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10 IMPRESSIONI D’USO Recentemente, in questa rubrica, ci siamo occupati di af- filatrici ad acqua. Alcuni nostri lettori ci hanno segnalato un modello della inglese Record Power e noi, grazie alla disponibilità della Gamma Zinken, importatore per l’Italia, abbiamo potuto testarlo per scrivere le relative impressio- ni d’uso. La macchina ha una struttura solida composta da un corpo centrale in lamiera d’acciaio supportato da due sostegni in materiale plastico. Il peso complessivo (16 kg Ca) e l’ampia base fanno supporre una certa stabilità che anche le prove pratiche hanno confermato. Come le altre affilatrici è dotata di due dischi; una mola da 250mm di diametro larga 50mm ed un disco da sbavatura rivestito in cuoio da 225x30mm. La dotazione standard com- prende: sostegno per l’affilatura di lame piatte (scalpelli, pialle,…), un goniometro per rilevare gli angoli dei biselli, uno strumento per impostare la posizione delle lame ri- spetto alla mola, un tubetto di pasta abrasiva ed una pietra per ricondizionare la mola. Quest’ultima ha due facce con cui si modifica la grana, normalmente pari a 250 grit, per portarla a 80/1000 grit. Nel set spicca la mancanza del rettificatore che l’azienda produttrice include tra i nume- rosi altri accessori. Non è, a nostro avviso, uno strumento da escludere dalla confezione. Le mole ad acqua sono in genere abbastanza morbide e possono solcarsi, perdere facilmente la planarità ed anche ovalizzare. Il manuale d’u- so ci è parso alquanto spartano; una fotocopia di poche pagine in cui, tuttavia, sono contenute le informazioni es- senziali per l’uso e la manutenzione della macchina. Buona invece la garanzia integrale che la casa costruttrice assicura per cinque anni. Due gli elementi tecnici che ci hanno colpito positivamen- te. Il primo è una sorta di frizione regolabile che, tramite RECORD PoweR AFFILATRICE AD ACQUA wG 250

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impressioni d’uso

Recentemente, in questa rubrica, ci siamo occupati di af-filatrici ad acqua. Alcuni nostri lettori ci hanno segnalato un modello della inglese Record Power e noi, grazie alla disponibilità della Gamma Zinken, importatore per l’Italia, abbiamo potuto testarlo per scrivere le relative impressio-ni d’uso. La macchina ha una struttura solida composta da un corpo centrale in lamiera d’acciaio supportato da due sostegni in materiale plastico. Il peso complessivo (16 kg Ca) e l’ampia base fanno supporre una certa stabilità che anche le prove pratiche hanno confermato. Come le altre affilatrici è dotata di due dischi; una mola da 250mm di diametro larga 50mm ed un disco da sbavatura rivestito in cuoio da 225x30mm. La dotazione standard com-prende: sostegno per l’affilatura di lame piatte (scalpelli, pialle,…), un goniometro per rilevare gli angoli dei biselli, uno strumento per impostare la posizione delle lame ri-

spetto alla mola, un tubetto di pasta abrasiva ed una pietra per ricondizionare la mola. Quest’ultima ha due facce con cui si modifica la grana, normalmente pari a 250 grit, per portarla a 80/1000 grit. Nel set spicca la mancanza del rettificatore che l’azienda produttrice include tra i nume-rosi altri accessori. Non è, a nostro avviso, uno strumento da escludere dalla confezione. Le mole ad acqua sono in genere abbastanza morbide e possono solcarsi, perdere facilmente la planarità ed anche ovalizzare. Il manuale d’u-so ci è parso alquanto spartano; una fotocopia di poche pagine in cui, tuttavia, sono contenute le informazioni es-senziali per l’uso e la manutenzione della macchina. Buona invece la garanzia integrale che la casa costruttrice assicura per cinque anni.Due gli elementi tecnici che ci hanno colpito positivamen-te. Il primo è una sorta di frizione regolabile che, tramite

RecoRd PoweR

affilatrice ad acqua

wG 250

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una manopola, agisce sul sistema di trasmissione. Questo è di tipo indiretto al fine di isolare le parti elettriche dalla mola ad acqua. L’albero del motore infatti non è connesso alla mola. esso si innesta all’interno del disco da sbavatura (uno speciale rivestimento in gomma impedisce lo slitta-mento) posto sulla parte opposta a quella sui cui si trova la vaschetta. Quest’ultimo condivide l’asse con la mola vera e propria e le trasferisce il moto. Serrando l’apposita mano-pola si aumenta la coppia e la mola può essere usata per lavori più gravosi. Quando la macchina non è in uso la fri-zione può essere completamente staccata per evitare che la particolare trasmissione possa danneggiarsi. Il secondo elemento è la variazione elettronica di velocità. La casa produttrice ha escogitato questo sistema per ovviare ad un problema comune a tutte le mole a disco: il calo della velocità periferica proporzionale alla riduzione del diame-tro. Ciò comporta un aumento dei tempi di affilatura man mano che la mola si consuma. Agendo sul variatore è pos-sibile ripristinare la velocità iniziale ed impiegare il giusto tempo. Noi non abbiamo resistito alla tentazione di usare la mola, ancora nuova, alla massima velocità. Come risulta-to abbiamo ottenuto una notevole riduzione dei tempi di lavorazione accompagnata però da una notevole disper-sione d’acqua che il disco, girando molto velocemente, ha trascinato fuori dall’apposita vaschetta. le prove

Per testare questa macchina abbiamo seguito le (po-che) istruzioni del libretto mettendo sul banco esclu-sivamente lame piatte; pialle, scalpelli e sponderuole. Per il settaggio degli angoli d’affilatura ci siamo serviti dei dispositivi inclusi nella confezione. Abbiamo rileva-to che il goniometro (almeno quello presente nella nostra confezione) ha una certa approssimazione do-vuta ad un difetto di assemblaggio tra le due parti che lo compongono. Basta comunque prenderci la mano. Il dispositivo per regolare la posizione della lama sul-la mola è risultato invece affidabile al 100%. Il primo utensile affilato è stato uno scalpello di acciaio al car-bonio di media durezza. La lavorazione non ha presen-tato particolari difficoltà, il motore (160 watt) ha man-tenuto inalterata la sua potenza a prescindere dalla pressione esercitata e la rumorosità si è ampiamente mantenuta entro i limiti tollerabili per il tipo di mac-china. Per questo primo test abbiamo effettuato una doppia affilatura cercando di capire quanto il ricondi-zionamento della mola con l’apposita pietra incidesse sulle prestazioni. Il passaggio dalla grana di sgrossatura a quella di rifinitura si avverte in primo luogo dal tipo di rumore prodotto dallo sfregamento. Più smorzato e “morbido” rispetto a quello iniziale. Il cambiamento è visibile anche ad occhio nudo. La parte lavorata di fino appare satinata mentre sul resto del metallo si vedono ancora i graffi causati dal passaggio più aggressivo.

wG 250

La parte posteriore reca, in basso, un comodo cassettino in cui trovano posto tutti gli accessori. Poco più sopra, sulla sinistra, si vede la manopola che regola il tensiona-mento del sistema di trasmissione.

La scatola dei comandi contiene il pulsante di arresto e partenza, inguainato in una plastica trasparente per proteg-gerlo da eventuali schizzi. Sulla sinistra, la manopola per la variazione di velocità con la relativa scala espressa in rpm (giri per minuto) e pollici (relativi al diametro del disco.)

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Fin dai primi giri la pietra ci è parsa più aggressiva e meno tenera di altre presenti in commercio . Ciò è probabilmente dovuto ad una buona qualità dei grani abrasivi ed una maggior solidità del legante di cui è composta. Sono due fattori positivi che allungano la vita del disco poiché lo rendono meno sensibile alla rigatura causata dalle lame strette. Per meglio comprendere queste qualità abbiamo deci-so di lavorare un set di scalpelli in hss ed i risultati sono stati molto soddisfacenti. Il tempo richiesto, rispetto all’acciaio comune è stato molto simile ed il filo così ottenuto, dopo essere stato ripulito delle sbavature sull’apposito disco, ha mostrato ottime capacità di taglio. Il sistema per l’affilatura di lame piatte si basa su di un supporto in pressofusione di alluminio che corre lungo un sostegno a braccio parallelo alla mola. Quest’ultimo può essere posi-zionato per affilare in favore o in senso contrario alla rotazione della mola e anche per lavorare col il disco da sbavatura. All’interno del supporto è pre-sente una battuta che allinea automaticamente gli utensili diritti in modo che il filo venga lavorato a 90° con i fianchi. La parte superiore funziona come la ganascia di una morsa che serra saldamente la lama in lavorazione. Ha tuttavia una certa mobilità che consente la presa anche su forme particolari; come ad esempio alcune lame cuneiformi e i codoli conici tipici degli strumenti orientali. Lo scorrimen-to di tutte le parti mobili è buono e non presenta particolari giochi o inceppamenti. Per i primi usi è stato necessario lubrificare il sostegno a braccio ma tale pratica non si è più resa necessaria. Buona la viteria ed i sistemi di bloccaggio in generale.

Il sistema di posizionamento degli utensili sul disco si basa su due congegni. Il primo, in alto nella fo-tografia, è un comune goniometro. In base all’an-golo rilevato si imposta il secondo dispositivo che, oltre alla scala graduata, ha un secondo indicatore che va settato in base al diametro della mola.

Il ricondizionamento della mola consiste essenzialmente nel chiuderne i pori. Così facendo se ne diminuisce la granulo-metria. Su questo scalpello la parte vicina al tagliente mostra l’effetto della lavorazione “di fino”. Sulla parte posteriore la maggiore lucentezza rivela invece la presenza dei solchi causati dalla sgrossatura.

Il supporto in dotazione consente il bloccaggio di lame fino a 75mm di larghezza anche con forme non regolari come il parti-colare scalpello visibile in fotografia.

Il test di taglio (su legno di acero) di uno scalpello in hss lavorato con la mola settata a 1000 grit e rifinito con il disco da sbavatu-ra. Si nota, sula parte terminale del bisello una linea più chiara che indica il microsmusso eseguito con il disco in cuoio.

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C u c i n a c e l t i c a

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conclusioniAl termine delle prove possiamo affermare che l’affilatri-ce Record wG 250 è in grado di svolgere il suo lavoro fa-cendosi perdonare così qualche piccola sbavatura come la scarsa precisione del goniometro e la mancanza dello strumento di rettifica. Anche il prezzo, per il quale riman-diamo direttamente al sito dell’importatore, dovrebbe essere in linea con le possibilità di molti appassionati.

Le ultime prove hanno visto l’impiego del disco rivestito in cuoio. Dapprima con gli scalpelli e poi con una sgorbia da intaglio da 35 mm. In entrambi i casi la lavorazione si è dimostrata efficace sebbene con le lame piatte occorra una maggiore attenzione per evitare lo stondamento del dorso del tagliente.Al termine delle lavorazioni abbiamo effettuato la misu-razione del diametro della mola e l’abbiamo comparata con quella rilevata prima dei test. In circa 5 ore di lavoro e dopo aver lavorato diverse lame in hss la riduzione è stata di circa 3mm. Facendo un rapido calcolo possiamo dire che la vita lavorativa di questa mola, facendone un uso normale, si può calcolare in termini di anni.

L’uso del disco in cuoio è associato ad una pasta abrasiva-lucidante da carrozzeria. Per farla aderire bene il disco deve essere impregnato in precedenza con olio di vaselina. Si noti sulla macchina, l’illustra-zione che mostra la corretta disposizione dell’utensile rispetto al senso di rotazione del disco da sbavatura.

Il disco in cuoio è molto comodo per la rifinitura e la ripresa degli utensili da intaglio. In pochi secondi si rie-sce facilmente ad ottenere un filo pulito e perfettamente tagliente.

PReZZo e INFoRMAZIoNI Sito web: www.gammazinken.it