Torino: governare il cambiamento

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1.Città metropolitana e trasformazioni territoriali: contesto generale e implicazioni di policy 2.Il governo della dimensione meso-regionale 3.Nodi da sciogliere

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1. Città metropolitana e trasformazioni territoriali: contesto generale e implicazioni di policy

2. Il governo della dimensione meso-regionale

3. Nodi da sciogliere

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Il contesto (1): la riscoperta della dimensione urbana nell’ultimo decennio

L’importanza delle città come motore di sviluppo

Economie di agglomerazione, città luoghi chiave dello sviluppo, con regioni circostanti mere appendici strumentali

Ciò apre un problema di rapporti tra grandi città, regioni e Stati che si può tradurre o in una assenza di relazioni o in conflitti difficili da risolvere

…ma anche tra città medie e regioni

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Percentuale della popolazione, del Pil e della crescita del PIL di alcuni paesi OECD originate dalle aree

metropolitane (superiori a 500000 abitanti) 2000-2010

Milano

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Il contesto (2): la rilevanza della dimensione urbana fa emergere caratteristiche evolutive nelle relazioni

intergovernative soprattutto per quello che riguarda i livelli intermedi di governo

• In passato si è assistito al rafforzamento del livello meso in Europa (modelli con due o tre livelli)

• Difficile concettualizzazione di regione: la più grande unità politico-amministrativa all’interno di uno Stato (terzo livello, NUTS1 e NUTS2)

• Crescita per numerose funzioni degli spazi delle politiche

• Modifiche territoriali (art.132 Costituzione)• Relazioni di tipo contrattuale e nuova normativa costituzionale

(art.117, co. 9) e ordinaria

Livello intermedio dotato di rappresentanza politica tra

lo stato nazionalee il livello comunale di base

Possibili risposte in Italia

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Il contesto (3): le dinamiche istituzionali in corso in Italia

Le Regioni di nuovo in un «cono d’ombra»

Come coniugare la regia del policentrismo urbano italiano con l’attuale ordinamento regionale?

Alcune analisi recenti mostrano come le Regioni siano troppo grandi e troppo piccole insieme

Questo rende evidente la crisi del regionalismo in Italia e in genere del livello «meso» individuato al di fuori dei contesti urbani

Ma quale è il giusto livello «meso»?

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Alcuni scenari possibili

• Governo della rete delle grandi città sulla base dei flussi reali e delle specificità di ciascuna di esse (grande variabilità), ma occorre una regia nazionale e un compromesso con le Regioni

• Macroregioni– Opzione funzionale– Opzione territoriale

• Ognuno va per conto suo…permane il conflitto tra aree metropolitane e livello «meso»

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Gruppi di sistemi locali per caratteri socio-demografici e di insediamento residenziale

Le città del centro-nord

I centri urbani meridionali

La città diffusa

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Geografia funzionale e geografia amministrativa: le incongruenze all’interno delle singole regioni

sulla base dei sistemi locali del lavoro Istat

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Performance individuali delle principali aree urbanenelle diverse aree di intervento

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… che porta ad alcune valutazioni sui rapporti tra Città metropolitana e Governo centrale

Tensioni tra territorio e funzioniLa storica carenza (che permane tuttora) di una politica urbana nazionale (due sole volte Ministero o Dipartimento per le aree urbane più Comitato interministerale del 2013), all’interno della politica economica e territoriale nazionaleNon si è avuta una evoluzione istituzionale coerente con l’espansione urbana del PaeseSotto-investimento nelle città anche a seguito della crisi della finanza localeIncertezza di rapporti tra l. 42/09 e l. 56/2014 all’interno di un processo di ricentralizzazione della finanza pubblica

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…che porta ad alcune valutazioni sui rapporti tra Città metropolitana e governo centrale (2)

Con l’attuazione della Città metropolitana è in gioco anche l’avvenire del processo di decentramento nel nostro PaeseRischio di modifica solo nominalistica con sopravvivenza della dominanza del comune centrale (esempio: personale del Comune centrale)Il processo di costruzione delle Città metropolitane risultava ancora percepito con vaghezza dalla popolazione (2013).Relazione positiva tra maggiore conoscenza e disponibilità al cambiamentoImportanza di una identità metropolitana

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… che porta ad alcune valutazioni sui rapporti tra Città metropolitana e governo

centrale (3)

«cooperare per competere», non avere paura dell’arbitro e della regia del centroProblemi della crescita del livello «meso»Prendere sul serio l’art. 1 c.2 della l. Delrio che tra le finalità istituzionali della Città metropolitana include: «cura delle relazioni istituzionali afferenti al proprio livello, ivi comprese quelle con le città e le aree metropolitane europee.»

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Guardare oltre i confini…

• Nel documento « Torino. Verso la strategia territoriale metropolitana» di Torino strategica il tema è solo accennato rispetto alla caratteristica di Torino multiscalare (hub di riferimento di un territorio più ampio):

• Torino è molte cose insieme:…– «Parte integrante di una macroregione metropolitana che va (almeno)

da Torino a Milano, che vede le Alpi come luogo centrale e non di confine, mettendo in gioco relazioni infrastrutturali, ma anche cognitive e simboliche.»

– Snodo di relazioni territoriali transnazionali che riposizionano la Città guardando al di là delle Alpi (Grenoble, Chambery, Lione, Ginevra)e più in generale all’interno della macroregione padana nel contesto europeo.»

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Due opzioni per le macro regioni• Opzione funzionale: si

prende atto dell’asimmetria territoriale (art. 117 8°comma

Cost.)

• Opzione territoriale: si avvia una azione di riordino territoriale (art.132

Cost.)

• Collaborazione orizzontale come potrebbe essere un Piano strategico interregionale Piemonte Lombardia che consideri le interdipendenze naturali economiche e infrastrutturali tra le Regioni. Il governo centrale dovrebbe agire da facilitatore promuovendo e incentivano in vari modi.

• Ricomposizione dei territori riducendo il numero delle Regioni (commissione Lanzetta???). Alti costi di transazione, richiede tempo.Il governo centrale dovrebbe probabilmente attribuire nuove competenze magari in forma differenziata

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Un esempio: la proposta del ddl Morassut-Ranucci

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Conclusioni

• Guardare oltre i confini• Forse l’Unione Europea può aiutare• Strategie nazionali di sviluppo per la gestione dei

fondi strutturali• Seria regionalizzazione del DEF• Fiducia nel legame virtuoso tra

decentralizzazione e sviluppo• Fiducia nella possibilità di saldare la

decentralizzazione al consolidamento fiscale