Age stampa 7/8 2011

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L'anno che verrà. Ogni volta che la scuola riparte, si riaffacciano nuovi e vecchi problemi. Senza diventare il sindacato dei genitori l'Age offre collaborazione ma chiede trasparenza al sistema

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STAMPA2

di Davide Guarneri

Age Stampa riserva in questo numero alcunepagine a uno sguardo sulla realtà giovanile, in-sieme ad approfondimenti, per noi più usuali, sulmondo della scuola. Molti lettori potrebbero ri-manere colpiti dalle notizie su nuove tendenzetrasgressive, unite alla ricerca talora spasmodicadi ebbrezza ed emozioni. Insieme, abbiamo volu-to incorniciare due espressioni giovanili, il testo diun rap e una poesia, ambedue con il dolore e lasofferenza come sfondo: a ricordarci che, da ge-nitori ed educatori, non dobbiamo lasciarci tra-scinare dalla quasi rassicurante convinzione chei giovani d’oggi sono tutti uguali, tutti difficili dacapire, senza valori, vuoti.Vorremmo, piuttosto, porre molte domande. Dichi sono figli questi ragazzi? A quali modelli siispirano, e chi ha fornito loro proposte, testimo-nianze, idealità? Preferiamo giudicare o ascolta-re? Nel tempo in cui il rispetto per l’adulto non èad ogni costo dovuto, l’adulto ha l’autorevolezzasufficiente per meritarlo? Quale ambiente (scuo-la, media, territorio) è intorno ai nostri figli?In altre parole, noi adulti (cioè noi scuola, noi fa-miglia, noi società civile, noi società politica) stia-mo comunicando ai più giovani che la vita nonè successo a ogni costo, giovinezza eterna, pre-stazione elevata in ogni campo, corsa sfrenataprecedendo il tempo stesso per essere sempreefficienti, sempre produttivi, sempre in forma?Cultura, arte, istruzione, poesia, riflessione sulla vi-ta e sulla morte, parole distese per la relazione,per “stare con” e ascoltare: è difficile dire a tuo fi-glio di impegnarsi nello studio per edificare sestesso, quando per molti, in giro, quelle cose ap-partengono al tempo perso.«C’è un tempo per nascere e un tempo per mo-rire…un tempo per cercare, un tempo per perde-re…un tempo per parlare, un tempo per tacere»:il libro di Qoèlet dice delle età della vita, della re-latività delle cose e dei successi, della bellezza diun tempo perso, forse guadagnato. Per la sag-gezza antica è importante la qualità degli even-ti. Noi invece continuiamo a costruire tutta la no-stra vita intorno alle date e alle ore. Poi cerchia-mo novità, meriti e successi, poiché tutto si ridu-ce a cose che riempiono gli spazi e il tempo,quantificano il tempo perché ci servono, magariper accumulare di più, per essere più sicuri af-frontando il futuro: ma queste cose sono semprecose.

Dipendenze, giovani a rischio

Mamo, un rap ricorda il nonno

Scuola, speciale per il nuovo anno

E se l’insegnante non va?

Andare bene a scuola

Crescita, studio e postura

Genitori, consigli per crescere

Mani pulite contro le malattie

Spazio Age

Non diamo solocose ai giovani3

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EDITORIALE

SOMMARIO

7/8 - 2011

Direzione Amministrativa: Via Aurelia 796 - 00165 ROMATel 06.66514566 - Fax 06.66510452

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Abbonamento annuo:€ 20,00 per i non socic/c postale 15359003c/c bancario 1000/1369 Banca Prossimacodice IBAN IT05 W033 5901 6001 0000 0001 369

Progetto grafico: Annamaria GuerriniFotocomposizione e stampa:Com&Print s.r.l. Brescia

ËCOPIE AGGIUNTIVE DI AGESTAMPAÁ

Eventuali copie aggiuntive della nostra rivistapossono essere richieste direttamente alla se-de nazionale.Ecco i recapiti:Associazione Italiana Genitori A.Ge. OnlusVia Aurelia, 796 - 00165 RomaTel. 06.66514566 Fax 06.66510452È richiesto un contributo per le spese postali.

Per esigenze di postalizzazione, nella copertina di questo numeroè inserito un riquadro bianco destinato all’etichetta.Ci scusiamo per il disagio, che risolveremo nei prossimi numeri.

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ro (e chi potrebbe fermarla!) ma una semplice richiestadi buon senso.

Esca definitivamente dal lato oscuro e abbraccicon forza la vera vita, che spesso scorre nelle sue operemusicali, completamente fuori e libera di ogni tipo dicondizionamento e vincolo (come lei stesso spesso cicomunica con tanta passione). Non è neppure per leiaccettabile né per il suo spirito che un uomo possa es-sere vincolato e incatenato da una banale molecola chi-mica. Non pensa anche lei che la cosa più stupefacenteche un ragazzo ha a disposizione è vivere la propria vitaintensamente e fortemente, ma nella piena consapevo-lezza e lucidità dei suoi sentimenti, vissuti anche conestrema intensità, ma sempre veri e sinceri e non alteratida sostanze e quindi falsi e illusori anche per se stessioltre che per gli altri? I sentimenti, quelli veri, si alteranoe si confondono con le droghe. Come è possibile per unragazzo comprendere le proprie emozioni e le proprierelazioni affettive e di amore se vive e pensa sotto l’ef-fetto di sostanze?

Egregio signor Rossi, credo che anche lei possapermettersi di sognare un mondo libero dalle droghe,cosi come dalle guerre e dalla povertà. Per questo nonvenderà meno dischi, né biglietti per i suoi concerti malascerà una traccia ancora più profonda e utile per tutti igiovani che tanto la amano. Le faccio i miei più sinceriauguri di una pronta e completa guarigione. Sempre adisposizione.

* Direttore Dipartimento Politiche Antidroga - Presidenza delConsiglio

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di Giovanni Serpelloni *

Egregio signor Rossi, le scrivo que-sta lettera aperta prima ancora che damedico, da padre di quattro figli e le vo-glio cortesemente e apertamente dire al-cune semplici cose: si prenda una brevepausa di salute anche da facebook, fac-cia una intelligente e minima autocriticae riconosca che le droghe, tutte le dro-ghe, non hanno mai portato e non porteranno mai nulladi buono né nella sua vita né in quella dei suoi amici.Smetta di volere fare pretestuose quanto inesistenti di-stinzioni tra droghe più o meno tossiche. Sottolineare esostenere la differenza tra le droghe serve solo a giustifi-carne l’uso di alcune, soprattutto della cannabis.

La scelta se usare o no, per un ragazzo, purtroppodi solito è una scelta in bianco e nero. Soprattutto per igiovani, non ci possono essere compromessi o media-zioni e credo che la scelta migliore e di vera libertà e in-dipendenza da raccomandare sia “mai nessuna droga”,compreso alcool e tabacco. È ormai scientificamenteprovato che, per un ragazzo vulnerabile, i primi spinellisono quelli più pericolosi, non tanto per i problemi tossi-cologici acuti, che tuttavia esistono, ma per la grandecapacità che hanno di sensibilizzare le strutture cerebralia ricercare droghe sempre più attive (il 95% degli attualitossicodipendenti da eroina o cocaina hanno iniziatocon la cannabis), oltre che far deviare e alterare la fisio-logica maturazione cerebrale. Le neuroscienze ormai lohanno dimostrato molto chiaramente. Ne prendaumilmente atto e agisca di conseguenza.

Le assicuro che esistono moltissimi studiapprofonditi su questo tema. Li legga e, se pre-ferisce, siamo disponibili a mostrarglieli in viaprivata al fine che Lei ne sia pienamente consape-vole. Poi deciderà se continuare su questa strada.Con il cuore in mano e non con l’ascia della censura,la prego di smetterla di fare confusione nella testa deinostri figli e dei ragazzi italiani mandando messaggiambigui e purtroppo assai superficiali per il complessoproblema delle tossicodipendenze. Non la prenda comeuna imposizione o una limitazione del suo libero pensie-

| GiovanniSerpelloni

No Vasco,io non ci casco

No Vasco,io non ci casco

Il direttore del Dipartimento politiche antidroga della Presidenza del Consiglio scrive al cantante dopo alcuni suoi interventi discutibili

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di Chiara Crivelli *

Conoscere gli effetti di alcune sostanze, come dro-ga, alcool, fumo, suscita in noi genitori pensieri edemozioni contrastanti: da un lato vorremmo sapere ecerchiamo di informarci, dall’altro, poiché ci spaventamolto l’idea che i nostri figli possano, anche una solavolta, entrare in contatto con le occasioni di consumo,non vorremmo sapere. Questo si traduce spesso incomportamenti ambivalenti tra divieti assoluti e “ma, infondo, cosa vuoi che sia”, senza tacere che spesso inostri figli adolescenti “ce la fanno” sotto il naso.

In questo campo, come in molti altri campi dell’e-ducazione, non vi sono “ricette”. Il nodo educativo ri-mane la paziente costruzione della comunicazione tragenitori e figli, l’attesa, il proporre occasioni di rifles-sione, il farci trovare preparati senza far emergereemozioni estreme. In una parola, per noi genitori ènecessario riflettere e trovare in noi i modi e le strate-gie per “far passare” informazioni ai nostri ragazzi.

In questa ottica, conoscere alcuni studi scientificiche ricercatori di tutto il mondo continuano a fare percomprendere sempre meglio gli effetti delle sostanze e,soprattutto, cosa cambia quando la persona non usapiù quella sostanza, può essere utile nella relazione coni figli adolescenti e con i loro compagni ed amici. Moltointeressante, al riguardo Drog@news, pubblicato dal di-partimento Politiche antidroga della Presidenza delConsiglio, un interessante periodico on-line che riuniscenotizie di politica antidroga, con la descrizione di studieffettuati in tutto il mondo, in particolare nel campodelle neuroscienze.

Per i miei studi, e per la mia professione, ho sem-pre avuto un interesse specifico per la funzionalità cere-brale e per tutte le condizioni che contribuiscono ad al-terarla, provocando sintomi di diversa natura, che nonsempre sono “patologici”, ma che possono alterare an-che notevolmente la capacità di relazione, le funzioni in-dispensabili ad affrontare i compiti della vita, il funziona-mento stesso dell’organismo. Nel vol. 2 numero 7, delluglio 2011 del periodico, ho trovato alcuni studi che misono sembrati interessanti per aumentare le nostreconoscenze di genitori.

Cannabis e dintorniLa dottoressa Storr,1 e i suoi collaboratori negli Stati

Uniti, hanno compiuto uno studio longitudinale, cioè han-no messo a confronto le valutazioni della preparazionescolastica e del comportamento effettuate a metà degli

anni ‘80 su bambini di prima elementare, con le intervisteeffettuate dopo 15 anni sul 75% di quei bambini (ora gio-vani, età media 21 anni) in merito alle circostanze e aitempi (età) in cui avevano avuto eventualmente occasio-ne di usare cannabis, la pianta da cui si estraggono l’ha-shish e la marijuana. L’86% dei giovani intervistati avevaavuto una o più occasione di provare cannabis, il 61% ri-feriva di averla provata almeno una volta. Le occasioni sierano presentate a partire dai 13 anni di età, con un pic-co ai 15/16 anni. L’aspetto più importante da considerareè la correlazione tra la valutazione scolastica e del com-portamento a 6 anni e la probabilità di uso di cannabis: iproblemi comportamentali riscontrati da bambini “pos-sono influenzare indirettamente il rischio d’uso, attraversoun aumento delle possibilità di provare la sostanza”.

Binge drinkingUn altro studio americano2 riguarda gli effetti della

pratica del “binge drinking” che sta aumentando anchetra i nostri adolescenti italiani. Cos’è il binge drinking?“Il termine indica l’assunzione di 5 o più bevande alcol-iche nella stessa serata per gli uomini e 4 o più per ledonne. In questa definizione non è importante il tipo disostanza che viene ingerita: lo scopo principale diqueste “abbuffate alcoliche” è l’ ubriacatura, la perditadi controllo.” (Wikipedia)

Nello studio descritto i ricercatori hanno sottopos-to adolescenti dai 16 ai 19 anni a test neuropsicologici ea Risonanza magnetica funzionale durante compiti dimemoria spaziale. Gli adolescenti che consumano al-cool, soprattutto periodicamente in grande quantità(binge drinking), hanno mostrato meno aree cerebrali at-tivate durante i compiti. E questo si è dimostrato piùvero per le ragazze che per i ragazzi: le ragazze chehanno riferito un forte uso di alcol hanno dimostrato unaminore attivazione cerebrale in numerose aree rispettoalle coetanee sobrie In altre parole le femmine risultanopiù vulnerabili agli effetti neurotossici conseguenti l’as-sunzione di alcol rispetto ai maschi, in ragione delle dif-ferenze di carattere ormonale e metabolico. La conclu-sione dei ricercatori è di notevole impatto per noi geni-tori: durante l’adolescenza il cervello è nel pienoprocesso di maturazione, soprattutto le regionifrontali associate a capacità di pianificazione ed or-ganizzazione. Il forte consumo di alcol durante ques-ta fase della vita potrebbe interrompere la normalecrescita delle cellule cerebrali , in particolare inqueste regioni frontali del cervello, con effetti anchedi lunga durata.

Contro i rischi delle dipendenzeLe cose da sapere per prevenire

STAMPA4 PRIMO PIANO

In questo campo non ci sono ricette, ma conoscere scientificamentealcuni effetti delle sostanze può aiutare anche la relazione educativa

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L’Olanda a una svolta?Uno studio olandese3 ha analizzato l’associazione

tra consumo di cannabis, disturbi psicotici (alterazionigravi del comportamento) e una serie di sintomi psichi-atrici subclinici. Hanno partecipato a questo studio18.000 giovani tra 18 e 25 anni. Occorre tenere presenteche in Olanda dal 1976 è possibile comperare e con-sumare, in locali aperti al pubblico conosciuti in tutto ilmondo come “coffeeshop”, un quantitativo di marijuanae/o hashish che non deve superare i 5 gr. per persona. Leconclusioni di questo studio sono parecchio inquietanti:l’uso precoce di cannabis era associato a esperienze psi-cotiche, e l’età del primo utilizzo di cannabis e il dosaggioinfluenzerebbero fortemente gli eventuali futuri disturbipsicotici. Secondo i ricercatori infatti, il consumo dicannabis in giovane età, aumenterebbe notevolmente ilrischio di sintomi depressivi e esperienze subclinichepsichiatriche, soprattutto per età di inizio al di sotto dei12 anni, e questo a causa di una maggiore vulnerabilitàcerebrale data dalla fase di maturazione del cervello an-cora non completa in età adolescenziale.

In un’altra parte del periodico veniamo informatiche recentemente il Consiglio di Stato Olandese consede all’Aja ha emanato un sentenza dove ha espressoparere favorevole al divieto di accesso nei “coffeeshop”per i cittadini stranieri. La proposta di revisione legislati-va viene da Coskun Çörüz promotore del progetto: “Ladroga ti fa male, crea problema di criminalità e di salutedunque deve essere fermata”. Questo nuovo piano dicontrasto si andrebbe ad incardinare nella strategiagovernativa contro la tossicodipendenza. Çörüz, parla-mentare esperto in legislazione antidroga ha lanciato lasua proposta partendo dall’assunto che se il divieto divendita di sostanze stupefacenti agli stranieri è dettatoda motivi di prevenzione per tutelare la salute dei citta-dini, non c’è motivo per cui questo non debba applicar-si anche agli olandesi. «Si tratta di una svolta epocale -ha commentato Giovanni Serpelloni, capo del Diparti-mento politiche antidroga - la volontà di arrivare allachiusura dei coffeeshop testimonia che anche l’Olandasi arrende alle evidenze scientifiche e ai danni cerebraliche tale sostanza è in grado di provocare e che semprepiù vengono evidenziati dalle ricerche avanzate nelcampo delle neuroscienze».

Metanfetamine ed ecstasyMolti studi nel passato avevano dimostrato altera-

zioni permanenti nel metabolismo delle cellule nervosedopo un uso prolungato di metanfetamine (uno dei princi-pali componenti l’ecstasy), altri studi avevano riscontratola normalizzazione del funzionamento delle cellule nervo-se dopo un periodo di astinenza. In uno studio ameri-cano4 sono stati messe a confronto tre tipologie di perso-ne: soggetti consumatori di metanfetamine in astinenzada 1-5 anni, soggetti consumatori di metanfetamine inastinenza da 1-6 mesi, soggetti non consumatori di me-tanfetamine. Questo studio fa rilevare che è necessarioun lungo periodo di astinenza per normalizzare il metabo-lismo cerebrale alterato dalla metanfetamina, mentre bre-vi periodi di astinenza mostrano il metabolismo ancora al-terato.

Gli effetti della sigarettaIl fumo di sigaretta è forse il tipo di sostanza più

“assolto” dal senso comune: tutti conoscono personaggimolto longevi che fumano e hanno fumato tutta la vita.Ma anche la nicotina influenza la funzionalità cerebrale emolti ricercatori hanno studiato il suo ruolo sul sistemadei recettori in diversi circuiti neurali cerebrali. Uno stu-dio5 mostra una differenza, tra fumatori e non fumatori,nel funzionamento di uno specifico circuito che consentedi mantenere un’attività neurale di fondo durante il perio-do di riposo. Normalmente, questo circuito si de-attivanel momento in cui si intraprende l’esecuzione di uncompito specifico. I tabagisti non riuscivano a “staccare”questa attività quando passavano dal riposo all’esecuzio-ne di un compito. Per i ricercatori, può essere una spie-gazione per la difficoltà riscontrata dai tabagisti nel man-tenimento dell’attenzione costante e continua durante icompiti, e potrebbe indicare una maggiore suscettibilitàneuronale alle informazioni irrilevanti durante compiti dinatura cognitiva, che si traduce con maggior distraibilità.

Con l’aumento della popolazione che usa sostanzee con l’aumento degli studi nel campo delle neuroscien-ze, conosciamo sempre più gli effetti dell’uso. In partico-lare, gli studi ci dimostrano come l’uso in età precoce,quando è ancora in corso la formazione dei circuiti cere-brali, possa interferire, anche pesantemente, nella matu-razione del cervello. Certamente, veniamo poi confortatidalla possibilità che le interferenze siano reversibili dopol’astinenza, ma quanto, e in che estensione questo possaavvenire non è ancora dato di sapere. Come genitori, da-vanti a un figlio adolescente o a qualche suo amico checi dice ridendo: “Ma per una canna, cosa vuoi che sia!”forse possiamo proporre maggiori argomentazioni e rif-lessioni.

* Vicepresidente nazionale Age

1 Storr CL, Wagner FA, Chen CY, AntPhony JC. Childhoodpredictors of first chance to use and use of cannabis byyoung adulthood, Drug and Alcohol Dependence, Au-gust 2011,Volume 117(1): 7-15

2 Squeglia LM, Schweinsburg AD, Pulido C, Tapert SF,Adolescent Binge Drinking Linked to Abnormal SpatialWorking Memory Brain Activation: Differential Gender Ef-fects. Alcoholism: Clinical and Experimental Research2011

3 Schubart C. D., van Gastel W.A.,Breetvelt E.J., Canna-bis use at a young age is associated with psychotic ex-periences, Psychol Med (2011), 41, 1301–1310

4 Ruth Salo, Michael H. Buonocore, Martin Leamon, Yuta-ka Natsuaki, Christy Waters, Charles D. Moore, Gantt P.Galloway, Thomas E. Nordahl Extended findings ofbrain metabolite normalization in MA-dependent sub-jects across sustained abstinence: A proton MRS studyDrug and Alcohol Dependence 113 (2011) 133–138doi:10.1016/j.drugalcdep.2010.07.015

5 Paul A. Newhouse, Alexandra S. Potter, Julie A. Duma,Christiane M. Thiel. Functional brain imaging of nico-tinic effects on higher cognitive processes.Biochemical Pharmacology (2011) in pressdoi:10.1016/j.bcp.2011.06.008

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di Gabriele Rossi *

Occorre sfatare una leggenda: che tutti i giovanifacciano abuso di sostanze che creano dipendenza.Alcuni sono così, ma, a differenza di quello che sembraemergere dai media che fanno a gara a presentare ifatti drammatici e le tragedie, per fare audience o ven-dere più copie, la maggioranza di adolescenti e giovaninon è così. Basta guardare il mondo del volontariato,dell’associazionismo: quanti ragazzi si impegnano, an-che perché saggiamente educati e indirizzati dalla fa-miglia, dalla scuola, dalla parrocchia, dal gruppo spor-tivo. Eppure non fanno notizia, nemmeno una riga o unflash di agenzia: come se non esistessero; eppure so-no il futuro buono del nostro Paese.

Per combattere l’abuso di sostanze serve unapaziente opera educativa che sappia proporre ai figlivalori per cui vivere e impegnarsi. Non bastano più idiscorsi moralistici, che lasciano il tempo che trova-no. Servono soprattutto testimoni veri e credibili: chipiù di una madre e un padre possono esserlo per i fi-gli? Allo stesso modo anche tantissimi insegnanti,educatori, formatori, allenatori, sacerdoti. Occorre fa-re delle alleanze educative che sappiano proporrepercorsi anche impegnativi e mete spesso ardue, ma

che danno sapore alla vita.Occorre, permettetemi la battuta, imparare a ve-

dere anche il bicchiere mezzo pieno: chi mai si è occu-pato, dando risonanza a livello nazionale, a splendideesperienze che sono proposte agli studenti nelle scuo-le per aiutare coetanei in difficoltà, per impegnarsi asostegno della legalità, per imparare a condividere e asperimentare in prima persona cosa significhi la solida-rietà? Eppure questa può essere una strada educativaper contrastare l’abuso di sostanze come alcol, fumo,droghe, cibo, ma anch, di internet, di play station, i-pod e quant’altro significhi in ultima analisi: egoismo,individualismo, mancanza di rispetto per la propria vitae di quella altrui.

Ecco un compito per tutti noi dell’Age: far emer-gere e diffondere buone esperienze, che vedano i no-stri ragazzi protagonisti e responsabili della loro cresci-ta e della loro formazione integrale; fare incontri percondividere modalità educative che hanno dato risulta-ti; diffonderle; fare incontri con esperti per analizzarlemigliorarle; ben sapendo che sarà una grande fatica,perché i messaggi che la nostra società invia sonomolto spesso agli antipodi. Perché non provate a rac-contarcele queste esperienze positive?

* Responsabile Ufficio Famiglia, Adolescenti e Giovani Age

Abuso di sostanze, quandoil bicchiere è mezzo pienoBisogna sfatare la leggenda che tutti i giovani ne facciano usoMa soprattutto imparare a far emergere le esperienze positive

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«L’adolescenza - secondo Giuseppe Di Mauro,presidente della Sipss, che ha trattato il tema nel con-gresso di cui riferiamo in altra parte della rivista - è unafase evolutiva complessa, durante la quale si verificanotrasformazioni a livello fisiologico, psicologico e socia-le. Nella società attuale, caratterizzata da ritmi freneti-ci, gli adolescenti sono spesso vittime di un disagiosociale provocato da continui mutamenti, che mettonoin pericolo l’equilibrio del singolo individuo e molte vol-te questo disagio diventa manifesto attraverso com-portamenti etichettati come a rischio e /o devianti».L’uso e l’abuso di alcool tra i giovani, sempre più diffu-so come stile di vita, ne è un chiaro esempio.

L’alcool ha assunto la funzione di tamponare si-tuazioni di malessere individuale: si beve per dimenti-care, per lenire i dispiaceri, per combattere la noia, perdisinibirsi o assumere ruoli sociali più brillanti. In Italia,secondo i dati Istat del 2008, il problema dell’alcool di-

pendenza coinvolge circa 1.5 milioni di individui. Al-l’abuso di alcool si arriva progressivamente nel corsodegli anni e ciò comporta conseguenze di diverso ge-nere: danni fisici, danni psichici e danni sociali.

Alcol e adolescenti, i numeridi una relazione pericolosaSi calcola che siano un milione e mezzo i giovani che in Italiafanno abuso di alcolici, rischiando danni fisici oltre che psichici

di Luca Visconti, studente seconda superiore

La neve cade lenta, stanca, imperterrita;il vento soffia sulle acque quiete del mare;il sole sorge ancora dietro i monti,e la luna, faro nell’infinità del cielo,illumina la cupa notte.Ma qualcosa è cambiato, qualcosa non è piùe non potrà mai essere uguale a prima:non esiste al mondo gommacosì grande, così potente,capace di cancellare una tale tragedia,non esiste pennarelloin grado di riscrivere su una tale cancellatura.

La neve cade lenta, stanca, imperterrita. Sembra voler celare tutto ciò che sopravvive,tutto ciò che resta di quel tragico istante col suo velo candido e splendente,voltare paginacoprendo il nero doloredi un bianco incerto, finto, forzato.

Il vento soffia ancora sulle acque quiete del mare.Quelle acque assassineche hanno avuto il coraggiodi abbattere un’intera nazione,sola, indifesa di fronte a qualcosa che nessunomai potrà sfidare;quelle acque che d’un tratto,senza bussare alla porta,si sono presentate nel loro lato peggiore, si sono mostrate nella loro natura più selvaggia.

Il sole sorge ancora dietro i montie la luna illumina ancora la cupa notte.Ma i giorni non saranno più gli stessiora che l’inferno ha fatto capolinosenza nemmeno concedere il tempo di riflettere,di pensare che forse domaniquesta sarà soltanto una pagina di storia,un semplice frammento,un pezzo di carta scarabocchiatodi quel che oggi è un qualcosa di indescrivibile.

La neve cade, il vento soffia, il sole sorge.Ma il Giappone non è più lo stesso.

Giappone, 18 marzo 2011Non ci sono solo adolescenti che inseguono lo sballo ma anche ragazzi attenti al mondo che li circonda. Ecco un esempio positivo

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RIT: Manca tutto il tuo sorriso (il tuo sorriso,il tuo sorriso): sei tutto ciò che rivoglio dal cielo.So come si sta dopo una morte cara (mortecara), l’agonia nel silenzio di questa vita avara.

Tu disteso su quel letto che poi ti ha visto morire, io lì afianco che piangevo tanto da non respirare chiedendoun fottuto “perché” a Quello che sta in cielo, cercandodi svegliarmi da ‘sto sogno troppo veritiero: invece erarealtà quella che stavo vivendo, vedendo quel sorrisoche ora se ne stava andando, ripensando a ogni mo-mento, ricordando ogni consiglio. Mi hai sempre trattatoquasi fossi io tuo figlio.«Dai nonno, giochiamo a rubamazzo?»«Massimo sei pazzo, se giochiamo ti strapazzo».Sempre col sorriso ogni secondo che passava, tutte ledomeniche lì in chiesa in prima fila, un giorno mi dicesti:«Sarò sempre con te»: quell’abbraccio caloroso ora miritorna in mente.Dicevi: «Chiedi aiuto a Dio nelle situazioni spesse», mamentre te ne andavi io rinnegavo che esistesse

RIT: Manca tutto il tuo sorriso (il tuo sorriso,il tuo sorriso)...

Non espongo ciò che provo, perché ho solo rabbia incorpo: chi me l’ha portato via avrà avuto un buon moti-vo e scrivo, e scrivo compensando paranoie, rimem-brando le tue storie, trasformando noie in pare, vedoscivolare dallo zigomo una lacrima rapida, attraversa ilmio viso, troppo limpida, candida, pura, perché ti imper-soni in lei non ti trovo: cosa? mayday!Raggiungimi, aiutami, guardami ogni istante, sei l’ange-lo più bello, e di te niente è irrilevante, beato il Padreeterno che ti vede quando vuole, io non ti vedo già datroppo, e per questo il cuore duole. «Papi, poi ritorna?»:la risposta fu un no secco, un altro abbraccio stretto alpetto, poi sorrisi.«Grazie pa’, grazie ma’, e grazie Michela perché voi cisiete sempre».Nonnino mio, sempre nella nostra mente

RIT: Manca tutto il tuo sorriso (il tuo sorriso,il tuo sorriso)...

In chiesa, l’estremo saluto, il primo banco, quasi svenu-to Andrea non può conoscerti, se mi pensi rivolgiti insogno, ti vedo, poi ti sento nella stanza, sento aria posi-tiva, perché tu non sei a distanza.Guarda quelle foto Mamo, il nonno, io e te: ora sorrido,so che mi pensi e che sei con me sei, quasi la mia om-

bra, la mia bomba, il mio soccorso, nel corso di ‘sta sto-ria l’aiutante magico, il personaggio storico che mi la-scia la sua traccia, io il rappuso, e ti dedico ‘sta traccia. Quella lunga luce bianca sarà pure la mia via, se ti hodato delusioni c… è solo colpa mia, se sta male chi fa male non devo goderci. Il tuo è stato ilpiù brutto arrivederci!

RIT: Manca tutto il tuo sorriso (il tuo sorriso,il tuo sorriso): sei tutto ciò che rivoglio dal cielo...

Il rap struggente di Mamoper il nonno che se ne è andato“Il tuo sorriso” è il testo che Massimo (Mamo per i rapper) ha scrittodopo la morte del nonno. Parole calde e provocazioni per ogni adultoche sgorgano dall’esperienza di dolore nel cuore di un diciassettenne

Si può ascoltare la versione originale in http://www.youtube.com/watch?v=btYe_fMquJc

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SPECIALE SCUOLA 9ONLUS

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Il primogiorno

di scuoladi Giovanni Bonvini *

Lo studente, il vero protagonista dell’apprendimento,non vuole più sentirsi dire che deve studiare, che deve imparare,che deve pensare al domani, ma è intenzionato a stabilire subitocon l’insegnante una forma di comunicazione nuova e realistica,perché ha bisogno di conoscere se stesso, il mondo nel quale devevivere, le fatiche che deve compiere per scoprire tante verità e tantifallimenti, senza trascurare l’umano che c’ è in ognuno di noi e lacapacità che egli può avere di scoprire tanti misteri e di meravigliarsidi quanto il Creatore ha messo a disposizione delle sue creature.

Però il fantomatico studente vuole vedere, sentire, coglierein ogni manifestazione del fare e dell’essere del docentequalcosa di vivo, di palpabile, di convincente, che lo convinca dellanecessità di mettersi in gioco pure lui con entusiasmo, con autonomia,con lo stesso stimolo di quell’insegnante. Il quale cerca ditrasmettergli la passione di imparare a vivere, perché si tratta dispendersi per un fatto irripetibile e progettuale, che ne farà un uomolibero e indirizzato verso il pensiero, l’azione e la ricerca del bene edel bello.

Credo che i primi giorni di scuola siano il momento più adatto perstabilire o riprendere un rapporto fra adulto e bambino/ragazzo/adolescente che esprima un’esigenza profonda, un richiamo accoratoa far sì che, chi si trova davanti al maestro o professore, non possaeludere questo appello: «Non prendermi in giro, dimmi cose vere,aiutami a entrare nel mondo della scienza e della sapienza,dell’essere e del dover essere con obiettività e sincerità».

Se pensiamo che questo ci chieda chi sta per entrare nelmondo della scuola, dobbiamo, come genitori-educatori-persone

preoccupate e responsabili delle istituzioni e società attuali e future,cercare di non deludere i nostri figli e nipoti ma dare loro garanzie sudi noi e su quanto chiediamo loro di fare per il benessere di un mondodiverso e più equo, di un’umanità più genuina e florida, di unaspiritualità più intensa e vivace per non mettere a repentaglio ilcompletamento di quell’opera che l’Onnipotente ha lasciatoincompiuta, affinché noi possiamo completarla adeguatamentee giustamente.

* Presidente regionale Age Emilia Romagna

Il primogiorno

di scuola

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SPECIALE SCUOLA

di Davide Guarneri

La scuola italiana, secondo tradizione, si è ritrova-ta nel cortile del Quirinale, festeggiando, insieme al pre-sidente Giorgio Napolitano, l’avvio dell’anno: il 23 set-tembre, gli attesi discorsi del presidente Giorgio Napo-litano e del ministro della Pubblica istruzione Maria-stella Gelmini sono stati incorniciati dalla rappresen-tanza delle scuole italiane (migliaia gli studenti, di ogniordine e grado, insieme ai loro insegnanti), da perso-naggi dello spettacolo e dello sport che hanno raccon-tato la loro esperienza scolastica, dalla consegna dipremi a giovani e scuole distintisi per particolari meriti oprogettualità. Presenti i rappresentanti delle Associazio-ni dei Genitori.

«Il primo giorno di scuola rappresenta l’inizio di unpercorso destinato ad arricchirvi sul piano umano, cul-turale, e personale – ha detto il ministro Gelmini ai gio-vani presenti -. Quando da adulti leggerete un libro, ap-prezzerete un’opera d’arte, ricorderete l’opera di inse-gnanti e maestri che, pur nelle difficoltà, vi hanno aper-to le porte della conoscenza».

La scuola ha contrassegnato la storia dell’Italiaunita, e l’hanno riconosciuto centinaia di progetti e per-

corsi promossi nell’anno 150° dell’Unità. “Siamo piccolicittadini”, hanno cantato i bambini di una scuola dell’in-fanzia. E il Ministro ha ricordato che «oggi il compitodella scuola non è meno ambizioso che nel Ventesimosecolo: il passaggio dall’inclusione alle nuove compe-tenze, chiamati a imparare e apprendere in tutte le età».L’acquisizione di conoscenze accompagnata da aper-tura culturale, insieme a responsabilità sociale: questesono le competenze oggi richieste.

Il presidente Giorgio Napolitano, accogliendo peril sesto anno la scuola al Quirinale per quella che hadefinito «la cerimonia più bella e gioiosa dell’anno», ri-volgendosi agli adulti, insegnanti e genitori, ha affer-mato: «Noi abbiamo il dovere di dare speranza, e ciòrende molto impegnativa questa occasione d’incontro.Nei 150 anni abbiamo superato momenti difficili, e oggiè un altro di quei momenti per fare un grande sforzoper garantire un degno futuro alle generazioni più gio-vani». Non sfugge certamente la difficoltà economica esociale che il Paese attraversa, ma, secondo il Presi-dente, «dobbiamo essere in tanti a fare ciascuno la suaparte: la serenità e il benessere sono in piccola parteun regalo della buona sorte, ma sono il frutto di unaconquista quotidiana, del nostro impegno, della com-

Merito e uguaglianza, le paroledella scuola italiana al QuirinaleLa festa più bella e gioiosa dell’anno, la definisce Napolitano,che ha chiesto di fare dell’istruzione una priorità per il Paese

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petenza con cui affrontiamo i problemi. E tutto ciò siimpara soprattutto a scuola, e in questo processo unruolo importante è svolto dalle famiglie. Con il lorosupporto la scuola è motore del rinnovamento etico emorale della società».

Opportuno citare integralmente le parole che ilPresidente ha riservato al tema del merito da premiare,insieme alla promozione di opportunità per tutti: «È giu-sto e necessario che, nella scuola come in ogni altroambito, il merito sia premiato, ma bisogna anche chesia reso possibile e promosso. Non si possono con-trapporre il perseguimento dell’uguaglianza, da unaparte, e la valorizzazione del merito, dall‘altra. Paesiparticolarmente avanzati come, in Europa, la Finlandiapresentano i migliori rendimenti scolastici ai livelli piùalti e, allo stesso tempo, hanno anche sistemi scolasticicaratterizzati da minore disparità nelle competenze ac-quisite e da minore dispersione tra gli studenti prove-nienti da gruppi sociali svantaggiati. In sintesi, se c’èuna maggiore uguaglianza di opportunità, si possonomettere tutti in condizione di meritare e anche far emer-gere con più facilità le eccellenze. Penso alle lezioni checi ha lasciato il mio predecessore Luigi Einaudi, che fupresidente della Repubblica per sette anni dal 1948,dopo l’entrata in vigore della Costituzione. Einaudiscrisse, quando nel dopoguerra il nostro Paese era an-cora caratterizzato da un accesso limitato all’istruzione:“È un errore grave (ritenere) che sia dannoso mettere

tanta gente allo studio. Non ce ne è mai troppa, fino ache tra i sei e i venticinque anni ci sarà qualcuno il qua-le non abbia avuto l’opportunità di studiare quanto vo-leva e poteva”».

Ancora una volta, dal Presidente, l’appello a con-siderare l’istruzione una priorità del Paese: «Proprio nel-l’affermare criteri di massimo rigore e di effettiva pro-duttività nella spesa pubblica, nel mettere mano a unasua profonda revisione e selezione, è possibile e neces-sario stabilire un nuovo ordine di priorità, nel quale nonsia riservata alla scuola una collocazione riduttiva, attri-buendo una quota chiaramente insufficiente alle risorseper l’istruzione, l’alta formazione, la ricerca».

Filippo ZagarellaNelle parole del nostro presidente Napolitano il nocciolo dell’impegno che ogni genitore, educatore, uo-mo di buona volontà, deve assumersi nei confronti dei nostri figli: “il dovere di dare speranza” facendo,“in tanti, ognuno la sua parte”. Spetta, infatti, agli adulti, quali punti di riferimento, dare ai nostri bambinil’insegnamento che le difficoltà, personali, relazionali, sociali siano ostacoli, che rappresentano opportu-nità di crescita. Perché questo si avveri bisogna recuperare valori universali quali quelli che, con tantasemplicità ma, anche, con tanta determinazione, gli stessi ragazzi ci comunicano quotidianamente: bi-sogna ricevere amore per poter amare. Concetto incisivamente espresso dal protagonista della breverappresentazione teatrale dell’Istituto “Vittorio Emanuele III” di Palermo. Non ricordo le parole precisema il significato era questo: «Mi son sentito amato e questo mi consente di amare, perché nessuno puòdare ciò che non ha». Un assioma di antiche radici ma che spesso dimentichiamo, anche come genitori.Chissà, forse le difficoltà sono un’opportunità per fare un “default”, un “resettaggio”, dell’anima e ritor-nare all’essenzialità?

Michela LazzèL’inaugurazione dell’anno scolastico a cui ho partecipato è stata entusiasmante. Anzitutto per come iragazzi di scuole di ogni ordine e grado di diverse città italiane hanno interpretato ed espresso con can-ti, danze e poesie l’amore per il proprio Paese, da Nord a Sud, e l’attaccamento alla Costituzione. Peresempio, la musica rap e ancor più il testo scritto per il brano “Costi quel che costi, Costituzione” hannocoinvolto tutti i presenti ed è stata spunto di riflessione sul senso della Legge Suprema che ci unisce inNazione e che va difesa a tutti i costi. L’impegno profuso dagli insegnanti nella preparazione di tutte lerappresentazioni è veramente lodevole e a loro va la nostra riconoscenza.L’intervento del Presidente Napolitano è stato chirurgico nell’individuazione dei problemi che il Paesedeve affrontare, ma anche assolutamente ottimista circa la possibilità di superare, come già nel passatoè avvenuto, le presenti difficoltà purché ognuno faccia la sua parte. Con l’augurio finale di buon annoscolastico ha infine, come farebbe un nonno, invitato i ragazzi «a divertirsi anche un po’». Il riferimento all’importanza della famiglia e dell’impegno dei genitori è stato presente più volte nei di-scorsi del Presidente e del ministro Gelmini, ma anche parte integrante della testimonianza di ValentinaVezzali, pluricampionessa olimpionica di fioretto e mamma. Forse è mancata, quest’anno, la chiamataper nome e cognome di quei ragazzi presenti che per eccellenza si sono distinti nei vari concorsi nazio-nali e internazionali: loro costituiscono in carne e ossa la possibilità di dare il meglio di sé e dunque qua-le migliore esempio per tutti gli altri seduti nel Cortile del Quirinale?

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SPECIALE SCUOLA

di Gianni Nicolì *

È una delle preoccupazioni più forti e diffuse tra igenitori all’inizio di ogni nuovo anno scolastico. È ovvioche ci sia l’aspettativa che i propri figli siano affidati allecure educative, istruttive e socializzanti di docenti quali-ficati, motivati e attenti alle specifiche esigenze di cia-scuno. Non mancano in Italia tante situazioni buone oaddirittura di eccellenza, dove gli insegnanti spesso“fanno più del proprio dovere” mutuando nella loro iden-tità quella sorta di missione civile che questa professio-ne richiede. Purtroppo, però, risulta anche che esistanomolti casi di carenza, inadeguatezza, se non di vera epropria trasgressione anche dei principi più elementari.In questi casi non è più sufficiente il dialogo per potersiintendere, ma si deve necessariamente ricorrere allenorme che regolano, anche nella scuola, i rapporti tra icittadini e soprattutto la tutela dei minori e i loro diritti.Spesso, di fronte a tali situazioni negative, ci si arrendedicendo che alla fine “non ci si può far niente”. Non ècosì. Fatta la tara al consistente numero di genitori ipe-rapprensivi, iperprotettivi e pretestuosi che vedono nellascuola solo il loro figlio e i suoi sacrosanti diritti, vi sono

casi oggettivi ed eclatanti che meritano un interventopuntuale per ripristinare situazioni dannose per gli allievi,per la necessaria serenità del rapporto famiglia e scuola,basato su un mandato fiduciario, che non deve mai ve-nire meno.

Se non basta il dialogo sincero

In base alle norme vigenti cosa possono fare igenitori per contribuire, anche con la loro equilibratavigilanza, al miglioramento di tutto il sistema scolasti-co? Va richiamato il principio basilare della partecipa-zione dei genitori, a tutti i livelli della vita scolastica,che è prioritaria, preventiva ed efficace. La valorizza-zione e la qualità delle relazioni interne ed esterne allascuola stessa fa la differenza sul funzionamento e sulraggiungimento di positivi risultati. Spesso nellascuola si possono risolvere molte difficoltà solocon un dialogo sincero tra persone oneste, disin-teressate e leali che hanno intenti comuni e perse-guono gli stessi obiettivi.

In caso, invece, in cui paiono violate le regoledel vivere sociale sul piano civile e penale si può ri-

E se l’insegnante non va?Piccola guida per difendersiCosa succede se, a fronte di tanti professori che fanno più del proprio dovere, si incontra chi danneggia studenti e scuola

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Il Forum delle Associazioni dei Genitori della Scuolaha ripreso a incontrarsi dopo la pausa estiva. Due lenotizie da condividere.

• È stato pubblicato nel sito del MIUR l’elenco dellescuole finanziate in relazione ai progetti rispon-denti al Bando di Concorso, in attuazione delprotocollo d’intesa tra MIUR, Ministero Pari Op-portunità e Associazioni dei Genitori, per la pre-venzione e contrasto di ogni forma di violenza eintolleranza fra i giovani. A fronte di una notevolis-sima partecipazione di scuole, che hanno realiz-zato le proposte d’intesa con le associazioni deigenitori, i fondi stanziati hanno potuto sostenereuna esigua parte di iniziative (di scuole singole oin rete). Si precisa che il FONAGS ha condiviso icriteri generali di stesura del bando, ma la valuta-

zione dei progetti era affidata ad una commissio-ne di esperti nominata dal MIUR. Non erano con-templati criteri di territorialità, né di distribuzionefra diverse associazioni. Il MIUR si assume comple-tamente la responsabilità delle scelte, e si impe-gna, qualora individuati altri fondi, a proseguire ilfinanziamento di altri progetti secondo l’elencopredisposto dalla Commissione valutatrice.

• Si terrà il prossimo 23 novembre un seminario distudio e approfondimento per la Giornata deiGenitori e della Scuola. Parteciperanno, a Roma,il Ministro, parlamentari, le associazioni dei genito-ri, rappresentanti di dirigenti, docenti e studenti,nonché gli Uffici Scolastici Regionali. Obiettivoprincipale è fare il punto sul percorso della parte-cipazione, dai “vecchi” (vigenti) organi collegialiai Patto di Corresponsabilità educativa, indivi-duando prospettive. Annunciate azioni concrete,in quella giornata, per sostenere la presenza deigenitori nella scuola e, soprattutto, sollecitati gliUffici Scolastici Regionali nella promozione di ini-ziative locali di sensibilizzazione di scuole e geni-tori sul tema.

Notiziedal FONAGS

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correre alla giustizia ordinaria con denunce, o attra-verso esposti e ricorsi amministrativi: il primo in-terlocutore deve essere il Dirigente scolastico del-l’istituto, ma opportuno informare per conoscenza, incaso di esposti e segnalazioni, il direttore dell’Uffi-cio scolastico regionale e dell’Ufficio scolastico ter-ritoriale. Ogni segnalazione (opportunamente sotto-scritta dai rappresentanti dei genitori, oppure da uncongruo numero di genitori) deve essere il più possi-bile oggettiva, descrittiva di situazioni reali, evitandointerpretazioni o giudizi, anche per non incorrere in ul-teriori controdenunce/querele.

Una guida alla normativa

Di seguito richiamiamo alcuni punti della vigentenormativa scolastica ai quali i genitori possono riferir-si, precisando che sono poco conosciuti e poco ap-plicati. Ciò è dovuto anche al fatto che parte di questisono oggetto di contenzioso sindacale e quindi nonsono tutte norme effettivamente considerate.

Il riferimento più generale, che riguarda tutta laPubblica amministrazione e regola i corretti rapporti diServizio, è il Codice di comportamento dei dipen-denti da pubblicare sugli albi, anche elettronici, dellascuola1. Questo è allegato ai vari Contratti nazionalidi lavoro (Ccnl), così come le competenze, le funzionie le responsabilità dei dirigenti 2. Il riferimento norma-tivo al quale è sottoposto il personale docente dellascuola è il Decreto legislativo 16 Aprile 1994, n. 297.

Successivamente ad inasprire la possibilità disanzioni nei confronti del corpo docente è giunto ilDecreto legislativo 150 del 2009, conosciuto anchecome “decreto Brunetta”, che ha modificato la nor-mativa sul procedimento disciplinare nei confronti ditutto il personale scolastico. L’8 novembre 2010, sulsito del Ministero dell’Istruzione è stata pubblicata lacircolare sulle “Indicazioni e istruzioni per l’applica-zione al personale della scuola delle nuove normein materia disciplinare introdotte dal decreto legi-slativo 27 ottobre 2009, n. 150“. Le sanzioni, al mo-mento, restano quelle previste dal Testo unico sul-l’istruzione, ma il potere di irrogarle passa ora nellemani del dirigente scolastico.

Tra le novità introdotte dalla circolare «la pubbli-cazione nel sito istituzionale dell’amministrazione delcodice disciplinare» che «equivale a tutti gli effetti allasua affissione all’ingresso della sede di lavoro». Dopola prima contestazione di addebito e lo svolgimentodel procedimento, il capo d’istituto prende una deci-sione che il lavoratore può appellare soltanto davanti algiudice. Finora le cose sono andate in maniera diversa.Il preside poteva infliggere soltanto “l’avvertimentoscritto”. Tutti gli altri provvedimenti (censura, sospen-sione dal servizio e destituzione) venivano irrogate dalConsiglio di disciplina provinciale, (per gli insegnantidella scuola dell’infanzia, primaria e media) o da quellonazionale per i professori del ciclo superiore.

Le norme esistono e vanno conosciute, ma pri-

ma ancora viene la coscienza di ciascun membro del-la comunità scolastica e le coscienze di coloro che ledevono applicare. La prevenzione, la vigilanza la par-tecipazione dei genitori, meglio ancora con la media-zione associativa, sono valori molto importanti perevitare conflitti inutili e controproducenti e per crearequal clima propizio e virtuoso che invogli anche i me-no motivati a fare bene.

* Responsabile Ufficio scuola e università Age

1 2 L’obbligo di pubblicazione del Codice disciplinare èstato sancito, oltre che dall’art. 7, comma 1 della leg-ge 300/1970, dall’art. 55 del decreto legislativo165/2001 e da diversi contratti collettivi nazionali di la-voro (art. 13, comma 8, del CCNL Comparto Ministeridel 12/6/2003; art. 9, comma 11, del CCNL Area I Diri-genza del 12/2/2010; art. 16, comma 12, del CCNLArea V Dirigenza del 15/7/2010). Il decreto legislativo150/2009, all’art. 68, è intervenuto sulla materia, modi-ficando l’art. 55, comma 2 del citato D.L.gs. 165/2001,prevedendo che “La pubblicazione sul sito isti-tuzionale dell’amministrazione del codice disciplinare,recante l’indicazione delle predette infrazioni e rela-tive sanzioni, equivale a tutti gli effetti alla sua affis-sione all’ingresso della sede di lavoro”. La Presidenzadel Consiglio dei Ministri, con circolare n. 14 del 23 di-cembre 2010, recante “Disciplina in tema di infrazionie sanzioni disciplinari e procedimento disciplinare –problematiche applicative”, pubblicata nella GazzettaUfficiale n. 57 del 10 marzo 2011, si è espressa nel sen-so che la dovuta pubblicazione dei Codici disciplina-ri, nonché del Codice di comportamento dei dipen-denti pubblici, debba avvenire sia nel sito istituzionaleInternet, sia nella rete interna Intranet.

3 CCNL – AREA V - Titolo VI – Responsabilità disciplinare;dall’art. 13 al 25.

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SPECIALE SCUOLA

di Giuseppe Richiedei *

In molte scuole si sono avviate interessanti iniziati-ve per migliorare il servizio e innalzare i livelli di appren-dimento, sulla base delle indicazioni più aggiornate della“cultura della qualità”.

I genitori vengono coinvolti in modo in modo conti-nuativo e intenso, essendo identificati come “i primiclienti” nell’accezione non banale del linguaggio comu-ne, ma come “fattore essenziale nella costruzione dellaqualità sia educativa che organizzativa della scuola”.

Anche qui si sta concretizzando il capovolgimentoculturale per cui il meglio non è più dettato dall’alto, siaesso il ministero o l’università, ma ha bisogno di una ve-rifica dal basso, che rileva periodicamente la soddisfa-zione di studenti e famiglie, pubblicizza i risultati rag-giunti, certificati anche attraverso le indagini Invalsi e Pi-sa, controlla i processi didattici e organizzativi, e intera-gisce positivamente con la comunità circostante. Stadiffondendosi la nuova cultura della qualità che migliorail servizio attraverso il coinvolgimento convinto di opera-tori e clienti, impegnati in un franco confronto e unacooperazione efficace. Il tutto finalizzato non a delinearesulla carta la scuola ideale, irrealizzabile nella pratica,ma a innescare un effettivo miglioramento graduale econtinuo dell’esistente.

In queste scuole il coinvolgimento dei genitori è vi-vace, dinamico e soddisfacente, riempie di senso la par-tecipazione dei genitori negli organi collegiali, sostiene ladedizione di molte mamme e papà, che generosamentesi impegnano in numerosi progetti scolastici. Tutto que-sto, purtroppo, non accade dovunque, ma solo nellescuole dove dirigenti e docenti decidono, per propriascelta, di farlo. Dove questi si oppongono, accampanosoprattutto obiezioni in ordine alla difesa della privacydella scuola, che non sarebbe tenuta a far conoscere aigenitori i risultati raggiunti dagli allievi. È evidente che,bloccando le informazioni, si blocca tutto il processocollaborativo tra famiglia e scuola. I genitori e gli studen-ti, tenuti nell’ignoranza della situazione, sono impossibi-litati a maturare un’opinione fondata, da cui trarre ade-guate proposte e azioni migliorative.

La pubblicazione delle prove Invalsi

La resistenza di molte scuole riguarda soprattut-to la messa in comune dei “report delle prove Invalsie Pisa” che, riguardando tutti gli istituti, permettereb-

bero un confronto tra i livelli raggiunti dalle variescuole e potrebbero innescare fenomeni di migrazio-ne dei genitori verso quelle migliori. Tenendo contoche il fenomeno migratorio già avviene comunquesulla base a volte di dicerie e pettegolezzi, va dettoche costituirebbe, invece, un passo avanti se si po-tesse fondare su elementi di accettabile oggettività,come sono quelli forniti dalle predette indagini ufficia-li, realizzate annualmente da esperti, su tutto il territo-rio nazionale. Tenendo riservati i risultati, ovviamentesi vanifica la finalità del miglioramento, che queste in-dagini si prefiggono, con conseguente dispendio del-le notevoli risorse economiche impiegate.

Inoltre, la paventata ondata di migrazione deigenitori, che dovrebbe creare scuole di serie A e diserie B, risulta pressoché impossibile nelle scuole ita-liane, data la loro diffusione capillare in ogni zona delPaese e il diritto di precedenza di iscrizione che spet-ta, per legge, ai genitori residenti, rispetto a chi abitafuori dal bacino di utenza. Ne consegue che la scuo-

Più trasparenza tra i banchiper una vera corresponsabilità Comunicare meglio con i genitori è necessario per costruire qualitàA partire dal diritto di conoscere i risultati Invalsi della propria scuola

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la, ritenuta migliore, sarebbe prioritariamente frequen-tata dai genitori del luogo, che naturalmente appar-tengono a differenziati livelli culturali ed economici.Le famiglie di altre zone potrebbero iscriversi solo incaso di posti liberi disponibili. A sua volta la scuola,valutata negativamente, sarebbe semplicemente in-centivata a migliorarsi, per non perdere quota partedell’utenza del proprio bacino.

La pubblicizzazione dei livelli raggiunti dallescuole nelle indagini, potrebbe innescare virtuosiconfronti tra scuole e una corretta concorrenza per laqualità. Risulta dalle indagini che in ogni regione alcu-ne scuole raggiungono i primi livelli di eccellenza in-ternazionale, mentre è la media tra tutte le scuole chefa precipitare la scuola italiana agli ultimi posti. Unautorevole esperto, prendendo posizione nella pole-mica, ha ribadito a proposito delle prove Invalsi che«rispondono a metodiche consolidate a livello inter-nazionale nella costruzione di test di competenza co-gnitiva; i test servono semplicemente a informare gliinsegnanti, gli studenti e le loro famiglie. Per questo èopportuno fare i test in modo tale da poter renderepubblici i dati scuola per scuola».

Sembra, quindi, fondata nel merito la richiestadei genitori di conoscere i risultati Invalsi, ma lo èanche a livello formale e normativo. I riferimentigiuridici della privacy, invocati in difesa della riserva-tezza delle scuole, risultano ormai estremamente fra-gili se non totalmente vanificati da leggi del Parla-mento e decreti ministeriali, approvati recentemente.La legge 106 del 2011 afferma che «in corretta appli-cazione della normativa europea le comunicazioni re-lative alla riservatezza dei dati personali sono limitatealla tutela dei cittadini» (art. 6); come a dire che la pri-vacy può essere invocata in favore dei genitori e degliallievi e non dell’istituto scolastico.

Un diritto per genitori e studenti

Il Garante per la protezione dei dati personali hastabilito da tempo il diritto di genitori e studenti “diconoscere le informazioni che li riguardano, di ap-prenderne il contenuto, di farle rettificare se erronee,incomplete o non aggiornate. Se non si ottiene rispo-sta, o se il riscontro non è sufficiente, è possibile ri-volgersi alla magistratura ordinaria o al Garante stes-so. Non esiste alcun provvedimento del Garanteche imponga di tenere segreti i voti dei compiti inclasse e delle interrogazioni, gli esiti degli scrutinio degli esami di Stato, perché le informazioni sulrendimento scolastico sono soggette a un regimedi trasparenza (cfr. Nota del Garante “La privacy tra ibanchi di scuola”).

Ogni genitori ha, quindi, il diritto di conoscere irisultati raggiunti dal figlio, i rappresentanti di classedi verificare il livello raggiunto dalla classe, i rappre-sentanti di istituto di valutare i risultati complessivi,raggiunti dalla scuola. Infatti, la trasparenza «è intesa

come accessibilità totale delle informazioni concer-nenti ogni aspetto dell’organizzazione… dei risultatidell’attività di misurazione e valutazione svolta dagliorgani competenti, allo scopo di favorire forme diffu-se di controllo del rispetto dei principi di buon anda-mento e imparzialità. Ogni amministrazione, sentite leassociazioni degli utenti, adotta un Programma trien-nale per la trasparenza e l’integrità, da aggiornare an-nualmente, che indica le iniziative previste per garan-tire: a) un adeguato livello di trasparenza, b) la legalitàe lo sviluppo della cultura dell’integrità. In caso dimancata adozione e realizzazione del Programmatriennale per la trasparenza e l’integrità è fatto divietodi erogazione della retribuzione di risultato ai dirigentipreposti agli uffici coinvolti (art. 11 Decreto legislativo150 del 2009)».

Anche l’Europa va in questo senso, introducen-do tra gli indicatori di qualità di una scuola proprio “lapartecipazione dei genitori” e riaffermando che “mi-gliorare la scuola significa che tutte le scuole dovreb-bero impegnarsi a realizzare l’eccellenza e che do-vrebbero rendere conto di questo miglioramento aglialunni, ai genitori, alla società in modo trasparente esignificativo” (Rapporto OCSE - 98). Il pregiudizio che“la scuola non debba confrontarsi con i destinataridel servizio” risulta oggi infondato e scorretto rispettoalla evoluzione del diritto e alle migliori pratiche pro-fessionali. La trasparenza nella cooperazione tra fa-miglia e scuola rende l’esperienza scolastica più gra-tificante per tutti e più efficace nel migliorare la quali-tà complessiva del servizio scolastico.

* già Presidente nazionale Age

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di Gianni Nicolì

È il sogno di tutti i genitori e la preoccupazione ditutti gli studenti. C’è una ricetta? Sicuramente no, co-munque se ci fosse non sarebbe così facile comeprendere una pastiglia, se no non avremmo tutti gli in-successi scolastici di ogni anno con le relative polemi-che su chi sia il responsabile. Il buon senso storico deigenitori sa bene che studiare è fatica, bisogna, comedire, “metterci la gobba”… ma sicuramente non biso-gna farsela venire! Così è chiaro che un buon risultatoscolastico si ottiene dall’insieme di molti fattori bencombinati: motivazione personale, determinazione,qualità complessiva della scuola, dei docenti, della di-dattica eccetera.

Tra questi elementi uno dei più importanti è quelloche potremmo definire l’angolo di studio, anche semagari angolo non è. Poniamoci una domanda: nonsolo se studiano ma dove, come e in che posizione si

applicano i nostri figli. C’è chi preferisce la cucina dicasa, chi tiene accesa la tv o la radio, chi si stravaccasul letto e chi “guai se non ci sono i propri feticci sim-bolici nella propria stanza”: pupazzetti, macchinine, fo-to dei cantanti e dei calciatori idolatrati.

Posto, però, che studiare è un lavoro duro checomporta molta fatica e rischi anche per la salute,dobbiamo considerare la postazione di studio in termi-ni ergonomici e quindi di prevenzione. I nostri figli stan-no crescendo, lo fanno in fretta al punto che continuia-mo a cambiare loro vestiti e misure di scarpe, e il frigo,quando non ci sono crisi dietologiche, si svuota velo-cemente.

Stare seduti si sa, è un valore solo quando si èstanchi, mentre risulta essere una grande penitenzaquando ci si vuol muovere e, da giovani, questo è pre-dominante perché è fisicamente necessario alla salute.Tutta la recente evoluzione sull’igiene del lavoro e glistudi posturologici dimostrano che qualsiasi attività sisvolga, si deve assumere un’impostazione corporeacorretta, funzionale all’attività che si svolge e ai risultatiche si vogliono ottenere. Ciò vale sia per suonare unostrumento musicale che per stare di fronte a un moni-tor del pc o per guidare la moto e l’auto, difatti le caseautomobilistiche stanno investendo sempre di più sullaricerca e l’applicazione tecnologica in questo settore.

Quali caratteristiche deve avere l’ambiente distudio per i nostri figli? Vi sono ovviamente molte va-riabili personali. I genitori noteranno che queste si dif-ferenziano anche di molto da figlio a figlio. Alcuni criterigenerali però sono comuni, potremmo dire scientifici.L’aria che si respira deve essere più possibilmente pu-lita, spesso rigenerata, non troppo secca e priva dipolveri e odori troppo marcati. L’illuminazione non de-ve danneggiare la vista, quindi sono preferibili sia i rag-gi indiretti che l’uso di lampade dette a diffusione sola-re con possibilità di regolare l’incidenza della luce suilibri che hanno le pagine a finizione patinata lucida (te-sti vietati per legge per la scuola primaria). Anche la vi-sione a monitor deve prevedere tempi congrui con ri-lassamento della vista su campi poco illuminati e a di-stanza. Per un maggior approfondimento i genitoripossono rivolgersi a personale specializzato che potràcalibrare per ogni soggetto i consigli giusti.

Rimane vero, comunque, che in un clima di con-fusione acustica nessuno riesce a concentrarsi bene.Non si può, non si deve e non si riesce a studiare conl’hard rock sparato dagli auricolari degli Mp3 o con

Come andare bene a scuolaE non stiamo parlando di votiDobbiamo preoccuparci anche dell’angolo di studio, cioè della posizione che assumono i nostri ragazzi quando sono chini sui libri a casa o in classe

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l’aspirapolvere e la lavatrice in esercizio. Non parliamopoi delle continue interruzioni da cellulari con squillini,telefonate e messaggini vari. Si sta dicendo che il luo-go fisico dove studiano i nostri e la postazione dovesiedono e lavorano devono essere confortevoli, acco-glienti e sicuri, adatti allo scopo. La nostra associazio-ne da molti anni e con molte iniziative si è preoccupatadella salute dei nostri figli a scuola. Dai macro inter-venti sull’edilizia scolastica a quelli di natura squisita-mente familiare: l’alimentazione, il peso degli zainetti, idiari, l’uso delle nuove tecnologie in apprendimento.

Recentemente abbiamo incrociato il nostro impe-gno ad alcune realtà universitarie e centri di ricerca in-dustriali che hanno posto la loro attenzione sul mezzofisico attraverso il quale i nostri figli impostano il lorocorpo per lo studio. Lo definiamo comunemente ban-co, anche se, oltre a questo, comprende una sedia euna serie di accessori ergonomici utili a tenere in ordi-ne cartella o zaino, scarpe da ginnastica e libri o qua-derni a disposizione. Un sistema quindi ben congegna-to e studiato, ben superiore a un comune tavolino consedia. È paradossale che non chiediamo ai posti doveci sediamo lo stesso impegno di elaborazione tecnicae di adattamento alla fisiologia del soggetto che inveceesigiamo da calzature e vestiti. È vero che per una se-duta comune per sostare basta un sedile qualsiasi do-ve il corpo si adatta, magari con sforzo, ma è altrettan-to vero che dove si lavora e ci si ferma per molto tem-po (a scuola si tratta di mesi e anni nella fase più deli-cata della vita che è quella evolutiva), non può esserecosì. È la postazione che deve adattarsi al corpo e ri-spettarlo, non viceversa, pena gravi danni evidenti e

non sempre recuperabili.Tutti avranno notato che la statura media delle

giovani generazioni è in continua elevazione e chi, do-cente come me, ha qualche decina di anni di presenzain classe ha visto molti menti sfiorati dalle ginocchiadegli allievi su banchetti di misura sottodimensionata edalla struttura fragile, destinata a non durare. Altraesperienza tipica sono i cosiddetti banchi rotti che ognianno si raccolgono in mucchi sui giardini delle scuole.Quale soluzione a questo spreco e a questa minacciareale alla salute dei nostri figli? Come mettere a loro di-sposizione ambienti e strutture confortevoli e adeguateallo scopo che debbono perseguire? Oggi, per fortuna,la scienza ci viene incontro e le relative applicazionitecnologiche consentono la realizzazione di attrezzatu-re ben studiate e adatte alla progressiva crescita deinostri figli. Si pensi solo che uno dei fastidi più dolorosiche affliggono la schiena, cioè la scoliosi, trae il suonome proprio dal termine scuola dove si dovrebbe an-dare per uscire più formati e non deformati! Lo stessovale per l’ambito di studio domestico. Sarebbe bellopoter disporre anche a casa di una postazione analogaa quella scolastica che risponda pienamente a criteriestetici e di buon arredo…perché anche l’occhio vuolela sua parte e contribuisce a creare quell’armonia dellaquale tutti abbiamo oggi sempre più bisogno.

Così potremo avere figli che vanno più volentieri ascuola e con esiti migliori, spenderemo molto menoper la loro cura da vizi contratti da sistemi non preven-tivi e avremo persone più sane anche nel loro futuro daadulti.

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di Sergio Zanfrini*

Si sente parlare molto di postura ma in realtà, ol-tre allo stare “ben diritti”, le conoscenze dei non addet-ti ai lavori sono generalmente limitate. Cercheremoquindi di spiegare in maniera semplice l’importanzadella postura. La postura è un insieme di fattori geneti-ci e stili di vita, causa e contemporaneamente effettodi varie problematiche. Il bambino che gattona comin-cia ad organizzare a livello del sistema nervoso la qua-drupedia. Quando comincerà a stare in piedi dopo di-versi tentativi (apprendimento) e a camminare, il suomovimento sarà correttamente coordinato: braccio de-stro avanti, gamba sinistra avanti; gamba destra indie-tro, braccio sinistro indietro. Può sembrare banale mauna incoordinazione motoria potrà portare a eseguiremovimenti alternativi a quelli ottimali. Il gioco nei primianni di vita è fondamentale per lo sviluppo di una men-te sana in un corpo sano.

Il tempo della scuola

Arrivano però anni importanti: l’inizio della scuola.Una scuola in cui occorre attenzione, silenzio, disciplinae soprattutto una postura statica: ore e ore seduti nellostesso banco, a scrivere, disegnare, leggere, ascoltare.Bisogna dire che il corpo è costruito per muoversi, tutti imuscoli a contrarsi e rilassarsi alternativamente, le arti-colazioni a lubrificarsi attraverso il movimento. Ora stia-mo fermi: 5 anni di elementari, 3 di scuole medie, 5 disuperiori… e il nostro corpo è formato. Esistono leggiper la tutela dei lavoratori che stanno tutto il giorno se-duti, ma non per i nostri ragazzi: è come lasciare che unalbero giovane cresca curvo per cercare di raddrizzarloquando è cresciuto. Il peso dello zainetto è importantema limitato nel tempo, la postura più dannosa è quellaprotratta più a lungo nel tempo.

Occhi, colonna vertebrale, mandibola, circolazionesanguigna, ginocchia e piedi avvolti attorno alle gambe

Crescita, studio e posturaRegole e consigli dell’espertoCi sono leggi per la tutela dei lavoratori che stanno tutto il giornoseduti, ma non per i nostri ragazzi: come lasciare che un alberogiovane cresca curvo per cercare di raddrizzarlo quando è cresciuto

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della sedia e poi, sedia rigida, piano non inclinabile, la-vagna posta di lato rispetto alla posizione ideale. Quantiproblemi possono creare questi atteggiamenti? Quandoi genitori si preoccupano della schiena, della dentizionee della vista, sanno come i loro figli passano ore e ore discuola? I migliori medici di questo mondo possono pro-porre le terapie migliori ma se i ragazzi mantengono l’at-teggiamento sbagliato – e non per colpa loro - fare dueore di nuoto alla settimana per combattere la scolio-si sarà una goccia rispetto alle ore in cui si fa “con-tro-ginnastica”.

Banchi e sedie ergonomici

Per risolvere il problema alla radice è necessarioche l’ergonomia dei banchi di scuola sia adattabile allecaratteristiche antropometriche dei ragazzi. L’altezza èsolo uno dei parametri: c’è chi ha le gambe lunghe e ilbusto corto, chi ha un rapporto diverso tra il bacino e ladistanza del gomito da terra. La ricerca scientifica con-dotta dal Centro di ricerca interuniversitario sulle posturedelle tre Università di Pisa, Siena e Firenze, sotto la dire-zione del professor Luciano Fonzi e seguita in primapersona dal dottor Raul Guelfi e validata dal professorMarcello Bunelli, neurofisiologo di livello mondiale, haportato all’elaborazione dei parametri ideali, suggerendola brevettazione di un banco e sedia regolabili millimetri-camente in ogni comparto e quindi adattabili a qualsiasiconformazione anatomica.

La sedia ha quattro regolazioni: altezza della sedu-ta, profondità del piano per evitare che il ragazzo debbastare seduto in punta di sedia o con lo schienale troppolontano, schienale regolabile in altezza con il lato con-vesso a sostegno del tratto lombare e una rotazione del

piano di appoggio per seguire meglio le spiegazioni allalavagna anche se la stessa è di lato rispetto alla perpen-dicolare.

Il banco a sua volta è regolabile sia in altezza cheper l’inclinazione del piano, facilitando la lettura senzatenere il capo e lo sguardo rivolti troppo in basso. Uncomodo software, accessibile sul sito www.scuo-lasalute.it, permette di calcolare le misure esatte per se-dia e banco dopo avere inserito le misure del ragazzo.Nel caso in cui si abbia difficoltà a trovare i punti correttiil pediatra di famiglia potrà farlo per i genitori in pochiminuti. Se i genitori, all’atto dell’iscrizione a scuola forni-ranno i parametri antropometrici corretti, potranno tro-vare, all’inizio dell’anno scolastico, le aule già preparate,con banchi e sedie nominative e regolate correttamente.

Fami school

La ditta Fami di Rosà (Vi) , nell’ambito della tradi-zionale attenzione all’ergonomia sul luogo di lavoro, hadeciso di adottare i criteri scientifici del Centro di Ricer-ca Interuniversitario per la propria linea Fami School(www.famischool.it) avviando la produzione, unica almondo, di banco e sedia totalmente adattabili. Certa-mente il costo di questo tipo di banco è più elevato ri-spetto a banchi fissi ma il risparmio è assoluto: quantocosta un paio di plantari, un paio di occhiali, un bustoortopedico? Un Amministratore pubblico attento sa cheinvestire nella prevenzione oggi vuol dire un grande ri-sparmio domani, senza contare la cosa più importante:la salute ed il benessere dei nostri figli.

* Libero docente Università di Siena, Pisa e Chieti, pro-fessore onorario Università Maimonides Buenos Aires

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| Sedia alta o bimba piccola?

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di Davide Pedrazzani *

Il “management” di alcune scuole mantovane nonsembra gradire la presenza dei genitori. Abbiamo tro-vato roccaforti invalicabili o dirigenze super personaliz-zate, se non adirittura “distratte” da gessate procedu-re. Lo vediamo nel momento dei veri problemi: classiaffollate, inserimento degli studenti stranieri, supplen-ze, scelta del tempo prolungato, ecc. Una chiusura alconfronto e al dialogo, ma ancora peggio, la pessimaabitudine di effettuare scelte importanti all’ultimo minu-to dell’ultimo giorno, così da imporre prestabiliti risulta-ti. Tutto questo in barba a tante leggi che valorizzano lacomponente genitori e associativa, quale partner dipercorsi educativi: «La scuola dell’autonomia può svol-gere efficacemente la sua funzione educativa soltantose è in grado di instaurare una sinergia virtuosa, oltreche con il territorio, tra i soggetti che compongono lacomunità scolastica: il dirigente scolastico, il personaledella scuola, i docenti gli studenti ed i genitori …». (DalPatto educativo di Corresponsabilità - Nota del Mini-stro n.3602/P0-31 luglio 2008).

Inoltre, questione ben più profonda, la scuolapubblica ha l’opportunità di esercitare al meglio la de-mocrazia come strumento decisionale. Pertanto dob-biamo imporci, laddove si istruisce e si educa, un per-corso formativo di relazioni democratiche, per far sìche i giovani apprendano, vivano e respirino, sin dalla

giovane età, le basi di un strumento sociale di convi-venza. La scuola deve essere il luogo per eccellenzadove tutti partecipano con i propri diritti e doveri nel ri-spetto dei ruoli; solo così possiamo “insegnare” ai no-stri figli.

Ma se tutto questo non avviene manca il dialogo,manca l’ascolto, non c’è il confronto. Perché, quindi,dobbiamo star zitti, perché dobbiamo versare un con-tributo volontario (le cosiddette “liberalità” in generepresentate come tassa d’iscrizione), perché dobbiamoversare una quota ”pro carta igienica”, perché dobbia-mo pagare per un assicurazione spesso assurda? Nonesiste l’obbligo di legge. Siamo convinti che il Dirigentesia chiamato a scelte importanti: sta a lui/lei impostareuna scuola nuova o lasciare scadere tutto, sta al diri-gente prima di tutti considerare la componente genitoricome partner collaborativo, migliorare la collaborazio-ne tra famiglia e scuola e costruire un solido rapportocon il territorio. Ciò, in certe realtà, è stato ben capito eben sviluppato, dando frutti inaspettati.

Noi dell’Age non siamo un sindacato dei genitori,anche se qualcuno potrebbe pensarlo. La natura stes-sa dei ruoli non giustifica l’esserlo: non dobbiamo di-fendere nessun contratto di lavoro e la scuola non è unsupermercato o un distributore di servizi. Siamo con-vinti che la scuola sia luogo di formazione, di educa-zione e di buona socialità. La formazione è sì nozione,ma è anche comprensione, esercizio, discussione, pro-va, cioè relazione. L’educazione è ben altro che il votoin condotta, è un sistema di conoscenze e atteggia-menti che attraversano anche la sfera affettiva e que-sto lo sappiamo bene e lo ribadiamo nei nostri semina-ri di formazione e di confronto tra i genitori.

Allora siamo chiamati a scegliere: o continuare acreare “armi” di distruzione reciproca, cioè da una par-te Tar, Corte dei conti, note disciplinari e, dall’altra, si-lenzi, accordi sottobanco, scorciatoie, di fatto non co-municazione. Oppure si tratta di partire oggi ad aprirela scuola pubblica, aprire il portone anche ai genitori, escriverci sopra: «Qui i genitori possono collaborare al-l’educazione dei loro figli», oppure «lavoriamo tutti in-sieme per creare speranze per il domani» o ancora «in-sieme accompagniamo il talento dei vostri figli, perchépossano realizzarsi nella vita che avete donato». Forseanche noi adulti così miglioreremmo.

* Consigliere nazionale e Presidente provinciale AgeMantova

Mantova, più spazio ai genitoriper smorzare i segnali di guerraLa scuola deve tornare ad aprire il portone alla famiglia per non chiedere solo contributi, ma per educare insieme

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Una riflessione su come essere genitori oggi apartire da una lettura sui nostri figli. È stata al centrodella riunione del Consiglio direttivo nazionale Agesvoltasi nei giorni 1 e 2 ottobre, preceduta dall’in-contro fra i presidenti e delegati delle associazioniregionali.

Un incontro assai intenso per i contenuti affron-tati: scuola, handicap, notizie dall’Europa, politichefamiliari, media. Assai gradita la partecipazione aduna sessione del consiglio di don Maurizio Viviani,direttore dell’Ufficio nazionale Educazione, scuola euniversità della Cei, che ha celebrato anche la S.Messa per i consiglieri.

Offriamo ai lettori di AgeStampa una sintesi perpunti dell’intervento programmato di Filippo Zaga-rella, presidente Age Roma Nord, psicologo e psi-coterapeuta, al quale avevamo chiesto una riflessio-ne che, partendo dai nostri figli, delineasse di qualigenitori oggi abbiamo bisogno.

La relazione genitori/figli non è di tipo istruttivo,di insegnamento. Noi adulti (genitori, ma anche edu-catori) dobbiamo porci prima di tutto in ascolto, sia dinoi stessi che dei nostri figli. È l’atteggiamento di“umiltà”, cioè di attaccamento alla terra (humus), lacapacità di accogliere la vita, di lasciarci interrogaredai fatti, dalle persone, rimettendoci in gioco, ridefi-nendo le nostre posizioni. La capacità di cambiamen-to è oltre la sola conoscenza. In questa prospettivapossiamo superare la nostra rigidità, che nasce spes-so dall’insicurezza, dall’incapacità di mettersi in di-scussione temendo la novità.

Nulla nella vita e nelle relazioni avviene a caso,anche le esperienze negative. Tutto può essere utile,per me e per gli altri, se mi colloco, appunto, nella di-

sponibilità al cambiamento. Devo anche sapere accet-tare che, in un sistema complesso (la famiglia, l’edu-cazione, la scuola) è presente una certa indetermina-tezza, qualcosa di non definibile che sfugge al control-lo, ma ha una sua logica, magari non comprensibile.

Le nostre percezioni (magari condivise da molti),persino la scienza stessa (il “sapere” di psicologi e pe-dagogisti!) non comprendono ed esauriscono total-mente la realtà. Perciò dobbiamo agire con fiducia,senza la pretesa di governare ogni rapporto.

Dobbiamo, però essere consapevoli dei cambia-menti fisici e psicologici dei figli, che chiamano noistessi a cambiare. Dobbiamo, per esempio, sapereche ci sono fasi della vita (in gravidanza, nel primo an-no di vita, in adolescenza) in cui il cervello stesso deiragazzi si ristruttura. Ci pare, soprattutto con gli ado-lescenti, impossibile comunicare con loro: dobbiamosapere, però, che, poiché la loro vita si ricostruiscesulla base delle vie tracciate e delle esperienze incon-trate, il nostro lavoro educativo non è mai inutile.

La consapevolezza della vita, del cambiamento,della relatività di molte cose ci chiede anche di noncercare sempre un colpevole esterno (la società, itempi moderni, il gruppo degli amici, la TV o inter-net…). Se abbandono l’impegno educativo, o quelloper cambiare me stesso, devo accettare che è re-sponsabilità mia.

L’incontro e il confronto con altri genitori è unagrande risorsa. Quando è presente un esperto, puòaiutare a ricentrare il discorso, ma l’associarsi è pro-prio il cercare insieme le soluzioni, sostenendosi reci-procamente.

Mamma e papà,consigli per crescereIl Consiglio direttivo nazionale dell’Age, riunito all’inizio di ottobreha dedicato una riflessione per delineare, partendo dai nostri figli,di quali genitori ci sia oggi bisogno. Ecco cosa è emerso

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22 PREVENZIONE

È un gesto banale, ma può prevenire molte malat-tie infettive.

L’igiene delle mani è il primo strumento di difesaper combattere la diffusione di molti virus e batteri. In-fatti, nonostante i progressi negli ultimi decenni, le ma-lattie infettive continuano a richiedere un impegno sem-pre maggiore, a causa dell’aumento della resistenza agliantibiotici; l’igiene delle mani viene considerata una del-le misure più efficaci per prevenire le malattie infettivetrasmissibili: un bambino ammalato, oltre ad accumulareassenze dalla scuola, trasmette l’infezione ai compagnidi classe, agli insegnanti ed ai familiari.

Per questo la Società italiana di pediatria preventi-va e sociale (Sipps), in collaborazione con la Casa editri-ce Editeam e l’Associazione italiana genitori ha dato vitaal progetto “La Salute di mano in mano”, che ha comeresponsabile scientifico del progetto il pediatra LucianoPinto e coordinatore del progetto il dottor Roberto Li-guori.

L’obiettivo di far pervenire alle famiglie, attraverso iloro figli, un messaggio che induca ad adottare i principidell’igiene delle mani nella vita quotidiana. Il progetto hainteressato fino ad ora 800 classi, 15.000 studenti e1.000 docenti delle Scuole Primarie della Campania edella Lombardia.

Mani pulite contro le malattieUna campagna di pediatri e AgeLavare le mani è il primo gesto per combattere la diffusione di virus e batteri. Un’azione semplice ma importante a cui educare i nostri figli

Accogliente, competente, professionale,organizzato e comunicativo. Questo il profilodel pediatra ideale delineato dal congressomilanese della Sipps

Capire quali siano le aspettative dei genitoriitaliani nei confronti del pediatra: questo l’obietti-vo della tavola rotonda “Il pediatra che vorrei”, al-l’interno del ventitreesimo Congresso nazionaledella Sipps, la Società Italiana di Pediatria Preven-tiva e Sociale. Dal dibattito, al quale, oltre a pedia-tri ed esperti, hanno partecipato il presidente na-zionale Age Davide Guarneri e la presidente diAGe Pontoglio (Bs) Anna Bertoli, è emerso comeaccoglienza, competenza professionale, organiz-

zazione dell’attività e relazione di cura siano i prin-cipali desideri che le famiglie italiane nutrono neiconfronti dei pediatri di famiglia.

L’accoglienza è un aspetto fondamentaleper iniziare positivamente il rapporto con i genitoridel bambino, che inizia una fase di cura e di con-trolli. Durante il primo incontro il pediatra conven-zionato deve fornire le informazioni necessarie sul-l’organizzazione del proprio studio: quando è con-cretamente disponibile al telefono per i consulti,gli orari di ricevimento, i compiti che rivestono ipropri collaboratori e tutte le altre informazioniche ritiene utile fornire ai genitori.

La competenza professionale è legata natu-ralmente agli studi che abilitano il medico allaprofessione e alla specializzazione in pediatria,ma è fondamentale il continuo aggiornamentotramite convegni, corsi, seminari, letture e appro-fondimenti di tematiche specifiche. Tuttavia i geni-tori si aspettano dal pediatra un approccio a360°, quindi una buona preparazione generale,ma anche un’attenzione all’approccio educativo

Il pediatrache vorrei

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L’importanza dell’igiene delle mani

Le malattie infettive continuano a occupare infatti iprimi posti fra le priorità sanitarie; eppure basterebbeun semplice gesto di prevenzione quotidiana, come la-varsi le mani, per ridurne la diffusione nelle scuole, ne-gli ospedali e nei principali luoghi di incontro. Una cor-retta igiene delle mani, secondo l’OMS, riduce infat-ti l’incidenza delle infezioni gastrointestinali del30% e di quelle respiratorie del 40%.

Trasmissibilità a scuola

La scuola è uno degli ambienti a maggior diffusionedi infezioni, in particolare respiratorie e gastrointestinali.Alcune abitudini tipiche degli alunni, infatti, come mette-re in bocca gli oggetti o utilizzare i bagni comuni, asso-ciate a una scorretta igiene personale, facilitano la diffu-sione di microrganismi che possono causare malattie.

Progetto Sipss nelle scuole primarie

Il progetto, effettuato in collaborazione con l’Asso-ciazione italiana genitori, prevede la realizzazione di riu-nioni fra i docenti delle scuole primarie coinvolte con ipediatri delle sezioni regionali Sipps, in cui sono trattati idiversi aspetti dell’igiene delle mani nella scuola. A ogniclasse è consegnata una cartellina contenente un vade-mecum sull’igiene delle mani per i docenti, e materialedidattico e ludico per gli alunni, per avvicinarli all’igienedelle mani attraverso giochi di società (tra cui il “Mano-poli”, adattamento dello storico gioco), cruciverba, gio-chi enigmistici, schede didattiche e poster, apposita-mente ideati per sensibilizzarli a questo tema. Sotto laguida dei loro insegnanti, ogni classe realizza materialevisivo (poster, disegni, filmati, ecc.) o descrittivo (temi,

reportage, ecc.) sull’igiene delle mani, con cui parteci-pare al Concorso indetto dalla Sipps, in collaborazionecon la Casa editrice scientifica Editeam. Il 15 ottobre2011 si è svolta, in occasione della Giornata Mondialeper la pulizia delle mani, una festa in Campania. Altreiniziative sono previste nei prossimi mesi.

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e psicologico, alle relazioni con l’ambiente e lascuola, al clima familiare.

L’organizzazione dell’attività tiene conto del-la situazione e delle modalità del tutto italiane, do-ve la maggioranza dei pediatri lavora da solo, instudi disseminati sul territorio, con la necessità diessere manager di se stessi in tutta l’organizzazio-ne del lavoro. Diversamente, all’estero è più comu-ne trovare medici riuniti in associazioni e organiz-zati di ambulatori polispecialistici. I genitori hannoanche posto il problema dell’assistenza nei finesettimana: non si può, e non è giusto, ricorreresempre al pronto soccorso pediatrico, ma talvoltala guardia medica generica non ha la necessariacompetenza pediatrica.

Relazione di cura significa capacità comuni-cativa da parte del medico, che deve essere affa-bile e rassicurante, in grado non solo di fare dia-gnosi, ma anche di porsi in modo corretto nei con-fronti del bambino e della famiglia. La capacità dicomunicare bene non è solo una dote personale,ma può essere anche sviluppata attraverso per-

corsi formativi specifici e seminari di counselling.Una delle caratteristiche insite nella buona comu-nicazione è l’ascolto, che si traduce in disponibili-tà, pazienza e simpatia.

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24 EDUCAZIONE

La famiglia è forte solo se si apre alla relazione,alla vita e al tempo. Creare alleanze, sostenersi a vi-cenda, promuovere forme di associazione. Questa èla soluzione alla crisi della famiglia italiana, come èemerso nell’incontro promosso all’interno di Educa:“Tempi di vita, tempi di relazione”. Una famiglia cheincrocia la vita e la relazione delle persone ancora inmodo molto forte, ma che non riesce a partorire pro-getti concreti, perché guarda troppo l’ombelico di séstessa ed è troppo autoreferenziale.

«Se singolarmente fare un unico figlio sembraessere la soluzione migliore, a livello di società nonstiamo più in piedi», spiega Pietro Boffi del CentroInternazionale Studi Famiglia (Cisf). Per questo il nu-cleo familiare è ancora più cruciale di prima: se untempo, infatti, la società si sosteneva a vicenda (conuna piramide dalla base giovane e solida che soste-neva il vertice della popolazione anziana) oggi è la-sciata sola e può contare solo su se stessa. Il qua-dro che emerge dai dati Istat esposti da Boffi, èquello di una famiglia che non cresce, di giovani chenon si legano e che non fanno figli. Nel 1994 l’Italiadeteneva il livello più basso mai raggiunto nella sto-ria: 1,19 figli per famiglia. Oggi c’è un crollo dei ma-trimoni, cioè di relazioni, passati da 419.000 a117.00 negli ultimi 40 anni. E con un costante au-mento delle separazio-ni annuali. «Eppure larelazione familiare nel-l’immaginario degli ita-liani – continua Boffi –occupa sempre un ruo-lo positivo. È una con-traddizione che puòessere spiegata propriocon la categoria deltempo: i l tempo si èfatto lungo, c’è statouno spostamento cro-nologico rilevante nellegiovani generazioni ri-spetto alle medie euro-pee e alle generazioniprecedenti. Questo va-le sia per il matrimonio(secondo l’Istat l’età inItalia per gli uomini è

33 anni e per le donne 30), che per la genitorialità:gli italiani sono indietro di 4-5 anni rispetto alla me-dia europea. Le cause oggi sono da un lato legate afattori strutturali (difficoltà economiche e legate allacasa e al lavoro), ma anche a fattori culturali giàpreesistenti nella società italiana». Come sbloc-care, quindi, questa situazione? «Bisogna buttarsi,anche se non si sa dove si andrà a finire, e cercarele risposte di volta in volta. Se la situazione è così,non deve fermarci. Va bene indignarsi, ma poi è ne-cessario lanciarsi, perché la soluzione non la darànessuno: né scienza né politica né Chiesa - affermaBruno Volpi dell’Associazione nazionale Mondo Co-munità e Famiglia e per diversi anni missionario laicoin Africa -. Dovremmo imparare a perdere tempo, aguardarci negli occhi e far nascere le relazioni. Io,brianzolo, l’ho imparato vivendo all’estero e ho fattofatica a reintegrarmi con la mia famiglia al ritorno inItalia. Ma credo davvero che la via d’uscita sia rico-minciare dalla base, cioè dalla voglia di vivere. Il pro-blema della famiglia di oggi è che è figlio-centrica in-vece che “coppia-centrica”. I figli vanno lasciati cre-scere per far loro trovare i propri talenti, non cercan-do di evitare loro sofferenze e difficoltà, ma soste-nendoli».

Ma si può quindi vivere alla giornata? Ci si puòinventare il lavoro in unaltro modo per trovareil tempo di stare insie-me? Per non condivi-dere solo la fatica dellasera? Sembra di sì, masolo se non si è da soli.«Viviamo fra il deside-rio di coltivare delle re-lazioni - dice Domeni-co Simeone, professo-re di pedagogia gene-rale al l ’Università diMacerata - e la neces-sità di rincorrere qual-cosa. Siamo stati illusiche con l’arrivo dellenuove tecnologieavremmo avuto piùtempo libero, ma non ècosì. Siamo convinti

Imparare a “perdere tempo”per far nascere relazioniDai dati Istat emerge una famiglia che non cresce. L’Age a Educa,una della principali manifestazioni del nostro Paese sull’educazione

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che non esiste più la famiglia tradizionale in cui l’uo-mo lavorava e la donna educava i figli, ma non sap-piamo che alternativa abbiamo. La soluzione sta neltrovare il tempo non solo di stare con l’altro ma an-che per l’altro».

Il presidente Age Davide Guarneri, citando leparole di Vittorino Andreoli, ha detto che «è sempretempo per amare, per prendere moglie o marito, per

fare un figlio. Perché la famiglia non è dissipatrice ditempo». Il tempo non è solo denaro, appunto: è fattodi relazioni, di scambi gratuiti, di cambiamenti, assa-porando le età della vita. In un’epoca in cui esistesolo la giovinezza, inseguita a ogni costo, riscoprirel’età adulta, valorizzare la bellezza della vecchiaiapotrebbe essere un’altra risposta all’emergenteistanza educativa.

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Chiusa la quarta edizione di Educa: importanteriscontro di pubblico e di critica, ma soprattut-to, opportunità di riflessione e confronto: unamanifestazione che è già punto di riferimentonazionale sui temi dell’educazione. L’Age è tra ipartner, ed è stata protagonista in un conve-gno e due laboratori per genitori

Migliaia di insegnanti e genitori, bambini eragazzi hanno preso parte alla quarta edizionedi Educa, manifestazione nazionale dell’educa-zione che si è svolta a Rovereto, e che dal pros-simo anno vedrà la proposta di eventi in altrepiazze nazionali. “Educare nell’incertezza”, il te-ma scelto dal Comitato promotore, ha dimo-strato, secondo Michele Odorizzi, presidentedella manifestazione, che «l’educazione è unascommessa sull’uomo, cruciale per ridare pro-spettiva e futuro alla comunità». Nella tre giornisono stati proposti studi, riflessioni e ricercheche non hanno nascosto le criticità esistenti ehanno evidenziato i possibili spazi di migliora-mento sia nella scuola che nella famiglia, sianella politica che nel mondo del lavoro.

L’Age è stata presente fra i partner dellamanifestazione, ed è intervenuta nel seminario“Tempi di vita, tempi di relazione” a cui hannopartecipato il presidente nazionale DavideGuarneri, insieme al sociologo Cisf Pietro Boffi,al pedagogista Domenico Simeone, al fonda-tore dell’Associazione “Mondo, comunità, fami-glia” Bruno Volpi). Nel pomeriggio di sabato 24settembre due partecipati laboratori: “Genitorinon si nasce, ma ogni giorno si impara” hannocoinvolto molti genitori ed educatori, con laguida di Chiara Crivelli, Maria Grazia Ferrari eAnnalisa Celegato, formatrici Age-Irsef.

La riflessione condivisa dai promotori sul-l’educare nell’incertezza del nostro tempo nonsi esaurisce di certo nelle giornate di Educa. In-

tende essere una traccia per approfondire, cheoffriamo anche ai nostri lettori, in ampia sintesi.

«Siamo figli di un tempo che ci ha illusocon l’idea che fosse felice l’uomo forte, l'uomoche domina. Un uomo molto informato, istruito,protetto, economicamente agiato, relazional-mente non troppo vincolato dagli altri. Eramolto seducente l’idea di depurare la realtà ela vita dalle sue ombre: la morte, il dolore, l’af-fanno, la mancanza, l’insuccesso, la fragilità.Oggi però non possiamo ignorare che la crisinon è più eccezione, ma regola. E così l'incer-tezza sembra essere divenuta la cifra di unagrande ansia individuale e collettiva, fonte del-l’angoscia contemporanea, spesso generatri-ce di paure e di egoismi.

Queste paure chiedono alla famiglia, allascuola, alla società di cercare e trovare stru-menti o soluzioni educative buone per tutti. Noicrediamo invece che l'educazione - responsa-bilità di tutti e proprietà di nessuno - abbia ilcompito di favorire percorsi ed esperienze checonsentano a ciascuno di scoprire le propriecaratteristiche. Quegli elementi unici, utili a farei conti con sé stessi e con il mondo - realtà en-trambe in costante movimento - facendo dellacapacità creativa la propria guida interiore.Crediamo quindi sia centrale costruire e inno-vare le politiche e le pratiche educative basan-dole sulla capacità di leggere l’incertezza nellesue diverse sfaccettature: quella creativa moto-re di cambiamento, quella deprivante di dirittie responsabilità.

Vogliamo trovare e promuovere modalitàeducative che approccino la singola situazionedi precarietà non più come il risultato di un’in-capacità individuale, ma come condizione co-mune a tutti gli uomini. Siamo convinti che sco-prendoci tutti potenti, proprio perché fragili sen-za vergogna, si creeranno possibilità di nuoverelazioni ed un nuovo senso di vita comune».

Educazione per usciredalla crisi e costruire futuro

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26 SPAZIO AGE

Sabato 23 giugno 2011, ore 19 circa: uno stranomovimento in via del Carmine a Fano . Un gruppo digiovani genitori e alcuni bambini si aggirano quasi im-pazienti fuori dal n. 1. Sono in attesa dell’arrivo delVescovo, per l’inaugurazione della nuova sede, messaa disposizione dalla diocesi, dell’Associazione GenitoriExtracomunitari (Age Extra). Oltre ai soci è presente ilpresidente regionale dell’Age Primo Galassi con lasua famiglia e una rappresentanza dell’Age di Pesaro.Il Vescovo taglia il nastro, entra e dietro lui tutti noi,qualcuno incuriosito, altri no perché conoscevano be-ne quella sede per essersi impegnati a rendere vivibilee bella questa struttura: la presenza del Vescovo èmotivo di benedizione.

Una breve visita ai locali, dove sono affissi car-telli che raccolgono un po’ la nostra storia dalla fonda-zione (2008) a oggi, che ricordano l’invito a Roma perl’audizione presso la Settimna commissione culturaalla Camera dei Deputati, il grosso Convegno di Educaa Rovereto, il lungo articolo apparso su Famiglia Cri-stiana.

Ci riuniamo in una stanza ed Emanuele Perini,fondatore di Age.Extra onlus, prende la parola. Si notasul suo volto la gioia e la soddisfazione, si sente nelsuo parlare la commozione, che ha interrotto più volteil suo dire. «Questo è il momento di lasciar parlare ilcuore per dire il mio grazie commosso a quanti hannoreso possibile la realizzazione di questa sede», esordi-sce Emanuele e prosegue ringraziando innanzitutto ilVescovo, al quale da tempo aveva chiesto aiuto e che,appena ha potuto, è venuto incontro alle nostre esi-genze con sensibilità, affetto e generosità. La nostrapresenza dimostra la nostra più profonda gratitudine,che in concreto si traduce nell’impegno di vivere se-riamente la nostra vita di genitori impegnandoci nel-l’educazione dei nostri figli perché crescano e diventi-

no uomini veri, anzi, come più volte ci ha detto Ema-nuele, “galantuomini”.

Emanuele prosegue ringraziando i giovani sociche hanno lavorato sodo e, citandoli uno a uno, affer-ma: «Dietro a ciascun nome c’è molto di più, ci sonotante e tante ore di lavoro fatte dopo pesanti giornatelavorative, fatte da chi era in cassa integrazione, fatteda amici, e tutto questo per puro volontariato. Io vedoin questo nostro fare un grande atto di amore verso lanostra associazione, che ci deve far sentire semprepiù fraternamente uniti».

Il Vescovo poi ci intrattiene simpaticamente ri-cordando che è passato sì un po’ di tempo dalla ri-chiesta di Emanuele a oggi, ma è bene quel che fini-sce bene: è contento di aver fatto questo per noi comeuomo, come cristiano e come Vescovo nel rispetto ditutti quelli che vivranno in Age Extra. Si sofferma sul-l’aspetto educativo, che deve essere una priorità perciascun genitore nel lavoro quotidiano per fare dei no-stri figli uomini veri, anzi “galantuomini”. Consegnan-doci ufficialmente la nuova sede, in comodato gratui-to, si augura, che i locali vengano sfruttati per tanteattività, che via via proporremo, ma anche come luogodi incontro, di fraternità, per scambio di pareri, peraiutarci reciprocamente a crescere.

Il presidente regionale dell’Age porta il suo salu-to ribadendo l’importanza del fattore educativo e ci-tando una frase del salesiano don Lorenzo Macario,che ha promosso in Age fin dal 1984 la Scuola Genito-ri. Mirdash Laci, presidente di Age Extra conclude iringraziamenti e invita tutti a un aperitivo. La sede sa-rà aperta dal lunedì al venerdì dalle 16,30 alle 18,30(per appuntamenti 3477264947): ci si conosce, si par-la, si sbrigano pratiche per permessi di soggiorno,carte di soggiorno, cittadinanza e quanto altro la no-stra fantasia riuscirà a produrre.

FanoUna sede per Age Extra

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Age Marche, con il contributo determinante di AGe Anco-na, ha partecipato al Progetto “Tobia”(http://www.libreriato-bia.it/), che, in occasione del Congresso eucaristico nazionale,ha stabilito una sua tappa anche nel capoluogo marchigiano.Il progetto è promosso dal Forum delle Associazioni Familiari,con l’intento di portare nelle piazze italiane dibattiti, cultura,persone, insieme a buoni libri da conoscere.

Ad Ancona, il 9 settembre, si è discusso di educazione infamiglia, con la partecipazione del presidente nazionale AgeDavide Guarneri e della psicologa Dolores Rollo.

Tra il pubblico, genitori, associazioni, educatori e anchemolti curiosi, di passaggio in piazza.

Si sono toccati tutti i temi dell’educazione familiare, nel-

la consapevolezza che il “mestiere di genitore” richiede unapprendimento continuo, ma è anche, insieme, affascinante ebello. Le domande del pubblico hanno sollecitato a riflettereintorno ad argomenti su cui anche l’Age continuamente si in-terroga: la promozione dell’autonomia dei figli, il confronto frai valori proposti in casa e quelli dell’ambiente, la gestione dif-ficile dei media, la conciliazione dei tempi per la scuola, losport, la formazione, lo svago. Un ringraziamento speciale al-l’Age di Ancona, che ha anche creato l’occasione perché, pri-ma della serata, tutte le associazioni delle Marche potesseroriunirsi amichevolmente con il presidente nazionale e, per unacoincidenza familiare fortuita, anche con amici dell’Age Spi-nazzola.

MarcheIl progetto Tobiaporta la famiglia in piazza

Come ogni anno l’Associazione Genitori Age di Ventimi-glia e provincia ha organizzato la “Marcia podistica d’inte-grazione” con il mondo dei disabili. Una manifestazione chevogliamo riproporre per sensibilizzare la gente che esseredisabili non vuol dire essere diversi. E puntualmente rag-giungiamo l’obiettivo sempre con ottimi risultati. Dopo averfatto una colazione alla Casa Famiglia dei disabili ci siamomessi in marcia per 7 km, non facendoci mancare canti egiochi nel tragitto. Arrivati a destinazione abbiamo trovatoun’accoglienza da parte di una frazione che ci ha emoziona-

ti. Insieme al loro ricco buffet si è aggiunto anche quellopreparato dai ragazzi disabili che con il loro laboratorio dicucina ci hanno fatto degustare degli ottimo piatti.

La giornata è continuata con vari intrattenimenti: con igiochi un po’ singolari organizzati da noi genitori,con ungruppo di sbandieratori e tamburini che hanno fatto provarel’emozione ai bambini e infine con uno stupendo Topolinoche ha intrattenuto, lasciandoli a bocca aperta, i più piccoli.Come ogni anno torniamo a casa ognuno di noi con un ba-gaglio pienissimo di emozioni.

VentimigliaIn marcia per integrareil mondo dei disabili

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di Narcisa Busi

«Una calda sera d’estate il campo da calcio si è tra-sformato, quasi per magia, in una piccola accogliente citta-della con strade, incroci, semafori e case. Ai bordi della cittàil trenino sfrecciava avanti e indietro mentre al centro, sullarotonda, il vigile dirigeva il traffico cittadino.

Belle e colorate le macchine che andavano da un luogoall’altro incrociandosi con le biciclette, mentre i pedoni se nestavano sulla pista pedonale.

Ci sono stati anche piccoli incidentisubito assistiti dai vigili e dagli infermieriche con l’ambulanza e la lettiga portava-no i feriti in ospedale. Ci sono state per-sino delle rapine e i ladri correvano se-minando il caos in città, poi per fortunatornava l’ordine e il traffico circolavatranquillo, attento ai segnali e alle indi-cazioni».

Spesso i nostri bimbi corrono inpaese con le biciclette, ma sanno quan-do fermarsi o quando dare la preceden-za? Senza pretendere di fare una lezioneapprofondita sulla viabilità, ma sempli-cemente imparare-giocando e diverten-dosi, abbiamo organizzato una serataestiva un po’ diversa. Ogni bambino, aturno, è stato: un postino, una maestra,

un tranviere, un passeggero, un autista, un infermiere, un vi-gile, un ladro, un ciclista, una persona investita. I partecipan-ti hanno costruito i propri mezzi di trasporto o semplicemen-te girato con le proprie biciclette in un posto adatto e protet-to: piccoli cittadini in una città su misura.

Divertente è stato anche costruire, colorando e rita-gliando i segnali stradali in compagnia, per creare dal nullauna cittadina.

Chissà che questo aiuti qualcuno a fermarsi al vero stop.

Nuvolera (Bs)Imparare giocando il codice della strada

SPAZIO AGE

Bergamo Alta • Catania-EtneaIsola della Scala (Vr) • Madone (Bg)

Ponteranica (Bg) • Suisio (Bg) • Torino OvestCaserta • Castelnuovo di Sotto (Re)

Chignolo d'Isola (Bg)Modena-Dislessia • Mazzarino (Cl)

Empoli (Fi) • Berlingo (Bs)Borgo San Giacomo (Bs) • Catania

Foggia • Argentario-Porto S. Stefano (Gr)

Il benvenuto dell’Agealle nuove Associazioni *Primo semestre 2011

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di Cesare Bosisio

Cita e traduce un brano famoso dei Pink Floid l’Age diLecco per lanciare anche quest’anno l’attività dello Sportellogenitori. «Ehi tu – cantava il famoso gruppo inglese in Hey Youdel 1979 – Non dirmi che non c’è più alcuna speranza, insiemeresisteremo, divisi cadremo». Un invito a non mollare l’impegnonella scuola come genitori e ad accogliere la proposta di uncoinvolgimento attivo. Nell’attivare lo sportello, l’Age del distret-to di Lecco fa anche un augurio a tutte le componenti dellascuola perché insieme facciano crescere questa istituzione peril bene di tutti i giovani

E lo fa con parole tratte dalla rivista “Conflitti” che invitaalla collaborazione tra genitori e docenti: «Bisogna fare gioco disquadra. Occorre creare un’alleanza con i genitori. In questacrisi le educazioni barbariche e clandestine acquistano terreno:quando un adolescente passa tre quattro ore al giorno davantiallo schermo, con un tempo che è maggiore di quello scolasti-co, qualcosa chiaramente recepisce. È importantissimo che sia

la scuola a prendere l’iniziativa per creare l’alleanza con i geni-tori, e la prima cosa da fare è evitare che la qualità della scuolasia garantita dai singoli insegnanti e basta. La qualità deve es-sere garantita dall’istituzione. Il genitore deve sentire di affidareil figlio all’istituzione non a un insegnante più o meno eccellen-te. Un genitore deve sentire che sta aderendo a un progetto pe-dagogico, non che sta tentando la sorte! È importante definire espiegare tutto: come funzionano i compiti a casa, quale abbi-gliamento si usa a scuola, quali regole definiscono l’uso dellatecnologia. E le problematiche vanno gestite come istituzionecomplessiva, non dai singoli insegnanti. Occorre gioco di squa-dra anche perché oggi tendenzialmente i genitori si alleano coni figli e quindi è importante favorire invece un loro coinvolgi-mento».

Lo Sportello genitori, che è ospitato presso la sede Acliprovinciale, è un’occasione per essere ascoltati, per avere unaprima consulenza psico-educativa, per portare la propria vocedi genitore nella scuola, per porre dubbi, domande, richieste, einfine per ascoltare le esperienze di altri genitori.

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STAMPASPAZIO AGE

LeccoSportello genitori, insieme per far crescere la scuola

La festa del volontariato è stato un buon biglietto da vi-sita per la nuova associazione locale Age. L’11 settembre,giorno in cui sono scese in piazza numerose realtà del volon-tariato locale, è stata una buona occasione per presentare larinata Associazione genitori, che per la circostanza ha potutousufruire di un gazebo, fornito dall’amministrazione locale,sotto il quale abbondavano riviste e libri gentilmente fornitidalla sede di Brescia, peraltro andati a ru-ba. Su tutto l’allestimento campeggiava illogo ufficiale, nato dalla penna del fanta-sioso Maurizio Baselli, presidente del-l’Age locale nonché autore dell’apprezza-ta locandina pubblicitaria. Il presidentenazionale Davide Guarneri ha fatto l’ono-re di tenere a battesimo l’associazione econ grande disponibilità è salito sul palco,seguito dal “decano” dell’Age PompilioCesaretti. Ha raggiunto la piazza anchela presidente provinciale, Anna Bertoli,che da “supermamma” è riuscita a volarein quel di Borgo San Giacomo. Si sono

unite alla comitiva anche le rappresentanti dell’Age di Orzi-nuovi. Il breve rinfresco che subito dopo si è svolto pressol’Oratorio, ha permesso ai genitori di scambiare idee e avereulteriori informazioni riguardo l’associazione. Nel pomeriggio igenitori hanno animato una favola e lanciato caramelle ai nu-merosi bambini presenti. L‘Age ha suscitato l’interesse dimolti e il bilancio della giornata è più che positivo. [r.g.]

Borgo San Giacomo (Bs)Si presenta l’associazioneche rinasce come nuova

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Possiamo definirla una vetrina affac-ciata sul “corso” oggi più frequentato: inter-net. Ma anche la scelta di andare a cercarele persone dove si incontrano, sia pure vir-tualmente. Stiamo parlando delle novità chel’Age ha messo in campo nell’ambito dellacomunicazione online.

Il sito internet www.age.it si rinno-va con un restyling che ha per obiettivoquello di migliorarne l’usabilità oltre che direndere anche più gradevole la vista. Maaccanto a questo arriva un nuovo serviziodi mailing list (cioè di organizzazione del-la spedizione di email e newsletter)e la pagina facebook dell’Age(www.facebook.com/ageonlus).Questi tre strumenti, lontano dallavolontà di “far semplicemente par-lare di sé”, rispondono all'esigenzadi mettere al centro le questioni che stanno a cuore ai genitorie stimolare una discussione attorno a questi temi.

Il sito web, oltre che un servizio per gli associati, è unavetrina sul mondo, uno spazio in cui potenzialmente un numerograndissimo di persone può entrare a vedere cosa fa, cosa è ecosa pensa l’Associazione italiana genitori. Ma per sua natura èuno strumento che implica che ci sia qualcuno che venga acercarci, magari perché ci ha incontrato dal vivo, magari perchéci ha scoperti per caso citati su un giornale o in una rubrica te-levisiva e ha inserito la parola “Age” in un motore di ri-cerca.

La scelta dei social network ha una logica diame-tralmente opposta, perché prevede di non aspettare chele persone entrino in uno spazio virtuale che abbiamopreparato loro, ma di andare direttamente a cercare uncontatto dove giovani e meno giovani si incontrano vir-tualmente grazie a una di queste “piazze virtuali” che

vanno per la maggiore. Al di là della discus-sione sulla sfida educativa e sui rischi per laprivacy, che abbiamo analizzato nel numero5 di Age Stampa, essere presenti in questi“luoghi” può permetterci di rispondere alledomande di tanti genitori e di farci cono-scere a persone che non avrebbero altromodo di farlo. Oltre che diffondere idee esegnalare iniziative in uno spazio che a vol-te è utilizzato per parlare del nulla.

Nel nostro piccolo, da quando è onli-ne, e sono trascorsi pochi mesi, la paginafacebook dell’Age nazionale ha visto passa-

re a leggere i suoi “post” circa23.000 utenti. L’avventura sul socialnetwork, nata come esperimento, si èrivelata un piccolo successo. Personeche difficilmente sarebbero state in-tercettate da altre forme di comuni-

cazione hanno conosciuto il pensiero della nostra associazione.Non dimentichiamoci, però, che la nostra realtà è fatta da geni-tori reali, appassionati che si prendono a cuore il futuro: solonell’incontro personale, nella condivisione delle esperienze enella vita associativa potremo veramente comunicare i valoriche ci spingono a mettere in campo le nostre migliori energie. Aloro è destinato in particolare Age Stampa, che ha rinnovato laveste grafica e da questo numero sale a 32 pagine. Un restylingche riscuote gradimento.

Nuovo sitoe socialnetwork,

l’Age è finitanella rete

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Giovedì 1 Dicembre 2011

9.30 Saluto di benvenutoGiuseppe Profiti, Presidente Ospedale PediatricoBambino Gesù, Roma

IntroduzioneL’Umanizzazione tra Etica e Comunità (don AndreaManto, Direttore Ufficio pastorale della Salute dellaCEI e medico)

Il Progetto Andrea: una storia a più voci, da unapiccola esperienza locale all’accordo nazionaleSIPO- A.Ge.

11:00 La famiglia, il bambino e l’ospedale: punti di riferimen-to orientati (Maria Rita Parsi, psicologa e psicoter-apeuta, Presidente Fondazione Movimento Bambino)

Prospettive e nuove frontiere. (a cura dell’OspedaleBambino Gesù)Per l’umanizzazione in Pediatria Per le Malattie RarePer l’assistenza Infermieristica

12:30 Premio “Daniela Sardella”Presentazione del Premio e Presentazione dei seielaborati finalisti

15:30 Premio “Guido e Marcella Caccia”Presentazione del Premio e presentazione degli elabo-rati finalisti

Venerdì 2 Dicembre 2011

9:30 Tavola rotonda “Il lungo viaggio dell’Umanizzazione nellediverse realtà del Paese”. Interventi di operatori e genitoridegli ospedali di brescia, brindisi, pescara, tivoli, s. gio-vanni rotondo

10:45 “Ascolta ciò che non dico: supporto al bambino e allafamiglia attraverso il counseling”

11.30 Tavola rotonda ”I diritti dei bambini e degli adolescenti inospedale”Silvia Ranocchiari, Presidente Associazione OFFICIUMGiampaolo Montini, Direttore Associazione Peter Pan, RomaGrazia Piccinelli, Consigliere Associazione CiavattiniSerena Freato, Volontaria Associazione Volontarie OPBG

14:00 Scuola in ospedale: garanzia di diritto all’istruzione e lab-oratorio per l’innovazione nella complessità”- SperanzinaFerraro, responsabile MIUR per le Scuole in Ospedale

14:15 Stare bene a scuola o a casa, anche seduti: il banco checresce con il bambino - Sergio Zanfrini, docente di Postur-ometria - Università di Siena

14:30 L’alleanza pedagogica tra la Scuola e l’OspedaleRosa Isabella Vocaturo, Dirigente scolastico Istituto Com-prensivo “Virgilio” Roma

15:15 Premio “Lavinia Castagna”Presentazione del Premio e presentazione degli elaborati fi-nalisti

XI Convegno Nazionale Network ospedali di AndreaAssociazione Italiana Genitori - Ospedale Bambino Gesù di Roma

con il patrocinio di Ministero della Sanità, Regione Lazio, Comune di Roma,Ufficio Pastorale della Salute CEI, Società pediatriche SIPO, SIPPS e SIMEUP

con la collaborazione della Direzione Generale per lo studente, la partecipazione e l’integrazione del MIUR

Per un’accoglienza sicura in ospedaleAula Salviati Roma

1 - 3 Dicembre 2011- Sintesi del programma

Sabato 3 Dicembre 2011

PROGETTO ANDREA

9:30 Introduzione. Alberto Raponi – Coordinatore Nazionale Prog-etto Andrea

10:00 Presentazione elaborati e Premiazione vincitori premio“Star bene ….. “Elena Pasetti, Direttore Pinacoteca Internazionale Età Evoluti-va, Rezzato (BS)Rosa Vocaturo, Dirigente scolastico Istituto Comprensivo“Virgilio”, Roma

11:00 Coro dell’Istituto Comprensivo “Virgilio”

11:30 La Ludoteca dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù

12:00 Chiusura convegno Davide Guarneri, Presidente nazionaleA.Ge.

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