Presentazione laboratorio 'governare il territorio. la programmazione urbanistica' 03 mag

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Laboratorio politico Governare il territorio. La programmazione urbanistica 1 03 maggio 2010

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Laboratorio politico

Governare il territorio. La programmazione urbanistica

1

03 maggio 2010

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Livelli della pianificazioneLa pianificazione urbanistica interessa ambiti

territoriali di dimensione diversa cui corrispondono piani differenti per contenuto e finalità.

La Legge Urbanistica Nazionale italiana (L. 1150/1942) ha introdotto tre livelli di pianificazione legati da un legame gerarchico, che prevede la dipendenza dei contenuti di un piano rispetto all’altro in ragione del livello al quale esso si riferisce. In altri termini, le disposizioni contenute nel piano di un determinato livello devono essere rispettate dal piano di livello inferiore, senza alcuna possibilità di deroga.

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• LIVELLO TERRITORIALE

• LIVELLO COMUNALE• LIVELLO ATTUATIVO

Livelli della pianificazione

In maniera estremamente sintetica, la legge urbanistica nazionale distingue:

DIMENSIONETERRITORIALE

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Livelli della pianificazione

La tendenza attuale propone un superamento del modello rigidamente gerarchico “a cascata” proposto dalla LUN 1150/42 dando luogo ad una modalità di pianificazione orientata alla cooperazione tra amministratori differenti, prediligendo l’integrazione tra obiettivi, carenze ed interventi nell’ottica di superare la gerarchia classica.

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Se, quindi, da un lato è possibile individuare tre livelli di pianificazione rapportati alla scala territoriale, dall’altro si può definire una “dimensione” degli strumenti di pianificazione, in ragione dei contenuti dei singoli piani. In particolare, si possono distinguere:

• PIANI GENERALI

• Hanno la funzione d’indirizzo e sono strettamente connessi a previsioni e piani di carattere economico

• Forniscono idee programmatiche dello sviluppo di un territorio

• PIANI DI SETTORE

• sono a carattere monotematico

• disciplinano l’uso del territorio in riferimento a specifici settori

INDICAZIONI/CONTENUTI

Livelli della pianificazione

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Lo schema indica i

principali strumenti di

pianificazione rispondenti ai

livelli individuati.Le frecce

indicano la dipendenza

esistente tra un piano e l’altro

così come disciplinato dalla LUN.

Livelli della pianificazione

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Livello TerritorialeIl Piano Territoriale Regionale (PTR)

Legge istitutivaL.n. 1150/1942 (Legge Urbanistica nazionale), art. 5

Soggetto competenteRegioni

Finalità generaleCoordinare le azioni localizzative e i regimi d’uso del suolo dei soggetti sott’ordinati

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Livello TerritorialeIl Piano Territoriale Regionale (PTR)

Il piano territoriale regionale si configura come lo strumento capace di gestire il coordinamento tra i regimi e le modalità d’uso indicate al livello comunale della pianificazione territoriale.La scala di competenza del piano, genericamente sovracomunale, con l’evolversi delle situazioni amministrative viene identificata in quella regionale: quando con il DPR 616/77 le competenze in materia urbanistica vengono cedute alle regioni, il piano di coordinamento viene individuato, infatti, come lo strumento più adatto alle competenze territoriali della regione.

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Livello TerritorialeIl Piano Territoriale Regionale (PTR)

E’ uno strumento di “grande scala” che fornisce orientamenti e indirizzi generali di sviluppo e di tutela. Orienta anche le azioni di riequilibrio tra i diversi settori e all’interno di ciascuno.

Il PTR deve mettere in luce organicamente le caratteristiche del territorio e gli obiettivi di sviluppo, organizzare la tutela dei beni naturalistici e storico-ambientali cartograficamente individuabili, definire gli orientamenti per gli strumenti provinciali e comunali, organizzare il sistema delle comunicazioni di livello regionale, avviare inventari di varie risorse da arricchire progressivamente.

Molto importante è anche l’individuazione dei modelli insediativi esistenti e la formulazione di schemi indicativi delle direttrici di espansione possibili o auspicabili.

Il PTR può avere anche valenza paesistica ai sensi della legge n.431 del 1985.

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Livello TerritorialeIl Piano Territoriale Regionale (PTR)

Definizione e finalitàIl piano è rivolto a:

• individuare e separare nel territorio determinate aree destinate ad insediamento edilizio,residenziale, direzionale, industriale, agricolo, fissando la collocazione più adatta a ciascuna zona di insediamento, in relazione ai centri di produzione e di lavoro;

• assicurare la conservazione degli aggregati edilizi esistenti;• determinare la natura e la estensione degli impianti pubblici comuni

alle varie zone.

Contenuti e direttive• Zonizzazione di massima rivolta ad individuare le parti di territorio

da riservare a speciali destinazioni e/o soggette a speciali vincoli o limitazioni per legge.

• Localizzazione di nuovi nuclei edilizi e degli impianti di particolare natura ed importanza.

• Localizzazione delle principali linee di comunicazione stradali, ferroviarie, elettriche,navigabili.

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Livello TerritorialePiano Territoriale di Coordinamento Provinciale

(PTCP)

Il PTCP è uno strumento del quale si è molto discusso (numerosi gli oppositori nei decenni scorsi).

La legge n.142 del 1990 ha chiarito il ruolo delegato delle Province in materia di pianificazione, la possibilità di tradurre gli orientamenti regionali in maniera più dettagliata, vagliare le istanze dei Comuni (anche i più piccoli e con meno capacità contrattuali) e, in prospettiva futura, la possibilità di esercitare un potere più autonomo e diretto.

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Livello TerritorialePiano Territoriale di Coordinamento Provinciale

(PTCP)

Particolare attenzione è rivolta alla difesa del suolo, alla tutela ambientale, alla distribuzione dei servizi sovracomunali, alle problematiche delle aree in forte sviluppo o in evidente crisi.

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Legge istitutivaL.n. 142/1990 art. 15

Soggetto competenteProvincia

Finalità generale Coordinare le azioni di pianificazione locale

Livello TerritorialePiano Territoriale di Coordinamento Provinciale

(PTCP)

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La provincia assume con la 142/90 funzioni di coordinamento delle azioni dipianificazione locale con una definizione delle linee strategiche ed una attenzione alle vocazioni locali molto più attenta di quanto la scala regionale sia in grado di fare.Il piano territoriale di coordinamento ad estensione provinciale, per statuto normativo,fonda lo sviluppo locale sulle risorse culturali e naturalistiche del territorio.

Livello TerritorialePiano Territoriale di Coordinamento Provinciale

(PTCP)

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Definizione e finalitàDefinisce indirizzi generali di assetto del territorio

Contenuti e direttive• le diverse destinazioni d’uso del territorio in relazione

alla prevalente vocazione delle sue parti;• localizzazione di massima delle maggiori infrastrutture e

delle principali linee di comunicazione;• le linee di intervento per la sistemazione idrica

idrogeologica ed idraulico-forestale, per il consolidamento del suolo e la regimentazione delle acque;

• aree per l’istituzione di parchi e riserve.

Livello TerritorialePiano Territoriale di Coordinamento Provinciale

(PTCP)

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Natura giuridicaPiano sovraordinato di coordinamento con valenze multiple legate alla normativa regionale in materia e alla possibilità di attribuire al piano provinciale valenze ambientali e paesistiche (ex l.431/85)

Processo di formazioneLa giunta provinciale avvia le procedure di formazioneIl consiglio provinciale adottaLa regione approva il piano

Livello TerritorialePiano Territoriale di Coordinamento Provinciale

(PTCP)

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Livello comunale: PRG (PUC)

In Campania il Piano regolatore generale (PRG),in seguito

all’approvazione della nuova legge urbanistica regionale, è denominato PUC (Piano Urbanistico Comunale).

Il PUC è il principale strumento normativo dell’uso del suolo

urbano.

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Livello comunale: PRG (PUC)

La riforma del Titolo V della Costituzione ed il principio di sussidiarietà hanno ulteriormente rafforzato l’importanza del PRG.

Esso copre l’intero territorio comunale e riguarda le infrastrutture, l’uso del suolo, (funzioni private e servizi pubblici) le densità edilizie, le zone di tutela e di conservazione. Per alcune limitate zone di territorio fissa anche la morfologia (allineamenti e altezze), la perimetrazione territoriale precisa.Per queste funzioni il PRG definisce, che è basata sulla cartografia catastale e ha valore legale.

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Legge istitutivaL.n. 1150/1942 (Legge Urbanistica nazionale)

Soggetto competente Comune

Finalità generale • Fissa le direttive generali di sistemazione della

totalità del territorio di un Comune, al fine di garantire la funzione sociale di cui all’art. 42 della Costituzione.

• Assicura la migliore composizione urbana degli insediamenti esistenti;

• Indica le future configurazioni del territorio comunale.

• Fissa, quindi, norme e prescrizioni per attuare tali finalità.

Livello comunale: PRG (PUC)

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Definizione e finalitàRisponde ad obiettivi di salvaguardia delle risorse territoriali e di uso del suolo a fini sociali, attenedosi a criteri di:• Economicità• Flessibilità• Coordinamento con scelte di livello superiore e di settore

Contenuti e direttive

Parte conoscitivo-valutativa• Conoscenza dello stato di fatto e specifiche condizioni territoriali;• Valutazione delle tendenze di sviluppoParte normativa• Localizzazioni• Zonizzazioni

Livello comunale: PRG (PUC)

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Localizzazioni• Principali vie di comunicazioni e relativi impianti• Spazi di uso pubblico (parchi, aree d’emergenza e di

protezione civile, etc.) e vincolati da specifiche servitù

• Aree da riservare ai servizi e alle strutture di interesse collettivo

Zonizzazioni Zoning del territorio comunale finalizzato alla definizione delle regole di edificazione relativamente a:• Funzioni ammissibili (destinazioni d’uso del suolo)• Quantità di edificabilità massima per unità di

superficie (IFF in mc/mq)• Distacchi e misure di altezze massime

Livello comunale: PRG (PUC)

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Elaborati principali

Relazione illustrativa composta da:Descrizione del territorio comunale allo stato di fattoDefinizione dei fabbisogni abitativi, economici e socialiPrincipi ispiratori e strategie generali da perseguire

Elaborati grafici relativi a:Descrizione del territorio comunale allo stato di fattoZoningPrescrizioni e vincoli localizzativi

Norma che stabilisce:Caratteri,Vincoli,Prescrizioni relative a IFF e destinazioni d’uso.

Livello comunale: PRG (PUC)

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Lo schema simbolico di zonizzazione funzionale classifica le aree in zone territorialiomogenee (ai sensi del DM 2 aprile 1968 n.1444) tenendo presente che sono:

zone A – gli spazi edificati di interesse storico-ambientale (in genere i centri storici) ed eventuali altre parti esterne (come antichi borghi, nuclei o parchi annessi a dimore storiche e le aree di interesse archeologico)possono essere classificate zone A anche le parti strettamente contigue determinanti per la tutela delle precedenti;

zone B – gli spazi edificati oppure di completamento diversi dalle zone A (privi di interesse storico-ambientale); sono zone di completamento quelle la cui superficie coperta da edifici supera il 12,5% della superficie fondiaria;

zone C – gli spazi inedificati destinati dal piano all’edificazione prevalentemente residenziale, nonché gli spazi limitatamente edificati che non possono rientraretra le zone B;

zone D – gli spazi destinati a insediamenti produttivi (industriali, artigianali, commerciali e simili);

zone E – gli spazi destinati al verde privato, compreso quello di uso agricolo;

zone F – gli spazi destinati ad attrezzature collettive e servizi pubblici compresi quelli riservati al verde pubblico e al verde attrezzato sportivo.

Livello comunale: PRG (PUC)

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Il Decreto Interministeriale 2 aprile 1968 n.1444 fissa gli standard minimi quantitativi da rispettare nella redazione di un piano regolatore. Standard da verificare anche nella redazione dei piani esecutivi/attuativi.

I valori minimi per abitante sono:

• 4,50 mq destinati all'istruzione• 2,00 mq destinati alle attrezzature di

interesse comune• 9,00 mq destinati agli spazi pubblici

attrezzati• 2,50 mq destinati a parcheggi

Livello comunale: PRG (PUC)

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Riferimenti normativi per gli strumenti di pianificazione ATTUATIVA

Gli strumenti di attuazione previsti dalla legislazione nazionale vigente sono:

PIANI PARTICOLAREGGIATI (art. 13/17, L. 1150/42) PIANI PER L’EDILIZIA ECONOMICA E POPOLARE (L. 167/1962) PIANI DI LOTTIZZAZIONE (art. 8 e 17, L. 765/1967) PIANI PER GLI INSEDIAMENTI PRODUTTIVI (art. 27, L. 65/1971) PIANI DI RECUPERO (art. 28, L. 457/1978) PROGRAMMI INTEGRATI DI INTERVENTO (art. 16, L. 179/1992)

Tutti i piani successivi al piano particolareggiato, introdotto nel 1942, sono simili ad esso per contenuto ed effetti e sono stati introdotti per superare le difficoltà che incontravano i PP in casi particolari.

In riferimento alla legislazione regionale i piani attuativi di definiscono PUA e sono disciplinati dalla LR 16/04

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I livelli di pianificazioneQUADRO RIASSUNTIVO

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Le novità introdotte dalla LEGGE REGIONALE CAMPANIA16/2004

I principi:

• il principio di pianificazione: ad ogni livello istituzionale un piano

• il principio di sussidiarietà: tutte le competenze – tranne quelle riservate per legge a livelli superiori – ai Comuni; passano al livello superiore solo le competenze che non possono essere da essi adeguatamente esercitate in rapporto alle dimensioni territoriali dei problemi e/o delle dirette conseguenze delle scelte;

• il principio di sostenibilità: il processo di pianificazione implica un contestuale e discriminante processo di valutazione ambientale (VAS);

• il principio di democrazia: cooperazione interistituzionale e concertazione con organizzazioni economiche, sociali e associazioni ambientaliste.

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La forma dei piani:

• il piano territoriale regionale sostanzialmente come piano strategico e di indirizzi;

• il piano territoriale di coordinamento provinciale come “piano unico” di area vasta, articolato in componente strutturale e componente operativa; problemi delle intese;

• il piano urbanistico comunale articolato in componente strutturale e componente operativa: ambiguità e incertezze: significato degli atti di programmazione degli interventi; vincoli funzionali nel Puc;

• i piani urbanistici attuativi;

• il regolamento urbanistico edilizio comunale come strumento.

Le novità introdotte dalla LEGGE REGIONALE CAMPANIA16/2004