Alcol e dipendenze: disintossicare le relazioni · Alcolismo e relazioni familiari Predisposizione...

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FrancoAngeli CLINICA DELLE DIPENDENZE E DEI COMPORTAMENTI DI ABUSO/Quaderni Alcol e dipendenze: disintossicare le relazioni L’esperienza di un Gruppo Terapeutico-Riabilitativo a cura di Fabio Bernieri, Roberto Bertolini, Marco Borghini, Eleonora Rustighi ASL 1 Massa Carrara Azienda Sanitaria Locale 1 di Massa Carrara

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FrancoAngeli

CLINICA DELLE DIPENDENZEE DEI COMPORTAMENTI DI ABUSO/Quaderni

Alcol e dipendenze:disintossicare le relazioniL’esperienza di un GruppoTerapeutico-Riabilitativo

a cura di Fabio Bernieri,Roberto Bertolini,Marco Borghini, Eleonora Rustighi

ASL 1 Massa CarraraAzienda Sanitaria Locale 1 di Massa Carrara

PAGINA X e-book 25-07-2008 14:07 Pagina 1

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CLINICA DELLE DIPENDENZEE DEI COMPORTAMENTI DI ABUSO

L’esperienza clinica degli operatori delle dipendenze patologiche è ricca e articolata: spessosi parte da zero e si fatica a far conoscere e comprendere agli “esperti” e poi alla società ilsenso dell’operare quotidiano. Punto di partenza di questa Collana è un’ottica culturale diapertura a un pubblico più vasto. Una sezione riguarda i Testi: il tema della clinica è affron-tato oltre la tradizionale differenziazione teoria – ricerca – esperienze; rilevante è l’originedelle pubblicazioni, che trovano linfa nell’ambito dell’attività o comunque sono collegateagli operatori del settore. Tematiche quali la prevenzione, la riduzione dei rischi, la riabilitazione e gli aspetti organiz-zativi vengono affrontati valorizzando le applicazioni utili all’intervento clinico.Una seconda sezione è quella dei Quaderni: saggi, lavori congressuali e raccolta di espe-rienze, compresi studi e ricerche sull’utilizzo di strumenti e farmaci.Infine i Manuali: materiale didattico, con la definizione di criteri, metodologie, consensus elinee di intervento.

Direzione editoriale: Alfio Lucchini

Comitato di redazione: Cinzia Assi, Maria Luisa Buzzi, Felice Nava, Giovanni Strepparola

Comitato Scientifico: Adriano Baldoni (Ancona),Giorgio Barbarini (Pavia), Renato Bricolo(Verona), Italo Carta (Milano),Giorgio Cerizza (Cremona), Massimo Clerici (Milano),Alessandro Coacci (Grosseto), Maurizio Coletti (Roma), Augusto Consoli (Torino), AntonioD’Alessandro (Roma), Antonio d’Amore (Caserta), Riccardo De Facci (Milano), PietroFausto D’Egidio (Pescara), Guido Faillace (Trapani), Maurizio Fea (Pavia), Riccardo C.Gatti (Milano), Gilberto Gerra (Parma), Franco Celeste Giannotti (Reggio Emilia), EnzoGori (Milano), Bernardo S. Grande (Catanzaro), Claudio Leonardi (Roma), Franco Lodi(Milano), Teodora Macchia (Roma), Vincenzo Marino (Varese), Antonio Mosti(Piacenza),Giovanni Nicoletti (Roma), Pier Paolo Pani (Cagliari), Norberto Pentiricci(Perugia), Edoardo Polidori (Forlì), Eugenio Rossi (Milano), Achille Saletti (Milano),Giorgio Serio (Palermo), Alessandro Tagliamonte (Siena), Enrico Tempesta (Roma), LauraTidone (Bergamo), Marco Tosi (Milano), Andrea Vendramin (Padova), Silvia Zanone(Roma).

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FrancoAngeli

Buone pratichee procedure terapeutichenella gestionedel paziente alcolista

a cura diAlfio LucchiniFelice NavaEzio Manzato

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L’opera, comprese tutte le sue parti, è tutelata dalla legge sul diritto d’autore. L’Utente, nel momento in cui effettua il download dell’opera accetta tutte le condizioni della licenza d’uso dell’opera

previste e comunicate sul sito www.francoangeli.it.

Il volume viene pubblicato con il contributo della ASL 1 di Massa Carrara.

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Indice

Prefazione, di Antonio Delvino

IntroduzioneI Gruppi Territoriali di RiabilitazioneIl bisogno della supervisioneLe fasi della supervisioneUn cambiamento del punto di vista

1. Uscire dalla dipendenza: il metodo TRIAD Il percorso TRIAD nel Servizio di Alcologia di Massa Carrara Le fasi del percorso I conduttori di gruppoLe caratteristiche dell’utenzaAlcolismo e relazioni familiari Predisposizione familiare e ambientaleIl concetto di “risultato” nell’ambito delle dipendenze

2. La supervisioneIl gruppo di formazione-supervisioneIl metodo di lavoroIl supervisoreIl metodo seguitoIl Gruppo Territoriale di Riabilitazione osservato

3. Il Gruppo Riabilitativo, contenitore delle dinamiche emotiveI resoconti del conduttore (Anno I)L’elaborazione del supervisore

L’acting out e l’acting in: agire fuori e agire dentro il con-testo terapeutico

Aspetti distruttivi della tossicodipendenza

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Elaborazione del gruppo in formazioneL’importanza dell’agito nel gruppoChe cosa può fare il conduttore per proteggere la persona

da questi agitiCosa si fa quando arriva la voglia di bereQuando la persona non si vede come gli altriChe tipo di immagine si fa del conduttore il paziente in

presenza di una frustrazioneIl peso del giudizioIl significato della provocazione

4. L’importanza della famiglia nel gruppo: essere genitori,essere figliI resoconti del conduttore (Anno I)Elaborazione del supervisore

Genitorialità problematicheIl significato del cambiamento

Elaborazione del gruppo in formazioneEssere genitori, essere figliProblematiche irrisoltePerché la frustrazione diventa persecutoriaLa funzione del gruppo in queste situazioniCome reagiscono le persone ai sensi di colpa Importanza dei genitori al gruppoRivalutazione dei ruoliLa partecipazione dei figli La mancanza di un modello di identificazione

5. Quando l’immagine interna dell’oggetto è in contrastocon la realtà esternaI resoconti del conduttore (Anno I)Elaborazione del supervisore

Sulla sinceritàIl gruppo come contenitore

Elaborazione del gruppo in formazioneCosa c’è dietro la dipendenza da sostanzeImportanza della sessualità in questi rapportiLa confusione genera incomprensioneLa sessualità come rifugio dalle paureDistinguere la realtà dalla fantasiaRiuscire a pensare nella difficoltàCosa sta succedendo nel gruppoLa tossicità di queste relazioniPrestare attenzione all’inizio dell’incontro

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La tossicodipendenza come sofferenza mentale Riflettere sugli eventi che il gruppo vive, non su quello

che le persone diconoQuando il gruppo finirà

6. Il gruppo aperto: il significato della presenza degli ac-compagnatoriI resoconti del conduttore (Anno II)Elaborazione del supervisore

La natura “aperta” del Gruppo Territoriale Presenze opportune o sconsigliate

Elaborazione del gruppo in formazioneRiflettere sulla presenza di un familiareLa presenza dei fidanzati Il problema dell’ascolto reciproco veroChe cosa rischiano i figli Che cos’è il ruolo genitoriale

7. “Il pensiero può essere tuo amico oppure tuo nemico”I resoconti del conduttore (Anno II)Elaborazione del supervisore

Nuove consapevolezzeLa crescita del gruppo

Elaborazione del gruppo in formazioneCome sta lavorando il gruppo Grandiosità anche nell’autocondannarsiLa condivisione impedita dalla gelosiaRipetitività nelle relazioni di coppia L’importanza di essere ascoltati e contenuti

8. Il diario del gruppoI resoconti del conduttore (Anno II)Elaborazione del supervisore

Genitori al gruppoIl diario come figlio

Elaborazione del gruppo in formazioneCome possono cambiare le persone all’interno del gruppoL’importanza delle regoleIl moralismo non aiuta

Conclusioni

Bibliografia

Gli autori

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Prefazione

Fabio Bernieri, Eleonora Rustighi e Marco Borghini continuano, conquesto libro, a testimoniare la passione della loro vita: la lotta alla dipen-denza da alcol, l’aiuto alle famiglie afflitte dalle lacerazioni indotte dall’al-colismo, la frenetica voglia di formare altri operatori che possano conti-nuare, migliorandola, l’azione assistenziale e formativa, da loro avviatanella provincia di Massa Carrara.

Hanno portato avanti la metodologia TRIAD sviluppando un’intuizione,ma poi, con metodo ed umiltà hanno chiesto a Roberto Bertolini di sotto-porre a supervisione il loro lavoro, accettandone i giudizi e mettendo inpratica, coerentemente, gli adattamenti consequenziali.

Il metodo è rigorosamente scientifico; le analisi si riferiscono sia agliaspetti metodologici che ai risultati ottenuti, che sono più che soddisfacen-ti, ma la notazione più importante, a mio parere riguarda l’efficace integra-zione tra operatori pubblici (Fabio, Marco ed Eleonora sono dipendenti atempo pieno della Asl n. 1), volontariato e gruppi organizzati di famigliedi utenti, che continuano da oltre un decennio ad operare insieme, garan-tendo straordinari risultati sia in termini di outcome, che in termini di ef-ficienza organizzativa, tutti accomunati da passione e rigore metodologi-co, tutti giustamente orgogliosi di una iniziativa, credo unica in Italia,che nel tessuto sociale di questa Provincia ha acquistato un’importanzafondamentale.

Credo che non basti leggere e studiare questo libro per essere capaci di“imparare” il metodo TRIAD, perché fatto di vissuti non facilmente trasfe-ribili, ma la lettura di queste pagine comunque evoca curiosità e spinge adavviare percorsi che possono divenire straordinariamente utili per i nostripazienti e per la nostra società.

Antonio DelvinoDirettore Generale Asl 1 Massa Carrara

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Introduzione

In questa pubblicazione gli operatori del Servizio di Alcologia dell’Asl1 di Massa Carrara presentano la loro esperienza e offrono il loro contribu-to al dibattito sulle terapie di contrasto e prevenzione dell’alcolismo e delledroghe, approfondendo la metodologia TRIAD: Trattamento RiabilitativoIntegrato Alcolismo e Dipendenze, adottato per il recupero e la riabilita-zione di persone con problematiche alcol-polidipendenti, già descritto nelprimo lavoro Alcolismo: le strade per uscirne (Bernieri, 2006).

La struttura portante del libro consiste nell’osservazione longitudinale diun gruppo territoriale, delle sue dinamiche interne, del ruolo del condutto-re di gruppo, e nell’esposizione dei contenuti relativi all’attività di consu-lenza e supervisione svolta dal supervisore esterno.

Il metodo TRIAD utilizzato dall’Équipe Alcologica di Massa Carrara èstato quindi analizzato “sul campo” e supervisionato, fornendo al condut-tore le indicazioni che di volta in volta il gruppo di supervisione elaborava,in un percorso “work in progress” volto al miglioramento della comunica-zione interna al gruppo, alla maggiore comprensione delle problematicheindividuali legate alle dipendenze e alle dinamiche interpersonali.

Il gruppo di utenti e familiari studiato è formato da persone con compli-cati e pesanti vissuti legati all’alcol e alla tossicodipendenza e che, a variotitolo, sono entrate nel percorso riabilitativo e nel Trattamento Integrato.

I Gruppi Territoriali Riabilitativi sul territorio di Massa Carrara sono 10;è stato preso a campione per il presente studio quello che corrispondevapiù degli altri alle caratteristiche di gruppo misto, cioè composto da perso-ne con problemi alcol-correlati ma anche polidipendenti (alcol, droga, so-stanze varie). Il conduttore del gruppo analizzato aveva il compito di porta-re, in un resoconto scritto, il materiale concernente le dinamiche di gruppo,le interazioni tra i componenti e quelle tra conduttore e componenti che sisvolgevano durante gli incontri settimanali tra una supervisione e l’altra.La supervisione, che si è svolta all’interno di un progetto formativo coordi-nato dall’Ufficio Formazione e Aggiornamento dell’Asl 1, si è avvalsa

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dell’esperienza del Prof Roberto Bertolini, medico-psicoterapeuta dellaScuola Tavistock di Londra.

I Gruppi Territoriali di Riabilitazione

I GTR sono gruppi costituiti da 8-10 utenti alcolisti e/o tossicodipendenticon la presenza di almeno un familiare di riferimento, e condotti da un ope-ratore (conduttore) specificatamente formato.

I Gruppi Territoriali sono condotti dagli operatori volontari dell’OGAP(Associazione Operatori Gruppi Alcolismo e Polidipendenze) che lavora-no dal 1976 in modo integrato con l’équipe alcologica, partecipando an-che ai processi formativi e di supervisione, come quello esposto nel pre-sente volume.

Ogni gruppo territoriale del metodo TRIAD segue un percorso metodolo-gico comune, composto di semplici regole, orari, rituali ecc. In genere l’ora-rio di svolgimento coincide con il termine medio delle varie attività lavorati-ve (pomeriggio) o, talvolta, serale. I gruppi si riuniscono in varie sedi diffusesul territorio; distretti sanitari, ambulatori e centri di aggregazione sociale.

Il gruppo inizia sempre con l’appello, affidato a un segretario; le perso-ne assenti vengono successivamente contattate da un componente cui vieneaffidato a turno il ruolo di patronage (patrocinio, sostegno). I componentidel gruppo, al momento dell’appello dichiarano il loro periodo di astinenzadalle sostanze alcoliche e dalle altre eventuali sostanze, o comportamenti,cause di dipendenza psico-fisica. Nel caso di alcol dipendenza, la maggiorparte delle persone in trattamento assume un farmaco avversivante il cuiprincipio attivo è il disulfiram. Anche la preparazione del disulfiram, dilui-to in acqua, segue la regola della turnazione. Tale regola è seguita anchenel caso del segretario e del redattore del diario. Quest’ultimo è una figuraimportante poiché è il responsabile della verbalizzazione della seduta e de-ve riportare per iscritto, il più fedelmente possibile, l’andamento della di-scussione di gruppo. Tale ruolo assolve contemporaneamente due funzioni;la prima è di legare gli incontri tra loro con un filo logico e coerente e laseconda quella di indurre una riflessione sulle proprie emozioni circa ilmodo di interpretare gli altri e la comunicazione interpersonale. La reda-zione del diario diventa un utile esercizio per l’auto riflessione e la crescitaindividuale. Vedremo, infatti, nel corso della supervisione, quali significatisimbolici può assumere il diario in sé e il modo in cui viene gestito daisingoli componenti. Dopo l’assunzione del disulfiram si passa quindi allalettura del diario (o verbale) seguita da una discussione sui suoi contenuti,orientata dal conduttore verso l’elaborazione comune dei contenuti e la lo-ro sistemazione nella memoria storica ed emotiva del gruppo. A questopunto ogni gruppo procede in un percorso “libero”: poiché i componenti

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sono disposti in circolo, si può procedere a turno nell’esposizione deisingoli problemi oppure la discussione può vertere su un argomento co-mune di interesse generale. Spesso accade che un problema individuale,come una ricaduta (la ripresa dell’assunzione di sostanza) generi una di-scussione che coinvolge tutti i membri del gruppo stimolando la solida-rietà, il contenimento delle emozioni legate al senso di colpa e l’elabora-zione comune di strategie preventive. Oppure, un problema familiare le-gato al conflitto genitori figli, può essere l’argomento in cui ognunoproietta i propri vissuti individuali e sperimenta le proprie reazioni emo-tive. Compito del conduttore sarà, in questi casi, cercare di de-individua-lizzare il problema facendolo diventare terreno comune di elaborazione.In altri casi si tratterà di stimolare l’espressione emotiva, legata a qual-che episodio particolare, in soggetti che tendono a chiudersi troppo in sestessi e a “sfuggire” al dialogo e all’ascolto attivo. L’andamento della di-scussione in genere segue la direzione che il conduttore indica nei suoiinterventi, finalizzati alla condivisione di gruppo e all’elaborazione deicontenuti emotivi al centro della discussione. Per questo il conduttore de-ve essere preparato ad affrontare questo compito che non si basa sull’im-provvisazione, ma sulla formazione teorica, il tirocinio pratico e il conti-nuo aggiornamento.

Il bisogno della supervisione

Per i motivi descritti l’OGAP di Massa Carrara, l’Associazione degliOperatori di Gruppo, organizza periodicamente corsi di formazione e di ti-rocinio pratico nei gruppi territoriali per i volontari che intendono dedicar-si all’attività di conduzione. La formazione è organizzata in collaborazionecon l’équipe alcologica dell’Asl 1 di Massa Carrara, in particolare con glioperatori professionali che dirigono il percorso riabilitativo TRIAD.

Con il passare del tempo, da circa dieci anni a questa parte, sono mutate lecaratteristiche dell’utenza che è passata da casi di alcolismo “puro” (sola di-pendenza alcolica) ad alcolismo complesso e polidipendenze vere e proprie,abbassando l’età media di ingresso nei trattamenti e facendo emergere proble-matiche prevalenti di dinamiche familiari, intergenerazionali e genitoriali. Icasi complessi degli utenti giovani in famiglie problematiche sono diventatioggetto d’intervento sistematico ed è sorta l’esigenza di intervenire in modosempre più competente, efficace e approfondito.

Circa due anni fa è sorta quindi l’esigenza, tra gli operatori professionalie quelli volontari, di implementare l’attività di conduzione attraverso unpercorso di supervisione esterna che puntasse all’analisi critica e alla ri-flessione sulle prospettive terapeutiche del metodo e degli stili di condu-zione, a partire dalla discussione dei casi clinici.

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La supervisione consiste in un processo di riflessione, apprendimento, va-lutazione e verifica che si sviluppa attraverso la relazione tra un professionistaesperto e più operatori nel corso della loro attività professionale. La supervi-sione è diventata nel tempo un supporto professionale e uno spazio di rielabo-razione dei saperi degli operatori impegnati nella conduzione dei gruppi.

Quest’attività si giova d’incontri di elaborazione sistematica dell’espe-rienza professionale, di osservazione dei meccanismi relazionali, degli stilidi conduzione, dei possibili cambiamenti. Il concetto di supervisione for-mativa consiste quindi in un lavoro di gruppo condotto da un esperto.L’esperto in questione deve possedere quindi competenze psicoterapeuti-che, pedagogiche e didattiche. È un lavoro complesso, di cui ci interessa inquesta sede specificare la natura e gli obiettivi. La discussione dei casi cli-nici, diretta dal Prof. Roberto Bertolini, aveva l’obiettivo quindi di ap-profondire tali aspetti ma, soprattutto, stimolare la riflessione su un puntoessenziale: il gruppo come luogo di esperienza emotiva, in modo che ciòche accadeva al suo interno venisse discusso ed elaborato in relazione allacrescita e maturazione emotiva di ciascun partecipante.

Le fasi della supervisione

1. Il resoconto del conduttore del Gruppo Territoriale di RiabilitazioneI gruppi di riabilitazione territoriali (10 sul territorio di Massa Carrara)

del metodo TRIAD si riuniscono una volta la settimana; il compito delconduttore del gruppo preso in osservazione era di raccogliere e trascriverei dialoghi e gli interventi dei partecipanti. L’attività di resoconto del con-duttore, di supervisione e di elaborazione del gruppo informazione delprof. Bertolini si è svolta lungo l’anno 2007 e gli inizi del 2008. Il reso-conto doveva contenere, per quanto possibile, anche gli interventi delconduttore stesso, per raggiungere l’obiettivo di sottoporre all’analisi delsupervisore il quadro completo delle dinamiche relazionali interne algruppo. Questo avrebbe consentito ai partecipanti alla supervisione nonsolo di avere un quadro abbastanza completo di tali dinamiche, ma anchedi utilizzare l’analisi critica degli interventi del conduttore come materia-le formativo.

Le riunioni di supervisione si aprivano con la lettura dei resoconti daparte del conduttore, che s’incentravano sull’analisi dei casi più signifi-cativi e che meglio rappresentavano le caratteristiche tipiche delle dina-miche individuali e relazionali dei soggetti alcol-dipendenti o tossicodi-pendenti presenti al gruppo. I componenti del gruppo territoriale eranoconsapevoli fin dall’inizio di partecipare al progetto di supervisione ederano consenzienti all’analisi delle dinamiche, ovviamente senza esserericonoscibili.

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2. L’elaborazione del supervisoreSuccessivamente, o durante la lettura del resoconto da parte del condut-

tore, il supervisore introduceva gli elementi di riflessione e di analisi criti-ca relativi al contenuto del resoconto aiutando i partecipanti a interpretaregli interventi dei componenti del gruppo, compreso il conduttore, analiz-zando in particolare i ruoli genitoriali, le dinamiche intergenerazionali e icambiamenti dei singoli componenti. La supervisione si è svolta seguendouna metologia di lavoro che si basa sulle esperienze di applicazione delleidee psicoanalitiche e sistemiche alla comprensione dello sviluppo psicolo-gico dell’individuo e dei processi di gruppo e sociali nella famiglia e nellasocietà, riconosciute universalmente sotto la denominazione di “ModelloTavistock”. Questa metodologia di lavoro, nata originariamente in Inghil-terra nell’ambito della psicoanalisi infantile kleiniana subito dopo la finedella Seconda Guerra Mondiale per l’impegno di un gruppo di psicoanali-sti e psicoterapeuti infantili inglesi della Tavistock Clinic di Londra edell’istituto inglese di Psicoanalisi, si è diffusa successivamente in tutto ilmondo occidentale, ed anche in Italia attraverso il Centro Studi MarthaHarris presente a Firenze ed in altre città italiane come Roma, Palermo,Bologna, Venezia, Trieste, Aulla.

Il supervisore, nell’incontro successivo, riportava il materiale ulterior-mente elaborato; tale elaborazione nel presente volume viene presentataall’inizio dei capitoli dedicati agli incontri di supervisione, subito dopo ilresoconto del conduttore.

3. L’elaborazione del gruppo di supervisioneA seguire, veniva riportata la discussione che si svolgeva nel gruppo di

supervisione dopo la lettura e l’ascolto dell’elaborato del supervisore. Talediscussione, verbalizzata “in diretta” da un elemento del gruppo di forma-zione, veniva poi rielaborata e presentata la volta successiva.

Sia l’elaborato del supervisore sia quello del gruppo di supervisioneconteneva riferimenti agli interventi del conduttore, con l’obiettivo di in-trodurre spunti di approfondimento e di analisi critica utili alla conduzionedegli incontri di gruppo successivi e utilizzabili dai partecipanti al gruppodi supervisione i quali, nel corso della loro attività, avrebbero incontratocasi molto simili. Un esempio: è stato approfondito il caso di una ragazzaex alcolista, figlia di due genitori partecipanti al gruppo, e madre, a suavolta, di una figlia tredicenne problematica. Il lavoro di supervisione hapermesso di seguire questo caso sia dal punto di vista della relazione geni-toriale primaria sia da quello della relazione madre-figlia successiva, aiu-tando il conduttore a “leggere” il caso in modo longitudinale, cogliendoquegli aspetti d’intreccio intergenerazionale o di proiezioni materne e pa-terne sui figli, molto utili per la comprensione di determinati comporta-

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menti di dipendenza e per la realizzazione di cambiamenti individuali e re-lazionali duraturi.

Il risultato finale è, oltre la descrizione e la valutazione dell’interazioneconduttore-gruppo, la presentazione che questo testo documenta di uno“spaccato” di vita di gruppo, fatto di emozioni e di storie personali in evo-luzione.

Un cambiamento del punto di vista

Il passaggio da una conoscenza frammentata nelle varie branche dellamedicina, della socio-antropologia e della psicologia, a un concetto piùglobale ci permette di accedere a una più articolata e operativa dimensionedel fenomeno alcol. Pur rimanendo validi e insostituibili gli interventi del-le singole professionalità e specializzazioni, un allargamento e una diversaimpostazione sull’argomento diventano la condizione privilegiata per unmiglioramento complessivo della qualità delle nostre attività nel settore, te-nendo presente che quello che conta non è la sostanza di dipendenza, bensìla relazione tra la sostanza e l’uomo, perché l’uomo è la sostanza delle so-stanze (Pasculli, 1994).

In questi anni di esperienza abbiamo imparato che la dipendenza nonè quindi il risultato di un’alterazione di qualche “ghiandola”, ma il ri-sultato di un mutamento neuropsichico progressivo nella struttura com-portamentale del soggetto stesso che solo esperienze alternative potran-no sostituire.

Chi si occupa di riabilitazione dalle dipendenze sa che l’approccio più efficaceal problema è quello centrato sulle persone e le loro relazioni e ora anche leneuroscienze cominciano a svelarne le ragioni. Purtroppo la ricerca spasmodicadei farmaci “salvifici” che caratterizza spesso anche i servizi pubblici, tende amettere in secondo piano, se non mortificare, un prezioso bagaglio di saperi edi esperienze, di cui avrebbero sicuramente maggiore bisogno tutti i pazienti(Margaron, 2008).

Sarebbe quindi utile che gli operatori abbandonassero le semplificazionidelle varie branche e i riduzionismi delle procedure d’intervento. Risultapiù proficuo quindi avviare un “viaggio professionale” nel modo di pensa-re legati alla complessità e all’integrazione dei diversi approcci.

I fenomeni legati all’alcol e alle varie dipendenze (comprese quelle dafarmaci, gioco ecc.) che prima si osservavano separatamente, hanno finitoper apparire disgiunti e sconnessi. Invece, nel corso del tempo e conl’esperienza, la comunità scientifica ha iniziato a vederli anche come di-pendenti e connessi a tutti gli altri fenomeni che li circondano.

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I pazienti che quotidianamente accedono al Centro alcologico di MassaCarrara sono simili tra loro; tuttavia ognuno è un’entità unica e al tempostesso appartiene a una fascia nella quale le motivazioni, l’uso, le causedella dipendenza alcolica, o sommata ad altre sostanze, sono comuni ad al-tri etilisti o polidipendenti. Inoltre spesso le motivazioni che spingono unapersona a usare e abusare delle sostanze alcoliche sono diverse da quelleche la spingono a continuare e sono ancora diverse da quelle che portano auna ricaduta durante il trattamento.

Gli operatori allora, se vorranno ottenere un’azione terapeutica efficaceed efficiente, di qualità e di elevata professionalità, dovranno di continuorivalutare le proprie procedure d’intervento.

Prima ancora che agli esiti dovranno ripensare alla propria formazione,non limitandosi ai settori circoscritti e noti, ma confrontandosi continua-mente con i mutamenti, con le implicazioni sociali, le complessità relazio-nali, gli aspetti culturali che ogni singolo caso porta con sé. In una parola,confrontarsi e misurarsi con il paradigma della complessità.

È per questo che diventa estremamente importante personalizzare l’in-tervento e l’approccio, soprattutto nelle fasi dei colloqui iniziali. Creare unclima disteso e accogliente, entrare empaticamente nel “mondo” interioredel paziente, comprenderne i legami affettivi e relazionali, costituiscono lepremesse essenziali per l’apertura di un “credito terapeutico” senza il qua-le è molto faticoso e a tratti impossibile riuscire a compiere i primi passinel percorso del trattamento. Il primo dei quali è sicuramente quello dellaammissione dello stato dipendenza da parte del paziente; superato il qualesi può instaurare un rapporto di fiducia reciproca basato sulla chiarezza ela condivisione dell’obiettivo della guarigione.

Ed è quanto intendiamo trasmettere con questo testo.

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1. Uscire dalla dipendenza: il metodo TRIAD

Il percorso TRIAD nel Servizio di Alcologia di Massa Carrara

L’acronimo TRIAD richiama la composizione numerica del metodo; so-no, infatti, tre i soggetti che concorrono alla composizione e alla realizza-zione del percorso:1. L’équipe alcologica: rappresenta il servizio pubblico, l’elemento profes-

sionale, con competenze mediche, psicologiche, socio riabilitative, for-mative e infermieristiche.

2. L’associazione In/Dipendenza: rappresenta il volontariato attivo degliutenti alcolisti e politossicodipendenti e dei loro familiari. È organizzatain dieci Gruppi Territoriali di Riabilitazione (GTR) diffusi su tutto il ter-ritorio provinciale. Ogni gruppo è formato da un massimo di 8/10 utentie loro familiari e si riunisce una volta a settimana presso sedi pubbliche(distretti, parrocchie, centri sociali e sede dell’associazione).

3. L’associazione OGAP: rappresenta i Conduttori volontari dei Gruppi Terri-toriali. Formatasi nel 1996, ha garantito negli anni l’attività (no-profit) diconduzione dei gruppi di riabilitazione attraverso l’autofinanziamento, il la-voro volontario, la crescente competenza, l’aggiornamento e la formazione. Si è stabilizzato quindi nel tempo un solido legame tra le componenti

del servizio pubblico e del privato sociale, realizzando quella integrazioneorganizzativa e collaborazione reciproca alla base dell’efficacia riabilitativadel metodo stesso.

Le fasi del percorso

Assume particolare importanza il colloquio di accoglienza, in base alquale sarà possibile indicare il passo successivo; o l’inserimento nel per-corso TRIAD o l’invio presso un’altra agenzia (psichiatria, Ser.T., servizisociali, ospedale ecc.).

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