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GUIDA // TUTTI I SEGRETI DEI SOCIAL MEDIA AI SOCIAL MEDIA PER LE AZIENDE

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GUIDA//TUTTI I SEGRETI DEI SOCIAL MEDIA

AI SOCIAL MEDIAPER LE AZIENDE

CAPITOLO// SO SOCIAL. TUTTI I SEGRETI DELSMM E NON SOLO.

CAPITOLO

CAPITOLO

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MA QUANTO MI COSTI?ADVERTISING E ORGANICONELLA STRATEGIA SMM.

NON BASTA DIRE SOCIAL MEDIA.LA COMPLESSITÀ DEL SMM.

5 CAPITOLO// FACEBOOK PER TUTTI,(QUASI) TUTTI PER FACEBOOK!

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6 CAPITOLO// COME FUNZIONA LINKEDIN?BREVI ISTRUZIONI PER L’USO.

INDICE//CONTATTI//

37 CAPITOLO// YOUTUBE: I VIDEO COME

STRUMENTO DI MARKETING.

4 CAPITOLO// QUESTIONE DI REGOLE E BUONEMANIERE: SOCIAL MEDIA POLICYE COMUNICAZIONE DI CRISI.

CAPITOLO// 8CAPITOLO

SITOGRAFIA GLOSSARIO

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COME SI USA TWITTER: ISTRUZIONE PER L’USO DEL SOCIAL BREVE

SOCIAL DI NICCHIA: PIATTAFORME MENO NOTE DAL GRANDE POTENZIALE COMUNICATIVO.

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CAPITOLO//SO SOCIAL.TUTTI I SEGRETI DEL SMM E NON SOLO.1

Come valutare un preventivo per i l tuo Sito Web

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SO SOCIAL.TUTTI I SEGRETI

DEL SMM E NON SOLO.

Meme sull’uso dei Social Mediaper i Professionisti e le PMI.Una volta era con il tam tam diretto che un’azienda o un professionista costruivano il loro patrimonio siadi clienti che di fornitori. E quando questo portfolio sifidelizzava la “relazione” era destinata a durare… finche morte non ci separi! L’avvento del WEB prima edei Social Media poi ha sparigliato le carte. Anzi, pro-prio i rimandi tra un sito web e i social, all’apparenzasuperficiali quanto invece profondi e articolati, sono ilnuovo punto nevralgico di ogni strategia di marke-ting che abbia chance di successo. Con i Social Me-dia si aprono così le porte del web marketing anchealle piccole e medie imprese, sull’onda delle grandiaziende, tradizionalmente più attrezzate in qualsiasiambito di marketing, in una rincorsa ai fatidici lead,a volte eccessiva, altre volte insufficiente. La finalità èquella di far parlare - possibilmente bene - di un mar-chio, di un brand, dei suoi prodotti o servizi, generan-do quello che in gergo si chiama buzz. Quello cheall’apparenza potrebbe sembrare un indistinto rumoredi fondo, in realtà genera un flusso di informazioni chepermette alle aziende di raggiungere diversi e impor-

tanti obiettivi, come Branding (ovvero far conoscere il proprio marchio e aumentarne la reputazione), Pro-mozione, Vendita, Customer Care (il buon vecchio Servizio Clienti, declinato nell’era digital). Quanto poi questo chiacchiericcio porti a manifestazioni di interes-se o a concrete conversioni, dipende sì dalla qualità intrinseca dei prodotti o dei servizi offerti, ma anche e soprattutto dalla capacità di utilizzare con accortezza e competenza le conversazioni on line, al fine di gene-rare una reale azione persuasiva di marketing.È infatti ormai consolidato che quello che viene chia-mato il momento zero del processo d’acquisto si è spostato più avanti. Il cosiddetto ZMOT, acronimo inglese di “momento zero della verità”, non coinci-de più con la decisione di acquistare presa di fronte agli scaffali di un supermercato, ma con il percorso di informazione che l’utente compie online, prima di fare il suo acquisto. Il tutto, detto più semplicemente, porta le persone a informarsi su più piattaforme, confrontan-do pareri, recensioni e prezzo, e solo alla fine di que-sta accurata ricerca decidere se acquistare o meno un prodotto o un servizio. Sono finiti quindi i tempi in cui era sufficiente disporre di un sito online in cui mo-strare in maniera autoreferenziale la propria attività,

mettendone in evidenza i vari punti di forza: ora sono i consumatori a farlo direttamente, parlando bene (o ahimè male!) dei beni che hanno visto o acquistato.È quello che - in “tecnichese” - si chiama inboundmarketing, un nuovo orizzonte, più vasto di quantonon fosse il semplice pelago del “primo” WEB, in cuiimprese o professionisti devono sapersi muovere.

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CAPITOLO//NON BASTA DIRE SOCIAL MEDIA.LA COMPLESSITÀ DEL SMM.

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NON BASTA DIRE SOCIAL MEDIA.

LA COMPLESSITÀ DEL SMM.

Il Social Media Marketing - altrimenti detto SMM - è oggi un’opportunità irrinunciabile per qualsiasi atti-vità o impresa. Si va confermando infatti come uno stabile punto di riferimento per gran parte delle per-sone, che sempre più spesso navigano da mobile. Il che significa che c’è una platea enorme di lead potenzialmente sempre raggiungibile.

Come utilizzare in maniera appropriatale varie piattaforme?I Social sono molti e differenti per utenza, lin-guaggi, obiettivi comunicativi. È necessario conoscerli per usarli al meglio e beneficiare il più possibile di questo nuovo eco-sistema comunicativo ed economico. Ma prima vale forse la pena, a maggior ragione per l’apparente semplicità e immediatezza del mondo social media, fare un breve preambolo sulle professionalità specifiche di questo campo. Non sempre infatti sono trasparenti nelle loro funzioni per una persona che non sia esperta del settore. In effetti molte competenze sono al con-

fine tra le diverse figure del social media mar-keting, ovvero tutte quelle pratiche di marketing online che si esercitano sulle varie piattaforme.

Ecco allora le principali figure professionalidel social media marketing.Molto spesso citati, ci sono gli sviluppatori e i web designer, anche se - da tecnici quali sono - fanno parte a sé. Sono infatti utili e in alcuni casi determinanti, soprattutto per livelli elevati di produzione e gestione di servizi social; ci ri-feriamo ad esempio allo sviluppo di certe app di implementazione o alla necessità di inserire progetti grafici particolarmente sofisticati.

Il Re o la Regina dei professionisti sono invece i content manager, coloro che realizzano i contenu-ti, ovvero l’oggetto dei piani strategici e operativi dei social media manager che hanno appunto il compi-to di distribuirli. Queste due figure possono anche coincidere, specialmente nel contesto di piccole agenzie di comunicazione o di singoli professionisti.

Ma è il digital marketing manager la figura stra-tegica più specifica per interventi che richiedono un investimento mirato di advertising o comun-que finalizzato alla CTA e al ROI.

Vedremo nella nostra piccola guida il significato di queste sigle. Basti sapere ora che riguardano le fasi finali della catena di marketing, quelle in cui portiamo il nostro utente a diventare prima contatto, cliente poi. Pratiche che ci consentono di misurare in termini concreti quanto abbiamo ricavato dai nostri investimenti.

C’è social media e social media. Un altro punto da non sottovalutare è la differenza a volte abis-sale che esiste tra un social e l’altro, sia per la ti-pologia dei servizi che offre, che per il target mo-dello a cui ognuno di essi idealmente si rivolge.

E poi c’è un’importante specifica che riguarda ogni social, ovvero il linguaggio.

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Ogni piattaforma, essendo destinata a una pre-cisa funzione comunicativa e relazionale, ha i suoi strumenti e le sue metriche, adotta e am-mette precise convenzioni e regole di compor-tamento, linguistiche e di stile. Di cose che si possono scrivere e altre che è meglio tacere. Di argomenti che è d’obbligo oppure consigliabile trattare.Proprio come non andremmo a un gran ballo in pigiama (a meno di non voler deliberatamente compiere un atto “anticonformista”), così dobbia-mo conoscere questa netiquette che è divenuta ormai un vero e proprio galateo digitale, aven-do assunto una concreta rilevanza sociologica.E se in alcuni casi le regole sono valide per tutte le piattaforme, in altri sono esclusive di questo o di quel social media.

NON BASTA DIRE SOCIAL MEDIA.

LA COMPLESSITÀ DEL SMM.

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CAPITOLO//MA QUANTO MI COSTI?ADVERTISING E ORGANICO NELLA STRATEGIA SMM.

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MA QUANTO MI COSTI?

ADVERTISING EORGANICO NELLA

STRATEGIASMM.

Organico o advertising?Così come per il marketing sul WEB, anche per i Social Media esistono due macro aree di relazione e “conversazione” con il pubblico, basate su presuppo-sti molto differenti tra di loro: l’organico e l’advertising. Per organico si intende il posizionamento che si ottiene in maniera naturale, anche se in base a numerosi fattori. Tra questi, la tipologia del prodot-to o del servizio (che possono essere più o meno semplici da posizionare), il nome scelto, l’eventuale geolocalizzazione, il volume di ricerca e l’interesse che generano l’area o il settore di cui fanno parte, la loro notorietà e pregnanza. Quando un prodotto o un servizio sono già conosciu-ti, e l’azienda o il libero professionista sono già noti sul mercato, allora in maniera naturale e spontanea vengono visti e ritrovati le pagine o i profili nelle time-line e nelle query di ricerca, sia lato SEO che Social.

Tuttavia anche quando questo scenario “ideale” si disegna, ci possono essere fattori di disturbo, primo fra tutti la presenza di molti competitor o alcuni di essi che investono in maniera consistente

in advertising: questo causa una contrazione anche dell’eventualmente buona posizione naturale, che diventa così meno performante.Ci sono altri due casi “da accademia” in cui il posizio-namento organico è più difficile da raggiungere: nel caso il prodotto sia altamente innovativo e poco noto, o quando si decide di fare un’azione specifi-ca di promozione, ad esempio offerte commerciali in cui i tempi di diffusione devono essere ristretti e la comunicazione mirata a un preciso target.

Sui Social le pratiche di advertising consento-no alle aziende e ai professionisti che decidono di impiegare questa forma di pubblicità, una mira più precisa e non casuale, e comunque non consegna-ta agli algoritmi imperscrutabili delle piattaforme, permettendo di targettizzare il pubblico, in modo diverso a seconda dei canali, con tempi e costi predeterminati.Il principale effetto collaterale di queste sponsoriz-zazioni social non è l’investimento in sé, ma il fatto che – interrotti gli annunci a pagamento – anche la magia dell’incremento di visibilità si interrompe. È anche vero che quando si tratta di prodotti nuovi o

di contingenze a breve termine la spinta dell’adver-tising può facilitare il posizionamento del prodotto lato SEO, mentre sul piano della notorietà, rimane l’incremento della platea social ottenuto.

Un’altra precisazione si può fare per i mercati di nicchia: bassa competitività e coerenza identitaria di questi prodotti possono rendere più semplice il posizionamento organico e anche più vantaggiosi i risultati in termini di ricavi da eventuali investimenti in advertising.

Le metriche e le piattaformedel Social Advertising.Esistono precise metriche per misurare la resa di un prodotto o di un servizio, in termini di marketing online. Alcune di queste, specifiche, focalizzano il rapporto tra costi (investimenti) e benefici. Tra queste, semplificando, si può dire che sono due le ripartizioni principali: le metriche basate sulle vi-sualizzazioni e quelle sulle azioni generate.Venendo brevemente ai social principali, sono molti

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MA QUANTO MI COSTI?

ADVERTISING EORGANICO NELLA

STRATEGIASMM.

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gli strumenti offerti dall’advertising di Facebook, con costi contenuti. Alla medesima piattaforma si ap-poggia anche l’advertising su Instagram. Mentre per Twitter, se fino a poco tempo fa era necessario avere a disposizione un budget importante, oggi an-che la pubblicità su questo canale è più abbordabile. Linkedin infine, per la sua natura professionale, è una piattaforma più impegnativa per l’advertising. Avendo Linkedin diversi strumenti a pagamento, in questo caso è sempre bene valutare l’investimento sul profilo Premium o su Inmail, sistemi più adatti a trovare lead in modo diretto.

I fattori cruciali del Social Media Advertising.L’advertising sui Social ha l’indubbio vantaggio di consentire una spesa più contenuta rispetto ai me-dia tradizionali e anche la possibilità di controllare e monitorare direttamente le campagne. In questo modo si ottengono dati utili per azioni future, con la non piccola garanzia di individuare un pubblico profilato, ritagliato a misura sul nostro potenziale target, sul quale poi, a campagna finita, è possibile anche ricavare il gradimento e la riuscita delle

scelte compiute. Per questo, prima di avviare una campagna spon-sorizzata, occorre aver compiuto un lavoro molto preciso e puntuale di analisi dello stato del posi-zionamento organico, per valutare attentamente quali contenuti proporre, quale registro adottare, con quali modalità fra quelle offerte dalle varie piat-taforme, sia in termini economici che di tempistiche. Sempre avendo presenti le peculiarità di “durata” di ciascuna piattaforma: se la timeline di Linke-din, ad esempio, è più lunga di quella di Facebook, quella di Twitter è velocissima, e così via…

Per la complessità di questi fattori e per il fatto che - comunque sia - si tratta di investire denaro, è bene rivolgersi a professionisti esperti e capaci. So-prattutto perché c’è il rischio concreto di mettere in atto campagne non gradite, con un effetto boome-rang potenzialmente dannoso. Insomma, occhio agli epic fail!

CAPITOLO//4 INDICEQUESTIONE DI REGOLE E BUONE MANIERE: SOCIAL MEDIA POLICYE COMUNICAZIONE DI CRISI.

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QUESTIONE DI REGOLE E BUONE

MANIERE: SOCIAL MEDIA POLICY E

COMUNICAZIONEDI CRISI.

Le piattaforme social sono prima di tutto luoghi di relazione. Anche quando la pagina è quella di un’azienda che si rivolge a potenziali clienti, uten-ti e consumatori, il fine ultimo di un social media è quello di creare conversazione e di mettere in comunicazione reale e proficua due o più soggetti. Ma proprio perché si tratta di conversazione, e per di più pubblica, si possono insinuare rischi e insi-die, dipendenti da un uso sbagliato o inappropriato del mezzo.

Sono principalmente tre i punti di vista da considerare:

• come l’azienda regola il comportamento da te-nere da parte di chi si occupa dei suoi social, per scongiurarne l’uso non corretto o non conforme alle sue intenzioni, sia che si tratti di dipendenti o di agenzie esterne;

• come l’azienda intende rivolgersi ai suoi utenti e come progetta di mediare la conversazione;

• come gli utenti interagiscono con le pagine e a quali regole debbono essere richiamati.

A questi tre differenti orizzonti corrispondono altret-tante pratiche di cui ogni azienda dovrebbe do-tarsi, per un uso sereno e soprattutto efficace dei social media a fini di business.

Social media policy interna ed esterna.La policy interna stabilisce le regole e i criteri di pubblicazione sulla pagina aziendale cui sono tenuti a uniformarsi tutti coloro che se ne occupano, siano essi dipendenti o professionisti incaricati del social media management aziendale. Stabilisce i fini del-la presenza sui Social Media dell’azienda, i criteri di scelta degli argomenti, il tone of voice da tenere e lo stile cui orientare le pubblicazioni. Precisa con quali tempistiche e modalità moderare la conversazione, a seconda dei vari tipi di commenti e interventi degli utenti. Inoltre, nelle aziende più grandi e strutturate la policy interna può anche stabilire se e come i dipen-denti possono trattare di argomenti aziendali nei loro profili personali o come è opportuno intervengano sui social in riferimento alla ditta di cui fanno parte.

La policy esterna ricalca le medesime finalità di quella interna, ma cambia il registro comunicativo perché si rivolge agli utenti della pagina Social in questione. Chiarisce loro come l’azienda gestisce e modera la pagina, spiega con quali tempi e mo-dalità si risponde ai commenti e alle richieste, pun-tualizza in modo deciso quali comportamenti non saranno tollerati (ad esempio interventi razzisti e discriminatori) e in quali casi (estremi) si cancelle-ranno commenti o si metteranno al bando singoli follower. È in questo stesso documento che si fa riferimento al trattamento dei dati personali (la pri-vacy policy), anche richiamando quello della piat-taforma ospitante.

Per evitare di trovarsi nella situazione di dover can-cellare commenti o bannare utenti, molte aziende pubblicano inoltre una netiquette, ovvero un elen-co di regole di buon comportamento cui richia-mare il pubblico che, come un codice di bon ton, permette una civile e pacata conversazione, nel ri-spetto di tutti i punti di vista.

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Ad esempio sollecitando il pubblico ad evitare i co-siddetti Flame, argomenti o toni polemici in grado di accendere la miccia di vere e proprie risse online. Altri richiami che variamente si ritrovano in una ne-tiquette sono l’invito a evitare interventi fuori tema o ripetitivi, a rispettare la riservatezza non pubblican-do dati sensibili, ad astenersi da propaganda politica e talvolta anche il divieto di fare pubblicità o promo-zione ad aziende concorrenti.

Vi siete dotati di policy e netiquette? Non ritene-tevi comunque al sicuro! Impostando nel migliore dei modi la conversazione sulla propria pagina social, si potranno evitare molti guai, ma non si eliminerà del tutto il rischio di una vera e propria “crisi” di comunicazione. Ma anche per questo c’è un documento ad hoc, in grado, letteralmente, di salvare la “vita” e la car-riera di un social media manager: la procedura, messa nero su bianco, che gestisce la comuni-cazione di crisi.È un’evenienza non così peregrina come potreb-

be sembrare: commenti negativi, magari partico-larmente polemici, possono in breve scatenare un focolaio di comunicazione, in grado di mettere a rischio la reputazione di un brand. Pensiamo ad esempio alle ditte che utilizzano i so-cial media come canali di customer care, in cui si risponde a critiche sui servizi e sui prodotti aziendali. Una risposta non pronta, reticente o risentita, troppo decisa o troppo lassa, può ulteriormente aggravare una situazione già compromessa. Per questo il documento di gestione della crisi precisa a monte come intervenire e puntualizza nomi, cognomi e recapiti di chi si assume la re-sponsabilità di una decisione quando la crisi non si è potuta evitare, ed è già in atto.

Insomma, pensateci per tempo! Quando aprite una pagina aziendale, stabilite per prima cosa le regole della pubblicazione, e decide-te in anticipo come vi comporterete di fronte alle ine-vitabili piccole e grandi insidie della conversazione. Anche in questo caso prevenire è meglio che curare!

QUESTIONE DI REGOLE E BUONE

MANIERE: SOCIAL MEDIA POLICY E

COMUNICAZIONEDI CRISI. INDICE

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CAPITOLO//FACEBOOK PER TUTTI,(QUASI) TUTTI SU FACEBOOK!5 INDICE

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L’universo Social Media è ormai davvero stermina-to. Vi si contano pianeti grandi e piccoli: dai social “generalisti” dove stanno un po’ tutti, a quelli abitati per lo più da giovani, da quelli per “images addict”, a quelli in cui si è presenti soprattutto per lavoro. In tutto questo proliferare di social, la stella più visi-bile è senz’altro Facebook. Per ragioni numeriche prima di tutto, visto che conta 1,86 miliardi di utenti, con tutto un corollario di altri numeri da capogiro…!

Il pubblico.Se è vero, come detto, che Facebook è il social media più utilizzato al mondo, definirne il pubblico è appa-rentemente semplice: esagerando un po’, si può dire che praticamente tutti lo frequentano! Per rimanere in Italia infatti, sono 31 milioni gli utenti di Facebook, di cui il 74% lo usa quotidianamente. In realtà può essere utile sapere che, dal punto di vista anagrafico, in Italia il pubblico di Facebook vede la prevalenza delle fasce d’età centrali 24-35 anni, uomini e donne parimenti rappresentati, con una leggera prevalenza maschile (tutti i dati globali e italiani nell’analisi Digital in 2017 di we are social). Ovvero, una componente della popolazione molto interessante per un’azienda!

Altro dato impressionante, questa volta a livello glo-bale: i gradi di separazione medi sono 3,57. Questo significa che c’è una possibilità - almeno teorica - di collegamento fra le persone del tutto immediata e fa-cile. Dal punto di vista teorico, appunto. Perché pro-prio queste straordinarie grandezze portano con sé una altrettanto profonda complessità. Specialmente se consideriamo Facebook in ottica di business e per scopi di marketing, dove complessità fa rima anche con opportunità. Quale? Quella di rintracciare - grazie alle profilazioni dell’algoritmo di Facebook - il nostro pubblico di riferimento (ma si vedano sotto le Avvertenze per l’uso…).

I Plus. Facebook permette infatti una presenza del tutto personale. Anzi è questa la sua natura originaria, quella di essere una sorta di piazza virtuale in cui si incontrano e conversano, tramite i loro Profili, amici e conoscenti, condividendo opinioni e punti di vista. Ma come su una piazza cittadina si affacciano nego-zi e insegne pubblicitarie, così ben presto Facebook è diventato un luogo molto appetibile per quasi tutte le aziende (escludendo magari alcuni settori partico-

larmente sensibili, per cui sia sconsigliabile appunto l’ampiezza indiscriminata di una tale platea). È così che sono nate le Pagine per il business. Non solo perché è importante essere presenti dove sono le persone, per farsi trovare quando si è cercati, ma anche per rintracciare nello sterminato pubblico di Facebook il proprio target di mercato. Allora Facebo-ok ci ha messo lo zampino, trasformando sempre più la piattaforma in un luogo dove le aziende hanno la convenienza e la necessità (visti gli algoritmi sempre più penalizzanti verso l’organico, cioè i risultati otte-nibili attraverso azioni non a pagamento), di fare ad-vertising, scegliendo il bacino d’utenza più consono alla propria strategia di marketing, e di conseguen-za il tipo di inserzione più idoneo da indirizzargli.

C’è post e post.Dal punto divista organico, cioè dell’uso naturale che può farne anche una Pagina business, sono molte le opzioni di post fra cui scegliere. Si possono inse-rire foto o video accompagnati da testo, creare album fotografici con centinaia di fotografie. Oppure condi-videre un link, proprio o altrui, che permetta, a chi de-cide di cliccare, di raggiungere un contenuto sul web.

FACEBOOK PER TUTTI,

(QUASI) TUTTI SU FACEBOOK!

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FACEBOOK PER TUTTI,

(QUASI) TUTTI SU FACEBOOK!

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Stesso ampio ventaglio di scelte è nell’adverti-sing, dove sono molti gli obiettivi raggiungibili e i tipi di inserzione:

• aumentare la propria fan base (in ottica di brand awareness e brand reputation);

• attrarre visualizzazioni e like su un post specifico (ad esempio per pubblicizzare un prodotto, un’of-ferta, uno sconto);

• indirizzare il pubblico al proprio sito web, eventual-mente anche monitorando le conversioni;

• usare video, slideshow o caroselli di foto per una maggiore interattività;

• impiegare inserzioni dinamiche per raggiungere con post adeguati il pubblico giusto o utilizzare in-serzioni che permettano di ottenere il contatto di potenziali clienti.

Il linguaggio.È “l’essere e non essere” di questa piattaforma, la vera difficoltà della sua interpretazione. Cioè il saper individuare quella giusta commistione di contenu-ti, di toni e registri - di linguaggio insomma - che facciano quadrare il cerchio tra le esigenze di mar-keting e la natura della piattaforma, animata da un

pubblico incline, qui più che altrove, al linguaggio emozionale. Abitata com’è da un’utenza che è in-teressata ai contenuti dell’informazione, è pericolo-samente a rischio di polemica e sensazionalismo. Il pubblico deve essere dunque intrattenuto e insieme condotto in modo piacevole e naturale alla scoper-ta dei prodotti o servizi dell’azienda, o convinto dei valori del brand. Per questo ogni progetto editoriale su Facebook è una rotta in costante aggiustamento, frutto di un raffinato percorso di analisi, e giocoforza diverso per ogni azienda.

Le metriche.Tralasciando qui le analisi che possono essere fatte esternamente a Facebook da società apposite, e i dati correlati (come quelli del sito web), indispensa-bili per un quadro completo, sono molte le metriche ricavabili dagli Insights della piattaforma stessa. Si tratta di indicatori di performance, come le visualiz-zazioni della pagina, la copertura o l’interazione sui post, la conta dei like e dei non mi piace più. Oppure elementi qualitativi come il tipo di pubblico e la sua provenienza. Tutti fattori utili per disegnare la rotta di navigazione dell’azienda su Facebook.

Avvertenze per l’uso. Come ogni cosa su questa terra, non c’è rosa senza spine. Facebook è senza dubbio una risorsa per il business, ma a patto di tenere presente che nulla si improvvisa, nemmeno su questo social, quasi più “insidioso” perché apparentemente semplice. Valu-tata l’opportunità di aprire una propria pagina azien-dale, ogni dettaglio va curato alla luce di una precisa strategia che si collochi all’interno di quella più ge-nerale di marketing online e offline dell’azienda. E poi occorre monitorare e monitorare ogni azione, organica o a pagamento, e tenere sotto controllo la propria audience per sincerarsi che corrisponda al nostro target e alle nostre intenzioni comunicative. E, infine, non fidarsi troppo delle promesse di profi-lazione, e anche dopo un’azione di advertising, ve-rificare il raggiungimento di obiettivi congrui rispet-to alle attese, costruendosi un proprio bagaglio di esperienza utile per azioni future!

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CAPITOLO//COME FUNZIONA LINKEDIN?BREVI ISTRUZIONI PER L’USO.6 INDICE

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COME FUNZIONALINKEDIN?

BREVI ISTRUZIONIPER L’USO.

Linkedin è il social business per eccellenza: una grande rete professionale che ha lo scopo di unire professionisti, creare partnership, trovare nuove risorse o un nuovo lavoro, analizzare i competitor, mettere in risalto i plus della propria azienda e le proprie competenze professionali.

Nato nel 2013 come piattaforma per curricu-la digitali, oggi Linkedin è una comunità che ra-duna professionisti in tutte le parti del mondo e che ha registrato una crescita esponenziale. È passato dai 50 milioni di utenti nel 2010 a oltre 106 milioni di utenti attivi al mese nel 2017.

Nel Bel Paese gli utenti registrati sono più di 9 milio-ni, vi sono presenti oltre 140 mila aziende, sono più di 17 mila le offerte di lavoro pubblicate al mese e circa 2.500 i post pubblicati al giorno.Numeri importanti che fanno capire come questo so-cial sia diffuso e utilizzato e come stia acquistando una fetta sempre più importante di pubblico.

Ora addentriamoci un po’ di più, cercando di foca-lizzarne le funzionalità, la struttura e le opportunità.

Perchè Linkedin.Perché un utente o un’azienda dovrebbe usare que-sto social? La lista dei “perché sì” è corposa. Inizia-mo da un elemento che, per quanto possa risulta-re banale, è molto importante: su Linkedin esisti tu come professionista, con le tue competenza e la tua professionalità. E la stessa cosa vale se sei titolare di una pagina aziendale: Linkedin è la vetrina sul mondo del business, è il contenitore che permette di mettere in mostra tutti i plus aziendali, è una forma di marketing valida 365 giorni all’anno, 24 ore su 24. Linkedin è un mezzo per fare recruiting, uno strumen-to di contact management e di creazione di personal branding e brand awareness. È il più importante por-tale, su scala globale, per il business ed è il biglietto da visita di ogni professionista e di ogni azienda.

Forse non tutti sanno che…• La prima regola è l’esaustività: un profilo (che sia

aziendale o privato) deve essere completo e aggior-nato per essere indicizzato in modo ottimale dal socialmedia. Mentre, al contrario, un profilo incompleto ver-rà penalizzato e non apparirà tra i risultati di ricerca.

• È possibile effettuare/richiedere delle segnalazio-ni, funzione importante ma non molto conosciuta.Tramite questo comando è possibile segnalare unproprio contatto o, al contrario, richiedere una se-gnalazione in merito alla propria mansione o a un’e-sperienza lavorativa. Un gran numero di segnala-zioni colpiranno in modo favorevole chi visiterà ilprofilo e si potrebbe innescare il cosiddetto mecca-nismo “social proof”, ossia il principio di riprova so-ciale, che si verifica quando tendiamo a considerareuna cosa giusta quando è fatta da un gran numerodi persone. In altre parole: le segnalazioni attribui-ranno valore al profilo o all’azienda in questione.

• Linkedin offre un servizio Pulse che è a tutti glieffetti un blog, ma con una caratteristica che ne po-tenzia l’effetto: ogni volta che verrà pubblicato unlong post in Pulse tutti i followers riceveranno unanotifica. E ancora: tramite la funzionalità SlideSha-re è possibile condividere slide, presentazioni, do-cumenti, video e infografiche oltre che su Linkedin,anche su Facebook, Twitter e Google plus.

• Si possono creare delle Pagine Vetrina che con-sentono di legare a una pagina aziendale una“sottopagina” per un determinato prodotto e per undeterminato target; questa funzione è ideale per

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COME FUNZIONALINKEDIN?

BREVI ISTRUZIONIPER L’USO.

le imprese che immettono sul mercato prodotti al-tamente diversificati e che vogliono instaurare un rapporto duraturo con un pubblico interessato a uno specifico segmento di mercato.

L’Advertising su Linkedin.Anche in Linkedin è possibile inserire pubblicità e sponsorizzare un post. Rispetto agli altri social cambiano i dati di riferimento da utilizzare per mettere in piedi una campagna: il target sarà profilato, infatti, in base al settore, la funzione lavorativa, la qualifica, gli studi, le dimensioni dell’azienda. Grazie alla sua specifica natura professionale, infatti, permetterà di raggiungere categorie di professionisti ben definite e utenti di alto profilo. Mediante Linkedin AD è possi-bile sponsorizzare aggiornamenti e annunci di testo. Una volta definita la tipologia, le inserzioni possono essere pagate in due modi: CPC (Pay per Click, si pagherà ogni volta che una persona clicca sull’an-nuncio) e CPM (Pay per 1.000 impressions, quindi si pagherà un importo stabilito ogni 1000 visualizzazio-ni). Linkedin mette a disposizione lo strumento Anali-tycs per misurare le performances delle campagne

e dei singoli post: tramite questo strumento si veri-fica l’andamento dei followers, i loro dati demografici, l’engagement con i post, il tasso di interesse, la per-centuale dei click, le visualizzazioni.

Le 4 C: collegati, commenta, condividi, consiglia.Linkedin, in quanto piattaforma business oriented, non lascia molto spazio a sfoghi personali, non ha quella caratteristica di “chiacchiericcio” che invece hanno altri social. Per la sua natura professionale e per la sua audience Linkedin richiede un registro “alto”, “competente” che metta in risalto i plus e lo specifico know-how dell’azienda.Una volta trovato il proprio registro linguistico occor-re iniziare a creare la propria rete di collegamenti:• Più la rete dei contatti è vasta, più si ottiene visi-

bilità. • Più avrai nella tua rete contatti conosciuti e noti

in un determinato ambito, più risulterai credibile e competente.

• Se più contatti significano maggiori opportunità di successo, ciò non significa accettare indiscrimi-

natamente ogni collegamento. È bene mantenere una rete di contatti “pulita”, e quindi composta da un numero più basso di contatti, ma con i quali in-teressa realmente collaborare.

Identificati i contatti, è ora di mettere in pratica le azioni di Linkedin: commenta, condividi e consiglia.

Linkedin è per tutti?Non fatevi spaventare dalla seriosità di Linkedin, nonostante le sue “ligie” impostazioni, Linkedin può essere usato con grande libertà e, soprattutto, da ogni tipo di persona: dallo studente universitario, al lavoratore dipendente, al presidente di una multina-zionale, al titolare di un piccolo negozio. È un social che si occupa di affari a 360° gradi e proprio questa caratteristica lo rende utilizzabile da un target pres-soché infinito. Insomma, Linkedin è (quasi) per tutti.

CAPITOLO//YOUTUBE: I VIDEO COMESTRUMENTO DI MARKETING.7 INDICE

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YOUTUBE:I VIDEO COME

STRUMENTO DIMARKETING.

Youtube è uno dei social più usati al mondo. Con oltre un miliardo di fruitori in più di 88 pae-si, è disponibile in 76 lingue, vanta un fatturato an-nuo a sei cifre e conta centinaia di milioni di ore di visualizzazioni. E non è insolito che uno youtuber acquisisca fama nazionale e internazionale, a col-pi di milioni di visualizzazioni e migliaia di follower. Ma oltre all’aspetto per così dire sociologico, questi dati sono di grande interesse soprattutto per l’enor-me potenziale della piattaforma come strumento di marketing per le aziende.

Il video marketing: nuove opportunitàdi comunicazione.Pensiamoci un attimo: almeno una volta al giorno ca-pita di visualizzare un video, che sia di informazione oppure ironico, uno spot pubblicitario o l’illustrazione di un prodotto innovativo. A questa platea sempre più propensa a “schiacciare play”, le aziende posso-no rivolgere un nuovo modello di comunicazione e di promozione, il video marketing, declinabile tanto in un registro istituzionale che di prodotto.

Tramite i video infatti le aziende possono raccontare i propri plus, il core business, prodotti e servizi. E i vi-deo sono un eccezionale “acceleratore” di brand awareness: un buon video permette all’azienda di farsi (ri)conoscere, di creare interazione con gli utenti e - perché no - aumentare le vendite, sfruttan-do il potere del racconto e la forza di un linguaggio emozionale e coinvolgente.

Linee guida Youtube: i metadati, i vantaggie piccoli suggerimenti.Ma come usare Youtube in una strategia di marke-ting aziendale? Ecco alcuni spunti.

Come aprire un canale su Youtube.Aprire e gestire un canale su Youtube (in questo arti-colo ci concentriamo sulle pagine aziendali) è di per sé semplice e rapido. Ma farlo in modo efficace, in vista di un utilizzo aziendale, richiede un approccio strategico, creatività e attenzione ad alcuni pas-saggi chiave. Il primo passo da compiere è un’ac-curata “personalizzazione” per rendere la pagina riconoscibile, e in linea con l’immagine aziendale,

inserendo il logo, l’indirizzo del sito web e una breve descrizione testuale che racconti l’azienda, i prodotti e i servizi offerti.

Metadati per video.Anche per i singoli video occorre compilare con precisione i campi informativi: titolo del video, pa-role chiave, descrizione. Tutti questi metadati devo-no essere pertinenti con il contenuto del video e allo stesso tempo originali e accattivanti, per favorire il miglior posizionamento possibile. In questa fase è importante anche scegliere un’a-deguata e invitante immagine di anteprima per incuriosire l’utente e spingerlo a fare click su play.

Chi va piano va sano e lontano…le aziende su Youtube.Non c’è personalizzazione (e ottimizzazione) che tenga, se i video sono di scarsa qualità: devono es-sere in grado di raccontare una storia, coinvolgere gli utenti e far parlare di sé. E attenzione: non tutti i video nascono per diventare virali! Per un’azien-da è importante soprattutto che i video abbiano una frequenza di pubblicazione costante e che siano

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seguiti da una “nicchia” di spettatori competenti e interessati. Non è quindi necessario innescare un processo di condivisione virale, anche perché molto spesso viralità fa rima con (precoce) mortalità!È meglio optare allora per un’audience ristretta, ma mirata al target aziendale: insomma “meglio pochi ma buoni”.

Un piano editoriale ad hoc per Youtube.Altrettanto importante è il piano editoriale. Coerenza e costanza delle pubblicazioni evitano che il cana-le si trasformi in una vetrina abbandonata a se stes-sa. Create un fil rouge che colleghi i diversi video, alternando argomenti attinenti all’azienda. In questo modo il video marketing sarà vario, dinamico e ca-pace di attrarre utenti profilati.

Tanti vantaggi in un solo Social: un’ultima piccola lista di pro.• Youtube, acquistato nel 2006 da Google, be-

neficia di una doppia “visibilità”: il video pubblica-to su Youtube apparirà - automaticamente - an-che fra i risultati di ricerca di Google. Altro benefit derivante dal binomio tra Youtube e Google è la

perfetta visualizzazione dei video sui diversi di-spositivi e supporti.

• Ma i vantaggi non finiscono qui. I video promo-zionali si possono facilmente inglobare sul proprio sito web: una volta caricati i video, You-tube consente di “embeddarli” in una pagina web esterna, semplicemente copiando e incollando un codice html.

• I video possono essere anche promossi a pa-gamento tramite Adwords… Come misurare i risultati? Non ci sono problemi! Come gli altri so-cial anche Youtube offre un efficiente strumento di analisi che consente di monitorare le visualiz-zazioni, le sottoscrizioni al canale, i commenti, le condivisioni.

Se è vero che i video sono il futuro della comunica-zione e che la pubblicità di domani sarà sempre più visiva, animata e dinamica, Youtube è una risorsa su cui puntare per il marketing aziendale.

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YOUTUBE:I VIDEO COME

STRUMENTO DIMARKETING.

CAPITOLO//COME SI USA TWITTER: ISTRUZIONE PER L’USO DEL SOCIAL BREVE8 INDICE

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Come si usa Twitter? Come può utilizzarlo un’azienda? Quale target è possibile raggiungere e quale registro è meglio adottare? A quali contesti di comunicazione e marketing è adatto? Le realtà aziendali sono diverse tra loro per natura e obiettivi, e ogni social ha le sue peculiarità. Insom-ma, dimmi chi sei, cosa fai e dove vuoi andare e ti dirò quale social usare e soprattutto come utiliz-zarlo. Per esempio alcune piattaforme social sono efficaci per aumentare la brand awareness, altre ancora hanno una vocazione più estetica e sono ideali per alcune categorie merceologiche.

Perché Twitter per le aziende?Perché è il social delle informazioni in tempo reale: per la rapidità che lo contraddistingue è la piattaforma ideale per condividere contenuti in modo istantaneo ed entrare in contatto immediato con per-sone di tutto il mondo (e perché no anche con i clienti).Twitter è una potente cassa di risonanza globale che oggi conta 317 milioni di utenti di cui 8 milioni attivi in Italia.I suoi 140 caratteri non sono un ostacolo, è proprio

il vincolo formale che permette di dare vita a un mes-saggio diretto, chiaro, sintetico, senza troppi fronzoli o giri di parole.Alla lista dei “perché sì” aggiungiamo un altro fattoremolto importante: Twitter è un ottimo sistema dimonitoring della brand reputation. Come? Grazieagli hashtag. Tenendo controllati i famosi “cancellet-ti” le aziende potranno capire il sentiment della rete,la percezione su un determinato prodotto o servizioe agire di conseguenza.Aggiungiamo un ulteriore punto alla lista: Twitterè il re delle piattaforme per fare networking.A differenza di Facebook - in cui sono gli utenti chescelgono di mettere “mi piace” su una determinata pa-gina - sul social cinguettante l’azienda può entrare piùfacilmente in contatto diretto con i clienti (o con poten-ziali clienti) intessendo così delle vere conversazioni.

Anatomia di un Tweet.Proprio perché è un messaggio sintetico e diretto, la scrittura del tweet perfetto si affina con l’esercizio e passando attraverso alcuni imprescindibili elementi “sintattici”. Ecco i principali.Hashtag: gli hashtag stanno a Twitter come le

foto stanno a Instagram. Riguardo agli hashtag è utile sapere che è bene usarli, ma è meglio non abusarne. Per un’azienda usare gli hashtag si-gnifica inserirsi nel flusso delle notizie legate a un determinato tema, quindi è un’opportunità per rendersi visibili e per trovare nuove connessio-ni. Quando è opportuno (e se il prodotto si presta) un’azienda può cavalcare la scia dei trend topic per entrare nelle discussioni “calde” del momento. Retweet: ha le medesime funzioni del “condividi” di Facebook. Retwittare un post significa condivider-lo e rilanciarlo, dargli insomma maggiore visibilità.Mention: inserendo il simbolo @ davanti a un nome si può citare una persona in modo pubblico.Per un’impresa la mention è un utile strumento per incrementare le discussioni, interagire con i clienti, attrarre nuovi contatti e - in modo indiretto - parlare dei propri plus.

L’Advertising su Twitter.Come per gli altri social, anche su Twitter è possibile sponsorizzare un tweet. Con quali vantaggi? Twit-ter - a prescindere che il profilo sia di una grande o piccola azienda, di un rivenditore o di un professio-

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COME SI USA TWITTER:

ISTRUZIONI PER L’USODEL SOCIAL BREVE

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COME SI USA TWITTER:

BREVI ISTRUZIONI PER L’USO

nista - permette di creare reti in tutto il mondo e di acquisire nuovi clienti.Lo si spiega sul sito di Twitter: il 66% degli utenti ha scoperto una nuova piccola media azienda proprio su questa piattaforma, il 94% prevede di acquistare da una di queste aziende e il 69% ha deciso di fare acquisti presso un’azienda dopo aver visto un artico-lo o un servizio su Twitter.

Ma sponsorizzare su Twitter comporta, prima di tutto, porsi un obiettivo: potremmo mettere in evi-denza un tweet per avere maggiore traffico al sito, per incrementare il download di una App, per au-mentare il numero di follower, per far conoscere un determinato prodotto etc.A seconda dell’obiettivo scelto si sceglierà anche un pubblico di riferimento. Twitter offre anche un siste-ma di monitoring molto utile: aprendo la sezione “Analytics” si possono vedere tutti i dati relativi alla pagina (non solo quelli a pagamento, ma anche quelli organici), come le visualizzazioni, le interazio-ni, il numero di retweet.. e tutto quello che accade nel backstage del profilo!

Twitter sì, ma con criterio!Twitter può offrire numerose possibilità alle aziende se usato con criterio, ma così come per gli altri social, è importante che dietro alla pubblicazione ci sia un piano editoriale studiato e mirato, che va incontro alle esigenze, ai bisogni e alle aspettative dell’azienda.

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CAPITOLO//SOCIAL DI NICCHIA: PIATTAFORME MENO NOTE DAL GRANDE POTENZIALE COMUNICATIVO.9 INDICE

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Facebook, Instagram, Twitter e Linkedin… I social non si esauriscono qui e ogni giorno assistiamo alla nascita di nuove piattaforme online destinate a cambiare le regole del gioco. Ci piace denominar-li “social di nicchia”, quei social che non hanno ancora conquistato un pubblico di massa, ma che meritano di essere “raccontati”.

Non solo Facebook.Ecco un breve excursus sui principali social di nic-chia, un elenco non esaustivo, ma rappresentativo delle molte possibilità del SMM.

Pinterest oltre a Instagram. Pinterest è il “catalogo multimediale delle idee” (come si legge in homepa-ge). Si basa sul potere evocativo delle immagini e permette all’utente di creare bacheche fotografi-che. Che cosa si può mettere su Pinterest? Pratica-mente qualsiasi cosa: prodotti, immagini di ogni ge-nere, pagine web. In poche parole è il contenitore di

tutto ciò che vi piace. Usare Pinterest per un brand o un’azienda assicura un importante vantaggio: ilsocial prevede anche la vendita diretta di prodotti,una sorta di e-commerce a portata di app.

Playback in modo trendy. Stiamo parlando di Mu-sical.ly, il social che sta spopolando tra i più giovani. Musical.ly funziona in modo molto semplice: basta scegliere una canzone all’interno del database e far-si un video mentre si interpreta un playback. Una volta terminata “l’esibizione” si può modificare il vi-deo con diversi effetti, come il timelapse o lo slow-motion e condividerlo con i propri amici.

Le facce buffe di Snapchat. Conosciuto da molti in-ternauti, questo social è uno dei passatempi preferiti da giovani e non. Snapchat permette di chattare con i propri amici e pubblicare foto e mini video con effetti stravaganti per una durata di 24 ore, esaurite le qua-li i contenuti vengono automaticamente cancellati.

Snapchat è un utile strumento per dare vita a una comunicazione aziendale fuori dagli schemi: grazie alle sue funzionalità, un brand potrà presentarsi agli utenti utilizzando un linguaggio più “simpatico”, di-vertente, “sbottonato”, riprendendo momenti di vita all’interno dell’azienda e andando ad agire così sulla brand awareness.

Messaggiare in sicurezza. Questa la caratteristica principale di Telegram. Alter ego di Whatsapp è una piattaforma di messaggistica che permette di creare chat segrete in cui i contenuti si autodistruggono in base a un timer personalizzabile. I vantaggi non si esauriscono qui, infatti l’app archivia i messaggi au-tomaticamente nel suo cloud memorizzandoli anche in caso di cambio di dispositivo.

Il giro del mondo in 80 secondi. Con Periscope potrete esplorare il mondo tramite video in diretta. Perlustrate la cartina, andate alla ricerca di nuove

SOCIAL DI NICCHIA:

PIATTAFORME MENO NOTE DAL GRANDE

POTENZIALE COMUNICATIVO

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notizie, visitate un posto nuovo e incontrate persone di tutto il mondo. Il grande asso della manica di que-sta app è la possibilità di mettere in contatto persone provenienti da continenti diversi e fare del mondo una gigantesca diretta in streaming. Ora pensiamo ad un profilo aziendale su Periscope: questa piatta-forma potrà far conoscere la vostra azienda sempli-cemente con un video ed essere usato come stru-mento di promozione.

Questi sono solo alcuni dei tanti social di nicchia e siamo sicuri che ci saranno sempre tante novità e tante nuove opportunità per il social media marketing. Per ora facciamoci coinvolgere dalle numerose po-tenzialità di queste app: dalle immagini di Pinterest, alle canzoni di Musical.ly, al divertente Snapchat, ai messaggi autodistruttivi di Telegram fino alla diretta in “mondovisione” di Periscope.

SOCIAL DI NICCHIA:

PIATTAFORME MENO NOTE DAL GRANDE

POTENZIALE COMUNICATIVO

SITOGRAFIA//A INDICE

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SO SOCIAL. TUTTI I SEGRETI DEL SMM E NON SOLO. www.mariacristinapizzato.it

NON BASTA DIRE SOCIAL MEDIA. LA COMPLESSITÀ DEL SMM. www.wired.it

MA QUANTO MI COSTI? ADVERTISING E ORGANICO NELLA STRATEGIA SMM. www.enreal.it www.wired.it

FACEBOOK PER TUTTI, (QUASI) TUTTI SU FACEBOOK! www.panorama.it www.wearesocial.com/it www.facebook.com

COME FUNZIONA LINKEDIN? BREVI ISTRUZIONI PER L’USO www.franzrusso.it www.andreaminini.com

YOUTUBE: I VIDEO COME STRUMENTO DI MARKETING. www.youtube.com www.ninjamarketing.it www.mark-up.it www.tuttosuyoutube.it

COME SI USA TWITTER: ISTRUZIONI PER L’USO DEL SOCIAL BREVE www.wearesocial.com business.twitter.com

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GLOSSARIO//B INDICE

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Advertising: pubblicità, attività di marketing.Brand awareness: è un parametro che indica quan-to un brand, i suoi prodotti e i suoi servizi sono cono-sciuti dai consumatori.Brand reputation: è un parametro che indica la re-putazione di un brand sul web. Community Manager: è colui che gestisce, coordi-na e monitora la community virtuale. Cms: Content Management System. Con questo acronimo si indicano i software il cui compito è faci-litare la gestione dei contenuti sui siti. Conversione: con questo termine si identifica il rap-porto tra il numero dei visitatori di un sito e quelli che hanno compiuto una determinata azione (per esem-pio quelli che si sono iscritti alla newsletter, quelli che hanno cliccato sul tasto “contatti”, ecc..)Core Business: attività principale di un’azienda.Cpc: Pay per Clik, indica una metodologia di acqui-sto e pagamento della pubblicità online. L’inserzio-nista paga ogni volta che un utente clicca su quel determinato annuncio.Cpm: Pay per Impression, in questo caso l’inserzio-nista pagherà un importo stabilito per un determinato

numero di volte in cui viene mostrato il suo annuncio. Cta: Call to action, chiamata all’azione. Con questo termine si indicano un insieme di azioni volte a in-durre il visitatore a compiere un’azione (es: condivi-dere un post, iscriversi alla newsletter, comprare un prodotto, ecc.).Fan Base: il termine indica l’insieme delle persone che hanno messo “mi piace” a una determinata pa-gina Facebook.Flame: nel mondo del web indica un messaggio of-fensivo nei confronti di un utente o di una comunità. Follower: colui che segue un blog o una pagina social.Engagement: letteralmente significa “coinvolgimen-to”. Con questo sostantivo, in ambito social, si indica il tasso di interazione degli utenti con un determina-to post o pagina (numero like, commenti, reaction, retweet, condivisioni, ecc.).Embeddare: letteralmente significa “incorporare”. Nel linguaggio informatico significa incorporare in un sito il contenuto proveniente da un’altra piattaforma. Epic Fail: letteralmente significa “fallimento epico”. In ambito pubblicitario il termine indica una campagna pubblicitaria dall’esito, per l’appunto, fallimentare.

Google Adwords: è il programma di Google che permette di creare inserzioni online.Gif: Grapichs Interchange Format, è un formato per immagini digitali. Sono immagini animate composte da una sequenza di fotogrammi.Hashtag: è una parola-etichetta, contraddistinta dalla presenza di un # , facilita la ricerca tematica nei blog e nei social network.Images addict: letteralmente questa espressione significa “persone dipendenti dalle foto”. Infografica: elaborazione grafica di un concetto, di un fenomeno complesso, di statistiche. Inserzione: annuncio pubblicitario.Insights: metriche che forniscono una panoramica dell’andamento della pagina sui social media.Keyword: nel mondo web si intendono le parole chiave usate nei progetti web per intercettare le ri-cerche degli utenti.Know-how: l’insieme di esperienze e competenze specifiche di un’azienda.Lead: contatti. Fare Lead Generation, in ambito marketing, significa creare azioni in grado di generare liste di contatti.Long Post: questa definizione indica un messaggio te-

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stuale (piuttosto lungo) pubblicato sui social. La differen-za tra post e long post risiede proprio nella lunghezza.Netiquette: sul web indica le regole di comporta-mento che devono essere osservate dagli utenti. Networking: rete di contatti e relazioni.Mention: attività che si verifica sui social quando unutente “menziona” un altro utente. Le moderne “citazioni”.Performances: rendimento, riuscita, esito. In ambito social sono indicatori di performance, per esempio, il tas-so di engagement, il numero di follower, il traffico al sito.Personal branding: strategia mediante la quale un’a-zienda definisce i propri punti di forza, abilità, compe-tenze e conoscenze. È l’insieme di attività che ren-dono riconoscibile un’azienda rispetto ai competitor. Piano editoriale: la messa a punto strategica di un piano di pubblicazioni sui Social Media (ma anche su un sito web o su un Blog) che ha l’obiettivo di raggiun-gere un determinato target e determinati obiettivi.Plus: con questo termine si indicano le conoscenze e le competenze di un’azienda, rispetto ai competitor.Policy: insieme di regole e azioni. Per esempio la po-licy aziendale è l’insieme di comportamenti, regole, procedure da seguire a seconda di determinati casi.

Post: messaggio testuale (che può contenere im-magini, video o gif) pubblicato su uno spazio web, come social media, blog, forum.Profilazione: nel marketing indica l’elaborazione dei dati relativi agli utenti allo scopo di suddividerli in gruppi sulla base di precise caratteristiche (compor-tamenti, interessi, gusti…), e con lo scopo di rivolgere loro precise azioni di promozione e comunicazione.Query: con questo termine si indica una domanda fatta all’interno di una banca dati. Recruiting: reclutamento, selezione del personale.Retweet: ripostare, condividere un tweet di un altro utente.Roi: Return of Investimento, indice di redditività che mi-sura l’efficienza economica di una determinata azione. Sem: Search Engine Maketing, indica tutte le attività di marketing volte a generare traffico di valore verso un sito web.Sentiment: nel mondo del web, indica l’umore domi-nante della rete attorno a un brand o a un argomento. Seo: Search Engine Optimization, indica tutte le at-tività volte a facilitare l’indicizzazione di un sito da parte dei motori di ricerca. L’ottimizzazione SEO ha l’obiettivo di aumentare la visibilità di un sito web.

Serp: Search Engine Results Page è la pagina dei risultati restituita dai motori di ricerca.Slideshow: presentazione, filmato costituito da foto.Social Media Manager (SMM): colui che definisce strategie, piani editoriali, obiettivi delle pagine social. Social Proof: fenomeno sociologico che si verifica quando consideriamo una costa giusta quando è fat-ta da un gran numero di persone. In altre parole è il conformarsi al giudizio delle altre persone.Target: il termine indica il pubblico di riferimento per un’azienda o un brand. In altre parole delinea i de-stinatari di un messaggio, i potenziali clienti da rag-giungere mediante un’azione di marketing.Tools: strumenti, programmi, software usati per spe-cifiche esigenze. Ad esempio esistono tools per moni-torare il traffico dei siti, gli hashtag, la brand reputation.Trend Topic: “argomento di tendenza”. Nati su Twit-ter, i trend topic indicano i temi maggiormente di-scussi dalla community. Tweet: aggiornamento di stato di Twitter, un post te-stuale che può contenere anche immagini o gif.

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