumentare esponenzialmente i livelli di produttività ed efficienza attra-
verso un forte incremento della quota di prefabbricazione o di lavorazio-
ne pre-cantiere;
• rispondere in modo flessibile e personalizzato mantenendo altissimi li-
velli di centralizzazione e industrializzazione del processo;
• controllare digitalmente il processo dall’inizio alla fine del ciclo di vita
dell’edificio;
• soddisfare le esigenze di una nuova domanda inglobando parametri ele-
vati di sostenibilità energetica e ambientale, benessere e comfort.
Proprio questi soggetti saranno i primi a definire i contorni dell’edilizia del
futuro.
Le misure di questa prospettiva sono già previste: 20-60-20. 20 per cento
sarà la quota che rimane di edilizia tradizionale, 60 per cento sarà la quota di
prefabbricazione mentre il restante 20 per cento sarà occupato dalle costru-
zioni speciali. Una fortissima crescita per il settore della prefabbricazione,
che passerà da una presenza limitata (già al 12 per cento nel Regno Unito) a
essere il sistema costruttivo più adottato.
Un rinnovato processo di sostituzione Il processo in chiave industriale necessita di un’infrastruttura digitale che
per il rinnovo edilizio parte da una nuova fase di rilievo. La scansione 3D
sarà il punto di partenza di un processo di progettazione imperniato sul
Bim, in grado di gestire il ciclo edilizio e molteplici dimensioni: oltre alle
tre fisiche, dovrà tenere in considerazione i tempi, i costi, l’energia, gli
approvvigionamenti e la gestione del cantiere.
È evidente che il passaggio a forme di prefabbricazione spinta dovrà inclu-
dere la capacità offerta dalla lean production e dal digital manufacturing
di produrre con tempi e costi industriali soluzioni personalizzate. La fase
di cantiere richiede nuove competenze e nuovi strumenti (logistica, as-
semblaggio con riferimenti 3D, automazione, visione aumentata). E nuo-
vi sistemi di controllo e regolazione cambieranno il volto del facility per
garantire un ritorno incentrato sui risparmi energetici e sulla diminuzione
degli oneri manutentivi. Infine, in una prospettiva di economia circolare,
anche le componenti edilizie saranno considerate stoccaggio di materiali
da riportare in funzione in nuovi cicli edilizi attraverso processi di riuso,
rimessa a nuovo, ri-produzione e, come ultima possibilità, riciclaggio.
Le principali multinazionali europee dell’edilizia stanno già procedendo a
tappe forzate in un percorso di ammodernamento che ingloba non solo i
criteri di qualità e sostenibilità più avanzata, ma anche i processi di inno-
vazione citati (robotica, tecnologie additive, processi industriali, gestione
digitale di tutto il processo) riportando significativi incrementi di produt-
tività. Il divario di competenze, capacità e visione tra questi operatori e
le committenze, assieme alla loro capacità di offrire soluzioni chiavi in
mano, li pone di fatto come i nuovi interlocutori privilegiati delle città nei
processi di sviluppo e rigenerazione urbana.
È ora il momento giusto per ripensare l’industria delle costruzioni italia-
na, pena una forte perdita di competitività del nostro comparto. D’altra
parte le potenzialità di questa trasformazione sono enormi sia per il mer-
cato attivabile, sia perché in grado di aprire interessanti possibilità per
l’Italia, che può trovare nuove modalità di valorizzare le sue eccellenze
manifatturiere.
INDICE DI
PRODUTTIVITÀ
DEL LAVORO
NELLE
COSTRUZIONI
RISPETTO
ALL’INDUSTRIA
MANIFATTURIERA
Manifatturiero
Costruzioni
SPRECO
12%
TEMPO PRODUTTIVO
88%
SPRECO
57%TEMPO PRODUTTIVO
43%
Fonte: Elaborazione
REbuild dal lavoro
di Paul Teicholz al
Center for Integrated
Facility Engineering
(Cife), Stanford
University e del
Lean Construction
Institute.
45 CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 201644
Benessere: il nuovo paradigma per l’edilizia
Nell’ambito di una progettazione sostenibile diventa sempre più im-portante mettere al centro l’utente e il suo comfort, costruendo ambien-ti confortevoli e salubri.
Non c’è alcun dubbio, almeno nell’ambito della comunità scientifica in-
ternazionale, che il riscaldamento globale sia causato dall’uomo e che le
sue conseguenze negative superino di gran lunga quelle positive. I segni
più evidenti del cambiamento climatico in corso sono l’incremento delle
temperature globali dell’atmosfera e degli oceani, la riduzione dei ghiac-
ciai e l’aumento del livello del mare.
Circa il 30-40 per cento delle emissioni globali è direttamente causato dal
settore edile ed è per questo che abbiamo la responsabilità, ma soprat-
tutto l’opportunità, di ridurre in modo significativo il nostro impatto ne-
gativo sull’ambiente. Possiamo farlo investendo di più sull’uso di energie
rinnovabili e sull’efficienza energetica, cioè sulla riduzione del consumo di
energia da parte degli utenti a parità di prestazioni. Questo processo è già
in atto e ha prodotto risultati importanti, ma ha anche messo in evidenza
rischi notevoli per il benessere degli occupanti degli edifici.
Il rischio di edifici “sigillati”Se è vero che i cosiddetti edifici a zero consumo energetico limitano le
emissioni di gas serra e aumentano la sicurezza energetica è vero anche
che possono avere un effetto negativo sul benessere, la salute e la pro-
duttività delle persone.
Negli anni successivi alla crisi energetica del 1973, a causa del rapido in-
cremento dei prezzi dell’energia dovuto alla guerra dello Yom Kippur e alla
conseguente riduzione della fornitura di approvvigionamenti petroliferi,
i paesi occidentali hanno dovuto adottare forti politiche di contenimen-
to dei consumi energetici. Il settore edile ha puntato su case sempre più
sigillate, cioè con poco ricambio d’aria, con l’idea di ridurre i consumi di
energia e azzerare gli sprechi, ma questa strategia ha finito col penalizza-
re gli occupanti di case e uffici causando un aumento dei casi di reazioni
allergiche e asma.
La lezione è chiara: l’obiettivo della sostenibilità energetica deve essere
affiancato dalla necessità di costruire ambienti confortevoli e salubri per
gli utenti. Oggi costruire un edificio deve acquisire un significato nuovo e
Innovazione e costruzioni
STEFANO
SCHIAVON
Dottore di ricerca
in Ingegneria
energetica, è
Assistant Professor
di Architettura
(Sostenibilità,
Energia e
Ambiente) presso
la UC Berkeley in
California. Le sue
attività di ricerca
sono focalizzate
su modalità
innovative per
la riduzione del
consumo di energia
negli edifici che
permettano
nel contempo
di migliorare la
qualità ambientale
interna.
importante perché il 90 per cento della nostra vita si svolge in ambienti in-
terni che ci influenzano in modo determinante. Lavorare in ambienti fred-
di, con insufficiente illuminazione, senza accesso a finestre e con un’aria
poco pulita, porta a una riduzione del nostro benessere e, di conseguenza,
della nostra produttività lavorativa. Poter lavorare in un ambiente confor-
tevole e salubre significa produrre di più e vivere meglio.
Per una qualità dell’ambiente internoSecondo la guida europea sul clima interno e la produttività negli uffici,
la qualità dell’ambiente interno (Indoor Environmental Quality, IEQ) è la
sintesi della qualità dei parametri che lo caratterizzano, quali la tempe-
ratura, il rumore, la qualità dell’aria e la luce. La sempre più ampia let-
teratura scientifica dimostra che la qualità dell’aria, acustica, luminosa
e termica - e la possibilità di controllare questi parametri personalmen-
te - influenzano le nostre prestazioni. Un ambiente deteriorato, con luce
insufficiente, aria malsana e viziata, causa un aumento delle malattie
respiratorie, dei sintomi legati alla sindrome dell’edificio malato, delle in-
fezioni aereo-trasmesse e delle allergie. L’ovvia conseguenza è l’aumento
delle assenze per malattia, la riduzione del benessere degli occupanti e un
calo netto della capacità di apprendimento negli studenti e di produttività
nei lavoratori. Il costo sociale causato da un ambiente interno deterio-
rato è elevato e non è più trascurabile. Ad esempio, secondo ricercatori
del Lawrence Berkeley National Lab, raddoppiare la portata d’aria fornita
all’edificio può ridurre le assenze per malattia e far aumentare le presta-
zioni lavorative di circa l’1-3 per cento.
Cosa si può fare per aumentare la qualità dell’ambiente interno? Una
strategia efficace consiste nell’introduzione di nuovi strumenti di certi-
ficazione che vincolino l’attestazione di qualità di un edificio. Un esem-
pio importante è quello di Leed (Leadership in Energy and Environmental
Design), il sistema statunitense, presente anche in Italia, che ha trasfor-
mato il modo in cui progettiamo e costruiamo gli edifici, nonostante la
sua efficacia nel ridurre le emissioni di gas serra e migliorare la qualità
dell’ambiente sia limitata.
Il Well Building StandardUn interessante recente sviluppo è stato il lancio negli Stati Uniti del Well
Building Standard, un metodo per misurare, certificare e monitorare le
caratteristiche dell’ambiente costruito che hanno un impatto sulla salu-
te umana e il benessere. Well e Leed sono parte di uno stesso progetto
ideale ma la loro prospettiva è decisamente diversa: Leed si occupa delle
caratteristiche degli edifici mentre Well è unicamente interessato al be-
nessere dell’utente nell’ambiente costruito. Lo standard è composto da
AIR
LIGHT
WATER
FITNESS
NOURISHMENT
COMFORT
MIND
Le sette sezioni
del Well Building
Standard
CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 201646 47
Innovazione e costruzioni
Fonte: Center for the Built Environment
Livello di soddisfazione degli occupanti di uffici rispetto all’ambiente interno
sette sezioni: aria, acqua, alimentazione, luce, fitness, comfort e mente.
Well si basa su evidenze scientifiche purtroppo ancora molto limitate. A
differenza di Leed, delinea un ambito di intervento che va oltre la comu-
ne definizione di qualità dell’ambiente interno e coinvolge anche settori
distanti dall’intento originario di progettisti e costruttori. Consideriamo
per esempio il parametro fitness, attività fisica. L’esercizio fisico è uno
dei pilastri della buona salute fisica e può ridurre notevolmente stress
e depressione. Lo standard Well promuove l’attività fisica negli edifi-
ci attraverso tecnologie e design che coniugano architettura e fitness e
sono in grado di integrare l’esercizio fisico nelle attività quotidiane svolte
all’interno degli ambienti costruiti. In un edificio certificato Well l’attività
fisica diventa parte integrante della routine quotidiana e la promozione
del benessere fisico è uno dei parametri che identificano un edificio sano,
produttivo e confortevole pensato sui bisogni e sul benessere dell’uten-
te. Un altro parametro interessante del nuovo standard è quello relativo
all’alimentazione (nourishment). La maggioranza degli americani ha una
dieta ipercalorica caratterizzata dall’assunzione di molti zuccheri e gras-
si che, nel tempo, indeboliscono il sistema immunitario e deteriorano la
salute. Negli edifici certificati Well l’offerta di cibi poco salutari è prati-
camente azzerata e tutti gli alimenti proposti negli appositi distributori
sono sani e nutrienti.
E ancora, il parametro mente (mind) rende conto del concetto di biophilia,
il dimostrato legame presente tra gli esseri umani e la natura.
La presenza di elementi naturali in un edificio ha un effetto calmante e
rilassante sulla mente umana: gli edifici certificati Well incorporano ele-
menti naturali all’interno delle costruzioni creando spazi dove poter ridur-
re lo stress e calmare l’animo.
Il contributo del Center for the Built EnvironmentLa certificazione Well ha adottato un idea sviluppata principalmente
dal Center for the Built Environment (Cbe) dell’Università della Califor-
nia Berkeley, ossia quella del ruolo centrale dell’utente di un edificio. Per
valutare efficacemente la qualità dell’ambiente è necessario misurare i
parametri fisici che lo caratterizzano (concentrazione di inquinanti come
l’ozono o le polveri sottili) e, oppure, chiedere agli occupanti di valutare
l’ambiente che occupano. Entrambe le strategie sono importanti, la prima
soprattutto per valutare e garantire una buona qualità dell’aria. Il secondo
metodo però è più economico, rapido e spesso più efficace ed esaustivo.
Da circa vent’anni il Cbe ha sviluppato e testato un questionario compi-
labile on-line, che ha l’obiettivo di valutare le problematiche degli edifici
e quelle dei sistemi presenti. Il questionario affronta i seguenti temi: di-
stribuzione degli spazi all’interno dell’ufficio o dell’abitazione, comfort
termico, qualità dell’aria, illuminazione, qualità acustica, pulizia e manu-
tenzione e soddisfazione generale. Offre un’interessante panoramica sui
bisogni degli utenti degli edifici, anticipa i temi proposti nello standard
Well e lancia una sfida ai progettisti interessati a incorporare il paradig-
ma utente e benessere nei loro lavori. Un esempio dei risultati ottenuti
dall’indagine del Cbe è riportato nella figura, che evidenzia come negli uf-
fici le persone non siano soddisfatte della qualità dell’aria, del benessere
termico e della privacy.
Una progettazione olistica al passo con i tempiLa ricerca d’avanguardia del Ceb e l’innovativo e olistico standard Well
indicano una nuova, importante direzione per una progettazione edilizia
che voglia dirsi veramente moderna. L’interesse per l’utente dell’edificio
è parte di un importante cambio generazionale della forza lavoro, che ha
sostituito ai baby boomers i millennials, giovani professionisti e ricerca-
tori che passano sempre più tempo negli uffici e per i quali il benessere
e il comfort personale hanno un ruolo importantissimo. Se stare seduti
viene ormai identificato come il cancro dei nostri tempi, se la mancanza
di luce adeguata in uno spazio lavorativo può determinare depressione e
scarsa produttività, lo standard Well sembra rappresentare bene il futuro
della progettazione degli edifici. Un futuro in cui l’architetto, l’ingegnere,
il paesaggista, il medico, il fitness trainer, il tecnico, il nutrizionista, l’ur-
ban farmer si riuniscono intorno a un tavolo per costruire edifici migliori.
Per saperne di più
Su Well Building
Standard e sugli
edifici già certificati:
www.wellcertified.com
Sulle ricerche del
Cbe, Center for the
Built Environment:
www.
cbe.berkeley.
edu/survey
Ease of interaction
-3 -2 -1 1 2 30
Amount of Light
Amount of spaceVisual comfort
Comfort of furnishingBuilding cleanliness
Workspace cleanlinessWorkspace
Color and textureFurniture adjustability
Visual privacy
Sound privacy
Very dissatisfied
Very satisfied
Satisfaction level
Air qualityNoise level
Temperature
Building overallBuilding maintenance
CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 201648 49
Innovazione e costruzioni
PAOLO ZILLI
Senior Associate
dello studio
Zaha Hadid
Architects e
Project Architect
della torre e
del podium
commerciale
Generali in
CityLife a Milano.
Ha contribuito a
molti dei progetti
italiani gestiti
dallo studio
ZHA, tra i quali
il Museo di arte
contemporanea
Maxxi a Roma, la
stazione dell’alta
velocità di
Napoli-Afragola
e la stazione
marittima di
Salerno.
Sistemi digitali per sposare qualità e rapidità
Le soluzioni che danno efficienza e complessità all’edificio a torre delle Generali a Milano, progettato da Zaha Hadid Architects, non sarebbero state possibili senza una gestione digitale di tutto il processo.
La torre progettata da Zaha Hadid Architects a Milano fa parte del centro dire-
zionale e di servizi Tre torri, cuore del progetto CityLife, in via di realizzazione
sull’area della precedente Fiera internazionale. L’imponente edificio, alto 170
metri e 44 piani, ospiterà dal 2018 il quartier generale del Gruppo Generali. Il
volume fuoriterra sarà costituito da 39 piani uffici e una lobby a quadrupla
altezza di cui due livelli seminterrati. In cima alla torre gli ultimi tre livelli sono
dedicati a impianti. Nel mese di giugno si è conclusa la costruzione delle strut-
ture portanti.
La torre Generali, traguardo prospettico lungo i principali assi urbani, contribuisce
a segnalare CityLife alla città. Il leggero disallineamento del lotto rispetto al
tessuto urbano ha suggerito una torsione, un vortice, che è stata l’intuizione
architettonica alla base del progetto. La forma risultante permette all’edificio
di innalzarsi dinamicamente verso il cielo nonostante la sua imponenza e, al
tempo stesso, di avere due diversi orientamenti per i piani alti della torre e per
i piani bassi.
Due profondi tagli nella doppia pelle, diametralmente opposti rispetto al nu-
cleo centrale, dall’esterno individuano gli ingressi ai livelli uffici, mentre incor-
niciano le viste preferenziali della città e del paesaggio. Questi stessi solchi,
leggibili a grande distanza, sottolineano la rotazione e palesano le relazioni
instaurate dalla torre Hadid con il contesto: mentre la parte alta della torre
dialoga con il centro città rivolgendosi verso il Duomo, il Castello sforzesco
e allineandosi all’importante asse urbano che termina su Santa Maria delle
Grazie, ai livelli bassi la torre si relaziona con il contesto prossimo, a est verso
la piazza delle torri e a ovest verso il parco e il padiglione commerciale. Così
come il masterplan CityLife si radica nella città - fondendo il parco con gli assi
del tessuto limitrofo - così l’edificio si radica nell’area CityLife traendo spunto
dalle tensioni in gioco, facendole proprie e ampliandone le chiavi di lettura.
L’idea progettuale: rotazione e scalatura dei pianiLa transizione tra i diversi orientamenti è realizzata tramite una sequenza di
piani che ruotano intorno a un asse verticale. Questo è il luogo deputato per
l’efficiente nucleo strutturale e i collegamenti verticali. Oltre alla rotazione
dei piani è stata introdotta anche la loro scalatura per generare la geometria
desiderata. Questa è controllata da funzioni matematiche che mettono in re-
lazione la quota delle diverse piante con la loro rotazione mentre la scalatura
avviene solo per alcuni valori parametrici caratteristici. Le funzioni di scalatura
e rotazione sono asintotiche - i valori sono maggiori alla base e nulli oltre il 40°
livello - simulando l’accelerazione verticale della torre.
Se la rotazione permette alla torre di dialogare con il contesto ed esaltare il
dinamismo dell’imponente edificio, la scalatura interviene sia per ragioni tec-
niche che estetiche. Non solo infatti, contribuisce a slanciare elegantemente
la torre verso il cielo, ma massimizza i compartimenti di piano a tutti i livelli,
permettendole di posizionarsi ai vertici di efficienza - anche se confrontata
con benchmark internazionali - misurata come rapporto tra area utile e area
costruita.
È noto che ogni edificio guadagna superficie utile al procedere verso l’alto gra-
zie all’assottigliamento delle strutture portanti e alla riduzione delle sezioni
CityLife a Milano:
vista del cantiere
della torre Generali
dalle residenze,
progettate anche
queste da ZHA.
CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 2016
do dal profilo base, nucleo e formule di rotazione e scalatura, tenendo in con-
siderazione tutti i vincoli della torre. Lo script, oltre a generare e verificare la
facciata, è in grado di verificare i risultati principali quali superfici (costruita,
urbanistica, commerciale, compartimenti, eccetera), continuità della manica
uffici, posizione e dimensione di ogni pannello di facciata, posizione dei prin-
cipali elementi impiantistici, posizione e inclinazione delle colonne inclinate,
momento torcente risultante e molti dati ulteriori necessari a individuare la
migliore configurazione sotto tutti gli aspetti.
Nel complesso sono state ipotizzate e analizzate più di 300 configurazioni
di torre diverse. La soluzione che meglio poteva rispondere alle necessità di
dettaglio è stata individuata tramite successive approssimazioni e un conti-
nuo confronto con il team di progettazione e il management di CityLife. Ogni
configurazione è stata codificata e confrontata con le altre per individuare la
strategia più promettente. Alle grandi modifiche dei parametri di input è sta-
ta assegnato una lettera, alle modifiche medie e minori un numero. La torre
finale è la H_01.2.
Per la gestione dell’intero modello, del coordinamento e del processo produt-
tivo degli elaborati è stato utilizzato un software Bim, garantendo il coordi-
namento del team interno ed esterno e l’allineamento del progetto al capi-
tolato, gestito tramite una struttura Wbs a matrice. Mentre alcuni elementi
geometricamente complessi sono stati importati come riferimento grafico, la
maggioranza degli elementi a geometria standard sono stati generati e gestiti
sfruttando il vantaggio del software Bim. Un sistema sofisticato e flessibile
che ha permesso all’intero gruppo di progettazione di garantire un prodotto di
grande qualità in tempi limitati.
Anche in Italia il settore è maturo per l’innovazioneLo studio Zaha Hadid Architects, grazie all’attenzione alla costruibilità, al
budget, alle esigenze impiantistiche e strutturali, alle tecnologie di facciata
e alle strategie di gestione e manutenzione, unita all’adozione di software
avanzati governati con passione, è riuscito a guidare il processo di progetta-
zione di un edificio all’avanguardia, realizzando un progetto innovativo nel ri-
spetto dei tempi e del budget previsti. Il general contractor Cmb ha compreso
la necessità di dotarsi di strumenti adeguati e ha colto l’occasione per formare
un’equipe in grado di trarre vantaggio dai nuovi sistemi di gestione digitale del
processo. Non solo il progetto è stato interamente gestito con software Bim
e parametrici, ma anche il controllo delle geometrie è stato monitorato con
sistemi automatici di tracciamento.
Come era avvenuto già per molti altri progetti sviluppati dallo studio ZHA, l’e-
sperienza di CityLife ha confermato che, anche in Italia, il settore delle costru-
zioni è maturo per accogliere metodologie innovative di gestione del cantiere
e della produzione architettonica.
50 51
dei cavedi. Nella tipologia a torre questo fenomeno è amplificato dalla pro-
gressiva riduzione del numero di ascensori a servizio dei piani alti. La scalatura
dei piani non ha compromesso la costruibilità e ripetitività tipica delle tipolo-
gie a torre grazie a un’intelligente accortezza mirata alla standardizzazione
del processo costruttivo. La progressione è governata da due distinte formule
matematiche ma, mentre la rotazione è applicata a tutta la pianta, la scalatu-
ra è applicata solo ad alcuni dei valori che generano il profilo base.
Questa strategia è stata studiata allo scopo di semplificare e standardizzare
il processo costruttivo e di verifica, non solo delle strutture, ma anche di tutti
gli impianti e le finiture interne geometricamente legate alla sagoma ester-
na. Cosí facendo, l’apparente complicazione imposta dalla rotazione e dalla
scalatura è stata ridotta alla realizzazione del piano tipico e alla soluzione di
pochi elementi di raccordo che caratterizzano ogni piano. Al contempo è stato
possibile considerare la prefabbricazione di molti elementi di dettaglio per ac-
celerarne la realizzazione e raggiungere il budget obiettivo.
Qualità e velocità grazie ai software BimDa questi semplici assunti iniziali derivano regole vincolanti per il coordina-
mento. Regole di natura sia geometrica (per costruzione e efficienza di lay-
out), sia strutturale e impiantistica.
Vista l’enorme mole di dati da controllare, originare e controllare, è stato ela-
borato uno script in grado di generare automaticamente l’intera torre parten-
Innovazione e costruzioni
Modello digitale,
intercapedine della
facciata doppia.
CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 201652 53
Innovazione e formazione
MASSIMO CALZONI
Ingegnere e titolare
dell’impresa di
costruzioni Calzoni
Spa, è presidente
del Formedil e di
Ance Umbria e
vicepresidente di
Federcostruzioni.
ALESSANDRO
GENOVESI
Da luglio 2016 è
segretario generale
della Fillea Cgil.
Giornalista, dal
2003 si dedica
esclusivamente
all’attività sindacale.
VLADIMIR NANUT
È fondatore e
Dean del Mib
Trieste School of
Management. Dal
2010 è presidente
di Asfor,
Associazione
italiana per la
formazione
manageriale.
MARIO PANIZZA
Mario Panizza
è Rettore
dell’Università
degli Studi Roma
Tre e professore
ordinario di
Composizione
architettonica
e urbana.
Dirige la rivista
“L’Architetto
italiano”.
Più manager, nuovi tecnici, operai diversi
Il mondo della formazione manageriale e tecnica accademica si confronta con il Sistema bilaterale delle costruzioni sulle direzioni da prendere per as-sicurare professionalità e competenze adeguate al cambiamento.
La profonda trasformazione che il mercato delle costruzioni sta vivendo
chiama in causa in misura determinante la questione delle competenze. Un
aspetto centrale da cui dipende la capacità della filiera di cogliere le oppor-
tunità offerte dai processi di innovazione in atto. Processi che esigono una
formazione di tipo nuovo, finalizzata a creare professionalità caratterizzate
da una sempre maggiore integrazione disciplinare e che chiamano in causa
l’intero ciclo formativo, rivolto a maestranze, tecnici, management. Un per-
corso complesso all’interno di uno scenario formativo profondamente diverso
da quello attuale. È questo uno dei temi chiave affrontati in occasione della
prima Construction Conference di Civiltà di Cantiere e di cui discutiamo qui
con Vladimir Nanut, Dean Mib Trieste School of Management, Mario Panizza,
rettore Università degli studi Roma Tre, Massimo Calzoni, presidente Forme-
dil e Alessandro Genovesi, segretario generale Fillea Cgil.
Professor Nanut, sul fronte delle imprese il cambiamento esige una crescita
dimensionale e una sempre maggiore integrazione, il che vuol dire processi di
aggregazione in una logica di reti sia verticali che orizzontali. Tutto questo in
un settore molto tradizionale, che per decenni ha replicato modelli semplici e
legati a una logica imprenditoriale di tipo familiare. Ciò richiede alle impre-
se una diversa organizzazione cui si collegano competenze e professionalità
come quelle di tipo manageriale in gran parte estranee a questo settore. Come
vede questo processo innovativo e quali sono secondo lei gli ambiti in cui una
cultura manageriale può contribuire ad adeguare le imprese medie alle nuove
esigenze del mercato in trasformazione?
Molti problemi strutturali del settore delle costruzioni sono comuni a quelli di
altri comparti produttivi del nostro paese. Visti dalla realtà odierna, i tempi del
“piccolo e bello” sembrano appartenere a un’altra era geologica, eppure que-
sto slogan è rimasto in voga fino a non molti anni fa, anche quando i processi
di globalizzazione dei mercati ne avevano già evidenziato tutti i limiti e i rischi
conseguenti. I problemi tuttavia non riguardano solo l’aspetto dimensionale
dell’impresa, ma investono profondamente lo stesso modello di governance
e la struttura organizzativa dell’azienda: in troppi casi sono ancora legati al
A cura di
ALFREDO MARTINI
concetto di family business in cui la gran parte delle leve gestionali, strategi-
che, e talvolta anche operative, sono in mano a membri della famiglia, spesso
a prescindere dalle reali competenze manageriali possedute. Anche laddove
sono presenti significative competenze imprenditoriali, specie nei fondato-
ri dell’impresa, queste non sono sempre in linea con le sfide poste dalla
competizione globale e con le esigenze di cambiamento richieste da feno-
meni disruptive come quelli indotti dalla trasformazione digitale. In questo
contesto, a prescindere da ogni altro intervento sui vari aspetti strutturali e
strategici (come ad esempio le aggregazioni di imprese in reti verticali e oriz-
zontali), ritengo necessari e urgenti ampi e diffusi interventi nella formazione
imprenditoriale e manageriale a tutti i livelli di responsabilità, per dotare le
imprese di un patrimonio cognitivo e di un capitale umano in grado di superare
le attuali difficoltà e far riprendere un percorso di sviluppo.
Professor Panizza, lei è oggi rettore di un’università italiana che continua a
crescere per dimensione e numero di iscritti e che ha proprio nel rapporto tra
professionalità e territorio uno dei suoi ambiti di maggiore sviluppo. Come ri-
tiene si possa dare un contributo innovativo a una formazione tecnica che sap-
pia rispondere a nuove esigenze sia per quanto riguarda il sistema produttivo e
imprenditoriale che rispetto a questioni chiave nel rapporto tra trasformazio-
ne, sviluppo e territorio? Come creare un’offerta formativa che orienti queste
nuove professionalità in una logica di sempre maggiore integrazione in termini
disciplinari e di competenze?
Il recente drammatico terremoto che ha colpito l’Italia centrale è solo l’ultimo
episodio terribile di una natura che non sappiamo affrontare con il dovuto ri-
gore. Da qui dobbiamo partire per riflettere su una formazione adeguata a dare
risposte a domande che oggi ci vengono poste con urgenza. Frane, alluvioni,
cedimenti del terreno solo raramente risultano, a posteriori, imprevedibili: il
più delle volte dipendono da incuria o da errori progettuali. Anche nel caso dei
terremoti i danni più gravi si registrano dove non si è provveduto a costruire
con i necessari accorgimenti. Eppure la normativa nei confronti della tutela del
territorio, in continua evoluzione, prevede maggiori e nuove competenze e in-
vita gli operatori a considerarle sempre nel loro insieme e a porre le prescrizioni
ogni volta in rapporto tra loro. È essenziale una conoscenza tecnica approfon-
dita e soprattutto multidisciplinare, cui deve corrispondere un impianto for-
mativo solido nella preparazione teorica sulle principali discipline di base, ma,
allo stesso tempo, aperto allo scambio continuo delle esperienze, soprattutto
pratiche, impostate nelle attività di laboratorio e sviluppate nell’esercizio del
cantiere. Ritengo che oggi il clima culturale e scientifico sia pronto a sistema-
tizzare questo tipo di competenze e a sopperire, attraverso un’offerta consa-
pevole, a una formazione che finora è stata patrimonio esclusivo di chi, per
suo acume scientifico, ha saputo rielaborare conoscenze provenienti da espe-
CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 2016 55
rienze diverse, spesso convergenti nella pratica del cantiere. L’università deve
assumere il compito di predisporre una formazione interdisciplinare e multi-
disciplinare, favorendo il più possibile nuove competenze, professionalmente
definite e ponendo al centro con forza un’attenzione civica degli allievi verso
i problemi dell’ambiente. La ricerca di nuove professionalità che prevedano la
combinazione di competenze specifiche all’interno di tematiche complesse,
in questo caso legate alla tutela del territorio, non dovrà limitarsi a indicare
interessanti opportunità di lavoro, ma dovrà favorire negli allievi un rinnova-
to coinvolgimento etico e sociale. Per questo stiamo lavorando per lanciare
una nuova laurea magistrale volta a formare tecnici dell’ambiente e aperta a
geologi, ingegneri e architetti. Una professionalità in grado anche di rispon-
dere all’esigenza sempre più impellente di assicurare una cultura della tutela
ambientale, sostenuta da amministrazioni pubbliche attraverso uffici tecnici
deputati a raccogliere gli indicatori di conoscenza dell’ambiente e del territorio
per poi trasferirli e trasformarli in progetti di salvaguardia attiva e preventiva.
Presidente Calzoni, il Formedil ha avviato una riflessione sulle esigenze for-
mative determinate da nuove soluzioni costruttive e da un mercato sempre
più orientato alla riqualificazione del patrimonio immobiliare, ma anche ca-
ratterizzato da una maggiore complessità e frammentazione delle lavorazio-
ni. A ciò si aggiunge la necessità di intervenire con attività di aggiornamento
direttamente sul luogo di produzione, il cantiere. Accanto a una formazione
di base che resta necessaria cresce l’urgenza di dare risposte efficaci sul piano
di una formazione continua che sappia intercettare gli ambiti del processo di
costruzione oggi più strategici per quanto riguarda le maestranze e le figure
in grado di gestire attività lavorative così frammentate. Quali progetti stanno
oggi caratterizzando l’attività del Formedil in linea con queste nuove esigenze?
Mi riallaccio a quanto detto dal rettore Panizza per sottolineare l’importanza
di una nuova attenzione al tema della sicurezza del territorio e a sostegno
di una competente cultura ambientale. Il Sistema bilaterale delle costruzioni
deve porsi come riferimento rispetto a questo tema, puntando sulla forma-
zione. E per formazione intendo anche educazione. Costruire deve tornare a
essere un’attività nobile dove imprenditori, progettisti e tecnici svolgono la
funzione sociale di creatori di nuova ricchezza e nuova occupazione. Dobbia-
mo poi operare nell’interesse dei giovani e delle future generazioni, il che vuol
dire non sprecare risorse e territorio, valorizzando la capacità di fare del nostro
settore. Dobbiamo dare prospettive, riconoscere e garantire il valore del lavoro
e delle competenze. La questione su cui riflettere è che pur essendo l’Italia
un paese sismicamente attivo e soggetto a terremoti ricorrenti, quasi l’80
per cento delle abitazioni non sono adeguate a resistere di fronte a un sisma
anche di magnitudo come quello che ha colpito Amatrice e gli altri comuni
dell’Italia centrale. È evidente che deve crescere la consapevolezza del rischio
e che è necessario favorire una cultura della sicurezza. Così come è necessario
un approccio strutturale da parte di chi è chiamato a governare il territorio
e a fare scelte sul piano degli investimenti. Del resto è un terremoto anche
quello che sta sconvolgendo il cantiere, dove a guidare processi e a condizio-
nare le relazioni oggi sono nuovi attori, sempre più forti e determinanti, come
i produttori di materiali e chi propone innovative soluzioni costruttive. Uno
scenario nel quale lo spazio delle imprese tradizionali si restringe. Per questo
si deve guardare al cantiere in modo nuovo, il che chiama in causa le relazioni
industriali così come l’interazione tra vecchie e nuove competenze. Come For-
medil abbiamo lanciato in questi anni alcuni progetti strutturali volti a innova-
re la stessa metodologia della formazione, attraverso una sensibile riduzione
della formazione presso gli enti di formazione a fronte di forme di assistenza
in cantiere, connesse allo svolgimento di carriera e ai relativi bisogni formativi.
Soprattutto puntiamo a una crescita della figura del capo cantiere per ade-
guarla alle nuove domande connesse alla maggiore complessità gestionale e
organizzativa del processo produttivo edile, in una logica di programmazione.
Un percorso di adeguamento professionale mirato a migliorare le competenze
dei capi operativi in cantiere e ad avviare operai di mestiere verso compiti di
coordinamento operativo. Una delle novità principali è un utilizzo intensivo
delle nuove tecnologie legate al web, puntando su logiche di community e di
connettività. Ciò comporta anche la ricerca di nuove figure di formatori sempre
più polivalenti, con elevate conoscenze tecniche, capacità di comunicazione
e consolidate esperienze di cantiere. Un elemento importante riguarda poi la
costruzione di processi condivisi di progettazione dell’evoluzione professiona-
le, in un quadro di dialogo tra impresa, lavoratore e organismo di formazione
finalizzato a facilitare la trasmissione e il recepimento di una cultura forte-
mente orientata all’innovazione.
Segretario Genovesi, lei ha assunto la guida del sindacato di categoria della
Cgil da pochi mesi, ma in passato si è trovato ad affrontare situazioni comples-
se legate a momenti di forte crisi economica, così come gli effetti di processi
di trasformazione sulle relazioni industriali e sul mercato del lavoro. Qual è se-
condo lei la rilevanza dell’innovazione rispetto all’edilizia e in qual modo potrà
contribuire a far crescere e modernizzare un settore molto tradizionale e con
forti criticità sul piano del lavoro regolare? E quale ruolo potranno svolgere il
Sistema bilaterale e la formazione?
Io credo che si debba fare una riflessione attenta evitando di identificare
l’innovazione con una maggiore industrializzazione del processo produttivo
per guardare oltre e connettere l’innovazione a una visione più generale che
chiama in causa la rigenerazione urbana, la messa in sicurezza del territorio
e un mutamento profondo nei modelli di impresa. Soluzioni costruttive più
leggere, così come la sostituzione di un modo di costruire tradizionale con pro-
Innovazione e formazione
CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 201656 57
Il Rapporto formedil 2016
Dall’inizio della crisi a oggi la formazione nelle costruzioni è andata assu-
mendo sempre più una connotazione strategica nella duplice direzione di
continuare ad assicurare una mano d’opera attenta alle grandi questioni
della sicurezza e della qualificazione e allo stesso tempo di consentire una
tenuta professionale del settore. Attraverso la formazione si sono anche
create opportunità nuove per fasce di mano d’opera destinate altrimenti a
una collocazione lavorativa al di fuori dell’edilizia.
Come ogni anno il Formedil ha svolto un monitoraggio dell’attività svol-
ta dalle oltre cento scuole aderenti al Sistema bilaterale delle costruzioni
(Sbc), sintetizzato poi in un rapporto ricco di dati e di stimoli.
L’unificazione di Cpt e scuole ediliIl primo dato da sottolineare riguarda il processo di razionalizzazione del
sistema attraverso l’aggregazione a livello territoriale dei Comitati pari-
tetici per la sicurezza e delle scuole edili, con la nascita di enti unici in cui
formazione e assistenza nei cantieri in materia di sicurezza hanno trovato
una maggiore sinergia e integrazione, secondo quanto previsto dalle parti
sociali in sede di contratto collettivo di lavoro. Dal giugno 2014 al giugno
2016 il processo di unificazione ha riguardato ulteriori 40 circa realtà pro-
vinciali che sono passate così da 31 a 70. L’unificazione ha prodotto alcuni
risultati importanti sia sul fronte dell’attività esterna che sul piano della
gestione dei nuovi enti, consentendo una crescita professionale così come
una razionalizzazione dei costi e delle professionalità impiegate. Secondo
i dati del Rapporto Formedil 2016 nel biennio 2014–2016 si è avuta una
crescita dei dipendenti del 5 per cento, ma con un taglio drastico dei diri-
genti (-22 per cento) e un aumento del 6,2 per cento di amministrativi e del
7,4 per cento di tecnici. Resta da monitorare insieme a Cncpt il tema della
coesistenza delle due mission formazione e salute e sicurezza sul lavoro.
Dal punto di vista della formazione l’unificazione ha consentito di rispon-
dere in modo più adeguato alla domanda di aggiornamento agli adempi-
menti normativi, con una crescita nel 2015 rispetto al 2014 del 12 per cento
sia del numero dei corsi che degli allievi.
L’attività 2009-2015, al centro sicurezza e qualificazioneComplessivamente dal 2009 al 2015 il sistema che fa capo a Formedil ha
attivato risorse per 565 milioni e 711.669 euro di cui 341 milioni e 249.874
Innovazione e formazione
A cura di
MARTINO ALMISISI
FAVARO MASSIMO SRLSRL
cessi a secco, sono aspetti importanti che danno risposte concrete a nuove
esigenze, ma che non costituiscono di per sé fattori in grado di incidere su
un sistema di relazioni e un settore, com’è quello dell’edilizia, ancorato a
modelli vecchi non in grado di contribuire a quel cambiamento che la società
e il mercato di domani richiedono. È invece essenziale che la riflessione passi
dall’analisi delle tecnologie a quella dei modelli d’impresa, alle relazioni tra
imprese e tra sistema delle imprese e pubblico, tra sistema delle imprese e
mercato del lavoro, tra nuovi modelli di impresa e amministrazione pubbli-
ca. Il che vuol dire lavorare per sostenere un processo di crescita culturale
da parte delle imprese verso una qualità complessiva del processo produt-
tivo, per quanto riguarda non solo tecnologie e materiali, ma anche orga-
nizzazione, analisi economiche, scelte di mercato. Con politiche industriali
e incentivi fiscali che contemplino anche i fattori legati al lavoro, non solo
come rispetto della regolarità contributiva, ma in una logica di crescita pro-
fessionale e di particolare attenzione alle competenze e a percorsi di carrie-
ra. Anche perché fino a quando la competizione sarà sul mero risparmio su
salario, sicurezza, formazione, non saranno facilitate quelle aziende e quei
modelli produttivi che scommettono sulla qualità e l’innovazione. Modelli
nuovi in cui la stabilità e le economie di scala sono il risultato di una pro-
pensione alla crescita o all’integrazione di filiera. Ed è chiaro che allora la
formazione deve diventare un asset strategico per tutti: imprenditori, ma-
nager e lavoratori, associazioni ed enti bilaterali. Una particolare attenzione
deve essere prestata alle nuove generazioni, a un ricambio generazionale da
accelerare e accompagnare con una riconversione al cambiamento da parte
dei quarantenni e cinquantenni, chiamati a confrontarsi con l’innovazione
e con nuove funzioni. Il sistema formativo pubblico, così come quello della
bilateralità, devono avviare rapidamente un piano in questa direzione. E lo
devono fare confrontandosi innanzitutto con quelle imprese che hanno già
avviato il cambiamento, si sono riposizionate scegliendo la qualità e sono in
grado di indicare le competenze e le professionalità necessarie.
Innovazione e formazione
CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 2016 59 58
euro, pari al 60,3 per cento, provenienti dai contributi contrattuali e 224
milioni e 461.795 euro da finanziamenti pubblici. Risorse che hanno con-
sentito di erogare servizi formativi per oltre 2 milioni e mezzo di ore, attra-
verso 82.100 corsi e coinvolgendo 991.867 operatori - circa 810mila operai
e oltre 161mila tecnici - di cui, complessivamente, quasi 193mila stranieri
e oltre 58mila donne.
L’attività prevalente ha riguardato proprio la sicurezza, con oltre metà
degli allievi partecipanti. Sul piano della formazione di base un notevo-
le impulso è venuto dalla nascita del progetto 16Oreprima, poi diventato
Mics 16ore, finalizzato a favorire conoscenza e consapevolezza rispetto
alle principali attività svolte nel cantiere con particolare attenzione al set-
tore delle macchine. Dal 2009, anno di avvio del progetto Mics, al 2015 il
sistema Formedil ha realizzato oltre 31mila corsi erogando 467.530 ore di
formazione a 266.846 operatori del settore. Un altro ambito prevalente
ha riguardato la riqualificazione, l’aggiornamento e la specializzazione,
soprattutto degli operai. Cui si è affiancata un’attività di qualificazione
dei lavoratori disoccupati che soprattutto nel triennio 2010–2012 ha visto
una forte crescita della domanda. Complessivamente si tratta di un am-
bito formativo che ha coinvolto circa il 30 per cento del totale degli allievi
formati.
L’andamento nel 2015, formazione professionale in crescitaLa stabilizzazione dei nuovi livelli di attività del settore ha determinato un
assestamento anche sul piano della formazione: si sono registrati trend
più contenuti per quanto riguarda la formazione sulla sicurezza e la cresci-
ta di attività di aggiornamento e di specializzazione, a fronte di una ridu-
zione della formazione di base. Contemporaneamente è andata aumen-
tando l’attività riguardante ambiti nuovi legati al cambiamento in atto sul
piano delle soluzioni costruttive, della specializzazione e delle tecnologie
connesse soprattutto all’impiantistica e alla costruzione sostenibile.
Nel 2015 gli enti di formazione edile hanno svolto poco meno di 14mila
corsi per circa 300mila ore di formazione destinate a 161.827 allievi, di cui
un 17 per cento stranieri. Come si è già anticipato, rispetto al 2014 si è regi-
strata una crescita del 12 per cento sia dei corsi che degli allievi a fronte di
una contrazione di poco meno del’11 per cento del numero delle ore svolte.
Complessivamente si è trattato di un anno in ripresa rispetto al preceden-
te che aveva segnato un generale calo di attività.
Al progetto Mics, destinato alla formazione di base dei lavoratori, sono
stati dedicati 2.095 corsi che hanno visto la partecipazione di 20.845 lavo-
ratori, di cui 5.671 (27,2 per cento) di primo impiego e oltre 15mila (72,8 per
cento) già occupati.
Un aspetto importante riguarda il rapporto tra formazione rivolta alla sicu-
rezza e formazione professionale o comunque relativa all’attività produt-
tiva. Nel 2015 - a conferma di un processo in atto soprattutto nell’ultimo
triennio - si è registrata una prevalenza netta dell’attività di formazione
professionale che ha riguardato il 75,4 per cento dei corsi, l’85,3 per cento
delle ore di formazione e il 73,1 per cento degli allievi. L’attività di forma-
zione professionale viene svolta prevalentemente nelle regioni del Nord
con 6.397 corsi (il 61,4 per cento), oltre 162.400 ore (il 64,7 per cento) e
70.222 allievi (il 59,4 per cento). Le regioni del Centro svolgono un’attività
pressoché simile a quella delle regioni del Nord Est con un’incidenza in
termini di corsi del 24,5 per cento e di allievi del 26,6 per cento. Infine le
regioni del Sud assorbono il 14,2 per cento dei corsi, in linea con la quota
di partecipazione (14 per cento) rispetto al totale degli allievi a livello na-
zionale.
Il ruolo del Formedil per l’innovazione“Il Rapporto 2016”, commenta Francesco Sannino, vicepresidente del For-
medil, “conferma il ruolo fondamentale degli enti scuola, che continuano a
fornire alle costruzioni italiane un’offerta formativa attenta alle esigenze
del settore, in grado di intercettare vecchie e nuove esigenze. Come ente
di coordinamento vogliamo costituire un riferimento sul piano dell’orien-
tamento e del supporto in termini di progettazione e di messa in rete delle
esperienze innovative, così come un soggetto propositore di nuove mo-
dalità con cui esercitare la formazione. Da questo punto di vista iniziative
come quella finanziata da Formedil rivolta ai capi cantiere tende a indivi-
duare soluzioni nuove volte a un superamento della formazione tradizio-
nale, sia sul piano metodologico che nell’utilizzo degli strumenti formativi.
Analogamente iniziative come quella sulla costruzione sostenibile portata
avanti con il progetto europeo Build Up Skills I-town e la collaborazione
sulle tecnologie innovative con le associazioni dei produttori di materiali
e componenti, come nel caso di Cagema Assogesso, hanno offerto stimoli
e incentivi all’innovazione dei contenuti e delle metodologie della forma-
zione professionalizzante a partire da un piano nazionale di formazione
dei nostri formatori. Ciò nella consapevolezza che si deve guardare con
sempre maggiore attenzione alle tecnologie digitali e dell’informazione
che oggi ci vengono proposte sperimentando approcci nuovi, privilegiando
il tutoraggio e la formazione in cantiere, perseguendo modelli come i Psp
(Piani di sviluppo professionale) in grado di garantire quella formazione
continua che deve essere privilegiata nell’immediato futuro. L’obiettivo è
offrire opportunità di crescita professionale ai lavoratori, collegare la for-
mazione utile a strumenti di settore quali la Borsa lavoro edile nazionale
Blen.it, aumentare la competitività del settore e la qualità del lavoro edile
a partire dalla professionalità”.
Innovazione e formazione
CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 2016
ISTECO: UN TAVOLO mULTISTAkEhOLDER PER IL SETTORE DELLE COSTRUzIONI
ministero della Giustizia; il software applicativo SQuadra 231 (in collaborazio-
ne con Il Tiglio Srl) che consente di predisporre e personalizzare il Modello di
organizzazione e gestione (Mog) ed è gratuito per le imprese associate Ance;
le Linee guida per la predisposizione di sistemi gestionali per la sicurezza e per
l’ambiente; seminari di sensibilizzazione e formazione delle strutture territo-
riali Ance e delle imprese associate.
Formazione in tema di sicurezza sul lavoroIl dlgs 81/2008, Testo unico sicurezza, ha introdotto la possibilità di adottare
modelli organizzativi per la salute e sicurezza sul lavoro come strumento per sol-
levare l’azienda dalla responsabilità amministrativa ex dlgs 231/2001. Dove per
modelli organizzativi si intendono sia la norma Bs Ohsas 18001:2007, peraltro
adottata solo dalle aziende più strutturate, sia modelli semplificati destinati alle
piccole e medie imprese e “asseverati” dai Comitati paritetici (Prassi di riferimen-
to Uni/PdR 2:2013). In questo contesto, Isteco svolge attività di formazione di
supporto sia alla rete dei Cpt per la formazione dei tecnici verificatori, sia alle
associazioni socie per illustrare alle imprese aderenti i benefici dell’asseverazione
del sistema gestionale per la sicurezza e per dare suggerimenti operativi.
Digitalizzazione del settore delle costruzioniIl dlgs 50/2016, nuovo Codice dei contratti pubblici, ha introdotto la previsione
dell’uso di “metodi e strumenti elettronici specifici”, comunemente denomi-
nati Bim. Il processo di adozione del Bim è dunque ormai irreversibile e Isteco
intende rappresentare un tavolo dedicato alla costruzione, su base tecnica e
multistakeholder, di una politica realistica di approccio alla digitalizzazione
del settore delle costruzioni. Attualmente è in fase di costituzione un Comitato
tecnico scientifico per la redazione di un documento guida che identifichi una
via italiana al Bim coerente con il tessuto produttivo italiano composto preva-
lentemente da aziende medio piccole. Sono inoltre previsti seminari informati-
vi e di sensibilizzazione a disposizione dei soci e delle imprese aderenti.
Ecocompatibilità degli interventi ediliziUna delle tematiche oggi di maggiore rilevanza del settore delle costruzioni è quel-
la della eco-compatibilità degli interventi edilizi, siano essi nuove costruzioni o ri-
strutturazioni dell’esistente. La legislazione e normativa tecnica al riguardo, sia
europea che nazionale, è sempre più dettagliata, ma anche complessa e d’altra
parte per quanto riguarda il recupero la risposta delle imprese è ancora inadeguata
per molti diversi motivi, tra cui la mancanza di incentivi premianti e di capacità
progettuali e organizzative specifiche, oltre che la frammentazione della proprie-
tà. Isteco si propone alle associazioni imprenditoriali socie come tavolo ideale per
sviluppare proposte tecniche e metodologie di intervento sul patrimonio edilizio
esistente, basate sul principio della ottimizzazione del rapporto costi/benefici.
Isteco, Istituto per lo sviluppo tecnologico nelle costruzioni, nasce nel 2016 ma
la sua storia in realtà viene da lontano. Era infatti il 1993 quando le principali
associazioni di categoria e alcuni grandi committenti del settore delle costruzioni
decisero di costituire un tavolo tecnico multistakeholder, per affrontare le prin-
cipali tematiche di innovazione e sviluppo di interesse per il settore. La prima
di queste tematiche che venne affrontata, all’epoca fortemente innovativa, fu
quella dell’adozione da parte delle imprese di costruzione di sistemi gestionali
per la qualità conformi alla norma Iso 9001, appena introdotta dalla cosiddetta
legge Merloni. Per fornire alle imprese associate un punto di riferimento venne
decisa la costituzione di un istituto di certificazione, Icic, che negli anni si è af-
fermato fra gli organismi terzi accreditati non solo per il sistema qualità, ma
anche per i sistemi sicurezza e ambiente e per alcune certificazioni di prodotto
e del personale. Arriviamo così al 2014, quando, come racconta il presidente di
Isteco Carlo Nicolini, “l’Istituto considera completato il mandato ricevuto dai soci
su questa tematica e cede il ramo di azienda interessato all’attività di certifica-
zione. A inizio 2016, nell’impostare un nuovo programma di attività come tavolo
multistakeholder, l’associazione ha cambiato la propria denominazione in Isti-
tuto per lo sviluppo tecnologico nelle costruzioni, Isteco appunto. I soci sono as-
sociazioni di categoria come Ance, Legacoop, Cna, Confartigianato, Oice e grandi
committenti come Italferr, oltre ai ministeri delle Infrastrutture e dei trasporti,
dello Sviluppo economico, dei Beni e delle attività culturali e del turismo”.
QUATTrO AmBITI DI ATTIVITà STrATEGICI“Isteco”, continua Nicolini, “su mandato dell’assemblea dei soci ha concentrato
le proprie risorse su quattro ambiti di attività ritenuti strategici per l’innovazione
e lo sviluppo del settore delle costruzioni nei prossimi anni”. I primi due sono in
continuità con quanto già sviluppato in passato dall’Istituto e riguardano da
un lato il supporto per la predisposizione di codici di comportamento ex dlgs
231/2001, dall’altro formazione in tema di sicurezza sul lavoro, in collaborazione
con i Comitati paritetici territoriali. Gli altri due ambiti riguardano la digitalizza-
zione del settore delle costruzioni, più nota con il termine peraltro limitativo di
Building Information Modeling (Bim) e la eco-compatibilità degli interventi edi-
lizi, insieme a tutti gli aspetti relativi al recupero del patrimonio edilizio urbano.
Il progetto SQuadra 231 Con riferimento alle tematiche di responsabilità amministrativa introdotte dal
dlgs 231/2001, Isteco (all’epoca Icic) ha sviluppato per conto di Ance una serie
di azioni: i Codici di comportamento delle imprese di costruzione, approvati dal
Per informazioni:
www.isteco.com
Partner istituzionale Construction
Conference 2016
61
CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 201662 63
Dare una prospettiva all’industria edilizia Comprendere il mercato con la forza della collaborazione
La Construction Conference di Udine in concomitanza con il quarantennale offre l’occasione per riflettere sul futuro e orientare tutti gli attori della filiera.
Il quarantennale del terremoto del 1976 costituisce l’occasione per riflettere sul
ruolo che l’industria delle costruzioni ha avuto nella storia, non soltanto recente,
dei nostri territori. Senza cadere nella sterile commemorazione, bensì traendo da
questa fondamentale esperienza sociale e industriale una lezione per affrontare
in modo più consapevole il futuro. Per questo come Ance abbiamo con entusia-
smo sposato la proposta di Civiltà di Cantiere di organizzare a Udine un evento
di dimensione nazionale con relazioni di livello internazionale che, collocandosi
nell’ambito del quarantennale, affrontasse il tema del cambiamento e della tra-
sformazione del mercato delle costruzioni mettendo al centro il valore e le poten-
zialità offerti dai processi di innovazione.
Troppo spesso la quotidianità non ci consente di confrontarci con fenomeni di
carattere più generale che stanno modificando il modo stesso di stare sul mer-
cato e di fare edilizia. Far crescere una consapevolezza dell’importanza di saper
intercettare per tempo questi processi deve essere uno dei compiti di un’asso-
ciazione di rappresentanza imprenditoriale. E la prima Construction Conference
- nostra intenzione è farla diventare un appuntamento annuale - ha proprio que-
sto obiettivo: mettere a fuoco quello che il futuro ci riserva e orientare le nostre
imprese e tutti gli attori della filiera.
Quanto avvenuto negli ultimi dieci anni in edilizia assomiglia molto a un terre-
moto, con investimenti nelle nuove costruzioni più che dimezzati, centinaia di
migliaia di lavoratori usciti dal mercato e migliaia di imprese che hanno chiuso.
Come nel 1976 è essenziale una stretta collaborazione tra tutti gli attori, pubblici
e privati, per individuare un percorso che valorizzi le potenzialità offerte dalle im-
prese, premiando quelle più capaci e strutturate e allo stesso tempo definendo
con certezze anche finanziarie gli ambiti di mercato e le caratteristiche produtti-
ve e funzionali dei prodotti immobiliari in una logica di sostenibilità economica,
sociale e ambientale.
Da qui la necessità di una pianificazione pubblica, di nuovi strumenti normativi
e fiscali, di politiche di incentivazione adeguate e soprattutto di meccanismi in
grado di stabilizzare il mercato, sostenendo la crescita patrimoniale e organiz-
zativa delle imprese. Per invertire un processo di destrutturazione e parcellizza-
zione che mette a rischio questioni fondamentali come la sicurezza e la qualità
prestazionale delle opere da realizzare e da riqualificare.
Utilizzare l’esperienza passata per affrontare meglio il futuro è un prin-cipio cui i friulani si sono sempre attenuti.
Siamo un popolo fortemente ancorato alla propria memoria. E le manifestazio-
ni per il quarantennale lo dimostrano. Per noi imprenditori edili il terremoto e
soprattutto la ricostruzione che ne è seguita restano esempi importanti da cui
continuare a trarre lezioni positive. In primis la grande prova di solidarietà e la
straordinaria capacità di affrontare la tragedia con la forza della collaborazione.
È questo lo spirito giusto che deve continuare ad animare la nostra attività. Per-
ché il momento che, come filiera delle costruzioni, stiamo vivendo richiede an-
cora una volta una grande unità per affrontare con successo una crisi devastante
che ha fortemente ridimensionato sia il nostro mercato che il tessuto imprendi-
toriale e produttivo, con gravi conseguenze sul piano dell’occupazione. La na-
scita negli anni scorsi degli Stati generali delle costruzioni a livello regionale ne
è stata una concreta applicazione. Il riconoscimento anche legislativo da parte
della regione rappresenta un fatto molto importante che ci rafforza e che deve
incentivarci a implementare la nostra funzione di interlocutore propositivo, così
come di attore di una crescita culturale dell’intera filiera. Come Ance Friuli Vene-
zia Giulia crediamo fortemente in un triplice ruolo. Innanzitutto incrementare la
nostra capacità di dialogare con le amministrazioni pubbliche, sostenendone le
iniziative innovative e positive come ad esempio il Regolamento degli edifici ina-
gibili o la legge di riforma organica delle politiche abitative. In secondo luogo ren-
dere più efficace il sistema di rappresentanza attraverso una valorizzazione delle
competenze, aumentando l’interazione e le sinergie tra i diversi livelli provinciali,
in una logica di rete. Infine, è sempre più importante progettare percorsi di cre-
scita patrimoniale e in una logica di industrializzazione, così come diventare un
riferimento rispetto ai profondi processi di cambiamento che il mercato delle co-
struzioni sta vivendo. Tutto ciò con l’obiettivo di favorire l’accesso a nuove oppor-
tunità di mercato per le nostre imprese, ma anche per l’intera filiera. È in questo
ambito che si colloca l’adesione all’iniziativa promossa da Ance Udine insieme
a Civiltà di Cantiere di una Conferenza nazionale sulle costruzioni con un taglio
decisamente nuovo, che incrocia scenari globali e stato dell’arte delle costruzioni,
analisi ed esperienze pratiche di successo, dimensione nazionale e prospettive
internazionali. Ciò nella convinzione che soltanto da un cambio di mentalità e da
una sempre maggiore consapevolezza delle potenzialità offerte dall’innovazione
sia possibile affrontare in maniera più efficiente la trasformazione.
ROBERTO
CONTESSI
È presidente
di Ance Udine
e opera
nell’impresa
Restauri &
Costruzioni Srl
di Tavagnacco
(Udine).
ANDREA COMAR
Titolare
dell’impresa
Comar
Costruzioni di
Staranzano
(Gorizia),
dall’aprile 2016
è presidente
di Ance Friuli
Venezia Giulia.
40 anni dal terremoto
40 anni dal terremoto
65
Il contributo di artigianato e piccole imprese al cambiamento
Il potenziale di sviluppo per le costruzioni del Friuli Venezia Giulia è enorme e gli strumenti per realizzarlo già ci sono. La Construction Conference di Udine è l’occasione per proporre la nostra regione come “laboratorio di innovazione”.
Agli occhi di Confartigianato Imprese Fvg la Construction Conference di Udine
rappresenta un’occasione preziosa per gli artigiani e le micro e piccole imprese
del nostro territorio per confrontarsi con i cambiamenti già in atto nel comparto
delle costruzioni, con il potenziale di innovazione già a portata di mano e con le
sfide stimolanti che si prospettano in un futuro non necessariamente a tinte fo-
sche. C’è un patrimonio fatto di immobili produttivi e abitativi, e al tempo stesso
di contenuti artistici e storico-culturali, che va valorizzato. Ci sono progetti che
attendono di essere realizzati, con coraggio e imprenditorialità. Esiste un insie-
me di tecnologie, applicazioni e modelli organizzativi che già oggi consentono
salti competitivi più o meno consistenti.
Per certo una politica di investimenti pubblici tempestivi, mirati e selettivi gio-
ca in questo quadro un ruolo fondamentale. Di sicuro il mondo delle professioni
ha una funzione cruciale nell’alimentare un circuito virtuoso dell’innovazione,
sia disruptive che incrementale. Senza dubbio, inoltre, le scelte gestionali delle
aziende di maggiori dimensioni possono orientare i percorsi di cambiamento. È
però altrettanto certo che gli artigiani e le piccole aziende di questo comparto
- con le loro competenze e la loro diffusione territoriale, con il proprio bagaglio
di esperienza e di capacità innovativa – saranno determinanti per un pieno di-
spiegamento di questo potenziale di sviluppo. I nuovi modelli di organizzazione
delle aggregazioni, il Bim, i nuovi materiali, le soluzioni avanzate di domotica, le
applicazioni della realtà virtuale, l’evoluzione dei desiderata della committenza,
la sfida dell’economia circolare, il ripensamento in chiave smart del territorio non
solo urbano, l’Internet delle cose e le altre frontiere della digitalizzazione sono i
molti e complessi mattoni a disposizione per (ri)costruire il nostro futuro.
Come imprenditori e come associazione di rappresentanza non possiamo sot-
trarci a questa sfida, per quanto possa apparire difficile e in continua evoluzio-
ne. L’appuntamento con la Construction Conference di Udine rappresenta anche
l’occasione per lanciare l’idea di un Friuli Venezia Giulia “laboratorio di innova-
zione” in cui sperimentare soluzioni originali, soprattutto nel campo della riqua-
lificazione degli edifici. Cogliamo quindi appieno l’occasione per confrontarci su
questi temi e affrontare, ognuno nel proprio ruolo, un compito che solo in manie-
ra consapevole e in forma condivisa riusciremo ad assolvere.
GRAZIANO
TILATTI
Presidente di
Confartigianato-
Imprese Udine,
è titolare
dell’impresa di
costruzioni Tilatti
Rinaldo, attiva
sin dal 1953.
40 anni dal terremoto
CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 201666 67
Recupero della memoria e identitàdei luoghi. L’esempio del friuli
Cantîrs è un originale museo itinerante che ricostruisce il rapporto fra le tradizioni edili friulane e le specificità dei contesti e delle risorse naturali. Con un’attenzione particolare per i protagonisti di questa storia.
Il Museo del patrimonio edile Cantîrs ha l’ambizione di raccontare, partendo dal
Friuli, l’attività del costruire attraverso documenti, interviste, immagini, video,
evocazioni: i personaggi, la storia minuta, gli aspetti sociali e umani, i valori,
con tanto di simboli e riti del mestiere, di cantieri e persone che animano il
territorio, dando forma e vita alle opere intorno a noi. Strade, case, ferrovie,
ospedali, tubature, acquedotti, ponti e canali, grattacieli e gallerie, sopra e sot-
to terra. Con gli elementi che ne danno sostanza - aria e acqua, argilla, pietra,
metallo, legno, cemento - e che presentano agli edili i contesti in cui ha luogo
la sfida della costruzione: elevare opere in aria e altezza; edificare nell’acqua o
governare corsi e portata delle acque; lavorare la pietra e nella pietra; forgiare
con la terra, l’acqua e il fuoco gli elementi di base della costruzione, i mattoni.
Per ritrovare e non dimenticareParlare di edilizia implica imbastire un discorso sui contesti edificati in cui sia-
mo immersi, sui processi che li hanno generati e sui modi in cui la storia minima
e locale ha intercettato quella con la S maiuscola. Significa anche far emergere
antichi legami fra risorse naturali e specializzazioni lavorative, da cui origina-
no tradizioni edili fortemente collegate ai luoghi. Qui al Nord-est, per esempio:
le foreste della Carnia e della Valcanale e le ardite tecniche della carpenteria; i
giacimenti di argilla del Friuli collinare e la massiccia presenza di fornaci e for-
naciai; gli scalpellini, con i marmi della Carnia, la pietra piasentina del Cividalese
e altre tradizioni legate alle pietre locali; i più modesti ciottoli dei fiumi Taglia-
mento, Meduna, Cellina, cui si collega la spettacolare tradizione di mosaicisti e
terrazzieri dello Spilimberghese; la marna e i cementifici del Cividalese, l’edilizia
idraulica, col sistema delle bonifiche e delle idrovore, che salva la Bassa friulana,
nella sua fascia costiera, dal venir ricoperta dalle acque. E poi, ancora, significa
recuperare la storia delle aziende, i riti del mestiere, i suoi santi, simboli e me-
tafore, gli aspetti associazionistici, la mutualità, le tradizioni edili migrate, le
opere realizzate in ogni angolo del mondo e che qualcosa anch’esse raccontano
delle tradizioni costruttive d’origine. Una ricerca, questa di Cantîrs, che si pre-
figge di ritrovare e non dimenticare i nomi di chi ha fatto le cose, perché dietro a
ogni opera ci sono storie, grandi e piccole, da scoprire e conservare.
40 anni dal terremoto
SABRINA
TONUTTI
Antropologa
culturale, è
curatrice del
museo Cantîrs
e ricercatrice
presso
l’Università degli
Studi di Udine.
Centina del Ponte sul Lumiei, Carnia, anni ‘30 (foto di Umberto Antonelli, archivio Gli Ultimi, Tolmezzo).
Gruppo di fornaciai friulani nelle “Germanie” (foto Giovanni D’Aita, archivio Egidio Tessaro, “Buje Pore Nuie!”, Buja).
Per saperne di più
www.cantirs.it
Un museo itineranteIl Museo del patrimonio edile Cantîrs, promosso dalla Cassa edile di mutualità e assistenza
della provincia di Udine e dall’Università degli studi di Udine, è stato inaugurato nel marzo
2014 a Udine. Si tratta di un’esposizione mobile, itinerante, che prevede in ogni località pres-
so cui staziona l’aggiunta di micro-nuclei espositivi riguardanti alcune specificità storiche,
tipologiche, sociali dell’edilizia locale. Quando non è “in viaggio”, il museo è allestito presso il
Centro edile per la formazione e la sicurezza (Cefs) di Udine.
CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 201668
Draga all’opera, bacino di Fiumicello, Bassa friulana. Impresa Taverna, 1935 (archivio Taverna, Udine).
Costruzione di Torviscosa, ditta Rizzani, 1938 (archivio Cema, Udine).
Cava di marmo sul monte Verzegnis, 1926. Operai all’opera nella sbozzatura dei blocchi (archivio Saim Marmi, Tolmezzo).
Mosaico Saetta iridescente, opera della Scuola mosaicisti di Spilimbergo, nella metropolitana di New York presso il World Trade Center, 2004 (archivio Scuola mosaicisti di Spilimbergo).
69
CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 201670 71
Udine 2024, ricostruire il futuro
Dopo il successo della ricostruzione è oggi necessario ripensare al rap-porto fra città e territorio in un’ottica di competitività basata sulla specia-lizzazione e con un approccio partecipativo.
Il 6 maggio 1976 nel Friuli, porta ad Oriente italiana, il futuro in corso subisce con
il sisma un drammatico stop: “Prima le fabbriche e dopo le case”, motto della
ricostruzione, testimonia che il processo di industrializzazione e di moderniz-
zazione era già in fase di realizzazione. Fantoni, Pittini, Snaidero, Gemona Ma-
nifatture, le attività industriali principali per numero di addetti insediate nelle
aree prossime all’epicentro, vengono rase al suolo. Le prime tre, in particolare,
riferite all’universo dell’abitare/costruire, mostravano allora aspetti di innova-
zione in avviata fase di sviluppo, dove l’industrializzazione aveva posto al centro
del processo la produzione in serie in grado di soddisfare le esigenze specifiche
del prodotto. Già dagli anni ‘50 il design industriale era riuscito a rappresentare
la modernità che introduceva nuove forme nell’abitare quotidiano, “domestiche
rivoluzioni” determinate dal boom economico.
Collaborazione fra comunità e istituzioni Di fronte all’immediato grande tema della ricostruzione si afferma un mo-
dello “sicuro” dal punto di vista dell’immaginario collettivo e cioè “dov’era,
com’era”, contribuendo a generare quella cultura conservativa che oggi, di
fronte al nuovo e al futuro, talvolta non è in grado di mettersi in discussione.
Anzi, in casi frequenti produce una distorsione del nuovo come stravagan-
te, come espressione personale delle varie “archi-griffe” in grado di risolvere
nell’autoreferenzialità il progetto specifico. Va ricordato, tuttavia, che il caso
friulano della ricostruzione è comunque un unicum nella storia italiana del
post-catastrofe, in particolare per quella necessaria idea di città (storica) alla
quale si è fatto riferimento. Ed è per certi aspetti anche spettacolare come si
sia riuscito in così poco tempo a completare il programma realizzativo, anche
grazie al massiccio sostegno economico in particolare dello stato. È un ritrat-
to del novecento fatto di un saper fare individuale unito a una dimensione
della comunità coesa e solidale, ai quali si aggiunge un modello amministra-
tivo e politico di governo del territorio costruito sulla fiducia. Così, in questa
dimensione personale della responsabilità, in particolare dei sindaci e delle
loro comunità, si fonda la ricostruzione di interi paesi rasi al suolo. Certamen-
te la domanda fondamentale che la seconda e micidiale scossa di settembre
ALESSANDRO
VERONA
Architetto,
promuove,
progetta
e realizza
interventi di
riqualificazione
urbana per
amministrazioni
pubbliche e
soggetti privati.
Partecipa
in qualità di
curatore della
sezione Città al
Future Forum
promosso dalla
Camera di
commercio di
Udine con Ocse,
Uniud e Comune
di Udine.
pone, demolendo ciò che era già in avviata fase di ricostruzione da maggio,
è: come ricostruire? Nasce così la legge regionale del Friuli Venezia Giulia n.
30 del 20 giugno 1977 “Nuove procedure per il recupero statico e funzionale
degli edifici colpiti dagli eventi tellurici” a dimostrazione di come l’insieme e
la condivisione di comunità/territori con istituzioni sia alla base di qualsiasi
azione che voglia incidere sulla realtà e sul contesto.
ricostruzione nel nome di autenticità e appartenenzaPer ricostruire si codificano gli elementi sia della morfologia, sia del linguaggio ar-
chitettonico - fatto di tradizione costruttiva, evoluzione antropologica, sedimen-
tazione storica e materiali -, riferiti a una geografia del luogo che ha come tema
dominante l’arco alpino, in particolare le Alpi Giulie e Carniche. Non solo. Il croce-
via culturale, il corridoio di ingresso e uscita dall’Est Europa verso Venezia e Roma
consegnano in questa parte dell’Italia un eredità fatta anche di caratteri nobili
del costruito che articolano una ricchezza e varietà del linguaggio degli edifici e
degli spazi pubblici, ovvero del modo attraverso cui la storia si manifesta. Emerge
così una idea di ricostruzione riferita in particolare agli edifici pubblici, castelli e
chiese che vengono ricomposti e restituiti ai paesi divenendo fatti simbolici attor-
no ai quali la comunità si ritrova, anche se spaesata rispetto a scelte insediative
e tipologiche residenziali che trasformano il paesaggio urbano. Pietra e legno si
trasformano in archetipi di una dimensione costruttiva alla ricerca dell’autenticità
e dell’appartenenza al luogo. Quell’approccio, tra l’altro, ricorda il “regionalismo
critico” che Kenneth Frampton proponeva per il superamento del movimento mo-
derno. Così, in questa dimensione specifica territoriale e storica autoriferita per
necessità, si è trascurato lo sguardo sulla nascita ed evoluzione dei mega trend
globali destinati a rovesciare, di li a poco, il presente che avanzava.
riflessione partecipata sulla nuova idea di città e territorioOggi quello spaesamento e sradicamento contemporanei richiedono nuovi
strumenti per la comprensione della complessità, che vede la competizione tra
città/territori/regioni che devono specializzarsi valorizzando le proprie compe-
tenze con una rinnovata ambizione collettiva. È questo il tema che dal 2012,
con l‘aiuto dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo econo-
mico), Udine 2024 (Camera di commercio, comune e Università degli studi di
Udine) sta ponendo con metodo partecipativo all’intera comunità economica,
per una riflessione su un nuovo paradigma territoriale in grado di costruire re-
lazioni più strategiche che di prossimità attraverso le quali reinterpretare l’idea
di città. In questa fase storica la città europea sembra confusa, incapace di
decidere o di comprendere la nuova identità specifica necessaria nel mercato e
nella rete globale, nella quale la dimensione temporanea e di sperimentazione,
come in questo caso, sono utili per mettere a fuoco nuove strategie e strumen-
ti necessari per mettersi in relazione con il mondo. La nuova forma della città
40 anni dal terremoto
73 CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 201672
Sistema connettivo:
il tratto rosso indica
il raddoppio delle
linee ferroviarie Fs
e quello giallo la
proposta di nuovo
sistema urbano di
superficie, mentre
le aree verdi
indicano corridoi
verdi attrezzati.
pone problemi che devono essere osservati attraverso la lente del cosiddetto
suburbano, che ci costringe a ripensare complessivamente la questione urbana
contemporanea. In particolare, per quanto riguarda il contesto internazionale
in rapporto alla posizione geografica della regione Friuli Venezia Giulia, Udine
2024 ha individuato un Tassello/Corridoio di 80 x 80 chilometri attraversato
dai grandi flussi europei di merci e persone e caratterizzato da un fenomeno di
“regionalizzazione urbana”. Le caratteristiche della nuova forma urbana sono:
l’accelerazione dei processi e delle relazioni; l’attrattività determinata dai ser-
vizi che somministra, dagli scambi economici alle diverse scale all’offerta for-
mativa e di accesso alla conoscenza/ricerca, alla residenzialità caratterizzata
dalla qualità di vita; la mobilità e i flussi.
Policentrismo, mobilità, welfare urbanoIn questa prospettiva l’insieme di centri autonomi con proprie competenze
(skills) dovrà essere superato dalla logica di connessione per generare un sistema
territoriale di satelliti (dotazione e polarità) di cui il sistema mobilità/flussi è il
metabolismo. Il nuovo sistema policentrico dovrà intercettare e rompere i flussi
extraterritoriali per generare valore competitivo attraverso i nuovi servizi che po-
trà somministrare. In ciò il sistema intermodale sarà la leva competitiva in grado
di generare accessibilità, attrattività, inclusione. La mobilità del nuovo sistema
policentrico sarà realizzata con l’integrazione dei sistemi di trasporto esi-
stenti ferro/gomma con una nuova dorsale di metropolitana leggera che la
Fuc - Ferrovie Udine Cividale potrebbe estendere, in parte potenziando l’e-
sercizio, in parte con una nuova linea, mettendo a fattor comune del sistema
territoriale le nuove polarizzazioni determinate dalla crescita urbana degli
ultimi vent’anni. Nello specifico, il recente impegno della regione e di Rfi per
il raddoppio della circonvallazione ferroviaria e la prossima realizzazione di
un nuovo scalo merci, con la conseguente eliminazione dell’attraversamento
delle merci su ferro nel tessuto urbano, pongono la necessità di compensare
questo intervento infrastrutturale “storico” con interventi urbanistici di wel-
fare urbano sulle aree ferroviarie urbane in dismissione che saranno riqua-
lificate secondo il principio di corridoi verdi attrezzati di connessione con il
sistema esistente dei parchi extraurbani.
Questo approccio potrà consentire di intervenire in quei punti dove, complice un
approccio urbanistico deterministico e quantitativo, le disuguaglianze spaziali
hanno generato ingiustizie spaziali. Perciò risulta inderogabile, oltre agli investi-
menti sul capitale economico, intellettuale e sociale, l’investimento sul capitale
spaziale che vede, tra l’altro, nella dispersione e nella frammentazione una delle
caratteristiche specifiche europee. Viene delegata a questi nuovi fatti urbani la
costruzione di nuovi luoghi, territori e paesaggi, ma anche quello che la politica
dovrebbe saper fare: costruire visioni future radicate nel presente quotidiano.
75
Innovazione e sperimentazione
Edificio 2226, manifesto dell’abitare massivo
DARIO
MANTOVANELLI
Ingegnere, è
Marketing
Manager di
Wienerberger
Italia e fa parte
del Comitato
tecnico di Andil
(Associazione
nazionale
industriali dei
laterizi) per
sviluppare e
promuovere
soluzioni
innovative in
laterizio.
Un nome, un programma: la nuova sede dello studio austriaco di archi-tettura Baumschager & Eberle riesce a mantenere tutto l’anno temperatu-ra costante fra 22 e 26°C senza impianti termici.
Con l’inizio del 21° secolo l’architettura contemporanea ha iniziato a inter-
facciarsi sempre più con una novità che ne sta, lentamente ma inesorabil-
mente, modificando i linguaggi compositivi: il risparmio energetico. Se fino
a meno di vent’anni fa la forma e la pelle dell’architettura erano perlopiù
legate a scelte puramente formali, oggi è di prioritaria importanza che il pro-
gettista pensi fin da subito alla sostenibilità, all’impronta che l’organismo
architettonico lascerà sull’ambiente.
Questa nuova sensibilità è un punto chiave della ricerca che lo studio au-
striaco di architettura Baumschlager & Eberle sta portando avanti negli ulti-
mi anni. La volontà di mettere sempre più l’accento sul rapporto tra architet-
tura ed efficienza energetica è particolarmente evidente nell’Edificio 2226,
un vero e proprio edificio-manifesto il cui nome identifica l’obiettivo stesso
del progetto: realizzare un involucro in grado di mantenere la temperatura
costantemente compresa tra i 22 e i 26 gradi Celsius senza l’apporto di alcun
impianto termico, né per il riscaldamento invernale, né per il raffrescamen-
to estivo. Questa struttura rivoluzionaria, ubicata a Lustenau, un comune
austriaco di 21mila abitanti situato a un’altezza di 400 metri sul livello del
mare, ospita da inizio 2014 gli uffici dello studio Baumschlager & Eberle.
Semplicità contro complicazione e massa termicaAlla base di questa sfida progettuale c’è stata la volontà di contrapporsi
alla tendenza che si sta evidenziando sempre più nell’architettura con-
temporanea e che vede molti edifici trasformati in vere e proprie “mac-
chine” in cui il comfort interno è garantito esclusivamente da sofisticate
(e complicate) soluzioni impiantistiche abbinate a involucri realizzati con
stratigrafie altrettanto complicate. La strada che segue l’Edificio 2226 è
diametralmente opposta: “Fare le cose nel modo più semplice possibile”,
questo è stato il leitmotiv che ha guidato l’architetto Dietmar Eberle quan-
do ha iniziato a progettare questo volume monolitico, una scultura di sei
piani di altezza che si configura come un cubo di 24 metri per lato, con
quattro facciate uguali tra loro.
La scelta di creare un edificio massivo, in cui le superfici vetrate occupano
CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 201676 77
circa il 24 per cento dell’involucro totale, non è però legata a preferenze pu-
ramente formali, ma rappresenta la chiave della strategia identificata dallo
studio austriaco per garantire il comfort all’interno di una struttura priva di
impianti termici. L’involucro dell’edificio, realizzato in muratura portante con
un doppio strato di laterizi porizzati a incastro da 38 cm, per uno spessore
totale di 76 cm, garantisce infatti una trasmittanza U di 0,14 W/m²K e un’ele-
vata inerzia termica (massa superficiale oltre 400 kg/m²); questo consente di
contrastare le dispersioni in regime invernale e il surriscaldamento in regime
estivo, grazie a uno sfasamento dell’onda termica superiore alle 24 ore.
Il ruolo degli infissi nel sistema passivoPer far funzionare al meglio questo sistema passivo, altrettanto importante
è stata la progettazione degli infissi: l’elevata altezza dei locali interni -
4,21 metri al piano terra e 3,36 metri ai piani superiori - ha consentito di
realizzare superfici vetrate a tutt’altezza che sono però arretrate rispetto
al filo esterno della facciata, massimizzando in questo modo l’apporto di
luce e minimizzando al contempo l’irraggiamento solare durante la stagione
estiva. Proprio negli infissi troviamo l’unica concessione all’high tech pre-
sente nell’Edificio 2226: un software dedicato al monitoraggio dei consu-
mi energetici regola automaticamente l’apertura e la chiusura di un vano
di ventilazione posizionato a lato dell’infisso, garantendo livelli ottimali di
CO2 e favorendo, durante la stagione estiva, la naturale movimentazione
dell’aria. L’architetto Eberle precisa però che il software può anche essere
controllato manualmente da ogni singolo utente: le finestre possono quindi
essere aperte e chiuse a piacimento quando si vuole, in aperto contrasto con
la “casa adiabatica”, cioè la casa passiva che obbliga l’utente ad adattare le
proprie azioni alle esigenze del sistema-casa.
Sostenibilità a basso costoQuesto involucro/accumulatore termico sfrutta dunque al massimo gli ap-
porti gratuiti, rendendo quindi possibile la gestione dell’edificio anche senza
impianti termici. Il riscaldamento all’interno dell’Edificio 2226 è fornito dall’ir-
raggiamento solare e dal calore umano (che produce circa 80 Watt), ma anche
dai computer, dalle fotocopiatrici, fino alle macchine del caffè.
Il secondo importante messaggio che lo studio Baumschlager & Ebelre ha in-
teso trasmettere con questo edificio è che non è necessario investire ingenti
somme di denaro per progettare la sostenibilità e l’efficienza energetica. Al
netto degli arredamenti, i costi di costruzione dell’edificio sono stati attorno
ai 950 euro a metro quadro. Se si considera l’intero ciclo di vita dell’edificio il
risparmio diventa ancora più evidente, grazie da un lato alla totale assenza di
impiantistica e, dall’altro, all’utilizzo di un materiale dall’elevata durabilità: il
laterizio. Questo materiale, a cavallo fra la tradizione e l’innovazione, garantirà
infatti una bassissima manutenzione ordinaria e straordinaria per questo invo-
lucro low tech che supera il concetto di Edificio a Energia quasi Zero, regalando
all’ambiente un carico nullo di emissioni di CO2.
Innovazione e sperimentazione
Foto
: Nor
bert
Pro
mm
er.
Foto
: Nor
bert
Pro
mm
er.
CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 201678 79
Innovazione e sperimentazione
Una torre sostenibile a Lodi
Per la propria nuova sede la software house Zucchetti ha scelto, anziché di costruire ex novo, di riqualificare un edificio esistente adottando criteri di ecocompatibilità con soluzioni costruttive di forte impatto visivo.
L’azienda lodigiana di software Zucchetti continua a crescere in termini
di organico – la media degli ultimi anni è stata di una nuova assunzione
ogni tre giorni - e questo ha reso necessario ampliare gli uffici nella città
di Lodi. Da queste premesse nasce il progetto della Torre di Lodi, opera
di Marco Visconti Architects che sarà ultimata a metà 2017: la riqualifi-
cazione di un edificio a torre di 14 piani, costruito negli anni’70 e che ha
ospitato la sede della provincia di Lodi, per accogliere circa 400 perso-
ne. Un progetto candidato alla certificazione Gold secondo il protocollo
Leed e che è già stato premiato con l’European Property Award per le
sue caratteristiche di innovazione ed ecosostenibilità.
Il paesaggio agrario lodigiano è un fondamentale elemento di identità
locale e l’edificio si trova al di fuori dei confini del parco naturale del
fiume Adda. Zucchetti ha voluto recuperare la torre esistente riqualifi-
candone sia l’esterno, dal punto di vista energetico ed estetico, sia gli
interni mettendo al primo posto il comfort dei dipendenti attraverso
l’integrazione tra funzionalità ed esigenze del singolo. Una particolare
attenzione è stata chiesta ai progettisti anche per un flessibile impiego
futuro degli interni, garantendo che ogni piano fosse frazionabile e libe-
ramente accessibile attraverso la hall d’ingresso.
Il concept architettonico e tecnologicoIl progetto prende spunto dalla volontà di avvolgere il volume della tor-
re proteggendola come con un drappo. Si è pensato per questo a una
struttura a rete morbida e sinuosa, realizzata impiegando una famiglia
di tubi curvi in grado di creare una forma mossa e naturale applicata a
una certa distanza dalla facciata. La forma del frangisole è legata allo
studio del tracciato solare. La torre si presenta come un grande involu-
cro trasparente, un cristallo, protetto da una rete le cui maglie seguono
le esigenze di protezione dall’irraggiamento solare rispetto alle varie
esposizioni. Un involucro caratterizzato dalle sue linee vibranti: “onde
cerebrali” pensate per rappresentare l’essenza del lavoro intellettuale.
L’insieme dei frangisole costituisce un oggetto tridimensionale caratte-
MARCO
VISCONTI
Marco Visconti
dal 2007 è a capo
di Marco Visconti
Architects, studio
professionale
che si occupa
di sostenibilità
in architettura
per terziario,
industria,
formazione
e cultura.
rizzato da linee fluide realizzate attraverso un insieme di pale rettilinee
in tubo di vetro poste in direzione reciprocamente inclinata. Il sistema,
progettato utilizzando un software Bim, integra la fluidità dei frangisole
con il rigore costruttivo della loro struttura portante: una struttura spa-
ziale tridimensionale, costituita da una serie di travi reticolari in acciaio
verniciato sorrette da cavi, che sostiene il complesso sistema delle pale.
Il complesso è appoggiato su una nuova piastra di base, affacciata sul
parcheggio pubblico: contiene vasche d’acqua che riflettono l’intera for-
ma della torre, è attraversata dal percorso pedonale principale e ospita
un’edicola oltre ad alcuni servizi per la comunità locale.
Il concept funzionale e i materialiIn considerazione della destinazione ad uffici, le superfici lungo i peri-
metri dei piani sono state allargate e si è migliorato l’accesso verticale
all’edificio attraverso la ristrutturazione della scala interna e l’introdu-
zione di due nuovi ascensori. Per aumentare la flessibilità d’uso sono
stati previsti due nuovi accessi alla torre: il primo, per i dipendenti, si
trova al piano terra ed è direttamente collegato al parcheggio e ai servizi
di trasporto pubblico, mentre il secondo ingresso, per i visitatori, si trova
al primo piano.
Dal punto di vista distributivo la pianta del piano tipo è stata pensata
per essere impiegata indifferentemente con sistema open space oppure
con uffici chiusi. In entrambi i casi gli spazi ad ufficio gravitano attorno
CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 201680 81
a un corridoio perimetrale al nucleo della torre, che conduce a servizi
igienici, ascensori e vano scale.
La torre ospita inoltre un training center collocato sui due livelli imme-
diatamente adiacenti alla hall visitatori e due sale meeting affacciate al
terrazzo dell’ultimo piano.
I materiali impiegati per la Torre di Lodi sono stati scelti in riferimento
alle loro caratteristiche di sostenibilità legate alle produzione, alla dura-
ta e alla facile manutenzione. Le facciate sono rivestite con uno strato
di materiale isolante a base di schiuma di vetro Foamglas® sul quale è
applicata una lamiera di alluminio a giunti verticali.
Le strategie passive
Ottimizzazione delle performance energetiche Un impianto fotovoltaico ad alta efficienza copre gran parte della facciata
opaca a sud e parte del tetto, producendo 120 kWh/anno.
Ventilazione naturaleL’aria dall’esterno viene filtrata e utilizzata per rinfrescare gli ambienti du-
rante le ore notturne.
Energia geotermicaUna pompa di calore ad alta efficienza utilizza le acque sotterranee a 13°C
per fornire il riscaldamento e il raffreddamento all’edificio, il tutto con un
impatto ambientale pari a zero.
Comfort termico e di illuminazionePoiché l’edificio è collocato in una zona con clima continentale, il consu-
mo di energia predominante è dovuto al raffreddamento e all’illumina-
zione artificiale. Si è garantita quindi una buona protezione solare pur
preservando la luce naturale negli spazi occupati, in combinazione con la
ventilazione naturale e utilizzando sistemi Hvac e di illuminazione ad alta
efficienza.
FrangisoleLa protezione solare esterna è fornita da dispositivi di ombreggiatura dise-
gnati su misura, di varie forme in base ai diversi orientamenti della facciata.
Un trattamento superficiale particolare riduce i riflessi. Vetri ad alte presta-
zioni forniscono al tempo stesso una buona protezione solare e un’alta tra-
smissione per una buona illuminazione naturale.
EcosostenibilitàLa struttura pre-esistente dell’edificio è stata completamente mantenuta.
Questo, insieme alla quasi assenza di controsoffitti, riduce notevolmente
la quantità di materiali necessari rispetto a un edificio convenzionale. I ma-
teriali da costruzione impiegati sono per il 50 per cento locali e per il 75 per
cento riciclabili, mentre il legno è per il 100 per cento certificato Fsc o Pefc.
Innovazione e sperimentazione
Innovazione e sperimentazione
Cenni di cambiamento a milano
L’intervento realizzato in via Cenni dalla Fondazione Housing Sociale innova non solo i modi dell’abitare, ma anche le tecnologie costruttive ed è la più alta struttura interamente in legno mai realizzata in Europa.
I principi di comunità e di differenza strutturano il progetto Cenni di cam-
biamento, 123 alloggi in classe A, considerato che una varietà di tipi edilizi,
di servizi e di alloggi crea una maggior varietà da un punto di vista sociale,
presupposto per la vita e la crescita di una comunità.
Elemento generatore è lo spazio aperto, pubblico e semipubblico, visto non
come sistema statico, ma come flusso di attività e di interessi che dà forma
e qualità agli spazi interni ed esterni del nuovo complesso. Gli spazi aperti
sono articolati a diverse scale e in diversi livelli di fruibilità e hanno come
punto di partenza il principio urbano dell’isolato semi-aperto: un fronte qua-
si continuo su strada, ma articolato al proprio interno per creare un luogo,
una corte verde. È proprio questo paesaggio interno, scena di persone e di
luoghi, che costituisce il cuore del progetto e anche un simbolo della soste-
nibilità intesa come valore civile da condividere, ma anche da vivere.
Spazi pubblici, semi-pubblici e privatiIl progetto lavora simultaneamente su diverse scale: una è la scala di vici-
nato, legata alla dimensione più intima dell’abitare, l’altra è quella urbana.
Le soluzioni costruite si fondano sul tema dello spazio pubblico e semi-
pubblico, plasmando i luoghi e articolandone i volumi che li racchiudono,
in modo da modulare continuamente i diversi livelli di fruizione degli spazi
come tanti spazi “intermedi” diversi, sovrapposti e legati fra loro in spazi
aperti e ambiti multifunzionali. La corte aperta interna è il luogo centrale
del progetto: pensata come un piccolo parco con alcuni alberi e presenze
arbustive, vi prevale un’idea di giardino come sequenza di scenari verdi dai
valori cromatici e olfattivi continuamente variati.
Alla base del progetto vi è il desiderio di tenere insieme un elemento basso,
lineare e continuo, a diretto contatto con gli spazi aperti, con la verticalità
delle torri che svettano.
I temi della loggia, del balcone e del bow-window, così come il tema del bal-
latoio semi-pubblico esprimono quella relazione di continuità tra l’interno
e l’esterno, tra la dimensione privata e quella pubblica, che contribuisce a
rinsaldare il principio di coralità e di partecipazione, già suggerito dalla scel-
FABRIZIO
ROSSI PRODI
Architetto,
ha fondato lo
studio Rossiprodi
Associati. Dal
2001 è professore
ordinario di
Progettazione
architettonica e
urbana presso
l’Università
di Firenze.
Attraverso
ricerche e progetti
ha indagato la
città e il suo
futuro, sempre
attento alla
sostenibilità e
alla logica dello
smart building e
della smart city.
CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 201682 83
ta dell’impianto a corte. A questa continuità spaziale tra pubblico, semi-
pubblico e privato, si affianca una progressiva differenziazione degli ambiti
accessibili e di privacy; l’articolazione stessa del volume plasma diversi am-
biti e crea relazioni. Su tutto prevale il ballatoio, una spina che innerva gli
spazi dell’abitare e quelli integrativi; ha un ruolo decisivo da un punto di
vista distributivo ma anche sociale, poiché è, di fatto, un luogo d’incontro
e di scambio fra persone. Il ballatoio, le sue scalinate, i ponti, la portineria,
gli androni e i corpi scala sono concepiti come spazi di relazione e spazi in-
termedi per la comunità. Il ballatoio raggiunge tutti i corpi, si intreccia con il
percorso a terra lungo la corte, dà accesso alle torri e alle coperture, insom-
ma innerva tutto il complesso ed è il suo strumento di percezione e di vita
fondamentale.
Tipologie edilizie e utenze diversificateL’intervento comprende quattro corpi di fabbrica, disposti intorno alla cor-
te verde, con alcune interruzioni dalle quali si entra nella corte o si sale al
ballatoio. Per accedere ai vani scala si deve comunque passare dalla corte
interna. Da ciascuno dei quattro corpi lineari a due piani si eleva una torre
di altri sette piani. Tutte le parti sono raggiunte da un sistema di percorsi
orizzontali posti sia al piano terreno lungo il giardino interno, che al piano
primo lungo il ballatoio, e da percorsi verticali con quattro corpi scala dentro
la sagoma delle torri.
Il complesso è destinato a un’utenza diversificata, compresi giovani, anzia-
ni, famiglie solidali, “mamme di giorno”. Nei diversi corpi edilizi si trovano
essenzialmente tre tipi distributivi variamente alternati e integrati: schiera,
ballatoio e torre; gli alloggi sono di tre dimensioni principali e con diverse
soluzioni e articolazioni. Gli appartamenti più grandi, dedicati ai giovani, alle
famiglie solidali e alle famiglie numerose, sono disposti lungo il ballatoio.
Nelle torri invece sono concentrati i tagli da 50 e 75 mq con ampi terrazzi e
logge. Al piano terreno si trovano alcune abitazioni per disabili. In tutti gli
alloggi è stato privilegiato il ruolo e la dimensione della zona giorno, dotata
sempre di una loggia o una terrazza. Oltre alle abitazioni, l’insediamento
comprende funzioni integrative all’abitare e alcuni spazi per servizi locali e
urbani, che rappresentano il centro di aggregazione della comunità.
La sostenibilità del legnoLa sostenibilità e il rispetto dell’ambiente hanno spinto verso una particola-
re scelta costruttiva: le strutture in legno, che incorporano grandi quantità di
CO2 rigenerandosi, peraltro, nelle foreste in poco tempo, a differenza di altri
materiali che rappresentano risorse non rinnovabili. Le soluzioni struttura-
li prefabbricate in legno assicurano ottime prestazioni antisismiche perché
sono molto elastiche e ottime prestazioni termoisolanti; consentono inol-
tre rapidità nella conduzione del cantiere dimezzando complessivamente i
tempi rispetto ai sistemi tradizionali (e con questo contribuiscono alla sicu-
rezza nella costruzione). Resistono meglio di altre agli incendi, perché hanno
una combustione lenta e non collassano velocemente ad alte temperature.
Se protette dall’azione dell’acqua e dagli agenti patogeni, le strutture in le-
gno presentano anche un’elevatissima durabilità.
Sotto il profilo costruttivo e strutturale, il progetto si compone di una parte
basamentale interrata in cemento armato e, dal piano terra in su, di una
struttura in elevazione a struttura portante verticale e orizzontale in pan-
nelli massicci di legno incollato a strati incrociati (Xlam) e costituita da corpi
lineari e corpi a torre. In particolare la tipologia a torre è composta da un
nucleo centrale col vano scala e ascensore (anch’essi in legno) e da un peri-
metro portante costituito dalle pareti perimetrali; i solai sono orditi perpen-
dicolarmente alle facciate, così che la pianta risulta libera da setti e pilastri
intermedi tranne che per gli irrigidimenti delle pareti esterne, che vanno di-
minuendo piano per piano.
Il progetto prevede un buon numero di solai a sbalzo per realizzare le ter-
razze; l’utilizzo di pannelli in legno si presta bene per sbalzi di questo tipo
e aiuta ad eliminare i ponti termici tra terrazzo e solaio interno. La dispo-
sizione continuamente variata di logge e terrazze aiuta a distribuire i pesi
sulla struttura e a stabilizzarla e contribuisce all’aspetto architettonico del
complesso, che cerca di offrire un immagine di domesticità.
Per saperne di più:
www.rossiprodi.it
www.
cennidicambiamento.it
CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 201684 85
Una casa per anziani a cinque stelle
Questa residenza sanitaria assistenziale, in Veneto, è progettata secondo principi di estetica, intesa come percezione attraverso la mediazione dei sensi. Un’attenzione verso l’utente che si sposa con la qualità dell’assistenza fornita.
La Rsa Santa Maria dei Battuti si trova a Noale al confine tra la provincia di
Padova e quella di Treviso ed è stata realizzata dalla società Relaxxi del grup-
po Cazzaro costruzioni. Quando ci arrivi davanti pensi che sia un hotel a cin-
que stelle e non una casa per anziani. L’ampia struttura coniuga solidità e
leggerezza e i vuoti di luce sono la sua caratteristica più evidente. E dietro i
vetri si muovono gli ospiti sulle carrozzine. Un edificio progettato e realizzato
da Mauro Cazzaro e dalla sua impresa familiare, coadiuvato da progettisti e
tecnici che ne hanno fatto un’opera bella, funzionale, di elevata sostenibilità
e soprattutto dove oggi si pratica un’assistenza e si offrono servizi a misura di
anziano non autosufficiente. Tanto che ha avuto l’importante riconoscimento
di entrare nella top ten delle case per anziani annualmente stilata dall’Univer-
sità di Berkeley, il santuario americano dell’innovazione e della futurologia.
Cambiare profondamente l’idea di casa di riposoDietro la creazione di Relaxxi vi è una concezione precisa, un’idea del costruire
che contrasta decisamente con la mentalità che ha prevalso sul mercato ita-
liano. “La parola greca aesthetica significa percepire attraverso la mediazione
del senso”, spiega Cazzaro. “Se dovessi definire qual è il paradigma al centro
del progettare e costruire un edificio non avrei dubbi, direi l’estetica come la
intendevano i greci. Abitare un ambiente dove passiamo la stragrande mag-
gioranza del nostro tempo significa per ognuno di noi relazionarci con esso
attraverso i sensi. E allora da qui dobbiamo partire. Del resto costruire non può
che essere un processo mentale, non può che avere alla sua base una conce-
zione dell’uomo con le sue esigenze, il suo modo di essere e di agire. Se non si
ha una certa mentalità - fatta di attenzione a chi utilizzerà gli spazi che andia-
mo a realizzare, così come di una cultura del bello e del comfort – che metta
questi valori al centro del progetto e del costruire, è impossibile raggiungere
alti livelli qualitativi, ma anche di efficienza e di equilibrio economico. Da qui
nasce la Rsa, un progetto che comporta non solo costruire un edificio secon-
do determinati canoni e obiettivi, ma accettare la sfida della gestione. Siamo
entrati in questo mercato - dove l’utente era considerato e troppo spesso lo
è ancora soltanto un numero all’interno di un progetto economico - con l’in-
A cura di A. M.
Innovazione e sperimentazione
tenzione al tempo stesso di avviare un’iniziativa imprenditoriale in grado di
darsi un equilibrio economico e finanziario e di cambiare profondamente l’idea
dominante di una casa di riposo”.
La Rsa, costruita su un’area di 9.500 metri quadri di cui 2.400 edificati, è di-
sposta su tre livelli e ha 160 posti letto. Dal punto di vista delle prestazioni è
in classe energetica A, con riscaldamento e raffreddamento dell’aria con travi
fredde attive, alimentati con fotovoltaico 100 kW e pompe di calore. Ed è do-
tata di Vmc (ventilazione meccanica controllata) canalizzata. Grande atten-
zione è stata posta all’isolamento acustico, tanto che risulta in classe 1a se-
condo la norma Uni En 11367. La caratteristica costruttiva più rilevante è data
dalla struttura orizzontale in soletta piena ad armatura post tesa. L’edificio è
stato costruito, arredato e reso funzionale in 640 giorni.
Un edificio costruito attorno a luce, colori, aria“A guidare il progetto è stata l’attenzione alla qualità ambientale”, continua
Cazzaro. “Le case di riposo sono spesso anguste, poco luminose. Si presta
poca o nulla attenzione ai colori, alla dimensione degli spazi. A guidare sono
logiche meramente economiche e l’idea che queste case siano l’anticamera
della morte e non meritino investimenti e soluzioni per alti livelli di comfort.
Il nostro approccio è stato opposto: al centro abbiamo messo il tema della
luce. E ciò ha voluto dire progettare in questa direzione fin dalla scelta delle
strutture in cemento armato. La soluzione ad armatura post tesa ci ha con-
sentito di raggiungere due obiettivi: maggior velocità di esecuzione e possibilità
di avere più spazi vuoti e quindi più vetrate e luce. Possiamo dire che la casa è
CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 201686 87
Edu-Care: ci prendiamo cura delle scuole
In uno scenario di continua erosione dello spazio pubblico urbano gli edi-fici scolastici hanno le potenzialità per diventare il manifesto di un approc-cio sostenibile che coinvolge la comunità nella sua attuazione.
Abitiamo in Veneto. Un territorio a bassa densità. Una città rarefatta. Una
metropoli orizzontale, che il senso comune chiama periferia. Questo spazio
di ‘cartongesso’ - il riferimento è al famoso romanzo di Francesco Maino -
senza confini e senza luoghi pubblici di aggregazione sociale, negli ultimi 50
anni si è mangiato il territorio con politiche economiche senza alcuna strate-
gia di lungo termine, ha interrotto le condizioni di equilibrio con l’ambiente e
il rapporto tra terra e acqua che caratterizza questa regione, ha costruito un
nuovo paesaggio fisico e umano desolante che la recente crisi ha messo in
evidenza non solo in termini economici ed ecologici, ma soprattutto cultura-
li. L’idea di “rammendare le periferie” - ci riferiamo al progetto di Renzo Pia-
no - è sicuramente un progetto onorevole, ma mantiene nella definizione un
equivoco fondamentale: etimologicamente la parola periferia presuppone la
presenza di un centro e, in Italia, si riferisce immediatamente alla ricucitura
un po’ nostalgica di un paesaggio intorno ai centri storici, inevitabilmente
relegando le periferie a paesaggi di qualità inferiore.
Nodi urbani alla piccola scala delle comunitàIn questi quindici anni di lavoro abbiamo provato a capovolgere il punto di
vista, considerando per un momento la possibilità di guardare il territorio
come un insieme di nodi, senza attribuire loro alcun giudizio di valore a cau-
sa della loro localizzazione. Abbiamo considerato i nodi come punti di ac-
cumulo di esperienze, comunità e risorse, non alla scala territoriale ma alla
piccola scala delle comunità, per cercare di comprenderne le potenzialità.
Nelle città europee assistiamo a un crescente processo di erosione dello spa-
zio pubblico che non è più spazio aperto, trasformabile: zonizzazione, calen-
dari di attività, materiali e brand, tutti questi elementi sono ubiquamente
standardizzati restituendo “spazi pubblici” globalizzati e noiosi, dove la li-
bertà di attivazione da parte delle persone è sostanzialmente annullata. Ci
domandiamo se sia ancora possibile, in questi spazi globalizzati, pattinare,
ballare, disegnare con il gesso per terra, sporcandoci le mani. È possibile gio-
care nei nuovi spazi pubblici del mercato finanziario globale, senza dover
pagare un biglietto di ingresso? Sul fronte opposto, la metropoli orizzonta-
Innovazione e sperimentazione
CARLO CAPPAI
E MARIA
ALESSANDRA
SEGANTINI
Partner dello
studio C+S
Architects con
sede a Treviso.
Hanno insegnato
e svolto attività
di ricerca presso
il Mit di Boston,
la Syracuse
University School
of Architecture
di New York, lo
Iuav di Venezia
e l’università
di Architettura
di Ferrara. I
loro progetti
hanno ottenuto
numerosi premi
di architettura
internazionali.
costruita intorno alla luce. Ed è l’effetto che dà sia a chi la vive, sia a chi la
guarda dall’esterno. Questa attenzione alla luce ha richiesto una gestione sia
di quella naturale che di quella artificiale ispirata a principi circadiani. Così che
l’edificio è oggi dotato di un sistema di supervisione integrato e centralizzato,
Desigo, che comprende la regolazione delle luci, così come delle tapparelle del-
le stanze. Eguale importanza abbiamo dato ai colori, tenui, pastello, riposanti,
ma allo stesso tempo vivi. Queste persone hanno bisogno di vita. È poi fonda-
mentale la qualità dell’aria. Spesso alle case di riposo si abbina l’odore stantio
di cibo o quello ancora più fastidioso di urina. Un sistema di ricambio d’aria
a elevata efficienza è essenziale e su questo abbiamo investito con risultati
che i visitatori hanno spesso definito eccezionali: nelle aree pranzo dopo die-
ci minuti che gli ospiti hanno lasciato l’ambiente non vi è più alcun odore di
cibo. Sono questi i risultati di una buona progettazione e di un adeguato uti-
lizzo delle tecnologie. Alvar Aalto insegnava a considerare lo spazio non come
un’astrazione pura, ma come atmosfera di luce, suoni e profumi: molte opere
come Villa Mairea profumano di legno di pino e di betulla, alberi tipici dei bo-
schi. A questi principi ci ispiriamo nel progettare e realizzare i nostri edifici”.
Innovazione e sperimentazione
Qualità ambientale e qualità dei serviziRelaxxi non è solo qualità ambientale, bensì assistenza, servizi, attività per il
recupero fisico e mentale. “L’investimento che abbiamo fatto nella costruzio-
ne”, conclude Cazzaro, “trova la sua piena valorizzazione nelle attività che svol-
giamo quotidianamente con i nostri ospiti. L’esempio più evidente è rappresen-
tato dalle attività di giardinaggio nel percorso giardino con orto a quota sedia
a rotelle. Oltre alla fisioterapia vengono svolte attività ludiche e sensoriali, così
che molti dei nostri ospiti migliorano sensibilmente le loro condizioni fisiche
e mentali. Formazione, aggiornamento, disponibilità e attenzione sono fattori
che debbono ispirare l’attività del costruire così come quella di assistenza”.
CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 201688 89
le è caratterizzata dall’assenza di spazi pubblici formali, interni urbani. Gli
spazi pubblici sono un patchwork costruito con gli avanzi di micro-processi di
privatizzazione e zonizzazione. In entrambe le prospettive, le città sono inte-
ressate da processi di erosione dello spazio pubblico, che nel primo caso sono
guidati e controllati dalla finanza globale, nel secondo riflettono la piccola e
media scala dei singoli interventi. Abbiamo compiuto le nostre osservazioni
su Treviso - attraverso laboratori urbani, spettacoli teatrali, il coinvolgimento
della comunità e l’impegno di più soggetti istituzionali - e abbiamo mappato
gli spazi pubblici (parchi, scuole, centri sociali, teatri, eccetera). L’immagine
che ci è stata restituita da questo lavoro è una città fatta di una serie di nodi
distanti tra loro un massimo di 15 minuti a piedi. All’interno di questa rete
già esistente abbiamo scelto le scuole perché il loro uso è obbligatorio, per
la loro ospitalità, per la minima distanza dai centri abitati, per la capillarità,
per il carattere informale e di riconoscibilità all’interno della comunità, per la
loro potenzialità ancora inespressa e la loro forza innovativa. Un esempio su
tutti: la possibilità/opportunità di rendere più efficiente e produttivo l’edificio
scolastico utilizzandolo non solo durante l’orario scolastico. La battaglia ha
inizio e i fronti sono molteplici: primo tra tutti quello normativo, con norme
che risalgono al 1970, vero ultimo momento in cui il paese ha investito mas-
sicciamente nel settore dell’istruzione.
Semi di spazio pubblico aperto e trasformabileLavorare su questi piccoli edifici privi di risorse economiche rilevanti, mere
scatole funzionali generalmente progettate da architetti e ingegneri specia-
lizzati nell’applicazione convenzionale delle normative nel modo più restrit-
tivo, è diventata una delle battaglie del nostro studio. Abbiamo deciso di
prenderci cura di questi edifici in Veneto, considerandoli come semi di spa-
zio pubblico aperto e trasformabile. Colorati, aperti, trasparenti manifesti di
un approccio sostenibile per accogliere i bambini e la comunità circostante.
Come l’uomo che piantava gli alberi di Jean Giono, abbiamo sentito che il no-
stro compito era quello di mettere in discussione l’intero processo di proget-
tazione per piantare non alberi, ma scuole. E l’abbiamo fatto con tenacia e
passione. Abbiamo messo in discussione il processo economico e burocrati-
co, lavoriamo ora con il tempo e lo spazio: attraverso una serie di strategie di
progettazione, interroghiamo il layout convenzionale degli edifici scolastici
permettendo loro di aprirsi a un uso pubblico oltre il canonico orario scola-
stico. Ripensiamo a una serie di micro-interventi sulle reti pedonali e cicla-
bili per ridurre l’inquinamento e lavoriamo per coinvolgere la comunità nel
progetto, migliorando la sicurezza e il controllo attraverso le persone e non
con la costruzione di recinzioni, confini o tecnologie digitali. A nostro avviso
alcune delle utopie degli anni Sessanta, in cui i cortili sarebbero voluti diven-
tare parti di città, avevano dimostrato la loro debolezza perché mancavano
le persone e il loro coinvolgimento diretto nell’attuazione del progetto. Ma il
nostro è un tempo di condivisione di risorse, di competenze e di spazi che ci
permette una straordinaria rivoluzione creativa su temi come il controllo, la
sicurezza, l’inquinamento, la costruzione di comunità, perché ognuno di noi
possa essere coinvolto nel processo in prima persona.
L’ingresso della
scuola elementare
a Chiarano (Treviso).
Foto Alessandra
Bello.
L’affaccio sul
giadino del centro
scolastico The
Kite a Fontaniva
(Padova). Foto
Pietro Savorelli.
Testo tratto
da C. Cappai,
M.A. Segantini,
Aequilibrium,
2016, pubblicato
in occasione della
partecipazione
alla 15° Biennale
internazionale
di architettura.
CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 201690 91
Nel Veneto in ripresa costruzioni ancora indietro
Secondo gli studi Ance, per il 2015 si conferma il trend negativo degli ulti-mi anni, mentre per il 2016 si prevede un inizio di inversione di tendenza. E nella regione aumenta la spesa dei comuni.
Nel 2015 la produzione regionale veneta, che rappresenta il 9,2 per cento del
Pil nazionale, ha registrato un aumento dello 0,8 per cento rispetto al 2014,
consolidando la tendenza positiva manifestatasi nell’anno precedente. Se-
condo il Centro studi Ance che ha redatto il rapporto annuale sul settore per
Ance Veneto, la crescita è stata determinata soprattutto dalla dinamica po-
sitiva dei consumi privati e da un graduale miglioramento degli investimen-
ti, mentre le esportazioni, che avevano mitigato la contrazione dell’attività
economica durante la crisi, risultano in rallentamento. Le previsioni 2016 per
l’economia regionale mostrano un ulteriore aumento dell’1,3 per cento, più
elevato rispetto alla stima nazionale (+1,1 per cento). Totalmente diverso però
risulta lo scenario se si sposta la lente sul comparto dell’edilizia. Un settore
che in Veneto rappresenta in termini di investimenti il 9,3 per cento del Pil re-
gionale e in termini di occupazione il 19,6 per cento degli addetti dell’industria.
Nel 2015 le nuove abitazioni hanno guidato la flessioneNel 2015, secondo le stime Ance-Ance Veneto gli investimenti in costruzioni
diminuiscono rispetto ai livelli dell’anno precedente dell’1,4 per cento in ter-
mini reali, a conferma di un trend negativo in atto da diversi anni. Nell’analisi
per singoli comparti, la stima per la nuova edilizia abitativa è di una flessio-
ne più sostenuta, del 7,1 per cento, mentre per le costruzioni non residenziali
private il calo si attesta all’1,2 per cento in termini reali. Il recupero abitativo
registra un aumento dell’1,5 per cento rispetto ai livelli dell’anno precedente
e per le opere pubbliche si stima un calo dell’1,3 per cento. Secondo l’indagine
realizzata da Ance presso le imprese associate, la flessione dei livelli produtti-
vi negli investimenti in nuove abitazioni è legata al perdurare del significativo
calo dei permessi di costruire. In Veneto, secondo i dati Istat, nel 2013 sono
stati ritirati 7.210 permessi su abitazioni (nuove e ampliamenti) e complessi-
vamente dal picco del 2004 (40.713 unità) la diminuzione risulta pari all’82,3
per cento. Una contrazione che ha inciso sensibilmente sul tessuto imprendi-
toriale e sull’occupazione. Sempre secondo i dati Istat, tra il 2008 e il 2013 il
numero delle imprese di costruzioni in Veneto si è ridotto di 9.048 unità, un
calo in termini percentuali del 14,6 per cento. Per il presidente di Ance Veneto
A cura di
MIMOSA MARTINI
Innovazione e territorio
Giovanni Salmistrari “sono dati allarmanti, che devono indurre il governo a in-
tervenire nell’immediato, per impedire la scomparsa di un tessuto importante
di piccole e medie imprese”.
Nel 2016 timida ripresa guidata dalla riqualificazionePer il 2016 il Centro studi Ance prevede un’inversione di tendenza, stimando
per il settore delle costruzioni in Veneto una crescita dello 0,5 per cento in
termini reali su base annua. La previsione tiene conto, oltre che delle aspetta-
tive delle imprese associate, degli indicatori finora disponibili e anche degli ef-
fetti sugli investimenti in costruzioni di alcune misure previste nella Legge di
stabilità, come ad esempio la conferma del potenziamento delle agevolazioni
fiscali per ristrutturazioni edilizie e efficientamento energetico degli edifici e il
superamento del Patto di stabilità interno, che ha trovato in Veneto un riscon-
tro superiore rispetto ad altre regioni.
L’inversione di tendenza sarà guidata dalla conferma della crescita del com-
parto della riqualificazione del patrimonio abitativo (+2 per cento rispetto al
2015), dal cambio di segno nelle opere pubbliche (+1,2 per cento) e da un’at-
tenuazione della caduta nella nuova edilizia abitativa (-1,9 per cento) e nel
non residenziale privato (-0,3 per cento). Una previsione comunque accolta
con un certo scetticismo da parte degli imprenditori e di cui si fa portavoce lo
stesso presidente Salmistrari: “I segnali che ci vengono dalla maggior parte
degli imprenditori non sono così ottimistici. La realtà che ci troviamo ad af-
frontare continua a caratterizzarsi per i gravi problemi legati a un sistema am-
ministrativo pubblico che quasi sempre complica le cose o rallenta procedure
e permessi. Egualmente non si riscontrano reali cambiamenti da parte delle
banche, che limitano fortemente le potenzialità imprenditoriali e impedisco-
no al nostro settore di svolgere la sua funzione produttiva e dare il contributo
di cui la nostra economia e la nostra società regionale avrebbero bisogno”.
Opere pubbliche: Veneto in controtendenza positivaNei primi cinque mesi del 2016, secondo il monitoraggio Ance-Infoplus ri-
portato nel XIV Rapporto congiunturale delle costruzioni di Ance Veneto, il
mercato dei lavori pubblici in Italia registra una nuova contrazione, dopo l’an-
damento positivo del biennio precedente. Il 2015, infatti, è stato caratterizza-
to da un aumento dei bandi di gara per lavori del 14,8 per cento in numero e
del 3,7 per cento in valore su base annua, dopo la marcata crescita registrata
nel 2014 (rispettivamente +30,4 e +18,6 per cento). Complessivamente, nel
periodo gennaio-maggio 2016 i bandi di gara per lavori pubblici registrano un
calo dell’11,1 per cento nel numero di pubblicazioni e una riduzione del 28,1 per
cento dell’importo nel confronto con l’analogo periodo del 2015. In particolare,
dopo un segno positivo registrato a gennaio 2016, si sono registrate rilevanti
flessioni nei due mesi successivi, tanto che il primo trimestre dell’anno si è
CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 201692 93
chiuso con un calo del 13,6 per cento nel numero di bandi pubblicati e del 36,2
per cento nell’importo posto in gara. Ma ancor più grave, come è stato rilevato
da più parti, è che se nel periodo antecedente l’entrata in vigore del nuovo
Codice degli appalti (19 aprile scorso), le stazioni appaltanti hanno accelerato
la pubblicazione dei bandi per rientrare nella normativa ancora vigente, dopo
tale data si è assistito a un drastico calo delle pubblicazioni e il consuntivo di
maggio conferma la fase di grave difficoltà del settore.
Per quanto riguarda il Veneto il rapporto evidenzia una situazione migliore, in
quanto nel corso del 2015 risultano pubblicati 882 bandi per lavori pubblici pari
a 875 milioni di euro, con un aumento nel numero del 30,3 per cento, confer-
mando una tendenza di crescita ormai in atto dal 2012. In crescita dell’1,2 per
cento anche i valori degli importi posti in gara. Ancora più rilevante la crescita
nei primi cinque mesi del 2016: più 77,9 per cento nel numero e più 12,7 per
cento in valore rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. In netta contro-
tendenza rispetto alla media nazionale.
Aumenta la spesa dei comuni, ma incombe il “rischio” nuovo CodiceIl trend positivo riguarda soprattutto i bandi di importo inferiore ai 5 milioni di
euro, che continuano a manifestare aumenti tendenziali rilevanti (+83,7 per
cento in numero e +45,5 per cento in valore). Una performance che è probabil-
mente effetto del riavvio degli investimenti da parte degli enti locali, grazie al
superamento del Patto di stabilità interno e all’attuazione di alcuni program-
mi nazionali di investimento come quello per l’edilizia scolastica. Una lettura
confermata, in particolare, dall’incremento nei primi quattro mesi del 2016
delle spese comunali per investimenti in infrastrutture per circa 31 milioni di
euro rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Complessivamente la
spesa dei comuni veneti nel 2015 è aumentata del 47 per cento in numero e del
78 per cento in valore rispetto al 2014 e nei primi cinque mesi dell’anno in cor-
so la crescita è stata, rispettivamente, del 111,6 e del 63,5 per cento. Nel 2015 i
bandi pubblicati dai comuni sono giunti a rappresentare oltre la metà (55 per
cento) del numero di gare complessive nella regione e il 27 per cento dell’im-
porto posto in gara. Nei primi cinque mesi del 2016 il peso di questi bandi sul
totale aumenta ulteriormente, risultando pari rispettivamente al 55,8 e al 31
per cento.
Per il presidente di Ance Veneto “il buon andamento registrato nella nostra
regione costituisce un’eccezione importante, frutto di una capacità delle no-
stre amministrazioni di saper cogliere l’occasione offerta dall’allentamento
del Patto di stabilità interno. Allo stesso tempo non ci mette al riparo dagli
inevitabili effetti prodotti dal nuovo Codice degli appalti che, in mancanza di
direttive in grado di rassicurare le committenze e di consentire una fase di
transizione tra vecchio e nuovo sistema, rischia anche in Veneto di determina-
re un generalizzato blocco delle gare di appalto”.
Innovazione e territorio
Dai fondi europei opportunità per ricerca, manutenzione e riqualificazione
Federico CANEr, assessore alla Programmazione dei fondi europei e al tu-rismo della regione Veneto, spiega quali sono le risorse disponibili e come si intende utilizzarle.
I fondi europei costituiscono una delle principali fonti di finanziamento pub-
blico per le infrastrutture e per opere edilizie. Ma non solo, gli Assi strategici
intorno ai quali la regione Veneto ha costruito le sue scelte di investimento of-
frono alle imprese edili anche altre opportunità. Ne abbiamo parlato con l’as-
sessore alla Programmazione dei fondi europei e al turismo Federico Caner, al
quale abbiamo chiesto di illustrarci le politiche di utilizzo dei fondi europei e
nazionali mettendo a fuoco in quale modo queste risorse e le scelte della re-
gione possono incidere su una ripresa del settore delle costruzioni e sostenere
una maggiore competitività del sistema produttivo edile. Lo scenario di riferi-
mento è determinato dalle scelte della regione di utilizzare i fondi lungo i sei
Assi della programmazione indicata dall’Unione europea. Dal punto di vista
delle costruzioni si individuano sostanzialmente due macro ambiti. Il primo
(Assi 1-3) è orientato a sostenere la competitività del sistema economico e re-
gionale, facilitando ricerca e sviluppo e l’accesso all’innovazione, raggiungen-
do gli obiettivi previsti dall’agenda digitale e attraverso stimoli alla crescita
delle imprese. Il secondo ambito invece prevede investimenti specifici a so-
stegno della riqualificazione del patrimonio pubblico, della messa in sicurezza
idrogeologica e sismica del territorio e di una riqualificazione urbana orientata
all’inclusione sociale. “La scelta della regione Veneto“, esordisce l’assessore
Caner, “è stata quella di individuare obiettivi concreti cui collegare percorsi
in grado di controllare e gestire le risorse disponibili lungo precisi binari pro-
cedurali, evitando una dispersione oggi insostenibile. Obiettivi che debbono
consentire uno sviluppo del nostro tessuto imprenditoriale e produttivo. Il che
oggi vuol dire crescita dimensionale, ma anche e in molti settori come le co-
struzioni una crescita qualitativa che deve prevedere processi di aggregazione
stabile e una maggiore integrazione tra settori e filiere. A questo obiettivo si
lega strettamente l’altro di un aumento dell’occupazione. A questo fine ab-
biamo destinato 114 milioni di euro per ricerca, sviluppo tecnologico e innova-
zione e poco meno di 171 milioni per la crescita competitiva. Qui le imprese edi-
li possono sviluppare progetti per aumentare la propria dotazione tecnologica,
creare sinergie con le università e con enti di ricerca, ma soprattutto avviare
quei percorsi irrinunciabili di aggregazione che noi da tempo sosteniamo e sui
A cura di
MARTINO ALMISISI
Innovazione e territorio
FEDERICO CANER
Eletto in consiglio
regionale nel
2000, è al suo
terzo mandato.
Laureato in
Scienze politiche
con un master
in gestione degli
enti locali, dal
1998 al 2008 è
stato consigliere
comunale a
Treviso.
CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 201694 95
quali stiamo affinando meccanismi e procedure. Si tratta di risorse importanti
che debbono essere viste come opportunità”.
Passando ad analizzare gli altri Assi dove l’attività edilizia è direttamente chiamata in causa, quali sono gli obiettivi e i tempi di avvio dei bandi?Sul fronte del rischio idrogeologico e sismico, dove abbiamo 45 milioni di euro,
selezioneremo due interventi significativi, un bacino di laminazione cui ab-
biamo destinato 14 milioni e la messa in sicurezza di alcuni edifici pubblici di
rilevanza strategica in caso di sisma. Partiremo a breve con un bando per 12
milioni da destinare a un primo intervento. L’ambito di maggiore interesse
per il settore delle costruzioni è sicuramente l’Asse 4 Sostenibilità energeti-
ca e qualità ambientale, dove ci sono 45 milioni da destinare ad interventi
di riqualificazione degli edifici pubblici. Il primo bando, il più consistente dal
punto di vista finanziario, per circa 20 milioni, partirà a brevissimo. Sull’Asse
6 Sviluppo urbano sostenibile, dei 777 milioni di euro disponibili abbiamo scel-
to di destinarne 29 a interventi di riqualificazione e realizzazione di edifici di
edilizia pubblica, con l’obiettivo di dare risposte a forme di disagio sociale, in-
dividuando soluzioni innovative che vadano incontro alle esigenze di recupero
e di inclusione, come ad esempio forme di co-housing. È qui che ci attendiamo
dal settore una capacità propositiva e processi di crescita utilizzando in modo
sinergico le diverse fonti finanziarie disponibili.
Oltre ai fondi Fesr, quali altre risorse intende mettere in campo per una ri-qualificazione del territorio e delle città?Innanzitutto ci sono i fondi per la Coesione territoriale. Si tratta di 400 milioni
di euro che dovremo investire lungo alcune direttrici strategiche volte proprio
a valorizzare le nostre vocazioni, a iniziare dalle potenzialità turistiche. La co-
sta, ma anche le città d’arte e la montagna, sono i tre ambiti in cui intendiamo
intervenire con bandi mirati. A proposito della montagna stiamo rimettendo
in gioco le risorse finora bloccate del “Fondo Brancher”, destinate a rivitaliz-
zare l’economia della montagna e delle aree di confine. Stiamo definendo le
procedure e attivando i primi bandi. A sostegno delle imprese e di una pro-
gettazione innovativa stiamo studiando la creazione di fondi di garanzia che
consentano a operatori privati e amministrazioni locali di operare in tranquil-
lità. Infine, sul fronte della rigenerazione urbana, stiamo studiando un’ipotesi
anche con il governo per inserire la riqualificazione dell’area ex-industriale di
Marghera all’interno del Piano Junker. Crediamo che questo intervento rientri
pienamente nelle finalità del Piano e il suo recupero creerebbe grandi oppor-
tunità per il tessuto imprenditoriale della regione - consentendo la creazione
di numerosi nuovi posti di lavoro e allo stesso tempo recuperando un ampio
territorio oggi degradato - e avrebbe effetti straordinari sul piano della rivalu-
tazione dell’intera area metropolitana di Venezia.
Innovazione e territorio
Rinnovare il sistema di rappresentanza, un’esigenza imprescindibile
Tutti noi imprenditori siamo sempre più consapevoli che un cambiamen-to è assolutamente necessario.
I numeri da un lato e le priorità che ogni giorno ci troviamo ad affrontare
dall’altro ci dicono che vanno trovate nuove modalità per intercettare esi-
genze e opportunità. Il crollo verticale delle imprese iscritte alle Casse edili,
con il conseguente calo di risorse a diposizione del sistema di rappresentan-
za, impone processi di razionalizzazione che - come nel caso delle politiche
di austerità vissute dal settore in questi difficilissimi anni - rischiano di con-
dannarci a una lenta agonia. Egualmente, viviamo ogni giorno il dramma di
imprese che faticano a trovare una giustificazione per continuare ad aderire
alle nostre associazioni, se non motivi affettivi o un’assuefazione al sistema
che si consuma lentamente in assenza di nuove motivazioni collegate alla
ricerca di opportunità economiche e di lavoro. Come Ance Lazio abbiamo av-
viato una riflessione che ci auguriamo porti a salvaguardare le fondamentali
funzioni di difesa degli interessi della categoria, sapendo individuare con
chiarezza l’oggetto della rappresentanza e tenendo conto dei meccanismi di
finanziamento del sistema. Il che vuol dire innanzitutto rappresentare tutte
le imprese segmentando servizi e azioni a seconda della loro collocazione.
I due ambiti da ripensare e rilanciare riguardano una nuova carta dei servizi
e la qualità della comunicazione. Sotto il primo punto di vista appare neces-
saria una vera e propria riconfigurazione a misura d’impresa, non tanto nella
direzione perseguita dal sistema artigiano, attraverso convenzioni e servizi
minimi di base, bensì valorizzando le competenze professionali e tecniche
che oggi costituiscono il valore aggiunto dell’interlocuzione e dell’autore-
volezza propositiva sul fronte delle regole e delle politiche di settore. Con-
temporaneamente va colmato il gap con le altre organizzazioni sul fronte
della comunicazione e delle informazioni utili alle imprese, puntando alla
costruzione di piattaforme digitali e banche dati così come alla creazione
e gestione di strumenti nuovi come le App e alla valorizzazione della logica
della rete e dei social network. Migliorarsi su questi due fronti significa avere
il coraggio di ridisegnare un modello organizzativo più razionale ed efficien-
te da collocare all’interno del nuovo accordo nazionale tra Ance e Confindu-
stria, lavorando per un sistema che sappia ritrovare entusiasmo, funziona-
lità ed equilibrio economico-finanziario. È un percorso ineludibile e prima se
ne acquisisce la consapevolezza, prima sarà possibile trovare una soluzione.
ALBERTO
LA ROCCA
Presidente del
gruppo di lavoro
“Commissione
per la verifica
e riforma
del sistema
contributivo
Ance Lazio” e
presidente del
Cda dell’impresa
di costruzioni
Delta Lavori
Spa di Sora
(Frosinone).
Innovazione e territorio
CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 2016
STEFANO USSEGLIO
Segretario generale
Ance Lazio
96 97
Innovazione e territorio
Le incongruenze del nuovo Piano paesaggistico del Lazio
Il Ptpr è uno strumento fondamentale per garantire compatibilità fra sal-vaguardia e sviluppo. Ma secondo Ance Lazio quello in dirittura di arrivo non va affatto in questa direzione.
È in fase di approvazione il Piano territoriale paesaggistico regionale (Ptpr) del
Lazio, da tempo adottato ma mai approvato definitivamente. Ed è l’occasione
per mettere a fuoco procedure e regole per una nuova gestione del territorio che
sappia coniugare salvaguardia e sviluppo. Ovvero una carta dei vincoli in gra-
do tuttavia di offrire prospettive di trasformazione in una logica di sostenibilità
ambientale ma anche di crescita economica. Il risultato allo stato delle cose tut-
tavia, come ha rilevato Ance Lazio, non sembra rispondere a questa aspettativa.
Prescrizioni basate su uno stato dei luoghi superatoAnce ha evidenziato come il Ptpr non sia in linea con lo stato attuale dei luo-
ghi, dal momento che è stato redatto su carte tecniche regionali con voli del
1996 (aggiornati al 1999) e utilizza la Carta dell’uso del suolo approvata nel
2000. Il risultato sono una serie di incongruenze, specie nei casi in cui vengo-
no, ad esempio, classificati come “ambiti di paesaggio agrario di valore” aree
ad oggi del tutto urbanizzate o, come nel caso del comune di Roma, i 25 ambiti
che, seppur oggetto di osservazioni comunali ai Ptp accolte positivamente dal
consiglio regionale, continuano a mantenere un’erronea classificazione come
ambiti di paesaggio. Particolari non certo marginali, soprattutto se inseriti in
un quadro che se non opportunamente modificato potrà ingessare totalmente
il territorio e che - come si legge nel documento presentato dall’associazione
all’assessore all’Urbanistica – “va decisamente oltre l’indiscutibile tutela del
paesaggio, con gravi ripercussioni sul civile svolgersi dell’attività di sviluppo
sociale in un momento storico in cui al contrario andrebbe incentivata, sotto
ogni profilo, la ripresa economica rispetto alla quale il comparto edilizio può
offrire un contributo importante”.
Inasprimento dei vincoli senza attenzione alle specificità territorialiL’aspetto più penalizzante riguarda il fatto che “non solo sarebbe preclusa, o
fortemente condizionata, l’attività di trasformazione del territorio nelle parti
ancora dedicate allo sviluppo, ma sarebbero altresì del tutto inibite, o quan-
tomeno pesantemente pregiudicate, attività volte al recupero del patrimonio
edilizio esistente e alla riqualificazione del territorio anche su aree che la stes-
sa regione, in sede di approvazione dello strumento urbanistico generale e/o
attuativo, aveva già valutato positivamente”. Pesano sul nuovo Ptpr anche le
modalità con cui va ad investire le aree protette, che secondo Ance Lazio non
tengono in minimo conto, a differenza dei piani di assetto, le specificità e le
peculiarità ambientali di ciascun contesto, operando in maniera generica e stan-
dardizzata. È il caso della classificazione dell’intero territorio regionale in ambiti
di paesaggio, “assoggettando in tal modo tutto a forme di tutela anche laddove
non esistono vincoli di legge né beni o aree da tutelare, il tutto senza badare
alle singole peculiarità territoriali”. Nel caso dei beni archeologici, inoltre, il Piano
ne amplia il numero in maniera difforme a quanto sancito dall’art. 134 del dlgs
42/2004 e oltrepassa l’elencazione di beni tassativamente indicata all’art. 136
dello stesso dlgs, ricomprendendo anche vaste porzioni di territorio dichiarata-
mente prive di vincolo che tuttavia, a parere della regione e della sovrintenden-
za, devono ritenersi “unità di pregio eccezionale”. Il nuovo Ptpr si caratterizza
sostanzialmente per un inasprimento dei vincoli e un allargamento del controllo
anche retroattivamente, finendo per comprendere situazioni giuridicamente già
normate e andando a incidere sulle prospettive di investimento.
Controllo retroattivo su situazioni già normateIn particolare queste situazioni riguardano la normativa di salvaguardia in at-
tesa dell’adeguamento da parte degli enti locali al nuovo Piano paesaggistico,
prevista sia per i piani attuativi adottati prima dell’approvazione del Ptpr, sia
per quelli già definiti. Mentre i piani attuativi adottati dall’approvazione del
Ptpr in poi dovranno essere sottoposti alla verifica di conformità allo stesso Pia-
no paesaggistico, acquisendo anche il parere del ministero, le previsioni dei pia-
ni attuativi già approvati sin dal 1998 potranno essere fatte salve solo a seguito
di una delibera ricognitiva del consiglio comunale che ne attesti la compatibili-
tà o ai vecchi Ptp o al Ptpr. Una previsione, sottolinea il documento dell’Ance,
“del tutto illogica, illegittima e oltremodo pericolosa, potendo determinare solo
conseguenze negative i cui effetti sarebbero, peraltro, paradossali”. A fronte di
ciò l’associazione contrappone un’esplicita e puntuale richiesta di modifica, “al
fine di sancire in maniera incontrovertibile l’intangibilità dei piani attuativi ap-
provati, che pertanto non dovranno essere oggetto di ulteriori valutazioni, ana-
lisi, esami e/o ricognizioni da parte di chiunque, avendo già tutti gli enti compe-
tenti, in sede di loro approvazione o di verifica ai sensi di legge, provveduto ad
effettuare ogni valutazione possibile”. Dalla verifica andrebbero altresì esclusi
anche tutti i piani adottati “conformi a strumenti urbanistici generali approvati
successivamente all’adozione del Ptpr, fermo restando il caso di apposizione
di nuovi vincoli di legge”. L’approvazione di un Piano paesaggistico equilibrato
tra salvaguardia e sviluppo non può prescindere da una serie di norme esistenti
e soprattutto penalizzare prospettive di investimento in grado di migliorare la
qualità e le funzionalità di certi territori. Il confronto è aperto.
CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 2016 99 98
Innovazione e territorio
Premiare sostenibilità edilizia e innovazione progettuale
I bandi per l’utilizzo dei finanziamenti regionali devono contenere ele-menti premianti che promuovano e orientino lo sviluppo delle filiere dell’edi-lizia e dell’automazione, con un’attenzione particolare alle Pmi.
Si sa che i fondi europei per il settennio 2014-2020 costituiscono un importan-
te volano economico e di crescita sociale, soprattutto in una fase di carenza
di risorse pubbliche a fronte di un’ampia richiesta di interventi. La scelta della
regione Lazio di lanciare ormai quasi un anno fa una call for proposal al fine
di individuare gli ambiti più consoni a favorire una crescita della competiti-
vità del sistema produttivo regionale si è rivelata giusta, a giudicare dal nu-
mero dei partecipanti e dalla ricchezza dei progetti presentati. La varietà e la
diversificata qualità delle proposte ha richiesto un lavoro di armonizzazione
e di assemblaggio intorno a macro ambiti. Tra questi certamente una linea
di finanziamento riguarderà il tema dell’abitare sostenibile, in cui rientrano
anche le proposte cui Ance Lazio ha partecipato. In particolare troverà sicu-
ramente spazio quella che mira a sostenere modelli e progetti caratterizzati
da un maggior ricorso a soluzioni connesse allo Smart building. Una proposta
che privilegia un’edilizia sostenibile nel segno dell’efficienza energetica, del-
la qualità ambientale e della salute incrociando prospettive di crescita delle
filiere delle costruzioni e dell’automazione. Obiettivo principale è favorire l’a-
dozione da parte delle imprese del settore edilizio di nuovi sistemi per il mo-
nitoraggio e la gestione coordinata e interdipendente di tutte le componenti
impiantistiche e domotiche (Building Management System integrato), attual-
mente compatibili con le tecnologie disponibili nel settore dell’automazione
laziale, creando le condizioni per un processo di industrializzazione anche nel
settore della rigenerazione del patrimonio edilizio.
Linee guida per bandi di garaA questo fine appare fondamentale l’emissione da parte della regione Lazio di
bandi che sostengano finanziariamente progetti e proposte mirati a valorizzare
alcuni elementi concreti di innovazione, nella direzione degli obiettivi indicati
dalla regione e dalla Ue in materia di edilizia sostenibile. Progetti e opere in gra-
do di diventare modelli di riferimento, mirando alla riproducibilità delle soluzioni
e delle metodologie progettuali, costruttive e gestionali sperimentate e appli-
cate. Un aspetto soprattutto dovrà trovare un riscontro premiale, ovvero l’inte-
grazione tra sistema produttivo territoriale, società civile, reti di rappresentanza
e mondo della ricerca (università). I bandi, inoltre, dovranno fare riferimento a
progetti e realizzazioni, relativi a edifici nuovi o a opere di riqualificazione, che
contemplino una serie di elementi cui collegare punteggi premiali quali:
• il ricorso a sistemi di digitalizzazione (Bim) del processo costruttivo, dalla
progettazione alla fase di realizzazione, fino a modelli di gestione e ma-
nutenzione dell’opera in tutto il suo ciclo di vita;
• la scelta di soluzioni costruttive e impiantistiche integrate, in una logi-
ca di edificio a energia quasi zero, ovvero a consumo energetico zero, ad
elevato livello di comfort secondo parametri chiaramente identificabili e
verificabili;
• determinati risultati in termini di isolamento acustico e qualità dell’aria,
prevedendo il ricorso a sistemi di monitoraggio Bms, e di altri fattori di
sostenibilità ambientale quali il consumo/riciclo dell’acqua e la gestione
dei rifiuti;
• una gestione del cantiere a basso impatto ambientale utilizzando proto-
colli di certificazione della sostenibilità;
• la previsione di sistemi di valutazione delle prestazioni energetiche, della
funzionalità e del comfort degli ambienti interni ed esterni, collegati alla
gestione della manutenzione programmata.
Crescita tecnologica, ma anche formazione e comunicazioneQuesta azione di sostegno andrebbe orientata verso interventi relativi a interi
edifici. Una diffusa applicazione di innovazioni tecnologiche connesse all’au-
tomazione avrebbe l’effetto di accelerare un ampio processo di trasformazio-
ne del patrimonio edilizio esistente favorendo la bancabilità e attivando nuovi
investimenti. Il percorso di finanziamento da parte della regione Lazio qui ipo-
tizzato andrebbe indirizzato verso entrambe le filiere interessate. Dovrebbe
infatti essere orientato da un lato al completamento del processo di sviluppo,
messa a sistema e pre-industrializzazione delle tecnologie caratteristiche di
Bms (beneficiari diretti le Pmi operanti nella filiera dell’automazione indu-
striale), dall’altro al sostegno dell’applicazione di Bms nei processi industriali
delle Pmi operanti nella filiera delle costruzioni. Fino a una serie di misure
volte a favorire il ricorso a innovativi sistemi di monitoraggio e gestione delle
nuove funzioni connesse all’efficientamento energetico, alla qualità ambien-
tale e alla sicurezza nella progettazione e nella realizzazione di interventi di
retrofit, di riqualificazione edilizia e di rigenerazione urbana.
Di fronte a prospettive di crescita tecnologica di questo tipo andrebbero altresì
previste in forma integrata e sinergica azioni di carattere immateriale, fina-
lizzate prevalentemente alla formazione di personale tecnico specialistico,
nonché alle necessarie attività di divulgazione e comunicazione orientate al
potenziamento delle opportunità di mercato anche con riferimento a processi
di internazionalizzazione.
A cura di
VIOLA MORETTI
CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 2016100
Innovazione e territorio
Il contributo dei giovani imprenditori nel mercato che cambia
Fabrizio DELL’UOMO, recentemente eletto presidente del gruppo Giovani Ance Lazio, illustra il suo programma: scandagliare nuove opportunità con l’ausilio di strumenti conoscitivi adeguati e di una riflessione condivisa con i “senior”.
Selezionare gli ambiti dove concentrare l’attenzione con l’obiettivo di indivi-
duare le maggiori opportunità per le nostre imprese. Potrebbe essere questo il
leit motiv della mia presidenza. Quel che oggi infatti manca alle associazioni è
la capacità di comprendere come al centro delle esigenze delle imprese asso-
ciate vi sia una disperata ricerca di come posizionarsi in un mercato drastica-
mente ristretto e che troppo spesso è terreno di caccia di pochi, oppure prigio-
niero di comportamenti e procedure che rallentano, quando non impediscono,
la trasformazione di potenzialità in cantieri. Per cui diventa importante una
riflessione sul cambiamento, che ridefinisca il modo stesso di fare edilizia.
Compito dei giovani è provare a indicare un cammino nuovo e allargare gli oriz-
zonti interpretativi, mettendo a valore le competenze interne e consulenziali
di cui il sistema associativo dispone. Dobbiamo individuare obiettivi concreti
cui collegare alcuni strumenti soprattutto informativi e alcune azioni sia di
carattere conoscitivo che sul piano della riflessione ampia e condivisa anche
con i nostri colleghi senior. Vanno inoltre individuati ambiti precisi di mercato
e alcune questioni nevralgiche per la nostra attività imprenditoriale. Sotto il
primo punto di vista credo che si debba mettere al centro la riqualificazione e
la rigenerazione urbana, recuperando strumenti da noi poco utilizzati come
la finanza di progetto. Il che vuol dire poter contare su un sistema creditizio e
finanziario adeguato, aperto alla progettazione e alle capacità imprenditoriali.
La verità è che abbiamo bisogno di interlocutori seri, competenti e in grado di
coniugare giusti interessi di parte con gli interessi generali, nella direzione di
una valorizzazione dei beni comuni e della soddisfazione delle esigenze sociali
prioritarie. Penso alle residenze per anziani, all’edilizia sociale, alle scuole così
come alla difesa del territorio. Sono tutti segmenti di mercato ad elevata do-
manda cui si devono dare risposte rapide e di qualità e che si intersecano con
gli obiettivi di rigenerazione urbana. Finanza e inclusione sociale chiamano in
causa i fondi europei come una delle principali fonti di investimento. Disporre
di una mappa chiara delle finalità alle quali sono destinati e dei meccanismi e
percorsi per accedervi è un altro dei nostri obiettivi. Mi piacerebbe poi mettere
a fuoco le opportunità offerte da programmi nazionali come il Piano carceri e
la riqualificazione delle aree retro-portuali dei porti di Civitavecchia e Gaeta.
FABRIZIO
DELL’UOMO
Dell’impresa
Edil 2000 F.lli
Dell’Uomo
di Anagni,
Frosinone,
da marzo 2016
è alla guida
del gruppo
Giovani
di Ance Lazio.
103
PITTINI: INDUSTRIALIzzAzIONE DELLE ARmATURE PER CEmENTO ARmATO
Il Gruppo Pittini è da sempre un riferimento per il mercato nazionale ed eu-
ropeo nel settore dell’acciaio per il rinforzo del cemento armato e nella sua
lunga storia aziendale ha dimostrato in più occasioni come sia possibile tra-
sformare le avversità in opportunità. In quest’ottica la crisi che oggi attraver-
sa il settore delle costruzioni rappresenta ancora una volta uno stimolo per
investire nella ricerca e sviluppo, al fine di differenziarsi in un mercato poco
innovativo e costantemente alla ricerca di migliori efficienze di costo.
Come già in passato il Gruppo Pittini prosegue così con gli investimenti in
tecnologie e prodotti nel solco dell’innovazione: nel 1962 ha introdotto per
primo in Italia il traliccio elettrosaldato, nel 1997 l’acciaio ad alta duttilità
HD, nel 2002 il rotolo laminato a caldo Jumbo, nel 2005 il rotolo Jumbo 5.0
nella confezione da 5 tonnellate e oggi propone al mercato delle costruzioni
il Sistema di armature elettrosaldate Maplat®.
UN SISTEmA AVANzATO PEr GETTI SU GrANDI SUPErFICIIl Sistema Maplat®, prodotto nello stabilimento de La Veneta Reti di Loreg-
gia (Padova), è un sistema completo di armature elettrosaldate per la rea-
lizzazione di getti su grandi superfici, costituito da pannelli elettrosaldati a
misura, sia unidirezionali che bidirezionali, piani e sagomati. I pannelli sono
interamente realizzati in acciaio HD Pittini e vengono prodotti su impianti
automatici di ultima generazione, all’avanguardia per capacità produttiva
e precisione dimensionale. Il sistema prevede l’utilizzo di barre anche con
diametri diversi, posizionate a interassi variabili in entrambe le direzioni a
seconda delle esigenze progettuali, rendendo il prodotto adattabile a qual-
siasi impiego. Grazie alle dimensioni dei pannelli e agli elementi accessori
presagomati, Maplat® consente di portare la fase di posa delle armature su
un nuovo livello, trasformando la tradizionale posa delle barre singole in un
più sicuro, semplice ed efficiente assemblaggio di armature elettrosaldate
prefabbricate appositamente progettate e verificate. I vantaggi si evidenzia-
no su molti livelli e si traducono anche in un cospicuo risparmio economico.
FLESSIBILITà, PrECISIONE, rAPIDITàLa flessibilità produttiva degli impianti permette di ottimizzare la progetta-
zione delle armature. Ad esempio, l’ordinaria progettazione per platee e setti
prevede armature con passi multipli di 5 cm, per facilitarne la posa, mentre
con il Sistema Maplat® questo limite viene superato: il progettista può otti-
mizzare le armature in zone critiche prevedendo passi e diametri diversi per
l’armatura longitudinale e trasversale, con precisione anche inferiore al cen-
timetro. Questo consente di ottimizzare il quantitativo di acciaio da posare,
con un notevole risparmio nel costo di costruzione. Le tavole esecutive dei
cementi armati vengono rielaborate da tecnici specializzati per convertire le
tradizionali armature con barre in pannelli di rete unidirezionali o bidirezio-
nali, piani o sagomati, compresa la stesura delle tavole esecutive di posa e
montaggio.
La precisione produttiva degli impianti, in grado di operare con tolleranze
dimensionali inferiori al centimetro, garantisce la perfetta conformità dei
pannelli rispetto alle armature di progetto, eliminando di fatto l’errore uma-
no durante la posa in opera. Inoltre l’utilizzo di pannelli prefabbricati elimina
quasi totalmente lo sfrido, garantendo maggior pulizia in cantiere, migliore
efficienza nel rapporto fra acciaio acquistato e acciaio posato e minori rischi
di infortunio. L’utilizzo di tutte le armature elettrosaldate che compongo-
no il Sistema Maplat® consente di armare circa 1000 mq al giorno di platea
continua, con due operatori alla posa e un gruista per le armature più pesan-
ti, oppure con l’utilizzo di pannelli più leggeri movimentati da 4 operatori.
Rispetto ai sistemi tradizionali il sistema consente di ridurre fino all’80 per
cento i tempi di posa e fino al 30 per cento la quantità di acciaio posato.
Le tavole esecutive di posa e le etichette indicanti Posizione, Gruppo, Piano
ed Elemento rendono immediatamente individuabili le armature consenten-
do un drastico abbattimento degli errori di posa. Le consegne possono essere
organizzate con diversi punti di scarico, per mettere nelle migliori condizioni
i posatori e ottimizzare i tempi della posa stessa.
UNA SCELTA VINCENTE SIA PEr EDIFICI ChE INFrASTrUTTUrEIn questi ultimi anni numerosi sono i cantieri che hanno beneficiato dei van-
taggi del Sistema Maplat® e tra questi il nuovo quartiere di Cascina Merlata
a Nord–Ovest di Milano. L’intervento, a carattere prevalentemente residen-
ziale, si estende su una superficie di oltre 520mila mq ed è progettato secon-
do avanzati principi di sostenibilità ambientale. La necessità di realizzare gli
edifici in tempi ristretti ha orientato all’utilizzo del Sistema Maplat®, grazie
al quale è stato possibile fornire e posare circa 450 tonnellate di armature
elettrosaldate in poco più di 3 mesi. Ma il sistema è una scelta vincente an-
che nel settore delle infrastrutture: nell’ambito dei lavori di adeguamento a
sezione autostradale del raccordo Villesse-Gorizia A34, come armatura su-
periore dei viadotti sono stati utilizzati unicamente pannelli unidirezionali a
misura garantendo la posa di 2300 kg all’ora con solo 3 operatori (2 posatori
e 1 gruista).
CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 2016102
Technical partner Construction
Conference 2016
Per saperne di più: www.pittini.it
CIVILTÀ DI CANTIERE N. 02 2016 105
SAIE 2016: PERCORSI, VISIONI E CONOSCENzE PER LE COSTRUzIONI
Appuntamento dal 19 al 22 ottobre a BolognaFiere per la 52esima edizione di
Saie, che non soltanto si conferma come punto di riferimento per l’industria e il
mercato delle costruzioni, ma sarà anche occasione di networking e formazio-
ne: fiera di prodotti e tecnologie, luogo di incontri B2B e seminari specializzati.
L’INNOVAzIONEL’edizione 2016 punterà un faro sull’innovazione. Saranno esposti i migliori
esempi e le tecnologie più sostenibili da un punto di vista ambientale per la
riqualificazione degli edifici e la messa in sicurezza del territorio; si affronteran-
no le novità del Codice degli appalti con un focus mirato sulla digitalizzazione
e sul Bim; saranno presentate le proposte delle software house e le librerie delle
singole aziende. Sul fronte del cantiere non mancheranno le macchine a basso
impatto e a elevata intelligenza. Guardando ai temi centrali dell’agenda po-
litica nazionale si esplorerà in un dialogo aperto con gli operatori quali sono i
nuovi mercati possibili, i progetti di rigenerazione urbana e di riqualificazione
sostenibile che fanno scuola. Concretamente si spiegheranno anche cosa sono
e come funzionano smart building e smart city a tutte le scale del progetto,
inclusa l’ingegneria del territorio. “L’innovazione del settore è da sempre al cen-
tro dell’attenzione di Saie”, afferma Franco Boni, presidente di Bologna Fiere.
“Oggi ancor di più lavoriamo per una rinnovata competitività del settore, per
dare risposte concrete a un mercato in forte trasformazione”.
LA PIATTAFOrmA DELLE COSTrUzIONISaie è al centro di una piattaforma che rappresenta, esplora e attraversa l’intera
filiera delle costruzioni in tutte le sue diverse aree di specializzazione, coinvol-
gendo i migliori professionisti di ogni settore per condividere esperienze, cono-
scenze e prospettive di un mercato in costante evoluzione, sempre più orientato
alla massima efficienza e sempre più proiettato verso temi attuali e di interesse
comune, come la sostenibilità e l’economia circolare:
• All Digital Smart building è l’evento dedicato alle tecnologie e ai servizi digi-
tali per l’edificio in rete all’interno di Saie;
• H2O è la manifestazione dedicata all’acqua in cui, attraverso i percorsi Urban,
Industry e CH4, trovare gli snodi più importanti e attuali del settore;
• Expotunnel è dedicato alle tecnologie per sottosuolo e alle grandi infrastrutture;
• Ambiente Lavoro è l’unico salone italiano dedicato alla salute e alla sicurezza
nei luoghi di lavoro;
• Smart City conference raccoglie gli eventi dedicati ai processi d’innovazione
delle città all’interno di Saie.
Per saperne di più:
www.saie.
bolognafiere.it
Technical partner Construction
Conference 2016
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Per saperne di più:
www.oneteam.it
www.str.it
ONE TEAm E STR: PARTNERShIP STRATEgICA PER IL BIm
Technical partner Construction
Conference 2016
Il Building Information Modeling (Bim) è una metodologia di progettazione
innovativa basata su un modello digitale intelligente dell’opera progettuale
- civile, architettonica o infrastrutturale - che rende disponibili e integra tutte
le informazioni necessarie per creare e gestire un progetto con quelle neces-
sarie alla gestione tecnico-economica dell’intervento, alla sua realizzazione
e alla successiva manutenzione.
La partnership tra One Team e Str nasce con l’obiettivo di garantire ai propri
clienti consulenza e supporto nell’integrazione e interoperabilità tra i sistemi
Autodesk di progettazione e computo metrico con le soluzioni Str, ossia la
possibilità di scambiare i dati contenuti nel modello progettuale di partenza
tra diverse piattaforme software e applicativi destinati alle diverse attività,
durante la fase di realizzazione dell’opera e nell’intero suo ciclo di vita, dalla
manutenzione alla dismissione.
ONE TEAm, CONSULENzA E SOLUzIONI COmPLETEOne Team, Autodesk Platinum Partner, è una realtà impegnata sin dal 1997
nella consulenza e nella fornitura di soluzioni complete Bim, Cad, Gis e Pdm.
In particolare per l’introduzione e l’adozione del metodo Bim in azienda One
Team ha sviluppato e consolidato nel corso degli anni una metodologia uni-
ca. Dall’attività di Business Process Management alla vendita di soluzioni
software dedicate e personalizzate e soluzioni hardware altamente tecnolo-
giche, alla formazione e all’affiancamento su progetti pilota, One Team è il
partner tecnologico ideale per imprese di costruzioni e studi di progettazione
e per tutti gli operatori nel mondo dell’edilizia che vogliono introdurre il me-
todo Bim nella loro realtà.
STr, SOFTWArE GESTIONALI PEr L’EDILIzIAStr è una Business Unit di TeamSystem ed è leader da più di trent’anni nel
campo dei software gestionali per l’edilizia. Offre soluzioni e servizi per ren-
dere più efficace e competitiva l’attività di professionisti, artigiani, imprese
edili e impiantistiche, general contractor, enti pubblici e stazioni appaltanti,
multiutilities, gestori di patrimoni immobiliari e operatori del facility mana-
gement. Nella visione Str il Bim è l’elemento unificante dell’intera filiera delle
costruzioni. In questa direzione vanno la scelta dello standard Ifc, dell’Open
Bim e della massima interoperabilità con i più diffusi sistemi di progettazio-
ne assistita disponibili sul mercato. Il Bim di Str è il primo software italiano
che permette una più efficiente gestione dei processi di preventivazione e
controllo della commessa, On line Collaboration e Facility Management.
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UDINE3D fORUm: DALL’11 AL 13 NOVEmBRE 2016 LA SESTA EDIzIONE
Gli argomenti spazieranno dall’utilizzo avanzato di software di progetta-
zione e modellazione grafica 3D (Cinema 4D, Autodesk Maya e AutoCAD,
Nemetsheck AllPlan, ArchiCAD, Modo, Blender, ZBrush, VRay, Nuke e Rhi-
noceros, eccetera) alla prototipazione rapida con stampanti 3D di ultima ge-
nerazione, dalla gestione dell’interattività alla progettazione e realizzazione
di videogiochi, dall’utilizzo di schede open hardware (Arduino, Raspberry Pi,
Beaglebone Black) alla virtualizzazione e digitalizzazione delle workstation
per i processi di rendering. All’interno delle attività del Forum saranno inol-
tre organizzati una serie di eventi dì avvicinamento e di confronto (Focus
Group) espressamente pensati e strutturati per accompagnare i professioni-
sti nell’approccio alle principali e più innovative tecnologie 3D e digitali svi-
luppate per i settori di provenienza, come ad esempio il Building Information
Modeling (o Bim) per l’architettura e l’ingegneria.
SPAzIO ANChE A DIVULGAzIONE E INTrATTENImENTOLa giornata di domenica 13 infine sarà interamente dedicata ad attìvità di-
vulgative e di intrattenimento pensate per giovani e famiglie. Riproporremo
le competizioni di robotica, con gare di Segui Linea e di Sumo Robotico, men-
tre per tutta la giornata sarà possibile prendere parte a workshop e labora-
tori che permetteranno, tra gli altri, di vivere attivamente esperienze hands-
on come la costruzione di un piccolo robot. Accanto agli eventi più tecnici e
scientifici, il programma del Forum prevede anche alcuni momenti di convi-
vialità e relazione. Nella serata di venerdì 11 novembre infatti sarà possibile
prendere parte a un aperitivo e a una networking dinner, occasioni di incontro
informale cui parteciperanno anche i relatori del Forum e che costituiscono
momenti di scambio tra professionisti del settore, per condividere esperienze
e progetti e per intessere nuovi rapporti di collaborazione.
Parallelamente, un percorso dedicato è stato pensato anche per gli studenti,
ai quali saranno espressamente dedicati alcuni workshop gratuiti nella gior-
nata di sabato 12 novembre e per i quali saranno organizzati incontri con
importanti creativi del settore.
Udine3D Forum è l’evento indirizzato a imprese, professionisti, studenti e
tutti coloro che sono interessati a scoprire le più innovative tecnologie e ap-
plicazioni nei campi della modellazione, della grafica, della stampa 3D e del
digital imaging. Creato e promosso da Confartigianato Udine, la più impor-
tante associazione di categoria in Friuli Venezia Giulia, con la collaborazione
di Segnoprogetto Srl, società specializzata in grafica 3D, Udine3D Forum può
vantare il supporto istituzionale dei principali ordini professionali, dell’Adi,
dell’Università degli studi di Udine, del comune e della provincia dì Udine, del-
la regione autonoma Friuli Venezia Giulia. ll Forum, che si svolge a Palazzo
Di Toppo-Wasserman, è giunto oramai alla sesta edlzione consecutiva, con
un successo di pubblico sempre crescente (oltre 700 partecipanti nella scorsa
edizione) grazie alla collaborazione con alcune tra le più importanti aziende
del settore e alla presenza di speaker di rilievo nazionale e internazionale.
Udine3D Forum si articola su 3 giornate (con un prequel il giovedì sera) nelle
quali si alternano due convegni, una ventina di workshop tecnico-specialistici
dedicati ai professionisti del settore, laboratori ed eventi di avvicinamento
alla tecnologia e al mondo dei maker, pensati per gli studenti e le famiglie.
CONVEGNI PEr rIFLETTErE I convegni, intitolati Thinking Space, si propongono come un momento di
riflessione offerto al territorio sui temi del digitale e su come le nuove tec-
nologie possano essere efficacemente introdotte nell’operatività quotidiana
di imprenditori e professionisti per rilanciare la competitività del tessuto pro-
duttivo locale, con particolare attenzione al mondo della piccola impresa e
dell’artigianato. Vengono presentate anche testimonianze di imprenditori e
professionisti che hanno basato il proprio successo professionale sull’adozio-
ne di tecnologie digitali o di strategie di innovazione replicabili. Per andare
incontro alle diverse prospettive d’interesse, i convegni sono organizzati in
due sessioni separate: la sessione di giovedì 10 novembre sera sarà dedicata a
imprenditori, professionisti e operatori del settore, mentre quella di venerdì 11
mattina sarà rivolta agli studenti universitari e delle scuole superiori.
WOrkShOP PEr APPrOFONDIrE I workshop tecnici, nelle giornate di venerdì 11 e sabato 12 novembre, raccolgono
un’ampia offerta di contenuti articolati sui tre settori di interesse del Forum:
• architettura e design,
• ingegneria e prototipazione,
• grafica e animazione.
Per saperne di più:
www.udine3d.it
www.
confartigianatoudine.com
www.segnoprogetto.it
gIOVEDì 10 NOVEmBRE
VENERDì 11 NOVEmBRE
DOmENICA 13 NOVEmBRE
SABATO 12 NOVEmBRE
CONVEgNO PRO
CONVEgNO YOUNg
ESPOSIzIONE mAkERLABORATORI
WORkShOP TECNICIVISITE SCOLASTIChE
ESPOSIzIONE mAkERLABORATORI
Technical partner Construction
Conference 2016
WIENERBERgER: LA TRADIzIONE DEL LATERIzIO SI SPOSA CON L’INNOVAzIONE
Technical partner Construction
Conference 2016
Fondata nel 1819 a Vienna, Wienerberger è il più grande produttore al mon-
do di laterizi e leader assoluto in Europa nella produzione di tegole in cotto.
Detiene inoltre posizioni di rilievo a livello europeo sia nel mercato delle pavi-
mentazioni in cemento che nei sistemi di tubazioni. Wienerberger conta 202
stabilimenti in 30 paesi e un fatturato di quasi tre miliardi di euro all’anno.
In Italia è presente con quattro stabilimenti - ubicati a Mordano (BO), Villa-
bruna di Feltre (BL), Gattinara (VC) e Terni (TR) - che permettono di soddisfa-
re qualsiasi richiesta ed esigenza del mercato nazionale, posizionando anche
qui il gruppo Wienerberger ai vertici del settore.
QUALITà A 360 GrADI Tutte le soluzioni fornite da Wienerberger assicurano elevate prestazioni in
termini di solidità e durata, rispondono perfettamente alle normative antisi-
smiche, garantiscono prestazioni coibenti e benessere abitativo. Le soluzioni
in laterizio Wienerberger, di elevatissima qualità, si adattano a tutte le esi-
genze costruttive garantendo risultati di posa precisi e prestazioni altamente
performanti, con ridotti costi di manutenzione dati dall’eccezionale durata
del materiale.
L’eccellenza delle soluzioni in laterizio Wienerberger è data dalla combi-
nazione tra la tecnologia della rettifica e dei setti sottili. L’innovazione del
sistema rettificato consente di realizzare giunti di malta di appena un mil-
limetro, andando a eliminare completamente il ponte termico della malta e
incrementando le performance energetiche dell’edificio. In aggiunta a questo
sistema, i setti sottili permettono di aumentare le file dei fori e la percentuale
di foratura, migliorando così le prestazioni energetiche rispetto a un normale
laterizio.
Per questo le soluzioni in laterizio Wienerberger contribuiscono attivamen-
te al raggiungimento della certificazione Leed, rafforzando così l’impegno
aziendale per la diffusione di una cultura dell’edilizia sostenibile.
ASSISTENzA TECNICA, IL FIOrE ALL’OCChIELLO Wienerberger, insieme a soluzioni costruttive performanti e prodotti di eccel-
lenza, offre ai clienti servizi puntuali e personalizzati e un’assistenza comple-
ta, dalla progettazione all’esecuzione in cantiere, mettendo a disposizione il
proprio personale per consulenze ai progettisti nella scelta delle soluzioni più
idonee alle esigenze di progetto. L’azienda fornisce, inoltre, personale quali-
ficato direttamente in cantiere per la corretta posa in opera. Per saperne di più:
wienerberger.it
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gRUPPO zUCChETTI: UN SUCCESSO BASATO SULL’ECCELLENzA
Technical partner Construction
Conference 2016
Con un fatturato di oltre 386 milioni di euro nel 2015, in crescita del 7,5 per
cento rispetto al 2014, e oltre 105mila clienti, il Gruppo Zucchetti da dieci anni
consecutivi è il primo gruppo italiano di software.
Il Gruppo sviluppa e vende soluzioni per:
• aziende di qualsiasi settore e dimensione (in particolare gestionali, erp e
applicazioni per la gestione del personale);
• tutto il mondo dei professionisti, come commercialisti, consulenti del lavo-
ro, avvocati, curatori fallimentari, Caf, associazioni di categoria e casse edili;
• ambiti specifici come sicurezza, robotica, automazione industriale, geolo-
calizzazione, telemedicina e molto altro.
rICErCA&SVILUPPO, QUALITà, AFFIDABILITà, CAPACITà DI ASCOLTArEDegli oltre 3.150 addetti complessivi, 1.200 persone si occupano esclusivamen-
te di attività di ricerca&sviluppo e questo rappresenta un unicum per l’indu-
stria informatica italiana.
Nella commercializzazione dei prodotti, per i servizi di pre e post-vendita, di
formazione e di aggiornamento, il Gruppo Zucchetti si avvale di oltre 1.100
partner, dei quali 200 operano all’estero in più di 40 paesi.
Qualità, affidabilità, innovazione e capacità di ascoltare i clienti costituiscono
la forza competitiva del gruppo e il risultato di una strategia basata sulla ricer-
ca dell’eccellenza in tutte le soluzioni sviluppate per i diversi target di mercato.
INNOVAzIONE PEr LA GESTIONE DI APPALTI E CANTIErIIl Gruppo Zucchetti è un’azienda al 100 per cento italiana, con importanti
presenze anche all’estero, leader da sempre nell’innovazione tecnologica an-
che per la gestione di appalti e cantieri.
Con la suite “Safety Solution”, Zucchetti propone infatti un sistema perfet-
tamente integrato di soluzioni software e apparati hardware per la qualifica
di appaltatori e subappaltatori e per il controllo degli accessi al cantiere.
Con la soluzione “Appalti e qualifica fornitori” si può automatizzare la ge-
stione di appaltatori/subappaltatori allo scopo di una corretta qualifica tec-
nico-professionale di aziende fornitrici e lavoratori. Le soluzioni di rilevazione
presenze e controllo accessi permettono sia di profilare correttamente i lavo-
ratori e i mezzi provvisti delle necessarie qualifiche e autorizzazioni all’acces-
so nelle aree di lavoro in cui si svolge l’appalto, sia di monitorarne costante-
mente gli accessi. Tutti questi sistemi per la sicurezza sul lavoro sono attivati
presso il cantiere della Torre di Lodi, la nuova e avveniristica sede Zucchetti
attualmente in costruzione.Per saperne di più: www.zucchetti.it