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    Contributi/2

    La decivilizzazione culturaledella societInterludi filosofici e critici con Pasolini

    Alessandra Granito

    Articolo sottoposto a doppia blind-review. Ricevuto il 20/08/2015. Accettato il 12/10/2015.

    Pier Paolo Pasolini was a kind of Master of Suspicion and one of the most provocative culturalcritics of his time who diagnosed the social falsification of the Self. In this article, I explorePasolinis perspective in terms of a negative ontology and I analyse the pars destruens of hislutheran and corsair production in terms of parresia and existential conf lict. Moreover, I writea critique of Pasolinis critique, pointing out that, in my opinion, Pasolinis dialogue withModernity is an apocalyptic look on the Grand Hotel Abyss, since it remains an impersonalhistorical dialectic and it is unable to undertake an existential kairsin view of a spiritual andethical metanoia.

    ***

    Cest avec les beaux sentiments quelon fait la mauvaise littrature

    A. Gide, Dostoevskij

    Pasolini una sorta di presenza deforme e solitaria nel panorama letterariomoderno, una presenza che insiste ad agire e a provocare con efficacia, e che,per quanto possa determinare distonie ermeneutiche, irritazioni e opposizioni, proprio in forza della propria peculiare deformit che continua a sollecitare,a scuotere e ipnotizzare. Tale deformit deriva da una duplicit mentale efilosofica: da un lato un disegno retrospettivo appassionato, seppure crudo esevero, dallaltro un mondo losco, infimo, sordido, rispetto al quale tale disegno come se fosse impossibilitato a incarnarsi. Lintensit di Pasolini nasce da questasproporzione tragica tra lesattezza e limperturbabilit del modello originario ela povert industriosamente patologica del mondo su cui questo disegno tenta di

    tradursi ed proprio tale sproporzione a costituirne un punto di orientamento

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    divergente, in un tempo, il nostro, sostanziato da infingimenti appiananti, coatterassicurazioni, sterili e volgari automatismi culturali.

    La densit prismatica del suo calibro di finissimo interprete dellospengleriano tramonto dellOccidente, di delatore della falsificazione sociale

    del S e della mut(il)azione antropologica della sua epoca, di nosografo degliegodilatati della societ dellincertezza, congruente con la eccezioneche la suairrequietezza costituisce rispetto alla ovviet inerte del suo tempo a cui nonsolo non si mai voluto adeguare, ma a cui ha aderito attraverso una sfasaturadella sua coscienza critica. Linattualit di Pasolini custodita proprio in questoresiduo di non-appartenenza alla propria epoca, e si tratta di una inattualit che,proprio perch fondata su uno scarto e su un anacronismo/discronia, lo legairrevocabilmente agli spasmi polimorfi del nostro tempo. Mutuando il Nietzschedelle Considerazioni inattualipotremmo affermare che la dissidenza pi radicale

    perch profondamente intempestiva di Pasolini consiste nel comprenderecome un male, un inconveniente o un difetto, ci di cui lepoca va fiera1.Il presente contributo si prefigge di indagare per contrasto e integrazione

    questo margine scabroso con lintento storico-descrittivo non solo di interrogarloin maniera circostanziatamente provocatoria, ma anche di mettere in luce lospessore forse pi scomodo del confronto con la scandalosa severit del Pasolinicorsaro e luterano.

    1. La critica pasoliniana come eserciziodi defascinazione eparresia

    Un tempo inquieto quello vissuto dallultimo Pasolini negli annicompresi tra il 1973 e il 1975, un tempo segnato non solo dallo scandalo,dallamara consapevolezza di non essere compreso, ma un tempo in cui siattesta anche, in maniera irreversibile e ultimativa, la congruenza fatale tramiracolo economico e mutazione antropologica, tra la logica neo-capitalisticadel profitto e la insidiosa dinamica della frustrazione, tra linvisibile rivoluzioneconformistica e la mimetizzazione della natura del desiderio umano.

    Alla luce dellendiadi moderna volgarit-benessere, Pasolini costruisceunanalisi purgativa di tali binomi su una filigrana di entropia esistenziale eontologica che, se da un lato ha come epifanico luogo antropologico ( locusnefastus) latrofizzazione e la derealizzazione interiore, dallaltro il portatodi una tensione inedita e controversa rispetto al processo storico-culturale dinormalizzazione e formalizzazione dellindividuo borghese. Difatti, attestatosiin un orizzonte di lucida e tragica persuasione antropo-culturale, disincantatoe audace nellattestare levidente caos malum mundicontemporaneo qualeessenza anarchica e inassoggettabile, il ruvidojaccusecontenuto in Scritti corsarie Lettere luterane si contraddistingue non solo per la coerenza, la seriet e il

    1 F. Nietzsche, Sullutilit e il danno della storia per la vita, a cura di S. Giametta, Milano 2001,p. 136.

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    mai pavido investimento di s con cui Pasolini rintraccia e tematizza il crucialesenso del drammatico, ma soprattutto per la disamina severa con cui egli ravvisauna deplorevole corrispondenza tra il piano ordinario della pigra e svenevoleedulcorazione e/o manipolazione culturale, e le storture, le contraddizioni e le

    minacce operanti nella societ dellepoca.Con un appassionato rigore critico e razionale, Pasolini si fa maestro

    del sospetto e constata che dopo lo spegnimento e la frantumazione di tutti ifermenti-ideali (post-resistenziali) ottimistico-positivi che avevano operato neglianni Sessanta rimasto un vuoto, una desolante incertezza, un senso pervasivo diparalizzante angoscia esistenziale a cui luomo contemporaneo (il consumatore)reagisce con un paradossale (e impotente) processo autoconsuntivo: la fugademoniaca verso la triviale e conformistica ideologia edonistica.

    Decidere se sognare una Ferrari o una Porche; seguire attentamente i programmitelevisivi; conoscere i titoli di qualche best-seller; vestirsi con pantaloni e maglietteprepotentemente alla moda; avere rapporti ossessivi con ragazze tenute accantoesornativamente, ma, al tempo stesso, con la pretesa che siano libere2.

    Si tratta della omologazione culturale3, di unanarchia performantele coscienze, ovvero, di una diversione degradante dellindividuo dispersonelle categorie astratte e impersonali della massa. Sono queste, daltronde, lecaratteristiche preminenti del nuovo Potere senza volto, il Potere dal voltoancora bianco che seduce in maniera anodina, discreta e soffusa perch, se daun lato ha i tratti moderni della tolleranza, della permissivit e delledonismo,dallaltro, al contempo, ha anche invisibili tratti repressivi: la tolleranza si rivelafalsa, la permissivit ambigua e ledonismo interclassista nasconde la decisionespietata di preordinare tutto mediante dispositivi frustranti e nevrotizzanti4.

    E questo processo involutivo legittimato dal fatto che il nuovo Potereha anzitutto bisogno di una elasticit formaledella coscienza, ed per questoche agisce nellorizzonte di una ebete laicizzazione dellesistenza processoabbrutente della modernit, che istiga litaliano medio a confrontarsi sempremeno con valori e con fini trascendenti, con modelli ideali e forme religiose, e a

    2 P.P. Pasolini, Il potere senza volto, in Corriere della sera, 24 settembre 1974. Ora presente inScritti Corsaricon il titolo24 giugno 1974. Il vero fascismo e quindi il vero antifascismo, in Id.,Scritti Corsari, Milano 2011, p. 46.3 Specificamente: per omologazione culturale Pasolini intende la media delle culture diclasse, ovvero linsieme della cultura dellintelligencija, della cultura della classe dominante,della cultura della classe dominata (popolare e operaia) che per secoli sono state distinguibiliseppure storicamente unificate.4 Cfr.,P. P. Pasolini, Il genocidio, in Rinascita, 27 settembre 1974. Ora presente in Id., ScrittiCorsari, cit., p. 2. ASal che ha, perch ne deriva, la stessa matrice degli Scritti Corsari Pa-solini affida il punto darrivo della sua ideologia sul potere e sul rapporto tra borghesia e sottop-roletariato nei termini di un rapporto dialettico tra servo e padrone, un rapporto perverso tra

    vittima e carnefice che mette a nudo la meccanica di Palazzo: l dove tutto proibito, in realtsi pu fare tutto. Questo Potere illude di essere liberi, ma in verit manipola e influenza senzaalcuna libert di fare altrimenti, perch non si sa pi pensare altrimenti.

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    cercare invece una soddisfazione della vita nel presente, nel consumo isterico esfrenato dellangusto piano dellimmanente.

    Succede spesso dice lo scrittore a Gennariello a proposito del conformismo in questa nostra societ, che un uomo (borghese, cattolico, magari tendenzialmentefascista) accorgendosi consapevolmente e inconsapevolmente di tale ansia diconformismo, faccia una scelta decisiva e divenga un progressista, un rivoluzionario, uncomunista []. Perch da una parte il conformismo, diciamo cos, ufficiale, nazionale,quello del sistema, divenuto infinitamente pi conformistico, quindi infinitamentepi efficace nellimporre la propria volont che qualsiasi altro precedente potere almondo5.

    Pasolini parla diuna forma totale di nuovo fascismo, il fascismo dellacomodit e del benessere che non distingue pi, che non umanisticamenteretorico, ma americanamente pragmatico6, un fascismo, cio, che oltre adessere omologante, esercita un totalitarismo morbido, subdolo e clandestino,ottenuto mediante limposizione della aproblematicit della joie de vivree dellaissez faire. Questo nuovo fascismo crea volti terrorizzati o fastidiosamenteinfelici, maschere diniziazione squallidamente barbarica o di una integrazionediligente e incosciente7, crea identit-ombre adoratrici di feticci, plasma uominiafasici ed eterodiretti, inespressivi e interscambiabili, esistenzialmente alienatinella libert dellessere schiavi, la cui illusione di essere sufficienti a se stessi inrealt saldata su fattori corrosivi e corrompenti della reciproca convenienza, su

    tensioni di dipendenza e dominio, su competizioni dimostrative traperformancesdi riconoscimento, su scambi opportunistici tra egoismi meschini e camuffati.Si tratta di uomini i cui rapporti sociali perdono la distanza qualitativa, il loromistero dialettico, la loro tonicit e il loro vigore, e diventano de factocoesioniinerti, inconsistenti perch impersonali, espressioni di una asocialit integrata8.

    5 Id.,Lettere luterane, Milano 2012, pp. 70-71.6 Id.,24 giugno 1974. Il vero fascismo e quindi il vero antifascismo, cit., p. 50.7 Id.,Lettere luterane, cit., p. 20.8 Considerazioni, queste, che richiamano le analisi sulla massa affrontate dal filosofo tedescoPeter Sloterdijk in Die Verachtung der Massen (Frankfurt a. M. 2000). Secondo Sloterdijk lamassa, oggi, ha una forma del tutto immaginaria, sempre pi difficile da afferrare, perch si come astratta (lonely crowd), atomizzata (Atomisierung) e volatilizzata (Gasfrmigkeit). Ed proprio questo il suo nuovo e terribile elemento sovversivo. Lo stesso avviene per il singoloche, se da un lato legato alla massa, dallaltro resta profondamente solo. Walter Dietz definiscedisperazione di massa (Verzweiflung en masse) questo fenomeno atopico e pervasivo, una for-ma radicale di solipsismo (Solipsismus) e massificazione (Vermassung), di abbrutimento(Verrohung) e di reificazione (Verdinglichung) del concetto di vita a cui conduce la societmoderna, in cui il singolo individuo ridotto a mera componente numerica e anonima (qual-cuno) della specie umana. Cfr. W. Dietz, Verzweiflung en masse. Kierkegaards Einzelner unddie Kritik der Masse, in K. Broese, A. Htig, O. Immel, R. Reschke, Vernunft der Aufklrung-

    Aufklrung der Vernunft, Berlin 2006, pp. 185-205. Bernd Heimbchel, infine, riconosce ladisperazione di massa come la caratteristica distintiva dellepoca storica compresa tra il XIXe il XX secolo. Lo studioso definisce questepoca unepoca di disperazione, e apostrofa luomo

    di questo tempo come un uomo disperato che rinuncia a esistere come singolo per annullarsinellastratta e anonima categoria dellen masse. Il mancato compimento di s e della propriaesistenza sinonimo non solo della sottrazione, da parte dellindividuo, alla responsabilit pi

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    Si tratta di uomini il cui occhio scivola sulla superficie delle cose senza pervederne la trama subliminare (sub limine) che pulsa al di sotto della loro banalecoscienza pratica, uomini ridotti a individualit inferiori, a meri uomini naturalidai bisogni istintuali e primari (produrre e consumare):

    [Le caratteristiche preminenti del nuovo Potere sono] il rifiuto del vecchiosanfedismo e del vecchio clericalismo, la sua decisione di abbandonare la Chiesa, lasua determinazione (coronata da successo) di trasformare contadini e sottoproletari inpiccoli borghesi, e soprattutto la sua smania [] di attuare fino in fondo lo Sviluppo:produrre e consumare9.

    In Lettere luteranePasolini consolida la vervedissacrante delle sue analisicorsare mediante un giudizio perentorio di condanna e di cessazione

    damore10

    che resta sostanzialmente al di quadella mera sfera verbale: i giovanigli appaiono o infelici o criminali, o estremisti o conformisti, disperatimendicanti, lambiguit fatta carne11, uomini dai lineamenti contraffatti diautomi e privi di una interiorit caratterizzante, resi infidi, retrivi e reazionaridalla stereotipia. Regrediti a una rozzezza primitiva e a una faziosa passivit, essisono presuntuosi, complessati, razzisti borghesucci, imbecilli e, quel che peggio, sono soddisfatti dellorrendo valore carismatico e della intollerabileufficialit di ci che la societ consumistica offre loro12.

    Pasolini definitivo: la giovent italiana una piaga sociale ormaiinsanabile13.

    Mossa dalla volont onesta di dar voce al negativum inteso comeesautorato dissenso da una visione conciliante e integrante , largomentazionecontundente di Pasolini anteposta e ulteriore rispetto a ogni giustificazione oacquietamento: il suo pungente antagonismo critico non soltanto un sensibileesercizio semiologico di denuncia dei dispositivi petrosi e mistificanti dellareductio ad unum, ma anche una interrogazione sapida e stimolante, rovinosae feconda, con lintento di rimettere in primo piano la specificit delle tensionietico-esistenziali che, incarnate dalla luminosa purezza del mondo povero espontaneo della sua giovinezza a Casarsa,ora gli sembrano essere orrendamente

    deflagrate in un umanesimo formale e volgare, contraffatte dal riduzionismodisgregante delledonismo e dal subdolo dilagare dellindifferentismo valoriale.Questa epochstorico-culturale, questo passaggio penoso e involutivo, Pasolini

    grande che egli ha nei confronti di se stesso come essere umano autentico e singolo, ma anche sinonimo della sua riduzione a mera componente della collettivit, della societ, delpubblico, piegato ai principi universali e astratti del sapere scientifico, fagocitato nei meccanis-mi dellomologazione e dellimpersonalit in cui egli stesso in primissi come eclissato; cfr.B. Heimbchel, Verzweiflung als Grundphnomen der menschlichen Existenz, Frankfurt a. M.-Bern-New York 1983, pp. 178-183.9 P. P. Pasolini,24 giugno 1974. Il vero fascismo e quindi il vero antifascismo, cit., p. 46.10 Ivi,pp. 17-18.11 Ivi,p. 20.12 Ivi,p. 26.13 Ibid.

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    lo definisce genocidio culturale, intendendo con esso la borghesizzazionesistematica del popolo preborghese, ovvero, la soppressione e sostituzione deivalori forti dellumanit incontaminata e primigenia valori capaci di dare unsenso a tutti gli aspetti dellesistenza con lindifferentismo valoriale operato

    dalle persuasioni occulte del fascismo consumistico.

    I giovani hanno perduto il loro antico modello di vita, quello che realizzavanovivendo e di cui in qualche modo erano contenti e persino fieri, anche se implicavatutte le miserie e i lati negativi che cerano e adesso cercano di imitare il nuovomodello messo l dalla classe dominante di nascosto: il modello che [...] impone aigiovani che incoscientemente lo imitano, di adeguarsi nel comportamento, nel vestire,nelle scarpe, nel modo di pettinarsi o di sorridere, nellagire secondo il modo di vitapiccolo-borghese14.

    un cataclisma antropologico che Pasolini vive esistenzialmentecon unarivolta idealistica che lentamente si fa frustrazione, delusione, rabbia, rifiuto,taedium vitae15. Con gli occhi aperti dinanzi a tale status quo, Pasolini guardaal mondo contadino che rimpiange, ma non nel senso di una nostalgia liricaper lItalietta (Calvino) o per una languida et delloro (Ferrara)16, quantopiuttosto rimpianto per quella che egli definisce let del pane, lavanzo diuna civilt precedente, prenazionale e paleoindustriale17, ovvero, limmensomondo contadino e operaio prima dello Sviluppo18, dove il consumo eralimitato a quel necessario che rendeva la vita, seppure grama e precaria, una vita

    ardente, appassionata e realmentefelice19.Let del pane non solo quella in cui egli rintraccia il sublime significato

    eretico del sacro, ma soprattutto quella in cui possibile rinvenire il significatoeminentemente filosofico del tedesco Geist (nella sua accezione jaspersiana),lo spirituale che, radicato nellinteriorit della coscienza, diventa il moto diauconsapevolezza di chi non si limita al carattere spietatamente empirico,funzionale ed eteronomo della desolante datit mondana, ma si pone al cospettodi una infinit, di una intensa Sehnsuchtdellirrelativo seppure ancestrale epoetica che costantemente la supera. Si tratta di un mondo quello rimpiantoda Pasolini segnato dagli azzardi della spontanea immediatezza, dal decorointimo e dalla verecondia dellinteriorit che forma lapersonalite salvaguarda il

    14 Cfr. Id., Il genocidio, cit., p. 228.15 Id.,Pasolini replica sullaborto, in Corriere della Sera, 30 gennaio 1975. Ora presente inScritti Corsaricon il titolo30 gennaio 1975. Sacer, in Id., Scritti Corsari, cit., p. 107.16 Cfr.Id., Lettera aperta a Italo Calvino: P.: quello che rimpiango, in Paese sera, 24 settem-bre 1974. Ora presente in Scritti Corsaricon il titolo 8 luglio 1974. Limitatezza della storiae immensit del mondo contadinoin Id., Scritti Corsari, cit., pp. 51-55. Si veda inoltre Letteraluterana a Italo Calvino, in Id., Lettere luterane, cit., pp. 197-203.17 Id.,Lettera aperta a Italo Calvino: P.: quello che rimpiango , cit., p. 53.18 Id.,Ampliamento del bozzetto sulla rivoluzione antropologica in Italia, in Mondo, 11 luglio

    1974. Ora presente in Scritti Corsaricon il titolo 11 luglio 1974. Ampliamento del bozzettosulla rivoluzione antropologica in Italia, in Id., Scritti Corsari, cit. 63.19 Ivi,p. 61.

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    rapporto con se stessi un mondo che, conformato (nel vissuto e nellesistenziale)da una repressiva dilatazione materialistica, lascia il posto a una seriet capziosa,una ragionevolezza dispeptica e priva di contenuti, per cui il singolo individuo diventato uomo-massa o uomo-automa, i pensieri sono diventati sottili e

    fragili, i desideri composti e apatici, la banalit ha prevalso sulla complessit,il disimpegno sullimpegno, il voyeurismo sullazione, la rappresentazione sulvissuto, la spettacolarizzazione della frenesia insolente sullessenziale20.

    Lanalisi pasoliniana della societ sembra dunque rintracciare una vera epropria trasvalutazione culturale,la cui genesi andrebbe individuata in sensokierkegaardiano nella rimozione esistenziale del principio di contraddizione,criterio demarcante di unazione responsabile e responsabilizzante, il cui esitoaberrante , per lindividuo, lo snervamento del valore decisivo della disgiunzione,lavvilimento della fedelt al proprio ideale di vita, il venir meno della vicinanza a

    se stessi, lincapacit di volere una cosa sola. Ed proprio da tale trasvalutazioneche scaturirebbe la congerie di pervertimenti valoriali insiti nel passaggio dalletmitica e quella moderna: la fragorosa spontaneit dellesistente scivola mutalungo le vie traverse della riflessione apatica e circospetta; lammirazione falsatain affettazione melliflua; il desiderio pervertito in brama di profitto coatto ecatatonico, in brama di possesso da saziare con il denaro criterio astratto sucui misurare sia lindividuo che lesistenza; la sofferta ricerca della greca enkrteiasi disperde nellinessenziale, in un repressivo addolcimento delle condizioni divita; il compito dellesistenza degrada a frenetico esercizio esistentivo censuratocome qualcosa di sconveniente; il riguardo per lesistente diviene uno squallore

    luccicante da barattare con la cura schiva delle convenzioni in cambio divantaggi immediati; il coraggio della discontinuit qualitativa che la decisioneimplica soppiantato da unastuzia altezzosa e volubile che dispone alleffondersicaricaturale dellinteriorit e costruisce una doppia prigione etica e culturale.

    Secondo Pasolini tale ri-configurazione una vera e propria mutazioneantropologica, una monodimensionalit antropologica frutto dellistigazionedel Potere a unansiosa smania di uniformazione nel consumare, nellessere felice,nellessere libero al prezzo di unatroce forma di dissociazione, di estraneit edi nevrosi nel dovereseguire un ordine non pronunciato, ma a cui il suddito-consumatore si sente costantemente (inconsciamente) richiamare quandoviene posto di fronte a una sorta di coscienza di inferiorit sociale 21. Questopunto estremamente interessante per sviscerare lapars destruensdella mordaceprospettiva pasoliniana: la conflagrazione tra conformismo e nevrosi innescata,tra laltro, da una illegittima sincronia tra sviluppo e progresso con il suoportato di idolatria consumistica, di rigida convenzionalizzazione dei rapportiumani, di mimetismo e transustanziazione culturale, rimessa da Pasolini aquella che egli reputa la contraddizione pi scandalosa, ovvero, la collusione(in malafede) tra religione e borghesia, il mercimonio tra Stato e Chiesa, i due20 Si veda a riguardo la lettera aperta dal titolo La sua intervista conferma che ci vuole il processo,

    che Pasolini scrisse al Presidente della Repubblica Leone, pubblicata su Il Mondo l11 settem-bre 1975.21 Ivi,p. 62.

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    organismi assimilatori della laicit consumistica che si aggrovigliano per spingerela societ verso il progressivo adattamento alla cinica laconicit edonistica.

    La dissociazione che spacca ormai in due il vecchio potere clerico-fascista, puessere rappresentata da due simboli opposti e inconciliabili: Jesus (nella fattispecie ilGes del Vaticano) da una parte, e i blue-jeans Jesus dallaltra. Due forme di potereluna di fronte allaltra: di qua il grande stuolo dei preti [], di l gli industrialiproduttori di beni superflui e le grandi masse del consumo, laiche e, magari, idiotamenteirreligiose. Tra lo Jesus del Vaticano e lo Jesus dei blue-jeans c stata una lotta. NelVaticano [] si son levati alti lamenti. Lamenti a cui di solito seguiva lazione dellamano secolare che provvedeva a eliminare i nemici che la Chiesa magari non nominava,limitandosi appunto ai lamenti. Ma stavolta ai lamenti non seguito niente. La longamanus rimasta inesplicabilmente inerte. [] Ora il potere democristiano clerico-fascista si trova dilaniato tra questi due Jesus: la vecchia forma di potere e la nuovarealt del potere22.

    Concludendo la disamina della pars destruensdella diagnosi pasoliniana, possibile asserire che Pasolini, con piglio esigente e severo, e lungi dalloffrireuna parvenza di pacata ed estraniante armonia con ci che succum et sanguineminvece dissonanza irrisolta, istituisce un rapporto incomprimibile con la coscienzaculturale della propria epoca. Pasolini cio scardina la menzogna anestetizzantedella razionalizzazione, dellordine e della stabilit di una realt che, invece,in s, profondamente torbida e insensata, e compie una sorta di rivoluzionecopernicana della defascinazione, facendone il mordente distogliente contro la

    distrazione e lottundimento, contro la volont di addomesticamento, controlorrore di rinchiudere definitivamente lesistenziale nella trappola arcigna delconservatorismo etico e della disperazione estetica.

    Aspetti, questi, che possono essere tradotti come la pratica pasolinianadellesercizio della grecaparresia, il parlar chiaro e onesto23, per rendere attentialle insidiose sirene della modernit, per evitare ogni forma di pavido silenzioe di adulazione, per anteporre il dovere esistenziale e morale allapatia morale.Pasolini, infatti, profonde uno sforzo di fiero anticonformismo, di rifiuto delcompromesso, di tenace impegno nel dedicarsi e nel vivere in fondo il proprio

    pensiero. Egli mette in gioco soprattutto se stesso attraverso i sentieri del suovagolare disperato nella vita24, producendo una sovversione il cui risultato un mordace e provocatorio manifesto della visione incisiva e destabilizzantedellepoca, alieno a ogni melensomesotes, avverso al filisteismo/feticismo piccolo-borghese dellestablishmentdemocratico-liberale, responsabile di aver prodotto

    22 P.P. Pasolini, Sviluppo e progressoin Id., Scritti Corsari, cit., pp. 177-178.23 Il riferimento alla greca parresia cinica, considerata nellattualit del suo portato etico-cul-turale da Michel Foucault in: M. Foucault, Lhermneutique du sujet. Cours au Collge de France(1981-1982), Paris 2001, a cura di M. Bertani, Lermeneutica del soggetto. Corso al Collge deFrance (1981-1982), Milano 2003, in particolare p. 146 e p. 210.24 P.P. Pasolini, Non aver paura di avere un cuore, in Corriere della Sera, 1 marzo 1975. Orapresente in Scritti Corsari con il titolo 1 marzo 1975. Cuore, in Id., Scritti Corsari, cit., pp.122-127.

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    lequazione regressiva tra sviluppo e progresso, di aver coniato laccezioneopportunistica dellutilitarismo e di aver spinto alladeguamento ai clichsdellamediet.

    2. Una lettura irrisolta. Luci e ombre della critica su Pasolini

    Lintellettuale chiamato ad accogliere e a corrispondere nel sensoeminente dellheideggeriano Ent-sprechen allingiunzione filosofica di sensoche sempre gli rivolta e da cui viene costantemente interpellato. Anche Pasolinivi ri-chiamato, e ad essa egli cor-risponde con una critica della decivilizzazioneculturale della societ dalla valenza etica dissolutiva, non-conforme e non-conformista, tale da costituire un punto di orientamento divergente perlassunzione della problematicit dellumano in unet per certi versi appiattita

    su infingimenti ipocriti e coatte rassicurazioni, sui comodi e sterili automatismiprodotti dalle care cose di unesistenza posticcia.Nel pronunciare il suo caustico giudizio sullepoca egli rivendica il suo

    diritto alla vita, o meglio, rivendica la vita come imperterrito esercizio dellaragione perch, scrive, meglio essere nemici del popolo che nemici della realt25.Il punto come gi aveva chiaramente insistito in Trasumanar e organizzar la messa in chiaro del rapporto tra verit e potere, e quindi tra verit non dicibile(Nefas) e verit dicibile (Fas): dire la veritsignifica, per Pasolini, disobbedire,resistere alla tentazione di essere integrati, rifiutare la strumentalizzazione delladignit delleccezione, avere il coraggio di infrangere il silenzio omertoso tanto

    dei mugolii ventriloqui e stereotipati della classe colta, quanto dellafasia diuna giovent impudente e sonnambula, negarsi ai compromessi con lidolatriaprogressista.

    Vibrante di unpathosgreve e rovente, Pasolini scrive la (sua) verit lividacome se redigesse auto da f, con una tensione esasperata, con una disarmantemancanza di umori ironici e satirici che, quasi per ritorsione mimetica, esprimedistruttivamente la distaccata e stoica accettazione per la desacralizzazionemoderna della realt26. E nello scrivere la (sua) verit egli dissente, perch ildissenso il meraviglioso sentimento-guida della sua critica incandescente epenentrante, una critica ribelle rispetto allobbedienza, sentimento depravatodi intimidazione culturale proveniente da secoli di controriforma, di clericalismoe di moralismo piccolo-borghese.

    Pasolini dunque dissentenella misura in cui come uomo di cultura vive un conflitto esistenziale naturale e misterioso, privativo ma libero, con lapropria istanza eretica. E allora, proprio perch, come scrive Andr Gide, coni buoni sentimenti si fa la cattiva letteratura27, o come scrive Franz Kafka laparola vera ferisce sempre28, Pasolini, lungi dallincagliarsi nelle spire perbeniste

    25Id.,Lettere luterane, cit., p. 20.26 Cfr.A. Berardinelli, Introduzione aP. P. Pasolini, Scritti Corsari, cit., p. XI.27A. Gide, Dostoevskij, Milano 2013, p. 98.28 F. Kafka, Confessioni e diari, Milano 2013, p. 42.

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    e compiacenti dellautoinganno di certo puritanesimo intellettuale, pare seguirela via tracciata da Elmire Zolla in Eclissi dellintellettualee da Ernst Jnger inDer Waldgang, ovvero, la via dellintellettuale tormentato e non integrato, chenon solo si assunto il compito di comprendere il declino della societ moderna,

    ma di farsi fine interprete del substratum degradante del palazzo di cristalloincarnato dal pensiero filosofico moderno gravitante attorno alla (nichilistica)identit ideale di essere e pensiero.

    Non solo: Pasolini abita poeticamente il mondo, lo abita con grande rifiutoe con follia appassionata perch come ha ben scritto Raoul Kirchmayr ilsuo animus nutrito della passione per un ritrovamento storico e culturale,come via per un nuovo umanesimo29. Linvettiva corsara e luterana dunquedi certo impertinente e trasgressiva, severa contro i mali incurabili di unItaliaormai precipitata nella miseria morale e intellettuale, ma non pu essere affatto

    ridotta a mero intellettualismo geometrico e spoglio, a fredda legittimazioneformale perch, come riconosce bene Pier Aldo Rovatti:

    [essa] non si esaurisce con limpertinenza e linvettiva. C evidentementedellaltro, [] al quale conviene comunque il nome, pur incerto, di poesia. [] Setogliamo la poesia dai suoi corsivi corsari, di essi resterebbe solo la sequenza di temipolemici sostenuti da una retorica molto combattiva, temi che possono essere trattatinella loro cosiddetta oggettivit, cio come indicatori sociologici della realt italianadi allora30.

    La critica tradizionale insiste su accuse di certo perspicue ma non esaurienti,assimilabili piuttosto a ragioni capziose, stridule e stizzose che assurgono a unridondante e prosaico discrimen specultativo conoscitivamente inerte: tacciaredi populismo e passatismo (Asor Rosa)31, di nichilismo, di disfattismo econservatorismo, di compiaciuto decadentismo e di sentimento paternalisticolindividuazione pasoliniana di un orizzonte valoriale costruito sulla quasiproustiana nostalgia di vita e di eternit di un mondo sacrale e mitico, unaretorica vetusta che, se dissodata, mostra una certa opinabilit soprattutto sulpiano della tenuta teoretica.

    Senza indulgenza e senza approssimazioni, mi pare e avanzo tali obiezioniperch quella di Pasolini rimane per me una lettura fondamentale ma irrisolta che la direzione critica debba assumere una configurazione inedita e intraprendereuna via ermeneutica che faccia capo alla seguente problematizzazione. Per essersiposto in relazione con lantropospi autentico, che quello negato, alienato erimosso dagli ingranaggi perversi del Potere consumistico e omologante, Pasolinicostituisce una incomprimibile cifra intellettuale del nostro mondo attuale, ed per questo che va riletto, riconosciuto e riattivato senza veli ideologici. Tuttavia,lacuminata prospettiva di decivilizzazione culturale della societ da lui delineata

    29 Cfr. R. Kirchmayr,Pasolini, gli stili della passione, in Aut-Aut, 345, 2010, pp. 28-54.30 P. A. Rovatti, Che cos uno scritto corsaro?, in Aut-Aut, cit., p. 62.31 Cfr. A. Asor Rosa, Scrittori e popolo(1965), Milano 1988.

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    manca di unapars costruenso, comunque, di uno slancio propulsivo, ovvero,manca della promozione di quel movimento dialettico inverso che anchecompito di matrice maieutico-kierkegaardiana di scuotere la massa per trovareil singolo individuo.

    Pasolini, in altri termini, convince per aver scrutato a fondo lacrobaziadialettica con cui il nuovo Potere educa allambiguitnei confronti dellesistenzae a non pensare nulla di cruciale, lascia sussistere il sussistente ma togliendoglicapziosamente senso, rimuove la coscienza esistenziale dellarduo, riempie ilvuoto e linquietudine con surrogati tanto edulcoranti quanto ottundenti.Nella sua prospettiva cruda e dirompente, Pasolini descrive la sua epoca comelespressione pi abietta della dcadence e della malafede borghese32, unepocaprosaica e apatica, in bala della vis inertiae, paralizzata nelle congetture capziosee oculate del senso di egoistiche necessit parafrasate nel fatidico sintagma

    bisogno-soddisfazione; unepoca, la sua, cristallizzata negli equilibri stabilizzantidegli impegni, consumata dal vigore fiacco e prudente degli assetti del merocalcolo, insegretita nelle catene dure ma sicure del quieto vivere rispettabile enella mancanza di quella passione ideale che invece propria di un pensieroincarnato.

    Egli tuttavia non fa i conti con, o comunque sottovaluta, il sempiternotentativo delluomo di giungere al possesso di s in un istante kairologico(del)presente in cui egli possa permanere, consistere e divenire lui stesso Assolutoelevandosi alla pura incontraddittoriet, avulso dai richiami del passato edalle sirene del futuro. in questa inettitudine costitutiva che custodita la

    grottesca monumentalizzazione delle illusioni sia attraverso il garantismo logico-metafisico della deduzione dellessedallego, sia attraverso i perversi ingranaggidellestablishmentsocio-politico-istituzionale, sia attraverso la vile radicalizzazionedi relazioni dispersive ed elementari.

    Nel senso di vuoto prodotto dallhorror vacui, al cospetto del mysteriuminiquitatis, luomo contemporaneo si sente mancare: la cognizione di unairriducibile estraneit e inconciliabilit con la vita troppo amara, la voce dello

    32 Spontaneo sarebbe laccostamento tra gli uomini rettorici e i salauds-sporcaccionidi Sartre, ifieri benpensanti che vivono una disgustosa condizione onirica, credendo (o fingendo dicredere) a quelledificio ordinato di valori, diritti, abitudini che si sono costruiti per dare unruolo, un senso, a s e alle cose, occultando scrupolosamente la nausea, labisso della gratuite assurdit del mondo e dellesistenza che essi conoscono, ma dissimulano. Cfr. J. P. Sartre, Lanausea, trad. it. a cura di B. Fonzi, Torino 1989, pp. 165-178. Si potrebbe accostare la criticapasoliniana della borghesia a ci che il regista spagnolo Luis Buuel chiama Il fascino discretodella borghesia(Le charme discret de la bourgeoisie, 1973), di quella borghesia ingorda e crudele,incapace di pensiero, assisa su voglie animalesche e banali come su un trono di cartapesta,con tutti i suoi pilastri protettivi (clero, esercito, polizia), che conserva se stessa sulla basedellinanizione piuttosto che sullazione, e che lega indissolubilmente il suo potere alla propriaimpotenza. Nella poesiaMarzoanche Carlo Michelstaedter fustiga la classe borghese con toniaccesi e polemici, e vede dietro quella maschera di fascino discreto una baconiana carognaemaciata in decomposizione: E il pavido borghese / che nellossa porta il gelo / dellinverno

    trapassato / [] / che nel volto porta il velo della noia ed il pallore / della diuturna morte, / sirinchiude frettoloso / si rivoltola accidioso / e rincardina le porte; C. Michelstaedter, Poesie, acura di S. Campailla, Milano 1987, pp. 61-63.

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    spaesamento esistenziale assordante, e allora egli chiede di essere per qualcuno,per qualche cosa, fino a costruire quel distraente e mendace dispositivo diautodifesa (foedus) che sono le rassicurazioni, surrogato gratificante di forzesimboliche, ideologiche e culturali deputate al consolidamento della (presunta)

    sufficienza del singolo (e della collettivit) nel proprio hortus conclusus. Suffragatadal principio di vilt delle convenzioni, forte delladulazione metafisico-sostanzialistica lautarchia parricida della deduzione dellesse dallego che haposto in atto lannullamento filosofico-culturale del principio di contraddizione, la liquida voluptasdelluomo contemporaneo erige un sistema della leggerezzafondato sul trionfalismo razionalistico del cogito ergo sum (locus terribilisdellafilosofia occidentale) che, nel tentativo di nascondere la miseria del doveresseruomini, tempra il cuore nellabbrutimento delloggettivit, crea ornamentidelloscurit, foggia sine cura una identit in provvisorio e sotto tutela che

    trascorre la propria esistenza medianellintanto di un tranquillizzante habituscostruttivo-conciliativo.Crocefissa al legno della propria sufficienza, in questa specie di ottundimento

    nel livello di appartenenza, la coscienza viene ammaestrata nella morbositdella vita diminuita quellangolo oscuro definito progresso che, alla curadellinteriorit, preferisce tergiversare nelle fogge paludose del clamore spiccioloe piegare la schiena sotto langusto orizzonte immanente dellassolutizzazione delrelativo. E cos, alprogressodella societ corrisponde la regressionedellindividuoa pars materialis, allostentata sicumera dellapparenza e della forma socialecorrisponde lo spettacolo di una individualit sventrata nella sua essenzialit.

    Nella morsa asfittica dei topoi disgreganti della modernit la complessit siatrofizza, e lindividualit, ridotta a meccanismo di funzione della comunit,diventa inconsciamente complice della sua stessa deformazione. Lindividuosociale come convalescente, stringe tacitamente un sodalizio con la propriade-realizzazionevivendo nei modi sufficientiofferti dalla societ, illudendosi diaver soggiogato ananke, mentre invece basta un lieve soffio a far vedere commalsicuro il suo (presunto) fondamento, quanto inadeguata e vulnerabile sia lasua sicumera.

    Cosa accade, infatti, quando collassa il mondo appagante, quando, dalsottosuolo di un edificio cos maestoso come quello degli organismi assimilatorie delle convenzioni, sinsinua il dubbio radicale su se stessi e sulla propriaesistenza? Cosa si profila quando la durezza del vivere infrange linnocenza/ignoranza ottundente dellabitudine e lascia irrompere linterrogazione spietata edestituente sul senso? Il gioco delle apparenze finisce. Le insaziabili trasformazionivitalistiche da inseguire non bastano pi per mettere a tacere un intacitabilebruso di fondo, un inconfessato tormento. Il conto non torna. Lingranaggiosocietario cos ben lubrificato inizia a cigolare, qualcosa di non-familiare e diinaddomesticabile dipana la trama delle illusioni. Ci che resta il dolore ciecoe muto che rende amaro e vuoto ogni piacere: luomo della botte di ferro per

    usare unespressione michelstaedteriana si riscopre un animale malaticcio, sisente in bala di ci che fuori della sua potenza, trema e si chiude in se stesso, in

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    un silenzio disperato, e quel grandioso edificio si rivela in realt assoluto e nudoniente, un cumulo di desolazione e di ripugnante grossolanit che, tuttavia, conarroganza perversa, egli continua a definire la vita vera. Vano, autolesionistico,risulta lo sforzo costante della societ teso a render sempre pi solida la copertura

    di superficie data dal brillo delle innegabili ma vacue vittorie, vacillano la fede eil calcolo delle rassicurazioni, ed a questo punto che lindividuo ammaestratoprotesta contro il destino che trascende la sua coscienza, bestemmia la sciagurache rompe la sua sicura felicit.

    3. Ri-pensare filosoficamente Pasolini

    Questo snodo ermeneutico rende pi evidente ci che ritengo essere lavulnerabilit della critica pasoliniana, la quale, vero, va ben pi a fondo di una

    constatazione moralizzante e fustigatrice, ma perde il suo mordente, regrediscea una sorta di vox clamans in desertodal momento che tende ad affievolirsi suuno scetticismo dissolutivo e fatalista, non si divincola dalla rassegnazione, dalvittimismo e dal disfattismo del compatimento, non lancia un monito di riscatto,di liberazione o di cambiamento, una sfida decisiva perch estrema per nonsoccomberee superare la prova pi dura e radicale: scegliere tra il nulla dellenmasse e lessere del S, scegliere tra subirelottundimento o investire se stessi peruna riforma interiore.

    Nelle analisi pasoliniane la modernit pare solo una minaccia di perdizionee lindividuo sparisce, sembra dissolversi, incapace di permanere e resistere,

    di assaporare la gioia dun presente pi pieno nella brevit dellattimo anti-mondano; egli sembra incapace di essere intransigente verso se stesso, incapacedi essere nel dolore inestirpabile e consustanziale allesistere; incapacedi scegliere di assumere su di s il coraggio di sentirsi ancora solo, di guardare infaccia la propria perenne insufficienza, di sopportarne tutto il peso; incapace diavere coscienza sia della tragicit del dissos-logosgreco che il , sia dellincomprimibile asintoticit del senso che esso implica. Lindividuo(assente), in altri termini, sembra incapace di percorrere la via iperbolica di unacorroborante controfattualit, la via della negazioneautenticatrice che sostanzialagire di una salda e pugnace istanza ideale, la via che kairosesistenziale in cuine va in primisdise stessie che educacontroil proprio tempo, educa allincertezza,a condurre l dove nonc laurora del nuovo giorno, ma dove il dolore acerbosi fa maturit saporita.

    Nel pensiero critico di Pasolini colgo unantinomicit fondamentale:sebbene egli pervenga alla meditazione culturale e politico-sociale attraversoun richiamo che in primis esistenziale ed etico, tuttavia la sua contestazionenon si compie in interiore homine, al di fuori dellorizzonte edificante di unaredenzione spirituale dellindividuo. Ed per questo che la sua analisi critica,negli esiti, diventa una sorta di criptica disonest tragica che funge s da ideale-

    limite etico-regolativo, ma che, nel suo tentativo di tradursi e scandirsi, si mostrafondamentalmente incapace sia di risolvere laporeticit costitutiva del rapporto

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    tra coscienza esistenziale e realt storica, sia di interpretare quello scarto tragicotra fattualit e pretesa che strutturale allindividuo.

    Se si pone limpostazione pasoliniana nellorizzonte di una ontologianegativa piuttosto che in quella del nichilismo come invece la critica tradizionale

    lha solitamente inquadrata , ci si rende conto che Pasolini vive una tensionedialettico-negativa n ek-statica, ma neanche nellistante che interrompe ildivenire del tempo e del logos. La sua persuasione critica ha connotati per certiaspetti possessivo-imperativi, ed tuttaltro che en-arghia e assoluta dpense:sebbene colga e delinei laplsproprio dellagonismo della coscienza critica, egli ben lungi dal riconoscere che ci che impossibile non significa annullamentoo fallimento, ma significa, allopposto, riconoscerne la dimensione propria.La pasoliniana critica della decivilizzazione culturale della societ mi parepietrificata proprio su questo aspetto tuttaltro che debitamente setacciato: essa

    intraprende s un processo di ridimensionamentoe istigazione al disinganno, masenza mantenere ben salda la liaisoncon lurgenza della vita dato che assenteil tenore illuminante di quello che, per esempio, Heidegger riferendosi al Brotund Weindi Hlderlin definisce il pensiero meditante (besinnliche Denken)nel tempo della povert (drftige Zeit), ovvero, il pensiero che, spargendo i semidi una trasfigurazione, ridesta a vivere ilpathoscome istante decisivo dellumanoarrischiare se stessi.

    Le analisi di Pasolini permangono in una dialettica storica calzante maimpersonale, e paiono incapaci di intraprendere la via solitaria di un ou-topiain vista di una pi consistente costruzione del compos sui. Appiattito su una

    fattualit sadomasochista si vedano ad esempio gli esiti di Sal o le 120 giornatedi Sodoma , il dialogo di Pasolini con la modernit dissoluta e secolarizzatasi atrofizza, diventa sfinimento, rassegnato soliloquio. Esso si preclude un(heideggeriano) domandare-appellante a un orizzonte di senso individuale qualefatica pi radicalmente libera della finitudine delluomo, e si mostra incapace diconcepire lo scarto essenziale tra lesistenza e lEssere, luogo (di trascendenza) incui si de-situa la insolubilit di una delusione senza orizzonti.

    Travolta dalla foga di abortire la contingenza storico-sociale mediante unsortilegio ideal-socio-culturale, irretita nelle maglie dellimmanenza, la tensionedialettico-negativa delle analisi pasoliniane si esaurisce nel troppo umano evi deflagra, vi si arena, giungendo inevitabilmente e, direi, irreversibilmente, aunentropia, a unabiura traumatica, dove a svanire il senso stesso dellesistenza.Pasolini cio si accorge di aver amato, odiato, vissuto per nulla, in nome diun fantasma evanescente steso a ricoprire quel vuoto al centro del suo essereche sempre riemerge tra taedium vitae, fuoco letterario e coscienza tragica delpresente.

    Dotata di notevole centratura analitica e di chiarezza esplicativa, ma orfanadi una fede filosofica, la sua passione critico-letteraria inizia un lento e costanteprocesso di erosione, il suo realismo disincantato e inquieto rinuncia a ogni

    confronto, diventa ieratico e statico fino a spegnersi nella concretezza degli esiti.Pasolini insiste sullassolutizzazione della situazione temporale di riferimento

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    senza per segnalare interventi e soluzioni attuabili e convincenti, denuncia lacrisi della societ contemporanea e la generalizza come crisi dellessenza umana,cos come il tempo storico presente perde valore in s per diventare il paradigmadi una condizione di smarrimento inarrestabile dellautenticit esistenziale. Egli,

    cio, pare confondere per fato ineluttabile ci che storico, per irrevocabile ciche invece oggetto di decisione umana, e, dunque, emendabile.

    Un modus operandi, questo, che tradisce una consistente asincronia travisione speculativa e modus esistenziale: lastrattezza delle analisi di cui ilgenerale (astratto) storico diventa lunico protagonista trova rispondenza inun atteggiamento di quasi elitarismo, in unossessione sostanzialmente priva diun campo dazione, in una sorta di inquietudine impietrita, di uno sguardoacerrimo ma desolato da un Grand Hotel Abisso.

    La nostra lepoca neo-cinica che Peter Sloterdijk ha magistralmente

    definito lepoca della falsa coscienza illuminata dellet del disagio, espressionedella secolarizzazione dei fini, nel contesto, per, di una mistificazionemimetica, della disponibilit ambigua e spregiudicata della doppia moralea scendere a compromessi (imposti, non scelti) per ascendere a ogni costo aquel miserabile benessere cui aspira lultimo uomo nietzscheano al nadirdel disincantamento33. La nostra lepoca dello sdegno indeterminato edelle speranze vaghe e lontane, lepoca di un criptico e insidioso ermetismodemoniaco, ovvero, dellimpostazione dellesistenza allinsegna di meccanisminarcisistici di identificazione e idolatrizzazione reciproca; sintomi, questi, delportato incomprimibile di unangoscia pervasiva surrogata con il culto fiacco

    (ma nevrotizzante) delleretismo, dellesteriorit sdrucita e senza nocciolo, della(illusoria) capacit redentiva dellimmediatezza edonistica34.

    Di fronte a questo, latteggiamento critico non pu ridursi a mero sensodi ateleologico spaesamento, di inadeguatezza e di disagio nella consunzionedi una lacerazione tra coscienza storica e coscienza mitica, n tantomeno putradursi a languido sentimento tragico della vita. Piuttosto, si rende auspicabile,se non necessario, delineare lunica palingenesi possibile i cui protagonisti sianolanonimo di cui parla Jaspers in La situazione spirituale del tempo(Die geistigeSituation der Zeit)35 il cui eroismo consiste nel non divenire oscuro a se stesso

    33 F. Nietzsche, Cos parl Zarathustra, in Opere, trad. it. a cura di S. Giametta, vol. VI, Tomo1, Milano 19793, p. 7.34 Il concetto di demoniaco [] strettamente legato a quello di esistenza: il demoniaco una forma desistenza, anzi, pi precisamente, il concetto di demoniaco da comprendere solocome una precisa scelta desistenza, come il rapporto sbagliato che luomo ha con se stesso; J.Cattepoel, Dmonie und Gesellschaft, Freiburg-Mnchen 1992, p. 25.35 Karl Jaspers parla delleroismo anonimo delluomo dello spirito che sa rimanere fermo eresiste al movimento affannoso e scomposto della massa. Si tratta delleroismo delluomo checostruisce la propria indipendenza dubitando di tutto ci che fissato nelloggettivit e rico-nosciuto nellopinione comune; leroismo di colui che non si lascia intimorire dalle resis-tenze e dalla disapprovazione; leroismo di colui che per non divenire oscuroa se stesso simantiene in disparte dal ciarpame dellen massee persevera in unoperosit umile e silenziosa.

    Lanonimo muto, non si lascia identificare e non avanza pretese. il germe dellessere e quasila sua figura invisibile, almeno finch [] il mondo non pu dargli alcuna risonanza. comeuna fiamma che potrebbe incendiare il mondo o che si ritratta nella scintilla della brace, che

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    e a perseverare in unoperosit umile e silenziosa, lontano dal ciarpame dellenmasse e gli irriconoscibili (de Ukjendelige) di cui parla Kierkegaard in Unarecensione letteraria (En literair Anmeldelse)36, ovvero gli individui sui generisdellepoca moderna che, mossi da un moto di responsabilit, intraprendono

    il cammino faticoso ma salvifico di liberazione e di appropriazione, capaci discuotere i contemporanei uomini senza qualitdallo stato di abula e stereotipiache li avviluppa, a indurli a una metanoia interiore ed esistenziale.

    La profilazione di una palingenesi cos tracciata pu lanciare non soloun messaggio di rottura, ma anche un monito di apertura e di cambiamentoche potremmo oggi assumere come istanza in grado di donare forza e slancio(limpetus) per andare controcorrente rispetto agli ipocondriaci e grossolanigaudenti37, per provvedere al rovesciamento dei penosi illusionismi prodottidalle protesi dellesistenza e dai reiterati atti cumulativo-progredienti di volizione,

    per operare uno svelamento dellhabitus di meschina e volgare confusionesovra-individuale. una tale operazione di scuotimento che potrebbe essere ingrado di far vibrare listanteepifanico della singolarit, atto intensissimo dellospirito inafferrabile, il-localizzabile al diaporeininsulso e ostinato medianteil quale soltantolindividuo pu abitare in maniera disobbediente (e per questonobilitante) la societ dei simulacri.

    In un mondo appiattito e disperso nelle trame della monadizzazione edella mondanizzazione, in cui gli orizzonti di significato si affievoliscono, lascelta da compiere pu essere posta come scelta significativa rispetto a un ubiconsistame a questioni crucialicui aprirci, perch forse proprio lapertura a una

    domanda di senso in cui ne va in primisdi noi stessi quel kairs esistenziale edecisivo che consente di esercitare unazionesu se stessi e di fare di s una fortezzainespugnabile.

    cova sotto la montagna di cenere dun mondo distrutto, per riaccendersi o, se la catastrofe definitiva, per rendersi pura alla sua origine; K. Jaspers, La situazione spirituale del tempo, trad.it. a cura di N. Di Domenico, Roma 1982, pp. 203-204.36 Cfr. S. Kierkegaard,Una recensione letteraria, trad. it. a cura di D. Borso, Milano 1995, pp.150ss.37 Lespressione di Giuseppe Rensi, il quale, in linea con la denuncia di Michelstaedter, scrivecon mirabile e condivisibile puntualit: [] Non bisogna fissare lo sguardo su idee cos nere[che la vita essenzialmente dolore]; questa ipocondria. Cio stornar gli occhi dalla realt,non pensarci, lunico mezzo di conforto che resti alluomo. [] , dunque, nientaltro chelanima del grossolano gaudente, che vuole a ogni costo chiudere occhi e cuore alle afflizioni,alle sofferenze, alle angustie della gente, perch la sua allegria non sia turbata; che vuole in pri-ma linea e a ogni prezzo conservare il buon umore. lanima del carpe diem[], lanima di chinon vuol saperne di seccarsi con lidea della morte e del dolore, ne scaccia da s il pensiero e ilricordo, e fissa questi unicamente sulle occasioni di tripudio. [] va guardata solo la bella vita,

    la vita gioconda, la vita rosea, lesuberanza []; il resto non che piccola ombra inconsistente,cosa trascurabile. , insomma, lanima di chi alza le spalle dinanzi alla gente che muore perchtanto ne nascer dellaltra; G. Rensi, La filosofia dellassurdo, Milano 20094, p. 111.

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    Ed proprio in questa direzione che accolgo la sottile e incisiva letturafilosofica di Didi-Huberman38, secondo il quale le lucciole di cui parla Pasolini39non sono affatto sparite; ad essere scomparsa piuttosto la nostra capacit divederle: siamo diventati ciechi, o lo stiamo diventando, al punto che la luce

    minore non arriva pi ai nostri occhi, occhi che si sono offuscati, tanto da nonsaper pi distinguere i segni dellinnocenza nella notte, laddove essi ancora sonocustoditi, vivono e amano.

    38 Cfr. G. Didi-Huberman,Le lucciole di Pasolini non sono scomparse, in La Repubblica, 16settembre 2009.39 Cfr.,P. P. Pasolini, Il vuoto del potere in Italia, in Corriere della Sera il 1 febbraio 1975. Orapresente in Scritti Corsaricon il titolo 1 febbraio 1975.Larticolo delle lucciole, in Id., ScrittiCorsari, cit., pp. 128-134.

    Alessandra Granito*[email protected]