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Anno IX - n. 1 Gennaio 2015 Mensile dell’Azione cattolica trentina - Aut. Trib. Trento nr. 768 del 23/05/1992 - Sped. in AP fil. Trento D.L. 353/2003 Poste Italiane S.P.A. Conv. in L. 27/02/2004 n. 46 art. 1, comma 2, DCB Trento - Dir. Resp. Alessandro Cagol - Via Borsieri, 7 - 38122 Trento

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2 gennaio 2015

SOMMARIO

Camminiamo Insieme

Chiusura in redazione15 gennaio 2015

Editoriale Non c’è tempo da perdere …………………………………………………………………… pag. 3

Spiritualità «Io ti insegno per il tuo bene» ………………………………………………… pag. 4

Attualità Non più schiavi, ma fratelli………………………………………………………………… pag. 6

Progetto Formativo Fedeli al Vangelo in questo tempo………………………… pag. 8

Volti di Ac In ricordo di don Saverio Ferrari ………………………………… pag. 10

Ricordando Luigi Zadra…………………………………………………………………………………… pag. 11

Stili di vita Prostituzione, diritti umani violati…………………………… pag. 12

Il libro L’angelo della gratitudine ………………………………………………………………………… pag. 14

L’Agenda di Ac Appuntamenti di febbraio ……………………………………………………………………… pag. 15

Carta proveniente da forestecorrettamente gestite

Stampa Publistampa Arti Grafiche Pergine Valsugana

Festa dell’Adesione a Volano

Azione cattolica Diocesi di TrentoVia Borsieri, 7 - 38122 Trentotel. 0461 260985 / fax 0461 233551segreteria@azionecattolica.trento.itwww.azionecattolica.trento.it

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Orari di segreteria:lunedì dalle 8.30 alle 12.30martedì dalle 14.30 alle 18.30mercoledì dalle 8.30 alle 12.30giovedì dalle 8.30 alle 12.30venerdì dalle 14.30 alle 17.30

L’assistente ecclesiastico don Giulio Vivianiè presente in Centro diocesano il venerdì dalle 15 alle 17.30.

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3gennaio 2015

Camminiamo Insieme

Non c’è tempo da perdereEditoriale

Lasciati alle spalle pandori e pa-nettoni, cenoni e vin brulè, stiamopercorrendo i primi passi di que-sto nuovo anno: assieme ai tradi-zionali auguri di rito, tra un impegno natalizio e qualche malattia di stagione, ma-gari avremo avuto anche un attimo di tempo per pensare... al tempo, a questocompagno di viaggio a volte tiranno, a volte propizio, sempre inesorabile. Tempusfugit, certo, ma dietro questo dato di fatto possiamo trovare un “di più” che ciaiuti a vivere meglio il suo inesorabile scorrere? Spesso ci troviamo così in corsa da aver bisogno di due o tre vite da vivere in con-temporanea; se il buon Dio ce ne ha dato una sola e il 7° giorno si è fermato an-che Lui, significa che non possiamo che fare altrimenti, vivendo in pienezza la no-stra vita e trovando il tempo per fermarci. Detto così è facile, ma la difficoltà nascedall’architettura della vita contemporanea, costruita su un’agenda sempre stra-colma e rigida, che governa le nostre giornate tra eventi, appuntamenti, orari... Accanto a questo, che già basterebbe, oggi si è sovrapposta una civiltà multimedialedove nella grande frammentazione del tempo si è inserita una comunicazione a get-

to continuo: questo ci obbliga a essere sempre informati e pronti, rag-giungibili, connessi. Ci sono ovviamente molteplici lati positivi e laChiesa ne sta approfittando – come il Papa presente su twitter – maquesto essere sempre in corsa e sempre connessi può essere vissutoanche in malo modo, allontanando il centro della nostra attenzionedalle persone reali, da noi stessi, da Dio. Come cristiani sappiamo che la nostra vita è un dono ricevuto da Dioe sta a noi viverla in pienezza: il tempo è un talento prezioso, sta a noiinvestirlo al meglio, pensando alla nostra vocazione specifica (famiglia,lavoro, ...), ma anche a quella universale, ossia portare il Vangelo e latestimonianza cristiana nella nostra quotidianità. Lo stile con cui vi-vere questo si può trovare nel celebre versetto del Salmo 90: «Inse-gnaci Signore a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza delcuore». Lascio a voi il compito di interpretarla, di capire la perla disaggezza che contiene e concludo ricordando la proposta di preghieraquotidiana dell’Ac, che parte dall’ascolto del vangelo di ogni dome-nica, attraverso il sussidio formativo personale per giovani e adulti“Coraggio sono Io”, per contare i nostri giorni alla luce della sua parola

e dedicare ogni giorno a Lui e a noi qualche momento del nostro prezioso tempo. Buon 2015 a tutti!

Maddalena

«Insegnaci Signore a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore»(Sal 90, 12)

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4 gennaio 2015

Camminiamo Insieme

La Parola di DioLa Sacra Scrittura è la Parola di Dio; so-no libri scritti sotto l’ispirazione delloSpirito Santo. È una parola efficace (Is55, 11) con un valore “sacramentale”(Verbum Domini 56). Dio parla (Ebr 1, 1-4)attraverso delle mediazioni: la sua Pa-rola ora è affidata alla Chiesa ed è stataredatta nella Chiesa sotto l’azione del-lo Spirito Santo. Non tutta la rivelazio-ne è stata scritta. La Scrittura è garanziaper conservare la Parola che va oltre la“tradizione orale”. Leggendola si incon-tra la difficoltà di testi scritti e redatti inculture e linguaggi lontani dai nostri: èParola di Dio in linguaggio umano. Quisi situa il grosso problema delle tradu-zioni (la traduzione CEI “liturgica”, latraduzione interconfessionale ecc.). Lacentralità della Parola di Dio nella vitadella Chiesa è ribadita dal Concilio Vati-cano II (DV 21), che raccomanda anchela lettura della Bibbia (DV 25) citandosan Girolamo, il traduttore della SacraScrittura in latino: «L’ignoranza delleScritture è ignoranza di Cristo».La Bibbia, composta dall’Antico (46 li-bri) e dal Nuovo Testamento (27 libri -totale 73), è una biblioteca di libri chenon si assomigliano ma si completano.È importante per un cristiano cono-scere il testo biblico, saperlo consulta-re (libri, capitoli, versetti, sigle), ma an-che sapere che ci sono i generi letterari(DV 12): sapienziale, storico, poetico,profetico, apocalittico, esortativo, nar-rativo, ecc. Occorre sempre conoscere

ciò che sto per leggere o per procla-mare; un’attenzione particolare va da-ta al contesto biblico e nel nostro ca-so anche al contesto liturgico (rivelatodai “titoletti” che i Lezionari pongonoprima delle letture). Ricordiamo chetutta la Scrittura è incentrata in GesùCristo (Lc 24, 44): centro e pienezzadella Rivelazione.

La Parola di Dio nella celebrazioneNella costituzione dogmatica sulla divi-na rivelazione Dei Verbum (n. 21) si affer-ma: «La Chiesa ha sempre venerato ledivine Scritture come ha fatto con ilCorpo stesso del Signore, non mancan-do mai, soprattutto nella Sacra Liturgia,di nutrirsi del Pane di Vita dalla mensasia della Parola di Dio che dal Corpo diCristo e di porgerlo ai fedeli». La storia ciha tramandato l’antico uso sinagogaledi leggere i “rotoli” della Scrittura, che èpoi proseguito nella lettura continua daltesto biblico dei primi secoli del cristia-nesimo. Dalla Bibbia si è passati ai vari

«Io ti insegno per il tuo bene» (Is 48, 17)

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5gennaio 2015

Camminiamo Insieme

libri liturgici (lezionari, evangeliari, sal-teri, antifonari…) fino al messale plena-rio (che conteneva tutto: Parola di Dioed eucologia) del Concilio di Trento. Oraabbiamo il Messale, i vari Lezionari (fe-stivo, feriale, dei Santi ecc.) e l’Evange-liario, oltre alla Liturgia delle Ore e ai variRituali che contengono le indicazioniper le letture proprie. Per la dignità della proclamazione del-la Parola di Dio occorre conoscere esaper usare i lezionari (per es.: il ri-spetto del libro e del segnalibro; leg-gere le cose tra parentesi, non leggerele scritte in rosso, né i “titoli” che pre-sentano il tema centrale della lettura;rispettare le scelte del celebrante in ca-so di proposte alternative o di letturain forma breve o lunga o nel caso diuna festa con tre letture che ricorre ingiorno feriale). Hanno il loro valore an-che i luoghi della liturgia della Parola:ambone, sede, spazio dell’assembleae del coro e strumentisti.

La mensa della ParolaOrmai è entrata anche nella nostramentalità – oltre che nella prassi cri-stiana – una delle novità più grandi ri-prese dal Concilio Vaticano II: «Affinchéla mensa della Parola di Dio sia prepa-rata ai fedeli con maggior abbondanzavengano aperti più largamente i tesoridella Bibbia, di modo che in un deter-minato numero di anni si legga al po-polo di Dio la parte migliore della SacraScrittura» (dal documento sulla sacraliturgia n. 5). Una mensa importante quella della Pa-rola, al punto che i Padri della Chiesamettevano spesso in relazione il dono

dell’Eucaristia e il dono della Parola.L’antichità testimonia la venerazionedel testo sacro analogamente a quan-to avviene per il Pane consacrato: san-t’Ambrogio, dopo aver affermato chesi beve il Cristo dal calice delle Scrittu-re come da quello eucaristico, ricordache «come si fa attenzione a non la-sciar cadere alcun frammento del Cor-po di Cristo, così pure si deve dare at-tenzione a non lasciar cadere a vuotonessuna Parola di Dio che si ascoltanella celebrazione». Così si comporta-va il profeta Samuele (1Sam 3, 19). Hascritto papa Benedetto: «Da qui com-prendiamo che all’origine della sacra-mentalità della Parola di Dio sta pro-priamente il mistero dell’incarnazione:“il Verbo si fece carne” (Gv 1, 14), la real- tà del mistero rivelato si offre a noi nel-la “carne” del Figlio» (VD 56).

don Giulio

San Cesario di Arles, nel VI secolo, in untesto tornato alla ribalta quando è statodato il permesso di ricevere la Comunio-ne nelle mani, così afferma: «Vi domando,fratelli e sorelle, che cosa vi sembra piùimportante: la Parola di Dio o il Corpo diCristo? Se volete rispondere bene, dovetesenza dubbio dire che la Parola di Dio nonè da meno del Corpo di Cristo. E allora seponiamo tanta cura quando ci viene con-segnato il Corpo di Cristo, perché nulla diesso cada per terra dalle nostre mani, nondovremmo porre altrettanta attenzioneperché la Parola di Dio, che ci è offerta edata, non sfugga dal nostro cuore, ciò cheavverrebbe se stiamo pensando ad altro ostiamo parlando. Non sarà minor colpal’ascoltare negligentemente la Parola diDio, che per trascuratezza lasciar caderper terra il Corpo di Cristo».

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6 gennaio 2015

Sono lontane per noi uomini moder-ni – ma non per la storia dell’umanitàche si è evoluta e ha attraversato lun-ghi periodi di sfruttamento del più for-te sul più debole – le invasioni colonialiin Africa alla ricerca di risorse minera-rie e di esseri umani da schiavizzare. Eppure i diritti dell’uomo in molte par-ti della Terra sono ancora ridotti al lu-micino: si parla sempre di nuove formedi schiavitù, come la prostituzione do-ve la donna è vittima di soprusi da par-te di persone senza scrupoli. Popola-zioni africane di varia etnia vengonofatte prigioniere per soddisfare poi i bi-sogni di qualche latifondista. Bambinisotto i dieci anni vengono addestraticon le armi per combattere in nome diun Dio che non vuole la guerra.Ma non occorre mica andare fuori dal-la propria città per trovare altre formedi schiavitù... Anche sul lavoro, in mo-do nascosto e difficilmente dimostra-bile, esistono forme di sopruso tra uncapo e il dipendente – il cosiddettomobbing – oppure, purtroppo, tra geni-tori e figli, magari segregati per anni incasa come le cronache italiane ci han-no fatto conoscere recentemente.Schiavitù non è solo essere sottopostialle decisioni di un altro essere uma-no, ma addirittura avere la vita minac-

ciata da un altro essere umano, da unfratello.In Europa è recentissima la tragedia diParigi, definita l’11 settembre francese,con l’uccisione di numerosi giornalistidi un giornale satirico colpevole di averfatto della satira su Maometto. NeiPaesi africani è di moda tagliare le testea coloro che vengono definite “spie”americane o europee. In Corea fino aieri si uccidevano tra nord e sud delPaese, proprio tra fratelli veri e propri.Negli Stati Uniti i poliziotti vengono ac-cusati, anche con l’aiuto di filmati mol-to compromettenti girati da amatori, dipestare giovani neri per motivi futili.Ma in che mondo viviamo allora, dovetutti dovremmo essere fratelli, dove

Non più schiavi, ma fratelli

Camminiamo Insieme

Commentare il messaggio di papa Francesco per la 48ª GiornataMondiale della Pace “Non più schiavi, ma fratelli” – sposatointeramente dall’Ac che lo applica durante il mese di gennaio, Mese della Pace –, implica prima di tutto una richiesta di Pace.

Attualità

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7gennaio 2015

Camminiamo Insieme

ognuno di noi dovrebbe rispettare la vi-ta propria e quella di chi gli sta vicino?La risposta è una sola: è un mondoguidato dal potere, detto anche avidi-tà, dominio, falsa felicità. Sono tutti gliaspetti negativi dell’essere umano che,a volte in nome di un falso Dio, a voltepagato da capi molto ricchi e spessoper mancanza di controllo del proprioequilibrio, si scaglia contro un suo si-mile e non vede altro che la propriarealizzazione personale a scapito del-l’altro, anche facendone una questionedi vita o di morte.Il Papa ci invita a combattere tutti i ma-li dell’umanità e a ritornare ad esserefratelli, ben conscio che fin dai tempidi Caino e Abele la rivalità e il deside-rio di supremazia nell’uomo sono malidifficilmente curabili. Eppure le giustearmi per combattere la schiavitù ledobbiamo trovare nel desiderio di pa-ce, nello stare accanto al vicino conuna visione positiva e non come unpossibile nemico pronto a fregarci oaddirittura a farci del male. Ma la diffi-denza è un altro male insito nell’uo-mo... Beh, ne era afflitto pure san Tom-maso, che se non vedeva non credeva!In conclusione voglio però segnalarvialtre forme di schiavitù che non ri-guardano essere umano contro essereumano, ma essere umano contro sestesso: parlo di chi è schiavo di malat-tie come il gioco d’azzardo e distruggela propria famiglia sperperando il de-naro; di chi è schiavo dell’alcol e rovi-na i rapporti instaurati da anni con ilpartner; di chi è schiavo di una terribi-le malattia e costretto a letto e vive di-pendendo totalmente dagli altri, e infi-

ne di chi è schiavo del proprio corpo(le donne soprattutto) e non mangiaper non diventare più brutto, o per ri-sultare sempre longilineo, rischiandomalattie gravi come l’anoressia chepuò portare alla morte.Difficili da debellare anche queste pia-ghe, specie all’interno di una famigliadove i genitori non riescono ad averevoce in capitolo. Molto più in questicasi riescono a fare veri amici o perso-ne consacrate. Passare a psicologi, me-dici e farmaci risulta poi l’estrema so-luzione.Chiudendo la riflessione, quale farma-co può invece debellare le schiavitù delmondo prima indicate? A mio avviso ilmale, come alcuni mali dell’uomo, èancora incurabile. Non occorrono ri-cercatori universitari per trovare l’anti-doto: quello ci sarebbe già in ognunodi noi, a differenza di malattie come tu-mori, leucemie ecc. Il problema è chespesso non vogliamo, per pigrizia o or-goglio, usare l’antidoto per combatte-re le schiavitù, diventando così schiavidi noi stessi.

Alessandro Cagol

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8 gennaio 2015

Camminiamo Insieme

Perché la testimonianza, la trasmis-sione e il nutrimento della fede sono diventati così difficoltosi? Il ProgettoFormativo parte dalla constatazione delmondo che cambia: la vita, l’identità,la coscienza delle persone non trovanopiù il loro centro, in una cultura che vie-ne definita disomogenea e frammenta-ta (oggi la definiamo più modernamen-te “fluida”). Quali sono le soluzioni?Rafforzare la coscienza, scegliere e mo-tivare le proprie scelte, usare le cosesenza diventarne dipendenti; coltivarela sobrietà, accogliere l’altro come do-no, educare le proprie attese per unasana realizzazione di sé.Si affronta poi come cambia la sensi-bilità religiosa: si parla di sfiducia nel-la possibilità di vivere un’esperienzacristiana significativa e del comunicar-la; la tradizione non è più la base dipartenza e l’esperienza religiosa deveessere personalizzata. Oggi chi va a Medjugorje è colpito dal-la testimonianza della gente che viaccorre. In una pubblicazione recente(Franco Battistotti, Micaela Vettori, Giu-liano Stenghel, Medjugorje, un viaggio al-la ricerca di immagini e parole per esprimere la domanda. Un fotografo, una scettica, unaguida alpina, Alcione Edizioni, Lavis (Tn)2014), nata in uno dei tanti pellegri-

naggi lì indirizzati, trovo nell’intro du-zione questo passaggio: «La parola testimonianza la prima volta è suonatastrana, associata com’era a tribunali emagistratura, dove sembra aver persoil suo valore originario: dire la verità. Maesiste la verità? O è percezione? Inter-pretazione? E quindi soggettiva e indi-viduale?». Non entro nel merito dellaquestione delle apparizioni, come delresto sottolineano gli autori stessi, cheaffermano infatti: «Non so e non mi in-teressa davvero sapere se le apparizio-ni sono veritiere o se i “veggenti” si so-no arricchiti, o se i fenomeni sono realio macchinazioni più o meno tecnologi-che. Ho toccato con mano l’approccioreligioso di chi crede ciecamente e dichi ha una fede non dogmatica, ma ac-cogliente dei dubbi propri e degli altri».Gli autori tentano di mettere insiemetestimonianza e verità, di arrivare allaquestione del motivo per cui si crede ono, ma c’è quasi una sospensione, co-me un allargare sconfortante le braccia.Testimoniare è solo narrazione sentita,partecipata, sincera? Se un racconto hala pretesa, anche inespressa, di tra-smettere una verità cui noi tutti siamointeressati – quella che ci segue e che cilega nella testimonianza dalla mattinaalla sera, in casa, al lavoro, a scuola, in

Fedeli al Vangelo in questo tempo

Il capitolo 3 del Progetto Formativo ACI affronta “il riflesso della culturadi oggi sulla coscienza delle persone e sul modo in cui essa si forma”. Ci è chiesto un discernimento che si traduca in testimonianza e in nuova evangelizzazione.

ProgettoFormativo

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9gennaio 2015

Camminiamo Insieme

negozio, in parrocchia – allora bisognaaver il coraggio di indicare l’oltre, di ri-cercarne il motivo, il perché. Come è possibile una nuova evange-lizzazione? Il Progetto Formativo affer-ma che evangelizzare è «parola checambia la vita», è «parlare di una vitanuova e bella in molti modi, tutti radi-cati nell’esperienza», «mostrare la no-vità del Vangelo e annunciarla primacon la vita».Significa quindi vivere in prima personal’esperienza dell’incontro con Gesù,del suo amore per me, della salvezza epienezza che mi dona – e che sonochiamato a donare. Per questo è parti-colarmente importante curare l’inte-riorità. Ma come?Enzo Bianchi, nell’introduzione di un li-bro autobiografico (Enzo Bianchi, Ognicosa alla sua stagione, Einaudi, Torino2010), spiega che «se c’è un luogo, cuiancora oggi ricorro per trovare rifugio epossibilità di quiete, per pensare a mestesso e alla comunione con gli altri,

questo è la mia cella». Cos’è per noi nonmonaci la cella? La casa, o meglio il luo-go dove sono custodite le nostre espe-rienze e le memorie più vive. Non c’èmetafora migliore per descrivere l’inte-riorità. Da questa cella o interiorità ilmonaco, ma anche ognuno di noi, ha latentazione di scappare: la cella, la casa,la propria interiorità possono diventareun luogo insopportabile, perché lì av-viene il combattimento vero. È facilepensare alla fuga da se stessi come fu-ga dalla verità che spesso ci mette incrisi e ci inquieta, ma quanto è difficileabitare con se stessi! Eppure Bianchi af-ferma che «senza questo luogo di lottae di benedizione resteremmo personedi un momento, in preda all’emozionedell’attimo, incapaci di ritrovare e ri-conoscere gli altri perché incapaci diritrovare noi stessi». Dunque la veritàè dentro di noi, ma bisogna cercarla ecustodirla, anche se costa fatica, anchese a una certa età sembra di aver per- so il desiderio per sazietà, per pigrizia, per stanchezza. Bene sarebbe ascoltarel’esortazione che Paolo fa al giovane di-scepolo Timoteo: «O Timoteo, custodi-sci ciò che ti è affidato, evita le chiac-chiere vuote e perverse e le obiezionidella falsa coscienza. Taluni, per averlaseguita, hanno deviato dalla fede» (Tm6, 20). Più facilmente da questa interio-rità veritiera nascerà una testimonianzarappresentata come uno stile aderentea un modello che è quello di Cristo. In fondo, dare voce a qualcun Altroche è presente in me può anche darmiun poco fastidio, ma è l’unico gestoche davvero mi “allarga” il cuore.

Roberto

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10 gennaio 2015

Camminiamo Insieme

In ricordo di don Saverio Ferrari

In queste parole ritrovo il volto e il sor-riso di don Saverio Ferrari, venuto amancare lo scorso 11 dicembre dopoanni di malattia. Una storia, quella didon Saverio, che si incontra con l’Ac inmomenti diversi del suo ministero: neglianni dal 1978 al 1983 come assistentediocesano dell’Acr e poi come parrocodi Volano dal 2001 al 2007. Degli annidel suo servizio come assistente dioce-sano dell’Acr non ho particolare ricordo;erano gli anni però in cui frequentavo igruppi e ho iniziato il mio cammino inAc. Ne conservo un ricordo molto bello:il cammino parrocchiale, gli incontri dio-cesani in Seminario e a Susà di Pergine,e dietro le quinte di questi incontri – dichi pensava e promuoveva la formazio-ne degli animatori – posso immaginare ilsuo stile, la presenza discreta ma fermae intransigente nella cura del servizioeducativo. Diverso è stato l’incontro e ilcammino condiviso in parrocchia, vissu-to anche in parte da pre-sidente parrocchiale, inun significativo momentodel mio personale cam-mino di fede. Da subito lasua presenza in parroc-chia e in Ac si è caratte-rizzata dalla disponibilità,

dal suo sorriso ma anche dalla sua fer-mezza. Ricordo i suoi incoraggiamenti, ilsuo accompagnare il cammino di tutti etre i settori e le iniziative proposte nel-l’ambito dell’oratorio, ma anche i richia-mi forti ed esigenti nei confronti deglianimatori. La sua presenza è stata pre-ziosa nel cammino dell’associazione, inparticolare per portarci a riscoprire al-cuni aspetti fondanti dell’essere Ac, co-me l’attenzione all’unitarietà; più volte,specialmente in occasione delle assem-blee parrocchiali, questo richiamo fermoalla cura del sentirsi partecipi gli uni e glialtri del cammino formativo dei settoricosì come della cura degli educatori edel servizio alla comunità. La sua vici-nanza all’associazione non è venuta me-no durante gli anni della sua malattia; inoccasione delle visite presso la Casa delClero o durante i brevi ritorni in parroc-chia per condividere momenti di festa,accanto al saluto c’era sempre una pa-

rola di incoraggiamento equel «Bravi, vi leggo vo-lentieri» riferito a Cammi-niamo Insieme. Ora il graziesi fa preghiera e incorag-giamento nel proseguireil cammino.

Fabiola

«Gli assistenti sono sacerdoti di intensa spiritualità che hanno trovatol’anima del ministero nella cura delle persone, nella coltivazione dellaloro vita spirituale, in quell’azione discreta e forte che li ha postiaccanto alle persone, per aiutarne il cammino di discepoli del Signore».(Dal Progetto Formativo ACI, cap. 7)

Volti di Ac

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11gennaio 2015

Camminiamo Insieme

Ricordando Luigi Zadra

Ho in mano il suo santino ri-cordo e nella foto lo ritrovocome spesso lo abbiamo vi-sto: uno sguardo che scrutal’orizzonte e cerca di capirnel’ampiezza, la simmetria, il di-segno di Dio che ne traspare;l’immancabile cappello in te-sta; quel piglio a volte impe-

rioso e inquieto, altre volte stupito e in-dagatore... Solo che non sta guardandoin avanti, mentre invece di solito Luigiera molto diretto e non distoglieva mailo sguardo, se non per scrivere fitto fittotra le righe o sui margini dei fogli; e semagari gli capitava di perdere il filo, co-munque immancabilmente, dopo qual-siasi relazione o meditazione com-mentava e ridiceva il tutto con parolesue (e noi spesso alzavamo gli occhi alcielo: «ecco che adesso parte Luigi, chilo ferma più?»). Luigi in Ac è stato unapresenza fedele, appassionata, punti-gliosa, vivace; un grillo parlante (quanteesortazioni sugli esercizi spirituali, quan-ta fermezza e disciplina morale...), maanche un testimone della bellezza del-l’essere associazione famigliare, in con-tinua crescita, accogliente, coerente.Luigi ha studiato tanto, in tanti ambiti,sempre; tutto quel che gli passava sot-tomano era sottolineato, commentato,rielaborato; aveva le idee ben chiare, maallo stesso tempo non si sentiva mai

soddisfatto, mai a posto, cercava spun-ti e occasioni per approfondire, pregare,meditare, crescere. All’interno del grup-po diocesano era il nostro decano, maci aveva stupito scoprire che aveva giàcompiuto 84 anni, perché, come spessocapita con chi si conosce da tempo, eradifficile dargli un’età, era immutabile einstancabile. La scorsa estate era statomale, era passato attraverso una gravedepressione e deperimento fisico; a fati-ca si era lasciato convincere dal parrocoe dai famigliari a farsi ricoverare in ospe-dale. Ne era uscito, come ripeteva spes-so, rinato: ogni cosa gli sembrava nuova,bella, inaspettata; ne riscopriva e gusta-va la bellezza: l’affetto dei fatelli, la vici-nanza degli amici, il gusto del mangiare edel vestirsi bene. Soprattutto, però, si di-chiarava in pace, sereno e per sua stes-sa ammissione aveva allentato la rigidadisciplina che da sempre guidava le suegiornate e si era addolcito. La sua testi-monianza – che ci ha regalato sullo scor-so numero di Camminiamo Insieme – ci re-stituisce il cuore del suo credere esperare ma anche il desiderio di cono-scere, capire, trovare il senso della vita.Per chi lo ha conosciuto e ha cammina-to per un tratto al suo fianco, la fede chelo muoveva è di sprone per raccogliere iltestimone e continuare la staffetta conentusiasmo, curiosità e integrità.

Anna

Luigi Zadra ci ha lasciato inaspettatamente alle soglie del Natale, il 23 dicembre scorso.

Volti di Ac

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12 gennaio 2015

Camminiamo Insieme

Prostituzione, diritti umani violatiStili di vita

Facendo seguito all’incontro testimonianza consuor Eugenia Bonetti, promosso dall’ufficio dio-cesano della Pastorale sociale e tenutosi il 1°gennaio 2015 nell’ambito delle iniziative dellaGiornata mondiale di preghiera per la Pace daltema “Non più schiavi, ma fratelli”, proponia-mo la testimonianza dell’associazione L’Altra-Strada di Trento, che opera sul territorio citta-dino e provinciale per incontrare e ridare dignitàalle schiave della tratta delle donne.

Via Brennero non è pericolosa. Leragazze non sono un pericoloI volontari dell’associazione L’AltraStra-da, che da dieci anni offre aiuto e so-stegno alle prostitute, portano la lorotestimonianza, a pochi giorni dalla peti-zione lanciata dalla Lega Nord contro il“degrado” e “l’emergenza” prostituzio-ne a Trento nord. «Via Brennero e viaBolzano – aveva spiegato l’onorevoleMaurizio Fugatti – sono zone che si tro-vano a cavallo della circoscrizione Cen-tro storico Piedicastello e Gardolo.Queste piazze e queste strade si popo-lano di prostitute terrorizzando chi ciabita». «Abbiamo fatto un sopralluogonotturno e siamo riusciti a contare ol-tre 67 prostitute giovani costrette a sta-re sulla strada. Vogliamo denunciare for-temente questa emergenza prima che

accadano avvenimenti gravi come laguerriglia che ha terrorizzato la città»,gli aveva fatto eco Vittorio Bridi, capo-gruppo in Comune. Valentina Musmecie Mauro Bossi, due dei nove volontaridell’associazione, non vogliono entrarein polemica con il Carroccio, ma rac-contano l’altra faccia della medaglia.Quella fatta di donne sotto ricatto, co-strette a vendersi per saldare il debitoche hanno nel loro Paese. Giovani chenon “scelgono” di vendersi sulla strada.«Vorremmo che si parlasse dei dirittiumani violati. Vorremmo che il proble-ma della prostituzione non fosse ridot-to a una questione “estetica”», sottoli-nea Mauro Bossi. I volontari, che la seraincontrano le ragazze in via Brennero(in particolare nigeriane) per scambiarequalche parola, portare loro una tazzadi tè caldo in inverno o una bibita frescad’estate, non hanno mai sperimentato

«La globalizzazione dell’indifferenza, che oggi pesa sulle vite di tantesorelle e fratelli, chiede a tutti noi di farci artefici di una globalizzazionedella solidarietà e della fraternità, che possa ridare loro la speranza efar loro riprendere con coraggio il cammino» (dal messaggio di papaFrancesco per la XLVIII Giornata mondiale per la Pace).

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13gennaio 2015

Camminiamo Insieme

terrore e paura. «Cerchiamo in primis diinstaurare una relazione con loro, di ca-pire quale è la loro situazione e se c’è lapossibilità di aiutarle a uscire dal girodella prostituzione, attraverso gli stru-menti di legge. Con le ragazze – dico-no – c’è uno scambio reciproco, suc-cede che ci invitino a una festa dicompleanno o che si venga da loro aportare le uova per gli auguri di Pasqua».E nemmeno tra i residenti – spiegano ivolontari – che pure possono avvertirela presenza delle prostitute (sono unatrentina quelle in via Brennero) come un

problema, non vi sarebbe la sensazionedi essere in pericolo. «Semmai – spiegaValentina – sono le ragazze ad essereesposte ad aggressioni». Anche perché,soprattutto tra i giovanissimi, pare nonessere tramontata la moda del “tour”della prostituzione. «Passano quasi ognisera davanti a loro, lanciando pietre einsulti», è la testimonianza dei volonta-ri. In molte persone, tuttavia, lo sguardosu quelle donne sa andare oltre il mer-cato del sesso. «Finalmente – spiega Va-lentina – anche nelle persone c’è laconsapevolezza che le prostitute distrada sono vittime di una tratta e chehanno un pressante quotidiano, con undebito da risarcire. Sono donne senzapermesso di soggiorno, non parlanol’italiano, anche se sono qui da moltianni. Arrivano in Italia con la promessadi un lavoro e si ritrovano su una strada,con l’obbligo di saldare un debito chepuò arrivare anche a 60 mila euro e mi-nacce alle loro famiglie se non pagano». (Tratto da Flavia Pedrini per “L’Adige”,30.8.12 e “Fractio Panis”, ottobre 2012)

L’AltraStrada è la strada di traffico e ne-gozi che si trasforma in vetrina di sfrut-tamento e miseria durante la notte;l’AltraStrada è la nostra strada vista dapersone culturalmente lontane da noiche avevano visto nel mondo occidenta-le una possibilità di riscatto per se stessee per la famiglia;l’AltraStrada è un modo di vedere la pro-stituzione di strada al di là dell’indiffe-renza, della paura o del giudizio, per tro-varvi un pungolo per la coscienza esoprattutto per il cuore;l’AltraStrada è una proposta d’uscita dauna vita di schiavitù, è la strada da per-correre per potersi riconquistare la pro-pria libertà e la propria vita.

(da www.laltrastrada.org)

L’associazione ha sede in Trento, via alleLaste 22, presso la Fondazione S. Ignazio;e-mail: [email protected]: http://www.laltrastrada.org

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14 gennaio 2015

Camminiamo Insieme

Luigi Alici è l’autore de “L’angelo dellagratitudine”, l’ultimo volume della col-lana edita da AVE. Non è un libro facile, nel senso chenon è un libro da leggere e mettere via.È più un libro “da comodino”, di quel-li da ruminare piano piano, rileggendoi paragrafi per non perderne le sfuma-ture nascoste tra le virgole.Il percorso è segnato da cinque paro-le: stupore, riconoscenza, promessa, fedeltà emisericordia. Per ognuna di queste vieneproposto un approfondimento chetocca in modo inaspettato personaggibiblici che si sono confrontati conquesti sentimenti; filosofi contempo-ranei che hanno riflettuto su questitermini; questioni con-crete dell’oggi che ognu-no di noi incrocia nelsuo girovagare: questio-ni umane fatte di sceltesemplici o di decisioniche valgono una vita,una carriera, la vita delmondo dopo di noi.Alici prova a riordinaretutte queste cose nelladeclinazione della gratui-tà dato che stupore, rico-noscenza, promessa, fe-

deltà e misericordia altro non sono chele diverse facce con cui essa si manife-sta. Di più, secondo Alici: è l’angelo del-la gratitudine che si manifesta quandoabbiamo perdonato, quando abbiamosorriso, quando abbiamo risposto confedeltà a un impegno, quando qualcu-no ci ama meritatamente o immerita-tamente; quando un altro ci aiuta, cisostiene, ci consola. È l’angelo dellagratitudine che si fa compagno di stra-da. Che non fa rumore o scompiglio,ma, come brezza leggera, lascia un se-gno di ristoro nella nostra vita. L’invito dell’autore a conclusione dellibro è interessante: dopo tanti inviti aessere angelo della gratitudine, della

misericordia, della fe-deltà per coloro che in-contriamo e ad acco-glierlo ogni qual voltagli altri lo sono per noi,siamo invitati a cercareil nostro angelo, il suosguardo, nel volto dichi non ha nulla, è tra-scurato, è abbandona-to: riscopriremo con luiil valore della gratitudi-ne.

Roberta

Guidati dallo Spirito è una collana di cui abbiamo già incontrato i testi di Paola Bignardi e Sebastiano Pepe, testi che scivolano dolcementeverso l’anima e la riscaldano. Parole che provano a scuotere il torporedel nostro quotidiano per annunciarci, con delicatezza, che il Risorto ci accompagna, ci sostiene, ci interpella.

L’angelo della gratitudine Il libro

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15gennaio 2015

Camminiamo Insieme

L’Agenda di Ac

Sabato 7 febbraio

dalle ore 14.30 alle 17.

30

a Trento presso la sede

Azione cattolica

(Via Borsieri, 7)

Consiglio Diocesano.

Sono invitati tutti

i presidenti parrocchiali

e i responsabili diocesani.

Sabato 21 febbraiodalle ore 9.00 alle ore 17.00presso il Seminario di Trento

(Corso 3 Novembre, 46)IV GIORNATA DI SPIRITUALITÀdell’itinerario “La Messa: un segno per la vita” dal tema

“Liturgia eucaristica: Rendiamo grazie al Signore, nostro Dio”animata da don Giulio Viviani.Iscrizioni entro mercoledì 18 febbraio.

Appuntamenti di febbraio

LE PROPOSTE PER QUARESIMA E PASQUA 2015

Per ragazzi: l’Ac propone testi agili e “pronti all’uso” per l’accompagnamentopersonale e la preghiera quotidiana dei ragazzi, con un versetto del Vange-lo del giorno, una riflessione, una preghiera e un impegno. Prezzo: € 2,90.• Il segno dell’alleanza 1 per i bambini dai 3 ai 6 anni • Il segno dell’alleanza 2 per i ragazzi dai 7 ai 10 anni• Il segno dell’alleanza 3 per i ragazzi dagli 11 ai 14 anni

Per i giovani: il sussidio è un prezioso strumento per la preghiera persona-le. Ogni giorno segue il semplice schema: ascolto (alcuni versetti del Vange-lo del giorno); dentro la vita (brevi esperienze); punto di domanda (una do-manda provoca a pensare); prego; la Parola di Dio del giorno (citazionibibliche della liturgia quotidiana). Prezzo: € 3,50.• Tempo per te per Giovanissimi• Gioia Infinita per Giovani

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